I'm coming home.

di JeyCholties
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** James. ***
Capitolo 2: *** Sirius ***
Capitolo 3: *** Remus ***
Capitolo 4: *** Peter. ***



Capitolo 1
*** James. ***


Note dell'autrice: Questa è la prima one-shot di quattro. James torna a Hogwarts e rivive qualche ricordo inerente ai Malandrini.

Solo su James mi sono presa certe libertà, perché come sapete il ritorno a Hogwarts degli altri malandrini è accennato!

(Sirius entra nella scuola di nascosto per eliminare Minus, Remus torna a Hogwarts per fare l'insegnante e Peter, beh, lui era l'animaletto di Ron.)

Quindi i prossimi tre capitoli saranno incentrati su quello che la Rowling ha già scritto.

 

 

 

I'm coming home

 

JAMES

 

 

 

James Potter era diviso in due.

Da un lato, il fatto di dover prestare il proprio mantello a Silente lo infastidiva un po'

Quel mantello celava i ricordi più nascosti.

Il primo scherzo a Gazza, il primo bacio a Lily, la prima escursione notturna, la prima avventura con Remus, la prima punizione, la prima ora marinata.

Quel mantello era un sacco di 'prime cose'.

'Prime cose' che James custodiva gelosamente.

E ora, al pensiero di non averlo più nel secondo cassetto della scrivania lo metteva a disagio.

Dall'altro lato, era assolutamente e indiscutibilmente pazzo di gioia al pensiero di dover tornar a Hogwarts per consegnare il mantello a Silente.

Sapere che avrebbe rimesso i piedi sul pavimento consumato del castello lo faceva andare fuori di testa.

Sarebbe andato a visitare il campo di quidditch, avrebbe fatto un salto a Hogsmeade, sarebbe tornato dentro la Stamberga Strillante, avrebbe fatto incazzare il Platano Picchiatore.

James gonfiò i polmoni, emozionato.

Aveva chiesto a Sirius di accompagnarlo, ma sfortunatamente Moody gli aveva assegnato un turno impegnativo al Ministero, per conto dell'Ordine.

 

Con uno sonoro schiocco, James si smaterializzò sul confine di Hogwarts, il mantello sotto braccio.

Era una calda domenica di Settembre, James varcò i cancelli della scuola e con passo spedito intraprese il sentiero che lo avrebbe portato al castello.

L'aria era frizzante, carica di energia.

James percorse i boschi circostanti con uno sguardo trepidante.

Si ricordava ogni luna piena con Remus.

Ogni corsa notturna, ogni lotta con Felpato, ogni trasformazione incontrollata.

James si accorse di aver trattenuto il fiato, come in attesa di qualcosa.

Come in attesa di qualcuno.

Si impose di camminare più velocemente, finché non cominciò a correre, diretto verso i prati di Hogwarts.

Quando oltrepassò gli ultimi alberi confinanti, restò senza fiato.

Ogni centimetro quadrato di erba era rimasto tale, non era cambiato niente.

Tranne per il fatto che sparsi qua e là sul prato, studenti assonati si godevano il sole.

Studenti che James non conosceva.

Aggrottò la fronte, ai suoi tempi lui conosceva la maggior parte degli studenti della scuola, o perlomeno ogni studente della scuola conosceva il suo, di nome.

James si arruffò i capelli, come tendeva fare quando c'era una leggera brezza.

Il suo sguardo scivolò sui prati, finché non si fermò su un faggio.

Quel fottuto faggio.

Una stretta dolorosa al cuore.

Aveva di nuovo diciassette anni.

Sorrise e si voltò nuovamente verso il castello.

Percorse una stretta scalinata e arrivò davanti al portone principale.

Fece un respiro profondo e lo aprì, con un sinistro cigolio.

Quando varcò la soglia, James rimase ancora una volta senza fiato.

Ogni granello di polvere sembrava essersi cristallizzato nel tempo, aspettando una sua visita.

James si ricordava il suo ultimo giorno di scuola.

Aveva passato due ore intere a vagabondare per il castello, cercando di memorizzare ogni singolo dettaglio.

«Potter» una voce familiare lo accolse, una nota stranamente divertita.

James si voltò di scatto.

«Professoressa McGranitt!» ruggì James, lanciandosi su di lei e abbracciandola calorosamente.

«Non mi aspettavo tanto affetto, Potter. Considerato che passavo ogni istante della tua carriera scolastica a rimproverarti!» disse Minerva, quando James sciolse quel impulsivo e inadeguato abbraccio.

«Professoressa, lei mi ha reso un uomo!» esclamò James, divertito.

«Calma i tuoi spiriti bollenti, giovinotto. Non è la prima volta che ci vediamo» sussurrò Minerva, alludendo a qualche sfuggente visita all'Ordine della Fenice.

«Non è la stessa cosa vederla in questi panni, professoressa» disse James, assumendo un atteggiamento più rispettoso.

Minerva sorrise.

«Ricordo ogni punizione che ho assegnato a te e a quell'altro scapestrato di Black» disse, la voce leggermente malinconica.

«Lei, Potter, se le ricorda?»

«Tutte quante» rise James «Ma suvvia, professoressa, mi dia del tu»

«Le abitudini sono dure a morire, Potter»

La McGranitt si congedò e James rimase a fissare il corridoio, raggiante.

 

Si diresse verso la Sala Grande, incrociando qualche gruppetto di studenti.

La prima cosa che fece quando entrò nella stanza fu alzare gli occhi al soffitto.

Un cielo limpido e terso illuminava i quattro tavoli.

James si avvicinò al tavolo dei Grifondoro e sfiorò il legno consunto.

Fece il giro di tutti tavoli, sorridendo beatamente.

Poi fu la volta del campo di Quidditch, James si diresse verso gli spalti che davano un'ampia visione sul campo.

Inspirò profondamente e chiuse gli occhi.

Se si concentrava riusciva a sentire il vento sferzargli il viso.

Sorrise assaporando vittoria dopo vittoria.

Fra le dita riusciva ad avvertire il peso familiare del boccino.

E fu allora che cominciò a sentirlo.

Un dolore sordo che si propagava nel petto.

James ricominciò a sentire i rumori della guerra, che aveva oscurato con tanta fatica, ma che erano sempre stati lì.

Si alzò di scatto, non voleva rovinare quel posto con quei pensieri.

Così, lanciando un'ultima occhiata al campo da Quidditch, tornò verso il castello.

 

I suoi passi risuonarono chiari e netti lungo il corridoio che stava percorrendo.

Era diretto verso un vecchio passaggio segreto, quello che portava alla cantina di Mielandia.

Aveva oltrepassato il quadro della Signora Grassa, non se la sentiva di entrare nella Sala Comune dei Grifondoro.

Non perché non potesse, ma perché voleva ricordarla come se lo era imposto l'ultimo giorno di scuola.

Quando raggiunse la Strega Orba, estrasse la bacchetta e la colpì la statua.

Dissendium.

Osservò il passaggio che si era creato nella gobba della Strega, ma non entrò.

Voleva solo ripercorrere qualche tappa da Malandrino.

Visitò altri cinque passaggi segreti, rivelandone casualmente alcuni al primo ragazzino che passava.

 

Stava salendo verso la torre di Astronomia, dove di solito lui e Sirius venivano a fumare, quando un pensiero lo colpì talmente forte da farlo vacillare.

La mappa.

La loro fottuta mappa, su cui avevano sprecato un anno intero.

Gazza gliel'aveva sequestrata la penultime settimana di scuola.

Sirius aveva detto talmente tante parolacce che Remus ne aveva imparate quattro totalmente nuove.

Cambiò direzione e lasciò perdere la Torre, si lanciò con passo spedito verso lo stanzino di Gazza.

Fece per aprire la porta, ma si fermò di colpo.

La mano a mezz'aria.

Avrebbe potuto lasciarla lì.

Assaporò quel pensiero.

Se era ancora lì, significava che l'avrebbe trovata solamente chi sarebbe stato messo in punizione.

Valeva a dire, un vero malandrino.

James sorrise, convinto di quel pensiero.

Abbassò la mano e controllò l'orologio.

Era arrivato il momento di incontrare Silente.

 

Qualche ora più tardi... In Casa Potter.

 

«STAI DICENDO CHE POTEVI RIPRENDERTI LA MAPPA E NON L'HAI FATTO?» urlò Sirius.

James scrollò le spalle.

«Avanti Sir, la troveranno dei mascalzoni come noi!» si difese.

«HOGWARTS TI HA FUSO IL CERVELLO? RAZZA DI CERVIDE CORNUTO! AVRESTI DOVUTO LASCIARLA AD HARRY!» ringhiò Sirius, storcendo la bocca.

«Oh... Non ci avevo pensato» sussurrò James, passandosi una mano fra i capelli.

Sirius si stampò una manata in fronte.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Sirius ***


SIRIUS

 

31 ottobre.

 

Sirius fissava il castello, gli occhi incavati colmi di lacrime.

Era l'anniversario della loro morte.

E lui non riusciva a respirare.

Aveva creduto che il dolore si sarebbe attenuato davanti a Hogwarts.

Davanti a quel enorme cassetto pieno di ricordi felici.

Non avrebbe potuto sbagliarsi di più.

Tirò su con il naso e si rigirò il coltello, che aveva sgraffignato, fra le dita sudice.

Il suo dolore e la sua malinconia sfumarono in quel gesto.

Una muta rabbia prese il loro posto.

Peter Minus si trovava in quel castello.

Peter Minus si trovava nel suo enorme cassetto pieno di ricordi felici, e lo stava avvelenando.

Peter Minus li aveva traditi, e ora stava minacciando quello che restava di James, Harry.

Sirius alzò lo sguardo verso il cielo nuvoloso, i Dissennatori si stavano avvicinando.

Con un rapido colpo di bacchetta di trasformò in un grosso cane nero e cominciò a correre verso un passaggio segreto.

Un piccolo bagliore di gioia riscaldò Sirius, quando ritrovò un piccolo tunnel segreto, che non usava da un'eternità.

I corridoi della scuola erano deserti, Sirius tornò umano e scivolò lungo le pareti, con passo silenzioso e veloce.

Si guardava intorno, scivolava nelle ombre e sfilava silenzioso lungo le pareti.

Non si permise nemmeno per un istante di assaporare ogni sfumatura di quella casa che lo aveva accolto per sette anni.
Non si premise di ricordare nemmeno un brandello di quella felicità perduta. 

Faceva troppo male.

Quando raggiunse l'entrata della Torre di Grifondoro riconobbe la figura familiare della Signora Grassa.

Finalmente uscì dall'ombra, camminò con lentezza verso il quadro, misurando ogni passo.

« Shannon » chiamò, la voce roca, leggermente divertita.

La signora Grassa che si spazzolava le pieghe del vestito, alzò la testa, sentendo chiamare il suo nome.

 

« Andiamo Sirius, lei non può chiamarsi 'Signora Grassa' » rise James, accanto all'orecchio dell'amico.

Sirius sbuffò e replicò: « Se mi chiamassero Signor Belloccio a me non darebbe fastidio ».

« Avanti andiamo a chiederglielo... Sono troppo curioso » li incitò Peter.

« Signoraaaaaaa » urlò James, correndo e inchinandosi di fronte al ritratto della Signora Grassa « è un piacere rivederla ».

La donna dipinta arrossì un poco.

« Non dire sciocchezze, James caro » cinguettò, sventolando la mano.

« Volevamo chiederle una cosa, adorabile Signora » s'intromise Sirius, passandosi una mano fra i capelli.

Il viso della Signora Grassa era in fiamme.

« Certo, ma se si tratta di farvi entrare di nuovo senza parola d'ordine non se ne parla... » farfugliò, torcendosi le dita.

Sirius sorrise, divertito.

« Non succederà più, glielo assicuro » la rassicurò, appoggiandosi alla parete, con un gesto elegante.

« Dunque volevamo chiederle qualcosa » riprese Remus, lievemente scocciato da tutti quei corteggiamenti,

« Esatto, volevamo sapere » cominciò James.

« Qual è il suo nome » concluse Sirius.

La Signora Grassa li fissò sbigottiti, nessuno le aveva mai chiesto il suo nome, tutti si limitavano a chiamarla 'Signora Grassa' per via delle sue curve.

« Volete sapere il mio nome? » sussurrò con voce flebile.

James e Sirius annuirono in simultanea.

« Oh, beh io mi chiamo Shannon » rispose la donna, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno al dito.

« è un nome veramente bello! » annuì Sirius, con forza.

« Le si addice alla perfezione » confermò James, guardandola divertito.

« Oh ma smettetela, piccole canaglie! » rise Shannon, sventolando una mano.

 

« Sirius... Black? » la voce della Signora Grassa si spezzò.

« Ti ricordi di me, vero Shannon?» chiese Sirius, avvicinandosi.

« Come dimenticare il nome di un assassino! » si infiammò la donna.

Sirius la fissò con rabbia.

« Io non ho ucciso nessuno » ringhiò, sbattendo un pugno violento contro una parete accanto al quadro.

« Pensi che io non senta quello che dicono di te? Che ci fai qui? » ululò Shannon, additandolo « Sei venuto per Harry? Tu razza di Troll! »

« STAI ZITTA! » urlò Sirius, estraendo il coltello.

La donna si ammutolì di colpo.

« Ho bisogno di un favore Shannon! » sussurrò Sirius, sfiorando con la lama la cornice del quadro.

« Devi farmi entrare, è di vitale importanza » implorò Sirius, gli occhi colmi di tristezza.

La Signora Grassa strinse le labbra.

« La parola d'ordine » chiese, incrociando le braccia e fissandolo.

« Dannazione! » Sirius tirò un calcio alla parete.

« Non ho la parola d'ordine, stupida donna! » ringhiò, passandosi una mano fra i capelli.

« Non posso lasciarti entrare allora » rispose la donna, risoluta.

« Tu non capisci, DEVI aiutarmi! »

« Io non devo fare proprio nulla »

La risata isterica di Sirius, spaventò un poco la donna.

« Va bene » l'uomo annuì più volte rigirandosi il coltello fra le dita.

« Va bene, molto bene » disse prima di squarciare un pezzo di tela, con il coltello.

La Signora Grassa urlò e cercò di spostarsi verso la cornice.

« Fammi entrare » gli occhi di Sirius erano pieni di lacrime.

Stava deturpando la sua casa, stava rovinando un ricordo.

Era entrato lì come un criminale, e si stava comportando come tale.

Sirius si lasciò sfuggire un sospiro rauco.

« Ti prego, Shannon » sussurrò.

« No » gridò la Signora Grassa prima di uscire da quadro.

Quella risposta, secca e netta, lo mandò su tutte le furie.

Affondò nuovamente il coltello nella tela, ancora e ancora.

Pezzi di carta cadevano ai suoi piedi, aveva il respiro corto e dentro di lui si agitava una furia animalesca.

Si sentiva impotente, ancora una volta.

Un rumore alle sue spalle lo indusse a fermarsi, si voltò, ma non vide nessuno.

Abbandonò il ritratto squarciato e ritornò sui proprio passi.

Lo sguardo annebbiato dalle lacrime e il respiro quasi nullo.

Quando uscì dal castello riprese a respirare. 

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Capitolo 3
*** Remus ***


REMUS

 

 

Remus intravede il treno arrivare.

Lo segue con lo sguardo come per trattenerlo, temendo che non si fermi per lui.

La calca di studenti si concentra verso una porta che si apre con uno sbuffo.

Remus avanza faticosamente, fra bagagli e gabbie.

E per un momento è tornato ragazzo.

Una spinta.

Sirius ride gettando la testa all'indietro.

Una spallata.

James, accanto a lui, si sbraccia verso una chioma rosso fiammeggiante.

Un ultimo saluto gridato.

Peter scarta una caramella e se la caccia in bocca.

Un'altra spinta e Remus si riscuote da quei ricordi.

Si guarda intorno, con la vana speranza di risentirli prenderlo in giro per il suo nuovo lavoro, un'ultima volta...

 

« Da un lato ti ammiro, Lunastorta... » disse Sirius, dandogli una pacca sulla schiena.

« Grazie Sirius, lo apprezzo » Remus lo ringrazia, troppo presto.

« … Sarai circondato da belle studentesse per qualche altro anno... » termina Sirius, scambiando con James un sorriso fin troppo malandrino.

I due scoppiano in una risata fragorosa, godendosi la faccia indignata dell'amico.

 

 

Eppure non è rimasto nulla di quella polvere, che ricopre ogni ricordo.

Sirius li aveva traditi tutti quanti.

Sirius che guardava sempre e solo James, quando era in difficoltà.

Sirius che difendeva Peter dai Serpeverde.

Sirius che avvolgeva Remus in un mantello caldo, dopo la luna piena.

E il groppo in gola non accenna a svanire.

 

E io ti guardo Remus, ti guardo alzare gli occhi al cielo.

Per non piangere per lui.

Non sei in grado di odiarlo, nemmeno dopo tutto ciò hai letto.

E vorrei poterti stringere per sussurrarti nell'orecchio la verità.

Ma tu scompari nel treno e cerchi quel scompartimento.

Ti seguo, sapendo esattamente dove stai andando.

 

Remus entra in uno scompartimento, e lo percorre con uno sguardo attento.

Appoggia la valigetta sulla rete e si siede accanto al tavolino.

Le sue dita scorrono sul legno vecchio, fino a incontrare una rientranza incisa.

I suoi occhi accarezzano quelle due parole e all'improvviso Remus si sente così stanco.

The Marauders.

Si sente così stanco, perché loro non sono lì con lui.

Si sente così stanco, perché dovrà passare un anno a Hogwarts senza di loro.

Senza le battute di Sirius e senza i suoi tormentati discorsi sul futuro.

Senza l'allegria di James e senza le sue proposte a Lily.

Senza l'ammirazione di Peter e i suoi applausi esaltati.

Senza il loro appoggio durante ogni luna piena.

Remus all'improvviso sente il bisogno di rannicchiarsi, e appoggia la testa sul finestrino.

Il sonno arriva come la luce di un faro in mezzo alla tempesta.

Guida Remus in un sogno senza dolore.

 

Ti sto guardando con insistenza, e forse tu lo percepisci perché ti agiti nel sonno.

Avanti Remus, apri gli occhi.

Guarda mio figlio.

Guarda Harry, svegliati Remus.

 

Remus trema impercettibilmente.

« Non vado in cerca di guai... »

L'immagine di James gli danza davanti agli occhi.

« Di solito sono i guai che trovano me... »

La risata di Sirius lo trascina in un turbine di sogni agitati.

 

Io ti fisso con il groppo in gola, poi sposto lo sguardo su Ron, sulla sua tasca.

So che lui è lì.

Remus ti prego... Svegliati e prendilo.

È proprio lì, a poca distanza da te.

Peter Minus, il nostro vecchio amico.

Remus svegliati e prendilo. Remus Remus Remus...

 

« Ho una fame da lupi. Voglio andare al banchetto... » dice Ron, guardando fuori dal finestrino.

Remus si muove un poco.

 

« HO UNA FAME DA LUPI, LUNASTORTA! » tuona Sirius, scendendo dal letto.

James, seduto per terra, scoppia a ridere cogliendo la battuta.

Remus li fissa, a braccia conserte, ma non riesce a trattenere un sorriso.

 

Tante voci estranee si sovrappongono e Remus si sveglia, grugnendo.

Capisce immediatamente che qualcosa non va, i suoi sensi si allarmano.

Nel scompartimento è calato il buio, e fa freddo.

« Silenzio! » dice, con voce roca.

 

Stavo facendo un bel sogno...

 

Remus afferra una manciata di sassolini e li stringe forte, facendoli crepitare.

Sul suo palmo nascono piccole fiammelle.

Illumina il scompartimento e poi guarda la porta guardingo e attento.

« Restate dove siete »

Il suo sguardo sfugge per un secondo verso il sedile e vede... James.

No, non è James.

Gli occhi sono sbagliati.

Harry...

Poi la porta si apre un poco e la creatura indugia sulla soglia.

Remus riconosce il Dissenatore e sfodera la bacchetta.

 

« Sirius Black non è qui... »

 

Purtroppo...

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Capitolo 4
*** Peter. ***


PETER.

 

È da parecchio tempo che Peter non scarta una caramella.

 

Se ne rende conto mentre il suo nuovo padroncino, Ron, comincia a correre per raggiungere il binario 9 e tre quarti.

 

È da parecchio tempo che non si sgranchisce la schiena.

È da parecchio tempo che non prova più nulla.

 

Ma quello è il bello di essere un animale: sentimenti ovattati.

Nonostante Peter sappia molto bene che anche da umano non proverebbe nulla.

 

Lo sa perché quando Percy lo ha lasciato da solo in camera, per andare a Diagon Alley con tutta la sua famiglia, Peter ha fatto in modo che si dimenticasse la bacchetta sulla scrivania.

 

Lo sa perché quando è tornato umano, con un sonoro POP, non ha sentito assolutamente niente.

È rimasto per un paio di minuti a fissare il pavimento, sforzandosi di piangere per Lily e James, per quelli che aveva condannato.

 

Zero.

Non sentiva nulla.

Si era colpito più volte al petto, cercando di far uscire qualcosa a cui non sapeva nemmeno dare il nome.

Si era rannicchiato a terra, cercando di simulare qualche singhiozzo per piangere.

Ma dopo i primi versi strozzati si era arreso, capendo che il ragazzino paffuto che arrossiva e applaudiva per ogni battuta dei suoi amici era morto, quella notte a Godric's Hollow.

 

Era rimasto talmente spiazzato da quel pensiero che non aveva respirato per qualche secondo.

Il vecchio Peter era andato. Partito. Tramontato.

Era davvero così?

O quando avrebbe incontrato gli occhi di Lily sul viso di Harry, o per meglio dire di James, si sarebbe sciolto?

 

Peter sfuggiva a tutti quei pensieri solamente dormendo.

Dormiva spesso e molto profondamente.

 

Sperava sempre di non svegliarsi più...

 

Quando Peter apre gli occhi si ritrova in un posto familiare, è sul treno: Ron l'ha tirato fuori dalla giacca. *

Intorno a lui ci sono parecchie cartine di caramelle, Peter trattiene appena uno squittio malinconico.

 

Sente delle voci e alza la piccola testolina: in piedi ci sono Ron e un ragazzino dai capelli neri, stanno fronteggiando tre ragazzi, con lineamenti particolarmente familiari a Peter.

 

Quello in mezzo è sicuramente un Malfoy, biondo e tutto appuntito.

 

« Ehi Minus! Di quanto hai dovuto allargare quei pantaloni? » commentò Lucius Malfoy, a voce alta, facendo ridere tutto il suo gruppetto di Serpeverde.

 

Peter trotterellò via, rosso di vergogna.

« Ehi Lucinda! Te l'hanno mai detto che tua madre è come una doccia? Ovvero che se la fanno tutti?» un voce divertita raggiunse Peter, alle spalle.

 

Sirius Black si trascinò nel corridoio, portandosi alle labbra una sigaretta.

Il gruppetto di Serpeverde si sforzò di non ridere, ma qualche sorrisetto fece capolino fra qualcuno.

Lucius Malfoy diventò paonazzo e boccheggiò, leggermente rosso in volto.

 

Sirius raggiunse Peter, e gli avvolse un braccio intorno alle spalle.

Come solitamente faceva con James.

 

Quelli al fianco del biondino avevano la stazza dei bulli che a Hogwarts si divertivano a fargli scherzi.

 

« Ehi Panza-Minus! » urlò una voce maschile alle sue spalle.

Peter si voltò, accanto a lui Remus fece lo stesso.

Un uovo marcio si schiantò sulla borsa di Peter.

Il ragazzo strillò, Remus sfoderò la bacchetta, ma non fece in tempo a fare nulla che un uovo lo centrò sulla camicia nuova.

 

« Maledetti » borbottò Remus, stringendo la bacchetta e facendo una smorfia.

« Ora li schianto » bofonchiò Peter, sfoderando la sua di bacchetta.

« No, basterà una fattura orticante... » sussurrò Remus, mentre i bulli lanciavano altre uova.

Ma un'altra voce lo precedette.

Sirius, apparso dal nulla, si lanciò fra i due, urlando: « WADDIWASI!»

Le uova che i bulli tenevano in mano, schizzarono in aria per poi cercare di entrare nelle loro rispettive narici.

Remus scoppiò a ridere e Sirius si voltò raggiante verso di lui.

« Datti una ripulita, Lunastorta... E poi dici che siamo noi a puzzare... » commentò.

Peter rise e guardò Sirius con occhi brillanti.

 

Perciò quando la mano di uno di quei scimmioni si china verso le caramelle Peter non resiste all'impulso di lanciarsi e dargli un bel morso sul dito.

James e Sirius sarebbero stati fieri di lui.

Il ragazzone urla, sventolando la mano e lanciandolo contro il finestrino.

 

Prima di svenire Peter coglie di sfuggita una faccia.

Un giovane James lo guarda stupito, gli occhi non sono nocciola, ma verdi... come quelli di Lily.

Harry Potter lo guarda, innocente, con un sorriso appena accennato.

 

E Peter per la prima volta dopo anni sente un leggero velo di sensi di colpa depositarsi nei meandri oscuri della sua anima.

 

 

_ _ _ _ _ _

 

Cari Malandrini, le one-shot sono finite qui.

 

Questa in particolare, su Peter, ho amato scriverla.

Non perché mi piaccia il personaggio, anzi.

Tuttavia credo ci sia un lato di Peter che nessuno vuole esplorare perché altrimenti sarebbe costretto a provare una certa pena per questo lurido traditore figlio di una mucca cinese.

Ci sono parecchi errori, ma io sono stanca e se non pubblico ora il capitolo non lo avrete mai più, perciò... spero che tutte le one-shot vi siano piaciute.

Fatemi sapere qual è stata la vostra preferita, se c'è qualcuna in particolare che ricorderete sempre.

 

* questa scena è presente nel primo libro di HP, quando Harry e Ron si incontrano nel scompartimento, quando Harry compra tutte quelle caramelle e quando Crosta morde Goyle sul pollice. Spero di essere rimasta fedele al libro, senza aver divagato o stravolto troppo.

 

E spero vivamente che Peter si sia pentito sul serio.  

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