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Sigillo di Sangue
Cap.
3
Il
Binario
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Victoria
non credeva che fosse così. Era assurdo, senza senso.
Come
poteva fare così male?
Nell’istante
stesso in cui i denti di James si staccarono dalla sua pelle,
udì solo un eco
sordo della sua vita ormai passata.
E
seppe di essere morte. O perlomeno, sperò di morire. Il suo
corpo era percosso
da spasimi violenti, dalla sua bocca usciva una strana sostanza.
Lei
sentiva tutto e nulla allo stesso tempo. Aveva l’impressione
che qualcuno la
stesse decapitando lentamente.
Non
si accorse nemmeno di essere caduta a terra.
Non
sentiva le urla terrorizzate del vampiro, ma percepì le sue
braccia fredde
stringerla.
E
il dolore iniziò a diminuire, per far posto
all’oscurità.
Victoria
non poté nulla.
Scivolò
via nell’ombra, lievemente.
Victoria
era in piedi alla stazione. Il freddo era terribile, tanto che
ristrinse la
braccia al petto
La
sua chioma rossa era immobile, perché non tirava un filo di
vento.
Non
passavano treni, era deserta. Non c’era anima viva.
L’orologio
segnava un orario che lei non conosceva, e comunque era troppo distante
per accorgersi
che le lancette compievano un giro antiorario.
Era
immobile, rigida, rilassata.
Sapeva
di attendere un treno, anche senza sapere quale.
Si
guardò intorno. Era una normale stazione, tetra ma luminosa.
Le
panchine erano vuote e fredde, qualche foglio di giornale svolazzava
qua e la
intorno a lei. A lei, che non aveva paura.
Nell’altoparlante
risuonò una voce acuta e monotona, ma Victoria non si
sforzò di identificarne
la lingua o di capirne la parole.
Si
ricordava di James, del suo morso, del dolore atroce.
Allora
seppe che l’aveva uccisa. Non era riuscito a fermarsi, era
morta dissanguata.
E
ora aspettava un treno che l’avrebbe portata via di
là, lontano.
Senza
sapere cosa faceva, scese in un binario. Il cielo era plumbeo.
Un
venticello cortese le carezzò il viso, e la rossa si
ritrasse di nuovo sul
marciapiede.
Il
treno avanzava verso di lei. Non faceva alcun rumore, era silenzioso.
Si
fermò con grazia, senza stridio.
Victoria
scorse dei pallidi
volti scrutarla
impassibili dai finestrini bui.
Le
porte si spalancarono, facendo fremere l’aria debolmente.
Victoria
tentò di salire, ma qualcosa la trattenne.
Spingeva
forte sul suo petto. No. Non sarebbe tornata. Voleva salire su quel
treno,
scoprire dove conducesse.
Anche
sei n cuor suo gia lo sapeva.
Si
sforzò ancora di salire, la sua mano afferrò la
sbarra ricamata d’oro.
“No
… non, Victoria … no”
La
locomotiva sbuffò leggermente.
I
volti neutri e pallidi ai finestrini la squadravano vacui, come se non
gli
stesse in effetti facendo perdere tempo.
Il
treno sembrava pieno, ma forse c’era ancora un posticino per
lei.
“VICTORIA!!”
Qualcosa
faceva pressione a intervalli sul suo petto,cercava di ridarle il
respiro, di
ridarle la vita.
Sbirciò
verso la locomotiva.
Il
binario si estendeva eretto davanti a lei. Era una striscia senza fine.
Non
avrebbe saputo dire dove conduceva, perché era inghiottito
dalla nebbiolina lieve.
Sembrava
sommersa dalle nuvole.
Il
suo piede stava gia sullo scalino.
“Victoria,
Victoria!”
tum tum
“Victoria!
Tum tum
Magari
non doveva salire … forse ci sarebbe stato un altro treno,
un giorno.
Improvvisamente,
le porte si serrarono, per quanto lei desiderasse salire.
I
volti bianchi non fecero una piega, ma la fissarono con orbite vuote
avide di
curiosità.
I
loro sguardi esprimevano invidia, forse era davvero fortunata.
Ma
chi era che la stava richiamano alla vita?
Chi
la disturbava da quella sensazione totale di pace, quiete.
“Victoria
… resisti …”
Qualcosa
la strattonò bruscamente, facendola cadere a terra sul
marciapiede.
Il
treno ripartì, lieve e agile. I volti partivano con lui. Ce
n’erano centinaia,
di tutte le età, di tutti i generi. Ma erano tutti
egualmente neutri e
impassibili.
E
il treno serpeggiò via, inghiottito dalla nebbia.
La
rossa si sentì risucchiare via da qualcosa di misterioso.
E
tornò l’agonia e tornò il dolore.
Aprì
con uno sforzo immane gli occhi.
La
vista, dapprima sfocata, diveniva più nitida.
La
sua testa era poggiate ne petto di qualcuno. Era ancora nella foresta,
lo
dedusse dalle correnti di venti diversi e dalle foglie nei suoi
capelli.
-
James …- dalla sua bocca non uscì che un patetico
mugugno.
Lui
abbassò lo sguardo, stringendola forte a se.
-
Victoria, sei viva!!-
i
suoi occhi erano offuscati dalla lacrime di sollievo e di gioia.
Lei
alzò debole una mano, carezzandogli il volto.
-
sei una stupida! Non chiedermi mai più di farti una cosa del
genere.-
Lei
sorrise, tirandosi su.
-
Non ce ne sarà più bisogno.-
Il
suo sguardo si face triste.
-
Temevo che non fossi riuscito a fermarti. Temevo che mi avessi uccisa,
che mi
avresti lasciato prendere qual treno.-
Lo
sguardo del compagno, dapprima interrogativo, si fece scuro.
-
All’inizio, lo temevo. Poi ho sentito qualcosa che mi ha
impedito di andare
avanti. Tu sei la mia vita … come potrei farti del male?-
La
giovane annuì. Solo allora si ricordò del
perché era quasi morta.
-
Allora adesso … sono come te?-
Il
vampiro annuì.
Allora
Victoria si accorse della sua pelle fredda e dura, bianca, perfetta.
Si
alzò in piedi traballante, studiando il mondo con occhi
nuovi, e con una sete
estranea che le divorava il corpo.
Solo
allora si rese conto che per lei non ci sarebbero stati altri treni. Ce
n’era
stato uno, e l’aveva perso.
Le
sembrava di vedere una ragazza dai capelli rossi in piedi in una
stazione, con
un migliaio di treni che le galoppavano accanto, senza mai fermarsi per
farla
salire.
Continua
…
Spero
che vi sia piaciuto. Recensite.
Bambi
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