Il mio nome è Ashley, Ashley Graham.

di Halpha0
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 2: *** Un vuoto in me ***
Capitolo 3: *** La foto ***
Capitolo 4: *** Stava succedendo di nuovo ***
Capitolo 5: *** "Ashley... scappa!..." ***



Capitolo 1
*** Ritorno a casa ***


Ero bagnata sulla moto d'acqua con gli occhi chiusi attaccata a Leon, ero stanca, distrutta e anche al quanto stordita ma allo stesso tempo ero contenta che tutto era finito. Dopo tanto tempo approdammo su un'isoletta dove degli agenti speciali di mio padre, il presidente, mi portarono su un elicottero. Ero troppo stordita, sentivo Leon che parlava con alcuni di loro, sentivo che tutti erano agitati, avrei voluto salutarlo ma svenni dalla stanchezza. Mi svegliai a fatica stesa sui sedili dell' elicottero, vidi il pilota con un agente ai posti di guida e ricaddi in un sonno profondo. Era come annegare, un senso di stanchezza mai provato. Mi risvegliai nel mio letto un po scossa e mi sembrava di aver fatto un bruttissimo e lunghissimo incubo. Ero ancora vestita ma non bagnata. La mia camera era pulita, ordinata e luminosa. Era una giornata favolosa, Era giugno, la scuola era finita. Mi svegliai completamente, scesi dal letto e ripercorsi la mia camera. Mi ricordai dei miei genitori! Corsi fuori dalla stanza e c’erano due guardie armate. Le guardai stranita, loro mi osservarono per circa tre secondi e rialzarono il capo. Lasciai stare e corsi di sotto e la guardie corsero con me, sembravano ombre. Con tutta l’emozione andai nello studio di mio padre e gridai: “Papà!” ma non c’era. Una guardia disse: “Sig.na Graham, suo padre e sua madre sono in salone, in attesa del pranzo.” Risposi velocemente: “Ah okay grazie!” Aggiunse uno di loro: “Noi ci spostiamo all’esterno della casa, se si dovesse trovare in pericolo, gridi.” Marciarono verso l’uscita. Corsi in salone urlando: “Mamma, papà…” loro si alzarono e mi abbracciarono con forza, con le lacrime agli occhi.

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Capitolo 2
*** Un vuoto in me ***


Passò un mese dal mio ritorno. Solo una cosa era cambiata in confronto a prima del mio rapimento, cioè, dell’essere continuamente sorvegliata dalle due guardie… Ormai mi ci ero abituata… Per esempio, prima che io vada in bagno, loro lo ispezionano e poi mi lasciano in pace… Fortunatamente ho quasi sempre piccoli momenti di assoluta privacy come quando sono in camera mia a studiare, leggere, ascoltare la musica, a guardare la tv ecc. Una cosa mi manca davvero, una cosa che mi divora dentro, che mi intrappola nel mistero… Ovvero, Leon. Con c’è stato un giorno in cui non ho pensato a lui, ripensando a quel lungo periodo passato con lui… Mi dava speranza, coraggio di andare avanti… Ripenso a tutte le volte che lo rividi dopo le varie volte che mi rapivano durante la missone. Lui mi salvò da quell’incubo, salvò mio padre e tanti altri sconfiggendo in me quel parassita, la Plaga. Mi mancava così tanto. Ovviamente ho cercato notizie su di lui, chiesi a mio padre, ma non ho mai saputo niente. Non lo amo come si ama la propria anima gemella, io lo amo come se amassi un amico, un carissimo amico. Lui era alto 180 cm circa, era biondo sfumato con gli occhi chiari. Non ho avuto molte occasioni per provare a conoscerlo in un modo abbastanza approfondito ma posso dire che era un tipo serio, determinato nella sua missione, al quanto diplomatico… Con me era, comunque un po diplomatico, paziene, gentile, un po comprensivo. Nonostante tutto, mi affezionai a lui. Lui si ricorda di me? Si ricorda di tutto quello che abbiamo passato insieme? Prova almeno un minimo di affetto? Dovevo rivederlo. Mi ha lasciato un vuoto in me.
 

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Capitolo 3
*** La foto ***


L’estate passò e, piano piano, iniziai a lasciarmi trasportare dalla mia nuova routine. C’era stato un solo allarme, ovvero, un uomo sospetto che guardava verso la mia finistra verso luglio. Quell’uomo riuscì  comunque a scappare. Per una settimana rimasi intimorita ma mi tranquillizzai presto. Leon? Ancora nei miei pensieri ma non ci rimuginavo come prima… I miei genitori deciserco di non mandarmi più a scuola, avrei seguito un insegnante privato… Ero depressa perché avrei voluto rivedere le mie amiche che con le quali messaggiavo e chiamavo, con il cellulare, molto spesso. Con loro non mi era permesso parlare del mio rapimento e di Leon, quindi, dovevo tenermi tutto dentro senza neanche poter usare un diario segreto. Ero decisamente depressa. Era il giorno prima dell’arrivo del mio insegnante privato. Ero contenta di poter conoscere qualcuno di nuovo oltre che ai miei genitori e alle due guardie. Ah, dimenticavo, a luglio cambiarono anche le guardie ma non è stato niente di particolare. Nell’attesa del giorno dopo decisi di continuare le mie ricerche su Leon. Come al solito non trovai niente… Decisi di ricontrollare per la troppa noia e trovai qualcosa di curioso, ovvero, il sito dell’esercito e trovai una foto con dei tag… Tra cui il nome di Leon. Lo rividi, in foto, ma lo rividi con i suoi capelli biondi con il ciuffo un po più corto e il suo viso. Feci un salto dalla sedia e corsi a stampare la foto riprendendo solo Leon. La foto mi serviva a ricordarlo ma non dovevo farla vedere a nessuno. Trascorsi la fine della giornata felicemente, ero veramente contenta, quella foto mi dava speranza.

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Capitolo 4
*** Stava succedendo di nuovo ***


Erano le 9:00, mi alzai e mi lavai più stanca del solito. Andai a vestirmi in camera, non sapevo proprio cosa mettere! Entrò la cameriera con i panni puliti: “Buongiorno sig.na Graham, le ho portato i vestiti puliti. Può indossare questi se vuole.” Io le risposi, vedendo che mi porgeva quel maglione arancione, un po scossa: “Oh… Ti ringrazio Margaret…” Lei andò via e mi sedetti sul letto toccando il maglione. Era tanto tempo che non lo vedevo, era una sensazione strana. Alzandomi cadde qualcosa dalle mie mani che si trovava tra il maglione, la mia minigonna verde a quadri. La raccolsi più confusa che mai e ispezionai anche quella. Indossai i due “amati” indumenti specchiandomi. Si creò in me una strana nostalgia e poco dopo mi ritornò in mente Leon e corsi a prendere la foto. Misi la foto nella tasca della gonna e decisi di indossare anche i miei vecchi stivali marroni, il mio adorato braccialetto con il diamantino rosso e la cintutura marrone per completare l’outfit, anche se mancava la sciarpa. Scesi giù per le scale sperando di trovare la colazione. Sentii un forte grido di Margaret e sobbalzai di scatto. Ero pietrificata e mi recai davanti la dispensa lentamente e con l’acqua alla gola. Arrivata sussurrai: “M-Margaret?...” aspettai sempre più impaurita perché non c’era traccia di altre domestiche o le guardie. Le guardie entrarono dalla porta di ingresso sbattendolo e gridarono fortemente: “Si tolga da lì!” Io mi pietrificai per un secondo ma mi scansai al suolo strisciando all’indietro. Un attimo dopo un essere enorme quanto spaventoso  uscì da lì distruggendo la porta. Sentii le guardie spararlo e correre verso di me ed io scappai in cucina. Risentii gli spari di un'arma, mi gelò il sangue. Correvo verso il salone guardandomi indietro quando andai a sbattere contro uno di quei ganados incappucciati con una tunica nera . Rividi quegli occhi morti che avevano tutti, mi afferò per le braccia ed io avevo troppa paura, non volevo che riaccadesse! Disse qualcosa di strano e poi fece per sollevarmi ma gli diedi un calcio nella gamba facendogli perdere l’equilibrio. Riuscii ad arrivare in salone vidi dei ganados  che prendevano i miei genitori mentre gridavano. Dei ganados buttarono mia madre in bagno e la rinchiusero lì mentre dei ganados stavano portando via mio padre ed io ero sconvolta. 4 di loro mi videro ed esclamarono: “Agàrrela!” io fugii verso la porta principale mentre sentivo elicotteri, spari, urla ed avevo troppa paura. Vidi la sciarpa marrone sull’attaccapanni vicino il portone, la afferai e uscii. Stava succedendo di nuovo.

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Capitolo 5
*** "Ashley... scappa!..." ***


Mi catapultai di nuovo in quella situazione: mostri che potrebbero spuntare da ogni parte pronti ad aggredirmi, pronta a correre per salvarmi e con la paura alla gola. Ripresi un attimo coscienza e corsi verso la città istintivamente mentre sentivo dietro di me spari, urla ed esplosioni… Pensavo a mia madre e a mio padre ma non potevo tornare indietro perché mio padre mi disse: “Ashley, qualsiasi cosa dovesse succedere, scappa! È importante che non ti ritrovino!”. Quella era una questione seria e dovevo fare la mia parte! In preda al panico continuai a scappare mentre vedevo elicotteri dirigersi verso casa mia. Ero sfinita e mi adagiai ai piedi di un albero e respiravo con fatica. Sentivo tanta energia mischiata con paura calmarsi e suotarsi dentro di me. Oh no, chiunque potrebbe riconoscermi, devo stare attenta! Mi rialzai ma stavolta camminavo a passo lento e affaticato. C’era una fermata dell’autobus, un autobus mi porterebbe in città dove mi sarei rifugiata in qualsiasi stazione di polizia. Vidi un autobus in lontananza e corsi alla fermata, mentre l’autobus arrivava mi guardai alle spalle e toccandomi il petto respirai profondamente esitando a piangere. Salii sull’autobus. L’autista non mi guardò fortunatamente. Dirigendomi verso uno dei posti una signora mi guardò ed io abbassai il capo. Mi sedetti guardando fuori dal finestrino. Mentre c’era la curva vidi che arrivavano in corsa 2 ganados alla fine della strada dove c’era la fermata dell’autobus e mi si gelò il cuore. Mi nascosi per non farmi vedere. Dopo 3 fermate salì un controllore e per la paura di essere scoperta feci per scendere ma lui mi fermò piazzandosi davanti alla porta posteriore: “Mi scusi dove crede di andare signorina? Mi dia il biglietto, prego.” Io ero impietrita e mi guardavo intorno abbassando il capo… “Aspetti ma lei non sarà mica la figl…” quando una mannaia gli trafisse la spalla e lui spalancò gli occhi e tremando guardò la mannaia urlando come un ossesso. Urlai anch’io e la signora mentre l’autista scappò chiamando la polizia. Io e la signora scappammo verso la porta principale dell’autobus. Stavamo per scendere quando un ganado molto robusto si piazzo davanti a noi guardandoci prese la signora e la scaraventò fuori dal finestrino, perché mi era davanti, scioccandomi. Ci guardammo per 2 secondi ed io scappai dall’altro lato ma mi ritrovai quell'altro ganado, che aveva ucciso il controllore. Mi avevano accerchiata, non mi arresi ed in preda al terrore cercai di scappare fuori dal finestrino rotto ma uno di loro mi prese dalla caviglia e caddì di testa su uno dei sedili.

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