Capitolo
3
Un
rumore sordo e metallico la strappò da un
sogno particolarmente vivido, o forse avrebbe fatto meglio a dire
incubo, in
cui entrava in sala mensa e tutti ridevano di lei. Aprì gli
occhi controvoglia,
soffocando uno sbadiglio, e trovò Quattro intento a far
tintinnare un oggetto
non meglio identificato contro uno dei tubi che distribuivano acqua
all’interno
del quartier generale.
-
Avete cinque minuti per arrivare in sala
allenamenti – annunciò quando tutti si furono
svegliati.
Recuperò
gli scarponi e li infilò controvoglia.
Doveva essere l’alba o giù di lì
… orari a dir poco assurdi per lei che
solitamente dormiva fino a che sua madre non la strappava dal letto per
andare
a scuola.
Seguì
Tris e Christina fuori dalla camerata,
camminando intontita, finchè non andò a sbattere
contro un petto solido e
compatto. Alzò gli occhi, avvampando. Di tante persone era
proprio l’unica in
cui sperava davvero di non imbattersi: Edward.
-
Ehy, terremoto, tutto okay? – le chiese,
sorridendo.
Non
sembrava affatto consapevole di essere lui il
motivo per cui era fuggita la sera precedente.
-
Sì, sono tutta intera – assicurò.
Edward
scosse la testa, improvvisamente serio, -
Mi riferivo a ieri. Sei scappata via dopo che Peter ha fatto quel
commento. È
un idiota, non dovresti dar retta alle sue prese in giro. –
Annuì.
-
Lo so, non gli ho dato peso, ma preferivo
uscire prima di spaccargli la faccia – ammise.
Non
era poi così lontana dalla verità; aveva
davvero provato l’impulso di tirare un bel pugno su quella
faccia da schiaffi.
Tris
e Christina le si accostarono, prendendola
ciascuna per un braccio ed esortandola ad accelerare il passo.
Raggiunsero
la palestra giusto in tempo,
sistemandosi a semicerchio intorno a Quattro.
Riley
lanciò un’occhiata intorno a sé, ma non
vide Fiamma da nessuna parte.
Poi,
poco prima che l’istruttore cominciasse il
suo discorso, l’Intrepida apparve. Aveva le lunghe onde
corvine scompigliate e
leggermente umide, come se fosse appena uscita dalla doccia, e il volto
struccato appariva più giovane rispetto al giorno
precedente. Dietro di lei
veniva Eric, composto come se fosse sveglio da ore; solo
l’espressione
vagamente assonnata lasciava intendere che anche lui aveva avuto un
risveglio
brusco.
-
Scusa, Quattro, avete già cominciato? – chiese,
ravviandosi un’onda e rivolgendo all’amico un
sorrisetto candido e innocente.
-
Ti hanno tirata fuori dalla doccia, per caso? –
ribattè lui, sorridendo con lieve malizia.
Fiamma
si esibì in un sorrisetto malizioso e
insieme soddisfatto.
-
Più o meno. –
-
Facciamo salotto o cominciamo? – li interruppe
Eric, appoggiandosi con la schiena contro il muro e incrociando le
braccia al
petto.
Se
il linguaggio corporale denotava
l’atteggiamento di una persona, allora il Capofazione era
appena entrato in
modalità “freddo pezzo di ghiaccio”.
Quattro
si schiarì la voce, tornando a voltarsi
verso gli iniziati. – Il vostro addestramento si
comporrà di tre moduli; i
primi due sono di tipo fisico, il terzo mentale. Verrete portati in
tutti e tre
i casi fino al punto di rottura. Verrete addestrati separatamente dagli
interni, ma la classifica sarà unica. Al termine di ogni
modulo due di voi
verranno eliminati. –
A
quelle parole un lieve mormorio si diffuse tra
loro.
Riley
alzò una mano, chiedendo il permesso di
parlare.
-
Sì? – la incoraggiò Fiamma.
-
Quindi ci saranno sei eliminazioni? –
-
Quattro tra di voi e quattro tra gli interni.
Al termine del terzo modulo solo i primi dieci della classifica finale
diventeranno membri effettivi – chiarì.
Molly
diede voce ai pensieri di tutti loro. – Che
cosa?! –
-
E gli altri che fine faranno? – chiese nello
stesso momento Al.
-
A casa non potete tornare, quindi diventerete
Esclusi – ribattè Eric. Dal modo in cui lo
guardava si capiva quanto ritenesse
stupida la domanda.
-
Ma nessuno ce l’ha detto. Avreste dovuto
informarci di questa nuova regola – protestò
Christina.
Riley
capì che aveva detto la cosa più sbagliata
che potesse dire nel momento in cui gli occhi d’acciaio del
Capofazione la
fulminarono con un’occhiataccia.
-
Perché, non ci avresti scelto se l’avessi
saputo? Se siete dei veri Intrepidi non
v’importerà di fallire. Voi avete
scelto noi, adesso noi scegliamo voi – concluse glaciale.
Poi
armeggiò con una cartellina che portava sottobraccio
e scorse la lista dei nomi con la fronte aggrottata.
-
Vediamo un po’ che sapete fare. Prima a saltare
e ultima a saltare, sul ring. –
Molly
era un bestione di ragazza e, a confronto
con Tris, sembrava ancora più imponente. Riley strinse piano
la spalla
dell’amica, attirandone l’attenzione.
-
Buona fortuna, Tris. –
L’ex
Abnegante annuì e s’incamminò con passo
incerto verso il ring su cui si era già sistemata la sua
sfidante.
-
Prima che faccia notte, Rigida – borbottò Eric,
guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Fiamma.
-
Fino a quando combattiamo? –
-
Finché una di voi non va ko o si arrende. –
Eric
scosse la testa. – Quelle erano le vecchie
regole, Quattro. In base alle nuove, nessuno si arrende. –
Nessuno
poteva arrendersi?
Stava
davvero dicendo che avrebbero dovuto
continuare a infierire contro il loro sfidante finchè uno
dei due non avesse
perso i sensi? Ma dove accidenti era andata a finire?
Le
sue perplessità, tuttavia, vennero scacciate
dalla voce di Eric che dava inizio al combattimento: - Forza,
cominciate. –
Si
concentrò sullo scontro, sforzandosi di
esaminare con attenzione ogni mossa che compivano le due ragazze. A
tutte le
ginnaste veniva insegnato, fin dai primi giorni, a non perdere di vista
il
minimo dettaglio quando veniva eseguito un esercizio. Un combattimento
poteva
facilmente essere esaminato con la stessa freddezza se si escludevano i
sentimenti.
Notò
che Tris era veloce mentre Molly si muoveva
in modo lento e macchinoso; tuttavia la bionda era un esile giunco
paragonata a
quella montagna di carne. Tris tentò un primo, timido,
affondo. Molly lo
schivò, le bloccò il braccio e le
assestò un pugno sul volto, centrandola in
pieno sullo zigomo destro.
Un
gemito sofferente abbandonò le labbra sottili
di Tris prima che tentasse un nuovo assalto. Anche questo non
andò a segno e
venne ricompensato da una poderosa ginocchiata che le mozzò
il respiro.
Tris
cadde indietro come una bambola inerte e
Quattro mise immediatamente fine allo scontro.
Fiamma
la tirò su come se non pesasse nulla,
sorreggendola e scortandola verso la panchina più vicina.
La
vide porgerle una sacca di ghiaccio compresso
e una bottiglietta d’acqua mentre le raccomandava di restare
ferma e tranquilla
fino alla fine degli scontri.
-
Penoso – stabilì Eric, annotando un punteggio
sulla cartellina, - Riley e Myra, tocca a voi. –
Myra
appariva ancora più delicata di Tris e
assolutamente impaurita. Si chiese se avesse scelto gli Intrepidi solo
perché
voleva rimanere accanto a Edward. In tal caso aveva commesso un errore
madornale: non sarebbe mai riuscita a passare il primo modulo, era
evidente.
Si
sistemarono sul ring e attesero che Eric desse
loro l’inizio. Le girò attorno, esaminandola come
avrebbe fatto con un’atleta
rivale, e mosse la gamba in un rapido calcio rotante che la
colpì a un fianco.
Myra
boccheggiò, il bel viso trasfigurato in una
maschera di dolore.
E
dire che non aveva neanche colpito con forza.
Un
lieve pugno sullo zigomo la mandò ko.
-
Patetico. Qualcuno me la tolga da davanti. –
Riley
si chinò a prenderla per mano, sollevandola
senza sforzo. Ne osservò gli occhi nocciola, rivolgendole un
sorriso di scusa.
– Non volevo farti male. –
-
Non é colpa tua, non avevo mai fatto a botte prima
d’ora – replicò l’Erudita.
Si
trattenne dal dirle che era evidente. Insomma,
perché non era rimasta immersa nei suoi libri oppure si era
trasferita nella
beatitudine dei Pacifici?
Gli
scontri proseguirono vedendo affrontarsi
Peter e Will, Al ed Edward ed infine Christina e Drew.
Fiamma
armeggiò con un telecomando che fece
apparire la classifica provvisoria sulla schermata luminosa
nell’angolo. –
Avvicinatevi. Qui troverete la classifica costantemente aggiornata. Se
vi
trovate sotto la linea rossa alla fine del modulo siete fuori.
–
Riley
fece scorrere lo sguardo sulla lista di
nomi. Ai primi posti c’erano Edward e Peter, poi lei e
Christina, Molly, Will,
Al, Tris, Drew e Myra.
Non
era niente male per essere solo il primo
giorno, ma sapeva che i combattimenti a seguire non sarebbero stati
neanche
lontanamente facili come quelli. Edward e Peter erano vere e proprie
macchine
da guerra e anche Will e Al se la cavavano piuttosto bene. Senza
contare poi
tutti gli interni che facevano a botte da quando avevano imparato a
camminare.
Conquistare un posto nella Fazione non sarebbe stata una cosa semplice,
ma era
determinata a riuscirci.
-
Adesso sparite, ne ho abbastanza di voi per un
solo giorno. Ci vediamo domani alla stessa ora, e spero davvero di
vedere qualcosa
di meno ridicolo. –
Mentre
uscivano dalla palestra, mormorò: - Certo
che é proprio mister simpatia. –
-
È il più giovane Capofazione che gli Intrepidi
abbiano avuto da anni. Anche io al suo posto me la tirerei –
ribattè Will,
massaggiandosi la mandibola con aria sofferente.
-
Dovresti metterci del ghiaccio – gli fece
notare Christina, premurosa.
Riley
ghignò. A quanto pareva la sua amica era
piuttosto interessata a quel tipo. L’aveva già
intuito quando l’aveva vista
serrare le labbra con forza durante il suo combattimento con Peter, ma
adesso
ne aveva la conferma.
-
Ucciderei per una doccia – sospirò, non appena
entrarono in camerata.
-
Ah sì? Beh, se vuoi compagnia devi solo
chiedere – rise Peter.
-
Lo stesso vale per te. Se vuoi un occhio nero,
chiedi e sarai accontentato. –
Recuperò
un cambio e un telo, incamminandosi
verso i bagni. Christina e Tris si sistemarono all’ingresso
delle docce per
impedire a chiunque di sesso maschile di venire a curiosare.
Lasciò
scorrere l’acqua finchè non divenne calda
e chiuse gli occhi sotto il getto. La cosa positiva era che i tubi che
conducevano l’acqua erano riscaldati e perlomeno nessuno
sarebbe mai stato
costretto a una doccia gelida. Mentre sentiva l’acqua
correrle lungo il corpo,
emise un sospiro rilassato. Sembrava che oltre al sudore anche lo
stress stesse
scivolando via.
Riemerse
in una nuvola di vapore, indossando
i vestiti puliti e stringendo la
chioma rossa in uno chignon alto e sbarazzino.
Diede
il cambio a Tris e attese pazientemente che
entrambe le amiche finissero di lavarsi e cambiarsi.
Poi,
mentre erano sdraiate sulle rispettive
brandine, venne colta da un lampo d’ispirazione.
Saltò su come un grillo,
euforica.
-
Ho un’idea. Perché non ci andiamo a fare un
tatuaggio? –
Christina
annuì all’istante, raggiante.
-
Ci sto – approvò Tris.
Al
e Will, seduti poco distanti, si voltarono
verso di loro.
-
Volete compagnia? – chiese l’ex Erudito. La
domanda era apparentemente rivolta a tutte, ma i suoi occhi guardavano
solo
Christina.
-
Certo. Dove mi consigli di farlo? – chiese,
sorridendogli in un misto di innocenza mista a malizia.
Will
percorse il suo corpo con lo sguardo,
soffermandosi leggermente in corrispondenza della curva dei fianchi e
di quella
del seno. Poi tornò a guardarla in volto. –
Ovunque preferisci. –
Riley
diede di gomito a Tris, roteando gli occhi.
-
Sono carini – le sussurrò lei in risposta.
-
Sono vomitevoli – la corresse.
Così,
lasciando che Will
e Christina li precedessero per dar loro
un po’ di privacy, si incamminarono verso il Pozzo.
Trovare
il negozio di Tori fu facile dal momento
che era il più affollato.
Sulla
soglia stava Fiamma, una benda a coprirle
il nuovo tatuaggio, appoggiata come se niente fosse contro il corpo
statuario
di un Intrepido. Osservandolo con attenzione, scoprì di
averlo già visto. Erano
passati tre anni dall’ultima volta, ma il figlio di Jack Kang
non era mai stato
uno che passava inosservato. Lei poi l’aveva visto spesso in
casa sua, visto
che i suoi fratelli maggiori erano stati suoi amici durante la scuola.
-
Primo tatuaggio? – chiese proprio quest’ultimo,
sorridendo in modo rilassato e amichevole.
-
Già. Richard Kang, giusto? –
Annuì,
storcendo le labbra sottili in
un’espressione di comico disgusto.
-
Qui sono solo il Capofazione Richard, niente
cognomi né parentele scomode. –
Poi
la osservò con più attenzione, socchiudendo
gli occhi scuri, - La piccola furia rossa? Riley Iron? –
-
Già, anche se non sono più tanto piccola.
–
-
Sì, lo vedo. –
Si
sforzò di non arrossire, ma davanti a quel
sorriso sghembo e insolente era una battaglia persa in partenza.
Fiamma
gli diede una spallata amichevole. Avevano
un atteggiamento molto rilassato e questo la indusse a pensare che
anche
l’Intrepida provenisse dalla loro Fazione.
-
Forza, Casanova, Eric ci aspetta. –
-
Già e nessuno vuole far aspettare più di tanto
il tuo inquietante ragazzo – convenne. Le passò
accanto, scompigliandole i
capelli, - Ci vediamo in giro, piccoletta. –
Rimase
ferma dov’era, osservandolo allontanarsi.
Rivederlo le aveva causato una fitta acuta di nostalgia
perché per un attimo
aveva pensato che voltandosi avrebbe finito con il vedere i suoi
fratelli poco
distanti da lì.
Tris
la scrutò con attenzione, percependo il suo
disagio.
-
Che ti succede? –
Scosse
la testa. – Nulla; é una cosa stupida ma
per un attimo ho pensato di trovarmi ancora tra i Candidi e di essere
circondata dai miei fratelli. –
-
Non é stupido. Sai, anche io spesso ripenso
alla mia famiglia. –
Già,
ricordò, suo fratello aveva scelto gli
Eruditi.
Scacciò
la malinconia. Non poteva permettersi di
crollare, non lì né mentre affrontava la prima
fase dell’iniziazione. Li
avrebbe rivisti durante la giornata delle visite, poco ma sicuro.
-
Forza, andiamo a fare questo tatuaggio. –
Entrarono
nello studio proprio mentre Christina
mostrava a Tori il tatuaggio che aveva scelto e si accomodava sulla
poltroncina. L’Intrepida alzò lo sguardo dalla sua
postazione e sorrise loro.
-
Avete già stretto amicizia, eh? Bene,
l’iniziazione
é dura e avere delle persone su cui contare vi
aiuterà ad affrontarla. –
Poi
tornò taciturna e cominciò a concentrarsi sul
suo lavoro.
Riley
passeggiò tra i disegni esposti,
osservandoli con attenzione e cercando di trovare il più
adatto. C’erano
tribali, maori, strani animali stilizzati e i simboli delle Fazioni.
Però non c’era
nulla che la attirasse particolarmente.
Tris
le mostrò il disegno che aveva scelto: tre
cornacchie.
Non
ne capì il significato, ma era evidente che
per lei fosse molto profondo e personale, perciò decise di
non indagare.
-
Tu cosa hai scelto? –
-
Credo che farò una frase, una cosa che mi
ripeteva spesso mio padre. Penso di farmela tatuare qui –
rispose, indicando la
scapola destra.
Quello
che non
ti uccide ti rende forte. Quello che non ti uccide ti rende una
combattente.
Decise
che quello sarebbe diventato il suo mantra
personale. Lo trovava adatto agli Intrepidi e alla vita che conducevano.
Tori
terminò di tatuarli tutti poco prima dell’ora
di cena così decisero di non tornare in camerata ma di fare
una passeggiata tra
i negozi gestiti dai membri ufficiali della Fazione. Christina voleva
un top
nuovo e lei aveva visto in una vetrina un abito incredibile. Per giunta
era
verde, il suo colore preferito, e tra i Candidi non avrebbe mai potuto
indossare una cosa tanto sgargiante e seducente.
-
Devi almeno provarlo – stabilì Chris,
irremovibile.
Alla
fine, praticamente trascinata dentro al
camerino dalle amiche, si ritrovò con quel vestito
striminzito addosso.
Uscì,
facendo una piroetta per permettere loro di
osservarne ogni angolazione.
-
Stupenda – decretò Tris, mentre anche la
commessa annuiva con convinzione.
-
Non é un po’ troppo? –
-
Non essere ridicola. È perfetto e sembra fatto
apposta per te. –
Si
osservò allo specchio, pensierosa.
Il
riflesso che le veniva restituito era quello
di una giovane donna seducente e sicura di sé. Non appariva
pallida come le
succedeva quando indossava la tenuta nera, anzi si sposava alla
perfezione con
i suoi capelli rossi e gli occhi verde bosco.
-
D’accordo, lo prendo – decise.
Uscirono
dal negozio in un gruppo compatto,
raggiungendo la sala mensa giusto in tempo per assistere a un
siparietto tra un
iniziato interno e quello che doveva essere suo fratello maggiore.
Entrambi
avevano la carnagione scura e un volto affascinante; forse, a suo
personale
giudizio, il più piccolo era leggermente più
attraente.
-
E dai, Zeke, non combineremo casini – promise,
sfoderando uno sguardo da cucciolo supplichevole.
-
No, Uriah. Tu e questi marmocchi siete
incontrollabili e questa é una festa riservata a poche
persone. –
-
Una volta eri divertente, Ezekiel, adesso
invece sembri un vecchietto. –
-
Io sono sempre divertente. –
-
No, sei n – o – i – o – s
– o – scandì.
-
Ci rinuncio -, sospirò, - Chiedi direttamente
al festeggiato. –
Come
se non avesse aspettato altro che quel
momento, Uriah si voltò con un movimento fluido e
fronteggiò Richard.
-
Allora, Rich, possiamo? – accompagnò il tutto
con un sorrisetto speranzoso.
Richard
alzò gli occhi al cielo, divertito, - D’accordo,
ma cercate di non combinare troppi danni o Max esigerà la
testa di tutti i
presenti. –
Poi
si voltò verso di loro, afferrando Riley per
un braccio e impedendole di entrare in mensa. – Piccoletta,
spero che tu e le
tue amiche abbiate dei vestiti adatti perché questa sera
siete invitate alla
festa più spettacolare dell’ultimo millennio.
–
Già,
il suo compleanno, se n’era completamente
dimenticata.
-
Abbiamo appena fatto shopping, quindi direi che
siamo più che pronte. –
Venne
ricompensata da un sorriso solare.
Dopotutto
una festa era proprio quello che ci
voleva per distrarla da quella strana malinconia che
l’attanagliava.
*
Il
concetto di festa che avevano gli Intrepidi
era alquanto differente da quello di tutte le altre Fazioni. Riley lo
capì non
appena ebbe messo piede sul tetto. Gli invitati erano circa una
cinquantina,
non esattamente il numero che lei intendeva con “poche
persone”, e una
quindicina di questi erano iniziati. L’età
oscillava approssimativamente tra i
sedici e i ventun’anni. Persino Quattro, che non era certo
l’anima della festa,
era presente e se ne stava seduto sul cornicione insieme a Zeke e a un
paio di
altri Intrepidi. Richard teneva banco vicino al mini bar con un
drappello di
Intrepide che sembravano mangiarselo con gli occhi.
Gli
iniziati interni se ne stavano vicino a un
paio d’Intrepide, che avevano chiaramente una relazione visto
che erano
spalmate l’una addosso all’altra, e il Capofazione
Reaper stava armeggiando con
l’impianto stereo con l’aiuto di un paio di altri
ragazzi.
-
Ehy, ci siete anche voi. –
Fiamma,
stretta in un mini abito color zaffiro
che le stava d’incanto, ancheggiò sui tacchi alti
fino a loro e rivolse un
cenno di saluto a tutti i presenti.
-
Già, Richard ha esteso l’invito a tutti i
trasfazione, anche se non possiamo fare troppo tardi visto che domani
abbiamo
gli allenamenti – concluse con un sospiro rassegnato.
-
Oh, io me la prenderei comoda se fossi in voi –
rise, accennando a Quattro.
Effettivamente,
ora che ci faceva caso, l’istruttore
sembrava decisamente brillo. E dire che non erano ancora neanche le
dieci.
-
Ehy, Tris – esclamò proprio
quest’ultimo,
saltando giù dal cornicione e incamminandosi verso di loro.
Tris
si fece avanti, evidentemente sorpresa.
-
Quattro. –
-
Non sapevo che ci saresti stata anche tu. –
-
Già … Richard ci ha invitati –
spiegò,
giocherellando con una ciocca bionda.
Riley
l’aveva osservata abbastanza da sapere che
compiva quel gesto solo quando era nervosa. Che fosse la vicinanza e
l’inaspettato
interesse di Quattro a farla sentire in quel modo?
-
Sei carina, Tris. –
Quattro
si era chinato a sussurrarglielo all’orecchio,
ma Riley era abbastanza vicina da sentirlo lo stesso.
Ah,
adesso si che ne avrebbero viste delle belle.
Tris
la sorprese non arrossendo. Eppure avrebbe
detto che era una di quelle ragazze che si imbarazzavano davanti alla
dichiarazione di un ragazzo.
-
E tu sei ubriaco, Quattro – rise in risposta.
L’istruttore
si accigliò, poi rise a sua volta, -
Sì, forse un po’. –
-
Allora fammi un favore, stai alla larga dal
cornicione – concluse, sorridendogli e poi voltandosi in una
sventagliata di
lisci e lunghi capelli.
-
Agli ordini – le gridò dietro.
Trovarono
un angolo tranquillo in cui sistemarsi
e Will, sorridendo con un pizzico d’imbarazzo, chiese a
Christina se aveva
voglia di ballare con lui. Ottenuta una risposta affermativa, sorrise
soddisfatto e la prese per mano, trascinandola in mezzo alla pista.
Al
annunciò che andava a fare quattro chiacchiere
con Uriah e gli altri interni, così lei e Tris si
ritrovarono da sole,
circondate da perfetti sconosciuti.
-
Ci buttiamo nella mischia? – propose.
-
D’accordo. –
Si
fecero largo fino a un punto un po’ meno
affollato. La canzone che in quel momento pompavano le casse era ricca
di bassi
e forniva un sound cupo e tenebroso, proprio il genere che preferiva.
Chiuse
gli occhi, lasciando che il suo corpo perdesse ogni inibizione e
cominciasse a
muoversi a tempo. Li riaprì solo per vedere Tris che cercava
d’imitarla … in
modo piuttosto maldestro tra l’altro.
Le
posò una mano alla base della schiena,
attirandola contro di sé finchè i loro corpi non
furono quasi uniti.
-
Ti faccio vedere come si fa, rilassati – le
ordinò.
I
primi secondi furono imbarazzanti, perché Tris
rimaneva rigida come un pezzo di legno nella sua stretta, ma quando
cominciò a
sciogliersi fu tutta un’altra cosa. Sembravano in simbiosi,
muovendosi
leggiadre e sensuali mentre cavalcavano le note.
Un
coro di fischi provenienti dal gruppo d’Intrepidi
che stavano vicini alle casse le raggiunse, manifestando il loro
apprezzamento
per quella vista.
Risero,
allontanandosi e avvicinandosi sempre più
rapidamente. Ormai avevano trovato il giusto ritmo e la danza era
diventata
divertimento allo stato puro.
Si
separarono quando il gruppo si avvicinò,
ballando in cerchio attorno a loro, e uno dei ragazzi le
posò le mani sui
fianchi, attirandola a sé.
Aveva
i capelli tagliati molto corti, la qual
cosa rendeva impossibile capirne con esattezza il colore, e gli occhi
di un blu
abbagliante. Sorrideva sfrontato e sembrava fin troppo sicuro di
sé e del suo
fascino. Stimò che doveva essere coetaneo di Reaper,
perciò se non li aveva già
era sicuramente in procinto di compiere i ventun’anni.
Decisamente troppo
grande per lei.
-
Sono Ross – si presentò, chinandosi
maggiormente su di lei per sovrastare la musica.
-
Riley. –
-
Trasfazione? –
Annuì.
-
Ti va se ci spostiamo in un posto un po’ più
tranquillo? Qui c’è troppo casino –
aggiunse.
Riley
inarcò un sopracciglio, beffarda.
Il
fatto che avesse sedici anni gli faceva
pensare che non capisse il significato di quella richiesta? Illuso.
-
Veramente sono con la mia amica -, accennò a
Tris poco distante che era stata raggiunta da Al, - Perciò
devo rimanere con
lei. –
Ross
le rivolse un sorriso accattivante: - Sono
sicuro che non se la prenderebbe se la lasciassi sola per un
po’. –
-
Io invece non ci giurerei. –
-
Non riesco proprio a convincerti, eh? Ti
assicuro che non sono un cattivo ragazzo. –
Il
fatto stesso che stesse insistendo così tanto
implicava che non era affatto un bravo e dolce ragazzo come stava
provando a
farle credere.
Conosceva
il tipo: una notte di sesso e poi
arrivederci e grazie.
-
Ah, sei qui, ti stavo cercando. –
Edward
la raggiunse, passandole un braccio
intorno alla vita e attirandola a sé. Fu un gesto molto
possessivo così come l’occhiata
con cui fulminò Ross non aveva nulla di amichevole.
Riley,
reggendogli il gioco, posò la testa sulla
sua spalla e aderì maggiormente a lui.
-
Stavamo facendo due chiacchiere. –
-
Già, ma adesso immagino vogliate restare da
soli – aggiunse in fretta Ross, alzando le mani in segno di
resa.
-
Sì, infatti – confermò Edward, glaciale.
Quando
Ross fu abbastanza lontano, Riley si
separò da lui controvoglia e gli sorrise. – Grazie
per il tuo aiuto, ma avevo
tutto sotto controllo. –
-
Ne dubito, ti stava troppo addosso. –
Gli
importava che un ragazzo le stesse troppo
addosso? Perché, era semplice cavalleria oppure un pizzico
di gelosia?
-
Potevo cavarmela da sola, ma grazie. Myra? –
-
È tornata in camerata insieme a Molly, era
stanca. –
-
Quindi é questo che fai quando la tua ragazza
non c’è: salvi donzelle in difficoltà?
– ironizzò.
-
Già, hai scoperto il mio segreto -, rise, -
Comunque mi piace il tuo vestito, terremoto. –
-
Grazie. –
Dannazione,
doveva proprio cambiare parola oppure
gli sarebbe sembrata una cretina incapace di spiccicare parole che non
fossero
ringraziamenti.
La
musica cambiò, giungendole in aiuto.
Riconobbe
l’attacco all’istante. Era stata la sua
personale colonna sonora per l’estate precedente,
l’ultima che aveva trascorso
con la sua famiglia.
-
Oh, questa canzone. –
-
Che c’è, non ti piace? –
-
La amo. Mi fa venire voglia di ballare. –
Edward
sorrise. – Dovresti farlo. –
-
No, fidati. –
-
Perché, sei una pessima ballerina? –
Scoppiò
a ridere. No, non era decisamente quello
il problema.
-
No, sono una ballerina eccezionale, ma se mi
vedessi ballare poi ti metteresti a seguirmi ovunque come un cagnolino.
Sarebbe
imbarazzante per entrambi. –
Diciamo
che
più che imbarazzante sarebbe un problema spiegare a Myra
perché ti sei
strusciata addosso al suo ragazzo mentre lei era in camerata a
riposarsi.
Già,
anche quello era vero.
-
Penso che correrò il rischio. –
Scosse
la testa.
Stava
cercando di fare la cosa giusta, ma Edward
non l’aiutava affatto.
-
Non penso sia il caso. Credo che dovresti
andare dalla tua ragazza. –
Le
rivolse uno sguardo deluso, ma annuì. –
Già,
forse hai ragione. –
Sì,
aveva ragione ed era una perfetta cretina,
pensò mentre lo osservava allontanarsi e rientrare nel
quartier generale.
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’aggiornamento.
Spero che questo capitolo (chilometrale) vi sia piaciuto e che vogliate
lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
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