La linea dell'oblio. La battaglia. di Ladyhawke83 (/viewuser.php?uid=149981)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Guerra e tradimenti ***
Capitolo 2: *** Salvataggi e Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Tentativi e Confidenze ***
Capitolo 4: *** Amici e Nemici ***
Capitolo 1 *** Guerra e tradimenti ***
La linea dell'oblio
Parte I
Guerra e tradimenti.
La guerra.
A cosa si riduce poi la guerra?
Chi sono i vincitori e quali i vinti?
Questo me lo domandai spesso, in quei mesi in cui combattemmo duramente contro un nemico il più delle volte sleale, agguerrito e senza scrupoli.
Ma cominciamo dal principio.
Ero stato inviato insieme ad una fazione piuttosto esigua di maghi e stregoni, per contrastare l'avanzata di quelli che, all'inizio credevamo essere orchi poco organizzati, e che invece possedevano dalla loro, una potentissima arma di distruzione.
Gli orchi di per sé, per maghi ben addestrati come noi, non rappresentavano un problema. Eravamo convinti sarebbe stata una facile vittoria, ma quando giungemmo sul posto chiamato "la linea dell'oblio", scoprimmo che, dietro a quel numeroso esercito di orchi, c'era un'energia potente che andava ben al di là della forza bruta o del mero desiderio di conquista.
Qualcosa rendeva quegli stupidi bestioni dalla pelle grigiastra e coriacea, particolarmente agili e immuni ad i nostri attacchi. Erano persino in grado di stordire i poveri malcapitati che finivano sotto le loro grinfie.
Purtroppo alcuni di noi, sia maghi che stregoni, erano stati trasformati da questa energia ignota, la loro mente era stata svuotata. Erano diventati burattini, brutte copie di sé stessi, incapaci di ragionare o di lanciare qualsivoglia incantesimo, anche i più semplici.
All'inizio tutto questo mi era parso strano ed inquietante, ma in quei tre mesi di combattimenti sulla linea dell'oblio, così chiamata proprio perché molti di noi avevano lì perso il senno, non ero riuscito a giungere ad una spiegazione plausibile.
Che gli orchi avessero sviluppato capacità magiche fuori dal comune? Che fossero in grado di succhiare via, letteralmente, la mente di un mago o di uno stregone, con tutte le sue abilità? E a quale scopo?
Finora ero riuscito a non farmi inebetire il cervello, ma non sapevo fino a quando avrei resistito. Della mia squadra, i superstiti, oltre a me, erano: Callisto ed altri tre. Solo cinque uomini ancora in grado di controbattere gli attacchi dell'esercito di orchi.
Gli altri, beh... gli altri pascolavano in verdi prati credendo di vedere farfalle e lucine, al posto del sangue e dei cadaveri.
Quella mattina sentivo che non sarei arrivato al tramonto e, da un certo punto di vista, il mio sesto senso elfico non si sbagliava.
Il Gran Maestro Ianis quel giorno mi mandò, insieme a Callisto e a Helevorn, il suo nobile figlio, a perlustrare una zona più a sud della "linea".
Il compito non facile, era di rendere inoffensiva la torretta ed il trabucco degli orchi. Callisto, lo stregone si sarebbe occupato di mettere fuori combattimento gli armigeri, mentre io e Helevorn, dovevamo distruggere quelle armi, a qualsiasi costo.
Ero perfettamente consapevole che il membro più esposto sarei stato io, poiché lo stregone avrebbe usato l'arco ed attacchi da distanza, mentre Helevorn essendo figlio del Gran Maestro, nonché futuro Arcimago, sarebbe stato più protetto in una posizione non molto esposta.
Non si poteva certo mettere a repentaglio una così importante vita, come quella dell'elfo helevorn; mentre io ero sicuramente sacrificabile. Un mago di medio livello, per giunta di razza bastarda, un Adanedhel di una casata nobile casata decaduta, poteva benissimo morire, nessuno se ne sarebbe dispiaciuto poi tanto.
Il mio obiettivo era la torre, avrei dovuto colpirla in maniera ravvicinata, possibilmente con una palla di fuoco, o con qualcosa di molto distruttivo, poco importava se rischiavo l'incenerimento nel farlo.
Era un buon giorno per morire, mi dicevo, ma qualcosa dentro di me mi tratteneva dal compiere un simile sacrificio, non qualcosa, bensì il pensiero di qualcuno: Isabeau.
Avevo pensato molto a lei, per quanto la guerra permettesse di fare pensieri positivi.
Isabeau, la dolce druida testarda, mi mancava.
Il nostro era stato un incontro fugace, troppo breve perché potessi dire di amarla, ma sufficiente per sentire comunque verso di lei un legame.
Non volevo morire e lasciare tutto in sospeso con Isabeau e, per di più, non volevo che, qualora Callisto fosse sopravvissuto, potesse tornare da lei per consolarla, di fatto prendendo il mio posto.
Avevo pur sempre un orgoglio io.
Quella giornata però, non mandava buoni presagi.
Mentre riflettevo sulle possibilità di farcela o di fallire, mi avvicinai silenziosamente ai nostri nemici, ripassando mentalmente ogni piccolo movimento ed ogni parola dell'incantesimo.
Era Rischioso, ma poteva funzionare.
Diedi il segnale a Callisto, che incoccò le frecce infuocate nell'arco pronto a scoccare.
L'elfo Helevorn, dal canto suo, doveva attuare un diversivo e disperdere il grosso dei nemici, niente di pericoloso, ma il suo aiuto sarebbe stato determinante, avevo però, fatto i conti senza l'oste.
Arrivato ad una certa distanza, attaccai e, contemporaneamente al mio incantesimo, Callisto scoccò le sue frecce infuocate.
Tutto sembrava funzionare, quando voltandomi in direzione di Helevorn, non lo vidi.
Lo chiamai, ma nessuna risposta mi giunse dal giovane elfo.
Gli orchi, colti di sorpresa, non persero troppo tempo ed iniziarono il contrattacco. Le nostre esigue difese reggevano bene, ma la palla di fuoco che avevo lanciato e l'incantesimo di disintegrazione di Callisto, non avevano sortito l'effetto sperato.
Il figlio di Ianis, sembrava scomparso. La situazione precipitò velocemente, stavamo per cedere o, quantomeno, io stavo per cedere.
Avevamo bisogno dei poteri di Helevorn.
In mezzo al fumo, all'odore di bruciato e alle grida, mischiate a strani suoni gutturali degli orchi, lo vidi, la lunga chioma bionda, quasi argentea, il portamento fiero, quasi distante.
Stavo per tirare un sospiro di sollievo, sapendo che il mio scudo difensivo non avrebbe retto ancora per molto quando, invece di attaccare il nemico, Helevorn si volse inaspettatamente contro di noi.
Non ebbi neanche il tempo di capire cosa stava accadendo, che mi ritrovai sbalzato a parecchi metri dal punto in cui ero, l'onda d'urto fu enorme, lo schianto ancora di più.
Quando, dopo il colpo, riuscii a ritrovare uno sprazzo di lucidità, cercai di mettere a fuoco la vista, con la coda dell'occhio vidi Helevorn, nobile figlio di Ianis e discendente degli Alti elfi, che si ergeva a capo degli orchi, i nostri nemici. Appariva evidentemente soddisfatto dell'attacco andato a segno, contro lo stregone Callisto e contro di me.
Sul suo viso comparve un ghigno di malcelata soddisfazione.
Ci aveva venduti, aveva giocato sporco, era immischiato con il nemico.
Per cosa poi?
Uno come lui poteva avere qualsiasi cosa desiderasse solo alzando un dito, perché mai tradire i propri simili?
Cercai di rialzarmi, ero ancora quasi del tutto intero, tranne forse che per una o due costole rotte. Ero stato sbalzato, come fossi solo una bambola di pezza, a più di cinquanta metri dal punto della torre. Lo scudo magico, evocato mi aveva protetto, anche se non del tutto.
Cercai di comunicare mentalmente con Callisto, ma non rispose. Provai a chiamare nello stesso modo Helevorn.
"Helevorn perché fate questo? Siamo tutti dalla stessa parte, siete ancora in tempo, ripensateci, siete un grande mago. Come nobile figlio di Ianis, avrete presto il titolo di Arcimago, cosa possono darvi gli orchi che non abbiate già?". Chiesi allo stremo delle forze.
"É proprio questo il problema, stupido Adanedhel. Io non voglio solo comandare un stupido gruppo di maghi nell'Academia, io voglio di più, e per farlo devo togliervi di mezzo. Tu, lo stregone ed anche quello stolto di mio padre, che crede che io sia il figlio perfetto... Niente di più sbagliato! Adesso fammi un favore mezzo uomo: muori!" Disse l'elfo dai capelli argentei, con gelida determinazione. Mi bloccò a distanza, non potevo muovermi, né controbattere all'incantesimo che egli stava per lanciare. Vidi distintamente gli orchi caricare il trabucco, dietro suo ordine. Quello stesso trabucco che io ed Helevorn avremmo dovuto distruggere, fu direzionato verso di me e fu sganciato il colpo.
Era la fine.
"Tranquillo Vargas, la tua dolorosa dipartita sembrerà un incidente, ed io farò in modo di sembrare molto addolorato per questo..." La sua voce mi giunse alla mente, era molto tranquillo, una tranquillità inquietante, sadica, premeditata.
Il colpo fu fortissimo, sentì le ossa frantumarsi, un rumore secco. Fui scaraventato ancora più indietro e, quando atterrai al suolo, il dolore fu così insopportabile che desiderai di morire, presto e velocemente.
Ebbi ancora la forza, sdraiato sulla schiena, scomposto come un burattino a cui siano stati tranciati i fili di netto, di aprire gli occhi.
Prima di morire volevo guardare per l'ultima volta il cielo.
Era terso, poche nuvole dalle forme astratte, i corvi volteggiavano in circolo sui cadaveri dei nostri compagni, presto si sarebbero cibati anche del mio di cadavere.
Non so se fosse la mia mente sconvolta dal dolore, o se fosse reale, ma in mezzo al gruppo di corvi gracchianti, scorsi un falco in volo, un bellissimo falco pellegrino.
Sentii in bocca il sapore amaro del sangue, il freddo mi invase, non sentivo più il mio corpo ed ero esausto.
I miei occhi si chiusero su quell'ultima immagine del rapace in volo.
Lo stridere del falco, sembrava un triste lamento, fu l'ultimo suono che udii.
Era un bel giorno per morire, dopotutto
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Capitolo 2 *** Salvataggi e Rivelazioni ***
Parte II - Salvataggi e rivelazioni
Da molto lontano, come fosse un suono ovattato, udii il verso di un falco.
Un falco...
Un falco in mezzo a questo disastro?
Mi misi faticosamente a sedere, ancora non avevo ben compreso l'accaduto, ricordavo distintamente come l'attacco con il mio arco fosse andato a segno, ma il resto?
Un'esplosione, forse qualcos'altro, mi aveva mandato a sbattere contro la roccia nuda dello sperone sul quale ero appostato.
Feci un rapido controllo delle mie funzioni vitali, nulla di rotto fortunatamente, solo un gran mal di testa.
Mi toccai il lato destro del viso e lo trovai appiccicoso, sulle dita, tracce di sangue raffermo, a pensarci bene, anche l'orecchio mi doleva, sentivo un ronzio fastidioso. Colpa dell'urto sicuramente.
Dannati orchi!
Il bel falco, che nel frattempo aveva allontanato i corvi dal campo, planò proprio accanto a me. Nel momento in cui posò gli artigli al suolo, con uno stridere acuto, si trasformò davanti ai miei occhi.
Mi apparve una fanciulla che conoscevo assai bene, ma che non mi sarei mai aspettato di ritrovare in quell'inferno.
Isabeau.
"Isabeau ma che diavolo ci fai qui?" Chiesi del tutto confuso e sbalordito da quell'incontro inaspettato.
"Bella accoglienza! Sono venuta per aiutarvi! E' così che mi ringrazi?" Mi rispose lei.
Non aveva perso il suo smalto in quei mesi di lontananza.
"permettimi di essere sorpreso, dopotutto non capisco come hai fatto ad arrivare qui proprio in questo momento, questo è impossibile, avresti dovuto viaggiare nel tempo per essere qui oggi, a piedi o a cavallo sarebbe stato improbabile che tu ci raggiungessi..." ammisi.
"E chi ti dice che io non l'abbia fatto?" mi disse lei.
"Fatto cosa? Viaggiare indietro nel tempo per salvarci?... Davvero ma come?..." domandai sempre più confuso.
"Beh Callisto, diciamo che ho stretto un patto con i -piani alti- e, sì, sono stata portata indietro nel tempo di due mesi per potervi raggiungere". Dichiarò la druida.
"Cosa? Sei pazza? Ma lo sai che chiedere l'intervento delle divinità in questi casi richiede sempre un prezzo altissimo? Ci saranno delle conseguenze, hai alterato il corso naturale delle cose..." Ora ero davvero preoccupato.
"A me non importa un fico secco delle conseguenze, mi importa di voi... Di te e di Vargas... Ma lui dov'è?" Mi domandò lei guardandosi intorno, come se si accorgesse solo in quel preciso momento di essere in mezzo ad un campo di battaglia, segnato in maniera indelebile con il sangue ed i corpi dei vinti e dei vincitori.
"Tesoro.... Non so dove sia, so solo che c'è stata una tremenda esplosione, come puoi vedere dai segni sulla mia faccia, ho avuto il piacere di un incontro ravvicinato con questa roccia, mentre il tuo mago non so che fine abbia fatto. All'appello manca anche quell'elfo borioso e viscido di Helevorn, ho il sospetto, se non la certezza, che abbia fatto il doppio gioco e che questo putiferio di cenere e distruzione sia anche, e soprattutto, opera sua". Lo dissi indicando con una mano lo scenario desolato intorno, e sotto di noi.
"Eppure Vargas mi pareva di averlo scorto con i miei sensi di rapace, mentre sorvolavo questa zona... Aiutami a trovarlo! Sento che è qui" Mi chiese lei.
Come potevo dire di no a quegli occhioni imploranti? Ero perso di lei, peccato che la druida avesse sempre lo stupido mago in mente.
Fu facile trovarlo, il suo corpo orribilmente segnato, giaceva a circa quattrocento passi da noi, in mezzo ad un cratere di terra e roccia ancora fumante ed annerita per l'impatto, probabilmente con la palla infuocata del trabucco.
In cuor mio sperai che fosse morto, il mio non era certo un pensiero nobile, ma io volevo lei e non ero disposto a dividerla con quel mezzelfo. Date le sue condizioni comunque se non era ancora trapassato, lo sarebbe stato presto, non sembrava ci fosse molto da fare.
La druida mi superò in velocità e si accasciò, in preda al panico, vicino al corpo del mago, cercando di capire se fosse ancora vivo.
"Respira ancora! Ma il battito del cuore è troppo flebile... Callisto aiutami... O lui muore" Lo disse tremando, non era disposta ad accettare che morisse, allo stesso modo, io non ero sicuro di volerlo vivo.
Cercai di prendere tempo.
"Ma tesoro... Non vedi? Ormai il poverino è spacciato!" Mi sentii un verme, ma non volevo che sopravvivesse per poi portarmela via di nuovo.
Lei non disse nulla, estrasse il pugnale dal fodero della cintura del mago e, serissima in volto, venne verso di me puntandomi l'arma all'altezza del cuore.
"O tu mi aiuti adesso, o io ti giuro che se lui muore, tu lo seguirai!".
La druida sembrava molto determinata nelle parole, ma non nei fatti, sapevo benissimo che non avrebbe avuto il coraggio di uccidermi a sangue freddo, solo perché non volevo prestare soccorso a quello stupido mezzelfo.
In fondo non ero di certo stato io a ridurlo così.
Ci fu un momento di stasi in cui Isabeau ed io ci guardammo negli occhi, ciascuno fermo sulle proprie posizioni.
Fu lei a rompere quella cortina di determinazione, e sembrò che tutto il suo coraggio le venisse meno, riemerse la sua parte più fragile, quella di una fanciulla impaurita e terrorizzata dalla morte.
"Callisto... ti prego... Non sono venuta fin qui per vederlo morire, io non posso vederlo morire..." Le lacrime iniziarono a solcargli il viso silenziose e lente, ma su di me ebbero l'effetto di una cascata immensa che si rovesci su un unico uomo., ad una folle velocità. Assordante e distruttiva.
"E va bene. Cosa vuoi che faccia? Io non posso guarirlo, lo sai..." Ammisi roteando gli occhi al cielo, lei riusciva sempre a vincere la mia risolutezza.
"Non posso curarlo qui, è un luogo troppo esposto e pericoloso, non posso nemmeno spostarlo, tu... potresti portarci lontano da qui, in qualche posto sicuro e più tranquillo?" Mi chiese lei speranzosa.
Ma che assurdità! Teletrasportare quel mago pezzente, con il rischio di farci scoprire o di sbagliare destinazione e di finire in chissà quale posto, no, non se ne parla proprio!
"Non sono sicuro sia una buona idea, oltretutto mi ripugna teletrasportare lui" Stavolta non l'avrebbe avuta vinta Isabeau, sarei stato inamovibile.
"Callisto... ti ho già pregato di aiutarmi, cosa vuoi che faccia?" Fece una pausa e poi sospirò "E va bene... Se tu ci porti via di qui, io prometto che farò qualunque cosa tu voglia, a patto che lui si salvi". Promise lei.
"Qualunque cosa?" chiesi alzando un sopracciglio dubbioso, la cosa poteva venire a mio vantaggio dopotutto.
"Qualunque cosa... ma sbrigati!" Mi incalzò lei.
Non me lo feci ripetere due volte, mi chinai appoggiando un ginocchio al suolo, con una mano presi quella della druida, con l'altra toccai, mio malgrado, la spalla del mago. Una volta stabilito il contatto mi concentrai sull'incantesimo e sul luogo di destinazione, sperando che la mia abilità non mi abbandonasse proprio in quel frangente.
Chiusi gli occhi e quando li riaprii ci trovavamo esattamente dove speravo.
Aveva funzionato! Maledizione! Quella era l'unica volta in cui non ero contento del mio successo con l'incantesimo, così non mi sarei mai liberato del mezzelfo...
La druida si guardò intorno ispezionando la caverna, dove io avevo trasportato tutti e tre.
Era abbastanza distante dalla linea dell'oblio ed anche abbastanza nascosta. Per qualche ora saremmo stati al sicuro, ma dubitavo che il mago potesse riprendersi così rapidamente da poter poi fuggire con noi, verso la nave che ci attendeva ed era la nostra unica salvezza.
"Ottimo posto Callisto, grazie, come sempre so che posso fidarmi". Mi ringraziò lei.
"Non dimenticarti la promessa... hai detto -qualsiasi cosa-" Le ricordai io.
"Oh si... quanto sei insistente! Ora vai, controlla qui intorno se ci sono orchi o altri nemici, qui me la sbrigo io... Va'..." Mi scacciò lei, evidentemente impaziente di curare il mago moribondo.
La lasciai, spiccando il volo con le mie possenti ali draconiche.
In cuor mio dubitavo nelle sue capacità di salvare il mago, la situazione era davvero disperata e lo divenne ancora di più quando, dopo circa mezz'ora di perlustrazione vidi una nuova armata di orchi agguerriti venire nella nostra direzione. Erano una ventina, armati fino ai denti, l'armatura era stata rinforzata magicamente.
Brutto segno.
Che stessero cercando noi? Perché mai accanirsi con i pochi superstiti? Quella battaglia l'avevamo persa, ci restava solo la ben poco decorosa ritirata.
Aguzzando i sensi, con l'unico orecchio buono che per ora mi restava, riuscì a carpire alcuni suoni, parole, ordini che qualcuno stava impartendo a quel gruppo di orchi possenti e ben equipaggiati.
"... stupide bestie! Trovate il mago, trovatelo ad ogni costo, quell'Adanhedel lo voglio morto, se fallirete, sarà la vostra testa che esigerò. Non deve essere lontano.. Andate! E uccidete chiunque lo aiuti, non voglio testimoni!"
La voce ed anche l'aspetto del comandante sembravano essere proprio quelli dell'elfo Helevorn.
Possibile? Certo... Helevorn non brillava certo per umanità ed integrità morale, però arrivare persino a tradire i suoi... Dovevo avvertire Isabeau, l'avrei trascinata via di lì, con la forza se necessario, mago o non mago, non potevo permettere che le facessero del male a causa di quel mezzelfo.
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Capitolo 3 *** Tentativi e Confidenze ***
La
linea dell'oblio parte terza
Tentativi
e Confidenze
Erano
trascorse quasi due ore da quando Callisto mi aveva lasciato con il
ferito per andare in perlustrazione.
In
quelle ore purtroppo non avevo potuto fare granchè per il
mago, le
sue ferite erano profonde, la gamba e il braccio sinistro versavano
in condizioni disperate.
Io,
nel mio piccolo, cercai di fermare le perdite di sangue e fasciando
stretti tutti i punti più esposti, ma sapevo che non sarebbe
stato
sufficiente. Mi occorreva un miracolo.
Lui
soffriva terribilmente, era cosciente, ma delirante. Per tutto il
tempo non fece che ripetere parole sconnesse, frasi in elfico che non
riuscivo a decifrare, ero riuscita solo a distinguere tre nomi, che
Vargas ripeteva spesso in quel suo delirio di sofferenza fisica e
mentale: Aghata, Erinn ed Anuviel.
Non
sapevo chi fossero, ma dovevano essere persone importanti per il
mago, gridava i loro nomi quasi piangendo, tentò anche di
sollevarsi
rischiando di far riaprire le ferite.
Più
volte cercai di tranquillizzarlo chiamandolo per nome, dicendogli che
sarebbe andato tutto per il meglio, lui però non poteva
udire le mie
rassicurazioni. Gli occhi aperti, fissavo il vuoto, il corpo teso,
una maschera di dolore.
Mi
sentivo impotente. Avevo già somministrato al mago, non
senza
qualche difficoltà, due bacche curative, queste non avevano
sortito
grande sollievo.
Non
mi restava altro che aspettare e pregare gli dei affinché lo
salvassero.
La
nostra vita era in mano loro ora.
Mi
sedetti accanto al mago tenendogli la mano, in modo che la mia
energia fluisse da me a lui e lo aiutasse a resistere.
Se
solo potesse sentirmi..
Callisto
ritornò che era meriggio inoltrato, sul volto un'espressione
inquieta, preoccupata, quasi angosciata. Si avvicinò a me e,
senza
neanche lasciarmi il tempo di realizzare, mi sollevò di peso
quasi a
volermi caricare sulle spalle.
"Callisto?
Che fai? Sei impazzito? Mettimi subito giù!"
Gridai io cercando di liberarmi dalla stretta dello stregone, i miei
piedi dondolavano a circa due palmi da terra.
"Stai
buona e zitta, ce ne dobbiamo andare da qui, e subito!" Disse
lo stregone tappandomi la bocca con la mano e avviandosi, con me
appresso, verso l'entrata della caverna che dava sulla valle
sottostante.
"Guarda
sotto di noi". Callisto
indicò un punto qualche centinaio di metri più in
basso sulla
sinistra.
Dalla
boscaglia piuttosto rada, emergevano alcune figure compatte, intente
a scalare il ripido sentiero, diretti proprio nella nostra direzione.
Una ventina di orchi, soldati corazzati guidati dal loro nuovo capo.
Quest'ultimo non aveva l'aspetto di un orco bensì l'aspetto
ben più
aggraziato ed elegante della gente elfica.
Un
elfo a capo di uno squadrone di orchi? Che novità
è mai questa? Un
mago per giunta.. Ero
senza parole, come sbigottita, fu Callisto ad interrompere il mio
silenzio.
"Quello
che vedi a capo degli orchi si chiama Helevorn. Elfo, nobile figlio
di Ianis, il maestro di Vargas, nonchè il figlio di
buonadonna che
ci ha attaccato giù alla -linea dell'oblio- ed ha ridotto il
tuo
prezioso mago ad un cadavere ambulante. Non so il motivo, ma sta
venendo qui per uccidere Vargas e io non ho intenzione di morire per
lui. Quindi adesso -tesoro- noi ce ne andiamo e alla svelta.."
Detto
questo lo stregone spiegò le ali, strinse la presa intorno
alla mia
vita e saltò nel vuoto.
All'inizio
fui talmente terrorizzata che non riuscì nemmeno a prendere
fiato.
Poi mi resi conto di essere in aria, ad un'altezza che mi faceva
girar la testa, la grotta ed il suo occupante morente si
allontanavano sempre di più dalla mia vista, fino a
diventare un
minuscolo puntino nero sulla parete della montagna.
Volevo
gridare ma la corrente del volo mi ricacciava indietro le parole e
gli occhi lacrimavano copiosamente, in questo caso non solo per il
vento e l'altitudine.
"Callisto..
lasciami andare, io non posso lasciarlo solo, così lo
condanni a
morte" Riuscii
a dire pur con fatica, ero disperata, spaventata, sfinita.
"Mi
spiace tesoro, ma non se ne parla nemmeno, se ti riporto in quel buco
umido e pieno di topi con le ali, per salvare il mago moriremo tutti,
ed io non voglio che -tu- muoia. Di Vargas non mi importa e poi...
è
condannato, quelle ferite sono mortali e tu lo sai, gli orchi
completeranno ciò che già è
inevitabile". Mi disse lo
stregone tra una corrente ascensionale e l'altra.
"Riportami
subito indietro! E' un ordine. Io non ho fatto tutti questi sacrifici
per poi vederlo morto! Mi hai capito?! Se lui muore io lo
seguirò..".
Detto
questo morsi l'incavo della spalla dello stregone con tutta la rabbia
che avevo in corpo, lui sorpreso dal mio gesto e dal dolore
improvviso, lasciò andare la presa su di me e mi ritrovai a
precipitare nel vuoto come un sasso, più la
velocità del mio
precipitare cresceva più sembrava che il tempo rallentasse,
furono
attimi lentissimi. Ero decisa a dimostrare allo stregone quanto non
potesse vacillare la mia convinzione, nemmeno di fronte alla morte.
Sarei potuta ricorrere alla metamorfosi animale e trasformarmi di
nuovo in un falco, ma non lo feci.
In
fondo era un buon giorno per morire.
L'aria
vorticosa mi soffocava il respiro, gli occhi bruciavano, lo stomaco
mi sostava allegramente in gola, sentivo le forze venir meno. Tutto
in quei lunghissimi attimi di caduta in picchiata sembrava aver perso
di significato. Mi arresi, non volevo più pensare, sentire
alcunché.
Se Vargas non poteva salvarsi, non mi sarei salvata neanch'io.
In
quella follia suicida, però, un pensiero lucidissimo mi
attraverso
la mente: di me avrei potuto far ciò che volevo, ma di certo
non
sarebbe stato giusto punire anche la creatura che portavo in grembo.
Quel bambino, o bambina, non aveva colpe e, di certo, non meritava
che gli, o le, venisse negata la possibilità di venire al
mondo.
Stavo
per attivare la metamorfosi animale quando, a pochi metri dal suolo,
venni riacchiappata, non so in che modo, da Callisto che mi
salvò,
per così dire, in
estremis.
"Non
ti azzardare mai più a fare una cosa del genere pazza di una
druida,
ma cosa hai nel cervello? Trucioli di legno forse? Hai idea di quanto
sia difficile da mettere in pratica quello che ho appena -fatto-? Tu
non hai tutte le rotelle a posto.. e poi.. mi hai fatto un male del
diavolo!" Disse
Callisto planando dolcemente a terra, lasciandomi andare, per poi
massaggiarsi il collo dolorante, là all'altezza del mio
morso
deciso.
"Non
avevo alcun bisogno che tu mi salvassi, anzi -non volevo essere
salvata- me la sarei cavata benissimo da sola, sono una druida
ricordi? Posso assumere le sembianze di qualsiasi animale io
desideri. Sono arrivata da voi sotto la forma di un falco, lo hai
scordato?". Risposi
seccata allo stregone, in quel momento volevo solo essere lasciata in
pace e, se possibile, tornare da Vargas.
"Certo,
certo.. La metamorfosi animale.. E perchè, di grazia, non ti
sei
trasformata subito invece di aspettare di essere quasi al suolo?
Volevi spaventarmi o avevi la seria intenzione di toglierti la vita?
Se è questa la tua malsana idea, sappi che non lo puoi fare.
Punto.
Non quando io sono presente, io ti ho salvato il culo diamine! Un po'
di gratitudine non guasterebbe!". Callisto
era visibilmente furioso, come biasimarlo, con il mio comportamento
lo avevo certo esasperato, ma non potevo certo confessare di aver
pensato alla morte, perchè mi era insopportabile l'idea di
rimanere
sola a crescere il figlio del mago, senza il mago.
"Se
anche volessi morire che te ne importa? La vita è la mia,
non la
tua, ora se vuoi scusarmi ho un mago da salvare". Lo superai di
qualche passo in direzione della montagna che avevamo lasciato alle
nostre spalle.
"Stronzate!
Tu non vuoi morire, solo stai facendo la sciocca e l'infantile e non
ne capisco il motivo.. Non può essere solo quello stupido
mago
mezz'elfo il motivo di tanta folle ostinazione nell'agognare la scura
signora dico bene? A meno che non sia... " Callisto si
interruppe, mi sorpassò e bloccandomi le spalle con le mani,
incrociò il suo sguardo con il mio e tutto gli fu subito
chiaro.
"Dannazione!
Tu sei incinta! E.. del mago.." Lo disse sospirando come se la
rivelazione lo avesse deluso molto.
"Tu
desideri morire, perché senza quell'idiota di Vargas pensi
di non
potercela fare a tirar su il marmocchio giusto? Che pensiero assurdo,
lui non è nemmeno al corrente del tuo stato.. poi chi ti
dice che
prenderebbe la notizia con gioia anche se sopravvivesse? Ora sei tu
che hai scordato che ti ha abbandonato dopo averti sedotta, insomma
non mi pare una gran bella dimostrazione di affetto.. Comunque non
devi preoccuparti, non sei sola, io sarò sempre qui per te,
marmocchio o meno. Se poi ti interessa così tanto di Vargas,
va
bene... andrò ad aiutarlo, ma adesso devi lasciare che io ti
porti
alla nave. Quando tu sarai al sicuro sull'imbarcazione con gli altri,
allora tornerò indietro a salvare il mago, insomma
farò il
possibile e, se è ancora vivo, te lo riporterò". Mi
porse la mano per suggellare il patto, per tutta risposta, ignorai la
mano e lo abbracciai così strettamente da far quasi
capitombolare
entrambi.
Quando
giungemmo alla nave era ormai sera. Il vascello era molto
più
imponente di quanto mi aspettassi, grosse vele bianco-azzurrine si
muovevano al vento. Lanterne magiche illuminavano qua e là
tutti i
lati del ponte, della poppa e della prua.
Non
ci attendeva nessuno, difatti quando Callisto si assestò sul
ponte
facendo cigolare le travi di legno sotto il peso del suo corpo e del
mio, sbucarono dai lati alcuni maghi con fare difensivo e
minaccioso.
"Chi
è là?"
Disse uno di loro. Ci si parò davanti un bastone impugnato
da un
uomo di bassa statura, piuttosto tarchiato e con un viso dai
lineamenti duri e squadrati, e per niente accomodanti.
"Abbassa
l'arma Mestus, non riconosci i tuoi amici quando li vedi? Sono
Callisto Logan, lo stregone, mi pare di averti salvato la pellaccia
più di una volta in quel campo maledetto".
disse Callisto scostando con un gesto secco il bastone del mago.
"E
chi mi assicura che tu sia veramente
-tu-? Sai
circolano voci su di un possibile tradimento di uno dei nostri,
potresti essere tu il traditore, magari sei venuto qui per attaccarci
con il favore della notte". Asserì
dubbioso il mago che rispondeva al nome di Mestus.
"Non
brilli certo per intelligenza mago, mi stupisco di come tu sia
scampato alla morte per tutti questi mesi". Rispose
ironico lo stregone.
"Se
io fossi il -traditore- sarei forse venuto qui da solo ad affrontare
una decina di voi maghi, per di più portandomi appresso una
donna,
ti pare verosimile?" Rispose
sempre più divertito Callisto, provava un certo gusto nel
deridere i
maghi.
"Beh..
forse non hai torto stregone... chi è la donna? Non la
vogliamo qui.
Sai che le donne a bordo delle navi portano iella..". Rispose
il mago tarchiato, guardando me.
"Lei
è Isabeau, mi ha aiutato giù alla -linea- e, a
dirla tutta, ha
anche salvato il culo al vostro mago Vargas" Rispose
Callisto determinato.
"Ah
davvero? E come mai Vargas non è qui a testimoniare
ciò che dici? E
se lei fosse una spia del nemico, mandata qui apposta per gettarci
addosso qualche malefico?... Sai come sono i druidi... Pozioni,
incantesimi strani, trasmutazioni.." Mestus
non voleva cedere.
"
Quanto sei
cocciuto mago, lei non è una spia.. è una mia
amica e..."
Callisto
non poté terminare la spiegazione poiché fu
interrotto da un mago
che parlò al suo posto.
"
Tranquillo
Mestus, garantirò io per la ragazza. Hai la mia parola, se
mi
sbaglio sul suo conto, me ne assumerò la
responsabilità".
Il
mago che aveva appena parlato in mia difesa si palesò. Alto
poco
meno di Vargas, lunghi capelli castani, leggermente mossi, ornavano
le spalle, occhi azzurri a completare un viso sincero e amichevole.
Impossibile definirne l'età, in quanto il volto pareva
quello di un
ragazzo, mentre l'atteggiamento era quello di un uomo. Caratteristica
tipica dei mezz'elfi era proprio questa longevità e
giovinezza
apparente, che agli occhi di un essere umano li faceva sembrare
immortali. Avevo già provato questa straniante sensazione
durante il
mio primo incontro con Vargas, ma ora il mago che mi stava di fronte
non suscitava in me alcun timore, solo sorpresa e gratitudine.
"Lasciate
che mi presenti. Il mio nome è Dorlas,
Simenon è un dei miei più cari amici, per
cui sono ben felice di accogliervi sotto la mia protezione, a
differenza di alcuni di noi qui presenti, non ho alcun timore dei
druidi, né tantomeno di voi. E così ecco qui la
famosa Isabeau
D'anjo, Simenon mi ha parlato molto di voi e, credetemi, non
è cosa
che lui faccia spesso, se siete qui però significa che lui
non si è
salvato, o mi sbaglio?" Mi
chiese il mago dopo le presentazioni. Non sapendo bene cosa
rispondere e sentendomi osservata iniziai a balbettare: "Io...
Io... davvero non so cosa sia successo a Vargas... lui era ferito e
io... io ho cercato... ho tentato...". Mentre
rispondevo a Dorlas le lacrime iniziarono a solcarmi il viso, mentre
ripensavo a cosa avevo dovuto abbandonare, a chi
avevo lasciato a
morire, piansi, lacrime amare e nulla mi importava che gli altri
maghi mi guardassero confusi, diffidenti, schifati, gli unici che
cercarono di capirmi furono Callisto e Dorlas, anche se con Callisto
ero ancora in collera per avermi trascinato su quella stupida nave.
Il
mago dagli occhi azzurri fu molto gentile, con un gesto garbato mi
prese sottobraccio e mi fece allontanare da tutti quegli occhi
indiscreti puntati su di me. Callisto, che conosceva Dorlas, mi
lasciò alle sue cure e come promesso, mi disse che sarebbe
tornato
indietro per vedere se poteva ancora salvare il salvabile, sapevo che
non mi avrebbe deluso. Se Vargas era ancora vivo me lo avrebbe
riportato.
"Asciugatevi
il viso, non dovete disperare, Simenon è forte e siamo
usciti da
situazioni ben peggiori insieme. Ce la farà e poi, sono
certo, voi
avete fatto tutto il possibile, non dispiacetevi oltre. Ora non ci
resta che aspettare notizie da Callisto". Cercò
di rassicurarmi Dorlas sulla sorte del suo amico, cercando di
convincere anche se stesso.
"
Voi vi conoscete da
molto? Intendo voi e Vargas? Mi sembrate molto legato a lui, io lo
conosco, se così si può dire, solo da alcuni
mesi, ma ora non
riesco ad immaginarmi una vita senza di lui, non credevo di poter
provare un sentimento così forte per qualcuno che ha
trascorso solo
pochi giorni con me, il tempo di due albe e due tramonti.."
Domandai in
sincerità a Dorlas, prendendo il fazzoletto che mi porgeva.
Il suo
aspetto, e il dolce sorriso, ispiravano fiducia e confidenza come se
il mago fosse anche un mio vecchio amico, e non solo di Vargas.
"
Quello che dite di
provare è una cosa molto bella e molto rara, devo dire che
un po' vi
invidio... Vargas ed io siamo amici da quasi due decenni, abbiamo
condiviso sia il percorso dell'istruzione sia, nostro malgrado alcuni
pregiudizi razziali..."
"Pregiudizi?
Di che tipo? Credevo che gli unici ad essere bistrattati fossero
quelli della mia gente, i druidi, Entrambi voi siete maghi,
perché
mai avere pregiudizi su di voi?" Chiesi
io sorpresa da quell'affermazione.
"Esistono
molti modi di discriminare e altrettanti motivi futili per farlo, nel
caso mio e di Simenon i motivi discriminanti erano differenti per
ciascuno di noi, ma il risultato fu il medesimo: isolamento,
cattiverie, solitudine. Per questo motivo noi diventammo amici,
entrambi avevamo un nemico comune: la stupidità, la paura e
l'ignoranza." Mi
disse, non senza una punta di astio nella voce.
"Se
non sono indiscreta, perché discriminare due mezz'elfi, per
di più
dotati come voi?". Azzardai
la domanda, non ero certo che Dorlas avesse voglia di parlarne, ma
ero curiosa di saperne di più sul passato, soprattutto per
quanto
riguardava -il mistero- Vargas.
"
Beh... Non è difficile da spiegare. Io sono stato
discriminato, in
primis, perché sono un Adanedhel, un -mezzo uomo- come
Simenon. In
secundis, mi è stata negata la parità con gli
altri perché non
sono di nobili natali, requisito imprescindibile per poter diventare
un mago affermato". A
quelle affermazioni del mago non seppi cosa rispondere, mi mostrai
sinceramente dispiaciuta.
"Via..
Non parliamo più di me, voi vorrete sicuramente sapere di
Simenon?
Leggo la curiosità nei vostri occhi. Dunque.. io l'ho
conosciuto che
ero poco più che in grado di stare sulle mie gambe. Avevamo
circa
sei anni, il primo giorno di scuola in Academia ci misero in classe
insieme, ovviamente essendo lui ed io gli unici bambini mezz'elfi in
mezzo ad elfi in miniatura, biondi e dagli occhi verde smeraldo,
legammo subito.
Simenon
all'inizio non parlava granché, tanto che tutti credevano
fosse
diventato muto in seguito alla disgrazia di aver perso la sua
famiglia.."
"Come?
Vargas ha perso i genitori da bambino?.." Lo
interruppi io, sbalordita da quella rivelazione inconsapevole.
"
Ah... non lo
sapevate... Forse non avrei dovuto dirlo, parlo sempre troppo,
Simenon me la farà pagare..." Sul
viso di Dorlas fecero capolino prima imbarazzo e poi preoccupazione.
"Tranquillo,
non dirò nulla, anche perché non so neanche se ci
sarà ancora quel
qualcuno a cui potrei dirlo..." Un'ombra
di tristezza e una morsa allo stomaco mi ricordarono che la persona
di cui stavano parlando poteva anche essere defunta in quel momento,
ma volli scacciare quei pensieri per ascoltare il racconto del mago.
Mi piaceva Dorlas e mi piacevano i suoi modi sinceri e spontanei, era
molto diverso da tutti gli altri maghi presenti sulla nave, e diverso
anche da quei racconti sui maghi che avevo udito da ragazzina.
Assomigliava molto a Vargas, non mi stupiva che fossero amici.
"
Vi prego Dorlas continuate, sono sicura che il vostro racconto
servirà a distrarci entrambi da questi pensieri funesti". Lo
pregai io.
"
Come vi stavo dicendo, tutti credevano che Simenon fosse muto in
seguito al trauma della morte dei suoi genitori e della sorella. In
realtà nessuno sa cosa sia successo, io so solo che lui
è stato
l'unico sopravvissuto di quel massacro, e si dice anche che siano
state forze sovrannaturali e demoniache a compiere tale atto
efferato. E' un miracolo che si sia salvato. Fu cresciuto per circa
un anno da uno zio che poi lo mandò a studiare all'Academia.
Fatto
sta che con me parlava mentre con gli altri no, a meno che non fosse
costretto. Subì molte punizioni per questa sua ostinazione
nel
silenzio, ma come dargli torto? Ognuno reagisce alla sofferenza e
alla perdita come può, oltretutto lui aveva solo cinque anni
all'epoca dei fatti, quindi immaginatevi la difficoltà di
accettare
la condizione di orfano per un bambino così piccolo. Se
deridevano
me per le mie umili origini, era ben poca cosa... con Simenon erano
ancor più malefici, arrivarono a fargli credere di essere
stato lui
il responsabile della morte della sua famiglia e, per un po', credo
che lui lo pensò davvero. Soffriva di incubi ricorrenti,
alcuni li
ha ancora in verità. Quando compì sedici anni mi
confidò che
avrebbe davvero voluto morire a cinque anni, non riusciva ad
accettare di essersi salvato, anzi di essere -stato salvato- dalla
misteriosa donna che popola i suoi incubi. Da quando ha conosciuto
voi però mi pare più sereno, anche se non lo
dà a vedere si
capisce che ci tiene molto, voi lo avete cambiato" Mi
disse Dorlas.
"Se
sopravvive non mancherò di chiedergli quanto realmente ci
tiene,
anche perchè presto non ci sarò più
solo io..." Con
un gesto eloquente passai la mano sul ventre appena visibile.
"Eh...
Voi aspettate un bambino? Da lui? E' una cosa bellissima, ma non so
come la prenderà lui, vedete non mi è mai parso
in tutti questi
anni che Simenon volesse mettere radici, o desiderasse fare il
padre.." Dorlas
era sbigottito, non se lo aspettava, e la sua risposta secca e
sincera fu una vera doccia gelata per me.
"
Capisco...
Beh diciamo che, se sopravvive e non vuole impegnarsi con me,
potrò
sempre crescere questo bambino da sola. Potrei tornare in Francia, o
restare in terra italica, ho alcuni amici qui". Risposi
concisa al mago, non volevo dare a vedere che ero rimasta
dispiaciuta.
"No
beh... Io non intendevo dire che lui non ne sarà entusiasta,
solo
che visti i suoi trascorsi, magari gli sarà difficile
immaginarsi
nel ruolo di padre. Io al posto suo ne sarei felice, purtroppo non ho
ancora trovato la persona giusta, o perlomeno l'avevo trovata, ma
l'ho persa. Lei non è mai stata mia, e ad oggi non ho
trovato
nessuna che potesse prendere il suo posto nel mio cuore". Mentre
parlava di quella persona gli si illuminarono gli occhi, si vedeva
che ne era ancora innamorato.
"
Mi dispiace e come si chiamava questa donna che ha rubato il vostro
cuore, ma che non è mai stata vostra?" Chiesi
tranquillamente, inconsapevole del dolore segreto che albergava in
Dorlas. La sua risposta arrivò come un fulmine a ciel sereno.
"Lei
si chiamava Agata, ero innamorato di lei. Ma il suo cuore era
già di
un altro, lei amava perdutamente Simenon. Lui l'ha uccisa".
Mentre
Dorlas pronunciava queste parole mutò espressione e la voce
divenne
fredda, distante. Io non riuscivo a comprendere bene la portata di
quell'affermazione.
Vargas
un assassino? Agata.. non era forse il nome che ripeteva in quel
delirio nella grotta?
Ero
confusa ma, prima che potessi chiedere altro, Dorlas
annunciò che si
era fatto tardi e disse solo che avrei potuto usare la sua stanzetta
per stare tranquilla durante il viaggio per mare, questo per non
dover condividere l'alloggio con gli altri maghi. Si congedò
con un
inchino e mi lasciò lì in disparte con tutti i
pensieri.
Quella
confessione su Agata aveva scosso entrambi, ma io sarei rimasta senza
risposte, poiché il mago dagli occhi celesti non aveva
intenzione di
darmele, né tantomeno potevo aspettarmi risposte da Vargas,
se mai
fosse tornato.
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Capitolo 4 *** Amici e Nemici ***
La linea dell'Oblio Parte quarta ed
ultima
Amici e Nemici
~~Lontano
dalla nave, nella caverna dove giaceva moribondo il giovane mago,
qualcosa accadde in lui ma, né i maghi in fuga,
né la druida
poterono sentire il grido di dolore lanciato dalla creatura
risvegliatasi dopo molti anni di oblio.~~
Quando
Callisto rientrò era già notte fonda, mi
svegliò da un sonno
leggero e agitato, avevo sentito il rumore dei suoi stivali e il
fruscio delle sue ali mentre scendeva gli scricchiolanti pioli della
cambusa dell'imbarcazione. La zona sottocoperta della nave non era un
granchè come comodità, alloggi piccoli, poco
illuminati e poco
"riservati". Almeno la pulizia e il decoro non mancavano,
diversamente da altre navi di pescatori o mercantili, questa era
dotata di artifici magici. Il legno con cui era stata assemblata era
stato benedetto e protetto da una runa magica che impediva ad esso di
marcire, logorarsi o incendiarsi. Gli alloggi erano tutti ordinati e
profumavano di pulito. Unico neo: la discrezione.
Tutti
potevano udire tutto, in qualsiasi momento e questo mi metteva a
disagio, già avevano origliato la mia conversazione con il
mago
Dorlas, ora non volevo sentissero anche quella tra me e Callisto. Gli
andai incontro facendogli segno di schermare la nostra conversazione,
così fece e, solo quando fu sicura di non essere udita da
orecchie
indiscrete, parlai allo stregone.
"Ehilà
straniero... Novità? Dimmi che lo hai trovato e che sta
bene..."
Lo pregai.
"
Mi dispiace
deluderti tesoro, ma quando sono giunto alla grotta di Vargas non
c'era nessuna traccia, solo alcuni segni sul pavimento di pietra
della caverna". Mi
rispose lo stregone come se stesse stilando un semplice elenco.
"
Come nessuna
traccia? Lo hanno preso? Dove lo hanno portato? sarà ancora
vivo? Lo
hai cercato? Perchè non lo hai cercato?". In
preda all'ansia presi a scuotere il povero Callisto, che, per tutta
risposta, mi prese di peso e mi mise a sedere su una sedia sghemba,
che per poco non cadde in pezzi.
"Innanzitutto
-tesoro- ti devi calmare, poi...non ho MAI detto che lo hanno preso,
anche perché se lo avessero preso, o ucciso, che senso
avrebbe il
fatto che lo stanno ancora cercando su per quella montagna maledetta?
Ho solo detto che di lui non c'è traccia, nel senso che
sembra
sparito. E se non è sparito lui, qualcun altro lo ha portato
via di
lì, non mi so dare altre spiegazioni, anche
perchè mi sembra
inverosimile che nelle sue condizioni il mago potesse utilizzare il
teletrasporto". Mi
disse Callisto dopo avermi messo a sedere.
"Scusami,
davvero, è stata una giornata difficile e probabilmente il
fatto che
io sia incinta esaspera le mie emozioni. Sono preoccupata,
angosciata, non so se sperare o disperarmi. Non hai neanche un
indizio se lui sia vivo o meno?" Chiesi
ben poco ottimista.
"Di
sicuro morto non lo è ancora, altrimenti avrebbero smesso di
cercarlo come ti ho detto, però non posso assicurarti che
sia tutto
intero, non posso fare più di così. Ho
già rischiato di offrire il
mio scalpi a quell'elfo pazzo e a quegli stupidi orchi, non ho
intenzione di sfidare troppo la sorte. Perdonami, ma ora ho solo
intenzione di farmi un bagno e riposare". Aveva
ragione non aveva senso cercare ancora, se fosse stato ancora vivo,
cosa che non credevo, ci avrebbe raggiunto alla nave.
Non
feci in tempo a formulare quest'ultimo pensiero che sentì
una voce
provenire dal ponte superiore.
"Non
se ne parla nemmeno...
Salpiamo all'alba,
siamo in pericolo se restiamo qui. Gli orchi si stanno riorganizzando
con le bestie alate per distruggere la nave e quindi la nostra unica
via di salvezza..." Era
la voce di Mestus, il quale stava discutendo animatamente con altri
tre maghi, tra questi, riconobbi la voce di Dorlas.
"Mestus
ragiona, dobbiamo aspettare! Potrebbero esserci altri superstiti, se
noi partiamo tra poche ore, condanniamo i sopravvissuti a morire qui,
in questa terra desolata e dimenticata da Dio". Il
mago dai lunghi capelli castani cercava inutilmente di convincere
l'altro a ritardare la partenza. Nessuno gli prestò ascolto
e così
decisero. Saremmo salpati di lì a poco verso casa.
Non
potevo permetterlo, non potevo gettare al vento la mia unica flebile
speranza.
"Non
potete farlo! Anche Vargas potrebbe tornare, lo lascereste qui a
morire dopo che ha combattuto per voi?" Irruppi
bruscamente nella conversazione, ovviamente non invitata, non potevo
andar via senza sapere.
"Zitta
druida, perchè mai dovremmo ascoltarti? Dovremmo rischiare
tutti la
vita per l'eventualità che uno solo di noi, tra l'altro un
Adanedhel
come Vargas ritorni? Non ne vale la pena". Mi
rispose uno dei maghi dall'alto della sua nobiltà elfica.
"Visto
che è così impertinente perchè non la
gettiamo fuori bordo, in
pasto ai pesci?" Gli
fece eco l'altro mago di cui ignoravo il nome, e mi spintonò
con il
suo bastone.
"Smettila
Lindir! La druida è sotto la mia protezione, ha ragione e
poi
Simenon Vargas è anche un mio amico, non me la sento di dare
tutto
per perso, potrebbe avercela fatta, e tu che ne pensi stregone?"
chiese rivolgendosi
a Callisto, che nel frattempo e malvolentieri ci aveva raggiunti sul
ponte.
"Per
me si potrebbe anche salpare ora, ma visto che non siete capaci di
decidere mettiamola ai voti. Chi vuol partire subito alzi la mano".
Disse alzando la
propria mano.
Dorlas
e io lo guardammo in tralice, lui compreso alzarono la mano in
quattro. voti contrari alla partenza solo due, i nostri. Avevamo
perso.
Gli
ormeggi sarebbero stati ritirati di lì a due ore al massimo.
Quello
era il tempo concesso alla mia flebile speranza di rivedere Vargas.
Dorlas
si mise in un angolo a pensare ed io feci lo stesso, mi scelsi un
punto dal quale poter sentire il mare e l'odore salmastro portato dal
vento, senza essere disturbata.
Callisto
dopo averci "traditi" con il voto favorevole, si ritirò
dicendo che era esausto, la verità era che non voleva
affrontare la
mia collera e faceva bene a tenersi alla larga da me.
Ero
talmente furiosa e triste che mi scoppiò un terribile mal di
testa,
ma all'inizio non ci feci caso, forse era solo stanchezza.
Cominciai
a pensare di dar fuoco io stessa alla nave, per punire quegli
sciocchi maghi e la loro superbia e indifferenza.
Non
l'avrei mai fatto davvero, senonché dopo poco tempo mi
ritrovai, con
in mano una torcia, a tracciare una runa di fuoco sulle travi della
cabina del mio alloggio.
Cosa
stavo facendo? Stavo veramente dando magicamente fuoco alla nave? Ma
lo avevo solo pensato, non desideravo davvero incendiare il vascello
e i suoi occupanti, eppure qualcosa mi spingeva, non avevo
più il
controllo. Mi sembrava di vedermi dal di fuori come fossi un'altra
persona, però dovevo ammetterlo quella cattiveria improvvisa
mi
piaceva. Mi sentivo potente, inarrestabile, malvagia. Gioiosamente
malvagia.
Quando
il fuoco iniziò ad attecchire e il fumo iniziò a
invadere i
corridoi sottocoperta, un giovane ragazzo, che finora non avevo
notato, tentò di dare l'allarme, ma si ritrovò a
terra privo di
sensi e con una brutta ferita. Il bastone che avevo in mano, sporco
del suo sangue. Un ghigno mi comparve sul viso. Li
avrei uccisi, li avrei uccisi tutti.
Fra
le fiamme ed il panico generale si destò anche Callisto che
all'inizio non capì cosa stava accadendo e pensando di
dovermi
salvare mi venne incontro. Sciocco.
Lo
colsi di sorpresa, fingendomi spaventata e ferita e quando fu
abbastanza vicino lo colpii.
L'intento
non era quello di ferirlo mortalmente, almeno non subito, volevo
stordirlo e mi riuscii.
"Isabeau
dannazione... Che fai?..." Mi
domandò incredulo lo stregone, toccandosi la testa nel punto
dove io
ero andata a segno.
Sul
ponte della nave nessuno badò a noi, intenti come erano a
cercar di
domare le fiamme. Avvicinandomi a Callisto posi una mano sul suo
torace all'altezza del cuore e con un mezzo sorriso mormorai: "Ma
come? Mi deludi... ero convinta volessi un contatto più
ravvicinato
con me, questa mi sembra una buona occasione..."
Pronunciai
le parole dell'incantesimo lentamente, quasi gustandomele, dalla mia
mano emanò una luce verdastra che nessuno poté
vedere e le forze
dello stregone cominciarono a venir meno. Stavo prosciugando la sua
energia vitale semplicemente rallentando il suo cuore fino a
fermarlo.
La
bestiola alata tentò di divincolarsi, dalla mia dolce presa,
ma
piano piano diveniva sempre più flebile la sua
volontà e la sua
forza.
Ce
l'avevo quasi fatta. Dopo di lui sarebbe stato il turno di quel mezzo
mago di Dorlas. Operare attraverso il corpo della druida era
oltremodo divertente e semplice, la sua mente si era fatta soggiogare
senza fatica.
Mentre
stavo per dare il colpo di grazia allo stregone, qualcosa o qualcuno
mi bloccò con un incantesimo a distanza. Dorlas.
"Cosa
credi di fare mago contro di me? Non hai possibilità, se mi
sblocchi
ora ti prometto che avrai salva la vita, forse..." Dissi
rivolta al mezz'elfo.
"Fermatevi,
questa non siete voi... avete già ucciso uno di noi,
fermatevi
finchè siete in tempo" Dorlas
implorava, Dio
quanto detestavo quel mago e i suoi modi schietti, mi sarei divertita
ad ucciderlo lentamente.
"Perchè
dovrei fermarmi? E' così divertente vedervi capitombolare
uno dopo
l'altro come pedine su una scacchiera, tu mago sei il prossimo!"
Detto ciò investii
il mago con una scarica potente che lo mandò a sbattere
contro uno
degli alberi maestri. Sul suo volto l'espressione di chi capisce di
essere stato giocato. Avevo solo finto di essere immobilizzata, la
realtà era che l'incantesimo di Dorlas non aveva avuto alcun
effetto
su di me.
"Ed
ora a noi due stregone... é ora di finire il lavoro,
giù alla linea
dell'oblio ti sei salvato, ma questa volta non ti lascerò
scampo"
Un funereo pallore
si dipinse sul volto di Callisto, ormai incosciente e prossimo alla
morte.
"Drago...
Un Drago!... Attenti... Attivate gli scudi!". Gridò
il mago tarchiato in direzione est. Il cielo si stava tingendo dei
colori dell'aurora, un'aurora sporcata dal grigiore denso del fumo e
dalla cenere che si spargeva ovunque.
Effettivamente,
in controluce, qualcosa apparve all'orizzonte, qualcosa di piuttosto
grosso, pareva aver tutta l'aria di un Drago.
Impossibile,
in questa regione non esistono più Draghi da secoli!
La
gigantesca creatura, che si palesò come un Drago d'argento,
volteggiò sopra il veliero in fiamme e ridiscese con
incredibile
grazia ed eleganza, posizionando il possente corpo e le ali proprio
alla nostra altezza, con un artiglio si ancorò al fianco
della nave
e richiuse le maestose ali sul dorso.
Occhi
fiammeggianti incontrarono i miei.
Nessuno
dei due vacillò.
"Lascia
stare questi maghi donna!" mi
sibilò il drago con un forte accento draconico.
"Non
sono affari tuoi Drago, che ti importa di questi maghi miserabili?
Che muoiano o che vivano per te fa qualche differenza?" Risposi
tenendo testa al Drago, lo guardavo dritto nelle pupille ferine.
"Forse
per il Drago non farà differenza, ma per me eccome!". Una
figura si sollevò dal dorso della bestia argentea. Gli abiti
stracciati, il bastone scheggiato e le bende disfatte e oscillanti al
vento, rivelarono che costui non era altri che il redivivo Simenon
Vargas, l'Adanedhel.
Scese
dal Drago e, nel momento in cui posò lo stivale sul ponte,
il suo
equilibrio vacillò e, per poco, non cadde rovinosamente. Che
immagine pietosa e ridicola.
"Oh
Vargas abbiate almeno un po' di dignità e fatevi da parte,
avete
perso, almeno fatemi il piacere di morire una volta per tutte, quante
altre volte dovrò uccidervi?" Canzonai
quello spettro di mago, ma non sembrò curarsene, utilizzando
il
bastone come appoggio venne lentamente, con passo incerto ma fermo,
verso la druida.
Cercai
di attaccarlo, ma ogni colpo rimbalzava su di uno scudo invisibile,
sarebbe stato un osso duro, ma dalla mia avevo il potere sottratto
agli altri maghi e la non trascurabile debolezza di Vargas verso la
bella druida. Non le avrebbe mai fatto del male, e avrei potuto
sfruttare questo a mio vantaggio. In
fondo avevo quasi vinto ormai.
"Vargas
non siate sciocco se colpite me, colpite la druida, e voi non volete
che si faccia male vero? Non vorrete avere la morte di vostro figlio
sulla coscienza vero? Lei non vi perdonerebbe mai". Senza
farmi notare, sfilai il pugnale dalla cintura dello stregone esanime
ai miei piedi. Appena il mago fosse stato alla giusta portata avrebbe
assaggiato il freddo acciaio.
Non
avevo però calcolato l'altro mezz'elfo sulla nave, che
ripresosi
dallo schianto, si materializzò alle spalle della ragazza e
ne
immobilizzò le braccia e, con delle corde incantate, anche i
piedi.
"Maledizione,
lasciami stupido Adanedhel, tu non sei degno di essere un mago,
saresti dovuto essere un servo come tuo padre!" Cercai
di divincolarmi, ma ormai ero in trappola.
Avevo
però un'ultima opzione: uccidere
la druida.
"O
mi liberate o la uccido con le sue stesse mani!" Feci
brillare nella mano destra il lucido metallo del pugnale e lo puntai
al fianco della druida, all'altezza giusta per causare una ferita
mortale.
"Non
mollare la presa Dorlas, qualsiasi cosa accada non liberarla!"
Disse risolutamente
il mago dai capelli ed occhi corvini.
"Ma...
Simenon... Cosa vuoi fare? Se lei muore, morirà anche il
bambino!"
Dorlas non
comprendeva affatto le intenzioni dell'amico, ma tenne salda nella
presa la druida così come gli aveva chiesto il mago.
"Lei
non morirà affatto, perché farò in
modo che -lui- se ne vada dalla
sua mente..." Rispose
risoluto Vargas.
Con
un notevole sforzo di concentrazione infranse lo scudo che proteggeva
la druida e pose entrambe la mani ai lati della sua testa.
"Dominium
Dissolvi!" Con
queste parole il mezz'elfo infranse la potente magia con la quale
Helevorn aveva soggiogato Isabeau.
Il
controllo mentale si dissolse e la druida ritrovò se stessa,
purtroppo la sua reazione non fu quella sperata, invece di vedere
sollievo e felicità nei suoi occhi i due maghi accanto a lei
videro
dipinte sul suo viso sorpresa, lacrime, paura e sofferenza.
Che
qualcosa non avesse funzionato? No, l'incantesimo era riuscito, forse
fin troppo bene.
"Vargas...
Dorlas... Io..." Isabeau
guardò prima uno, poi l'altro dei due mezz'elfi, gli occhi
le si
velarono di lacrime, scoppiò in un pianto inconsolabile. Si
accucciò
tenendosi la testa fra le mani, non parlava, singhiozzava solo.
"State
bene? Perchè piangete? Va tutto bene ora, nessuno vi
giudica..."
Azzardò Dorlas accovacciandosi al fianco della ragazza.
All'improvviso
lei scattò in piedi e cominciò ad arretrare verso
un lato della
nave, sembrava volesse fuggire.
"Va
tutto bene Isabeau, siamo tutti in buona salute... Beh lo stregone un
po' meno, ma se la caverà, non avete fatto nulla di
irreparabile,
per fortuna il tempismo del Drago è stato provvidenziale".
Vargas tentò di avvicinarsi a lei, mentre cercava di
tranquillizzarla, qualcosa nel comportamento della druida lo turbava,
quello non era certo l'atteggiamento che si sarebbe aspettato nel
rivederla.
"Non
capite... Io... Io non posso restare... Navarre... lui mi
ucciderà..." Senza
aggiungere
altro
la druida si voltò, dando le spalle ai maghi ed allo
stregone,
ancora semi svenuto, prese una leggera rincorsa e agilmente
saltò il
parapetto verso il mare aperto.
Dorlas
istintivamente si lanciò per fermarla, ma quello che vide
lasciò
sia lui, che Vargas, a bocca aperta.
La
fanciulla si trasformò, davanti ai loro occhi, nel
bellissimo falco
che lo stregone Callisto aveva visto, la mattina precedente, sopra la
linea dell'oblio.
Compiendo
cerchi sempre più ampi, sfruttando alcune correnti
ascensionali salì
sempre più in alto, in poco tempo, il falco non era che un
segno
indistinto nel cielo.
Non
la si poteva vedere, ma la si poteva udire, lo stridere del rapace
giungeva nitido alle orecchie elfiche dei due maghi.
Dopo
alcuni attimi di silenzio, fu Dorlas a parlare: "Non
capisco... Se ne è andata? Così?
Perché? E tu Simenon non la
fermi?"
Chiese all'amico che, nel frattempo, non aveva ancora levato lo
sguardo dal punto in cui prima lei era.
"Fermarla?
Perché dovrei fermare qualcuna che non mi appartiene ed il
cui
destino è legato ad un altro?"
Rispose laconico il mago.
"Non
capisco davvero, Simenon... Dove è andata? Perchè
è tornata nella
direzione della battaglia se tu, se noi, siamo qui sani e salvi?"
Dorlas
domandò sempre più frastornato.
"Lei
è fuggita perché non è me che voleva
salvare. Quando ho dissolto
l'incantamento di quel bastardo di Helevorn, ho infranto, senza
volerlo, un sortilegio ancora più antico che gravava su di
lei, e
sul suo compagno. Isabeau sta tornando dai francesi, li ho visti
mentre volavo qui sul dorso del nobile Drago. Lei torna da lui, dal
capitano Navarre...".
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[Note dell'autrice]
Disclaimer. Il
personaggio di Isabeau e di navarre e tutti i riferimenti al film
Ladyhawke appertengono alla 20th Century Fox ed al regista
Richard Donner
,questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
Spero la storia vi
piaccia, ho cercato di dedicare ciascun capitolo ad un protagonista per illustrare i sentimenti ed i pensieri propri del personaggio.
La druida Isabeau ed il mago Vargas si sono riuniti solo per lasciarsi quasi subito?
Non disperate non tutto è perduto...
Io amo il film
Ladyhawke, quindi chiedo venia a qualsiasi fan che, come me, possa
sentirsi turbato dal fatto che abbia diviso una delle coppie
più belle del cinema fantasy, Isabeau e Navarre ma concedetemi questa licenza poetica.. Volevo rappresentare un rapporto
tormentato, ma non necessariamente con protagonisti Isabeau e Navarre,
spero di esserci riuscita.. Buona lettura e fatemi sapere cosa ne
pensate! Ladyhawke83]
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