'' You're the only source of positivity in my life ''

di _inHarrysarms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Don't Forget What Happened. ***
Capitolo 3: *** Classmate. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 
                                                                     
                                                                       «E vivrai con le cuffie nelle orecchie,
                                                                         ascoltando parole di chi ti ha capito
                                                                                  senza bisogno di conoscerti»
                                                            ☽●☾
Il venticello autunnale si faceva spazio tra i miei capelli e mi accarezzava il collo coperto dal mio solito foulard bourdox.
Non mi andava di stare a casa e combattere contro i miei per avere più indipendenza per l'ennesima volta così decisi di andare
a fare un giro da sola, come mio solito fare, e magari la sera andare in qualche bel locale per divertirmi un po' avevo 17 
anni e mezzo ed ero abbastanza matura per decidere cosa dovevo o non dovevo fare. Ero ormai stanca di camminare e le gambe 
iniziarono a diventare pesanti. Mi ostinavo a trascinarle sulla ghiaia per raggiungere il ponticello di legno sul ruscello del 
bosco e una volta arrivata mi accasciai a terra con la schiena contro un albero. Alcune foglie mi caddero sui capelli rossi e 
vi rimasero incastrate, altre invece si posarono sulle mie guance tinte di un lieve rossastro solleticandomi leggermente la 
pelle. Presi le cuffiette e il blocco da disegno dalla valigetta marrone che portavo sempre dietro, le attaccai al cellulare e  
in un paio di secondi già il mondo sembrava essersi perso nelle note della mia canzone preferita. Aprii il blocco cercando un 
foglio vuoto e appena tirato fuori diedi libero sfogo alla mia fantasia stampando la mia immaginazione su quel foglio con una 
semplice matita HB. Disegnavo senza guardare, con gli occhi chiusi lasciandomi andare alla musica perché era questo effetto 
che mi procurava il disegno.. Esprimere me stessa. Era da molto tempo che non stavo per i fatti miei senza nessuno tra le 
orecchie che mi diceva cosa dovevo fare, come comportarmi e soprattutto come dovevo essere. Se io sono così c'è un motivo e 
non sono cambiata da un giorno all'altro. Aprii gli occhi e ammirai il disegno. Era strano. Aveva punte, spigoli, linee rette 
e qualche fiore, d'altronde come poter disegnare qualcosa di più felice se io fondamentalmente non lo ero. Si era fatto tardi 
e con la borsa in spalla mi avviai verso casa con lo sguardo fisso sulle mie converse basse. Il vento era diventato più forte 
e tagliente e attraversava il mio maglione come tante lame di coltello. Varcai la soglia di casa e corsi in camera mia 
ignorando del tutto mia madre e mio fratello. Mi buttai sul morbido materasso e udii la voce della donna.. 

''Potresti anche salutare la tua famiglia, non credi?'' 

''No, non voglio'' urlai io a mia volta. 

Presi il mio computer portatile dell'hp e iniziai a vedere American Horror Story Coven. Spensi tutte le luci e mi infilai nel mio caldo 
letto che mi era mancato come la musica nei giorni senza un senso e come addormentarmi con la pioggia.

                                                    ☽●☾
                                               -Spazio Autrice †
Shalve a tutte raga questo è il prologo della mia prima 
fan fiction e spero vi sia piaciuto.
Lo so che è un po' corto ma vi prometto
 che il primo capitolo sarà più lungo.
Se vi è piaciuto continuate a leggere la storia.
Ci vediamo al prossimo capitolo. Xx
-P. xx

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Capitolo 2
*** Don't Forget What Happened. ***


                                                     

                                                                                                                «Non pensavo sarebbe potuto succedere a me.
                                                                                                                                        Credevo di poter fare a meno dell'amore,
                                                                                                                                                                e invece, sei arrivato tu.»
                                                                                                                  ☽●☾

Mi svegliai di soprassalto da quell'ennesima notte di incubi non sapendo se ringraziare che fosse finita oppure  disperarmi perché un altro giorno stava iniziando. Ormai era un continuo ripetersi di ''ancora per poco'', ''ancora per un giorno'' oppure ''è solo un'altra notte da superare ce la puoi fare'' ma in quel periodo non avevo neanche la forza per alzarmi o per parlare. Rimasi alcuni minuti con la testa sotto il cuscino e poi decisi di alzarmi e fare una bella doccia solo per eliminare le lacrime ormai assorbite dalla mia pelle e il sangue scuro ai miei polsi. Era molto presto ma decisi lo stesso di uscire non riuscivo a stare in quella casa un attimo di più così aprii l'armadio e indossai un jeans un po' strappato e largo e un maglioncino di due taglie più grandi della mia per nascondere i miei ''segreti'', infilai un paio di converse e  scesi di sotto per fare colazione. Posai i miei occhiali sul naso e le lenti mi permisero di mettere a fuoco la cucina. Potevo anche non metterli più perché non ne avevo davvero bisogno ma era questione di comodità e abitudine. Presi una tazza di caffè e mi sedetti sul tavolo pensando agli incubi che mi impedivano di prendere sonno, erano sempre gli stessi e raramente cambiavano.
Eravamo io e mio padre nella sua macchina quando io avevo 6 anni ed eravamo una famiglia felice. Stavamo andando al parco giochi a prendere la mamma e Aaron mio fratello minore per andare a casa e vedere un film noleggiato lo stesso pomeriggio quando ci trovammo di fronte i fari di un'altra macchina che suonava il clacson. Poi ritornò il freddo dell'asfalto pungente che provavo anche durante il sonno e l'immagine di mio padre disteso ad un paio di metri da me sull'asfalto rossastro che mi tormentava ormai da mesi. Io cercavo di alzarmi ma non ci riuscivo, non riuscivo ad urlare o a parlare, provavo solo un lancinante dolore al petto e alla testa che impediva alle gambe di muoversi o di compiere qualsiasi altro movimento.
Era realmente successo tutto questo ma io cercavo di rimuoverlo completamente e a questa azione si opponevano i ricordi che si presentavano ancor più taglienti di prima come per rimproverarmi di aver cercato di avere una vita felice e non l'inferno che stavo passando. Presi la borsa e con passo deciso di avviai verso l'entrata di casa iniziando già a pensare a tutti i problemi che avevo a scuola. Infilai la chiave nella serratura e la girai appena prima di sentire deboli passi colmare quel solito silenzio in cui ormai vivevo.

''Dove vai sorellona? E' presto per la scuola'' disse Aaron con la sua flebile voce impastata dal sonno

''Sto solo uscendo per fare quattro passi e poi andò a scuola stai tranquillo. Piuttosto dì alla mamma che oggi non pranzo a
casa e credo di tornare sta notte, quindi potete anche andare a dormire e quando tornerò verrò a darti la buonanotte''

''Come vuoi tu. Io però volevo stare con te'' aggiunse con la sua voce innocente. Mi abbassai alla sua altezza e gli scompigliai i capelli sorridendo.

''Domani ti prometto che staremo insieme tutto il giorno va bene campione?''

Il bimbo annuì salendo di sopra e io sospirando varcai la soglia di casa. Mi incamminai verso l'istituto d'arte dove studiavo con la musica nelle orecchie e tanti pensieri per la testa impiegandoci più del solito perché non ero psicologicamente pronta ad incontrare lui, il mio peggior incubo. Arrivai a scuola fortunatamente senza incontri improvvisi con le persone sbagliate e quasi correndo per le scale tentai di raggiungere il mio armadietto e successivamente la mia classe che si trovava al terzo piano dell'istituto. Mancava solo una rampa di scale e poi si poteva dire che ero al sicuro da lui ma come al solito il destino giocava contro di me e cercava di farmi crollare pezzo dopo pezzo, attimo dopo attimo, giorno dopo giorno, nella solitudine più totale e non sapevo ancora per quanto sarei riuscita a resistere. Camminando a testa bassa questa volta lentamente arrivai al mio armadietto, lo aprii e posai i libri, ma all'improvviso si chiuse di botto ed io spalancai gli occhi da dietro le lenti chiare.

''Finalmente sei arrivata Jonhson, mi stavo proprio chiedendo dove fossi per giocare un po' insieme. Ti va'?''

Mi si gelò il sangue nelle vene a quelle parole. Non riuscivo a guardarlo così rimasi a guardare ritto davanti a me iniziando a scuotere la testa. Quella voce, quelle parole, non mi piacevano affatto, ma se mi rifiutavo sapevo che le conseguenze sarebbero state di gran lunga peggiori.

''T-ti prego Zayn non farmi del male già alla prima ora, per favore''

''Oh tesoro stai tranquilla oggi il lavoro sporco lo fa lui io non ti toccherò neanche con un dito'' disse sorridendo in modo strano.

Sentivo il suo sguardo su di me che mi squadrava dalla testa ai piedi e quella sensazione non mi piaceva così chiusi gli occhi abbassando la testa e le parole uscirono dalla mia bocca da sole soffocando l'ultima sillaba rimasta rinchiusa nel mio stomaco.

''C-chi è lui?''

''Ma come? Non conosci l'ultimo arrivato del nostro gruppo? Provvederemo subito… Harry! Vieni qui ti faccio conoscere la tua
nuova preda''

Iniziai a guardarmi intorno tra la folla di gente che fingeva di non vedere e sentire niente chiedendo aiuto con gli occhi, ma nessuno sembrava accorgersene. Perché restare a guardare? Perché rimanere impassibile ad un episodio del genere? La gente pensa troppo a se stessa e neanche un po' agli altri, tutti troppo impegnati a stare sotto le regole che detta la società ma io no, io in un modo o nell'altro sarei emersa da quella massa. A noi si avvicinò un ragazzo alto, riccio e con un sorriso come quello di Malik. Mi guardò ed io mi girai per guardarlo. Aveva gli occhi verdi e in quell'istante ci trovammo l'uno negli occhi dell'altro, io affogando nelle sue iridi verdi e lui perdendosi nelle mie iridi castano chiaro quasi verdi ma poi parlò lentamente con una voce roca e misteriosa.

''Ehi Zayn mi hai chiamato? Stavo parlando con quelle due bionde tinte..'' si girò e fece loro cenno col capo sorridendo e
loro risposero con un'irritante risatina prima di andare ai loro armadietti. 

''Pff.. due bambine viziate.. che schifo''

''Ehi fratello ti presento Johnson lei è la ragazza con la quale mi diverto. Forza presentati non vorrai mica sembrare
scortese fiorellino… Avanti!''
mi prese per il braccio e mi sbatté contro gli armadietti

''I-io sono Clary '' aggiunsi mantenendomi il braccio e abbassando la testa

''E io Harry. Zayn ed io cosa dovrei fare con lei scusa?''

''Semplice quello che vuoi ora non è più mia ma è tua tutto qui''

Il ragazzo sorrise maliziosamente annuendo e si avvicinò a me sussurrando parole che non capii, poi si allontanò con i suoi  quattro amichetti. Ancor più lentamente presi alcuni libri dall'armadietto e come se non fosse successo nulla mi avviai in classe cercando di affrontare al meglio la seguente ora di storia dell'arte. Varcai la porta dell'aula e a testa bassa andai a sedermi all'ultimo banco vicino la finestra la mia unica fonte di vita in quella classe.
La professoressa di storia dell'arte tardava ad arrivare, ma quando finalmente si decise ad entrare in classe notai che al suo fianco c'era un ragazzo. Non mi interessava dare una buona impressione perché anche se mi sarei mostrata amichevole o anche carina sarebbe venuto lo stesso a conoscenza della mia dolorosa esistenza e a quel punto dovevo dare molte più  spiegazioni di quante mi sarebbe piacito dare, così mi limitai a sorridere all'individuo senza sapere chi fosse, d'altronde non poteva danneggiarmi anche lui e poi uno in più o uno in meno non faceva la differenza. Senza degnarlo di uno sguardo  ritornai a guardare fuori dalla finestra, avevo appena sorriso ad uno sconosciuto si era così.

''Allora buongiorno ragazzi vi voglio presentare un nuovo studente di questo istituto che intraprenderà il suo percorso
scolastico con noi quest'anno, mr. Styles''
disse la professoressa con la sua voce irritante.

''Avanti caro presentati'' aggiunse. La sua vocina stridula era illegale alla prima ora del lunedì.

''Ciao io sono Harry Styles e..''

Girai di scatto la testa nella sua direzione e notai che mi guardava inumidendosi appena le labbra con la lingua. Divenni piccolissima nel banco nascondendomi nel maglione enorme, compagno di tante avventure e protettore di tanti imbarazzi e pregiudizi, ricordando la sua espressione pochi minuti pima. Ripresi a guardare fuori dalla finestra osservando la stazione visibile dalla mia aula, mi rilassava vedere i treni che partivano verso l'immaginabile e le sagome di persone che si stavano per lasciare o che si stavano per rincontrare, riuscivo quasi a  percepire le loro emozioni e sorrisi istintivamente. La sedia affianco a me si mosse e un buon profumo si impossessò delle mie narici, mi girai per vedere chi fosse e mi trovai il ragazzo a cinque centimetri dalla faccia. Indietreggiai accostandomi la muro ma sapevo che ora non potevo più scappare e che ora il mio più grande incubo non era più Zayn, ma Harry..

                                                                                                                  ☽●☾ 

                                                                                                                                                               -Spazio Autrice †
                                                                                                                     Shalve a tutte sono tornata con un nuovo capitolo.
                                                                                                                               Allora Harry e Clary si incontrano anche se
                                                                                                                                    non è un piacevole incontro ma la storia 
                                                                                                                                        si evolverà presto. Recensite se vi va.-3-
                                                                                                                                            Ci vediamo al prossimo capitolo ^^

 

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Capitolo 3
*** Classmate. ***


                                                     

                                                                                                                «“Solo chi ha pianto fino a finire le lacrime.
                                                                                                                                        sa cosa si prova a fissare il vuoto
                                                                                                                                                              e non poter esplodere.»
                                                                                                                  ☽●☾

''Bene, bene, bene, vedi chi abbiamo qui, la signorina Johnson, che bella sorpresa.'' sentii dire da una voce roca che accarezzava la mia pelle lasciando correre brividi su tutta la schiena. Mi raddrizzai sulla sedia girando la testa verso la lavagna già sporca di segni dei quali non riuscivo a capire la materia e tantomeno l'argomento trattato. La mia concentrazione non era al massimo soprattutto con quell'individuo affianco. Cercai di ignorarlo ma non ci riuscii, ero rossa dalla vergogna e ad ogni suo tocco o parola emessa dalla sua bocca leggermente gonfia tremavo, forse, per paura. La mia mente incominciò a viaggiare una volta posati gli occhi sulla stazione e sorrisi istintivamente al pensiero che una volta finita la tortura e l'oppressione che ritrovavo in quell'istituto, finalmente potevo diventare qualcuno nell'ambito artistico e fuggire da quella città nella quale ho passato gli anni più brutti della mia vita. Sarei andata da mia zia, per frequentare l'accademia delle belle arti che si trovava solo a 10 minuti dalla mia futura casa e finalmente potevo essere felice.

''Signorina Johnson? Clary? Stai ascoltando vero?'' a quelle parole sobbalzai.

''Ehm… S-si  sto ascoltando'' incrociai i miei occhi con quelli della professoressa che mi squadrò all'istante da capo a piedi.

''Allora cosa stavo spiegando alla classe ed anche a lei?''

''Io.. Ehm.. Voglio dire..''

''Non stava ascoltando'' scossi la testa e farfugliai qualcosa tra me e me poi appoggiai i gomiti sul banco prendendo la testa e lasciando scorrere le mie mani lungo i capelli accarezzandoli leggermente.

La campanella suonò salvandomi dalla lezione di storia dell'arte e dopo aver raccolto tutti i libri lentamente mi avviai alla porta per raggiungere l'armadietto ma qualcosa mi impedì di proseguire il percorso. Istintivamente cercai di fare un passo indietro ma precedendo i miei movimenti, l'individuo che mi impediva di arrivare alla prossima lezione con un grande braccio mi afferrò la vita e con l'altra mano afferrò il mio avambraccio portandomelo dietro la schiena. Alzai lo sguardo e cercai di divincolarmi da quella salda presa, ma ad ogni movimento l'avambraccio bruciava sempre di più così sentendomi impotente smisi di lottare e strinsi gli occhi ed i denti dal dolore. Il ragazzo che mi teneva bloccata sorrise maliziosamente e i suoi occhi si tinsero di un verde scuro intenso mentre con forza mi spingeva verso il muro e avvicinava la sua testa verso la mia facendo quasi scontrare le due fronti.

''Quindi mia cara Clary ora sei anche la mia compagna di banco, non solo la mia schiavetta, una schiavetta così fottutamente bella'' sussurrò spingendomi contro il muro e posizionandosi difronte a me lasciandomi la vita dalla salda presa del braccio e comprimendola tra il muro e il suo corpo. Con la sua mano libera mi afferrò il mento e lo alzò verso il suo viso affinché i nostri occhi non erano gli uni negli altri, per la seconda volta.

''Parlami. Ho voglia di sentire la tua voce ancora una volta.'' sussurrò a due centimetri dalle mie labbra. ''Fallo ho detto!'' urlò subito dopo.

A quel gesto deglutii e socchiusi la bocca per incominciare a dire qualcosa e cercare di calmare la sua rabbia in qualche modo, ma le parole mi morivano in gola ancora una volta precipitando nel mio stomaco strapieno di parole mai dette. Mi stinse più forte contro il muro facendomi rimanere senza fiato e la sua altezza che invadeva sul mio gracile corpo mi faceva sentire ancora più piccola e vulnerabile di quando non fossi. Inutile scappare, inutile dimenarsi, potevo solo restare lì e subire, non c'è cosa più ovvia per una vittima. Il dolore aumentava e stavo decisamente sul punto di urlare con il naso che bruciava e gli occhi chiusi a fessura. Poi le parole uscirono dalla mia bocca con un sussurro quasi impercettibile.

''Non farmi del male anche tu, p-per favore, sono stanca almeno non oggi..''

''Finalmente ti sei decisa ad aprire quella maledetta bocca. Bhè è un passo avanti.'' sembrava non aver sentito minimamente quello che avevo appena detto ma comunque mollò le sua stretta e mentre io caddi a terra rannicchiata su me stessa con le mani nei capelli lui girò i tacchi e con la borsa poggiata sulla schiena e mantenuta con la mano, si avviò verso la porta con aria indifferente senza voltarsi neanche per degnarmi di un ultimo sguardo.

 

Le lezioni finirono molto lentamente e velocemente raggiunsi il cancello di ingresso che mi separava dalla libertà diciamo così. A testa bassa scesi i cinque gradini dell'entrata principale e prendendo le maniche del maglione tra le mani strinsi i libri al petto. Qualcosa però mi impedì di continuare il mio tragitto verso casa. Alzai di poco lo sguardo e notai due iridi verdi fissarmi da dietro gli occhiali con uno strano sorriso un po' inquietante devo ammettere. In un primo momento mi spaventai e il cuore mi barcollò nel petto poi iniziai a calmarmi ma il mio stomaco non voleva proprio saperne e continuava a disorientarmi diventando pieno delle cosiddette "farfalle" non mi piaceva affatto quella sensazione. Avevo bisogno di un insetticida almeno aveva due effetti benefici: eliminare le farfalle e magari mettere fine alle mie sofferenze. -Che pessimismo- pensai appena conclusa la frase. Cercai di deviarlo e passare verso sinistra ma lui mi afferrò per il braccio e mi trascinò nel cortile della scuola vicino il campo di pallavolo senza mai aprir bocca. Finalmente mi lasciò il braccio dalla sua salda presa e mi scaraventò vicino al muro, freddo al tatto, per la seconda volta in una giornata ovviamente ignorando le mie suppliche precedenti. Tenendomi il braccio con una mano mi accasciai a terra con le spalle vicino al muro e le ginocchia portate al petto sussurrai:

''C-cosa vuoi ancora da me?''

''Voglio solo divertirmi un po' niente di sconvolgente''

''Ho paura di te" dissi scrutando il suo sguardo verso l'alto. Il ragazzo si piegò sulle ginocchia diventando della mia altezza e sorrise. Poi sussurrò:

''E' inutile averne tesoro. Se tu farai quello che dico io nessuno si farà male.'' Si avvicinò sempre di più alla mia faccia ''Dico bene?'' sussurrò sulle mie labbra.

Spalancai gli occhi e arrossendo guardai dritto davanti a me mentre il respiro aumentava sempre di più come se avessi appena corso una maratona. La distanza tra le nostre facce era minima e riuscivo a sentire il suo respiro mentre mi sorrideva maliziosamente. Si leccò le labbra. Prima quello superiore e poi quello inferiore, lentamente, successivamente si morse il labbro umido prima al centro e poi spostò i denti verso sinistra e, una volta finita la tortura alla sua bocca sorrise divertito alla visione della mia faccia.

''Lo so che vuoi che faccia la stessa cosa ancora e ancora sulle tue labbra e ti assicuro che per questo c'è tempo tesoro. Sento il bisogno di usare il mio giocattolino nuovo, quindi tieniti pronta a tutto perché è di questo che sono capace.''

Detto questo si alzò e ridacchiando andò dai suoi amici senza guardarmi, di nuovo. Dovevo sfogarmi assolutamente e questa volta non volevo farlo da sola su me stessa aggravando ancora di più la situazione, no, sarei uscita all'oscuro di tutti e sapevo perfettamente dove andare, non era certo il mio posto ideale, anzi non lo era per niente ma tentar non nuoce. Potevo finalmente trovare un amico.

 

Harry's Pove.

Avevo appena raggiunto Zayn, Liam e Louis quando mi girai indietro e la vidi accovacciata a terra nella posizione in cui l'avevo lasciata. Forse avevo esagerato ma non mi interessava, non era forse la mia ''schiavetta''? E poi adoravo far impazzire le ragazze, in questo modo loro facevano quello che gli dicevo io e risparmiavo la fatica di convincerle a venire a letto con me e questa strategia funzionava. Io e i ragazzi continuammo a camminare finché non arrivammo a casa mia. Entrammo e posate le borse mentre io andai a prendere un paio di birre in frigo loro si accomodarono sul divano. Ormai vivevo da solo da quando ho iniziato il terzo anno di superiori trasferendomi qui per stare il più lontano possibile da mio padre, un alcolizzato che quando tornava a casa ubriaco picchiava mia mamma e mia sorella e a volte anche me colpendomi con le bottiglie vuote che si scolava in meno di mezz'ora. Odio quell'uomo. Ritornai in soggiorno e offrii le birre ai ragazzi.'

''Allora ragazzi cosa si fa stasera?'' disse il moro dagli occhi nocciola.

''Io avrei una proposta. Sta sera noi tre parteciperemo ad una corsa di moto. Ci state?''

''Moto?'' risposero in coro

'' Certo. Un mio amico è il cronista della gara e mi ha detto che ci sarà da divertirsi. Alchool, ragazze disponibili e moto.'' i tre si guardarono per un istante poi annuirono all'unisono. ''Allora è deciso''

Il pomeriggio passò in fretta in compagnia di Zayn, Liam e Louis e tra una birra e l'altra si erano fatte le 9.00. Ci preparammo insieme quella sera sulle note di In The End dei Linkin Park per poi scendere verso le 10:30. Decisi di fare una doccia rilassante come non accadeva da tempo, così dopo essermi privato dei vestiti, entrai nella sotto l'acqua tiepida e iniziai a fissare il vuoto. Perfetto stavo cambiando anche io, non fissavo mai il vuoto. Rimasi nella doccia per ben 20 minuti e sentendo i miei compagni imprecare fuori dalla porta del bagno, decisi di prendere un asciugamano, asciugarmi e infine allacciarlo in vita. Uscii dal bagno sghignazzando e alzando le mani e successivamente mi diressi verso la mia camera da letto per vestirmi. Una volta indossata la maglietta e il jeans nero strappato decisi di aspettare i ragazzi in soggiorno e prepararmi psicologicamente a  quella che sarebbe stata la notte migliore della mia vita. Erano le 10.30 e tutti eravamo già in sella alle nostre moto, accelleratore al massimo e sgommammo verso il cortile abbandonato dietro casa di Brooke, un mio amico che avevo conosciuto ad un incontro di pugilato, dove si teneva la gara. Parcheggiammo i veicoli e una volta tolto il casco trovai Brooke che parlava con un paio di ragazzi, così decisi di andare da lui e presentarlo ai ragazzi.

''Ehi Brooke'' alzai una mano per farmi riconoscere tra la gente e lui mi accolse con un ceno del capo. Mi avvicinai e gli presentai i ragazzi. ''Ragazzi lui è Brooke e loro sono Liam, Zayn e Louis''

''Ehi ragazzi, vi va una sigaretta?'' disse estraendo il pacchetto di Marlboro Gold da venti. Io, Louis e Zayn accettammo mentre Liam rifiutò. Portai alle labbra quel misto di tabacco e nicotina e subito nella mia bocca si fece spazio un sapore familiare, piacevole e allo stesso tempo rilassante. Chiusi per un attimo gli occhi per aspirare e li riaprii per espellere il fumo candido dalle mie labbra. Feci cenno con la testa per indicare ai ragazzi di seguirmi e ci avvicinammo al distributore di alcolici prendendone un bicchiere. Mi appoggiai al freddo bancone sorseggiando birra di 12 C° e a me si avvicinò la solita ragazza facile già ubriaca marcia con il trucco tutto sbavato che iniziò a toccarmi il petto sorridendo. Pensai subito che o aveva un passato difficile e voleva dimenticare tutto nascondendosi sotto una maschera, oppure aveva soltanto bisogno di farsi vedere ''figa'' dai suoi stupidi compagni. Mi accorsi che era la seconda ipotesi ad avere la meglio, così me ne andai via scuotendo la testa, ma ad un tratto mi girai verso l'entrata e quello che vidi mi lasciò senza fiato. Il mio cuore perse un battito, lo stomaco faceva le capovolte e nella testa avevo stampato la sua immagine. Ormai ero ubriaco perso e dopo l'ultimo shottino di vodka mi sedetti sulla sedia di plastica vicino al circuito e con i ragazzi aspettai l'inizio della gara.

''Signori e signori sta per iniziare la gara di moto tra Drew Cooper e Wilson Smith. Ehi ragazzi andate sulle moto. Pronti… partenza… via!'' urlò Brooke dal megafono in piedi sul tavolino di legno.

La gara partì e i due sfrecciavano come saette l'una contro l'altra lasciando alle loro spalle una nube di polvere e fumo nera. La gara terminò in fretta e vinse Drew lasciando il secondo concorrente perso in una nube grigiastra a metà percorso. Dissolta la polvere la moto fiammeggiante di Wilson era a terra graffiata su un lato e lui era steso pochi metri più avanti con il sopracciglio rotto. Non era un comportamento giusto quello che il campione aveva assunto, così, brillo com'ero, decisi di fargliela pagare e in un modo o nell'altro ci sarei riuscito.

''Ehi tu senti non mi è piaciuto quello che hai fatto, per niente.'' dissi inconsciamente. Drew era un po' più alto dime e non mi spaventava più di tanto. Diamine io sono Harry Styles non potevo certo far mettere quei suoi luridi piedi sulla mia testa. Non se ne parla nemmeno.

'' Senti un po' ma chi ti ha interpellato?''

''Io intervengo quando voglio forse non ti è chiaro.''

''Oh Oh ma che paura. Ora cosa vorresti fare? Picchiarmi?''

''Non uso spesso le mani ma possiamo sistemarla con le moto che dici?''

''Nessun problema'' sghignazzò il ragazzo. '' Ma rendiamola più interessante, sulle vostre moto ci saranno 2 ragazze, una sulla mia e una sulla tua, con i polsi legati in avanti e gli occhi bendati che fanno da peso. Ci stai oppure hai paura''

''Styles non si tira mai indietro.''

Ci fu uno sguardo fulminante tra di noi poi la gara ebbe inizio.

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