Una Situazione Difficile

di Deliquium
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Situazione difficile n° 1: L'inizio di una nuova vita. Forse. ***
Capitolo 2: *** Situazione difficile n° 2: L'importanza della famiglia ***
Capitolo 3: *** Situazione difficile n° 3: L'importante è mantenere l'equilibrio ***
Capitolo 4: *** Situazione difficile n° 4: Un gommone?! Ma nooooo.... !!!!! ***
Capitolo 5: *** Situazione difficile n° 5: Il gioco delle coppie ***
Capitolo 6: *** Situazione difficile n. 6 – Questo battesimo non s'ha da fare. ***



Capitolo 1
*** Situazione difficile n° 1: L'inizio di una nuova vita. Forse. ***


Una situazione difficile


[ Premessa ]


Questa raccolta di flashfic è dedicata a Synnovea ed è frutto dei deliri post conclusione de “Gli dei... dimenticano in fretta.”
Avrei potuto passarla in privato a chi l'avesse voluta, ma, pensando a chi ha apprezzato la storia, ho deciso di condividerla, perché per me la scrittura è prima di tutto, condivisione.
Le idee per le "situazioni difficili" che Saga affronterà nella sua nuova vita di coppia vengono da entrambe.
Qui si rischia pesantemente l'OOC, e, vi avverto, non vi risparmierò i luoghi comuni. Il genere è commedia, ma avrei potuto segnare “demenziale” o “nonsense”, sarebbe stato uguale.

Bye ;)
Engel.


[ Situazione difficile n° 1: L'inizio di una nuova vita. Forse. ]


Quando si vinceva una battaglia in passato si doveva restare sul campo per due o tre giorni per convalidare la vittoria. In altre parole, si banchettava sui cadaveri.
Loro, invece, restarono sul campo di battaglia sette minuti e quarantacinque secondi, ovvero il tempo che Brian Champman ci mise a farli salire sugli elicotteri della Der Stern.
L'uomo, infatti, oltre a ungere le porte, preparare salvacondotti e permessi di categoria AAA - cosa che fa molto Moody's, ma non c'entra nulla - aveva anche un utilissimo senso pratico.
Così l'uomo aveva contattato - non si sa come - Berlino e si era fatto mandare un paio di elicotteri, perché bisognava essere sempre pronti a ogni evenienza.
I nostri, provati per la battaglia epica più rapida del mondo, ma dai risvolti decisamente inquietanti - ovvero, cosa faranno i Saints, se non potranno essere più Saints? - salirono a bordo degli elicotteri e partirono alla volta dell'Eleftherios Venizelos.

L'aereo che li avrebbe portati in Svezia era un pezzo extralusso della Der Stern, una cosa che manco il Burj Khalifa (parlare del Burj Khalifa in una fanfiction di Saint Seiya ambientata nel 1989 è anacronistico, ma l'ho fatto apposta. Soprattutto paragonare un aereo a un grattacielo è un po' come rispondere alla domanda “Ti piace la pizza?” con “No, preferisco la montagna.”, ma anche questo è voluto).

Salito sull'aereo, Saga capì subito che quello sarebbe stato un lungo viaggio. Non per la distanza che separava la Grecia dalla Svezia e nemmeno perché erano tutti provati, sconvolti e addolorati, ma perché dieci secondi dopo la chiusura del portellone Katrin Spencer aveva mandato a sedere l'hostess e si era piazzata al centro del corridoio a gambe larghe e con i pugni sui fianchi.
«Molto bene.» cominciò, scandendo bene le parole. «Questo è un momento difficile, ma ritengo importante affrontare fin da subito alcune questioni di vitale importanza.»
Lanciò un'occhiata a tutti loro in attesa del silenzio che naturalmente arrivò subito.
«Dicevo... Abbiamo una questione importante di cui discutere. Appena atterreremo a Nyköping-Oxelösund troveremo ad attenderci otto vetture che ci condurranno al Castello di Gripsholm. Ora vi leggerò la descrizione delle vetture e i nomi dei rispettivi occupanti.»
Inforcò gli occhiali da vista dalla montatura argento e cominciò a leggere.

«Macchina numero 1: Marca Mercedes Benz, Modello W126, colore nero, denominata Viola del Pensiero. Passeggeri: Mu di Aries, Rey di Libra, Samuel Baker e Ethan Anderson.»
Girò pagina.
«Macchina numero 2: Marca Mercedes-Benz, Modello W126, colore nero, denominata Rododendro. Passeggeri: Angelo di Cancer...»
Dal fondo si levò un grido disumano.
«Non osare pronunciare quel nome, donna.»
Saga sospirò.
Quello sarebbe stato un lunghissimo viaggio e, già se lo sentiva, avrebbe dovuto affrontare molte situazioni difficili.


Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.

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Capitolo 2
*** Situazione difficile n° 2: L'importanza della famiglia ***


Una situazione difficile



[ Situazione difficile n° 2: L'importanza della famiglia ]

Aprì la porta del soggiorno.
Sua moglie e sua figlia erano sedute a gambe incrociate sul tappeto al centro della sala.
Da quando Inbar aveva smesso di essere un Ancient aveva cominciato a condurre una vita votata interamente all'ozio. Attraversava fasi: nel corso degli ultimi cinque anni si era dedicata al giardinaggio e alla pittura e aveva iniziato a scrivere cinque o sei libri senza mai finirne uno.
Nel frattempo era anche nata Sarah Ellinor e Angelo aveva comprato una casa in Costa Azzurra a una decina di chilometri da casa loro, perché così – a detta dell'ex Saint di Cancer – gli sarebbe stato più facile occuparsi della sua pupilla.
Ora, Saga fu d'accordo con Inbar quando lei gli propose di scegliere un ex Saint e un ex Ancient come padrino e madrina di Sarah Ellinor e fu interamente d'accordo quando lei gli propose Sybil, che lui aveva sempre rispettata, benché avesse fatto l'incauta scelta di sposare suo fratello; sarebbe stato d'accordo anche nell'avere Kanon come padrino di sua figlia, ma, quando Inbar propose con entusiasmo Angelo, alias Deathmask, per poco Saga non cadde dalle scale.
«Luce dei miei occhi, stiamo parlando dello stesso Angelo?»
«Certo, tesoro. Angelo!»
«Ma... quell'Angelo? Quello che si faceva chiamare Deathmask? Quello che ha tappezzato casa sua con i volti delle persone che ha ucciso? Colui che non mosse un dito quando mi impossessai del potere del Santuario?»
«Sì, sì, proprio lui. Oh, dovresti vederlo con Sarah Ellinor. È così adorabile!»
«Adorabile! Scusa, passerottino, ma mi spiegheresti cosa ci sarebbe di adorabile in lui?»
«Oh, è così legato alla piccola Sarah Ellinor. Pensa che quando c'è lui in giro non vola una mosca e Sarah si fa di quelle dormite...»
«Per forza non vola una mosca... con lui in giro...»
«Inoltre.» aveva continuato Inbar, ignorandolo. «Mi ha detto che chiunque oserà far male alla piccola dovrà vedersela con la Famiglia. Non è splendido che la nostra Ellinor possa contare su persone così meravigliose?»
«Famiglia? Quale famiglia?» aveva chiesto pentendosi già di quella domanda nell'istante in cui la formulava.
Inbar si era acciambellata sul divano.
«La famiglia, amore!» aveva risposto con estremo candore, come se la cosa fosse ovvia. «Lo sai come sono gli italiani. Ci tengono tanto alla famiglia. Per loro l'onore e il rispetto sono fondamentali e, se manchi di rispetto a qualcuno...» aveva sollevato la mano e mimato il taglio della gola «... sei morto.» aveva concluso e, preso il libro che aveva lasciato sul divano, era tornata a leggere.
«Oh, la famiglia. Quel tipo di famiglia?! Magnifico, amore mio. Davvero magnifico.»

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Capitolo 3
*** Situazione difficile n° 3: L'importante è mantenere l'equilibrio ***


Una situazione difficile



[ Situazione difficile n° 3: L'importante è mantenere l'equilibrio ]

Un intenso sentore di incenso si diffondeva dal fondo delle scale.
Se si fosse trovato in questa situazione sei anni fa, i suoi sensi di Saint lo avrebbero messo immediatamente in guardia; ma niente più Fantasmi Diabolici, niente galassie che esplodevano.
Così, ignaro, scese nel soggiorno di casa sua e …
Saga artigliò con la mano il corrimano mentre cercava di dare un senso a quello che stava vedendo.
Non fu tanto il fatto che il suo soggiorno era invaso, si era rassegnato a trovarsi Vega dappertutto: a tavola, sul divano la sera mentre guardavano la tv, alle feste comandate, in piscina, persino in vacanza. Naturalmente era abituato anche alla presenza dell'ex Saint di Cancer, nonostante avesse casa a uno sputo dalla sua. Era abituato anche a Tatsumi, diventato ormai una presenza indispensabile per Inbar, soprattutto perché era un asso nel riverirla. E, insomma, anche vedere in casa sua Milo, Katrin, Gabriel – che diavolo ci faceva lì quel francese di merda? –, Niam, Ethan, Aldebaran, Ismaele e Shun non lo sorprese più di tanto.
Non lo sorprese nemmeno vedere che sua moglie e sua figlia, vestite con caftani di seta a motivi mandalici, fossero a piedi nudi e che entrambe si fossero dipinte un neo rosso sulla fronte.
Strabuzzò gli occhi quando si accorse che tutti avevano un neo rosso dipinto sulla fronte.
No, non fu quello che lo stupì.
«Amore, amore... unisciti a noi. Shaka ci ha appena spiegato in videoconferenza come migliorare la meditazione della Mangusta che pensa al Cobra al chiaro di luna.»
Saga rimase immobile mentre li osservava con attenzione l'uno dopo l'altro.
Trasse un respiro profondo. Non poteva lasciar perdere.
«Inbar, mia cara, ti spiacerebbe spiegarmi perché state tutti tenendo con due mani una teiera? Tra l'altro.» allungò il collo, assottigliando gli occhi. «Vedi di far cadere quella, Shun, ed è la volta buona che ti disintegro!»
«Smetti di spaventarlo, Saga. E poi, non infastidirci. Stiamo allineando i nostri chakra.»
«Alla teiera?»
«Ovvio.»
Il suo sguardo si posò su Sarah Ellinor.
«E, di grazia, Inbar, per quale ragione mia figlia se ne sta in piedi con una tazzina da caffè?»
«Che domande, amore! Sarah è piccola. Non vorrai mica che si allinei a una teiera?»

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Capitolo 4
*** Situazione difficile n° 4: Un gommone?! Ma nooooo.... !!!!! ***


Una situazione difficile



[ Situazione difficile n° 4: Un gommone?! Ma nooooo.... !!!!! ]

«No, scusa. Puoi ripetere?» Saga si passò una mano sulla fronte madida di sudore. «Come sarebbe a dire che l'hanno arrestato? Cosa?»
La porta si aprì e Katrin Spencer entrò nell'ufficio coprendo la distanza che separava la porta dalla sua scrivania con tre singole falcate e la distanza non era breve.
«Ti dispiacerebbe ripetere cosa hai appena detto.»
Brian Champman ripeté le stesse identiche parole.
«Una baleniera? Che diavolo ci faceva Hyoga su una baleniera?»
Katrin gli piazzò una pila di fogli sotto il naso, mentre gli indicava con insistenza lo spazio per la firma.
«Ha assaltato una baleniera? Perché diavolo ha assaltato una baleniera? Santo Cielo e con che accidente l'ha assaltata? Un gommone?»
Katrin gli mise la stilografica in mano.
«Un attimo, Brian.»
Mise in pausa l'apparecchio.
«Che c'è?»
Katrin inarcò un sopracciglio.
«E' il verbale del consiglio. Devi firmarlo.»
«Non puoi aspettare?»
Lei fissò prima il verbale, poi il telefono.
«Mi servono solo tre firme.»
Saga scarabocchiò il suo nome appena sopra l'unghia laccata di rosso di Katrin Spencer, senza nemmeno leggere quello che c'era scritto.
Quando la Spencer se ne andò, riprese la conversazione.
«Un attimo.» disse, passandosi una mano tra i capelli neri, da poco tagliati. «Fammi capire. Hyoga ha assaltato una baleniera con un gommone?»
Sottolineò quella domanda retorica con una risata nervosa.
«Ma cosa c'entra?! Lo so che è membro di Greenpeace, ma questo non lo autorizza ad assaltare una baleniera... Una baleniera, Champman, con un gommone.»
Scandì tutte le consonanti e le vocali della parola gommone perché più che l'assalto in sé era la questione “gommone” che lo infastidiva.
Ma almeno una portaerei, che diamine!?
«E dimmi, perché mai l'avrebbe fatto?»
Ormai non aveva nemmeno la forza di arrabbiarsi.
«Ah, beh, sì, certo. Le balene. Eh, sì...» disse. Lo sguardo perso nel vuoto. Tra le dita, la penna che ondeggiava su e giù.
«Cosa?» Saga drizzò la schiena, lasciando cadere la penna sul tavolo. «Come sarebbe a dire che ha tentato di buttare a mare il Capitano?»
Doveva esserci una spiegazione razionale al comportamento di Hyoga, doveva?
«D'accordo, penso di aver capito.»
Mise giù la cornetta.
Non fece in tempo a formulare nessun pensiero, che il telefono squillò.
«Pronto.» disse con un tono di voce che sembrava venire dall'oltretomba.
«Amore amore, devi assolutamente tirare fuori Hyoga da lì. Capito?!» fu tutto quello che gli disse Inbar, prima di sbattergli il telefono in faccia.
Saga si nascose il volto tra le mani.
Il telefono squillò ancora.
«Saga che diavolo stai facendo? Non vorrai mica lasciare marcire Hyoga in prigione?! Sai che mi serve per portare in giro la mia attrezzatura in Amazzonia. Avanti. Ti richiamo.»
Saga non tentò nemmeno di rispondere a Kanon.
Guardò l'ora e compose il numero di telefono di Shaka.
«Perdonami Shaka, spero di non disturbarti. Dunque, volevo sapere...» E con estrema chiarezza spiegò all'ex Saint di Virgo cos'era accaduto. «Quindi, tu che ne dici, è una buona idea farlo uscire o è meglio che resista?»
La voce di Shaka gli giunse come un balsamo da quattro soldi.
«La risposta è vicina a te.»

Più tardi.

Saga dormiva. Era rientrato a casa coprendo la distanza Berlino-Nizza con il suo jet privato. Inbar aveva lasciato un messaggio con su scritto: “Io, Sarah, Vega e Angelo siamo da mio fratello. Non cercarci.”
Saga non aveva trovato di meglio da fare se non andarsene a letto. Stava andando tutto magnificamente, ovvero... stava dormendo come da un secolo non gli capitava, quando …
«Svegliati! Svegliati! E' successa una cosa terribile!»
Saga scattò in piedi. Il cuore che gli batteva a mille. Accese la luce.
Kein gli stava davanti. I capelli che sparavano in tutte le direzioni. Gli occhi spiritati.
«Shun mi ha detto, che lo ha saputo da Shiryu, che gliel'ha detto Sybil, che lo ha saputo dal marito che hanno arrestato Hyoga. Dimmi che hai già fatto in modo di liberarlo, per piacere!»
Saga si lasciò cadere contro i cuscini. Distese il braccio e cercò a tentoni la cornetta del telefono.
Si era arreso.
Vicino a te. Ecco cosa voleva dire... nella stanza accanto.


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Capitolo 5
*** Situazione difficile n° 5: Il gioco delle coppie ***


Una situazione difficile

 

[ Situazione difficile n° 5: Il gioco delle coppie ]


Saga era fuori casa da un mese e un mese si sentiva, eccome. Soprattutto se tua moglie era incinta e tu avresti voluto starle vicino ogni istante della tua vita. A lei e al bambino che portava in grembo. Cosicché nessuno lo accusasse di essere un padre assente...
Sospirò.
Qualcuno doveva mandare avanti il tutto e Inbar ormai era stanca.
In realtà, gli piaceva comandare, ma questo non lo rammentò nemmeno a sé stesso.
Aprì la porta di casa sua e un'Inbar che sembrava un dirigibile, gli comparve davanti come un pixie nel bosco. Un pixie un po' grande... per dirla tutta.
«Tesoro, tesoro, ti stavamo aspettando.» gli disse, trascinandolo verso il salottino nei pressi dell'ingresso.
Accanto a Vega – ma non doveva partire? - Saga notò una ragazza con i capelli rossi.
Sam? Tam? Rem?
Inbar batté il palmo aperto sul divano, richiamando la sua attenzione.
«Siediti, siediti amore. Allora.» esordì, fissandolo negli occhi. Tecnica collaudata, perché lui non distogliesse lo sguardo. «Ti annuncio che da questo momento anche tu fai parte del grande piano.»
«Quale grande piano?»
Gli occhi di Inbar scintillarono.
«Veramente... Inbar...» tentò di frenarla Sam.
Saga lanciò un'occhiata alla ragazza. Era spaventata? In imbarazzo? Tornò a fissare sua moglie, prima che lei gli tirasse un calcio.
«Ho deciso che Jem...» Ecco come si chiamava. «E Aphrodite dovranno sposarsi.»
Saga spostò lo sguardo da sua moglie a Jem, e da Jem a Vega.
Il ragazzo annuì deciso.
Figuriamoci, se quello ha da ridire.
«Inbar» Doveva trovare le parole giuste. «Io non credo che... voglio dire … tuo fratello.»
Lei sollevò una mano.
«Conosco benissimo Aphrodite e so cosa è meglio per lui. E Jem è perfetta per lui.» Saga sbarrò gli occhi, incredulo. «Però bisogna stare attenti a come dirglielo. Aphro è sensibile. Lo sai com'è. Lui è... »
«Egocentrico?»
Inbar gli lanciò un'occhiataccia.
«Beh, sì... forse si può dire anche così. Dobbiamo renderla bellissima. Dobbiamo far sì che lui pensi a quanto sia bella...»
«La vedo dura.» sospirò. «Tuo fratello ama un'unica cosa. Sé stesso.»
Inbar lo ignorò, e dandogli le spalle, afferrò le mani della povera Jem.
La ragazza gli lanciò uno sguardo disperato.
«Mio fratello sembra egocentrico, narcisista e totalmente incapace di intessere relazioni umane. Ma, non preoccuparti... ci pensiamo noi.»
Si alzò di scatto, ignorando il suo evidente stato e la povera Jem che con voce flebile tentava di attirare la sua attenzione.
«Vega. Da questo momento, inizia l'operazione “Jem alla conquista di Aphro”. Fa venire Giselle LaFayette per i capelli da Parigi. C'è bisogno del team di Edmond perché dobbiamo rimetterla a nuovo. Chiamami Milano e appena hai la linea, passami Donatella. Deve portarmi gli abiti da scegliere. E poi...»
Saga accavallò le gambe e aprì il giornale. Presto, il soggiorno di casa sua sarebbe stato trasformato in un backstage delle sfilate primavera-estate.
Ah, in che situazione difficile era finita Jem.

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Capitolo 6
*** Situazione difficile n. 6 – Questo battesimo non s'ha da fare. ***


Una situazione difficile




Ritornano Le Situazioni Difficili del povero Saga.
Per chi è la prima volta che legge questa raccolta, e si starà chiedendo: Ma chi sono tutti questi strani personaggi? Beh, la risposta è che sono tutti personaggi che derivano dalla mia prima fanfiction: Gli dei... Dimenticano in fretta. Una cosa che cominciai a scrivere più di dieci anni fa e impiegai anni a finirla. Questo è una sorta di sequel, in chiave comica.

Engel.


[ Situazione difficile n° 6: Questo battesimo non s'ha da fare.]


Il sole splendeva alto nel cielo e il venticello era caldo ma non troppo: giusto quella tenue carezza che ti fa sospirare di piacere.
Saga fece schioccare le pagine stropicciate del Wall Street Journal.
A bordo piscina, Inbar e Vega parlottavano circondati da riviste patinate di moda infantile - “Tutto per il tuo bambino”, “Un battesimo da re”, “Noi di Eddy ce ne fottiamo!” e via dicendo – mentre Shun passeggiava sballottando su e giù Sarah Ellinor nella convinzione che a lei piacesse.
Illuso, quello è il modo migliore per farle rimettere il latte.
Saga ghignò e voltò pagina.
«Credo che una cosa così, possa andare bene. No?» disse Inbar, piegando la rivista e mostrandola a Vega.
«Fa vedere, donna!»
Saga per poco non sputò il succo di pompelmo.
Non l'aveva notato – o meglio, aveva cercato di dimenticarlo – ma nella sua piscina, Angelo, alias Deathmask, prendeva il sole, stravaccato su un materassino, con tanto di Weiss al seguito.
L'ex Saint di Cancer mosse il materassino fino al bordo e lanciò un'occhiata alla rivista che Inbar gli stava mostrando.
«Ma che è, quella roba? Non se ne parla. Lo voglio lungo tre metri per la mia Sarah Ellinor.»
Mia? Sarah Ellinor?
Inbar richiuse la rivista arricciando le labbra.
Adesso lo manda a fanculo.
«Tu dici, Angelo?»
«Assolutamente, donna. Noi in Sicilia facciamo così. Ah, e il ricevimento...» s'interruppe, gli occhi assottigliati.
«Il ricevimento?»
«Una settimana, naturalmente.»
Inbar sembrava in difficoltà.
«Ma noi avevamo pensato a tre giorni, vero Vega?»
Vega annuì incerto.
«Tre giorni? Per la mia pupilla?» ribatté Angelo con occhi spiritati.« Mi state prendendo per il culo? Strascico di tre metri e ricevimento itinerante per la Sicilia per una settimana.»
Saga chiuse molto lentamente il giornale e lo appoggiò, sempre molto lentamente, sul tavolo.
Sforzandosi di non far rumore, si alzò e raggiunse Shun che, nel frattempo – per grazia degli dei – si era allontanato da quei tre pazzi.
«Dalla a me.»
«Cosa?» lo guardò il ragazzo.
Mai che capisse al volo, questo?!
«Sbrigati, su. Dalla a me.» insisté, strappando dalle braccia di Shun la piccola Sarah Ellinor.
«Vieni, tesoro mio. Tua madre è impazzita. Andiamocene via da qui.»


Pare che il Trio arrivò ad accorgersi della scomparsa di Sarah Ellinor soltanto verso sera, quando Inbar esordendo con un: «Comincia a fare un po' freschetto. Vieni tesorino della mamma che torniamo a casina.»
Ovviamente, per tornare a casina ci misero il tempo necessario a ritrovare Sarah Ellinor, quell'insensibile del padre, e Shun che – nel frattempo – era stato caricato in macchina a forza, per non lasciare indietro nessun testimone.


Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.

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