The tattoo shop.

di imunfjxable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First tattoo. ***
Capitolo 2: *** Second tattoo. ***
Capitolo 3: *** Third tattoo. ***
Capitolo 4: *** 4. Dinner ***
Capitolo 5: *** 5. Ryan's tattoo ***
Capitolo 6: *** Fourth tattoo ***
Capitolo 7: *** Her tattoo. ***
Capitolo 8: *** Guy. ***
Capitolo 9: *** I don't wanna get hurt. ***
Capitolo 10: *** Sixth tattoo. ***
Capitolo 11: *** Seventh tattoo. ***
Capitolo 12: *** VMA ***
Capitolo 13: *** Eight tattoo (epilogue) ***



Capitolo 1
*** First tattoo. ***


1. First tattoo.

 

                                                                                                                  

 

 

New York di mattina è un'altra città. Tutti la conoscono per la Statua della libertà o l'Empire State Building; ma avete mai provato a camminare per i vicoli stretti e freddi della grande mela? Con tanti negozi nuovi che non si notano? Oh, eccone uno nuovo.
Un negozio di tatuaggi. Mi avvicino, aggiustandomi il cappello. In realtà non è nuovo, è qui da un bel po' di mesi: strano, non l'avevo mai notato. Non che io sia un grande osservatore, eppure passavo spesso in questa strada.
"Sorry Mum Tattoo". Ridacchiai, bel nome per un negozio di tatuaggi. Sentii dei passi avvicinarsi e mi scostai dalla porta di ingresso giusto in tempo per non essere colpito da un trentenne urlante.
"E questa è l'ultima volta che vengo qui, non scegli tu cosa devo tatuarmi stronza. Fa il tuo lavoro e basta."
"Che hai da fissare tu eh?" continuò l'uomo rivolgendosi a me. Feci spallucce.
Chi sa cosa era successo. Avevo pensato da un po' di tatuarmi qualche altra cosa, perché non qui?
Entravo o no? E vabbe' dai entro, insomma: never try never know.
Spinsi la porta e ciò fece muovere un acchiappasogni con dei campanellini che al mio ingresso emisero un dolce tintinnio.
Vidi una ragazza di profilo intenta a pulire gli aghi. Indossava dei pantaloni che le fasciavano dolcemente la vita e le ricadevano larghi sulle gambe, un top che le lasciava la pancia scoperta, lasciando intravedere i numerosi tatuaggi sul corpo esile che le stavano alla perfezione. Portava una frangetta mora tirata indietro, inutilmente, da una bandana nera.
"Ciao" mi disse sorridendo avvicinandosi. Aveva una voce così sensuale. Mi sto lasciando trasportare troppo.
"Ciao. Vorrei farmi un tatuaggio"
"Certo. Solo una cosa, io non faccio i tatuaggi a tutti. Se il tuo tatuaggio ha un significato lo faccio, altrimenti cambia negozio. Tatuare è un'arte, non mi metto a scarabocchiarti addosso, nemmeno per tutti i soldi che vuoi."
Sorrisi. Era bello vedere qualcuno così amante del proprio lavoro.
"Allora cosa vuoi tatuarti?" Continuò mostrandomi un sorriso ancora più bello di quello di prima.
Cosa volevo tatuarmi? Bel problema. Lo ammetto; molti dei miei tatuaggi erano un po' alla cazzo. Ora dovevo pensare seriamente.
"Una scritta" risposi. Di cosa avevo bisogno? Pazienza. Ecco. In questo periodo così difficile devo essere paziente.
"Pazienza. Vorrei tatuarmi questa parola, perché al momento è quello di cui ho bisogno. Non riesco ad andare avanti, e devo calmarmi."
Lei annuì con il capo e si avvicinò a me. Il suo profumo di vaniglia e fumo mi penetrò nelle narici, provocandomi dei brividi.
"Dove vorresti farlo?"
"Sinceramente non lo so" dissi toccandomi il collo.
Rise.
"Andiamo dentro, e scegliamo assieme"
Mi fece sedere su una poltrona, prese una sedia e si accomodò accanto a me.
"Hai già altri tatuaggi? Posso vederli?"
Annuii e dopo essermi tolto il cappotto e la felpa le mostrai i miei numerosi tatuaggi sul braccio destro e sull'altro braccio.
Fece scorrere il suo dito su ognuno di questi, per poi fermarsi su uno dei più recenti: la bambina che lascia il palloncino.
"Perché questo?"
"Mi sono perso in questi ultimi tempi, sto combinando solo casini. Sono stanco. Tutti sono pronti a giudicarmi, i paparazzi sono ovunque..." mi interruppe curiosamente.
"Paparazzi? Sei famoso?"
"Non mi conosci?" Chiesi un po' sorpreso. Sapevo di non essere conosciuto da tutti, eppure lei era giovane, magari avrà avuto la mia stessa età.
"Uhm lunga storia, mi sono tagliata fuori dal mondo da un bel po'. Non so nemmeno se il nostro presidente è ancora Obama. Quindi se sei famoso, scusa ma non ti conosco" spiegò ridacchiando.
"Tranquilla. Comunque si è Obama haha" le sorrisi nel modo più dolce possibile.
"Sono Justin Bieber, e sono un cantante. Tornando al tatuaggio, dove credi che possa farlo?"
Si alzò e iniziò ad accarezzarmi la pelle, fino a quando indicò verticalmente una zona a partire dall'orecchio per tutto il mio collo.
"Ti andrebbe bene qui? Scritto in verticale verso il basso"
"Sarebbe perfetto. Che caratteri vuoi usare?"
Prese un quadernino e mi mostrò varie scritte, fino a quando ne scelsi una in corsivo minuscolo nero, molto semplice. Fece lo stencil in meno di 10 minuti e lo applicò sul collo.
"È il primo tatuaggio che fai sul collo?"
"Si"
"È una parte molto dolorosa, cerca di stare tranquillo e rilassato il più possibile"
"Possiamo fare una pausa mentre mi tatui?" Chiesi leggermente spaventato.
"No è peggio, aumenta solo il dolore se ti fermi. Sta calmo" disse accarezzandomi la mano.
"Parliamo così mentre io ti tatuo ti distrai e non ci pensi"
Prese l'ago, e dopo aver caricato l'inchiostro si sedette e si concentrò sul mio collo. Non appena l'ago perforò la mia pelle, soffocai un urlo i dolore. La ragazza se ne accorse immediatamente e mi accarezzò il viso preoccupata. Quasi quasi urlo di nuovo.
"Tutto bene? Da quanto tempo non fai un tatuaggio?"
"Circa 3 mesi. Prima ho visto un uomo che urlava uscendo. Posso sapere cosa è successo?"
"Ah quel coglione. È la 3 volta che viene chiedendomi tatuaggi diversi ma insignificanti. Vuole una spirale, e dei disegni tribali, ma alla cazzo, non perché centrino qualcosa con lui. E mi fanno incazzare queste persone, sminuiscono i tuatuaggi."
Prese la spugna e pulì l'inchiostro in eccesso, passando alla lettera successiva. Strinsi i pugni.
"E allora Justin Bieber, cosa canti?"
"Pop. Che genere di musica ti piace?"
"Heavy Metal, o musica classica"
"Sono due cose esattamente opposte" affermai straniato.
"Lo so" disse ridendo.
"Non so il tuo nome"
"Joy"
"Bel nom...cazzo"
Mi morsi il labbro per non urlare.
"Shh, abbiamo finito"
Si alzò e prese l'alcool e la spugnetta per pulirmi. Mi accarezzò il viso delicatamente sussurrandomi "però sei stato bravo"
Mi diede uno specchio e mi fece vedere il tatuaggio, era semplicemente perfetto. Sorrisi nel vedere quanto fosse bello quel tatuaggio, così semplice eppure così importante. Mi rimisi il giubbino e il cappello, aprii il portafoglio e cacciai una banconota per pagarla.
Mi diede il resto e sorrise.
"A che ore chiude il negozio?"chiesi. Dovevo assolutamente tornare li dentro. Dovevo vederla. Dovevo parlarle. Dovevo piacerle. Doveva essere mia.
"Alle 22.00" rispose gentilmente.
"Passerò sicuramente a fare altri tatuaggi, mi piace tantissimo questo."
"Grazie"
In quel momento mi regalò il sorriso più dolce del mondo, facendomi sciogliere letteralmente. Come se fosse riconoscente per il complimento che le avevo appena fatto.
Era così bella, con tutti quei tatuaggi.
Dovevo trovare un altro tatuaggio da fare il prima possibile.

 

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Capitolo 2
*** Second tattoo. ***


2. Second tattoo

 

Accesi la televisione.
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Una pugnalata avrebbe fatto meno male. Le parole della donna in tv mi morsero la carne, con i loro denti affilati, e mi straziarono il cuore, maciullandolo. Davvero ero così terribile? E se Joy avesse visto questo servizio cosa avrebbe pensato di me? Presi la testa tra le mani, iniziando a piangere. Perdono, avevo solo bisogno di perdono. So di aver sbagliato, ma ci sono persone peggiori io fuori: assassini, ladri, killer, stupratori. Perché ve la prendete con me? So di aver sbagliato, è colpa mia lo so. Sono un disastro, ma perdonatemi. Vi prego.
Mi vestii in fretta e mi diressi verso il negozio di tatuaggi.
Quando arrivai era vuoto, così mi precipitai all'interno, con ancora gli occhi lucidi.
"Hey Justin, tutto okay? Cosa è successo?"
Joy venne verso di me, sfiorandomi il braccio, ponendo quella domanda preoccupata. Non risposi e si morse il labbro. Ah, quella bocca, piccola e rosea.
Scossi il capo facendole capire che non volevo rispondere e mi abbracciò semplicemente. La strinsi a me e mi strinse ancora più forte. Misi la testa nell'incavo del suo collo, sul quale notai tatuata una costellazione. Non riuscii a contenermi, e dopo averle scostato i capelli, le accarezzai il tatuaggio facendola rabbrividire. Era bellissimo.
"Questo perché l'hai fatto?"
Disse soltanto:" i cieli più scuri hanno le stelle più luminose."
Mi diede la mano e mi condusse nuovamente nella stanza per preparare lo stencil.
"Voglio la scritta perdono. In corsivo, un corsivo elaborato e complicato, difficile da capire. Così come è difficile perdonare."
"Dove vuoi farlo?"
Mi indicai la zona superiore all'inguine, e lei annuì. Disegnò la scritta e quando fu pronta me la fece vedere. Era ancora più bella di quella del giorno prima. Mi chiese di togliermi la maglietta, e così feci. Prima di procedere esaminò i tatuaggi che avevo sul torace.
"Questi ieri non me li avevi fatti vedere."
Sfiorò con le dita il tatuaggio dei numeri romani.
"Ti sta benissimo, mi piace da impazzire."
Prese l'ago e iniziò a scrivere sulla mia pelle. Strinsi i pugni quando penetrò nella mia carne, mordendo il labbro.
"Rilassati Justin, stai tranquillo. Tra poco finiamo. Pensa a qualcosa che ti piacerebbe fare."
Adesso mi piacerebbe fare te. Detto francamente.
"Dopo cosa fai?"
"Non lo so. Ho solo voglia di piangere fino allo schifo. Mi sento troppo male."
"Vuoi che mi fermi?" Chiese alzando la penna dal mio corpo.
"No, continua."
"Allora, ti va di spiegarmi questa scritta?"
"Essendo famoso come ti dissi ieri stanno sempre tutti a giudicare che faccio. Riassumendo il tutto ho passato un periodo difficile, è morta Avalanna, una fan a me molto cara. Selena Gomez mi ha lasciato. Mi sono dato all'alcool, facevo corse con le auto. Sono un coglione. Ma ho solo bisogno di perdono per ricominciare."
Prese la spugna e mi pulì.
Si sedette sul lettino accanto a me, baciandomi la guancia.
"Tu hai riconosciuto i tuoi errori, l'importante è questo. L'unica persona che ti deve delle scuse sei tu, tu devi perdonarti."
Mi stropicciai gli occhi, ancora umidi. E mi accarezzai la guancia che Joy aveva appena baciato.
"Mi sento ancora un coglione. Soprattutto per essermi dato all'alcool."
Joy scosse il capo, ridendo amaramente.
"Se bevi tanta vodka, ad un certo punto ha lo stesso sapore dell'amore."
Mi alzai e osservai il mio tatuaggio, era bello. E mi piaceva quanto quello del giorno precedente.
Pagai e restai a fissarla, mentre cercava il resto nella cassa. Aveva dei lineamenti stupendi.
"Quanti anni hai Joy?"
"23, tu Justin?"
"21"
Sorrise, come sempre.
La vidi scomparire dietro una tendina, e poi ritornare con un parka nero.
"Mi accompagni a prendere un bicchiere di caramello allo Starbucks?"
Annuii e ci incamminammo verso il bar. Aveva un modo strano di camminare, tutta curvata in avanti, con un passo veloce. Guardava per terra, rabbrividendo ad ogni metro. Mi avvicinai a lei, mettendole un braccio attorno alla schiena, tentando di riscaldarla. Avevo paura, forse avrebbe respinto la mia mano, invece si avvicinò ancora di più a me, mettendo la sua mano attorno alla mia vita.
"Tu che prendi?"
"Un bicchiere di cioccolata" risposi.
Si avviò alla cassa e pagò anche per me, tornò sedendosi di fronte a me è porgendomi il mio bicchiere di cioccolata calda.
La guardai mentre giocherellava con il bordo del bicchiere di carta, accarezzandolo con le mani e mordendolo.
Bevve il suo caramello e rifiutò la mia cioccolata quando gliela porsi. La riaccompagnai al negozio. Era passato tutto così in fretta. Sembrava che fuori dal suo negozio fosse un'altra persona, o meglio. Sembrava che non fosse e basta, si era limitata a fare il necessario, passivamente. Mi aveva a malapena rivolto la parola. Li dentro invece era tutta un'altra persona, e sembrava capire le persone.
Io avevo appena deciso che dovevo capire lei.

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Capitolo 3
*** Third tattoo. ***


3.Third tattoo

 


Pizzicavo le corde della chitarra mentre annotavo gli accordi su un foglio. Era da un po' che non componevo, e ne avevo voglia.
Mi guardai allo specchio e osservai attentamente i miei tatuaggi, sorridendo.
Presi il giubbino e corsi verso il negozio di Joy, ne avrei fatto un altro. Forse ne stavo facendo un po' troppi di seguito, ma sapevo perfettamente che i tatuaggi li facevo più per entrare nel suo negozio che per me. Ma se lei avesse saputo una cosa del genere mi avrebbe ucciso. Chi sa se aveva tatuaggi sulle gambe, indossava sempre pantaloni lunghi. Ah quelle gambe, chi sa che gambe che nasconde li sotto. Ha un corpo bellissimo, francamente me la sbatterei al momento.
Arrivai davanti al negozio e dopo un primo secondo d'esitazione entrai.
Non c'era nessuno, poi sentii delle voci provenire dallo studio.
"Hey Justin. Finisco con Ashley e arrivo" disse salutandomi dalla porta dello studio. Portava i capelli legati a chignon, e la frangetta le ricadeva dolcemente sul viso, incorniciandole quegli adorabili occhioni nocciola.
La salutai semplicemente con la mano. Ashely, chi sa magari è un'amica.
Pochi secondi dopo Joy uscì in tutta la sua bellezza mentre un ragazzo le stringeva la vita. Era alto, magro, capelli neri scomposti, viso pallido e occhi azzurri. Aveva le labbra rosse e si vedevano tantissimi tatuaggi dalla canottiera che portava. Che stupido che ero, avevo dimenticato che Ashley fosse un nome anche da uomo. Li seguii con lo sguardo, fino alla cassa dove lui la pagò e le lasciò un pacchetto di sigarette assieme alle banconote. Le diede un bacio sulla guancia e andò via, mentre lei sorrideva.
Aprì il pacchetto di sigarette e mi avvicinai a lei, non troppo, ma abbastanza per vedere che nel pacchetto c'era anche un foglietto. Lo lesse e rise, scuotendo il capo. Avrei dato oro per leggere che stava scritto li sopra che l'aveva resa così felice.
"Allora Justin che vuoi farti?" chiese risvegliandomi dal mio stato di osservazione.
Mi sentivo così impotente. Per un secondo avevo creduto che davvero potesse esserci qualcosa, ma andiamo. Joy era troppo per me.
"Non lo so, io non...non voglio farlo più. Ci ho ripensato"
"Justin sei sicuro che vada tutto bene? È da ieri che sei così abbattuto"
"Facciamo solo un tatuaggio e basta"
"Cazzo intendi con facciamo un tatuaggio e basta eh?"
La guardai ed ebbi paura. Aveva il pugno chiuso, e la sua voce era altissima, lasciava intravedere dagli occhi un'ombra di rabbia e tristezza assieme.
"Mi sembra di essere stata chiara il primo giorno che sei entrato qui. Io non tatuo per soldi, non ti scarabocchio addosso solo perché non c'hai un cazzo da fare, chiaro?" Battè il pugno sul bancone.
"Chi era?" chiesi.
"Che importanza ha ora?" sbottò arrabbiata. Non risposi e mi avvicinai a lei lentamente, temendo una sua reazione.
"Volevo farmi un altro tatuaggio dietro al collo, solo una chiave di violino, precisamente dietro l'orecchio. Perché se sono ancora qui è per la musica, perché se sono sopravvissuto è per la musica, perché se sono chi sono ora è per la musica" dissi tutto d'un colpo.
"Ti prego" continuai.
"Avviati dentro io ho bisogno di fumare due minuti" rispose evidentemente ancora arrabbiata. Annuii e mi sedetti nello studio, mentre la seguii con la coda dell'occhio che usciva dalla porta. Osservai le foto attaccate alla parete.
Non ci credevo, non poteva essere lei. Ma quanto erano vecchi queste foto? Ritraevano una ragazza con i capelli lunghissimi e mori, che era felice. Nelle foto c'era il tiIo di prima in pose dovertenti, come Joy. Accanto c'era un'altra foto con loro e un'altra coppia di ragazzi, sempre felici.
"Che stai guardando?"
Mi girai di scatto balbettando nel tentativo vano di trovare una risposta valida. Si avvicinò e prese il quadernino mostrandomi le chiavi di violino. Come al solito fece lo stencil velocemente e caricò l'ago.
Rimasi impassibile questa volta, ero troppo pensieroso per concentrarmi sul dolore fisico.
"Chi era quel ragazzo?" chiesi gentilmente. Volevo riprovare a parlarle, poi se non mi avrebbe risposto avrei cambiato argomento.
"Tranquillo non è il mio fidanzato, è gay. È un vecchio amico."
Gay? Urlai compiaciuto dentro di me, e involontariamente sorrisi.
"Ma volevo sapere chi era..." dissi ma mi fermai quando lei mi mandò un'occhiata sarcastica.
"Joy ma i tuoi tatuaggi ce l'hanno un significato?"
"Certo" rispose mentre puliva con la spugnetta l'inchiostro in eccesso.
"Posso saperlo di tutti quanti?"
"Te ne dico uno. Uno ogni volta che verrai. Okay?" Disse sorridendo.
Come posso dirti di no se mi guardi così?
Annuii. Posò l'ago e dopo avermi dato uno specchio per potermi far guardare il tatuaggio, si tolse la maglia, restando solo con il reggiseno nero.
Joy cosa fai? Già sei eccitante normalmente, non puoi toglierti la maglia di punto in bianco.
"Scegline uno" disse "e te ne parlo"
Avrei voluto guardarla per sempre, era così bella. Le sfiorai la pelle diafana e fredda, poco sotto l'ombelico, dove era posizionato un piccolo disegno tribale con quattro spirali.
"È un disegno tribale che rappresenta la forza interiore, quello che mi mancava quando lo feci. Riassumendo brevemente quello è stato il periodo più brutto della mia vita, non volevo uscire di casa, né mangiare o fare qualsiasi altra cosa. Avevo bisogno di forza per andare avanti. Tutto quello che volevo fare era dormire per cento anni di seguito."
"Quale è la differenza tra voler dormire per cento anni di seguito e voler morire?" chiesi provocandola.
"Non c'è"
Mi alzai a le porsi la maglietta, visto che non l'aveva ancora messa.
La indossò e l'abbracciai. Strinsi il suo corpo esile tra le mie braccia e lei si lasciò andare. Rimanemmo in quella posizione per una manciata di minuti, che a me sembrarono troppo pochi. Il suo odore di fumo mi faceva impazzire, per non parlare del suo profumo alla vaniglia che creava un contrasto perfetto.
"Io continuo a non sapere nulla di te, cara popstar. Voglio sentirti cantare"
"Se vieni con me ti faccio sentire una cosa. Però non devi dirlo a nessuno" le risposi.
Chiuse il negozio e indossò come ieri il giubbino. Le presi la mano, titubante, e lei la strinse. Arrivammo in pochi minuti al centro di New York e la condussi in uno dei grattacieli più alti, dove si trovava il mio studio di registrazione.
Entrammo nell'ascensore e arrivammo nel mio studio.
"Pronta?" Dissi.
Annuì e io alzai il pollice, sorridendo.

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Capitolo 4
*** 4. Dinner ***


 

 

4.Dinner

 

                                                                                                  

 

 

 

 

Premetti play.
La fissavo, sperando in qualche sua reazione. Era impassibile.
Quando la canzone finì, si sfilò le cuffie dal capo e sorrise.
"Justin Bieber, è stupenda. Cantante o cantautore?"
"Cantautore"
Continuò a sorridere. Scostò un po' la frangetta dal viso, mordendosi il labbro. Si grattò il naso all'insù. Aveva lo smalto rosso mangiucchiato, in particolare sull'indice della mano destra.
"Posso sentire qualcosa altro? Però non di nuovo, già è tanto che tu mi abbia permesso di ascoltare questa canzone. Posso sentirne una vecchia?"
La condussi accanto al pianoforte e la feci sedere sullo sgabello con me. Tirai i miei capelli all'indietro e sospirai, provando a calmarmi. Era da tantissimo tempo che non cantavo per qualcuno.
Iniziai a premere i tasti del pianoforte e poco dopo iniziai a cantare "Change me", che personalmente era la mia canzone preferita di Journals. Semplicemente perché quella canzone era vera, semplice, e il testo esprimeva tutto quello che ero in quel momento.
Quando finii mi leccai il labbro, come ero solito fare quando ero nervoso.
"Wow. Sono senza parole, quella di prima non è nulla in confronto a questa"
Sorrisi. Ero così contento che le fosse piaciuta la mia musica.
Mi avvicinai a lei, mettendo la mano sulla sua. Mossi il mio viso verso il suo ma non appena arrivai a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra mi girai, dandole un bacio sulla guancia. Joy arrossì, e mi strinse la mano.
"Che vuoi fare?" chiese
"Non lo so. Ti va di cenare con me? Magari ti porto in qualche ristorante"
"Qualche ristorante tipo?"
"Sorpresa. Vestiti elegante, e basta. Fidati."
"Va bene, allora devo cambiarmi. Vienimi a prendere al negozio, mi faccio trovare li"
"Ce la fai per le 20.00?"
"Certo"

Indossavo dei pantaloni neri, con una giacca in pelle nera e il mio cappello preferito, nero, che lasciava scoperto il mio ciuffo tirato all'indietro. Era da un po' che non facevo la cresta, ma quella sera ne sarebbe valsa la pena.
Parcheggiai poco distante dal negozio per poterlo raggiungere a piedi. Arrivai e trovai Joy bella come non mai. Indossava un vestito lungo bianco, che le arrivava alle caviglie. Era senza spalline e aveva una sottile fascia nera sotto il seno. Joy aveva i capelli legati a chignon, con la sua solita frangetta scomposta e aveva messo il piercing al naso, un anellino nero che adornava alla perfezione quel tenero nasino all'insù.Portava un collana che le fasciava il collo lungo, nera. Era semplicemente stupenda.
"Sei bellissima" dissi continuando a fissarla, incapace di dire altro.
Scosse il capo disapprovando, le diedi la mano e ci incamminammo in macchina.
Entrammo e misi in moto. La guardavo con la coda dell'occhio e notai che mi fissava insistentemente.
"Joy ho qualcosa in faccia? Perché mi fissi?"
"Perché sei bello"
Ogni angolo di me sorrise.
"Joy ho paura che ci siano dei paparazzi. Se ti fanno qualche domanda non rispondere. Quando vedrai articoli di merda non ci far caso"
"Tranquillo"
Parcheggiammo e camminammo verso il ristorante. Era un ristorante che aveva aperto da poco, ma aveva subito avuto buone recensioni per via del cibo e anche della vista. Si affacciava su tutta New York, proprio di fronte alla statua della libertà.
Mentre stavamo per entrare, come avevo immaginato, un gruppo di paparazzi ci bloccò la strada.
"Bieber è la nuova fiamma dopo la Gomez?"
"Come crede che la prenderanno le sue fan?"
"Cerchi di non gettare delle uova anche in questo posto"
"Si ricordi che può usare il bagno Mr. Bieber"
Quanto cazzo facevano male tutte quelle parole. Tutte in una volta poi. Mi stavo sentendo male. Volevo vomitare.
"Ma porca puttana lasciatelo stare" urlò arrabbiata Joy.
"Che cazzo di lavoro fate, eh? Stalkerate la gente per vivere?" continuò "è questo che dici a tua figlia o a tua madre? Vi piace il vostro lavoro? Vorrei vedere voi al suo posto, a farvi un culo tanto per essere sempre ricoperti di merda da persone come voi. E ora scusateci, ma sapete, è umano anche lui, ha bisogno di mangiare; oltre ad avere un cuore che difficilmente può reggere tutte le vostre provocazioni del cazzo, ha anche uno stomaco."
Mi afferrò il braccio sinistro e mi spinse dentro. La guardai sconvolto, mentre lei si alzava il vestito per camminare. Entrammo nell'ascensore e aspettammo di giungere all'ultimo piano.
"Non volevo dire tutte quelle brutte parole" iniziò "ma mi avevano fatto girare le palle. E io non ho le palle. Quanto li odio. Scusami se diranno che sei uscito con una scaricatrice di porto"
"Ma tu non lo sei" dissi ridendo "mi sono divertito quando hai detto tutte quelle cose. Grazie"
Un cameriere ci accolse educatamente non appena uscimmo dall'ascensore e ci condusse al nostro tavolo.
Joy si sedette e io feci lo stesso, chiedendo i menù.
La vista era spettacolare, potevamo vedere tutta la grande mela. Le luci dei palazzi si intrufolavano a fatica nell'oscurità del cielo notturno. Nonostante fosse maggio, faceva ancora abbastanza freddo.
Joy guardava con un'aria alquanto disgustata il paesaggio. Mi chiesi cosa potesse avere che non andava, ma alla fine optai per la scelta più semplice: chiederglielo. Perché Joy sembra un rebus irrisolvibile, di quelli che puoi rifletterci giorni e giorni, che hai bisogno di battere la testa per arrivare alla soluzione e non la trovi mai.
"Joy c'è qualcosa che non va? Se non ti piace possiamo andarcene..."
"Cosa?" chiese lei come se si fosse risvegliata da chi sa quali pensieri "no Justin, scusami. Non mi sono mai piaciute le città così grandi. Sembrano finte" spiegò scuotendo il capo, facendo oscillare la sua frangetta.
Il cameriere arrivò, e ci consigliò la specialità del posto, senza dirci quale fosse.
"Joy" dissi a voce troppo alta, facendo girare tutti gli altri clienti "ho dimenticato di chiederti se sei vegetariana"
Rise e poi disse di no.
Poco dopo il cameriere ci portò i nostri piatti. Pescespada arrostito con diverse salse accanto, e accompagnò il tutto con una bottiglia di Gewurztraminer, versandolo nei nostri calici.
Presi il mio e lo alzai:
"A cosa Joy?"
"Alla tua musica" disse brindando
"E ai tuoi tatuaggi"
Sorridemmo assieme e bevemmo il vino.
Iniziammo a mangiare in silenzio, poi sentii il piede di Joy toccare il mio, per giocare. In pochi secondi finimmo per prenderci a calci, soffocando le risate per non disturbare. Più ci guardavamo, più ridevamo; stavo davvero bene. Joy prese un altro sorso di vino, e poi un altro ancora.
"Hai intenzione di lasciarmene un po'?"
"Amo questo vino, scusami"
Continuammo a mangiare parlando di stronzate varie.
"Che facciamo dopo?" chiese pulendosi il viso con il tovagliolo. Non risposi e mi alzai avvicinandomi a lei, per pulirle il viso, poiché le era rimasta una goccia di vino che le scendeva lungo il mento.
Rise poiché le feci il solletico, e mise le sue mani sulle mie spalle.
"Ti va di venire a casa mia?" domandai.
"Va bene"
Pagai il conto, e ringraziai il proprietario.
Ci alzammo e rientrammo in auto, guidando verso casa mia.
Accese la radio, e partì una mia canzone: "all that matters"
Inizio ad oscillare il capo a ritmo di musica.
"Amo troppo la tua voce" disse alzando il volume.
"Grazie Joy"
E fu tutto quello che riuscii a dirle, quando la verità era che le sarei saltato addosso da un momento all'altro. Morivo dalla voglia di baciarla, di sentire il suo odore sulla mia pelle, volevo che fosse mia.

 

 

AYEEE.

Hola gente, sono tornata con una nuova fanfiction su Justin, siete contenti vero? Grazie a Jileylove per la recensione. Cercherò di aggiornare il prima possibile, comunque io aggiorno prima su Wattpad poichè posso usarlo anche dal cellulare, just saying. Quindi se volete potete leggerla lì, questo è il mio profilo  http://www.wattpad.com/user/idontknowwhatnameuse . Detto questo grazie, recensitee ♥

ps: vi piace la copertina? HAHAHHA.

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Capitolo 5
*** 5. Ryan's tattoo ***


5. Ryan's tattoo.

 

 

Joy si guardava attorno sia incuriosita che spaesata. Sicuramente non era abituata a una casa così grande, e probabilmente la vedeva perfino inutile. Eravamo entrambi stanchi, così andammo direttamente in camera mia e non appena entrai mi tuffai sul mio letto.
Joy invece osservava la stanza, e sfiorò con le dita le foto che avevo attaccato sulla parete della mia camera. Avevo creato una sorta di muro dei ricordi, e avevo da una parte quelli da "cantante", con le foto più belle dei concerti, dei Meet&Greet e degli eventi di beneficenza o delle interviste; dall'altra quelle da "ragazzo normale" con gli amici, i genitori e la mia ex ragazza.
Si sedette accanto a me e mi diede le spalle prendendo dalla sua borsa una maglietta nera con la stampa bianca degli Artic Monkeys corta.
"Justin abbassi la zip?"domandò.
Mi avvicinai a lei e le slacciai la cerniera, rabbrividendo alla vista delle sue spalle nude e tatuate.
La sua pelle diafana era coperta da un'ancora che sfumava in delle rondini; da un tatuaggio con la scritta "freedom" dove la M era spezzata e formava le ali di un gabbiano.
Indossò la maglietta prima che potessi ammirare i suoi altri tatuaggi. Si sfilò il vestito e rimase con gli slip neri. Avevano una mano scheletrica che mostrava il dito medio davanti, e quando le vidi ridacchiai.
Joy si stese accanto a me senza vergogna, e appoggiò la testa sul mio petto.
Più la guardavo così vestita, più avevo voglia di sbatterla sul letto senza pensare ad altro.
"Justin"
La sua voce melodiosa mi risvegliò dai pensieri poco casti che stavano crescendo in me su di lei.
"Mi sono divertita stasera, grazie" disse giocherellando con i suoi piedi.
Mi girai sorridendole e le scostai la frangetta che le ricadeva sul viso.
Fissai le sue gambe, nude, che finalmente potevo ammirare. Non mi ero affatto sbagliato, Joy aveva delle gambe bellissime, ma la cosa che mi colpiva di più era che erano senza tatuaggi. Li aveva ovunque, perfino sul collo del piede destro, eppure le sue gambe erano pulite; tranne per un teschio messicano poco sopra il ginocchio sinistro, messo li come per nascondere qualcosa.
"Joy perché non hai tatuaggi sulle gambe?"
Non rispose. Intuii che non voleva rispondermi, così cercai di sorriderle comprensivamente, nonostante fossi un po' deluso dal suo silenzio.
"Torno subito" dissi alzandomi.
Mi diressi in bagno a cambiarmi, e misi un pantalone della tuta e una canottiera. Mi guardai allo specchio e rimasi spaventato da ciò che vidi.
 Quei baffi insignificanti, che mi stavano male; capelli senza senso, quelle catene messe al collo solo perché "fighe".
Mi sentivo un imbecille. Presi il rasoio e in meno di cinque minuti mi rasai i "baffi" che volevo far crescere. Mi preferivo senza barba. Nonostante ciò mi sentivo ancora strano, come se fossi sporco. Sapevo che era perché grazie a quei paparazzi avevo ricordato tutte le stronzate che avevo fatto poco tempo fa. Ma chi ero diventato? Io non ero così. Io lo so che non sono così. Tornai in camera e trovai Joy che dormiva, raggomitolata su se stessa. Faceva ancora un po' freddo e così, dopo essere entrato nel letto, le misi le coperte e lei si raggomitolò ancora di più.
Aprì gli occhi e si mise su di me.
I suoi occhi nocciola incontrarono i miei caramello, e le nostre iridi si dilatarono contemporaneamente.
"Justin va tutto bene?" chiese percorrendo con il suo indice la mia mascella. Mi leccai il labbro, nervosamente.
"Si Joy" risposi mentre la guardavo.
"Questo?" Domandò indicando il tatuaggio che raffigurava il gufo sul mio braccio.
"Uhm il gufo porta fortuna..."
Ridacchiò.
"Stai meglio così, anche se io preferisco i ragazzi con un sacco si barba" disse indicandomi.
Fece passare le sue dita sul mio viso, tracciando il contorno delle mie labbra.
Joy se non la smetti non so cosa potrebbe succedere.
Sorrisi e si avvicinò al mio orecchio destro mormorando sensualmente "Notte Justin" e lasciandomi un bacio sulla guancia.
Non che l'avesse detto con chi sa quale intonazione ma qualsiasi parola uscisse dalla sua bocca suonava così sexy. Era così bella. Non era bella solo in quel modo del quale parlano i poeti, quella bellezza ideale. Era bella anche nel modo che piace a un ragazzo.
Bel viso, capelli scuri, occhioni nocciola, naso all'insù, labbro inferiore carnoso, proporzionato a quello superiore. Collo lungo, mani grandi dalle dita affusolate. Aveva un bel seno, la pancia piatta e la vita stretta; un paio di gambe lunghe e magre e un bel sedere.
Si girò premendo la sua schiena contro la mia pancia e mise la mia mano sul suo fianco nudo, poiché la maglietta era corta.
"Notte Joy" dissi prima di chiudere gli occhi e rivederla nei miei sogni.
 
 
 
Aprii gli occhi faticosamente, e osservai Joy che dormiva ancora accanto a me. Eravamo rimasti nella stessa posizione di ieri sera.
Dormiva beatamente, sembrava serena quando dormiva. Si girò e aprì gli occhi.
"Dio mio ho sonno" sbottò rigirandosi nel letto portando la testa sotto il cuscino.
Risi e la raggiunsi sotto le coperte.
Restammo nel letto per una manciata di minuti, fino a quando ci alzammo per fare colazione.
"Che fai oggi?" domandai.
Emise un verso ancora assonnata, continuando a stropicciarsi gli occhi. Prese una ciambella al cioccolato del piatto che avevo messo sul tavolo e la morse. Guardò il cellulare e sgranò gli occhi.
"Oh porca puttana!" urlò "Justin scusami devo correre al negozio. È tardissimo" disse abbracciandomi e baciandomi la guancia velocemente.
La guardai aprire la porta di casa mia, poi tornò indietro mormorando
"Giusto, sono praticamente nuda"
Continuai a ridere divertito e la condussi di sopra dandole un mio pantalone nero, che le stava perfetto. Fasciava i suoi fianchi, cadendo morbido sulle gambe; lasciò la maglietta con la pancia da fuori e mi salutò nuovamente.
"Passa più tardi a prenderti i pantaloni" urlò uscendo.
 
 
 
"Vedrai Ryan, ti farà un tatuaggio stupendo" dissi eccitato.
Dopo che Joy era uscita di casa, Ryan mi era venuto a trovare facendomi una sorpresa.
Mi aveva aiutato molto nell'ultimo periodo provando a farmi ritornare in me, e ci stava riuscendo. Gli avevo parlato di Joy, ma non sembrava convinto. Diceva che non era il mio tipo, che mi sarei fatto male, di nuovo. Ma non era vero. Lo sapevo.
Entrammo nel negozio, facendo tintinnare il solito acchiappa sogni. Ci sedemmo sul divanetto dell'ingresso e aspettammo li Joy, che era dentro a fare un tatuaggio. Sentivo un leggero lamento provenire dallo studio, era chiaramente la voce di una ragazza.
Feci un respiro profondo. L'odore di inchiostro penetrò nel mio naso, era piacevole e pungente.
Joy uscì fuori accompagnata da una ragazza bionda con gli occhi tra l'azzurro e il verde.
"Ci vediamo la prossima volta Abigail" disse Joy dandole il resto, poi uscì dal bancone e si avvicinò a noi. Portava delle converse nere, dei pantaloni larghi di jeans a vita bassa, strappati, e un top colorato.
I suoi capelli erano raccolti dalla solita bandana che lasciava fuori la frangetta.
"Hey Justin" disse salutandomi con un bacio sulla guancia.
"Joy lui è Ryan, questa volta si tatua lui" ridacchiai.
"Va bene" sorrise "cosa vuoi farti?"
"Una rosa con le spine sul braccio"
Entrammo nello studio e Ryan si stese sul lettino, togliendo la felpa e restando con la t-shirt a mezze maniche. Joy prese l'ago e lo caricò, sedendosi su uno sgabello bordeaux. Disegnò lo stencil e lo applicò sul braccio di Ryan, che osservava attentamente Joy.
Io ero appoggiato allo stipite della porta e guardavo la scena curioso.
Sul viso di Ryan si dipinse una piccola smorfia di dolore, non appena l'ago perforò la sua pelle.
Dopo un'ora il suo tatuaggio era finito. Era davvero bellissimo, aveva usato il chiaroscuro per rendere la rosa realistica, saturando i colori e lasciando alcuni punti bianchi. Io amavo quel tatuaggio, e credevo che a Ryan piacesse tanto quanto me.
"È bellissimo, grazie"
Joy sorrise, e mostrò i suoi denti bianchi e perfetti.
Pagammo e prima di uscire, Joy mi restituì i pantaloni della tuta che le avevo prestato.
Varcammo la porta e Ryan la richiuse alle mie spalle.
"Joy è fantastica, vedi di non mandare le cose a puttane"mi avvertì puntandomi il dito contro. Scossi il capo e alzai il pollice. Dovevo solo trovare il modo di piacere a Joy, e sarebbe andato tutto per il verso giusto, forse.
 
 
 
 
AYEEE.
Okay, ho ricevut una recensione negaiva e una positiva, quindi ho bisogno di almeno un'altra recensione per vedere cosa fare con questa storia;poichè se non vi piace la cancello, è inutile che perda tempo a scrivere questa, magari mi concentro sulle altre.
Spero solo che il capitolo vi sia piciuto, peronatemi gli eventuali errori di battitura.
Grazie, conrinuo ad 1 recensione c:

 

 

 

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Capitolo 6
*** Fourth tattoo ***


Fourth tattoo

 

 

 

"Porca puttana" sbottai tastando il comodino nel vano tentativo di trovare il mio iPhone e rispondere alla chiamata. Preso.
"Chi è?" esclamai assonnato.
"Justin che cazzo sta succedendo?"
Scooter, l'unica persona al mondo che rompe le palle di prima mattina. Guardai il mio polso sinistro, dove c'era il Rolex che avevo scordato di togliere. Okay erano le undici, non era prima mattina, ma questo non toglieva che stesse rompendo le palle.
"Ma di che stai parlando Scoot?"
"Justin la tua uscita con quella ragazza è ovunque. Su Twitter le fan sono in delirio, ci sono sempre le solite tre fazioni: la tua felicità, pro e contro. TMZ dice che la ragazza ha picchiato un paparazzo, è vero?"
"Scooter sappiamo entrambi cosa dice TMZ, come hai mai potuto credere a quello che hanno detto?" Domandai tristemente sorpreso "mi ha difeso dai paparazzi, questo è vero, ma ci ha parlato, non proprio garbatamente ma non li ha toccati" misi il viva voce e mi presi il viso tra le mani, mentre mi leccai il labbro.
"Quante foto ci sono?"
"10 più o meno, tutte da TMZ"
"Non stiamo nemmeno assieme, io non posso credere che abbiano già iniziato..."
"Lo sai Justin che succede" ribatté Scooter "ti prego non fare casini" disse attaccando.
Mi alzai e infilai i pantaloni che avevo prestato a Joy. Quando misi la mano in tasca destra notai un bigliettino. Lo osservai. Era un pezzo di carta strappato violentemente da un block notes sgualcito, la carta era rovinata. L'annusai; sapeva di lei. Di quel suo inconfondibile odore di vaniglia e fumo assieme. C'era scritto il suo numero di cellulare. Sorrisi e lo salvai.
Arrivai in cucina senza sbattere contro nessun mobile miracolosamente: la sera prima dopo che Ryan era andato via, ero da solo in casa e non c'era niente di meglio che un film e una birra. L'unico problema è stato che alla fine ho bevuto sette birre e ho mandato la tv a fanculo e mi sono messo a cantare a squarciagola tutto Journals.
Sentivo ancora un dolore alle tempie, e riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti, ma dovevo svegliarmi: nuovo tatuaggio. Una bussola per non perdere mai la retta via.
Quando arrivai davanti al negozio trovai un cartello all'entrata.
"Riapro tra dieci minuti, se non sono ancora tornata rileggi il cartello :)"
Risi divertito, il sottile umorismo di Joy mi faceva impazzire. Lei mi faceva impazzire.
Le inviai un messaggio, solo per capire dove fosse.
Mi rispose inviandomi la posizione su whatsapp. Era poco distante dal suo negozio e così mi incamminai.
Passai per un vicolo pieno di graffiti e mi fermai a guardare una scritta su un cestino dell'immondizia:
"Dove sei ora tesoro mio?"
Esattamente. Dove sei ora? Ti stai scopando Zedd, non è vero? Alzai gli occhi al cielo tentando di scacciare le lacrime.
"Justin" mi girai sentendomi chiamare. Vidi un paio di ragazzi che si avvicinavano a me. Sorrisi, amavo i miei beliebers. Andai verso di loro.
"Oddio Justin sei tu? Posso abbracciarti?" Chiese una di loro che avrà avuto sedici anni.
"Certo che puoi" dissi stringendola a me. Mi fermai a fare le solite foto e gli autografi e rimasi a parlare un po' con loro.
"Non vediamo l'ora di sentire il nuovo album, sappiamo già che sarà stupendo. Grazie Justin" disse un ragazzo.
"Ciao ragazzi, grazie a voi" sorrisi riconoscente. Mi girai e continuai a camminare.
Giunsi pochi minuti dopo davanti ad un negozio, ma non riuscivo a capire cosa vendesse. L'insegna diceva "he(art)"
Entrai spingendo la porta e mi sembrò di essere in un negozio simile a di Joy. Quando la porta si chiuse lo stesso acchiappa sogni tintinnò. Le pareti bianche erano decorate con quadri e scritte nere, citazioni e note musicali. Riconobbi su un pentagramma l'inno alla gioia e für Elise di Bethoween.
"Ciao Justin"
Mi voltai alla mia sinistra e vidi la testolina di Joy fare capo da una porta. Mi fece segno di entrare e la vidi stesa su un lettino, si stava facendo tatuare, da Ashley.
"Ciao Joy...uhm ciao"
Nonostante Joy mi avesse detto che fosse gay, Ashley mi spaventava un po'. Detestavo ammetterlo, ma era davvero un bellissimo ragazzo, con quegli occhi ghiaccio e i capelli mori.
"Oddio, sono così nervoso" ridacchiò "sono un bieber-boy, quando Joy mi disse che sarebbe andata a cena con un Justin non credevo che fossi tu. Non so nemmeno come abbia fatto a non riconoscerti da Joy"
Risi.
"Hai finito?"sbottò la ragazza.
Quando vidi cosa si stava tatuando mi venne un colpo al cuore, ero così contento che volevo piangere.
Sull'interno dell'avambraccio sinistro si stava tatuando una piccola skyline di New York e sotto il ritornello di "Be alright"
"Joyce smettila di trattarmi male"
"Joyce?" Domandai alzando un sopracciglio.
"Si, Joyce, ma preferisco Joy" rispose. Le sorrisi.
"Finito" disse Ashley applicando la pellicola attorno al suo braccio.
Prima di andare via, feci una foto con Ashley, e mi fece firmare il muro. Non mi ero accorto che tra quei pentagrammi c'era anche quello con le note di Change me ed era proprio quello che mi aveva fatto firmare.
"Cazzo" dissi mentre Joy mi tatuava la bussola.
Rise e per calmarmi mi accarezzò dolcemente la guancia sinistra.
"Come mai ti sei tatuata 'Be alright'?" Le chiesi "non te l'avevo fatta sentire."
"Diciamo che ho parlato con Ashley e mi ha fatto sentire tutte le tue canzoni" rispose ridendo " e quella mi è piaciuta tantissimo. Mi sono riaggiornata un po' su quello che succede, e credo che sia ora di riaccendere la TV e ricominciare a vivere come prima"
Chiuse le palpebre. La sua linea di eye-liner ad occhi di gatto mi piaceva tantissimo, di quel nero intenso, che faceva risaltare i suoi occhi caramello. Le sue ciglia lunghe, coperte da un bel po' di mascara rendevano il suo sguardo più bello di quanto già non fosse.
"Ma perché hai deciso di tagliarti fuori dal mondo?"
Scosse il capo, restando in silenzio. Sospirai, accentando che non volesse dirmelo.
Prese la spugnetta e pulì l'inchiostro in eccesso sul mio braccio.
"Ti piacciono gli AC/DC?" Le chiesi
"Tantissimo" rispose entusiasta.
"Canteranno al Coahachella Festival, vuoi accompagnarmi? Per favore"
Si morse il labbro, facendomi desiderare di poter fare lo stesso.
La fissai supplichevole, poi sorrise e annuì. Pagai, e mi saltò addosso, abbracciandomi strettamente.
Non c'era posto più bello delle sue braccia, era l'abbraccio migliore del mondo, sarei potuto morire tra le sue braccia.
Ma come sono simpatico, metto le mie canzoni nelle mie frasi, esilarante.
Avevo le braccia attorno al suo collo e le sue erano sulla mia vita, sentivo la sua mano sulla schiena. Le baciai la fronte, dopo averle scostato la frangetta e sussurrò "grazie Justin"
 
 
 
 
AYEEE.
Okay pregate per me: domani ho il compito di storia dell'arte e non ricordo un cazzo. Sono troppo stanca per fare un compito, sigh. Oggi sono stata chiamata in latino, è andata bene yo 💪.
Uhm boh scusatemi per il ritardo ma ho troppi compiti, non riesco a fare più niente :c
Vi piace questa storia? Mi lasciate una recensione? THANK YOUU💕🔝
Ps: sta capretta è fottutamente figa 🐑

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Capitolo 7
*** Her tattoo. ***


Her tattoo.

 
 
"And if you want blood, you got it!"
urlava Joy scuotendo la sua adorabile frangetta a tempo di musica. Urlava, saltava, non l'avevo mai vista così felice. Gli AC/DC stavano suonando ormai da un'ora tutti i loro successi, e Joy conosceva tutte le canzoni e le cantava ridendo a squarciagola. Non osavo parlarle o avvicinarmi a lei, avevo paura di infastidirla e interrompere questo bel momento.
Non eravamo in prima fila, ma vedevamo bene, anche se io stavo fissando Joy e non avevo proprio visto il concerto. Davanti a lei, una coppia di ragazzi si baciò, e il ragazzo prese la ragazza a cavalluccio. Li fissò per pochi secondi e la vidi incrociare le braccia, accarezzandosi le mani. Non mi ero mai reso conto di quanto si sentisse sola. Le accarezzai la schiena e si girò di scatto, come se fosse sorpresa, e poi sorrise.
"Joy vuoi che ti prenda anche io a cavalluccio?" chiesi timidamente. Le sue labbra si schiusero in un bellissimo sorriso e annuì felice.
Mi abbassai e lei salì sulle mie spalle, tenendo le mie mani saldamente. Era così leggera.
Le sue mani erano morbide, con le unghie un po' spezzate, coperte questa volta da uno smalto opaco nero.
 
 
 
"È stato così bello, Justin grazie di tutto" disse mentre salivamo le scale dell'albergo per andare in camera. Dopo aver percorso un lungo corridoio mi trovai davanti la nostra camera, la 673 e aprii la porta.
Il pavimento era nero, e contrastava con le pareti della camera bianche. I due letto singoli si trovavano entrambi accanto al balcone, dal quale filtrava la luce della luna. Joy si gettò sul suo letto iniziando a saltarci sopra come una bambina e io feci lo stesso. Iniziammo a ridere fino a quando lei scese e prese le sue
sigarette fumando fuori al balcone.
"Sono le 2 di mattina, eppure non ho proprio sonno"
"Nemmeno io" dissi passandomi una mano tra i capelli e rimettendomi il mio Fedora nero.
"Devo assolutamente portarti in un posto" continuai quasi urlando.
"Dove?"
"Ti piace il jazz?"
"Molto"
"Okay, allora ti piacerà" e sorrise.
Entrò in camera e si tolse i pantaloncini indossando una tutina nera senza spalline, che le scendeva morbida fino alle caviglie. Mentre si vestiva non potei fare a meno di fissare i tatuaggi e mi avvicinai a lei,
impedendole di infilarsi la tuta.
"Avevi detto che me li avresti spiegati i tuoi tatuaggi, mi spieghi un po' questo?" domandai accarezzandole il fianco destro coperto quasi interamente da un acchiappa-sogni nero, le cui piume azzurre le adoravano perfettamente la vita.
"Non c'è molto dai dire su questo" affermò "per gli indiani porta fortuna, e libera dagli incubi, fa stare meglio. Lo feci perché non stavo molto bene, ho un bel po' di brutti ricordi" continuò raggomitolandosi su se stessa.
Mi sedetti sul pavimento accanto a lei, con la schiena contro il letto.
"Noi non usciamo da questa stanza finché non mi racconti tutto, per favore" dissi.
Sbuffò, e si aggiustò la frangetta.
"Ti ricordi quelle foto che sono nel mio studio dei tatuaggi?" annuii "bene. Quel ragazzo era il mio fidanzato, Nick; e quella ragazza era Cassidy la fidanzata di Ashley; prima che scoprisse di essere gay. Eravamo così amici e ci volevamo un mondo di bene. Una sera, circa 5 anni fa, i ragazzi veneto a teatro per vedere il mio passo di addio a danza. Dopo lo spettacolo, per festeggiare bevemmo, troppo.
Eravamo in macchina, io è Cassidy avanti, e gli altri dietro.
Ad un incrocio inconsciamente non mi fermai e arrivò un auto"
si fermò per riprendere fiato e le sfiora il mano, ma la allontanò bruscamente "Io mi ruppi la gamba destra, mi si conficcò uno dei ferri dell'auto nella rotula, Ashley si fratturò solo il polso, mentre sia Cassidy che Nick non ce la fecero. Il giorno dopo in televisione si parlava solo di noi, e fu li che decidi di tagliarmi fuori dal mondo. Tutta la finta compassione dei media non faceva altro che accrescere il mio odio verso di loro, e verso di me, perché c'ero io alla guida"
Prima che potessi dire altro Joy mi fermò, riprendendo fiato nuovamente.
"Del mio diploma di danza non me ne feci nulla. Quando mi ruppi il ginocchio in quel modo, i medici mi dissero che sarebbe stato difficile perfino ricominciare a camminare; e come avrai notato tutt'ora non cammino un granché bene"
E in effetti era vero. Mi ricordavo di quando andammo allo Starbucks e lei camminava tutta curvata, lenta.
"E non mi feci tatuaggi sulle gambe, se non sul ginocchio per coprire quell'orrenda cicatrice. Perché Justin guardale le mie gambe" sussurrò quasi piangendo "sono belle gambe. Sono gambe da ballerina" mi guardò con gli occhi lucidi.
"Da quando Nick e Cassidy non ci sono più mi sento così sola. Non che Ashley non mi basti, ma è che loro non ci sono più, e so che è tutta colpa mia."
Si passò una mano tra i capelli alzandosi, poi mi chiese "allora dove dovevi portarmi?" sorridendo. E la guardai con un misto di tristezza e ammirazione, perché sembrava che avesse già cancellato il nostro discorso.
Presi le chiavi della macchina e ci dirigemmo nel parcheggio.
Misi in moto, e partii lanciando un'ultima occhiata alla mia Joyce che guardava fuori fissando la luna, magari desiderando di essere altrove.
 
Amavo la casa del Jazz, era sempre stato uno dei miei locali preferiti. Aprii la porta e feci entrare Joyce, richiudendola dietro di me. Per tutto il tragitto non avevamo parlato, e non sapevo cosa fare o cosa dirle dopo la nostra conversazione di albergo.
Ci sedemmo su dei divanetti e iniziammo a sentire la musica da parte di musicisti locali. Mentre suonavano, Joy si strinse a me, mettendo la mia mano attorno alle sue spalle, con mia sorpresa e piacere. La presi in braccio e le cinsi la vita con le braccia, mentre lei poggiò il capo sulla mia spalla.
"Justin" bisbigliò "perché non vai anche tu a cantare?"
Scossi il capo.
"Dai ti prego"
"Quale è la tua preferita?"
"I'll make love to you, non ascolto molto questo genere" disse ridacchiando.
Mi alzai a andai alla presentatrice che dopo avermi visto sgranò gli occhi per poi darmi l'okay.
Era un po' che non cantavo in pubblico e avevo davvero paura che potesse andare male. Quando salii sul palco vidi Joy osservarmi attentamente con un leggero sorriso, che ricambiai.
Presi il microfono e inizia a cantare, tra gli applausi di tutti.
Joy ondeggiava la testa a tempo, e sembrava felice, e non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
 
 
 
 
AYEE.
Ritardo esagerato, scusate, non ho avuto tempo.
recensite, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ciauz. ✨💙💪

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Capitolo 8
*** Guy. ***


Guy.

 

 

 

Continuavo a cantare "i'll make love to you" fissando Joy, e dedicando ogni singola parola a lei, che mi fissava sorridendo seduta ad un tavolo poco distante da me.
Pronunciai l'ultima strofa sorridendole, quando la canzone finì gli applausi risuonavano nel locale, e scesi dal palco, risiedendomi accanto a lei.
Guardai il tavolino imbarazzato. Era piccolo, circolare, la tovaglia nera era spiegazzata, in particolare in alto a destra. Il vaso trasparente di vetro conteneva una rosa bianca, leggermente appassita, le cui foglie erano ripiegate su se stesse mentre i petali esterni giallastri contrastavano con quelli bianchi interni.
C'era un posacenere accanto al vaso, fatto dello stesso vetro trasparente che conteneva una cicca di sigaretta: Marlboro light. Sul filtro presentava una macchia di rossetto rosso, era indubbiamente di Joyce.
Alzai lo sguardo su di lei, che mi stava fissando.
"Cosa ha di tanto interessante questo tavolo?" mi domandò ridacchiando.
"Uhm niente" risposi vagamente "andiamo?"
"Si va bene"
Uscimmo e il mio sguardo si posò sul cielo, che stava iniziando a schiarirsi leggermente all'orizzonte. Estrassi il mio iPhone, erano le 4 am.
Sbadigliai assonnato, cercando le chiavi della macchina.
"Joy vuoi guidare tu?"
Scosse il capo spaventata.
"Io non guido più da...dall'...hai capito"
Annuii, e le accarezzai il braccio comprensivamente aprendole lo sportello.
"Sono le 4am. Si dice che se sei ancora sveglio a quest'ora sei o solo o innamorato; e non si sa quale sia peggio" disse Joy.
Aprì il finestrino, e prese una sigaretta con i denti, accendendola con un clipper nero che presentava dei teschi messicani bianchi su di esso.
Prese la sigaretta tra le labbra tinte di rosso acceso, e aspirò, per far uscire, poi, una nuvoletta grigiastra con un getto preciso di fumo.
Mi sentivo a disagio in quel silenzio. Guidavo nervosamente, l'unica cosa che volevo fare era parlarle, baciarla. L'iniziale attrazione fisica che provavo per Joy si era trasformata in qualcosa di ben più profondo e avevo paura. Paura di un rifiuto, di essere di nuovo scaricato, tradito, non volevo soffrire ancora. Non era nemmeno iniziata e pensavo già a come sarebbe finita.
Ero letteralmente terrorizzato. E se essere "me" non le bastasse? Se il vero "me" non le piacesse?
Non sarebbe bastato essere "Justin Bieber", no. Ormai mi ero dimenticato come si conquistava una ragazza, bastava fare il mio nome che subito aprivano le loro vagine a me. A me, che a volte volevo solo un po' di affetto sincero, che mi veniva negato da tanto, troppo tempo.
Mi leccai un labbro, restando concentrato sulla strada e fissandola di tanto in tanto dallo specchietto. Lanciò la sigaretta, ormai consumata fino al filtro, dal finestrino, e si sporse un po' prendendo una boccata di aria fresca.
"Ci fermiamo un po'? Mi scoccio di andare subito in albergo"
Uhg, Joy sono stanchissimo. Come fai ad avere tutta questa energia? Perché non dormi la notte? Chi sa a cosa pensava, ma probabilmente non dormiva poiché l'incubo dell'incidente la teneva sveglia. Era un grande peso da sopportare. Avrei voluto accontentarla ma ero veramente troppo stanco.
"Joy" iniziai "sono stanchissimo, sul serio. Non potremmo andare in albergo? Ti prometto che domani restiamo svegli fino all'alba"
"Non promettere cose che sai di non poter fare, Justin Bieber" ridacchiò.
"Vedremo" dissi in aria di sfida, mentre giravo per entrare nel parcheggio dell'hotel.

 

Joy si sfilò la tutina indossando una lunga maglia grigia della Coca-Cola. Sciolse i capelli e si struccò velocemente.
Io misi dei pantaloni corti blu e una maglia a mezze maniche nera, e mi stesi nel letto, avevo davvero molto sonno.
Joy si avvicinò e si sedette accanto a me, sorridendomi.
"Prima non te l'ho detto, mai sei stato bravissimo, credo di preferire la tua versione a quella della canzone originale, dovresti registrare quella cover, sul serio"
Mi misi a sedere anche io, e l'abbracciai.
"Grazie Joy" mormorai, lasciandole un bacio sul collo, facendole un leggero solletico.
Mi mise una mano dietro al capo, accarezzandomi i capelli, e io gliene misi una sulla schiena, e una sotto le ginocchia, prendendomi in braccio per posarla, poi, nel suo letto.
Rise divertita, e vi giuro avreste dovuto vederla mentre rideva. Anzi no, altrimenti v'innamorereste anche voi di lei. Quando rideva, arricciava il naso, e stringeva gli occhi lasciando intravedere solo un po' delle sue iridi. La sua bocca si curvava, e si vedevano i suoi denti bianchi, dai canini affilati e perfetti, e quell'incisivo destro, un po' storto, spostato verso il sinistro, così adorabile.
"Grazie Justin"
"Grazie a te"
Arrossì.
Restai accanto a lei fino a quando non si addormentò, e continuai a canticchiare "i'll make love to you"
fino a quando non chiuse definitivamente gli occhi.
Le accarezzai la guancia sinistra.
"Joy" sussurrai "io lo farei l'amore con te, e ti stringerei tra le mie braccia, e non ti lascerei mai andare, fino a quando non me lo dirai tu" dissi citando la canzone "il problema è: tu faresti lo stesso?" continuai fissandola dormire.
Scossi il capo e andai a letto, addormentandomi in fretta.

 

Quando aprii gli occhi la prima cosa che feci fu, istintivamente, cercare Joy, ma il suo letto era vuoto. Vidi sul mio letto un foglietto e lo presi.

"Justin se stai leggendo questo biglietto significa che è mattina e che ti sei svegliato, quindi buongiorno"
Buongiorno anche a te Joy, dove cazzo sei? Continuai a leggere.
"So che mi hai dato il buongiorno mentalmente quindi grazie (in caso tu non l'abbia fatto, lascia che ti dica che sei un maleducato, ew)"
Risi. Proseguii.
"Comunque non avevo sonno, o meglio, mi ero addormentata poiché tu hai cantato per me, poi mi sono svegliata e per non infastidirti sono uscita. Sono giù al bar dell'hotel, e se è mattina tardi e non ci sono ancora in camera, beh, significa che sono ubriaca fradicia e quindi dovrai subirti una povera Joy ubriaca (scusa).
Grazie Justin, scusami.
Joy"

Mi infilai i primi panni che trovai e corsi giù al bar. Okay Joy, non è divertente. Come ti ritrovo? E se sei con qualcuno? Entrai nel bar e decisi di chiedere a qualcuno.
"Mi scusi" chiesi al barista "per caso ieri è venuta qui una ragazza con i capelli neri, il rossetto rosso, piena di tatuaggi?"
"Ragazzo qui vengono un sacco di ragazze, come credi che possa ricordarmene una?" disse fissandomi. Improvvisamente alzò un sopracciglio "ma voi siete Justin Bieber?" Annuii.
"Potreste fare un autografo a mia figlia? Si chiama Marie"
Mi si strinse il cuore. Marie. Mi schiaffeggiai mentalmente. Marie è nel letto di Zedd, basta Justin. Dimentica Selena, vai avanti.
Firmai un foglietto di carta.
"La ragazza di ieri sera, aveva una frangetta?" domandò.
"Si si!" urlai contento.
"Era con un ragazzo"
E in quel momento capii che ero solo uno stupido, ed un povero illuso.
"Un ragazzo?"
"Era alto, biondo, con gli occhi verdi se non mi sbaglio. Ricordo che aveva un tatuaggio a forma di ferro di cavallo sulla mano."
Vaffanculo.
"Ma c-cosa hanno fatto?"
"Non lo so, ma ubriachi come erano saranno sicuramente andati a letto, puoi provare a chiedere alla reception, o cercare qui intorno" consigliò.
Presi un respiro mordendomi il labbro.
Non piangere.
Non piangere.
Non piangere.
Vaffanculo.
Mi asciugai immediatamente la lacrima che usciva dal mio occhio destro e che segnava la mia disfatta, la mia ennesima sconfitta personale.
Justin sapevi che sarebbe successo questo con la fama, ma forse non sei semplicemente fatto per essere amato.

 

 

 

AYEE.
okay scusate il ritardo. Ho un assurdo blocco dello scrittore, ed è un brutto periodo, sono troppo nervosa, scusate. Mi sento una ritardata. Perdonatemi gli errori di battitura e tutto. Ew, Joy sei una persona schifosa, ma vi prego, non odiatela è il mio personaggio preferito.
Povero Justin :c Mi lasciate una recensione?:c

ps: ci tenevo a dirvi che Joy è Hannah Snowdon una tatuatrice e modella c:

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Capitolo 9
*** I don't wanna get hurt. ***


9.I don't wanna get hurt.

 

 

 


Entrai in bagno con l'intenzione di sciacquarmi il viso, ma ciò che vidi mi fece raggelare.
Era una massa inerme, sul pavimento lurido e freddo di marmo del cesso. Joy era stesa sul pavimento con la testa appoggiata al petto di un ragazzo, abbronzato, dai capelli ricci e neri. Niente ragazzo con i capelli biondi quindi.
Il mio primo istinto fu quello di correrle incontro e vedere se stesse bene, ma mi fermai.
Non potevo essere sempre io a preoccuparmi per gli altri, non potevo andare sempre dietro alla gente, dovevo smetterla di cercare delle giustificazioni ai comportamenti delle persone.
La fissai un'ultima volta e la lasciai li, andando via.



Era passata un'ora. Una fottutissima ora e Joy non si era ancora fatta viva. Tornai in quel bagno, e la trovai li. Il ragazzo le baciò la fronte e mi morsi il labbro, cercando di mantenere la calma. Lui l'aveva fatto con una tale naturalezza, e magari l'aveva incontrata da poche ore; mentre io non avevo ancora potuto sfiorarla.
Era tutto così ingiusto.
Joy aprì gli occhi, e la prima cose che fece fu ridere. Una risata fragorosa, troppo, quasi falsa, vuota, triste. Le sue labbra erano aperte in un sorriso, coperte da un rossetto rosso fuoco.
"Grazie Joe" mormorò.
Poi si girò.
Mi vide.
Sorrise.
"Hey Justin" urlò.
La fissai freddo.
Si alzò, assieme al ragazzo, e venne verso di me, abbracciandomi. Ma non ricambiai. Scosse il capo, intuendo che ero arrabbiato.
"Lui è Joe, il fratello gemello di Nick, il mio ex"
Era il fratello dell'ex di Joy quindi, era il fratello del ragazzo che era morto.
Guardai Joe. Era alto, aveva la pelle olivastra che risplendeva sotto la luce bianca del bagno. I suoi capelli ricci ricadevano scomposti, nascondendo i suoi occhi verdi segnati da grandi occhiaie, probabilmente causate dalla serata in discoteca.
"Sono Joe, grande fan. Mi dispiace se tu abbia trovato me e Joy in questo stato" rise "non farti strane idee"
"Justin" dissi. Mi rilassai improvvisamente. Ero così sollevato dall'idea che Joy non avesse fatto nulla.
"Dobbiamo parlare" dissi a Joy.
"Va bene, andiamo in camera. Joe, è stato un piacere averti rivisto, mi manchi tanto" disse abbracciandolo strettamente.
"Anche tu piccola" rispose Joe. Le scostò una ciocca di capelli e le sussurrò qualcosa all'orecchio che non capii. Joy scosse il capo e lui annuì, ma non riuscivo a capire.
"Ciao Joe" lo salutai
"Ciao Justin"
Joyce camminava con un tacco in mano, mentre indossava ancora il sinistro. Le sue gambe erano coperte da delle calze nere ricamate, che rendevano impossibile vedere cose ci fosse sotto, al contrario del suo top bianco che aveva una profonda scollatura sul davanti. I suoi capelli erano un disastro totale, tutti scompigliati, con ciuffi neri che le ricadevano sul viso,mentre quelli di dietro erano raccolti in una coda.
La linea di eye-liner che aveva, era sbavata e le lasciava degli aloni neri di trucco sotto gli occhi, dove si notavano le occhiaie, risultato delle sue molteplici notti insonni.
"Come mi hai trovata?"
"Ho letto il biglietto e ho chiesto al bar, ma mi hanno detto che stavi con un ragazzo biondo e poi ti ho trovato con lui..."
"Ah si, il biondo di ieri sera" mi interruppe battendosi una mano sulla testa "non ricordo nemmeno il suo nome" rise.
"Che hai fatto con lui?" E quando glielo chiesi, mi tremò la voce.
"Ci sono andata a letto" rispose con una tale naturalezza che mi fece imbestialire.
"Perché?" chiesi sul punto di piangere.
"Era un gran figo, anche gentile; poi sono stata con un altro ragazzo, Don. Lui me lo ricordo, un gran cafone, scarso"
"Aspetta" la bloccai tendendole le mani "sei andata a letto anche con Don?"
Ti prego di di no.
"Si"
Vaffanculo.
"Poi ho incontrato Joe e sono stata con lui, abbiamo parlato tanto, mi mancava. Era il mio migliore amico quando stavo con Nick" si morse un labbro.

Non dissi nulla.
Non volevo piangere, ma sentivo la gola bruciare e gli occhi pizzicare. Una lacrima, che non riuscii a trattenere mi rigò il volto, e Joy l'asciugò, poi mi fissò irrigidendosi.
"Tu...tu sei geloso" esclamò come se fosse più un'affermazione che una domanda.
"Si porca puttana. Si. Sono geloso. Non puoi andare in giro a darti così a chi cazzo capita okay? Tu sei venuta qui con me e…"
"Tecnicamente non stiamo assieme, ho il diritto di fare tutto quello che voglio" ribatté. E aveva ragione.
Io non ero il suo ragazzo e non lo sarei mai stato. Potevo solo continuare a sognare.
"Però hai ragione" continuò "hai tutto il diritto di pensare e di affermare che sono una troia, perché non avrei dovuto farlo. Mi dispiace così tanto. Portami a casa, se vuoi possiamo anche non vederci più" concluse estraendo una sigaretta.
"Prepara la valigia, che tra poco dobbiamo andare. Poi ne parliamo" dissi semplicemente, e uscii dalla stanza.




5 ore e 23 minuti di puro silenzio.
Avevamo passato il viaggio in aereo in silenzio. Poi Joyce ad un punto si è addormentata con la testa sulla mia spalla, e non ho potuto fare a meno di sorridere.
Era così adorabile. Avrei tanto voluto baciarla in quel momento ma non potevo.
Dopo quelle dannate 5 ore e 23 minuti prendemmo l'auto e l'accompagnai al negozio.
Parcheggiai li vicino, ma non scese dall'auto.
Si slacciò la cintura e mi fissò.
"Avevi detto che ne avremmo parlato"
"Non ora Joy"
"Se vuoi andare via e non tornare più lo capisco"
"Non potrei mai" dissi.
Accennò un piccolissimo sorriso, e scese dalla mia auto, correndo nel suo negozio.
Scossi il capo e mi diressi a casa. Mentre guidavo continuavo a pensare ininterrottamente a quello che aveva fatto. Due uomini. Se ne era fatti due. E se non avesse incontrato Joe, magari anche tre.
Non capivo la motivazione.
Mi chiesi se era la prima volta che stava con tutti questi ragazzi in una sola notte, se avesse mai avuto un fidanzato dopo Nick, se sarei mai potuto essere io quel fidanzato.
Perché cazzo, mi piaceva da impazzire. Mi piaceva la sua frangetta scompigliata, i suoi occhioni nocciola, il troppo fondotinta che usava per nascondere le lentiggini, il piercing al naso, le sue labbra quando si metteva il rossetto rosso scuro, il suo tatuaggio sul petto, quelle spirali tribali sulla pancia piatta, le sue gambe magrissime e pallide, il suo modo di rotolarsi tra le coperte perché non voleva alzarsi, la sua voce, il modo in cui si stendeva accanto a me senza provare vergogna.
Accesi la radio per coprire i miei pensieri e uscì "Between the bars" di Elliot Smith.
E quando entrai in casa, corsi a prendere la mia chitarra e iniziai a scrivere.


Ero davanti al negozio. Poco prima dell'orario di chiusura, ovvero tra tre, due, uno. Eccola.
In compagnia di un altro ragazzo. Stavo per scoppiare a piangere quando vidi che questo ragazzo, dai capelli tinti di verde, teneva la mano ad Ash. Salutarono la mia Joyce e andarono via, non prima di essersi baciati.
Non appena scesi dall'auto inizio a grandinare. La pioggia nella grande mela era quella fredda, che ti penetra nelle ossa e te le fa congelare, specialmente a novembre.
Joy si abbandonò a se stessa e si tolse il cappuccio, fissando il cielo ad occhi aperti, lasciandosi bagnare dall'acqua.
Non mi vide.
Le afferrai la mano e sbandò. La condussi in macchina e entrai chiudendo lo sportello.
"Prima che tu dica qualcosa ho bisogno che tu senta questa canzone, chiudi gli occhi e concentrati sul testo”

La musica partì. Le note della chitarra danzavano nella mia auto. Joy ascoltava attenta, ad occhi chiusi. Le stavo facendo ascoltare “Between the bars”.

Non potevo fare altro se non fissarla, e fissare ogni piccola imperfezione del suo viso. Pianse. Una lacrima le scese lungo il volto, lentamente, fermandosi, quasi a posta, sotto il mento, er poi cadere con un rumore quasi percettibile sulla sua mano sinistra.

“Adesso ho paura” disse.

“Non avere paura” bisbigliai.

“Non voglio farmi male, ancora” mormorò.

“Non ti farò del male, non potrei mai” e la baciai.

 

 

 

AYEEEE.

I 5SOS hanno rilasciato "she's kinda hot",la amo ahhh. Comunque cosa ne pensate del capitolo?c: <3

Continuo ad una recensione :)

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Capitolo 10
*** Sixth tattoo. ***


Sixth tattoo.

 

 

 

 

 

Fredda. Era così fredda. Le mie labbra si muovevano disperatamente in cerca d'amore sulle sue, ferme. Era immobile. Mi guardava con quegli occhioni sbarrati con un misto di tristezza e sorpresa, e bruciavo sotto il suo sguardo. Era così fredda. Ma anche gli iceberg si sciolgono, e io volevo essere il suo sole.
Mi staccai.
«Non l'avevo immaginato così il nostro primo bacio» disse. E uscì dall'auto sbattendo la portiera. Mi presi la testa tra le mani iniziando a piangere, ma pochi secondi dopo mi trovai fuori dall'auto con la mano sinistra nella sua fredda mano destra, sotto la pioggia.
Fu in quel momento che prese il mio viso tra le sue mani, sentivo le sue unghie premere nei miei zigomi, entrarmi nella pelle graffiandola.
Avvicinò il suo volto al mio e unì le nostre labbra. Le mie mani erano attorno al suo collo, assaporavo ogni millimetro della sua bocca.
Si staccò e mi abbracciò affondando la testa nel mio collo.
«Mi hai baciato sotto la pioggia» bisbigliai. Poi lo ripetei urlando.
E lei rise.
« Significa che ti piaccio, ma non che ti piaccio, ma che ti piaccio piaccio»
Iniziai a saltellare come una ragazzina e lei mi fermò.
«Si Justin» disse «significa che mi piaci piaci»


 

«Perché deve fare così male?»
«Perché senza dolore non sarebbe un vero tatuaggio» rispose ridendo.
Ripassava i contorni del tatuaggio; due maschere complementari, una triste e una felice, come quelle del teatro greco, per rappresentare il doppio gioco delle persone.
«finito» e mi pulì.
La avvicinai a me e le alzai la manica del maglione.
«Voglio sapere di questo»
«È l'anatomia del cuore di Leonardo Da Vinci. Lo feci per ricordarmi che il cuore è un muscolo e che ha bisogno di 'allenamento' per continuare a funzionare correttamente»
«E questo?» le presi la mano e le indicai sull'indice il punto e virgola.
«Il punto e virgola viene usato dagli scrittori per continuare qualche frase che potresti finire, ma non lo fai e scegli di andare avanti. Lo scrittore sono io, e la frase è la mia vita»
Ebbi paura. Pensai cosa sarebbe successo se Joy in quel momento non fosse stata li con me. Istintivamente la strinsi a me e la abbracciai fortemente fino a quando lei sussurrò «Justin lasciami andare soffoco» e le baciai il capo allentando la presa.
«Devo andare in studio, vieni con me» e uscimmo.

 

Camminava davanti a me. Bella come sempre, un po' curvata in avanti, lenta. Portava dei pantaloni stretti neri e un maglioncino rosso scuro, come il suo rossetto.
Era sicuramente la creatura più bella che il Signore avesse mai creato, ed era mia.
O forse no. Non eravamo fidanzati. Forse. Non so esattamente cosa eravamo ma qualsiasi cosa fossimo stati mi andava bene purché potessi baciarla.
Sapevo che ormai era fatta, ero fottuto. Mi piaceva così tanto, e speravo davvero che fosse lo stesso per lei. Non volevo restare di nuovo solo, a piangere, per una ragazza che non mi vuole e non mi merita.
Aprii la porta e trovai Scooter che mi fissava arrabbiato con le braccia conserte seduto sul divano.
Corsi da lui e lo abbracciai. Sorpreso ricambiò.
«Scoot, lei è Joy, la ragazza con cui sono uscito quella sera»
«Piacere di conoscerti Joy»
«Piacere mio» disse sorridendo.
«Scoot ho una canzone nuova, devo fartela sentire» e così dicendo premetti play, l'avevo già registrata con la mia chitarra.

 

«A me la canzone piace così come è, non credo che serva l'aiuto di quei due tizi. Che musica fanno? Dubstep? Io preferisco le canzoni pure, con la chitarra, senza quella schifezza elettronica ma se il tuo manager insiste allora fai come dice lui»
«Ho bisogno di rifletterci un po' su...che facciamo stasera?» le domandai scostandole una ciocca di capelli che le era caduta davanti al viso.
«Vuoi venire a casa mia?» domandò accennando un sorriso, e io annuii.

 

Saliva le scale accanto a me tenendomi la mano saldamente. Casa sua si trovava all'ultimo piano di un grattacielo newyorkese.
«Putroppo non è come casa tua, scusami per il disordine»
Era un piccolo appartamento. Il parquet era marrone chiaro, le pareti erano bianche e l'arredamento molto semplice. La cosa che preferivo era una scrivania, posizionata vicino alla finestra, piena di disegni, pennelli e matite; sulla parete sovrastante c'erano dei fogli con degli schizzi e le sue punte da ballerina, appese ad un chiodo. Vederle mi mise un po' di tristezza perché si dice che quando una ballerina appende le punte al muro, la sua carriera è finita.
Entrai nella sua stanza e si sedette sul suo letto che era piccolo, illuminato da alcune lucine che passavano attorno alla scritta good vibes. Joy si girò e iniziò ad accarezzare una piccola palla di pelo nera.
«Non mi avevi mai detto di avere un gatto»
«Si chiama Tate, l'ho trovato accanto ad un cassonetto mentre tornavo a casa dopo essere stati al Coachella»
«È adorabile» e lo accarezzai. Tate era completamente nero, piccolo, dal pelo morbido e caldo, aveva due grandissimi occhi blu che creavano un contrasto perfetto con la sua pelliccia.
Dopo pochi secondi Tate saltò giù dal letto e andò a mettersi su un cuscino gettato sul pavimento.
Mi avvicinai a Joy e le strinsi la mano.
«posso baciarti?» domandai ingenuamente.
Joy si avvicinò a me che ero seduto a gambe incrociate sul materasso e mi sussurrò nell'orecchio sinistro «Non chiedere la prossima volta» e unì le nostre bocche.
Sarebbe banale descrivere il modo in cui le sue labbra volavano sulle mie quindi vi descriverò semplicemente quello che ho provato. Mentre lei continuava a baciarmi mi sentivo così felice come non lo ero da tempo. Nell'ultimo periodo mi ero sentito come se fossi rinchiuso in una bolla di sapone e lei l'aveva appena scoppiata.
Mi ritrovai con il corpo di Joy steso su di me, che le tenevo i fianchi con le mani saldamente.
Le sue mani si infilavano sotto la mia maglietta a sfiorarmi gli addominali, mentre io non vedevo l'ora di poter sfilare la sua. Dopo pochi secondi eravamo ancora li, a baciarci su quel letto, mezzi nudi, e ci fissavamo senza sapere esattamente cosa fare; fino a quando non scoppiamo a ridere contemporaneamente. Joy si alzò e camminò lentamente fino ala scrivania, aggiustandosi sensualmente sotto il mio sguardo, con la mano sinistra la mutanda nera che le si era infilata nel sedere e prese il portatile.
«Vediamoci un film» e annuii.
Si accomodò accanto a me infilandosi sotto il mio braccio con Tate sulle sue gambe.

La guardai e sembrava così pacifica mentre dormiva in intimo accanto a me. Quel corpo pieno di tatuaggi era un'opera d'arte; il tribale sul collo le adornava alla perfezione la pelle. Le diedi un bacio sulla fronte scostandole la frangetta e la strinsi a me sorridendo nel vederla dormire, e m'addormentai anche io.
 

AYEEE.
Non ho ricontrollato il capitolo quindi scusatemi gli errori di battitura; continuo a 2 recensioni  💁✨💙

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Capitolo 11
*** Seventh tattoo. ***


Seventh tattoo.

 

 

 

 

Pioveva ancora, ma non fu il rumore della pioggia a svegliarmi bensì le mani di Joy che mi accarezzavano i capelli.
«Buongiorno» sorrise.
«Buongiorno»
Mi sedetti e Joy si spostò sedendosi sul mio bacino e facendomi ristendere. Il suo viso era a poca distanza dal mio, e la sua frangetta mi solleticava la fronte.
Le afferrai la vita e la spinsi sotto di me facendola ridere.
«Justin fermati un secondo» rise « devo fare pipì» iniziai a ridere anche io scuotendo il capo, e le afferrai il polso sottile «non vai finché non mi dai un bacio»
«Justin mi scappa proprio, per favore» chiese e io la lasciai andare ridacchiando.
Non riuscivo a smettere di sorridere, ero così felice. Mi alzai e aprii la finestra, inspirando l'aria fredda e lasciai che la pioggia mi bagnasse il viso.
«Justin ma che stai facendo» ridacchiò Joy, non l'avevo sentita arrivare e ora era accanto a me con un piccolo sorriso sulle labbra, che mi guardava con i suoi occhioni nocciola e probabilmente pensava che ero un idiota perché mi ero appena bagnato tutto. La sua mano mi accarezzava il viso e passo sulle mie labbra facendomi ridacchiare «sei tutto bagnato» rise. In quel momento notai una chitarra appoggiata all'angolo sinistro della sua camera.
«Suoni?»
«Oh no, quella è la chitarra di Joe, faceva sempre delle serenate da parte di Nick per me» presi la chitarra senza pensarci due volte e iniziai a cantare le prime parole che mi vennero in mente.
"When it's raining and it's pouring how to I'll always up enemy? How do I wake up in the morning if you're not right next to me?„
Joy mi fissava estasiata e afferrò velocemente il cellulare iniziando a riprendermi; ma dopo un po' mi fermai poiché privo di ispirazione e a quel punto Joyce si avvicinò a me baciandomi a stampo.
«Ti ricordi "i'll make love to you"? Me la canti? Solo per me però»
«Joy quando la cantai alla casa del Jazz ogni fottuta parola era già dedicata a te»
Mi strinse forte e infilai la testa nell'incavo del suo collo, scostandole i capelli. Non riuscii a resistere alla sua pelle diafana e le baciai il collo ma si tirò subito indietro emettendo un verso simile a chrrr.
«Joy cosa era quello?» chiesi con le lacrime agli occhi, incapace di non ridere.
«Non lo so, è che mi fai il solletico sul collo imbecille»
Mi avvicinai nuovamente e riprovai a baciarla, questa volta fortunatamente la afferrai saldamente per la vita e riuscii a baciarle lentamente il collo, ma quando finii iniziò a ridere per il solletico.
«Dio dovresti vederti mentre ridi» Joy si sedette accanto a me sul letto e le accarezzai il viso «sei così bella»
Joy si avvicinò a me e appoggiò la testa sulla mia spalla, e mi baciò una guancia, si alzò e aprì il piccolo armadio marrone chiaro nella stanza, estraendo un jeans stretto e una maglietta nera con le maniche che le arrivavano ai gomiti. Si vestì velocemente davanti a me e mi diede la mano facendomi alzare.
Continuavo a fissarla, respirando lentamente, stare con lei mi trasmetteva una moltitudine di emozioni che correvano lungo tutto il mio corpo; Joy si fermò accanto alla finestra dalla quale penetrava una leggera luce e la aprì facendo entrare le gocce di pioggia nella stanza.
Si avvicinò ancora di più a me, baciandomi il collo, ad ogni suo tocco tremavo, il mio stomaco si contorceva su se stesso, il mio cuore era fermo, non riusciva nemmeno a battere; quando mi baciò mi manco il respiro. Le sue labbra screpolate e morbide si muovevano lentamente sulle mie, schiusi la bocca permettendo alla sua lingua di entrare.
«Io devo andare al negozio, ci vediamo stasera?»
«Va bene» la baciai nuovamente a stampo «ti accompagno, io vado in studio. Ti va di venire da me stasera?»
«okay, allora ci vediamo alle 6.30»
Raccolsi i miei panni e li indossai velocemente, per poi afferrare la mano di Joy così piccola rispetto alla mia e accompagnarla.
Mentre scendevamo le scale mi era sempre più difficile smettere di fissarla e non pensare a quanto fosse bella. Non appena uscimmo in strada circa una decina di paparazzi si avventò su di noi, e Joyce mi guardò spaesata. La strinsi a me, senza sapere cosa fare.
"È la nuova fidanzata Bieber?"
"Esce ancora con la tatuatrice dell'altra volta?"
"È incinta signorina?"
Le diedi la mano, e con l'altra mi coprii il viso, iniziando a correre via. Hannah correva con me ma non riusciva a tenere il mio passo così ci infilammo in un vicolo, e restammo li. Joy aveva la schiena contro il muro sudicio e respirava affannosamente.
«Come ci riesci?» mi chiese «come riesci a non perdere la calma, a restare tranquillo, a sopportarli. Io non ci riuscirei mai» continuò.
«Nemmeno io. Poi però ci sono i concerti, dove vedi i tuoi fan cantare le tue canzoni, i meet and greet dove ti trovi ragazzi che ti ringraziano, e ti dicono che gli hai salvato la vita, e allora poi pensi che ne vale la pena. Sai Joy i miei belieber non mi hanno mai abbandonato. Nemmeno quando sono andato in prigione»
«Aspetta sei andato in prigione?» annuii guardando per terra.
Joy mi prese le mani e si abbassò alzando il mio viso con la sua testa. La fissai a lungo negli occhi e tremai notando una scintilla di fiducia nei suoi occhi caramello, come i miei, solo un po' più chiari.
«Avresti dovuto dirmelo prima» bisbigliò nel mio orecchio.
«Mi dispiace» i miei occhi si riempirono di lacrime.
Eccolo li. No, no. Era uno di quei momenti. Dove ti senti perso e solo anche se sei consapevole di avere tutto nella vita; quel momento in cui sei appena riuscito ad incollare assieme tutti i tuoi pezzettini ma capisci che non l'hai fatto bene e ti rompi nuovamente. Cercai di trattenermi, non volevo scoppiare davanti a Joy, che mise le sue braccia attorno al mio busto, e io infilai la testa nell'incavo del suo collo.
«No, no, Justin. Sh, andrà tutto bene» mi baciò la fronte «lo dici sempre anche tu. Nel dolore e nelle battaglie non preoccuparti perché alla fine andrà tutto bene»
Alzai il capo e mi prese il viso con la mano destra tirandomi a se, baciandomi sulle labbra. In quel momento era come se tutti i miei pezzi si fossero rimessi a posto da soli, saldamente questa volta. Le misi le mani attorno alla vita e sorrise ancora attaccata a me e sorrisi anche io continuando a baciarla vicino a quel muro sudicio. Chi l'avrebbe mai detto che il paradiso fosse in lurido vicolo di New York?

Quando arrivai in studio mi misi subito a lavoro, avevo deciso di seguire il consiglio di Scooter e così avrei proposto "Where are ü now" a Skrillex e Diplo; e avrei registrato "What do you mean"
Dopo diverse ore le canzoni erano pronte e le feci sentire a Scooter che sorrise.
«Il mio ometto sta crescendo. Mi rendi così fiero di te Justin» mi gettai tra le sue braccia.
«Grazie Scott»
«che è successo stamattina con...Joannah?»
«Si chiama Joy Scoot. Devi conoscerla meglio, è straordinaria.  Comunque siamo usciti da casa sua, e i paparazzi ci hanno assaliti; niente di nuovo. Li ho solo evitati, pensi che dovrei rendere pubblica la cosa?»
«Credo di si, ma chiedi anche a lei. Comunque prima che arrivassi ho ricevuto una chiamata, hanno intenzione di farti esibite ai VMA, ti va?»
Un brivido mi percosse il corpo; i VMA? Erano 7 anni che non mi esibivo.
Scooter mi mise una mano sulla spalla.
«Justin eri solo un bambino quando ti esibisti, sei maturato. È la tua chanche per dimostrare chi sei»
«Io...io mi esibirò. Posso portare Joy al red carpet?»
«Certo» rise «c'è qualcuno che vuole vederti» continuò.
Lo fissai con aria interrogativa finché una figura femminile comparve dietro di lui.
«Mamma!» urlai abbracciandola. Scooter ci lasciò soli.
«Tesoro» esclamò baciandomi la testa. Si accomodò sul divanetto accanto a me, accarezzandomi la schiena «Justin Scooter mi ha fatto sentire le tue nuove canzoni e  mi ha detto come stia superando la tua caduta; mi hai sempre reso così fiera di te»
«Grazie mamma» mi strinsi a lei, e mi asciugò le lacrime con i suoi pollici «e Scooter mi ha raccontato anche di questa ragazza, allora?»
Arrossii e ridacchiai nervosamente.
«Si chiama Joy» sorrise « è davvero bellissima mamma. Fa la tatuatrice, devi conoscerla assolutamente. Stasera avevo intenzione di portarla a casa, se vuoi possiamo cenare...» rise interrompendomi.
«Voglio lasciarvi un po' da soli amore. Magari un'altra sera, divertitevi»
«grazie mamma»

Entrai nel negozio e trovai Joy intenta a fumare una sigaretta mentre ascoltava a tutto volume i Nirvana.
Quando mi vide si illuminò e mi saltò addosso, agganciò le sue gambe attorno alla mia vita e la presi per il sedere.
Fece scontrare i nostri nasi e la baciai con foga.
«Mi sei mancato» ammise timidamente; la feci scendere e le baciai la fronte.
«Volevo farmi un tatuaggio»
«Posso fare io?»
«Cosa?»
«Ho pensato ad un tatuaggio a posta per te, posso fartelo? Ti prego»
Entrammo nello studio e mi mostro lo stencil di un pesce stilizzato, con le squame ben evidenti che erano disegnante perfettamente.
«Il pesce nella simbologia dei tatuaggi è simbolo di forza, coraggio e virilità; ma soprattutto di voglia di ricominciare una nuova vita e di andare avanti. E inoltre tu sei nato a marzo quindi il pesce è anche il tuo segno zodiacale»
Le porsi il braccio «vai Joy, lo voglio»
Prese l'ago, e dopo aver applicato lo stencil iniziò a disegnare sulla mia pelle. Mi morsi il labbro al primo contatto con l'ago poi mi rilassai abituandomi al dolore. Continuavo a fissarla mette era intenta nel suo lavoro. Guardarla rendeva il dolore sopportabile, se avessi avuto lei al mio fianco avrei sopportato qualsiasi cosa. Era passato appena un mese da quando avevo varcato la soglia del sorry mom tattoo e mi spaventava essermi affezionato già così tanto a lei.
«Justin a che stai pensando?»
«che mi lascerei trascinare all'inferno da te se mi tenessi la mano» joy sorrise e mi guardò con le labbra schiuse e tremante; si avvicinò lasciandomi un bacio casto sulle labbra. Le posai la mano sul retro della testa e la convinsi a continuare il bacio, ma a staccò pochi secondi dopo.
«Justin» provai a baciarla nuovamente «Justin» rise «devo disinfettanti altrimenti ti si irrita la pelle»
Prese l'acool e la spugnetta togliendo l'inchiostro in eccesso.
Mi accarezzai il tatuaggio, e sorrisi a Joy. Mi alzai per pagarla ma scosse il capo.
«joy prendili»
« No Justin sul serio» guardai il mio tatuaggio.
«Tu che segno zodiacale sei?»
«Sono nata il 24 gennaio, sono acquario»
«Che ne dici se il mio pesce entrasse un po' nel tuo acquario?» proposi ridendo maliziosamente.
«Sei un coglione» rispose ridendo.

 

Joy era stesa accanto a me sul divano mentre vedevamo "Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sul sesso ma che non hai mai avuto il coraggio di chiedere" di Woody Allen, mentre mangiavamo la pizza.
Era circa la quinta volta che mi diceva di prestare attenzione al film e smettere di fissarla, ma il suo viso era così dolce e sarei stato capace di stare così per ora. Hannah mi prese la mano e riprendi al film.
"dottore io sono innamorato della mia pecora(...) ora gliela faccio vedere„
"Se solo io e la sua pecora potessimo stare da soli, forse capirei perché non vi ama più„
Joy e io iniziammo a ridacchiare.
«Dio non dirmi che ora anche il dottore si fa la pecora, ti prego» disse
«penso proprio di si»
«Promettimi che non mi tradirai mai con una pecora»
«Nah, insomma guardala. Quella cazzo di pecora è così adorabile che mi eccita»
«Imbecille» rise spingendomi un po' ma nel farlo perse l'equilibrio e cadde dal divano. Si aggrappò a me e caddi su di lei, atterrando sul tappeto grigio del mio soggiorno.
Sorrise e mi tirò a se baciandomi, le tolsi la maglietta e rimasi felicemente sorpreso quando lei tolse la mia e si spogliò velocemente.
«Non possiamo avere la nostra prima volta per terra» rise «andiamo in camera mia» continuai e la presi a cavalluccio facendola poi scendere sul materasso.


 

«Ti arrabbi se mi faccio una sigaretta post-sesso?» domandò scostandosi la frangetta dalla fronte sudata.
Scossi il capo.
Prese l'accendino e una Marlboro portandosela alle labbra, aspirò e cacciò una nuvoletta.
«Ne dai una anche a me?»
«no, ti rovini la voce»
«posso fare un tiro?» la fissai con la faccia da cucciolo. Alzò gli occhi al cielo e mi passò la sigaretta. Aspirai e trattenni il fumo in bocca, unii le nostre labbra e lo passai a lei che aspirò e cacciò un getto di fumo grigio.
«Allora? Ti è piaciuto?» chiesi timidamente.
«molto» si morse il labbro « a te?»
«Anche a me. Pensi che fosse amore? Cioè come fanno due persone a capire se hanno fatto sesso o l'amore?»
«Non ne ho idea Justin, so solo che sono stata benissimo questa sera e che mi sono sentita così viva»
«Devo chiederti una cosa importante» si girò verso di me con ancora le coperte sul seno «Ho bisogno che tu mi accompagni ai VMA, mi esibirò, ti va di venire? Per favore»
«L'ultima volta che ho visto i VMA è stato nel 2010. Avevo diciotto anni, chi sa come saranno cambiati...chi li presenterà?»
«Miley Cyrus»
«Ho sempre amato quella ragazza» rise «chi sa come è ora»
«Miley è una mia cara amica» dissi « ma dal 2010 è cambiata tantissimo. Non so come la prenderai, per questo devi venire»
«Sei sicuro di volermi ai VMA? E se ti mettessi in imbarazzo? Ho paura»
«Sicuro. Non lo farai Joy, tranquilla»

 

 

AYEEE.
Okay mi piaceva troppo questo capitolo, ero stranamente soddisfatta oggi quando ho finito di scriverlo, quindi l'ho postato subito. Vedete il film di Woody Allen sul serio, è qualcosa di spettacolare.
La canzone che Justin canta è Future ft. Khalil.
Ho amato i VMA di quest'anno anche perché li ha presentati la Cyrus che è in assoluto la mia artista femminile preferita. Il live di Justin è stato perfetto anche se era teso e si notava che faceva un po' di fatica a cantare e ballare contemporaneamente ma non possiamo lamentarci perché è davvero complicato e ha fatto un lavoro fantastico. Quando ala fine si è messo a piangere è stato toccante, non se l'aspettava tutto quell'affetto dal pubblico, è la dolcezza.
E niente, ah i 5 seconds of summer hanno vinto best song of the year con She's kinda hot yee, amo quei ragazzi.
Continuo a 2 recensioni (tanto per la cronaca anche se non avete raggiunto le 2 recensioni ho avuto 4 commenti brevi quindi grazie mille )💁✨💙
Sara.

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Capitolo 12
*** VMA ***


VMA



«Buongiorno Los Angeles!» urlai non appena il mio jet atterrò all'aeroporto. Joy rise e recuperò la sua valigia e anche la mia, porgendomela con la sua solita delicatezza.
La afferrai e scesi le scale velocemente entrando nell'auto che ci stava aspettando.
Joy mi seguì e si sedette alla mia destra, poggiando la sua testa sulla mia spalla e chiudendo gli occhi.
«Non hai dormito abbastanza sul jet?» la stuzzicai, e lui mugugnò qualcosa, sbadigliando.
«Comunque» ripresi « abbiamo il red carpet alle 18.00 e i VMA veri e propri alle 19.00»
«Ho paura. E se mi chiedono qualcosa che dico?»
«La verità. Digli la verità, ma non entrare troppo nei dettagli»
Joy annuì e si avvicinò a me lasciandomi un bacio sulla guancia. L'auto si fermò e ci lasciò davanti al cancello della mia casa a Toluka Lake, a Los Angeles. Vidi un'auto parcheggiata e capii che mia madre era in casa.
«Joy c'è mia madre in casa» la avvertii.
«Aspetta cosa? No io non entro, mi odierà» la interruppi baciandola e rise scuotendo il capo.
Varcata la soglia mia madre (come avevo previsto) ci venne a salutare. Mi abbracciò e poi abbracciò anche Joy che sorpresa ricambiò.
«Tu devi essere Joy. Sei davvero una bellissima ragazza!» Joy arrossì e io mi misi una mano in faccia.
«Io ho bisogno di andare a fare le prove per stasera. Mamma intanto potresti accompagnare Joy a prendere un vestito per stasera?»
«Certo tesoro» urlò dalla cucina. Mi affacciai e la vidi intenta a mostrare tutti i miei album fotografici di quando ero un bambini a Joy.
Aspetta cosa?
«Mamma!» urlai strappandole l'album da mano.
«Justin Drew Bieber ridammi immediatamente quell'album fotografico e va a provare» sbottò categorica e risi, sotto lo sguardo divertito di Joy. Le salutai e andai via.


«Sono così preoccupato» sbottai quando finii di provare.
«Biew preoccupato? Non è da te» disse qualcuno in lontananza.
C'era solo una persona che mi chiamava Biew.
«Miley» corsi da lei abbracciandola e ricambiò sorridente come sempre «che cazzo hai in testa?» risi toccandole i dread finti.
«Sei solo invidioso dei miei dread Biew. Ho visto le prove e non penso che tu abbia motivo di essere preoccupato» sorrisi «come stai?» continuò.
«Molto meglio. Tu Miley?» mi sorrise e basta, facendomi capire che stava anche bene, ma le mancava quel qualcosa per dire che stesse veramente bene.
Mi spiegò velocemente della sua battuta dopo la mia performance e anche della finta lite che avrebbero inscenato lei e Nicki; al contrario di quello che molti possono pensare ogni cosa è già programmata nei VMA, anche quella che sembra più improbabile.
Restai con Miley e continuammo a parlare di musica e le raccontai anche di Joy fino a quando non dovetti tornare a casa per prepararmi per il red carpet.

Joy  indossava uno splendido vestito rosa chiaro. Non l'avevo mai vista indossare colori pastello e devo dire che le stavano a meraviglia poiché si abbinavano alla sua pelle diafana ma contrastavano con tutti i suoi tatuaggi. Il vestito le aderiva sul busto e le lasciava la schiena scoperta, proprio dove aveva un tatuaggio a motivo floreale.
«Dio quanto sei bella»
Arrivati sul red carpet scendemmo in silenzio dall'auto e andai nel panico. Strinsi fortemente la mano di Joy che mi sorrise e respirai correndo dai miei fan che erano vicino alle transenne. Le loro urla mi riempivano di gioia e dopo aver fatto foto e autografi continuammo a camminare fino a quando Kelly Osbourne ci fermò.
«E qui abbiamo Justin Bieber e Joy Dalton. Allora Justin è la tua fidanzata?»
La fissai come per ottenere il suo consenso e quando sorrise risposi «Si Kelly»
«Stasera ci sarà anche Selena, come pensi che la prenderà?» chiese sorridendo, ma nei suoi occhi leggevo il dispiacere. Sapevo che mi avrebbe fatto questa domanda, non voleva ma doveva; era tutto programmato come avevo detto.
Sentire il suo nome mi fece ancora un po' male ma non appena viid Joy al mio fianco sorrisi «uhm siamo entrambi grandi e maturi, ormai abbiamo fatto un passo avanti, e siamo contenti l'uno dell'altro» Kelly sorrise ringraziandoci e ci lasciò proseguire.

«Buona fortuna Biew!» urlò Miley e prima che potessi dirle lo stesso già ero sul palco. Le parole iniziarono ad uscire dalla mia bocca, era da tanto che non ero così felice. Ballavo ritmicamente, sorridendo, guardando con gioia i miei fan che nonostante tutto erano ancora li. E mi pentii così tanto pure tutto quello che avevo fatto. Se avessi potuto tornare indietro non avrei fatto niente di tutto questo. Mi abbassai verso di loro, e mi presero le mani. Una ragazza mimò "Ti amo justin" e io sorrisi stringendole la mano ancora più forte. Restai li e non volevano lasciarmi andare. Avevo i fan più devoti del mondo, e li avevo delusi, ma nonostante tutto loro erano ancora li.
Andai dall'altro lato del palco e successe la stessa cosa, quando finii di cantare guardai per terra aspettandomi i boouh dell'ultima volta che mi esibii. Quando sentii dei fischi e degli applausi alzai la testa. Erano tutti in piedi. Scorsi Jared Leto, Kim Kardashian, Joy, i genitori di Miley e perfino Kanye West e Nick Jonas alzati ad applaudirmi. Riguardai per terra sorridendo, e iniziai a piangere. Era troppo. Piangevo per quello che avevo fatto, perché me ne pentivo ancora; ma anche perché ero felice e perché la gente continuava a sostenermi.
Miley uscì e mi fissò senza sapere cosa dire mentre continuavo a piangere, ma lo show doveva continuare e mentre ero li che piangevo disse la sua battuta e si tolse la giacca restando solo con il body glitterato.
Mi coprii il viso con le mani e uscii correndo, poi tornai nelle quinte dove Miley mi raggiunse poco dopo e mi abbracciò. Erano sempre stati belli gli abbracci di Miley, ti stringeva forte e se tu la stringevi di più lei ti stringeva ulteriormente. È una persona meravigliosa ma la gente si ferma all'apparenza.
«Justin non piangere, sei stato fantastico» sorrise «va da lei»
«Io non so se mi ama. Cosa è l'amore?»
Prima che potesse rispondermi miley corse nuovamente sul palco e io la salutai ritornando velocemente al mio posto.
Quando vidi Joy corsi da lei, che mi aspettava sorridente e a braccia aperte. Gli abbracci di Miley erano belli, ma le braccia di Joy erano il posto migliore di tutti.
Mi baciò la fronte continuando ad accarezzarmi i capelli, mentre io misi la testa nell'incavo del suo collo continuando a piangere.
Il mio respiro le faceva il solletico e me ne resi conto quando si scostò emettendo il suo solito chrr, facendomi ridere.
Ci fissammo negli occhi per una manciata di secondi, ma io sarei potuto restare una vita intera a scrutare ogni singolo particolare di quegli occhi caramello. Mi asciugò le lacrime con le sue dita e si avvicinò a me dicendo «sto per baciarti»
Posò le sue labbra con le mie mentre la voce di Kanye West che ringraziava per aver vinto un premio arrivava ovattata alle mie orecchie. Per me c'era solo il respiro di Joy, leggero e lento. Le sue labbra si muovevano lentamente sulle mie, continuando a sorridere ogni volta che ci staccavamo. Le morsi il labbro e mi prese la mano quando si allontanò da me.
In quel momento ritornammo a concentrarci sul palco e vedemmo Miley accompagnata da una trentina di Drag Queen che cantava la sua nuova canzone.
Joy la guardava stranita poi iniziò ad urlare e ad applaudire.
«Penso di preferire questa versione di Miley all'altra» disse e io annuii «voglio farle un tatuaggio» concluse.
«Grazie Los Angeles, siete stati fantastici, ma prima di dirvi buonanotte volevo dirvi di fare una donazione all'Happy Happie Foundation, la fondazione da me creata per i senzatetto; e annuncio con gioia che il mio nuovo album sperimentale "Miley and her dead petz" è gratuito e sarà disponibile da domani mattina. Grazie e buonanotte» urlò scomparendo.
Joy si alzò in piedi urlando e applaudendo, mentre io non riuscivo a smettere di fissarla. Si girò e arrossì nascondendo il viso tra le mani quando si accorse di come la stavo guardando.
Mi avvicinai a lei stringendole la vita, posò le sue mani sulla poltrona dietro di lei. Continuai ad avvicinarmi a lei e la sua schiena si incurvò quando le passai una mano sulla gamba, sentii la sua pelle rabbrividire.
«Biew non penso che possiate farlo qui» urlò Miley scendendo le scale, indossando un semplice pantalone e una maglia a maniche corte.
Venne verso di noi e mi abbracciò, poi si presentò a Joy. Le avevo raccontato che si era tagliata fuori dal mondo per circa quattro anni.
Le osservai parlare assieme, ridevano e scherzavano come se fossero due vecchie amiche.
«Verrò sicuramente a farmi un tatuaggio Joy» disse Miley prima di salutarci e andare via.
Afferrai Joy per la vita e assieme ci avviamo nella nostra auto, pochi secondi dopo sentii il mio cellulare vibrare.
Avevo un nuovo messaggio, da Miley. Lo aprii e lo lessi.
Da Miley:
Justin l'amore è il modo in cui lei ti guarda.



AYEEEE.
Boh non so che dire, domani scuola, piango.
Justin si è fatto biondo, Ashton si è tagliato i capelli, Luke si è tagliato i capelli; io li ho tinti ieri, rido.
Okay basta, era il penultimo capitolo, non so cosa dire, è uno spazio autrice senza senso quindi vi dico solo recensite YEEE.
Ps: donate alla Happy Hippie foundation, PLEASE.
Domanda: vi piace miley?
Pps: ASCOLTATE MILEY AND HER DEAD PETZ QUELL' ALBUM È MAGNIFICO.
Soprattutto Fweaky.
Oh.
Fatelo.
Adesso.

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Capitolo 13
*** Eight tattoo (epilogue) ***


 

Dopo i VMA io e Joy eravamo restati per qualche giorno a Los Angeles. Avevo fatto fare un tour panoramico della vecchia LA a Joy che guardava tutto entusiasta e scattava fotografie ad ogni piccolo dettaglio.
«Guarda che la bellezza sta nelle piccole cose» mi diceva mentre premeva il tasto per scattare le foto. La bellezza poteva anche trovarsi nelle piccole cose, ma da quando l'avevo conosciuta la vedevo solo in lei.

Entrai nel negozio. Sentii il rumore della macchinetta che perforava la pelle di qualcuno.
«Justin sei tu?» chiese, la sua voce melodiosa giunse alle mie orecchie facendomi sorridere.
«Si Joy»
«Entra!» urlò, e camminai nello studio per trovare una Joy sorridente intenta a tatuare Ashley, e il suo ragazzo, quello dai capelli verdi che vidi quando baciai per la prima volta Joy. Ripensai a quel giorno e sorrisi involontariamente, sentendo la stessa pioggia fredda battere sulla mia pelle e lo stesso calore che mi provocava la bocca di Joy sulla mia.
Mi sedetti accanto a Joy che mi sorrise.
«Ciao Justin» mi salutò Ash e ricambiai «lui è il mio fidanzato, Michael» mi girai per salutare anche lui che mi guardava con occhi sgranati, probabilmente sorpreso.
Joy mi spiegò che si stavano facendo un cosiddetto "matching tatto" ovvero un tatuaggio fatto da due o più persone, su parti del corpo che se vengono avvicinate mostrano il tatuaggio vero e proprio. Era una sorta di puzzle umano.
Avevano scelto una linea continua d'elettrocardiogramma sul polso, gli sbalzi della linea erano regolari e spezzati, fino a quando giungevano alla fine della lunghezza del loro polso e si curvavano in un semicerchio. Dopo un'altra mezz'ora di lavoro Joy finì il tatuaggio, e prese i polsi di Ashley e Michael unendoli, mostrandomi come, da vicini, i due semicerchi formavano un cuore, scandito dai battiti dell'elettrocardiogramma.
Ashley e Michael si diressero alla cassa e pagarono Joy, nonostante lei fosse contraria. La vidi abbracciare i due ragazzi e parlare con loro annuendo; poi Michael e Ash andarono via, non prima di essersi scambiati un bacio appassionato sulla soglia.
«Ashley e Michael vengono a cena da me, devono dirci una cosa importante, ci sarai?» domandò fissandomi dolcemente. Come avrei potuto dirle di no?
«Certo che ci sarò» eravamo ancora in piedi senza sapere cosa fare davanti al bancone, circondati da un pregnante odore di inchiostro, da migliaia di inutili cianfrusaglie posate artisticamente sulle mensole bianche; tra le quali risaltava un cartello rosso con la scritta "No drunks" e paradossalmente accanto ad esso si trovava una bottiglia mezza vuota della birra Corona, la preferita di Joy.
Si avvicinò a me e mi baciò il collo facendomi un succhiotto, il cui colore violaceo risaltava sulla mia pelle.
Le afferrai la vita portandola accanto a me, e le presi il viso tra le mani, nell'intenzione di baciarla, però mi fermai. Mi fermai con la mia mano sotto il suo mento mentre le accarezzavo la pelle bianca, e rimasi a fissarla negli occhi caramello, come i miei, incapace di fare altro, se non continuare a scrutare ogni piccolo particolare del suo viso, come quelle piccole lentiggini che le apparivano accanto al naso; le avevo notate solo ora.
«Tutto bene?» chiese accigliandosi.
«Sei così bella»
Guardò per terra e arrossì leggermente, io sorrisi.

«Allora Ashy» iniziò Joy versando del vino nei nostri bicchieri «cosa volevi dirci?»
Ero seduto accanto a Joy, che indossava un pantaloncino nero a vita alta e una canotta aderente bianca. La tavola era apparecchiata con dei piatti bianchi e dei calici di vetro alti, pieni di vino rosso.
Afferrai il mio e lo portai alle labbra, inarcandole leggermente in una smorfia quando il liquido aspro venne a contatto con la mia lingua. Ashley e Michael si guardarono sorridendo e si diedero la mano.
«Abbiamo deciso di sposarci» per poco quel vino che avevo in gola non mi andò di traverso. Ingoiai.
«È stupendo!» urlò Joy battendo le mani compiaciuta.
«Complimenti ragazzi» dissi sorridendo, ero felice per quei due, erano adorabili.
«E volevamo chiedervi una cosa» continuò Michael passandosi una mano tra i suoi capelli verdi «volete essere i nostri testimoni?»
Io e Joy ci guardammo per poi urlare un si convinto ai due ragazzi che si baciarono per la gioia.
La cena continuò tra risate, e progetti per il matrimonio. Avevano già pensato a tutto, sarebbe stato tra pochi giorni, e avevano perfino già iniziato a mandare gli inviti, infatti al termine di quell'adorabile cena ci diedero il nostro.
I due andarono via verso l'una di notte, e ci salutarono felici.
«Ci vediamo sabato pomeriggio allora! Alle 17.00, non fate tardi che siete i testimoni» scherzò Ash.
Quando Joy chiuse la porta, rimase a fissare il legno di quest'ultima senza dare segni di vita. Un'espressione apatica solcava il suo viso, che ultimamente era sempre sorridente.
Le accarezzai leggermente la guancia sinistra ma non si mosse.
«Joy» la richiamai sventolandole una mano davanti agli occhi.
Non rispose, ma si gettò tra le mie braccia iniziando a piangere.
Le alzai il viso e la baciai lentamente, ogni volta che sentivo le sue labbra correre sulle mie mi veniva un vuoto nello stomaco. Mise le mani tra i miei capelli e mi strinse di più a se baciandomi con più foga. Il nostro bacio diventò in pochi secondi più passionale, mi stava baciando come se avesse un disperato bisogno d'affetto, un'insaziabile fame d'amore.
«Joy» mi staccai da lei lentamente «che hai?» ci sedemmo assieme sul suo letto, e Tate salì su Joyce che iniziò ad accarezzarlo lentamente.
«Ashley si sposa. È che non me l'aspettavo, per me è ancora quel ragazzo ventenne che era fidanzato con Cassidy e che era con me in macchina quel giorno.
Chi sa come la prenderebbe la mia Cassidy a sapere che ora è gay» ridacchiò «è solo che mi fa strano, ecco tutto» scosse il capo avvicinandosi a me. Si tolse il pantaloncino e indossò un pantalone della tuta stendendosi accanto a me. La circondai con le mie braccia e ci addormentammo.





Ashley salì in piedi sulla sua sedia e richiamò l'attenzione di tutti gli invitati nel ristorante battendo il coltello ripetutamente contro il bicchiere.
«Adesso dovrei fare un discorso pieno di sentimenti ma non sono mai stato bravo in queste cose, ecco perché ero il peggiore nella classe di lettere» ridacchiammo tutti «quindi dirò solo grazie Michael. Grazie per essere qui con me ora, e spero che sarai con me fino alla fine a rendere le mie giornate migliori, e non importa quello che accadrà, io ti amerò nonostante tutto» iniziammo ad applaudire mentre Ashley baciava un Michael imbarazzato con il volto pieno di lacrime.
Joy li guardava teneramente con i suoi occhioni incorniciati dalle sue lunghe ciglia sexy.
Dopo il taglio della torta salutammo i ragazzi che sarebbero partiti per la luna di miele in Messico.
Una volta in macchina Joy si tolse i tacchi alti accendendo la radio.
«Joy voglio un altro tatuaggio» dissi convinto «lo voglio adesso»
«quale?» chiese.
«Voglio un matching tattoo. Lo voglio con te» Joy sorrise e ci avviammo al negozio, sotto il chiarore pallido della luna che rischiarava la notte.
Joy aprì il negozio estraendo le chiavi dal portafoglio che aveva sempre con se, ed entrammo.
«Io voglio questo tatuaggio» le afferrai la mano facendo combaciare le nostre dita e girando i palmi verso l'alto. Voglio la scritta "soulmate" (anime gemelle) con un lettera per ogni dito»
Joy sorrise caricando gli aghi e iniziò a tatuare a mano libera, senza stencil.
Finì mezz'ora dopo, e guardai il mio tatuaggio compiaciuto.
«Mi sento così grata che tu abbia voluto fare questo tatuaggio con me Justin. Io penso di amarti per davvero, perché quando tu non ci sei, io mi sento così vuota. So per certo che preferirei la tua felicità alla mia, e che voglio stare con te ogni istante della mia vita» disse Joy.
La avvicinai a me e la baciai. Le sue labbra si muovevano sulle mie, sentii la sua lingua umida prendere sui miei denti e poi incontrare la mia lingua, che le accarezzò le labbra. Le posai una mano sulla coscia accarezzandogliela, lei la agganciò alla mia vita e io e feci salire la mia mano dal suo ginocchio fino al suo sedere, facendole venire la pelle d'oca. Amavo sentirla rabbrividire sotto il mio tocco. Ci staccammo e ridemmo assieme, lasciandoci un piccolo bacio a stampo sulle labbra. Unii le mie mani a quelle di Joy, per controllare il tatuaggio. Combaciavano perfettamente.

AYEEE.
È finita.
È finita, basta tatuaggi.
Ciao Joy, ciao Justin.
Ciao Ashley, ciao Michael.
Vado a piangere in un angolo, addio.
Mi ero affezionata troppo a questa storia e soprattutto al personaggio di Joy.
Spero che vi sia piaciuto il capitolo e la storia in generale.
Recensite(me la merito una recensione perché sto scrivendo alle 00.35 ceh)
Mi auguro che l'abbiate amata quanto me questa storia, e niente alla prossima. 💙
PS: la prossima storia che posterò sarà sui 5SOS, intitolata Big girls don't cry, e posterò il primo capitolo appena possibile, quindi se vi va passate, oppure fate un giro sul mio profilo.
Ciao ragazze 💁💙

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