She's always a woman to me

di Cosmopolita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She can wound with her eyes ***
Capitolo 2: *** She can ruin your faith with her casual lies ***
Capitolo 3: *** She can kill with a smile ***
Capitolo 4: *** She only reveals what she wants you to see ***
Capitolo 5: *** She never gives in, she just changes her mind ***
Capitolo 6: *** She throws shadow at you, but she's only a woman to me ***



Capitolo 1
*** She can wound with her eyes ***


She’s always a woman to me


 

Gruppi di ragazze gli passavano accanto senza notarlo nemmeno. Le seguiva con gli occhi mentre spettegolavano tra di loro, per poi lanciare sguardi furtivi verso qualche ragazzo e sogghignare sommessamente.
Ron si fermò davanti ad una delle tante armature delle Sala Grande, i suoi capelli rossi si riflettevano sulla superficie lucida del ferro. A memoria, non ricordava di averle mai viste più pulite di così.
“A te ha invitato qualcuno?”
“Sì, Justin Finch-Fletchley, ma ho accettato solo perché non me l’ha chiesto nessun altro” altre due ragazze gli passarono di fianco e si lasciò sfuggire un sospiro.
Riprese a camminare a testa bassa.
Non aveva ancora un’accompagnatrice. Partecipare al Ballo del Ceppo senza una ragazza al suo fianco e, oltretutto, con quel vestito di seconda mano orribile che gli aveva affibbiato sua madre, non rientrava proprio tra le sue migliori prospettive.
A dirla tutta, era quasi una tragedia: Fred e George avevano trovato qualcuno con cui andarci da un pezzo e, lo sospettava con non poca rabbia, probabilmente anche Ginny.
Passò in rassegna a tutte le ragazze che si trovavano nella Sala Grande in quel momento: Hannah Abbott… troppo anonima… Susan Bones… con quei codini sembra stupida… Daphne Greengrass… carina, ma piuttosto che invitare una Serpeverde preferisco ballare con Dobby… Katie Bell… mi sa che l’hanno già invitata…
Non era di certo colpa sua se nessuna faceva al caso suo! E, sebbene Hermione lo considerasse orribilmente superficiale, lui al ballo con una come Eloise Midgen, tanto per dirne una, non ci sarebbe andato neanche sotto Imperio.
“Attento a dove metti i piedi, Sacrebleu!”
Troppo impegnato a disperarsi per i suoi gusti troppo elevati per guardare chi ci fosse davanti al suo cammino, era andato a finire addosso ad una ragazza e, sommo orrore, le aveva schiacciato i piedi.
“Scusami tanto, ecco, io…”
Quella si girò per guardarlo, il naso arricciato in una smorfia altezzosa.
La vide e le parole gli rimasero impigliate nella gola, come se non avessero avuto più la forza di venir fuori: quella ragazza, coincidenza o immensa sventura, era Fleur Delacour.
Sentì il cuore pulsare più forte di prima. Ebbe l’impressione di riuscire perfino a sentire il sangue fluire verso le sue guance.
Era meravigliosa… la più bella ragazza lì presente, su questo poteva scommetterci. Non riusciva neanche a staccarle gli occhi di dosso.
Doveva invitarla.
Non gli importava se le aveva appena pestato i piedi e nemmeno che, fino ad allora, non le avesse neanche mai rivolto la parola; non riusciva ad immaginarsi nessun altra se non lei al suo fianco.
Nella Sala Grande, improvvisamente, sembrava non essere rimasto più nessuno. Anzi, se si soffermava meglio a guardare, poteva giurare di non trovarsi neanche più lì.
Lei, intanto, continuava a squadrarlo con un’occhiata di superiorità, come se si aspettasse da lui scuse ben più elaborate di quelle che era riuscito a malapena a biascicare.
“Ti prego, vieni al ballo con me!” le mani giunte e un sorrisetto nervoso sulle labbra.
Era quasi sul punto di inginocchiarsi, e lo avrebbe fatto, ma Fleur non rispose. Si limitò ad assottigliare lo sguardo, con riluttanza, come se non avesse neanche voglia di vederlo.
Ron attese invano una sua reazione; come se nulla fosse successo, lei riprese a discorrere con Cedric Diggory. Non si degnava nemmeno più di guardarlo, ormai.
Si sentì catapultato di nuovo all’interno della Sala Grande; non c’erano più solo loro due,  ma cento, mille, forse milioni di altri studenti che lo fissavano con i loro sguardi esterrefatti.
Alcuni, addirittura, lo stavano additando, si tappavano la bocca come se non volessero fargli udire i loro ghigni di scherno.
Per le mutande di Merlino, come mi è saltato in mente?
Si sentì morire, sopraffatto dalla vergogna. Forse era solo una sua impressione, ma perfino le orecchie sembravano ribollire di un imbarazzo rosso e umiliante che gli impediva di analizzare la questione in maniera lucida e coerente.
Cercò ancora i suoi occhi, così azzurri e cristallini da non sembrare reali: si sarebbe accontentato anche di un crudele rifiuto da parte sua.
Ma nulla. Per Fleur, Ron non esisteva.
Esiste insensibilità peggiore che essere ignorato?
Avrebbe tanto voluto lanciare un Oblivion contro tutti gli studenti lì presenti, compresa lei, semmai avesse avuto il fegato e le capacità di compiere un gesto simile.
Corse via, la sua mente si affollava di ricordi sgradevoli; più si soffermava sull’occhiata sprezzante di lei, più biasimava il suo gesto impulsivo.
Sono stato uno stupido. Sei uno stupido, Ron, come diamine hai potuto fare una cosa simile?
Chissà cosa diranno George e Fred quando lo verranno a sapere… se non ne sono già a conoscenza, ovviamente.

“Sono un idiota! Come ho potuto fare una cosa del genere?”
“Aspetta, cos’è che avresti fatto esattamente?”
“Lui, lui ha…ehm… invitato Fleur Delacour al ballo”.
“Tu hai fatto che cosa?”
Ron alzò lo sguardo: sia Harry sia Ginny sembravano stessero mordendosi le labbra per non scoppiargli a ridere in faccia.
Scosse la testa affranto e fu costretto a ripetere per l’ennesima volta la sua frase del giorno “Non so proprio che cosa mi sia preso”.
E quello fu solo l’inizio delle sue disgrazie.




Ehm, salve a tutti!
Questa è la prima long che pubblico su questa sezione, spero davvero che piaccia a qualcuno.
Grazie per aver letto fin qui.
Cosmopolita

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Capitolo 2
*** She can ruin your faith with her casual lies ***




Harry Potter aveva appena superato la prova. Lo aveva capito perché, dagli spalti, si elevò un boato assordante che la fece trasalire.
Sia lei che Madame Maxime smisero di discutere e sollevarono il loro sguardo verso la superfice plumbea e placida del lago.
Eccolo, l’ultimo campione, che cercava di raggiungere la riva: a malapena riusciva ad allungarsi per una bracciata, carico com’era dei due corpi che stava trasportando.
Uno dei due aveva i capelli rossi, ma l’altro… l’altro.
Fleur non riuscì a trattenere un grido.
Superò Madame Maxime e corse verso di loro “Gabrielle! Gabrielle!”
Era viva! Stava bene!
Il ritmo dei suoi respiri si velocizzò, non sentiva neanche i graffi sulla sua pelle che, a contatto con l’aria salmastra, bruciavano ancora di più.
Non importava che lei fosse ferita: vedere la sua sorellina riemergere dal Lago Nero le aveva fatto dimenticare tutto quello che aveva passato nelle ore precedenti; aveva temuto che fosse ancora in balia di quei mostri orribili che avevano assalito anche lei.
Con i piedi che già sfioravano il bordo del lago, sarebbe stata capace anche di rituffarsi in acqua, se non fosse stato per Madame Maxime che la stava mantenendo per un braccio
“Gabrielle!” urlò alla figura che, annaspante, li stava raggiungendo “E’ ferita? Sta bene?”
Non le diede neanche il tempo di toccare del tutto la terra ferma: afferrò sua sorella per la spalla, non riusciva a credere a quanto fosse meraviglioso poter stringerla tra le sue braccia.
“Gabrielle, gli Avvincini mi aggredivano e io… non sapevo che fare… e… credevo…” lacrime di sollievo cominciarono a scenderle dagli occhi. Non provò neanche ad asciugarsele.
L’infermiera di Hogwarts, non ricordava il nome, si avvicinò con una lozione di disinfettante in mano, ma Fleur scosse le spalle e si allontanò da lei
Si passò una mano sulla guancia, i polpastrelli macchiati di un rosso vivace. Sapeva di essere conciata piuttosto male; tuttavia, in quel momento le sue condizioni di salute non erano la priorità.
Baciò un’ultima volta sua sorella “Pensi a lei, piuttosto” replicò alla donna, per poi raggiungere Harry.
Anche lui era pieno di ferite, rosse e sanguinanti “Hai salvato Gabrielle… anche se non era un tuo ostaggio” e gli baciò le guance, una alla volta.
Poi, i suoi occhi si posarono sull’altro ragazzo che aveva visto riaffiorare dal lago. I capelli rossi, scompigliati dal vento, erano talmente in contrasto con il cielo nuvoloso e l’atmosfera uggiosa, cinerea del lago che, sulle prime, le diede fastidio agli occhi.
Aguzzò lo sguardo: quel ragazzo le era familiare. Non riusciva ad identificarlo con qualcuno nello specifico, ma era certa di averlo già visto da qualche parte.
Anche l’altro la stava osservando sottecchi, come se non volesse attirare troppo la sua attenzione.
Si chinò verso di lui, i capelli rossi gli ricaddero sul viso “E tu… anche tu lo hai aiutato?”
Le sue orecchie assunsero un colorito vermiglio, si mimetizzavano perfettamente tra i capelli. Annuiva tanto velocemente che la testa sembrava sconnessa dal corpo “Un pochino…” mormorò, speranzoso.
Il ragazzo del ballo. Ecco chi era!
Le ritornò in mente quel momento in cui lui, con le mani giunte e il busto piegato un po’ verso il basso, l’aveva come pregata di accompagnarlo.
Lo guardò meglio: non era nulla di speciale, era naturale che non lo avesse preso minimamente in esame quel giorno. Eppure, con il senno di poi, per come la situazione si era evoluta…
Era strano doversi sentire in debito nei confronti di un ragazzo che, pochi giorni prima, aveva considerato al pari di un vermicolo.
“Merci beaucoup” gli sussurrò all’orecchio.
Poggiò la bocca sulla sua guancia, era bollente.
Il suo sorriso si allargò ancora di più: doveva ammettere che, una volta che ci si abituava a quella tonalità vivace e violenta, il rosso non era affatto un brutto colore.

 

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Capitolo 3
*** She can kill with a smile ***





Fleur rideva talmente tanto da aver assunto un colorito scarlatto. Respirava a malapena.
Più lei rideva, più Ron la guardava torvo, con le braccia incrociate al petto “Non è colpa mia se questa lingua è così difficile. E tra l’altro, chi cavolo lo parla più il francese, ormai?” aveva bofonchiato non appena si era accorto che, probabilmente, quell’umiliazione sarebbe andata avanti ancora per molto.
Lei dovette tenersi le braccia aggrappate allo stomaco per non sentire male ai muscoli. Addirittura, sembrò passar sopra all’opinione poco adulatoria che lui aveva della lingua francese “Voi anglais avete una pronuncia vraiment terrible, oltre a tutto il resto”.
“Vra che?”
Fleur gli scoccò un’altra occhiata beffarda “Veramente terribile”.
Ron, le orecchie ormai vicine ad un colore purpureo, scosse la testa affranto. Si adagiò al tavolo, un sospiro di sconfitta spense la risata canzonatoria di Fleur.
“Forse dovremmo smetterla. Voglio dire, sono un totale disastro”.
“Oh, sì, ti prego, una scelta migliore non potevi farla!” Ron vide di sfuggita la figura di Ginny passare dietro a Fleur; poté giurare di averla vista fare una boccaccia verso di lei, ma era stato un attimo troppo veloce perché lo potesse provare davvero.
“Ignorala” era una sua impressione, o Fleur era altrettanto infastidita dalla momentanea apparizione di sua sorella?
“Se vuoi saperlo, lei è perfino peggio di te”
Un sorriso fiducioso comparì sul suo volto: lungi dal diventare una pedina nella guerra tra Fleur e Ginny, era contento di sapere che lei lo reputava più bravo di qualcun altro in qualcosa.
Anche lei gli sorrise di rimando.
Quando Fleur si comportava in quel modo, non sapeva se lo faceva apposta per confonderlo o meno, sembrava volersi burlare di lui.
Non mi avrai mai, così come mai imparerai il francese, sembrava dirgli; e allora lui, constatata quella dura realtà e resosi conto che continuare a frequentarla non sarebbe valso a nulla, arrossiva ancora di più e abbassava lo sguardo.
Anche se quelle parole erano l’esito di una sua supposizione disfattista, non voleva dire che non fossero vere: l’unica cosa che lui poteva davvero osare nei confronti di Fleur, era ammirarla da lontano o, sporadiche volte, sperare in un bacio sulla guancia.
“Allons, Ron, vogliamo continuare oppure no?”
Sobbalzò non appena si rese conto che la mano di lei stava scorrendo su e giù davanti ai suoi occhi. “Sì, sì” finse inutilmente diffidenza e rialzò il capo “Tanto, peggio di così…”
Fleur si limitò a contrarre appena le labbra -Vediamo…- esordì pensierosa “«Ron Weasley a des beaux cheveux rouges». Cosa ho detto?”
“Oh, ma andiamo! Questa è troppo difficile.” protestò lui, che un po’ gli dispiaceva di non poter fare una bella figura davanti a lei, una volta tanto. Va bene, Fleur era ancora convinta che lui avesse salvato Gabrielle, ma avrebbe voluto davvero fare qualcosa degna della sua attenzione. 
La ragazza rise di nuovo: era ovvio che si stesse prendendo gioco di lui, a quel punto “Ho detto che hai dei bei capelli rossi”
In un primo momento, credette che quella frase fosse stata il frutto della sua immaginazione: Fleur non poteva avergli davvero fatto un complimento.
Era stato così inaspettato, così strano, così bello.
Strizzò gli occhi, come se non volesse assumersi la responsabilità di quello che stava per fare.
Cercò la sua mano, sotto al tavolo, riusciva a percepirla a poca distanza dalla sua.
Avrebbe voluto toccargliela, intrecciare le dita tra le sue; gli sarebbe bastato anche solo questo.
Provò a distendere il braccio verso di lei, ma si ritrasse: non posso farlo.
La sfiorò appena, con la punta delle dita.
“Che cosa stai facendo?” Fleur ritrasse la mano, ancora quella stessa espressione contrariata che aveva quando l’aveva invitata al ballo.
Non fece in tempo a rispondere: entrambi sentirono il rumore di una porta che si apriva e, di seguito, una voce che annunciava loro di essere appena tornato.
“Oh” esclamò lei, la sedia emise un leggero stridio mentre si alzava. Sorrise; ma non per causa sua, questa volta “E’ tornato Bill... Bill, tesoro!”
Se suo fratello ritornava alla Tana dopo il lavoro, non c’era lezione di francese che tenesse: lei, ogni volta, avrebbe lasciato tutto in sospeso pur di salutarlo.
Della sua presenza, era rimasta solo la voce che continuava a riecheggiare nella testa di Ron.
 “Ron Weasley a des beaux cheveux rouges”.
Anche Bill Weasley aveva dei bei capelli rossi. In effetti, si poteva dire che Fleur li adorava.
-Ti sono mancato, eh?- da dov’era seduto, riusciva perfettamente a sentire la risata di suo fratello. Poteva perfino immaginare il modo in cui la teneva stretta, con il viso a pochi centimetri dal suo…
Esisteva una barriera, tra lui e Fleur: ogni volta che Bill ritornava dal lavoro, poteva avvertirla a pochi centimetri da sé.
“Hey, Ron, perché sei tutto rosso?”
“Fatti i fatti tuoi, Ginny”
Abbandonò la testa sul tavolo, un sospiro increspò le sue labbra.
 

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Capitolo 4
*** She only reveals what she wants you to see ***






“Credo che tu piaccia a mio fratello Ron”.
Fleur si voltò verso Bill, già sdraiato sul letto; benché la rivelazione potesse essere fastidiosa per lui, la guardava sorridente, quasi si aspettasse una reazione divertita da parte sua.
“E’ solo un ragazzo” disse in tono accondiscendente, mentre si sbottonava la blouse “Quanti anni ha? Quattordici, quindici…”
“Sedici” la precedette Bill, il sorriso gioviale ancora impresso sul volto “Va per i diciassette, piuttosto”
Si lasciò sfuggire un sospiro e, non sapendo che altro ribattere, riprese a spogliarsi.

Doveva ammetterlo; se ne era accorta da molto più tempo di Bill. Il modo in cui Ron la guardava, la frequenza con cui richiedeva le sue attenzioni… di certo non potevano essere confusi con un affetto disinteressato.
“Mi dispiace che si illuda in questo modo” con un gesto secco si levò la pinzetta dai capelli e una cascata argentea le ricadde sulla schiena “Ma direi che possiamo stare tranquilli, no? E’ solo una cotta adolescenziale”.
L’altro rise di rimando. A Fleur piaceva il modo in cui Bill rideva: se avesse dovuto scegliere, era, tra tutte, l’aspetto che più amava di lui.
Lo vide alzare la testa e, a gattoni tra le lenzuola, raggiungerla dall’altra parte del letto “Adoro la tua praticità”.
Anche lei si concesse una risata e lo baciò sulle labbra.

Era perfetto. Sapeva che molti criticavano la loro scelta di sposarsi tanto presto, ma lei non vi badava.
Si staccò da lui per riprendere fiato, con le dita percorse tutto l’addome fino a raggiungere la sua guancia: era calda.
Allora, chissà per quale motivo, o forse proprio per quello che si erano detti poco prima, ripensò a Ron e al giorno della Seconda prova del torneo Tremaghi.
La sua guancia, nel momento in cui gliel’aveva sfiorata con le labbra, aveva la stessa temperatura di quella di Bill. Era incredibile che, a distanza di anni, le fosse ancora rimasta impressa quella sensazione del tutto ordinaria.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero molesto e cercò di concentrare la mente su altro, il corpo del suo fidanzato ancora steso sotto di lei.

I suoi capelli hanno la stessa tonalità di rosso che ha Ron.
In effetti, Bill e Ron si somigliano molto.


Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato se, al posto di Bill, ci fosse stato Ron. Ron che la baciava, Ron che le sussurrava all’orecchio “Adoro la tua praticità”, proprio come aveva fatto suo fratello, solo un po’ più imbarazzato, con le orecchie rosse e la voce tremante…

“Fleur…tutto bene?”
Era rimasta perfettamente immobile, con la mano ancora ferma sul viso di Bill.
Si era dimenticata che non era da sola.
“Certo. Mai stata meglio” disse, scuotendosi un po’.
“Sicura? Sei tutta rossa” le poggiò una mano sulla fronte “Accidenti, scotti tantissimo”.
“Avanti, cher, cosa vai a pensare?” si scrollò la sua mano di dosso, sforzandosi di ridere “Ero solo in sovrappensiero, non mi ero neanche accorta di essere arrossita” lo prese per una spalla e lo attirò di nuovo a sé, nella speranza che al ragazzo non venisse più in mente di riprendere quell’argomento.
Quello che provo per Ron è diverso dal sentimento che nutro per Bill.
Tentò di convincersi così per quella sera e, sulle prime, si sentì perfino soddisfatta di sé e di quella sua conclusione tanto rassicurante.
Ma sapeva già che, all’indomani, il pensiero di Ron Weasley sarebbe ritornato a confonderla.
 


Ringrazio ancora una volta tutti quelli che seguono e leggono questa storia.
Cosmopolita

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Capitolo 5
*** She never gives in, she just changes her mind ***


SHE NEVER GIVES IN, SHE JUST CHANGES HER MIND


Molti sostenevano che, pochi minuti prima della celebrazione del proprio matrimonio, era assolutamente normale avere delle incertezze. Il matrimonio, continuavano, è un passo considerevole della propria vita, non si è mai sicuri di star facendo la scelta giusta.
Ma Fleur non si poteva permettere di avere alcun tipo di dubbio: lei era capace di prendere delle decisioni importanti.
Deglutì: tra pochi minuti sarebbe diventata la signora Weasley.

Amava Bill, di questo ne era certa. Quando aveva saputo che era stato aggredito da Fenrir Greyback e che probabilmente sarebbe rimasto sfigurato da quelle orribili cicatrici per tutta la vita, non aveva mai pensato, neanche per un momento, di lasciarlo.
Sono abbastanza bella per tutt’e due, aveva detto a Molly e lo credeva davvero.
Fece un giro su se stessa e, di conseguenza, la gonna del vestito si amplificò sempre di più fino ad assomigliare ad una grande ruota di tulle bianco.
Era certa, non aveva bisogno di conferme, di essere perfetta, come se fosse nata in virtù di quel giorno.
“Fleur, tesoro,” si voltò verso suo padre “sono tutti pronti, possiamo iniziare.”
Inghiottì a vuoto un’altra volta.
E se non si fosse rivelata una brava moglie? E se lei e Bill non fossero andati così d’amore e d’accordo come nel loro periodo di fidanzamento?
Denegò con la testa: non c’era tempo per quelle stupide domande.
Prese il bouquet di rose, adagiato sul letto e inspirò profondamente fino ad inebriarsi del loro odore.

Ron aveva teso bruscamente il braccio, i fiori a pochi centimetri da lei “Sono un regalo,” aveva detto, era una delle poche volte in cui la guardava dritta negli occhi “sai, per il matrimonio. Non so se le rose vadano bene per l’occasione… non me ne intendo. Ho chiesto ad Hermione, ma lei mi ha risposto che aveva cose più importanti a cui pensare.”
Fleur scosse la testa, raddrizzò la schiena come se volesse dimostrarsi ancora più rigida “Avrei preferito altri fiori.”
“Ah…”

Un po’ le dispiaceva avergli risposto così, ma era stato più forte di lei: da quando il rapporto con Ron aveva preso quella piega confusa, in bilico tra l’affetto e l’infatuazione, aveva preferito comportarsi così nei suoi confronti. Era meglio per entrambi troncare la situazione sul nascere.
Uscì dalla stanza e raggiunse il cortile davanti alla Tana sottobraccio a suo padre. Tutti gli invitati si girarono per guardarla, in prima fila Molly Weasley si stava già tamponando con un fazzoletto gli occhi lucidi di lacrime.
Bill era davanti a lei, nonostante i tre graffi spessi e rigonfi che gli attraversavano il viso, risplendeva di una bellezza nobile, maestosa.
Presto sarebbe diventata sua moglie. Ad ogni passo che faceva, quella consapevolezza diventava maggiore.

Tra poco sarò la signora Weasley. Tra poco sarò la signora Weasley.

Si guardò attorno, rivolse un sorriso radioso a tutti gli inviati seduti ai lati della passerella.
Un passo.
Vide lui, seduto tra la sua futura suocera ed Hermione Granger, le stava sussurrando qualcosa all’orecchio.
Un passo. Si fermò. Tutte le certezze crollarono come un castello di carta.

Chissà cosa sarebbe successo se Ron, in un lampo di follia non da lui, si fosse alzato dalla sedia, rosso in viso, e avesse urlato: “Io mi oppongo a questo matrimonio”. A testa china, come sempre, quasi si vergognasse lui stesso del suo gesto fuori luogo.
E lei, come avrebbe reagito?
Probabilmente non avrebbe fatto nulla. Gli avrebbe lanciato un’occhiata sprezzante, o peggio, gli avrebbe urlato contro: “Come osi rovinare il giorno del mio matrimonio?”.
Ma, se anche lei stessa avesse avuto un po’ più di coraggio nell’affrontare quella nuova possibilità… chissà… magari sarebbe fuggita insieme a lui. Riusciva perfettamente a figurarsi, nella sua testa, la faccia degli invitati, tutti rivolti verso di loro mentre cavalcavano una scopa, con gli occhi fissi verso il cielo fino a quando non fossero diventati una macchia rossa e confusa. Qualcuno avrebbe tentato di fermarli, nessuno ci sarebbe riuscito.
E lei si sarebbe stretta forte a lui, fino a sentire l’odore della sua pelle. E lui le avrebbe confessato “Sognavo di farlo da un sacco di tempo” .

Continuò a camminare verso Bill.
Che stupidaggine!
Ron non avrebbe mai interrotto il matrimonio di suo fratello e, in quanto a lei, non era così stupida da gettare via una certezza per rincorrere una possibilità che aveva preso in considerazione solo negli ultimi due mesi.
Prese la mano di Bill.
“Lo voglio”.


Questo è il penultimo capitolo di questa raccolta. Ringrazio ancora una volta chi legge, chi ha recensito e chi segue questa storia.
Cosmopolita

 

 

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Capitolo 6
*** She throws shadow at you, but she's only a woman to me ***




She throws shadow at you, but she's always a woman to me



 

Sente una mano poggiarsi sulla sua spalla.
Non è molto sorpreso di ritrovarsi davanti agli occhi Fleur e Bill, mano nella mano: nonostante siano passati diversi anni dal loro matrimonio, c’è un’intesa tra loro che Ron non riuscirà mai ad comprendere.
“Posso rubare due minuti al mio fratellino?” chiede Bill, rivolto più a Hermione che a lui.
In un attimo, è travolto dal suo abbraccio prorompente, come se fosse lui stesso a sposarsi e non Ron  “Sono davvero felice per te” gli soffia nell’orecchio, le braccia di Bill gli attraversano tutta la schiena.

Dalle spalle del fratello, lancia un’occhiata a Fleur: è rimasta in disparte, come se non volesse essere partecipe a tutta quella manifestazione di affetto.
Nonostante la sua gravidanza sia ormai ad uno stato avanzato, non sembra per nulla oberata da essa. Anzi, Ron crede addirittura che l’abbia migliorata.
Le dona quella pienezza morbida e il viso pare illuminato da una gentilezza inconsapevole, che non le aveva mai visto in tutti quegli anni.
Fleur è bella. Lo è sempre stata.
“Ormai mancano solo Percy e Charlie” continua suo fratello, che ormai si è staccato da lui.
“Conta solo Charlie, Perce è un caso disperato”

Può dirsi una persona felice, Ron. E’ felice di aver sposato Hermione, felice all’idea di passare l’intera vita accanto a lei.
Hermione.
Hermione, che adesso si sta allontanando con Bill per andare a scambiare qualche parola con Harry.
E’ rimasto solo con Fleur.
E’ vestita di rosso, oggi. E’ un colore che le sta bene, dona un po’ di luce alla sua carnagione pallida.
Si sta avvicinando, ha un sorriso serafico in volto “Congratulazioni, è stato un bel matrimonio” gli tende la mano e Ron la stringe.
Rimangono in silenzio, non sanno che dirsi. Che c’è da dire, in fondo?
Sono passati tanti anni, eppure stare con lei lo mette ancora a disagio. E’ consapevole che sarà sempre così.
“Quando… quando nascerà?” riesce infine a parlare, le orecchie sono gradualmente diventate rosse. Con un dito indica il ventre di Fleur, ma sa che non c’era bisogno di farlo: è chiaro a chi si stia riferendo.
“Tra un paio di mesi. La chiameremo Victoire”
“E’ un bel nome”

Tende la mano verso di lei, le dita sono spiegate verso la pancia. Vorrebbe toccarla, percepire il calore di Fleur, stabilire un minimo di contatto fisico con lei. Ma non lo fa.
E tacciono di nuovo, intorno ad essi il chiacchiericcio degli altri invitati. E’ quasi come se non si accorgessero di loro due, di quello che stanno cercando disperatamente di dirsi.

Dopotutto, non c’è nulla da dirsi. Non c’è mai stato davvero nulla da dirsi.

“Io amo Bill” Fleur non lo sta guardando. I suoi occhi sono rivolti altrove, le dita posate sul suo grembo “L’ho sempre amato, dal primo giorno che l’ho visto”
“Beh, mi pare normale, altrimenti che l’hai sposato a fare?”
Ora è Fleur a guardare lui, i suoi occhi paiono volergli entrare dentro talmente sono penetranti. Per la prima volta da quando la conosce, appare fragile e divorata da qualcosa che non riesce a tirare fuori.
“Ron?” lo chiama e il suo tono di voce è così diverso da quello che aveva prima: più incerto, non le si addice per nulla.
“Dimmi”
“Hai mai pensato a come sarebbero andate le cose, se io avessi accettato di venire con te al ballo?”

Ron sgrana gli occhi: tra tutte le questioni su cui lei avrebbe potuto interpellarlo, quella è la più inaspettata.
Non ha mai sospettato che nutrisse per lui qualcosa di più che la semplice stima: è sempre stato Ron, tra i due, ad averla contemplata con timore, cosciente di non avere alcuna speranza.
Ripensa, Ron, agli anni trascorsi con lei: come studentessa straniera, come amica, come moglie di Bill.
“Non sarebbe cambiato nulla” sta sorridendo, nonostante tutto “Mi hai appena detto di amare Bill, no? Dovresti saperlo meglio di me che non avrebbe mai funzionato”
Fleur abbassa lo sguardo, è rossa in viso; non risponde nulla, si guarda i piedi, come se si fosse pentita di avergli posto una simile domanda.
Forse avrebbe dovuto usare un minimo di tatto, lui non è mai stato bravo con le parole.
Le sfiora appena la mano e, appurato che lei non opporrà resistenza, gliela stringe. Avrebbe voluto farlo da sempre, da quando aveva quattordici anni e l’aveva vista seduta al tavolo dei Corvonero.
Adesso gli pare stupido aver aspettato per tutti questi anni.

“Amo Bill.” gli ripete lei, con un gesto brusco si libera dalla sua presa.
“Ed io amo Hermione.”
E’ tutto quello che hanno da dirsi.
Le rivolge uno sguardo contemplativo, un’ultima volta: con il viso, le labbra e il vestito rosso sembra una fiamma che divampa.
Se mai potesse definire con un elemento più concreto quello che ha provato per Fleur, crede che sceglierebbe il rosso. Non sa bene perché, ma ogni volta che ricorda un momento passato con lei, quel colore sembra essere presente ovunque: nei loro sorrisi, nelle sue sensazioni, nelle loro parole.
“Forse dovresti andare a parlare con qualcun altro.” lo rimbecca intanto la donna, secca; sembra si stia sforzando per cercare di darsi un contegno. Ron sa bene che si è offesa per quello che le ha appena detto “Non sono l’unica invitata presente, no?”
Fa per allontanarsi, ma il ragazzo la trattiene per un braccio “Volevo solo dirti una cosa.”
Lei è in attesa, un piede avanti e uno indietro, come se avesse fretta di andare via.
“Ti sta bene, il rosso.”
E, questa volta, anche Fleur sorride.

 

 


Ed ecco giunta la conclusione di questa storia/raccolta. Spero che vi sia piaciuta.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e seguito la storia. Davvero, mille grazie per tutto quanto!
Cosmopolita

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