Il mio nome è Krum, Viktor Krum

di tixit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio nome è Krum, Viktor Krum, e voglio narrarvi una storia ***
Capitolo 2: *** Le Due Tribù ***



Capitolo 1
*** Il mio nome è Krum, Viktor Krum, e voglio narrarvi una storia ***


DISCLAIMER: Questa storia si basa su dei personaggi creati da JK Rowling e posseduti da lei e dalle varie case editrici che ne hanno regolarmente pagato i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo con lo scopo di divertire me e altre persone come me.

NOTE: fa sempre parte di un gruppo di miei storie vecchissime, che stavano su fanfiction.net, con il mio nick di allora.
Era nata perché allora seguivo il forum di Sugarquill (una vita fa) e in molti dicevano che lui era troppo vecchio per Hermione (meno di Severus, d'accordo, ma sempre troppo vecchio) - il film non era minimamente uscito e quindi ognuno era libero di immaginare questi due o come adatti o come inadatti.
Mi faceva piacere risistemarla e riproporla.

 

 

Il mio nome è Krum, Viktor Krum

Capitolo 1
Il mio nome è Krum, Viktor Krum, e voglio narrarvi una storia.

 

Mi chiamo Krum, Viktor Krum.
E voglio narrarvi una storia.

Secondo me è un bel nome, Viktor: significa vincitore, e chi me lo ha dato pensava che sarebbe stato di buon augurio.
E a me, in un certo senso, ha portato molta fortuna: ho avuto una opportunità. Non capita spesso e non a tutti.

Ho lasciato il mio paese in un giorno d'inverno, con un vento a 20 gradi sotto zero, che prendeva a calci il mondo - l'anno scolastico era già iniziato, ma qualcuno aveva rinunciato ad una borsa di studio, e loro avevano chiamato me.

Ero disposto?


Il gufo non ebbe neanche il tempo di riposarsi per quanto velocemente compilai i moduli.

Ero disposto?

Non c'era neanche bisogno di chiederlo.

Avevo passato gli ultimi 3 anni a fare molte cose: anzitutto studiare la lingua ufficiale di Durmstrang, con tutti i suoi verbi irregolari, nella speranza di venire accettato come borsista – non è facile: ogni scuola di magia per prima cosa accetta i maghi della sua zona, che, se hanno i necessari requisiti, vengono iscritti di diritto,  e poi, se c’è posto, prende in considerazione anche gli altri.
Per chi non è inglese, francese, o tedesco, le opportunità si riducono.

Per un Bulgaro è una faccenda complicata.

Poi il mio tempo si consumava a studiare magia, a casa, con mia madre, per non perdere il passo: ci si può presentare anche da privatisti per sostenere certi esami, non so se lo sapete, si chiama Educazione Familiare.
Però preparasi agli esami, in questo modo, è più dura: mia madre è una strega in gamba, ma non è una specialista di ogni branca della magia... così, alla fine, studiavamo tutti e due insieme, alla sera, chiusi in una stanza, con la luce fioca delle lampade ad olio.

Perché di sera? Perché non di giorno?

Perché di giorno frequentavo una normale scuola Babbana in Bulgaria: un'istruzione è importante, e, nella vita, non si sa mai.
Ma questa, signori, è un'altra storia, e non è quella che vi voglio narrare.

Nel tempo libero, poco, annusavo le rose, che, nel mio caso, voleva dire solo una cosa: volare.

Mia madre accendeva i fuochi sullo spiazzo vicino al bosco - abitavamo in campagna, per fortuna.
Per fortuna, dico, per la faccenda del volo, perché la mattina, mentre andavo a scuola, con tutta quella strada da fare, tra ghiaccio e neve d'inverno, e fango in autunno e in primavera, non mi sentivo proprio così fortunato.
 

Perché i fuochi?

Per scacciare i lupi, diceva mia madre.

Per farmi compagnia, dico io - lei è sempre stata una donna un po' ruvida. Ma questo lo dico ora: quando ero lì ero felice di questa nostra abitudine e ho sempre fatto finta di credere alla storia dei lupi.
Non è su queste cose che si misura la Verità, mi pare. Non la mia, comunque.

Avrei anche fatto finta di credere a Babbo Natale per farle piacere.

Non facevo nient’altro? Scuola studio e volo?

Ero un ragazzo, facevo anche altro: guardavo le ragazze.

A volte coi miei amici ce ne stavamo seduti sul muretto vicino al fiume, aspettando l'uscita delle ballerine dalla scuola di danza, le ragazze più carine che avessimo mai visto e con dei movimenti, anche mentre sciamavano tranquille verso casa... la grazia del volo sulla terra.

E non mi piaceva solo osservarle.
Ma anche questa è un'altra storia e non è quella di stasera.

Così, quel giorno, in mezzo a tutto quel vento e quella neve, mi ritrovai alla stazione.
Avevo una borsa di studio, una bacchetta nuova di zecca, e gli abbracci e le lacrime di mia madre – tutta merce rara.

No, non ci sono altri uomini in famiglia oltre me. Mi pare chiaro.
Ma questa, signori, è un'altra storia.

Queste quattro sono tutte cose che ancora posseggo e, tra tutte le possibili fortune, questa mi pare quella di maggior valore: ero povero, e lo sapevo molto bene.
Ma dentro di me ero ricchissimo.

E sapevo anche questo.

 

In mano avevo il biglietto per Durmstrang , e per quanto non sia cieco e veda chiaramente che c'è di meglio rispetto a Karkaroff in questo mondo, so bene che a Durmstrang devo moltissimo e non me ne dimenticherò. Un uomo paga sempre i suoi debiti.

Volete sapere del Quidditch? Come poi io sia diventato una stella in questo sport?
Non è un segreto, è solo... che è un'altra storia.
Non è questa la storia che vi voglio raccontare: questa è la storia di come e perché ho invitato Hermione Granger al Ballo del Ceppo

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Capitolo 2
*** Le Due Tribù ***


DISCLAIMER: Questa storia si basa su dei personaggi creati da JK Rowling e posseduti da lei e dalle varie case editrici che ne hanno regolarmente pagato i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo con lo scopo di divertire me e altre persone come me.


 

2° Capitolo

 

La prima volta che l'ho vista era in Biblioteca.

Lei probabilmente, anzi sicuramente, era lì per studiare – non fa altro.
Io ero lì per cercare un po' di pace: un gruppo di ragazze mi inseguiva dappertutto e avevo pensato che il miglior modo per scrollarmele di dosso fosse dirigermi in Biblioteca.

In genere sono gentile con gli appassionati di Quidditch, sono anche io un appassionato, e so cosa vuol dire. E dietro alla mia borsa di studio, dietro a tante altre opportunità che mi si sono aperte, ci sono dietro proprio loro, gli appassionati, i ragazzini e le ragazzine come sono stato io per cui una partita allo stadio è un evento da ricordare e tu uno bravo a far qualcosa che a loro piace e per cui riescono ad entusiasmarsi senza invidia - non capita tutti i giorni.
Altrimenti, lo so, starei ancora giocando a Quidditch nei campi dietro casa mia, tra i fuochi di mia madre, e guadando il fango per arrivare a scuola.


Ma questa, di tutte le opportunità, signori, è un'altra storia, non quella che vi voglio raccontare.

Io, dicevo, in via generale, sono sempre gentile coi fan: glielo devo.
Ma a tutto c'è un limite: mi ero rintanato in Biblioteca perché pensavo che ci fossero abbastanza libri seri da spaventare a morte le appassionate di romanzi rosa.

Non fu così.

Io ero veramente imbarazzato, si, mi piace stare in biblioteca, lo ammetto - la luce è migliore di quella delle lampade di casa mia, i libri tanti e a me leggere piace: i saggi di Storia della Magia, e le poesie...

Quali poesie, chiedete?
Quelle di Cavafis. Perché?
Signori, anche questa è un'altra storia, non è quella che vi volgio raccontare.

 

Lei mi lanciò il classico sguardo di disprezzo.

E' uno sguardo che conosco bene, perché, vedete, al mondo ci sono due grossi gruppi di ragazze, che, fortunatamente, non esauriscono l'intero panorama femminile.

Il primo è quello delle modaiole un po' fanatiche.
E sono sciocche. Sciocche in modo simpatico, va detto, ma sciocche senza rimedio; per loro basta che tu sia un famoso giocatore di Quidditch e perdono ogni senso critico.
Per loro io sono figo, qualunque cosa io faccia, potrei anche sputare in terra e annusarmi le ascelle in pubblico e lo troverebbero incredibilmente affascinante. Sarei un tipo.
Fosse una favola sarebbero Cenerentola. Una ragazza semplice con un sogno semplice.

E poi c'è il gruppo delle intellettuali.
Spesso altrettanto sciocche. Sciocche in modo molto meno simpatico, va proprio detto, ed altrettanto senza rimedio: anche per loro basta che tu sia un famoso giocatore di Quidditch e perdono ogni senso critico.
Per loro io sono disgustoso qualunque cosa io faccia.
Posso conoscere il mio mondo natale e quello di Durmstrang. Posso amare altri paesi ed esserne incuriosito a tal punto da averne studiato la lingua e la letteratura. Ma, per loro, io resterò per loro sempre il povero selvaggio che gioca a Quidditch ed è praticamente analfabeta.
Fosse una favola sarebbero le sorellastre di Cenerentola, sempre a criticare. Ragazze semplici con sogni complicati.

E il loro gioco preferito è "Io non mi faccio assolutamente incantare da uno squallido giocatore di Quidditch". Figuriamoci!

Hanno però un punto debole. Spesso, sotto sotto, perdono la testa per chi appartiene alla casta dei guerrieri. Ovvero... i poveri selvaggi come me.
Non sanno resistere al richiamo del muscolo, all'odore del sudore e a quel qualcosa di selvaggio da romanzo rosa che spesso si immaginano solo loro... non riesco ad immaginare in bocca a nessuno dei miei compagni di squadra le frasi di certi storie: si piegherebbero in due dalle risate.

Insomma questi due strane tribù, che in genere non si frequentano, una cosa in comune ce l'hanno: vedono solo il giocatore e mai, dico mai la persona.

Si, è proprio vero quello che si dice: gli estremi si toccano.

 

Beh, non è stato il colpo di fulmine, né per lei, ovviamente, né per me.

E' stato solo dopo che le ho parlato un po' che ho capito che lei apparteneva ad un'altra tribù: quelli come me, quelli di cui la gente vede solo un lato.

Le macchie di inchiostro sui polpastrelli, il piccolo callo dove il dito si appoggia alla penna per guidarla, tipico di chi passa ore a scrivere, l'incedere sicuro tra gli scaffali, tipico di chi in Biblioteca ci viene spesso e ci si muove con curiosità. Sicuramente una prima della classe...

Ne ho viste alcune di ragazze come lei, diventano migliori con il passare degli anni, se hanno la fortuna di incontrare altre come loro.

Lei è bravissima a fare una cosa: leggere.
Io sono bravissimo a fare una cosa: volare.

E volare non è semplicemente "volare".
E leggere non è semplicemente "leggere".

Eppure nessuno dei due è solo quella cosa lì. Ma molti non se ne accorgono.

Non era diffidente: emanava quella placida sensazione che solo i cuccioli protetti e sempre ben nutriti sanno esibire. Il loro sapere meglio di tutti gli altri che in fondo il mondo è bello, le persone sono buone e dobbiamo tutti volerci bene e la giustizia sempre trionferà.

C'è sempre una leggera supponenza nei cuccioli così protetti. Peccano di ingenuità e non lo sanno ancora.

E in lei tutto questo non mancava, anzi ce ne era in abbondanza. Aveva appena scoperto una ingiustizia sotto il suo naso (ma cara ragazza, chi credevi mai ti rifacesse il letto e preparasse la tua colazione?) e avrebbe voluto cambiare il mondo.

Mi fece tenerezza. Incidentalmente condividevo le sue idee: esistono associazioni analoghe al C.R.E.P.A. in altri paesi. Diciamo anche meno "casalinghe", io ne sostengo una con parte dei miei guadagni. Quale volete sapere? Ve ne parlerò volentieri, ma ... dopo, perché questa, signori, è un'altra storia, non quella di stasera.

Il motivo per cui l'ho invitata al Ballo del Ceppo, perciò, non è stato egoistico.

Si era capito cosa pensavano di lei  i suoi due migliori amici - impossibile non sentirli nominare da lei in una ocnversazione su un qualsiasi argomento... credo di sapere di quei due ragazzi più particolari intimi delle loro ragazze del ballo. E dato che sono stato un deficiente di 14 anni anche io, so anche più cose di quelle che Hermione crede di sapere.
Beh s'era capito, almeno, io lo avevo capito benissimo, che non l'avrebbero invitata. Di sicuro la consideravano scontata.

Avevo notato che correggeva i loro compiti. E questo mi piacque pochissimo: un uomo (e una donna, per carità) devono combattere da solo le proprie battaglie, qualunque esse siano, e non farle combattere ad altri. Ma questa è una mia idea.

A me faceva piacere darle l'opportunità di brillare un po'. Scombinare un po' le carte del gioco cn una piccola variante: fornendole un cavaliere interessante: il giocatore di Quidditch, e il Campione di Durmstrang.

Molti avrebbero guardato me, si sa, per i motivi più vari.

Di riflesso avrebbero guardato lei - io l'avrei guardata comunque.

E probabilmente una buona parte di questi l'avrebbe guardata con attenzione una seconda volta, vedendola finalmente anche sotto un'altra luce.

E poi, aveva appena 14 anni, una ragazzina, non ci sarebbe stato spazio per tutte le cose che sarebbero potute succedere con una ragazza della mia età: i possibili, coinvolgimenti sentimentali, le sue aspettative, le mie, le delusioni, inevitabili, il cercare di valutarsi reciprocamente per capire fin dove vale la pena impegnare il cuore, il tempo che non è mai abbastanza e la distanza dopo, troppa.
Non sarebbe stato corretto, né innamorarsi perdutamente, né far innamorare una ragazza della mia stessa età, una donna.

Ho solo pensato che invitare a ballare una ragazzina molto intelligente sarebbe stato bello, e le avrebbe fatto piacere.

E poi, diciamola tutta, mi sono davvero affezionato a lei. Non fu un caso che risultasse lei la cosa a me più cara che c'era ad Hogwarts in quel momento. Di certo non poteva essere Karkaroff, per carità. 

Mia madre non c'era, e i miei migliori amici non erano venuti per il torneo, non abbastanza Durmstrag per Karkaroff, immagino - io gli vado a genio solo per via del Quidditch. Deve essere stato una gioia ed al tempo stesso un dolore per lui che il calice di fuoco avesse scelto proprio me.

Quanto all'invito in Bulgaria... ha 14 anni e non è sciocca. E se non è sciocca lei, di certo non lo sono i suoi genitori: non verrà mai da sola in Bulgaria a trovare un ragazzo che prova per lei "qualcosa che non ha mai provato prima".

Ho mentito quindi?
La Verita lasciamola per le cose più importanti: la mia è stata una finta prima di un passaggio... volevo lasciarle qualcosa di carino da ricordare: è troppo piccola per apprezzare l'amicizia o l'affetto fraterno di un ragazzo più grande. Scommetto che ha già tonnellate di affetto fraterno. E non ne vuole altro.
Ma è abbastanza piccola donna, da sentirsi lusingata dall'idea di aver suscitato qualcosa di più in un ragazzo più grande.

Un giorno capirà che il rispetto ha un sapore molto più dolce di un amore cieco.

E poi, volevo farle un ultimo regalo. Se non sono rimbecillito completamente credo di sapere che a qualcuno serve una piccola spinta. I ragazzi a 14 anni sono talmente sciocchi...

"Lui" non sarebbe stato esattamente la mia scelta. Ma non sono una ragazza e non voglio giudicare un ragazzino. Sono stato un ragazzino anche io. E non particolarmente gradevole.

Se poi "lui" non coglierà la palla al balzo, beh... peggio per lui. Tra me ed Hermione ci sono 3 anni e qualcosina di differenza. Adesso non sono pochi. Ma tra pochissimi anni sarebbero irrilevanti.

La vita è lunga e misteriosa, e io spero proprio di incontrare di nuovo Hermione Granger.
E se fosse libera.... Ma questa, signori, sarebbe un'altra storia.

Una che mi piacerebbe poter raccontare.

fine

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