Un battito in meno

di starmanga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La proposta ***
Capitolo 2: *** Confusione e stupore ***
Capitolo 3: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 4: *** Risvegli e rimorsi ***



Capitolo 1
*** La proposta ***


Capitolo I - La proposta

Erano quasi le 19. Stava per finire un’altra giornata impegnativa.

-    Meno male, oggi non ne potevo più, sono stanchissima! 



Usagi Tzukino, 24 anni, studentessa universitaria, laureanda in giurisprudenza. Le mancava davvero poco per concludere la sua carriera universitaria; ormai aveva finito di sostenere tutti gli esami e ora poteva finalmente dedicarsi alla stesura della tesi. Si era impegnata molto per sostenere tutti gli esami in tempo, anche perché, per mantenersi, lavorava tutti i pomeriggi e, ogni tanto, anche la sera. Faceva la cameriera nel locale del suo amico Motoki e, nonostante la fatica, le piaceva molto quel lavoretto. Certo, la sua famiglia avrebbe potuto aiutarla, soprattutto da quando se n’era andata a vivere da sola, in quel piccolo monolocale in centro. Ma era lei che non voleva; le piaceva sentirsi indipendente e autonoma.

Già, Usagi! Chi l’avrebbe mai detto! In passato era sempre stata molto attaccata ai suoi genitori e la sua adolescenza era trascorsa tranquilla e serena, in un’atmosfera protetta e ovattata. Fino a quando non incontrò al liceo Hiro, un suo compagno di scuola, che la fece completamente capitolare. A causa sua, Usagi incominciò a non vedere più le sua adorate amiche e a diventare completamente dipendente da quel ragazzo, che, lentamente, era diventato il suo unico punto di riferimento in quei turbolenti anni adolescenziali. Quando poi venne a sapere che lui aveva deciso di andare a studiare in una prestigiosa università inglese, senza neanche informarla, il suo cuore si lacerò irreparabilmente. Dalla sua partenza, si promise di non dipendere più da nessuno, soprattutto da un uomo. Decise di riprendere in mano la sua vita e si iscrisse a giurisprudenza, con l’obiettivo di conoscere i proprio diritti e come poterli esercitare. Inaspettatamente la separazione da Hiro si trasformò in un'esperienza di maturità importante; le consentì di crescere e ritemprarsi e, nel corso degli anni, lo studio, che fino a poco tempo prima aveva rappresentato un grande ostacolo, si era rivelato un inatteso alleato.

Si dedicò anima e corpo a divorare libri e letture giuridiche e, con suo grande stupore, iniziò ad acquisire maggiore fiducia in se stessa, con la convinzione che solo la conoscenza potesse aiutarla a orientarsi nel mondo degli adulti, fatto di responsabilità, ma anche di grandi libertà.

Lentamente riuscì a creare un nuovo equilibrio, trovò lavoro da Motoki e ricominciò a frequentare le sue vecchie amiche, recuperando il loro rapporto fatto di confidenze e allegria.



Usagi si stava togliendo il grembiule per dirigersi rapidamente verso il retro del locale a prendere il giubbotto.



-    Usa che fai, scappi oggi? -  le chiese Motoki osservandola con la coda dell’occhio mentre ripuliva il bancone.

-    Si! Seiya mi viene a prendere  alle 8 per portarmi a cena fuori e devo tornare subito a casa o non riuscirò mai a essere pronta per quell’ora ! – rispose Usagi con una voce  affannata mentre era intenta a mettersi rapidamente felpa e scarpe per uscire.

-    Aah! Ora capisco tutta questa furia! Però avrei da chiederti un favore al volo…Domani sera potresti rimanere ad aiutarmi? Normalmente me la caverei da solo, ma è sabato e c’è la festa di compleanno di un mio carissimo amico. Avremo il locale pieno! -

-    Mmm...  non saprei… –  rispose Usagi in forma dubitativa, volendo tenere per qualche secondo il ragazzo sulle spine.

-    Ti prego… - la implorò il giovane con gli occhioni lucidi per convincere la bionda.

-     E va bene, Motoki, hai vinto, basta però con quell’espressione da cane bastonato! Per questa volta sacrificherò un sabato sera per aiutarti! –  concluse la ragazza sorridendo, conscia che non sarebbe mai riuscita a voltare le spalle al suo amico nel momento del bisogno.

-    Grazie Usagi, sapevo di poter contare su di te. Dai, ci vediamo domani allora. E fai la brava stasera! – la stuzzicò il giovane.

-    Ahah questo non te lo posso garantire, a domani! – replicava lei facendogli l’occhiolino mentre si sistemava la giacca e apriva la porta di ingresso.



Motoki la guardava uscire dal suo locale e pensava a quanto fosse cresciuta quella giovane donna dal loro primo incontro. La conosceva da circa dieci anni, da quando era solo una ragazzina e sapeva anche che in passato lei si era presa una bella cotta per lui. Ma nel suo c’era sempre stata Reika, la donna che da li a pochi mesi, avrebbe sposato. Tuttavia, non poteva fare a meno di notare come la sua dolce amica fosse cambiata.  Lui l’aveva sempre considerata una sorellina minore e, nel corso degli anni, era stato uno dei suoi consiglieri di fiducia nelle situazioni di difficoltà, ma nell’ultimo periodo si era accorto che Usagi aveva davvero spiccato il volo. Era diventata forte, autonoma e incredibilmente... studiosa! Gia, lei, che alle medie e alle superiori passava tutte le giornate a leggere manga e a scherzare con le amiche, ora era diventata una studentessa modello. Inoltre, la sua maturità si era manifestata anche fisicamente... Ormai era diventata una donna. Usagi ai suoi occhi era una bellissima ragazza che avrebbe potuto ottenere dalla vita qualunque cosa. Ne era davvero orgoglioso e le augurava ogni bene.



Ore 19.25. Usagi era appena arrivata a casa. Doveva farsi una doccia e scegliere come vestirsi. Sapeva che Seiya sarebbe stato puntuale.  Il messaggio che le aveva mandato quel pomeriggio era piuttosto chiaro: “Stasera fatti trovare pronta alle 8. Voglio portarti a cena in un posto speciale fuori città. Sono sicura che ti piacerà un sacco. Non vedo l’ora di vederti Amore mio. A stasera – Seiya”.

Stavano insieme da quasi un anno; si erano conosciuti a una festa di laurea in cui lui era stato chiamato a suonare con il suo gruppo, i Three Lights. Erano piuttosto bravi e riscuotevano un discreto successo in tutto il Paese.

Usagi non sapeva ancora se quello che provava per lui fosse vero amore. Forse, semplicemente, non le interessava chiederselo. In fondo con Seiya stava bene, entrambi conducevano ritmi di vita molto intensi e si vedevano quando avevano tempo. Tutto sommato, un rapporto così le andava benissimo. Aveva impiegato anni ed energie per emanciparsi e diventare indipendente e non avrebbe permesso a nessuno di scalfire questo suo stato.

Tuttavia non poteva ignorare che Seiya avrebbe voluto portare il loro rapporto ad un livello superiore. Nonostante fosse un cantante famoso e corteggiato il suo cuore era incatenato a Usagi e si era convinto che, prima o poi, sarebbe riuscito a risvegliare in lei il vero impeto dell’amore.



Usagi era appena uscita dalla doccia. Ore 19.40: aveva pochissimo tempo per prepararsi.

-    Mmm... E adesso che mi metto? -  non sapeva ancora dove sarebbero andati quella sera, ma, conoscendo Seiya, si immaginava un ristorantino intimo ed elegante.



Mise sul letto vari vestiti e iniziò a provarne alcuni. Ah, sapeva che non sarebbe mai riuscita a decidersi in tempo, era l’eterna indecisa!  - Al diavolo! Metto questo! – disse prendendo il primo da sinistra. Un tubino nero senza maniche lungo fin sopra le ginocchia con un’elegante scollatura sulla schiena. Indossò l’abito e scelse un paio di decoltè argentate non troppo alte. Infine, passò al viso:  dopo essersi asciugata i lunghi capelli dorati, decise di lasciarli vaporosi e morbidi sulle spalle, si passo del fard sulle gote, un po’ di mascara e un velo di lucidalabbra. Non le piaceva esagerare col trucco e, in fondo, sapeva che la sua bellezza acqua e sapone non aveva bisogno di molto per risaltare.



Ore 20.05, incredibile, ma vero. Era pronta e si sentiva bella! Puntualmente le arrivò il messaggio di Seiya, dicendole che la stava aspettando in macchina sotto casa.



Usagi prese la borsa e il soprabito e uscì dal suo appartamento. Seiya era leggermente teso quella sera; lo denotava il suo continuo tamburellare le dita sul volante della sua auto.

Non sapeva come Usagi avrebbe reagito a ciò che aveva in mente. Tuttavia i suoi pensieri cupi svanirono appena lei varcò la soglia del portone e si diresse verso la sua auto.

Usagi era splendida quella sera. Nonostante si vedessero con regolarità almeno 2 volte a settimana, non riusciva ancora ad abituarsi alla sua incredibile bellezza.

Una volta sistematasi in macchina, lo salutò con un dolce bacio.

-    Seiya, hai visto che sono stata puntuale oggi? - chiese ammiccante.

-     Ciao Principessa  - rispose il giovane incontrando lo sguardo maliardo della ragazza. Poi riprese - In realtà saresti in ritardo di qualche minuto - disse lui sorridendo sornione - Ma n’è valsa la pena aspettarti... Sei bellissima stasera Usagi -.

-    Grazie amore, anche tu sei bello e attraente come sempre, lo sai? – rispose accattivante.

-     Certo che lo so! Sono bello e famoso! – rispose in tono scherzoso il ragazzo mentre accendeva  il motore dell’auto.

-    Che stupido che sei! Il solito narciso -  replicò lei ridendo.



Era da qualche giorno che non si vedevano e,  durante il viaggio, Usagi si mise a raccontargli di quanto avesse studiato e lavorato e di come Motoki, l’avesse convinta ad aiutarlo per il prossimo sabato sera.



-    Piccola, te l’ho già detto altre volte. Lavora con me! Potresti aiutare il gruppo con le questioni amministrative, sarebbe meno stressante che lavorare in un locale lo sai! – disse Seiya non nascondendo un certo disappunto per quella scelta di Usagi.



Non poteva esprimerlo apertamente, ma non gli andava a genio il fatto che lei lavorasse a stretto contatto, ogni giorno con Motoki. Aveva come l’impressione, che lui avesse un debole per lei. Lo si capiva dagli sguardi che le lanciava.

Era un semplice sospetto, ne era consapevole, ma nella sua mente si stava trasformando in qualcosa di più; in fondo anche lui era un uomo e sapeva interpretare i segnali lanciati da altri ragazzi. O forse no? Già in passato la gelosia gli aveva fatto fare degli errori. Sapeva di essere fidanzato con una bellissima ragazza che, naturalmente, non lasciava indifferenti gli uomini.

Ma, al contempo, era perfettamente conscio della serietà di Usagi e di come, al contempo, fosse pronta a difendere la sua libertà ad ogni costo. Quindi, per amore e per rispetto, si era deciso ad accettare, seppur a malincuore, quella situazione.

Infatti la reazione di Usagi non tardò ad arrivare, dimostrandosi, come sempre, irremovibile nella sua posizione.

-    Seiya, non riapriamo l’argomento ti prego,  io con Motoki sto bene e mi fa piacere poter dargli una mano, non è affatto pesante per me!  - replicò seria.

Non riusciva a capire perché il suo ragazzo fosse  così geloso di Motoki, erano amici di vecchia data e basta, anzi poteva davvero considerarlo come il fratello maggiore che non aveva mai avuto. E poi lui stava per sposarsi con Reika!

Inoltre, anche se ci teneva a Seiya non avrebbe mai potuto lavorare insieme a lui e ai suoi fratelli; se lo avesse fatto non avrebbe avuto più tempo per sé e per le sue amiche e, soprattutto, avrebbe mischiato gli affari di cuore con il lavoro, sapendo che, col tempo, avrebbe perso la propria indipendenza.



Dopo circa 30 minuti arrivarono a destinazione.

Usagi ci aveva azzeccato: si trattava di un piccolo localino fuori città, immerso nella campagna, con una orchestra dal vivo che suonava stucchevoli melodie. Era incredibile quanto Seiya fosse romantico, aveva scelto un luogo adatto alle sole coppie di innamorati.

Improvvisamente Usagi iniziò a sentirsi a disagio. Non riusciva a capire perché. Forse aveva intuito che Seiya questa volta si sarebbe spinto oltre. Già in passato le aveva fatto più volte capire il suo amore e la sua volontà di vivere il loro rapporto in maniera più completa e matura.

Usagi si sentì rabbrividire e, subito dopo, provò un forte senso di colpa. Era lì, mano nella mano con il suo fidanzato, che l’amava profondamente e che probabilmente le avrebbe dichiarato tutto il suo amore accompagnato da una dolce melodia suonata da un violino.

Ma lei non era pronta, no, non se la sentiva proprio. Non capiva che fretta c’era di trovarsi davanti a un altare a scambiarsi promesse d’amore eterne a  neanche venticinque anni. La musica di sottofondo, le candele, gli occhi di Seiya carichi di passione... Tutta quell’atmosfera iniziava ad essere soffocante.

Si sentiva un’ingrata e per questo, dopo pochi istanti, cercò di ricomporsi e allontanare pensieri sbagliati.



Si sedettero al tavolo. Seiya la fece accomodare, accompagnandole la sedia.

-    Ma dove hai scovato questo posto? Io mi sarei accontentata anche di una pizza formato famiglia in quel locale sotto casa tua eh! -   Disse lei canzonandolo e cercando di smorzare l’atmosfera troppo romantica.

-    Piccola, ti avevo detto che era un posto speciale! Per te solo il meglio - disse lui prendendole la mano dall’altra parte del tavolo.

-    Devo dire che è davvero carino Seiya  - replicò lei guardandosi intorno con un filo di imbarazzo.

Seiya strinse la sua mano ancora di più e la fissò intensamente negli occhi
.
-    Usa.. va tutto bene? Mi sembri un po’ nervosa stasera - .

Usagi si sentiva messa alle strette. Non era in grado di fingere bene e ne era perfettamente consapevole  - Certo Seiya… -  rispose incerta con un leggero sorriso.

Seiya sembrava aver intuito il suo impaccio e cercò quindi di metterla subito a suo agio. Iniziarono a cenare, parlando di qualunque cosa, e Usagi finalmente riuscì a rilassarsi.

Mentre le stava parlando della loro ultima incisione in sala registrazioni, la ragazza si ritrovò a fissarlo intensamente. Era un ragazzo bellissimo fuori e dentro, era  dolce, premuroso, la rispettava sempre e sarebbe stato pronto a fare qualsiasi cosa per lei.

Si trovò a chiedersi se lo amasse davvero. Ancora non lo sapeva, ma si augurava davvero che le cose tra loro potessero funzionare e sperava di poter finalmente concedergli, magari in futuro, il suo amore incondizionato.

Seiya se lo meritava, non avrebbe mai trovato un altro ragazzo così amorevole, ne era sicura. Tuttavia sentiva che il tempo non era ancora arrivato, non voleva forzare il loro rapporto, col rischio di mandarlo in frantumi.



All’improvviso Seiya prese coraggio  -  Usagi, tutto ok? –  disse sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli.

-    Si, anche se ho mangiato troppo, sto scoppiando in questo vestito! Però un dolcetto lo mangerei volentieri!  – disse lei mostrandogli una linguaccia.

La sua Usagi. Adorava la sua spontaneità. 

-     Ah si?  Testolina buffa non preoccuparti, che adesso lo ordiniamo. Tanto dopo cena ti aiuto io a toglierti il vestito se è troppo stretto -  Seiya iniziò a guardarla con passione.

-    Testolina Buffa? Ancora? Allora mi sa che stasera dormirai da solo mio caro… -  tuonò scherzosamente la bionda stuzzicando il giovane.



Sentirsi chiamare ancora con quel nomignolo la fece tornare improvvisamente indietro nel tempo. Infatti, ancora ai tempi della scuola, era solita acconciare i suoi lunghissimi capelli biondi in due ciocche con grossi chignon. All’epoca era ancora una ragazzina, e nessuno badava molto alla sua pettinatura, tranne un ragazzo più grande di lei che, di lì a poco, avrebbe iniziato a impartirle qualche ripetizione nelle materie che più odiava, matematica e scienza. Da quella volta, le sue amiche avevano iniziato a prenderla bonariamente in giro e, per tutti, era diventata testolina buffa! Seiya, ovviamente, appena era venuto a sapere di questo soprannome, si divertiva ogni tanto a stuzzicare la sua ragazza; adorava vederla fintamente arrabbiata, anche perché sapeva che, dopo il fastidio iniziale, subentrava una fase di coccole e baci.



-    Questo è il prezzo che devi pagare se vuoi il dolce, mia cara – rispose lui riproponendo lo stesso tono che aveva usato la ragazza.

Usagi alzò gli occhi al cielo e portò avanti il gioco.

-    E va bene, chiamami come vuoi, ma sappi che lo faccio solo per il dolce, non per te! - gli rispose dando una rapida scorsa alla pagina dei desserts. Prendo un tiramisù! - disse infine con gli occhi luccicanti, felice di aver trovato tra le proposte, la sua preferita.



Seiya si era perso guardando Usagi mangiare il suo dolce. Era dolcissima, mangiava con la stessa ingordigia di una bambina, emanando però un fascino adulto, irresistibile.

-    Dopo il dolce come va, meglio? Ti senti soddisfatta? Chiese lui prendendola in giro. –

-    Mmm.. vorresti dire che sono una mangiona Seiya? Bè, si! ora mi sento soddisfatta! – rispose lei ridendo.

-    Bene! -  Poi improvvisamente Seiya disse: - Ascolta Usa, tu stai bene assieme a me? –

Usagi si rabbuiò. Fino a quel momento si era quasi dimenticata di domandarsi perché il suo ragazzo l’avesse portata lì stasera. Ora sarebbe arrivato il fatidico momento.

-     Seiya è ovvio, che domande fai? Mi trovo molto bene assieme a te; direi che non ci manca nulla, giusto? – domandò con sicurezza.

-     Bè, io non credo che le cose stiano così. Insomma stiamo insieme da un anno e nonostante gli impegni di entrambi, siamo molto uniti, questo è certo. Però...Credo che ci manchi la condivisione di alcune piccole cose quotidiane, che ne so, svegliarci assieme e fare colazione, vedere un film sul divano sotto le coperte e…  -.

Usagi lo interruppè prima che potesse finire la frase.

-    Ma Seiya tutto questo noi lo condividiamo già! – disse, mentre un nodo in gola, complice l’imbarazzo e il senso di colpa per la sua immatura reazione, le stava quasi impedendo di parlare.

-    Ma non è la stessa cosa, un conto è farlo ogni tanto, un conto è condividere la vita insieme ogni giorno...Entrambi sotto lo stesso tetto. –

Usagi sgranò gli occhi e iniziò a far chiarezza nei suoi pensieri. Cosa stava cercando di chiederle Seiya? Sperò davvero che, tutto d’un tratto, il ragazzo non tirasse fuori la famosa scatola da gioielleria contenente l’oggetto incriminato.



-    Usa, ascolta...io credo che dovresti venire a vivere insieme a me, da me. Perché rinunciare a tutto questo se abbiamo la possibilità di condividere ogni giorno della nostra vita  assieme? Io...Ti amo. -.

Il ragazzo pronunciò queste due ultime parole con enfasi, dopo qualche secondo di riflessione, quasi a volerle sputare fuori per non lasciare adito a nessun dubbio sui suoi sentimenti verso di lei.



Usagi rimase sbalordita, ma al contempo sollevata. Per tutta la serata, aveva creduto che Seiya le avrebbe chiesto di sposarlo. Fortunatamente non era andata così. Tuttavia, quella proposta l’aveva lasciata spiazzata. Non sapeva cosa rispondergli. Lei stava molto bene con lui, ma era molto gelosa dei suoi spazi e della sua libertà e non se la sentiva di condividere con Seiya quella sua intimità così nascosta.  Tuttavia sapeva perfettamente che una proposta del genere, prima o poi, sarebbe arrivata. Seiya era perfetto e non c’era davvero nulla che non andasse in lui. Forse era lei quella sbagliata? Nel dubbio, decise di lasciare aperto uno spiraglio.



-    Seiya hai ragione, noi stiamo benissimo assieme ed è vero che siamo molto uniti. Proprio per questo io credo che così siamo completi, non ci manca nulla. Condividiamo già le cose quotidiane – disse lei con fare poco convincente e  aggiungendo con sincerità – e poi io sono un po’ gelosa del mio piccolo appartamento, non credo di volermene andare ANCORA. – disse rimarcando l’ultima parola per poi aggiungere -  Ma in futuro tutto è possibile. Dammi solo un po’ di tempo.

 

Seiya abbassò gli occhi. Non era davvero stupito da quel discorso, sapeva che forse era stato avventato, ma per lui era una questione davvero importante. Avrebbe voluto avere ogni lembo di lei sempre al suo fianco.

Nonostante la risposta negativa della ragazza, si sentì leggermente rincuorato. Usagi non si era pronta adesso, ma non aveva escluso che in futuro le cose avrebbe potuto cambiare. Lui, per certo, non si sarebbe scoraggiato, avrebbe aspettato e, alla fine, l’avrebbe spuntata.

Una volta ricomposto aggiunse:

-    Ok piccola, non preoccuparti. Non volevo metterti in imbarazzo - disse lui sorridendo e rilassando l’atmosfera - volevo solo esprimerti quello che provavo, ma a me comunque basta averti al mio fianco. –

-    Oh Seiya... – Usagi lo guardò con estrema dolcezza, si avvicinò al suo volto e gli diede un dolce bacio a cui lui rispose con passione –

-    Allora andiamo da me e ci coccoliamo un po’? -  disse lui guardandola con ardore.

-    Certo! – rispose lei sentendosi sollevata. La situazione era sicuramente rientrata. Era stata sincera con Seiya e si era proposta di riconsiderare la sua proposta in futuro.  Tutto sommato, la serata stava andando meglio di quanto credesse.



Una volta arrivati a casa, Seiya abbracciò Usagi tenendola stretta a sé e, subito dopo, iniziò a baciarle il collo, stuzzicandole poi i lobi dell’orecchio e accarezzandole il corpo contenuto in quel piccolo tubino nero.

Usagi lo lasciò fare e si lasciò trasportare verso la camera da letto.

Seiya iniziò ad aprire la zip dell’abito di lei, lasciandola rapidamente vestita del solo intimo di pizzo nero.

Usagi era un angelo, una continua scoperta – Amore sei splendida -  disse lui guardandola dallo specchio della camera.

-    Anche tu non sei male – rispose lei solleticandolo a proseguire.



Seiya era davvero uno uomo passionale e non era difficile lasciarsi andare a lui e alle sue avances.

Quella notte fecero l’amore fino all’alba.

La mattina dopo Usagi si alzò molto presto. Pensò ai capitoli di tesi che si era ripromessa di scrivere quel fine settimana e decise di vestirsi.  – Seiya si svegliò di soprassalto -  Usagi dove vai? – chiese allarmato.

-    Shhh.. riposa ancora un po’ Seiya. Io torno a casa, devo studiare e sistemare alcuni appunti, poi il pomeriggio sono a lavoro fino a sera, ricordi? È sabato! Ci sentiamo durante la giornata - disse posandogli un casto bacio sulla fronte.  – A dopo!

-    Ok Usa...a più tardi -  rispose lui sapendo che non avrebbe potuto fermarla.

Seiya era preoccupato. Lanciò uno sguardo alla sveglia e vide che erano appena le 7 di mattina. Che bisogno c’era di scappare di casa a quell’ora per andare a studiare? Non avrebbe potuto aspettare di fare almeno colazione assieme? Non riusciva a capire cosa le stesse frullando per la testa. Sperava che Usagi fosse davvero corsa a casa solo per senso del dovere e non a causa della serata che aveva trascorso assieme. Sapeva solo che non voleva perderla.



Usagi corse lungo le scale del palazzo e uscì velocemente dal condominio. Una volta fuori, respirò profondamente. – Perché sono scappata in questo modo? –  si ritrovò a domandarsi.

Si strinse le braccia e, nonostante l’aria primaverile, iniziò a sentire un po’ di freddo.  Certo, doveva continuare a scrivere la sua tesi, ma alla fine, poteva fermarsi almeno un’altra oretta col suo ragazzo.

Sapeva che avrebbe dovuto chiarire i propri sentimenti verso Seiya al più presto. Cosa provava realmente per lui? Possibile che dopo tutti quegli anni, non aveva ancora superato il trauma provocatole da Hiro? O c'era dell'altro? Con queste domande nella testa si avviò verso casa. Doveva pensarci sù, con razionalità. Di una cosa però credeva di essere sicura: tutto ciò che aveva faticosamente conquistato negli ultimi anni, non lo avrebbe mai rimesso in discussione.



Non poteva certo immaginare che, a breve, la sua vita sarebbe completamente cambiata.

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Capitolo 2
*** Confusione e stupore ***


Quella mattina Seiya si era alzato di malavoglia. Aveva sentito che l’altra metà del suo letto era vuota. Usagi se ne era andata via prestissimo, non gli avevo nemmeno dato il tempo di capire cosa stesse succedendo. Gli aveva dato solo un bacio quando lui era ancora troppo addormentato per rendersene conto.
Quella ragazza stava diventando davvero un grattacapo per lui. Nonostante stessero insieme da quasi un anno, per certi versi lei era ancora un enigma, un’incognita che gli impediva di poter pensare seriamente al loro futuro. Sapeva che lei aveva sofferto in passato e che si era impegnata per acquisire sicurezza e serenità; tuttavia, non poteva fare a meno di chiedersi se non ci fosse anche dell’altro. Una parte di Usagi che lui non aveva ancora potuto conoscere. Quella giornata si impose di non telefonarle, convinto che il tempo avrebbe potuto donare le risposte che ancora gli mancavano.

Usagi si ritrovò a fissare il muro del suo soggiorno.
La proposta di Seiya le aveva procurato troppi pensieri; la sua mente era confusa. Non riusciva a comprendere perché, proprio adesso, il suo cuore iniziava a tormentarla.
-    Cosa c’è che non va? É davvero lui il problema? O sono io? – chiese tormentandosi.

La ragazza sapeva bene che quel pensiero l’avrebbe accompagnata per tutto il giorno, ma cercò di concentrarsi su altro; davanti a sé aveva una giornata faticosa e ricca di impegni.
Tolto il soprabito e le scarpe, si concesse una bella tazza di caffè fumante, accompagnata da un fetta di torta al cioccolato che la sua amica Makoto le aveva fatto due giorni prima. Quella era il miglior rimedio. Ogni volta che si sentiva triste e confusa, sentiva il bisogno di ingurgitare assolutamente qualcosa di dolce. E la torta di Makoto era perfetta.
Usagi si sedette sul divano e gustò con estrema lentezza la sua lauta colazione.
Dopodiché, si mise a studiare e a scrivere qualche pagina in più  della sua tesi. Nonostante fosse consapevole di non essere nelle condizioni migliori per scrivere, notò con piacere che il terzo capitolo stava prendendo forma e in quel momento si sentì orgogliosa di non essersi lasciata andare all’apatia e alle preoccupazioni.

Ad un certo punto, lo schermo del cellulare si illuminò. 
“Ahi ahi... messaggio in arrivo..” - Pensò tra sé, con un po’ di preoccupazione.
Sapeva che non si era comportata bene con Seiya, ma non aveva voglia di parlare con lui quel giorno; non sapevo cos’altro dirgli ed era meglio che schiarisse un po’ le idee prima di contattarlo; Seiya, per quanto fosse un uomo paziente e innamorato, non avrebbe potuto sopportare oltre l’indecisione della sua ragazza.

Prese il cellulare dal tavolino di fronte a sé e svogliatamente aprì il messaggio. Era di Minako, una delle sue migliori amiche. Sollevata, lo lesse: “Usa, buongiorno! Tutto bene? Sei ancora tra le braccia del tuo fusto o posso chiamarti? Ho bisogno di te! Baci  - Mina”.

Solo Minako era capace di farle ritornare il sorriso anche nel peggiore dei momenti. La sua amica era una ragazza speciale. Era un po’ sbadata e casinista, ma anche altruista e generosa.
Decise di anticiparla e la chiamò.
-    Ciao Mina-chan! Ho letto ora il tuo messaggio! – urlò la bionda al ripetitore.
-    Usa-chan, che bello sentirti, non ci speravo! – rispose con gioia l’amica.
Poi riprese.  
-    Credevo tu fossi ancora con Seiya e non volevo disturbarvi! Ma...Come mai non sei con lui ora? – chiese Minako sospettosa. 
-    Non ti sfugge nulla a quanto pare! - rispose per nulla stupita -  Veramente stamattina sono ritornata a casa a scrivere qualche pagina della tesi. Non avrei saputo quando farlo...E poi questo pomeriggio ho il turno da Motoki fino a tardi. -  replicò Usagi tentennante, consapevole che a una detective come la sua amica non poteva nascondere nulla.
-    Usa ma a chi la dai a bere? Molli il tuo ragazzo sul più bello dopo una notte di passione per andare a scrivere la tesi? E per di più nel weekend? Avanti, cos’è successo? -  domandò Minako decisa.
-    Bè, ecco.. a dire il vero non è successo niente. O meglio, Seiya mi ha portato in un posticino romantico per chiedermi di andare a vivere con lui e gli ho risposto che per il momento non me la sentivo. Poi abbiamo passato la notte insieme e me la sono svignata stamattina – confessò Usagi tutto d’un fiato. Sapeva per esperienza che i fardelli da portare pesavano ancora di più se portati da soli. E con Minako poteva parlare liberamente.
-    Amica mia.. io non ti capisco proprio! Seiya ti ama, è un ragazzo dolcissimo e tiene tantissimo a te...lo sai questo , vero? Dovresti dargli una possibilità! – replicò Minako.
-    Lo so Mina, ma ora sono davvero confusa, non so più niente, sinceramente, non capisco nemmeno perché sto reagendo così! – Usagi si sentiva al limite, era sul punto di mettersi a piangere, e non ne comprendeva nemmeno la ragione.
-    Dai, non ti preoccupare. Basta, per oggi, bandiamo i cattivi pensieri! – domandò Minako non volendo mettere sotto pressione l’amica. Quando inizi il turno da Motoki? Al solito orario? -
-    Bè…Visto che oggi lavoro anche la sera, inizio il turno più tardi, alle 18.00 – rispose Usagi.
-    Perfetto!!! Allora non tirarmi fuori storie. Questo pomeriggio usciamo dopo pranzo e ci facciamo un giretto in centro. Ho bisogno di un abito da urlo per stasera e mi serve il tuo consiglio! – esclamò Minako.
-    Stasera? E dove vai di bello? – chiese Usagi
-    Alla festa di laurea che si terrà da Motoki! – proclamò soddisfatta.
-    Cooosa? E non mi hai detto nulla fino adesso! Allora ci vediamo stasera, sono contenta Mina! – Ma chi è il festeggiato? Motoki mi ha detto solo che è un suo amico -. 
-    Ma come non lo sai?? È Yaten!! Non lo sapevi Usa? Oggi è la mia grande opportunità, lo conquisterò, te lo garantisco!  - Gridò l’amica.

Usagi non conosceva personalmente quel ragazzo, ma sapeva tutto di lui. Minako gli sbavava dietro da qualche tempo e avevano passato interi pomeriggi a parlare di quel bellissimo ragazzo coi capelli argentei e gli occhi verde smeraldo. Questa era la descrizione che la sua amica Mina sciorinava in continuazione.
-    Allora non posso mancare, questo pomeriggio sarò la tua fashion consultant!  - Minako era unica. Le aveva fatto tornare il buonumore e la voglia d’uscire. Adesso sapeva che stasera si sarebbe divertita un mondo!
-    Grazie Usa, ti voglio bene! Passo da te verso le due e mezza ok? Ci serve almeno qualche oretta! – 
-    Va benissimo Mina, a dopo!

Quel pomeriggio Usagi trascorse qualche ora in completa serenità. Mina era un tornado di allegria e sorrisi ed era proprio quello di cui aveva bisogno in momenti come questi. Aveva trascinato Usagi praticamente in tutti i negozi del centro, alla ricerca dell’abito giusto per fare colpo su Yaten.            
-    Cavolo! Questo è l’abito perfetto per te!  - esclamò Usagi guardando con soddisfazione l’amica.
Usagi osservava Minako con indosso un grazioso abito color arancio, solare e caldo, proprio come lei.
-    Si Usa-chan, hai proprio ragione, del resto a me sta bene tutto! E Yaten stasera sarà mio! Ahahahah! – urlò scoppiando a ridere.
-    Sono certa che non ti resisterà Mina!  - proseguì Usagi, lasciandosi poi andare alle risate assieme all’amica.
-    Dai, prova anche tu qualcosa per stasera!
-    Mina io sono lì per lavorare, non per festeggiare il tuo Yaten! – ribattè Usagi. Sapeva che il momento era arrivato, prima o poi, Minako l’avrebbe costretta a provare qualcosa!
-    Niente storie Usa, anche se starai lavorando, non dimenticarti che sei sempre una donna, nonché la mia migliore amica! Non mi negare questo favore, dai provati questo! -  Minako era irresistibile,  o meglio, Usagi sapeva che le conveniva accontentarla, altrimenti non le avrebbe dato tregua.
-    E va bene Mina, dai qua!  - disse Usagi, allungando le braccia verso il vestito scelto per lei, arrendendosi alle incessanti richieste dell’amica.
-    Ta daaah!  -  esclamò Usagi, uscendo divertita dal camerino.
-    Usa, ma sei un incanto! Questo vestito ti calza a pennello! E poi è comodo e ti permetterò di servire i clienti senza sentirti scomoda  - esclamò Minako.
L’abito in questione era semplice ma davvero carino. Si trattava di un vestito lilla, morbido, lungo appena sopra le ginocchia, con dei graziosi fiori ricamati, non troppo evidenti. Aveva una dolce scollatura davanti, ovviamente non volgare, ma adatto al corpo e al fisico di Usagi.

-    Bè...In effetti non hai tutti i torti – notò Usagi, soffermandosi a guardare la sua immagine nello specchio davanti a sé.
-    Ok, lo prendo, ma solo per fare un piacere a te! -  disse infine sorridendo.

Il tempo in compagnia di Mina era volato e, ormai, era ora di avviarsi da Motoki. Usagi salutò la sua amica e si diresse verso il Crown, convinta che quella serata le avrebbe fatto dimenticare tutti i tormenti che si portava dietro.
Ciao Motoki! – urlò Usagi entrando nel locale.
-    Ehi Usa, quanta allegria! - esclamò Motoki, sorpreso che la sua amica reagisse così sapendo che le aspettava un turno lavorativo più lungo e faticoso del solito.
-    Bè, sai, ho appena saputo che stasera ci sarà anche Minako alla festa stasera e quindi sono sicura mi divertirò nonostante il lavoro! - ribatté lei.
-    Davvero ci sarà anche lei? Allora ne vedremo delle belle… A quanto pare non ha proprio intenzione di lasciarsi sfuggire Yaten… - rispose divertito il ragazzo.
-    Eh no Motoki, lo sai com’è fatta… Quando s’impunta con qualcuno è la fine! Bè ora vado a cambiarmi, se non ti dispiace oggi avrei comprato un vestito carino per stasera. In fondo, anche se lavoriamo, dobbiamo essere persone di classe no? – disse Usagi sorridendo.
-    Un vestito? Bè, se sei comoda Usagi e riesci a fare tutto, non c’è alcun problema, figurati! Anzi, attirerai un po’di clientela nuova!  – ammiccò Motoki.
-    Ahah, non ti illudere, l’ho comprato solo perché mi ha costretto Minako! Lo indosserò solo stasera, prima che inizi la festa! – rispose la bionda.

Il pomeriggio di lavoro trascorse molto velocemente: nonostante fosse sabato pomeriggio, non avevano avuto molti clienti, anche a causa del tempo un po’ altalenante, e aveva potuto conservare le forze per la serata.
Verso l’ora di cena lei e Motoki mangiarono un panino assieme e, subito dopo, iniziarono a sistemare i tavoli per il grande evento.
Finalmente la festa stava per  iniziare e, a breve, sarebbero arrivati tutti gli invitati.
Usagi si diresse nel retro del locale, pronta a cambiarsi e a indossare, come previsto, il suo nuovo vestito.
-    Che sciocca che sono, mi sono fatta convincere da Minako a comprare questo per stasera! - pensò tra sé e sé divertita. 

In fondo, quella era l’influenza di Mina-chan, con lei, erano banditi brutti pensieri e preoccupazioni. Forse si sentiva un po’ frivola in quel momento, ma si rendeva conto che, nella vita, serviva anche quello: un’amica, una persona sincera e leale che riuscisse a far tornare sempre il buonumore.
Una volta indossato l’abito, ritornò in sala sotto gli occhi scrutatori di Motoki.
-    Usagi, stai benissimo! – esclamò Motoki ammirando l’amica.
-    Ehm.. grazie - rispose lei con un po’ d’impaccio. Sapeva che lui l’aveva sempre considerata alla stregua di una sorella minore, ma non poteva negare a se stessa che i suoi complimenti erano sempre molto graditi.
Nel frattempo il locale iniziò lentamente a riempirsi di gente e Usagi, nonostante la confusione, si barcamenava tra ordinazioni e presentazioni: Motoki infatti aveva iniziato a presentarle alcuni suoi amici, anch’essi invitati alla festa. Finalmente dopo qualche minuto vide comparire Minako, con quel bel vestito arancione e i capelli raccolti in una morbida treccia dorata.
-    Ehi Mina-chan! – urlò Usagi sventolando la mano verso la sua amica per farsi vedere!
-    Ehi Usa, ciao! Allora, come sto?  - chiese l’amica andandole incontro.
-    Una meraviglia Mina! A proposito.. credo di aver intravisto il tuo Yaten…E’ seduto sui divanetti. In effetti è molto carino! – sentenziò Usagi stuzzicando l’amica.
-    Usa giù le mani, l’ho adocchiato prima io! -  affermò Minako minacciosa, prima di scoppiare a ridere.
-    Bè, che aspetti Mina, fatti avanti! –
-    Hai ragione – rispose deglutendo. Augurami buona fortuna Usagi, a dopo! -.

Usagi osservava da lontano la sua amica. Dall’emozione Minako aveva per sbaglio rovesciato il suo drink proprio addosso a Yaten e al suo candido completo bianco e si sentivano le loro urla in tutto il locale.
-    Bè, l’approccio non è stato il massimo, ma almeno adesso non se lo lascerà scappare – pensò tra sé e sé divertita.
Usagi? – sentì qualcuno chiamarla  da dietro.
Usagi si girò e, in quel momento, le mancò un battito. Sgranò gli occhi più volte, quasi a voler mettere a fuoco la figura davanti a se, incredula di quanto stava vedendo.
-    Allora sei davvero tu. Rischiavo di non riconoscerti dopo tutti questi anni. Sono felice di rivederti Usako. – disse offrendole uno dei sorrisi più dolci che avesse mai visto.

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Capitolo 3
*** Un incontro inaspettato ***


Capitolo III - Un incontro inaspettato 
 
A quelle parole, la sua spina dorsale venne percorsa da mille brividi. Era come se le sue orecchie non avessero mai dimenticato il suono della sua voce, a distanza di 10 anni.
Lui era davanti a lei, bello come se lo ricordava. 
Le sembrava di aver fatto un salto indietro nel tempo ed essere ritornata a quando aveva solo 14 anni ed era poco più che una bambina che lo ammirava di nascosto, sognante, mentre lui le spiegava per l’ennesima volta qualche formula di matematica o chimica.
 
Il suo sogno adolescenziale era riapparso improvvisamente. Un sogno mai realizzato, perché, in fondo, sapeva che, a quel tempo, lei era soltanto una ragazzina sbadata e fannullona  e non poteva certo sperare di ricevere qualche attenzione da un ragazzo come lui, studente universitario colto e brillante. 
Si erano conosciuti per caso, proprio grazie a Motoki, nel suo locale, durante un piovoso pomeriggio autunnale. 
L’occasione fu l’ennesima insufficienza di Usagi collezionata nel compito di scienza:
“- Uffa, non riuscirò mai ad alzare la mia media, verrò rimandata anche quest’anno -  sbuffò la ragazza accovacciandosi sul bancone del bar davanti davanti a un frullato di fragole.
- Coraggio Usagi, non abbatterti, devi solamente impegnarti di più! Sono convinto che se ti mettessi a studiare con costanza, riusciresti a recuperare la situazione. - affermò Motoki, cercando di risollevare il morale dell’amica.
- E come faccio?! Posso anche studiare ma non ci capirei niente lo stesso. Anche Amy dice che sono un caso disperato! – ribatté lei scoraggiata.
Ad un certo punto, Motoki sollevò lo sguardo davanti a sé e un sorriso si fece largo sul suo volto.
- Forse conosco chi può aiutarti! -  
- Davvero? Chi? -  chiese la ragazza sorpresa
Il giovane fece cenno a qualcuno davanti a sé per attirare l’attenzione:
- Ciao Mamoru! Puoi venire un attimo? Questa è una mia amica, si chiama Usagi. Avrebbe bisogno di una mano con le materie scientifiche. Se non sbaglio, tu ogni tanto dai qualche ripetizione a degli studenti, vero? 
Usagi si voltò verso quella figura misteriosa che si stava avvicinando al bancone e, d’istinto, cominciò ad arrossire. Notò subito che, naturalmente, era molto carino. Era un ragazzo alto, bruno con due profondi occhi azzurri.
- Ehi Motoki! -  rispose -  Bè, si, mi capita ogni tanto, ma i miei studenti sono delle superiori, non sono adatto a insegnare a bambini! – 
-  Ehi fermi tutti! – tuonò Usagi, ritornata in sé. 
-  Con chi credi di parlare? Io frequento l’ultimo anno delle scuole medie e non sono affatto una bambina!! -  urlò la bionda stizzita.
- Ah si? Bè scusa tanto, ma con quella testolina buffa sembri poco più di una bambina delle elementari. - rispose lui senza scomporsi.
- COOOOSAA? – gridò la bionda.
Quel ragazzo sarà anche carino, ma è davvero uno sbruffone antipatico! -  si ritrovò a pensare prima di prendere le sue cose e andarsene dal locale dopo l’ennesimo affronto ricevuto.
Fu Motoki che la fermò e cercò di calmare le acque facendoli presentare come due persone civili. È vero, Mamoru a volta mancava di tatto con le persone, ma non lo faceva apposta, era fatto così, non riusciva a non dire ciò che pensava.
E così, dopo il primo, seppur difficile, incontro, i due, grazie a Motoki, iniziarono a parlare e, alla fine, il ragazzo accettò di buon grado di aiutarla una volta alla settimana con i compiti di scuola più difficili.
Ben presto Usagi dovette ricredersi.  Quel ragazzo apparentemente scorbutico e irritante, si dimostrò un perfetto insegnante. Settimana dopo settimana, riuscì a capire tutto quei concetti che, fino a poco tempo prima, le sembravano profondamente oscuri. Mamoru come maestro si rivelò gentile e disponibile e lei iniziava a provare una sincera ammirazione per quel ragazzo così posato e studioso. Entrarono in confidenza e Usagi condivise con lui atroci sconfitte ma anche dolci vittorie scolastiche.
La cotta arrivò col tempo, e l’errore più grande fu quello di confidare tutto alle sue amiche.
- La nostra testolina buffa si è alla fine innamorata del bel Mamoru! Sei un disastro! Proprio adesso che iniziavi a imparare qualcosa! Ora rischierai di non capire più niente e mandare all’aria mesi di studio -  sentenzio Rei, una delle sue migliori amiche. Era sempre stata molto severa con Usagi, ma lo faceva per il suo bene. Voleva che la ragazza recuperasse davvero la media e non venisse bocciata. Altrimenti, avrebbe rischiato di non vederla più per tutta l’estate, visto che i suoi genitori l’avrebbero sicuramente relegata in casa a studiare.
- Siii sei proprio una testolina buffa! -  la stuzzicò Minako.
E da quel momento, quel curioso appellativo, sarebbe stato il suo soprannome per gli anni a venire fino a quando Usagi, giunta al termine del liceo, decise di cambiare acconciatura.
Quell’anno, grazie a Mamoru, la ragazza riuscì a recuperare la media e venne promossa, con suo immenso stupore. Dopo quell’estate venne a sapere che il ragazzo sarebbe partito per andare a studiare all’estero. Lo vide per caso, qualche giorno prima della partenza, al bar di Motoki, dove ebbe l’occasione di salutarlo, senza tuttavia riuscire a nascondere una velata malinconia per quella inattesa notizia.
 
- Non mi sembra possibile…Ciao Mamoru  - rispose tentennante lei.
- Ciao Usagi.  –  e così dicendo, si avvicinò per abbracciarla.
 
A quel contatto, Usagi perse un’altro battito. Era davvero incredibile come il suo corpo reagisse a Mamoru, indipendentemente dal suo volere. Si riprese da quella sensazione paradisiaca e, finalmente, si lasciò andare a quell’abbraccio, dopo tanti anni. 
 
Sentiva il suo calore, il suo profumo, quel profumo che non aveva mai dimenticato. Dopo qualche breve attimo, entrambi sciolsero il contatto e si ritrovarono a guardarsi, occhi negli occhi, per un istante, che a Usagi sembrò non finire mai.
 
- Alla fine la crisalide è diventata una farfalla - disse lui rompendo quel silenzio imbarazzante.
- Come scusa? -  rispose la bionda, non ancora ripresasi del tutto da quel turbinio di emozioni.
- Tu Usako! Quando ti ho visto l’ultima volta eri poco più che una bambina, adesso sei una donna! Che ci fai qua? - aggiunse lui.
- Beh... potrei chiederti la stessa cosa..! Lavoro qui da Motoki da qualche tempo. E tu? Come mai sei qui? - rispose lei.
- Sono ritornato in Giappone tre giorni fa. Ho passato gli ultimi anni a studiare pneumatologia a Boston. Ora sono rientrato, ho accettato un posto al Keiyu Hospital. – disse il moro.
- Davvero?? Ma è incredibile, congratulazioni  Mamoru! - esclamò Usagi visibilmente sorpresa dalla bella notizia.
 
 Per un breve istante le venne in mente di abbracciarlo e chiamarlo Mamo-chan, come ai vecchi tempi, ma poi si fermò a quell’istinto troppo infantile. 
Ormai non era più una ragazzina e non poteva permettersi di lasciarsi andare così. In quel preciso momento si rese conto di aver perso l’ingenuità che aveva avuto dieci anni prima. Le venne in mente quel prezioso ricordo, quando – con il cuore in gola – si era lasciata andare in un lungo abbraccio con Mamoru per quella sufficienza faticosamente conquistata nel compito di matematica più difficile della sua vita. Improvvisamente se ne rammaricò, ritornando poi al presente e trovandosi confusa, in bilico tra le emozioni della sua adolescenza e le nuove sensazioni che la stavano invadendo.
 
A interrompere quel pensiero fu Mamoru, che cominciò a fissarla curioso, chiedendo notizie sulla sua vita. Usagi gli rivelò che era prossima a laurearsi in giurisprudenza e che viveva da sola in centro, in un piccolo monolocale. 
Il ragazzo rimase piacevolmente stupito da quella risposta. Dopo tutti questi anni, Usagi aveva davvero messo la testa a posto e stava diventando una donna in gamba, futura avvocatessa per giunta!
- Scusami Mamoru, ma ora devo andare a salvare Motoki da questa baraonda! Vado ad aiutarlo con le consumazioni, ci vediamo più tardi se sei ancora qua in giro. – disse lei a mezza lingua.
- Ma certo che ci vediamo! Stasera ho deciso di rimanere a lungo, è un’occasione per rivedere un po’ di vecchi amici. Allora, a dopo...Usako - pronunciò lui con enfasi, quasi a volerle ricordare come la chiamava affettuosamente tanti anni prima.
 
Usagi sorrise, frastornata da quelle parole e da quel dolce nomignolo che lui le aveva attribuito, ovviamente dopo “Testolina Buffa”. 
Rispose di rimando con un sorriso veloce e si allontanò da lui, sperando di allontanarsi così anche da  quel fuoco di emozioni che le esplodevano nel petto e che non riusciva a controllare. Quella voce, il calore di quell’abbraccio, quegli occhi...Sembravano fatti per confonderla e per farla sentire ancora vulnerabile, come una ragazzina. 
 
In quell’istante le venne in mente Seiya. Si era ritrovata a pensarlo per la prima volta solo in quel momento e si sentì subito in colpa. Avrebbe dovuto parlargli quanto prima, sapeva che il suo ragazzo non meritava di essere trattato in quel modo. Decise che si sarebbe fatta sentire domenica, il giorno seguente, proponendosi di riflettere seriamente sulla sua proposta una volta finita la serata e rientrata a casa. 
- Devo affrontare le mie paure con Seiya, lui mi ama, devo concentrarmi su di lui adesso e non su Mamoru -  si ritrovò a pensare ad alta voce appoggiata alla colonna vicino al bar.
- Mamoruuu?? Ma stiamo parlando di quel Mamoru??  Quel bel fusto che ti faceva le ripetizioni di matematica?? –  esclamò irruente una Minako alticcia spuntandole davanti.
- Shhhhhhh! Mina-chan non urlare! – rispose Usagi  preoccupata guardandosi attorno, sperando che nessuno –  e in particolare Mamoru – avesse sentito quelle parole.
- Allora dimmi, è lui? – continuò l’amica con fare incalzante.
- Si, è lui! È ritornato in Giappone da qualche giorno...ma la mia era solo una riflessione ad alta voce, non era certo diretta a orecchie indiscrete come le tue! – si giustificò Usagi, sperando di convincere la sua amica a non proseguire oltre nel discorso.
- Oh, ma andiamo Usa, tu eri stra-cotta di lui, è stato l’uomo dei tuoi sogni per tutta l’adolescenza!! – esclamò Minako con un tono di voce troppo alto, alterato sicuramente dai numerosi cocktails della serata.
- Mina-chan ti prego non urlare, altrimenti mi vado a nascondere subito!! – rispose Usagi ansiosa e sprofondando poi nella vergogna una volta accortasi che Mamoru era al bancone e la stava guardando in attesa di un drink.
- Mamoru, ciaoo! Ti ricordi di me? Sono Minako, la migliore amica di Usagi! Stavamo giusto parlando di te! – proseguì la bionda ricevendo un’occhiataccia dall’amica.
 
“Accidentaccio a Minako e a quando beve!! Ma perché non tiene mai la bocca chiusa!? Vorrei solo scappare” – pensò Usagi, consapevole del fatto che, con Minako in quello stato in circolazione, le brutte figure sarebbero state garantite. 
- Ehm, si, le stavo dicendo che ti avevo rivisto stasera dopo 10 anni e che non mi aspettavo di rivederti, guarda che coincidenza! -  controbatté lei salvandosi in corner. - Volevi qualcosa da bere? -  gli rivolse rientrando nelle vesti professionali.
- Si, un Martini con ghiaccio, grazie Usa -  rispose lui sorridendo. -  
Poi si rivolse a Minako.
 - Si, mi ricordo di te, eravate compagne di banco se non sbaglio - chiese Mamoru, lanciando un’occhiata d’intesa ad Usagi, conscio dello stato alterato in cui si ritrovava Minako.
- Oh si, bravo! Eravamo in banco insieme e Usagi-chan mi raccontava tutti i suoi segreti...E mi raccontava anche di te!! A proposito Usa, mi faresti un’altro mojito per favore? -  chiese una  Minako singhiozzante e ormai incontrollabile.
“Devo fare qualcosa, o altrimenti non avrò più il coraggio di guardare Mamoru in faccia!” – pensò Usagi. 
- Mina, credo che per stasera ti possa fermare, ti dò al massimo un’acqua tonica, è per il tuo bene! E poi…Dove hai lasciato Yaten? L'ultima volta che l'ho visto era circondato da un mucchio di ragazze! - urlò lei sperando che, al suono di quelle parole, l’amica rinsavisse.
 - Cooomeee? Ragazze?? Dove?? Yateeeen? -  Detto fatto. Minako ritornò sobria per qualche secondo e corse alla disperata ricerca del suo amato per tutto il locale, convinta che quella, nonostante tutto, sarebbe stata la serata giusta per conquistarlo.
“Fiuuu.. meno male!” - sospirò Usagi. Dopodiché, servi il Martini a Mamoru.
- Eccolo qui! -  esclamò sorridendo lei fingendo nonchalance.
- Grazie Usagi -  rispose lui, sfiorandole la mani mentre lei gli porgeva il bicchiere.
 
D’improvviso, Motoki si presentò al bancone e, voltandosi a guardare entrambi, esclamò:
- Mamosan, hai visto chi lavora qui? La piccola Usagi! Che poi ora tanto piccola, non lo è più! 
- pronunciò Motoki, felice per averli scorti insieme.  - Usa, è tardi ormai, è mezzanotte passata! Parlando con il festeggiato abbiamo deciso di mettere un po’ di musica alta per far ballare la gente, poi andiamo tutti a nanna. Perciò il tuo turno è finito, svagati un pochino se ti va prima di ritornare a casa!- concluse Motoki prima di sparire velocemente tra la folla, facendo però intravedere a Usagi la presenza di Reika che, evidentemente, era venuta a trovarlo.
- Credo che stasera anche Motoki abbia perso un po’ di lucidità - affermò Usagi ritrovandosi improvvisamente sola con Mamoru.
- Beh.. una volta ogni tanto può succedere. Balli? -  le chiese il moro a bruciapelo porgendole la mano.
 
A quella richiesta, Usagi passò in rassegna tutte le possibili risposte da dare, cercando quella giusta per evitare di ritrovarsi ancora in imbarazzo. 
 
- Ok! - si ritrovò a rispondergli senza nemmeno accorgersi.
 
Accettò la sua mano e, insieme, si diressero al centro del locale, dove la maggior parte delle persone che ballavano erano coppiette innamorate.
 
Dopo qualche incertezza da parte di entrambi, si ritrovarono a danzare assieme, chiacchierando del più e del meno e smorzando quello strano clima di complicità e sguardi che si stava creando attorno a loro.
 
La bionda non seppe interpretare quella strana situazione.
Il calore che provava al lieve e delicato contatto della mano di Mamoru sulla sua schiena le faceva perdere ogni collegamento con la realtà. Era come essere avvolti da un tiepido benessere, che pervadeva tutto il corpo, giungendo fino al cuore.
Già, quello stesso cuore che gli anni avevano irrigidito e raffreddato. E che, in quel momento, sembrava riscaldarsi irruentemente, per la prima volta.
 
Sorpresa dal dolce cullare di quelle emozioni, Usagi chiuse gli occhi, ponendo il suo capo sul petto di Mamoru e lasciandosi andare all’ascolto del battito del suo cuore. 
Per un istante, solo per un brevissimo attimo, voleva dimenticare ogni pensiero, perdendosi tra le uniche braccia che aveva reputato salde e sicure. 
Mamoru, quasi inconsciamente, percepì il bisogno di lei, di sentirsi rassicurata e protetta. Senza proferire alcuna parola, strinse a sé quella ragazza per cui, anche in passato, aveva sempre provato un senso di protezione e di riguardo.
Adesso però non si ritrovava più tra le braccia una bambina cresciuta, ma una giovane donna e non poteva fare a meno di domandarsi che persona fosse diventata. Rivedere e riuscire a riconoscere quella esile figura davanti a sé dopo dieci anni aveva scaturito in lui una profonda curiosità. 
Chi era in realtà quella ragazza con cui stava ballando cosi dolcemente? Non riuscì a trovare una risposta in quel momento, ma decise che, se il destino l’avesse permesso, avrebbe provato a rivederla un’altra volta.
 
Ballarono insieme senza dirsi nulla o, forse, dicendosi tutto. Il battito del cuore di Usagi era accelerato ma regolare e Mamoru lo percepiva distintamente, gli sembrava quasi che quel battito vibrasse e volesse comunicargli qualcosa.
La serata stava per giungere al termine e i vari invitati lasciavano lentamente il locale.
 
- Usagi, ti accompagno a casa - disse lui.
- Grazie Mamoru, ma non serve - rispose lei, riprendendosi da quello stato di torpore si era ritrovata.
- Non se ne parla, sono quasi le due di notte, e poi ha appena smesso di piovere... Ti dò uno strappo in moto ok? -
- Va bene, grazie. – si limitò a dire la ragazza, apprezzando quella tenera premura.
 
Usagi si strinse ancora una volta a Mamoru, che guidava cautamente la moto mentre attraversavano i vialoni della città. Improvvisamente la sua mente cominciò a vagare altrove. Pensò a Seiya. Oggi non l’aveva sentito nemmeno per un attimo e adesso si ritrovava su una moto con un altro ragazzo. Quello che doveva essere un normale giorno di lavoro, si era rivelato essere uno strano scherzo del destino. Tutto d’un tratto, fotogrammi da un lontano passato attraversarono la sua mente. Non sapeva per quale ragione si era ritrovata a pensare ancora a quella situazione, alla paura, al disagio di essere sola e impaurita. Senza rendersene conto, lacrimoni cominciarono a scivolarle sulle gote, che venivano portati via dal freddo vento di quella uggiosa notte. 
 
Una volta indicato a Mamoru il suo condominio, scese dalla moto, asciugandosi, le ultime gocce rimaste sotto gli occhi.
 
Il ragazzo non le chiese niente, quasi comprendesse il bisogno di silenzio della giovane donna di fronte a lui.
 
- Grazie Mamoru, per il passaggio, davvero.  – disse lei tentando di ricomporsi e stampandogli un veloce bacio sulla guancia. 
Senza aggiungere altro, si diresse con passo spedito verso l’ingresso dell’edificio. 
Mamoru la seguì con lo sguardo, fino a quando la sua figura non sparì completamente dietro al portone dello stabile. Cominciò a pensare che forse quell’incontro non fosse stato puramente casuale. Era appena rientrato in città dopo tanto tempo e si sarebbe aspettato di rivedere un sacco di persone, ma non di certo Usagi. Forse il destino aveva deciso di farli ritrovare. 
“O forse è solo la mia curiosità che mi fa credere questo” -  pensò tra sé e sé il moro cercando di essere più razionale mentre ripartiva con la moto.
 
Rientrata a casa, Usagi si diresse rapidamente in bagno per cambiarsi e poi si buttò sul letto.
Quei ricordi fugaci di tanti anni fa, che le erano prepotentemente ritornati alla memoria, l’avevano turbata. Erano mesi che non le accadeva più di pensare a quella cosa.
In fondo sapeva che quel terribile segreto andava condiviso, che aveva fatto male a tenersi tutto per sé e a non confidarsi con nessuno. Ma non se la sentiva. Non era ancora pronta. A confidare quella situazione, ad andare a vivere con Seiya, a rivedere Mamoru.
 
Tra i mille pensieri di quel giorno carico di emozioni, quasi all’alba, la ragazza finalmente si addormentò, convinta che un buon sonno l’avrebbe aiutata a far maggiore chiarezza il giorno dopo.

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Capitolo 4
*** Risvegli e rimorsi ***


Capitolo IV – Risvegli e rimorsi
 
Il giorno seguente Usagi venne svegliata dal pianto di un bambino.
- Noooo di nuovo…Che strazio!  – bofonchiò la giovane prima di rintanarsi tra le coperte.
Era il figlio dei suoi vicini che, come ogni domenica, faceva i capricci perché non poteva alzare il volume del televisore al massimo quando trasmettevano il suo cartone animato preferito.
 
Decise di alzarsi; per quello che era successo il giorno prima era già riuscita a dormire abbastanza e quindi tanto valeva sfruttare al meglio quella mattinata domenicale.
 
Accese la macchina del caffè americano, aspettando che l’acqua si scaldasse. Prese in mano il cellulare. Il giorno prima non aveva praticamente avuto occasione di guardarlo. Si sorprese di non aver ricevuto alcun messaggio da parte di Seiya, quindi pensò di anticiparlo e fargli avere sue notizie.
“Mi dispiace che ieri non siamo riusciti a sentirci. Il turno da Motoki è stato davvero impegnativo. Chiamami quando ti svegli. Un bacio – Usagi”.
 
Poche parole. Forse un po’ fredde. Ma non sapeva come scusarsi. 
Già, avrebbe dovuto farlo chiaramente. Chiedergli scusa per il suo comportamento di ieri mattina e per il silenzio successivo. Invece non l’aveva fatto. Gli aveva semplicemente mandato un messaggio per fargli capire che era ancora viva e che fosse ancora la sua ragazza. Già, la sua ragazza. 
“Sono davvero pessima in questo ruolo!” – si ritrovò a pensare. 
Ieri era stata così presa dai suoi pensieri che si era completamente dimenticata che, anche per Seiya, sabato sarebbe stato un giorno importante. I Three Lights erano stati chiamati a partecipare a un famoso programma radiofonico, dove avrebbero risposto alle domande delle fans e suonato in anteprima il loro nuovo singolo. 
Usagi si sentì davvero male. Come poteva essere stata così egoista? Anche il suo ragazzo, molto probabilmente, avrebbe avuto bisogno del suo supporto e della sua presenza. Come aveva potuto ignorare tutto questo? Non aveva nemmeno sentito la loro ultima canzone. 
Venerdì a cena Seiya era stato molto misterioso; le aveva semplicemente raccontato che al processo creativo aveva, indirettamente, contribuito anche lei. Cosa voleva dire?
 
Finito il suo caffè, Usagi accese il computer e si mise alla ricerca di notizie sul singolo uscito in anteprima ieri. Finalmente, riuscì ad ascoltarne una parte:
 
“Vedo il tuo sorriso. Ancora una volta, poi scompare nella nebbia di parole e mi chiedo dove sei. Se anche tu pensi a me, se senti il bisogno che ho di te. Perché principessa non ascolti il mio grido d’amore. È rivolto solo a te, che mi hai incatenato per sempre al tuo cuore”.
 
Sorriso. Principessa. Quelle erano le parole che Seiya pronunciava più di frequente quando stavano assieme. Le aveva detto un mucchio di volte che adorava il suo sorriso. E che era la sua Principessa, come nelle fiabe, con quei suoi capelli lunghi e dorati. 
Era fin troppo evidente chi avesse scritto il testo. Del resto, sapeva che, tra i tre fratelli, Seiya era il cantante principale nonché autore di molte loro hits. Questa canzone, seppur non fosse riuscita ad ascoltarla per intero, era un grido d’aiuto. Si, il suo ragazzo si stava rivolgendo a lei e lo faceva nel modo più naturale per un artista come lui: cantando. 
Seiya stava cercando disperatamente di far capire a Usagi, anche attraverso quelle parole, contornate da una dolce ma malinconica melodia, che nel suo cuore c’era solo LEI. Lui non ne era semplicemente innamorato, ma l’AMAVA. Usagi finalmente comprese quanto fosse profondo il sentimento del suo ragazzo verso di lei e sperò di vederlo quanto prima, perché si sentiva tremendamente in colpa per non riuscire a contraccambiare quel sentimento con la stessa intensità.
 
Dopo pochi minuti, il cellulare iniziò a vibrare. 
 
- È lui! – esclamò. – Seiya ciao, finalmente! –
- Ciao Usagi… - rispose lui distaccato.
 
La ragazza andò subito al sodo.
- Senti mi dispiace tantissimo per ieri. Sono stata così stupidamente presa dal turno da Motoki che non ho avuto modo di scriverti.
- Ah si? Non hai avuto modo? Diciamo piuttosto che non hai voluto Usagi, sii sincera. Non credo che Motoki ti avesse puntato una pistola alla tempia impedendoti di prendere in mano il cellulare per un secondo. E poi avevi il turno nel tardo pomeriggio, io non ti ho sentita nemmeno prima – rispose lui alterato.
- Hai ragione, ma prima mi sono vista con Minako e… -
- E quindi non hai avuto tempo di scrivermi un messaggio. Si dai, ho capito perfettamente qual è il tuo giochetto.
- Giochetto? Di cosa stai parlando Seiya? Ti sto solo dicendo che mi dispiace cavolo! – 
Usagi stava per alterarsi. Certo, sapeva di non essersi comportata bene, ma non voleva prendere in giro nessuno e non capiva perché Seiya diffidasse del suo pentimento. La considerava una bugiarda?
- Lo sai benissimo di cosa sto parlando! C’è sempre qualcuno o qualcosa che ti distrae da me, anzi appena stiamo assieme sembra che tu mi stia dando le briciole del tuo preziosissimo tempo! Cosa credi, di essere l’unica ad avere una vita?? Un lavoro?? Degli impegni?? Eppure io per te il tempo l’ho sempre trovato! – gridò furioso.
 
La ragazza restò totalmente spiazzata. Forse Seiya poteva anche avere ragione, ma il modo in cui si rapportava a lei era così carico di rabbia e disprezzo che, in quel momento, non riconobbe più in quelle dure parole la voce gentile del suo fidanzato.
 
- Ma ti vuoi dare una calmata? Io… non so davvero cos’altro dirti Seiya. -
- Non dire nulla, del resto è quello che ti riesce meglio. Comunque oggi il nostro manager ci ha fissato un nuovo appuntamento in radio. Fra pochi mesi inizieremo un tour. Magari se ci fossimo sentiti ieri, lo avresti saputo. Quindi oggi sono molto impegnato, come lo sarai anche tu, immagino, con la tua preziosissima tesi -  disse il ragazzo con tono sarcastico – Mi sa che ci sentiamo appena ho tempo Usagi. -
- Appena hai tempo?? Perfetto, allora fai pure con comodo, non ti disturbare Seiya!! Hai detto bene, oggi mi dedicherò ancora alla mia tesi perché ho un obiettivo da raggiungere e sto lavorando sodo per questo. Non credo certo di meritare il tuo disprezzo, dovresti solo essere fiero di me. Ma siccome è evidente che non sia questo quello che provi, ti saluto subito e ti lascio ai tuoi impegni promozionali! Buon tour e buona vita!! – disse infine tutto d’un fiato con livore riattaccando il ricevitore.
 
- Ma com’è possibile?? Si chiese quasi ansimando e con le lacrime agli occhi tanta era l’agitazione che aveva in corpo in quel momento. 
 
Il ragazzo con cui aveva cenato in un ristorante a lume di candela appena due sere prima, che le aveva dedicato una canzone carica d’amore…poteva essere la stessa persona che l’aveva trattata in questo modo, dandole della bugiarda e doppiogiochista per telefono?
 
Non riusciva a capacitarsi di come Seiya potesse essere cambiato repentinamente nei suoi confronti. 
Non aveva fatto in tempo a concludere la chiamata che il telefono ricominciò a suonare.
 
- Basta Seiya sono io che non voglio più sentirti oggi, hai capito?? – urlò la ragazza a pieni polmoni.
- Usagi sono io, Rei! Sto provando a chiamarti da un sacco di tempo, ma hai sempre il numero occupato! Cos’è successo con Seiya? – chiese infine l’amica.
- Oh Rei, ho fatto un casino! -  rispose Usagi mentre cercava di trattenere a forza le lacrime.
- C’entra per caso Mamoru con tutto questo? – domandò a bruciapelo la mora.
- Mamoru? E tu che ne sai? -  domandò Usagi stupita.
- Bè ti stavo chiamando proprio per quello. Ieri Minako è venuta a dormire da me. Figurati, era così alterata che non sarebbe stata in grado di ritornare a casa sua illesa. –
- È vero, era davvero messa male ieri sera! A un certo punto non l’ho più vista e ho pensato che fosse riuscita a catturare la sua preda, Yaten – disse Usagi ripensando alla sua amica.
- Si, in effetti è uscita con Yaten, ma perché non riusciva a farlo da sola! Praticamente gli è quasi svenuta addosso ed è riuscita solo a indicargli il mio indirizzo. Mi hanno suonato all’una di notte, puoi immaginare lo spavento!  - rispose Rei.
- Oh mamma, Minako non cambierà mai! Tutta quella fatica per conquistare Yaten per poi svenirgli addosso! – si limitò a dire Usagi divertita dal pensiero che la sua amica fosse totalmente irrecuperabile, proprio come lei.
- Bè, ma in un certo senso è riuscita nel suo scopo. Ieri sera Yaten mi ha lasciato il suo numero e mi ha detto di darlo a Minako non appena si fosse ripresa. Diceva di essere preoccupato per il suo stato e voleva avere sue notizie –.
- Nooo, davvero? – urlò Usagi incredula – Ma è magnifico!!
- Si, ma lei ancora non lo sa. È in coma, sta dormendo come una bambina da ore! Ieri appena si è ripresa ha avuto solo modo di dirmi che ti aveva vista con Mamoru da Motoki – 
- Rei non aveva proprio intenzione di far cadere l’argomento.
- Andiamo, che è successo? E Seiya? – 
- Si, ieri al locale c’era anche Mamoru. È appena rientrato dagli Stati Uniti. È stata una pura casualità, non sapevo ci fosse anche lui. 
- E?? – la incalzò l’amica.
- Niente, abbiamo scambiato quattro chiacchiere e poi mi ha riaccompagnato a casa a fine turno, tutto qui. – rispose la bonda in modo poco convincente - Il problema è venuto dopo. Ieri non mi sono sentita con Seiya, quindi oggi gli ho scritto un messaggio. Mi ero dimenticata che ieri era stata programmata l’uscita del loro nuovo singolo. Lui si è molto arrabbiato, mi ha detto che non ho mai tempo da dedicargli, abbiamo avuto una litigata furibonda Rei. –
- Bè non puoi biasimarlo Usagi. Quel ragazzo ti ama e tu l’hai ferito. – disse Rei senza troppi giri di parole – Insomma, ieri ho ascoltato per radio la loro canzone. È un inno a te, all’amore che prova e che vuole dimostrarti a tutti i costi! Non dirmi che non te ne sei resa conto!
 
Rei aveva ragione. Seiya aveva parlato in quel modo perché soffriva. Stava male. E la causa del suo dolore era stata lei.
 
- Hai ragione Rei, ho sbagliato tutto… -  continuò Usagi con voce tremante.
- Dai non disperarti, lascia passare del tempo, avete portato la situazione all’estremo, ora avete bisogno di sbollire tutti e due. Vedrai che riuscirete a chiarirvi, Seiya ti ama, non rinuncerà a te – la rincuorò l’amica. – ti va di venire a trovarmi? Non dirmi che vuoi perderti lo spettacolo di Mina-chan post sbronza! – esclamò Rei per cambiare argomento.
- Povera Mina, stiamo parlando così tanto delle sue disavventure, mentre lei dorme inconsapevolmente -  rispose Usagi, stavolta non riuscendo a trattenere una timida risata -  Dai, va bene, vengo più tardi. Prima pensavo di andare al parco a leggere qualcosa. Ho capito che oggi non riuscirei a scrivere nulla, però almeno leggo l’ultimo libro che ho preso in biblioteca. Mi serve per concludere il terzo capitolo.
- Perfetto, allora vai al parco, è una bella giornata e vedrai che un po’ di sole ti farà stare meglio! Poi, quando vuoi, noi ti aspettiamo, ok?  - disse infine Rei con dolcezza – a più tardi Usa.
- Si, grazie di tutto Rei, a dopo!
 
Usagi si sentì subito meglio. In questi casi, Rei-chan era meglio di un dottore! Sembrava riuscisse a percepire le emozioni delle persone. Del resto era una ragazza molto sensibile e questa sua dote l’aveva portata a iscriversi a Psicologia, facoltà che frequentava con entusiasmo.
 
Si vestì molto velocemente, scegliendo le prime cose a portata di mano nell’armadio. Un paio di jeans, una magliettina rosa e la giacca in pelle. Prese con sé il libro, i suoi appunti e si avviò verso il Shinjuku Goyen, uno dei parchi più belli della città, pieno di lussureggianti alberi.
Ormai la primavera aveva fatto schiudere moltissimi boccioli. Del resto era il periodo dell’Hanami, la fioritura dei ciliegi e pensò che fosse una buona idea potersi sedere su una panchina sotto una cascata di petali colorati. Da sempre la fioritura di queste splendide piante rappresentava per Usagi un miracolo che si ripeteva ogni anno. 
Si ricordava quando, ancora adolescente, si addentrava nei giardini di Tokyo con Hiro per ammirare questo magnifico spettacolo della natura.
Questa volta però sarebbe andata da sola,  con le sue emozioni e i suoi pensieri da riorganizzare.
 
Giunta all’ingressò, notò con forte disappunto che il parco era già gremito. Ma certo, era domenica mattina di una bellissima e calda giornata primaverile, per forza c’era tutta quella gente in giro.
Decise di non scoraggiarsi e cominciò a ricercare una panchina libera dove potersi mettere a leggere il libro, in tranquillità.
Dopo circa 20 minuti passati a vagare tra gli alberi, riuscì a scorgere una panca libera, proprio sotto un maestoso ciliegio bianco.
 
- Perfetto, finalmente! -  esclamò soddisfatta.
 
Si mise a correre lungo il sentiero per raggiungere rapidamente quella panchina, prima che qualcun altro, come lei alla ricerca di un posto libero, se ne impadronisse.
 
Ormai era a pochi passi dalla meta. E fu in quel momento che cadde per terra dopo essersi scontrata con un ignaro runner che veniva dalla parte opposta.
 
- Ahi, che botta! -  gridò Usagi dopo aver sbattuto con forza il sedere a terra. 
 
Era più forte di lei, ogni volta che, per qualche ragione, cadeva e si faceva male, ritornava una bambina e si metteva a piagnucolare.
“Fai attenzione a dove metti i piedi Usagi!” – le ripeteva come un mantra sua madre praticamente da sempre.
 
- Scusami ti sei fatta male? – domandò una voce preoccupata.
A Usagi sembrò riconoscere quell’intonazione quel suono, quella premura.
Ma doveva per forza sbagliarsi. Era impossibile che, in un parco pieno di gente, si fosse scontrata con quella persona.
Davvero si erano rivisti? 
 
- Mamoru! Non ci posso credere – riuscì a dire la giovane.
 
Per qualche ragione, i due si erano incontrati nuovamente, ancora per caso, a distanza di poche ore.
Il ragazzo l’aiutò a rialzarsi.
 
- Usagi! Anche tu qui?? – chiese il moro visibilmente stupito da quel gioco che il destino aveva creato per loro. – Non dirmi che sei diventata anche una sportiva? Non riuscirei davvero a crederti stavolta! – continuò scherzando.
- No Mamoru, hai ragione, non sono una sportiva, né mai lo diventerò – disse Usagi toccandosi l’osso sacro dolorante. – Sono venuta al parco per leggere un libro, ma a quanto pare è davvero affollato!  
- Purtroppo si! Io ero venuto per fare una corsa e rivedere questi magnifici ciliegi. Non hai idea di quanto mi siano mancati in America… - rispose malinconico.
- Immagino Mamoru, sono mancati molto anche a me… Intendo, dall’anno scorso… Starei sempre sotto uno di questi giganti in fiore – aggiunse lei prima di emettere un piccolo gemito di dolore mentre si toccava la gamba.
- Ho l’impressione che tu debba sederti un attimo. Dai, andiamo verso la panchina. Ce la fai a camminare? -  le chiese seriamente allarmato. 
- Si, sono un po’ indolenzita, ma mi passa, tranquillo. 
 
Si sedettero insieme, su quella tanto agognata panchina, sotto una coltre di petali che libravano in aria. Per un istante Usagi dimenticò il dolore e riuscì a godersi quello spettacolo maestoso con gli stessi occhi estasiati di quando vide i ciliegi in fiore per la prima volta, da bambina. 
Mamoru ammirava Usagi circondata da un’atmosfera surreale e, in quel momento, gli sembrò un personaggio fiabesco, una fata. Eterea e bellissima, quasi evanescente, appartenente a un’altra dimensione, sovrannaturale e lontana.
 
Per un tempo indeterminato, rimasero lì, quasi catturati in un mondo impalpabile e sconosciuto, a condividere un momento di rara bellezza del creato.
 
Nonostante la loro inconsapevolezza, entrambi ebbero l’impressione che esistesse una forza, ignota e misteriosa, che continuava ad attrarli l’una verso l’altro. Mamoru ne ebbe conferma. Ancora incredulo, si convinse che il destino avesse voluto ricondurlo, per qualche strana ragione, verso Usagi. 
Usagi, d’altro canto, non seppe spiegarsi il motivo, ma sentì che rimanere seduta vicino a Mamoru fosse la cosa giusta. E cosi fece. Rimase lì, ipnotizzata dal paesaggio celestiale che li circondava e da quella strana presenza accanto a lei, questa volta, senza avvertire alcun peso o colpa da portare sulle spalle.

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