Just Dorks

di ViciousAir
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Is there a reason you never say my first name? ***
Capitolo 2: *** Please, get naked and help me ***
Capitolo 3: *** Why are you crying alone in the toilet? ***
Capitolo 4: *** You didn't come back ***
Capitolo 5: *** This is shakespearean flirt! ***
Capitolo 6: *** This is a huge problem ***
Capitolo 7: *** I kinda suck at this, you know ***
Capitolo 8: *** Your eyes are amazing ***
Capitolo 9: *** You are so clichè ***
Capitolo 10: *** Stop throwing apples at me! ***



Capitolo 1
*** Is there a reason you never say my first name? ***


"Is there a reason you never say my first name?"

Solace, hai scambiato la posta.”

L’aveva rifatto.
L’aveva chiamato Solace ancora.

“Cielo, scusa!”

Will Solace abitava in quel palazzo da tre anni ormai e nessuno, nemmeno il portinaio lo aveva mai chiamato per cognome.
Nessuno tranne Nico di Angelo.

“Tieni.”

Nico di Angelo non avrà avuto più di vent’anni, si alzava alle due del pomeriggio quando si sentiva mattiniero, suonava la chitarra negli orari più improponibili della notte e girava sempre vestito di scuro. Si era trasferito nell’appartamento accanto a quello di Will qualche mese prima, ma non avevano mai avuto una discussione vera e propria.
Will aveva provato a fare il bravo vicino, salutandolo ogni mattina, o meglio, ogni pomeriggio quando lo incontrava in ascensore.
Quando scendeva si prodigava anche a prendere la posta per tutti e due, addirittura.
Tutto questo lo aveva portato al… Nulla.
Nico di Angelo lo liquidava con qualche parolina monosillaba a scelta tra ‘sì’, ‘no’ e ‘boh’ tranne quando confondeva le buste e Nico si ritrovava con le bollette di Will da pagare.
In quei casi riusciva a formulare una frase tipo 'Mi hai dato la tua posta'.

“Grazie, mi spiace, non so dove ho la testa in questo periodo.”
“Tranquillo, Solace.”

Solace. Solace. Solace.
Will non aveva nulla contro il suo cognome, ma il fatto che quel ragazzo lo chiamasse di continuo Solace lo infastidiva. Insomma, era il suo vicino di casa. Ed era anche carino.
Nessun ragazzo carino doveva chiamarlo per cognome. Poteva chiamarlo Will, Willy, Wi-wi, Wall-E.
Dio, da lui avrebbe anche accettato qualcosa di melenso, come raggio di sole.
Ma Solace no. Troppo formale. Troppo distaccato.
La situazione non gli piaceva, era persino arrivato a parlarne con i suoi amici tanto era disperato.


“Mi chiama Solace! Solace! Era dalle medie che qualcuno non mi chiamava per cognome!”
“Will, penso tu stia esagerando.”
“No! Ascoltami, Cecil, ho anche avuto la prova che potrebbe avere interesse per il genere maschile spulciando nella sua posta, quindi non posso accettare-“
“Hai sbirciato la sua posta?!”
“Non è questo il punto. Stavo dicendo, non posso accettare che un ragazzo così mi chiami per cognome!”


Non se ne capacitava, non capiva perché in un mondo di persone che lo chiamavano Will, Nico di Angelo dovesse chiamarlo Solace.

“Nico, senti, ti posso fare una domanda?”
Nico, già pronto a tornare nel suo appartamento probabilmente per dormire, si lasciò scappare un sospiro.

“Dimmi.”
“Come mai non mi chiami per nome? C'è una ragione dietro?”

Nico tentennò per un istante e sbatté le palpebre un paio di volte. Per un istante parve a disagio.
Will si domandò se il suo tono di voce non fosse stato troppo aggressivo fino a che non lo vide riprendersi.
Il moro lo guardò dritto negli occhi.

“Perché… Perché non so qual è il tuo nome.”
“Non sai il mio nome?”

Will si grattò la testa, passandosi infine la mano tra i capelli biondi.
Nico di Angelo era lì da mesi e non sapeva il suo nome? Tutti in quel palazzo lo sapevano.
Lou Ellen usava sempre il suo nome come rafforzativo, soprattuto quando lo placcava dopo essersi scordato le chiavi nella toppa del portone, mettendo a serio rischio l'incolumità di tutta la palazzina.
Urlava così forte che ormai era impossibile non conoscere Will Solace.

“Will, le chiavi! Ti sembra un comportamento da persona responsabile, Will? Eh, Will? Will?!"

“Non posso chiamarti Will senza nemmeno conoscerti, sulle tue bollette non c'è nemmeno scritto il tuo nome, solo Mr. Solace.”
"Sulle bollette non c'è...Aspetta, scusa, perché non puoi chiamarmi Will?"
"Per lo stesso motivo per cui tu non mi chiami Neeks ma Nico. Non vai da una persona sconosciuta a chiamarla con un soprannome."

Will rimase imbambolato davanti a quelle parole, ammutolito: la sua mente stava processando quel breve scambio di parole.
Avevano anche battuto il recordo di durata del discorso. Non che Will si segnasse la durata di ogni loro discorso.
Nico alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto come faceva di solito, in attesa di una risposta che non arrivò.

"Beh, come ti chiami? William? Willian? Wilson? Willhem?"

Nico domandò, poi abbassò lo sguardo qualche istante dopo, come se il pavimento fosse improvvisamente diventato la cosa più interessante del momento.
D’un tratto, Will si sentì le orecchie andare a fuoco e pregò il cielo che i capelli gliele stessero coprendo abbastanza.

Nico di Angelo, il vicino di casa carino che si era trasferito da qualche mese e non lo faceva dormire con la sua chitarra alle tre del mattino aveva cercato il suo nome tra le bollette.
Nico di Angelo, il ragazzo vestito sempre di nero che si svegliava alle due del pomeriggio si era trovato probabilmente in imbarazzo a chiedergli come si chiamava.
Nico di Angelo, la persona che rispondeva a monosillabi in ascensore lo chiamava Solace perché secondo lui Will era solo un soprannome e non il suo nome completo.
Adorabile.

“Beh, potrei confessarti qual è il mio nome davanti a una tazza di caffè. Ho la moka sul fuoco, vuoi entrare?”

Nico si lasciò andare in una debole risata.

“Perché no?”

 
____
 

Heeey there! ViciousAir here. What's up?
Questa è effettivamente la prima fanfiction che pubblico. Woah, emozione.
Immagino stiate aspettando delle spiegazioni (o forse no): non ho mai contribuito al fandom di PJO/HoO, ho tante AU da parte e un amore per la Solangelo molto, molto forte. Uniamo l'utile al dilettevole e avrete queste sottospecie di oneshot/drabble estremamente fluffose, senza pretese.
Indi per cui ho deciso che sì, prenderò i miei piccoli bambini adorabili Will Solace e Nico di Angelo e li ficcherò in queste AU.
Preach, babies.
ViciousAir.

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Capitolo 2
*** Please, get naked and help me ***


"Please, get naked and help me."

Nico di Angelo stava pigramente sfidando le leggi della fisica cercando di infilare la propria tela in uno zaino decisamente troppo piccolo, quando un suo compagno di corso si avvicinò, provando a rivolgergli la parola.
Discussione bloccata sul nascere, ovviamente.

“Grace, non è il momento di fare ironia sui miei tentativi di far entrare questa tela nella borsa, quindi se ci stavi pensando, ora non pensarci più e dileguati.”
“Nah, niente battute. Oggi volevo solo chiederti se ce l’hai fatta a finire il progetto per domani. Nudo maschile su foglio A3.”

Detto questo, Jason tirò fuori dalla tasca il suo cellulare e gli mostrò la foto del progetto.
Nico strizzò gli occhi per capire cosa, pardon, chi fosse stato disegnato in una posizione pseudo-provocante dal biondo.

Oh mio dio riuscì a formulare nella sua mente prima di distogliere lo sguardo.
Si sentiva la persona più imbarazzata dell’universo.

“Percy è stato gentile a farmi da modello. Tu chi hai fatto?”

Chi aveva fatto? Nessuno. Nessuno perché si era completamente scordato del progetto.
Aveva avuto una settimana decisamente impegnata e il corso di arte non era stato in cima ai suoi pensieri, chi poteva biasimarlo per questa piccola dimenticanza?
Aveva altre cose da fare nella sua vita oltre ai nudi artistici maschili, per esempio, evitare ogni forma di vita nel raggio di venti metri, cantare hard metal sotto la doccia o sputare battute sarcastiche ai ragazzi di teatro.

…Ma chi voleva prendere in giro.

Era la volta buona che lo sbattevano fuori dalla classe, se lo sentiva.
Liquidò Jason Grace con un vedrai domani e si precipitò nei corridoi della propria scuola con il cellulare in mano.
Digitò freneticamente un messaggio.
Forse aveva ancora una speranza.
__

“Hazel, dimmi che il tuo ripetitore di biologia è ancora qui ed è disposto a posare nudo tra tre minuti.”
“… Scusa, Nico?”
“Ecco, appunto, scusa?”

Nico comprese in quel momento che Hazel non aveva letto il messaggio.
La sorella lasciò cadere la penna per terra. L’apertura della sua bocca formava una ‘O’ perfetta.
Il ripetitore di biologia accanto a lei, invece, aveva un’espressione sbigottita che lasciava trasparire un certo tipo di terrore.
Nico non aveva tempo di pensare ai sentimenti altrui in quel momento. Non che lo avesse mai avuto.

“Non c’è tempo per spiegare, spogliati e sali al piano di sopra nello studio a destra.”
“Prego?”
“Non sto scherzando. È grave.”

Nico fece gli scalini a due a due, lasciando dietro di sé la sorella con gli occhi sbarrati e un ripetitore di biologia visibilmente sconcertato e imbarazzato: poco male, poteva arrossire quanto voleva, l’importate era che si spogliasse e che si facesse ritrarre.
Aprì i cassetti alla ricerca di fogli A3, prese una nuova confezione di matite e di carboncini, poi sistemò tutto sul suo piano di lavoro e si sedette in attesa del ripetitore di biologia.
Entrò due minuti dopo, ancora vestito.

“Posso chiedere come mai hai così disperatamente bisogno di un uomo nudo in camera tua?”
“Classe di arte. Posso chiedere perché non sei ancora nudo?”
“Questione di pudore. Posso chiedere-“
“No. Domande finite, ora spogliati.”
“Non pensi che dovremmo, che so, frequentarci prima?”
 
Nico sospirò e scosse contemporaneamente la testa mentre il ripetitore di biologia attendeva una risposta alla sua ultima domanda.

“Ci frequenteremo dopo che avrò preso una A in questo progetto, ora spogliati, ti supplico.”
“… Va bene.”
“Davvero?”
“Prima mi supplichi di denudarmi poi ti stupisci se lo faccio? Sei strano.”

Nico alzò gli occhi al soffitto facendo il gesto di sbrigarsi con la mano.
Il ripetitore, con qualche esitazione, si spogliò sotto gli incitamenti di Nico fatti di muoviti, sbrigati e varie occhiatacce.

“Anche i boxer?”
Soprattutto i boxer. Su, su.”

E si tolse anche l’unico indumento che gli era rimasto addosso.
Adesso, i ragazzi e le ragazze della classe di arte erano abituati a ritrarre nudi artistici dal vivo.
Ma dio se era bello quel ripetitore di biologia.
Per un attimo gli attraversò la mente il pensiero di cominciare a studiare mitocondri e DNA.
Scosse la testa, scacciandolo.
Non si poteva davvero lasciare distrarre dal suo modello improvvisato.

“Mettiti lì e fai quello che ti dico io.”
“Uh, kinky.”
“Rettifico: taci, mettiti lì e fai quello che ti dico io.”
“Mi chiamo Will, comunque. Sai com’è, se dopo ci dovremo frequentare… Tu ti chiami Nico, giusto?”
“Quale parte di taci non ti è chiara, Will?”

Dopo avergli dato tutte le indicazioni della circostanza, prese in mano la matita e cominciò ad osservarlo attentamente, strizzando gli occhi quando qualche dettaglio non gli era chiaro, compiacendosi nel vedere il ripetitore di biologia a disagio.
Meglio così, magari avrebbe imparato a tacere un po’.
Per di più era una bella visione, decisamente troppo bella.
Doppia vincita per Nico di Angelo.
__

“Finito.”
“Oh santo cielo, grazie, stavo cominciando ad avvertire un principio di ipotermia.”
“Ipotermia, sì, fantastico. Ora va pure a parlare di teoria cellulare con mia sorella. Prima rivestiti, però.”

Nico osservava il suo ritratto e rispondeva distrattamente a ragazzo.
Will saltellava per la camera cercando di infilarsi i pantaloni.
Per poco Nico non gli tranciò via una mano quando Will prese una penna e un post-it giallo dal suo piano di lavoro.

“È il mio numero di telefono, scrivimi se prendi una A. Parola?”
“Certo, certo. Parola. Ora sciò, devo dare gli ultimi ritocchi.”
“Nemmeno un grazie?”
“Quando prenderò una A ti ringrazierò.”
“E ci frequenteremo.”
“Ti sei proprio attaccato a questa storia del frequentarci, eh? Va bene, va bene.”
“Ci tengo, eh!”
“Ho detto sciò.”

Il ripetitore, o meglio, Will sorrise, ma Nico non lo vide, concentrato sul suo disegno.
O meglio, concentrato sulla persona che aveva appena ritratto.
Non lo avrebbe mai ammesso a sé stesso, ma per allungare un po’ il lavoro si era anche messo a disegnare tutte le lentiggini che aveva. Tutte.
L’ho fatto per essere fedele alla realtà fu la scusa che disse e che si disse.

__

Nico ritirò il suo lavoro una settimana esatta dopo averlo consegnato.

“Oh… No.”
“Complimenti, di Angelo, si è davvero meritato questa A. Le lentiggini sono posizionate in maniera così realistica.”

 
__

Heeey there! ViciousAir here. What's up?
Potrei piangere, ma non piangerò. O forse sì. No, sul serio, mi sto per commuovere. Non pensavo che una roba del genere potesse effettivamente piacere.
Cioè, là fuori ci sono delle persone da qualche parte che leggono quello che scrivo. Che seguono quello che scrivo. Persone a cui piace.
Grazie a tutti, sul serio, grazie mille e graze ancora. Tanto spargimento di amore e cuori su di voi.
Devo fare scorta di biscotti da distribuire, nel frattempo tenete questi che mi sono avanzati.
ViciousAir alla riscossa per corrompere la gente
...Oh gods im hyperventilating.
Va beh, che dire, questa one-shot ce l'avevo in storage da secoli e ogni volta che la leggo, rido. Non tanto per la storia, ma per Percy in posizione provocante. Rrh.
Oh, sì, nel caso qualcuno non lo sapesse, kinky significa tipo roba pervertita.
Cercherò di rispondere sempre alle recensioni, mi piace questo contatto autore-santo che sta dall'altra parte della tastiera e che si prende la briga di commentare.
E... Ho esaurito le cose da dire
Preach, babies.
ViciousAir



 

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Capitolo 3
*** Why are you crying alone in the toilet? ***


"Why are you crying alone in the toilet?"

Will Solace aveva dei bisogni, uno di quelli era andare in bagno.
In realtà non doveva davvero andare in bagno, doveva semplicemente riuscire a fuggire dalla lezione sulla Guerra di Secessione Americana.
Maledetti i professori soporiferi.

Fischiettando per i corridoi una di quelle canzoni commerciali che tutti conoscevano, si avviò verso il bagno.
Cosa c’è di meglio di svuotare la vescica e scappare dalla storia americana?
Will Solace non sapeva rispondersi e per questo cominciò a dubitare della sua profondità intellettuale.
Poi giunse alla conclusione che era una persona che si accontentava delle piccole cose della vita e andava bene così.
Il filo dei suoi pensieri era così perfetto e così auto-gratificante che quando entrò in bagno non si rese conto di un piccolo ostacolo davanti alla porta.

“Porca p-!”

A causa del suddetto piccolo ostacolo, Will Solace si ritrovò sdraiato sul non-così-igenico pavimento del bagno scolastico maschile, faccia a faccia con una blatta morta.
Non aveva la più pallida idea su cosa fosse inciampato, ma era pronto ad ingaggiare una lite con chiunque avesse dimenticato quella cosa davanti all’entrata.

“Ma cosa ti salta in mente?! Quello è un passaggio pubblico, la gente potrebbe farsi seriamente male! La prossima volta controlla dove metti la tua roba, decele- Oh.”

Si sarebbe aspettato un borsone, uno zaino, una scatola, un cesto degli attrezzi.
Ma non una persona.
Per di più, non una persona con il viso nascosto tra le gambe e le braccia che circondavano le ginocchia.

“Tutto bene?”

Pessima domanda.
Era ovvio che non andasse tutto bene, se fosse andato tutto bene allora quella persona singhiozzante non sarebbe raggomitolata in bagno.
Will, in tutta la inesistente grazia, rotolò sul pavimento fino a che non riuscì a mettersi seduto davanti al giovane che si ostinava a restare in quella posizione, a detta di Will scomodissima.
In risposta ebbe un sonoro sniff e un altro paio di singhiozzi.

“Okay, non va tutto bene. Di che classe sei? Posso chiamare qualche tuo compagno per farti aiutare.”
“No!”

Il ragazzo aveva quasi urlato e di conseguenza aveva fatto sobbalzare Will, ma almeno aveva alzato gli occhi.
Finalmente il biondo lo riconobbe. Stava nella classe accanto alla sua e spesso lo vedeva davanti a sé alle macchinette.
Lo aveva classificato come tipo pauroso, oscuro ma carino che potrò ammirare da lontano mentre beve la brodaglia delle macchinetta. Categoria creata appositamente per lui, ovviamente.

“Fantastico, niente compagni di classe, tranquillo. Tu sai chi sono? Perché io so chi sei.”

Il ragazzo continuò a guardarlo con occhi gonfi, arrossati, guance ancora umide, insomma, si vedeva lontano un miglio che aveva pianto.
A Will venne voglia di abbracciarlo, di dirgli che andava tutto bene, che sarebbe passato tutto, qualsiasi cosa era successa.
Si dovette trattenere, purtroppo, abbracciare un semi-sconosciuto non era l’ideale in quella situazione.

“Sei Nico, eh? Ti conosco. Sei quello che riesce ad arrivare prima di me alle macchinette e prende sempre il caffè lungo. Io sono-“
“So anche io chi sei tu. Classe davanti a me.”
“Puoi chiamarmi Will se vuoi, ‘classe davanti a me’ non mi dona.”

Rimasero in silenzio per qualche minuto.
La curiosità cominciava a farsi sentire: cosa ci faceva Nico nel bagno a piangere e a far inciampare la gente?
Strisciò accanto a lui, tirando su con il fondoschiena tutto lo schifo del pavimento del bagno.
Nico si fece un po’ più lontano.

“Mi hai fatto avere un incontro ravvicinato con una blatta morta, direi che mi merito una spiegazione. Dai, sono quello che sta sempre dietro di te alle macchinette, c’è una certa intimità tra di noi ormai.”

Non ricevette risposta, ma almeno lo sentì soffocare una risatina.
Will si appoggiò al muro. Era intenzionato a non spingere oltre la conversazione, se Nico non si sentiva a suo agio, chi era lui per forzarlo a parlare?
In oltre, più ci metteva, meno Storia avrebbe seguito.
Incontro provvidenziale.

Solo quando Nico riuscì a smettere di singhiozzare si decise a spiegargli la situazione.

“Hai presente Drew? Drew Tanaka?”
“Sì, certo! È in classe con te, giusto?”
“Sfortunatamente sì.”
“E che ha fatto Drew? Da quello che ne so non è una persona facile da… Gestire.”
“Ha proclamato il ‘vediamo quanti commenti omofobi riesce a sopportare di Angelo day’ e dopo la quarta ora di fila ho deciso che il bagno era l’unica via di fuga.”

Will non pensava che esistesse qualcuno la fuori ancora capace di pensare a cose del genere.
Nico ritornò con la faccia tra le gambe, probabilmente perché Will aveva smesso di parlare, perso nei suoi pensieri.
Nico di Angelo gli aveva fatto saltare un’ora di Secessione Americana quel giorno, doveva trovare un modo per sdebitarsi e dopo quella storia, Will era sicuro di averne trovato uno perfetto.

“Tra un po’ suona l’intervallo, giusto? Tu torna su, io ti raggiungo tra due istanti. Ti fidi di me?”
“In tutta sincerità, no.”
“Allora fai lo stesso un atto di fiducia, ti prego, permettimi di aiutarti. Tu mi hai fatto saltare una noiosissima lezione di Storia, voglio sdebitarmi.”

Sebbene dopo qualche istante di esitazione, Nico di Angelo si alzò spolverandosi i vestiti e stiracchiandosi. Prima che  si avviasse per il corridoio, si scambiarono un’occhiata veloce.
Will pensò di non aver mai visto occhi così belli in vita sua.
Prese dalla tasca dei pantaloni il cellulare e scrisse ad un paio di persone.
Nico avrebbe avuto la sua rivincita.
__

“Drew?”
“Oh, ciao Connor. Will.”

I due risposero con un ciao forse un po’ troppo allegro, poi si misero a parlare delle cose più stupide che venissero loro in mente per intrattenerla al di fuori della classe.
Nico se ne stava seduto al suo banco che guardava i due con un sopracciglio alzato, senza capire cosa diamine fosse saltato in mente a Will mentre erano giù in bagno.

“Oh sì, e poi lei ha detto…”

Dietro di lei, la goccia d’acqua di Connor si muoveva in punta di piedi per la classe deserta verso il banco di Drew, perfettamente riconoscibile dalla borsa rosa appoggiata sulla sedia e dai trucchi sparpagliati per il banco.
Fece qualcosa, Nico tentò di strizzare gli occhi nel tentativo di capire esattamente che cosa, ma era troppo distante.
Solo quando il ragazzo sguisciò fuori dalla classe i due tranciarono il discorso e se ne andarono.
Il biondo, prima di dileguarsi, gli strizzò gli occhi.
Nico era confuso, molto, molto confuso.

__

"Come avete fatto?”
“Guarda loro due, io non c’entro.”
“Dovevamo un favore a Will dal compito di matematica, non è difficile mettere quella roba all’interno dei trucchi, soprattutto se lasciati lì così, vero?”
“Assolutamente! Se serve qualcosa, chiamaci!”

Erano fuori dalla scuola.
I due gemelli, così finì per definirli Nico, si diedero il cinque e conclusero con una pacca sulle spalle a Will. Si allontanarono con un bel sorriso soddisfatto verso Drew, che si stava dirigendo verso la fermata dell’autobus imbestialita e con la faccia di un particolare colore verdognolo.
Nico non sapeva cosa dire e Will si perse ancora a guardarlo così, in quel momento sembrava anche felice e cielo, cielo se era carino.
Ancora meglio di quando, annoiato, premeva il pulsantino della macchinetta.

“Risparmia i ringraziamenti, Nico, e accetta un pasto a base di finocchi bolliti e pasta scotta della mensa. Così possiamo parlare del nuovo vediamo quanti scherzi riesce a sopportare Drew day.”

 
__
Heyy there! ViciousAir here, what's up?
Duh, e anche questa è andata. chissà da quanto tempo marciva nel mio hardisk e chissà se ha senso *soffia sulla fan ficiton*. Una Hurt/Comfort con Fluff sottointeso senza troppe pretese, così come tutte le OneShot qui dentro. Non è pseudo-comica come le altre, lo so, lo so, ma vi prometto che la prossima lo sarà. E sarà con lo pseudo pov di Nico, che emozione!
Poi qui ci sono anche gli Stoll, i miei prediletti agh e francamente ce lo vedo Will a fare il 'ti hanno chiamato con un commento omofobo wait ci penso io'. E' così dorky. E poi c'è anche Drew Tanaka. Lo ammetto, a me sta simpatica, ma mi serviva qualcuno con cui prendermela(?).
Dato che mi piace riempire questi spazi, sappiate che in queste FanFiction hanno un ordine ben preciso: vanno dalla non conoscenza allo stare già insieme. Cioè, partono dal 'ci siamo a malapena parlati' a ' ti ho visto un paio di volte a casa mia' a 'siamo nella classe di fronte' a eccetera, eccetera, eccetera. Saranno in teoria 10, con l'ultima che sarà il climax.
A buon intenditore, poche parole.
Vedrete, vedrete.
Preach, babies!
ViciousAir

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Capitolo 4
*** You didn't come back ***


“You didn’t come back.”

Nico lavorava dalle tre alle cinque del mattino in quel periodo.

C’erano due cose che Nico odiava del turno di notte al centralino dove lavorava: la gente che chiamava e la gente con cui lavorava.
La gente che chiamava era di solito irritata, rumorosa e incline ad insultare il centralinista in ogni modo possibile se il problema non veniva risolto il 0.001 secondi.
La gente con cui lavorava si addormentava di continuo sui banconi e doveva tirare sempre gomme a destra e a manca per farli svegliare prima che il capo entrasse a controllare.
I colleghi, dopo essere stati svegliati, lo insultavano e avevano poi il coraggio di chiamarlo scontroso.
Ingrati.

“Buonasera, ti ho portato il caffè.”

E poi c’era lui, lui che per nessuno aveva un nome.
Lo chiamavano il tipo del caffè, ehi tu, o qualche soprannome abbastanza sorvolabile.
Nico sapeva come si chiamava, forse era l’unico lì dentro che glielo aveva chiesto.

“Caffè lungo, nero con una bustina di zucchero di canna?”
“Ovvio.”
“Grazie, Will.”

Il tipo del caffè si sedette sulla sedia vuota accanto a lui e si concentrò sullo schermo che Nico aveva davanti, come faceva sempre. Dalla sua faccia capì che non aveva la più pallida idea di cosa ci fosse scritto.
Quegli occhietti azzurri e confusi lo fecero quasi sorridere, ma si trattenne.
Nico bevve un sorso di caffè, piccolo, per gustarselo per bene.
Will continuava a guardare lo schermo, probabilmente si era incantato.

“Hai già portato a tutti il caffè?”
“Certo, lo sai che a te porto sempre l’ultimo, così ho più tempo per fartelo bene.”

Nico stava per ribattere con un commentino sarcastico e forse un filo sporco, ma una chiamata lo interruppe.
Sbuffò rumorosamente e premette un pulsantino sulle proprie cuffie.
Will rimase lì a guardarlo, in silenzio, chiudendo di tanto in tanto gli occhi per qualche strano motivo, lasciandosi andare a qualche stupido sorriso, gli stessi che Nico non si concedeva mai.
Probabilmente era stanco.

Nico non era famoso per le sue doti di calma e pazienza, quindi non ci volle molto prima che si mettesse a litigare con la persona dall’altra parte della cornetta.
E che litigata, signori. Una di quelle litigate dove il centralino si ferma, si mette ad ascoltare tutto rigorosamente in vivavoce e infine batte le mani quando la persona dall’altra parte butta giù.
Will rimase ad ascoltare solo fino ad un certo punto. A metà della chiamata si alzò e con le mani in tasca e se ne andò.
Nico non lo vide più arrivare.
__

“Eccoti qui, tipo del caffè.”

Nico lo ritrovò nel piccolo cucinotto seduto sul tavolo che leggeva un libro enorme.
Non si era accorto del suo arrivo perché quando Nico parlò, lui saltò giù dal tavolo con un urlo che di mascolino non aveva assolutamente nulla.
Nico si trattenne dal sorridere, ancora, quando Will si portò una mano al cuore e si mise a ridere.

“Mi hai spaventato.”
“Questo lo vedo.”
“Sembra che tu riesca a spuntare dalle ombre o qualcosa del genere.”
“Me lo dicono più spesso di quello che pensi.”

Will lasciò il libro sul tavolo, Nico riuscì a leggere qualcosa a proposito di  neurofisiopatoqualcosa, poi gli diede le spalle e cominciò ad armeggiare con una caffettiera enorme, da almeno sette persone.

“Solito caffè? Me ne faccio uno anche io. Sei in pausa?”
“Quante domande. Allora… Sì, solito e sì, sono in pausa. Tu come mai non sei tornato?”

Nico si appoggiò allo stipite della porta con le braccia incrociate. Attendeva il suo caffè ma soprattutto la sua risposta.

Si poteva dire che Nico non fosse una delle persone più socievoli nel centralino, anzi, rifiutava ogni contatto con i suoi colleghi di lavoro come la peste.
Ma quando Will si sedeva accanto a lui non gli dispiaceva, come non gli dispiacevano quando fissava lo schermo del computer per minuti interi senza capire nulla, quando parlava a raffica di argomenti che nemmeno si ricordava.
Ma la cosa migliore era quando sorrideva, oh sì.
Sorrideva spesso a Nico che non ce la faceva a contraccambiare, che faceva finta di non vederlo sebbene con la coda nell’occhio sapeva tutto quello che faceva.
Due anni passati così, a sapere solo il nome del tipo del caffè e del fatto che avesse un sorriso davvero bello.

“Sai, hai una bella voce e personalmente adoro sentirti parlare, mi metto sempre lì ad ascoltarti ed è un ottimo passatempo. Ma mi ha messo tristezza il fatto che ti abbiano insultato. Gente come te non merita di essere insultata.”

Will alzò le spalle, poi si voltò con in mano due bicchieroni di caffè.
A Will piaceva la sua voce
Nico non se l’aspettava quella risposta e rimase per qualche istante bloccato a guardare il biondo che sorrideva sotto la luce traballante.
Prese il suo caffè di scatto dopo essersi conto di averlo osservato un po' troppo, rischiando quasi di ustionarsi nell’azione.

“Ah no? E chi te lo dice?”
“Ti conosco.”
“No, non mi conosci.”

Nico sorseggiò il caffè con calma, attendendo che Will controbattesse.

“Fidati, in due anni mi hai detto tante cose di te e me le ricordo tutte.”
“Stupiscimi, ti prego.”

Nico era ironico in quel momento, perché non aveva mai parlato davvero a nessuno di sé, non volontariamente e soprattutto non al lavoro.
Si sbagliava, si sbagliava tantissimo.
Perché sì, Will parlava tantissimo, ma pareva che Will chiedesse anche tantissimo e Nico, distrattamente, gli aveva risposto.
Non si aspettava che Will si ricordasse effettivamente che venisse da Venezia, che sua madre e sua sorella fossero morte, che però avesse una sorellastra fidanzata con un cino-canadese, che, come diceva un suo amico per prenderlo in giro, giocasse per l’altra squadra, cielo, si ricordava anche della sua passione per uno stupido gioco di carte.

“Non so se essere affascinato o inquietato da tutto questo.”
“Devi sapere che quando fai il tipo del caffè non hai molti altri passatempi se non parlare con le persone della tua e della loro vita.”
“Interessante. E quale di questi motivi ti ha convinto che non sono una cattiva persona?”
“Mah, saranno stati i pirati a farmelo pensare.”

Nico alzò gli occhi al soffitto, la luce flebile minacciava di spegnersi da un momento all’altro.
Quella replica lo aveva fatto ridere, ma tentò di mascherarlo con il caffè.
Will rise con un po’. Alla fine di quel momento allegro, però, prese un lungo respiro.
A Nico sembrò triste.

“Scherzi a parte, chiamala sindrome da studente di medicina, ma penso che le persone che soffrono troppo si meritino ad un certo punto una pausa.”
“In che senso una pausa, scusa?”
“Una pausa dalla vita, non so, un’oretta arrotolati in una coperta, abbracciati a qualcuno e… Con una torta. O del tè caldo. Cose belle. Non so, a te cosa piace?”
 “Mi piace il junk food del McDonald e ho una predilezione per gli Happy Meals."

La luce sfarfallò ancora, si stava per spegnere. Nico smise di guardarla e si concentrò su Will.
Era così che faceva? Un lungo discorso concluso con una domanda alla quale rispondeva distrattamente?
Insomma, gli aveva appena confessato tranquillamente che gli piacevano gli Happy Meals.
Crudele da parte sua.

“Ottimo, comunque, ora che mi hai detto tutto questo cercherò di arrotolarmi in una coperta domani pomeriggio prima di venire al lavoro e mangiare dei Nuggets.”
“Ma niente abbracci per la storia del contatto fisico, giusto?”
“Sul serio ti ricordi tutte queste cose?”
“Ripeto, il mio lavoro è noioso e tu sei l’unica persona interessante.”
“Ripeto, è inquietante. Sei tipo uno stalker o un estorsore.”
“Non ti ho estorto nessuna informazione, non so dove vivi o il tuo numero di telefono.”

Ebbero una lunga conversazione, un botta e risposta intermezzato da qualche risata di Will e da qualche battuta estremamente sarcastica, a tratti caustica di Nico.
Il tutto venne concluso dalla luce che, come aveva lasciato intendere già da prima, si fulminò nel bel mezzo della discussione.
Nico sbuffò annoiato.

“Immagino di dover uscire.”
“Già, a me toccherà cambiare la lampadina. E poi tu devi tornare al lavoro, no?”
“Esatto. Ricordati il caffè tra un’ora.”
“Non mancherà. Tu… Beh, ricordati che se ti serve la parte dell’abbraccio, o se mai ne vorrai uno per motivi vari, il tipo del caffè c’è sempre. Vedilo come un bonus abbraccio.”
“…Certo, certo. Muoviti a sistemare la lampadina, dai.”

Nico sapeva che non era risultato per nulla scontroso come al solito, ma poco gli importava in quel momento.

Per la prima volta in quell’ufficio, voltandosi di spalle per tornare al suo lavoro, Nico si lasciò andare in un sorrisetto piccolo piccolo.
Presto, lo sapeva, avrebbe fatto un pensierino sullo sfruttare quel bonus abbraccio appena offerto dal tipo del caffè.
__

Heeey there! What’s up? ViciousAir here!
Come sta andando Pasqua? Io studio, piango sui libri e prego qualsiasi dio che il prossimo esame vada bene, ssh.
Beh, che dire, questa è una delle mie preferite. Le do in automatico quei toni molto sleepy, non so se mi intendo, cioè, saranno le quattro del mattino e questi due staranno quasi crollando dal sonno, mi immagino le loro voci un po’ gracchianti, il cielo buio fuori dalla finestra, le luci abbastanza basse e un’atmosfera e generale stanca, assonnata.
Insomma, è dolce. E’ fluffosa all’ennesima potenza e Will è sempre più marpione. Will marpione ftw.
E poi sì, un Nico scontroso quanto basta che però si apre un po’ per sbaglio, un po’ per conoscenza, un po’ perché Will gli piace ci sta sempre. Un Nico pseudo-tenero nei limiti del canon è sempre un ottimo Nico.
In più sto andando avanti a betare le prossime oneshot, più mi sta venendo tipo l’ansia da OOC, questa è per ora la più riletta con circa 30 volte, sigh.
E bon, ringrazio profusamente chiunque ci sia dall’altra parte di questo schermo con una vagonata enorme di Cookies della Milka che sono buoni da far schifo, ma se siete vegani o celiaci comunicatelo che ho biscotti per ogni evenienza.
Grazie mille di tutto, che voi siate benedetti e troviate sempre i bagni pubblici puliti e profumati.
Preach, babies!
Vicious Air

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Capitolo 5
*** This is shakespearean flirt! ***


“This is shakespearean flirt!”

“I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono.”

Will Solace sentì che Nico gli aveva stretto un po’ più le mani. Il cuore gli mancò di un battito.
C’erano quasi, il primo bacio tra Romeo e Giulietta stava per essere provato in quel preciso istante e Will non riusciva a stare tranquillo.
Lui avrebbe baciato Nico. Lui e Nico. Quel Nico. Nico di Angelo.
Quel bellissimo ragazzo del LGBTQA+ club che aveva proposto di portare in scena la versione leggermente modificata di Romeo e Giulietta.
Quello splendido ragazzo che non sorrideva mai, che se ne stava sempre sulle sue, che se parlava infarciva il discorso di battute sarcastiche e che cielo, cielo se piaceva a Will.
Insomma, Nico di Angelo era la sua cotta storica. Nonché la cotta di almeno la metà dei ragazzi..
Ma principalmente la sua cotta storica.

“E allora non ti muovere fin ch’io raccolga dalle labbra tue l’accoglimento della mia preghiera.”

A Will tremava la voce, lo sentiva, sentiva che con il diaframma non riusciva ad intonare quella frase come voleva, sentiva dei nodi terribili alle corde vocali e anche allo stomaco.
Forse tutta quell'emozione avrebbe reso la scena più vera. Più bella. Con più emozione.
Sorrise appena all’attore che aveva davanti, chiedendogli con lo sguardo se poteva farlo.
Magari non voleva, magari quel bacio era troppo, magari lui non era il massimo per interpretare Romeo, magari aveva recitato da schifo e Nico gli avrebbe tirato un ceffone, magari gli ufo….
Tanti magari che vennero infranti da un piccolo cenno di capo del moro.

Will si chinò appena per arrivare all’altezza del giovane. Avevano ancora le mani intrecciate alle sue, Will non si era accorto di quanto fossero fredde.
Che problema c’era, tanto gliele avrebbe riscaldate lui, no?
Lentamente chinò appena la testa di lato e chiuse gli occhi.
Poteva sentire il leggero respiro di Nico sulle proprie labbra, poteva sentire il proprio naso contro quello del moro, riusciva persino a pregustarsi che sapore avrebbe avuto.
Oh, era buonissimo.

“STOP.”

Will riaprì gli occhi, trovandosi naso contro naso con Nico. Il giovane sbarrò gli occhi tanto quanto lui e si allontanò di scatto.
Will, in quel momento, era convinto di sembrare un cesto di pomodoro con le lentiggini, però non riusciva a spostare lo sguardo dal viso del giovane davanti a lui.
Da dietro le quinte si sentì un oh, eddai! spazientito da Fra’ Lorenzo, per l’occasione interpretato da un biondino magrolino di nome Ottaviano che tutto aveva, tranne che le parvenze di un frate.
Nico alzò gli occhi al cielo e sbuffò rumorosamente, voltandosi verso la regista seduta in platea.

“Più pathos, Will! Devi essere innamorato!”
“Ma sono innamo- Cioè, sto fingendo benissimo di essere innamorato!”
Di più! E poi niente lingua.”
“Ma non ho mai voluto mettere la lingua!”
“Certo, certo.”

Rachel, la regista, se ne stava in piedi su uno dei sedili della platea con in mano il copione.
Will si voltò completamente verso di lei, assumendo un’aria da ma che cosa stai insinuando, con tanto di braccia alzate al cielo ed espressione stupita.
Sentì una risatina divertita di Nico e, se prima assomigliava a un cesto di pomodori, ora sembrava un semaforo con le lentiggini. Ora anche Nico di Angelo stava pensando che Will avrebbe voluto mettere la lingua, come aveva detto Rachel.
Vita ingrata.

“Ne ho anche per te, signorino di Angelo.”
“Sentiamo, allora.”

Nico si portò le braccia al petto, sbilanciò tutto il proprio peso su una gamba e inclinò la testa. Aveva addosso un sorrisetto furbo, divertito. Forse un po’ inquietante.
Rachel non parve intimidita dal suo comportamento.

“Guarda bene il tuo Romeo.”
“L’ho già osservato abbastanza in questi giorni.”
“Se l’hai osservato così bene, allora non diresti I s-s-s-s-santi, p-p-pur s-s-s-s-se… Oh no, tireresti fuori i così detti e ci proveresti decentemente.”

Nico tentennò per un istante e perse il suo ghigno che lo contraddistingueva.
Will non si era accorto di nessun balbettio da parte di Nico, anzi, sembrava abbastanza sicuro della sua battuta.
Certo, era comunque Giulietta.
Quella donna non era uno dei personaggi femminili più provocanti nella storia del teatro, quindi l’atteggiamento da timorata di dio era assolutamente nel ruolo.

“Devo provarci con lui?”
“Cos-? Chi deve provare con chi? Perché dovrebbe provarci con me? È Giulietta!”
“Esatto! È una Giulietta che sta flirtando a sua volta con Romeo! Non sono solo smancerie, ragazzi, questo è flirt del 1500! Quindi, Nico, anche tu devi farlo, o non ne sei in grado?”

Will era abbastanza convinto che Rachel stesse provocando apposta Nico e il giovane sembrò aver preso quella sfida sul personale.
Will non sapeva se avere paura o meno.
Da dietro le quinte, Fra’ Lorenzo sbuffò sonoramente domandando con la sua irritante voce nasale se fosse possibile riprendere, dato che aveva degli impegni.
La sua richiesta fu immediatamente accolta.

“Pronto, Will?”
“Penso di sì.”

Will prese un lungo respiro, rientrando nel personaggio di Romeo e riprendendo il monologo da capo. Cercò di non lasciarsi prendere troppo dall’emozione come era successo prima, modulando la propria voce in modo da avere un’intonazione innamorata e allo stesso tempo carica di energie. Insomma, il tipico Romeo.

I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono.”

Nico, a quanto pareva, aveva altri progetti. La sua voce non era quella della Giulietta shakespeariana, oh no, era graffiata, bassa, quasi sussurrata.
Era… Sexy.
Nico continuava a tenergli le mani strette, ma questa volta aveva puntato le unghie contro la sua pelle. Ad ogni battuta le stringeva di più e Will cominciava a sentire un piacevole dolore in tutto questo.
Ora Will aveva una mezza idea su che cosa succedeva se si provocava Nico di Angelo e non sapeva se esserne piacevolmente colpito o decisamente terrorizzato.
Probabilmente la reazione corretta era un misto tra le due.

“E allora non ti muovere fin ch’io raccolga dalle labbra tue...”

Si stavano guardando negli occhi e lo sguardo di Nico era molto, molto intenso. Era un contatto visivo forte, Nico pareva guardarlo dentro, studiarlo. Desiderarlo. Will avrebbe pagato per ricevere quello sguardo giù dal palco.
Nico gli lasciò le mani ormai decorate da piccoli buchetti rossi e Will non perse l’occasione per portare la sua tra i capelli arruffati del moro.
Will non chiese più se poteva sì o no, si chinò verso di lui continuando a mantenere quel contatto visivo che tanto desiderava, ritrovandosi in poco tempo nella stessa situazione di qualche minuto prima.

“…l’accoglimento…”

Will gli sussurrò quelle parole praticamente a contatto con le sue labbra.
Sentì un wow da dietro le quinte, probabilmente era Ottaviano che non riusciva a tacere un istante, ma non ci fece troppo caso.
Stessa situazione di prima: stava per baciare Nico di Angelo. Sentiva ancora il suo respiro caldo sulla propria bocca e riusciva ancora ad immaginare perfettamente quel sapore che non poteva gustarsi a causa di Rachel.
Il cuore aveva già smesso di battere ad una frequenza accettabile molto tempo prima.

“…della mia preghiera.”

Fu un bacio breve, durò solo qualche secondo, ma il biondo lo bollò mentalmente come uno di quei baci carichi di passione che si ricevono qualcosa come un paio di volte nella vita.
Carichi di passione, sì, e di piccole carezze tra le ciocche nere, perché Will non poté fare a meno di passare le sue dita tra i suoi nodi con da una parte la voglia di spingerlo più a sé e, perché no, metterci quella maledetta lingua e dall’altra la paura di tirargli per sbaglio i capelli.
Will Solace non avrebbe mai immaginato che le labbra di Nico di Angelo combaciassero perfettamente con le sue. Lo trovò decisamente poetico.

“STOP.”

I due si staccarono sobbalzando alla velocità della luce, come se fossero appena stati beccati a fare qualcosa di proibito.
Il cuore di Will stava tornando lentamente a una frequenza normale.

“Era questo di cui parlavo! Flirt del 1500! Tensione sessuale! Questo è quello che voglio vedere a tutte le prove di questo maledetto spettacolo! Per oggi chiudiamo, grazie a tutti!”

Rachel batté le mani un paio di volte e da dietro le quinte si sentì un applauso stanco. Gli attori si salutarono tra di loro uscirono dalle quinte per saltare giù dal palco.
Will ricevette un paio di pacche sulla spalla dai suoi amici che salutò ricambiando le pacche e facendo loro con il capo un cenno di saluto.
Nico stava facendo la stessa cosa: salutava con la mano i suoi amici che uscivano di fretta dal piccolo teatro per tornare a casa.
Rimasero ben presto soli, ancora sul palco, ancora vicini. Nico fu il primo a rompere il silenzio

“Complimenti Will, ottima interpretazione.”
“Anche la tua era perfetta. Penso che dovremmo provare insieme questi giorni. Al di fuori delle ore di teatro, intendo.”

Nico alzò un sopracciglio.
Da dove gli era venuta fuori questa?

“… Mi sembra un’ottima idea.”
“Davvero?”

Nico si limitò ad annuire, poi balzò giù dal palco e camminò velocemente verso l’uscita.

“Domani alle tre e venti davanti alla palestra, non mancare.”

Will non sarebbe mancato, poco ma sicuro.

__

Heeey there! ViciousAir here! What’s up?

In quanto teatrante, vi posso giurare che qualcosa di molto simile è successo a noi. Non a me, per l’amor del cielo, in quello spettacolo ero Benvolio, mi pare, ma il nostro amato regista ha bloccato la povera gioia che faceva Giulietta dicendo che doveva flirtare con Romeo e lei si è messa subito a fare la provocante. Romeo era sconvolto.
Ma comunque, Marpione!Will torna anche qui, questa volta inconsapevole di essere un maprioncello. Il suo subconscio è fatto così, è inutile, ci prova sempre e comunque, anche quando non vuole.
Signori e signore, Nico alla riscossa che prende un po’ troppo sul serio le provocazioni. Sarà IC? Sarà OOC? Sarà NPC? O RPG? Sono tanti i misteri della galassia a noi conosciuta.
Oh sì. C’è il bacio qui. Casualmente, un bacio. Ma non mi sprecherò molto su quel bacio, anche perché non è che ci sia scritto molto.
Come potete vedere, siamo arrivati a quelle dolciose e tenere. Tra un po’ ci sarà quel famoso climax, pero ora siamo arrivati a ‘siamo amici, ho una cotta per t- WOAH CI SIAMO BACIATI’ in una ‘Theatre!AU’, provate ad immaginarvi la prossima.
Per ora vi saluto con un profondo inchino, vi ringrazio per le recensioni davvero, mi commuovono talvolta, finisco a causa vostra con le lacrime. Per chi segue, chi legge sempre, per chi ne ha lette solo due, chi ha droppato al primo capitolo, chi l’ha vista e ha detto omg no, io shippo percico sappi che tornerai qui, shippatore di Percico, e quando leggerai questa parte dirai ‘ViciousAir aveva ragione’.
Grazie mille a tutti, tanto amore per voi.
Preach, babies!
ViciousAir

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Capitolo 6
*** This is a huge problem ***


"This is a huge problem."

Nico conosceva Will da una vita e mai, mai lo aveva visto così pallido e sudato.

“C’è un problema Nico. Per problema intendo un enorme, gigantesco, inimmaginabile disastro.”.

Nico appoggiò sul comodino accanto a sé il libro che stava sfogliando e alzò gli occhi per guardare il biondo. Avrebbe tanto voluto liquidare Will con un’espressione seccata e riprendere a leggere, ma vederlo ridotto in quello stato non glielo permise.

“Hai preso l’influenza del secolo che ti farà saltare il ballo di fine anno?”
“No, no, molto peggio.”

Will si passò una mano sulla fronte per asciugarsela, poi se la pulì sulla maglietta in tutta fretta.
Nico fece una smorfia un po’ per il gesto decisamente disgustoso, un po’ per la curiosità che Will gli aveva messo addosso.
Lo ispezionò da testa a piedi con sguardo serio: aveva il fiato corto, la carnagione color lenzuolo, aveva decisamente bisogno di una maglietta pulita e stringeva un libro in mano così forte che per poco non lo bucava.

“Cos'hai in mano?”
“Il disastro, ho in mano il disa-“

Nico assottigliò appena lo sguardo per leggere ciò che c’era scritto sulla copertina.

“… È l’annuario, Will.”
“Appunto! Il disastro!”
“Sei venuto male in foto? Hanno scritto Winter Solstice al posto che Will Solace come due anni fa?”

Non ricevette alcuna risposta verbale. Will si avvicinò al letto di Nico e cominciò a sfogliare freneticamente borbottando qualcosa d’incomprensibile tra sé e sé.
Nico si mise per bene a sedere e portò le braccia al petto, incrociandole.
Qualsiasi motivo avesse avuto Will per andare in iperventilazione non era sicuramente abbastanza importante da interrompere la lettura di Nico e la cosa lo infastidiva, parecchio.

“G-Guarda, Nico. Guarda.”
“Sei un po’ troppo melodrammatico, Will.”

Nico gli prese l’annuario dalle mani: la pagina che Will gli stava mostrando era quella stupida rubrica a proposito delle coppie migliori della scuola
Nico alzò un sopracciglio, confuso.

“Il fatto che Percy è Annabeth siano stati eletti coppia dell’anno ti sconvolge tanto?”
“Continua a leggere, Nico.”

Nico sospirò profondamente. Era certo: il motivo di Will era decisamente meno importante del suo libro.

Sia ben chiaro, anche se non amava dimostrarlo, Nico adorava Will. Da quando aveva messo piede nel college era stato il suo compagno di stanza e, dopo anni di conoscenza, Nico poteva affermare di aver trovato una delle persone migliori dell’universo. Gentile, decisamente premuroso, a volte anche troppo e sempre con un bel sorriso stampato in faccia.
Era una bella persona, o meglio, a Nico piaceva. Eccome se gli piaceva.
Ma a volte era davvero troppo esagerato. E testardo, ma grazie al cielo quello non era il caso.

“Jason e Piper? Sono loro che ti spaventano? Sono carini insieme.”
“Nico. Continua a leggere.”
“Ne hanno elette tre? Quest’anno si sono dati da fa-“

Non poté finire la frase. O meglio, poteva finirla, ma le parole gli morirono in gola. Rimase fermo davanti alla scritta circondata da stupide clip-art di cuori rosa e rossi.

“-re.”

Riuscì a concludere alla fine mentre continuava a tenere lo sguardo fisso sul nome della coppia.
Nico chiuse lentamente l’annuario e lo posò delicatamente sul letto con lo sguardo perso nel vuoto.
Tentò di mantenere un certo contegno, prima di parlare contò fino a dieci. Poi fino a venti.
Arrivò a cento, ma prima che potesse continuare Will interruppe il silenzio con voce tremula. Sembrava disperato.

“Nico?”
“Noi due non stiamo insieme, giusto?”
“Se stessi con te, penso che me lo ricorderei.”
“E allora perché hanno scritto che noi due stiamo insieme e siamo… Questa roba?”
“Terza coppia dell’anno, dici? E io cosa ne so?!”

Nico fulminò con lo sguardo l’annuario di fianco a sé.
Non gli sarebbe per nulla dispiaciuto stare effettivamente con Will.
Ma Will era lo stereotipo del ragazzo etero in tutto e per tutto, quindi si era messo il cuore in pace, pardon, aveva tentato di mettersi il cuore in pace. Il fatto che non ci fosse riuscito era un’altra storia.
E ora su quel maledetto annuario c’era scritto che stavano insieme e che erano pure una delle migliori coppie.
Il ballo, per di più, si sarebbe tenuto da lì a pochi giorni, quindi quella pagina incriminante non permetteva a Will di andare a caccia di giovani ragazzine da portarsi dietro. Nico era abbastanza convinto che fosse quello il problema.

Il moro si passò una mano tra i capelli, riprendendo a parlare.

“… E quindi cosa facciamo? Andiamo in editoria?”
“Ci riderebbero in faccia, non possono ristampare tutti gli annuari.”
“Diciamo che non stiamo insieme, basta questo, no?”
“Mphf, non ci crederebbero. Anzi, ci bollerebbero come timidi e tenerosi.”
“E allora cosa proponi, sunshine?”

Vide Will farsi serio e corrucciato. Aveva riacquistato un po’ di colore, ma aveva comunque la maglietta zuppa.
Nico voleva consigliargli di cambiarsela, ma quello non gli sembrava il momento per farglielo notare.
Will scattò in piedi tutto d’un tratto e schioccò le dita.

“Fingiamo di lasciarci in mensa!”
“Che cosa?”

Nico si maledisse per il tono di voce che gli era uscito: era davvero così dispiaciuto di dover inscenare una rottura con lui? Insomma, non stavano nemmeno insieme. Che cosa c’era da dispiacersi?
Per un secondo, però, leggendo i loro due nomi sull’annuario gli si era scaldato il cuore.
Il pensiero che la scuola pensasse che loro due stessero bene insieme, tutto sommato, non gli dispiaceva.
Il pensiero di poter stare almeno su una pagina rosa e cuoriciosa con Will non gli dispiaceva.
Il pensiero che forse Will avrebbe potuto proporre qualcosa come andiamo al ballo insieme al posto del litighiamo non gli dispiaceva.
Ma a Will sì.

“Fingere una lite o quelle cose lì, no?”
“Oh, certo. Ottima idea, Will.”

Nico riprese in mano il suo libro.
La stanza piombò nel silenzio più totale.

__

La mensa era piena di gente come al solito. Comprensibile: era l’ora di pranzo.
Ricevette delle occhiatine dai suoi amici, Leo alzò i pollici vedendolo accanto a Will che prendeva il suo pranzo.
Più ci pensava, più si rendeva conto che quella svista, o qualsiasi cosa fosse, era tutto sommano prevedibile: lui e Will erano molto spesso insieme. Probabilmente Will e il suo essere così affettuoso avevano fatto pensare alla scuola che fossero una coppia.
Non gli sarebbe dispiaciuto, proprio per nulla.

“Sei pronto?”

No, non era pronto a litigare con Will. Nemmeno per finta.

“Nato pronto, Will, ricordatelo.”
“Giusto, death boy.”
“Chiamami ancora così e litigheremo sul serio.”

Lo sentì ridere sotto i baffi, poi la scenata progettata a puntino cominciò.
Will lasciò andare il vassoio sul tavolo, facendo rovesciare il bicchiere. Nico sobbalzò appena.
Si guardarono negli occhi.
Nico si schiarì la voce.

“Cosa significa?!”
“Will, è inutile. Non possiamo più andare avanti così.”

La mensa si fece silenziosa tutta d’un tratto, Nico si sentiva gli occhi dei presenti puntati addosso.
Non gli piaceva come sensazione, non gli piaceva per nulla. Deglutì.
Ovviamente, sarebbe passato come il cattivo della situazione, poiché secondo Will, Nico era quello che in una teorica relazione tra i due si sarebbe stufato prima.
Nico avrebbe voluto dimostrargli il contrario.

“Sì, sì che possiamo. Nico, guardami, ti prego. Guardami negli occhi.”
“Will, non cominciare con queste-“
“Sì, cominciamo con queste cose. Nico, tu mi piaci, mi piaci da così tanto tempo che ho passato notti su notti a inventarmi come poterti confessare tutto questo.”
“… Will, non era questo il copione.”
“Fammi parlare, di Angelo. Tu non sai quanto ho dovuto pagare Piper per stampare quella cosa sull’annuario, tu nemmeno ti immagini in che modo sono riuscito ad arrivare alla certezza che forse anche io potevo piacere un poco a te. Quindi, di Angelo, mi piaci. E, già che ci sei, vuoi venire al ballo con me?”

Nico avrebbe voluto ucciderlo. Cielo se avrebbe voluto ucciderlo. Lentamente e dolorosamente.
Calci e pugni, esatto. Sapeva di essere abbastanza bravo a tirarli.
Sulle gengive.
Gli voleva far sputare tutti i denti e togliergli quel sorriso che aveva in faccia in quel momento mentre attendeva la sua risposta.
Will Solace, o Winter Solstice secondo l’editoria, gli aveva appena fatto quello che poteva essere considerato come il più stupido scherzo del secolo, la più spettacolare dichiarazione della scuola e la più bella proposta per il ballo di fine anno.

“Will, tu sei così morto. Neanche lo immagini.”
“È un sì?”
“Sì. Ma mettiti a correre. Velocemente.”
__

Heeey there! ViciousAir here! What’s up?
Ce l’hanno fatta! Si sono messi insieme! Olè! Gioia! Coriandoli! Insomma, dopo il bacio, si dovevano mettere insieme. Pensate che siamo solo al 6, se al 6 si mettono insieme, immaginate cosa faranno al 10. Mwahahahahahahahahha. Giubilo.
Ovviamente una College lAU perché io sono un maledetto junkie per quel genere di cose. Sono così dolci, agh. Le CollegeAU, intendo. E le Solangelo pure. E i biscotti, ragazzi, se volete dei biscotti non fatevi assolutamente scrupoli, a voi tutti i biscotti dell’universo. Il dolce sapore di corruzione.
Come dicevo prima, ce l’hanno fatta i tipelli a mettersi insieme! Marpione!Will alla riscossa per tutta la vita, questa volta più ingegnoso che mai. Beh, questa è stata divertente da betare. Più che altro è stato divertente l’inizio, intendo, far parlare Nico, anche per quel poco, è troppo bello. Amo le persone con quel genere di umorismo caustico. Winter Solstice.
Ma basta ciance, vi lascio a ciò che stavate facendo.
Preach, baby!
ViciousAir

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Capitolo 7
*** I kinda suck at this, you know ***


"I kinda suck at this, you know."

C’erano tante cose che Will Solace apprezzava di Nico di Angelo, soprattutto da quando stavano insieme.
Una di quelle era, per esempio, la sua spontaneità nell’esprimere tutte le emozioni negative quando Will si dimostrava incapace a giocare ai videogames.
Forse non era la più apprezzabile, ma Will ci stava facendo l’abitudine.

“Solace, ti odio.”
“Esagerato!”

Sullo schermo della televisione lampeggiava un enorme GAME OVER.
Will lasciò cadere sulle sue gambe il controller con un sonoro sbuffo seccato. Non era bravo a quei giochi dove si deve picchiare la gente, o meglio, non era bravo nei videogames generali.
Nico alzò gli occhi al cielo imitandolo. Scosse la testa più e più volte guardando il televisore, aveva gli occhi di una persona senza speranze. Lui era una di quelle persone che nella community dei gamers era considerato un pro.
Oh, lui si che picchiava duro.

“Non sei proprio capace, eh?”
“Come ho detto prima, no. Sono però bravo a giocare a… Giulia Passione? Si chiama così? Quello della dottoressa.”

Nico mise la mano nel pacchetto XXL di pop-corns e ne lanciò una manciata verso Will per dispetto.
Will, come risposta, gli scompigliò i capelli dolcemente, ricevendo un pugnetto sulla spalla. Will lo classificò come pugnetto affettuoso, anche se probabilmente il giorno dopo avrebbe avuto un livido.
Non ce la faceva a non scompigliargli i capelli o accarezzargli una guancia, era troppo tenero.
Certo, era un tenero tutto suo, ma a Will piaceva.

“Scherzi a parte, ho davvero bisogno di finire questa missione.”
“Chiama Leo, lui è bravo in questi giochi.”
“Lui, Percy e Jason non sono arrivati nemmeno alle missioni di livello B.”
“Beh, io non ho la più pallida idea di come si giochi, direi che loro sono messi meglio di me.”

Nico borbottò qualcosa come ma io voglio giocare con te guardando altrove, ma Will fece finta di aver sentito. Non voleva un altro livido, quel braccio gli serviva in giorno dopo.
Dovette trattenersi da fargli un buffetto: trovò decisamente dolce il fatto che Will volesse giocare con lui e solo con lui. Dolce e soprattutto infantile, ma Will sapeva quanto Nico sotto sotto fosse quello che amava definire un bambino troppo cresciuto.

Il moro riprese in mano il joystick sfiorando il pad scorrevole, poi schioccò la lingua.

“Idea: hai detto di essere bravo a Giulia Passione Dottoressa?”
“Mi ci farai giocare?”
“No, lo prenderò come una tua inclinazione da videogamer, un tuo perk, una tua skill. Studi medicina, dovresti essere skillato per questa class.
“Non ho capito una parola e mi sto pentendo di aver detto di sì a un fidanzato nerd.”

Nico si lasciò scappare una risata soffocata, poi ritornò in posizione da gioco: gambe divaricate, braccia appoggiate sulle ginocchia, schiena in avanti e occhi assottigliati, seri.
Pochi secondi dopo Nico gli ordinò di riprendere il joystick con tono così serio che Will obbedì su due piedi, ritrovandosi in meno tempo del previsto nella stessa posizione di Nico.

“Ti diverti proprio a perdere? O ti piace vedermi umiliato?”
“Più la seconda, ma comunque non voglio umiliarti ora, voglio fare un veloce e indolore cambio di strategia. Sarai l’healer.”
“He-che?”

Nico non rispose, ma si avvicinò un po’ di più  a lui per mostrargli che tasti avrebbe sul joystick. Will si rese conto di trovarsi praticamente attaccato a lui, le loro gambe si toccavano perfettamente.
Si beò della sua vicinanza e sperò che rimanesse lì per tutto il tempo perché probabilmente avrebbero perso e quando Nico avrebbe buttato dietro di sé il controller, lui lo avrebbe abbracciato senza problemi prima di ricevere qualche altro pugno.
In più, gli piaceva averlo così vicino.
Nico di Angelo non si spostò quando finì la spiegazione, si limitò a premere Go!.
Will Solace pregò di ricordarsi tutti quei tasti.

__

Mission Cleared: High Rank Unlocked

Will non era sicuro di cosa fosse successo, ma aveva capito che se facevi l’healer dovevi premere tasti a caso. E cielo se lui era bravo a premere tasti a caso.
Uno dei migliori nel campo.
Sta di fatto che ogni tasto che premeva aiutava Nico e Nico, nel frattempo, gli copriva le spalle con la sua arma strana, una sottospecie di spada che si chiamava qualcosa con ferro dello Stige. Will non aveva la più pallida idea di cosa fosse, ma gli faceva un po’ di paura da guardare.

“Ce l’abbiamo fatta!”

Will si ritrovò particolarmente entusiasta del suo successo, abbastanza da fare un piccolo saltello sul divano.
Nico sorrideva appena, poi si mise a leggere quello che era apparso sullo schermo del televisore e aveva sostituito la schermata di vittoria.
Will non preferì rimanere con gli occhi puntanti su Nico: fu contento di vederlo sorridere, non era qualcosa che faceva così spesso.
Gli venne da sorridere anche a lui.

“Sei stato bravo.”
“Ho premuto tasti a caso.”
“Ho notato, ma c’era una base. Sei un ottimo healer, mi piacerebbe averti in squadra più spesso.”
“Che onore, death boy.”

Nico alzò gli occhi al cielo spazientito. Will si divertiva tantissimo a chiamarlo in quel modo da quando aveva scoperto che era il suo nickname su quel gioco.
Il moro diceva sempre che era stato un suo amico ad impostarglielo e non poteva più cambiarlo.
Will non ci aveva mai creduto.
__

Ottava vittoria di fila! Nico, ma chi siamo?”
“Will Solace e Nico d-“
“Non posso permetterti di continuare questa battuta infelice, comunque, intendevo che… Ti amo! Cioè, guarda!”

Will indicò il televisore senza rendersi conto di quello che aveva appena detto.
Nico si bloccò come se fosse stato congelato con gli occhi puntati sul biondo.

L’aveva detto. Per sbaglio, ma l’aveva detto. Si erano ripromessi di lasciar scorrere tutto lentamente.
E Will non era riuscito a tenere la bocca chiusa.
Nico guardò altrove e Will sperò di riuscire a salvare la situazione.

“Beh, nel senso che-“
“Anche io.”

Questa volta fu Will a diventare improvvisamente una delle migliori finte statue del mondo con tanto di orecchie arrossate dall’imbarazzo.
Avrebbe voluto tanto farglielo ridere. Anche se non gli aveva detto Ti amo anche io non gli importava, avrebbe riascoltato quel anche io per giorni, mesi, anni.
Era innegabile, c’era una buona dose di attrazione fisica nella loro relazione, un forte legame emotivo. Will lo aveva chiamato amore dal primo momento, ma Nico aveva chiesto di andare con calma.
Erano andati con calma, molta calma, il primo abbraccio se l’erano dato la seconda settimana. Will se lo ricordava, era stato dolce.
Il primo bacio? Erano passati mesi.
Will era sempre stato attento a non farsi scappare quelle due stupide parole e, come era prevedibile, non ce l’aveva fatta
Ma il ti amo peggiore del secolo era stato accolto così. Con un anche io che Will non si sarebbe mai scordato.

“Davvero?”
“Davvero. Ma ora premi avanti, l’High Rank mi hanno detto che è difficile, ho bisogno del mio healer, non trovi?”
“Il tuo healer? Penso ci farò l’abitudine a questo soprannome.”
__

Heeey there! ViciousAir here! What’s up?
Deeh! Eccomi! Una betata mordi e fuggi questa, santo cielo quanto odio lo studio. Mi scuso se ci sono errori vari, ma davvero, ho dovuto betarla di fretta, duuh!
Ma comunque, comunque, comunque: patatini loro. Nerd!Nico è sempre stato il mio sogno dei sogni e ritrovare questa FanFiction è stato meraviglioso. E Will che è completamente imbranato con i videogiochi pure, cioè, è troppo dolce! E anche questa volta, attenzione, Will ha pseudo-provolato/marpionato perché è nella sua indole intrinseca.
Applauso e biscotti a chi riesce a capire a che gioco stavano giocando.
Lo ammetto, lo ammetto, non fa ridere, è puro e semplice fluff con  tanto amore da parte di Will, ma insomma, vedere quanto si amano è una meraviglia.
Dato che questo è comunque il 7 e io odio il 7, il sette è quello che mi fa venire sempre le cose male e non so perché forse domani riesco a postare già l’8, dato che dopodomani è domenica e la pacchia sarà assicurata.
Ma comunque ora scappo che torno a studiare, voi tornate alla vostra vita quotidiana.
Preach, babies!
VIciousAir

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Capitolo 8
*** Your eyes are amazing ***


"Your eyes are amazing."

“Nico, ti avvicini un po’ di più alla webcam?”
“Perché?”
“Dai, ti prego.”

Nico si piegò un poco in avanti con in faccia un’espressione decisamente dubbiosa, trovandosi in poco tempo faccia a faccia con il piccolo obiettivo.
Quando sentì una risatina uscire dagli altoparlanti si allontanò di scatto. Will era lì, nel quadratino di Skype, con addosso il suo solito sorriso.

“Cosa c’è da ridere?”
“Nulla, hai degli occhi bellissimi.”
“E ti fa ridere?”

Will, in risposta, rise ancora. Nico pensò che quel biondino avesse una delle risate più irritanti dell’universo.
Era la prima cosa che aveva sentito di lui quando lo aveva chiamato su Skype: una risata imbarazzata seguita da un ciao ancora più imbarazzato.

“Mi piace ridere quando sono contento.”
“E cosa rende contento Will Solace oggi?”
“Beh, vederti. Anche se mi manca quella cosa della relazione, sai, contatto fisico, baci, abbracci.”
“Will…”
“Ma almeno, per oggi, posso vedere i tuoi occhi.”

Nico appoggiò una mano sullo schermo.
All’inizio non aveva nemmeno pensato che potesse funzionare: con 3903 chilometri di distanza non era facile mantenere un’amicizia, figuriamoci una relazione.
Ma Will, dopo aver proposto quell’assurda follia di mettersi insieme, aveva riso e poi detto vedrai, di Angelo, vedrai.

“Verrai, vero?”
“Ecco, volevo parlarti proprio di questo: per prima cosa, sono al verde.”

Nico si sistemò il computer sulle gambe, poi sospirò senza riuscire a guardare lo schermo .
Non si erano mai visti dal vivo. Era tutto partito da un messaggio su Facebook. Solita storia, amici di amici, stareste bene insieme, bla, bla, bla.
Tre anni dopo il messaggio incriminato e un anno e mezzo dopo la confessione non avevano ancora avuto l’occasione di vedersi, principalmente perché entrambi erano al verde e un biglietto da San Diego a New York costava troppo.

“Ma Austin e Kayla domani hanno una gita a New York di una settimana con la scuola, quelle cose tipo ‘ti portiamo un po’ i figli in giro e tu ti fai qui la tua vacanza’, non so se hai presente.”
“Non ho presente, ma comunque che cosa c’entra?”
“Austin e Kayla volevano andarci tantissimo, ma hanno bisogno di un accompagnatore adulto in quanto minorenni e papà è troppo preso dal lavoro in questo periodo.”

Il cuore di Nico mancò di qualche battito, poi riprese a battere come se stesse per avere un infarto.
Will rise, rise tantissimo nel vedere la faccia di Nico e lui, conseguentemente, scoppiò a sua volta a ridere.
Non rideva spesso, anzi, mai, ma quella era la notizia del secolo.
Nico pensò di capire in quel preciso istante, perché il biondo ridesse così tanto quando era contento.

“Stai scherzando?”
“Parto domani!”
“Parti quando?!”
“Domani! E ora in teoria devo aiutare Aus e Kay a fare le valige, quindi dovrei scappare.”

Nico rimase immobilizzato davanti allo schermo così tanto che Will gli domandò se si fosse bloccata la Webcam.
Non riusciva a processarlo: lui, il giorno dopo, avrebbe incontrato Will Solace dopo un anno e mezzo.
Dopo un anno e mezzo di vorrei abbracciarti, vorrei toccarti, vorrei baciarti e altri mille vorrei lo avrebbe visto.

“Santo cielo, ho rotto un Nico. Devo chiamare Hazel?”
“No, no! Sono- Hazel non- Ci sono! Domani?”
“Domani in aeroporto, al Kennedy, mi raccomando.”
“Darmi un po’ più di anticipo, no?”
“Volevo farti una sopres-AH!”

Nello schermo apparvero altre due figure: due biondini di almeno quindici anni saltarono addosso a Will. Nico si lasciò andare in un sorrisetto vedendo lo schermo sommerso di riccioli biondi e di gente decisamente troppo allegra rispetto a lui.

“Ciao Nico! Ci serve Will! Deve farci le valige!”
“Ciao Austin, ciao Kayla. È tutto vostro.”
“Poi domani noi te lo lasceremo a te.”
“Ma che gentili, grazie.”
“Di nulla! Will, muovi il tuo grazioso fondoschiena e vieni ad aiutarci.”

I due ragazzini si spostarono da Will che per poco non fece cadere il laptop.
Stava ancora ridendo dalla scenata che gli avevano appena fatto e Nico, sebbene pensasse che la sua risata fosse terribilmente irritante, in quel momento la trovava anche il suono più melodioso che l’universo avesse mai creato.

“Scappo, death boy.”
“Preferisco Ghost King.”
“Sì, sì, certo. A domani, vero?”

Nico sfiorò ancora lo schermo del computer e si rese conto di avere ancora addosso un sorriso. Will fece lo stesso.

“A domani, certo, non mancherò.”
“Grazie. Ti amo, Ghost King.”
“Ti amo anche io, sunshine.”
sOLaCeeee è offline

Nico chiuse il laptop appena il cerchiolino accanto a Will divenne rosso.

__

“Hazel, credo che Nico abbia scordato come respirare.”
“Ho altro a cui pensare. Piuttosto, perché sei qui?”
“Per uccidere questo famoso Will nel caso si riveli un maniaco.”

Hazel rise divertita dalla risposta dell’amica di Nico.
Il moro, dal canto suo, si guardava continuamente attorno alla ricerca dei riccioli biondi di Will che sicuramente avrebbero spiccato tra la folla.
Il cartellone davanti a loro diceva che quelli del volo dal San Diego International Airport erano al ritiro bagagli, ma ancora nessuno era sbucato fuori.

“Nico, respira.”
“Respirare non è la mia priorità, ora.”

Nico si stava mangiando le unghie per la quarta volta nella giornata e batteva ritmicamente il piede a terra. E se non gli fosse piaciuto? Insomma, Nico non era il tipico ragazzo che piaceva. O meglio, lo era, ma non a uno come Will.
L’unica cosa che Will aveva visto di lui erano dei pixel e dei selfies fatti per sbaglio durante l’ora di italiano a scuola. Sarebbe potuto essere un disastro.
Avrebbe potuto addirittura odiarlo.

“Guarda, arrivano i bambini accompagnati dai genitori.”
“Oh, è vero, guarda, Nico!”

Reyna e Hazel indicarono la massa di persone che usciva con le loro valige. Nico non ce la faceva a guardare, non ce la faceva a respirare, non ce la faceva a funzionare.
C’erano mille modi per far andare tutto a quel paese e Nico, in quel momento, gli aveva pensati tutti.
La sua amica, che si stava stiracchiando di fianco a lui, era già pronta a prendere a pugni Will nel caso avesse fatto qualche passo falso.
Un colpo di tosse riportò l’attenzione del moro.

“Nico?”
“Già.”

E con un oh santo cielo si ritrovò senza preavviso tra le braccia di Will, o meglio, di quello che pensava fosse Will, dato che non lo aveva guardato ancora in faccia.

“Will?”
“Assolutamente.”

Will era più alto di lui, ma Nico riuscì comunque ad appoggiare la testa nell’incavo del suo collo. Gli sembrò il posto più bello del mondo.
Si ricordò di quando Will gli aveva detto che profumava sempre di crema solare al cocco. Era vero.
In quel momento si domandò che odore sentisse Will addosso a sé.

“È vero, sai di crema solare.”
“Tu di… Non lo so, ma di cose buone. Tanto, tanto buone.”

Quella che identificò come Hazel si lasciò andare ad un versetto intenerito.

“Nico, mi viene da piangere.”
“Esagerato, come al solito.”

Ma nel momento in cui si staccarono Nico si accorse che gli occhi di Will erano davvero lucidi e le labbra portavano ancora il segno dei denti, poi si rese conto di essersi concertato un po’ troppo sul suo viso e se ne imbarazzò tantissimo, si sentì le guance andare a fuoco.
Sentì Will ridere mentre con una mano si asciugava gli occhi un po’ troppo azzurri e capì che tutto sommato non c’era nulla di male nell’arrossire un po’ davanti al proprio ragazzo.

“Nico, posso baciarti?”

Nico trovò il suo chiedere il permesso una delle cose più romantiche che Will avesse mai fatto dopo la serenata su Skype alle tre di notte con conseguente ciabattata dal padre.
Non aveva parole: dire un semplice sì sarebbe stato riduttivo perché sì, sì che lo voleva un bacio dopo un anno e mezzo passato ad accarezzare uno schermo, sì che lo voleva, dannazione, gli avrebbe mangiato le labbra se avesse potuto.
Questo decise di non dirlo, non voleva spaventarlo.

“Certo che puoi, idiota.”

Prima che le loro labbra si toccassero Will rise, una risata tirata, imbarazzata, come quando lo aveva chiamato la prima volta su Skype.
Come bacio non andò al massimo: frettoloso, tremante e intervallato da delle piccole risatine imbarazzate di Will. Un bacio incasinato, insomma, ma per quanto potesse mancare di tecnica, Nico era sicuro che se lo sarebbe ricordato per tutta la vita.
In più, avevano tutta una settimana per lavorare sulla tecnica.

Quando si staccarono, Will rideva.

“Nico.”
“Dimmi?”
“I tuoi occhi sono ancora più belli in alta definizione.”

__

Heeey there! ViciousAir here! What’s up?
Mi sono liberato del sette! Giubilo! L’otto di solito è quello che funziona e infatti, eccolo qui.
Direi che questo è uno tra i miei preferiti insieme a please, get naked and help me e you didn’t come back. Lo so, lo so, è praticamente miele cosparso di miele, ma le LongDistanceRelationshipAU sono tipo tutto.
Troppa Fluffosità sul mio hard disk, ragazzi, è davvero troppa.
Dannazione, ci sto annegando dentro.
E Will oggi non ha provolato! Cioè, sì, ha provolato, ma mediamente. Si riprenderà nella prossima, anzi, nelle prossime due, tranquilli. E poi c’è l’apparizione di Kayla e Austin! Io amo quei due patatini, anche se sono tipo comparsi due secondi?
E Reyna. Oh, Reyna fa assolutamente parte della Nico Protection Squad, se Will fa un passo falso si può definire morto.
Ma comunque, un piccolo pubblic service announcement
:
Dato che siamo all’otto, direi che è giunto il momento di parlare di una cosa. Ho una long fic AU non proprio così fluffosa come queste, ahem pronta pronta da essere betate e, va beh, un fracco di roba. Ho anche una Solangelgrace. Non chiedetemi perché. Ma comunque penso che appena finirò con questa, magari lascio passare un po’ d’acqua sotto i ponti(?), poi comparirò con quella LongFic e almeno cinque capitoletti betati, almeno posso mantenere la pubblicazione dei capitoli fissa a un giorno sì e un giorno no. Yup.
AHEM. COMUNQUE.
Volevo ringraziare ancora tutti di leggere, di recensire (santo cielo, sono davvero tantissime quelle recensioni, più guardo il numero, meno ci credo), cioè, ringrazio quelli che guardano il titolo e chiudono scuotendo la testa, quelli che rimangono a shippare Percico, Valdangelo e Jasico ma ciononostante vengono a spulciare qui.
Oh, sì, il gioco di cui si parlava nello scorso capitolo è Monster Hunter 4, con la Stygian Sword che si fa sempre il mio amico. Io sono un arciere, ahem.
Preach, babies!
ViciousAir

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Capitolo 9
*** You are so clichè ***


"You are so clichè."

Will Solace sapeva che Nico di Angelo non era il massimo quando si parlava di relazionarsi con le persone, dimostrare affetto, dolcezza, quel genere di cose, insomma.
Perché Nico di Angelo non era un sentimentale, questo lo sapevano tutti, però Will Solace era al corrente di quanto ci provasse a comportarsi da persona romantica.
__

“Perché siamo qui, Nico?”
“Sì, due, per favore.”
“Nico, dai, rispondimi! Mi tieni sulle spine da quando siamo usciti.”

Will Solace era stato bruscamente buttato da Nico di Angelo giù dal letto alle tre e trentadue del mattino.
Quella notte, lo doveva ammettere, non riusciva a prendere sonno, ma ad ogni modo preferiva rimanere al calduccio sotto le coperte piuttosto che in uno squallido fast-food.
Per di più, Nico non aveva fiatato da quando si era alzato dal letto, gli aveva lanciato la maglietta e si era vestito a sua volta.
Will temette che gli fosse successo qualcosa. O che fosse successo qualcosa tra loro due.

“Tenga il resto, grazie.”
“Non mi ignorare, in quanto mio fidanzato hai dei doveri! Uno di questi è non tenermi sulle spine.”
“Arrivederci.”
“Nico!”

Il moro gli lanciò una breve ed indecifrabile occhiata, poi andò verso uno dei tanti tavoli liberi facendogli cenno con il capo di seguirlo.
Si sedettero l’uno di fronte all’altro vicino alla finestra che dava sulla strada. Nico spinse con una mano il vassoio di Will verso di lui, distrattamente.
Will, dal canto suo, non poté fare a meno di pensare che quello fosse  classificabile come appuntamento. Cosa avrebbe raccontato a Lou Ellen il giorno dopo?

Sì, beh, ieri siamo andati al McDonald alle tre del mattino. Ha pagato Nico, ci siamo presi due Happy Meals con patatine fritte extra. Romantico, come al solito.

Poteva già sentire la risata di Lou Ellen nelle orecchie. Irritante.
Scosse la testa più e più volte cercando di concentrarsi su quello che stava succedendo: Nico di Angelo gli lanciava delle brevi occhiate fredde di tanto in tanto.
Era quasi meglio pensare alla sua amica..

“Ora puoi dirmi cosa c’è, Nico? Mi sto preoccupando.”
“Avevo… Voglia di parlare.”
“E non potevamo parlare a casa? Sono le tre del mattino.”
“Tu non dormivi e avevo voglia di mangiare qualcosa, ho unito le due cose.”

Due cose erano strane in tutta quella situazione: Nico di Angelo aveva voglia di parlare e di uscire di casa.
Will non aveva la più pallida idea di cosa aspettarsi, anzi, aveva una paura atroce di quello che sarebbe potuto succedere.
Nico era lì che lo guardava con i suoi soliti occhi al limite tra la serietà e la malinconia. Will giurò che quella sera fossero più verso la malinconia che verso la serietà.

“E di cosa volevi parlare, death boy?”

Nico non rispose subito.
Iniziò a mangiare in silenzio il suo mini cheeseburger con gli occhi fissi sul tavolo. Sembrava concentrato su una macchia accanto al suo vassoio.
Will non era sicuro se stesse riflettendo su qualcosa o se fosse semplicemente incantato, ma quando Nico appoggiò il suo panino e portò la mano al suo anello per girarselo attorno al dito ne fu completamente sicuro.
Nico di Angelo stava pensando a qualcosa e, dato l’orario e il luogo, non era qualcosa di positivo

“Che giorno è oggi, Will?”
“Bella domanda, allora… Dovrebbe essere il 4 agosto se non mi sbaglio.”
“Mh, già. Bel giorno, non trovi?”
“Non è ancora cominciato, ma per ora sta andando in modo decisamente strano.”

Will osservò Nico con aria interrogativa. Nico non sembrò apprezzarla, perché sbuffò seccato.
In quel momento, il biondo ebbe ancora più paura: Nico di Angelo si era stancato di lui?
Nico prese parola dopo qualche minuto di totale silenzio interrotto solo dai chiacchiericci delle cassiere.

“Will, ascoltami. Per prima cosa: mi spiace per averti trascinato fuori così presto.”
“No, no! Tranquillo! Tanto non riuscivo a dormire, lo hai visto anche tu. Ero lì che mi giravo nel letto con un sacco di pensieri che nemmeno immagini, è estate e penso ancora allo studio, è incredibile quanto l’università mi stia rovinando, lo so. Hai fatto bene a trascinarmi qui fuori.”

Will si rese conto di quanto velocemente avesse parlato in quel momento e di quanto agitato fosse risultato agli occhi del suo ragazzo.
Nico, in risposta, prese una patatina dal sacchetto e la inghiottì, poi mise da parte il vassoio con un gesto secco, eliminando ogni ostacolo tra i due.
Nico di Angelo aveva interrotto il suo pasto da McDonalds per parlare.
Non era positivo.

“Nico, mi sto davvero preoccupando.”
“Stai tranquillo. Da quanto tempo è che stiamo insieme?”
“Da… Un sacco di tempo vale come risposta?”

Nico alzò gli occhi al soffitto, poi alzò la mano e mostrò il numero di anni con le dita: due.
Erano dettagli che Will di solito si ricordava, ma il fatto che mancassero cinque minuti alle quattro del mattino non lo aiutava.
Nico guardò l’orologio e alzò il terzo dito quando la lancetta delle ore arrivò a toccare il quattro.
Will si sarebbe voluto uccidere in quel momento.

Will, l’uomo che si pensava facesse il bagno nel miele, si era dimenticato dell’anniversario
Nico, l’uomo che uccideva con lo sguardo, sapeva pure l’ora.

“Auguri, Solace.”
“… Potrei scoppiare a piangere ora per essermi dimenticato di tutto questo.”
“Tranquillo.”
“No, sul serio, mi spiace! È un periodo faticoso e ingestibile, anche se è estate. Con il lavoro al volontariato e lo studio estivo io-“
“Tranquillo, Will.”
“-non so nemmeno più dove sbattere la testa, sono il peggior fidanzato dell’universo e probabilmente ora mi vorrai lasciare, e lo capisco benissimo, perché anche io mi vorrei lasciare or-”
“Will. Stai. Tranquillo. Stai mettendo ansia anche a me.”

Will non aveva ancora finito di autoflagellarsi verbalmente ma Nico pareva abbastanza irritato da questo discorso, quindi si mise a tacere guardando la macchia sulla quale il suo fidanzato si era concentrato qualche minuto prima.
Quando rialzò gli occhi, Nico aveva in mano una scatoletta grande quanto il palmo di una mano. Non era una di quelle scatole porta anelli, era semplice, di legno, con un cuoricino decisamente artigianale disegnato sopra con un indelebile.
Nico glielo appoggiò sul vassoio.

“Osa commentare sul cuoricino e sei single.”
“È carino.”
“Will, non mettermi alla prova.”

Nico appoggiò il viso al palmo della mano per guardare la scena comodamente e Will cercò di ricordarsi un momento più imbarazzante di quello per smorzare un po’ la vergogna.
Nessun momento parve all’altezza del il mio ragazzo si è ricordato il giorno e l’ora dell’anniversario e mi ha fatto un regalo mentre io potrei solo parlargli di assistenza infermieristica in area critica.

“È per me?”
“No, per la cassiera, magari è più perspicace di te.”
“Sono le quattro del mattino, concedimi di non capire al volo certe cose.”

Will si lasciò andare in una risatina, poi aprì la scatoletta. Inizialmente non capì che cosa ci fosse al suo interno, insomma, sembrava un’altra scatoletta.
Poi vide la manopolina e non riuscì nascondere un sorriso intenerito.

“Un carillon?”
“Sono sempre più sconvolto dalla tua perspicacia, Solace. Comunque sì, ma non è nulla di che.”
“Posso suonarlo?”
“Se proprio devi.”

Will lo tirò fuori con cautela e lo esaminò attentamente alla ricerca della manovella che avrebbe dovuto farlo suonare.
Nico sbuffò con fare seccato per la seconda volta quella sera, aspettando che il biondo si decidesse a farlo suonare.
Bastarono tre note a Will prima di riconoscere la canzone e conseguentemente appoggiarsi allo schienale della schiena come se si fosse sciolto.

“Nico, sei così clichè.”
“Almeno io te l’ho fatto il regalo.”
“Questo è stato un colpo basso, Nico.”
“Te lo meriti, Will.”
“Hai ragione, me lo merito. Ma almeno gli auguri te li posso fare, giusto?”

Will si sporse un poco in avanti per arrivare al viso di Nico.

In un McDonald sperduto nelle periferie di Long Island alle quattro e quindici del mattino, due ragazzi si baciarono sulle note di You are my sunshine sotto gli occhi inteneriti di due cassiere.
__

Heeeey there! ViciousAir here! What’s up?
AAAH. Scusate, è uscito BoO e anche se io l’ho già tipo letto e consumato per una quindicina di volte, sono estremamente contento di potermelo godere anche in italiano. Ora è qui, vicino a me. Gli sto facendo le coccole e lo sto ingozzando di biscotti.
Come dite? Volete anche voi dei biscotti? Prego, sono tutti vostri.
Ma comunque: Nico che dedica canzoni cliché a Will. Ah, il fluff. Tutto così maledettamente fluffoso. Tutto così intriso di miele. Tutto così diabetico. Non è colpa mia, sono loro che sono nati per il fluff.
Come disse una mia amica: la Percico è per l’Angst, la Solanegelo è per il Fluff. E io sarò sempre schierato dalla parte del fluff. Anche se sono una brutta persona e apprezzo ogni tipo di pairing, crack e non. Ricordo ancora quando shippavo Jake Manson/Will Solace, ah, bei tempi ragazzi (tutto sommato li shippo ancora). Mia sorella shippa Solackson, volevo che voi lo sapeste.
Oggi nessuna comparsa, me ne rendo conto ma tranquilli, dopodomani ci sarà un fracco di gente. E dopodomani finisce anche questa raccolta con poche pretese, preparate i fazzoletti, il climax è a pochi passi. Annegherete nel fluff più totale.
E sto cominciando a betare quella maledetta Long Fic, quindi il 16/04/2015 non sarà l’ultima volta che ci vedremo. Sfortunatamente per voi.
Preach, babies!
ViciousAir

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Capitolo 10
*** Stop throwing apples at me! ***


"Stop throwing apples at me!"

“Nico, al volo!”
“La smetti con questa storia?”

Will Solace lanciò per la terza volta in quel giorno una mela a Nico di Angelo sotto gli occhi dubbiosi di Percy e sconvolto di Annabeth.
Nico di Angelo non capiva perché Will Solace si fosse fissato con questa storia di lanciargli mele.
Lo faceva abbastanza sporadicamente da qualche settimana: prendeva una mela, lo avvisava e gliela lanciava e poi sorrideva sornione, come se si aspettasse qualcosa.
La motivazione era ancora sconosciuta a Nico.

“Prima fai funzionare quel piccolo cervello italiano che ti ritrovi, prima smetterò di lanciarti le mele.”
“Aspetta, ho capito: vuoi che mangi sano?”
“Risposta errata.”

Nico osservò la mela rossa tra le mani con un sopracciglio alzato e le idee sempre più confuse.
La prima volta che gli era stata lanciata una mela aveva pensato che fosse a causa dell’infantilità di Will, che fosse uno stupido scherzo, ma più andava avanti meno Will sembrava prendere la faccenda come un semplice gioco.

“Io non lo so, davvero.”

Percy, invitato appositamente per mostrare lo strano comportamento del fidanzato, stava osservando Will come di solito si guarda un uomo nudo che corre per strada nell’ora di punta.
Annabeth tratteneva a stento un sorrisetto.

“Ora capite il mio… Disagio? È tre giorni che va avanti così, comincio a credere che il sole gli abbia bruciato quei quattro neuroni che gli erano avanzati.”
“Al volo, tesoro!”

Un’altra mela piombò tra le mani di Nico, la terza del giorno.
Odiava quando Will se ne usciva con qualcosa di strano dal nulla. Non era la prima volta che succedeva, insomma, c’era stato un periodo in cui si era fissato di dover imparare la salsa e spesso lo aveva sorpreso ballare per la cucina con il manico della scopa quando tornava a casa.
Ma quel lancio delle mele portava il concetto di strano a un livello superiore.

“Will, stai cominciando a darmi sui nervi.”

Nico d’istinto gliela rimandò indietro con un lancio sicuro. Will la afferrò continuando a sorridere.
Oh, glielo avrebbe tolto a calci quel sorriso se non si fosse deciso a spiegare.
Sentì Annabeth ridacchiare.
Decise mentalmente che lo avrebbe tolto anche a lei nello stesso modo.

“Che gentile, grazie.”
“Che gentile per cosa?”
“Per avermi rilanciato la mela, lo apprezzo tanto.”

Percy guardò per un po’ il cesto di mele accanto a Will, poi schioccò le dita con addosso una faccia da chi aveva capito cosa stava succedendo.
Nico prese un lungo respiro per non lasciarsi sopraffare dalla frustrazione, insomma, Percy Jackson aveva capito qualcosa prima di lui. Era umiliante.
Nessuno si prendeva gioco di Nico di Angelo, nessuno. Tantomeno quella sottospecie di gatto stiracchiato al sole in versione umana di nome Will Solace.
Annabeth prese parola.

“Will, pensi che ci arriverà mai?”
“Magari sì, magari no. Non mi dispiacerebbe se ci arrivasse ora, però.”

Ora Nico ne era sicuro: questa nuova stranezza era peggiore del corso da autodidatta di salsa con la scopa.
Non gli importava molto del significato vero e proprio di quella mela lanciata a caso, insomma, se Will avesse cominciato a lanciarle anche a Percy, probabilmente si sarebbe unito senza fare troppe domande.
Gli interessava di più sapere uno, perché Will lo facesse con così tanta dedizione e due, perché tutti sapevano quello che stava succedendo tranne lui.

“Solace, potrei cimentarmi in un numero di magia tra qualche minuto.”
“Del tipo?”
“Mi è appena venuto in mente, s’intitola: Puff, Will Solace è single.”
“Come no! Mi minacci sempre di lasciarmi e non lo fai mai.”
“Potrebbe essere la volta buona se non la smetti di tirarmi quelle mele e mi dici cosa st-“

Altra mela e una risatina della coppia seduta sul divano.
Cominciò a domandarsi se non fosse tutta un’enorme messa in scena per prenderlo in giro, della serie faccio qualcosa di assolutamente insensato ma dico a tutti di far credere alla vittima che abbia un senso così che questa possa sentirsi in imbarazzo, poi lo filmo e ci faccio i soldi su Youtube.
Nico storse il naso al pensiero: piano troppo macchinoso per Will.

“Apple Awareness Month?”
“Acqua.”
“Vuoi farmi vedere per la quinta volta il Tempo delle Mele?”
“Nemmeno, tesoro.”
“Una mela al giorno toglie il medico di torno?”
“Assolutamente no.”
“Peccato, ti sarei stato lontano per qualche mese volentieri.”

Nico morse la nuova mela, gustandosela con calma e spostando lo sguardo su Annabeth. Sia lei che il suo fidanzato stavano sorridendo.
Tutti in quella maledetta stanza stava sorridendo.
Anche le mele parevano sorridere, dannazione.
Insomma, tutti tranne lui che stava facendo la figura dell’inetto davanti a qualcosa che doveva essere così ovvio.

“Mi ci potete fare arrivare con degli indizi? Sta cominciando a diventare una situazione frustrante e potrei non riuscire a contenere la mia rabbia.”

Will fece finta di tremare, Nico gli lanciò l’ultima mela che gli era rimasta in grembo e il biondo, prendendola, lo ringraziò ancora con un sorriso addirittura più radioso del precedente.

“Va bene: è una tradizione dell’Antica Grecia e riguarda, appunto, lanciare una mela.”
“Pomo della discordia? Vuoi farmi scatenare la guerra di Troia?”
“Non esageriamo.”

Percy e Annabeth si erano già messi comodi per assistere alla scena.
Vedendo come i due si stavano sistemando per ammirare quella discussione, Nico pensò che qualsiasi fosse la risposta a quel lancio di mele probabilmente lo avrebbe lasciato spiazzato.
La cosa gli mise addosso una certa paura.

“Altro indizio?”
“Aristofane.”
“Ah, certo. Ovviamente. Aristofane. Will, non sei d’aiuto.”

Nico si voltò verso la bionda con sguardo supplicante.

“Annabeth, ti prego, dimmelo. O anche Percy, va benissimo. Non ce la faccio più a trovarmi inondato da mele rosse.”
“Dai, Will, glielo dico io, così potete cominciare a organizzarvi.”

Organizzare che cosa? Nico era sempre più confuso e sempre più frustrato.
Il biondo si stiracchiò come se si fosse appena svegliato, continuava a sorridere allegro quanto prima se non di più e aveva una nuova mela in mano.
Nico si preparò a prenderla, ma la mela non arrivò.

“Queste, nell’antica Grecia, erano lanciate dagli uomini alle donne per dichiararsi.”
“Davvero? Beh, Will, non so se te ne sei accorto, ma ti sei dichiarato anni fa e ormai stiamo insieme.”
“No, Nico. Non il mettiamoci insieme. Si parla di matrimonio.”
“Capito, quindi si parla di matri- Si parla di che cosa?!”

Will in risposta gli lanciò la mela che aveva usato come esempio. Annabeth si mise a tacere e tornò nella posizione di prima per tornare a godersi la scena con il fidanzato.

“Annabeth ha ragione.”
“Cosa significa matrimonio, Will?”
“Lì c’è il dizionario, cerca pure.”
“No, no, Will. Tu hai tentato di proporti a me per una settimana intera lanciandomi delle dannatissime mele?”
“Esattamente, è una cosa carina, poi è greca. Tuo padre è greco, mio padre è greco… Non è male come abbinamento, non trovi?”

Nico si batté una mano sulla faccia: ora aveva la certezza di avere il fidanzato più idiota dell’universo conosciuto.
Sentì Percy ridere di gusto e Annabeth seguirlo a ruota, probabilmente aveva fatto una faccia a dir poco ridicola perché quando si girò verso di loro lo stavano guardando.
Will, invece, lo guardava sorridente, leggermente arrossito e noncurante delle risate.
Dopo anni e anni ce la faceva ancora ad arrossire come un tredicenne in crisi ormonale.
Idiota e adorabile, un mix mortale.

“Non potevi chiedermelo in modo più… Normale?”
“Vuoi sposarmi?”
“Ecco, così.”
“… Vuoi sposarmi?”
“Esatto, esatto.”
“No, Nico, è una domanda seria: vuoi sposarmi?”

Will non lo guardava più, ma sorrideva. Percy e Annabeth si erano zittiti, anche se sentiva che Percy stava trattenendosi dallo scoppiare per la seconda volta a ridere.
Nico era sicuro che Will non lo stesse guardando perché aveva abbassato la testa, poiché era rosso in viso e sotto sotto ne fu contento, perché anche lui lo era e non voleva assolutamente che lui lo vedesse.
Prese un lungo respiro, tentando inutilmente di controllare il flusso decisamente abbondante di sangue nelle guance.
Aveva ancora la mela in mano.
Alzò gli occhi, non curante di essere arrossito come Will, come un maledetto tredicenne in crisi ormonale.

“Solace, al volo.”
___

Heeey there! ViciousAir here! What’s up?
PRIMA DI COMINCIARE LA RECENSIONE
Lo sentite in lontananza? È lui? Non è lui?
CERTO CHE È LUI.
MARPIONE!WILL ALLA RISCOSSA!
Bene, ora procediamo
Beh, bella. È finita. Il climax c’è stato, insomma, si sposano. Ammettetelo, vi aspettavate il peggio del peggio, cose Angst, dolori lancinanti o forse qualcosa di più sostanzioso di un lancio delle mele, ma verrete presto a conoscenza del fatto che io sono il patrono del fluff, davvero, ciò che scrivo può anche avere punticine di Angst sarà sempre tutto risolto da una doccia di miele e mele, dopo di questa
Posso dire che il mio lavoro qui è finito, le dieci oneshots grondanti di miele le ho postate. Tornerò abbastanza presto direi, penso che il mondo abbia bisogno di fluff a tutto andare e soprattutto di Solangelo. Forse non così fluff, ma… Oh beh, vedrete.
Allora, sta storia delle mele è vera, Wikipedia potrebbe darvi un piccolo aiuto a proposito (E c’è anche una piccola chicca per gli studenti del classico, immagino, con Aristofane, woh! Anche se io, a mio tempo, feci il linguistico, ssh).
E ora, direi che ci stanno dei ringraziamenti profusi:
- Grazie a tutta quella barcata di persone che ha anche solo guardato il primo capitolo ma che, essendo delle Thalico convinte, hanno deciso di lasciarlo da parte e chissà, un giorno lo rileggeranno.
- Grazie a quei quindici tipi che hanno detto tra sé e sé ‘ma perché non mettere tra i preferiti questa cosa?’  e l’hanno fatto non curanti di quello che sarebbe successo, mi inchino a voi.
- Grazie a quelle sette persone che, selezionando Will Solace/Nico di Angelo si sono per sbaglio imbattuti qui e hanno deciso di ricordarsi questa fanfiction, a voi i biscotti e il mio affetto.
- Grazie ai ventotto passeggeri che, mentre scavavano nei meandri del trash italiano, sono arrivati a questa Solangelo e hanno deciso di tenerla d’occhio.
- Grazie infinitamente a tutti coloro che si sono presi anche solo una volta la briga di scrivere qualcosina tra le recensioni, non sapete quanto io lo abbia apprezzato ammettiamolo, fa fico sapere che il tuo lavoro piace, duuh. Grazie per aver speso il vostro prezioso tempo a digitare dal cellulare o dal computer o da dove volete.
A tutti voi, tutti, arriverà un carico di biscotti.
ViciousAir si dilegua da bravo ragazzo, ricordatevi, io sono un ragazzo, mi chiamo Francesco, ho vent’anni ma slasho come un tredicenne. Rimembratelo sempre.
Preach, babies!
ViciousAir
(Ammettetelo che vi mancherà il Preach, babies)

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