La linea dell'oblio. La battaglia.

di Ladyhawke83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Guerra e tradimenti ***
Capitolo 2: *** Salvataggi e Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Tentativi e Confidenze ***
Capitolo 4: *** Amici e Nemici ***



Capitolo 1
*** Guerra e tradimenti ***


La linea dell'oblio

Parte I
Guerra e tradimenti.



La guerra. 
A cosa si riduce poi la guerra?
Chi sono i vincitori e quali i vinti?
Questo me lo domandai spesso, in quei mesi in cui combattemmo duramente contro un nemico il più delle volte sleale, agguerrito e senza scrupoli. 
Ma cominciamo dal principio.
Ero stato inviato insieme ad una fazione piuttosto esigua di maghi e stregoni, per contrastare l'avanzata di quelli che, all'inizio credevamo essere orchi poco organizzati, e che invece possedevano dalla loro, una potentissima arma di distruzione.
Gli orchi di per sé, per maghi ben addestrati come noi, non rappresentavano un problema. Eravamo convinti sarebbe stata una facile vittoria, ma quando giungemmo sul posto chiamato "la linea dell'oblio", scoprimmo che, dietro a quel numeroso esercito di orchi, c'era un'energia potente che andava ben al di là della forza bruta o del mero desiderio di  conquista.
Qualcosa rendeva quegli stupidi bestioni dalla pelle grigiastra e coriacea, particolarmente agili e immuni ad i nostri attacchi. Erano persino in grado di stordire i poveri malcapitati che finivano sotto le loro grinfie.
Purtroppo alcuni di noi, sia maghi che stregoni, erano stati trasformati da questa energia ignota, la loro mente era stata svuotata. Erano diventati burattini, brutte copie di sé stessi, incapaci di ragionare o di lanciare qualsivoglia incantesimo, anche i più semplici.
All'inizio tutto questo mi era parso strano ed inquietante, ma in quei tre mesi di combattimenti sulla linea dell'oblio, così chiamata proprio perché molti di noi avevano lì perso il senno, non ero riuscito a giungere ad una spiegazione plausibile. 
Che gli orchi avessero sviluppato capacità magiche fuori dal comune? Che fossero in grado di succhiare via, letteralmente, la mente di un mago o di uno stregone, con tutte le sue abilità? E a quale scopo?
Finora ero riuscito a non farmi inebetire il cervello, ma non sapevo fino a quando avrei resistito. Della mia squadra, i superstiti, oltre a me, erano: Callisto ed altri tre. Solo cinque uomini ancora in grado di controbattere gli attacchi dell'esercito di orchi. 
Gli altri, beh... gli altri pascolavano in verdi prati credendo di vedere farfalle e lucine, al posto del sangue e dei cadaveri.
Quella mattina sentivo che non sarei arrivato al tramonto e, da un certo punto di vista, il mio sesto senso elfico non si sbagliava.
Il Gran Maestro Ianis quel giorno mi mandò, insieme a Callisto e a Helevorn, il suo nobile figlio, a perlustrare una zona più a sud della "linea".
Il compito non facile, era di rendere inoffensiva la torretta ed il trabucco degli orchi. Callisto, lo stregone si sarebbe occupato di mettere fuori combattimento gli armigeri, mentre io e Helevorn, dovevamo distruggere quelle armi, a qualsiasi costo.
Ero perfettamente consapevole che il membro più esposto sarei stato io, poiché lo stregone avrebbe usato l'arco ed attacchi da distanza, mentre Helevorn essendo figlio del Gran Maestro, nonché futuro Arcimago, sarebbe stato più protetto in una posizione non molto esposta. 
Non si poteva certo mettere a repentaglio una così importante vita, come quella dell'elfo helevorn; mentre io ero sicuramente sacrificabile. Un mago di medio livello, per giunta di razza bastarda, un Adanedhel di una casata nobile casata decaduta, poteva benissimo morire, nessuno se ne sarebbe dispiaciuto poi tanto. 
Il mio obiettivo era la torre, avrei dovuto colpirla in maniera ravvicinata, possibilmente con una palla di fuoco, o con qualcosa di molto distruttivo, poco importava se rischiavo l'incenerimento nel farlo.
Era un buon giorno per morire, mi dicevo, ma qualcosa dentro di me mi tratteneva dal compiere un simile sacrificio, non qualcosa, bensì il pensiero di qualcuno: Isabeau.
Avevo pensato molto a lei, per quanto la guerra permettesse di fare pensieri positivi.
Isabeau, la dolce druida testarda, mi mancava. 
Il nostro era stato un incontro fugace, troppo breve perché potessi dire di amarla, ma sufficiente per sentire comunque verso di lei un legame.
Non volevo morire e lasciare tutto in sospeso con Isabeau e, per di più, non volevo che, qualora Callisto fosse sopravvissuto, potesse tornare da lei per consolarla, di fatto prendendo il mio posto. 
Avevo pur sempre un orgoglio io.
Quella giornata però, non mandava buoni presagi.
Mentre riflettevo sulle possibilità di farcela o di fallire, mi avvicinai silenziosamente ai nostri nemici, ripassando mentalmente ogni piccolo movimento ed ogni parola dell'incantesimo. 
Era Rischioso, ma poteva funzionare.
Diedi il segnale a Callisto, che incoccò le frecce infuocate nell'arco pronto a scoccare.
L'elfo Helevorn, dal canto suo, doveva attuare un diversivo e disperdere il grosso dei nemici, niente di pericoloso, ma il suo aiuto sarebbe stato determinante, avevo però, fatto i conti senza l'oste.
Arrivato ad una certa distanza, attaccai e, contemporaneamente al mio incantesimo, Callisto scoccò le sue frecce infuocate.
Tutto sembrava funzionare, quando voltandomi in direzione di Helevorn, non lo vidi. 
Lo chiamai, ma nessuna risposta mi giunse dal giovane elfo. 
Gli orchi, colti di sorpresa, non persero troppo tempo ed iniziarono il contrattacco. Le nostre esigue difese reggevano bene, ma la palla di fuoco che avevo lanciato e l'incantesimo di disintegrazione di Callisto, non avevano sortito l'effetto sperato.
Il figlio di Ianis, sembrava scomparso. La situazione precipitò velocemente, stavamo per cedere o, quantomeno, io stavo per cedere. 
Avevamo bisogno dei poteri di Helevorn.
In mezzo al fumo, all'odore di bruciato e alle grida, mischiate a strani suoni gutturali degli orchi, lo vidi, la lunga chioma bionda, quasi argentea, il portamento fiero, quasi distante.
Stavo per tirare un sospiro di sollievo, sapendo che il mio scudo difensivo non avrebbe retto ancora per molto quando, invece di attaccare il nemico, Helevorn si volse inaspettatamente contro di noi.
Non ebbi neanche il tempo di capire cosa stava accadendo, che mi ritrovai sbalzato a parecchi metri dal punto in cui ero, l'onda d'urto fu enorme, lo schianto ancora di più.
Quando, dopo il colpo, riuscii a ritrovare uno sprazzo di lucidità, cercai di mettere a fuoco la vista, con la coda dell'occhio vidi Helevorn, nobile figlio di Ianis e discendente degli Alti elfi, che si ergeva a capo degli orchi, i nostri nemici. Appariva evidentemente soddisfatto dell'attacco andato a segno, contro lo stregone Callisto e contro di me.
Sul suo viso comparve un ghigno di malcelata soddisfazione.
Ci aveva venduti, aveva giocato sporco, era immischiato con il nemico. 
Per cosa poi? 
Uno come lui poteva avere qualsiasi cosa desiderasse solo alzando un dito, perché mai tradire i propri simili?
Cercai di rialzarmi, ero ancora quasi del tutto intero, tranne forse che per una o due costole rotte. Ero stato sbalzato, come fossi solo una bambola di pezza, a più di cinquanta metri dal punto della torre. Lo scudo magico, evocato mi aveva protetto, anche se non del tutto.
Cercai di comunicare mentalmente con Callisto, ma non rispose. Provai a chiamare nello stesso modo Helevorn.
"Helevorn perché fate questo? Siamo tutti dalla stessa parte, siete ancora in tempo, ripensateci, siete un grande mago. Come nobile figlio di Ianis, avrete presto il titolo di Arcimago, cosa possono darvi gli orchi che non abbiate già?". Chiesi allo stremo delle forze.
"É proprio questo il problema, stupido Adanedhel. Io non voglio solo comandare un stupido gruppo di maghi nell'Academia, io voglio di più, e per farlo devo togliervi di mezzo. Tu, lo stregone ed anche quello stolto di mio padre, che crede che io sia il figlio perfetto... Niente di più sbagliato! Adesso fammi un favore mezzo uomo: muori!" Disse l'elfo dai capelli argentei, con gelida determinazione. Mi bloccò a distanza, non potevo muovermi, né controbattere all'incantesimo che egli stava per lanciare. Vidi distintamente gli orchi caricare il trabucco, dietro suo ordine. Quello stesso trabucco che io ed Helevorn avremmo dovuto distruggere, fu direzionato verso di me e fu sganciato il colpo. 

Era la fine.

"Tranquillo Vargas, la tua dolorosa dipartita sembrerà un incidente, ed io farò in modo di sembrare molto addolorato per questo..." La sua voce mi giunse alla mente, era molto tranquillo, una tranquillità inquietante, sadica, premeditata.

Il colpo fu fortissimo, sentì le ossa frantumarsi, un rumore secco. Fui scaraventato ancora più indietro e, quando atterrai al suolo, il dolore fu così insopportabile che desiderai di morire, presto e velocemente.
Ebbi ancora la forza, sdraiato sulla schiena, scomposto come un burattino a cui siano stati tranciati i fili di netto, di aprire gli occhi. 
Prima di morire volevo guardare per l'ultima volta il cielo.
Era terso, poche nuvole dalle forme astratte, i corvi volteggiavano in circolo sui cadaveri dei nostri compagni, presto si sarebbero cibati anche del mio di cadavere.
Non so se fosse la mia mente sconvolta dal dolore, o se fosse reale, ma in mezzo al gruppo di corvi gracchianti, scorsi un falco in volo, un bellissimo falco pellegrino.
Sentii in bocca il sapore amaro del sangue, il freddo mi invase, non sentivo più il mio corpo ed ero esausto. 
I miei occhi si chiusero su quell'ultima immagine del rapace in volo.
Lo stridere del falco, sembrava un triste lamento, fu l'ultimo suono che udii.

Era un bel giorno per morire, dopotutto

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Capitolo 2
*** Salvataggi e Rivelazioni ***


Parte II - Salvataggi e rivelazioni


Da molto lontano, come fosse un suono ovattato, udii il verso di un falco.
Un falco...
Un falco in mezzo a questo disastro?
Mi misi faticosamente a sedere, ancora non avevo ben compreso l'accaduto, ricordavo distintamente come l'attacco con il mio arco fosse andato a segno, ma il resto? 
Un'esplosione, forse qualcos'altro, mi aveva mandato a sbattere contro la roccia nuda dello sperone sul quale ero appostato. 
Feci un rapido controllo delle mie funzioni vitali, nulla di rotto fortunatamente, solo un gran mal di testa.
Mi toccai il lato destro del viso e lo trovai appiccicoso, sulle dita, tracce di sangue raffermo, a pensarci bene, anche l'orecchio mi doleva, sentivo un ronzio fastidioso. Colpa dell'urto sicuramente.
Dannati orchi!
Il bel falco, che nel frattempo aveva allontanato i corvi dal campo, planò proprio accanto a me. Nel momento in cui posò gli artigli al suolo, con uno stridere acuto, si trasformò davanti ai miei occhi.
Mi apparve una fanciulla che conoscevo assai bene, ma che non mi sarei mai aspettato di ritrovare in quell'inferno.
Isabeau.
"Isabeau ma che diavolo ci fai qui?" Chiesi del tutto confuso e sbalordito da quell'incontro inaspettato. 
"Bella accoglienza! Sono venuta per aiutarvi! E' così che mi ringrazi?" Mi rispose lei.
Non aveva perso il suo smalto in quei mesi di lontananza.
"permettimi di essere sorpreso, dopotutto non capisco come hai fatto ad arrivare qui proprio in questo momento, questo è impossibile, avresti dovuto viaggiare nel tempo per essere qui oggi, a piedi o a cavallo sarebbe stato improbabile che tu ci raggiungessi..." ammisi.
"E chi ti dice che io non l'abbia fatto?" mi disse lei.
"Fatto cosa? Viaggiare indietro nel tempo per salvarci?... Davvero ma come?..." domandai sempre più confuso.
"Beh Callisto, diciamo che ho stretto un patto con i -piani alti- e, sì, sono stata portata indietro nel tempo di due mesi per potervi raggiungere". Dichiarò la druida.
"Cosa? Sei pazza? Ma lo sai che chiedere l'intervento delle divinità in questi casi richiede sempre un prezzo altissimo? Ci saranno delle conseguenze, hai alterato il corso naturale delle cose..." Ora ero davvero preoccupato.
"A me non importa un fico secco delle conseguenze, mi importa di voi... Di te e di Vargas... Ma lui dov'è?" Mi domandò lei guardandosi intorno, come se si accorgesse solo in quel preciso momento di essere in mezzo ad un campo di battaglia, segnato in maniera indelebile con il sangue ed i corpi dei vinti e dei vincitori.
"Tesoro.... Non so dove sia, so solo che c'è stata una tremenda esplosione, come puoi vedere dai segni sulla mia faccia, ho avuto il piacere di un incontro ravvicinato con questa roccia, mentre il tuo mago non so che fine abbia fatto. All'appello manca anche quell'elfo borioso e viscido di Helevorn, ho il sospetto, se non la certezza, che abbia fatto il doppio gioco e che questo putiferio di cenere e distruzione sia anche, e soprattutto, opera sua". Lo dissi indicando con una mano lo scenario desolato intorno, e sotto di noi.
"Eppure Vargas mi pareva di averlo scorto con i miei sensi di rapace, mentre sorvolavo questa zona... Aiutami a trovarlo! Sento che è qui" Mi chiese lei.
Come potevo dire di no a quegli occhioni imploranti? Ero perso di lei, peccato che la druida avesse sempre lo stupido mago in mente.
Fu facile trovarlo, il suo corpo orribilmente segnato, giaceva a circa quattrocento passi da noi, in mezzo ad un cratere di terra e roccia ancora fumante ed annerita per l'impatto, probabilmente con la palla infuocata del trabucco.
In cuor mio sperai che fosse morto, il mio non era certo un pensiero nobile, ma io volevo lei e non ero disposto a dividerla con quel mezzelfo. Date le sue condizioni comunque se non era ancora trapassato, lo sarebbe stato presto, non sembrava ci fosse molto da fare.
La druida mi superò in velocità e si accasciò, in preda al panico, vicino al corpo del mago, cercando di capire se fosse ancora vivo. 
"Respira ancora! Ma il battito del cuore è troppo flebile... Callisto aiutami... O lui muore" Lo disse tremando, non era disposta ad accettare che morisse, allo stesso modo, io non ero sicuro di volerlo vivo. 
Cercai di prendere tempo.
"Ma tesoro... Non vedi? Ormai il poverino è spacciato!" Mi sentii un verme, ma non volevo che sopravvivesse per poi portarmela via di nuovo.
Lei non disse nulla, estrasse il pugnale dal fodero della cintura del mago e, serissima in volto, venne verso di me puntandomi l'arma all'altezza del cuore.
"O tu mi aiuti adesso, o io ti giuro che se lui muore, tu lo seguirai!".
La druida sembrava molto determinata nelle parole, ma non nei fatti,  sapevo benissimo che non avrebbe avuto il coraggio di uccidermi a sangue freddo, solo perché non volevo prestare soccorso a quello stupido mezzelfo.
In fondo non ero di certo stato io a ridurlo così.

Ci fu un momento di stasi in cui Isabeau ed io ci guardammo negli occhi, ciascuno fermo sulle proprie posizioni.
Fu lei a rompere quella cortina di determinazione, e sembrò che tutto il suo coraggio le venisse meno, riemerse la sua parte più fragile, quella di una fanciulla impaurita e terrorizzata dalla morte.
"Callisto... ti prego... Non sono venuta fin qui per vederlo morire, io non posso vederlo morire..." Le lacrime iniziarono a solcargli il viso silenziose e lente, ma su di me ebbero l'effetto di una cascata immensa che si rovesci su un unico uomo., ad una folle velocità. Assordante e distruttiva.
"E va bene. Cosa vuoi che faccia? Io non posso guarirlo, lo sai..." Ammisi roteando gli occhi al cielo, lei riusciva sempre a vincere la mia risolutezza.
"Non posso curarlo qui, è un luogo troppo esposto e pericoloso, non posso nemmeno spostarlo, tu... potresti portarci lontano da qui, in qualche posto sicuro e più tranquillo?" Mi chiese lei speranzosa.
Ma che assurdità! Teletrasportare quel mago pezzente, con il rischio di farci scoprire o di sbagliare destinazione e di finire in chissà quale posto, no, non se ne parla proprio!
"Non sono sicuro sia una buona idea, oltretutto mi ripugna teletrasportare lui" Stavolta non l'avrebbe avuta vinta Isabeau, sarei stato inamovibile.
"Callisto... ti ho già pregato di aiutarmi, cosa vuoi che faccia?" Fece una pausa e poi sospirò "E va bene... Se tu ci porti via di qui, io prometto che farò qualunque cosa tu voglia, a patto che lui si salvi". Promise lei.
"Qualunque cosa?" chiesi alzando un sopracciglio dubbioso, la cosa poteva venire a mio vantaggio dopotutto.
"Qualunque cosa... ma sbrigati!" Mi incalzò lei.
Non me lo feci ripetere due volte, mi chinai appoggiando un ginocchio al suolo, con una mano presi quella della druida, con l'altra toccai, mio malgrado, la spalla del mago. Una volta stabilito il contatto mi concentrai sull'incantesimo e sul luogo di destinazione, sperando che la mia abilità non mi abbandonasse proprio in quel frangente.
Chiusi gli occhi e quando li riaprii ci trovavamo esattamente dove speravo.
Aveva funzionato! Maledizione! Quella era l'unica volta in cui non ero contento del mio successo con l'incantesimo, così non mi sarei mai liberato del mezzelfo...
La druida si guardò intorno ispezionando la caverna, dove io avevo trasportato tutti e tre.
Era abbastanza distante dalla linea dell'oblio ed anche abbastanza nascosta. Per qualche ora saremmo stati al sicuro, ma dubitavo che il mago potesse riprendersi così rapidamente da poter poi fuggire con noi, verso la nave che ci attendeva ed era la nostra unica salvezza.

"Ottimo posto Callisto, grazie, come sempre so che posso fidarmi". Mi ringraziò lei.
"Non dimenticarti la promessa... hai detto -qualsiasi cosa-" Le ricordai io.
"Oh si... quanto sei insistente! Ora vai, controlla qui intorno se ci sono orchi o altri nemici, qui me la sbrigo io... Va'..." Mi scacciò lei, evidentemente impaziente di curare il mago moribondo.
La lasciai, spiccando il volo con le mie possenti ali draconiche.
In cuor mio dubitavo nelle sue capacità di salvare il mago, la situazione era davvero disperata e lo divenne ancora di più quando, dopo circa mezz'ora di perlustrazione vidi una nuova armata di orchi agguerriti venire nella nostra direzione. Erano una ventina, armati fino ai denti, l'armatura era stata rinforzata magicamente. 
Brutto segno.
Che stessero cercando noi? Perché mai accanirsi con i pochi superstiti? Quella battaglia l'avevamo persa, ci restava solo la ben poco decorosa ritirata.
Aguzzando i sensi, con l'unico orecchio buono che per ora mi restava, riuscì a carpire alcuni suoni, parole, ordini che qualcuno stava impartendo a quel gruppo di orchi possenti e ben equipaggiati.
"... stupide bestie! Trovate il mago, trovatelo ad ogni costo, quell'Adanhedel lo voglio morto, se fallirete, sarà la vostra testa che esigerò. Non deve essere lontano.. Andate! E uccidete chiunque lo aiuti, non voglio testimoni!"
La voce ed anche l'aspetto del comandante sembravano essere proprio quelli dell'elfo Helevorn.
Possibile? Certo... Helevorn non brillava certo per umanità ed integrità morale, però arrivare persino a tradire i suoi... Dovevo avvertire Isabeau, l'avrei trascinata via di lì, con la forza se necessario, mago o non mago, non potevo permettere che le facessero del male a causa di quel mezzelfo.

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Capitolo 3
*** Tentativi e Confidenze ***


La linea dell'oblio parte terza

Tentativi e Confidenze


Erano trascorse quasi due ore da quando Callisto mi aveva lasciato con il ferito per andare in perlustrazione.
In quelle ore purtroppo non avevo potuto fare granchè per il mago, le sue ferite erano profonde, la gamba e il braccio sinistro versavano in condizioni disperate.
Io, nel mio piccolo, cercai di fermare le perdite di sangue e fasciando stretti tutti i punti più esposti, ma sapevo che non sarebbe stato sufficiente. Mi occorreva un miracolo.
Lui soffriva terribilmente, era cosciente, ma delirante. Per tutto il tempo non fece che ripetere parole sconnesse, frasi in elfico che non riuscivo a decifrare, ero riuscita solo a distinguere tre nomi, che Vargas ripeteva spesso in quel suo delirio di sofferenza fisica e mentale: Aghata, Erinn ed Anuviel.
Non sapevo chi fossero, ma dovevano essere persone importanti per il mago, gridava i loro nomi quasi piangendo, tentò anche di sollevarsi rischiando di far riaprire le ferite.
Più volte cercai di tranquillizzarlo chiamandolo per nome, dicendogli che sarebbe andato tutto per il meglio, lui però non poteva udire le mie rassicurazioni. Gli occhi aperti, fissavo il vuoto, il corpo teso, una maschera di dolore.
Mi sentivo impotente. Avevo già somministrato al mago, non senza qualche difficoltà, due bacche curative, queste non avevano sortito grande sollievo.
Non mi restava altro che aspettare e pregare gli dei affinché lo salvassero.
La nostra vita era in mano loro ora.
Mi sedetti accanto al mago tenendogli la mano, in modo che la mia energia fluisse da me a lui e lo aiutasse a resistere.

Se solo potesse sentirmi..

Callisto ritornò che era meriggio inoltrato, sul volto un'espressione inquieta, preoccupata, quasi angosciata. Si avvicinò a me e, senza neanche lasciarmi il tempo di realizzare, mi sollevò di peso quasi a volermi caricare sulle spalle.

"Callisto? Che fai? Sei impazzito? Mettimi subito giù!" Gridai io cercando di liberarmi dalla stretta dello stregone, i miei piedi dondolavano a circa due palmi da terra.
"Stai buona e zitta, ce ne dobbiamo andare da qui, e subito!" Disse lo stregone tappandomi la bocca con la mano e avviandosi, con me appresso, verso l'entrata della caverna che dava sulla valle sottostante.
"Guarda sotto di noi". Callisto indicò un punto qualche centinaio di metri più in basso sulla sinistra.
Dalla boscaglia piuttosto rada, emergevano alcune figure compatte, intente a scalare il ripido sentiero, diretti proprio nella nostra direzione. Una ventina di orchi, soldati corazzati guidati dal loro nuovo capo. Quest'ultimo non aveva l'aspetto di un orco bensì l'aspetto ben più aggraziato ed elegante della gente elfica.
Un elfo a capo di uno squadrone di orchi? Che novità è mai questa? Un mago per giunta.. Ero senza parole, come sbigottita, fu Callisto ad interrompere il mio silenzio.
"Quello che vedi a capo degli orchi si chiama Helevorn. Elfo, nobile figlio di Ianis, il maestro di Vargas, nonchè il figlio di buonadonna che ci ha attaccato giù alla -linea dell'oblio- ed ha ridotto il tuo prezioso mago ad un cadavere ambulante. Non so il motivo, ma sta venendo qui per uccidere Vargas e io non ho intenzione di morire per lui. Quindi adesso -tesoro- noi ce ne andiamo e alla svelta.." Detto questo lo stregone spiegò le ali, strinse la presa intorno alla mia vita e saltò nel vuoto.
All'inizio fui talmente terrorizzata che non riuscì nemmeno a prendere fiato. Poi mi resi conto di essere in aria, ad un'altezza che mi faceva girar la testa, la grotta ed il suo occupante morente si allontanavano sempre di più dalla mia vista, fino a diventare un minuscolo puntino nero sulla parete della montagna.
Volevo gridare ma la corrente del volo mi ricacciava indietro le parole e gli occhi lacrimavano copiosamente, in questo caso non solo per il vento e l'altitudine.
"Callisto.. lasciami andare, io non posso lasciarlo solo, così lo condanni a morte" Riuscii a dire pur con fatica, ero disperata, spaventata, sfinita.
"Mi spiace tesoro, ma non se ne parla nemmeno, se ti riporto in quel buco umido e pieno di topi con le ali, per salvare il mago moriremo tutti, ed io non voglio che -tu- muoia. Di Vargas non mi importa e poi... è condannato, quelle ferite sono mortali e tu lo sai, gli orchi completeranno ciò che già è inevitabile". Mi disse lo stregone tra una corrente ascensionale e l'altra.
"Riportami subito indietro! E' un ordine. Io non ho fatto tutti questi sacrifici per poi vederlo morto! Mi hai capito?! Se lui muore io lo seguirò..". Detto questo morsi l'incavo della spalla dello stregone con tutta la rabbia che avevo in corpo, lui sorpreso dal mio gesto e dal dolore improvviso, lasciò andare la presa su di me e mi ritrovai a precipitare nel vuoto come un sasso, più la velocità del mio precipitare cresceva più sembrava che il tempo rallentasse, furono attimi lentissimi. Ero decisa a dimostrare allo stregone quanto non potesse vacillare la mia convinzione, nemmeno di fronte alla morte. Sarei potuta ricorrere alla metamorfosi animale e trasformarmi di nuovo in un falco, ma non lo feci.
In fondo era un buon giorno per morire.

L'aria vorticosa mi soffocava il respiro, gli occhi bruciavano, lo stomaco mi sostava allegramente in gola, sentivo le forze venir meno. Tutto in quei lunghissimi attimi di caduta in picchiata sembrava aver perso di significato. Mi arresi, non volevo più pensare, sentire alcunché. Se Vargas non poteva salvarsi, non mi sarei salvata neanch'io.
In quella follia suicida, però, un pensiero lucidissimo mi attraverso la mente: di me avrei potuto far ciò che volevo, ma di certo non sarebbe stato giusto punire anche la creatura che portavo in grembo. Quel bambino, o bambina, non aveva colpe e, di certo, non meritava che gli, o le, venisse negata la possibilità di venire al mondo.
Stavo per attivare la metamorfosi animale quando, a pochi metri dal suolo, venni riacchiappata, non so in che modo, da Callisto che mi salvò, per così dire, in estremis.
"Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere pazza di una druida, ma cosa hai nel cervello? Trucioli di legno forse? Hai idea di quanto sia difficile da mettere in pratica quello che ho appena -fatto-? Tu non hai tutte le rotelle a posto.. e poi.. mi hai fatto un male del diavolo!" Disse Callisto planando dolcemente a terra, lasciandomi andare, per poi massaggiarsi il collo dolorante, là all'altezza del mio morso deciso.
"Non avevo alcun bisogno che tu mi salvassi, anzi -non volevo essere salvata- me la sarei cavata benissimo da sola, sono una druida ricordi? Posso assumere le sembianze di qualsiasi animale io desideri. Sono arrivata da voi sotto la forma di un falco, lo hai scordato?". Risposi seccata allo stregone, in quel momento volevo solo essere lasciata in pace e, se possibile, tornare da Vargas.
"Certo, certo.. La metamorfosi animale.. E perchè, di grazia, non ti sei trasformata subito invece di aspettare di essere quasi al suolo? Volevi spaventarmi o avevi la seria intenzione di toglierti la vita? Se è questa la tua malsana idea, sappi che non lo puoi fare. Punto. Non quando io sono presente, io ti ho salvato il culo diamine! Un po' di gratitudine non guasterebbe!". Callisto era visibilmente furioso, come biasimarlo, con il mio comportamento lo avevo certo esasperato, ma non potevo certo confessare di aver pensato alla morte, perchè mi era insopportabile l'idea di rimanere sola a crescere il figlio del mago, senza il mago.
"Se anche volessi morire che te ne importa? La vita è la mia, non la tua, ora se vuoi scusarmi ho un mago da salvare". Lo superai di qualche passo in direzione della montagna che avevamo lasciato alle nostre spalle.
"Stronzate! Tu non vuoi morire, solo stai facendo la sciocca e l'infantile e non ne capisco il motivo.. Non può essere solo quello stupido mago mezz'elfo il motivo di tanta folle ostinazione nell'agognare la scura signora dico bene? A meno che non sia... " Callisto si interruppe, mi sorpassò e bloccandomi le spalle con le mani, incrociò il suo sguardo con il mio e tutto gli fu subito chiaro.
"Dannazione! Tu sei incinta! E.. del mago.." Lo disse sospirando come se la rivelazione lo avesse deluso molto.
"Tu desideri morire, perché senza quell'idiota di Vargas pensi di non potercela fare a tirar su il marmocchio giusto? Che pensiero assurdo, lui non è nemmeno al corrente del tuo stato.. poi chi ti dice che prenderebbe la notizia con gioia anche se sopravvivesse? Ora sei tu che hai scordato che ti ha abbandonato dopo averti sedotta, insomma non mi pare una gran bella dimostrazione di affetto.. Comunque non devi preoccuparti, non sei sola, io sarò sempre qui per te, marmocchio o meno. Se poi ti interessa così tanto di Vargas, va bene... andrò ad aiutarlo, ma adesso devi lasciare che io ti porti alla nave. Quando tu sarai al sicuro sull'imbarcazione con gli altri, allora tornerò indietro a salvare il mago, insomma farò il possibile e, se è ancora vivo, te lo riporterò". Mi porse la mano per suggellare il patto, per tutta risposta, ignorai la mano e lo abbracciai così strettamente da far quasi capitombolare entrambi.

Quando giungemmo alla nave era ormai sera. Il vascello era molto più imponente di quanto mi aspettassi, grosse vele bianco-azzurrine si muovevano al vento. Lanterne magiche illuminavano qua e là tutti i lati del ponte, della poppa e della prua.
Non ci attendeva nessuno, difatti quando Callisto si assestò sul ponte facendo cigolare le travi di legno sotto il peso del suo corpo e del mio, sbucarono dai lati alcuni maghi con fare difensivo e minaccioso.

"Chi è là?" Disse uno di loro. Ci si parò davanti un bastone impugnato da un uomo di bassa statura, piuttosto tarchiato e con un viso dai lineamenti duri e squadrati, e per niente accomodanti.
"Abbassa l'arma Mestus, non riconosci i tuoi amici quando li vedi? Sono Callisto Logan, lo stregone, mi pare di averti salvato la pellaccia più di una volta in quel campo maledetto". disse Callisto scostando con un gesto secco il bastone del mago.
"E chi mi assicura che tu sia veramente -tu-? Sai circolano voci su di un possibile tradimento di uno dei nostri, potresti essere tu il traditore, magari sei venuto qui per attaccarci con il favore della notte". Asserì dubbioso il mago che rispondeva al nome di Mestus.
"Non brilli certo per intelligenza mago, mi stupisco di come tu sia scampato alla morte per tutti questi mesi". Rispose ironico lo stregone.
"Se io fossi il -traditore- sarei forse venuto qui da solo ad affrontare una decina di voi maghi, per di più portandomi appresso una donna, ti pare verosimile?" Rispose sempre più divertito Callisto, provava un certo gusto nel deridere i maghi.
"Beh.. forse non hai torto stregone... chi è la donna? Non la vogliamo qui. Sai che le donne a bordo delle navi portano iella..". Rispose il mago tarchiato, guardando me.
"Lei è Isabeau, mi ha aiutato giù alla -linea- e, a dirla tutta, ha anche salvato il culo al vostro mago Vargas" Rispose Callisto determinato.
"Ah davvero? E come mai Vargas non è qui a testimoniare ciò che dici? E se lei fosse una spia del nemico, mandata qui apposta per gettarci addosso qualche malefico?... Sai come sono i druidi... Pozioni, incantesimi strani, trasmutazioni.." Mestus non voleva cedere.
" Quanto sei cocciuto mago, lei non è una spia.. è una mia amica e..."
Callisto non poté terminare la spiegazione poiché fu interrotto da un mago che parlò al suo posto.
" Tranquillo Mestus, garantirò io per la ragazza. Hai la mia parola, se mi sbaglio sul suo conto, me ne assumerò la responsabilità".
Il mago che aveva appena parlato in mia difesa si palesò. Alto poco meno di Vargas, lunghi capelli castani, leggermente mossi, ornavano le spalle, occhi azzurri a completare un viso sincero e amichevole. Impossibile definirne l'età, in quanto il volto pareva quello di un ragazzo, mentre l'atteggiamento era quello di un uomo. Caratteristica tipica dei mezz'elfi era proprio questa longevità e giovinezza apparente, che agli occhi di un essere umano li faceva sembrare immortali. Avevo già provato questa straniante sensazione durante il mio primo incontro con Vargas, ma ora il mago che mi stava di fronte non suscitava in me alcun timore, solo sorpresa e gratitudine.
"Lasciate che mi presenti. Il mio nome è Dorlas, Simenon è un dei miei più cari amici, per cui sono ben felice di accogliervi sotto la mia protezione, a differenza di alcuni di noi qui presenti, non ho alcun timore dei druidi, né tantomeno di voi. E così ecco qui la famosa Isabeau D'anjo, Simenon mi ha parlato molto di voi e, credetemi, non è cosa che lui faccia spesso, se siete qui però significa che lui non si è salvato, o mi sbaglio?" Mi chiese il mago dopo le presentazioni. Non sapendo bene cosa rispondere e sentendomi osservata iniziai a balbettare: "Io... Io... davvero non so cosa sia successo a Vargas... lui era ferito e io... io ho cercato... ho tentato...". Mentre rispondevo a Dorlas le lacrime iniziarono a solcarmi il viso, mentre ripensavo a cosa avevo dovuto abbandonare, a chi avevo lasciato a morire, piansi, lacrime amare e nulla mi importava che gli altri maghi mi guardassero confusi, diffidenti, schifati, gli unici che cercarono di capirmi furono Callisto e Dorlas, anche se con Callisto ero ancora in collera per avermi trascinato su quella stupida nave.
Il mago dagli occhi azzurri fu molto gentile, con un gesto garbato mi prese sottobraccio e mi fece allontanare da tutti quegli occhi indiscreti puntati su di me. Callisto, che conosceva Dorlas, mi lasciò alle sue cure e come promesso, mi disse che sarebbe tornato indietro per vedere se poteva ancora salvare il salvabile, sapevo che non mi avrebbe deluso. Se Vargas era ancora vivo me lo avrebbe riportato.

"Asciugatevi il viso, non dovete disperare, Simenon è forte e siamo usciti da situazioni ben peggiori insieme. Ce la farà e poi, sono certo, voi avete fatto tutto il possibile, non dispiacetevi oltre. Ora non ci resta che aspettare notizie da Callisto". Cercò di rassicurarmi Dorlas sulla sorte del suo amico, cercando di convincere anche se stesso.
" Voi vi conoscete da molto? Intendo voi e Vargas? Mi sembrate molto legato a lui, io lo conosco, se così si può dire, solo da alcuni mesi, ma ora non riesco ad immaginarmi una vita senza di lui, non credevo di poter provare un sentimento così forte per qualcuno che ha trascorso solo pochi giorni con me, il tempo di due albe e due tramonti.." Domandai in sincerità a Dorlas, prendendo il fazzoletto che mi porgeva. Il suo aspetto, e il dolce sorriso, ispiravano fiducia e confidenza come se il mago fosse anche un mio vecchio amico, e non solo di Vargas.
" Quello che dite di provare è una cosa molto bella e molto rara, devo dire che un po' vi invidio... Vargas ed io siamo amici da quasi due decenni, abbiamo condiviso sia il percorso dell'istruzione sia, nostro malgrado alcuni pregiudizi razziali..."
"Pregiudizi? Di che tipo? Credevo che gli unici ad essere bistrattati fossero quelli della mia gente, i druidi, Entrambi voi siete maghi, perché mai avere pregiudizi su di voi?" Chiesi io sorpresa da quell'affermazione.
"Esistono molti modi di discriminare e altrettanti motivi futili per farlo, nel caso mio e di Simenon i motivi discriminanti erano differenti per ciascuno di noi, ma il risultato fu il medesimo: isolamento, cattiverie, solitudine. Per questo motivo noi diventammo amici, entrambi avevamo un nemico comune: la stupidità, la paura e l'ignoranza." Mi disse, non senza una punta di astio nella voce.
"Se non sono indiscreta, perché discriminare due mezz'elfi, per di più dotati come voi?". Azzardai la domanda, non ero certo che Dorlas avesse voglia di parlarne, ma ero curiosa di saperne di più sul passato, soprattutto per quanto riguardava -il mistero- Vargas.
" Beh... Non è difficile da spiegare. Io sono stato discriminato, in primis, perché sono un Adanedhel, un -mezzo uomo- come Simenon. In secundis, mi è stata negata la parità con gli altri perché non sono di nobili natali, requisito imprescindibile per poter diventare un mago affermato". A quelle affermazioni del mago non seppi cosa rispondere, mi mostrai sinceramente dispiaciuta.
"Via.. Non parliamo più di me, voi vorrete sicuramente sapere di Simenon? Leggo la curiosità nei vostri occhi. Dunque.. io l'ho conosciuto che ero poco più che in grado di stare sulle mie gambe. Avevamo circa sei anni, il primo giorno di scuola in Academia ci misero in classe insieme, ovviamente essendo lui ed io gli unici bambini mezz'elfi in mezzo ad elfi in miniatura, biondi e dagli occhi verde smeraldo, legammo subito.
Simenon all'inizio non parlava granché, tanto che tutti credevano fosse diventato muto in seguito alla disgrazia di aver perso la sua famiglia.."
"Come? Vargas ha perso i genitori da bambino?.." Lo interruppi io, sbalordita da quella rivelazione inconsapevole.
" Ah... non lo sapevate... Forse non avrei dovuto dirlo, parlo sempre troppo, Simenon me la farà pagare..." Sul viso di Dorlas fecero capolino prima imbarazzo e poi preoccupazione.
"Tranquillo, non dirò nulla, anche perché non so neanche se ci sarà ancora quel qualcuno a cui potrei dirlo..." Un'ombra di tristezza e una morsa allo stomaco mi ricordarono che la persona di cui stavano parlando poteva anche essere defunta in quel momento, ma volli scacciare quei pensieri per ascoltare il racconto del mago. Mi piaceva Dorlas e mi piacevano i suoi modi sinceri e spontanei, era molto diverso da tutti gli altri maghi presenti sulla nave, e diverso anche da quei racconti sui maghi che avevo udito da ragazzina. Assomigliava molto a Vargas, non mi stupiva che fossero amici.
" Vi prego Dorlas continuate, sono sicura che il vostro racconto servirà a distrarci entrambi da questi pensieri funesti". Lo pregai io.
" Come vi stavo dicendo, tutti credevano che Simenon fosse muto in seguito al trauma della morte dei suoi genitori e della sorella. In realtà nessuno sa cosa sia successo, io so solo che lui è stato l'unico sopravvissuto di quel massacro, e si dice anche che siano state forze sovrannaturali e demoniache a compiere tale atto efferato. E' un miracolo che si sia salvato. Fu cresciuto per circa un anno da uno zio che poi lo mandò a studiare all'Academia. Fatto sta che con me parlava mentre con gli altri no, a meno che non fosse costretto. Subì molte punizioni per questa sua ostinazione nel silenzio, ma come dargli torto? Ognuno reagisce alla sofferenza e alla perdita come può, oltretutto lui aveva solo cinque anni all'epoca dei fatti, quindi immaginatevi la difficoltà di accettare la condizione di orfano per un bambino così piccolo. Se deridevano me per le mie umili origini, era ben poca cosa... con Simenon erano ancor più malefici, arrivarono a fargli credere di essere stato lui il responsabile della morte della sua famiglia e, per un po', credo che lui lo pensò davvero. Soffriva di incubi ricorrenti, alcuni li ha ancora in verità. Quando compì sedici anni mi confidò che avrebbe davvero voluto morire a cinque anni, non riusciva ad accettare di essersi salvato, anzi di essere -stato salvato- dalla misteriosa donna che popola i suoi incubi. Da quando ha conosciuto voi però mi pare più sereno, anche se non lo dà a vedere si capisce che ci tiene molto, voi lo avete cambiato" Mi disse Dorlas.
"Se sopravvive non mancherò di chiedergli quanto realmente ci tiene, anche perchè presto non ci sarò più solo io..." Con un gesto eloquente passai la mano sul ventre appena visibile.
"Eh... Voi aspettate un bambino? Da lui? E' una cosa bellissima, ma non so come la prenderà lui, vedete non mi è mai parso in tutti questi anni che Simenon volesse mettere radici, o desiderasse fare il padre.." Dorlas era sbigottito, non se lo aspettava, e la sua risposta secca e sincera fu una vera doccia gelata per me.
" Capisco... Beh diciamo che, se sopravvive e non vuole impegnarsi con me, potrò sempre crescere questo bambino da sola. Potrei tornare in Francia, o restare in terra italica, ho alcuni amici qui". Risposi concisa al mago, non volevo dare a vedere che ero rimasta dispiaciuta.
"No beh... Io non intendevo dire che lui non ne sarà entusiasta, solo che visti i suoi trascorsi, magari gli sarà difficile immaginarsi nel ruolo di padre. Io al posto suo ne sarei felice, purtroppo non ho ancora trovato la persona giusta, o perlomeno l'avevo trovata, ma l'ho persa. Lei non è mai stata mia, e ad oggi non ho trovato nessuna che potesse prendere il suo posto nel mio cuore". Mentre parlava di quella persona gli si illuminarono gli occhi, si vedeva che ne era ancora innamorato.
" Mi dispiace e come si chiamava questa donna che ha rubato il vostro cuore, ma che non è mai stata vostra?" Chiesi tranquillamente, inconsapevole del dolore segreto che albergava in Dorlas. La sua risposta arrivò come un fulmine a ciel sereno.
"Lei si chiamava Agata, ero innamorato di lei. Ma il suo cuore era già di un altro, lei amava perdutamente Simenon. Lui l'ha uccisa". Mentre Dorlas pronunciava queste parole mutò espressione e la voce divenne fredda, distante. Io non riuscivo a comprendere bene la portata di quell'affermazione.
Vargas un assassino? Agata.. non era forse il nome che ripeteva in quel delirio nella grotta?
Ero confusa ma, prima che potessi chiedere altro, Dorlas annunciò che si era fatto tardi e disse solo che avrei potuto usare la sua stanzetta per stare tranquilla durante il viaggio per mare, questo per non dover condividere l'alloggio con gli altri maghi. Si congedò con un inchino e mi lasciò lì in disparte con tutti i pensieri.
Quella confessione su Agata aveva scosso entrambi, ma io sarei rimasta senza risposte, poiché il mago dagli occhi celesti non aveva intenzione di darmele, né tantomeno potevo aspettarmi risposte da Vargas, se mai fosse tornato.

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Capitolo 4
*** Amici e Nemici ***


La linea dell'Oblio Parte quarta ed ultima

Amici e Nemici

~~Lontano dalla nave, nella caverna dove giaceva moribondo il giovane mago, qualcosa accadde in lui ma, né i maghi in fuga, né la druida poterono sentire il grido di dolore lanciato dalla creatura risvegliatasi dopo molti anni di oblio.~~


Quando Callisto rientrò era già notte fonda, mi svegliò da un sonno leggero e agitato, avevo sentito il rumore dei suoi stivali e il fruscio delle sue ali mentre scendeva gli scricchiolanti pioli della cambusa dell'imbarcazione. La zona sottocoperta della nave non era un granchè come comodità, alloggi piccoli, poco illuminati e poco "riservati". Almeno la pulizia e il decoro non mancavano, diversamente da altre navi di pescatori o mercantili, questa era dotata di artifici magici. Il legno con cui era stata assemblata era stato benedetto e protetto da una runa magica che impediva ad esso di marcire, logorarsi o incendiarsi. Gli alloggi erano tutti ordinati e profumavano di pulito. Unico neo: la discrezione.

Tutti potevano udire tutto, in qualsiasi momento e questo mi metteva a disagio, già avevano origliato la mia conversazione con il mago Dorlas, ora non volevo sentissero anche quella tra me e Callisto. Gli andai incontro facendogli segno di schermare la nostra conversazione, così fece e, solo quando fu sicura di non essere udita da orecchie indiscrete, parlai allo stregone.

"Ehilà straniero... Novità? Dimmi che lo hai trovato e che sta bene..." Lo pregai.

" Mi dispiace deluderti tesoro, ma quando sono giunto alla grotta di Vargas non c'era nessuna traccia, solo alcuni segni sul pavimento di pietra della caverna". Mi rispose lo stregone come se stesse stilando un semplice elenco.

" Come nessuna traccia? Lo hanno preso? Dove lo hanno portato? sarà ancora vivo? Lo hai cercato? Perchè non lo hai cercato?". In preda all'ansia presi a scuotere il povero Callisto, che, per tutta risposta, mi prese di peso e mi mise a sedere su una sedia sghemba, che per poco non cadde in pezzi.

"Innanzitutto -tesoro- ti devi calmare, poi...non ho MAI detto che lo hanno preso, anche perché se lo avessero preso, o ucciso, che senso avrebbe il fatto che lo stanno ancora cercando su per quella montagna maledetta? Ho solo detto che di lui non c'è traccia, nel senso che sembra sparito. E se non è sparito lui, qualcun altro lo ha portato via di lì, non mi so dare altre spiegazioni, anche perchè mi sembra inverosimile che nelle sue condizioni il mago potesse utilizzare il teletrasporto". Mi disse Callisto dopo avermi messo a sedere.

"Scusami, davvero, è stata una giornata difficile e probabilmente il fatto che io sia incinta esaspera le mie emozioni. Sono preoccupata, angosciata, non so se sperare o disperarmi. Non hai neanche un indizio se lui sia vivo o meno?" Chiesi ben poco ottimista.

"Di sicuro morto non lo è ancora, altrimenti avrebbero smesso di cercarlo come ti ho detto, però non posso assicurarti che sia tutto intero, non posso fare più di così. Ho già rischiato di offrire il mio scalpi a quell'elfo pazzo e a quegli stupidi orchi, non ho intenzione di sfidare troppo la sorte. Perdonami, ma ora ho solo intenzione di farmi un bagno e riposare". Aveva ragione non aveva senso cercare ancora, se fosse stato ancora vivo, cosa che non credevo, ci avrebbe raggiunto alla nave.

Non feci in tempo a formulare quest'ultimo pensiero che sentì una voce provenire dal ponte superiore.

"Non se ne parla nemmeno... Salpiamo all'alba, siamo in pericolo se restiamo qui. Gli orchi si stanno riorganizzando con le bestie alate per distruggere la nave e quindi la nostra unica via di salvezza..." Era la voce di Mestus, il quale stava discutendo animatamente con altri tre maghi, tra questi, riconobbi la voce di Dorlas.

"Mestus ragiona, dobbiamo aspettare! Potrebbero esserci altri superstiti, se noi partiamo tra poche ore, condanniamo i sopravvissuti a morire qui, in questa terra desolata e dimenticata da Dio". Il mago dai lunghi capelli castani cercava inutilmente di convincere l'altro a ritardare la partenza. Nessuno gli prestò ascolto e così decisero. Saremmo salpati di lì a poco verso casa.

Non potevo permetterlo, non potevo gettare al vento la mia unica flebile speranza.

"Non potete farlo! Anche Vargas potrebbe tornare, lo lascereste qui a morire dopo che ha combattuto per voi?" Irruppi bruscamente nella conversazione, ovviamente non invitata, non potevo andar via senza sapere.

"Zitta druida, perchè mai dovremmo ascoltarti? Dovremmo rischiare tutti la vita per l'eventualità che uno solo di noi, tra l'altro un Adanedhel come Vargas ritorni? Non ne vale la pena". Mi rispose uno dei maghi dall'alto della sua nobiltà elfica.

"Visto che è così impertinente perchè non la gettiamo fuori bordo, in pasto ai pesci?" Gli fece eco l'altro mago di cui ignoravo il nome, e mi spintonò con il suo bastone.

"Smettila Lindir! La druida è sotto la mia protezione, ha ragione e poi Simenon Vargas è anche un mio amico, non me la sento di dare tutto per perso, potrebbe avercela fatta, e tu che ne pensi stregone?" chiese rivolgendosi a Callisto, che nel frattempo e malvolentieri ci aveva raggiunti sul ponte.

"Per me si potrebbe anche salpare ora, ma visto che non siete capaci di decidere mettiamola ai voti. Chi vuol partire subito alzi la mano". Disse alzando la propria mano.

Dorlas e io lo guardammo in tralice, lui compreso alzarono la mano in quattro. voti contrari alla partenza solo due, i nostri. Avevamo perso.

Gli ormeggi sarebbero stati ritirati di lì a due ore al massimo. Quello era il tempo concesso alla mia flebile speranza di rivedere Vargas.

Dorlas si mise in un angolo a pensare ed io feci lo stesso, mi scelsi un punto dal quale poter sentire il mare e l'odore salmastro portato dal vento, senza essere disturbata.

Callisto dopo averci "traditi" con il voto favorevole, si ritirò dicendo che era esausto, la verità era che non voleva affrontare la mia collera e faceva bene a tenersi alla larga da me.

Ero talmente furiosa e triste che mi scoppiò un terribile mal di testa, ma all'inizio non ci feci caso, forse era solo stanchezza.

Cominciai a pensare di dar fuoco io stessa alla nave, per punire quegli sciocchi maghi e la loro superbia e indifferenza.

Non l'avrei mai fatto davvero, senonché dopo poco tempo mi ritrovai, con in mano una torcia, a tracciare una runa di fuoco sulle travi della cabina del mio alloggio.


Cosa stavo facendo? Stavo veramente dando magicamente fuoco alla nave? Ma lo avevo solo pensato, non desideravo davvero incendiare il vascello e i suoi occupanti, eppure qualcosa mi spingeva, non avevo più il controllo. Mi sembrava di vedermi dal di fuori come fossi un'altra persona, però dovevo ammetterlo quella cattiveria improvvisa mi piaceva. Mi sentivo potente, inarrestabile, malvagia. Gioiosamente malvagia.


Quando il fuoco iniziò ad attecchire e il fumo iniziò a invadere i corridoi sottocoperta, un giovane ragazzo, che finora non avevo notato, tentò di dare l'allarme, ma si ritrovò a terra privo di sensi e con una brutta ferita. Il bastone che avevo in mano, sporco del suo sangue. Un ghigno mi comparve sul viso. Li avrei uccisi, li avrei uccisi tutti.


Fra le fiamme ed il panico generale si destò anche Callisto che all'inizio non capì cosa stava accadendo e pensando di dovermi salvare mi venne incontro. Sciocco.

Lo colsi di sorpresa, fingendomi spaventata e ferita e quando fu abbastanza vicino lo colpii.

L'intento non era quello di ferirlo mortalmente, almeno non subito, volevo stordirlo e mi riuscii.

"Isabeau dannazione... Che fai?..." Mi domandò incredulo lo stregone, toccandosi la testa nel punto dove io ero andata a segno.

Sul ponte della nave nessuno badò a noi, intenti come erano a cercar di domare le fiamme. Avvicinandomi a Callisto posi una mano sul suo torace all'altezza del cuore e con un mezzo sorriso mormorai: "Ma come? Mi deludi... ero convinta volessi un contatto più ravvicinato con me, questa mi sembra una buona occasione..."

Pronunciai le parole dell'incantesimo lentamente, quasi gustandomele, dalla mia mano emanò una luce verdastra che nessuno poté vedere e le forze dello stregone cominciarono a venir meno. Stavo prosciugando la sua energia vitale semplicemente rallentando il suo cuore fino a fermarlo.

La bestiola alata tentò di divincolarsi, dalla mia dolce presa, ma piano piano diveniva sempre più flebile la sua volontà e la sua forza.

Ce l'avevo quasi fatta. Dopo di lui sarebbe stato il turno di quel mezzo mago di Dorlas. Operare attraverso il corpo della druida era oltremodo divertente e semplice, la sua mente si era fatta soggiogare senza fatica.

Mentre stavo per dare il colpo di grazia allo stregone, qualcosa o qualcuno mi bloccò con un incantesimo a distanza. Dorlas.

"Cosa credi di fare mago contro di me? Non hai possibilità, se mi sblocchi ora ti prometto che avrai salva la vita, forse..." Dissi rivolta al mezz'elfo.

"Fermatevi, questa non siete voi... avete già ucciso uno di noi, fermatevi finchè siete in tempo" Dorlas implorava, Dio quanto detestavo quel mago e i suoi modi schietti, mi sarei divertita ad ucciderlo lentamente.

"Perchè dovrei fermarmi? E' così divertente vedervi capitombolare uno dopo l'altro come pedine su una scacchiera, tu mago sei il prossimo!" Detto ciò investii il mago con una scarica potente che lo mandò a sbattere contro uno degli alberi maestri. Sul suo volto l'espressione di chi capisce di essere stato giocato. Avevo solo finto di essere immobilizzata, la realtà era che l'incantesimo di Dorlas non aveva avuto alcun effetto su di me.

"Ed ora a noi due stregone... é ora di finire il lavoro, giù alla linea dell'oblio ti sei salvato, ma questa volta non ti lascerò scampo" Un funereo pallore si dipinse sul volto di Callisto, ormai incosciente e prossimo alla morte.

"Drago... Un Drago!... Attenti... Attivate gli scudi!". Gridò il mago tarchiato in direzione est. Il cielo si stava tingendo dei colori dell'aurora, un'aurora sporcata dal grigiore denso del fumo e dalla cenere che si spargeva ovunque.

Effettivamente, in controluce, qualcosa apparve all'orizzonte, qualcosa di piuttosto grosso, pareva aver tutta l'aria di un Drago.

Impossibile, in questa regione non esistono più Draghi da secoli!

La gigantesca creatura, che si palesò come un Drago d'argento, volteggiò sopra il veliero in fiamme e ridiscese con incredibile grazia ed eleganza, posizionando il possente corpo e le ali proprio alla nostra altezza, con un artiglio si ancorò al fianco della nave e richiuse le maestose ali sul dorso.

Occhi fiammeggianti incontrarono i miei.

Nessuno dei due vacillò.

"Lascia stare questi maghi donna!" mi sibilò il drago con un forte accento draconico.

"Non sono affari tuoi Drago, che ti importa di questi maghi miserabili? Che muoiano o che vivano per te fa qualche differenza?" Risposi tenendo testa al Drago, lo guardavo dritto nelle pupille ferine.

"Forse per il Drago non farà differenza, ma per me eccome!". Una figura si sollevò dal dorso della bestia argentea. Gli abiti stracciati, il bastone scheggiato e le bende disfatte e oscillanti al vento, rivelarono che costui non era altri che il redivivo Simenon Vargas, l'Adanedhel.

Scese dal Drago e, nel momento in cui posò lo stivale sul ponte, il suo equilibrio vacillò e, per poco, non cadde rovinosamente. Che immagine pietosa e ridicola.

"Oh Vargas abbiate almeno un po' di dignità e fatevi da parte, avete perso, almeno fatemi il piacere di morire una volta per tutte, quante altre volte dovrò uccidervi?" Canzonai quello spettro di mago, ma non sembrò curarsene, utilizzando il bastone come appoggio venne lentamente, con passo incerto ma fermo, verso la druida.

Cercai di attaccarlo, ma ogni colpo rimbalzava su di uno scudo invisibile, sarebbe stato un osso duro, ma dalla mia avevo il potere sottratto agli altri maghi e la non trascurabile debolezza di Vargas verso la bella druida. Non le avrebbe mai fatto del male, e avrei potuto sfruttare questo a mio vantaggio. In fondo avevo quasi vinto ormai.

"Vargas non siate sciocco se colpite me, colpite la druida, e voi non volete che si faccia male vero? Non vorrete avere la morte di vostro figlio sulla coscienza vero? Lei non vi perdonerebbe mai". Senza farmi notare, sfilai il pugnale dalla cintura dello stregone esanime ai miei piedi. Appena il mago fosse stato alla giusta portata avrebbe assaggiato il freddo acciaio.

Non avevo però calcolato l'altro mezz'elfo sulla nave, che ripresosi dallo schianto, si materializzò alle spalle della ragazza e ne immobilizzò le braccia e, con delle corde incantate, anche i piedi.

"Maledizione, lasciami stupido Adanedhel, tu non sei degno di essere un mago, saresti dovuto essere un servo come tuo padre!" Cercai di divincolarmi, ma ormai ero in trappola.

Avevo però un'ultima opzione: uccidere la druida.

"O mi liberate o la uccido con le sue stesse mani!" Feci brillare nella mano destra il lucido metallo del pugnale e lo puntai al fianco della druida, all'altezza giusta per causare una ferita mortale.

"Non mollare la presa Dorlas, qualsiasi cosa accada non liberarla!" Disse risolutamente il mago dai capelli ed occhi corvini.

"Ma... Simenon... Cosa vuoi fare? Se lei muore, morirà anche il bambino!" Dorlas non comprendeva affatto le intenzioni dell'amico, ma tenne salda nella presa la druida così come gli aveva chiesto il mago.

"Lei non morirà affatto, perché farò in modo che -lui- se ne vada dalla sua mente..." Rispose risoluto Vargas.

Con un notevole sforzo di concentrazione infranse lo scudo che proteggeva la druida e pose entrambe la mani ai lati della sua testa.

"Dominium Dissolvi!" Con queste parole il mezz'elfo infranse la potente magia con la quale Helevorn aveva soggiogato Isabeau.

Il controllo mentale si dissolse e la druida ritrovò se stessa, purtroppo la sua reazione non fu quella sperata, invece di vedere sollievo e felicità nei suoi occhi i due maghi accanto a lei videro dipinte sul suo viso sorpresa, lacrime, paura e sofferenza.

Che qualcosa non avesse funzionato? No, l'incantesimo era riuscito, forse fin troppo bene.

"Vargas... Dorlas... Io..." Isabeau guardò prima uno, poi l'altro dei due mezz'elfi, gli occhi le si velarono di lacrime, scoppiò in un pianto inconsolabile. Si accucciò tenendosi la testa fra le mani, non parlava, singhiozzava solo.

"State bene? Perchè piangete? Va tutto bene ora, nessuno vi giudica..." Azzardò Dorlas accovacciandosi al fianco della ragazza.

All'improvviso lei scattò in piedi e cominciò ad arretrare verso un lato della nave, sembrava volesse fuggire.

"Va tutto bene Isabeau, siamo tutti in buona salute... Beh lo stregone un po' meno, ma se la caverà, non avete fatto nulla di irreparabile, per fortuna il tempismo del Drago è stato provvidenziale". Vargas tentò di avvicinarsi a lei, mentre cercava di tranquillizzarla, qualcosa nel comportamento della druida lo turbava, quello non era certo l'atteggiamento che si sarebbe aspettato nel rivederla.

"Non capite... Io... Io non posso restare... Navarre... lui mi ucciderà..." Senza aggiungere altro la druida si voltò, dando le spalle ai maghi ed allo stregone, ancora semi svenuto, prese una leggera rincorsa e agilmente saltò il parapetto verso il mare aperto.

Dorlas istintivamente si lanciò per fermarla, ma quello che vide lasciò sia lui, che Vargas, a bocca aperta.

La fanciulla si trasformò, davanti ai loro occhi, nel bellissimo falco che lo stregone Callisto aveva visto, la mattina precedente, sopra la linea dell'oblio.

Compiendo cerchi sempre più ampi, sfruttando alcune correnti ascensionali salì sempre più in alto, in poco tempo, il falco non era che un segno indistinto nel cielo.

Non la si poteva vedere, ma la si poteva udire, lo stridere del rapace giungeva nitido alle orecchie elfiche dei due maghi.

Dopo alcuni attimi di silenzio, fu Dorlas a parlare: "Non capisco... Se ne è andata? Così? Perché? E tu Simenon non la fermi?" Chiese all'amico che, nel frattempo, non aveva ancora levato lo sguardo dal punto in cui prima lei era.

"Fermarla? Perché dovrei fermare qualcuna che non mi appartiene ed il cui destino è legato ad un altro?" Rispose laconico il mago.

"Non capisco davvero, Simenon... Dove è andata? Perchè è tornata nella direzione della battaglia se tu, se noi, siamo qui sani e salvi?" Dorlas domandò sempre più frastornato.

"Lei è fuggita perché non è me che voleva salvare. Quando ho dissolto l'incantamento di quel bastardo di Helevorn, ho infranto, senza volerlo, un sortilegio ancora più antico che gravava su di lei, e sul suo compagno. Isabeau sta tornando dai francesi, li ho visti mentre volavo qui sul dorso del nobile Drago. Lei torna da lui, dal capitano Navarre...".

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[Note dell'autrice] Disclaimer. Il personaggio di Isabeau e di navarre e tutti i riferimenti al film Ladyhawke appertengono  alla 20th Century Fox ed al regista Richard Donner ,questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 

Spero la storia vi piaccia, ho cercato di dedicare ciascun capitolo ad un protagonista per illustrare i sentimenti ed i pensieri propri del personaggio.
La druida Isabeau ed il mago Vargas si sono riuniti solo per lasciarsi quasi subito? Non disperate non tutto è perduto...

Io amo il film Ladyhawke, quindi chiedo venia a qualsiasi fan che, come me, possa sentirsi turbato dal fatto che abbia diviso una delle coppie più belle del cinema fantasy, Isabeau e Navarre ma concedetemi questa licenza poetica.. Volevo rappresentare un rapporto tormentato, ma non necessariamente con protagonisti Isabeau e Navarre, spero di esserci riuscita.. Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate! Ladyhawke83]

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