Dog days are over

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


DOG DAYS ARE OVER

 

 

Parte 1

 

“E’ davvero necessario?” chiese Archie in tono leggermente contrariato.

Il motivo di tale disapprovazione era rappresentato dalla nuova cliente – o forse sarebbe stato più opportuno dire ospite – del suo studio, seduta sul divanetto di fronte a lui con un bocchino rosso in una mano e un bicchiere mezzo vuoto nell’altra.

“Be’, mi ha invitato a venire qui per parlare con lei e sinceramente non posso farlo senza le giuste riserve di alcool” la donna replicò bruscamente lanciandogli un’occhiata poco amichevole, prima di prendere un altro sorso. E fu allora il suo turno di essere contrariata. “Anche se preferirei di gran lunga del gin rispetto a questa specie di whiskey…

“E’ scotch, veramente” precisò lui quasi automaticamente.

Crudelia restò con il bicchiere fermo a mezz’aria e alzò di scatto lo sguardo.

“Ma che bravo il dottor Hopper! Eppure non ha l’aria da intenditore…” commentò ironicamente mentre un mezzo sorriso divertito si formava sul suo volto, che non sparì neppure nel pronunciare la frase successiva. “Allora vediamo: fumo in continuazione, ho probabilmente una dipendenza da alcool e mangio talmente poco che il mio medico a New York temeva potessi diventare anoressica. Per quale di queste ragioni sono qui?”

L’uomo la scrutò per qualche istante in silenzio e non era un silenzio carico di paura. Certo, c’era anche quella, ma l’emozione predominante nel suo animo era una strana forma di simpatia e forse anche di compassione per lei; fumo, alcool, digiuni volontari: tutti segni di disperazione, dolore, vuoto, male di vivere. E purtroppo erano segni cui lui stesso non si era importato di dare un’interpretazione prima di quel momento.

“Vorrei che mi parlasse della sua ossessione per i dalmata” disse alla fine, ricordando anche a se stesso il reale proposito di quell’incontro.

“Oh, giusto. Io sono una cattiva” mormorò lei con una risatina quasi glaciale, come per confermare quell’appellativo. Poi finì il suo drink e si concesse qualche secondo di pausa. “Vede, io non mi reputo una cattiva a dire il vero. Voglio dire, cos’è la sofferenza di un branco di cani privi di intelletto rispetto alla mia felicità?[1]”

La naturalezza che aveva ostentato nell’illustrare la sua strana logica era impressionante e lasciò il dottore letteralmente senza parole. Tuttavia lo stupito silenzio che aveva generato non durò a lungo e fu Pongo a interromperlo, uscendo per la prima volta fuori dall’angolo in cui si era rintanato e iniziando a ringhiare contro la donna, quasi come se avesse capito la sottile accusa.

“Oh, mi chiedevo dove fosse il caro vecchio Pongo!” esclamò lei in tono fintamente cordiale osservando – forse un po’  troppo a lungo – il cane.

“Davvero la sua felicità dipende dalle pellicce?” domandò Archie, ritrovando l’uso della parola e soffermandosi da dottore sul particolare più interessante che era emerso in tutta la conversazione.

“Certo” rispose lei immediatamente “Qualcuno una volta disse che i diamanti sono i migliori amici di una donna[2]. Io sono d’accordo e aggiungo che le pellicce sono il suo vero amore

“Signorina De Mon… Così lei reputa la pelle di animali morti il suo vero amore?”

“Non sia così sorpreso, dottore. A quanto sembra, il suo vero amore è un animale vivo” ribatté lei alzando le spalle e cogliendo l’occasione per lanciare un’altra sinistra occhiata al cane “Forse la sua situazione in fin dei conti è anche più triste della mia” concluse, facendo un pesante sospiro.

Un nuovo silenzio si diffuse per la stanza e stavolta neppure Pongo sembrava intenzionato a romperlo. La verità era che quella donna si presentava agli occhi dell’uomo come un enigma impossibile da risolvere; era diversa da tutti gli altri cattivi esistenti e questo non solo perché dopo tutto aveva compiuto dei danni minori e non aveva mai tramato una distruzione globale per esempio, ma anche e soprattutto perché non sembrava guidata nella sua cattiveria da un motivo o un fine concreto. Con la sua sola esistenza contraddiceva la teoria per cui “cattivi non si nasce ma si diventa”, anzi la crudeltà sembrava essere implicita nel suo stesso nome.

“Io lo so il vero motivo per cui sono qui” esordì Crudelia improvvisamente, dopo aver tirato un lungo respiro dal suo bocchino “Lei si sta chiedendo perché sono diventata così senza scrupoli, lei sta cercando di scovare un qualche trauma nel mio passato, ma io posso assicurarle che non troverà nulla di quello che cerca. Non ho un grammo di magia nelle mie vene, non darei la mia vita per ottenere una corona, non ho una madre che mi ha torturata e di certo non hanno ucciso il mio vero amore davanti ai miei occhi.”

Archie la ascoltò attentamente, lasciando che quelle parole confermassero i suoi sospetti e muovendo al tempo stesso la penna tra le sue mani per spuntare l’intero contenuto di una lista che aveva abbozzato sulla sua agenda.

Potere. Magia. Vendetta. Perdita di qualcuno caro. Desiderio di rivalsa.

“E allora?” non riuscì a trattenersi dal chiedere, non nascondendo lo sconforto dalla sua voce e una traccia di frustrazione nel suo sguardo.

“E allora non capisce? E’ davvero così imbecille come sembra?” rispose lei, enfatizzando sull’appellativo, mentre la consueta irritazione iniziava a rendersi palese “Io non ho avuto niente nella mia vita, nessuna occasione, nessuna vera emozione; ci sono stati solo un mucchio di stoffe e i soldi di mio padre. Vivevo in un mondo di sottile indifferente crudeltà e così anche io sono diventata crudele. O forse chi lo sa, crudele lo sono sempre stata, fin dalla nascita.”

Aveva pronunciato quelle parole con apparente indifferenza e aveva concluso con una risata nervosa, ma aveva mantenuto lo sguardo basso per tutto il tempo e appena finito di parlare aveva preso un altro respiro dal bocchino. La sua prevedibile mossa successiva fu quella di cercare la bottiglia di whiskey per riempirsi un nuovo bicchiere, ma questa volta Archie non si fece cogliere impreparato e prontamente allungò a sua volta la mano sul tavolino, finendo per bloccare quella guantata di rosso di lei nella sua. Entrambi alzarono lo sguardo di scatto a quel contatto, i loro occhi finirono per incrociarsi davvero per la prima volta, verde contro verde, e per un momento, solo per un momento, lui sembrò essere il determinato e lei la timorosa.

“Francamente non credo che troverà mai il suo lieto fine in una pelliccia…” mormorò lui in tono sicuro, come se volesse approfittare di quella circostanza per tentare di farle cambiare idea.

Crudelia restò a fissarlo senza rispondere per un po’, poi inaspettatamente annuì leggermente e gli concesse un rapido sorriso amaro. Ma qualsiasi spiraglio di connessione che si era aperto in quel momento svanì presto nel nulla; la donna ritirò con uno scatto la mano, quasi scottata, e si alzò in piedi afferrando la sua borsetta e stringendosi meglio nella sua pelliccia.

“Credo che la nostra chiacchierata sia terminata qui, dottor Hopper” disse semplicemente in tono brusco, senza guardarlo, prima di avviarsi verso l’uscita.

Crudelia, aspetti!” la chiamò lui indietro d’istinto, alzandosi a sua volta in piedi “Lo vuole un consiglio? Intanto la smetta di fumare e bere così tanto e provi a mangiare di più” le disse in tono affabile e sincero.

La De Mon ridacchiò ancora una volta, ma non si fermò, decidendo di voltarsi solo una volta raggiunta la porta.

“Lo vuole lei un consiglio, Archiebald?” disse in risposta, calcando con leggera ironia sul nome dell’uomo “Butti via quel whiskey, perché è davvero disgustoso”

Detto questo, con l’eco di un’ultima risatina, Crudelia fece la sua uscita di scena, lasciandosi dietro il prevedibile abbaiare di Pongo e il ben più insospettabile sorriso del suo padrone.

 

[1] tipo di ragionamento preso in prestito dagli utilitaristi inglesi; [2] con “qualcuno” alludo ovviamente a Marilyn Monroe.

In entrambi casi, sia i filosofi che l’attrice si staranno probabilmente rivoltando nella tomba per questo mio uso.

 

 

 

NDA:

Finalmente presento la fan fiction che mi ha tenuta occupata per circa una settimana, saranno in tutto 4-5 capitoli e avranno come protagonisti – lo avrete già intuito – il crack pairing Crudelia/Archie, ship da me ribattezzata Cruel Criket ahahah Era iniziata come un gioco e invece ci ho dedicato molto tempo che avrei benissimo potuto utilizzare studiando. Un grosso ringraziamento va alla mia migliore amica alias Ofelia20 sempre disposta ad appoggiarmi in questi scleri e a darmi un primo parere.

Piccola spiegazione del titolo: è spudoratamente preso dall’omonima canzone dei Florence and the Machine e allude doppiamente alla condizione di Crudelia (ossessionata dalla caccia ai cani) e a quella di Archie (che è solo come – anzi con – un cane).

Ad ogni modo, spero che in qualche modo vi sia piaciuta o che semplicemente vi abbia incuriosito; davvero mi farebbe piacere un feedback.

LadyPalma

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Parte 2

 

 

 

Disgustoso: Crudelia non aveva altre parole per descrivere il caffè che la ragazza dall’abbigliamento volgare e assurdi pattini a rotelle le aveva propinato. Certo, il caffè non era mai stata la sua bevanda preferita – preferiva il gin, per esempio – ma ne aveva assaggiati di migliori durante il periodo vissuto a New York e sinceramente non riusciva a comprendere come mai quel locale fosse sempre pieno.

Prese un altro sorso e un’altra inevitabile smorfia di disappunto si formò sul suo viso: davvero disgustoso, forse peggio del whiskey che aveva il dottore nel suo studio. Non ebbe il tempo per riflettere sul paragone tuttavia, dato che una fetta di torta comparve in quel momento sul suo tavolino e lupus – o forse meglio dire gryllus – in fabula, Archie Hopper si presentò davanti a lei.

“Buon pomeriggio, Crudelia. Posso sedermi insieme a lei?”

La donna alzò lentamente lo sguardo e lo lasciò vagare per qualche istante sul nuovo arrivato, non potendo fare a meno di notare subito un particolare.

“Mi pare che lei lo abbia già fatto senza chiedere il mio permesso. Ad ogni modo, dov’è il suo fidato amico?”

“Oh, ho lasciato Pongo dal mio amico Geppetto” Archie rispose, fingendo di ignorare il tono sinistro con cui quella domanda era stata pronunciata “Suo figlio Pinocchio ama stare in sua compagnia” aggiunse con un sorriso spontaneo, prendendo finalmente posto di fronte a lei.

Crudelia avrebbe voluto dire ironicamente che anche lei amava la compagnia di Pongo, ma poi decise di tacere e si limitò ad alzare un sopracciglio, riprendendo a sorseggiare – con il consueto disgusto – la bevanda tra le sue mani. Ma quel silenzio si stava rivelando troppo duraturo per i suoi gusti  e soprattutto fastidioso, dato che lo sguardo dell’uomo era rimasto fisso su di lei.

“Non dovrebbe mangiare la sua torta?” sbottò, non perdendo occasione per mostrare la sua cronica irritazione e lanciando una fugace occhiata al pezzo di dolce.

Era una lemon cheese cake. Aveva sentito sempre parlarne bene, ma lei non l’aveva assaggiata mai.

“Veramente io l’ho presa per lei. L’ultima volta che ci siamo visti mi ha detto che non mangia molto e quindi ho pensato che-“

“Se le ho detto che non mangio molto, propormi una torta non è forse la cosa più insensata da fare?” lo interruppe bruscamente, riservandogli un’occhiata stizzita.

Era stata una risposta immediata e impulsiva e aveva lasciato vincere l’abitudine del nervosismo sulla sensazione di sorpresa che in un primo istante aveva provato. Del resto non era abituata a ricevere atti gratuiti di gentilezza, che non sapeva neppure quale fosse il modo più giusto di reagirvi.

“Ma non c’è nessun bisogno che lei si privi di questo piacere… E’ già una bellissima donna così!” replicò lui in tono deciso, senza rendersi conto forse neppure lui di ciò che stava dicendo esattamente.

Crudelia stavolta non potè evitare di lasciar trapelare il suo stupore, spalancando gli occhi verdi per qualche istante; poi scosse la testa e ridacchiò leggermente.

 “E per lei invece non c’è nessun bisogno che mi faccia dei finti complimenti per convincer-“ provò a ribattere, ma le parole le si bloccarono sulle labbra quando, alzando lo sguardo si accorse dell’espressione – e soprattutto del colorito – che l’uomo aveva assunto. “Oh, ma lei lo intende davvero. E’ diventato più rosso dei suoi capelli!”

Archie abbassò lo sguardo, indeciso egli stesso se sentirsi più colpevole per il pensiero o tremendamente imbarazzato per essere stato scoperto. Tuttavia la più turbata sembrava essere lei; la sconosciuta sensazione di strana allegria che si ritrovava a provare era completamente oscurata dall’irritazione – stavolta verso sé stessa – per aver lasciato che la sua indole ben poco affabile e la sua lingua lunga rovinassero un momento potenzialmente carino con un altro essere umano. Così, lasciato passare qualche secondo nell’incertezza, si ritrovò a fare l’inaspettato: lentamente, afferrò la forchetta e la lasciò affondare nella crema gialla; poi, non senza un po’ di riluttanza si portò il piccolo boccone alla bocca.

“Non è male” concesse, sforzandosi di fare un sorriso vero.

Era veramente buona quella torta in verità, tanto che non perse tempo prima di raggiungere il piatto un’altra volta. E in quel momento cambiò idea sul locale di Granny. E anche sul dottor Hopper.

 

**

 

“Finalmente il suo ombrello si rivela di qualche utilità!” esclamò Crudelia spingendo la porta d’ingresso del locale e lanciando un’occhiata ironica al suo interlocutore.

Archie sorrise semplicemente in risposta e la precedette nell’uscita, pronto ad aprire appunto l’ombrello. Era passata all’incirca mezz’ora dal loro incontro e nel frattempo c’era stata un’altra fetta di torta e lo scatenarsi improvviso di un temporale all’esterno. E che temporale! La pioggia cadeva fitta, alcune pozzanghere già si erano formate sulla strada e i tuoni che si udivano di tanto in tanto facevano presagire che il peggio doveva ancora venire. Una volta trovato riparo, l’uomo afferrò con una presa gentile ma decisa il braccio della donna e la attirò sotto l’ombrello insieme a lui, offrendole tacitamente un passaggio per il breve tragitto che doveva compiere con quel tempo.

“Ho individuato la sua macchina – non che fosse difficile del resto dato il suo modo di farsi notare” esordì lui con spontanea e insolita ironia, muovendo la mano in direzione della Panther De Ville in bella vista sull’altro lato della strada e alludendo alla strambo – quasi illegale – maniera di parcheggiare della donna “Ma nel frattempo non rischierà di bagnarsi i suoi capelli così… particolari

Crudelia voltò lentamente la testa verso di lui, lasciando che le sopracciglia nera arcuate e lo sbuffo seccato che uscì istintivamente dalle sue labbra mostrassero la sua irritazione per quelle parole, ma Archie non le stava prestando la dovuta attenzione, guardando davanti a sé con un mezzo sorriso sulle labbra. La cosa per qualche verso riusciva a farla irritare anche di più; non era consueto che qualcuno la prendesse così apertamente in giro, e soprattutto mai avrebbe sospettato che quel qualcuno potesse essere il buono e timoroso Grillo Parlante. Tuttavia, contro ogni suo istinto, riuscì a tacere e fu invece nuovamente lui a prendere parola.

“Devo ammettere che oggi si è rivelata davvero una persona gentile” rivelò in tono più cordiale, probabilmente rendendosi conto che il suo tentativo di scherzare e di fare conversazione era caduto nel vuoto.

Ma stavolta la risposta non si fece attendere.

“Bè, lei no! Mi ha offeso due volte nella stessa frase!” replicò lei prontamente, potendo finalmente esprimere esplicitamente la sua disapprovazione precedente.

Il dottore ridacchiò sinceramente divertito e scosse leggermente la testa. “Era uno scherzo, Crudelia. Ma adesso dico sul serio: oggi lei è stata di ottima compagnia e gentile

A quella nuova insistenza, la signorina De Mon si lasciò sfuggire una risatina priva di allegria e accelerò il passo, per quanto gli alti tacchi le consentissero sull’asfalto bagnato. Solo dopo aver raggiunto finalmente la sua auto, si mise completamente davanti all’uomo, creando un’intima vicinanza cui la stretta area del riparo offerto dall’ombrello costringeva.

“Dottor Hopper, mi permetta di chiarirle una cosa. Io non sono una persona gentile” gli disse, sputando quasi in un sibilo l’aggettivo e allo stesso tempo roteando gli occhi al cielo per poi puntarli in quelli di lui “Il punto è che per qualche strana ragione lei mi piace… E poi mi ha offerto un dolce e mi ha detto che sono bella! Ma il fatto che io mi sforzi di avere dei modi gentili con lei, non significa che io sia gentile”[*].

Restarono a guardarsi per qualche istante in assoluto silenzio, rotto solamente dal rumore della pioggia che sembrava non voler accennare a diminuire. Crudelia aveva la strana sensazione di aver detto troppo, Archie invece di non aver detto abbastanza; in ogni caso durante quel pomeriggio entrambi sembravano aver iniziato a considerare l’altro come una sorta di “eccezione” nelle rispettive vite.

“Mi piacerebbe continuare a parlare qui con lei, ma non vorrei avere una broncopolmonite domani mattina” disse lei a un certo punto, rompendo il silenzio ed aprendo lo sportello della macchina “Vuole un passaggio?” chiese poi, ritrovandosi ancora a mostrare un lato gentile che neppure lei sapeva di avere.

Archie, fermo sotto il suo ombrello, sorrise d’istinto nel sentire quella proposta, ma il sorriso tuttavia si spense quasi immediatamente ad una più attenta riflessione. Gli bastò infatti lanciare un’occhiata alla Panther De Ville che un flash su un probabile tragitto alquanto movimentato a bordo apparve nella sua mente.

“No, non si preoccupi… Preferisco fare una passeggiata” rispose in tono forzatamente allegro, cercando goffamente di mascherare il reale motivo del suo rifiuto.

“Bene, faccia come vuole” ribattè lei in tono leggermente stizzito, lasciando intuire di aver compreso più di quanto l’uomo volesse far intendere “Spero proprio che un fulmine la colpisca!”

Dopo aver pronunciato quel sinistro e velenoso augurio, si infilò nell’auto e cominciò subito a mettere in moto. Tuttavia, proprio prima di partire, ci ripensò e abbassò il finestrino, incurante della pioggia, quanto bastava per mostrare il suo viso. Ritrovandosi faccia a faccia col volto ancora confuso e quasi dispiaciuto di Hopper, gli concesse un sorriso stranamente complice.

“Questo era per dimostrarle che non sono gentile!”

 

 

[*] discorso vagamente scopiazzato da un episodio di Elementary.

 

 

 

NDA:

Eccomi con il secondo capitolo! Non ho grandi precisazioni da fare, tranne che inserire la guida spericolata di Crudelia era un must e che la sua semi-anoressia non ha invece alcun riferimento particolare, ma risponde semplicemente a un mio headcanon per il personaggio del cartone LoL.

 Un ringraziamento speciale a Crystal_93 e Angels4ever per le recensioni e come sempre a  Ofelia20 per il supporto! Grazie anche a chi ha semplicemente letto, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e che non sia caduto troppo nel ridicolo :/

LadyPalma

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


Parte 3

 

 

Love is in the air… Ta ta ta… Love is in the air

Archiebald Hopper nella sua vita non era mai stato un cantante, anzi evitava di cantare perfino sotto la doccia o durante le feste di compleanno, eppure ultimamente intonare quel motivetto in particolare gli usciva quasi spontaneo. Non era qualcosa di voluto o di programmato, quel bisogno improvviso di manifestare una strana e inconsapevole allegria interiore poteva coglierlo in qualsiasi momento: mentre faceva una passeggiava per la città insieme a Pongo, mentre cucinava a casa da solo o mentre riordinava le sue cose nello studio medico, proprio come stava facendo in quel momento. Forse neppure se n’era reso conto e se qualcun altro lo aveva notato di certo aveva preferito tenersi qualsiasi tipo di considerazione in merito per sé; tuttavia c’era qualcuno che non aveva intenzione di tacere e quel qualcuno non poteva che corrispondere alla figura di un migliore amico.

“Stai pensando di iscriverti a quel programma TV, X Factor?”

La domanda improvvisa fece quasi sobbalzare il dottore e provocò l’interruzione del ritornello della nota canzone di John Paul Young. Poi, quando si rese conto di chi fosse l’artefice di quello spavento, l’ex Grillo Parlante si rilassò e sorrise, invitando il nuovo arrivato a entrare.

“Geppetto, amico mio, cosa posso fare per te?” chiese in modo amichevole una volta che la porta fu chiusa.

“Per me niente, Archie” replicò l’altro immediatamente “Sono venuto per te, a dire il vero”

Quella frase fu ciò che serviva per costringere Archie ad accantonare definitivamente le cartelle che stava ricontrollando. Alzò infatti di scatto lo sguardo e prestò ogni attenzione al suo interlocutore, ma se sul suo viso c’era un’espressione confusa e un sorriso incredulo, Marco non sembrava aver voglia di scherzare.

“Sul serio, comincio ad essere un po’ preoccupato…” proseguì infatti con un sospiro serio “Da quando stai frequentando quella donna sei strano, sembri vivere in un mondo tuo e canti addirittura, canzoni smielate per giunta!”

Hopper spalancò gli occhi e per qualche istante apparve più stupito di prima, poi scosse leggermente la testa e fece una risatina forzata, cercando di nascondere l’imbarazzo che aveva provato nell’udire quella non troppo implicita insinuazione. Per un momento pensò anche di chiedere, fingendosi ignaro, a quale donna si riferisse, ma la finzione a quel punto sarebbe stata fin troppa, perché c’era solo una donna che ultimamente aveva conquistato in qualche modo la sua speciale simpatia e questo lo sapevano tutti, perfino il piccolo Roland probabilmente.

“Non canto canzoni smielate…” mormorò alla fine, riuscendo a balbettare quella semplice difesa.

“Ah no? ‘Love is in the air’ non ti sembra una canzone smielata?”

“No, è una canzone come un’altra” insistè di nuovo, alzando le spalle “Cosa dovrei cantare? Qualcosa tipo: ‘Crudelia De Mon farebbe paura perfino a un grifon’?”

Geppetto si lasciò sfuggire un sorriso divertito a quel principio di canzoncina – che a suo parere prometteva benissimo – ma non si lasciò tuttavia distrarre da quel tentato diversivo, anzi lo utilizzò come argomentazione a sostegno della sua tesi principale.

“Quindi ammetti che c’è la signorina De Mon dietro questo improvviso amore per il canto?” domandò infatti mentre il sorriso si allargava e si trasformava in uno vittorioso.

“No, non ammetto proprio niente!” si affrettò a chiarire Archie “Tra me e Crudelia non c’è assolutamente nulla, se non un rapporto civile e potenzialmente di amicizia.”

Eppure era diventato più rosso dei suoi capelli e la sua apparente calma tradiva un certo nervosismo.

Marco studiò in silenzio il suo amico e soprattutto la sua reazione per qualche istante, ma se non sembrava totalmente convinto da quella risposta, non ne era in realtà neppure soddisfatto.

“E’ un peccato, allora” disse infatti, contro ogni aspettativa, con un sospiro pesante “Se credi che lei possa piacerti e vi trovate bene insieme, allora perché non dovresti provare a darvi una possibilità?”

Archie si ritrovò a spalancare gli occhi per la seconda volta nel giro di quel breve incontro e stavolta la nuova risata incredula uscì dalle sue labbra in modo genuino; passi l’insinuazione, passi lo scherzo, ma adesso quella specie di tentativo di fare da Cupido gli sembrava decisamente troppo. Non è che forse al posto del buon falegname c’era in realtà un’altra persona? Non sarebbe stata la prima volta che qualcuno si presentava da lui sotto mentite spoglie e quella volta non era stata esattamente una bella esperienza.

“Davvero stai cercando di spingermi tra le braccia di una serial killer di animali e potenziale pirata della strada?” chiese con ironia, enfatizzando gli appellativi per mostrare all’amico un quadro del suo apparente progetto.

Geppetto sorrise di nuovo e annuì leggermente “Sto cercando di spingerti ad essere felice!”

Con quell’esclamazione sincera, decise di alzarsi in piedi e concludere così la sua visita,  certo che avrebbe dato ad Archie a sufficienza a cui pensare. Tuttavia, proprio quando stava per mettere un piede fuori dalla stanza, si voltò indietro e fece una piccola risata.

“Se poi le cose dovessero funzionare, ricordati che io e Pinocchio saremmo felicissimi di adottare Pongo!”

 

**

 

La lemon cheese cake di Granny alla fine si era rivelata qualcosa di più di semplicemente “non male”, lo testimoniava il fatto che da circa una settimana la rigida dieta di Crudelia aveva cominciato ad includere una fetta di quella torta come pasto quotidiano. Ovviamente accompagnava la nuova abitudine con un bicchiere di gin e l’aroma di fumo del bocchino, ma in ogni caso mangiare dolci era una vera rivoluzione per lei e vederla farlo suonava davvero fuori dal suo personaggio, soprattutto agli occhi di chi la conosceva da tanto tempo.

“Ti giuro che sono scioccata, amica mia. Te l’ha prescritto un dottore?” esordì infatti Ursula con espressione sconvolta, allungando una mano verso la bottiglia di gin sul tavolo e versandosene da sola una dose generosa.

Malefica, seduta poco distante da loro su una poltrona, si lasciò sfuggire un sorriso sentendo quelle parole e cercò lo sguardo della strega del mare per lanciarle un’occhiata complice. Quando le due si erano presentate a casa di Crudelia quel pomeriggio, non si erano aspettate di certo di trovare qualcosa di diverso dal solito e invece c’era più di un cambiamento; non erano cambiamenti radicali, ma la torta che aveva offerto loro, il tocco di colore che aveva nel suo abbigliamento e la considerevole diminuzione di frecciatine velenose erano indizi sufficientemente allarmanti. E la donna dragone sembrava conoscerne la causa.

“E io credo di sapere anche di quale dottore si tratta” aggiunse infatti, ancora ridacchiando.

“Che accidenti stai insinuando?” fu la semplice reazione di Crudelia, la cui apparente e innaturale tranquillità sembrò cominciare ad incrinarsi a quell’allusione inaspettata.

“Oh, io non sto insinuando proprio niente” replicò Malefica immediatamente con un tono divertito, alzandosi in piedi e avvicinandosi anche lei al tavolo intorno al quale le altre due erano sedute “Sto dicendo apertamente che a te piace quel dottore, Archiebald Hopper… Chissà se tra qualche giorno vi vedremo baciarvi appassionatamente davanti al locale della nonnina”

“Oh ma smettila! Siete proprio due imbecilli!” esclamò la diretta interessata, sempre più innervosita – e anche stranamente imbarazzata – spostando lo guardo dall’una all’altra che, se non stava parlando, sorrideva abbastanza per i suoi gusti “Questo non è assolutamente vero! E non finiremo mai a… a baciarci! Lui non lo farebbe mai! E poi-”

Lui non lo farebbe mai? Hai detto davvero così?” la interruppe Malefica, sempre più incredula “Se questo è l’unico problema, potresti fare il primo passo tu, no?” aggiunse poi con ovvietà.

Come quel pomeriggio di lamentele generali e discussioni agli alti vertici del male si stesse trasformando in una conversazione tra adolescenti alla prima cotta, sarebbe stato quasi impossibile da spiegare, ma la De Mon voleva smettere di prenderne parte; lo confermava l’improvviso rumore della forchetta lasciata cadere malamente sul piatto e il tentativo di alzarsi in piedi. Tuttavia, Malefica si dimostrò più veloce e prontamente afferrò la sua amica con gentilezza ma allo stesso tempo con fermezza per le spalle, costringendola così a tornare seduta.

“Non c’è bisogno che ti scaldi tanto. Io e Ursula abbiamo entrambe avuto l’opportunità di essere felici nella nostra vita anche se le cose sono finite miseramente… Tu no e magari questa è la volta buona che i cattivi hanno un lieto fine!”

Non c’era ironia nella voce di Malefica stavolta, solo una sorta di affetto e un’impercettibile nota di amarezza, mentre un sorriso dolce  era apparso sul suo viso. Accantonando l’iniziale presa in giro, adesso con quella frase si era aperta all’assoluta sincerità e, quel che peggio, assurdamente anche alla speranza: se un cattivo avesse potuto trovare un lieto fine, allora avrebbero potuto farlo tutti e il gioco non sarebbe stato più truccato.

“Questo tuo tono smielato mi sta facendo spaventare più delle tue corna e dei tuoi poteri…” disse la padrona di casa poco dopo, mettendo su l’usuale irritazione, ma non nascondendo un mezzo sorriso riconoscente.

L’altra ridacchiò leggermente e scosse la testa “Forse c’è ancora la piccola fata da qualche parte dentro di me che ogni tanto parla…

La parentesi del momento di dolcezza, fu tuttavia interrotta fin troppo presto dalla risata improvvisa di Ursula che fino ad allora si era limitata a guardarle e ad annuire.

“Cosa c’è da ridere adesso?”

E stavolta fu Malefica a sbottare, proclamando con quel cambiamento radicale di tono il ritorno alla sua solita identità.

“Pensavo solo che è davvero divertente che la nostra Crudelia, tra tanti uomini esistenti al mondo, si sia affezionata proprio a uno che per tanti anni è stato un animale” spiegò la strega del mare, continuando a ridacchiare.

, in ogni caso non ci si possono fare pellicce con la pelle di grillo” rispose quasi immediatamente Crudelia con naturalezza, alzando le spalle.

Gli occhi delle tre si incontrarono di nuovo e stavolta la nuova risata finì per coinvolgere tutte e tre, rilassate e realmente complici forse per la prima volta.

 

 

 

NDA:

Okay, qui ho toccato l’apice della follia, lo so. A mia discolpa posso dire che avevo bisogno di qualcuno esterno che desse una “spinta” a questi due e poi morivo dalla voglia di inserire Marco e le Queens of Darkness ** Forse un po’ OOC, ma ci ho provato ahahah

Chiedo scusa per il ritardo, ma febbraio è minato da esami e la mia vita in questo periodo da una pigrizia e una “nullafacenza” senza precedenti ahahah Il prossimo aggiornamento arriverà più rapidamente ;)

Ringrazio Crystal_93 per la sua incoraggiante recensione e come sempre la mia cara Ofelia20.

LadyPalma

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***


Parte 4

 

 

A tre giorni di distanza, dopo un’ orribile commedia romantica che si era costretta a vedere e soprattutto dopo quasi una bottiglia di gin, il ricordo delle parole delle sue amiche faceva un altro effetto a Crudelia. Forse era stato anche il nuovo incontro che aveva avuto quella mattina con il dottore, insieme allo strano benessere che si era ritrovata a provare, a contribuire al raggiungimento di quella consapevolezza; fatto sta che allo scattare della mezzanotte, la donna scattò in piedi, animata da un’improvvisa – e forse non del tutto cosciente – decisione.

Nel buio della tarda serata invernale, si udiva solo l’inconfondibile Panther De Ville sfrecciare letteralmente per le strade semi deserte di Storybrooke. Con quella velocità, non sarebbe stato difficile ritrovarsi coinvolta in un incidente o, ancora peggio, essere arrestati per guida in stato d’ebbrezza; eppure, per qualche strana insolita benevolenza del fato, passanti né automobili né sceriffi sembrarono intenzionati a mettersi in mezzo alla sua strada e provare a distoglierla dall’obiettivo che aveva in mente. Nemmeno la sua stessa razionalità, o per meglio dire quello che ne era rimasto dopo tutti quegli anni tra alcool, fumo e atti immorali.

Incolume, senza ostacoli, giunse nel giro di qualche minuto sotto l’abitazione del dottor Hopper che – altro aiuto del fato – si trovava esattamente sopra il suo studio. Parcheggiò l’auto senza troppa accortezza come sempre e dimenticò perfino di lasciare la bottiglia di gin; in una fretta nota solamente a lei, ancora forse sull’ondata del primo entusiasmo, entrò nell’edificio e corse quasi – nonostante i tacchi e la semisbronza – per le scale fino ad arrivare di fronte alla porta. Suonò due volte il campanello, incurante dell’orario, ma quando si ritrovò finalmente davanti l’espressione confusa e anche un po’ assonnata dell’uomo, la sua determinazione sembrò evaporare improvvisamente.

Crudelia! Cosa è successo?” domandò Archie mostrando la sua sorpresa ma anche allo stesso tempo la sua preoccupazione, che crebbe ulteriormente quando notò la bottiglia di gin stretta nel suo guanto rosso: “Hai bevuto tutto quell’alcool adesso?”

La domanda sembrò riscuotere la donna dall’immobilità che l’aveva colta e le fece alzare automaticamente la mano per sincerarsi dello stato della bottiglia.

“No, ce n’è rimasto ancora un terzo più o meno, vede?” rispose, mostrandola all’uomo “In ogni caso ne avevo bisogno per dirle quello che sono venuta a dire…” aggiunse, abbassando di poco il tono della voce e non nascondendo l’improvviso imbarazzo.

E… E cosa è venuta a dirmi?” incalzò l’uomo, mentre la sua espressione sfumava adesso in pura curiosità.

Crudelia provò ad aprire la bocca un paio di volte, ma l’unico risultato fu un mezzo sorriso privo di reale significato. Non era abituata a queste cose, ecco la giustificazione che ripeteva a sé stessa per spiegarsi il proprio inusuale atteggiamento in quella circostanza, ma in ogni caso mentre era coinvolta in una sorta di dibattito interiore, il tempo passava e lei continuava a restare in silenzio. Solo dopo un po’, riuscì ad alzare di nuovo gli occhi, ma il suo sguardo, probabilmente per deformazione professionale, fu catturato dall’abbigliamento dell’uomo. Non indossava un pigiama, segno che, nonostante la stanchezza che il suo viso dimostrava, non era ancora andato a dormire, anche se a parere della donna il pigiama sarebbe stato decisamente più presentabile.

“Quel maglioncino a rombi è davvero osceno!” esclamò alla fine, tirando fuori l’unico pensiero certo e di senso compiuto che effettivamente era nella sua mente in quel momento “E non è solo questo! Hai sempre un sorriso snervante e una calma insopportabile! Per non parlare della una irreprensibile moralità che trovo a tratti nauseante!” continuò, parlando a ruota libera, dandogli deliberatamente del tu e lasciandosi prendere da un’improvvisa irritazione che era diretta più a sé stessa che al dottore.

Archie accolse in silenzio quel fiume di parole, dimostrando ancora una volta quella calma di cui era stato appena accusato. A uno sguardo più attento tuttavia, non era difficile scorgere nel suo sguardo la delusione e anche una sorta di malcelata sofferenza.

“Mi era sembrato di capire che avevo la tua simpatia…” disse semplicemente, senza particolare colore nella voce, richiamando la conversazione che avevano avuto solo una settimana prima.

“Ma è così!” rispose lei precipitosamente, trovandosi di nuovo coinvolta nel dilemma se scappare a gambe levate o se  tentare di recuperare la situazione “Io non volevo dire questo… Non sono venuta di certo per insultarla – anche se i motivi francamente ci sarebbero -… Io…

L’afasia la colse nuovamente e la frustrazione di non riuscire a esprimersi e di non sapere esattamente come farlo, trovò sfogo in un approccio brusco e diretto, più consono al suo modo di fare. Fece un passo avanti e afferrando con la mano libera proprio quel maglione che tanto odiava, attirò Hopper a sé e, prima che lui potesse reagire, stampò un bacio sulle sue labbra, un bacio che sapeva di gin e disperazione, un bacio che però non trovò la risposta sperata.

Accorgendosi del fatale errore commesso, Crudelia si allontanò rapidamente mentre l’imbarazzo, l’umiliazione e la rabbia verso sé stessa cominciavano a fare a gara per impadronirsi di lei. Ma alla fine vinse un’amara rassegnazione e fu quel sentimento e lasciarla per qualche istante immobile con un sorrisino privo di allegria e le lacrime che premevano per uscire. Ecco perché odiava il rischio dell’amore, ecco perché aveva sempre preferito un bicchiere di gin col ghiaccio al calore di un bacio, ecco perché le pellicce erano il suo vero amore: forse per le persone come lei il lieto fine era destinato a rimanere la frase conclusiva di una splendida fiaba che aveva altri protagonisti. I cattivi non ottengono mai il lieto fine, non vincono mai, e come sarebbe potuta essere una donna dal nome emblematico di Crudelia De Mon a cambiare le cose?

“Credo che alla fine sono io la vera imbecille…” mormorò alla fine in tono ironico, con una calma talmente innaturale da apparire potenzialmente più distruttiva di uno scoppio di ira.

Ma quella calma ebbe vita breve e ben presto, la donna si ritrovò a scendere rapidamente le scale, pronta ad andarsene così come era venuta: la bottiglia di gin in una mano e una folle agitazione, che però a differenza di pochi minuti prima non derivava da una folle speranza, ma da una scottante umiliazione. Continuò a scendere le scale un gradino dopo l’altro, incurante dei richiami che udiva alle sue spalle, almeno finché non udì la voce di Archie sempre più vicina e non sentì la mano dell’uomo stringerle un braccio nel tentativo di fermarla. Solo allora decise di arrestare il passo, prendendosi qualche istante per tentare di ricomporsi e di mettere su tutta la dignità da cattiva delle fiabe che le era rimasta per affrontare il patetico discorso che sicuramente l’uomo avrebbe tentato di farle.

Quando finalmente si voltò però, si ritrovò immediatamente a constatare quanto quella preparazione psicologica era stata inutile; il dottore infatti non disse nulla, al contrario fu lui stavolta a far incontrare le loro labbra in un bacio dolce ma anche animato da un’inaspettata passione.

“Sono io l’imbecille…” mormorò lui, staccandosi leggermente dal contatto solo quando l’esigenza d’aria lo rese necessario. “E’ che non sono abituato a queste cose e-“

“Su questo possiamo essere d’accordo” fu la pronta interruzione di Crudelia in un tono complice. Del resto sapeva benissimo cosa volesse dire non essere fatti per certe cose.

Archie sorrise a quelle parole e restò per qualche istante a contemplare in silenzio l’espressione della donna. C’era un sorriso dolce, sincero e forse addirittura felice sulle sue labbra e nei suoi occhi un’intensità che non aveva mai visto in nessuno; in quel momento era come se la donna da tutti chiamata non troppo a torto “demonio” si fosse tramutata in un angelo.

“Non ho mai pensato di vederti sorridere in questo modo…” rivelò spontaneamente, stringendola di più a sé come se potesse vederla sparire da un momento all’altro.

Ma Crudelia non fece nessun tentativo di divincolarsi; alzò semplicemente gli occhi al cielo e scosse leggermente la testa. “Non si lusinghi troppo, dottore… Potrebbe anche essere colpa del gin” replicò lasciando trapelare nella presunta acidità, un fare scherzoso.

Archie ridacchiò leggermente e, interpretando quella battuta come una sfida, le sottrasse la bottiglia, per poi condurla con la mano libera di nuovo verso il suo appartamento. A porte chiuse ripresero a baciarsi, lasciando il tempo fuori e cancellando ogni presunto ruolo dalle loro menti, certi che una lucida riflessione sulle loro corrispondenze fiabesche, avrebbe spezzato l’incanto e sottolineato l’assurdo; tutti e due a modo proprio erano disillusi in fatto di lieto fine e quel momento risvegliava così tanto il loro cuore che sarebbe stato sciocco lasciarselo sfuggire dietro obiezioni dettate dalla ragione.

 Era una situazione assurda, ma forse stava proprio nell’assurdo la chiave della felicità.

Unico testimone di quella nascente follia fu Pongo, che stranamente non abbaiò mai di fronte all’inconsueta scena. Neppure una volta.

 

 

 

NDA:

“Il prossimo aggiornamento arriverà più rapidamente”: sì, lo so, sono pessima :( ma adesso, conclusa la sessione invernale e ricominciato OUAT, torno di nuovo qui con questa crack ship! Con questo penultimo capitolo, finalmente ho fatto smuovere definitivamente le cose tra loro, spero che non sia sembrato troppo affrettato e troppo assurdo… Ma diamo la colpa al gin :P

A proposito (veramente non troppo a proposito), ho in mente tantissime idee da scrivere che coinvolgono soprattutto Crudelia ma anche altri personaggi, quindi popolo di efp, anche se so che siete stufi di me, “be prepared” (cit. Scar) ahahah

Alla prossima con l’epilogo!

LadyPalma

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

La luce dalla finestra la colpì in pieno volto e qualsiasi sogno le stesse regalando quell’insolita espressione serena si interruppe bruscamente. Mugugnando imprecazioni non meglio identificate, provò inutilmente a voltarsi e a coprirsi il volto con le coperte, ma se la condizione ideale per addormentarsi era stata ripristinata, il sonno ormai l’aveva del tutto abbandonata. Aprendo definitivamente gli occhi, si mise di scatto seduta e lanciò un’occhiata all’orologio sul comodino. Erano solo le nove e un quarto.

“Dannazione, Archie!” esclamò ad alta voce, prima di coprirsi la bocca con una mano per soffocare uno sbadiglio.

Erano ormai due settimane che Crudelia si era praticamente trasferita da lui, due settimane che avevano portato avanti quella sorta di relazione, due settimane di tenerezza, passione, forse anche felicità… Ma erano anche due settimane che il dottor Hopper dimenticava quelle maledette tapparelle alzate.

Si passò una mano sugli occhi e dopo essersi poco elegantemente stiracchiata, si infilò le ciabatte e la vestaglia pronta ad andare incontro a quello che – appunto da due settimane – poteva essere considerato il suo uomo. Era assurdo come nonostante l’irritazione per quel brusco risveglio, sul suo viso già era comparso l’accenno di un sorriso; forse perché sapeva che Archie si sarebbe fatto perdonare quella piccola ma costante dimenticanza con una piccola ma costante sorpresa: la colazione già pronta sul tavolo. Tuttavia quando arrivò finalmente in cucina, un’espressione confusa si sostituì a quel sorriso; la colazione in effetti c’era, ma del dottore neppure la minima traccia.

“Darling, dove sei?” chiese ad alta voce, cominciando a guardarsi intorno con una certa apprensione.

E fu in quel momento che si accorse di un particolare: appeso al frigo c’era un post-it giallo; incuriosita si avvicinò rapidamente per poter vedere meglio e le parole iniziali “Per Crudelia” scritte in stampatello in una ben nota calligrafia la convinsero a continuare.

“Ho avuto una chiamata d’emergenza da un paziente. Avrei voluto svegliarti ma sembravi così tranquilla e non volevo rovinare una simile rarità. Ad ogni modo sono riuscito a passare a prendere una fetta di lemon cheese cake della nonna.

P.S. Ricordati di dare da mangiare a Pongo (voglio fidarmi abbastanza che tu non lo avvelenera!)

Archie

Una risata divertita uscì spontaneamente dalle sue labbra al termine della lettura. La sottile ironia in parte la infastidiva, ma non poteva negare che era proprio quell’aspettato inaspettato di lui che l’aveva attratta fin da principio.

 “Che idiota!” mormorò tra sé e sé, alzando gli occhi al cielo, facendosi intanto già strada verso il tavolo.

Proprio mentre stava per sedersi però, un abbaiare improvviso la fece sussultare e le riportò alla mente il post scriptum del post-it. Evidentemente il rumore della sedia aveva svegliato Pongo e molto probabilmente nel ritrovarsi davanti la sanguinaria fidanzata del suo padrone come prima cosa non era stato un buon risveglio per lui.

“Oh, non lamentarti cagnaccio, anche io avrei preferito non ritrovarmi sola con te” gli disse, riservandogli un’occhiata ammonitrice.

Intanto però aveva cambiato di nuovo direzione e, dopo aver afferrato con un po’ di riluttanza la ciotola del cane, la riempì di croccantini per poi posarla davanti a lui. Pongo esitò per un po’ e lentamente alzò lo sguardo verso di lei, mostrando chiaramente la sua diffidenza; ma alla fine convinto dall’espressione sincera sul volto della donna o molto più probabilmente vinto dalla fame, annusò per qualche istante il cibo e finalmente iniziò a mangiare.

“Non sei morto, visto?” chiese retoricamente Crudelia, leggermente seccata. “Non l’avrei fatto in modo così plateale in ogni caso…

Dopo aver lanciato un’ultima occhiata al cane, potè finalmente dedicarsi anche alla sua colazione. La lemon cheese cake era buonissima come sempre e nonostante la mangiasse praticamente ogni giorno ormai ancora non se ne era stancata e inoltre si sposava benissimo con il caffè freddo a suo parere. L’unica cosa che mancava in quella scena era la presenza di Archie: quelle due settimane avevano spazzato via l’abitudine di un’intera vita di fare colazione da sola o, meglio, di non fare colazione affatto. Tuttavia si ritrovò a ricredersi anche su quel punto.

Archie non c’era, ma ciò non significava che in quel momento era da sola.

Infatti, mentre era già arrivata a metà fetta, sentì improvvisamente qualcosa posarsi sulle sue gambe e con enorme sorpresa si accorse che quel qualcosa era proprio Pongo.

“Che accidenti vuoi? Sono stata buona quindi non c’è bisogno di mordermi adesso!”

Ma questa non era affatto l’intenzione del dalmata; quando protese infatti il muso verso la mano della donna, invece di morderla, iniziò a leccargliela in un’inaspettata e quasi paradossale manifestazione d’affetto. Crudelia spalancò gli occhi incredula e rimase per qualche istante a fissarlo senza avere neppure la forza di ritrarre la mano. Un’espressione di disgusto si andava formando intanto sul suo viso, ma anche stranamente un imprevisto sorriso, tanto che alla fine fu questa strana sensazione di dolcezza a dominare e a portarla addirittura ad accarezzarlo.

“Ci rendiamo conto di come sono diventata?” chiese a sé stessa, scuotendo leggermente la testa con aria sconsolata, senza però spostare lo sguardo dal cane.

Si era trasferita in una cittadina insignificante, aveva iniziato una relazione con un ex grillo parlante, aveva cominciato a fumare di meno, a mangiare di più e a bere… beh a bere anche cosa analcoliche. E adesso addirittura stava accarezzando un dalmata invece di scuoiarlo vivo!

Tutto questo era davvero disgustoso. Ma non le importava, perché si sentiva disgustosamente felice.

 

 

 

 

 

NDA:

Ed eccoci arrivati, con l’ennesimo clamoroso ritardo, all’epilogo! Devo dire di sentirmi un po’ triste nel porre la parola fine a questa storia, ma anche soddisfatta, perché mi sono divertita molto nel seguire questi due personaggi così diversi e portarli insieme ad un insolito happy ending XD Ma molto probabilmente tornerò a scrivere su questa strana coppia, soprattutto adesso che ho una nuova visione di Crudelia. A tal proposito, volevo ricordare che ho iniziato a scrivere questa storia prima del secondo arco della quarta stagione e quindi la mia Crudelia è diversa in molti aspetti da quella del telefilm: diverso rapporto con i cani, niente poteri, niente mariti precedenti e soprattutto niente darlings ahahah

Qualche parola per la scelta dell’epilogo: so che molto probabilmente non era quello che vi aspettavate, ma volevo lasciare una piccola visione del cambiamento di vita di Crudelia e anche dare una chiusura al rapporto con Pongo ;)

In ogni caso spero che vi sia piaciuto leggere questa fan fiction tanto quanto sia piaciuta a me scriverla. Ringrazio tantissimo chi ha seguito, messo tra i preferiti/ricordate e recensito, spingendomi a continuare. Mi piacerebbe ricevere un vostro ultimo parere:)

Alla prossima,

LadyPalma

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