Something you can't deny

di Pando91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo - Ci proviamo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


Something you can't deny - Primo capitolo



“Chris per favore, puoi smetterla di agitarti?”

La voce di mia madre echeggia per la cucina, e dev’essere alta perché riesco a sentirla dalla mia camera da letto. Rido da sola, scuotendo la testa. È il giorno, il giorno in cui Chris ha invitato la sua prima vera ragazza a cenare con noi. Fossi in lui sarei anche più spazientita: la nostra famiglia è amorevole, ma a volte crea diversi tipi di imbarazzo. Ridiamo ancora quando ci ricordiamo la volta in cui Taylor ha portato il suo primo ragazzo e nostro padre ha cominciato a raccontare di come da piccola mangiasse qualsiasi cosa si trovasse a tiro.

Taylor si era nascosta il viso tra le mani e aveva provato a cambiare discorso, fallendo. Il suo ragazzo, una relativa cotta estiva, si era messo a ridere e l’aveva confortata. Adesso che ci ripenso non era male, ma erano piccoli e lui dopo un mese aveva lasciato la città per tornare dalla sua famiglia.

Finisco di vestirmi, mentre la voce di mia madre mi raggiunge di nuovo, anche se questa vuole più dolce e confortante.

“Vedrai che andrà tutto bene, ho già detto a papà di comportarsi bene”

Indosso gli stivali, mi guardo allo specchio sistemando i capelli in una coda e scendo in sala, dove mio padre sta guardando una partita di football, lanciando insulti contro un giocatore che ha appena perso l’ultima opportunità di vincere il gioco.

“Che razza di idioti!”

Mi siedo sul bracciolo del divano, divertita, dando piccole pacche di supporto a mio padre, che sconfitto scuote la testa.
Chris entra nella stanza, uno sguardo agitato sul volto. Taylor non sarà presente alla cena, e spererei di essere io nella sua posizione. Ma mia madre mi ha chiesto di restare per poter mettere qualche toppa in caso qualcosa andasse storto, come se fosse chissà quale evento.

Non ho mai portato nessuno a casa, proprio per evitare che tutto ciò succedesse, ma a quanto pare per Chris è importante e ci ha confessato più volte che la sua ragazza aveva mostrato il desiderio di conoscere la nostra famiglia.

“Chris, ma ti vuoi calmare?”

Tuono, uno sguardo riluttante sul volto. Lui ferma il suo girovagare nella stanza, dedicandomi uno dei suoi sguardi più indignati.

“Sta zitta e vedi di non fare casini, voglio che questa serata vada bene. Ci tengo a lei”

“State insieme da un mese e già sembra che vi vogliate sposare, vuoi farle la proposta stasera?”

Lo prendo in giro, coprendomi istantaneamente il viso quando Chris mi lancia un cuscino addosso.

“E’ speciale, non voglio che si trovi male, è tanto da chiedere?”

Scuoto di nuovo la testa, anche se devo ammettere che l’agitazione di mio fratello mi fa capire quanto effettivamente sia preoccupato per la serata e per quello che starà per succedere. Mio padre intanto, prende la birra vuota e la ciotola di popcorn e si porta in sala, deluso dalla fine della partita. Posso udire mia madre posare le cose nel lavandino e avvisarlo di non mettere in imbarazzo Chris.

Un profumo del nostro cibo cubano preferito mi arriva al naso e non vedo l’ora di mettermi a tavola per gustare tutto ciò che mia madre ha preparato. La ragazza di Chris è cubana, questo quindi avrebbe giocato a suo favore.
Faccio per alzarmi dal divano per aggiustarmi la t-shirt quando sento il suono del campanello e vedo mio fratello sbiancare. Sembra paralizzato sul posto, non essendo realmente capace di muoversi.

“Dovresti aprire”

Gli dico, e lui sembra risvegliarsi dal coma, prendere coraggio e portarsi verso la porta.

Oscurata alla vista della scena del loro saluto, mi appoggio al divano aspettando questa ormai famosa ragazza. Non ricordo neanche il suo nome, se devo dirla tutta, nonostante tutte le volte che Chris l’ha tirata in ballo, anche quando non c’entrava affatto col discorso in corso.

Sento dei passi avvicinarsi alla sala, incrocio le braccia al petto, pronta ad incontrare … Carmen? Niente, non mi viene in mente, anche se sono quasi sicura inizi con la C.

Li sento ridere e quando finalmente entrano nel mio campo visivo, lo stomaco mi si chiude e le mani cominciano a sudarmi.

È bellissima.

I capelli lunghi marroni fanno da cornice ad un viso dolce e magro. Gli occhi color nocciola risplendono di luce propria ma la prima cosa che noto sono le labbra, piene e all’apparenza soffici. Si morde il labbro inferiore, probabilmente agitata. Il mio sguardo scende sul suo corpo, incantata dalla bellezza semplice della ragazza che ho di fronte.

I jeans attillati sono indossati da due gambe lunghe e affusolate, e a concludere il tutto è una maglietta corta che le lascia scoperto il ventre tonico. La squadro da capo a piedi, ma non posso farne a meno.

Posso capire l’agitazione di Chris, perché sembra così innocente e dolce che avere paura della nostra famiglia casinista potrebbe sembrare la cosa più giusta. Quando i miei occhi ritornano sul suo viso, la sua lingua traccia le sue labbra e sento la mia bocca aprirsi, senza neanche rendermene conto. Le mie braccia sotto strette al mio ventre in una morsa di resistenza: credo di non aver mai trovato nessuno così sorprendentemente attraente e scommetto che lei non sia a conoscenza dell’effetto che fa sulle persone. Il mio sguardo che vuole apparire furtivo risulta strano, tanto che i suoi occhi mi guardano sorpresa.

“Lauren…”

La voce di Chris mi raggiunge e in pochi secondi mi riprendo dallo stato di trance in cui mi ritrovo: può una persona avere tale effetto su di te senza neanche aver aperto bocca?

Lauren smettila, è la ragazza di tuo fratello, sta con tuo fratello, non puoi avere questi pensieri.

“S-si?”

Cerco di rispondere, la mia voce bassa ed incerta.

“Lei è Camila, Camila lei è Lauren, mia sorella”

Camila! Ecco qual’era il nome. E assurdamente sembra darle ancora di più un’immagine etera.

Camila.

La osservo avvicinarsi, lasciando la mano di Chris, portandola verso di me. Appena si muove il suo profumo raggiunge le mie narici e è un misto di fragola e pesca.

“Piacere”

La sua voce è sottile ma graffiata.

Tentando di non risultare un’ebete, le stringo la mano, sentendo le sue dita soffici stringere le mie. Mi sorride scoprendo i denti, bianchi e lineari. Sono dannatamente persa.

Le lascio subito la mano, paurosa di scottarmi. Il momento di imbarazzo viene interrotto dall’entrata di mia madre che si asciuga le mani in uno strofinaccio prima di salutare Camila e di mio padre, che senza pensarci la stringe in un abbraccio stritolatore.

Rido piano, osservando lo sguardo di Camila che è un misto di stralunato e sorpreso. È imbarazzata. Le guance si tingono di rosso e posso notare quanto sia contenta di essere qui e allo stesso tempo vorrebbe aprire la porta e scappare veloce.
Con nessun ripensamento l’avrei seguita volentieri.

Dopo le solite chiacchiere da salotto, la cena è pronta e ci sediamo a tavola. Non parlo molto, osservando mio padre chiederle se pratica qualche sport e come va la scuola, mentre mia madre serve la prima portata.

Lei ridacchia prima di rispondere, e mi ritrovo le labbra stiracchiate in un sorriso, imitandola.

“Diciamo che lo sport non fa per me, sono più le volte in cui mi inciampo che quelle in cui sto in piedi”

Faccio fatica a crede che quelle gambe lunghe siano regnate da una ragazza goffa, ma ritrovo uno sguardo sincero sul suo viso.

“La scuola va bene, il mio unico problema è la fisica, non riesco proprio a capirla, è più forte di me”

Mio padre e mia madre ridacchiano, confermando che anche loro hanno sempre avuto problemi con la materia.

“L’unica brava della famiglia è Lauren”

La voce di Chris mi raggiunge e io faccio un sorriso di circostanza.

“In realtà anche Taylor è brava, Chris invece ha sempre avuto problemi con le materie scientifiche”

Mio fratello lancia uno sguardo furioso a mio padre.

Camila ride, e posso notare la sua mano finire sulla sua posata sul tavolo. Lo stomaco si stringe e improvvisamente i miei occhi non riescono a staccarsi dalle loro dita intrecciate. Il mio sguardo però, viene colto da Camila, che dopo poco lascia la presa, con uno sguardo indecifrabile sul volto.

Lauren trattieniti, smettila.

“Avrei realmente bisogno di una mano, infatti stavo cercando qualcuno che mi aiutasse. Chiederò a scuola, non voglio rischiare di non passare l’anno per una materia”

Continua Camila, tentando di riprendere il discorso da dov’era stato interrotto. Poi Chris si gira verso di me.

“Perché non l’aiuti?”

Stringo la mascella, la voglia di poter avere del tempo da sola con Camila, anche solo per conoscerla, è considerevolmente alta, ma non è la scelta giusta.

“Credo che Tay potrebbe avere più tempo”

Cerco di dire diplomaticamente, tentando di non sembrare brusca, ma mio fratello non molla.

“Avanti Lo, Tay non è brava come te, ed è un anno indietro rispetto a Camila, tu le cose che sta studiando ora invece le hai già fatte”

Porto lo sguardo sui miei genitori che mi spronano con lo sguardo ad accontentare mio fratello, anche solo per il bene della serata, considerando quanto Chris si possa intestardire qualche volta.

“Non importa, non ci sono problemi, chiederò a scuola”

Spero che l’ultima frase di Camila possa concludere il discorso, ma a quanto pare mio fratello non è d’accordo.

“No Mila, mia sorella ti aiuterà, altrimenti potrei menzionare quella volta in cui-”

E non lo faccio continuare oltre, perché so già dove vuole arrivare.

“Ok, ti aiuto io”

I miei genitori mi guardano straniti, consci che Chris sta per rivelare una cosa di cui sono all’oscuro. Il cuore mi batte forte e tento di ristabilire l’agitazione. Camila non sembra contenta della soluzione trovata, forse consapevole del fatto che io abbia accettato di aiutarla soltanto perché non voglio che mio fratello confessi a voce alta quello a cui sta pensando.

La serata passa tranquilla, ma io non parlo più. I miei genitori fanno di tutto per farla sentire a suo agio, e sembra che siano riusciti nel loro intento quando si spostano in sala per continuare a chiacchierare.

“Lauren tu non vieni?”

Mi chiede mia madre, ma io scuoto la testa, offrendomi di mettere a posto la cucina. Lo sguardo sorpreso di mia mamma mi fa capire quanto succeda raramente.

Dopo aver sparecchiato la tavola, riempio la lavastoviglie e comincio a lavare le pentole e i bicchieri più delicati che i miei genitori hanno deciso di usare per l’occasione.

“Hai bisogno di una mano?”

La voce di Camila mi raggiunge, e senza accorgermene stringo il bicchiere di vetro che ho in mano, sorpresa e spaventata, immersa nei miei pensieri. Malauguratamente stringo talmente tanto, con la spugna, che il bicchiere si vena e poi si rompe, e del sangue comincia ad uscire dal mio palmo.

“Cazzo!”

Esclamo, il taglio sulla mia mano che già brucia e causa una serie di insulti e di parolacce che però rimangono limitati al mio cervello. Sento Camila muoversi dietro di me.

“Oh mio dio, mi dispiace! Non volevo spaventarti!”

Il suo tono preoccupato mi fa sciogliere, ma tento di rimanere composta, chiedendomi perché un taglio così piccolo possa creare un afflusso del genere di sangue. Con coraggio, sapendo già il bruciore a cui andrò in contro, metto la mano sotto l’acqua, ora la spalla di Camila che sfiora la mia.

Nonostante il dolore dell’acqua che mi pulisce la ferita, il suo profumo mi colpisce di nuovo come se lo sentissi per la prima volta e mi fa chiudere gli occhi. Lei è accanto a me.

“Fa male? Vuoi un cerotto? Aspetta, dove posso trovarlo?”

Le indico senza guardare il cassetto in alto a destra. Lei si gira, lo apre e con facilità trova ciò che le serve. I suoi passi leggeri mi raggiungono di nuovo e mentre ho ancora gli occhi chiusi, per il bruciore e per la sua vicinanza, sento una sua mano stringere la mia e chiudere il rubinetto. Prende un fazzoletto lì vicino e comincia a tamponarmi il palmo. Ora i miei occhi sono aperti e osservano il suo sguardo timoroso che attraversa il suo viso quando con delicatezza tenta di non farmi male.

Le sue dita sono soffici, tanto quando la sua pelle. Il mio pollice le sfiora il polso, ma lei non se ne accorge, il gesto talmente inoffensivo da passare inosservato. Continuo a fissare i suoi occhi e la sua bocca che mezza aperta cerca di mettere a posto il danno che secondo lei ha combinato.

“Non è successo niente Camila”

Riesco a dirle, il mio tono basso e graffiato, decisamente non adatto alla situazione, ma non riesco a controllarlo.

Ok Lauren, smettila di flirtare o di fare quello che stai facendo, Dio santo, è la ragazza di tuo fratello.

Lei sposta lo sguardo dalla mia mano al mio viso, e non riesco a capire a cosa stia pensando realmente.

“S-sono un disastro, faccio sempre capitare queste cose, se non sono direttamente io a farle”

La conclusione della sua frase mi fa ridere. Lei si unisce alle mie risate, un po’ imbarazzata e confusa. Ma quando appoggia con troppa pressione il fazzoletto sulla ferita il mio corpo reagisce facendo un saltello e un gemito di dolore raggiunge le mie labbra.

“Appunto”

Ma io non rispondo, lasciando che con delicatezza e mani tremanti applichi il cerotto sul taglio. Poi con dolcezza ci soffia sopra, come se stesse medicando una piccola bambina che si è appena fatta la bua. Il suo alito fresco raggiunge la mia mano e il calore dato dalla ferita scompare per qualche secondo.

Profuma di buono, profuma di lucidalabbra alla fragola. Lo stomaco si contorce e quasi gli occhi mi si chiudono per il piacere provocatomi dal suo respiro.

“Meglio? Mio padre lo faceva sempre quando ero piccola, lo chiamava soffio magico

Mi chiede, tornando a guardarmi. Il suo viso è a pochi centimetri dal mio. La voglia di baciarla è così forte che mi devo allontanare, sentendomi in colpa anche solo al pensiero. Un sorriso sostituisce sulle mie labbra un bacio non dato.

“Meglio, grazie. Puoi tornare di là ora, io finisco”

Ma lei scuote il capo e rifiuta che io porti a termine quello che ho iniziato. Nonostante mi sia spostata, la sua mano stringe ancora la mia. La sua presa è salda e contemporaneamente dolce e manda scosse elettriche in tutto il mio corpo.

Ti prego vattene, mi ritrovo a pensare, combattuta ed elettrizzata dalla sua presenza.

“Lavo io le ultime cose, rimedio al danno”

Annuisco, mormorando un ‘ok’ che lei sembra recepire, avvicinandosi al lavabo per completare il lavoro. Resto ferma sul posto, cercando di capire se andarmene potrebbe risultare da maleducati. La sua presenza nella stanza mi soffoca e mi libera, ed è così stupido perché conosco questa ragazza da due ore e tutto ciò a cui riesco a pensare è il suo profumo, il suo corpo e la sua risata.

E a proposito di corpo, il mio sguardo finisce sul suo fondoschiena e Dio santo, non si può non notare.

Stretto nei jeans, ha una forma perfetta. È invitante e mi ritrovo a voler appoggiare il mio corpo sul suo, per poterlo sentire contro di me. Scuoto la testa, sperando di poter cacciare quei pensieri terribilmente gustosi ma colpevoli. Il mio centro pulsa e la mia mano va a finire nei miei capelli.

Contieniti, scusati e vattene, subito.

Mi sposto dal tavolo di marmo a cui sono appoggiata, ma quando faccio per salutarla, forse sentendo il mio movimento, comincia a parlami.

“Senti, volevo solo dirti che se non ce la fai non sei costretta ad aiutarmi per fisica, troverò sicuramente qualcuno”

Sento un sorriso gentile sul suo volto, anche se non posso vederla. L’acqua scorre e quando la chiude, la vedo asciugarsi
le mani in uno strofinaccio lì vicino. Posa l’ultimo bicchiere nell’apposito posto e questa volta si gira a guardarmi, aspettandosi una risposta.

“Non importa, Chris ci tiene quindi non è un problema”

Rispondo, il cervello offuscato dall’immagine di Camila appoggiata al lavabo, il ventre scoperto dalla maglia corta.

“Sei sicura? Non voglio che tu lo faccia controvoglia, non sei obbligata”

Insiste ad essere gentile e la insulto internamente perché in questo momento se fosse una stronza arrogante non riuscirei neanche ad osservarle il corpo. Invece è bellissima e dolce e come fai a dire di no ad una persona del genere?

“Sicura. Adesso vado di sopra, è stato un piacere conoscerti, buona serata”

Con fretta esco dalla stanza, udendo “E’ stato un piacere anche per me” uscire dalle sue labbra.

Quasi corro per le scale, tentando di non cadere, con la sola voglia di chiudermi nella mia stanza per respirare di nuovo.

Accendo la luce e mi butto sul letto, sconfitta.

Prendo il cellulare dalla tasca e digito il numero di una delle persone con cui so avrei potuto parlarne liberamente. Dopo due squilli la voce di Dinah mi raggiunge e già mi sento meglio.

“Yo Lauser”

Ma non la lascio continuare.

“Dinah, abbiamo un problema”




Pandangolo:

OK, mi rendo pienamente conto a cosa sto andando incontro in questo momento. Questa storia è nata così, ovviamente so dove voglio arrivare ma voglio avvisare che potrei mettere più tempo del solito ad aggiornare perché il lavoro mi sta risucchiando l'anima e quando torno a casa vorrei solo sprofondare sul divano e dormire.
So anche che ho appena finito la scorsa, ma ste due befane mi danno qualcosa di cui scrivere!

Farò il possibile comunque per darvi almeno un capitolo alla settimana.

So che è qualcosa di diverso rispetto a "Thinking out loud", ma volevo affrontare una sfida diversa, e credo si possa notare il cambiamento. Perlomeno io l'ho notato ahah! Lauren e Camila non si conoscono, quindi ci vorrà un po' per farle entrare nel profondo l'una dell'altra.

Ovviamente spero che vi possa piacere, anche essendo un AU non così seria, per ora! Le recensioni sono sempre accettate, negative o positive. Anzi, mi piacerebbe capire che ne pensate di un cambiamento del genere!

Buona serata/notte gente, 

Pando :)

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


CAPITOLO SECONDO

 

“Qualcuno si è preso una cotta!”

Il mattino seguente, ristabilito un ordine nella mia mente, dopo aver deciso che non era successo niente, che l’attrazione fisica molte volte non si può controllare e che comunque non avrei visto Camila molto spesso, il mio cuore e il mio cervello avevano iniziato di nuovo ad andare pari passo.

Basta non pensarci, Camila di certo non è l’unica ragazza sulla terra.

A quanto pare però Dinah non è della mia stessa opinione.

Sono appoggiata al mio armadietto, aspettando l’inizio delle lezioni, Dinah e Normani che mi circondano.

“Come?”

Chiede Normani, sorpresa e stupita.

“A quanto pare Lauser si è presa una cotta per la fidanzata di Chris!”

Dinah comincia a ridere senza controllo. Quando la sera prima l’avevo chiamata, confusa e colpevole, lei mi aveva aiutata a capire quanto mi stessi sbagliando, di lasciar perdere e che non era niente; ma mi sarei aspettata quella reazione una volta attraversato il corridoio, conoscendo la volontà di Dinah di rendermi la vita difficile.

“Abbassa la voce!”

La riprendo, paurosa che Chris, che frequenta la mia stessa scuola, o qualcuno che lo conosce, possa sentire il nostro discorso.

“Stai scherzando?”

Normani si gira verso di me scioccata, la bocca mezza aperta. Mi passo una mano tra i capelli, lanciando uno sguardo rabbioso a Dinah.

“Sì, sta scherzando. Era un falso allarme, non è successo niente. Chris è felice ed è questo che conta”

Ed è vero. La felicità di mio fratello sarebbe sempre venuta prima di tutto.

Sento il cellulare vibrarmi nella tasca, ma la campanella suona e non faccio in tempo ad estrarlo per vedere chi mi ha scritto. Saluto le mie amiche che hanno altre lezioni e mi trascino a letteratura, contenta di non provare più la frustrazione di ieri, ma triste, perché dopotutto, se non fosse stato per Chris, avrei potuto tentare un approccio diverso con lei.

Ma smettila, è etero, non avresti avuto nessuna possibilità.

Giusto.

 

Quando la campanella decreta la fine dell’ora, i miei compagni di classe escono voracemente dall’aula. Per un attimo rimango seduta, 10 minuti di tempo per raggiungere la mia prossima lezione. Tiro fuori il cellulare e lo controllo.

Il messaggio che mi è arrivato è da parte di un numero che non ho salvato in rubrica. Lo apro del tutto e il mio cuore sprofonda.

Ciao! Ho chiesto a Chris il tuo numero, spero non ti dispiaccia! Ehm, volevo soltanto chiederti quando fossi disponibile per le ripetizioni, sempre che tu non abbia cambiato idea! Fammi sapere! P.S il taglio brucia ancora? - Camila”

Nonostante la chiarezza del messaggio, leggere il suo nome alla fine dell’ultima domanda mi fa rotolare lo stomaco.

Lauren, no. È una stupidata, sii gentile, accetta e controllati.

Il mio cervello cerca di riguadagnare un certo stato di compostezza, nonostante faccia fatica a combattere il casino che ho dentro al corpo.

Ormoni del cavolo.

Scuoto la testa, da sola nella stanza, nonostante un piccolo sorriso stampato sulle labbra. Mi affretto a risponderle, un messaggio semplice e diretto.

Nessun problema! Mercoledì ti andrebbe bene? 6 a casa mia? P.S. il taglio non brucia più, il tuo soffio magico ha fatto miracoli

Prima di potermene accorgere clicco su invia. Quando lo rileggo, mi rendo conto di aver appena malamente flirtato con Camila.

Ma cosa c’è di sbagliato in me?

Prendo lo zaino, lo messo su di una spalla e mi porto nella prossima lezione. Durante il cammino il cellulare vibra di nuovo ma decido di ignorarlo. Non posso toccarlo se sono da sola, perché a quanto pare il mio cervello viene raggirato dal mio insaziabile controllo sessuale. Maledetta attrazione.

Quando atterro sgraziatamente sulla sedia, Normani, che è seduta composta, mi guarda con un sopracciglio alzato.

“Mi ha scritto”

Le dico, sussurrandolo appena, frustrata.

“Chi?”

Sbuffo, per l’incapacità della mia amica di non cogliere subito il messaggio.

“Camila”

Le dico, prendendo il cellulare. Lei apre la bocca annuendo, gli occhi ora consapevoli.

“Ieri Chris ha avuto la bellissima idea di dirle che sono brava in fisica e che l’avrei aiutata. Mi ha scritto chiedendomi quando ci potevamo vedere”

Sconfitta, appoggio il cellulare sul banco. Sarà difficile, mi dovrò contenere e dovrò fare del mio meglio per non dare a vedere l’effetto che Camila ha su di me. Mi sarebbe passata subito. Devo solo aspettare che la piccola cotta che mi sono presa per lei, dopo solo due ore insieme, svanisca con magia.

Controlla la tua mente, Lauren.

Passo il telefono a Normani per farle leggere l’ultimo messaggio che mi ha inviato.

Mercoledì va benissimo! Ti chiedo scusa in anticipo, perché io e la fisica siamo nemiche da sempre, quindi dovrai avere pazienza. P.S a quanto pare mio padre mi ha passato un dono – Camila”

Apro gli occhi sorpresa quando la mia amica finisce di leggere il messaggio, Camila che, non accorgendosi della mia intenzione di flirtare, risponde placidamente. Senza chiedermi niente, Normani scrive qualcosa e poi mi passa il cellulare.

A mercoledì allora, buona giornata”

La risposta è semplice e diretta, e è proprio per questo che ho lasciato che lei lo scrivesse per me. Premo il tasto invio e lascio finire il telefonino in tasca.

“Lo, non ti preoccupare. Andrà tutto bene!! Vederla una volta alla settimana pe 1-2 ore non ti farà certo innamorare di lei. E poi Chris è quasi sempre a casa, no? Quindi sarà facile”

La guardo per un attimo, rilassata e quasi convinta dalle parole di Normani, che tenta di tranquillizzarmi.

È quando mi rendo conto che il mercoledì alle 6 oltre me non c’è nessuno in casa, che le mani tornano sul mio viso e il mio cervello elabora insulti per la mia incoscienza.

__

 

È passata un’ora da quando Camila è arrivata a casa mia, e le cose sembrano stiano andando per il meglio. Nessuna parola di troppo, se non formule e calcoli che riguardano la fisica.

Nonostante la vicinanza del suo corpo al mio, i suoi piedi scalzi che qualche volta colpiscono le mie gambe, mi sento calma. Mi sento incredibilmente calma e rilassata, due sensazioni che, quando l’ho incontrata la prima volta, non hanno preso parte al party che avevo dentro di me.

Non so se è dovuto al fatto che non ci sono frasi non dette e tutto è concentrato sull’aiutarla, ma sentirmi calma mi fa star bene.

“Ok, direi di fare una pausa. Vuoi bere qualcosa?”

Lei annuisce e stira gambe e braccia, prima che io mi possa alzare. Un suo piede finisce nell’interno della mia coscia, e tutto ciò che ho pensato due secondi prima va a farsi benedire. Sento un calore diverso attraversarmi la pelle e il cuore palpita. Tento di non darlo a vedere quando si scusa mortificata ed imbarazzata. Consapevole della sua goffaggine, mi alzo e prendo due succhi di frutta.

“Qualcosa da mangiare?”

Ma lei scuote il capo, infila la cannuccia nel buco del cartone del succo e comincia a bere. Le sue labbra si aggrappano al piccolo tubicino bianco e il calore che prima ho sentito in tutto il corpo comincia a liberarsi solo in un punto. Stringo piano le gambe alla vista di quelle labbra così carnose succhiare il liquido al sapore di pesca, una goccia che finisce sul cartone. Deve piacerle perché appoggia la bocca vicino alla cannuccia e la pulisce via succhiando.

Tento di voltarmi senza farmi notare, e mi insulto pensando all’effetto che mi fa Camila soltanto bevendo un dannato innocente succo.

“Lauren, tutto a posto?”

Mi giro, buco la scatola di cartone con ferocia, cercando di non esplodere, annuisco e le faccio un sorriso. Lei sembra non essersi accorta di nulla e io ringrazio dio di non esserla saltata addosso.

Anzi, grazie cervello, a volte funzioni decentemente.

Ora c’è silenzio. Il solo rumore rimane il succo che passa dalle cannucce, il ticchettio dell’orologio che rimbomba nella stanza. Mi sento imbarazzata, non so cosa dire e mi trattengo, perché non si sa mai la mia bocca indecente cosa possa sputare fuori.

“Ti va di andare in giardino?”

Mi chiede, alzandosi e buttando la bevanda nel cestino della spazzatura.

“Sì, certo”

Le rispondo, imitandola e portandola nel giardino, che sul retro dà una sorta di privacy che ho sempre adorato.

“Raccontami un po’ di te, se ti va ovviamente”

Cosa c’è da raccontare? La domanda mi prende in contropiede e non riesco a formulare una risposta decente.

“Non c’è molto da dire sinceramente”

Non voglio sembrare scostante, ma conoscere Camila non è la tattica migliore per starle lontana. Infilo le mani dentro alle tasche dei jeans, sul suo viso un sorriso.

“Tu dici?”

Mi giro, un po’ sorpresa da ciò che Camila mi ha appena chiesto, ma non ho, fortunatamente, il tempo di pensare ad una risposta, perché il cellulare comincia a suonarmi, il ritornello di “Robbers” dei 1975 che riempie il silenzio.

“Hola!”

La voce di Normani esce dal telefonino, il tentativo di dare un accento spagnolo al saluto.

“Mani, ciao, dimmi”

Cerco di fare il più veloce possibile. Lasciare Camila ad ascoltare le mie chiacchiere con la mia amica non mi sembra la scelta migliore.

“Wo, cos’è tutta sta fretta?”

Alzo gli occhi al cielo, la ragazza di fianco mi guarda e sorride del mio sguardo.

“Sto facendo ripetizioni alla ragazza di mio fratello”

Dire il suo nome sarebbe risultato sospetto, e ancora più sospetto il fatto che una mia amica possa ricordarlo.

“Ooooh, ora capisco, poi dopo ne parliamo. Stasera sei libera? Volevamo andare a vedere “The duff” al cinema, Dinah mi sta rompendo con sto film da secoli”

“Va bene, fammi sapere per l’ora”

Chiudo la chiamata con Normani, lo sguardo di Camila su di me. Cerco di allontanare la sensazione dei suoi occhi sul mio viso, che inconsapevoli creano sentimenti contrastanti e la invito a rientrare per ricominciare con fisica.

Quando siamo di nuovo sedute al tavolo della sala lei alza il viso e mi sorride.

“Beh almeno una cosa in comune l’abbiamo”

Apro il libro di fisica, tornando alla pagina a cui eravamo rimaste. Le lancio uno sguardo confuso e lei si spiega.

“I 1975”

Annuisco, sorpresa di capire che Camila ascolta questo tipo di genere musicale. L’avrei destinata più alla musica pop, e questo mi fa sentire stupida: mai giudicare prima di conoscere.

Non aggiungo altro, continuamente paurosa di dire qualcosa di sbagliato. Poso gli occhi sui libri e comincio a spiegarle la teoria del moto rettilineo uniforme. Quando rialzo lo sguardo, le mie iridi verdi incontrano le sue marroni e per un momento mi sento immobilizzata, incapace di parlare o muovermi. Lei non fa nessun tentativo per interrompere il nostro sguardo e mi rendo conto di non essere in grado di decifrarla. Ogni parte di lei è un mistero da scovare, e questo, tristemente, la rende più interessante ed accattivante, ed attraente.

La sua immagine dice una cosa, la sua interiorità un’altra.

Come posso pensare di non osservarla, di non farmi coinvolgere dal suono della sua voce delicata e dai suoi occhi marroni, dotati di una luce che ho visto in poche persone. Sembra un misto di tristezza, serenità e consapevolezza. Camila è diversa, posso sentirlo e vederlo, ma non sono io a doverlo capire.

Eppure è goffa, eppure la sua risata è alta, scomposta. Un momento si inciampa e il momento dopo è seduta, le gambe incrociate e un sorriso sul viso, e tu non puoi non rimanere incantata.

Mantengo il contatto visivo, anche se so che non è giusto, né per me stessa né per Chris, ma non è questo il punto. Osservo le sue labbra stringersi, facendole scontrare l’una contro l’altra, bagnandole. Mi muovo scomposta sulla sedia, e non posso far altro che ringraziare il suono del campanello che rimbomba nella sala e che interrompe i nostri sguardi.

Mi alzo con calma, e senza dire niente vado ad aprire. Quando vedo Chris di fronte a me, lo stomaco si stringe e il senso di colpevolezza riafferra di nuovo il mio cuore.

“Grazie, ho dimenticato le chiavi a casa”

Chris appoggia il borsone per terra, vicino alla porta. Si toglie la giacca leggera e l’appende. Si leva sgraziatamente le scarpe e cammina verso la sala.

Sento due voci parlare, e il suono delle loro bocche che si toccano in un bacio rumoroso. Poi delle risate. Quando mi rendo conto di essere rimasta vicino all’appendiabiti come un’ebete, tento di ricompormi, a quanto pare un gesto che ormai sono abituata a fare, e con malavoglia entro in sala.

“Suppongo che per oggi possiamo finire qui.”

Faccio per togliere i libri dal tavolo quando Chris tenta di fermarmi.

“No, continuate pure, tanto devo farmi ancora la doccia”

“Si sente”

Gioca Camila, un risata che le scappa dalle labbra. Devo trattenermi dal seguirla, lo sguardo di mio fratello che appare offeso. Quando l’idillio scherzoso è finito e la mia mascella si sta consumando, rispondo ad entrambi.

“Camila, per oggi possiamo finire qui. Mercoledì finiamo il moto rettilineo uniforme e continuiamo con gli altri. Fai gli esercizi che ti ho fatto vedere e vedrai che otterrai presto buoni risultati”

Il mio tono è serio e non ammette repliche. Senza aspettare che uno dei due dica qualcosa, prendo finalmente i libri e raggiungo la camera. Frustrata, li poso sulla scrivania e tiro un calcio alla sedia.

Le mie mani finiscono nei miei capelli, che mi coprono il viso.

Come posso continuare così? Non posso volere la ragazza di mio fratello, non posso essere gelosa di loro due, non si può, non è naturale.

Grugnisco e decido che una doccia può alleviare la tensione che mi prende tutto il corpo. Accendo lo stereo e questa volta John Mayer si prende gioco dei miei sentimenti, l’acqua che scorre e nessun altro rumore se non la musica che esce dalle casse. Non so per quanto rimango in piedi, cercando di rilasciare i muscoli, tentando di cacciare via i pensieri riguardanti Camila, ma quando mia madre mi chiama per scendere a mangiare, capisco di aver perso totalmente la cognizione del tempo.

Frettolosamente mi vesto, pronta per uscire con le altre, che nel mentre mi avevano mandato un messaggio con l’orario di incontro.

Quando attraverso il salotto per entrare in cucina, il respiro si ferma e il cervello mi duole: la sua risata rimbomba dentro di me e capisco che Camila è rimasta per cena.

“Allora Camila, la fisica sta diventando un pochino più chiara?”

“Mamma”

La rimprovero con lo sguardo, mentre passo la forchetta sulle patate bollite che ho nel piatto: la fame è completamente passata e vorrei soltanto uscire dalla stanza. Lei mi fa spallucce. Chris ha un sorriso a 32 denti, e si porta il mangiare in bocca come se digiunasse da giorni. La sua mano è appoggiata sulla coscia di Camila, nascosta dalla tovaglia lunga. Sono l’unica a potere vedere la scena, e a questo punto la voglia di buttarmi fuori dalla cucina è alle stelle. Lo stomaco si stringe e il cervello si accalda e vorrei soltanto non provare tutto ciò che provo. Vorrei non essere gelosa, vorrei avere la possibilità di guardarla senza che il mio corpo possa sentire qualcosa di diverso, qualcosa che non riesce neanche ad identificare.

È ingiusto, cattivo, complicato.

Ed è bello, misterioso e accattivante.

Lei la è.

“Beh un’ora è già stata d’aiuto, quindi spero di poter migliorare”

La guardo per un attimo, lei incrocia lo sguardo con il mio e mi sorride. Io, senza farlo con fretta, giro il volto verso mio padre, intento a recuperare gli spaghetti che non riesce ad arrotolare alla forchetta.

Fisso l’orologio e mi accorgo che è ora che io finisca di prepararmi.

“Vado al cinema con Dinah e Normani, ok?”

Guardo i miei genitori che fanno un gesto di assenso.

“Quindi prendi la macchina? Non potevi avvisarmi?”

A parlare è Chris, che ha uno sguardo arrabbiato sul volto.

“Non sapevo che uscissi”

Faccio spallucce e mi alzo, portando con me il piatto praticamente pieno, appoggiandolo nel lavandino.

“Mila, cosa ne dici se andiamo al cinema?”

La voce di mio fratello arriva alle mie orecchie e i miei muscoli si tendono di nuovo.

“Chris, non importa, possiamo anche restare a casa”

Spero che il suggerimento di Camila possa far cambiare idea a mio fratello, ma lo conosco troppo bene per crederci.

“Ti avevo promesso saremmo usciti”

Dice lui, mentre esco dalla cucina senza salutare. Non posso sopportare niente in questo momento, niente e nessuno. È quando sono sulle scale che mio fratello urla “Veniamo con te” e il mio cuore comincia a battere velocemente. Non mi prendo neanche la briga di rispondere, scocciata e confusa.

Puoi farcela Lauren, respira e tutto andrà bene. Avrai le tue amiche con te, quindi sorridi e libera la tua mente.

Mi preparo in fretta, scorbutica.

Attraverso la sala e trovo mio fratello e Camila pronti davanti alla porta. Non li guardo, tuonando mentre gli passo accanto e mi affretto ad entrare in macchina.

Puoi farcela, Lauren.

Appena vedo la coppietta, che è seduta nei sedili posteriori, baciarsi, il mio cervello manda impulsi rossi. Senza farlo apposta il mio sguardo si posa su di loro e con difficoltà riesce a focalizzarsi su altro. Guardo la scena sullo specchietto retrovisore e solo quando gli occhi di Camila incontrano i miei e mi scrutano per un attimo, Chris che guarda fuori dal finestrino, stringo il volante e guardo avanti.

Sorridi Lauren, sarà una serata infernale. 


 

PANDANGOLO:
 
Buonasera!
 
Ecco un altro capitolo di questa storia. Non mi convince particolarmente. A volte sento la preoccupazione di non scrivere molto bene, ma credo sia normale ci siano capitoli in cui quello che hai scritto non ti piace particolarmente! Grazie per le recensioni e scusate se non vi ho risposto, ma ho avuto una settimana super impegnativa lavorativamente!! Spero comunque che possa avervi fatto passare dei minuti piacevoli!
 
Alla prossima,
 
Pando :)

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


CAPITOLO TERZO



Il pensiero di Camila è ora lontano, o perlomeno è quello che mi sto continuando a dire da più di una settimana, dopo la serata al cinema. Non l'ho più sentita, e dopo quello che le ho detto quella sera, lei non mi ha più scritto. Ha fatto finta di stare male il giorno ormai predestinato per le ripetizioni, e dentro di me nonostante il sollievo di non dover affrontare altre ore da sola con Camila, ho trovato un piccolo disappunto infastidirmi il cuore e la mente, ma è durato poco ed è questo che conta.

Il ricordo della sera al cinema si riproduce di nuovo nella mia testa, e mi fermo un attimo, lasciando andare i capelli che sto per chiudere in una treccia, la mano sospesa e la mente altrove, i minuti che passano che mi dividono alla festa che sta per arrivare.
 

FLASHBACK
 

“Perché ti fermi?”

Chris mi pone la domanda dopo alcuni minuti di tragitto verso il cinema.

“Devo prende DJ e Mani”

Non ricevo risposta, il mio tono freddo e distaccato. So che questo comportamento non è dei migliori, so che la mia reazione è sbagliata, ma in realtà è tutto quello che provo che lo è. Quindi mi limito a non guardare niente, a non sentire niente.

Sollevata, vedo Normani e Dinah, che mi stanno aspettando nel vialetto, raggiungermi ed entrare in macchina.

Entrambe mi guardano con un’espressione sorpresa quando notano la presenza di Chris e Camila. Dopo le presentazioni, Dinah comincia a parlare e io comincio ad insultarla internamente.

“Venite al cinema con noi?”

Non lascio rispondere nessuno.

“No, li stiamo solo accompagnando”

Ma Chris si intromette e cambia i programmi.

“Cosa andate a vedere?”

Dinah gli risponde entusiasta, spiegando la trama di “The duff” e io cerco di guardare davanti, non permettendomi di lanciare uno sguardo arrabbiato alla mia amica. So che lo sta facendo apposta per mettermi in difficoltà, lo faceva sempre.

“Sembra simpatico, che ne dici?”

Si gira verso Camila, proponendole di unirsi a noi. Lei fa spallucce, concorda con Chris e il danno è fatto.

Normani mi lancia uno sguardo divertito e preoccupato. Io mi irrigidisco all’idea della presenza di Camila, costante e perpetua. Avrei voglia di prendere a schiaffi Dinah per le sue solite proposte: volevo solo passare una serata con le mie amiche, senza troppi pensieri.

Quando raggiungiamo il cinema, dopo aver parcheggiato, prendo Dinah e Normani sotto braccio e cammino veloce, con l’intenzione di distaccarmi dalla coppia.

“Non sapevo volessi morire giovane” sussurro rabbiosa alla mia amica, digrignando i denti.

Lei ride.

“Sarà divertente” è l’unica cosa che dice, prima di arrivare alla biglietteria. Faccio finta che loro non esistano, ma quando entriamo in sala la sorte non è dalla mia parte e ovviamente finisco vicina a Camila, che di fianco ha Chris.

Ti prego, fa sì che non siano la tipica coppia che si sbaciucchia al cinema.

Mi muovo a disagio sulla sedia, mentre Normani che è vicina a me mi racconta l’ultimo film che ha visto.

Guardo dritto verso lo schermo, non posando per un istante lo sguardo su Camila. La vicinanza con il suo corpo non aiuta: il suo profumo raggiunge le mie narici e devo fare un respiro profondo per non girarmi. Li sento ridacchiare riguardo a qualcosa, un barattolo di popcorn posati sulle gambe di Camila. Con la coda dell’occhio osservo la sua figura, esile e tentante. Appoggio il braccio sul manico della sedia e stringo la mano, allontanando la sensazione di ossessione che mi possiede quando la ho vicina.

Il film comincia, e dopo pochi minuti il suo respiro è sul mio orecchio e la sua voce è bassa. I brividi attraversano la schiena e tutto il corpo e devo stringere ancora più forte per non girarmi e avere la tentazione di baciarla.

“Vuoi dei popcorn?”

Scuoto la testa, incapace di reagire diversamente. Non voglio sembrare scortese e maleducata, ma sento che è l’unica cosa che possa trattenermi da non fare azioni stupide.

Il film per fortuna risulta essere divertente, e per la durata del primo tempo riesco a concentrarmi sugli attori e sulle situazioni imbarazzanti di questa ragazza che sente di essere la brutta della scuola. Quando le luci si accendono e la solita pausa prende la sala, il bisogno di alzarmi è imminente.

“Vado un attimo in bagno”

Annuncio, ma quello che sta per arrivare non migliora la situazione.

“Vengo con te”

La voce di Camila mi raggiunge, e quando passo davanti a Normani e Dinah le prego con lo sguardo di venire con me. Nessuna delle due, troppo divertite da quello che sta succedendo, sembra volermi accontentare. Ridono di sottecchi e scuotono la testa. Sbuffo senza farmi vedere, precedendo Camila.

Quando entriamo nel bagno, il mio sguardo concentrato sul pavimento, la sua mano tocca il mio braccio e non posso far altro che alzare gli occhi su di lei.

“Va tutto bene?”

La sua domanda mi prende contropiede, il suo sorriso dolce e il suo sguardo concentrato. Annuisco, tentando di raggiungere il bagno, rinchiudermi dentro e scrollarmi la sensazione del suo tocco delicato, ma lei parla di nuovo.

“Ti infastidisco?”

A questo punto mi giro, sorpresa.

“Come?”

“Non voglio sembrare inopportuna, ma ho come la sensazione di infastidirti”

La sua preoccupazione mi fa sentire scoperta e nuda sotto i suoi occhi percettivi, e la mia sensazione di rifiuto verso l’idea di Camila mia mi rende nervosa. Cerco le parole adatte e non le trovo, la mia mente che mi fa sputare fuori qualcosa di inadeguato ma di giusto per allontanarla da me.

“Solo perché sei la ragazza di Chris non vuol dire che dobbiamo essere per forza amiche. Non mi conosci, quindi non insinuare cose che non sai”

Lo dico con rabbia, e con la stessa rabbia, più rivolta a me stessa che nei suoi confronti, marcio verso la porta ed esco dal bagno. Bastano pochi secondi per pentirmi delle mie parole dure, ma il danno è fatto, e per ora è l’unica cosa che mi rende in grado di non dover fingere.

Ho sempre odiato fingere.
 

FINE FLASHBACK
 

Dentro di me il cuore palpita, gli occhi di Camila, un po' tristi e sorpresi che continuano a viaggiare nei miei ricordi. Sbuffo, finendo infine la treccia. Non mi sono comportata bene, o perlomeno non mi sono comportata nel modo più educato possibile, ma nonostante tutto sono contenta di averle detto quelle parole.

Fare la cattiva non è mai stato uno dei miei tanti pregi, ma questo mi ha permesso di starle lontana e ora come ora mi sembra l'unica soluzione migliore. Normani e Dinah non sono state d'accordo, quando le ho raccontato di quello che è successo con Camila nel bagno. Mi hanno detto di aver esagerato e di aver ingigantito qualcosa che potrebbe essere soltanto una stupida cotta. Se da una parte mi ritrovo, ancora ad oggi, a darle ragione, dall'altra non posso fare a meno di pensare a come sarebbe finita che mi fossi data l'opportunità di conoscerla. Non che non l'avrei mai più rivista, ma l'occasione sarebbe spuntata solo per Chris e questo mi basta.

Mi liscio il vestito che scende leggero fino alle ginocchia. Do un ultimo sguardo allo specchio prima di dire alle mie amiche che in pochi minuti sarei stata da loro.

Andare ad una festa, il pensiero di sentirmi tranquilla, senza nessuna pretesa di finzione mi fa star bene. Nonostante l'immagine di Camila, seduta in macchina dietro con Chris, rispunta a volte nella mia mente, riesco a tenerla lontana.

Quando raggiungiamo la casa, la musica rimbomba e riusciamo a sentirla dal vialetto. Parecchie macchine sono già parcheggiate sulla strada, scomposte e disordinate. Questa sera Normani si è offerta di guidare, il che vuol dire che io e Dinah possiamo toccare bevande alcoliche.

Non voglio ubriacarmi, ma quando entriamo e una massa di adolescenti balla, uno sguardo rilassato e divertito sul volto, non posso fare a meno di trasportare le ragazze in cucina per riempire un bicchiere a me e Dinah. Non c'è molta scelta, o birra o assenzio, ovvero la cosa più innocua e la cosa più pesante al mondo. Mischio l'assenzio con la menta, ma quando il primo sorso attraversa la mia gola, non riesco a trattenere uno sguardo schifato e mi sento in fiamme. Osservo Dinah e la sua reazione, uguale alla mia, ma non mi importa. Con coraggio e noncuranza continuo a bere, fin quando, dopo aver incontrato diverse persone, Shawn, un nostro compagno di scuola, mi passa un bicchiere pieno.

Arriviamo tra la massa della gente e ci sentiamo subito schiacciate. Quando riusciamo a trovare un punto della stanza più libero, sento già la mente liberata e lo sguardo vacillare. Rido da sola, trasportata dall'alcool che mi circola nel sangue e Dinah che, già ubriaca, comincia a fare un balletto stupido.

Balliamo insieme, sogghignando a volte, spingendoci e improvvisando passi di danza che nemmeno sanno di quello. Dinah si struscia contro il mio corpo, in modo sensuale, e io non posso far altro che portare la testa all'aria, scossa da una risata isterica.

Mi porto le mani tra i capelli, incapace di controllarmi, credo vestendo uno sguardo un po' sbieco ma sensuale, ed è in questo preciso momento che la vedo. Devo sbattere due o tre volte gli occhi per rendermi conto che la sua presenza è reale, troppo allucinata per capire se effettivamente è Camila la ragazza appoggiata al muro, esattamente di fronte a me.

Mi guarda per pochi secondi, lo sguardo che non fa intravedere nessuna emozione, e poi torna a parlare con una probabilmente sua amica: bassina, capelli chiari e sorriso a trentadue denti. Posso già sentire che emana un'energia positiva anche solo dal modo in cui muove le mani. Dopo poco però, la ragazza si allontana, e Camila rimane sola.

“Guarda chi c'è, non ti eccitare Lauser”

Dinah, incontrollabile, lascia dalla bocca le prime parole che le vengono in mente e in men che non si dica la mia mano finisce sul suo braccio, un colpo forte a fermarla. Sono ubriaca, ma non così tanto da non accorgermi del suo comportamento completamente inadeguato. Mentre si strofina la spalla, massaggiandola, alza una mano e la scuote ferocemente verso Camila. Lei fa un piccolo sorriso e le risponde, ma rimane dov'è, e io devo trattenermi per non andarle incontro. Come se non bastasse, i miei occhi finiscono sul suo corpo, e non è un bene. Un vestito attillato rende preponderanti le sue curve, che datele nei punti giusti creano una forma che non puoi non guardare, non notare, non desiderare. I suoi capelli sono lisci, le spalle lasciate libere.

Quando incontro i suoi occhi, lei mi guarda e io non capisco più niente. Cercando di non andare verso di lei, guardo il bicchiere che è a metà e ingurgito il liquido che la mia gola non sente più. Butto il bicchiere su di un tavolo, e ricomincio a ballare.

Normani alza gli occhi al cielo, quando Dinah barcolla. Io rido, tentando di non porre l'attenzione su di lei, anche se ora, ubriaca come sono, vorrei che i suoi occhi siano solo su di me, su di me che ballo, che rido, che mi tocco i capelli.

E' sbagliato Lauren.

Ma questo pensiero non basta, visto che dopo pochi secondi, mentre ballo secondo i miei canoni sensuali, i miei occhi sono di nuovo su di lei, che però ora sta parlando con un ragazzo. In realtà non sembrano molto amici, e sembra che lui ci stia provando, perché continua a prenderle la mano, che lei con gentilezza scrolla dalla sua. O forse è solo la mia realtà distorta che cerca ogni modo di trovare un contatto, anche fosse uno stupido ragazzo da cui salvarla.

Quando lui le mette le mani attorno al collo, tentando di avvicinarla a sé, il mio cuore perde un battito e si riempie di rabbia. Camila lo respinge e io sono già sul piede di guerra quando Normani tenta di fermarmi.

“Lauren, non fare cavolate”

Ma non la sento e non voglio sentirla, in realtà. Passo tra la gente, spingendo gli eventuali corpi che mi cadono addosso e allontanando mani che non dovrebbero essere dove sono. Marcio fino a che il ragazzo che mi dà la spalle è a pochi centimetri da me. Tentando di ricompormi, anche se le mie ginocchia vacillano e non so per quanto io possa ancora stare in piedi, metto una mano sul braccio di quell'individuo e lo allontano da Camila.

Lui si gira sorpreso e scocciato.

“Cosa vuoi? Io e Camilla qui stiamo cercando di avere un momento per noi”

L’orrore della pronuncia del suo nome mi fa rabbrividire, oltre al fatto che nonostante il mio tentativo di allontanarlo, lui ha ancora una mano sul braccio di Camila. Sbuffo quando si rigira. Non la guardo, ma con forza lo spingo via. Io stessa retrocedo di qualche passo, scossa dallo spintone che ho dato al ragazzo.

“Ma che cazzo fai?”

Lui alza le braccia in alto. Guardo verso Camila, che schiacciata contro alla parete, prende un respiro e mi osserva.

“Stai lontana da lei”

Il mio viso rabbioso e lo sguardo furioso devono essere sinceri e predominanti sul mio volto perché lui sbatte gli occhi prima di fare un sorriso di scherno.

“Ci provo con una ragazza e scopro che è lesbica, non è la mia serata”

Sbuffa scontento, uno sguardo disgustato sul viso. Sto per raggiungerlo quando la mano di Camila afferra la mia e mi trascina di fuori. Nonostante la mia situazione e il mio stato indubbiamente poco chiaro, posso sentire le sue dita tra le mie, e se la mia testa girava prima, ora è un vortice.

Forse me ne sarei dovuta stare dov'ero.

“Che cosa fai? Mi so difendere”

Mi lascia la mano, uno sguardo di rabbia sul viso.

“Bel modo di dire grazie, Camilla

Ripeto il nome nello stesso modo in cui quel ragazzo l'aveva detto poco prima. Mi tolgo i capelli dalla fronte, scossa e incapace di stare ferma, ogni cosa un po' sfocata, il buio che non aiuta e neanche la mancanza di musica che mi rende capace di sentire le orecchie che mi fischiano.

“L'avrei mandato via, chi pensi di essere? Prima non mi vuoi nemmeno provare a conoscermi e poi quasi meni un ragazzo che ci stava semplicemente provando?”

Il mio sguardo scatta sul suo viso, un senso di colpevolezza che mi attraversa. La mia lingua non vuole darsi un contegno e comincia a formare parole un po' sgranate.

Semplicemente provando? Ti ricordo che sei fidanzata con mio fratello, non puoi andare alle feste e permettere che qualcuno ti metta le mani addosso”

Accorcio la distanza che c'è tra noi, il suo sguardo sorpreso e stupito.

“So benissimo con chi sto, non ti preoccupare. Chris sa di potersi fidare, non lo tradirei mai!”

Sbuffo, un sorrisetto stupido sul viso, e con poca delicatezza mi giro, andando verso la piscina. Probabilmente la mia camminata non è delle più promettenti, anche a causa dei tacchi, perché Camila mi segue e appena raggiungo il bordo della pozza d'acqua sto per caderci dentro.

In quel secondo, il suo corpo si attacca al mio, da dietro. Il mio respiro si ferma e il cuore comincia a battere come non dovrebbe, e scopro di essere di nuovo allo stesso punto, che la mia infatuazione non è passata. Il suo profumo si attacca al mio vestito, le sue mani aggrappate alle mie braccia. Il suo viso è tra i miei capelli e posso notare riflesso nella luce il suo sguardo spaventato.

“Hai un buon profumo”

Esce dalle mie labbra, incapace di trattenermi a condividere una delle cose che la caratterizzano. Potrei riconoscere quell'aroma dappertutto. Mi chiedo se a Chris abbia fatto lo stesso effetto.

Chris.

Quando mi torna in mente mio fratello, tento di liberarmi dalla presa, ma sono talmente vicina al bordo che cado miseramente nell'acqua, trascinando Camila con me. Non è mia intenzione, ma quando la vedo bagnata, lo sguardo esterrefatto e la bocca aperta, non posso fare a meno di scoppiare a ridere.

Sono completamente immersa nell'acqua. Mi attacco al bordo, le mie sensazioni troppo amplificate e l'alcool in circolo che mi fa sentire poco protetta, e dalla mia bocca continua ad uscire una risata che di sexy ha poco.

Dopo alcuni istanti, un piccolo risolino attraversa anche le labbra di Camila, e quando mi osserva e si osserva, bagnate fradicie, i vestiti zuppi e la pelle d'oca, per non parlare del trucco già sbiadito, lei scoppia a ridere con me.

È una delle più belle sensazioni che io abbia mai provato. Mi sento a casa, mi sento nel posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta. La guardo, ancora ridendo e poi la schizzo piano, godendomi il suo sguardo sorpreso. Ma Camila, che sa stare al gioco, si avvicina piano e senza preavviso prende due bracciate d'acqua e me le spruzza addosso. Se il salto nella piscina non mi aveva completamente bagnato i capelli, ora sono un piccolo pulcino sotto la pioggia.

Una guerra comincia, le nostre risate che si uniscono, le nostre mani che combattono. L'alcool comincia a drenare, e piano, piano i miei occhi cominciano a guardare meglio, perlomeno quando non sono sott'acqua.

“Smettila, smettila!”

Ma Camila non si ferma, imperterrita, continuando a tentare di affogarmi.

“Questo è per avermi trattata male al cinema!”

Quando riemergo, tento di articolare una risposta concreta, e prima di finire di nuovo in acqua, tento di dire “te lo meritavi”, scherzando. Una volta giù, provo a liberarmi dalla presa afferrandole le gambe, cercando di farla sbilanciare. Una volta riuscita nel mio intento, lei si allontana e io riesco a far capitolare la mia testa sopra al filo dell'acqua.

Le sue braccia tentano di nuovo di colpirmi, ma le mie mani sono veloci e le afferrano e le abbassano. Ci ritroviamo con il mio corpo contro il bordo della piscina, le nostre pelli a contatto, un sorriso largo sul volto.

“Te lo meritavi”

Ripeto, scandendo le parole. Lei mi lancia uno sguardo arrabbiato.

“Cosa? Stavo solo cercando di non darti fastidio!”

Tenta di liberarsi ma questa volta la mia presa è forte.

“Avevamo parlato sì e no tre volte e già ti preoccupavi? Che carina”

La stuzzico, uno sguardo malizioso e di presa in giro sul volto.

“Beh adesso almeno so che neanche io voglio avere niente a che fare con te”

Ma nelle sue parole non c'è verità e posso capirlo dal suo sguardo.

“Ma come, dopo averti salvata stasera? La gratitudine, questa sconosciuta”

Scuoto la testa, sembrando offesa.

“Non mi hai salvata, me la sarei cavata benissimo da sola”

Annuisco, poco convinta, le mie mani ancora sulle sue braccia.

“Certo, dov'erano le sue mani scusa? Sul collo, giusto?”

Quando le lascio la presa, le mie mani finiscono e si aggrappano al suo collo e lei non fa niente per fermarmi.

Sbagliato Lauren, dannatamente sbagliato.

“Cosa ti stava dicendo?”

E capisco che non sono io a parlare, che quella percentuale di alcool che ho nel corpo e che non è sparita del tutto, si sta ripresentando più viva che mai, prendendosi una piccola rivincita. Il mio tono è basso e malizioso e vorrei fermarmi, lo vorrei così tanto.

Lei apre la bocca una volta, prima di riuscire a parlare.

“Non mi ricordo”

Ma non le credo e la spingo a parlare.

“Dì la verità, Camila”

E’ quasi un ordine e lei lo segue.

“Mi ha detto che voleva ballare con me e che ero la più bella della serata, ok?”

Quel ragazzo non era poi così tanto stupido dopotutto.

“Fantasioso il ragazzo”

Lei sbuffa. Le mie mani si muovono dietro al suo collo, il suo corpo paralizzato. Formo con le dita piccole figure e devo trattenermi per non scendere sulla schiena.

“Sentiamo, cosa dovrebbe dirti un ragazzo per conquistarti?”

Una ragazza

La correggo, e non sembra sorpresa. Alza una mano di lato, come se non fosse importante.

“Non dovrebbe dirmi niente. Per me basta solo uno sguardo”

La fisso, un sorriso gentile sul viso, questa volta. Le accarezzo i capelli con la mano, il rumore dell'acqua che si scontra con i nostri corpi e il bordo piscina. C'è silenzio. I nostri respiri galleggiano nell'aria, le mie mani che giocano con alcune ciocche dei suoi capelli.

“Non guardarmi così”

Mi dice, conscia del mio sguardo provocatorio.

“Ti volevo solo dimostrare che un solo sguardo può fare tutto”

Il mio tono è basso e la sua bocca è mezza aperta. Ci guardiamo per quello che sembra l'infinito, e poi il mio cervello suona e la mia mente diventa buia. Le mie mani si staccano dal corpo di Camila e l'immagine di Chris si forma davanti a me.

Sento un’espressione sorpresa ed impaurita scaturirmi sul volto e dopo pochi secondi libero le mani dal collo di Camila ed esco dall'acqua con una sola spinta, la paura di poter fare qualcosa di male, la paura che non lei non voglia rifiutare, la paura che lei mi rifiuti.

Lei sembra scossa, ma mi segue.

“Andiamo”

Le dico, e il nostro momento è finito. Il mio cervello mi ha salvata di nuovo, mi chiedo solo per quanto ancora potrà resistere.



Pandangolo:

Buonasera, finalmente sono tornata con il terzo capitolo di questa storia. Scusatemi per l'attesa, ma come sempre il lavoro mi lascia poco tempo per far tutto, quindi ci metto di più a buttare giù qualcosa!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutti tutti per leggere e commentare!! 

Buona notte e buona giornata,
Pando :D

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


CAMILA POV
 
 
Esco dalla piscina e la fermo.
 
“Aspetta”
 
Lei si gira, i capelli bagnati, lo sguardo sorpreso dalla mia reazione. Alza un sopracciglio, ora fredda e distante. Questi continui cambiamenti di umore e comportamento mi manderanno al manicomio. Non so come articolare la domanda, non voglio sembrare affrettata, non voglio sembrare opprimente. In realtà non so neanche perché Lauren scateni in me questa voglia di sapere, questa voglia di controllo, e al tempo stesso di non equilibrio. Non dopo due settimane di conoscenza, non dopo la strana conversazione che abbiamo avuto.
 
Dovrei lasciarla stare, ma non ci riesco, e non so leggere neanche i miei di comportamenti, le mie reazioni, i miei perché.
 
La mia mano è stretta al suo braccio, il suo corpo sembra paralizzato e lei resta lì, in attesa di ascoltarmi.
 
“Io… non so come comportarmi”
 
Lei non mi capisce, o perlomeno mi dà l’idea di non farlo, e non risponde. Guardo per terra, fissando il pavimento cosparso di piastrelle bianche. Non so neanche se è ancora ubriaca, non so niente.
 
“Come… rimaniamo?”
 
A questo punto i suoi occhi si accendono di comprensione, si gira del tutto e la mia mano si sfila dal suo braccio.
 
“Camila…”
 
Ma non la lascio parlare e mi lascio andare a quello che provo.
 
“Non voglio sembrare opprimente, ma non ti capisco. Un minuto prima sento che non mi vuoi vicina, il minuto dopo succede qualcosa e diventi un’altra persona”
 
È lei ora ad abbassare lo sguardo, probabilmente pensando alla risposta da darmi.
 
“Camila, mi dispiace per come ti ho trattata l’altra volta. Ho avuto una reazione esagerata, ma non mi apro facilmente e il tuo commento mi sembrava fuori posto. Rimaniamo come siamo ora. Ci vediamo mercoledì per le ripetizioni, mio fratello ci tiene. Per ora è questo l’importante”
 
Annuisco piano, il suo sguardo ora più dolce.
 
“Va bene”
 
È la mia unica risposta, prima che le sue amiche aprano la porta. Insieme a loro, Ally ha uno sguardo preoccupato. Mi raggiunge veloce e mi guarda, gli occhi duri di chi sta per fare una predica.
 
“Non puoi allontanarti così senza avvisare! Ti, anzi vi, stavamo cercando dappertutto”
 
Tento di calmarla, posando una mano sulla sua spalla. Le amiche di Lauren sono in piedi, uno sguardo strano posato sulla sorella di Chris.
 
“Io e Camila siamo finite in acqua. Comunque ora mi sono ripresa e se non vi dispiace vorrei tornare a casa”
 
Ma questo non sembra quietare gli animi.
 
“Lauser hai concluso qualcosa?”
 
La domanda di Dinah, che dà l’idea di essere ubriaca persa mi confonde.
 
Concludere cosa?
 
Lauren le lancia uno sguardo misto tra terrore e orrore, e io continuo a non capire.
 
“Dinah, sei ubriaca marcia. Andiamo a casa!”
 
“E come mai siete insieme?”
 
Cercando di sorvolare sulla domanda di Dinah, che ora ride sguaiatamente alla reazione di Lauren, tento di approcciarmi al gruppo.
 
“Normani è venuta a cercarmi perché pensava che Lauren fosse con te”
 
Svelato il mistero, tento di guardare oltre ad Ally, scorgendo Lauren che fa un cenno negativo con il capo.
 
“Vuoi restare?”
 
Mi chiede poi, mentre le altre cercando di fare rinsavire Dinah, che cammina a tentoni.
 
“No, andiamo pure se non ti dispiace”
 
Lei mi guarda, ora sollevata, e mi prende la mano. Noto che lo sguardo di Lauren precipita tra di noi, e una sensazione di bruciore si emana in tutto il mio corpo.
 
Seguiamo le altre che oltrepassano la folla ed escono di casa, le orecchie che fischiano e gli schiamazzi che ci seguono fino alle macchine.
 
“Beh ragazze, buona notte e grazie per l’aiuto”
 
È Ally a parlare, un sorriso sul volto.
 
“Figurati… magari qualche volta possiamo uscire tutte insieme”
 
Normani coinvolge la mia amica, che ora saltella contenta.
 
“Ovviamente, quando volete!”
 
Lauren non sembra felice della proposta, un braccio di Dinah sulle spalle, la voglia di andarsene che mi crea dispiacere.
 
Perché mi dispiace? Probabilmente voglio così tanto che lei mi accetti che farei di tutto per accontentarla. Forse è per questo che mi dispiace, o sbaglio?
Dopo i saluti, vado verso di lei, l’amica ubriaca scaraventata nel sedile posteriore della macchina.
 
“Ci vediamo mercoledì?”
 
Lei annuisce e basta, entra nel sedile del passeggero e guarda dall’altra parte, quando Normani mette in moto e si allontana dalla festa.
 
La parola che Ally mi dice dopo mi fa rabbrividire “Raccontami!”
__
 
“Non c’è niente da raccontare”
 
Lei sbuffa, appoggiandosi contro il cofano della mia macchina.
 
“Niente da raccontare? Ti ritrovo bagnata fradicia, anzi VI ritrovo bagnate fradicie, dopo un bel tuffo in piscina, e non ci sarebbe niente da raccontare?”
 
La guardo, le braccia incrociate al petto, con la sola voglia di tornare a casa e di concludere questa maledetta serata.
 
“Mi hai detto che non la sopportavi, che volevi soltanto che ti accettasse, e poi succede tutto ciò. Per favore Mila, ti conosco, so il tuo passato e…”
 
Scuoto la testa con energia, fermandola.
 
“Non è come pensi, io amo Chris”
 
Lei chiude gli occhi, lo sguardo sconfitto.
 
“Amavi anche Natan, però poi è arrivata…”
 
“Non ne voglio parlare. Sono passati ormai due anni Ally, non succederà di
nuovo”
 
Mi guarda e leggo sul suo viso una nota di incredulità. Ally non mi crede, e forse neanche io credo a me stessa. Ma amo Chris, gli voglio bene e non mi sarei mai aspettata di poter trovare un’altra persona che mi facesse sentire come Natan.
 
“Non ti innamorare di Lauren, Mila. Chris è suo fratello, non puoi farlo”
 
La schiettezza di Ally mi prende contropiede e dalla mia bocca esce un’alta risata.
 
“La conosco da due settimane, mi ha trattato come se non esistessi, non vuole neanche provare ad avere un minimo rapporto con me. Come potrei innamorarmene?”
 
“E’ proprio per questo che ho paura. Andiamo a casa”
 
Conclude la discussione.
 
Sale nel sedile del passeggero, aspettando che io mi posizioni al mio posto e accenda il motore. Prima che il silenzio piombi su di noi, sussurro un “non succederà niente”.
 
Amo Chris.
 
Quando mi metto nel letto e chiudo gli occhi, però, tutto ciò a cui riesco a pensare sono gli occhi verdi di Lauren, le sue labbra e il suo sorriso.
 
__ 
 
“Come va?”
 
Lei scuote le spalle, prendendo posto sulla sedia. I libri sono già posati sul
tavolo, la materia che odio così profondamente sparpagliata sulla superficie di legno. Prendo tempo, mentre Lauren appoggia i gomiti sul tavolo del salotto, e porta le mani sul viso.
 
“Sono stanca”
 
“Allenamenti?”
 
Tento di interessarmi. I suoi occhi su di me, fin dal primo istante, mi hanno fatto provare qualcosa di diverso. Non ho mai sentito niente del genere, e questo mi ha fatto paura. Ho una relazione con Chris ormai da un mese, dovrei pensare solo a lui, e buona parte della giornata è effettivamente occupata dalla sua presenza e dai suoi pensieri, ma da quando Lauren è entrata nella mia vita è cambiato qualcosa.
 
I sentimenti per Chris non sono mutati, ma lei mi fa un effetto che non posso
leggere, un effetto che non riesco a decifrare. La tentazione di starle vicina, di parlarle, di avere un contatto vero con lei è sempre così potente da farmi perdere il fiato. Anche solo lo sfiorarsi accidentale dei nostri corpi mi manda brividi lungo la spina dorsale. E io non so perché. Non so il motivo per il quale quella ragazza con quel misterioso atteggiamento mi attragga a lei senza neanche volerlo.
 
Il pensiero che sia la sorella del mio ragazzo mi rende sempre nervosa, ma quella fiammella che si è accesa già dal primo incontro con lei non si è mai spenta e si ravviva ogni volta che la vedo. È frustrante e mi fa sentire colpevole e mi stare uno schifo, ma esiste, e tante volte è bella.
 
Inutile dire che il mio obiettivo principale è di rimanere coinvolta nella sua vita senza provare più che l’affetto per la sorella del tuo ragazzo.
 
È così che funziona quando ci si lega alla famiglia, no?
 
Prendo la matita e la rigiro tra le mani. Lei annuisce, stirando le braccia, portandole in alto. Con quel gesto il ventre tonico si scopre e l’oggetto con cui le mie dita stanno giocando cade miseramente a terra. Lei mi guarda sorpresa, probabilmente il mio viso che sta andando a fuoco. Recupero la matita tentando di sembrare il più tranquilla possibile.
 
“Tutto bene?”
 
Questa volta è il mio turno di annuire. Dopo poco cominciamo a parlare di fisica e la nostra prima sorta di conversazione finisce lì.
 
Il suo modo di spiegare mi intriga e nonostante qualche volta mi ritrovi a fissare il suo viso senza sentire effettivamente le sue parole, la metà degli argomenti che trattiamo mi entrano in testa senza nessuna difficoltà.
 
Dopo mezz’ora, mi alzo per andare in bagno. Mi passo le mani tra i capelli, apro l’acqua e appoggio le mani sul mio viso. Devo riprendermi. Non posso soccombere. Ally ha ragione, non posso commettere lo stesso sbaglio. Chris è un bravo ragazzo, non potrei mai tradirlo. Chris merita rispetto, Chris…quando rientro in sala, osservo Lauren con le mani che spingono sulle spalle, a mo’ di massaggio.
 
Rimango con la bocca mezza aperta, tentando di recuperare un po’ di dignità persa. Quel gesto così semplice mi frustra. Le sue mani che finiscono sotto l’orlo della maglietta sulle spalle mi fanno rabbrividire e venire la voglia di sostituirle con le mie.
 
Il mio corpo cammina, il mio cervello si spegne e i miei ormoni impazziscono, e nel giro di pochi secondi mi ritrovo con le mani sulle spalle di Lauren.
 
“Ah” si spaventa per un attimo, paralizzata dalla sorpresa iniziale.
 
“Ti fanno male le spalle?”
 
La mia voce è bassa, e mi sento una stronza. Mi sento una brutta persona, ma le mie dita sulle sue spalle mi rendono viva. Non posso osservare il suo sguardo, il suo viso, l’espressione che le attraversa gli occhi. Lei non fa niente per fermarsi, quando comincio a massaggiarle delicatamente i punti che si stava toccando prima.
 
Il suo corpo irrigidito, ora sembra più rilassato, ma non del tutto. I capelli lunghi mi impediscono di fare bene il mio lavoro, così piano li afferro e li porto di fianco. La vista di un tatuaggio che non sapevo avesse mi riempie gli occhi.
 
Catturata dal disegno della libellula sull’incavo del collo, le mie dita tracciano i contorni, quasi senza toccarli veramente. Lauren trattiene il respiro, la mia bocca è aperta e la mia salivazione azzerata. Comincio a massaggiarle il collo solo con i pollici, e la sua testa automaticamente si abbassa. Non capisco più niente, non penso più a niente, il mio cuore batte all’impazzata e le mie gambe quasi tremano.
 
Le mie mani si riappropriano delle sue spalle, ma lei tiene il capo abbassato. Il suo profumo di vaniglia mi fa girare ancora di più la testa. Niente di lei mi ricorda Chris, in realtà niente in questo momento mi porta ad un attimo del genere che io abbia potuto condividere con il mio ragazzo.
 
Un gesto semplice che ti dà mille sensazioni diverse. Plasmare la sua pelle con le mie mani sa di intimità, e appena prendo un po’ di confidenza in me stessa, le mie dita scendono sulla schiena. In questa posizione, posso notare il suo respiro affannato. Alzo lo sguardo e mi accorgo che davanti a noi c’è un piccolo sottile specchio che riflette il suo viso.
 
La sua bocca è aperta, gli occhi chiusi e la lingua diverse volte traccia le sue labbra, come ad inumidirle. Vederla così mi accende un fuoco dentro.
 
Continuo ad affondare le mie mani sul suo corpo, scendendo fino a poco sopra il fondo schiena. Il mio cuore batte a mille: anche i miei occhi sono chiusi e so quello che sto facendo ma non lo vedo. Le mie dita risalgono, toccando la sua spina dorsale. Senza averci pensato prima, mi rendo conto che non trovo la stoffa del reggiseno, e capisco che non lo sta portando. Il mio viso diventa rosso, un sorriso che non ha motivi sul mio viso.
 
Avvicino il mio corpo al suo, i nostri respiri, i nostri profumi, i nostri capelli si scambiano e si confondono, mentre le mani finiscono sulle sue braccia, per poi tornare al limite del fondo schiena. Lì si fermano, tentate di finire sotto la maglietta. I miei pollici tracciano cerchi sul quel punto, in attesa. Qualche volta sfiorano il confine con l’orlo della t-shirt, spostandolo e finendo sotto.
 
Il mio cuore batte a mille e il mio cervello questa volta, connesso al momento, cerca di capire se fare o no la prossima mossa. Quando lei non si muove e non sembra volere che io smetta di far mia la sua pelle, le mie mani finiscono piano sotto il pezzo di stoffa.
 
Brividi attraversano il mio corpo e posso sentire sul suo la stessa pelle d’oca. Il mio respiro non si conclude, interrotto da quel contatto. Guardo nello specchio e questa volta Lauren ha gli occhi aperti e mi guarda. Non c’è un’ombra di un sorriso, sembra ci sia solo splendido terrore e sorpresa.
 
Presa dal momento, riposo lo sguardo sulla sua schiena. Le mie mani finiscono dove dovrebbe esistere la chiusura del reggiseno, e poi la maglietta comincia ad alzarsi e accartocciarsi. Le mani di Lauren sono strette al tavolo, i libri di fisica sparpagliati su di esso.
 
La mia disidratazione aumenta, e devo più volte leccarmi le labbra, incapace di evitare il gesto. Il mio capo si avvicina al suo e il mio viso e il mio naso sfiorano i suoi capelli profumati di una doccia appena fatta. Respiro profondamente, godendo di questi attimi e di questi sensazioni che in questa vita non ho ancora provato.
 
“Camila…”
 
Sento sussurrare dalla voce bassa e roca di Lauren. Apro gli occhi, completamente immersa nel profumo dei suoi capelli, e il suo sguardo è lì, i suoi occhi sono lì, le sue labbra gonfie e il viso rosso sono lì, ad osservarmi. La mia mano, ora appoggiata a metà della sua schiena, viene afferrata e tolta da sotto la sua maglietta. Non è un gesto brusco, non è veloce, ma lento e delicato.
 
Mi guarda, ancora, ora girata verso di me, anche se non del tutto. Tiene ancora la mia mano tra la sua. La nostra distanza non è compromettente, ma mi rendo conto di avvicinarmi inconsciamente ogni secondo che passa.
 
“Dimmi”
 
Riesco a dire in un sospiro. I suoi occhi si infiammano nei miei, i nostri visi che rispecchiano le nostre stesse sensazioni, emozioni, voglie.
 
Lauren gioca con le mie dita, finché non lascia la mia mano, sconfitta.
 
“Dobbiamo ricominciare a studiare”
 
Si gira, si mette composta e si aggiusta la maglietta. Stordita dal momento che abbiamo avuto, appena tento di camminare le mie gambe sono molli e ho bisogno di riprendermi per alcuni secondi.
 
Dopo poco, mi risiedo e tento di mantenere tutte le sensazioni che ho provato.
 
Quando arriva Chris, il mio viso è di nuovo fresco e il mio sguardo non in fiamme. Lauren si precipita subito di sopra, e quando lui si avvicina per darmi un bacio, cerco di sembrare il più naturale possibile.
 
Vederlo così felice ed essere a conoscenza di quello che è successo poco prima mi fa sentire in colpa. Non deve mai più succedere. Rifiuto il suo invito di rimanere per cena, sicura che anche Lauren non mi voglia vedere. Quando esco di casa ed entro in macchina, il telefono entra in possesso delle mie mani.
 
Digito il numero della sola persona che in questo momento potrebbe farmi stare meglio.
 
“Ally, avevi ragione”
 
E resto a sentire cos’ha da dire, triste e con una sensazione di rifiuto che mi attraversa il corpo.
 
PANDANGOLO:
 
Buongiorno, intanto chiedo scusa per il ritardo, ma giuro sono stata o impegnata o stanchissima, e quindi ho avuto difficoltà a scrivere!
 
Questo capitolo non è sicuro dei miei preferiti ma mi dispiaceva lasciarvi senza niente dopo tanti giorni! Fatemi sapere cosa ne pensate :)
GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI E PER AVER LETTO LA MIA STORIA!
 
Un abbraccio, Pando!
 

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


 
LAUREN POV
 
 
Due settimane, due fottute settimane.
 
Due settimane senza che il pensiero di lei esca dal mio cervello.
 
Due settimane senza che la sua immagine non si ritrovi nella mia mente prima di dormire.
 
Due settimane di sonni tormentati.
 
Due settimane del ricordo delle sue mani sulla mia schiena, delle sue dita sulle mie braccia, del suo tocco sulla mia pelle nuda sotto la mia maglietta.
 
Mi giro e mi rigiro, la voglia di sentire forte, la voglia di non vederla con qualcun altro enorme.
 
Come faccio? Sono rinchiusa in questa gabbia di pensieri ed emozioni che non posso cancellare. Non riesco a cancellare. Non c’è niente che mi distolga da lei, neanche l’immagine di mio fratello tradito.
 
Un conato di vomito mi raggiunge, schifata da me stessa.
 
Mi ha scritto, tentato di capire perché non volessi più darle ripetizioni. Non le ho risposto, ho solo detto a Chris che non avrei più avuto tempo con l’arrivo della stagione di softball. Tutte cazzate, ma una bugia bianca ci sta, ci deve stare, perché non sono in grado di non guardarla, di non provare per lei cose che non dovrei provare.
 
Tentare di togliermela dalla testa non è servito a niente, e ora sono sul letto, sdraiata, alle 9 di sera. Camila e gli altri di sotto, io qui a far finta di star male.
 
Nausea.
 
La gelosia mi arriva alla punta dei piedi a pensare che chi sta accanto a lei è mio fratello. Invidia, sentimenti che ti mangiano e non ti lasciano.
 
Come si fa a mandarli via?
 
Ho paura. Paura di non potermene più liberare, paura di essere, dopo solo un mese, così presa da Camila da non riuscire a pensare ad altro, a ricordare altro, a vivere dei pochi momenti che abbiamo passato insieme.
 
La luce è spenta, gli occhi chiusi, la testa che fa giri immensi e che poi ritorna sempre allo stesso punto.
 
Rabbia.
 
Paura.
 
Voglia.
 
Sentimenti così contrastanti da farmi quel male che senti quando vuoi così tanto qualcuno da rifiutarlo. E non capisci perché, non capisci perché deve succedere a te, non capisci perché vorresti mandarle un messaggio, sentire la sua voce, ma il solo pensiero ti lascia la nausea, ti fa accelerare il cuore.
 
Perché a me?
 
Affondo il viso nel cuscino, tentando di reprimere un urlo che avrebbe sicuramente preoccupato gli altri di sotto.
 
Dopo pochi secondi, sento qualcuno bussare alla porta.
 
“Mamma, sto bene, torna di sotto”
 
Non ho bisogno di nessuno, perché il male che provo ora non può essere curato con niente. Nessuna medicina può mandar via queste sensazioni, ed è così distruttivo e piacevole.
 
Star male ti fa sentire vivo giusto?
 
Ma nessuno risponde. Sbuffo e mi metto seduta, del tutto incapace di stare ferma. Lo stesso suono di poco prima entra nel mio cervello di nuovo. Non può essere mia madre. Senza pensare troppo, scendo arrabbiata dal letto e vado ad aprire la porta, con rabbia.
 
“Ho detto che-“
 
Ma ad accogliermi non è nessuno dei miei parenti, ma è lei.
 
Camila.
 
La mia bocca è mezza aperta, il suo sguardo quasi dispiaciuto e timido.
 
Chiudo la porta in un secondo, in uno scatto sorpreso.
 
Respira Lauren.
 
Solo la sua figura mi fa male e bene, mi fa sentire nausea e avere il cuore a mille. Come può avermi fatto questo? Perché si era comportata così l’ultima volta che l’avevo vista? Perché insisteva? Lei è di mio fratello, la storia finisce qui.
 
Quando mi rendo conto di quello che ho fatto, apro velocemente la porta, ora sul suo viso un sorriso triste.
 
“Ciao”
 
Mi dice, le mani che si attorcigliano tra loro. Annuisco, ma non dico niente.
 
Voglio che se ne vada.
 
Voglio che resti.
 
Vorrei prenderle le mani e dirle di stare tranquilla. Vorrei sbattere di nuovo questa porta e ritornare sul mio letto. Ma invece continuo a guardarla, senza dire niente. I miei occhi sono nei suoi, e una scossa mi attraversa, feroce ed attiva. E riprendo di nuovo vita. Lei mi fa prendere vita.
 
“Come stai?”
 
Continuo a non rispondere, ma a fissarla. I suoi occhi marroni, le sue labbra carnose, il suo sguardo così delicato.
 
“Lauren, parlami”
 
Fa un passo avanti, ma quando me ne accorgo ne faccio automaticamente uno indietro.
 
“Dobbiamo stare lontane”
 
Le parole escono dalle mie labbra senza comando, senza freni.
 
“Io… non capisco”
 
Fa finta di niente. Entro nella camera, buia, senza accendere la luce. La stanza è illuminata fiocamente da quella del corridoio.
 
“Torna da Chris”
 
Mi siedo sul bordo del letto, le mani tra i miei capelli. Vedo la sua ombra raggiungermi, e mi paralizzo.
 
“Ti prego, spiegami. Ho bisogno che tu mi spieghi”
 
Tenta di appoggiarmi una mano sul ginocchio, ma io la respingo.
 
“Non c’è niente da spiegare. Torna da Chris”
 
Il mio tono è freddo, ma a lei non sembra importare.
 
“Non puoi fare ogni volta così”
 
Una risatina isterica si fa spazio tra le mie labbra. La guardo negli occhi, che sono sconsolati e tristi e… passionali? È passione quella che vedo nei suoi occhi?
 
“Non sono stata io a infilare le mie mani sotto la tua maglietta l’ultima volta che ci siamo viste”
 
Il mio sguardo truce raggiunge anche i suoi occhi e ora la sua bocca è mezza aperta, rossore che tinge le sue guance.
 
“Io… volevo solo essere gentile”
 
Questa volta la mia risata è alta nel silenzio della stanza.
Mi alzo, arrabbiata. Mi avvicino a lei, e le mie mani sono sui suoi fianchi. Sono accecata, incomprensibilmente accecata da rabbia e piacere, dalla voglia di toccarla e la voglia di rifiutarla.
 
“Quindi se faccio la stessa cosa ora sarei gentile?”
 
Porto le mani sulle sue braccia, la rabbia che muove ogni mio gesto. Brividi cospargono la mia e la sua pelle. La mia bocca raggiunge il suo orecchio, i suoi occhi ora sono chiusi.
 
“Le senti le mie mani? Sono gentili?”
 
Le mie dita strisciano sulla sua schiena, avanti ed indietro, in un andamento lento. Le poche unghie che ho graffiano la sua pelle, il mio respiro sul mio orecchio.
 
“Rispondi, sono gentile?”
 
“Io…”
 
La sua voce si rompe, le sue parole incespicano, e so che non sono gentile, come non la è mai stata lei.
 
Le mie labbra si staccano dal suo orecchio, sfiorando appena la guancia, portando il mio viso di fronte al suo. Le mie mani continuano ad alzare di poco la sua maglietta bianca, la chiusura del reggiseno una presenza ingombrante.
 
“Tu cosa?”
 
Apre gli occhi, appena si accorge che le nostre labbra sono vicine. Dentro di me una sensazione di potere e resistenza, di potere e debolezza. Cosa sto facendo? Ma non è la parte sana di me a rispondere, è invece quella che detta i miei pensieri da quando l’ho incontrata la prima volta.
 
“Parla”
 
Le comando, la voce roca e bassa, il suo sguardo sulle mie labbra.
 
“Io… io vorrei baciarti”
 
Quella frase mi lascia esterrefatta.
 
Baciarmi?
 
CHRIS.
 
Dentro di me la parte sana urla, ma il mio cuore sta per esplodere per la scoperta, perché vorrei fare esattamente la stessa cosa. Sto per avvicinarmi, quando la lotta finisce e resto dove sono, osservando dietro a Camila una foto di me e Chris insieme.
 
“Non possiamo”
 
Le sussurro debolmente, spostando le mani, allontanandomi da lei.
 
“Non voglio ferire nessuno, Camila. Per favore, non posso continuare così. Non cercarmi, non tentare di scrivermi, le ripetizioni non ricominceranno, io non posso, hai un’influenza su di me che non posso ignorare. Mi dispiace”
 
Mi risiedo sul letto, le mani sul viso, la voglia di piangere ed urlare che sta per prendere il sopravvento. Il corpo di Camila, paralizzato, è di fronte a me, le mani strette a pungo.
 
“Hai ragione”
 
Digrigna tra i denti, ma non si muove. Resta lì, a fissarmi. Sento i suoi occhi su di me, bruciare.
 
“Vattene”
 
Ma non fa un passo per andarsene. Continua a guardarmi, come se solo il suo sguardo possa aggiustare qualcosa, qualcosa che entrambe proviamo ma che non possiamo dire ad alta voce.
 
“Non ti conosco neanche”
 
Sussurra, in un discorso che probabilmente ha fatto nella sua mente senza rendermi partecipe.
 
“Io non ti conosco, tu non conosci me. E’ solo passione. Perché ho voglia di baciarti, ma non so nulla di te. Ma amo tuo fratello. Non so cosa fare”
 
Le parole di Camila, per quanto vere, mi lasciano l’amarezza.
 
Mi alzo di nuovo, spazientita.
 
“Non devi fare niente, dimenticati di me. La passione sparisce in fretta. Adesso esci”
 
Perché nonostante tutto, posso capire che per me non è solo questo, non si tratta solo di sesso, di passione, ma c’è qualcosa di più dietro. Camila non è uno sfizio.
 
“Non è trattandomi male che mi allontanerò da te, ci siamo già passate”
 
Mi avvicino, rabbia che esplode dentro di me così come la voglia che ho di lei.
 
“Ma tu ti allontanerai da me, perché io non ti voglio. Hai capito? Io e te non potremo mai essere qualcosa, mai. Torna da Chris, si starà chiedendo dove sei finita”
 
Quando tento di girarmi, lei afferra la mia mano. Brividi attraversano tutto il mio essere. Perché continua a farmi questo?
 
“Possiamo imparare a stare vicine, possiamo farlo. Sento di avere un legame con te, non voglio perderlo. Voglio conoscerti, ho bisogno di conoscerti. Ti prego, restiamo amiche. Non è successo niente dopotutto, impariamo a conoscerci”
 
Lascio andare la sua mano.
 
“Non posso farlo.”
 
E stanca di aspettare che lei lasci la stanza, mi affretto a raggiungere il bagno e chiudermi dentro.
 
Scoppio a piangere, tristemente incapace di aggiustare una situazione che ha tutto il bisogno di una toppa.
 
Che si fottano tutti, perché a me? 
 
 
 
PANDANGOLO:
 
Buonasera!
Ragazzi, chiedo scusa. Come avevo già avvisato all'inizio questa fan fic sarà un po' lunga da digerire, anche a causa del tempo che purtroppo non ho :( !
 
Chiedo scusa per questo capitolo, per la lunghezza e la grande mancanza di contenuti, prometto che il prossimo sarà migliore!
 
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE a tutti per i commenti e per farmi capire che la storia vi stia piacendo!!!
 
Un abbraccio, Pando! :)

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***


Pandangolo

 

Se c'è ancora qualcuno che si aspettava un aggiornamento, batta un colpo. Sono tornata e spero di concludere questa missione: devo ringraziare un persona che con fermezza mi ha scritto in privato per incitarmi a finirla. Se c'è ancora qualcuno appunto, che mi segue, sa che ho iniziato un'altra fan fiction sulle Emise però, e quindi dovrò aggiornarne due. Spero di ritrovare quelle sensazioni che provavo all'epoca: sappiate però, che io sono cambiata e che anche il modo di scrivere è cambiato. Spero comunque che vi possa piacere, per me è importante sapere cosa ne pensate! 

 

Un saluto a tutti, grazie come sempre delle innumerevoli recensioni che mi avete lasciato in questi anni! Buona lettura, Giulia 

 

 

 

 

SESTO CAPITOLO 

 

Avete presente quando vi sembra la cosa più sbagliata del mondo, ma anche la cosa che vorreste in assoluto fare di più? Ecco, nella mia vita era sempre stato tutto così. E Camila era solo ed esclusivamente la ciliegina sulla torta. 

 

Stavo aspettando l'inizio del gioco, torturandomi per l'ansia per la partita che avrei giocato a breve. Amavo il softball, gli allenamenti e tutto ciò che riguardasse farsi il culo, fare sacrifici e porta a casa la vittoria, ma anche la sconfitta. L'importante era mettere amore in quello che si faceva, e in quello non sii poteva dire che non mi impegnassi a dovere. 

 

Non sono certo destinata ad essere una campionessa, ma fare sport e fare gioco di squadra mi aiutava tantissimo a finire la mia giornata con un sorriso. 

 

"Lauren, pronta per spaccargli il culo?" 

 

Rido col cuore, alla frase delicata di una delle mie compagne. 

 

"Sempre pronta!!"

 

Alzai gli occhi verso le tribune, e notai mia madre sbracciarsi per farsi notare, con mio padre affianco. Vicino a loro, vidi due figure e il mio cuore si strinse, e anche lo stomaco. Chris e Camila, mano nella mano, tentavano anche loro un saluto, meno vigoroso ma gentile. 

 

Ormai era un mese che non avevo più avuto contatti con Camila. Era stato un mese pieno di compiti, verifiche e partite, essendo iniziata la stagione, e le mie amiche avevano permesso che riuscissi a pensare il meno possibile a lei. Ma non era stato facile e non lo era neanche in quel momento. Dopo quella discussione assurda però, avevo capito che non si poteva veramente concludere niente e che non potevo e non dovevo portare Camila dalla mia parte, cosa che evidentemente sarei riuscita a fare.

 

Chris non lo meritava: era un gesto perfido, e non sarei riuscita a far tutto a cuor leggero. Certo che Camila, non rendeva le cose facili, semplicemente essendo lei. 

 

La guardai da lontano e notai che mi osservava e bastò quello per farmi sudare le mani e per sentire il cuore scendere fino allo stomaco. Ma come fa una persona a farti sentire cose del genere? Ma perché poi? Ciòè, perché proprio quella precisa persona? 

 

Lauren, contieniti, ce l'hai fatta per un mese, puoi farlo finché queste sensazioni non si placheranno. E comunque diciamolo, che la fortuna non è affatto dalla tua parte. 

 

Presi il cappello, il caldo di Miami che mi stava friggendo il cervello. Ci posizionammo in attesa dell'inizio del gioco. 

 

Il cuore cominciò a battere veramente per l'agitazione, e non potei fare a meno di torturarmi le mani. Jenny, una delle mie compagne, mi afferrò la mano più vicina a lei, facendomi un sorriso. Di lì a poco, il fischio echeggiò nell'aria e la partita iniziò.

 

7 inning e una partita da vincere, non pensai ad altro. Da lanciatrice, afferrai la pallina, la lanciai e cominciai a correre per conquistare la casa base. Corsi a più non posso, sotto gli sguardi di tutti. Quando l'ultima base mi divideva dalla "vittoria" iniziale, sentii pompare il sangue velocemente. Entrai in scivolata verso la casa base, e bam, feci il primo punto della giornata. 

 

Le ragazze mi vennero incontro per pochi secondi, contente. Io guardai in alto e controllai le tribune. Lei mi guardò, con un sorriso dolce e soddisfatto e il mio cuore si gonfiò. Scossi la testa e mi concentrai, perché dovevo tutto alla mia squadra: la partita iniziò di nuovo e non vidi l'ora di vincere, di nuovo. 

 

Entrammo nello spogliatoio, esultanti. Eravamo distrutte, sudate e non vedevamo l'ora di fare una doccia rinfrescante. Avevamo vinto, e i sacrifici fatti avevano portato dei risultati. 

 

"Comunque si era capito da quando Lauren ha fatto il primo punto: dovevamo vincere e basta!" 

 

Disse Jenny, dandomi una spallata soddisfatta. 

 

"Ahia!" 

 

Risi da sola, contenta di aver dato quel primo impulso per fare meglio durante tutta la partita. 

 

Facemmo la doccia, cantando e prendendoci in giro. Stare in squadra era sempre rincuorante, e mi dava sempre la possibilità di godermi due ore di allentamento senza pensare ad altro. 

 

Con i capelli bagnati, uscii dallo spogliatoio salutando, dovendo andare dai miei genitori. Il pensiero che avevo accantonato, di Camila, ritornò in superficie e mi fece male. 

 

Sarebbe stata la prima volta, il primo incontro dopo un mese di silenzio, dopo i miei svariati rifiuti alle cene di famiglia, per motivi inventati, dopo aver fatto finta di niente all'uscita di scuola, se la vedevo incontrarsi con Chris. Avevo fatto di tutto per evitarla, cercando di non destare sospetti. Ma non potevo farlo per sempre, prima o poi doveva succedere. Magari non avrei sentito niente, magari mi era semplicemente passata e avremmo potuto essere amiche, amiche normali. 

 

Pian piano che mi avvicinavo al parcheggio, però, il cuore si faceva pesante. Sguardo basso, camminata lenta, zaino in spalla. Scorsi i miei genitori salutarmi da lontano, gli feci un cenno e cercai di evitare di guardarla, perché lei era lì, con Chris, splendida come sempre.

 

Già parti male Lauren. 

 

Li raggiunsi dopo pochi attimi, i miei genitori mi abbracciarono contenti della vittoria, Chris mi diede una pacca sulla spalla e feci di tutto, ma veramente di tutto, per evitare Camila. Lei riuscii a dire "complimenti" - mi mancava la sua voce - ma non si sbilanciò oltre. E io la ringraziai mentalmente. Quando finalmente, presi coraggio e la guardai, mentre mio padre stava praticamente facendo il riepilogo della partita, venni colpita dai suoi occhi e dal suo sguardo, che per assurdo sembrava più maturo. Maturo e stabile. Era bella, bella come sempre, e come sempre, il suo profumo mi faceva ciondolare. Non potei trattenermi dal sorriderle, nonostante tutto, e lei sembrò sorpresa. Mi è veramente mancato osservarla, sentire la sua presenza. La guardai ancora, facendo fatica a distogliere lo sguardo, e lei mantenne senza problemi il contatto visivo. Forse a lei aveva fatto bene la nostra distanza. 

 

Io invece, mi resi subito conto che non era cambiato niente. Che mi piaceva esattamente come prima, anzi forse di più, perché idealizzarla per un mese non era stata una grande scelta. 

 

"Lauren" una voce remota mi scosse. Mi girai e Jenny mi raggiunse, con il respiro affannato. 

 

"Jen, dimmi" le dissi, sorpresa. 

 

"Posso parlarti un attimo?" 

 

Sembrava a disagio, salutò i miei genitori, mio fratello e Camila, mi afferrò la mano e mi trascinò il più lontano possibile.

 

"Che succede?" La guardai stralunata, non capivo perché si stava comportando in quel modo.

 

"Senti Lauren, se non lo faccio adesso poi finisce la stagione e ormai siamo grandi e insomma, devo dirtelo" 

 

Faceva avanti e indietro, agitata. Jenny era una bella ragazza: capelli biondi, fisico statuario, occhi azzurri e labbra carnose. Era una tipa tosta, si sapeva fare valere e riusciva sempre a tirarmi su: era un bel sostegno morale per tutte in squadra, ma soprattutto per me. 

 

"Dirmi cosa? Fermati un attimo" le dissi, afferrandola per il braccio.

 

Sembrava stressata, cosa che faceva anche piuttosto ridere. 

 

"Senti, non è semplice" la situazione stava diventando frustrate, anche perché, nonostante fossero lontane, le persone che mi stavano aspettando stavano osservando tutto. 

 

"Jen, dillo e basta!"

 

A questo punto si fermò, e prese un respiro: ma che cavolo stava succedendo? Volevano cacciarmi? Non capivo veramente perché Jenny fosse così agitata.

 

"Tu mi piaci! Ecco, l'ho detto. Mi piaci e vorrei che uscissimo insieme, una sera, se ti va" 

 

Rimasi a bocca aperta. Questa non me l'aspettavo proprio. Piacevo a Jenny. Io, piacevo a Jenny, ad una delle ragazze più belle della scuola. Non sapevo neanche che le piacessero le ragazze, innanzitutto. 

 

Non riuscii a dire niente per i primi secondi.

 

"Ma da quando ti piacciono le ragazze?" È l'unica cosa che mi venne in mente di dire.

 

"Da sempre! Magari non te l'ho mai detto espressamente, ma lo sa chiunque" 

 

Mi guardò con un fare sconsolato e mi resi conto di sapere ben poco di lei. 

 

"Jen, sei sicura che ti piaccia? Magari è solo un affetto.." 

 

Ma non mi lasciò finire di parlare, anche perché stavo dicendo stupidate giusto perché non sapevo come rispondere. 

 

"Lauren, non c'è bisogno di farmi un'analisi. Ciò che dovevo dirti te l'ho detto, il mio numero ce l'hai. Ora vado che i miei mi aspettano" 

 

Sembrava arrabbiata, o delusa, non sapevo come si aspettasse che io rispondessi. Non sapevo neanche più chi fossi, e la storia di Camila non migliorava la situazione. Non mi andava però di lasciarla andare in quel modo. 

 

 

 "Aspetta" e mi avvicinai a lei agguantandola da una mano. "Ne parliamo un giorno davanti ad un caffè ok? Ti scrivo, va bene?" 

 

Tentai di rassicurarla, anche se mi resi conto di non essere più brava come una volta. 

 

Lei però, sembrò più rilassata, mi diede un bacio sulla guancia prima di scappare definitivamente. Rimasi un attimo attonita.

 

Questa è bella, veramente.

 

Portai una mano nei capelli bagnati, che pian piano si stavano asciugando grazie alle temperature estive di Miami. Risi tra me e me, mentre ritornavo dai miei genitori. Sperai che nessuno chiedesse niente, ma si trattava della mia famiglia, non potevo aspettarmi diversamente.

 

"Allora, chi era quella JEN?"

 

Chiese Chris, evidentemente chiedendo spiegazioni. Portai lo sguardo su Camila, che mi stava guardando dritta, dritta negli occhi. 

 

"Una mia compagna di squadra! Andiamo?"

 

Non volevo parlarne. Dopotutto, erano affari miei. 

 

"State insieme?" 

 

Continuò Chris, mentre ci incamminammo verso la macchina. 

 

"No, Chris, la smetti per favore?" 

 

Ma lui continuava, senza sosta, come faceva sempre. Camila, al suo fianco, camminava, e riuscivo a vedere solo il suo profilo. 

 

"Aspetta, aspetta. Scommetto che ti ha chiesto di uscire. E tu ovviamente le hai detto di no. Sei irrecuperabile" 

 

Lo spintonai.

 

"Cosa vuol dire ovviamente?" 

 

Perché era così scontato il mio rifiuto?

 

"Perché ti girano intorno tipo le più fighe della scuola, e non si sa ancora il perché, e te le scarti sempre. Non capisco chi stai aspettando, veramente. La principessa azzurra?"

 

Lo guardai male, un po' ridendo per la battuta finale e po' con fare scontroso lo zittii. Camila a quel punto si sporse per guardarmi, come se si aspettasse qualche mia risposta o gesto o rassicurazione. Ma io non aggiunsi nient'altro, entrai in macchina e rimasi silenziosa, a pensare.

 

Chi stavi aspettando, Lauren?

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Capitolo 7
*** Settimo capitolo - Ci proviamo ***


Pandangolo: Ciao a tutti, io continuo ad aggiornare anche se so che in tanti, giustamente, avete abbandona la fic! Magari però, vi capiterà di cliccarci di nuovo sopra un giorno e spero che la possiamo trovare conclusa! Buona lettura Pando (Giulia) 

 

 

 

 

SETTIMO CAPITOLO

 

"No Chris, non ci penso neanche"

 

Scossi la testa il più vigorosamente possibile, ma lui non ne voleva sapere.

 

"Dai Lo, ma qual è il tuo problema? Mamma e papà saranno via per due giorni, Tay è d'accordo, non è niente di speciale, non ci saranno mica 50 persone"

 

"No, mi devo anche vedere con Jen domani sera, quindi non se ne parla"

 

"E dille di venire qua, mettiamo un po' di musica, invitiamo due amici, almeno non sarà neanche imbarazzante come prima uscita"

 

Si sedette sul letto: mi dovevo ricordare che quando Chris voleva una cosa, in qualche modo la otteneva. 

 

"Non è una prima uscita, ma comunque, se poi succedono dei casini so già che la colpa ricade su di me, e non ne ho voglia, veramente" 

 

"Giuro che se succede qualcosa, cosa che non accadrà, mi prenderò io tutta responsabilità. Dirò a papà e mamma che non lo sapevi neanche che avrei dato una festa"

 

Sbuffai, non sapevo più che scusa inventarmi: in realtà, il motivo principale per il quale non volevo che Chris desse la festa era Camila. Non avrei saputo come comportarmi e, nonostante la presenza delle mie amiche, che non avrebbero di certo rinunciato alla serata, sapevo che non sarei riuscita a godermela del tutto. 

 

Ma ripeto, non sapevo più cosa inventarmi.

 

"Ma perché devi sempre insistere?" Gli dissi, mentre preparavo la sacca per andare ad allenamento. 

 

"E dai Looo" e fece il suo sguardo triste, insistente e buffo che sapeva mi avrebbe portato a dire di sì. E così fu. 

 

"Senti ok, ma niente alcool e poche persone. Se succede qualcosa, dirai a papà e mamma che è stata una tua idea"

 

Lui saltò dal letto e mi abbracciò.

 

"Grazie!! Sei una grande" e scappò via, cellulare in mano, pronto a chiamare i suoi amici. 

 

"No, sono una scema" 

 

Quindi, l'avrei rivista. L'avrei rivista da vicino, in un contesto sì caotico, ma pur sempre famigliare. Avrei sentito di nuovo la sua voce, e magari anche una delle sue risate spontanee e a volte buffe. Avrei di nuovo potuto osservare i suoi capelli che sfioravano le sue spalle in maniera dolce, i suoi occhi color nocciola che mi entravano sempre dentro. Ma avrei fatto tutto da lontano, non volevo che si creassero momenti spiacevoli. 

 

Mi sedetti sul letto e mi strofinai il viso con le mani, frustrata.

 

Mannaggia a te, Chris!

 

Ragazze, domani sera siete invitate da me che Chris dà una festa, e non potete mancare :) - 

 

Passati pochi minuti, Dinah e Normani avevano già risposto di sì, ed ero sicura di poter avere il loro supporto.

 

Jen, domani mio fratello ha deciso di dare una festa a casa, quindi non posso uscire. Che dici, ti unisci a noi? - 

 

Forse non era l'idea più sensata, ma almeno con Jenny lì avrei potuto evitare troppi contatti con Camila. Il solo pensiero di rivederla mi faceva battere forte il cuore e le guance mi si coloravano di rosso. Rosso fuoco. 

 

Anche Jenny, rispose un sì sincero. Buttai il cellulare sul letto, mi sdraiai e chiusi gli occhi per un attimo. 

 

Avevo ancora pochi minuti prima di dover partire per andare ad allenamento. Ma durò poco perché Chris si catapultò di nuovo in camera.

 

"Ah, Camila viene prima che ci aiuta a preparare!!" 

 

E come entrò se ne andò, senza darmi neanche il modo di rispondere.

 

Bene Lauren, l'universo ti vuole male e quindi ti vuole mettere alla prova. 

 

Digrignai i denti, mi alzai, misi la sacca in spalle e cercai di cacciare tutti i pensieri negativi.

 

Come disse Rossella O'Hara: domani è un altro giorno.

 

Speravo solo che fosse anche bello e facile. 

 

——————-

 

Ovviamente la festa arrivò in un batter d'occhio. Erano le 5pm e Chris stava già cominciando a preparare. I miei genitori erano partiti di mattina, ci avevano raccomandato di stare attenti e di non fare casini. Volevo proprio vedere come sarebbe finita la giornata.

 

"Tay, mi aiuti a mettere il tavolo qui?" 

 

"Arrivo!"

 

I miei fratelli stavano posizionando i tavoli e io intanto stavo riempiendo le ciotole con le patatine e i dei panini, come le vecchie feste di quando eravamo bambini, ma per una cosa da adulti. 

 

Stavo cercando di non pensare al fatto che di lì a poco Camilla sarebbe arrivata. Avevo detto alle mie amiche che potevano raggiungerci prima, ma la puntualità non era il loro forte. 

 

Dopo poco, sentii il campanello suonare e il mio stomaco fece diverse giravolte: cominciai a sudare per l'agitazione e dovetti prendere alcuni respiri per regolarizzare il mio battito. 

 

Ero veramente messa male. 

 

Chris andrò ad aprire e sentii il vociare non solo di Camila, ma anche di qualcun altro. 

 

Forse non è sola, incrociamo le dita. 

 

Feci finta di niente quando li sentii avvicinare. Li guardai un attimo di sfuggita, mentre facendo finta di sembrare impegnata. Nel frattempo mi accorsi che l'altra voce apparteneva ad Ally, che non vedevo dalla festa della piscina. 

 

"Ciao Lauren" mi salutò vivacemente, come sembrava essere il suo modo tipico. Le sorrisi e le risposi di rimando. 

 

Dovetti per forza girarmi, e guardare anche Camila. Probabilmente le guance divennero ancora più rosse: aveva un vestito non troppo lungo, floreale, bianco e azzurro. Un paio di infradito da spiaggia e capelli chiusi in una coda alta. Feci fatica a trattenermi. Ma una fatica immensa. 

 

"Ciao" mi disse, muovendo timidamente la mano. Le feci un sorriso, rimettendomi a lavoro. Deglutii a fatica e tentai di calmarmi, quando Tay da lontano mi guardò in modo strano.

 

"Che succede?" Mi disse, senza parlare veramente, ma solo mimando la voce. Io scrollai le spalle, facendole capire che non c'era niente che non andava. 

 

"Allora, io e Tay adesso portiamo il tavolo di fuori, così Lauren può cominciare a mettere bene le ciotole e le bibite. Che volete fare? Ci sono i festoni da appendere e beh, nient'altro direi!" 

 

"Io faccio i festoni" disse Ally, con entusiasmo. "Dove sono?" E Chris glieli indicò sopra al tavolo: c'erano già forbici e cordini pronti per l'uso. 

 

"Camila, tu aiuti Lauren? Noi siamo fuori" le diede un bacio sulla bocca e cominciò a spiegare ad Ally come appendere i festoni.

 

Ovviamente, Camila deve proprio aiutare me. 

 

Quando uscirono tutti, la sentii avvicinarsi ad un tavolo, prese un pacchetto di patatine e lo svuotò piano in una ciotola di plastica. Tentavo in tutti i modi di non guardarla, di non darle modo di trafiggermi col suo sguardo e il suo fascino. Inutile dire che avrei avuto voglia di baciarla, lì, proprio lì. 

 

"Devo dedurre che non mi guarderai per tutta la sera" 

 

Quella frase mi lasciò perplessa, non pensavo che avrebbe affrontato il discorso. 

 

"E non mi parlerai, ovvio. È scontato."

 

Feci spallucce e continuai a non parlare, mentre mettevo i popcorn dentro un barattolo, stile monouso. La sua voce era spazientita. Mi era vicina e potevo sentire il suo profumo. Chiusi per un attimo gli occhi, appoggiando entrambe le mani sul tavolo. 

 

Poi lei si avvicinò piano e sentii, con un tocco dolce, la sua mano sfiorare la mia. Avrei voluto respingerla, ma era più difficile che lasciarla fare. Mantenni la posizione, guardarla avrebbe peggiorato le cose. 

 

"Perché fai così?" Mi disse, con un tono di voce basso, quasi che rasentava il sensuale. Diversi brividi mi attraversarono la schiena, mentre il suo pollice giocava con il dorso della mia mano. 

 

"Camila..." riuscii a dire, tentando di respirare il più possibile. 

 

"Guardami Lauren" e si avvicinò ancora. Speravo solo che non entrasse nessuno, anche se ancora non c'era modo di preoccuparsi. Sentivo che Chris stava aiutando Ally e sentivo le risate di Tay in sottofondo. 

 

"Guardami" mi disse di nuovo, e non potei più resistere. Alzai lo sguardo, e la guardai. Era vicina, ed era lei. Quelle labbra carnose e i denti che le mordevano, quasi intimidita dal mio modo di osservarla. Un rossetto rosso ad ornarle; gli occhi, così profondi e vivi. Lasciai andare un respiro, dopo un mese di lotte interne. L'avevo visto dopo la partita, ma non era stata la stessa cosa ed era durato poco. 

 

"Ciao" lasciai uscire, con un tono diverso da quello di prima.

 

"Ciao" mi rispose, sorridendomi dolcemente. 

 

"E' passato un mese, e posso dirti che faccio ancora schifo in fisica" spezzò il silenzio con quella frase stupida, e io risi. E poi mi resi conto che anche lei aveva calcolato il tempo in cui non ci eravamo viste. 

 

"Beh, su questo non avevo dubbi" la schernii e lei mi diede un piccolo schiaffo sulla mano. 

 

"Mi hai lasciato in balia della fisica, non è stato molto carino da parte tua" e fece il broncio, portando il labbro inferiore in avanti. A quello non risposi, non volevo ricordare il perché, il quasi bacio e tutto quello che sarebbe successo se fossimo andate avanti. 

 

"Siamo a posto quindi?" Aggiunse, vedendo che non avevo risposto all'ultima frase.

 

"Ci proviamo" le risposi onestamente, perché io non potevo dire di essere a posto.

 

"Ci proviamo" echeggiò lei, annuendo. 

 

Mi lasciò la mano e io provai un senso di vuoto alla mancanza improvvisa del suo contatto. Sapevo che non era giusto, che una sorella non poteva fare una cosa del genere al fratello, ma era veramente difficile trattenermi, anche perché non avevo ancora capito Camila. Sembrava essere tranquilla, e ringraziai dopotutto che almeno lei non stava soffrendo come me. 

 

"Mila, ce l'ho fatta!" Urlò Ally da fuori. Ci guardammo ridendo e uscimmo fuori a vedere il festone appeso.

 

"E' un po' storto ma si vede che hai fatto del tuo meglio" Camila la prese in giro e lei rise. 

 

"Sei proprio stronza!" La spintonò piano, per quel poco che poteva fare Ally con la sua altezza, e poi finirono di nuovo a ridere.

 

Io e Camila parlammo poco ma ci guardammo tanto, questa era la verità. Nel frattempo erano arrivate le 6 pm e si avvicinava l'ora in cui avrebbero cominciato ad arrivare gli amici di Chris. Dinah e Normani si erano unite a noi da poco, quando il campanello suonò nuovamente. 

 

"Vado io" disse Chris, entusiasta. Presi un popcorn e lo masticai piano, mentre Dinah stava facendo amicizia con Camila: avevo già paura di cosa ne sarebbe potuto uscire.

 

"Lauren è per te!"

 

Chris arrivò con Jenny al suo fianco. 

 

Certo che, faceva la sua figura. 

 

Alta, vestita con un jeans semplice e una maglietta bianca a righe nere, capelli biondi lasciati sciolti e un'abbronzatura estiva. Le sorrisi, quasi in imbarazzo e le andai incontro.

 

"Benvenuta" le dissi, e le diedi due baci sulla guancia. 

 

"E' già iniziata la festa?" Mi chiese, notando le mie amiche. Le presentai tutti alla veloce e quando arrivò a Camila, lei sembrava strana.

 

"E' una tua compagna di squadra, giusto?" Mi chiese, sapendo benissimo la risposta.

 

"Sì esatto" annuii, e nel mentre Jenny mi chiese di farle vedere la casa. Le feci fare un piccolo tour perché non c'era poi molto da vedere, sotto lo sguardo di Camila che sembrava insistente. Gelosia? 

 

Lauren non pensarci.

 

Finimmo in camera mia, ultima tappa del tour. 

 

"Posso?" Mi chiese, indicando il letto. 

 

"Certo" sporsi la mano e dopo che ci si sedette, io la seguii. Eravamo l'una di fianco all'altra, e mi chiesi se mai avrei potuto provare qualcosa per Jenny. Era una bella ragazza, intelligente e capace, già solo per quello, valeva la pena provare. Ma a quali costi? Prima dovevo cancellare Camila dalla mia testa, e poi avrei potuto permettermi di iniziare qualcosa con qualcuno. L'impresa era veramente ardua, visto che anche solo un suo sorriso mi faceva sciogliere. 

 

"Sei pensierosa" venni scossa dalla sua voce. Mi guardò, probabilmente perché non riusciva a capire.

 

"Scusami, a volte mi spengo. Mi capita di isolarmi anche se sono con qualcuno" 

 

Lei fece spallucce.

 

"Non ti preoccupare, non mi dispiace il silenzio" 

 

Mi girai e le sorrisi, colpita dalla sua risposta decisamente azzeccata: anche a me non dispiaceva affatto il silenzio. 

 

"Quindi, mi hai invitato alla festa, perché..?" 

 

"Dovevo controllare mio fratello, avrei preferito andare da qualche altra parte, ma non potevo uscire di casa. E non volevo neanche darti buca, quindi.."

 

Lei annuì, muovendo i piedi con fare indeciso. Mi guardò di nuovo e questa volta, la osservai avvicinarsi. Stava già succedendo? Mi stava per baciare? Perché non riuscivo a disconnettere il cervello? Guardavo razionalmente il viso di Jenny avvicinarsi, e non feci niente per fermarla. Le sue labbra erano timide inizialmente, e io presa quasi alla sprovvista, non risposi subito. Quando però spinse un po' di più le labbra sulle mie, decisi di far parte anche io di quel momento. Cercai di non pensare ad altro che a quelle labbra dolci, e per poco ci riuscii. La sua mano si intrecciò ai miei capelli e il bacio piano, piano si fece più agitato. Era innegabile che Jenny fosse una bella ragazza, e il bacio non era niente male. Ci avvicinammo ancora di più, i corpi stretti tra di loro, la lingua che adesso incespicava tra i denti e i respiri pensanti. 

 

"Lauren - oh merda, scusate" 

 

Quando sentii la sua voce, rabbrividì, congelai immediatamente. Ci staccammo subito e Jenny abbassò lo sguardo, anche lei intimidita dalla situazione. Camila era in piedi, la porta mezza aperta e uno sguardo indecifrabile sul viso. 

 

"Tuo fratello mi ha detto di venirti a chiamare" 

 

Potevo sentire chiaramente la sua voce tremare, e sembrava quasi per rabbia. 

 

"Sì grazie, scendiamo subito" le risposi, in mancanza di altre parole. Dopotutto non stavo facendo niente di male. 

 

Lei aspettò pochi istanti, fissò Jenny per l'ultima volta, poi girò sui tacchi e scese di sotto. 

 

Quando io e lei ci guardammo, ci sfuggì una piccola risata. Eravamo sicuramente imbarazzate dal momento avuto insieme poco prima. 

 

"Perché la ragazza di tuo fratello, come si chiama, Camila, sembrava arrabbiata?" 

 

Io feci spallucce. 

 

"Non le capisco le ragazze" mi limitai a dire, sembrando noncurante. 

 

"Scendiamo va, che ci aspetta una festa da paura" ironizzai, alzandomi da letto. Le porsi la mano e lei la afferrò. 

 

Quella sì, che sarebbe stata una festa da paura, in tutti i sensi.

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