Let me burn in your eyes

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

 

 

Riley stava seduta tra i Candidi, rigirandosi nervosamente una ciocca di capelli tra le dita sottili. Christina, al suo fianco, le lanciò un’occhiata.

- Nervosa? –

- Perché sto per fare una scelta che condizionerà tutta la mia vita? No, perché dovrei? – ironizzò.

- Oh, non lo so proprio, male che vada potremmo sempre diventare delle Escluse; credo che saremmo affascinanti anche vestite di stracci – le resse il gioco.

Riley rabbrividì, sforzandosi di non darlo a vedere.

Probabilmente la sua vera paura, più che lasciare la Fazione che per sedici anni era stata la sua casa, era quella: non essere abbastanza in gamba per appartenere alla Fazione che aveva scelto.

- Hai una vaga idea di dove si trasferiranno quei tre? – chiese poi, cambiando argomento e lanciando un’occhiata in direzione di Satana e dei suoi fedeli seguaci.

Satana, come lo chiamava lei da praticamente tutta la vita, rispondeva al nome di Peter Hayes. Con i suoi capelli corvini e gli occhi verde scuro, quel genere di tonalità che a prima vista poteva essere scambiata per un nero o un marrone molto scuro, il fisico asciutto e il volto angelico, era la riprova che il Male … sì, quello con la M maiuscola, assumeva talvolta forme inconsuete.  

- Sicuramente non nei Pacifici. –

Rise. Già, Peter era la quintessenza del pessimo carattere.

- Non credi che … - cominciò, ma il sospetto era troppo tremendo per concludere la domanda.

Christina inorridì. – Spero proprio di no. –

La voce di Marcus Eaton riecheggiò nel silenzio della sala.

- Peter Hayes. –

Lo osservarono scendere le scale a passo sicuro, afferrare il coltello che il Capofazione Abnegante gli porgeva e recidere con decisione il palmo della mano.

Gocce cremisi scivolarono sulla pelle chiara e finirono con lo sfrigolare sui carboni ardenti.

- Intrepidi! –

Lei e Christina gemettero all’unisono. A quanto pareva nemmeno il cambio di Fazione le avrebbe mai liberate da lui.

Marcus riprese l’elenco mentre le ovazioni degli Intrepidi cessavano: - Riley Iron. –

Christina le strinse lievemente una mano, sorridendole con complicità.

Scese i primi gradini lentamente, con passo tremante, e la strada che la separava da Marcus le apparve improvvisamente come terribilmente lunga.

Afferrò il coltello, soppesandolo per un paio di secondi, poi osservò le bacinelle disposte sul tavolo: le pietre grigie degli Abneganti, l’acqua degli Eruditi, la terra dei Pacifici, il vetro dei Candidi … e i carboni ardenti degli Intrepidi.

Respira, Riley, o finirai con lo svenire davanti a tutti. Allora sì che faresti la figura dell’idiota. Una futura Intrepida che sviene davanti alla prospettiva di compiere una scelta … sarebbe proprio un gran bel biglietto di visita.

Prese un respiro profondo, cercando di rilassare le braccia che le erano diventate rigide come cemento. Affondò la punta nella mano sinistra, alla base del pollice, e trasalì leggermente quando la lama penetrò la carne e il sangue prese a scorrere. Lasciò cadere un paio di gocce sui carboni e lo sfrigolio le parve inaspettatamente forte.

Sentì quasi di sfuggita, come se fosse del tutto estranea a ciò che le stava accadendo, la voce di Marcus che dava l’annuncio e gli Intrepidi che si prodigavano nell’ennesima acclamazione di benvenuto.

Uno dei ragazzi si alzò, stringendole la mano e lasciandole il posto accanto a Peter. Si scambiarono un’occhiata e Riley non poté fare a meno di storcere il naso mentre lo guardava male.

- Ehy, rossa. –

- Ehy, Satana. –

- Sbaglio o sei più pallida del solito? Sembra che tu stia per svenire – la punzecchiò.

- Io invece penso che se non quindi la bocca finirò molto presto con il prenderti a calci sui denti – soffiò minacciosa.

Purtroppo non ottenne la reazione sperata, perché Peter scoppiò a ridere come se non avesse mai sentito nulla di più divertente.

- Vorrei proprio vedere come pensi di riuscirci … Ehy, mi stai ascoltando? –

No, non lo stava ascoltando, perché in quel momento verso di loro si stava dirigendo un altro trasfazione. Era un ragazzo alto, dalle spalle larghe e il fisico asciutto, con una chioma color dell’oro puro e occhi dello stesso azzurro del cielo primaverile; indossava la divisa degli Eruditi ed era il ragazzo più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita.

Per colpa di Peter, però, non era riuscita a sentire il suo nome.

- Oh, sta’ zitto – sbuffò.

Cogliendo la direzione del suo sguardo, Peter emise un verso schifato. Ragazze, bastava un bell’imbusto biondo per mandarle fuori di testa. Neanche fosse stato l’unico ragazzo sulla faccia della terra.

Il nuovo arrivato sorrise all’indirizzo di Riley, sedendole accanto, e le tese una mano: - Edward, piacere. –

La strinse, sorprendendosi nello scoprire quanto fosse inaspettatamente morbida e liscia la sua pelle. Era piacevole starvi a contatto e se  fosse dipeso da lei non avrebbe più mollato la presa. – Riley, piacere mio. –

- Lei invece é Myra, la mia ragazza – aggiunse, indicando la ragazza al suo fianco.

Si scambiarono un cenno di saluto.

Quindi era già fidanzato. Certo, uno così di sicuro faceva strage di cuori ovunque andasse, e lei era anche terribilmente carina come se ciò non bastasse.

Sentì Peter trattenere una risata fragorosa e gli rifilò una gomitata nello stomaco.

- Oh, che peccato, il bell’imbusto ha già la fidanzatina – la schernì.

- Ti odio. –

- La cosa é reciproca, rossa. –

Dopo che anche Christina e un’Abnegante dall’aria simpatica, le sembrava si chiamasse Beatrice, si furono unite a loro la Scelta ebbe termine e il gruppo d’Intrepidi si alzò in piedi compatto e si lanciò in una corsa senza respiro lungo le scale e poi fuori fino ai piloni che conducevano ai binari del treno.

Riley fece leva sulle braccia, ringraziando mentalmente la ginnastica artistica che aveva praticato e che le aveva permesso di sviluppare una certa resistenza sulle appendici, e riuscì a scalare quella piccola parete velocemente.

Giunse sui binari proprio mentre alle sue orecchie giungeva il fischio del treno in avvicinamento. Si sistemò tra gli Intrepidi,  correndo insieme a loro e cercando di calcolare lo slancio necessario per afferrare la porta del vagone e riuscire a entrare nello scompartimento.

Una volta dentro, si lasciò cadere a terra, la schiena appoggiata contro la parete, e cercò di riprendere fiato.

Si poteva sapere perché gli Intrepidi dovessero fare sempre tutto di corsa?

Christina e Beatrice le sedettero accanto, entrambe a corto di fiato e con l’espressione stordita di chi ancora non riesce a credere a ciò che ha appena fatto.

- È una mia impressione oppure stanno cercando di ucciderci? – chiese Chris.

Beatrice si limitò ad annuire sorridendo, ma il suo sguardo si rabbuiò quando incrociò la sagoma di Peter.

- Magnifico, anche lui é qui – borbottò.

- Lo conosci anche tu? –

Non era raro che Peter attaccasse briga con i membri delle altre Fazioni e da un po’ di tempo a quella parte sembrava prendersela in particolar modo con gli Abneganti. Tutta colpa di quegli stupidi articoli che facevano stampare gli Eruditi e dei quali lei nutriva una scarsissima considerazione.

- Il giorno del test ha cominciato ad accusarci di rubare cibo extra. –

Riley sbuffò. – Tipico di lui, é un vero idiota. –

- Ho come l’impressione che stiate parlando di me -, disse avvicinandosi, - Quindi ci tengo a dirvi che, come ex Candido, non ho problemi nel sentirmi dire le cose in faccia. –

- Pensiamo che tu sia un idiota – lo accontentò, sorridendo sfrontata.

Beatrice rise, imitata da Christina, e il ragazzo parve perdere un po’ della sua baldanza. Poi, quando gli occhi gli caddero sugli abiti di Beatrice, aggiunse: - Una Rigida, eh? Chissà quanto tempo resisterai prima di finire tra gli Esclusi. –

Voltò loro le spalle e raggiunse nuovamente Drew e Molly.

- Secondo voi se lo butto giù dal treno avrò dei problemi con i Capofazione degli Intrepidi? – chiese Riley, assottigliando lo sguardo con espressione omicida.

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccomi con una nuova long, questa volta incentrata sul personaggio di Peter (perché dopo Eric é il mio preferito). Più che altro si parlerà dei fatti di tutti e tre i libri (maggiormente Divergent e Insurgent) e ci saranno naturalmente anche accenni ad altre coppie come la Wistina, la FourTris e la Eriamma (Fiamma/Eric). Spero di avervi incuriositi almeno un po’ e che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

 

Saltare?

Sperava di aver capito davvero male, perché se così non fosse stato si sarebbe confermata la teoria di Christina: gli Intrepidi li volevano tutti morti.

Vide gli iniziati interni prendere lo slancio e lanciarsi per primi con l’espressione sicura di chi ha già fatto cose come quelle un’infinità di volte.

Beatrice e Christina, al suo fianco, avevano gli occhi sgranati e sembravano le inconsapevoli spettatrici di un suicidio di massa. Stabilì che probabilmente doveva essere la stessa espressione che capeggiava sul suo viso.

- E se non saltiamo? – chiese un ragazzo con un filo di voce. Aveva i colori dei Candidi ma non le sembrava di averlo mai visto; tuttavia era un tipo anonimo e perciò poteva benissimo darsi che le fosse sfuggito durante le lezioni. Sembrava addirittura più terrorizzato di loro tre messe insieme. Si chiese come fosse potuto finire tra gli iniziati Intrepidi, non sembrava affatto averne la stoffa.

- Tu che dici? Diventi un Escluso. –

Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere di chi si trattasse. Solo una persona di sua conoscenza aveva l’abilità innata di risultare totalmente sprezzante e assolutamente detestabile al tempo stesso.

Lo vide prendere la rincorsa, rivolgendogli un sorriso di scherno, e aggiunse: - Buona fortuna, Al. –

Al, probabilmente il diminutivo di Albert stabilì, rivolse loro un’occhiata di sfuggita e poi lo seguì. Non si udì alcun tonfo, quindi a quanto pareva entrambi erano atterrati sani e salvi. Peccato, per un attimo la fantasia di Peter spiaccicato sul cemento le aveva attraversato la mente e doveva ammettere che non era affatto male come immagine.

- Stai sorridendo in modo strano … mi fai paura – commentò Beatrice, aggrottando leggermente la fronte.

Christina rise, spiegando: – Quella é la faccia che fa mentre ha fantasie omicide. –

Riley annuì. – Ti capiterà spesso di vederla se continuo a trovarmi tra i piedi Satana. Allora, saltiamo insieme? –

Entrambe le ragazze si dissero d’accordo. Si sistemarono contro la parete dello scompartimento, sfruttando ogni centimetro di terreno su cui prendere la rincorsa.

- Al tre –, disse Christina, - Uno. –

- Due – le fece eco Beatrice.

- E tre. –

La corsa parve durare una frazione di secondo, così come il momento in cui avvertì distintamente il vuoto sotto di sé. Atterrarono una vicina all’altra, rotolando sul cemento e tastandosi il corpo in preda a un coro di risate isteriche.

- State bene? –

Beatrice annuì: - Tutta intera. Chris? –

- Idem. –

- Perfetto. Allora, quando lo rifacciamo? – chiese, una scintilla selvaggia a illuminarle le iridi verde bosco.

- Tu sei pazza – decretò Christina mentre Beatrice, nello stesso istante, ribatteva: - Spero mai più. –

Un urlo riecheggiò alle loro spalle, riportandole alla realtà. Una delle iniziate interne era affacciata dal cornicione e urlava con le lacrime agli occhi. Sul cemento, diversi metri più sotto, c’era il corpo di una ragazza e sotto di esso si allargava lentamente una pozza di sangue. E così essere interni non era sufficiente per superare automaticamente l’iniziazione.

Molti degli iniziati dovettero pensarla allo stesso modo, perché i sorrisi di baldanzosa superiorità che avevano rivolto ai trasfazione per tutta la durata del viaggio erano stati sostituiti da un’ombra di incertezza e sgomento.

- Radunatevi tutti qui, forza. –

La voce che si levò apparteneva a un uomo di colore sulla quarantina, possente e circondato da quell’aura di autorità tipica dei capi.

- Sono Max, uno dei vostri Capofazione, e dietro di me c’è l’ingresso al nostro quartier generale. Se pensate di non essere abbastanza coraggiosi per saltare, questo é il momento di andarsene. –

- Dobbiamo saltare di nuovo? – chiese Riley, attirando l’attenzione su di sé.

Max inarcò un sopracciglio. – Perché, hai qualcosa in contrario? –

Scosse la testa.

- È solo che non pensavo che avrei passato tutta l’iniziazione a saltare di qua e di là come un grillo. Speravo in un po’ più d’azione – ribattè.

L’uomo proruppe in una risata di gola.

- In futuro scoprirai che c’è molta più azione di quanta la maggior parte delle persone riesca a sopportare. –

Poi lanciò un’occhiata in direzione degli interni. – Di norma concediamo ai nostri iniziati di saltare per primi. Chi vuole andare? –

Il silenzio che accompagnò le sue parole fu piuttosto eloquente.

- Vado io. –

Beatrice, facendosi strada con decisione, si avvicinò al cornicione sotto gli sguardo stupiti degli altri iniziati.

Max parve nuovamente divertito, ma non disse nulla e si limitò a scendere per permetterle di prendere il suo posto.

Riley la osservò mentre si sfilava la giacca grigia d’Abnegante e prendeva un paio di respiri profondi. Stava chiaramente cercando di accumulare tutto il coraggio per impedirsi di emettere anche il più piccolo verso.

- Sì, Rigida, toglitela. Anzi no, rimettitela. –

Risate sparse accompagnarono l’affermazione di Peter.

Scambiò un’occhiata con Christina; il messaggio era chiaro: che imbecille.

Poi accadde: Beatrice si lanciò nel vuoto e precipitò in quel buco nero.

Un minuto più tardi, Max annunciò che era tempo che qualcun altro saltasse. Si fece largo proprio come aveva fatto l’amica poco prima e si arrampicò con agilità. Guardò verso il basso, socchiudendo gli occhi alla ricerca di qualcosa che le lasciasse capire cosa ci fosse lì sotto. Acqua? Una rete elastica?

Coraggio, fa’ finta che sia solo uno degli esercizi di ginnastica che hai ripetuto per centinaia di volte in questi anni. Immagina che ci sia un cavallo davanti a te e prendi lo slancio come se stessi per eseguire un volteggio.

Scese dal cornicione, sforzandosi di ignorare le risatine alle sue spalle, e prese la rincorsa. Poggiò le mani sul rialzo in cemento e si catapultò di sotto. Un paio di avvitamenti più tardi avvertì l’impatto della sua schiena con la rete di sicurezza e un fischio d’ammirazione proveniente da un angolo buio.

Afferrò una a caso tra le mani che le erano state offerte per rialzarsi e si ritrovò a fissare il volto dai tratti cesellati di una ragazza che non poteva avere che una manciata di anni più di lei.

- Come ti chiami? Pensaci bene, perché una volta scelto non potrai cambiarlo – aggiunse, sorridendole amichevolmente.

- Riley. Mi chiamo Riley. –

L’Intrepida annuì, - Benvenuta tra gli Intrepidi –, poi si rivolse alla platea al buio: - Seconda a saltare: Riley. –

Le posò una mano sulla spalla, indirizzandola verso Beatrice, diventata a quanto pareva semplicemente Tris dopo il salto.

- Cos’era quella roba che hai fatto? –

- Un Dungelova: rondata e flic flac in prevolo, poi salto indietro raccolto con due avvitamenti in volo. –

Davanti alla sua espressione perplessa, chiarì: - È un tipo di volteggio, roba da ginnaste. –

- Qualunque cosa fosse, sei stata fantastica. –

Accettò il complimento con un sorriso e insieme attesero l’arrivo del terzo saltatore: Christina. Dietro di lei venne un interno e subito dopo Peter.

Quando anche l’ultima degli iniziati, Molly, ebbe saltato si radunarono in un’anticamera decisamente più luminosa e vennero fronteggiati da tre Intrepidi; tra di loro c’era anche la ragazza che l’aveva aiutata ad alzarsi dalla rete e il ragazzo che Tris le aveva indicato come colui che l’aveva accolta dopo il salto.

- I figli degli Intrepidi con Lauren, i trasfazione con me e Fiamma. –

Gli interni erano una ventina, il doppio di loro, e marciarono compatti dietro alla ragazza dai capelli rasati e le orecchie piene di piercing.

- Io sono Quattro, solitamente lavoro al centro di controllo, ma per tutta la durata dell’ iniziazione sarò il vostro istruttore. –

- Quattro come il numero? – chiese Christina, palesemente divertita.

Effettivamente non era un granchè come nome. Dal modo in cui l’Intrepido la guardò, tuttavia, era chiaro che ci fosse un significato profondo dietro quella scelta.

- Il tuo nome? –

- Christina. –

- Bene, Christina, se avessi voluto sopportare l’insolenza dei Candidi non credi che mi sarei trasferito nella loro Fazione? –

Non aveva alzato la voce, ma per qualche motivo quel tono lieve e pacato risultava molto più inquietante di qualsiasi grido o strepitio.

- La prima cosa che imparerete da me é a stare in silenzio – aggiunse.

- Decisamente non é un simpaticone – borbottò Riley sottovoce.

Tris annuì. – Sembra uno che si prende molto sul serio. –

- A me sembra solo un cretino – replicò Christina, piccata.

- Vacci piano, Quattro, o li traumatizzerai ancora prima che comincino – intervenne l’Intrepida.

I due si scambiarono un’occhiata divertita e Riley dedusse che fossero essere amici.

- Io sono Fiamma; di solito lavoro con i gruppi speciali, ma mi sono offerta come volontaria per bilanciare un po’ l’immane simpatia del mio collega – concluse ironicamente, strappando qualche accenno di risata qui e lì.

 - Faremo un breve giro d’orientamento, poi avrete cinque minuti per cambiarvi e raggiungere la mensa per la cena. –

Compatti come gli interni prima di loro, procedettero lungo i corridoi a passo svelto. C’era così tanto da vedere ed era un ambiente molto diverso dai palazzi di vetro dei Candidi. Il Pozzo, poi, era il centro della vita degli Intrepidi e sembrava brulicare di gente a qualsiasi ora del giorno o della notte. Si respirava un’aria cameratesca che le piaceva.

Il suo buonumore sopravvisse finchè non vide la camerata.

Quattro e Fiamma ridevano sotto i baffi come se sapessero benissimo cosa stava passando per la testa di quei dieci piccoli trasfazione.

- Se i letti vi piacciono, dovete vedere i bagni – rise l’Intrepida.

Uno degli Eruditi, un amico di Edward e Myra, fu il primo ad affacciarsi nella stanza attigua ed esclamò: - State scherzando, spero. –

- Avete cinque minuti per cambiarvi, fate in fretta – si limitò a replicare Quattro, uscendo dalla camerata.

- La brandina in fondo a destra é la più comoda – consigliò Fiamma, quasi distrattamente, e poi lo seguì.

Riley si lasciò cadere su quella consigliata dalla ragazza e dovette ammettere che il materasso era perfetto: né eccessivamente rigido né troppo morbido.

Mentre Tris e Christina si aiutavano a vicenda facendosi scudo con il corpo e si cambiavano velocemente, lei calciò via le scarpe e cominciò a spogliarsi come se niente fosse.

Aveva tre fratelli a casa che non sembravano conoscere il significato della parola privacy e pertanto lo stare in intimo davanti a qualcuno non la scandalizzava affatto. Del resto era né più né meno ciò che si vedeva quando si indossava un costume da bagno.

Mentre finiva di infilarsi i pantaloni della divisa, notò con la coda dell’occhio che Drew e Peter la osservavano con aria alquanto interessata.

- Dove la nascondevi tutta quella roba, rossa? –

Raccolse una delle scarpe da Candida e gliela tirò contro, centrandolo in piena fronte e facendogli emettere un gemito di dolore.

Christina e Tris ridacchiarono.

Mentre sostituiva la camicia bianca con la canottiera nera, si sentì nuovamente osservata. Stava giusto per recuperare anche l’altra scarpa e tirarla nuovamente contro Peter quando si rese conto che non si trattava di lui.

Gli occhi che la osservavano erano azzurri e vennero distolti non appena il suo proprietario si rese conto di essere stato colto in flagrante.

Trattenne un sorrisetto compiaciuto e nascose il volto contro la canottiera per un tempo decisamente superiore a quanto fosse realmente necessario.

Sapeva che non avrebbe dovuto essere contenta di aver attirato l’attenzione di un ragazzo fidanzato, ma il fatto che Edward la considerasse attraente era una bella soddisfazione.

Scacciò quel pensiero: lei non era una di quelle che rubavano i fidanzati alle altre.

Quando ebbe finito di vestirsi e di allacciare gli scarponi, seguì Tris e Christina verso la mensa. L’ingresso ricordava molto quello di una grotta e i tavoli erano occupati quasi interamente.

- Ci sediamo lì? – propose Tris, indicando alcuni posti vuoti accanto a Quattro.

Annuirono, e la bionda si ritrovò gomito a gomito con il loro giovane istruttore.

Riley notò il modo in cui Quattro si era irrigidito quando aveva sfiorato per sbaglio il suo gomito per afferrare la brocca dell’acqua e un pensiero le attraversò la mente: possibile che tra la sua nuova amica e il rigido istruttore ci fosse della tensione … un po’ particolare?

Non ebbe modo di indagare oltre perché in quel momento un Intrepido fece il suo ingresso e portò un silenzio di tomba. Aveva capelli corvini che portava tirati indietro con il gel e che incorniciavano occhi dello stesso colore dell’acciaio; diversi piercing gli adornavano il volto e aveva un paio di tatuaggi sulle braccia possenti lasciate scoperte dalla maglietta a mezze maniche. Osservava ogni tavolo con lo sguardo calcolatore che avrebbe avuto uno squalo.

- Quello chi è? –

- Eric, uno dei Capofazione. –

- Ma é così giovane – considerò Tris, sorpresa.

- Qui non conta l’età. –

Riley annuì. Probabilmente lì contava solo chi le dava di santa ragione a chiunque fosse di passaggio. E quel ragazzo era decisamente abbastanza inquietante da guadagnarsi un ruolo da leader.

Vide Fiamma affiancarlo e far scivolare una mano nella sua. Insieme raggiunsero il loro tavolo e presero posto all’altro lato di Quattro.

- Oh oh, una Rigida. –

Fiamma gli diede un buffetto sulla mano con la forchetta, strappandogli un ghigno divertito. – Si chiama Tris. –

- Ma davvero? Allora, forza, presentamele. –

- Tris, Christina e Riley. –

Le osservò una alla volta con attenzione, soffermandosi su di lei.

- Sei quella del salto di cui parlano tutti? –

- Così pare – replicò, pacata.

- Sono curioso di scoprire se sei davvero così brava o se é stata solo fortuna. –

Poi, come se tutta la sua curiosità fosse evaporata in un istante, spostò gli occhi d’acciaio su Quattro. Dal modo in cui lo guardava non erano decisamente amici … forse rivali?

- Max mi ha chiesto di chiederti cosa combini di recente – esordì.

- Il solito, puoi dirgli che sono contento di quello che faccio. –

- Quindi vuole offrirti un lavoro? –

- Così pare. –

Riley incrociò lo sguardo dell’istruttore e sorride davanti a quella replica. A quanto pareva l’incuranza era la tattica giusta quando si aveva a che fare con Eric.

- E a te non interessa? – insistè.

Fiamma sbuffò. Per loro poteva anche essere qualcosa di nuovo e incomprensibile, ma lei sembrava sapere fin troppo bene di cosa si trattasse. Evidentemente quella era una conversazione che si ripeteva nel tempo da chissà quanto.

- Sono due anni che non m’interessa – confermò.

- Bene, speriamo che lo capisca. –

Eric si alzò, battendo una mano sulla spalla di Quattro in modo fin troppo violento per sembrare un gesto amichevole e rivolse un’occhiata interrogativa all’indirizzo di Fiamma.

- Resto qui a mangiare, devo parlare con Quattro di un paio di cose, ci vediamo dopo – replicò, alzandosi quanto bastava per scoccargli un bacio a fior di labbra.

- Quindi voi due state insieme? – chiese.

Fiamma rise. – Lo fai sembrare come se avessi appena detto di essere la sposa di Satana. –

- Non che ci sia molta differenza tra le due cose – borbottò Quattro, beccandosi una gomitata dritta nelle costole dall’amica.

- Non parlarmi di Satana, ho già il mio personale – replicò, lanciando un’occhiata ostile a Peter che chiacchierava con Drew e Molly.

- Quei due potrebbero diventare migliori amici – convenne Christina.

- Fantastico, ci mancava solo un Eric in miniatura come trasfazione – aggiunse l’istruttore, sempre con il solito tono seccato.

Non riusciva a capire se fosse davvero la sua indole o se stesse semplicemente giocando al “poliziotto cattivo” mentre Fiamma faceva quello “buono”.

Finirono di mangiare in silenzio finchè Tris non lanciò un’occhiata indignata verso la fine della tavolata. Con il senno di poi Riley si disse che avrebbe fatto molto meglio a non voltarsi in quella direzione.

Myra ed Edward erano seduti vicini e si stavano scambiando un bacio appassionato.

Peter colse la sua occhiata e ne approfittò per una delle sue solite uscite: - Voi due, datevi un contegno, o finirete con lo scandalizzare quel terzetto. –

Riley avvampò, distogliendo lo sguardo e tirando indietro la sedia con decisione. Christina e Tris la seguirono mentre usciva a passo di carica dalla mensa.

Quando furono giunte in camerata, Christina prese la parola: - Che succede? Di solito tieni testa a Peter, non scappi via. –

- Ero imbarazzata. –

- Perché? –

- Perché credo che mi piaccia Edward – ammise.

- Ti piace Edward, sul serio? – chiese Christina, sinceramente stupita.
Annuì, sentendo le gote arrossarsi leggermente.
Tris sorrise, scuotendo la testa davanti all’incredulità dell’amica.
- Beh, é un figo – asserì Christina, ripresasi dallo shock.
- Già, un figo che non mi guarda; probabilmente non sa nemmeno che esisto. –
- In compenso qualcun altro non ti toglie gli occhi di dosso – disse la bionda, occhieggiando verso due brandine più in là. Ebbe bisogno di un momento di concentrazione per ricordare chi l’aveva occupata.

Quando l’immagine del suo occupante si materializzò nella sua mente, scosse la testa.
Peter?
No, neanche morta, erano come il diavolo e l’acqua santa.

Christina sembrava essere della sua stessa idea, perché disse: - Peter è contento solo quando le da il tormento, sarà per questo che la osserva in continuazione. –

Riley annuì.

Sì, quella era la spiegazione più logica.

- Beh, dopo questa figuraccia epocale, che ne dite se non metto mai più piede in mensa? – ironizzò.

- Non proprio mai più, solo per i prossimi cento anni – la corresse Christina.

- O forse meno, dipende da quanto vivranno quelli che hanno assistito alla scena – confermò Tris.

- Non siete di alcun aiuto, sappiatelo. –

Continuarono a ridere e scherzare finchè tutte e tre non caddero addormentate sui rispettivi letti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Avrei voluto aggiornare molto prima, ma il computer é stato praticamente requisito da mia madre che doveva lavorare a una presentazione e quindi ho potuto pubblicare solo ora. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi annuncio che in questo momento sto per cominciare a lavorare al terzo (se tutto va bene dovreste averlo domenica sera). Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

 

Un rumore sordo e metallico la strappò da un sogno particolarmente vivido, o forse avrebbe fatto meglio a dire incubo, in cui entrava in sala mensa e tutti ridevano di lei. Aprì gli occhi controvoglia, soffocando uno sbadiglio, e trovò Quattro intento a far tintinnare un oggetto non meglio identificato contro uno dei tubi che distribuivano acqua all’interno del quartier generale.

- Avete cinque minuti per arrivare in sala allenamenti – annunciò quando tutti si furono svegliati.

Recuperò gli scarponi e li infilò controvoglia. Doveva essere l’alba o giù di lì … orari a dir poco assurdi per lei che solitamente dormiva fino a che sua madre non la strappava dal letto per andare a scuola.

Seguì Tris e Christina fuori dalla camerata, camminando intontita, finchè non andò a sbattere contro un petto solido e compatto. Alzò gli occhi, avvampando. Di tante persone era proprio l’unica in cui sperava davvero di non imbattersi: Edward.

- Ehy, terremoto, tutto okay? – le chiese, sorridendo.

Non sembrava affatto consapevole di essere lui il motivo per cui era fuggita la sera precedente.

- Sì, sono tutta intera – assicurò.

Edward scosse la testa, improvvisamente serio, - Mi riferivo a ieri. Sei scappata via dopo che Peter ha fatto quel commento. È un idiota, non dovresti dar retta alle sue prese in giro. –

Annuì.

- Lo so, non gli ho dato peso, ma preferivo uscire prima di spaccargli la faccia – ammise.

Non era poi così lontana dalla verità; aveva davvero provato l’impulso di tirare un bel pugno su quella faccia da schiaffi.

Tris e Christina le si accostarono, prendendola ciascuna per un braccio ed esortandola ad accelerare il passo.

Raggiunsero la palestra giusto in tempo, sistemandosi a semicerchio intorno a Quattro.

Riley lanciò un’occhiata intorno a sé, ma non vide Fiamma da nessuna parte.

Poi, poco prima che l’istruttore cominciasse il suo discorso, l’Intrepida apparve. Aveva le lunghe onde corvine scompigliate e leggermente umide, come se fosse appena uscita dalla doccia, e il volto struccato appariva più giovane rispetto al giorno precedente. Dietro di lei veniva Eric, composto come se fosse sveglio da ore; solo l’espressione vagamente assonnata lasciava intendere che anche lui aveva avuto un risveglio brusco.

- Scusa, Quattro, avete già cominciato? – chiese, ravviandosi un’onda e rivolgendo all’amico un sorrisetto candido e innocente.

- Ti hanno tirata fuori dalla doccia, per caso? – ribattè lui, sorridendo con lieve malizia.

Fiamma si esibì in un sorrisetto malizioso e insieme soddisfatto.

- Più o meno. –

- Facciamo salotto o cominciamo? – li interruppe Eric, appoggiandosi con la schiena contro il muro e incrociando le braccia al petto.

Se il linguaggio corporale denotava l’atteggiamento di una persona, allora il Capofazione era appena entrato in modalità “freddo pezzo di ghiaccio”.

Quattro si schiarì la voce, tornando a voltarsi verso gli iniziati. – Il vostro addestramento si comporrà di tre moduli; i primi due sono di tipo fisico, il terzo mentale. Verrete portati in tutti e tre i casi fino al punto di rottura. Verrete addestrati separatamente dagli interni, ma la classifica sarà unica. Al termine di ogni modulo due di voi verranno eliminati. –

A quelle parole un lieve mormorio si diffuse tra loro.

Riley alzò una mano, chiedendo il permesso di parlare.

- Sì? – la incoraggiò Fiamma.

- Quindi ci saranno sei eliminazioni? –

- Quattro tra di voi e quattro tra gli interni. Al termine del terzo modulo solo i primi dieci della classifica finale diventeranno membri effettivi – chiarì.

Molly diede voce ai pensieri di tutti loro. – Che cosa?! –

- E gli altri che fine faranno? – chiese nello stesso momento Al.

- A casa non potete tornare, quindi diventerete Esclusi – ribattè Eric. Dal modo in cui lo guardava si capiva quanto ritenesse stupida la domanda.

- Ma nessuno ce l’ha detto. Avreste dovuto informarci di questa nuova regola – protestò Christina.

Riley capì che aveva detto la cosa più sbagliata che potesse dire nel momento in cui gli occhi d’acciaio del Capofazione la fulminarono con un’occhiataccia.

- Perché, non ci avresti scelto se l’avessi saputo? Se siete dei veri Intrepidi non v’importerà di fallire. Voi avete scelto noi, adesso noi scegliamo voi – concluse glaciale.

Poi armeggiò con una cartellina che portava sottobraccio e scorse la lista dei nomi con la fronte aggrottata.

- Vediamo un po’ che sapete fare. Prima a saltare e ultima a saltare, sul ring. –

Molly era un bestione di ragazza e, a confronto con Tris, sembrava ancora più imponente. Riley strinse piano la spalla dell’amica, attirandone l’attenzione.

- Buona fortuna, Tris. –

L’ex Abnegante annuì e s’incamminò con passo incerto verso il ring su cui si era già sistemata la sua sfidante.

- Prima che faccia notte, Rigida – borbottò Eric, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Fiamma.

- Fino a quando combattiamo? –

- Finché una di voi non va ko o si arrende. –

Eric scosse la testa. – Quelle erano le vecchie regole, Quattro. In base alle nuove, nessuno si arrende. –

Nessuno poteva arrendersi?

Stava davvero dicendo che avrebbero dovuto continuare a infierire contro il loro sfidante finchè uno dei due non avesse perso i sensi? Ma dove accidenti era andata a finire?

Le sue perplessità, tuttavia, vennero scacciate dalla voce di Eric che dava inizio al combattimento: - Forza, cominciate. –

Si concentrò sullo scontro, sforzandosi di esaminare con attenzione ogni mossa che compivano le due ragazze. A tutte le ginnaste veniva insegnato, fin dai primi giorni, a non perdere di vista il minimo dettaglio quando veniva eseguito un esercizio. Un combattimento poteva facilmente essere esaminato con la stessa freddezza se si escludevano i sentimenti.

Notò che Tris era veloce mentre Molly si muoveva in modo lento e macchinoso; tuttavia la bionda era un esile giunco paragonata a quella montagna di carne. Tris tentò un primo, timido, affondo. Molly lo schivò, le bloccò il braccio e le assestò un pugno sul volto, centrandola in pieno sullo zigomo destro.

Un gemito sofferente abbandonò le labbra sottili di Tris prima che tentasse un nuovo assalto. Anche questo non andò a segno e venne ricompensato da una poderosa ginocchiata che le mozzò il respiro.

Tris cadde indietro come una bambola inerte e Quattro mise immediatamente fine allo scontro.

Fiamma la tirò su come se non pesasse nulla, sorreggendola e scortandola verso la panchina più vicina.

La vide porgerle una sacca di ghiaccio compresso e una bottiglietta d’acqua mentre le raccomandava di restare ferma e tranquilla fino alla fine degli scontri.

- Penoso – stabilì Eric, annotando un punteggio sulla cartellina, - Riley e Myra, tocca a voi. –

Myra appariva ancora più delicata di Tris e assolutamente impaurita. Si chiese se avesse scelto gli Intrepidi solo perché voleva rimanere accanto a Edward. In tal caso aveva commesso un errore madornale: non sarebbe mai riuscita a passare il primo modulo, era evidente.

Si sistemarono sul ring e attesero che Eric desse loro l’inizio. Le girò attorno, esaminandola come avrebbe fatto con un’atleta rivale, e mosse la gamba in un rapido calcio rotante che la colpì a un fianco.

Myra boccheggiò, il bel viso trasfigurato in una maschera di dolore.

E dire che non aveva neanche colpito con forza.

Un lieve pugno sullo zigomo la mandò ko.

- Patetico. Qualcuno me la tolga da davanti. –

Riley si chinò a prenderla per mano, sollevandola senza sforzo. Ne osservò gli occhi nocciola, rivolgendole un sorriso di scusa. – Non volevo farti male. –

- Non é colpa tua, non avevo mai fatto a botte prima d’ora – replicò l’Erudita.

Si trattenne dal dirle che era evidente. Insomma, perché non era rimasta immersa nei suoi libri oppure si era trasferita nella beatitudine dei Pacifici?

Gli scontri proseguirono vedendo affrontarsi Peter e Will, Al ed Edward ed infine Christina e Drew.

Fiamma armeggiò con un telecomando che fece apparire la classifica provvisoria sulla schermata luminosa nell’angolo. – Avvicinatevi. Qui troverete la classifica costantemente aggiornata. Se vi trovate sotto la linea rossa alla fine del modulo siete fuori. –

Riley fece scorrere lo sguardo sulla lista di nomi. Ai primi posti c’erano Edward e Peter, poi lei e Christina, Molly, Will, Al, Tris, Drew e Myra.

Non era niente male per essere solo il primo giorno, ma sapeva che i combattimenti a seguire non sarebbero stati neanche lontanamente facili come quelli. Edward e Peter erano vere e proprie macchine da guerra e anche Will e Al se la cavavano piuttosto bene. Senza contare poi tutti gli interni che facevano a botte da quando avevano imparato a camminare. Conquistare un posto nella Fazione non sarebbe stata una cosa semplice, ma era determinata a  riuscirci.

- Adesso sparite, ne ho abbastanza di voi per un solo giorno. Ci vediamo domani alla stessa ora, e spero davvero di vedere qualcosa di meno ridicolo. –

Mentre uscivano dalla palestra, mormorò: - Certo che é proprio mister simpatia. –

- È il più giovane Capofazione che gli Intrepidi abbiano avuto da anni. Anche io al suo posto me la tirerei – ribattè Will, massaggiandosi la mandibola con aria sofferente.

- Dovresti metterci del ghiaccio – gli fece notare Christina, premurosa.

Riley ghignò. A quanto pareva la sua amica era piuttosto interessata a quel tipo. L’aveva già intuito quando l’aveva vista serrare le labbra con forza durante il suo combattimento con Peter, ma adesso ne aveva la conferma.

- Ucciderei per una doccia – sospirò, non appena entrarono in camerata.

- Ah sì? Beh, se vuoi compagnia devi solo chiedere – rise Peter.

- Lo stesso vale per te. Se vuoi un occhio nero, chiedi e sarai accontentato. –

Recuperò un cambio e un telo, incamminandosi verso i bagni. Christina e Tris si sistemarono all’ingresso delle docce per impedire a chiunque di sesso maschile di venire a curiosare.

Lasciò scorrere l’acqua finchè non divenne calda e chiuse gli occhi sotto il getto. La cosa positiva era che i tubi che conducevano l’acqua erano riscaldati e perlomeno nessuno sarebbe mai stato costretto a una doccia gelida. Mentre sentiva l’acqua correrle lungo il corpo, emise un sospiro rilassato. Sembrava che oltre al sudore anche lo stress stesse scivolando via.

Riemerse in una nuvola di vapore,  indossando i vestiti puliti e stringendo la chioma rossa in uno chignon alto e sbarazzino.

Diede il cambio a Tris e attese pazientemente che entrambe le amiche finissero di lavarsi e cambiarsi.

Poi, mentre erano sdraiate sulle rispettive brandine, venne colta da un lampo d’ispirazione. Saltò su come un grillo, euforica.

- Ho un’idea. Perché non ci andiamo a fare un tatuaggio? –

Christina annuì all’istante, raggiante.

- Ci sto – approvò Tris.

Al e Will, seduti poco distanti, si voltarono verso di loro.

- Volete compagnia? – chiese l’ex Erudito. La domanda era apparentemente rivolta a tutte, ma i suoi occhi guardavano solo Christina.

- Certo. Dove mi consigli di farlo? – chiese, sorridendogli in un misto di innocenza mista a malizia.

Will percorse il suo corpo con lo sguardo, soffermandosi leggermente in corrispondenza della curva dei fianchi e di quella del seno. Poi tornò a guardarla in volto. – Ovunque preferisci. –

Riley diede di gomito a Tris, roteando gli occhi.

- Sono carini – le sussurrò lei in risposta.

- Sono vomitevoli – la corresse.

Così, lasciando che  Will e Christina li precedessero per dar loro un po’ di privacy, si incamminarono verso il Pozzo.

Trovare il negozio di Tori fu facile dal momento che era il più affollato.

Sulla soglia stava Fiamma, una benda a coprirle il nuovo tatuaggio, appoggiata come se niente fosse contro il corpo statuario di un Intrepido. Osservandolo con attenzione, scoprì di averlo già visto. Erano passati tre anni dall’ultima volta, ma il figlio di Jack Kang non era mai stato uno che passava inosservato. Lei poi l’aveva visto spesso in casa sua, visto che i suoi fratelli maggiori erano stati suoi amici durante la scuola.

- Primo tatuaggio? – chiese proprio quest’ultimo, sorridendo in modo rilassato e amichevole.

- Già. Richard Kang, giusto? –

Annuì, storcendo le labbra sottili in un’espressione di comico disgusto.

- Qui sono solo il Capofazione Richard, niente cognomi né parentele scomode. –

Poi la osservò con più attenzione, socchiudendo gli occhi scuri, - La piccola furia rossa? Riley Iron? –

- Già, anche se non sono più tanto piccola. –

- Sì, lo vedo. –

Si sforzò di non arrossire, ma davanti a quel sorriso sghembo e insolente era una battaglia persa in partenza.

Fiamma gli diede una spallata amichevole. Avevano un atteggiamento molto rilassato e questo la indusse a pensare che anche l’Intrepida provenisse dalla loro Fazione.

- Forza, Casanova, Eric ci aspetta. –

- Già e nessuno vuole far aspettare più di tanto il tuo inquietante ragazzo – convenne. Le passò accanto, scompigliandole i capelli, - Ci vediamo in giro, piccoletta. –

Rimase ferma dov’era, osservandolo allontanarsi. Rivederlo le aveva causato una fitta acuta di nostalgia perché per un attimo aveva pensato che voltandosi avrebbe finito con il vedere i suoi fratelli poco distanti da lì.

Tris la scrutò con attenzione, percependo il suo disagio.

- Che ti succede? –

Scosse la testa. – Nulla; é una cosa stupida ma per un attimo ho pensato di trovarmi ancora tra i Candidi e di essere circondata dai miei fratelli. –

- Non é stupido. Sai, anche io spesso ripenso alla mia famiglia. –

Già, ricordò, suo fratello aveva scelto gli Eruditi.

Scacciò la malinconia. Non poteva permettersi di crollare, non lì né mentre affrontava la prima fase dell’iniziazione. Li avrebbe rivisti durante la giornata delle visite, poco ma sicuro.

- Forza, andiamo a fare questo tatuaggio. –

Entrarono nello studio proprio mentre Christina mostrava a Tori il tatuaggio che aveva scelto e si accomodava sulla poltroncina. L’Intrepida alzò lo sguardo dalla sua postazione e sorrise loro.

- Avete già stretto amicizia, eh? Bene, l’iniziazione é dura e avere delle persone su cui contare vi aiuterà ad affrontarla. –

Poi tornò taciturna e cominciò a concentrarsi sul suo lavoro.

Riley passeggiò tra i disegni esposti, osservandoli con attenzione e cercando di trovare il più adatto. C’erano tribali, maori, strani animali stilizzati e i simboli delle Fazioni. Però non c’era nulla che la attirasse particolarmente.

Tris le mostrò il disegno che aveva scelto: tre cornacchie.

Non ne capì il significato, ma era evidente che per lei fosse molto profondo e personale, perciò decise di non indagare.

- Tu cosa hai scelto? –

- Credo che farò una frase, una cosa che mi ripeteva spesso mio padre. Penso di farmela tatuare qui – rispose, indicando la scapola destra.

Quello che non ti uccide ti rende forte. Quello che non ti uccide ti rende una combattente.

Decise che quello sarebbe diventato il suo mantra personale. Lo trovava adatto agli Intrepidi e alla vita che conducevano.

Tori terminò di tatuarli tutti poco prima dell’ora di cena così decisero di non tornare in camerata ma di fare una passeggiata tra i negozi gestiti dai membri ufficiali della Fazione. Christina voleva un top nuovo e lei aveva visto in una vetrina un abito incredibile. Per giunta era verde, il suo colore preferito, e tra i Candidi non avrebbe mai potuto indossare una cosa tanto sgargiante e seducente.

- Devi almeno provarlo – stabilì Chris, irremovibile.

Alla fine, praticamente trascinata dentro al camerino dalle amiche, si ritrovò con quel vestito striminzito addosso.

Uscì, facendo una piroetta per permettere loro di osservarne ogni angolazione.

- Stupenda – decretò Tris, mentre anche la commessa annuiva con convinzione.

- Non é un po’ troppo? –

- Non essere ridicola. È perfetto e sembra fatto apposta per te. –

Si osservò allo specchio, pensierosa.

Il riflesso che le veniva restituito era quello di una giovane donna seducente e sicura di sé. Non appariva pallida come le succedeva quando indossava la tenuta nera, anzi si sposava alla perfezione con i suoi capelli rossi e gli occhi verde bosco.

- D’accordo, lo prendo – decise.

Uscirono dal negozio in un gruppo compatto, raggiungendo la sala mensa giusto in tempo per assistere a un siparietto tra un iniziato interno e quello che doveva essere suo fratello maggiore. Entrambi avevano la carnagione scura e un volto affascinante; forse, a suo personale giudizio, il più piccolo era leggermente più attraente.

- E dai, Zeke, non combineremo casini – promise, sfoderando uno sguardo da cucciolo supplichevole.

- No, Uriah. Tu e questi marmocchi siete incontrollabili e questa é una festa riservata a poche persone. –

- Una volta eri divertente, Ezekiel, adesso invece sembri un vecchietto. –

- Io sono sempre divertente. –

- No, sei n – o – i – o – s – o – scandì.

- Ci rinuncio -, sospirò, - Chiedi direttamente al festeggiato. –

Come se non avesse aspettato altro che quel momento, Uriah si voltò con un movimento fluido e fronteggiò Richard.

- Allora, Rich, possiamo? – accompagnò il tutto con un sorrisetto speranzoso.

Richard alzò gli occhi al cielo, divertito, - D’accordo, ma cercate di non combinare troppi danni o Max esigerà la testa di tutti i presenti. –

Poi si voltò verso di loro, afferrando Riley per un braccio e impedendole di entrare in mensa. – Piccoletta, spero che tu e le tue amiche abbiate dei vestiti adatti perché questa sera siete invitate alla festa più spettacolare dell’ultimo millennio. –

Già, il suo compleanno, se n’era completamente dimenticata.

- Abbiamo appena fatto shopping, quindi direi che siamo più che pronte. –

Venne ricompensata da un sorriso solare.

Dopotutto una festa era proprio quello che ci voleva per distrarla da quella strana malinconia che l’attanagliava.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Il concetto di festa che avevano gli Intrepidi era alquanto differente da quello di tutte le altre Fazioni. Riley lo capì non appena ebbe messo piede sul tetto. Gli invitati erano circa una cinquantina, non esattamente il numero che lei intendeva con “poche persone”, e una quindicina di questi erano iniziati. L’età oscillava approssimativamente tra i sedici e i ventun’anni. Persino Quattro, che non era certo l’anima della festa, era presente e se ne stava seduto sul cornicione insieme a Zeke e a un paio di altri Intrepidi. Richard teneva banco vicino al mini bar con un drappello di Intrepide che sembravano mangiarselo con gli occhi.

Gli iniziati interni se ne stavano vicino a un paio d’Intrepide, che avevano chiaramente una relazione visto che erano spalmate l’una addosso all’altra, e il Capofazione Reaper stava armeggiando con l’impianto stereo con l’aiuto di un paio di altri ragazzi.

- Ehy, ci siete anche voi. –

Fiamma, stretta in un mini abito color zaffiro che le stava d’incanto, ancheggiò sui tacchi alti fino a loro e rivolse un cenno di saluto a tutti i presenti.

- Già, Richard ha esteso l’invito a tutti i trasfazione, anche se non possiamo fare troppo tardi visto che domani abbiamo gli allenamenti – concluse con un sospiro rassegnato.

- Oh, io me la prenderei comoda se fossi in voi – rise, accennando a Quattro.

Effettivamente, ora che ci faceva caso, l’istruttore sembrava decisamente brillo. E dire che non erano ancora neanche le dieci.

- Ehy, Tris – esclamò proprio quest’ultimo, saltando giù dal cornicione e incamminandosi verso di loro.

Tris si fece avanti, evidentemente sorpresa.

- Quattro. –

- Non sapevo che ci saresti stata anche tu. –

- Già … Richard ci ha invitati – spiegò, giocherellando con una ciocca bionda.

Riley l’aveva osservata abbastanza da sapere che compiva quel gesto solo quando era nervosa. Che fosse la vicinanza e l’inaspettato interesse di Quattro a farla sentire in quel modo?

- Sei carina, Tris. –

Quattro si era chinato a sussurrarglielo all’orecchio, ma Riley era abbastanza vicina da sentirlo lo stesso.

Ah, adesso si che ne avrebbero viste delle belle.

Tris la sorprese non arrossendo. Eppure avrebbe detto che era una di quelle ragazze che si imbarazzavano davanti alla dichiarazione di un ragazzo.

- E tu sei ubriaco, Quattro – rise in risposta.

L’istruttore si accigliò, poi rise a sua volta, - Sì, forse un po’. –

- Allora fammi un favore, stai alla larga dal cornicione – concluse, sorridendogli e poi voltandosi in una sventagliata di lisci e lunghi capelli.

- Agli ordini – le gridò dietro.

Trovarono un angolo tranquillo in cui sistemarsi e Will, sorridendo con un pizzico d’imbarazzo, chiese a Christina se aveva voglia di ballare con lui. Ottenuta una risposta affermativa, sorrise soddisfatto e la prese per mano, trascinandola in mezzo alla pista.

Al annunciò che andava a fare quattro chiacchiere con Uriah e gli altri interni, così lei e Tris si ritrovarono da sole, circondate da perfetti sconosciuti.

- Ci buttiamo nella mischia? – propose.

- D’accordo. –

Si fecero largo fino a un punto un po’ meno affollato. La canzone che in quel momento pompavano le casse era ricca di bassi e forniva un sound cupo e tenebroso, proprio il genere che preferiva. Chiuse gli occhi, lasciando che il suo corpo perdesse ogni inibizione e cominciasse a muoversi a tempo. Li riaprì solo per vedere Tris che cercava d’imitarla … in modo piuttosto maldestro tra l’altro.

Le posò una mano alla base della schiena, attirandola contro di sé finchè i loro corpi non furono quasi uniti.

- Ti faccio vedere come si fa, rilassati – le ordinò.

I primi secondi furono imbarazzanti, perché Tris rimaneva rigida come un pezzo di legno nella sua stretta, ma quando cominciò a sciogliersi fu tutta un’altra cosa. Sembravano in simbiosi, muovendosi leggiadre e sensuali mentre cavalcavano le note.

Un coro di fischi provenienti dal gruppo d’Intrepidi che stavano vicini alle casse le raggiunse, manifestando il loro apprezzamento per quella vista.

Risero, allontanandosi e avvicinandosi sempre più rapidamente. Ormai avevano trovato il giusto ritmo e la danza era diventata divertimento allo stato puro.

Si separarono quando il gruppo si avvicinò, ballando in cerchio attorno a loro, e uno dei ragazzi le posò le mani sui fianchi, attirandola a sé.

Aveva i capelli tagliati molto corti, la qual cosa rendeva impossibile capirne con esattezza il colore, e gli occhi di un blu abbagliante. Sorrideva sfrontato e sembrava fin troppo sicuro di sé e del suo fascino. Stimò che doveva essere coetaneo di Reaper, perciò se non li aveva già era sicuramente in procinto di compiere i ventun’anni. Decisamente troppo grande per lei.

- Sono Ross – si presentò, chinandosi maggiormente su di lei per sovrastare la musica.

- Riley. –

- Trasfazione? –

Annuì.

- Ti va se ci spostiamo in un posto un po’ più tranquillo? Qui c’è troppo casino – aggiunse.

Riley inarcò un sopracciglio, beffarda.

Il fatto che avesse sedici anni gli faceva pensare che non capisse il significato di quella richiesta? Illuso.

- Veramente sono con la mia amica -, accennò a Tris poco distante che era stata raggiunta da Al, - Perciò devo rimanere con lei. –

Ross le rivolse un sorriso accattivante: - Sono sicuro che non se la prenderebbe se la lasciassi sola per un po’. –

- Io invece non ci giurerei. –

- Non riesco proprio a convincerti, eh? Ti assicuro che non sono un cattivo ragazzo. –

Il fatto stesso che stesse insistendo così tanto implicava che non era affatto un bravo e dolce ragazzo come stava provando a farle credere.

Conosceva il tipo: una notte di sesso e poi arrivederci e grazie.

- Ah, sei qui, ti stavo cercando. –

Edward la raggiunse, passandole un braccio intorno alla vita e attirandola a sé. Fu un gesto molto possessivo così come l’occhiata con cui fulminò Ross non aveva nulla di amichevole.

Riley, reggendogli il gioco, posò la testa sulla sua spalla e aderì maggiormente a lui.

- Stavamo facendo due chiacchiere. –

- Già, ma adesso immagino vogliate restare da soli – aggiunse in fretta Ross, alzando le mani in segno di resa.

- Sì, infatti – confermò Edward, glaciale.

Quando Ross fu abbastanza lontano, Riley si separò da lui controvoglia e gli sorrise. – Grazie per il tuo aiuto, ma avevo tutto sotto controllo. –

- Ne dubito, ti stava troppo addosso. –

Gli importava che un ragazzo le stesse troppo addosso? Perché, era semplice cavalleria oppure un pizzico di gelosia?

- Potevo cavarmela da sola, ma grazie. Myra? –

- È tornata in camerata insieme a Molly, era stanca. –

- Quindi é questo che fai quando la tua ragazza non c’è: salvi donzelle in difficoltà? – ironizzò.

- Già, hai scoperto il mio segreto -, rise, - Comunque mi piace il tuo vestito, terremoto. –

- Grazie. –

Dannazione, doveva proprio cambiare parola oppure gli sarebbe sembrata una cretina incapace di spiccicare parole che non fossero ringraziamenti.

La musica cambiò, giungendole in aiuto.

Riconobbe l’attacco all’istante. Era stata la sua personale colonna sonora per l’estate precedente, l’ultima che aveva trascorso con la sua famiglia.

- Oh, questa canzone. –

- Che c’è, non ti piace? –

- La amo. Mi fa venire voglia di ballare. –

Edward sorrise. – Dovresti farlo. –

- No, fidati. –

- Perché, sei una pessima ballerina? –

Scoppiò a ridere. No, non era decisamente quello il problema.

- No, sono una ballerina eccezionale, ma se mi vedessi ballare poi ti metteresti a seguirmi ovunque come un cagnolino. Sarebbe imbarazzante per entrambi. –

Diciamo che più che imbarazzante sarebbe un problema spiegare a Myra perché ti sei strusciata addosso al suo ragazzo mentre lei era in camerata a riposarsi.

Già, anche quello era vero.

- Penso che correrò il rischio. –

Scosse la testa.

Stava cercando di fare la cosa giusta, ma Edward non l’aiutava affatto.

- Non penso sia il caso. Credo che dovresti andare dalla tua ragazza. –

Le rivolse uno sguardo deluso, ma annuì. – Già, forse hai ragione. –

Sì, aveva ragione ed era una perfetta cretina, pensò mentre lo osservava allontanarsi e rientrare nel quartier generale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’aggiornamento. Spero che questo capitolo (chilometrale) vi sia piaciuto e che vogliate lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

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