Sambril Scudodiquercia

di ___Lils___
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 8: *** 7° Capitolo ***
Capitolo 9: *** 8° Capitolo ***
Capitolo 10: *** 9° Capitolo ***
Capitolo 11: *** 10° Capitolo ***
Capitolo 12: *** 11° Capitolo ***
Capitolo 13: *** 12° Capitolo ***
Capitolo 14: *** 13° Capitolo ***
Capitolo 15: *** 14° Capitolo ***
Capitolo 16: *** 15° Capitolo ***
Capitolo 17: *** 16° Capitolo ***
Capitolo 18: *** 17° Capitolo ***
Capitolo 19: *** 18° Capitolo ***
Capitolo 20: *** 19° Capitolo ***
Capitolo 21: *** 20° Capitolo ***
Capitolo 22: *** 21° Capitolo ***
Capitolo 23: *** 22° Capitolo ***
Capitolo 24: *** 23° Capitolo ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ho letto il libro, so tutto su “Lo Hobbit” e su “ Il signore degli Anelli” , ma questa storia seguirà i film, il motivo è semplice, ho bisogno di Azog e l’idea si è sviluppata intorno ad una scena che mi sono immaginata in cui era presente il grande orco. Almeno nessuno potrà accusarmi di non aver avvertito ahah :D
Ho messo OOC per Thorin, lui sarà il solito burbero nano con tutti tranne che con la protagonista, ho voluto dargli un lato "umano" almeno con la figlia.
Spero che vi piaccia.
Baci
_Lils_
 
 
 
 
 
Thorin continuava a fissare quel cesto che era stato posato di fronte alla sua abitazione, non la chiamava casa, non era Erebor, non meritava quel nome. Era rientrato da poco, dopo una lunga giornata di lavoro, aveva ritrovato quella inaspettata e, decisamente non voluta, sorpresa.
Come aveva potuto? Che cosa gli era venuto in mente?
I suoi pensieri correvano come cavalli imbizzarriti, la rabbia prese la sua mente, era un tale affronto! Aveva capito subito da chi proveniva e che cos’era quando aveva guardato in essa, un qualcosa di piccolo e urlante che si dimenava all’interno della sua coperta. Si maledì per quello che era successo tempo addietro, lo fece più e più volte rimanendo sempre fisso a guardare quella cesta e il contenuto che ora era dolcemente addormentato.
Perché diamine ora doveva prendersi lui le responsabilità? Per Durin!
Si disse che aveva due possibilità: bruciare la cesta con tutto il contenuto, il che in quel momento non sembrava molto crudele anche se a rimetterci sarebbe stata una creatura indifesa, o, suo malgrado, riportarla al mittente,  ricordandogli che si era infilata lei in quel guaio e che lui non voleva saperne nulla, la colpa non era sua e non ne voleva le responsabilità.
 
***
 
Il giovane principe scrutava il paesaggio mentre si addentrava in esso, doveva capire se c’erano pericoli per la sua gente, tante perdite avevano già subito, non voleva rischiare altre vite. Sua sorella gli aveva raccomandato di fare attenzione, giravano strane voci su quei posti, ma a lui non importava. La verità era che aveva bisogno di stare da solo, di non pensare agli accaduti, aveva perso così tanti amici, suo nonno, suo padre, suo fratello e quanti altri. Il loro popolo, che sembrava dover durare per sempre e vivere nella spensieratezza, era stato distrutto, spodestato da un drago e mutilato dagli orchi.
<< Dove è diretto questo eroe? >>
Thorin si voltò di scatto, quelle parole lo presero alla sprovvista, sentì il cuore accelerare i battiti e il sangue scorrere velocemente nelle sue vene. Di fronte a lui si ergeva una figura alta e di una bellezza unica, lunghi capelli biondi che le ricadevano sulla schiena, con l’eccezione di due ciocche che le circondavano il viso angelico,gli occhi del Principe si spostarono nei due pozzi grigi.
Si ritrovò a pensare  a quanto fossero infinitamente belli per poi scuotere la testa subito dopo e chiedere scusa ai Valar per aver anche solo pensato una cosa simile!
<< Non sono affari tuoi, Elfo femmina! >>
L’Elfa si avvicinò al Nano, una risata armoniosa uscì da quelle labbra carnose e a cuore, Thorin ne rimase incantato ancora una volta, sembrava una dea mandata per alleviare le sue pene. Scosse la testa con fermezza: "Tu odi gli Elfi, Thorin. Non hanno aiutato tuo nonno, non hanno aiutato tuo padre! Tu li odi, tutti! E’ una trappola! "
Continuava a ripeterselo, ma, per motivi che lo fecero diventare inquieto, non riusciva a credere alle sue stesse parole. Il cuore martellava sempre di più in petto, il giovane Nano cercò di calmarsi, inspirò ed espirò profondamente, infine, dopo svariati secondi, alzò lo sguardo verso la sua interlocutrice: << So chi sei, allontanati. Potresti ritrovarti con un’ascia conficcata in un fianco >>
L’Elfa rise di nuovo mentre vide Thorin allontanarsi, si aprì in un ghigno. Aveva assaporato il male, lei e le sue compagne lo avevano fatto, uomini che le avevano fatte soffrire, la voglia di vendetta stava sgretolando la loro anima elfica, si stavano logorando, spezzando, quella stessa mattina aveva notato che la sua pelle stava cambiando. Era come divisa in due, una parte, quella che era stata, cercava di sopravvivere, l’altra, quella subentrata dopo le delusioni, voleva sopraffarla. Anche le creature più pure come gli Elfi avevano del marcio, delle volte, quando questo aveva preso del tutto il sopravento non potevano più essere considerati tali, divenivano orrende creature, una razza rovinata, una razza spezzata. Orchi.
<< Hai provato tanto dolore, Thorin Scudodiquercia. Lo vedo nella tua testa, i tuoi cari sono periti in battaglia, hai un popolo a cui badare, tante preoccupazioni … >>
Il Nano si voltò verso la giovane fanciulla, si sentiva inebriato dal suo profumo, nonostante cercasse di pensare ad altro, di non focalizzare la sua attenzione su di lei. Era incantato dalla sua presenza, la forza che gli aveva permesso di allontanarsi poco prima sembrava star svanendo, lasciandolo solo e debole.
<< Vieni da me, allevierò le tue pene >>
Thorin cercava di allontanarsi, ma era così attratto,così bella, così vulnerabile, così unica, le sue mani erano bramose di toccare la sua pelle, di scoprirla morbida sotto il suo tocco rude.
 Cosa poteva fargli una dolce creatura come quella? Gli Elfi non erano così male.
L’ultima parte cosciente continuava a dirgli di andare via, di fuggire, di tornare sui suoi passi,ma l’Elfa si fece uscire una risata e quel suono melodioso lo fece impazzire, ogni briciola della sua sicurezza era svanita.
 Si avvicinò all’Elfa con passi decisi, questa sorrise innocente mentre prese per mano il Nano che si lasciò cullare dai suoi canti per lunghe ore, non sentiva più il dolore, la pena, i suoi pensieri erano incentrati su quel volto d’angelo che aveva di fronte. Le sue labbra sottili si unirono con quelle della straordinaria creatura, una carezza poi un’altra finchè non diventarono una cosa sola.
Improvvisamente il Nano sentì un dolore atroce alla spalla, scosse la testa come rinsavito e si voltò verso il punto da cui proveniva il male, vide l’Elfa che la stava addentando. I pozzi grigi in cui si era perso poco prima avevano lasciato spazio a degli occhi neri come la notte più buia. Il Nano la spinse lontano da sé ed entrambi sembrarono rientrare in loro stessi. Thorin si alzò in piedi e puntò la sua ascia verso la fanciulla, questa rise, ma il Nano si tappò le orecchie: << Mi hai stregato, maledetta! >>
<< Thorin Scudodiquercia, sei più debole di come pensi! >>
Il Nano cercò di colpire invano l’Elfa, questa si voltò e corse via, il Principe si sedette a terra e scosse la testa che teneva fra le mani, non poteva credere a quello che aveva fatto.
<< Che i Valar mi perdonino >>
Era caduto nella trappola, aveva compiuto il gesto più orrendo che un Nano potesse fare dopo quello che gli Elfi si erano dimostrati con il suo popolo, si sistemò e tornò da esso, tutti lo accolsero con clamore, lui spiegò che nessun Nano doveva allontanarsi da solo, non era prudente. Nessuno si accorse della sua espressione persa, tranne sua sorella.
<< Cos’è successo, Thorin? >>
<< Nulla di cui preoccuparsi, Dis >>
Il Nano aveva deciso di non far parola con nessuno dell’accaduto, ma l’insistenza di sua sorella lo fece cedere. La Nana non poteva credere alle parole del fratello, ma, quando ebbe finito di raccontare, gli mise una mano sulla spalla: << A tutti capita di sbagliare, Thorin. Nessuno lo verrà mai a sapere >>
Il Principe sorrise alla sorella, in quel momento due piccoli Nani corsero in braccio a Thorin: << Ci sei mancato >>
Il Nano li strinse forte a sé, scostando i capelli del più grande: << Vi siete comportati bene? >>
Questo annuì e rifilò un’occhiata d’intesa al fratello minore: << Come un futuro Re e un futuro Consigliere, zio >>
Thorin li fece scendere e li invitò ad andare a giocare fuori, il giorno dopo avrebbero ricominciato con l’addestramento, abbracciò sua sorella mentre vedeva la sua discendenza crescere e diventare più forte.
 
***
 
<< Thorin, che sta succedendo? >>
Il Nano venne raggiunto da sua sorella, quest’ultima rimase pietrificata nel vedere la cesta, una piccola figura si muoveva sotto un lenzuolo bianco, Dis fissò suo fratello, questo sospirò: << Riporterò la cesta indietro >>
La Nana non sapeva cosa rispondere, era sotto shock, non avrebbe mai creduto che potesse accadere, guardò nuovamente la cesta come per controllare che non fosse caduta in inganno poco prima, notò, per sua sfortuna, che di errori i suoi occhi non ne avevano fatti e che, oltre alla piccola figura, una pergamena era infilata tra le giunzioni del cesto. Si abbassò con cautela come se avesse paura che il contenuto della cesta potesse attaccarla, prese la pergamena e la lesse a voce alta:
 
"Thorin Scudodiquercia,
ho ritrovato l’Elfa Elenwë che vagava per i boschi, disorientata. La sua pelle era più scura, ho scoperto il perché poco dopo quando l’ho portata nel reame a cui appartengo, l’oscurità la stava prendendo, mi ha raccontato la sua storia in un momento di lucidità. Ha parlato di quello che ti aveva fatto, era disperata e ho compreso come mai non si era trasformata. Una luce brillava dentro di lei.
Ho tenuto il vostro frutto con me per due settimane,nascondendola da occhi indiscreti e dalla mio Re, se avesse saputo l’avrebbe ucciso. Elenwë è un Orco ora, l’abbiamo persa. Tu sei l’unico che le rimane.
Tauriel"
 
Il Nano continuava a guardare la cesta con odio e disprezzo, non si sarebbe mai preso cura di quel mostro. Mai! Quell’ibrido nato per frutto di una magia oscura!
Si voltò e tornò dentro, Dis lo richiamò, ma il Nano non l’ascoltò,  essa si chinò sopra la cesta e svelò la piccola creatura, dormiva. Presa da un impeto di coraggio, le accarezzò il volto, scoprì che la sua pelle era molto più liscia di quella dei suoi figli, inspirò profondamente e , dopo aver pensato per alcuni minuti, la prese in braccio. La studiò con cura, posò i suoi occhi sui capelli corvini e la muscolatura possente per un neonato elfico, ma, decisamente, troppo lineare per uno nanico. I lineamenti del viso erano delicati e angelici, gli zigomi alti e un naso poco pronunciato, la bocca era a cuore nonostante avesse labbra molto sottili. Spostò lo sguardo sul lenzuolo, decise di scansarlo un poco, sorrise senza un vero e proprio motivo, era una femmina.
Stava per riporla nella cesta, ma in quel momento la piccola aprì gli occhi e quando incontrò quelli della Nana sorrise, quest’ultima rimase senza fiato, due occhi azzurri come il cielo primaverile brillavano in quel visino: << Thorin, vieni subito qui! >>
Non era un richiamo, era un ordine, subito dopo sentì i passi strascicati del Nano che si avvicinavano, in poco la raggiunse, sbuffò quando vide che aveva preso in braccio quella creatura, Dis non diede importanza al fatto e gliela mostrò, il Nano rimase senza fiato: << I suoi occhi… >>
La Nana annuì, il volto del fratello era teso e sembrava essere rimasto bloccato: << Sono gli occhi della nostra stirpe, Thorin. Gli stessi occhi di nostro nonno, gli stessi occhi di nostro padre, gli stessi occhi di Fili, i tuoi stessi occhi! >>
Dis vide suo fratello abbassare lo sguardo, immaginava i pensieri che correvano nella sua mente, i sentimenti che gli dividevano il cuore, perché ,per quanto fosse freddo e non lasciasse che le sue emozioni prendessero il sopravvento, neanche lui riusciva ad odiare una bambina. Come poteva abbandonarla? Eppure come poteva vivere ogni giorno con colei che le avrebbe ricordato la sua debolezza?
<< E’ una creatura innocente, Thorin. Non ha scelto lei di venire al mondo, guardala. E’ il tuo ritratto, è la tua erede! Nessuno saprà mai che è per metà Elfo. >>
Il Nano sospirò poi sua sorella gli infilò a forza la piccola tra le braccia, non riuscì a capire la sensazione che lo prese:sentì un calore invadergli il corpo e la voglia di proteggere quel fagottino da qualunque cosa, sembrava che tutti i suoi dubbi fossero svaniti, era una magia.
La bambina sorrise e il Principe fece lo stesso, sentiva come se il suo mondo dipendesse solo da quella piccola creatura, era così bello puntare i suoi occhi in quelli della bambina, sospirò, aveva vinto lei. Fece gesto alla sorella di prendere la cesta e la portò dentro, Dis nascose subito la lettera, nessuno l’avrebbe mai trovata e nessuno avrebbe mai scoperto nulla, compresa la piccola. In quel momento si sentirono i rumori di piedini provenire da poco lontano, quando i due Nani videro quel batuffolo in braccio allo zio rimasero a bocca aperta: << Chi è? >>
<< La vostra cuginetta, Kili >>
Il piccolo rimase con la bocca aperta, suo fratello si fece avanti e notò che la bimba si divertiva a tirare i lunghi capelli del padre provocando in lui delle strane smorfie, Fili sorrise: << E’ molto bella, ma come…? >>
La madre gli arrivò alle spalle e posò le sue mani su esse, rispose capendo in anticipo la domanda: << Non sono affari tuoi, Fili. L’importante è che sia tua cugina >>
Quest’ultimo annuì, l’idea di avere qualcuno di più piccolo a cui badare non gli dispiaceva, anche se suo fratello già gli dava parecchio da fare. Improvvisamente un pensiero balenò in testa al giovane, lei era la figlia di Thorin, lui solo suo nipote, Kili li raggiunse ed espresse i pensieri del più grande: << Sarà lei la tua erede al trono? >>
Thorin sorrise nel vedere la preoccupazione sul volto del nipote maggiore, scosse la testa e tornò a guardare quel fagottino che gli aveva rubato il cuore con un solo sguardo: << E’ più piccola di voi ed è una lei, ci vuole un Re Sotto la Montagna >>
Kili annuì cercando di mantenere un’espressione seria, molto raro per un Nano di soli sette anni, soprattutto se quel nano era lui. Era affascinato da quella bambina, sembrava molto bella e senza dubbio sembrava una tosta, ghignò pensando a tutti i guai che avrebbero potuto combinare assieme.
<< Come si chiama? >>
Thorin scrutò sua sorella, non avevano pensato ad un nome, eppure quando i loro occhi si incontrarono non poterono far a meno si sorridere, avevano pensato la stessa cosa. Il Principe si schiarì la voce:<< Sambril >>
<< Come vostra nonna >>
Aggiunse Dis con tono felice, Thorin continuò a guardare la piccola che si ostinava a giocare con i suoi capelli, tutti i dubbi erano spariti quando l’aveva presa in braccio, credeva che non l’avrebbe mai accettata veramente, ora quel pensiero sembrava molto lontano.
 
 
 
 

Kili ha sette anni, so che sette anni per un nano sono nulla, però mentre scrivevo l’ho pensato un bambino di tre anni e, ispirandomi a mia sorella, gli ho fatto fare tutte quelle domande, lei era una mitragliatrice.
Sperando vi sia piaciuto
_Lils_

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Capitolo 2
*** 1° Capitolo ***


Salve salvino :D
Sono tornata ed eccoci, siamo qui con un continuo, questi primi capitoli mi servono per introdurvi il personaggio, quindi scusate se sono un po’ lenti, ma spero vi piacciano lo stesso.
_Lils_
 
 
 
 
 
 
<< Si può sapere dove stiamo andando? >>
<< E’ una sorpresa! >>
La Nana sbuffò, per l’ennesima volta, dopo la risposta dei cugini. L’avevano bendata da più di un’ora e la stavano facendo camminare per tutte le Montagne Azzurre, purtroppo aveva due cretini come guida ed erano riusciti a farle prende in pieno due cespugli, una roccia e addirittura un albero.
<< Se non me lo dite subito, giuro su Durin, vi sbudello! >>
<< Sempre molto gentile, cuginetta >>
Kili scoppiò a ridere dopo l’affermazione del fratello, quest’ultimo gli fece l’occhiolino, programmavano quel giorno da mesi e di certo non sarebbe stato il brutto temperamento della cugina a rovinare tutto.
<< Siamo arrivati >>
<< Finalmente! >>
La giovane, per modo di dire, Nana sorrise soddisfatta, i cugini risero nel vedere la sua espressione, era un anniversario importante e dovevano festeggiarlo come si doveva, sciolsero la benda che le copriva gli occhi e Sambril rimase senza fiato. Sua zia si ergeva vicino ad un grande banchetto sul tavolo, intravedeva pesce, carne di vari tipi, deliziose leccornie che le stimolavano l’appetito.
<< Buon compleanno! >>
La Nana sorrise felice e, subito dopo, corse ad abbracciare la zia, questa la strinse forte a sé: << Grazie >>
<< Non devi ringraziare, non capita tutti i giorni che una giovane ragazza diventi una donna >>
Era il suo settantesimo compleanno, per i Nani quello era segno che si era ufficialmente diventati adulti. Sambril corse ad abbracciare anche i suoi cugini, questi le scompigliarono i capelli, erano cresciuti insieme, si erano infilati nei guai più assurdi insieme, ne avevano scontato le punizioni insieme, si erano allenati insieme e loro la consideravano una sorella, non poteva essere altrimenti.
<< Mangiamo? >>
Sambril guardò sua zia Dis e annuì contenta, aveva impiegato tutto il giorno per cucinare tutta quella bontà, non voleva assolutamente sembrare ingrata verso di lei. Si sedettero a tavolo ed iniziarono a mangiare, spazzolarono via tutto in poco. Sambril era molto snella, soprattutto per un Nano, ma mangiava quanto Bombur, se non di più, riusciva comunque a mantenere il suo fisico, ma lei era sempre stata diversa dagli altri. Era alta quanto suo cugino Fili, solitamente le altre Nane erano molto più basse dei maschi, aveva lunghi capelli neri, erano talmente lisci che seguivano tutta la lunghezza della sua schiena, camminava con un portamento regale, portamento innato che spariva quando combatteva, a quel punto si trasformava in una macchina da guerra. Ultima cosa, la più rilevante di tutte, non aveva la barba. Nulla, neanche un accenno di basette, dei commenti dei suoi coetanei al riguardo avevano portato Fili e Kili a picchiarli, il che aveva scatenato la furia del Re sotto la Montagna. Era diversa, il diverso non piaceva sempre a tutti.
<< Era tutto così buono, dovrebbero ricordarti solo per come cucini, zia Dis >>
La frase della Nana fece ridere tutti gli altri, lei sorrise e si unì a loro, sua zia le era sempre stata accanto e si era presa cura di lei ogni giorno, anche quando suo padre non c’era, il che era piuttosto frequente. Dopo i suoi venti anni suo padre non aveva fatto altro che partire, lei si era sempre trovata sola. Senza di lui era sempre persa, ma faceva finta di nulla, il suo cuore piangeva, la paura di non rivederlo più, la mancanza di quel burbero Nano che la rimproverava, ma l’aiutava sempre quando era in difficoltà.
<< E’ il momento dei regali! >>
<< Regali? Non ce n’è bisogno, avete fatto tantissimo >>
Kili si avvicinò alla cugina e le scoccò un bacio sulla guancia: << Ti meriti tutto, ora in piedi ed usciamo da questa stanza >>
Il giovane Nano prese la mano della cugina, Fili le passò un braccio intorno alle spalle e Dis guardava le sue tre piccole pesti avviarsi verso l’esterno, la Nana sbuffò divertita, tutti quei misteri la facevano innervosire, non aveva mai avuto un carattere calmo, sua zia diceva che non c’era dubbio da chi avesse ripreso: << Dove andiamo? >>
Nessuno ebbe il tempo di rispondere perché un urlo di auguri si levò da un gruppo di persone poco fuori la loro soglia, Sambril sorrise nel riconoscere quei Nani, gli unici amici che aveva, gli unici che accettavano la sua diversità, la Nana non aveva ancora capito se per il timore di suo padre o per la simpatia che provavano verso di lei, ma non le importava.
<< Non sarete un po’ troppo vecchi per le feste? >>
Il gruppo di Nani iniziò a ridere, a quel punto Dwalin si avvicinò e strinse la giovane in un abbraccio, rischiò di stritolarla come sempre, quel Nano doveva, assolutamente, imparare a moderare la sua forza: << Hai settanta anni, neanche tu sei più una bambina >>
Lei alzò le spalle colpevole mentre anche gli altri si univano alla risata, l’abbracciarono uno ad uno: << Ora, regali! >>
Kili sembrava un bambino a cui avevano dato una caramella, saltellava e raccoglieva i pacchetti che gli altri gli porgevano, Sambril scoppiò in una fragorosa risata, non c’era dubbio: era proprio un cretino! Si avvicinò a lei e le posò di fronte tutte quelle cose, la giovane si sentì stranamente in imbarazzo, amava il loro modo di dimostrarle affetto, ma non amava avere tutti i riflettori puntati contro: << Vi odio! >>
Le risate si levarono da ognuno dei Nani, piaceva molto a tutti metterla in difficoltà, soprattutto a Dwalin che l’aveva vista crescere più di tutti, ogni qualvolta facevano una perlustrazione con Thorin la piccola si accodava a loro, sembravano così lontani i giorni in cui saliva in groppa al destriero di suo padre e nel farlo cadeva dalla parte opposta.
La ragazza iniziò a spacchettarli tutti, ricevette dei regali che le sarebbero rimasti nel cuore: un fermaglio da Bifur, Bofur e Bombur, un sacchetto per contenere le erbe da Gloin e Oin, un mestolo da Dori, Nori e Ori, Sambril rimase stupita dal regalo non capendo a cosa potesse servirle, ma sorrise e fece finta di nulla, e delle nuove fodere per le sue asce da Dwalin e Balin. La giovane Nana li ringraziò tutti fino allo sfinimento, era così felice di averli tutti lì, soprattutto Dwalin, le ricordava davvero molto suo padre, dopotutto erano cresciuti insieme, era rimasta esterrefatta quando, per la prima volta, non lo aveva portato in viaggio con lui, ma nessuno sembrava conoscere più di tanto i piani di suo padre.
<< Ora il nostro >>
Kili e Fili si avvicinarono raggianti, Sambril scosse la testa, aveva paura di quello che poteva ricevere dai suoi amati cugini, erano stati capaci di regalarle una palla di fango e vermi al suo cinquantesimo compleanno. Le porsero una scatola e la Nana rimase interdetta, si aspettava una delle loro cavolate, ma sembrava essere qualcosa di più serio questa volta, la aprì e vi trovò dentro una collana con un ciondolo. Sorrise ai due, il ciondolo raffigurava tre lance che si incontravano a metà, li abbracciò: << Ci avrai sempre con te >>
<< Vi avrei con me anche senza il ciondolo, ma è bellissimo >>
Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, ma le ricacciò dentro,  se suo padre fosse stato lì le avrebbe ricordato, per l’ennesima volta, di quanto piangere fosse poco consono ad una Principessa. Quel dono era, senza dubbio, il migliore della sua vita, pensare che quei due avessero lavorato quel ciondolo a mano solo per lei la fece sorridere e stringerli ancora più forte, erano stati spesso la sua voce, la sua vista, il suo udito e, soprattutto, la sua forza. Quando si sciolsero dall’abbraccio, sua zia si avvicinò alla festeggiata: << Devi sapere che io non sono riuscita a farti un regalo concreto >>
<< Scherzi? Mi hai preparato una cena fantastica, hai invitato tutti loro. Inoltre mi hai cresciuto, sei sempre con me, ogni giorno. Quando mio padre non c’era, non ero spaventata, c’eri tu, ci sei sempre stata tu, zia Dis >>
Le due si abbracciarono, Sambril giurò di aver sentito una lacrima della zia bagnarle il collo, ma fece finta di nulla, era orgogliosa come tutta la sua stirpe, sarebbe stato un’umiliazione per lei.
<< So che lo vorresti qui… >>
La piccola sentì una stilettata al cuore, era vero. Immensamente vero. Avrebbe voluto Thorin con lei ogni giorno della sua vita, ogni momento, avrebbe voluto raccontargli della sua prima preda catturata tornando dalla caccia, avrebbe voluto vederlo fare una ramanzina al primo ragazzo che c’avesse provato con lei, ci aveva pensato Fili, ma non era lo stesso. Ed, infine, lo avrebbe voluto con lei anche in quel giorno, festeggiare e vederlo bere con Dwalin, scambiarsi occhiate complici che solo loro comprendevano, essere padre e figlia, senza regni a cui pensare, titoli da indossare, solo loro due.
<< Va bene così, ha delle responsabilità e lo capisco >>
Dis sorrise, era incredibile quanto quella piccoletta riuscisse a controllarsi, avrebbe potuto scagliarsi su suo padre, invece rimaneva sempre al suo posto anche se nel suo cuore bramava la voglia di esprimere la sua opinione, molte volte cedeva alla tentazione, ma una  “brutta sorte”  le era capita, era nata femmina. Dis strinse ancora di più la nipote, cercando di trasmettergli con i gesti prima che con le parole: << Fammi finire. So che lo vorresti qui, quindi… >>
La ragazza sentì una mano posarsi sulla sua spalla, sentì il suo cuore martellarle in petto, si voltò di scatto ed incontrò gli occhi azzurri così simili ai suoi, sciolse l’abbraccio con la zia e si fiondò nelle braccia del Nano, questo sorrise felice: << Buon compleanno, principessa >>
La giovane si fece scappare una lacrima, l’asciugò subito dopo sperando che suo padre non se ne fosse accorto, era lì con lei. Non poteva crederci, lo strinse sempre più forte come per paura che fosse un sogno e le potesse scivolare via dalle mani da un momento all’altro.
<< Sei vivo… >>
Il Nano sorrise e strinse ancora di più a sé la giovane, tutti rimanevano stupiti quando li vedevano insieme, perché nonostante la severità e le strillate che le rivolgeva spesso, molto spesso, il loro capo sembrava avere un cuore, ma solo per contenere sua figlia. Thorin era rimasto stupito quando l’aveva rivista, era cresciuta e mutata ancora, sempre più bella e affascinante, il suo sorriso continuava ad illuminare il cuore di tutti coloro che le volevano bene, la sua bambina stava crescendo e lui, probabilmente, si era perso molto di lei.
<< Nessuno può uccidermi, dovresti saperlo >>
Sambril sorrise ancora mentre guardò il padre, i capelli bianchi erano aumentati, la fatica aveva scavato altre rughe sul suo viso, ma rimaneva comunque lo stesso Nano, fiero e maestoso. La Nana gli accarezzò il viso, seguì i tratti del suo volto con il tocco delle dita, erano talmente persi l’uno nell’altra che non si erano accorti di essere rimasti soli.
<< Ho temuto di non rivederti, ho temuto di perderti >>
Ho temuto di aspettare e guardare l’orizzonte ogni giorno senza mai rivederti, ho temuto di dover vedere Fili prendere il controllo di tutto, ho temuto di dover continuare a vivere anche senza di te, oltre che senza mia madre, ho temuto di rimanere orfana. Ho temuto di non poterti più abbracciare, di non sentire più il tuo profumo di pino nonostante i lunghi giorni di viaggio, ho temuto di non sentire più le tue mani tra i miei capelli mentre mi fai quelle trecce che solo tu sai fare, ho temuto di non vederti più armeggiare nelle fornaci, ho temuto di non sentire più la tua voce, ho temuto di non sentirmi mai dire che sei fiero di me.
La giovane Nana avrebbe voluto aggiungere tutto questo, ma non voleva far sentire in colpa suo padre, sapeva che faceva di tutto per darle una vita agiata e piena, non capendo che l’unica cosa di cui aveva bisogno era un abbraccio in più.
<< Non sono qui solo per il tuo compleanno, Sambril. Devo proporre una missione ai miei compagni, dobbiamo partire >>
A quelle parole il cuore di Sambril si fermò, allontanò bruscamente suo padre che rimase sconvolto da quella reazione, la giovane sentì le lacrime pizzicarle gli occhi e puntò essi verso l’alto cercando di non farle uscire. Aveva creduto, per un momento, che fosse lei la missione questa volta, che fosse per lei che avesse affrontato tempeste e pericoli, che avesse cavalcato in continuazione, senza sosta, solo per lei.
<< Di nuovo? >>
La sua voce risuonò spezzata, Thorin voleva avvicinarla e stringerla a sé, dirle che questa volta sarebbe andato tutto bene, che sarebbe tornato presto e che non sarebbe più partito, ma non poteva mentirle ancora. Nel suo cuore il segreto pesava abbastanza, doveva essere schietto con lei riguardo il resto: << E’ per il bene del popolo >>
Sambril inspirò cercando di mantenere il controllo, si voltò con regalità e guardò suo padre negli occhi, continuava a ripetersi che non doveva cedere, doveva essere forte, la parte più ribelle di sé urlava per uscire, voleva arrivargli di fronte e gridargli che per una volta doveva pensare alla sua famiglia e non al popolo, doveva pensare a lei, doveva vivere con lei e lasciare perdere tutto, voleva proporgli di andarsene, solo loro due, ricostruirsi una vita da un’altra parte e cancellare il passato, ma, anche questa volta, dovette farla restare nascosta.
<< Se è per il popolo… >>
La giovane si voltò ed uscì dalla stanza, le lacrime scesero sul suo volto, se ne fregò di tutto quello che il padre avrebbe detto vedendola, quest’ultimo rimase nella stanza guardando il puntò in cui la figura era sparita. Sbuffò affranto, aveva notato l’astio nella voce della figlia, si sedette un attimo e si passò una mano sul volto, lo stava facendo anche per lei, per darle una casa sicura, per darle una dimora, sembrava che solo lui comprendesse i suoi stessi pensieri.
 
***
<< Sei impazzito? Vuoi andare a riprenderti Erebor? Perché non ti impicchi e risparmi la fatica al drago? >>
Il Nano rivolse uno sguardo assassino alla figlia, questa abbassò lo sguardo, aveva esagerato. Quando erano arrivate quelle voci alle sue orecchie, la giovane corse nelle stanze di suo padre e cominciò ad urlare come un’ossessa, non poteva credere a quello che aveva sentito, il modo in cui aveva parlato facendo sembrare il suo piano il più razionale del mondo.
Il Principe, in realtà, aveva voglia di ridere, la vista della giovane Nana che faceva avanti e indietro con le mani nei capelli , era buffa, ma non era il momento né, tantomeno, giusto per un Re, inoltre sapeva che avrebbe potuto ritrovarsi senza testa se lo avesse fatto. Sambril tornò a guardare il padre: << Perché non puoi accontentarti del regno che ci hai ricostruito qui? Perché devi rischiare la tua vita? >>
Thorin alzò lo sguardo sconsolato, la discussione andava avanti da più di un’ora, sua figlia cercava in tutti i modi di fargli cambiare idea e lui continuava imperterrito a spiegargli le sue ragioni: << Sambril, sono il discendente del Re, devo riprendere la nostra terra e il nostro oro. Lo devo a tuo nonno e al tuo bisnonno, capisci? >>
La Nana si voltò infuriata, paragonava la sua vita a dello stupido oro, se lo tenesse pure il drago quel maledetto oro! A lei non importava, non le era mai importato, potere e oro, al diamine! Lei voleva suo padre e possibilmente tutto intero: << No, non capisco! Non me ne frega niente di Erebor, io voglio te! Loro sono morti, con tutto il rispetto che ho per loro, ma non voglio assolutamente che tu faccia la loro fine! >>
<< Tornerò a prenderti e ti porterò nel tuo regno >>
Sambril si avvicinò al padre sorridendo amaramente, questo le accarezzò il viso, il contatto con la sua guancia calda per la rabbia gli fece chiudere gli occhi colpevole: << Non puoi promettermelo, vero? >>
Lui prese un respiro e scosse la testa, tutti conoscevano il pericolo a cui andavano incontro, tutti sapevano quello che poteva succedere, Smaug non era un gioco. Sambril sospirò tristemente, si sedette a terra, le ginocchia portate al petto e la testa appoggiata ad esse, a Thorin si strinse il cuore nel vederla così, la sua guerriera sembrava essere rimasta senza corazza: << Fammi venire con te, ti prego >>
<< No, Sambril. Non rischierò la tua vita, i tuoi cugini sono voluti venire a tutti i costi, tu no! Sei una femmina, ricordalo >>
La Nana si alzò di scatto a quelle parole, il Re esiliato si pentì subito di ciò che aveva detto, gli occhi della figlia sembravano in tempesta, si avvicinò a grandi falcate verso di lui, arrabbiata,furibonda: <<  Ricordiamo  a tutti che sono una femmina, ma non ricordiamo a nessuno che sono una tra i migliori con le asce, ricordiamo solo quello che ci fa comodo! >>
Sambril lanciò un’occhiata di puro odio al padre, questo continuava a fissarla freddo e distaccato come sempre, la giovane non sapeva che all’interno si stava dando dello stupido per ciò che aveva detto e che odiava vederla in quello stato, la Nana si allontanò di nuovo e, per la seconda volta in due giorni, si avvicinò alla soglia fuori di sé:<< Sono una femmina, mi dispiace per te, Thorin Scudodiquercia, quella sera potevi concentrarti di più, magari avresti avuto un maschio! >>
<< SAMBRIL! >>
Il tono di suo padre era infuriato, forse più del suo, era andata troppo oltre, ma non le importava, non in quel momento. Lo guardò dritto negli occhi: << Parti. Fai come vuoi, non tenere conto delle mie emozioni e di quello che penso, sono una femmina infondo >>
Sambril lasciò la stanza, corse via verso la sua stanza, Thorin la richiamò più volte adirato e colpevole più che mai, la ragazza aveva esagerato, lui non era da meno, dei passi lo riscossero dai suoi pensieri.
<< Vuole solo aiutarci, Thorin >>
Questo sbuffò mentre l’amico gli portava una mano sulla spalla: << Non posso permetterle di venire, non posso permetterle di rischiare la sua vita >>
Nel frattempo Sambril era arrivata alle sue stanze, voleva buttarsi sul letto e non tirarsi più su per diversi giorni, ma all’interno vi trovò i suoi cugini, le armi splendevano sui loro fianchi, le sacche in spalla, erano pronti a partire. La giovane si sentì invadere da una rabbia ancora più potente: << Cosa volete? >>
Le sue parole uscirono fuori come veleno, i due rimasero stupiti dal suo comportamento, allo stesso tempo non resistevano nel vederla in quello stato:<< Salutarti >>
Delle lacrime iniziarono a scorrere sul volto della giovane, l’armatura era ufficialmente rotta e lei era scoperta, era la prima volta che si separava da loro, non era mai successo prima: << State attenti, ve ne prego >>
<< Certo, non ci faremo uccidere. Promesso >>
Kili pronunciò quelle parole con un groppo in gola, sapeva di non poter prometterlo, ma non voleva vedere sua cugina in quella situazione, la loro guerriera si stava sbriciolando sotto i loro occhi: << Dobbiamo andare >>
Fili sospirò e posò un bacio sulla fronte della cugina, Kili si lasciò abbracciare ancora una volta: << Ti voglio bene, prenditi cura della mamma >>
Sambril annuì, il peso sul cuore si faceva sempre più pesante, li guardò uscire e li seguì, Dis li aspettava fuori insieme agli altri Nani, Thorin era in cima alla Compagnia, guardava sua figlia con dispiacere, ma era convinto di fare la cosa giusta, era una donna. Doveva rimanere al sicuro lì e aspettare sue notizie, nonostante fosse una grande combattente non poteva metterla a rischio, era una missione quasi suicida, probabilmente quando il popolo di Durin avrebbe risposto sarebbe stato più facile, ma era comunque troppo arduo per una donna, per la sua Sambril, la sua dolce e piccola Sambril.
<< Che la fortuna sia con voi >>
Lo disse insieme alle donne che stavano lasciando i propri cari, come tradizione, guardò suo padre allontanarsi e gli fece un gesto con la mano, le lacrime volevano uscire ancora una volta, ma lei le trattenne, vide Gimli, il figlio di Gloin, rintanarsi nelle braccia di sua madre, avrebbe voluto fare lo stesso, se solo lei ce l’avesse avuta una madre. Dis la prese per mano e la condusse dentro, erano distrutte dal dolore, ma non potevano farci nulla, i loro uomini erano combattenti, la loro sorte era pregare che tornassero vivi.
<< Andrà tutto bene, Sambril >>
La ragazza sospirò, la zia stava cercando di auto convincersi,alzò lo sguardo verso quest’ultima:<< Sappiamo entrambe che non sarà così, possiamo solo sperare che almeno loro tre ritornino >>
Sambril abbracciò Dis, si vergognò quasi subito del suo discorso egoista, ma chi non l’avrebbe pensata in quel modo?
Improvvisamente sentì uno strano dolore alla testa, si appoggiò al tavolo, Dis notandolo si portò al suo fianco:<< Sambril? >>
<< Sto bene… sto bene >>
Il dolore lancinante sparì subito dopo, la ragazza sospirò per il sollievo, sembrava che qualcosa volesse uscire dalla sua testa, la scosse, probabilmente aveva avuto troppe cose a cui pensare, aveva avuto il piacere di abbracciare suo padre per due secondi, lui aveva subito convocato una riunione e due ore dopo era già ripartito. Era sicuramente per quello.
Si congedò da sua zia, non voleva assolutamente cenare, aveva bisogno di un letto e di riposarsi un po’, aveva bisogno di star tranquilla e di non pensare al viaggio suicida che i suoi parenti stavano per affrontare. Si stese sul letto e fissò il soffitto di pietra, si ricordò di quando Thorin le aveva insegnato ad usare l’ascia, questa era più grande di lei, il padre le urlava contro che doveva muoversi, che era debole, lei si ricordò di aver provato una rabbia innaturale ed era riuscita a tirar su l’ascia e a scagliarla addosso al Re sotto la Montagna. Il padre aveva sorriso soddisfatto, sapeva che doveva spronarla per avere risultati, la spada non faceva per lei, avevano provato anche con l’arco, ma quando aveva provato a colpire il bersaglio aveva sfiorato di un centimetro il naso di Dwalin.
<< Come mai questa faccia, Sambril? >>
La Nana si alzò di scatto e puntò le asce verso il suo interlocutore, questo sorrise sotto la lunga barba: << E’ così che saluti un vecchio amico? >>
<< Gandalf! Avrei potuto sgozzarti >>
Sambril sorrise nel riconoscerlo e abbassò l’arma, erano anni che non rivedeva lo Stregone, l’ultima volta era stato per l’ultima festa di compleanno di Kili a cui aveva assistito anche Thorin, era venuto per i fuochi d’artificio, al pensiero la Nana sfornò uno dei suoi migliori sorrisi, Gandalf si sedette sul suo letto: << Come sei entrato? >>
<< Tua zia, ho dovuto aspettare che tuo padre fosse partito, nel vedermi mi avrebbe ucciso >>
La Nana lo raggiunse e lo Stregone le circondò le spalle con un braccio, la giovane sembrava non aver capito il motivo per il quale suo padre avrebbe dovuto uccidere uno dei suoi amici più fidati: << Tuo padre mi ha chiesto di trovare il quattordicesimo membro della sua Compagnia, l’ho trovato, ma credo che abbiamo bisogno di un uomo in più >>
Sambril non riusciva a capire perché lo stesse dicendo a lei, voleva forse infilare il coltello nella piaga?Gandalf sorrise nel vedere lo sguardo perso e dubbioso della giovane, le scostò una ciocca di capelli dal viso: << Credo, comunque, che una donna sia migliore >>
La Nana si aprì in un sorriso, era riuscita a collegare tutti i pezzi, si alzò in piedi, nella sua testa milioni di pensieri, già si immaginava vicino a suo padre mentre combatteva fiera, avrebbe avuto l’occasione per renderlo fiero di lei, per fargli capire che, anche se era una femmina, era una giusta discendente di Durin, ma le sue speranze svanirono quando si ricordò le parole del padre: << Mio padre ha detto che devo rimanere a casa! >>
Lo Stregone annuì, sapeva cosa Thorin avesse detto, ma lui era convinto che lei fosse indispensabile e che quel viaggio le avrebbe rivelato cose che bramava sapere e che doveva, secondo il suo modesto parere, sapere: << Capirà che sei indispensabile, sei una dei migliori guerrieri. Prepara la tua roba e parti, ci vediamo a Hobbiville, troverai un segno sulla porta della casa giusta, chiedi del Signor Baggins >>
Sambril si buttò tra le braccia di Gandalf, questo sorrise poi si scusò con la Nana e andò via, lei si sbrigò a prendere le sue cose, le infilò in una sacca, prese la sua spada e la fissò alla sua cintura, legò i suoi capelli in una coda alta e corse dalla zia. La trovò con le lacrime agli occhi, la testa china, Sambril si avvicinò e l’abbracciò forte: << Non fare così >>
<< Vedi di non tornare e ti faccio fuori! >>
Dis ricambiò l’abbraccio e cullò la sua nipotina, prese dei pacchetti e glieli porse: << Per il viaggio >>
Ci fu un ultimo abbraccio poi la Nana più giovane corse fuori e salì su un pony, Dis la seguì sotto lo sguardo sconcertato di tutti gli altri Nani, sapeva che prima o poi sarebbe partita per un’impresa, era il suo destino, il sangue di Thorin scorreva nelle sue vene, il sangue di un capo: << Fai vedere a tutti di che pasta è fatta Sambril, figlia di Thorin >>
Sambril fece l’occhiolino a sua zia, rivolse un sorriso di scherno a tutti coloro che l’avevano sempre presa in giro per il suo aspetto e spronò il suo pony. Questo partì, era diverse ore indietro rispetto agli altri, doveva recuperare per non perdere l’impresa.
Finalmente aveva la sua opportunità per far capire quanto valeva, per far vedere a suo padre che era degna di essere una sua discendente, per stare con lui, per condividere le sue paure e le sue gioie, per non abbandonare i suoi cugini, i suoi amici. Avrebbe messo in atto tutto quello che suo padre le aveva insegnato, era quello il momento, era il suo momento.

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Capitolo 3
*** 2° Capitolo ***


<< Sono sfinita >>
Sambril cavalcava da giorni imperterrita, aveva affrontato anche una tempesta, ma non si era fermata, nonostante il suo pony era distrutto e più volte aveva tentato di fermars. Quest’ultimo nel sentire la padrona lamentarsi nitrì, la Nana alzò gli occhi al cielo divertita: << Non è colpa mia se sono partita in ritardo, dovevo recuperare! >>
Il pony nitrì di nuovo e la giovane Nana iniziò a ridere: << Avanti pigrone, siamo quasi arrivati. Hai fame? >>
Il suo destriero scosse il muso in segno affermativo, Sambril sorrise mentre il suo stomaco brontolava, aveva mangiato le provviste durante i giorni precedenti, lo aveva diviso con il pony, ma dopo tanta fatica la fame era tornata. Nel frattempo la giovane si rese conto di star parlando con un animale, se pochi giorni di viaggio l’avevano portata a questo chissà che fine avrebbe fatto quando sarebbe arrivata ad Erebor, sempre se ci fosse arrivata.
La Nana notò un piccolo Hobbit che tagliava la legna al di là di un recinto, si avvicinò e appena lo fece questo indietreggiò: << Non voglio farti nulla di male, viaggio da giorni, sto cercando il Signor Baggins, mi potete aiutare? >>
Lo Hobbit si fece avanti timoroso, guardò la giovane e il suo pony, togliendo la spada legata alla cintura non gli sembrava pericolosa, ma amichevole, non doveva fidarsi troppo comunque, di notte potevano succedere strane cose: << Cosa volete dal Signor Bilbo? >>
Sambril scese dal pony, accarezzò quest’ultimo e si avvicinò alla recinzione che la divideva dallo Hobbit, capiva il fatto che non si trovasse a suo agio nel dare informazioni su qualcun altro, soprattutto ad una estranea: << Gandalf il Grigio mi ha chiesto di raggiungerlo nell’abitazione del Signor Baggins, ma ho bisogno di aiuto, altrimenti ci arrivo tra una settimana. Non ho un buon senso dell’orientamento. >>
L’affermazione della Nana fece ridere lo Hobbit, Sambril si sentì soddisfatta, sua zia le aveva sempre detto che per far fidare un estraneo bisognava farlo divertire, magari rivelandogli qualche difetto. L’abitante della Contea si sporse dalla recinzione ed indicò un sentiero: << Prendetelo, al primo incrocio a destra. Sulla collina ci sono diverse case, la terza è quella che state cercando. >>
La giovane Nana sorrise allo Hobbit, non immaginava quanto le fosse grata: << Ti ringrazio, sei la mia salvezza >>
Si voltò e rimontò sul suo pony, questo nitrì stanco e rassegnato, sembrava che non sarebbe arrivato cibo almeno per un altro po’, Sambril gli passò le dita fra la criniera: << Pelandrone, siamo quasi arrivati. Fai resistere il tuo stomaco >>
Il pony nitrì frustato provocando l’ennesima risata della Nana, lo Hobbit li osservò e sorrise, quella giovane le piaceva parecchio, soprattutto ora che aveva notato con quanto affetto trattava il suo animale, fece segno a Sambril di aspettare, entrò in casa e riemerse subito dopo con delle mele tra le mani, uscì dalla recensione e le offrì diverse al pony e due alla Nana. Sambril sorrise nel vedere la cordialità del Mezzuomo: << Ti ringrazio, sei molto gentile. Qual è il tuo nome? >>
Lo Hobbit sembrò titubare, la Nana era molto gentile, ma non era una buona cosa rivelare il proprio nome ad una sconosciuta, guardò negli occhi della sua interlocutrice e ci vide solo emozione e un cuore volenteroso: << Hamfast Gamgee >>
La giovane sorrise e fece un cenno con il capo, aveva notato la titubanza nel rivelarle ciò che le aveva chiesto, ma era felice che lo avesse fatto, si disse che appena arrivata ad Erebor avrebbe trovato il modo per ricompensare il piccolo amico: << Io sono Sambril, figlia di Thorin Scudodiquercia. Se mai sopravvivrò a quello che mi aspetta, vi restituirò il favore, Hamfast Gamgee. Spero tu possa vedere molti soli sorgere >>
Lo Hobbit chinò la testa in segno di saluto e la Nana diede uno scossone alle briglie del pony, questo partì al galoppo mentre Sambril mordeva una delle due mele, erano succose e le sembrava di non averne mai mangiate di così buone. Fece come le aveva detto il suo aiutante, si ritrovò sulla collina e scese dal pony. Si avvicinò alla terza dimora tenendo ancora per le briglie il pony, ma non vi trovò alcun segno, tornò sulla strada ed intravide delle zampe poco più in là, si avvicinò e trovò diversi destrieri che brucavano l’erba di un giardino, sperò che non appartenesse a nessuno in particolare, altrimenti avrebbero dovuto scontrarsi con alcuni Hobbit infuriati. Lasciò che il suo pony si unisse agli altri prima di avviarsi alla ricerca del segno sulla porta. Non ci mise molto a trovarlo, perché non trovò il segno, ma un Nano di fronte ad una porta, si nascose non appena lo vide.
Andiamo, Sambril! Ti aspettavi di non vederlo? E’ la sua impresa! Tira fuori gli attributi ed esci allo scoperto!
In quel momento sentì la porta aprirsi e la voce di suo padre le arrivò alle orecchie: << Gandalf, credevo che questo posto fosse facile da trovare. Ho smarrito la mia via due volte >>
La Nana si appuntò mentalmente di non chiedere mai a suo padre indicazioni, capì inoltre da dove veniva il suo pessimo senso dell’orientamento, decise di muoversi, la maggior parte dei Nani era intorno a Thorin, troppo occupati a notare che il loro capo era tornato sano e salvo dopo averli lasciati per andare a chiedere la venuta degli eserciti dei Colli Ferrosi. Inspirò ed espirò cercando di tranquillizzarsi, il cuore le batteva come un tamburo in petto, già sentiva le urla di suo padre nelle sue orecchie. Solo Gandalf sembrò accorgersi di lei, si aprì in un sorriso che mascherò subito dopo, la Nana era a pochi passi dalla porta ,cercando di capire come presentarsi a tutti, quando suo padre si rivolse direttamente al padrone di casa: << E così questo è lo Hobbit >>
<< Davvero? Credevo fosse un orco! >>
Il tono canzonatorio le era uscito con troppa facilità, si maledì subito dopo, aveva scelto il peggior modo per entrare in scena, dannata la sua lingua lunga! Perché le era così difficile resistere nel prendersi gioco di suo padre?  I Nani si voltarono verso di lei, vide diversi volti felici, alcuni stralunati, nessuno si aspettava la sua venuta.
<< Sambril! Che cosa ci fai qui? >>
<< Sono venuta a prendere un bicchiere di vino, che cosa posso farci qui? >>
La Nana rivolse una linguaccia al cugino più giovane, era incredibile quanto fosse poco sveglio, o, comunque, quanto facesse finta di esserlo. Kili sorrise, era contento che anche sua cugina avrebbe avuto un ruolo in quell’avventura, ma il suo sorriso morì poco dopo quando vide lo sguardo di suo zio. Thorin aveva un orco per capello, pupille dilatate per la rabbia, sembrava fare fumo dal naso, in quel momento avrebbe preferito trovarsi disarmato di fronte a Smaug, lanciò un’occhiata a sua cugina, non se la sarebbe certamente cavata con poco. Il Re esiliato aveva avuto la sensazione che si sarebbe ritrovato senza una figlia, la voglia di strangolarla era immensa, che cosa ci faceva lì? Perché le aveva disubbidito? E, soprattutto, che cosa credeva di fare?
<< Ti avevo detto di restare a casa, cos’è che non avevi capito di quella frase? Che diamine ci fai qui? >>
<< Ti accompagnerò nella tua avventura, credevo fosse più che chiaro. E’ davvero difficile da capire? >>
La frase della ragazza scaturì diverse risate tra i Nani, Sambril vide lo Hobbit trattenerne una a stento, troppo educato per ridere in faccia a degli sconosciuti, Thorin continuò a fissarla infuriato, aveva di nuovo sbagliato approccio, ma non poteva farci niente, quando era nervosa risolveva tutto con un po’ di ‘sano’ sarcasmo. Il capo della Compagnia stava per rispondere, forse il termine adatto sarebbe urlare, quando Gandalf si intromise nella conversazione: << Le ho detto io di venire >>
Il Re esiliato si voltò verso lo Stregone, se si fosse potuto uccidere con lo sguardo a quel punto Gandalf sarebbe morto da un pezzo: << Cosa hai fatto? >>
<< L’ho convocata io, come piace dire a voi Nani: l’ho chiamata alla battaglia >>
Un impeto di rabbia risalì tutto il corpo del Nano, questo, che si era trattenuto fino a poco prima, sbottò senza pensare a come poteva sembrare agli occhi degli altri:<< Come hai potuto? E’ una bambina! La MIA bambina! Decido io per lei! >>
Lo Stregone sbuffò sonoramente, era incredibile quanto fosse testardo quel Nano e quanto fosse legato a quella ragazza: << E’ adulta ormai, decide per sé, non ha bisogno di una balia! >>
I due continuarono a litigare per qualche minuto mentre gli altri erano in evidente imbarazzo, c’era chi trovava particolarmente interessante il pavimento, chi il soffitto, in fine c’era Bilbo che aveva avuto il buonsenso di allontanarsi da Thorin e Sambril che sbuffava per il comportamento del padre.
<< Hai bisogno di lei, Thorin! E’ una guerriera con i fiocchi, potrebbe dare del filo da torcere perfino a te, deve venire con noi! >>
<< Non ci pensare neanche! Non la metterò in pericolo! >>
A quel punto la giovane Nana si mise in mezzo ai due, questi la guardarono con astio, nessuno aveva mai osato mettersi al centro di una loro discussione, probabilmente per paura che la loro testa fosse staccata dalla spada di Thorin o che lo Stregone lo trasformasse in un vaso da notte: << Vi ricordate che sono qui accanto a voi, vero? >>
I due sbuffarono contrariati, sembravano due bambini a cui era stato tolto un gioco, Sambril guardò suo padre: << Non puoi tenermi in un guscio per sempre, lo sai? Inoltre ormai ci sono dentro,  non puoi mandarmi a casa >>
Thorin la guardò furioso, per l’ennesima volta in pochi minuti, aveva decisamente battuto il suo record personale, scrollò le spalle e si diresse verso lo Hobbit, gli rivolse qualche domanda per poi arrivare alla conclusione che sembrava un droghiere. Sambril alzò gli occhi al cielo quando vide il padre andare verso una tavolinata seguito da tutti gli altri, lasciandola con Gandalf e Bilbo, si rivolse subito a quest’ultimo: << Tranquillo, fa sempre così. Almeno tu non devi sopportarlo da 70 anni >>
Lo Stregone rise all’affermazione della giovane prima di condurli dagli altri, Sambril si saziò con un’ottima zuppa, era seduta in mezzo ai suoi cugini che le riservavano occhiate felici e allegre, suo padre continuava a fulminarla invece, ma sapeva che non sarebbe durato ancora a lungo, almeno lo sperava.
Il discorso non cadde mai sulla sua presenza, tutti troppo preoccupati dal fatto che nessuno li avrebbe aiutati e che si ritrovavano uno Hobbit casalingo come scassinatore. Gandalf, infine, avendo ascoltato milioni di critiche per la sua scelta si alzò in piedi furioso, non ammetteva repliche sulle sue decisioni: << Basta! Se dico che Bilbo Baggins è uno scassinatore, allora uno scassinatore lui è! Mi avete chiesto di trovare il quattordicesimo membro di questa compagnia e io ho scelto il signor Baggins. In lui c'è più di quanto le apparenze suggeriscano e ha da offrire più di quanto voi immaginiate. Incluso lui stesso. Dovete imparare a fidarvi di me, se dico che avrete bisogno di lui. Come quando dico che Sambril è indispensabile, quella ragazza ha un grande futuro, non potete negare che con la lama è una delle migliori non solo tra voi, ma anche tra Uomini ed Elfi, non con l’arco altrimenti rischierebbe di uccidere i suoi stessi amici.. >>
Gandalf si fermò a guardare l’espressione omicida della Nana, era incredibile quanto somigliasse a suo padre, ma lei non poteva dargli torto, nonostante questa affermazione le avesse colpito l’orgoglio, era una completa frana con l’arco, lo Stregone riprese divertito: << … E’ una donna, ma questo non significa che non sia degna di questa Compagnia, è giovane, ma questo non significa che non sia pronta. Dovete fidarvi di me! >>
Thorin guardò sua figlia, non poteva negare che lo Stregone avesse ragione, ma non voleva che sua figlia rischiasse in una missione come quella, se lui non ce l’avesse fatta avrebbe saputo che qualcuno si sarebbe preso cura di lei, ora questo sembrava impossibile. Il Nano sospirò, non poteva rischiare di fare un’altra figuraccia di fronte ai suoi compagni, aveva già mostrato troppo, comportamenti decisamente non regali: << Passate i contratti ad entrambi >>
Sambril si aprì in un sorriso, come altri nella Compagnia, Thorin non sembrava comunque entusiasta e la Nana sapeva che avrebbe avuto una bella ramanzina poco dopo. Appena Balin le fece avere il contratto firmò senza esitare, non lesse una riga, non le importava quello che diceva, non le importava il profitto, le importava il fatto che sarebbe partita. Dello stesso parere non era lo Hobbit che lesse il contratto e dopo alcune righe si trovò svenuto sul pavimento per la paura di essere incenerito da un drago.
Gandalf chiese l’aiuto di Dwalin e Bofur per sistemare Bilbo su una poltrona, lei si alzò per aiutare i due compagni, ma, come aveva previsto, fu bloccata dalla mano di suo padre che le fece segno di seguirlo. La Nana fece una smorfia ai cugini, questi alzarono le spalle, non potevano salvarla dalla sua sorte. Pregò i Valar che la risparmiasse e che non la strangolasse.
<< Ti avevo detto di non venire >>
<< Lo so, ma… >>
Thorin le premette una mano sulla bocca, la figlia mugugnò infastidita, come diavolo si permetteva? Se non fosse stato suo padre si sarebbe ritrovato steso a terra con una sua ascia sul collo, il Nano sorrise nel vedere l’espressione della figlia, tornò serio subito dopo: << Se ti fai uccidere, giuro su Durin, che ti uccido di nuovo >>
Sambril alzò gli occhi al cielo divertita, il padre continuava a stare zitto ed a tenere la sua mano premuta sulla bocca, la giovane si spazientì, perché non levava quella mano?
La Nana spostò il suo sguardo negli occhi del padre, questo notò una strana luce in quelli della figlia, ma non fece in tempo a capire quello che stava pensando che sentì un dolore acuto alla mano, la ritirò immediatamente tra le risate della piccola. Thorin le rifilò un’occhiata omicida, l’ennesima occhiata omicida: << Potrei ucciderti anche adesso, sai? >>
Sambril sorrise colpevole per poi scoppiare a ridere nuovamente: << Non lo faresti mai e, comunque, anche zia Dis me lo ha detto, ma non potevi pretendere che rimanessi a casa per aspettare il tuo ritorno, pregando che gli altri non sarebbero tornati con una brutta notizia. E’ impossibile per me! >>
Il Nano incatenò i suoi occhi in quelli della figlia, non si poteva tenere in gabbia una pantera, bisognava lasciarla libera di cacciare, libera di correre nella giungla. Cercò di ripeterselo più volte, giusto per convincersi che stava facendo la cosa giusta portandola con sé.
<< Sei una testarda! >>
La Nana sorrise nel sentire il tono rilassato del padre, era riuscita a calmarlo, amava vederlo felice e, suo malgrado, amava la luce che brillava nei suoi occhi mentre parlava di Erebor, ora che stavano per riprendersela quella luce si era ampliata, riducendone la freddezza: << Ho ripreso dal migliore! >>

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Capitolo 4
*** 3° Capitolo ***


<< Mi spieghi come hai fatto a non farti uccidere? >>
Sambril si voltò verso suo cugino, Fili aveva un sorriso a trentadue denti, era molto contento di avere la Nana con lui, ma questo significava che doveva badare ad un’altra persona oltre a Kili, questo era già problematico di suo. La giovane alzò le spalle, non sapeva come, ma lei aveva sempre avuto il potere di far calmare suo padre e di cavarsela sempre e solo con una piccola strigliata: << Credo che Gandalf ci abbia parlato in privato, altrimenti mi avrebbe ucciso sicuramente. Non ama quando gli rispondo in quel modo, ieri sera l’ho fatto particolarmente infuriare, ma sono ancora qui, questo è l’importante >>
Kili iniziò a ridere, gli altri due impiegarono un secondo per aggiungersi a lui, dovettero smettere subito, Thorin gli rifilò uno sguardo omicida, Fili si voltò verso la cugina: << Credo che non gli sia passata del tutto >>
<< Wow, hai un intuito eccellente! >>
Gandalf raggiunse i pony dei tre giovani Nani, li guardò divertito, quei tre avrebbero deliziato le giornate di tutti i membri della Compagnia: << Vedrete che andrà migliorando, dategli il tempo di rilassarsi >>
Sambril guardò lo Stregone, era grazie a lui che ora si trovava in quell’avventura e che era rimasta in vita, sorrise: << Non ho mai visto mio padre rilassarsi in tutta la sua vita, Gandalf >>
<< Tutte le persone cambiano >>
I tre eredi di Durin si guardarono divertiti, avevano pensato la stessa cosa, come accadeva molto spesso: << Tutte, eccetto lui >>
La sincronia in cui lo dissero fece ridere lo Stregone, fu fulminato anche lui dallo sguardo del capo della loro Compagnia, ma continuò tranquillamente, non era certamente Thorin Scudodiquercia a dirgli quello che doveva fare. Sambril sorrise nel vedere la reazione del padre, era sempre così cupo, trovare qualcuno che lo faceva sorridere era davvero difficile, le piaceva pensare che sua madre era l’unica a riuscirci e che l’aveva scelta per questo.
<< Credi che ce la caveremo anche senza lo Hobbit? >>
<< Io credo arriverà >>
Fili guardò la cugina con un sopracciglio alzato, lo scassinatore aveva deciso di non partire con loro, non aveva firmato, perché doveva ostinarsi a dire che sarebbe venuto?
<< Non guardarmi in quel modo! Ho una sensazione, credo che Bilbo verrà e ne sono felice, è una persona a modo è vero, ma, come ha detto Gandalf, ha molto di più da dare di quel che pensiamo >>
Lo Stregone annuì soddisfatto, quella giovane aveva sempre avuto il buonsenso di ragionare, riusciva sempre a rimanere calma ed a trovare la soluzione più giusta, non era nella natura dei Nani farlo, ma lei era speciale d'altronde, pochi sapevano.
<< Sambril, ti consiglio di non fidarti delle tue sensazioni a questo punto >>
Bofur si unì alla risata del giovane Nano sentendo la conversazione, sembrava che gli unici che avevano fiducia nel Mezzuomo fossero Kili, Oin, Nori e Gandalf, infatti questi ultimi avevano scommesso su una venuta del signor Baggins, Sambril aveva evitato, non amava le scommesse, soprattutto se queste erano su una persona.
<< Aspettate! Aspettate! >>
La Compagnia si voltò con stupore, la Nana sorrise felice nel vedere lo Hobbit trotterellare verso di loro, arrivò fino al pony di Balin: << L’ho firmato >>
Sambril si voltò soddisfatta verso il cugino, questo era rimasto a bocca aperta, la Nana iniziò a ridere insieme a Kili che le diede il cinque: << Devo smetterla di credere alle mie sensazioni, eh? >>
Il biondo la fulminò con lo sguardo, Sambril notò quando somigliasse a suo padre in quel momento, poi iniziò a ridere anche lui: << Ok, lo ammetto: ho sbagliato >>
Scompigliò i capelli della cugina, questa avvicinò il suo pony a quello dello Hobbit, i due cugini la seguirono: << Felice di averti in questa Compagnia, Bilbo Baggins >>
Il Mezzuomo si voltò verso di lei e le rivolse un sorriso, era felice di rivedere il suo volto, l’aveva osservata molto mentre era in casa sua, aveva notato la sua diversità e le era piaciuta da subito: << Felice di esserci, Sambril, giusto? Chiamami Bilbo >>
<< Esatto. Hai un’ottima memoria, ieri il mio nome è stato pronunciato pochissime volte >>
La Nana sembrava esterrefatta dal fatto che si ricordasse di lei, al contrario di suo padre, non amava mettersi in mostra anche se a casa del signor Baggins la maggior parte dell’attenzione era caduta su di lei.
<< Non troppe poche in realtà, Gandalf mi ha fatto un bel discorso ieri sera e ha fatto spesso dei riferimenti a te, sei la figlia di Thorin dunque >>
Sambril sorrise colpevole, era strano come molti , anche se erano andati oltre il suo aspetto diverso, dopo aver scoperto l’identità di suo padre si allontanassero subito dopo, era frustrante, ma era il prezzo da pagare per essere una principessa: << Sì, sono la figlia di Thorin. Non ti preoccupare del suo carattere burbero, dagli tempo di conoscerti e le cose cambieranno >>
<< Lo spero, sembra che mi voglia uccidere da un momento all’altro >>
I tre Nani risero sommessamente, non volevano che il loro capo sentisse la conversazione, sarebbero finiti nei guai, Kili si intromise nella conversazione: << Fa questo effetto a tutti, ma in fondo, molto, molto, molto, molto, molto, molto in fondo non è così >>
<< Così lo rincuori molto, Kili! Sei un idiota! >>
Bilbo iniziò a ridere nel vedere i due cugini litigare, erano più anziani di lui eppure sembravano degli adolescenti, la maturità probabilmente per loro arrivava più tardi, ogni razza aveva un’età in cui si iniziava ad essere responsabili.
<< Sambril! >>
La voce di Thorin arrivò alle loro orecchie, la Nana alzò gli occhi al cielo, i cugini iniziarono a ridere: << Conosco quel tono di voce… >>
<< …sono cavoli tuoi, cuginetta >>
Lei sorrise per poi rivolgere una linguaccia ad entrambi, Bilbo sorrideva divertito mentre Gandalf li raggiungeva nuovamente: << Ti conviene andare >>
La Nana annuì in direzione dello Stregone poi si avvicinò a suo padre, respirò a pieni polmoni pronta per la solita tirata d’orecchi: << Dimmi >>
<< Che cosa state combinando tu e quei cretini? >>
Sambril soppresse una risata, era consuetudine per suo padre definire i suoi cugini dei cretini, lo aveva sentito imprecare tantissime volte, soprattutto quando allenava Kili, diceva che se fosse stato lui il primogenito il loro popolo sarebbe stato spacciato, non aveva tutti i torti.
<< Stiamo facendo conoscenza, lo scassinatore è molto simpatico, padre >>
<< Ci scommetto! Cercate di avere un comportamento adeguato, siamo in missione, non è una gita questa >>
La Nana sbuffò sonoramente, secondo lui probabilmente si dovevano vestire di nero e procedere come si procede in un funerale, scosse la testa, suo padre non sarebbe mai cambiato: << Non farebbe bene a nessuno un viaggio in silenzio, non stiamo facendo festa, stiamo semplicemente parlando >>
Thorin continuò a guardarla severamente, Sambril lo guardò esausta per il suo comportamento infantile: << Ok, faremo più piano >>
<< Questa è la mia ragazza >>
La giovane fece voltare il suo pony per tornare dai suoi cugini, venne bloccata poco prima da suo padre, alzò gli occhi al cielo, ancora non era finita la tortura: << Non voglio fare il barboso, ma sai quanto significa questo viaggio per me >>
<< Lo so, ma devi capire che siamo ancora lontani da Erebor, non abbiamo da temere >>
Lui annuì, lasciò che sua figlia tornasse al suo posto. Quella ragazza riusciva sempre a fargli cambiare idea, era un pericolo per la sua testardaggine, bastava un sorriso di quella piccola creatura e lui ne rimaneva stregato, non c’era magia, non c’era inganno, solo amore.
La giovane sentì un giramento di testa, l’ennesimo della giornata, fece finta di nulla e raggiunse i suoi amici.
***
Sambril si era stretta al padre, si erano fermati per la notte, Thorin aveva affidato il primo turno di guardia a Kili e Fili, ma anche Gandalf e Balin erano svegli, la Nana li guardava, non riusciva a dormire nonostante suo padre si fosse appoggiato ad una roccia e l’avesse abbracciata dal primo momento. Sambril si era sentita molto bene in quel momento, capitavano raramente degli abbracci notturni, l’ultima volta aveva avuto un incubo da piccola, aveva trovato un altro lato positivo in quell’avventura.
Dei rumori arrivarono alle orecchie della Nana, questa puntò i suoi occhi verso Gandalf, lo Stregone annuì teso, lo Hobbit si ritirò dai pony con una velocità impressionante: << Che cos’erano quei rumori? >>
Thorin si destò improvvisamente, il suo gesto veloce fece sbattere la testa alla figlia, già dolorante di suo, ma non sembrò accorgersene. Si alzò in piedi, Kili prese la parola: << Orchi, si muovono di notte, lenti e silenziosi, nessuna traccia, solo tanto sangue >>
I due fratelli iniziarono a ridere, la Nana sorrise divertita nonostante il dolore alla testa, suo padre non trovò molto divertente la reazione dei due: << Pensi che sia divertente ? Un incursione degli orchi è uno scherzo per voi ? >>
Thorin squadrò i due infastidito, deluso dal comportamento dei suoi nipoti, Sambril si intromise nella discussione: << Stavano solo giocando, papà! >>
<< Non sono argomenti su cui scherzare! >>
Thorin continuò a guardare male i due, sembrava che li stesse rimproverando con gli occhi, Kili abbassò lo sguardo dispiaciuto: << Non volevamo dire niente >>
Fili sembrò il più rammaricato, Sambril sapeva che sentiva la pressione del trono sulle sue spalle, il capo della Compagnia scosse la testa: << No, certo. Non sapete nulla del mondo >>
Sambril vide suo padre allontanarsi dal gruppo, il lato melodrammatico del Re esiliato, ma lo capiva. Tante volte le era stata raccontata la storia i Azog, così, mentre Balin spiegava il motivo della reazione di Thorin, decise di raggiungerlo, si appigliò alla roccia per alzarsi e rimase in quella posizione per un po’, finchè la testa non smise di girarle, aveva scelto il momento sbagliato per sentirsi male, si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla. Sapeva il dolore che aveva dovuto subire, suo bisnonno era morto per mano di Azog, probabilmente anche suo nonno e, per quanto ne sapeva lei, anche sua madre poteva essere stata uccisa  da lui, vide suo padre voltarsi: << Va tutto bene >>
Non fece in tempo a rassicurare la figlia che questa l’abbracciò, lui rimase interdetto, non amava molto le manifestazioni di affetto di fronte ad altre persone, solo ai compleanni si concedeva. Ammise a se stesso che ne aveva bisogno, avrebbe voluto davvero che il suo unico problema con gli orchi fosse Azog, ma non era così. Il problema più grande era che la madre di quel bellissimo essere che ora lo cingeva a sé lo era diventato, mettendo a rischio la vita di sua figlia.
<< E’ passato, ok? Non hai più nulla da temere ora, è il passato >>
Il Nano annuì mentre sua figlia scioglieva l’abbraccio, la ringraziò mentalmente per quella sua rassicurazione, amava quando si preoccupava per lui, era la forma di attenzione che più adorava. Si voltò verso la sua Compagnia, rimase piacevolmente felice nel vedere la lealtà nei loro occhi. Prese la mano di sua figlia e tornò alla roccia, lo Hobbit chiese che fine avesse fatto l’orco e lui aveva risposto. Morto.
<< Cerca di dormire, non hai da temere, sono qui >>
Sambril sorrise, poggiò di nuovo la testa sul petto di suo padre, questo la circondò con il braccio. 

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Capitolo 5
*** 4° Capitolo ***


Si alzarono tutti di buonora e viaggiarono per tutto il giorno, Sambril aveva avuto modo di conoscere meglio il Signor Baggins, facendo ciò aveva dimenticato per un po’ la stanchezza che le pesava sul cuore dal suo compleanno. Le era sembrato un tipo molto sveglio, nonostante la timidezza iniziale, lo Hobbit aveva provato piacere nel conversare con la Nana. Gli sembrava impossibile che fosse la figlia di Thorin, erano così differenti, ma allo stesso tempo molto simili. Lei era allegra e vivace, lui, evidentemente, non lo era. Tra le somiglianze non poteva non notare il portamento fiero che, nonostante la giovane età, la Nana possedeva, era il portamento di un Re, o meglio, di una Regina.
<< Ci fermiamo qui >>
Sambril fu felice della notizia, anche se il sole era ancora alto aveva bisogno di una pausa, i suoi cugini sembravano nella sua stessa situazione, più affamati che stanchi: << Finalmente! >>
Kili scese dal pony ed andò ad aiutare sua cugina, aveva notato il suo volto bianco per la fatica, forse non era abituata ai lunghi viaggi, la Nana non lo sapeva, ma aveva assolutamente bisogno di una lunga dormita. Thorin sembrò notare il movimento perché si avvicinò subito alla figlia: << Cosa c’è che non va? >>
<< Nulla, sono solo stanca >>
Sambril abbozzò un sorriso, voleva essere il più convincente possibile, era in quell’avventura per miracolo e non voleva, assolutamente, essere un peso.
<< Sei sicura? >>
La Nana abbracciò suo padre, era uno di quei momenti in cui aveva bisogno di un contatto fisico, il Nano si allontanò da lei, Sambril sbuffò, lo faceva sempre quando era in presenza di altre persone, probabilmente non voleva farsi vedere in quelle situazioni dai suoi compagni.
<< Sto bene, papà >>
Thorin scrutò la figlia per un’ultima volta, guardò suo nipote più giovane come per raccomandargli di avvertirlo qualunque cosa succedesse, si allontanò per riavvicinarsi allo Stregone.
<< Fili, Kili, la volete smetterla di fissarmi? Sto bene! >>
I due sorrisero mentre il Signor Baggins li raggiunse, Bilbo si mise seduto vicino a loro, erano i Nani più cordiali della Compagnia, la loro vicinanza gli metteva allegria: << Credete che cucineranno la stessa brodaglia? >>
Sambril sorrise divertita mentre le ritornava in mente il sapore di quella cosa che avevano il coraggio di chiamare pasto : << Credo di sì, purtroppo! >>
<< Quanto mi manca il mio cibo! >>
Tutti risero divertiti, il tono dello Hobbit era sembrato così nostalgico, Kili e Fili assunsero facce sognanti nel ricordare la cena a casa Baggins e i pasti preparati da loro madre: << Anche a noi manca il nostro cibo, tutta quella birra e quei piatti deliziosi. Fili, ricordami di dire alla mamma quanto la amo quando ritorneremo >>
I quattro iniziarono a ridere sonoramente, Sambril guardò il Mezzuomo: << Assaggerai le specialità di noi Nani, Bilbo. Quando arriveremo ad Erebor resterai con noi per un po’, sempre se vorrai >>
Lo Hobbit sorrise prima di voltarsi verso Thorin, non sapeva quanto potesse essere gradito come ospite: << Non so… >>
<< Non curarti di mio padre, Bilbo. Io sono la principessa e se dico che resterai, tu resterai, mio padre può ordinare tutto quello che vuole, su di me non ha nessun potere >>
La Nana si fermò ed iniziò a ridere, si era resa conto di aver detto una cosa non vera, tossì per schiarirsi la voce e rettificò la precedente affermazione: << O meglio, su di me ha potere, ma io non lo ascolto, quindi nessun problema. Sarai mio ospite, è una promessa >>
La Nana sorrise al piccolo amico mentre i suoi cugini ridevano a crepapelle, questo sembrava pregustarsi tutti quegli odori e gusti, anche lei fece lo stesso. La cena per il suo compleanno le sembrava così lontana.
<< Non ti ho dato la chiave e la mappa perché tu ti ancorassi al passato! >>
<< Non sapevo appartenessero a te! >>
Sambril si voltò verso le urla, notò un Gandalf infuriato e suo padre che lo guardava ancora più accigliato, che diamine era successo?
<< Che è successo? Gandalf, dove vai? >>
Bilbo iniziò a trotterellare verso lo Stregone, questo sbuffò sonoramente: << A cercare la Compagnia dell’unico con un minimo di buon senso >>
<< E chi sarebbe? >>
<< Me stesso, Signor Baggins >>
Bilbo guardò i tre Nani in cerca di sostegno, la più giovane si alzò per raggiungerlo: << Gandalf, non puoi lasciarci. Qualunque cosa abbia detto mio padre, insomma, ignoralo! >>
Lo Stregone si voltò verso la Nana, sorrise amaramente, non sapeva che lei fosse una delle motivazioni della lite. Aveva notato la sua stanchezza, come tutti, e conosceva la ragione di essa, si stavano avvicinando al regno degli Elfi, la sua parte Elfica avrebbe fatto di tutto per farsi trovare. Lo aveva detto a Thorin, gli aveva spiegato quanto pericoloso potesse essere far finta di niente, aveva suggerito di rivelare alla giovane le sue origini, ma, come al solito, il Nano aveva cominciato a sbraitare sul fatto che doveva prendere lui le decisioni.
<< No, Sambril. Non questa volta >>
La Nana vide il loro amico salire a cavallo e sparire poco dopo, si voltò infuriata e si avvicinò al padre, era stato in grado di far allontanare la loro unica speranza di sopravvivenza: << Si può sapere cosa gli hai detto? >>
<< Nulla, se l’è presa per niente. Ora, ti prego, vieni qui e stringimi. >>
Sambril rimase spiazzata dalla richiesta del padre,continuava ad essere infuriata, ma non riuscì a far a meno di sorridere, sembrava che tutte le barriere stessero cadendo. Era contenta che le manifestazioni d’affetto in pubblico, in quel momento, non fossero un problema.
La Nana fece quello che le era stato detto, si accoccolò al petto del padre che si era seduto, sentì il suo profumo invaderla e sorrise. Thorin ordinò a Bofur di preparare la cena ed ai suoi cugini di badare ai pony poi tornò a rilassarsi.
<< Era da tanto tempo che non stavamo insieme in questo modo >>
Il Nano sorrise e accarezzò i capelli della giovane, spesso dimenticava che aveva il dovere di riportare i Nani ad Erebor, ma che aveva anche la responsabilità di badare a sua figlia, era cresciuta bene anche senza di lui, ma forse sarebbe dovuto essere più presente: << Ne avevi bisogno? >>
<< Non sempre, ogni tanto, ma gli abbracci non si addicono ad un capo >>
Thorin alzò lo sguardo ed incollò i suoi occhi a quelli della figlia, spiazzato dalla sua affermazione: << Credi sia per questo? >>
Sambril annuì, era convinta che suo padre dovesse mantenere un aspetto rispettabile e onorevole, uno degno di un futuro Re sotto la Montagna. Thorin posò un bacio sulla fronte della figlia: << Sambril, non è affatto per la questione del capo, solo che non mi sono mai reputato in grado >>
La giovane iniziò a ridere, il Nano la ascoltò beandosi di quel suono: << Sei un ottimo abbracciatore >>
Thorin sorrise e strinse ancora di più la sua “piccola” , la Nana sorrise a sua volta: << E un fantastico padre, nonostante tutto >>
Il Nano rimase stupito, non si sarebbe mai aspettato quella frase, Sambril strisciò la testa sul suo petto, sembrava un gattino indifeso. Forse Gandalf aveva ragione, forse doveva dirglielo, ma non poteva perdere quello che da poco aveva conquistato.
<< Zio! Zio! >>
I due si voltarono verso Fili e Kili che correvano nella loro direzione, iniziarono a parlare velocemente e nessuno capì una parola, Thorin sbuffò: << Andate al punto >>
<< Troll! Bilbo sta cercando di recuperare i pony >>
Sambril guardò suo padre, si alzarono nello stesso momento, Thorin avrebbe voluto strozzare i suoi nipoti, ma si trattenne quando sua figlia gli sfiorò il dorso della mano : << Andiamo Kili! Siamo i più veloci! >>
<< NO! >>
La Nana si voltò verso suo padre, non era arrabbiato, sembrava preoccupato: << Bilbo ha bisogno di noi! Tu arriverai dopo, non mi farò uccidere >>
Il Nano acconsentì, dopotutto sua figlia faceva parte della Compagnia e, come tutti, doveva eseguire i suoi compiti, non importava se a lui stava bene o meno, Kili prese la cugina per mano ed iniziarono a correre verso la luce del fuoco: << Certo che siete proprio due imbecilli! >>
Kili iniziò a ridere, Sambril lo seguì a ruota, arrivarono di fronte ai Troll, tenevano Bilbo per le gambe: << Ehi! Cretini! >>
<< Li devi proprio insultare, Sambril? >>
La Nana sorrise divertita, il coraggio di suo cugino sembrava essere svanito nel nulla: << Lasciatelo, immediatamente! >>
<< Tieni! >>
Sambril vide lo Hobbit atterrare su un suo cugino, questo mugugnò per il dolore, la Nana sorrise: << Perfetto >>
Decise di attaccarli e, nel momento in cui lo fece, suo padre sbucò dai cespugli, lottarono con tutta la loro forza. Thorin vide la sua bambina trasformarsi in una guerriera, ma la sua felicità svanì quasi subito quando la vide cadere sulle ginocchia, respirava a fatica, ma non poteva avvicinarsi, i Troll tenevano Bilbo e qualunque mossa poteva essere fatale per lo Hobbit, lo maledì mentalmente e buttò le armi a terra. Ci misero poco a metterli tutti nei sacchi.
<< Scusate >>
<< Non devi scusarti, Bilbo. Sei stato molto coraggioso >>
Thorin grugnì dopo l’intervento della figlia, ma non ebbe il tempo di dire nulla, neanche di chiederle come stava e il perché delle sua caduta in battaglia perché la mano di un Troll afferrò Sambril e la sollevò.
<< Lasciala stare! Non la devi toccare! >>
Il Troll si abbassò sul Nano e ghignò: << Altrimenti? >>
Sambril sentì la rabbia invaderla, ma quel senso di stanchezza la prese di nuovo: << Andrà tutto bene… tutto bene >>
Sentì il calore delle fiamme sul suo corpo, bruciava e tutto era così confuso, sentì la mano di Dwalin intrecciarsi alla sua:<< Piccola, ascoltami. Non devi cedere, ok? >>
Annuì distratta, non riusciva a distinguere altro che ombre, perché si sentiva così? Perché proprio in quel momento?
<< Dwalin, che diamine sta succedendo? >>
Thorin intravedeva gli occhi semichiusi della figlia, la paura cresceva in lui, il suo amico strinse la mano della giovane: << Ha le mani gelide, Thorin. Non resisterà a lungo! >>
<< Sambril, resta sveglia! Devi combattere per me, ok? >>
La Nana si sentiva sempre più debole, non capiva il perché: le mani non le sentiva più, il cuore le pesava in petto, la testa girava freneticamente. Era così stanca. Bilbo la guardò e decise che doveva fare qualcosa, non sapeva cosa, ma doveva…
<< Papà… >>
<< Sono qui, Sambril! Sono qui! >>
<< Ho freddo. Sono stanca >>
<< Andrà tutto bene, tesoro. Non ti lascio sola! >>
Sambril sorrise mentre sentì la testa dolerle, aveva sonno. Avrebbe chiuso gli occhi solo per poco… due minuti… non di più…

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Capitolo 6
*** 5° Capitolo ***


Salveeee, grazie per quanti siete. Mi fa molto piacere :D
Spero continuate a seguire la mia storia
_Lils_



Thorin corse verso sua figlia, Dwalin la stava stringendo per trasmetterle calore, il capo della Compagnia la strinse a sé: << Svegliati! E’ finito tutto! Svegliati! >>
Bilbo guardava la scena vicino a Fili e Kili, erano terrorizzati, bianchi in volto, aveva fatto di tutto per allontanare i Troll da lei, ma sembrava essere troppo tardi, quel pensiero gli strinse il cuore in una morsa. Gandalf si fece largo tra i Nani e accorse dalla giovane, passò più volte la mano sui suoi occhi, provò svariati incantesimi, ma lei non dava segno di riprendersi.
<< Gandalf, aiutala! >>
<< Non posso, Thorin. Ha bisogno di altri aiuti >>
Il Nano fece una smorfia schifata e scosse la testa, aveva capito da subito quello che lo Stregone intendeva e non aveva intenzione di mettere sua figlia nelle loro mani, gli Elfi le avevano procurato già abbastanza problemi: << MAI! >>
<< Ne va della vita di tua figlia >>
Thorin sbuffò irritato, guardò la sua bambina: era pallida, le labbra violace. Scosse la testa contrariato, non aveva altra scelta: << Dwalin! Porta mia figlia a Gran Burrone, io e gli altri ti raggiungeremo dopo >>
<< Ma… Thorin… >>
Il Nano si voltò rammaricato verso l’amico, gli posò una mano sulla spalla: << Non posso perderla! So che posso affidare la sua vita nelle tue mani, ho fiducia in te, amico mio >>
Dwalin annuì e caricò la giovane sul suo pony, era stato al fianco del Nano da sempre e lo avrebbe fatto anche questa volta: << La salveremo, Thorin. Vedrai.. >>
<< Vai! >>
Il Re esiliato vide il suo compagno e amico spronare il suo destriero e cavalcare via, sua figlia si allontanava da lui e, come ogni volta quando erano lontani, iniziò a sentire un vuoto dentro, la paura si mischiò ad esso e il suo cuore batteva all’impazzata. Dwalin era la sua unica possibilità di salvezza, avrebbe fatto qualunque cosa per la sua bambina.
***
Sambril riaprì gli occhi, tutto ciò che vide fu luce, strinse gli occhi e dopo diversi secondi iniziò a distinguere forme e colori.
<< Finalmente sveglia >>
La Nana voltò lo sguardo verso la voce, trovò un Elfo dai lunghi capelli bruni. Con uno scatto si portò seduta, fece scattare i suoi occhi da una parte all’altra della stanza: << Dove sono? Chi sei tu? >>
<< Io sono Elrond e ti trovi a Gran Burrone, Sambril, figlia di Thorin. Nella mia dimora. Ti ha portato qui un Nano, Dwalin, eri svenuta, ma stai bene ora e non ricapiterà più >>
<< Cosa avevo? >>
L’Elfo si avvicinò alla giovane e  le accarezzò il viso, gli sembrava impossibile il fatto di averla ritrovata proprio a casa sua, colei che avrebbe cambiato il mondo, colei che avrebbe fatto riappacificare due razze nemiche da tempo, colei che aveva un grande destino da compiere.
<< Non sono la persona più indicata per spiegarti, tuo padre sarà qui tra poco >>
<< Dovevo stare proprio male se mio padre ha ordinato di portarmi qui >>
L’Elfo stava per rispondere, ma venne interrotto dall’entrata nella stanza di Dwalin, il Nano non era per niente aggraziato e fece sbattere la porta al muro provocando un grandissimo rumore, appena vide che la giovane era sveglia si fiondò verso di lei: << Per Durin! Ci hai fatto prendere un colpo! >>
La Nana sorrise vedendo il comportamento dell’amico, non era per niente sorpresa del fatto che suo padre l’avesse affidata a lui, anche se avrebbe preferito che fosse stato lui stesso a portarla lì: << Sto bene, Dwalin. Grazie per avermi portata qui >>
<< Tutto per la principessa >>
Sambril sorrise, si sentiva molto meglio, in forma, sentiva la forza nelle sue braccia e nelle sue gambe, si sentiva più viva che mai.
<< Tuo padre è arrivato, parlerò con lui. Saremo da te tra poco >>
Sia Dwalin che l’Elfo uscirono dalla stanza, ma non rimase sola a lungo, una chioma bruna ed una bionda arrivarono accompagnati da un Mezzuomo: << Avete un aspetto orrendo ,eppure , ero io la malata! >>
I tre risero di gusto, erano contenti di vedere che stesse bene, talmente tanto bene da prenderli in giro, si sedettero sul letto: << Vedo che stai meglio, cugina >>
<< Il tuo senso dell’umorismo è migliore che mai >>
I due cugini la strinsero forte a loro, Sambril sentì uno strano odore, puzzavano più del solito: << Che diamine avete combinato? >>
<< Un attacco degli orchi, ma tutto è andato bene >>
Biblo guardò la giovane, era così bella ora che ci pensava, i suoi lineamenti erano dolci e i capelli sembravano fatti di seta, gli occhi erano brillanti come quelli del padre, quegli stessi occhi che ora lo stavano fissando procurandogli una stretta alla bocca dello stomaco, dovette abbassare lo sguardo per non arrossire di fronte a quegli immensi pozzi: << Ho l’impressione che mio padre non sarà di buonumore per il tempo della nostra permanenza qui >>
Tutti iniziarono a ridere, ma in quel momento furono interrotti dall’ingresso di tre persone, lo sguardo serio li accomunava tutti, Sambril sentiva che qualcosa di strano sarebbe arrivato, ma non sospettava che le avrebbe cambiato così tanto la vita.
<< Dobbiamo parlare, preferisci farli uscire? >>
Sambril guardò Gandalf, era serio e continuava a tirare occhiate fugaci a suo padre, si voltò verso i suoi tre amici: << Possono restare >>
L’Elfo si avvicinò a le posò una mano sulla spalla, Thorin lo avrebbe ucciso se solo ne avesse avuta la possibilità: << Le buone notizie sono che la tua stanchezza non tornerà e che non eri malata >>
Kili e Fili si aprirono in un sorriso, il pensiero che la loro cuginetta stava bene li rincuorava, la Nana non era altrettanto tranquilla: << Questo lo hai già detto, spiegami perché sono svenuta >>
L’Elfo sorrise teso, guardò lo Stregone, questo si avvicinò e regalò un sorriso alla giovane: << Una parte di te è maggiorenne ora, ma l’altra no e il tuo copro non accettava la seconda >>
Sambril alzò un sopracciglio, cos’era un puzzle? Da quando era divisa a metà? Iniziò a ridere, era convinta che la stessero prendendo in giro: << State dicendo che sono divisa a metà? Oh andiamo! Sono una Nana, non prendetevi gioco di me! >>
Gandalf le sorrise tristemente, immaginava la reazione che avrebbe avuto di lì a poco: << Non stiamo scherzando, sei un ibrido. Metà Nano e metà… >>
Lo Stregone guardò Thorin, stava osservando fuori dalla finestra, non si voltava, la Nana sentiva la rabbia crescere in lei, faceva sempre così quando c’era qualcosa che lo turbava, questo significava che Gandalf aveva detto il vero e che suo padre non le aveva mai accennato a quel piccolo ed insignificante fatto che sua madre non era una Nana, l’agitazione la stava facendo tremare: << Papà, sono metà cosa? DIMMELO!>>
Il Re esiliato continuava a fissare un punto indistinto, era ancora convinto che non fosse una buona idea raccontare la verità a sua figlia, ma Gandalf lo aveva minacciato di farlo lui stesso: << Tu sei metà Elfo >>
Il silenzio calò nella stanza, Kili e Fili si guardarono stupiti, ricordavano poco del giorno in cui Sambril era entrata nelle loro vite e non si sarebbero mai aspettati una rivelazione simile. Sambril guardò suo padre scioccata, sapeva di essere diversa, ma non un Elfo! Tutto l’odio di suo padre verso quella razza, come poteva amare lei se odiava quello che era?
Elrond vedendo la tensione si intromise: << La maturità per gli Elfi arriva ai cento anni, non riconosceva il tuo corpo, se continuerai a prendere delle erbe la terremo a bada >>
La Nana si alzò, era furibonda, il fatto che il padre non la guardasse in volto la fece andare in escandescenza: << Cosa aspettavi a dirmelo? >>
Thorin guardò sua figlia a pochi centimetri da lui, tremava, i pugni stretti lungo i fianchi: << Non ritenevo che lo dovessi sapere >>
<< Da quando prendi le decisioni? >>
Il Nano sentì un impeto di rabbia e schiaffeggiò Sambril, la giovane rimase senza fiato, non aveva mai osato toccarla, Thorin usò un tono pieno di astio: << Non rivolgerti a me con quel tono, signorina! Sono tuo padre, ricordatelo >>
<< Davvero? Sei mio padre? Ne siamo sicuri? >>
Sambril uscì dalla stanza, non sapeva dove andare, era sconvolta, ma aveva bisogno di allontanarsi da suo padre. Bilbo, rimasto in silenzio fino a quel momento, la seguì, non voleva lasciarla sola in quello stato. Thorin rimase con lo sguardo perso nel vuoto, desolato e pentito per il suo comportamento, sentì l’Elfo uscire dalla stanza, probabilmente per trovare sua figlia, sentiva lo sguardo degli altri su di sé.
Sambril continuava a camminare, la voce dello Hobbit la raggiunse: << Fermati! >>
La Nana lo ascoltò, si voltò e Bilbo rimase colpito dai suoi occhi bagnati dalle lacrime, non avrebbe mai immaginato di vederla in quello stato, ingoiava a vuoto e continuava a tremare: << Io… Ho bisogno di pensare, forse me ne andrò. Non lo so… forse >>
Lo Hobbit si avvicinò alla giovane, il suo cuore venne stritolato da quelle parole, suo malgrado doveva ammettere che la compagnia della giovane e il suo sorriso erano le uniche cose che rendevano sopportabili quel viaggio, le posò una mano sulla spalla: << Sei sconvolta, non prendere decisioni affrettate >>
I due vennero raggiunti dall’Elfo, Sambril abbassò il capo, sapeva che l’unico modo per conoscere qualcosa sulla sua storia era chiedere a lui: << Cosa sa di mia madre? >>
Elrond guardò la giovane, sembrava indifesa e spaventata, era incredibile quanto le ricordasse Arwen, il suo coraggio, la sua corazza, bastava una parola sbagliata per farla crollare. Le fece segno di sedersi e cominciò a raccontare: << Conoscevo tua madre, Elenwë, un’Elfa di un’infinita bellezza e dolcezza poi il buio la prese, dopo la morte di suo fratello. Andò via dal suo regno e si imbatteste in altre Elfe, erano tutte arrabbiate con gli uomini e decisero di vendicarsi. Vagavano in cerca di viaggiatori solitari, li facevano infatuare poi li uccidevano, ma con tuo padre non fu così, si ridestò e fuggì via >>
La Nana spalancò la bocca, sentì un pugnale trafiggerle più volte il cuore, Bilbo le strinse la mano: << Sono un errore >>
Lo Hobbit guardò gli occhi della giovane diventare freddi e vuoti, sembrava che un mostro le stesse risucchiando tutta la vitalità dall’interno, scosse la testa con decisione: << No, tu non sei un errore. Tu non lo sei, non lo sei >>
In un impeto di rabbia la Nana scostò malamente il Mezzuomo, si mise in piedi di fronte ai due, Bilbo rimaneva sempre più sconvolto nel vedere la luce abbandonare Sambril: << Non sono un errore? Mi hanno concepito per vendetta! Per debolezza! Io… >>
Elrond abbassò lo sguardo mentre altre lacrime rigarono il volto della giovane, non poteva trattenersi, dopotutto era un oggetto, non aveva valore, nessuno dei suoi genitori l’aveva voluta come lei aveva sognato, sua madre non faceva battere il cuore a suo padre, gli faceva ribrezzo, nessuno dei due aveva desiderato prendersi cura di lei, probabilmente entrambi erano schifati dalla sua nascita. Gli avvicinamenti che aveva avuto in quei giorni con suo padre sembrarono svanire dalla sua mente, solo odio e rabbia si aprivano in essa: << Che ne è stato di lei? >>
<< La tua presenza la tenne in bilico tra la luce e l’oscurità, dopo la tua nascita divenne un Orco ed ora vaga per la Terra di Mezzo >>
Biblo si alzò nuovamente e strinse la mano di Sambril, questa tornò lucida per un momento, fissò gli occhi in quello dello Hobbit, questo le sorrise dolcemente: << Se possibile vorrei stare lontana da mio padre, non abbandonerò l’impegno preso, mi prenderò le mie responsabilità. Io non sono come LORO >>

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Capitolo 7
*** 6° Capitolo ***


Sambril si era ricomposta subito dopo, aveva chiesto ad Erlond un bagno, c’era rimasta dentro per diversi minuti, minuti che allo Hobbit erano sembrati ore, poi era uscita e nei suoi occhi non c’era più traccia delle lacrime. Bilbo notò con tristezza che non c’era nessuna emozione in essi, era sparito tutto, al posto di quelli brillanti e pieni di vita c’erano due ghiacciai freddi e bui, sembrava che qualcuno avesse cavato gli occhi al Re Sotto la Montagna e li avesse messi alla figlia.
La giovane Nana aveva ragionato molto in quegli istanti, aveva imposto a se stessa di tranquillizzarsi e ai suoi pensieri di andare più lentamente, si era guardata dentro, scavando nella profondità della sua anima, si era resa conto che tutte le sue speranze e sogni erano davvero infantili, si era resa conto di essere sempre stata una stupida, uno stupido ibrido.
<< Torniamo dagli altri>>
Il suo tono, solitamente gioviale e divertente, era un lamento freddo e distante, lo Hobbit le sorrise leggermente, lei non rispose e, senza degnarlo di altri sguardi, si portò avanti a lui e camminò verso la stanza dove gli altri erano intenti a mangiare, silenziosi come non mai. Quando Sambril entrò il silenzio sembrò ancora più pesante, vide gli occhi di tutti puntarsi su di lei, si morse la lingua per non cedere alle lacrime e si sedette in un angolo prendendo un piatto. Si era ripromessa che non sarebbe più stata quella di una volta, avrebbe portato a termine la missione, avrebbe lottato con tutta se stessa per riprendere Erebor, ma niente più risate o altro, una volta finito il viaggio si sarebbe ritirata in qualche posto dimenticato da tutti, lontano da tutti, lontano da lui. Avrebbe vissuto da eremita, vissuto alla giornata. Si era già pentita della decisione presa, gli occhi dei suoi cugini le fecero vibrare il cuore, ma non avrebbe ceduto, la decisione era presa e basta.
Rimase nell’angolo per tutto il tempo, Kili e Fili la raggiunsero e, nonostante lei non gli rivolse nemmeno uno sguardo, restarono lì a guardarla, sembrava che volessero proteggerla più del solito, consapevoli che anche un’altra piccola, sola, tagliente parola l’avrebbe fatta rompere in mille pezzi, non potevano permettere che quell’esemplare di girasole venisse distrutto da una tempesta, soprattutto se la tempesta era creata da lei stessa. Thorin entrò nella stanza, non aveva avuto il tempo di parlare con nessuno, Gandalf gli aveva fatto un discorso durato troppo per i suoi gusti, l’unico risultato fu che il Nano era ancora più nervoso, lo Stregone era poi stato avvertito di una riunione convocata da quell’Elfo, gli aveva detto di andare avanti senza di lui, il Re esiliato aveva sentito la rabbia crescere ancora. Gli sguardi dei suoi compagni erano fissi su di lui, andavano dal sorpreso, alla finta tranquillità, alcuni, come quelli di Dwalin, sembravano voler chiedere spiegazioni e volerlo sopprimere, Thorin non capì subito il motivo, ma quando guardò sua figlia comprese, quella non era Sambril. Era in un angolo, gli occhi vuoti e il viso contratto, i suoi nipoti erano al suo fianco, una fitta prese lo stomaco del Nano, sembrava che tutta la vita fosse stata risucchiata da quella creatura, la causa di tutto questo era lui. No, non era lui. Era quel cretino dell’Elfo che aveva rovinato tutto, inoltre lei se l’era presa troppo, la sua reazione non era adatta ad una nobile, non era colpa sua.
<< Dobbiamo partire, muovetevi>>
Sambril spostò gli occhi su suo padre, Kili le porse la mano per aiutarla ad alzarsi, incastonò le sue gemme blu in quelle scure del cugino e si alzò da sola per poi allontanarsi, il giovane Nano sentì il suo cuore fermarsi, non aveva mai rifiutato un suo aiuto, una sua stretta, un suo abbraccio. Fili e Bilbo notarono la scena e si avvicinarono a Kili, il fratello maggiore lo strinse con un braccio mentre lo Hobbit gli posò una mano sulla spalla: << Dobbiamo salvarla>>
<< E’ solo un momento, Kili. Le passerà, vedrai>>
Il bruno scosse la testa, puntò l’indice sul petto di suo fratello e lo guardò negli occhi: << Dobbiamo salvarla da se stessa, Fili! Io… io sono stufo di vederla soffrire, di vederla imporsi quella dannata armatura da guerriera, lo fa da sempre, fin da quando eravamo piccoli… ma se lo farà questa volta, io…io non credo sopravviverà. Si sta uccidendo dall’interno, dobbiamo trovare un modo per farla sorridere di nuovo, dobbiamo trovare un modo per farla sfogare, non dobbiamo perderla>>
Gli occhi del giovane divennero lucidi, aveva visto sua cugina fare così tante di quelle volta, chiudersi in se stessa e far finta che stesse bene, far finta che non avesse nulla, l’aveva vista logorarsi dall’interno quando Thorin partiva, tornare a vivere quando faceva ritorno a casa, ma questa volta la faccenda era più seria, non c’era Thorin a proteggerla, non c’era il suo ricordo a tenerla in piedi, questa volta era lui che la stava trascinando nel baratro.
<< Lo faremo, fratello. Non la lasceremo sola, non le succederà nulla, lo prometto.>>
<< Vi darò una mano>>
Fili spostò lo sguardo sullo Hobbit e sorrise, era felice della sua partecipazione attiva, aveva notato i suoi occhi quando fissava di nascosto sua cugina, ma di certo non gli avrebbe chiesto nulla, l’avrebbe messo in difficoltà prima di fargli confessare.   
Camminarono a lungo, Sambril dovette imporsi più volte di non partecipare alle conversazione, sentiva gli sguardi su di lei, Dwalin e Balin le rifilavano occhiate preoccupate, la Nana era convinta che se non ci fosse stato il loro orgoglio da guerrieri l’avrebbero stretta in un abbraccio, Bofur faceva più battute del solito, ma lei non rise a nessuna di esse, apprezzava il fatto che tutti si preoccupassero tanto per lei, ma non lo avrebbe dato a  notare, doveva distaccarsi, in questo modo, andarsene dopo la fine di tutto sarebbe stato più facile, perché lei doveva andarsene. Quella storia doveva morire con lei, nessuno doveva sapere della figlia per metà Elfa di Thorin Scudodiquercia, avrebbe perso la sua credibilità e nessuno lo avrebbe seguito, dopotutto era per questo che non glielo aveva mai confessato.
<< Odio questa pioggia>>
<< A chi lo dici>>
La Nana si morse subito la lingua, lo Hobbit si era affiancato a lei e aveva già rovinato i suoi piani, alzò lo sguardo e continuò a guardare di fronte a lei sperando che quest’ultimo se ne andasse, ma non fu così, Bilbo sorrise nel vedere che Kili aveva ragione, era una corazza, lì sotto, da qualche parte, c’era ancora la Sambril che aveva conosciuto.
<< Sei un’ottima attrice, sai?>>
La giovane avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo e sorridere, ma si impose di non farlo, anche se la tentazione era grande, Bilbo notò la fatica che Sambril faceva nel non guardarlo: << Sambril, andiamo! Non è così che risolverai la situazione, stai facendo soffrire tutti, Kili ha quasi ceduto alle lacrime>>
<< E’ la cosa migliore per tutti, soffriranno di meno quando li lascerò>>
Lo Hobbit sbarrò gli occhi, ecco il perché del suo comportamento, voleva andarsene e voleva causare meno dolore possibile, la Nana riprese: << Non farmi le morali, non le sopporto e lo sai>>
Bilbo sorrise e scosse la testa: << Nessuno morale, promesso. Questa è una tua decisione e se vuoi lasciarli va bene, potresti venire a stare da me perché di me non ti sbarazzerai>>
Sambril non si trattenne dal sorridere un po’, aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi, probabilmente lo Hobbit era la persona più appropriata, lo avrebbe dovuto lasciare comunque e non era un Nano: << Fai parola con qualcuno del mio piano e ti ammazzo, Bilbo Baggins>>
<< Eccola la Sambril di sempre, dov’era finita in queste ultime ore?>>
La Nana voleva prenderlo a schiaffi, ma si trattenne rifilandogli solo uno sguardo a metà tra l’omicida e il divertito: << Non è mai andata via, ma con gli altri rimarrà nascosta, quindi Bilbo tappati la bocca>>
Lo Hobbit annuì felice, inconsapevolmente aveva fatto in modo che le paure di Kili non si avverassero, aveva trovato il modo per farla sfogare, doveva solo mantenere il segreto e starle vicino, cosa che al Mezzuomo non dispiaceva affatto.
<< Dobbiamo trovare una grotta!>>
I due si voltarono verso la voce di Thorin, il Re sotto la Montagna gli rifilò occhiate gelide, come a dirgli che se avesse provato a toccare sua figlia l’avrebbe ucciso, ma allo Hobbit non importava, lui, al contrario del Nano, stava cercando di farla tornare a vivere. Fili e Kili si aprirono in un sorriso quando videro i due vicini, Bilbo si limitò ad annuire, aveva promesso che non avrebbe rivelato nulla, ma almeno li avrebbe fatti stare tranquilli anche se sapeva che i due avrebbero sofferto troppo nel vedere la cugina andare via.
<< Attenzione !>>
Sambril riuscì a malapena ad alzare il volto nel sentire la voce di Dwalin, subito dopo si ritrovò schiacciata contro la parete della montagna da lui stesso, un masso cadde a poco da loro: << Stai bene?>>
La giovane annuì mentre il Nano si spostò, intravide lo sguardo preoccupato di suo padre tornare subito serio: << Che diamine è stato?>>
<< Questo non è un temporale, è uno scontro tra titani ! Guardate !>>
Balin indicò due figure, la giovane rimase esterrefatta mentre lo Hobbit si fece sempre più vicino a lei:<< Le leggende sono vere, giganti, giganti di pietra !>>
Bofur lo urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, la giovane si accostò a Bilbo: << Andrà tutto bene>>
<< Stai cercando di convincere me o di autoconvincerti?>>
Sambril rifilò un’occhiataccia all’amico, ma improvvisamente sentì una scossa e notò lo Hobbit allontanarsi sempre di più, comprese solo dopo quello che le stava capitando, quando sentì il suo nome venire urlato da Thorin, la sua mano fu afferrata da Fili.
<< Tieniti a me>>
La Nana afferrò la pura roccia, ma in pochi secondi rischiò di cadere svariate volte, il biondo le afferrò il braccio con forza: << Non fare la stupida, Sambril! Elfa, Nana, Umana o Orco, rimani la MIA cuginetta, tieniti a me!>>
La Nana annuì e afferrò la mano del cugino, Fili continuò a mantenere il contatto con i suoi occhi: << Va tutto bene, Sam. Va tutto bene>>
I ricordi iniziarono ad assalire la piccola Durin, non riuscì a controllare una lacrima e le sue parole uscirono senza permesso: << Non mi lasciare sola, Fili>>
***
<< Sambril? Dove sei finita?>>
<< Fili! Aiuto!>>
Un piccolo Nano biondo corse all’impazzata verso la voce, sentiva i singhiozzi, ma non riusciva a capire da dove provenissero: << Sto arrivando, continua a parlare>>
<< Muoviti!>>
Svoltò dietro ad un albero e la trovò, una giovane Nana, alta neanche un metro, era rannicchiata vicino ad un masso, i capelli scomposti e gli occhi gonfi, corse subito da lei e capì cos’era che non andava, una brutta ferita si apriva sul polpaccio sinistro della cugina: << Coma hai fatto?>>
<< Volevo arrampicarmi sull’albero…ma si è rotto un ramo…sono caduta a terra poi ho sentito il dolore...non voglio morire…devo dire addio a papà e a Kili e alla zia…non posso morire ora>>
Il giovane sorrise e prese la piccola in braccio, era così buffa ed indifesa allo stesso tempo: << Non morirai, andiamo a curare questa ferita>>
<< Lo dici solo perché non vuoi spaventarmi>>
Fili sorrise e fece combaciare la sua fronte con quella della cugina: << Va tutto bene, Sam. Va tutto bene.>>
<< Non mi lasciare sola, Fili. Ho paura>>
***
<< Ci stiamo schiantando! Ho paura>>
Sambril sentì le braccia del cugino stringerla sé: << Non ti accadrà nulla, sei con me, se periremo, bhe, lo faremo insieme, ma ora smettila di fare la sostenuta>>
La Nana venne stretta in una morsa di dolore da quelle parole, guardò Fili:<< Non voglio farvi soffrire, ma dovrò andarmene, capite? Pensavo che facendo così tu e Kili avreste sofferto di meno>>
<< Bene, se ce la faremo ce ne andremo insieme>>
Un movimento del gigante rischiò di farli andare entrambi di sotto, Fili fece appoggiare la cugina alla roccia: << Dovrò andare da sola, voi siete gli eredi>>
Bofur li guardava esterrefatti, erano su un gigante di pietra, stavano per morire e litigavano come se fossero solo loro due in una stanza riservata ai nobili. Fili puntò i suoi occhi in quelli della cugina: << Vorrà dire che Thorin si troverà altri eredi, io e Kili verremo con te, sempre e per sempre, promettimi che ci farai venire>>
Sambril si morse il labbro, non era per niente brava a mantenere le sue posizioni, non lo era davvero, doveva prendere delle lezioni, neanche un giorno era passato da quando aveva deciso di non conversare con nessuno ed ora parlava con Bilbo e Fili.
<< Promettimelo, Sam>>
<< Prometto>>
Bofur sbuffò contrariato, davvero non si erano accorti che stavano per morire? Facevano solo finta? Fili strinse ancora di più sua cugina: << Non ne usciremo vivi, Fili>>
<< Siamo insieme, Sam. Stringimi>>
Sentirono le urla disperate degli altri, la Nana riuscì a distinguere quella spezzata dal dolore di Kili, si aspettò di sentirsi sbriciolare dal contatto, ma non avvenne nulla di simile, si ritrovò solo nella stretta di Fili: << Te l’avevo detto che andava tutto bene>>
Notò come la voce di suo cugino uscì a malapena e si rese conto che per proteggerla aveva sbattuto forte la schiena, vennero subito raggiunti dagli altri, Kili corse ad abbracciare il fratello, si sporse per fare lo stesso con la cugina, ma si ritirò subito dopo, Sambril scosse la testa e si lanciò tra le sue braccia: << Sam…>>
<< Shh>>
I due restarono così per molto tempo, gli occhi di tutti sprizzavano gioia da tutti i pori, la piccola sembrava essersi ripresa almeno un po’, almeno era tornata se stessa con i cugini. Thorin li guardava da lontano, Dwalin era vicino a lui, notava la tristezza dell’amico, ma questo non voleva parlare e lui sapeva che non doveva costringerlo, altrimenti sarebbero finiti a scontrarsi brutalmente di fronte a tutti, questo non avrebbe fatto per niente bene a Sambril.
<< Dov'è lo hobbit ? Dov'è Bilbo ?>>
La voce di Bofur fece sobbalzare tutti, nessuno si era accorto della sua assenza, tutti troppo impegnati a guardare i giovani Nani, Sambril abbassò lo sguardo e lo vide con i piedi nel vuoto che cercava di rimanere aggrappato alla roccia: << BILBO!>>
La giovane si buttò subito cercando di recuperarlo, gli prese una mano: << Resisti, Bilbo>>
Kili fece la stessa cosa e prese l’altra mano, per quanto cercassero di tirarlo su questo rimaneva dov’era, anzi sembrava che anche loro stessero scivolando verso il baratro, Fili afferrò con forza le caviglie del fratello e della cugina, se non fosse stata quella la situazione tutto sarebbe sembrato comico.
<< Al mio tre tira forte, capito, Sam?>>
La giovane annuì, vedere lo Hobbit in pericolo le aveva fatto stringere lo stomaco sotto una morsa pericolosa, non ne capì il motivo, non era il momento di pensarci.
<< Uno…due…tre!>>
Kili e Fili tirarono forte, la giovane si lasciò sfuggire un grido liberatorio per il troppo sforzo, ma riuscirono a tirarlo su, i due Nani avevano il respiro corto per la fatica, lo Hobbit per lo spavento.
<< Pensavo lo avessimo perso>>
<< Lui si è perso, sin da quando ha lasciato casa sua, non sarebbe mai dovuto venire, non c'è posto per lui tra noi>>
Sambril si voltò verso suo padre, la rabbia era cresciuta in lei, dopotutto quello che lo Hobbit aveva fatto questo era il ringraziamento? Non disse nulla, fece solo entrare Bilbo nella caverna, Fili e Kili li seguirono subito dopo, la giovane iniziò a prendersi cura del cugino maggiore, lo scontro con la roccia gli aveva procurato parecchi lividi e ferite.
<< Quando arriveremo ad Erebor non dovremmo più preoccuparci di farci male, saremo serviti e riveriti>>
Kili fece mettere a ridere tutti gli altri, Fili lo guardò con fare triste: << Mi dispiace, ma non ci aspetterà questa sorte>>
<< Come?>>
Fili si scambiò uno sguardo d’intesa con la cugina, questa sorrise e si alzò: << Spiegagli tu, vado a prendere un po’ d’aria>>
Sambril si alzò e lasciò Kili che faceva tremila domande al fratello, sorrise mentre controllò che lo Hobbit fosse al suo posto, lo vide steso vicino ad una roccia, gli occhi chiusi, sospirò nel ricordare che aveva rischiato di perderlo poco prima, era incredibile come quel Mezzuomo potesse abbattere in poco tutte le sue difese.
<< Ancora quella faccia?>>
<< Perché non me lo hai mai detto?>>
Non aveva bisogno di vedere a chi appartenesse la voce, sapeva chi era, era il suo turno di guardia e avrebbe dovuto immaginare che lo avrebbe incontrato, Thorin sbuffò sonoramente e si sedette sul lato opposto della figlia: << Non ce n’era bisogno>>
Sambril lo guardò con astio, respirò profondamente cercando di calmare gli istinti omicidi verso il padre: << Non ce n’era bisogno? Sono per metà Elfa! Mia madre è diventata un Orco! Tu credi che non ce ne sia stato bisogno? Io avevo il DIRITTO di sapere!>>
Il Re esiliato si alzò frustrato, perché non capiva quello che aveva fatto per lei? Perché doveva comportarsi in quel modo? Si era dimenticata di tutto quello che avevano passato insieme?
<< Ho cercato di proteggerti dagli altri, se si fosse saputo ti avrebbero condannata ad una vita in disparte!>>
Sambril sentì la rabbia impossessarsi del suo corpo, si avvicinò a gran passi al padre: << Mi avrebbero condannato ad una vita in disparte? Se tu fossi stato di più con me ti saresti reso conto che sono stata allontanata tutti i giorni. Niente barba! Figlia di un capo! Postura troppo regale! Ammetti che non lo hai fatto per proteggere me, ma per proteggere te stesso! Chi avrebbe mai seguito un capo che ha avuto una figlia da un’Elfa?>>
Thorin si sentì trapassare da una spada, gli occhi di sua figlia erano intrisi di rabbia, ma almeno non erano più vuoti come fino a poche ore prima: << Non usare quel tono con me, signorina! Non provare ad insinuare queste cose!>>
Il braccio della Nana venne stretto da suo padre, si liberò da essa con astio: << Non toccarmi! Io… io ti odio!>>
Thorin vide sua figlia allontanarsi e tornare dentro, sentì il respiro mancargli, l’odiava. Si sedette e portò le mani alla nuca: << Devi rimediare in qualche modo, Thorin. Metti l’orgoglio da parte, è tua figlia>>
Dwalin posò una mano sulla spalla dell’amico, era sempre stato al suo fianco, nel bene e nel male, era un buon combattente, ma anche un buon consigliere.
Nel frattempo Sambril sentiva il bisogno di sfogare le sue lacrime, ma la maggior parte dormiva e Fili e Kili dovevano rimanere da soli per un po’, si avvicinò ad un corpo addormentato e si distese affianco ad esso: << Che è successo?>>
<< Posso restare con te?>>
Lo Hobbit annuì e la Nana si avvicinò a lui, dandogli il permesso di circondarla con un braccio, Bilbo sentiva il suo cuore battere a mille, ma si impose di fingere di essere calmo, era incredibile l’effetto che quella giovane aveva su di lui: << Vuoi parlarne?>>
Sambril scosse la testa e lui la strinse ancora di più a sé, gli piaceva sentire il calore del corpo della giovane, voleva andarsene, stava pensando a quando farlo, ma in quel momento gli sembrava una grandissima assurdità lasciarli, lasciarLA, forse avrebbe aspettato un altro po’, forse avrebbe dovuto davvero aspettare solo un altro po’: << Dormi, Sambril>> 

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Capitolo 8
*** 7° Capitolo ***


Ciao a tutti, siete tantissimi ed io sono contentissima, grazie mille.
Eccovi un altro capitolo, 
sperando vi piaccia.
_Lils_





<< SVEGLIATEVI !>>
Sambril tirò su la testa spaventata da quella voce nella notte, si controllò in torno e , notando di essere sola nel giaciglio, scrutò tutta la grotta prima di trovare Bilbo sulla sommità, sembrava pronto a partire, ma di certo non era quello il momento di pensare allo strano comportamento dello Hobbit. Vide Thorin correre verso di lei, ma ,dopo una sua occhiata omicida, si diresse verso i suoi cugini, non fece in tempo a fare due passi. La Nana si sentì inghiottita dal buio e dal freddo, cadeva e urlava, la sua spalla urtò qualcosa, il dolore era abnorme, ma confrontato alla paura non era nulla, non aveva mai pensato ad un’eventuale battaglia, sapeva che doveva accadere, ma ora che si trovava in pericolo avrebbe voluto tornare nel suo letto. Era una brava guerriera, Gandalf lo aveva più volte ripetuto, ma non era mai stata parte di un vero pericolo.
L’atterraggio avvenne su una piattaforma, Sambril cadde di nuovo sulla spalla, un gemito strozzato uscì dalle sue labbra, attirando l’attenzione di Fili e Kili, questi si porsero vicino a lei ed iniziarono a scrutare la spalla. Anche Thorin la osservava da lontano, maledicendosi per averla portata in quella dannata missione suicida, maledicendosi per non averle detto nulla, maledicendosi per il suo dolore. Bilbo si accorse della scena troppo tardi, fece per avvicinarsi, ma in quel momento delle creature orrende, lo Hobbit le classificò come Goblin, iniziarono a prenderli per le braccia e a tirarli a destra e a manca. Sambril gemeva per il dolore alla spalla, Fili e Kili si battevano per cercare di proteggerla: << Non toccatela!>>
Le loro preghiere, ovviamente, non furono ascoltate, Fili cercò lo sguardo di sua cugina, nonostante il dolore Sambril era risoluta, neanche un’ombra passava sul suo volto anche se, suo cugino lo sapeva, era spaventata a morte. La Nana continuava a guardarsi intorno, intravedeva tutti i Nani, ma dov’era lo Hobbit? Improvvisamente lo vide, era rannicchiato, passato inosservato ai Goblin, Sambril sorrise nel vederlo sano e salvo, anche lui la guardava, sembrava pietrificato dalla paura, lei sapeva cosa provava, non era stato addestrato per la battaglia. Cercò di risvegliarlo da quella situazione, era la loro unica salvezza a quel punto: << Bilbo, va tutto bene>>
Mimò con le labbra, lo Hobbit scosse la testa in assenso, non sembrava molto convinto: << Devi salvarci, ok? Devi trovare un modo, ok?>>
Bilbo la guardò spaesato ed annuì, era distrutto, vederla trascinata in quel modo faceva piegare il suo cuore sotto una stretta di una morsa orribile, le avrebbero fatto del male, non poteva permetterlo. Non poteva davvero. Sambril lo vide alzarsi e ringraziò i Valar che il suo “piccolo”  amico avesse trovato la forza per aiutarli, ma sparì alla sua vista subito dopo, pregò che tutto andasse per il meglio mentre venne sbattuta a terra con forza. Gemette di nuovo mentre Kili strisciò fino ad arrivarle vicino, gli spostò delle ciocche scomposte dal viso: << Come stai?>>
 << Kili, siamo stati appena rapiti, spiegami come dovrei stare?!>>
Il giovane Nano non riuscì a trattenere una risata, nonostante la situazione, il sarcasmo di sua cugina dimostrava che stava bene, nonostante gli acciacchi, Kili la aiutò a rialzarsi e si strinse a lei: << Dov’è Fili?>>
<< Vicino allo zio>>
Non potevano scambiarsi troppe parole, i Goblin li guardavano affamati, come si guarda un banchetto il Dì di Durin. L’attenzione di Sambril venne attirata da un orrendo mostro, enorme, occhi sanguinolenti, una corona, uno scettro di ossa, di certo qualcosa di pericoloso e poco invitante.
<< Chi osa entrare armato nel mio regno?Spie ? Ladri ? Assassini ?>>
<< Nani, vostra malevolenza>>
 << Nani ?>>
<< Trovati nel portico anteriore>>
<< Che aspettate ? Disarmateli!>>
La Nana trucidò con lo sguardo i Goblin, come per avvertirli che se avessero provato a disarmarla li avrebbe uccisi a mani nude, ma non servì a nulla, vennero sommersi da quei viscidi e luridi mostri che si divertirono nel vederli tutti così deboli, così innocui. Non potevano fare nulla, solo soccombere. Questo pensiero mandava in bestia Thorin, anche sua figlia era infuriata, ma mentre il primo riusciva a mascherarlo, la seconda sembrava un treno in corsa che non voleva fermarsi.
<< Cosa ci fate qui ? Parlate !>>
Sambril spostò lo sguardo su suo padre, era la prima volta che lo faceva volontariamente dalla loro ultima litigata, scoprì con stupore che anche lui la guardava, i suoi occhi sembravano chiederle come stesse, la Nana abbassò lo sguardo sulla spalla, a quel gesto la rabbia di Thorin crebbe ancora di più, ma doveva darsi una regolata, lei era una componente della Compagnia come tutti gli altri in quel momento. Sua figlia continuava ad avere rabbia nel suo sguardo, stava per scusarsi, mimargli che gli dispiaceva, ma la voce del Goblin arrivò di nuovo alle sue orecchie: << Niente ? Perfetto, se non volete parlare saremo costretti a farvi strillare! Portate qui lo Spezzaossa!>>
Il Goblin si guardò attorno, scrutò tutti i Nani, nel momento in cui posò lo sguardo su Sambril, questa capì di essere spacciata, abbassò lo sguardo e in quel momento un ghigno si dipinse sul volto del Re dei mostri, nonostante Kili si mise di fronte a lei, nonostante cercò di proteggerla, lui l’aveva vista: << Iniziamo con la donna>>
Delle mani si strinsero attorno alle sue braccia, nonostante i suoi calci, nonostante il suo ribellarsi la portarono di fronte al loro Re, costringendola in ginocchio: << Vermi!>>
Sentì l’agitazione degli altri Nani e pregò che nessuno facesse niente di stupido, soprattutto Kili e Fili, voltò di poco lo sguardo e li notò bloccati da Gloin e Oin, abbassò il capo quando la voce del Goblin arrivò di nuovo alle sue orecchie, non riuscì a vedere come Balin e Dwalin dovessero sforzarsi per trattenere il loro Re, come lo sguardo di Thorin sembrasse perso: << Che diavoleria sei?>>
Sambril sentì la rabbia crescere in lei e dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non saltargli addosso, chiuse gli occhi e inspirò: << Sono una Nana>>
<< Una Nana? Senza barba? E carina? Che ibrido sei?>>
A quelle parole la giovane si alzò pronta per buttarsi contro il Re, ma gli altri la buttarono di nuovo a terra, colpendola allo stomaco e costringendola a piegarsi, sentì le urla di disappunto degli altri, il dolore si fece sempre più sentire, ma il disappunto crebbe quando udì la voce di suo padre:<< Aspetta !>>  
<< Guarda chi c'è, Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror, Re sotto la Montagna. Anche se non hai una montagna e questo fa di te un nessuno.>>
Sambril alzò gli occhi verso il Nano, questo era fiero anche se piccato nell’orgoglio, nonostante la rabbia che provava verso di lui, non riuscì a non provare della compassione, stava mettendo il coltello nella piaga, lo stava torturando, ci si stava divertendo. Lo sguardo del Re sotto la Montagna si posò su sua figlia, si guardarono per qualche istante, Sambril dovette far pressione sulla sua convinzione e ricordarsi che era infuriata con lui, perché le aveva mentito, ma la realtà era che si era pentita subito delle parole dette al padre, era arrabbiata, ma non lo odiava, come poteva? L’aveva cresciuta lui, aveva sbagliato, ma chi non sbaglia?
<< Ora capisco, dimmi ,Thorin Scudodiquercia, con chi hai avuto questa dolce e bella ragazza?>>
Sambril spostò lo sguardo sul Goblin, il terrore si leggeva nei suoi occhi, questo ghignò divertito, aveva fatto bingo: << Sai conosco qualcuno che pagherebbe un bel prezzo per la tua testa, un pallido Orco, su un bianco Mannaro>>
<< Azog il Profanatore è morto, trucidato in battaglia tempo fa>>
La Nana spostò di nuovo lo sguardo su suo padre, lo sguardo fisso e perso nel vuoto, la sua versione non convinceva nemmeno lui.
<< E pensi che i suoi giorni da profanatore siano finiti. Potrebbe divertirsi anche con tua figlia, sai? Quell’orco si sa divertire bene, magari potrebbe piacerle poi la ucciderebbe, ma prima, credimi, si divertirebbe molto con lei>>
A quelle parole la giovane rabbrividì, sapeva dove il Goblin voleva arrivare, gli Orchi erano conosciuti per saccheggiare e rapire giovani donne di qualunque razza, venivano ritrovate stese sul terreno, nude, la gola sgozzata, le viscere fuori. Thorin non ci vide più, cercò di avvicinarsi al Re, ma venne trattenuto nuovamente  e fatto inginocchiare, vicino a sua figlia, stessa posizione.
<< Cerca di calmarti>>
Il tono freddo della ragazza lo fece riscuotere, spostò il suo guardo su di lei, timoroso di perderla, spaventato che quella potesse essere l’ultima volta in cui la poteva osservare. Il Re sotto la Montagna rimase a fissarla, perso nei suoi pensieri a tal punto che perse la cognizione del tempo, non si accorse di quello che accadde dopo, si ridestò solo quando sentì il Re dei Goblin urlare:<< Quella è la Fendiorchi !>>  
Le urla dei Goblin arrivarono alle orecchie di Sambril, facevano bene a temere quella spada, ma dove diamine era Bilbo? La Nana pensava che sarebbe arrivato, non sapeva come, ma lo sperava anche se sembrava impossibile. Le mani dei Goblin tornarono a toccare la Nana, l’ordine era di ucciderli, questa iniziò a scollarsi tutto di dosso, nel farlo sentì la sua spalla scrocchiare sotto il peso dei nemici, un gemito strozzato uscì nuovamente dalle sue labbra, cadde sotto il peso dei suoi aggressori: era spacciata. No, non lo era, Thorin scrollò a mani nude i Goblin che erano sopra a sua figlia, questa sorrise quando lo vide tra i volti nemici, inspirò aria: << Questo non cambia nulla, sono ancora furiosa>>
Thorin trattenne un sorriso, in quel momento furono investiti da una luce blu, i Goblin finirono a terra, il Re dei Nani si alzò ed aiutò sua figlia a fare lo stesso.
<< Combattete !>>  
Era Gandalf, lo Stregone li aveva salvati ancora una volta, insomma non proprio salvati, Sambril si scrollò di dosso suo padre e riprese la sua amata ascia, Thorin non fu contento del comportamento, ma non era quello il momento per rimproverarla, anche perché, come aveva detto lei, non era passato nulla, continuava ad essere arrabbiata, continuava ad odiarlo, probabilmente.
Continuarono a combattere, continuarono a vincere, Gandalf fece fuori anche il Re, Sambril fu felice di vederlo in quello stato, quel lurido mostro.
Sambril uscì alla luce del sole e sorrise, ce l’aveva fatta, dopo svariati metri si buttò a terra e sorrise al contatto con l’erba, Kili e Fili la raggiunsero subito dopo, gli altri Nani si bearono della loro gioia, improvvisamente un’ombra crebbe nella mente della giovane: << Bilbo!>> 

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Capitolo 9
*** 8° Capitolo ***


Eccoci qui con l'ultimo capitolo dedicato a " Lo Hobbit- Un viaggio inaspettato"
Sperando di poter cominciare subito a postare un capitolo nuovo, vi avverto che purtroppo la vita non è tutta rose e fiori in questo momento, purtroppo, quindi scrivere è difficile perchè non si ha mai tempo e quando si ha si impega per fare altro, purtroppo.
Ma comunque buona lettura, spero di tornare entro due settimane con un nuovo capitolo.
Vostra
_Lils_




<< Dov’è il nostro Hobbit?>>
Sambril vide Gandalf girarsi intorno nell’intento di cercarlo, sentì il cuore martellarle in petto, dove si era cacciato? Doveva essere lui a salvarli, glielo aveva promesso, aveva annuito convinto eppure perché non era con loro?
<< Accidenti al Mezzuomo, ora si è perso?>>
La giovane Nana si voltò verso Dwalin e scosse la testa, il volto pallido fece presagire a Kili che qualcosa non andava, si avvicinò insieme a suo fratello per sorreggerla e aiutarla: << L’ho visto, era nascosto mentre ci portavano via. Non si può essere perso, aveva detto che ci avrebbe salvato, ci avrebbe dovuto seguire in  teoria, no? Io…>>
Thorin si avvicinò a grandi passi alla compagnia, era nero in volto, stanco, Sambril poteva capirlo, ma non aveva la forza né la voglia di tirarlo su, non in quel momento, non dopo tutto. Non poteva.
<< Ve lo dico io cos’è successo; Mastro Baggins ha visto la sua occasione e l’ha colta, non rivedremo più il nostro Hobbit, è ormai lontano>>
Sambril scosse fortemente la testa: << Non è da Bilbo questo comportamento, lo sapete tutti. Torno dentro e vado a cercarlo>>
Una mano raggiunse la sua spalla sinistra, venne stretta fortemente quasi in modo doloroso, si voltò di scatto ed incontrò gli occhi di suo padre, furiosi, preoccupati, non c’era bisogno di parole, il messaggio era chiaro: TU NON VAI DA NESSUNA PARTE.
Nel momento in cui era pronto ad aprire la bocca, una voce squillante arrivò alle loro orecchie facendo rilassare Sambril che sentì le ginocchia cedere per la felicità.
<< Non ce n’è bisogno, sono qui>>
La giovane si voltò di colpo, la mano del padre scivolò da quella spalla e lei corse verso il suo piccolo amico, lo strinse in un abbraccio, un abbraccio che fece trattenere il fiato allo Hobbit e alla maggior parte della Compagnia: << Stai bene…>>
Un sussurro, due parole che solo Bilbo riuscì a percepire, arrossì immediatamente, ma cercò di nasconderlo mentre ricambiò l’abbraccio: << Sì…>>
Sambril si riscosse, improvvisamente si rese conto di non essere sola con lui, si allontanò malamente dallo Hobbit, nascondendosi dietro ai suoi cugini che se la ridevano, si era affezionata a Bilbo, era come un fratello ormai e il pensiero di perderlo era doloroso tanto quanto quello di perdere Kili o Fili.
<< Voglio saperlo. Perché sei tornato?>>
Sambril voltò il capo velocemente verso il padre, perché doveva trattare in quel modo quel povero Hobbit? Perché non poteva accettarlo?
<< So che dubiti di me, lo so, lo so. L’hai sempre fatto. Mi manca casa Baggins, vedi quello è il mio posto , è casa mia. Perciò sono tornato perché voi non ce l’avete una casa, vi è stata portata via e voglio aiutarvi a riprendervela se posso>>
La giovane sorrise raggiante nel sentire quelle parole, quello Hobbit nascondeva molte qualità: << Noi ti siamo grati per questo, Bilbo>>
Mastro Baggins la guardò e le sorrise mentre lei gli rivolgse un piccolo occhiolino, Kili si avvicinò allo Hobbit e gli posò un braccio intorno alle spalle mentre Fili faceva lo stesso gesto con la cugina: << Guarda che inizio ad essere geloso>>
<< Finiscila, Fili>>
Risero silenziosamente mentre lui le scompigliò i capelli dolcemente, gli altri Nani, coloro che avevano vissuto Ereborn, erano caduti come in uno stato di quiete e tristezza, sapevano che lo Hobbit aveva ragione, dovevano riprendersi la loro casa e lui li avrebbe aiutati davvero.
Degli ululati arrivarono alle loro orecchie, la mano di Sambril corse alle else delle sue asce, Fili fece lo stesso mentre tutti ascoltarono attentamente.
<< Siamo finiti dalla padella…>>
<< …alla brace! Scappate!>>
Iniziarono a correre e si arrampicarono sugli alberi, il cuore di Sambril martellava in petto, non era stanchezza, era terrore. Puro terrore. Quegli ululati sembravano provenire da un altro mondo, i versi degli orchi erano più intensi dell’ultima volta, ma c’era anche un qualcosa in più… una brutta sensazione, una morsa allo stomaco.
<< Fili! Kili!>>
<< Siamo qui, Sambril, l’albero alla tua destra>>
La giovane si voltò e li vide, sospirò tranquillizzata mentre osservò lo Hobbit su un albero poco distante da lei: << Tenete duro!>>
<< Azog!>>
La voce di suo padre la fece riscuotere, si voltò e lo vide. L’orco pallido, bianco risplendeva alla luce della luna, le mancò il respiro. Ora si spiegava il suo stato d’agitazione, ma doveva essere morto, suo padre glielo aveva sempre narrato da piccola.
La voce nera dell’orco arrivò alle sue orecchie, le sue parole erano come tante stilettate al suo cuore, ma non poteva far a meno di ascoltarlo, di guardarlo come rapita e comandata dalla paura. Se fosse stata in sé sarebbe uscita di senno, dopo quelle parole dette su suo nonno si sarebbe avventata contro quella stupida razza. Improvvisamente notò un qualcosa, o meglio qualcuno, un orco con un ghigno spaventoso la stava fissando, gli occhi grigi brillavano di rabbia, sentì una stretta al cuore, ma non capì il perché eppure provava pena per quell’essere e rabbia allo stesso tempo.
La voce dell’orco la riportò alla realtà, voleva suo padre e lo voleva in quel momento, ma pigne infuocate iniziarono a cadere dal cielo mentre i Mannari attaccavano, Gandalf. La situazione ci mise poco a peggiorare, gli alberi caddero sotto le spinte dei lupi e molti erano aggrappati ai rami con i piedi sospesi nel vuoto. Sambril era stata presa da Dwalin, l’aveva stretta forte e l’aveva risistemata su un ramo prima di rimproverarla con gli occhi, doveva stare più attenta.
In quel momento lo vide, suo padre correva verso Azog, la spada sguainata, gli occhi furiosi, non riuscì a fermare la sua voce: << Papà! No!>>
Ma lui correva e non dava segno di averla sentita, lo vide scagliarsi contro quell’enorme orco, ma il suo Mannaro fu più veloce, colpì Thorin in pieno mandalo a terra. Sambril cercò di alzarsi, ma il ramo a cui si era poggiata con un braccio si spezzò costringendola a tornare nella posizione precedente, bloccata.
<< Papà!>>
Lo vide rialzarsi barcollante, ma Azog lo colpì nuovamente, in modo più forte, più deciso. Il grido di Balin squarciò la notte mentre le lacrime scendevano sul volto della giovane, non stava succedendo davvero, non poteva essere.
Il Mannaro addentò Thorin, la giovane sobbalzò mentre con uno slancio si sporse verso il tronco dell’albero, non le importava di cadere, non le importava di morire, doveva provare a salvarlo. Riuscì a raggiungerlo e sentì una mano incastrarsi con la sua, alzò lo sguardo per vedere Bilbo che l’aiutava a tirarsi su, le urla di suo padre le rimbombavano nelle orecchie mentre veniva strattonato dal lupo. Si voltò nel momento in cui altri due orchi, uno di loro era quello dagli occhi grigi, si avvicinavano a suo padre. Iniziò a correre, non sapeva cosa avrebbe fatto, ma lo doveva fare.
Kili e Fili gridarono il suo nome, Dwalin le sbraitava di fermarsi, ma lei non poteva farlo, non se lo poteva permettere. Si gettò sull’orco dagli occhi grigi nello stesso momento in cui Biblo lo face sull’altro, staccò un braccio di netto al suo e questo si divincolò spaventato e afflitto, tornò strisciando dietro al suo padrone che urlò di rabbia, sembrava che fosse il suo secondo in comando. Bilbo uccise il suo, entrambi si posarono di fronte a Thorin, non avrebbero permesso a nessuno di toccarlo di nuovo. Lo Hobbit non poteva permettere alla giovane di soffrire ancora, non se lo meritava e non avrebbe sopportato un’altra perdita, Sambril, nonostante tutto, non voleva la morte di suo padre, anzi.
<< E così la figlia viene in soccorso del padre>>
La Nana rivolse uno sguardo pieno di disprezzo all’orco: << SEMPRE!>>
L’orco dagli occhi grigi era sparito, forse portato via per essere curato, Azog la guardava come si guarda un pezzo di carne fresca, ma in quell’istante gli altri Nani corsero in loro aiuto, si erano liberati non si sa come. Mentre loro tenevano a bada quella razza nemica, lei corse da Thorin, era fermo, immobile, i capelli scompigliati gli ricadevano un po’ sul volto, si inginocchiò vicino a lui: << Papà… papà, svegliati! >>
Nessuna risposta…
<< Ti prego, guardami. Apri gli occhi. Non sono arrabbiata, giuro. Scusa per il mio comportamento, non dovevo reagire così. Lo hai fatto per me, volevi proteggermi, proteggermi da me stessa in primis. Non è stata colpa tua, solo che era più facile incolparti invece che ragionare. Tu non puoi morire, papà. Dobbiamo tornare ad Ereborn, dobbiamo governarla insieme! Ricordi? Dobbiamo ballare durante le feste, devo essere una principessa rispettabile. Papà, svegliati! >>
Il suo singhiozzo fu interrotto da un dolore alla schiena, qualcosa l’aveva agganciata e la stava portando via, alzò lo sguardo e trovò un’aquila. Urlò, scalciò, si infuriò, ma nulla. Non venne lasciata, non le rimase che piangere e pregare per suo padre che, poco più avanti, continuava a non muoversi.
Toccata terra tornò subito da lui, corse, non voleva crederci, non poteva andarsene, non poteva lasciarla. Non in quel momento, non in quel modo, non dopo neanche aver avuto una riappacificazione, senza una pace, non poteva avere come ultimo ricordo un litigio. Non poteva morire.
<< Padre…papà… >>
<< Spostati >>
La voce di Gandalf le raggiunse le orecchie, ma il suo corpo non si mosse finchè Dwalin non la tirò via. Urlò di nuovo, dimenandosi tanto che dovettero andare a bloccarla anche Bombur e Bofur.
<< Lasciatemi! Ha bisogno di me, io ho bisogno di lui! Lasciatemi! >>
Gandalf armeggiò con le sue mani, sussurrando mentre tutti ascoltavano in silenzio, tutti tranne Sambril che continuava a dimenarsi, iniziava a sentire dolore dove veniva stretta dai suoi compagni, ma improvvisamente tacque.
Gli occhi di Thorin si erano riaperti, Sambril sorrise e con un impeto di forza si liberò dalle strette, corse da lui sotto lo sguardo felice di Gandalf. Lo abbracciò senza curarsi delle ferite e dei dolori del padre, si fiondò su di lui e lo strinse a sé, come mai aveva fatto.
<< Mi dispiace. Mi dispiace. >>
Thorin sorrise a fatica: << Lo so, ti ho sentito, ma avevi ragione tu. Dovevo dirtelo, spiegarti. Devi comprendere che per me non cambia niente, Mezzelfa o meno rimani comunque la mia Sambril >>
La giovane nascose il viso nell’incavo della spalla destra di Thorin: << Credevo di averti perso… >>
<< Tu non mi perderai mai. MAI. Ora andiamo a riprenderci la nostra casa, ma prima ringraziamo Mastro Baggins >>
Sambril si aprì in un enorme sorriso, quello era il padre che aveva sempre conosciuto, quello era il rapporto che voleva e nel suo cuore sperava che ad Erebor avrebbero potuto continuare a farlo, sotto gli occhi di tutti. In quei luoghi fatati che suo padre metteva nelle favole, ma la sorte aveva ancora molto da riservarle.

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Capitolo 10
*** 9° Capitolo ***


Salve ragazzi :D
Stranamente sono riuscita a scrivere ahaha spero vi faccia piacere, inoltre oggi ho visto "Into The Storm" con il nostro amato Richard Armitage, che dire? L'ho amato nel suo ruolo di papà *-* Credo che se ci fosse stata veramente una Sambril nel racconto di Tolkien e quindi nel film, il loro rapporto sarebbe stato grandioso perchè lui è davvero unico *-* Inoltre grazie al film mi è venuta un'idea su una possibile storia con i membri del cast dello Hobbit e ovviamente l'attrice che dovrebbe interpretare Sambril, voi che ne pensate? Se lasciate una recensione, fatemi sapere la vostra opinione.
Un bacio
_Lils_





Sambril vide lo Hobbit correre velocemente verso di loro, subito venne assalito dalle domande dei suoi compagni. La giovane Nana sorrise nel vedere la difficoltà del suo amico nel provare a rispondere.
“Non sono gli orchi. C’è qualcos’altro lassù!”
Bilbo si avvicinò a Sambril, quest’ultima lo osservava corrucciata, che cosa c’era ora? Da cos’altro sarebbero stati costretti a scappare?
“Quale forma ha assunto? Di un orso?”
Tutti si voltarono verso Gandalf mentre Kili e Fili si avvicinarono sempre di più alla cugina: “Possibile che Gandalf si ricordi di questi minuscoli dettagli sempre quando stiamo per morire?”
Fili e Sambril trattennero a stento una risata mentre Bilbo li guardò sconsolato, quella ragazza era assolutamente unica, anche il suo modo di approcciarsi al pericolo lo era. Un orso gigante e lei rideva, non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.
“Bilbo!”
Lo Hobbit si riscosse e guardò lo stregone: “Potresti rispondere alla domanda? Era un orso?”
Fili e Kili scossero le teste, ovviamente lo Hobbit si era fissato di nuovo a guardare loro cugina, ormai non faceva altro.
“Sì, un orso, ma molto più grosso”
Tutti iniziarono a lamentarsi finchè Bofur non prese la parola: “Tu sapevi di questa bestia, Gandalf?”
Ovviamente tutti gli altri Nani cominciarono ad inveire contro lo stregone e Sambril si avvicinò allo Hobbit: “E’ davvero più grosso?”
Esso annuì, negli occhi della ragazza brillava una luce nuova. Bilbo sospettava che non avrebbe mai compreso del tutto la sua identità, ma il rapporto con suo padre si stava ricostruendo, piano piano, ma l’importante era che erano riusciti a ritrovare un’intesa.
“Non fare guardarmi come se fosse la cosa più bella di questo mondo! Quella cosa vuole ucciderci!”
La giovane gli diede una leggera spallata: “Andiamo, Bilbo! Non credi che tutto questo sia grandioso? Una creatura più grande di un comune orso!”
“Sì, che se ci prende ci sbrana. Sicura di non aver fumato l’erba pipa, Sam?”
La Nana sbuffò per il commento del cugino più grande e si allontanò, diretta verso Gandalf.
“E’ completamente impazzita!”
I tre risero, ma improvvisamente un ringhio provenne da poco distante e fece gelare il sangue a tutti.
“C’è una casa più in là”
Tutti si voltarono verso Gandalf, Thorin pronunciò parola per la prima volta: “Di chi è questa casa? Amico o nemico?”
“Nessuno dei due!”
Thorin guardò sua figlia, dopo la loro riappacificazione il rapporto non era tornato come aveva sperato, ma vedeva lo sforzo di Sambril, non voleva fargli pesare i suoi turbamenti interni. Turbamenti che Thorin reputava più che normali dopo quello che aveva scoperto.
“Che scelta abbiamo?”
Un ulteriore ringhio arrivò alle orecchie della compagnia, questa volta più forte: “Nessuna!”
I Nani iniziarono a correre, Sambril era vicina ai cugini, Kili iniziò a ridere.
“Ti prego, dimmi che la pazzia di questa qui non ti ha contagiato!”
Fili si prese uno scappellotto da Sambril che sembrava essere la meno stanca del gruppo, Kili scosse la testa: “Non vi ricorda i vecchi tempi?”
Sambril e Fili si scambiarono una piccola occhiata mentre Bilbo continuava a non capire.
“Il cinghiale!”
***
Fili era comodamente seduto su una roccia, era la sua giornata libera. Una volta al mese poteva staccarsi da Sambril e Kili, poteva godersi degli attimi di pace, cosa che con quei due intorno di certo non poteva fare.
Sentì dei rumori improvvisi e guardò verso gli alberi, qualcosa si stava muovendo lì dietro. Prese il suo pugnale e lo strinse tra le mani.
“Chi va là?”
Subito dopo vide due piccole figure correre verso di lui, sbuffò sonoramente. Neanche cinque minuti di pace!
“Che volete?”
“Corri!”
“Cosa?”
“ Corri!”
Sambril e Kili gli presero entrambe le mani e lo costrinsero a girarsi, giusto in tempo per vedere un cinghiale spuntare dagli stessi cespugli.
“Che cosa avete combinato?”
“Può darsi che io abbia tirato un sasso nella sua tana!”
“KILI!”
***
<< Non posso reggere altri inseguimenti >>
I tre Nani si misero a ridere dopo l’affermazione dello Hobbit mentre si sistemavano nei giacigli costruiti poco prima. Erano riusciti a scamparla dall’orso per un battito di ciglia.
<< Cos’è la vita senza un po’ di avventura? >>
Bilbo guardò Sambril sorridere, poco prima aveva sbattuto una porta in faccia ad un enorme orso senza paura ed ora sembrava una semplice Nana come tutte. I quattro giovani della Compagnia si stesero ognuno al proprio posto: Sambril giaceva tra i cugini, mentre lo Hobbit era posto vicino a Fili.
<< Ogni giorno siamo più vicini ad Erebor >>
<< Il futuro regno del nipote più grande >>
Fili scosse la testa dopo l’affermazione della cugina: <>
Iniziarono a ridere tutti e quattro: << Affatto. Tutti questi doveri verso il popolo, il dover amministrare tutto, non fa per me. Inoltre quando tutto sarà finito ho promesso al nostro caro Hobbit che passerò del tempo nella Contea, cosa che non potrei fare se fossi la legittima erede al trono >>
Bilbo si ritrovò a sorridere anche se proprio non capiva il motivo per cui Sambril non poteva governare Erebor, era l’unica figlia di Thorin e in quanto tale sarebbe dovuta essere la legittima regina, ma era una femmina e questo non glielo permetteva. Anche tra gli Hobbit esistevano delle differenze di diritti tra i due sessi, ma Bilbo non ne aveva mai capito il significato.
<< Inoltre ho paura di un regno con te come Re e Kili come Consigliere, Smaug è una piaga minore in confronto >>
I quattro ricominciarono a ridere mentre Sambril ricevette un pacca da Kili: << Non sei divertente >>
<< Ma hai riso >>
Si sentirono altre risate arrivare da luoghi diversi dell’abitazione, la voce di Bofur risuonò nelle loro orecchie: << Non ha tutti i torti >>
Dori si fece avanti: << Ma abbiamo tempo prima di lasciare questi due sul trono, c’è qualche speranza che Thorin ci benedica con un erede maschio? >>
Sambril vide suo padre, fino a quel momento impegnato a sorvegliare la porta con Dwalin, rimanere paralizzato, delle risatine si levarono da tutta la compagnia, Gandalf compreso.
<< Credo che dovrete accontentarvi di due idioti al comando del Regno >>
<< Andiamo padre! Non puoi escludere nessuna possibilità! >>
Altre risate si levarono mentre Thorin guardò, prima sconcertato poi amorevolmente, il volto di sua figlia: << Tu mi causi abbastanza problemi e mi basti >>
I due si sorrisero mentre gli altri continuarono a ridere, lo stregone intervenne nella conversazione: << Ora dormite, domani ci aspetterà una grande opera di convincimento >>
Sambril si sistemò di nuovo nel suo giaciglio e chiuse gli occhi, poco dopo era profondamente addormentata insieme a Kili, ma Fili e lo Hobbit erano ancora svegli ed i pensieri ronzavano nelle loro menti. Il giovane Nano aspettò che maggior parte della Compagnia si fosse addormentata prima di alzarsi, lo Hobbit alzò lo sguardo verso di lui e questo sorrise: << Vai al mio posto >>
<< Cosa? >>
Il Nano si trovò a sorridere di nuovo poi si inginocchiò per trovarsi più vicino all’amico: << Credi che non abbia visto come la guardi?  >>
<< Che cosa stai dicendo, Fili? >>
Il Nano sbuffò : << Sto dicendo che ti stai innamorando di mia cugina e che l’ho notato, ti sto anche dando la mia benedizione cedendoti il mio posto, non fare finta di nulla >>
Le guance dello Hobbit assunsero un colorito rosso pomodoro e lui ringraziò che fosse notte e che ci fosse una bassa visibilità.
<>
Lo Hobbit sorrise e si avvicinò al giaciglio di Sambril, guardò per un’ultima volta Fili che lo incoraggiò con un gesto della mano. Bilbo si coricò a pochi centimetri dalla Nana che sembrò notare il movimento ed aprì gli occhi.
<< Bilbo? >>
<< E’ una lunga storia, dormi >>
La giovane tornò a chiudere gli occhi, sotto il sorriso dello Hobbit che sentiva il suo cuore battergli in petto come un tamburo. In quell’istante Sambril gli prese la mano e la strinse, Bilbo si ritrovò ad arrossire e quella notte dormì poco, troppo impegnato a guardarla dormire serena.
Quando Sambril si svegliò, la mattina seguente, notò la mano del suo amico nella sua, spalancò gli occhi esterrefatta. Che diavolo ci faceva lo Hobbit nel letto di Fili?
La giovane si allontanò in silenzio, lasciando Bilbo a riposare ancora un po’, si avvicinò di corsa a suo cugino, noncurante del padrone di casa, alto quasi come un gigante.
<< Vuoi spiegarmi? >>
<< Come? Non ti ricordi nulla?>>
<< Nulla… >>
Fili sorrise: << Ho fatto spostare lo Hobbit, ti sei svegliata, gli hai preso la mano e ti sei riaddormentata>>
Sambril inghiottì a vuoto, mentre Fili ridacchiò: << Non c’è nulla di male, Bilbo prova qualcosa per te ed ad incoraggiarlo non c’è nulla di male>>
La Nana si voltò verso di lui, entrambi erano scrutati dal padrone senza accorgersene: << Non prova nulla per me se non amicizia e se anche fosse ci sarebbe del male per il fatto che sarebbe un amore non ricambiato, Fili>>
Il cugino si ritrovò ad alzare un sopracciglio: <>
Sambril guardò di traverso suo cugino per il sarcasmo messo nella frase. I due si avvicinarono al tavolo, dove Beorn stava servendo i suoi ospiti, ma continuava a guardare la giovane Nana.
<>
Sambril si avvicinò a suo padre, questo le circondò i fianchi con un braccio: <>
La Nana rimase piuttosto scossa da quello che seguì, il modo in cui Beorn raccontò loro della sua storia, del suo popolo, delle torture subite. In quel momento realizzò quello che suo padre aveva dovuto subire, come si potesse sentire nel sapere che la sua stirpe era quasi arrivata all’estinzione. Era rimasto l’unico discendente di Durin a poter riportare la pace, piano piano lei iniziava a capire che i doveri erano veri e non solo un’invenzione senza senso del padre, come aveva pensato all’inizio dell’avventura.
<< Ci sono terre brulicanti di Orchi. Stanno crescendo in numero e voi siete a piedi. Non riuscirete ad attraversare la foresta vivi. Non mi piacciono i Nani: sono incoscienti, incoscienti delle vite altrui che reputano inferiori a loro. Ma gli Orchi li odio di più. Che cosa vi serve? >>
Sambril alzò gli occhi sul volto di suo padre, lui chinò il capo: << Dei destrieri>>
***
La giovane era seduta sul portico, gli altri erano impegnati a sistemare i pony, ma lei aveva già finito con il suo ed i cugini le avevano detto di riposarsi, di certo non aveva rifiutato.
<< Non ho mai visto una creatura come te>>
Sambril si voltò per vedere Beorn che si sedeva vicino a lei, fece per parlare, ma lui la bloccò: << Non sto parlando delle tue sembianze fisiche, figlia di Scudodiquercia. Ma del tuo temperamento>>
<< Cosa intende dire? >>
<< Sento che farai grandi cose, figlia di Scudodiquercia. Il tuo temperamento ti aiuterà e sarai amata da tutti >>
Sambril alzò un sopracciglio: << Che cosa significa?>>
<< Lo scoprirai, figlia di Scudodiquercia >>
La giovane scosse la testa, odiava quando qualcuno parlava del suo futuro in quel modo, come se sapesse qualcosa, ma si trattenesse dal dire troppo, dopotutto si trovava di fronte un uomo gigante che poteva trasformarsi in un orso gigante.
<< Sono Sambril>>
<< Beorn >>
La giovane Nana, nonostante l’irritazione, si avvicinò ancora al mutatore di pelle e gli posò una mano su una gamba: << Mi dispiace per la tua gente, Beorn >>
L’uomo si voltò verso di lei: << Il Profanatore la pagherà per i suoi crimini, ma non è lui che ti preoccupa, sbaglio?>>
Sambril guardò attentamente Beorn e questo rispose alla sua muta domanda: << So molte più cose di quello che lascio trasparire. Fai bene a temere l’orco dagli occhi grigi, si dice sia spietato e che cerchi vendetta >>
La Nana chiuse gli occhi e rivide l’immagine dell’orco, quegli occhi gelidi e senza vita.
<< Devi andare, Sambril, figlia di Scudodiquercia. Non avete molto tempo, sappi solo che se mai avrai bisogno di aiuto, io arriverà in soccorso>>
Sambril lo vide andare via, allontanarsi con passo veloce e pesante. Subito dopo venne chiamata dai suoi e montò sul suo pony, notò la figura di Beorn seguirla con lo sguardo. Non sapeva a cosa si riferisse il mutatore di pelle, ma era certa che quell’uomo non parlava a sproposito.
Beorn continuò a guardarla, fissò la compagnia allontanarsi con i suoi pony. Sambril era vicino a suo padre, il Re e l’Erede di Erebor erano pronti a riprendersi la montagna.

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Capitolo 11
*** 10° Capitolo ***


Sono riusciuta a scrivere ancora :D
Vi avverto che questo è un capitolo di transito perchè nel prossimo ne succederanno di tutti i colori >.<
Un bacio, spero vi piaccia
_Lils_


I Nani raggiunsero senza problemi Bosco Atro, Sambril non aveva più notato la figura di Beorn e aveva tranquillamente conversato con i membri della compagnia, soprattutto con i suoi cugini e lo Hobbit, ovviamente.
Ma non era passato molto da quando tutto era scivolato nella desolazione di nuovo, quando Gandalf annunciò che li avrebbe lasciati di lì a poco, i Nani entrarono in crisi e Sambril si ritrovò ad avere gli occhi lucidi.
“Gandalf…”
“Non guardarmi in quel modo, Sambril figlia di Thorin. Non avrete bisogno di un vecchio come me per attraversare la foresta, vi sarò d’aiuto nella montagna dove non entrerete senza di me. Tornerò in tempo, lo prometto.”
Sambril abbassò lo sguardo e lo Stregone sorrise: “Starai attento?”
Gandalf sorrise di nuovo: “Andrà tutto bene, Sambril. Tu continua come hai fatto fino ad ora, tieni unita la compagnia, sei tu il cuore di questa impresa. Tu e solo tu puoi aiutarli a concluderla, continua a sorridere anche se hai il cuore pesante, hanno bisogno di speranza e tu sola puoi dargliela. Ci vedremo presto,  Sambril”
“Buon viaggio, Gandalf”
Lo Stregone si allontanò per avvicinarsi allo Hobbit e sparire a cavallo, la pioggia iniziò a cadere e la compagnia si ritrovò ben presto bagnata. Corsero all’interno della foresta e Sambril rimase scioccata dall’interno, era buia, secca, malata. Sentì il suo cuore soffrire nel vedere quelle povere piante in quell’orrendo stato, ma fu costretta ad andare avanti. L’allegria del gruppo si spense quasi subito, Sambril cercò di fare come le era stato detto dallo stregone, ma il suo cuore era troppo pesante per un sorriso. Riusciva a malapena a tirare su gli angoli della bocca mentre tutti borbottavano. Alzò gli occhi e notò l’andatura traballante di suo padre, era bravo a fingere che tutto andasse bene, ma non poteva ingannare gli occhi della figlia, i suoi stessi occhi. L’attacco di Azog l’aveva scosso e sapere che quell’orco era ancora vivo e voleva vendetta sulla sua famiglia faceva tremare il cuore di Sambril. Nel profondo sapeva che la sua stirpe, la stirpe di Durin, non sarebbe stata facile da spezzare.
“Tu zoppichi”
“Sei in errore”
Sambril alzò un sopraciglio, provava ancora un forte contrasto quando pensava al padre; da una parte era certa di quanto lui la amasse, ma dall’altra non riusciva a dimenticare che in lei viveva qualcosa che lui odiava profondamente.
“Sambril!”
“Padre!”
Il Nano si ritrovò a scuotere la testa divertito: “Sto bene”
“Ok…”
“Te lo direi se qualcosa mi preoccupasse”
Thorin passò una mano fra i capelli della figlia e velocizzò il passo, lasciandola indietro. Era preoccupato e , per l’ennesima volta, si era ritrovato a mentirle. Sapeva benissimo i pericoli di Bosco Atro, ma quello che più lo preoccupava era colui che la governava: lo spietato Thranduil. Colui che già una volta lo aveva tradito e che avrebbe cercato in tutti i modi di distruggere Sambril, la sua Sambril. L’avrebbe reputata una minaccia per lui e per il suo regno.  Thorin sapeva benissimo che il re di Bosco Atro non ci avrebbe messo molto a comprendere la natura di Sambril, quello che per anni era stato scambiato dai Nani come grazia sarebbe saltato immediatamente agli occhi della razza a cui quelle caratteristiche appartenevano.
Sambril venne presto raggiunta dai suoi cugini e, ovviamente, dallo Hobbit.
“E’ strano”
Sambril sorrise: “E’ mai stato normale?”
Il gruppetto iniziò a ridere sommessamente, Fili diede una pacca al fratello: “Credo che Kili intendesse dire che lo è più del solito”
Il maggiore fece l’occhiolino alla cugina per poi circondarle le spalle con un braccio. Improvvisamente il caos, la voce di Nori risuonò nelle orecchie di tutta la compagnia: “Il sentiero: è sparito!”
I Nani cominciarono ad urlare e disperarsi, Sambril sentì il suo cuore tremare e involontariamente andò a cercare la mano di Bilbo, fu un gesto affrettato, venuto naturale. Fili e Kili si allontanarono alla ricerca del sentiero, ma tutti ricordavano ciò che Gandalf aveva detto: una volta perso il sentiero non c’era speranza di ritrovarlo.
Sambril era riuscita a calmare il battito cardiaco, la sensazione di sicurezza che le dava Bilbo non gliela dava nessun altro, la giovane sentì gli occhi di Fili puntati su di lei. Suo cugino aveva ragione.
“Stiamo girando in tondo”
“Lo so”
Lo Hobbit alzò gli occhi: “Dobbiamo trovare il sole”
“Il sole?”
Bilbo guardò Sambril negli occhi: “Sì, il sole. Ci dirà da che parte orientarci”
La giovane Nana vide lo Hobbit iniziare ad arrampicarsi su un albero, la giovane con un impeto di forza lo afferrò e riportò con i piedi a terra, lo tirò a sé e lo abbracciò: “Stai attento, Bilbo”
Lo Hobbit ricambiò l’abbraccio e lei lo vide scivolare via dalle sue braccia, arrampicarsi e sparire fra i rami. Tutto scivolò dalle loro mani di nuovo, Sambril tentò di seguirlo subito dopo. Iniziò a mettere un piede dopo l’altro, ma poggiò un piede su un ramo ed esso si spezzò. Il suo corpo finì a terra con un tonfo assordante, la sua schiena subì l’impatto con la terra e la sua testa iniziò a dolere, l’ultima cosa che vide fu lo sguardo di suo padre.
***
Tempo addietro a Gran Burrone.

“La tua parte elfica sarà sotto controllo grazie alle erbe, ma ricorda che quando ti avvicinerai ai regni elfici essa sarà più forte. FInchè non raggiungerai la maturità anche per essa, potrai accusare stanchezza e dolori fisici. Non fare troppi sforzi e tutto andrà bene”

Sambril annuì mentre guardò le sue mani: “Cosa potrebbe succedere?”
“Niente di grave, potresti perdere i sensi, le tue forze potrebbero abbandonarti e potresti farti male. Evita di fare sforzi in zone elfiche, capito?”
“Capito”
***
Sambril aprì gli occhi, il respiro affannato, la testa dolente. Si maledì mentalmente ricordando le parole di Elrond, che stupida era stata!
Solo in quel momento realizzò che non era sul terreno e che nessuno era con lei, qualcosa di appiccicoso la circondava, sul volto la ragnatela le impediva di respirare in modo adatto.
“Bilbo! Papà!”
Si ritrovò a maledirsi di nuovo. Che cosa credeva di fare? Urlare non era la cosa più giusta, poteva attirare occhi indiscreti, ma era preoccupata. Dov’erano tutti? Stavano bene? Che cos’era successo?
Sentì un colpo, qualcosa colpì la ragnatela in cui era intrappolata e si sentì cadere nel vuoto, nonostante cercò di urlare, nessun lamento uscì dalla sua bocca. Solo un leggero gemito quando la sua schiena sbatté per la seconda volta sul terreno solido.
“Sei troppo rumorosa”
La ragnatela venne tagliata e Sambril si lanciò nelle braccia del suo salvatore: “Sei vivo!”
Lo Hobbit assunse un colorito particolarmente rosso sulle guancie: “Sì”
Ricambiò la stretta e si beò del profumo delicato di Sambril, quest’ultima si riscosse  e allontanò lo Hobbit.
“Non avresti dovuto provare a seguirmi”
“Volevo aiutarti”
Bilbo sorrise: “Hai rischiato di farti male”
“Sono una Durin, Scassinatore. Noi non ci facciamo male”
Lo Hobbit scosse la testa, i Nani erano davvero testardi, non c’era nulla da fare: “Prima che mi assali di domande su cosa è successo, sappi che te lo spiego dopo. Andiamo a liberare gli altri ora”
Non fece in tempo a finire quella frase che alle loro orecchie arrivarono le urla dei loro compagni, Sambril corse verso le voci lasciando indietro il Mezzuomo. Quando arrivò si trovò di fronte suo cugino che combatteva contro un ragno, o meglio un ragno enorme che stava per divorare suo cugino Kili, prese una delle sue asce e la scaraventò dritta in mezzo agli occhi della bestia.
“Sambril!”
“Combatti, folle!”
I due continuarono a lottare per molto, Sambril di tanto in tanto sentiva la schiena dolere, ma questo di certo non la fermava. Nonostante anche un po’ di stanchezza, ma neanche molta, non passava un momento senza che i due non mettessero in atto dei colpi ben assestati.
“Poi voglio sapere cos’è successo”
“Non mi sembra il momento, SAM!”
Kili si ritrovò ad urlare il nome della cugina mentre un ragno lo prese alle spalle. Sambril era già pronta a sferrare il colpo, ma una freccia si conficcò nella testa della bestia. Una giovane Elfa guardò i due stupiti, mentre Kili si portava di fronte a sua cugina.
“Sambril!”
La voce di suo padre fece voltare la Nana, tutta la compagnia era circondata da Elfi.
“Thorin”
Kili urlò il nome dello zio, mentre questo prese a spallate diversi Elfi per raggiungere i due, strinse a sé sua figlia e mise una mano sulla spalla del nipote. L’Elfa nel sentire il nome del Nano ebbe un colpo al cuore, quando Legolas si rivolse ad essa pronunciando il suo nome anche il cuore di Thorin ebbe un colpo.
“Tauriel?”
“Sì, Legolas, possiamo andare”
Thorin e l’Elfa si guardarono per diversi istanti, Tauriel riconobbe immediatamente gli occhi del Re Esiliato, erano esattamente come gli erano stati descritti. Spostò il suo sguardo sulla giovane, quella era la neonata che aveva salvato anni addietro. Salvato per cosa? Quando l’avrebbero portata da Thranduil tutto sarebbe precipitato, non avrebbe potuto salvarla ancora.
Thorin, nel vedere l’Elfa con gli occhi fissi sua figlia, strinse quest’ultima ancora di più. Sua figlia era in pericolo, non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via!

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Capitolo 12
*** 11° Capitolo ***


Salve :D Spero davvero che apprezziate questo capitolo, ho sofferto parecchio per scriverlo, l'ho scritto e riscritto 25 volte, ma alla fine ecco questa versione, sperando vi piaccia
_Lils_

“Dov’è Bilbo?”
“Non ne ho idea”
Sambril guardò suo padre mentre quest’ultimo continuava ad osservarsi intorno, cercando di comprendere qualunque pericolo, qualunque possibile via di fuga.
“Credi ci troverà?”
“Fate silenzio!”
Colui che si era presentato come Legolas li ammonì con poca grazia, continuava ad osservare suo padre con astio ed a Sambril quel comportamento non piaceva di certo, ma non poteva protestare. Erano i prigionieri, non avevano diritti.
Thorin sospirò affranto ed afferrò la mano di sua figlia, nell’attimo dopo un enorme portone apparve di fronte a loro: un lungo ponte portava ad esso e da lì partiva un tronco, tronco che proseguiva anche all’interno e che si diramava in molti altri, creando un complesso sistema che consentiva il passaggio da parti opposte dell’enorme regno.  Sambril non poté non rimanerne stupita ed affascinata da quell’incanto, ma riuscì a vedere molto poco; gli Elfi presto presero Thorin e lo tirarono via da lei.
“Non parlare, Sambril. Non dire nulla!”
L’urlo della giovane le morì in gola, suo padre le stava chiedendo in tutti i modi di non parlare, molte ipotesi arrivarono alla sua mente, ma ci mise diversi minuti ad arrivare a quella più probabile. Se fosse trasparsa la sua natura sarebbe stata in pericolo e non poco.
Non fu la sola a reagire in malo modo, Dwalin cercò di scaraventare giù gli Elfi che lo tenevano per andare ad aiutare suo padre, ma il solo risultato fu che altri arrivarono a bloccarlo. Furono tutti bloccati ed infilati in cella in malo modo, solo allora Sambril si rese conto che lei non era né stata strattonata né malmenata. Alzò gli occhi e vide l’Elfa dai capelli rossi guardarla, o meglio fissarla come dal primo istante che l’aveva vista.
“Dov’è mio padre?”
L’Elfa la guardò sgranando gli occhi : “Non chiamarlo così. Non qui”
Sambril la guardò stupita, lei sapeva. Allora perché non l’aveva consegnata?
“Chi sei tu?”
“Un’amica”
“TAURIEL!”
La voce di Legolas la richiamò, l’Elfa si voltò un’ultima volta verso la giovane Nana: “Stai attenta”
Sambril si morse la lingua per evitare altre domande, si ritrovò ad affacciarsi tra le sbarre per vedere l’Elfa andarsene.
***
“Sam?”
“Sto bene”
La voce di Sambril suonò stanca e monotona, Kili si avvicinò alle sbarre ed allungò una mano verso la cella della cugina: “Ho visto lo zio essere riportato in cella”
Sambril si costrinse ad alzarsi ed avvicinarsi alle grate, quando notò le dita del cugino attaccate alla nuda roccia, sorrise e allungò la mano a sua volta; dovette allungarsi un po’ prima di riuscire ad afferrarla.
“Come stava?”
“Non lo so, era di schiena e da qui la visuale non è delle migliori”
Sambril sbuffò contrariata mentre ritirò la mano: “Dove sarà Bilbo?”
Legolas iniziò a scendere le scale in quel momento, entrambi i cugini lo guardarono con disprezzo. Il modo in cui li aveva trattati era semplicemente poco adatto, per usare termini leggeri.
Kili sospirò: “Farà di tutto per la figlia del capo”
“Figlia del capo?”
Sambril si voltò verso Legolas, era completamente bianca in volto. Kili fece altrettanto, quel tono non prometteva nulla di buono.
“Credevo tu fossi lo Hobbit della Compagnia, lo Hobbit di cui ci avevano parlato. Come puoi essere la figlia di Thorin senza avere la barba?”
“Non è affar tuo!”
Sambril lo guardò con astio e se non avesse avuto tanta paura avrebbe fatto i complimenti all’Elfo per la sua intelligenza! Scambiarla per uno Hobbit!
Legolas si ritrovò a ghignare: “Vediamo se avrai questa faccia tosta di fronte al RE!”
“Non toccarla!”
Kili iniziò a sbattere contro le grate mentre l’Elfo aprì la cella dove sua cugina era rinchiusa. Sambril indietreggiò, gli occhi sbarrati, fino ad arrivare a toccare la ruvida pietra dietro di lei. Legolas le strinse forte il braccio ed iniziò a strattonarla, mentre gli altri Nani iniziarono a far rumore svegliati da Kili.
“Lasciami!”
L’Elfo continuò a strattonarla fin quando Sambril non gli rifilò un pugno nello stomaco.
“Come hai potuto?”
Legolas la prese e la caricò in spalla, inutile dire che Sambril iniziò a scalciare ed a dimenarsi, ma con scarsi risultati.
Quando Thorin si rese conto del perché di tutta quella confusione, ebbe un colpo al cuore. Sua figlia continuava a dimenarsi sulle spalle dell’Elfo.
“Lasciala immediatamente, lurido Elfo!”
Legolas continuò imperterrito e Thorin cominciò a colpire le sbarre: “Sambril! Sambril!”
La giovane guardò il volto di suo padre, gli occhi di ghiaccio sbarrati: “Non dire nulla!”
Sambril annuì mentre continuava a picchiare sulla schiena dell’Elfo, ma nulla successe tranne che Thranduil si ritrovò ad alzarsi dal trono per capire da dove proveniva tutta quella confusione e vide arrivare suo figlio con una creatura sulle spalle.
“Cosa sta succedendo, Legolas?”
“So come convincere Thorin Scudodiquercia, padre”
Legolas posò a terra Sambril e la Nana cercò di colpire di nuovo il principe di Bosco Atro, ma con scarsa riuscita.
“Cos’è lei?”
La giovane alzò lo sguardo verso il Re e per la prima volta vide gli occhi di colui che aveva tradito la sua gente.
“La figlia di Thorin”
Thranduil sembrò sgranare di poco gli occhi , li puntò subito dopo in quelli della giovane: “Tu sei l’ibrido di cui la profezia parla”
Sambril si morse la lingua per non rispondergli, avrebbe voluto sputargli in faccia dopo lo sdegno con cui aveva pronunciato “ibrido”.
“E’ inutile che fingi giovane Nana, la tua parte elfica è chiara di fronte ai miei occhi”
Legolas sbarrò i suoi, Sambril inghiottì a vuoto, Thranduil non era affatto come suo figlio, sapeva osservare e capire bene le cose che gli si presentavano di fronte.
In quel momento Tauriel arrivò di fronte al trono, la vista della giovane le fece stringere il cuore, Thranduil ordinò di portare su Thorin mentre prese la giovane e la legò ad una colonna: “Pagherai per questo, orrenda creatura!”
Thranduil ghignò nel momento in cui sentì l’urlo del Nano, fece arrivare dietro a Sambril un suo servitore con una frusta e sorrise alla vista del Re Esiliato: “Ora, Thorin, guardala soffrire poi vedremo se accetterai il nostro accordo”
“Non accettare, padre!”
Un leggero fastidio la fece fremere quando la frusta arrivò per la prima volta sulla sua pelle candida, sentì il sangue iniziare a sgorgare mentre la seconda frustata arrivò poco dopo. Thorin iniziò ad urlare mentre Thranduil li guardava in modo passivo anche se sapeva bene che quella creatura era colei che cercava da sempre, una delle più potenti di tutta Arda. Aveva imparato a riconoscere gli Elfi dall’odore del loro sangue pur di trovarla: “Allora, Nano?”
“Non… dirgli nulla! Non parlerò…con te… mai più… altrimenti”
Un’altra frustata fece gemere la giovane.
“Sambril!”
“TACI!”
La voce di Sambril uscì graffiata e impastata dalle lacrime silenziose che rigavano il suo volto, altre frustate arrivarono. Una dopo l’altra colpirono la schiena della giovane, una dopo l’altra lasciavano righe di sangue su di essa. La Nana cercò più volte di ricordarsi che non doveva cedere, ma all’ennesima frustata crollò a terra, priva di conoscenza.
***
Sambril si risvegliò tra i gemiti e i dolori, gli occhi le bruciavano ed erano rossi per le lacrime.
“Va tutto bene”
La giovane Nana cercò di indietreggiare alla vista dell’Elfa, quest’ultima si ritrovò a sorridere: “Tranquilla, non ti farò del male”
Sambril si guardò intorno, non era la cella dove era stata rinchiusa prima: “Dove sono?”
“Il Re ha chiesto di portarti in un luogo diverso”
“Perché?”
L’Elfa continuò a medicarle le ferite provocando altri gemiti: “Perché sei speciale”
Sambril sentì un impeto di rabbia raggiungerla e cercò di prendere il braccio dell’Elfa: "Cosa significa? E’ una vita che me lo sento dire!”
Un movimento azzardato la fece fremere dal dolore, l’Elfa la bloccò nuovamente: “Calmati”
“Ho bisogno di spiegazioni”
Un altro gemito uscì dalla bocca di Sambril, colei che la stavo curando le mise una mano sul volto: “Molto tempo fa fu predetto che una creatura sarebbe stata in grado di riappacificare due razze troppo lontane e che questa creatura avrebbe portato prosperità al popolo che l’avrebbe accettata”
La giovane Nana fermò la mano dell’Elfa: “Cosa c’entro io?”
“La creatura sarebbe stata per metà elfica e per metà nanica”
Sambril sbarrò gli occhi: “Thranduil vuole tenermi qui”
L’Elfa annuì: “Per questo ti avevo detto di non nominare tuo padre, sapevo che ti avrebbero usata come arma contro Thorin e sapevo che Thranduil ti avrebbe riconosciuta”
Sambril guardò l’Elfa: “Tu..”
La rossa sospirò affranta:“Conoscevo tua madre, l’ho aiutata a partoriti e ti ho nascosto al Re per le prime settimane poi ti ho fatto portare da tuo padre”
Sambril cercò di mettersi seduta, ma con scarsi risultati: “Stai giù, sei ancora debole”
“Perché non mi hai uccisa? Perché non mi hai consegnata al tuo re?”
L’Elfa sorrise alla Nana: “Eri un piccolo fagottino e credevo che il destino ti avesse già fatto abbastanza scherzi. Tua madre mi implorò di aiutarti prima di trasformarsi. Non seppi molto di lei, solo che era giunta nella legione di Azog il profanatore. I suoi occhi grigi mi tormentano ancora, pieni di lacrime e paura. Tutti conoscevamo la profezia e noi due sapevamo che parlava di te”
Sambril deglutì sonoramente a quelle parole. Occhi grigi. Orco. Azog.
Il secondo in comando! Colui a cui aveva staccato un braccio di netto era sua madre.
“Qualcosa non va?”
Sambril scosse la testa, l’Elfa si alzò: “Ti ringrazio, Tauriel”
La rossa guardò con amore la giovane Nana: "Avrei voluto fare di più"
L’Elfa uscì piano dalla stanza con un leggero sorriso, mentre Sambril cercò di mettersi in piedi finendo a terra con il fiato corto.
“Piano”
La giovane alzò gli occhi e sorrise: “BILBO!”

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Capitolo 13
*** 12° Capitolo ***


Ok, scusate il ritardo e il capitolo non al massimo, ma l'ho scritto in ospedale mentre ho fatto la notte al mio familiare malaticcio che si sta riprendendo, abbiate pietà ahaha
Grazie per tutto
_Lils_




Gli occhi dello Hobbit si incatenarono a quelli della giovane, la vide a terra, ferita, ma con la solita forza da vendere nello sguardo.
“Come hai fatto ad oltrepassare tutte le guardie?”
“Segreti da scassinatore”
Bilbo cercò di prendergli una mano e di tirarla su, ma con scarsi risultati: “Dovresti almeno provare ad aiutarmi”
Sambril gli rivolse un sorriso tirato mentre con una mano stringeva quella di Bilbo e con l’altra faceva pressione per tirarsi su, fecero diversi tentativi prima che Sambril riuscì a stare in piedi sulle sue gambe.
“Lavoro di squadra, ripaga sempre”
La Nana sbuffò per lo sforzo e sorrise nuovamente allo Hobbit, quest’ultimo le prese di nuovo la mano: “Ho visto cosa ti hanno fatto”
Sambril lo guardò con un sopracciglio alzato: “Come?”
“Mi sono intrufolato con voi nel regno, sono piccolo e silenzioso, nessuno mi ha notato e ho visto tutto. Avrei voluto ucciderli tutti, ma ripeto: sono piccolo e silenzioso. Sarei solamente finito in cella anche io”
Lo Hobbit abbassò lo sguardo e Sambril provò un immenso senso di tenerezza verso quella creatura così straordinaria, la Nana gli alzò leggermente il volto con una mano: “Non potevi fare nulla, non è colpa tua”
“Ma…”
Un impeto. Un secondo. Un’emozione. Una scelta.
Sambril si spostò in avanti, un piccolo movimento e sfiorò delicatamente le labbra di Bilbo, quest’ultimo fremette al contatto con le labbra della giovane Nana, quando quest’ultima si ritirò di scatto, lo Hobbit rimase interdetto. Aveva dubitato troppo forse? Eppure quel contatto gli era sembrato così corto e bello, tanto bello da fargli tremare il cuore, scosso da mille brividi. Fu a quel pensiero che ,spinto da un coraggio mai avuto, lo Hobbit si sporse nuovamente e trovò di nuovo le labbra della giovane Nana, questa volta non fu un leggero tocco, ma un bacio. Uno di quelli veri, uno di quelli di cui Dis parlava nelle storie che raccontava alla nipote e che non piacevano per nulla a Thorin. Sambril pensò che nessuna di quelle storie dava il giusto peso a cosa si provava realmente.
“Io… noi…”
Nel vedere lo Hobbit impacciato, la giovane trattenne le risate: “Dobbiamo andare a prendere gli altri”
“Sì, giusto. Vieni con me”
Bilbo porse il suo braccio a Sambril che vi si aggrappò saldamente: “Sai come arrivare alle prigioni?”
Lo Hobbit annuì e condusse la Nana per i corridoi, silenzioso come il battito d’ali di una farfalla, più volte lasciò Sambril in un angolo per perlustrare la zona, altre volte furono costretti a fermarsi per fuggire ad occhi indiscreti e Bilbo, ogni volta, si ritrovò a cercare di nascondere il corpo di Sambril dietro al suo, con scarsi risultati data l’altezza maggiore della Nana.
Nell’ultimo tratto di percorso si ritrovarono a correre velocemente con una Sambril che arrancava, ma non mollava di certo, si ritrovarono presto di fronte la cella del padre di quest’ultima.
“Sam!”
“Zitto, burbero”
Thorin sorrise e si avvicinò alle grate, nello stesso istante in cui Bilbo affiancò la giovane Nana, il capo della compagnia era troppo felice di vedere sua figlia salva da notare l’agitazione negli occhi del povero Hobbit, il quale, sventuratamente, non poteva far a meno di pensare a cosa quest’ultimo gli avrebbe fatto se avesse saputo ciò che era successo con sua figlia.
“Grazie, Mastro Baggins”
Bilbo si riscosse e chinò il volto in segno di rispetto, aprì la cella del Re Esiliato che si sporse immediatamente per abbracciare sua figlia, questa mugugnò: “Hai parlato?”
“No”
Sambril sorrise mentre poggiò la fronte a quella del padre: “Grazie”
Neanche il tempo di pronunciare completamente quella parola che fremette nel sentire delle braccia stringersi sulla sua schiena.
“Kili! Fili!”
La voce di Thorin suonò irritata e i due interruppero l’abbraccio alla cugina: “Giusto, sei stata frustata.  Scusaci”
Sambril sorrise nuovamente e questa volta fu lei ad abbracciarli, beandosi del loro profumo.
“Sbrigatevi! Da questa parte!”
Tutti si voltarono verso lo Hobbit, Sambril iniziò a seguirlo mentre suo padre da dietro controllava la sua andatura irregolare. Scesero nelle cantine, Fili e Kili aiutarono Sambril a non cadere più volte, mentre tutti i Nani iniziarono a lamentarsi sul come e il perché fossero lì quando in realtà sarebbero dovuti andare in superficie. Sambril si ritrovò a difendere lo Hobbit, aveva imparato che non si doveva mai dubitare del piccolo scassinatore.
“Credetemi! Entrate nei barili!”
Sambril guardò suo padre, doveva ammettere che anche a lei l’idea sembrava strana, ma cercò di convincerlo a credere a Bilbo, dopotutto li aveva salvati tantissime volte: “Fate come dice”
Sambril si ritrovò a sorridere mentre entrava in un barile vicino a Fili e Kili, Bilbo le passò davanti : “Ci vediamo tra un po’”
Accadde tutto in pochi secondi, vide lo Hobbit avvicinarsi ad una leva e tirarla, sentì il barile rotolare poi cadere ed infine si ritrovò ad essere bagnata da schizzi d’acqua.
“E’ un genio”
Sambril si voltò verso suo cugino Fili ed annuì, lo Hobbit aveva avuto proprio una bella idea, lo videro cadere in acqua poco dopo e si aggrappò subito al suo barile, la giovane Nana lo strinse con forza.
“ANDIAMO!”
La voce di Thorin risuonò potente e molto presto si resero conto che gli Elfi li stavano seguendo, i cancelli erano vicini e il barile di Sambril era il primo della fila: “Stanno chiudendo il passaggio!”
Thorin sgranò gli occhi spaventato: “Continua a remare!”
Bilbo aiutò la giovane, i cancelli erano ormai quasi chiusi, i rumori delle frecce scoccate dagli elfi sibilavano nelle loro orecchie.
“Non ce la faremo tutti!”
“Tu continua a remare!”
Thorin vide sua figlia passare di poco il cancello, Bilbo al suo fianco. Questa si girò subito dopo per vedere i cancelli chiudersi dietro di lei: “PADRE!”
“Portala via di qua, Bilbo Baggins. E’ un ordine!”
“NO! PADRE, NO!”
Sambril cercò di buttarsi in acqua, ma Bilbo diede un calcio ad una roccia facendo entrare il barile nelle correnti che fecero iniziare la scesa di esso, subito dopo i due videro qualcosa che fece fermare i cuori di entrambi. Orchi. Orchi che brulicavano ovunque. Orchi che entravano nel regno elfico.
“PADRE!”
L’urlo di Sambril venne spezzato dall’acqua che le entrò in bocca, Bilbo si attaccò ancora di più alla giovane mentre questa si disperava piangendo. Thorin vide sua figlia essere portata via dalle acque, voleva salvarla da Thranduil, l’aveva salvata dagli orchi.
Quando la corrente si fermò, Bilbo riuscì finalmente a guardare dentro il barile quello che vide gli spezzò il cuore. Sambril era seduta sul fondo del barile, le ginocchia al petto e la testa fra esse, i lunghi capelli neri completamente inzuppati.
Non dovette fare molta fatica per fermare il barile perché si andò ad incastrare tra due rocce: “Sambril esci”
“No”
“Sam…”
Con un impeto di rabbia la giovane uscì ed allontanò malamente lo Hobbit, questo finì con la schiena a terra.
“Contento ora? Dovevi davvero dare la spinta al barile? Signor Baggins devi iniziare a farti gli affari tuoi! Non sei nessuno in questa compagnia, ok? Non sei nessuno! Né il re, né un suo parente, non sei nemmeno un Nano! La prossima volta evita di prendere decisioni e rispetta il volere della principessa, capito?”
Bilbo guardò esterrefatto il volto di Sambril, vide la rabbia scemare e la giovane mettersi le mani di fronte alla bocca: “Io… scusa, non…”
La Nana si fece cadere a terra, in ginocchio sulla nuda pietra e Bilbo non fece a meno di provare pietà. Aveva imparato a rispondere al padre, ma per quanto riguardava Sambril sapeva che non intendeva nulla di quello che aveva detto, ma che era tutto quello che aveva passato in quel periodo a farla reagire in quel modo.
“Va tutto bene, Sambril”
“Li avranno catturati di nuovo o potrebbero essere uccisi dagli orchi”
Bilbo mise due dita sotto il volto della giovane e lo fece alzare: “Sono forti Sambril e noi torneremo da loro”
“Torneremo da loro?”
Lo Hobbit annuì: “Anche se questo significa che tuo padre mi ucciderà perché ti ho riportato lì e non ho ubbidito ai suoi ordini”
Sambril sorrise tra le lacrime amare e Bilbo la strinse forte a sé: “Non posso vederti così”
“Non riesco a star meglio”
Lo Hobbit la strinse ancora: “Prometto che li ritroveremo”
La Nana alzò di poco la nuca e si trovò il volto di Bilbo a poca distanza dalla sua, si sporse di poco: “Grazie”
Poco dopo le loro labbra danzavano insieme, una danza che solo loro conoscevano e in cui nessuno poteva intrufolarsi. Dopo poco si allontanarono l’uno dall’altra, in quell’istante Bilbo sgranò gli occhi e Sambril si voltò di scatto, Fili li stava osservando ghignante dal suo barile: “Cuginetta!”
La giovane Nana fu grata che gli altri della compagnia uscirono da dietro la scogliera poco dopo, nessuno aveva visto, nessuno tranne Fili e Sambril sapeva che questo significava una lunga e devastante presa in giro da parte di quest’ultimo, ma la preferiva di gran lunga all’ira di Thorin.

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Capitolo 14
*** 13° Capitolo ***


Vi avverto dicendo che sarà corto, il tempo per scrivere ancora non c'è ed inoltre è un capitolo intermedio, tutto succederà nel prossimo capitolo...
Spero vi piaccia comunque
Un bacio
_Lils_



“Stai bene!”
Sambril buttò le braccia intorno al collo del padre, questo la strinse a sé: “Dubitavi forse?”
Thorin scostò velocemente sua figlia per andare a controllare gli altri membri della compagnia, la giovane Nana alzò gli occhi al cielo: la compagnia prima di tutto, i doveri prima dei piaceri.
Si voltò di scatto e trovò due occhi azzurri a fissarla: “Non una parola, Fili”
“Su cosa non dovrebbe dire una parola?”
La voce di Kili fece fermare il cuore di Sambril, era logico: dove c’era uno c’era anche l’altro. Fili trattenne a stento una risata e la cugina gli rifilò un’occhiata minacciosa.
“Non sono affari tuoi, Kili”
“Oh andiamo!”
I tre iniziarono a ridere mentre Bilbo guardava verso di loro spaventato, Sambril gli rivolse un occhiolino amorevole, ma subito dopo i cugini tornarono all’attacco: “Ti prego, Sam. Dimmi”
Fili ghignò soddisfatto: “Perché tenere un segreto al tuo amato cuginetto, Sam?”
Sambril si voltò di scatto e diede un pugno dritto nello stomaco al cugino: “Non sono affari vostri!”
La giovane vide Kili cominciare a ridere mentre Fili era piegato su se stesso a metà fra le risate e le lacrime, ma la gioia può finire improvvisamente proprio come inizia. Kili si accasciò a terra con un gemito di dolore, Sambril sgranò gli occhi e cercò di attenuare la caduta dell’altro, ma con scarso successo.
“Che diamine sta succedendo?”
Fili si avvicinò e vide la ferita del fratello: “Una freccia degli orchi”
“Sto bene…”
“Non mi sembra proprio, Kili”
La giovane Nana strinse la mano del cugino, Sambril vide suo padre voltarsi verso di loro: “Dobbiamo sbrigarci”
“Padre, Kili è ferito”
Un’ombra passò sul volto del Re Esiliato: “Medicatelo, ma sbrigatevi! Non abbiamo molto tempo”
Bilbo si avvicinò di corsa ai tre seguito a ruota da Oin: “E’ una brutta ferita, ragazzo”
“Sono sopravvissuto a cosa ben peggiori”
Kili tentò invano di ridere, Fili e Sambril si guardarono preoccupati, si allontanarono di poco: “Andrà bene, Sam”
“Ti arrabbi se ti dico che non ci credo?”
Il cugino la strinse forte a sé : “Oin lo sta bendando, vedrai che poi tutto tornerà come prima. Ricordi? Siamo la linea di Durin, non siamo facili da spezzare”
La giovane esplose in una risata mentre si asciugava una lacrima solitaria. Sì, ricordava.
 
***
 
“Ancora una volta, Balin! Ancora una volta!”
L’anziano Nano rise di gusto nel vedere quei tre piccolini implorarlo di raccontare loro, per l’ennesima volta, la storia del loro eroe preferito.
“Avevate promesso che poi sareste andati a dormire”
“Ti prego, Balin”
All’ennesima supplica della Nana, Balin si ritrovò a ridere nuovamente mentre si sedeva di nuovo alla fine del letto della piccola, questa uscì da sotto le coperta e arrivò gattonando fino a lui ed appoggiò la testa sulle sue gambe.
“In quei tempi…”
“No, non da qui! Parlaci di quando lo zio ha affrontato Azog! Dicci come quel verme strisciò via e morì da solo”
“Zitto Fili, io voglio sentire tutta la storia!”
I due fratelli ricominciarono a litigare come al loro solito, Balin li guardò divertito mentre la più piccola dei tre alzò gli occhi al cielo: “Non cambieranno mai”
Il Nano rise nel sentire la serietà nel tono della piccola: “Credo che tu abbia ragione, Sambril”
I rumori provenienti dalla loro camera fecero affacciare sulla soglia Dis, impegnata ad asciugarsi le mani bagnate sulla sua veste: “Siete ancora svegli?”
I tre piccoli la guardarono colpevoli, ma la Nana non sembrava arrabbiata come al solito, anzi, sembrava essere quasi sollevata dalla notizia: “Ci dispiace tanto, mamma”
Quest’ultima alzò le spalle: “Non sono io quella a cui dovete dare delle giustificazioni”
I tre sorrisero dalla gioia quando riconobbero la figura che si ergeva dietro la Nana, subito scesero dai letti e gli corsero incontro. Lo strinsero forte a loro e Thorin si beò del loro odore.
“E’ tardi ed è ora che voi andiate a dormire”
“Agli ordini, zio!”
I due piccoli Nani corsero subito nei loro letti mentre la piccola rimase lì a fissare il padre, questo la prese in braccio e la portò personalmente al suo letto, le tirò su le coperte e le diede un bacio sulla fronte: “Mi sei mancato”
“Domani ti porterò con me alla riunione, Sambril”
Gli occhi della Nana si illuminarono: “Davvero?”
“Davvero”
Il Nano si allontanò verso la porta, ma la voce del piccolo Fili lo bloccò: “Puoi dirci quella frase zio?”
Dis rise seguita da Balin, Thorin si voltò e scosse divertito la testa: “La diciamo insieme, volete?”
I tre annuirono emozionati e , appena Thorin aprì la bocca, iniziarono ad urlare: “E quel giorno scoprì che la stirpe di Durin non era così facile da spezzare!”
Procurarono una risate nei tre adulti, dopodiché Thorin si voltò e portò un braccio sopra le spalle della sorella: “Sono felici che tu sia tornato”
“Lo sono anche io, Dis”
 
***
 
Fili voltò lo sguardo di corsa e Sambril fece lo stesso, quando vide un uomo con l’arco puntato verso suo cugino non ci pensò due volte e si posizionò di fronte ad esso: “Scocca quella freccia e ti troverai con la testa mozzata!”
“Un’altra parola e morirete tutti!”
Balin e Thorin trasalirono proprio come tutti gli altri, il più anziano della compagnia si avvicinò all’uomo: “Siamo dei semplici mercanti, voi chi siete?”
“Non è affar vostro”
Il Nano si mise di fronte alla giovane: “Abbassate l’arco, non siamo nemici di nessuno, vogliamo semplicemente raggiungere Pontelagolungo e quella chiatta mi sembra un ottimo modo, abbiamo dell’oro”
Una luce passò negli occhi dell’uomo, abbassò l’arco e fissò i Nani con uno sguardo intriso di una strana scintilla: “Devo semplicemente riportare questi barili, non voglio immischiarmi con i vostri affari”



Avete visto il trailer? *-* Voglio dire è fantastico *-*

 

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Capitolo 15
*** 14° Capitolo ***


Non flaggellatemi! So di essere in mega ritardo e chiedo davvero scusa a tutti, anche a chi mi ha cercato chiedendomi che fine avessi fatto. Spero che vi piaccia, questo è l'ultimo capitolo di transito. Dal prossimo si scatenerà di tutto, credetemi.
Spero che vi piaccia comunque.
Baci 
_Lils_
(Avete visto la premiere? Ma quanto erano belli i nostri attori? E il nostro Pete? *-* Quanti di voi hanno pianto come me? Ahahaha inoltre, lo so che non sono cavoli miei, ma mi piacerebbe vedere qual'è il vostro personaggio preferito e l'attore che amate di più del cast. Baci)
P.S scusatemi questo è il link della storia sull'attrice che fa Sambril:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2933049&i=1




 
“Non sei stata carina con Bard”
La Nana si voltò di scatto per vedere il giovane Hobbit guardarla con un sorriso in volto, questa alzò un sopracciglio: “Con chi scusa?”
Bilbo sbuffò di gusto: “Bard, colui che ci ha noleggiato la chiatta”
“Come…”
“Gli ho chiesto come si chiamava, Sambril, non mi sembra tanto difficile da capire”
Lo Hobbit rise sommessamente nel vedere lo sguardo inceneritore della dolce Nana, ma anche questa dopo poco si aggiunse alle sue risate: “Forse hai ragione, ma ti ricordo che stava per colpire Kili”
“Non lo avrebbe mai fatto”
Sambril si avvicinò minacciosa allo Hobbit: “Come lo sai?”
“Sensazione”
I due risero nuovamente, ma ,appena si resero conto dello sguardo del Re Sotto La Montagna su di loro, si allontanarono di colpo. Bilbo abbassò la testa scottato, non sapeva che cosa gli stava prendendo, che cosa pensava? Che avrebbe urlato il fatto che si fossero baciati ai quattro venti?
La giovane si rese conto dello stato pensieroso dello Hobbit ed ingoiò a vuoto: “Ho intenzione di parlargli”
“COSA?!”
Sambril fulminò con lo sguardo Bilbo, aveva urlato involontariamente,ma tutti sulla chiatta avevano udito il tono alterato. La giovane si voltò gesticolando verso gli altri che, grazie all'aiuto di Fili e Kili tornarono alle loro conversazioni senza prestare attenzione allo Hobbit e alla Nana, questa fece un passo verso lo Hobbit: “Non gli dirò quello che è successo, cervello d’orco. Gli dirò che appena riconquistata Erebor tornerò nella Contea con te, piano piano tireremo fuori la verità”
Lo Hobbit sospirò sollevato e la giovane iniziò a ridere mentre, lasciando il piccolo “amico” dietro di lei, si avvicinò al timone dove Bard era intento a scrutare l’orizzonte: “Ti disturbo?”
La giovane non ebbe risposta, solo un piccolo sollevamento di spalle da parte di quest’ultimo, represse la voglia di strangolare quell’uomo e continuò: “Mi dispiace per averti minacciato oggi, ma quando hai puntato l’arco contro mio cugino è stata la prima cosa che mi è passata in mente”
L’uomo regalò alla giovane un piccolo sorriso: “Quanti anni hai?”
In quel momento un pensiero attraversò la mente della Nana, era passato quasi un anno da quando avevano lasciato la Contea, mancavano pochi giorni al suo compleanno. Come passava diversamente il tempo, le cose si accavallavano e lei credeva d'essere partita da un’eternità, invece era passato solamente un anno.
Un colpo di tosse di Bard la fece riscuotere, scosse la testa e rispose: “Settanta”
L’uomo la osservò con una nota di dolcezza nello sguardo: “Sei molto giovane, a malapena adulta se non sbaglio, vero?”
Sambril annuì e l’uomo continuò: “E’ normale reagire d’impulso quando si è così giovani, ma bisogna star attenti con chi si ha a che fare”
Sambril annuì e sorrise di rimando all’uomo, in quell’istante sentì un silenzio improvviso che la fece girare di scatto, i Nani erano tutti con lo sguardo fisso verso l’alto, Sambril fece lo stesso e la vide. Una vetta tra la nebbia. La Montagna Solitaria.
Il cuore della giovane iniziò a battere forte, riusciva a percepire il sangue scorrere per il suo corpo. Corse verso suo padre e si mise di fianco ad esso: “Papà…”
Thorin posò una mano sul braccio della giovane, la guardò e gli occhi erano lucidi come le stelle: “Tra poco saremo a casa, Sam”
“Nei barili! Presto!”
 
***
Thorin continuava a cercare di capire dove poteva essere finita, le aveva detto di restare al suo posto. Le aveva raccomandato di fare la brava, di non disturbare perché la riunione era davvero importante, ma come al solito aveva fatto di testa sua. Doveva saperlo che lo avrebbe fatto, era una Durin!
Si maledisse continuamente per averla lasciata qualche ora da sola, Balin lo aveva subito rimproverato dicendogli che non poteva certo lasciare una bambina in giro senza custodia. Doveva ammettere che il Nano aveva ragione.
“Thorin! Thorin!”
Il Nano vide Dwalin correre verso di lui: “L’abbiamo trovata”
“Dov’è?”
Dwalin iniziò a ridere mentre portò l’amico nella stanza dove poco prima si era svolta la riunione, Thorin non riusciva davvero a capire che cosa ci fosse da ridere, ma, quando l’amico alzò la tovaglia che si estendeva sopra al tavolo, capì immediatamente.
Sambril era rannicchiata su se stessa, stesa a terra e dormiva beatamente. Thorin non potè non ridere con l’amico, si avvicinò lentamente e si inginocchiò vicino alla figlia: “Sam?”
La piccola mugulò scaturendo altre risate nei due, il Nano le accarezzò il viso: “Sam…”
La Nana aprì gli occhi e quando vide suo padre sorrise: “Papà”
Thorin la aiutò ad uscire da sotto il tavolo e la piccola si attaccò al collo di quest’ultimo mentre veniva presa in braccio: “Ti avevo detto di rimanere fuori”
Sambril sbadigliò: “Ma io volevo sapere di che parlavate”
Thorin rise: “Hai sentito?”
“No, mi sono addormentata prima che cominciasse a parlare, queste riunioni sono davvero noiose!”
Sambril sistemò la testa fra l’incavo della spalla del padre, questo si sforzò per non ridere: “Dormi Sam, tra poco saremo a casa”
***
 
“Grazie per i tuoi vestiti, Sigrid”
La giovane guardò la Nana e sorrise: “Tranquilla, è un piacere”
Avevano rischiato di essere scoperti, ma Bard era davvero un uomo intelligente e era riuscito a farli arrivare a casa sua senza essere visti, anche se tutto il resto della compagnia continuava a lamentarsi perché li aveva fatti passare per il bagno, ma alla fine erano salvi e Sambril era grata di questo.
“Vi offrirei qualcosa di caldo, ma non…”
Sambril sorrise alla giovane donna: “Non preoccuparti, state davvero facendo molto per noi”
La Nana sentì un vuoto allo stomaco, nonostante tutte le catastrofi che avevano colpito la sua famiglia, lei poteva avere tutto ciò che voleva, era una principessa e non aveva mai sofferto la fame. Quella casa era tutto tranne che ben strutturata, infiltrazioni erano presenti in varie parti del tetto, anche i vestiti di chi la abitava avevano visto giorni migliori.
“Di questi tempi bisogna arrangiarsi”
Sambril si sedette vicino alla giovane: “Va tutto bene?”
La giovane donna alzò le spalle: “Non so neanche perché sto dicendo tutto questo a te, sei a casa mia da neanche mezz’ora”
Sambril rise: “Forse perché delle volte si ha bisogno di qualcuno estraneo alla situazione”
“Da quando mia madre è morta io mi ritrovo a fare tutto in casa, mio padre si è gettato sul lavoro, mio fratello cerca qualche lavoretto di tanto in tanto,ma è un villaggio povero e non riusciamo ad uscirne per colpa del governatore. Inoltre mia sorella Tilda deve pensare che vada tutto bene quindi bisogna sempre fingere”
La giovane Nana vide il dolore negli occhi di Sigrid: “Dai, almeno tua madre non è un orco che vuole ucciderti”
Sigrid sbarrò gli occhi: “Davvero?”
“Davvero”
Sambril iniziò a ridere e Sigrid la seguì subito dopo, le risate fecero affacciare il giovane Hobbit, la Nana sorrise e questo tornò a conversare con gli altri Nani, Sigrid guardò sorridente l’altra: “C’è qualcosa tra di voi?”
“E’ così evidente?”
Le due iniziarono nuovamente a ridere: “Molto”
Sambril fu felice di vedere la giovane ridere, ma la voce di suo padre la richiamò. La Nana si congedò e lo raggiunse: “Stai bene?”
Sambril annuì e Thorin la strinse a sé: “Bard è uscito, dobbiamo andare a prendere le armi, quelle che ci ha dato lui non sono all’altezza”
“Non possiamo andarcene senza avvertire”
Thorin la guardò dritto negli occhi: “Dobbiamo, Sambril”
“Ma padre…”
“Niente ma, è un ordine!”

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Capitolo 16
*** 15° Capitolo ***


Eccomi tornata, sono molto contenta che stiamo per arrivare all'azione vera e propria. Questo capitolo è nato improvvisamente mentre ero in auto ed eccolo qui dopo solo dieci giorni dall'ultimo, dai sto diventando più brava del solito.
Vi mando un bacio e vi ricordo l'altra storia sull'ipotetica attrice che potrebbe interpretare la dolce Sambril http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2933049
Love you
_Lils_




“Dobbiamo sbrigarci!”
La voce di suo padre risuonò greve, tutto intorno a loro c’era aria di festa. Chi ballava, chi cantava e chi si ubriacava alla loro sorte. Erano andati a prendere le armi, ma Kili era caduto rivelando la loro posizione, da lì tutto era degenerato. Thorin era stato portato di fronte al Governatore e lì, pur di essere lasciato libero, aveva promesso che i tesori di Erebor sarebbero stati condivisi con tutti.
Vedere tutta quella felicità per quell’impresa accendeva in Sambril vari sentimenti, tra cui quello di urlare. Stavano andando incontro ad un drago e loro ne ridevano in questo modo?
“Che hai?”
Sambril si voltò verso lo Hobbit e scosse la testa: “Nulla”
“Stai stringendo i pugni”
“Sono solo stanca”
Si allontanò frettolosa lasciandolo lì. Era vero, era stanca: durante la notte non aveva chiuso occhio, i lamenti di Kili la facevano torcere nelle coperte fin quando non si era alzata e si era sdraiata vicino a quest’ultimo, stringendolo forte a sé.
Si diresse proprio verso di lui, bianco in volto, sopraffatto dal dolore: “Perché tratti male Bilbo?”
“Non l’ho trattato male”
Kili alzò un sopracciglio e Sambril gli sorrise: “Pensa a non cadere tu”
Aveva ragione, da quando avevano lasciato casa di Bard si era mostrata irrequieta con tutti, ma non riusciva a controllarsi e non riusciva a capire perché quel comportamento stava prendendo il sopravvento.
La barca che li avrebbe portati fino ad Erebor era ormai a poco da loro e Sambril si sentiva per la prima volta una principessa, indossava un’armatura lucente, assolutamente diversa dai suoi soliti vestiti sciupati, con un mantello blu che le scendeva lungo la schiena.
“Tu non vieni”
Sambril si guardò interrogativa, ma suo padre scosse la testa ed indicò suo cugino, lo sguardo di Sambril divenne immediatamente scuro: “Non puoi fargli questo!”
Thorin guardò sua figlia per poi spostare lo sguardo sul nipote: “Sei ferito e ci rallenteresti, ci raggiungerai quando starai meglio”
Fili si avvicinò ai due: “Ci raccontavi di Erebor zio, non puoi togliergli il piacere di vedere per la prima volta i saloni dove sono cresciuti i nostri padri”
“Quando diventerai Re capirai”
Sambril si avvicinò a suo padre: “Papà…”
“No, Sambril”
Sambril si voltò e prese la mano di Fili, i due si avvicinarono a Kili e il futuro Re iniziò a parlare: “Se lui non viene, io rimango con mio fratello”
“Appartieni alla compagnia, Fili”
“Appartengo a mio fratello!”
Thorin guardò irato suo nipote poi guardò sua figlia: “Tu non provare neanche ad aprire bocca e sali sulla barca!”
Si voltò per aiutare ad imbarcare gli altri Nani mentre Sambril continuava a stare ferma al suo posto: “Devi andare”
La Nana si voltò verso il minore dei suoi cugini: “Cosa? No!”
Kili sorrise sofferente: “Sì, Sambril. Se non sapessi quanto testardo è Fili proverei a convincere anche lui, non puoi privarti di questo onore per me, sei la principessa di Erebor e devi esserci.”
“Kili…”
Fili prese la mano della cugina: “Devi andare, zio avrà bisogno di uno di noi”
Sambril strinse forte i pugni e guardò i due: “Promettetemi che ci raggiungerete presto”
I due annuirono : “Tu non farti uccidere dal drago”
Sambril sorrise mentre abbracciò i due: “Non ci sperate troppo”
La Nana si allontanò e si avvicinò a suo padre, questo lo guardò sorpreso: “Non credevo mi avresti ascoltato”
“Ringrazia Fili e Kili, non ti avrei ascoltato se loro non mi avessero costretta”
Il Re Sotto la Montagna rimase esterrefatto dal tono duro della figlia, ma non lo diede a vedere, quando sarebbero cresciuti tutti e tre avrebbero capito il peso della corona sopra la propria testa, anche Sambril avrebbe dovuto fare quelle scelte quando sarebbe divenuta la regina della stirpe dei Pugniferro negli Orocarni. Chiuse gli occhi, non sapeva come avrebbe potuto prendere la notizia la giovane Nana, ma quando il signore dei Pugniferro aveva chiesto sua figlia in mano non aveva potuto rifiutare. Il Nano era uno dei migliori di tutti i Sette Regni e il suo regno era davvero prolifico e la sua Sambril meritava solo il meglio.
“Mi sento un mostro”
Bilbo le poggiò una mano sulla spalla: “Non è colpa tua”
“Dovevano esserci anche loro”
“Arriveranno”
La giovane alzò lo sguardo verso il suo amato Hobbit: “Hai ragione”
“Come sempre”
Sambril iniziò a ridere e lo Hobbit la seguì subito dopo, la barca, nel frattempo, si allontanava dal molo dove venivano lasciati quattro membri della compagnia. Sambril si voltò e fece un cenno con la mano, Kili e Fili ricambiarono mentre vicino a loro Bofur arrivava di corsa e affaticato, la Nana non riuscì a non ridere di nuovo. Alzò lo sguardo e vide Tilda e Sigrid, la maggiore si portò una mano sul cuore mimando un ‘Grazie’con le labbra, la Nana sorrise e le fece l’occhiolino. Aveva ricevuto il suo biglietto dunque, lo aveva lasciato sul letto della figlia di Bard sperando che lo trovasse e che non fosse visto da altri, aveva promesso alla giovane donna che, quando suo padre sarebbe divenuto Re e lei Principessa, la sua famiglia avrebbe goduto della sua protezione e questo significava monete d’oro e un riparo ogniqualvolta ne avrebbero avuto bisogno.
***
“Cos’è questo?”
“Questo, mia cara, è la desolazione di Smaug”
Sambril continuava a guardarsi intorno, rovine, solo rovine. Erano rimasti indietro lei e Balin, l’anziano Nano non riusciva a stare dietro agli altri della compagnia e lei si era offerta di restare indietro con lui, Bilbo anche aveva provato a restare con lei, ma Thorin aveva insistito che la sua vista sarebbe stata utile nel trovare la porta.
“E’ assolutamente orribile”
L’anziano Nano posò una mano sulla spalla della giovane: “E’ la guerra”
Passavano tra i viali della città, ricordava i racconti gloriosi che suo padre gli raccontava su Dale, ma di quei racconti in quel posto non c’era nulla. Solo distruzione e odore di morte.
“Gli uomini di Dale sono sempre stati fedeli ai sovrani di Erebor e sono morti per noi”
Sambril scosse la testa: “Troppa morte è stata inflitta per la montagna”
Balin alzò un sopracciglio: “Non guardarmi così, Balin. Sappiamo entrambi che, se solo Thror non fosse stato così ammaliato dal suo stupido tesoro , tutto questo non sarebbe mai successo”
Il Nano rise di gusto: “Da quando sei diventata una sovrana?”
Sambril sorrise al Nano: “Temo per mio padre, Balin. I suoi occhi si fanno sempre più cupi, non voglio vederlo fare la stessa fine di Thror. E’ un Nano migliore di lui, ma quel tesoro…”
Balin abbracciò la Nana: “Vuoi sapere come la penso?”
Sambril annuì mentre Balin si sedette per rifiatare un attimo: “Lui non diventerà mai come Thror perché ha una cosa che il tuo bisnonno non aveva”
“Cosa?”
L’anziano sorrise: “Te”
Sambril alzò un sopracciglio stupita mentre il Nano rise sommessamente: “Thror non amava sua moglie, tantomeno la sua stirpe, il suo amore era tutto concentrato sul tesoro. Tuo padre ha una ragione per cui vivere che vale più di tutti gli ori del mondo e quella ragione sei tu, mia cara Sambril. Sarebbe capace di rinunciare al suo trono per te”
La giovane scosse la testa: “Io non credo Balin…”
Il Nano si alzò: “Credimi, mia dolce Sambril, lo conosco da molto più tempo di te e sotto quella corazza c’è un cuore pieno di te. Ora andiamo, altrimenti rischiamo di perderci l’entrata del Re ad Erebor”
Sambril offrì il suo braccio al Nano ed insieme si incamminarono verso Erebor, verso casa sua.
***
“Che cosa sta succedendo?”
Sambril vide suo padre tornare verso di loro, gli occhi lucidi e il volto cupo, si avvicinò di corsa e gli posò due dita sotto al mento per fargli alzare il volto: “Che cos’è successo?”
“Abbiamo fallito”
“Non è possibile”
Thorin guardò sua figlia: “Non sono stato capace di darti una casa, non sono…”
“Smettila! Zitto!”
Thorin guardò sua figlia in malo modo, questa guardava speranzosa verso l’alto e sorrise: “Corri!”
“Cosa?”
“CORRI!”
Sambril prese la mano di suo padre e questi iniziarono a salire verso la voce che per la giovane era impossibile non riconoscere, trovarono lo Hobbit con la chiave in mano: “La luce della luna!”
Thorin guardò Bilbo indicare una fessura, gli strappò la chiave dalla mano e la infilò in essa. Entrava senza nessuno sforzo.
Sambril si avvicinò allo Hobbit: “Ottimo lavoro, Mastro Scassinatore”
Questo sorrise nell’istante in cui Thorin si voltò verso il restanti membri della Compagnia che li avevano raggiunti, la Nana fece un cenno con la mano incitando il padre. Thorin fece un bel respiro profondo poi girò la chiave, la dura pietra scattò e un cunicolo venne mostrato agli occhi di tutti. Il Re Sotto la Montagna entrò e Bilbo incitò Sambril a seguirlo, questa lo fece e prese la mano del padre: “Sei a casa, padre”
“Siamo a casa”
Thorin diede un leggero bacio sulla fronte di Sambril, sul volto della quale calde lacrime scendevano senza controllo.
“Il tuo regno, la tua Erebor, Sambril”
Thorin abbracciò nuovamente sua figlia, gli altri Nani erano ugualmente emozionati. Sambril si avvicinò a Bilbo: “Che cosa ne pensa del suo regno, principessa?”
Sambril rise: “E’ piuttosto buio, Mastro Baggins”
Anche lo Hobbit iniziò a ridere insieme a lei, ma subito si fece serio, la giovane comprese immediatamente quello che gli stava passando per la testa: “Sono sempre stata una principessa, Bilbo, fin dal primo giorno in cui mi hai incontrato. Essere arrivati ad Erebor e avere un regno non cambia nulla, soprattutto per il fatto che il regno in teoria non lo abbiamo visto che dovrebbe esserci un drago che dorme nella montagna”
La Nana rise divertita, ma non fu seguita dallo Hobbit, si sedette vicino a lui: “Essere o meno di sangue reale non cambia ciò che provo per te, Bilbo Baggins. Lascerò Erebor con te e potrei passare per una donna Hobbit più alta del normale nella Contea”
Questa volta lo Hobbit rise di gusto, guardò negli occhi la sua Sambril e tutto quello che vide fu la sincerità di quei pozzi glaciali. Si avvicinò a lei, aveva bisogno delle sue labbra e non gli importava di nulla in quel momento se non di quel contatto.
“Mastro Baggins”
La voce di Thorin lo fece riscuotere, si scostò bruscamente e si alzò in piedi, il Re Sotto la Montagna si avvicinò velocemente: “Pronto a portare a termine il suo compito?”
Bilbo annuì e in quel momento in Sambril tornò quella strana sensazione: orrore e paura. Guardò Bilbo sparire nei corridoi con suo padre e Balin e il suo cuore le diceva che non lo avrebbe più rivisto.

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Capitolo 17
*** 16° Capitolo ***


Ed eccomi qui, dopo aver visto l'ultimo film ed aver finito tutte le lacrime, sono qui con questo nuovo capitolo.
Voi avete visto il film? Come vi sembra?
Un bacio
_Lils_




“Ehi”
La giovane si voltò incontrando gli occhi di Dwalin, Sambril gli fece segno di sedersi e lui lo fece: “Sembri strana”
Sambril sorrise amaramente: “Sarà il peso di questa montagna”
“O forse la paura di perdere un amico”
La giovane abbassò lo sguardo per paura che il Nano avesse potuto vedere nei suoi occhi la verità. Chi voleva prendere in giro? Bilbo non era un amico da molto tempo, quello che la ragazza provava era un misto di sentimenti che neanche lei sapeva da dove venivano. Quando era arrabbiata o frustata bastava un semplice sorriso di Bilbo per dare pace al suo animo. Lo Hobbit era l’unico che le era accanto sempre anche quando lo trattava male lui restava.
“Sambril”
La voce autoritaria di suo padre la fece voltare,un gesto della sua mano la fece alzare dalla sua seduta di fronte l’entrata della montagna, diede un’ultima occhiata all’interno e si portò davanti a suo padre. Quando questo alzò gli occhi la giovane si ritrovò a tremare, due pozzi ghiacciati e senza anima la stavano fissando: “Papà…”
“Dobbiamo parlare”
La giovane Nana seguì suo padre fino al lato della montagna: “Devi sapere che ora sei ufficialmente una principessa e come tale hai delle responsabilità verso il tuo popolo”
Sambril alzò un sopracciglio: “Che cosa vuol dire? Sarà Fili il Re, lo sappiamo entrambi”
“Non era questo che intendevo…”
In quell’istante un boato fece tramare tutti, la terra sotto i loro piedi sembrò mancare, gli occhi di Sambril si spalancarono: “Bilbo!”
La giovane iniziò a correre verso l’entrata, aveva quasi raggiunto la porta quando sentì due braccia forti prendere le sue spalle e buttarla a terra con irruenza. Sentì il suolo sotto di lei, forte contro la sua schiena che scrocchiò per l’impatto. Alzò lo sguardo turbata e con le lacrime per il dolore della caduta, si voltò e quando vide chi era stato sentì le lacrime scendere più velocemente e il suo cuore inclinarsi. Suo padre si ergeva dietro di lei, il volto corrugato in una smorfia.
“Thorin!”
La voce di Balin risuonò per la montagna mentre Nori e Dori aiutavano Sambril a rialzarsi.
“Che cosa ti prende?”
“Non rischierò l’impresa e mia figlia per la vita di uno scassinatore”
Sambril guardò suo padre stupefatta mentre le lacrime continuavano a scendere sul suo volto, sentì la rabbia crescere nelle sue vene, si liberò dalla presa di Nori e si portò di fronte al Re Sotto la Montagna: “Scassinatore? Scassinatore? Il suo nome è Bilbo, ricordi? Colui che ha lasciato tutto per riprendere la nostra Terra, colui che ha salvato tutti noi innumerevoli volte, colui che ha garantito per te di fronte a tutta la popolazione di Pontelagolungo! Lui non avrebbe esitato un attimo per salvarti ed io non lo farò con lui, non starò qui ad aspettare la sua morte”
“Sambril!”
La voce di Thorin risuonò potente mentre sua figlia gli voltava le spalle: “Stai mettendo a rischio la tua vita e la MIA IMPRESA per la vita di uno Hobbit”
Sambril sorrise amaramente: “Rischierei l’impresa per Bilbo? Sì, lo farei perché non mi interessa nulla di tutto questo! Il tuo dannato oro può anche rimanere sepolto, non me ne interessa nulla della tua impresa. Che cosa ce ne facciamo di una casa se non abbiamo una famiglia con cui condividerla, mio Re Sotto la Montagna? Se rischierei la mia vita per lui? Prenderei sul mio petto tutte le frecce del mondo per salvarlo”
Detto questo iniziò a correre nei cunicoli della montagna, non conosceva quelle strade, ma era facile capire dove Bilbo fosse, si fece guidare dal fuoco del drago. Arrivò alla soglia di una porta, enormi tesori apparvero ai suoi occhi, una sala immensa ricca di tutto l’oro di Erebor. Sentì dei passi e vide Bilbo arrivare dalle scale alla sua destra, quando la vide lo Hobbit si buttò verso di lei : “Cosa ci fai qui?”
“Non ti lascio solo, mai!”
Lo Hobbit sorrise, ma, prima che potesse stringere a sé la Nana, Thorin sbucò da dietro Sambril. La Nana si voltò verso di lui: “Bisogna andare, padre”
“L’arkengemma”
Bilbo strabuzzò gli occhi: “Thorin…”
Non fecero in tempo a proferir altra parola, Smaug apparì ai loro occhi nel momento in cui gli altri Nani li raggiunsero. Alla vista della bestia Sambril rabbrividì, suo padre la prese per un braccio e la spinse per le scale. Iniziarono a correre mentre la voce potente del drago arrivò alle loro orecchie: “Brucerete!”
Thorin guardò sua figlia: “Non fermarti”
Scosse la testa mentre suo padre le prese la mano, puntò i suoi occhi in quelli del Nano e sorrise nel vedere di nuovo l’anima della persona che le aveva dato la vita in essi. Sapeva cosa significava quel gesto, era il suo modo di scusarsi e a Sambril andava bene così, ma la preoccupazione per la mente di suo padre sussisteva: “Non verrà spezzata la linea di Durin”
Thorin ghignò: “No”
Smaug iniziò a sputare fuoco e Thorin spinse Sambril in un buco nel muro, tutti gli altri la seguirono, ma quando vide suo padre apparire con il mantello in fiamme il suo cuore si blocco: “Padre!”
Il Nano si rotolò a terra e se lo tolse velocemente, Sambril le si avvicinò: “Padre…”
“Va tutto bene. Avanti! Andiamo alla Guardina Ovest”
Tutti annuirono e iniziarono a correre verso la loro unica via di fuga, ma quando vi arrivarono trovarono qualcosa di inaspettato.
“No…”
La voce di Dwalin risultò priva di emozioni, se non completamente intrisa di disperazione. Sambril rimase a fissare il tetro spettacolo che le si era presentato di fronte: corpi di donne e bambini erano a terra, neonati ancora attaccati ai seni delle madri, un corpicino di un Nano di non più di una decina di anni ne stringeva a sé un altro che non raggiungeva neanche i cinque. Si portò una mano alla bocca: “Sarà questa la nostra fine”
“No, io non morirò in questo modo, acquattato, annaspando per respirare. Andremo alle fucine”
Dwalin scosse la testa: “Lui ci vedrà”
Nel frattempo lo Hobbit si avvicinò a Sambril e le strinse la mano, questa era completamente terrorizzata.
“Non se ci dividiamo”
“Thorin, non ce la faremo mai”
Balin avanzò verso Thorin, questo gli prese una mano tra le sue: “Qualcuno di noi potrebbe, conduciamolo alle fucine, uccideremo il drago. Se la cosa finirà tra le fiamme allora bruceremo tutti insieme!”
Gli altri Nani annuirono, il Re riprese la parola: “Balin, Sambril e Bilbo con me. Speriamo che i Valar siano dalla nostra parte”
La giovane Nana guardò Bilbo e sorrise, confortata della presenza di quest’ultimo nel suo gruppo e di non doversi dividere da lui nuovamente, si avvicinò a Balin e l’anziano Nano si guardava intorno: “Te lo avevo detto Sambril”
“Cosa?”
Il Nano sorrise: “Lo sta facendo per te, vuole tirarci fuori per te altrimenti avrebbe fatto di tutto per riprendersi quell’oro”
Balin continuò a sorridere speranzoso e rilassato del fatto che il loro Re non fosse stato vittima della famosa malattia, ma la giovane ragazza non ne era totalmente convinta, nel suo cuore era ancora presente la paura.
Nel frattempo Thorin era rimasto in disparte con lo Hobbit: “Devi promettermi una cosa, Mastro Baggins”
“Cosa?”
Bilbo guardò il Re Sotto la Montagna prendergli le mani: “Qualunque cosa accada tu porterai Sambril via di qui”
Lo Hobbit spalancò gli occhi: “Ma Thorin…”
Il Nano scosse la testa: “Promettimelo, Bilbo. Prenderai Sambril e la porterai via da qui, chiederai dei sovrani di Pugniferro e vi recherete lì. Accoglieranno Sambril con molto calore e so che sarà al sicuro tra le braccia del suo futuro sposo”
Bilbo strabuzzò gli occhi: Thorin sapeva?  Sapeva degli eventi che erano accaduti tra lui e Sambril?E, soprattutto, non aveva intenzione di ucciderlo? Approvava addirittura la cosa?
Il Nano riprese la parola: “Il principe dei Pugniferro ha chiesto la sua mano con tanto ardore, se dovessi perire qui dovrai dire a mia figlia le mie ultime volontà, voglio saperla felice e al sicuro. Me lo prometti?
Il cuore dello Hobbit si fermò, Sambril era promessa sposa…
Vide tutti i suoi piani cadere nel buio, la Nana non avrebbe mai più rivisto la Contea, non ci avrebbe vissuto, non avrebbe condiviso con lui tutti i restanti giorni della loro vita.
“Mastro Baggins? Bilbo?”
Lo Hobbit scosse la testa e guardò Throin dritto negli occhi: “Io…”
“Ti prego, Bilbo. Lei deve essere protetta e vivere da reale”
Bilbo annuì: “Hai la mia parola”
Thorin chinò la testa: “Grazie, Bilbo”
Il Nano si allontanò per scambiare le ultime parole con gli altri membri della Compagnia e lo Hobbit rimase a fissare un punto fisso, perso nei troppi pensieri e nell’angoscia dopo le rivelazioni fattegli da Thorin.
“Non mi dire che lo Scassinatore ha paura”
Ecco arrivare la sua Sambril con quel sorriso splendente, quel sorriso senza il quale credeva di non poter più vivere. Lo Hobbit sorrise tristemente: “Sono solo stanco”
La Nana si sedette vicino allo Hobbit: “Tra poco torneremo a casa tua ed io ho intenzione di gustare uno dei tuoi buonissimi piatti, quindi conserva le forze per cucinare”
Sambril rise e Bilbo si sforzò per fare lo stesso, ma in cuor suo era in corso una tempesta che lo stava lacerando.

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Capitolo 18
*** 17° Capitolo ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo, l'ultimo del 2014! 
Vi auguro un buon anno e spero vivamente che questo 2015 vi porti tante buone novità :D
Un bacio
_Lils_
P.S http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2933049&i=1 questo è il link della storia sull'attrice che avrebbe dovuto interpretare Sambril ;)


“Di qua! E’ di qua!”
Sambril venne tirata per un braccio da Balin che la fece entrare in un cunicolo, i passi del drago facevano tremare tutte le mura e i pavimenti.
“Thorin!”
La voce di Bilbo la fece voltare di scatto, si ritrovò a spostare Balin che sostava di fronte a lei ed uscì nuovamente dal cunicolo, la vista le fece fermare il cuore: Bilbo guardava suo padre che era qualche metro più avanti di lui e Smaug era dietro di loro, gli occhi pieni di morte e il petto rosso brillante per il fuoco che ardeva in esso.
“Padre!”
Thorin fece per tornare indietro, ma quando si rese conto del drago il suo voltò cambiò completamente e allora Sambril comprese le sue idee, iniziò a correre verso di lui.
“No, Sambril non ti avvicinare!”
Le urla di suo padre fecero in modo che lo Hobbit la prendesse per i fianchi, la Nana iniziò a divincolarsi: "Lasciami, Bilbo!”
Sentì la presa dello Hobbit ammorbidirsi di poco, ma la voce rauca di suo padre arrivò di nuovo alle loro orecchie: “Mastro Baggins, la sua promessa”
Balin arrivò in soccorso del piccolo amico ed insieme trascinarono via il corpo scosso dai singhiozzi della Nana: “Papà!”
“Ti voglio bene, Sam”
“Papà!”
La gola le dolse profondamente per l’intensità di quell’urlo, urlo che fu messo a tacere dal fuoco di Smaug che la giovane vide diffondersi dal cunicolo in cui l’avevano trascinata a forza, il corpo di Bilbo era sopra il suo cercando di tenerla ferma e con fare protettivo: “Dobbiamo andare, Sambril”
La giovane continuò a scuotere la testa mentre vide passare Nori e Dwalin di fronte l’entrata per andare dove, probabilmente, avrebbero trovato il cadavere di suo padre, sempre se l’avessero trovato.
Bilbo sentì il suo cuore venire stretto in morse dolorosissime nel vederla così e non riuscì a rinchiudere il suo impulso come, invece,  aveva fatto altre volte; prese il volto della giovane e posò un dolce bacio sulle labbra di lei.
A quel tocco il cuore di lei riprese a battere: “Bilbo…”
“Dobbiamo andare alle fucine, Sam”
Sambril annuì mentre si asciugò le lacrime che scendevano copiose sul suo volto, prese la mano tesa di Bilbo e si alzò da terra. Balin li guardava con tenerezza, era stato chiaro fin dal primo momento ,ai suoi occhi, l’amore che quei due condividevano.
“Andiamo”
Le lacrime ancora le bagnavano gli occhi, ma con la grinta che la caratterizzava le diede la forza di trascinarsi fino alle fucine. Bilbo la fece sedere a terra e lui si sedette vicino a lei, strinse le mani della fanciulla tra le sue, questa rise: “Mi rimani solo tu”
“No, non è vero”
Sambril sorrise amaramente: “Hai fatto una promessa a mio padre”
Lo Hobbit abbassò la testa poi annuì, la Nana cercò di fermare il singhiozzo che le si strozzò in gola: “Ora fai a me una promessa, vuoi?”
Bilbo la guardò negli occhi e lei riprese la parola: “Portami via da qui, Bilbo. Portami nella Contea, voglio vivere con te lontano da tutto questo, voglio essere felice con te. Ti prego, Bilbo”
Gli occhi di Sambril si riempirono di nuovo di lacrime e quelli dello Hobbit fecero lo stesso, abbassò la testa colpevole e cercò di darsi coraggio per risponderle.
Dei passi veloci fecero voltare entrambi, gli occhi di Sambril si animarono di nuovo di luce: “Padre!”
Corse verso il Nano e gli saltò addosso, questo si ritrovò a sorridere ed ad inspirare l’odore di sua figlia: “Devi smetterla di farti credere morto”
“Devi smetterla di preoccuparti troppo”
Thorin strinse a sé ancora più forte sua figlia, nonostante l’aria tranquilla mentre era sopra le fauci del drago aveva pensato un’ultima volta al sorriso della sua Sambril, aveva scelto quello come ultimo ricordo.
“Il piano non funzionerà”
La voce di Dwalin riportò entrambi alla realtà, suo padre la scostò dolcemente e le posò un bacio sulla fronte.
“Non abbiamo un fuoco abbastanza forte per accenderle, Thorin”
“Non ce lo abbiamo?”
Lo sguardo folle sul volto di suo padre non piacque per nulla a Sambril, il Re Sotto la Montagna si avvicinò alle colonne: “Non pensavo fosse così facile metterti nel sacco!”
Il muso di Smaug apparve come un brutto sogno in un momento di pace, Thorin ghignò: “Sei diventato lento e grasso nel tuo rimbambimento! Lumacone!”
Smaug inalò profondamente, Thorin prese un braccio di Sambril e la tirò a sé: “Al riparo!”
Le braccia del Nano si strinsero forte a quelle della giovane, lei si strinse forte contro il suo petto mentre il caldo del fuoco le accarezzava la pelle.
“Brucia…”
Thorin la strinse ancora di più: “Pensa alle Montagne Azzurre, Sam. Alle neve in inverno e alle passeggiate tra gli alberi di ghiaccio”
***
“Thrór Rayad Dáinu; Rakhâs bazghu; Azog wakrish shathûrhu[1]
Sambril cercò di far aderire ancora di più i caldi abiti al suo corpo, ma senza nessun risultato. Dis sorrise alla visuale della piccola: “Smettila di sbuffare, tuo padre potrebbe sentirti”
La piccola alzò gli occhi al cielo: “Non riesco a capire perché ogni anno dobbiamo fare tutta questa passeggiata fredda e gelata, facendomi congelare il naso”
Sambril sentì del calore provenire da dietro di lei e in quell’istante percepì che le parole di suo padre in Khuzdul erano terminate. Era in guai seri e lo aveva capito nel momento in cui Dis iniziò a ridere e si allontanò.
“Padre”
“Vieni con me”
Thorin prese la mano della sua piccola e la guidò tra il terreno innevato e gli alberi ghiacciati dal gelo dell’inverno, si fermarono quando trovarono un piccolo tronco.
“Mi dispiace…”
Il Nano sorrise: “Sai perché facciamo questa passeggiata fredda e gelata tutti gli anni?”
Sambril scosse la testa e Thorin iniziò a disegnare nella neve, si alzò e fece vedere agli occhi curiosi della bambina ciò che aveva lasciato nella neve: “Erebor”
Thorin annuì e riprese la sua bimba in braccio: “Il tuo bisnonno Thror era un grande re e amava parlare il Khazdul, ma una tremenda malattia gravò…”
“Su di lui, lo so papà, me l’avrai raccontata milioni di volte questa storia”
Il Nano si ritrovò a sorridere, sua figlia aveva preso la sua impertinenza, c’era poco da fare.
“Negli ultimi anni amava passeggiare nella sala in cui tutto il tesoro era contenuto”
Sambril alzò le spalle: “Sicuramente era più caldo di qui”
Thorin posò un bacio sulla testa di sua figlia: “Vero, è per questo che noi la facciamo in inverno con il gelo, vogliamo dimostrare che non importa l’oro o il gelo perché i Nani rimarranno uniti e ricorderanno sempre i loro caduti”
La piccola lo guardò farsi triste e si strinse a lui: “Ti voglio bene, papà”
“Ti voglio bene anche io, piccola peste”
***
Le fucine si accesero velocemente e Thorin sorrise: “Forza Sam, un ultimo piccolo sforzo”
Iniziarono a correre verso di esse mentre Smaug spingeva con tutto il suo peso sulle colonne: “Bombur metti in funzione i soffietti, corri!”
Sambril guardò Bilbo e questo la raggiunse: “Voi due andate lassù, al mio segnale tirate quella leva!”
La Nana e lo Hobbit iniziarono a correre: “Non farti uccidere”
Thorin rise istericamente: “Non ho tempo per morire”
Bilbo prese per mano la giovane, questa posò i suoi occhi di cristallo in quelli verdi dello Hobbit: “Possiamo farcela”
Iniziarono a correre a più non posso e neanche il rumore del drago che abbatteva le colonne li fermò, arrivarono in cima con diverse difficoltà, Bilbo inciampò più volte, ma Sambril era pronta a sostenerlo e a rimetterlo in piedi.
Dalla loro posizione videro tutto, Smaug si ergeva enorme e minaccioso di fronte a suo padre e Sambril sentì la sua bocca asciugarsi per l’ansia. L’attesa la stava uccidendo.
“ORA!”
Con uno slancio Sambril saltò e si appese alla leva e la tirò con tutta la sua forza, getti d’acqua finirono dritti addosso a Smaug che venne sbattuto addosso alle fucine e non potè sputare fuoco, ma il drago ci mise poco a rimettersi sulle sue zampe.
Thorin liberò l’oro sciolto nelle fucine e Sambril continuava a tenere d’occhio il drago, drago che sembrava avere un certo interesse per lei. Puntò gli occhi di fuoco nei suoi di ghiaccio, non parlò, ma un brivido percosse tutta la schiena di Sambril.
“Padre!”
Thorin correva tra le zampe del drago, questo sibilò: “Vedrai tuo padre perire e tu perirai con lui, Sambril figlia di Thorin”
La Nana spalancò gli occhi mentre suo padre si voltò verso di lei, Bilbo corse velocemente e si buttò su di lei spingendola dietro ad una roccia poco prima che il fuoco del drago la colpisse.
“Qui bel draghetto!”
Smaug venne distratto nuovamente dalla voce di Thorin, Bilbo e Sambril ebbero il tempo di correre giù e nascondersi in un’enorme Sala.
“Come fai a salvarmi sempre?”
“Perché io ci sarò sempre”
Bilbo sorrise e abbracciò Sambril, lui ci sarebbe sempre stato per la sua principessa, non nel modo in avrebbero sperato, ma non l’avrebbe lasciata sola. Ne era sicuro. Avrebbe chiesto di entrare nella corte di Pugnoferro, magari avrebbe chiesto a Thorin di mandarlo come informatore, e lì non l’avrebbe mai lasciata. MAI.
Il suolo ricominciò a tremare, Sambril guardò lo Hobbit e gli prese la mano: “Arriva”




[1] Thrór Erede di Dáin; gli Orchi lo uccisero; Azog gli tagliò via la testa

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Capitolo 19
*** 18° Capitolo ***


Eccomi tornata con un nuovo capitolo, si entra ufficialmente nell'era della Battaglia dei Cinque Eserciti (sì, so che il film è la Battaglia delle cinque Armate, ma sinceramente non si può sentire ahah).
Spero che vi piacerà e vi sorprenderà un pochino. 
Siete aumentati tantissimo ed io vi ringrazio molto.
Un bacio
_Lils_




“Tu credi di potermi ingannare, cavalcabarili?”
“Resta dietro”
Sambril cercò di protestare, ma Bilbo la implorò e decise che forse, per una volta, doveva fare come le era stato richiesto.
“Siete venuti da Pontelagolungo, questo è uno squallido complotto ordito da questi luridi Nani e quei miserabili uomini del lago. Quei piagnucolosi e codardi con i loro lunghi archi e le frecce nere, forse è il momento che io faccia loro una visita.”
La Nana comprese quello che il drago stava per fare ed uscì allo scoperto posizionandosi di fronte ad esso, Smaug ghignò: “Cosa credi di fare, figlia di Scudodiquercia?”
“Non andrai ad infliggere altra morte, non questa volta”
Il drago emise un suono gutturale molto simile ad una risata: “E sarà un ibrido ad impedirmi di farlo?”
Sambril sbarrò gli occhi mentre il drago si avvicinò a lei, strisciando e sibilando come un serpente convinto di aver messo la sua preda in trappola: “Il tuo sangue ha un odore disgustoso, la dolcezza degli Elfi mescolato all’asprezza dei Nani. Dimmi, figlia di Scudodiquercia, come ci si sente ad essere un errore?”
La giovane Nana sentì l’impulso di attaccare la bestia, ma riuscì a calmarsi guardando il volto preoccupato di Bilbo: attaccare non avrebbe portato a nulla se non alla sua morte.
“Sento la tua debolezza, la paura imprime tutto il tuo corpo e vedrai che i tuoi peggiori incubi diverranno realtà: vedrai tuo padre cadere e ciò che ami distrutto”
La rabbia iniziò a ribollire nel sangue della giovane, Sambril alzò lo sguardo e sorrise sorniona: “Se così fosse non avresti già dovuto uccidermi? Cos’è? Ti piacciono le chiacchiere, Smaug il Dorato?”
Il sibilo del drago divenne più potente quando Smaug portò il muso di fronte al viso di Sambril: “Non giocare con me, figlia di Scudodiquercia. Avrei potuto ucciderti subito, ma credo che tu abbia funzioni più appropriate e che la tua morte sarebbe sprecata. Nelle mani giuste potresti fare grandi cose, una profezia è sulla tua testa”
Sambril ricordò le parole di Tauriel, dunque quella che per lei sembrava una bazzecola in realtà era davvero qualcosa di più. Non potè rispondere al drago perché in quell’istante la voce di suo padre arrivò alle sue orecchie: “QUI! Inutile e stupido verme”
Bilbo si avvicinò a Sambril e la portò dietro una colonna: “Ti avevo detto di restare al coperto”
“Non possiamo lasciarlo andare a Pontelagolungo”
Bilbo annuì, era d’accordo con la Nana, ma avrebbe preferito che lei fosse restata dove le aveva detto, sapeva che le parole del drago aveva riaperto le ferite nella sua anima.
“Ora mi riprendo quello che tu hai rubato!”
Sambril voltò il suo sguardo verso suo padre ed ingoiò a vuoto: “Dobbiamo allontanarci da qui, Bilbo”
“Cosa?”
La giovane prese la mano dello Hobbit: “Fidati di me”
Bilbo annuì e Sambril lo condusse in un posto rialzato, riuscivano comunque a vedere la scena e la Nana poteva guardare bene suo padre.
“Tu non ti riprenderai niente da me, Nano. Io ho annientato i tuoi guerrieri tempo fa, io ho istillato il terrore nel cuore degli uomini. Io sono il Re Sotto la Montagna”
Sambril sentì l’impulso di distruggere quella orrenda creatura, ma Bilbo le strinse di nuovo la mano facendola tornare alla realtà.
“Questo non è il tuo regno, è il territorio dei Nani e noi avremo la nostra vendetta!”
Sambril rimase esterrefatta quando un Nano di dimensioni enormi e completamente fatto di oro venne mostrato ai suoi occhi, vide il drago essere attratto da quell’oro e comprese perfettamente che cosa fosse la “malattia del drago”. L’oro iniziò a sciogliersi e finì tutto addosso al drago che si ritrovò sommerso da esso.
Bilbo guardò la Nana e sorrise, la giovane fece lo stesso e tirò a sé lo Hobbit, lo baciò con una passione che non sapeva neanche di avere.
“Ce l’abbiamo fatta”
Lo Hobbit rise e lei fece lo stesso, ma improvvisamente si ritrovarono a fissare l’oro gorgogliante sotto di loro: Smaug ne uscì cercando di scrollarselo di dosso e urlando parole incomprensibili. Gli occhi di entrambi finirono sulla porta della Montagna, il drago ci si buttò addosso con tutto il peso e la distrusse completamente.
“No…”
Sambril scese velocemente dal suo riparo e corse verso l’esterno, fu ben presto raggiunta da tutti gli altri, vide Smaug dirigersi minaccioso verso Pontelagolungo e sentì il suo sangue gelarsi: Kili e Fili erano lì, Ori e Bifur, Bard, Sigrid, Tilda e Bain.
“Dobbiamo fare qualcosa”
Iniziò a correre e Bilbo le fu presto di fianco, ma la voce di Thorin li richiamò minacciosi: “NO!”
Si voltarono entrambi sbalorditi, il Nano alzò il suo volto fiero: “Il drago ha lasciato Erebor, quello che deciderà di fare da ora non è affar nostro”
Sambril guardò gli occhi di suo padre e vide quello che aveva pregato di non vedere di nuovo: “Spero tu stia scherzando”
Lo sguardo dell’ormai Re Sotto la Montagna non sembrava mutare o rinsavire, la figlia gli si portò di fronte: “I tuoi nipoti sono lì”
Thorin le accarezzò il viso e si ritirò all’interno della Montagna, Sambril fece per seguirlo, ma Balin la fermò: “Non serve a nulla, l’abbiamo perso”
La giovane continuò ad osservare suo padre fin quando non sparì alla sua vista, spostò lo sguardo sugli altri membri della Compagnia e si soffermò su Dwalin: “Bisogna aiutarlo”
Questo le prese una mano e la strinse forte: “Non c’è cura”
Sambril sgranò gli occhi. Dwalin il guerriero si era arreso? Aveva rinunciato a combattere per il suo migliore amico?
In quell’istante il suo cuore venne stretto in una morsa dolorosa come mai, guardo versò il lago e vide Smaug volargli sopra. Doveva decidere cosa fare: andare dai suoi cugini o provare a recuperare la mente di suo padre.
Vide le fiamme del drago illuminare la superficie blu del lago e scosse la testa mentre cercò di non far uscire le lacrime, non avrebbe potuto fare nulla per i suoi cugini e la consapevolezza di questo portò il suo cuore ad inclinarsi nel petto. Scosse la testa ed iniziò a correre verso quella dannata Montagna, ignorò le urla della Compagnia, quelle di Bilbo e Dwalin erano le più forti e distrutte di tutte, ma lei doveva rimediare ai problemi di suo padre. Doveva essere la sua cura.
Corse all’interno dei corridoi di quella che era stata la casa dei suoi Padri e seppe perfettamente dove andare a cercare: un drago non si allontana mai dal suo oro. Entrò di corsa all’interno della sala ricolma di tesori e si fermò ad osservarla: il respiro affannoso dovuto alla lunga corsa e alla stanchezza di tutto il viaggio che sembrava essere arrivata insieme nel momento peggiore.
“Figlia mia”
Si voltò e lo vide, chiuse gli occhi e scosse il volto nel vedere ciò che suo padre stava facendo: era chino sui suoi gioielli, a scrutarne ogni piccola moneta e a sorridergli come fosse il volto della sua amata.
“Padre…”
Sambril si avvicinò a colui che l’aveva cresciuta e gli posò una mano sulla spalla: “Padre”
Thorin si voltò e la guardò negli occhi, ma Sambril poteva vedere come quegli occhi non fossero gli stessi di sempre e come stessero divenendo sempre più bui.
“Tutto questo è nostro, Sambril. Ammira, ammira l’oro dei nostri Avi, ammira l’oro che apparterrà a tuo cugino. Ammira”
La Nana prese la mano di suo padre e la strattonò in un impeto di rabbia: “Mio cugino è al lago ed un drago potrebbe ucciderlo!”
“La linea di Durin non sarà spezzata”
La voce di Thorin uscì come un sibilo e Sambril si sentì sempre più spaesata da cotanta pazzia: “La linea di Durin non sarà spezzata fin quando lotteremo gli uni per gli altri e ci proteggeremo a vicenda, ma se penseremo all’oro invece che alla nostra famiglia che cosa accadrà?”
Il Re Sotto la Montagna si voltò di scatto e si avvicinò alla figlia, gli occhi sbarrati per la rabbia e la bocca digrignata in una smorfia: “Credi che tu possa darmi delle lezioni di vita?”
“Credo che mio padre non avrebbe esitato un secondo a correre verso il lago per salvare i suoi nipoti, ti rendi conto che possono morire e tu sei qui a contemplare questo dannato oro?”
Thorin afferrò un braccio della giovane Nana e la tirò a sé, Sambril tremò sotto al tocco del padre mentre sentì il suo respiro farsi pesante: “I tuoi cugini se la caveranno e se non ci riusciranno tanto meglio, significa che non sono degni di avere la responsabilità di un popolo!”
A quelle parole le lacrime iniziarono a rigare il volto di Sambril, lacrime che fino a poco prima era riuscita a contenere: “Che cosa ti è successo? Ti rendi conto delle parole che lasciano le tue labbra?”
“Sono perfettamente consapevole di ciò che sto dicendo e sono altrettanto consapevole che devi imparare le buone maniere, ragazzina. Questo tuo voler sempre correggere tutti quanti è colpa di quel sangue sporco ed elfico che ti scorre nelle vene! Impara a contenerlo e nasconderlo altrimenti Pugnoferro ti insegnerà come ci si comporta quando diventerai sua moglie!”
Sambril cadde sulle sue ginocchia mentre la stretta al braccio era sempre più forte, non poteva credere alle sue orecchie. Suo padre aveva appena insultato il suo sangue, le aveva appena urlato contro e non riusciva a vedere bene il volto di quest’ultimo a causa delle lacrime. Si rialzò in piedi, spinta da una forza che stava cercando di non farla affogare nel dolore: “Sai? Io invece credo proprio di dover ringraziare la mia parte elfica altrimenti sarei come te, talmente preso da questo oro che non riesci neanche a capire che stai perdendo tutto. Non riesci a vedere che mi hai perso in questo istante, grande Thorin Scudodiquercia. Io non sposerò Pugnoferro e non cambierò mai”
La giovane si liberò dalla stretta del padre, ma questo in un attimo la riprese e la spinse contro la colonna, la schiena della giovane iniziò a dolere nuovamente: “Tu sposerai chi dico io. Ti ho cresciuta io, gli elfi ti hanno abbandonata. Chi devi ringraziare per chi sei ora? Me. Solo me.”
Le lacrime non davano segno di fermarsi sul volto della giovane: “Devo ringraziare un Nano per chi sono oggi, ma quel Nano è morto dentro di te e non c’è speranza per lui”
Thorin sbarrò gli occhi ancora più infuriato e spinse sua figlia a terra, Sambril gemette al contatto con l’oro: “Vattene! Va’ via di qui, chiuditi in una stanza e pensa a quello che hai fatto! Nel frattempo io chiamerò Pugnoferro e lo avvertirò di venire per prenderti, partirai prima del previsto”
La giovane si alzò a fatica e iniziò a camminare verso l’uscita di quella sala, prima di passare la soglia si voltò: “Preferisco in questo modo, non voglio vederti morire in questo stato. Ti voglio bene, ma sei senza speranza”
Thorin la guardò correre via, si portò una mano alla bocca e cadde in ginocchio mentre delle lacrime uscirono dagli occhi del Re: “Sambril…”
Che cosa aveva fatto? L’aveva picchiata e l’aveva insultata. La sua bambina…
Abbassò lo sguardo e vide l’oro sotto di lui, trascorse vari secondi in quella posizione poi un ghigno si formò sul suo volto: “Devo trovare l’armatura del Re”
Si alzò ancora con quel ghigno impresso sul volto ed il pensiero per sua figlia svanì nella sua pazzia.
***
L’aveva cercata ovunque ed infine la trovò: era seduta a terra in una delle camere dell’immensa Erebor.
“Sam…”
Gli occhi rossi di chi non aveva più lacrime da piangere, Bilbo si avvicinò velocemente e si sedette vicino a lei, la Nana si fiondò fra le sue braccia: “Cos’è successo?”
“Non è più mio padre…io…”
I singhiozzi le impedirono di continuare la frase e Bilbo sentì il suo cuore spezzarsi nel vederla, nuovamente, in quello stato: “Andrà bene”
“No, Bilbo, non andrà bene. Ha definito il mio sangue sporco, mi ha spinta addosso ad una colonna. Inoltre…”
Sambril guardò lo Hobbit: “Vuole che io sposi Pugnoferro”
Bilbo sorrise tristemente: “Lo so…”
La Nana non ebbe la forza di chiedergli perché non gli avesse detto nulla, non riusciva a pensare ad avere un altro litigio, soprattutto non voleva averlo con Bilbo.
“Scappiamo via, ti prego, solo io e te”
Lo Hobbit scosse il volto e la baciò con una dolcezza innata: “Il tuo destino è quello di diventare Regina e non sarò io ad impedirtelo”
“Ma io voglio che tu me lo impedisca”
Bilbo scosse nuovamente la testa: “Andrai da Pugnoferro ed io verrò con te, non ti lascerò mai, ma devi diventare Regina”
Sambril pianse lacrime silenziose: “Bilbo…”
“Non piangere”
Bilbo la baciò di nuovo e la giovane si sentì protetta. Ricambiò quel bacio con un’enfasi che non aveva mai avuto, aveva bisogno di sentirlo vicino, di sentirlo suo almeno una volta.
“Sam…”
Lo Hobbit fermò le mani della Nana che erano prese a slacciare la cintura che teneva chiusa la sua veste: “Sei sconvolta, non credo…”
La Nana baciò nuovamente lo Hobbit: “Non sono sconvolta: voglio te”
A quelle parole lo Hobbit venne pervaso da un fuoco interno e perse l’ultimo briciolo di lucidità rimasta in lui. Baciò Sambril come fosse la sua ultima opportunità, come se non avessero avuto un domani.
Arrivò alla casacca della giovane e la slacciò a fatica procurando le risate della Nana: “Siamo un disastro”
Lo Hobbit rise anche lui mentre la casacca, finalmente, lasciava il corpo della Nana ormai rimasta solo con i pantaloni. Bilbo rimase stupefatto da tanta bellezza: la pelle di Sambril era di un colore chiaro come la luna, varie cicatrici segnavano quel corpo, ma per Bilbo significavano solamente che la persona che amava era una vera guerriera.
Si avvicinò di nuovo e la baciò nuovamente mentre, guidandola con le sue mani, faceva sdraiare la Nana sul pavimento. Al contatto con esso Sambril tremò per il gelo che esso emanava, ma quando Bilbo le si posò sopra non lo sentì più. Si ritrovarono a gemere piano e a godere silenziosi, impauriti di poter essere scoperti, ma ebbero la sensazione di aver trovato finalmente il loro posto. Entrambi persi l’uno nell’altra, un’unica cosa.



Salveeeee ancora, sono sempre io che rompo.
Volevo mettere le cose in chiaro per l'ultima parte del capitolo. L'avevo scritta in maniera molto più "spinta", tanto che non sarebbe potuta essere pubblicata con il raiting arancione, ma con il rosso ed ero intenzionata a cambiarlo in rosso, ma mi sono ricordata di una piccola fan che non recensisce mai, ma è follemente innamorata di questa storia e me lo ricorda ogni giorno. 
Quindi ho semplicemente deciso di renderlo un contenuto adatto a tutti, le vostre menti hanno capito benissimo che Bilbo e Sambril non hanno di certo giocato a carte, quindi perdonatemi se sono stata così discreta, ma per rispetto anche dei piccini che seguono la storia e non ancora maggiorenni ho deciso di finire in questo modo questo capitolo.
Un bacio
Sempre vostra
_Lils_

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Capitolo 20
*** 19° Capitolo ***


Questo sarà un capitolo di passaggio, non accade molto se non quello che abbiamo già visto in Sala, dal prossimo capitolo preparatevi perché la storia cambierà sotto le mie mani.
Scusate l’enorme ritardo.
Un bacio
_Lils_
 
 
 
 
 
“Sam!”
Nell’udire quelle voci la giovane si voltò, i suoi cugini erano di fronte a lei, si alzò e corse ad abbracciarli: “Siete vivi”
La Nana sorrise mentre la stretta di Fili si fece più forte intorno alle sue spalle: “Non sarà un drago ad uccidere il futuro Re”
A quell’ultima parola il cuore della giovane si strinse in una morsa dolorosa, se le cose sarebbero continuate in quel modo Fili avrebbe preso il suo posto sul trono molto presto.
“Lo avete visto?”
Il volto di Kili si rattristò mentre annuì: “Bilbo ci ha raccontato tutto”
Sambril sbarrò gli occhi, che cosa significava quel tutto? La sua espressione svanì subito dopo: Bilbo non avrebbe mai detto del loro incontro, sapeva che nel farlo avrebbe rischiato il linciaggio da parte dei cugini.
“Dobbiamo andare a cercare l’Arkengemma”
Sambril si voltò verso Fili, dunque non l’avevano ancora trovata. La Nana si alzò, ma Kili scosse la testa: “Lo zio ha detto che tu avresti dovuto riposarti”
Il sangue della giovane le ribollì in corpo a quell’affermazione, riposarsi? Dopo tutto quello che le aveva fatto mandava i suoi cugini a dirle di riposarsi? Ma che cosa si aspettava? Aveva visto con i suoi occhi che suo padre oramai non era più tale.
Vide i due Nani uscire dalla stanza e fu in quel momento che si rese conto di essersi persa nei suoi pensieri, scosse la testa e fissò la porta: non sarebbe restata lì a guardare, avrebbe trovato l’Arkengemma e l’avrebbe consegnata a Fili a quel punto avrebbe condotto suo padre da Pugnoferro, anche con la forza se sarebbe servito, e avrebbero vissuto la loro vita insieme senza tesori o malattie e suo padre avrebbe visto la sua bambina divenire sovrana come aveva sempre sognato.
Si diresse verso la sala del tesoro, ma sentì dei rumori provenire dall’entrata della montagna.
Che cosa poteva succedere ora?
Si avvicinò con calma e lo vide: uno Hobbit con in mano qualcosa. Sorrise e camminò piano verso di lui, ma la sua cautela si trasformò in un urlo soffocato nell’istante in cui capì cosa c’era nelle mani dello Hobbit.
“Zitta!”
Bilbo si alzò di corsa e nascose la pietra sotto le vesti, ma Sambril non riusciva a smettere di fissare lo Hobbit: “Da quanto è nelle tue mani?”
Bilbo si ritrovò a boccheggiare, non sapendo cosa rispondere, ma fu la risata di Sambril a farlo tranquillizzare: “L’avevi tu fin dall’inizio”
Lo Hobbit sorrise colpevole e rimase sorpreso quando la Nana lo baciò con trasporto, ma si scansò subito dopo: “Devi tenerla nascosta”
Bilbo annuì: “Non gliel’avrei data neanche se tu fossi stata di opinione contraria. Tuo padre…”
“Thorin sta impazzendo e, forse, ha perso del tutto il senno. Dobbiamo tenerla nascosta, dobbiamo…”
Lo Hobbit posò una mano sul volto della Nana: “Andrà tutto bene, Sam”
In quell’istante si sentì un forte rumore di passi ed i due si allontanarono istintivamente, il Re Sotto la Montagna arrivò a passo di carica: “Dovevi restare nella tua stanza”
Lo sguardo d’odio che Sambril rifilò al padre lo fece sussultare, ma neanche quello riuscì a fargli capire che stava sbagliando tutto: “Tu cosa ci fai qui?”
Nel sentire quel tono della figlia il vecchio Thorin l’avrebbe punita, ma questo non diede nessun segno di cambiamenti: “Per quello”
Bard stava cavalcando verso la montagna e Sambril si chiese come avesse mai fatto suo padre a saperlo dalla topaia dove era rinchiuso da giorni, ma non fece domande e non ne ebbe tempo perché suo padre la rimandò di corsa nella sua stanza.
Sambril non ebbe neanche la forza di rispondere, non avrebbe mai avuto la forza di rivedere di nuovo quegli occhi di ghiaccio e senza vita. Corse via insieme allo Hobbit, ma bloccò questo poco prima di svoltare: “Cosa ti prende?”
“Vieni con me”
Si acquattò dietro ad una roccia e rimase ferma lì , immobile e attenta a respirare piano, Bilbo la guardava senza comprendere, ma non disse una parola. Sambril osservò suo padre e quando lo vide allontanarsi corse verso quell’unico spiraglio di luce: “Bard…”
Nel sentire quel sussurro l’uomo si voltò e notò il volto della giovane, si riavvicinò di corsa ed infilò una mano nell’incavo: “Sambril”
La Nana sorrise: “Come stanno i tuoi figli, Bard? Che cosa ti ha detto mio padre?”
L’uomo sospirò: “I miei figli stanno bene”
Sambril alzò un sopracciglio nel vedere l’uomo non rispondere alla sua seconda domanda: “Cosa sta succedendo?”
“Dovrei farti io questa domanda, Thorin…”
“Lascia perdere lui e spiegami”
La voce irritata di Sambril fece sbarrare gli occhi di Bard: “Non posso lasciare perdere lui dato che sta scaturendo una guerra, Thranduil non aspetterà come me”
Fu il turno di Sambril di sbarrare gli occhi, il cuore della giovane perse qualche battito: “Thranduil è qui?”
Bard annuì: “E’ qui e vuole ciò che gli spetta nella montagna”
Sambril scosse il volto: “Non c’è niente che appartiene a lui in questa Montagna”
Bard allungò di nuovo il braccio e questa volta Sambril lo afferrò: “Non so niente del vostro passato con Thranduil, non so se è vero che gli spetta qualcosa o no, so semplicemente che tra le rovine di Esgaroth c’è un esercito di Elfi pronto a combattere e, credimi, non avrete speranze se attaccheranno”
Sambril abbassò il volto per poi rialzarlo, gli occhi intrisi di forza: “Cerca di darci più tempo possibile, Bard”
“Ci proverò”
L’uomo sciolse la stretta e la Nana chinò il capo in segno di rispetto: “Porta i miei saluti ai tuoi figli”
Bard si avvicinò al suo cavallo, ma non partì subito verso Esgaroth: “Cosa farai?”
“Vai Bard”
L’uomo spronò il cavallo e si diresse verso la città distrutta, Sambril si voltò giusto in tempo per sentire gracchiare un corvo, sapeva benissimo che cosa stava succedendo: “Corri Bilbo”
Lo Hobbit la guardò confuso di nuovo, ma la seguì e corsero dietro quel corvo per metri finchè non arrivarono fuori la Sala del Trono, Bilbo continuò a correre e fu la mano di Sambril a bloccarlo, lo Hobbit alzò un sopracciglio: “Mio padre è lì dentro”
Improvvisamente comprese tutto quanto, comprese il piano della sua amata e comprese che lui ne avrebbe fatto parte, ma ancora non sapeva quanto grande sarebbe stato il suo compito.
“Pugnoferro sarà qui a breve”
La voce di Fili si sentì alterata: “Pugnoferro? Per quale motivo dovrebbe venire?”
“Per prendere in sposa tua cugina”
“COSA?”
Sambril si affacciò e vide Kili affiancare suo fratello: “Tu non puoi fare questo senza neanche chiedere il suo consenso”
“Io posso tutto”
La Nana si voltò e prese di nuovo il braccio dello Hobbit, che alzò gli occhi al cielo, per poi iniziare a correre nuovamente, si fermarono solo quando tornarono nella loro stanza.
“Non sono bravo nella corsa”
Bilbo rise, ma l’espressione della Nana lo fece smettere seduta stante: “Sam…”
“Devi portare l’Arkengemma via di qui”
Lo Hobbit sbarrò gli occhi: “Non ti lascio sola!”
Sambril sorrise e si avvicinò allo Hobbit: “Lo farei io stessa, Bilbo, ma la mia assenza verrebbe subito notata. Devi andare per evitare una guerra, una guerra in cui potremmo morire senza Scudodiquercia come guida.”
Bilbo rimase fermo in quella posizione e Sambril non riuscì ad aggiungere altro, sapeva benissimo che anche solo un’altra parola l’avrebbe portata alle lacrime.
In quell’istante il volto dello Hobbit si illuminò, prese le mani della Nana e le strinse forte: “La porterò a Bard e Thranduil”
Sambril scosse la testa sorpresa: “Ma hai perso il senno?”
Bilbo sorrise soddisfatto e iniziò a camminare avanti e indietro: “No, ascoltami: la porterò a Bard e Thranduil, chiederò loro di utilizzarla come merce di scambio, l’Arkengemma per i tesori che aspettano loro. Tuo padre non rifiuterà mai”
La Nana sorrise nel capire quanto l’idea risultasse geniale, si avvicinò a Bilbo e lo strinse a sé, ma lo Hobbit sciolse l’abbraccio immediatamente: “Dobbiamo sbrigarci”
 
 
 
 
 
Ed ora Bilbo lascia Sambril e la compagnia, comincia l’avventura e… i problemi.
A presto

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Capitolo 21
*** 20° Capitolo ***


Scusate l'enorme ritardo, mi dispiace davvero molto, ma la mia vita sta passando un momento abbastanza incasinato.
Un bacio
_Lils_


Sambril guardava fissa verso Esgaroth mentre il suo cuore martellava in petto, lo Hobbit mancava già da diverse ore e lei non riusciva a chiudere occhio. Come poteva? L’unica persona che continuava a dargli la forza di combattere stava rischiando la sua vita per restituire il senno a suo padre. Neanche un incantesimo di Gandalf l’avrebbe aiutata. Gandalf… le mancava quello stregone, se fosse stato con loro molte cose sarebbero andate diversamente.
“Non dovresti stare al freddo”
La giovane si voltò e vide suo cugino posarle il suo mantello sulle spalle, lo ringraziò sorridendo gentilmente mentre entrambi si sedettero su una roccia: “Non è ancora tornato?”
Sambril guardò il cugino allarmata e questo iniziò a ridere: “Dovresti controllare che la sala sia libera prima di escogitarci un piano”
I due iniziarono a ridere, la Nana fu rincuorata che il suo errore aveva portato il cugino alla scoperta di tutto, non poteva mantenere quel segreto da sola.
“Tornerà, Sam. Non ti lascerebbe mai da sola”
La Nana sorrise amaramente: “E’ così ovvio?”
Il giovane sorrise divertito: “Cosa? Il fatto che siete completamente innamorati l’uno dell’altro? Assolutamente no!”
Iniziò a ridere e Sambril gli rifilò uno schiaffo sul collo: “Sei un idiota!”
Il Nano rise di nuovo, prese un bel respiro ed espirò: “Comunque no, non è ovvio. O, almeno, non lo è per tutti”
La giovane alzò un sopracciglio scaturendo un’altra piccola risata nel cugino: “Solo chi ha provato l’amore può intercettare gli sguardi di due amanti”
Sambril vide il volto del Nano farsi triste e portò una mano su quella di lui: “Kili? Cosa mi stai nascondendo?”
“Ricordi l’Elfa che ci ha condotto nelle celle a Bosco Atro?”
Sambril non riusciva a capire dove volesse arrivare suo cugino: “Tauriel?”
Kili annuì per poi alzare gli occhi e fissarla. In quell’istante Sambril capì: Kili aveva ragione, solo chi aveva provato l’amore poteva riconoscerlo.
“Non giudicarmi”
Sambril sorrise: “Come potrebbe giudicarti una Nana innamorata di uno Hobbit?”
“Gli Hobbit non sono nemici dei Nani, io non so neanche come sia successo…”
Kili venne interrotto dalla voce di sua cugina: “Non importa com’è successo, non importano le razze. In amore importa l’impegno che ci si mette per far felice l’altro, importa quello che saresti disposto a fare per l’altro, importa se saresti pronto a dare la tua vita pur di salvare l’altro. Non ti giudicherò, anzi, appena ne avremo la possibilità ti aiuterò ad andare da lei”
Il Nano sorrise felice, ma non riuscì a rispondere perché sentirono dei rumori farsi sempre più vicini, Sambril impallidì: “Bard aveva detto che sarebbero arrivati al sorgere del sole”
Kili si alzò di scatto e la Nana lo seguì poco dopo, ma quando si affacciarono non videro un esercito di Elfi e Uomini avvicinarsi alla Montagna Solitaria.
“Che diamine sta succedendo?”
La risposta arrivò da una voce alle loro spalle: “Pugnoferro è arrivato per conoscerti”
Sambril si voltò con una calma innata, gli occhi gelidi di Thorin le fecero tremare l’anima: “Vai a cambiarti, troverai un vestito degno dell’occasione”
“E’ notte fonda”
Thorin fulminò la ragazza: “Non mi sembra che tu stia dormendo, sbrigati ora e non far apparire lo scassinatore. A Pugniferro non piacciono gli stranieri”
La Nana strinse i pungi e si avviò verso la sua camera, Kili la seguì subito dopo: “Come stai?”
Sambril lo guardò, negli occhi danzavano le fiamme di un fuoco che non si sarebbe estinto facilmente: “Come un animale rinchiuso in gabbia, ma le cose cambieranno”
“Come?”
Sambril sorrise: “Perché un animale libero finirà per distruggere le sbarre che cercano di domarlo”
 
***
 
La giovane si diresse alla Sala del Trono, indossava un vecchio abito blu di sua zia che le arrivava fino ai piedi. Balin le aveva pettinato i capelli e sistemati in una lunga treccia e , quando l’aveva vista pronta, aveva quasi ceduto alle lacrime.
Trovò suo padre seduto sul Trono mentre un Nano era seduto affianco a lui. Sambril lo squadrò immediatamente: aveva la barba lunga e bionda, gli occhi scuri come la notte più buia. Non poteva dire quanto fosse alto, visto che era seduto, ma credeva che fosse solo pochi centimetri più alto di lei.
Thorin si alzò in piedi e così fece il Nano vicino a lui, entrambi si avvicinarono e Sambril se li ritrovò a pochi centimetri da lei, suo padre prese immediatamente la parola: “Lomli Pugniferro, ho il piacere di presentarti Sambril, principessa di Erebor”
Sambril guardò suo padre, aveva almeno sperato che l’avrebbe presentata come sua figlia, ma aveva sbagliato. Di nuovo.
Si ritrovò gli occhi furiosi di suo padre addosso e comprese subito il motivo, evitò di sbuffare contrariata e fece un leggero inchino. Pugniferro sorrise, Sambril non potè non notare quanto privo di vitalità fosse, e prese la mano della giovane: “E’ un piacere, Sambril”
“Il piacere è tutto mio, Re Pugniferro”
La Nana dovette mordersi la lingua per pronunciare quelle parole, il Nano la fissò per diversi secondi: “Chiamami Lomli, dopotutto sarai mia moglie tra tre giorni”
“Tre giorni?”
Le parole le sfuggirono dalla bocca prima che potesse smetterla, Thorin la fulminò nuovamente, ma l’ospite iniziò semplicemente a ridere, una risata fredda: “Domani lasceremo Erebor e raggiungeremo il mio regno, sarai la Regina più bella e avrai tutto ciò che desideri”
Sambril avrebbe voluto scuotere la testa, non avrebbe mai avuto tutto ciò che desiderava.
“E’ un onore per me”
Pugniferro sorrise nuovamente e Sambril fece lo stesso, la voce di Thorin ruppe quel momento di tensione: “Potresti mostrargli Erebor, Sambril”
La giovane guardò suo padre, dunque voleva lasciarli soli: “Certamente, padre. Vuole seguirmi, Re Pugniferro?”
Il Nano posò una mano sul fianco della giovane e, Sambril poteva giurare di aver visto un briciolo di fastidio negli occhi di suo padre, parlò di getto: “Lo farò con molto piacere, ma tu dovrai chiamarmi Lomli”
Sambril ebbe la tentazione di alzare gli occhi al cielo, ma si trattenne: “Va bene, Lomli”
 
***
 
Tornò nella sua camera e sbuffò mentre si sdraiò sul letto.
“Bel faccino che ha il tuo Re”
La giovane si alzò di scatto, il cuore le martellava in petto, ma quando scorse la figura sentì lo stomaco smettere di contorcersi. Corse verso di lui e lo baciò appassionatamente: “Ce l’hai fatta”
“Ce l’ho fatta”
Sambril cercò nuovamente un contatto con lo Hobbit, ma questo si spostò velocemente: “Vi ho visti”
“Sapresti che sarebbe accaduto”
Lo Hobbit si andò a sedere sul letto e la Nana lo seguì subito dopo, Bilbo prese le mani della giovane tra le sue: “Lo so, ma non credevo che avrei avuto determinati pensieri”
Sambril posò un bacio sulle labbra dello Hobbit: “Sai che, se solo potessi, sposerei te in questo istante?”
Bilbo non rispose, ma riprese a baciarla e Sambril si sentì pervasa dall’amore, lo Hobbit sorrise sulle labbra di quest’ultima: “Concedimelo. Un’ultima volta”
 
***
 
L’esercito degli Uomini e degli Elfi era arrivato puntuale di fronte alle loro mura, Sambril sostava vicino a suo padre mentre Pugniferro era rimasto nelle sue stanze. Thorin non voleva farlo entrare in quella vicenda e credeva che si sarebbe dovuto riposare dato che sarebbero partiti quella sera, ma Sambril lo considerava comunque un codardo.
“Siamo venuti a condividere con voi che il vostro pagamento è stato effettuato e accettato”
“Quale pagamento? Io non vi ho pagato nulla. Non avete nulla”
Sambril guardò Bilbo, questo la stava fissando già da un po’. La giovane sapeva quanto stava rischiando solo per lei e gliene sarebbe stata grata per sempre.
Bard tirò fuori l’Arkengemma: “Abbiamo questa”
Fu in quell’istante che il silenziò calò tra i Nani, tutti spaesati per quell’evento, tutti tranne tre.
“Ci considerano stupidi. E’ un’astuzia, una lurida menzogna. L’Arkengemma è in questa montagna, è un trucco!”
“Non è un trucco”
Sambril vide Bilbo avanzare e pregò i Valar che suo padre lo avrebbe risparmiato.
“La gemma è vera, gliel’ho data io.”
Thorin si voltò furioso verso Bilbo e, alla fine, a Sambril dispiacque perché sapeva quanto lo Hobbit significasse per suo padre.
“Tu…”
“Era la mia quattordicesima parte”
“Tu mi deruberesti”
Sambril si rese conto dello sguardo iroso di suo padre e cercò di mettersi in mezzo, ma Kili la bloccò un attimo prima.
“Derubarti? No, sarò uno scassinatore, ma mi piace pensare di essere onesto. Sono disposto a lasciarla come mia unica pretesa”
“La tua unica pretesa? La tua pretesa…Non hai alcuna pretesa su di me, miserabile mezzatacca!”
“Avevo intenzione di dartela, molte volte ne ho avuta l’intenzione, ma tu sei cambiato, Thorin. Il Nano che ho conosciuto a casa Baggins non si sarebbe mai rimangiato la parola, non avrebbe mai dubitato della sua compagnia, non avrebbe mai messo le mani addosso a sua figlia!”
Sambril sbarrò gli occhi, i Nani cominciarono a rumoreggiare: nessuno sapeva del trattamento che le aveva riservato.
“Tu non venirmi a parlare di lealtà. Gettatelo giù dal bastione!”
I Nani non mossero un muscolo e Sambril sentì il suo cuore venere stretto dalla più dolorosa delle morse.
“Lo faccio da solo!”
Thorin tentò di avvicinarsi allo Hobbit, ma la giovane si mise nel mezzo: “Non farai nulla”
“Spostati”
“MAI”
Il Nano fece un passo verso la figlia e ghignò malignamente: “Credi che non lo sappia perché stai facendo questo? Credi che non sappia quello che fate voi due quando non siete osservati? Mi credi uno stupido?”
Sambril si sentì mancare il respiro, ma vide lo Hobbit dietro le spalle di suo padre insieme a Fili e Kili: avevano approfittato della distrazione del Nano per far sgattaiolare via lo Hobbit, ma avevano bisogno di altro tempo.
“Mi hai promessa ad un altro, perciò sì, ti considero uno stupido”
Thorin prese il braccio della figlia: “Prenderò quello Hobbit e lo ridurrò in briciole”
Sambril sorrise sorniona: “Troppo tardi”
Thorin puntò gli occhi nella stessa direzione di quelli della figlia per vedere Bilbo che si avvicinava a Gandalf: “Balin porta Sambril nelle sue stanze e fai in modo che ci resti!”

 

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Capitolo 22
*** 21° Capitolo ***


Salve, scusate ancora per i ritardi, spero davvero di riuscire ad aggiornare al più presto.
Un bacio
_Lils_


Sambril sentì bussare alla porta e sbuffò contrariata: “Cosa c’è ora?”
Nessuno rispose, ma la porta si aprì rivelando il Re dei Pugniferro, la giovane si alzò in piedi di scatto mentre Balin riservò un'occhiata minacciosa all’ospite.
“Lomli, cosa ci fate qui?”
Il Nano guardò la stanza della giovane senza rispondere: “Dove sono i vostri bagagli?”
La giovane chiuse gli occhi colpevole, non aveva minimamente pensato ai bagagli da preparare per la partenza: “Non sono ancora pronti, ma lo saranno per stasera”
Lomli Pugniferro ghignò e dei brividi percorsero la schiena di Sambril: “Balin, Thorin ha chiesto a lei di accompagnarci per il passaggio che porta verso Est, partiamo subito”
“Cosa?”
La voce di Sambril risuonò potente per tutta la sala, non voleva partire. Non aveva salutato nessuno: i suoi cugini, gli altri Nani, era infuriata con suo padre, ma voleva almeno ricordarsi un ultimo abbraccio con lui. Per non parlare dello Hobbit: come avrebbe fatto a non dirgli addio? Oramai aveva capito che Bilbo non avrebbe mai potuta accompagnarla, ma voleva almeno far incontrare un’ultima volta le loro labbra per suggellare quell’amore impossibile.
“Non c’è tempo”
“Permettetemi un ultimo saluto”
“NO!”
Pugniferro prese il braccio di Sambril e lo iniziò a strattonare, la Nana ci mise qualche minuto prima di comprendere cosa stesse succedendo, ma vide Balin posizionarsi di fronte alla porta: “Tratterai bene la principessa, altrimenti il passaggio lo trovi da solo”
La Nana si rese conto della rabbia impressa sul volto del suo fidato maestro, Pugniferro rise di gusto: “Spostati vecchio, lei sarà mia e farò quello che vorrò su di lei”
Sambril rabbrividì solo all’idea di dover trascorrere il resto della sua vita con la bestia che le tratteneva il braccio, ma, prima che potesse dire qualcosa, Pugniferro scansò di forza Balin facendolo cadere rovinosamente a terra. La rabbia iniziò a ribollire nel sangue della giovane, con uno strattone si liberò della presa e si avvicinò all’amico a terra: “Stai bene?”
Questo annuì mentre la risata di Pugniferro si sparse per tutta la stanza: “Che cosa credi di fare, bambina?”
Sambril aiutò Balin ad alzarsi mentre il Nano continuava a fissarli con astio: “Muovetevi!”
“Tu non puoi trattare così la mia gente”
Pugniferro si avvicinò e si posizionò a pochi centimetri dal volto di Sambril: “Io posso tutto, sono il Re. Devo ricordartelo, bambina mia?”
Lomli fece per baciare Sambril, ma questa si voltò prontamente e rifilò al Nano un pugno al centro della faccia. Il Nano gemette per il dolore mentre osservò il sangue uscirgli dal naso: “Coma hai potuto?”
“Non sei tu il Re qui ed io non sono la tua bambina! Io sono Sambril, Principessa di Erebor!”
Pugniferro iniziò a ridere, facendo aumentare la rabbia in Sambril: “Irritante ragazzina! Ti farò vedere io come ci si comporta!”
Il Nano si avvicinò furioso verso Sambril, ma questa lo schivò dandogli un’altra botta assestata sul deretano. Lomli era furioso dalla rabbia e tirò fuori la sua ascia: “Sei una bambina viziata!”
Sambril sorrise: “Per quale motivo vorreste sposarmi?”
“Non mi interessa nulla di te, voglio questa montagna e le sue ricchezze!”
La Nana sorrise nuovamente, i suoi sospetti erano più che veri, sentì qualcosa di duro toccarle la schiena e si voltò: Balin le stava porgendo l’ascia.
“Fagli vedere chi è il viziato”
Sambril sorrise brandendo la sua arma, il tutto fece scaturire una risata in Pugniferro: “Ora combatti anche?”
“Se pensi che io sia scarsa perché non mi affronti?”
Lomli non rispose, si buttò subito contro la giovane, ma non c’era partita. Sambril era stata addestrata da Thorin per essere la migliore con l’ascia e, senza dubbio, in quel combattimento fece vedere che una Nana poteva essere migliore di un Nano.
Disarmò Pugniferro in pochi minuti, questo la guardò con il terrore negli occhi: “Come…?”
Sambril sorrise soddisfatta: “Sono una ragazzina viziata”
Non diede il tempo al Nano di rispondere perché impugnò l’ascia e diede l’elsa sulla testa di quest’ultimo che cadde a terra senza sensi.
Balin si avvicinò alla giovane e guardò lo spettacolo: “Stavamo per darti in mano ad un codardo”
La principessa sorrise: “Non è successo. Dammi una mano ad infilarlo nell’armadio, dovremmo fermarlo per un po’”
Balin rise nel sentire il piano della giovane, ma l’aiutò senza pensarci ulteriormente e, una volta fatto, abbracciò la giovane.
“Ora andiamo a vedere per quale motivo mio padre voleva sbarazzarsi di me così facilmente”
Sambril uscì di corsa dalla sua stanza e corse sulla balconata, quando vide lo spettacolo che l’attendeva sentì le sue viscere contorcersi: branchi di orchi stavano combattendo contro gli Elfi e quelli che sembravano Nani, ma non erano i suoi compagni.
“Piediferro”
La giovane si voltò verso Balin: “Dimmi che non è un pazzo come Pugniferro e non è qui per la mia mano”
Balin si lasciò sfuggire una risata: “No, è il cugino di tuo padre… dov’è lui?”
Sambril notò dei movimenti sotto di loro, il resto della compagnia era lì e, immediatamente, capì.
“Vai dagli altri, io torno subito”
Iniziò a correre verso la Sala del Trono, non riusciva a concepire il comportamento di suo padre e, se non fosse sceso lui in battaglia, sarebbe stata lei a convincere suo cugino a portare i loro compagni sul campo di battaglia. Entrò in essa e trovò suo padre seduto sul trono, questo sorrise divertito: “Dovresti essere partita”
Sambril si inchinò, avrebbe dovuto cercare di lavorarselo per bene: “Dovrei”
Thorin la guardò per un po’ poi gli fece cenno di avvicinarsi, la figlia lo fece e si fermò a pochi passi da lui: “C’è una guerra lì fuori”
“Non è affar mio”
La Nana annuì: “Vero, ma potrebbe esserlo se io mi trovassi nel bel mezzo di essa”
Il Re Sotto la Montagna squadrò la figlia: “Non accadrà, stai per andartene con il tuo futuro marito”
Fu in quell’istante che Sambril si avvicinò fino ad arrivare a pochi centimetri dal trono, si mise in ginocchio di fronte ad esso sotto lo sguardo di suo padre: “Non posso andare con lui, padre”
“Non…”
La Nana prese la mano del padre: “Lasciatemi spiegare, ha cercato di uccidere Balin ed è un codardo, volete davvero dare la vostra unica figlia in sposa ad un tale essere?”
“Cosa?”
Sambril vide delle emozione e dello sdegno passare sul volto di suo padre e si trattenne dal sorridere: stava funzionando.
“E’ la verità, l’ho rinchiuso nell’armadio per ora, ma non posso andare con lui. Come potrei passare da un padre con i tuoi valori ad un marito così codardo? Come potrei passare da un padre che è sempre sceso in battaglia per aiutare gli altri ad un marito che vuole affrontare un anziano disarmato?”
Thorin sbarrò gli occhi e Sambril sorrise accarezzando il volto di suo padre: “Io continuo a credere in te, Re Sotto la Montagna. So che c’è ancora il coraggio di prendere i tuoi uomini e di tornare vittoriosi, padre”
Sambril avvicinò il suo volto a quello del padre e, quando questo la strinse in un lungo abbraccio, sorrise di gioia. Thorin si alzò dal trono fissando gli occhi di sua figlia, quegli occhi così uguali ai suoi, prese la corona e la posò sul trono: “Nessun Re Sotto la Montagna, solo Thorin Scudodiquercia”
Il volto della giovane fu solcato da alcune lacrime di commozione, si fiondò tra le braccia di suo padre: “Siete tornato”
Thorin aveva gli occhi lucidi: “Mi dispiace, io non…”
Sambril lo costrinse a tacere, sapeva che voleva scusarsi per come la aveva trattata, ma a lei non importava, l’importante era riaverlo con lei: “Dobbiamo andare ad aiutare tuo cugino”
“Dain è qui?”
Sambril annuì e Thorin sorrise: “Non perderemo la nostra casa di nuovo, te lo prometto. Aiutami a liberarmi da questa armatura”
***
Sambril si fece avanti tra le macerie, suo padre era di fronte a lei e procedeva a passo svelto, improvvisamente sentì la voce di suo cugino: “Non mi nasconderò dietro un muro di pietre mentre altri combattono le nostre battaglie! Non è nel mio sangue, Thorin”
La giovane fece capolino da dietro l’imponente corpo di suo padre e , quando Kili la vide, sembrò rimanere incredulo, Thorin sorrise ai suoi compagni e Sambril andò a raggiungere Balin, questo le si avvicinò: “Ben fatto”
Il Nano le fece l’occhiolino poi tornò a guardare Thorin, quest’ultimo si erse sul gruppo: “Mi seguirete un’ultima volta in battaglia?”
Una semplice domanda che conteneva tutte le scuse, Fili si alzò e guardò gli altri membri della Compagnia: “Seguirò il mio Re fino alla morte”
***
Sambril guardò Bombur annunciare il loro arrivo suonando il corno, suo padre era d’avanti a lei, i suoi cugini ai suoi lati.
“Se non dovessi tornare…”
La Nana rise: “La finiamo di fare i tragici? Sappiamo entrambi che tornerai e governerai Erebor, pensa semplicemente a staccare teste di orchi”
Thorin scosse la testa mentre si unì alle risate dei tre piccoli Durin: “La governeremo insieme”
Kili alzò un sopracciglio: “Quindi non ti sposi più?”
Sambril sbuffò: “Kili, ti sembra il momento?”
I tre ricominciarono a ridere, ma furono interrotti dalla voce di Thorin: “Si sposerà, ma con chi deciderà lei”
Il Nano si voltò verso la figlia e sorrise, Sambril aveva le lacrime agli occhi, ma non le fece uscire, chinò il capo senza dire nulla. Qualche secondo dopo un’enorme campana buttò giù il muro di pietra, Sambril vide la luce entrare e suo padre irrigidirsi di fronte a lei, strinse le sue mani attorno le sue asce e respirò profondamente chiudendo gli occhi. Li aprì l’istante dopo e seguì la corsa di suo padre, questo iniziò ad urlare e Sambril sorrise: sarebbero tornati vincitori. Corse come mai aveva fatto e, quando vide la schiera di orchi di fronte a lei, sentì l’adrenalina crescerle in corpo. Le urla di Dain riempivano le sue orecchie: “Per il Re! Per il Re!”
“Du Bekâr!”
La voce di suo padre ruppe l’aria e Sambril scontrò la sua ascia con l’arma di un orco, alzò lo sguardo e notò il ghigno sul volto di questo, ghigno che morì subito dopo quando l’ascia di Sambril gli staccò di netto la testa.
La battaglia continuò per molto in quel modo, la Compagnia di Thorin Scudodiquercia stava dando il suo meglio, ma improvvisamente sentì qualcuno toccarle il braccio, si voltò di scatto e per poco non mozzò la testa di Fili: “Cretino! Avrei potuto ucciderti!”
Il principe rise: “Il Re vuole che i principi lo accompagnino nella sua missione”
Sambril sorrise ed annuì, ma per l’ennesima volta si guardava intorno: dov’era l’orco dagli occhi grigi?
“Sambril, andiamo!”
La giovane annuì e si avvicinò a Thorin, questo l’aiutò a salire su un caprone, Kili si lamentò per il mezzo di trasporto, ma Thorin lo ammutolì con un’occhiata fulminea: “Andiamo ad uccidere quel bastardo”

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Capitolo 23
*** 22° Capitolo ***


Salirono lungo le pendici della montagna sul dorso di alcune arieti, Kili e Fili rimasero interdetti da quella scelta, ma non proferirono parola: l’aria era piena di tensione.
“Sembra che non ci sia nessuno”
Sambril si guardò attorno, Dwalin aveva ragione, la fortezza era completamente abbandonata e non sembravano essere rimaste neanche le ombre dei movimenti che avevano attirato la loro attenzione poco prima. Thorin parlò con voce alta e forte: “Dobbiamo dividerci: Fili e Kili con me, Dwalin e Sambril verso Ovest”
La giovane sentì un vuoto nel petto, fu subito raggiunta da suo padre che comprendeva perfettamente i sentimenti della figlia, le stesse sensazioni stavano pendendo anche il suo cuore: “Dwalin si prenderà cura di te. Stai attenta, ok?”
Sambril si dovette concentrare per non far uscire le lacrime dai suoi occhi: “Voglio venire con te”
Il Re Sotto la Montagna sorrise dolcemente e accarezzò i capelli di sua figlia: “Non questa volta, Sambril. Mi servi ad Ovest con Dwalin, sei veloce e se ci fosse un problema potrei contare sulla tua prontezza.”
La Nana abbracciò il padre, quest’ultimo strinse le sue braccia attorno alla vita della figlia, Sambril fu scossa da un singhiozzo: “Ci rivedremo?”
Thorin sciolse la presa sulla Nana e la guardò dritta negli occhi: “Non dubitare di me, Sambril”
“Mai”
Il Re Sotto la Montagna posò un ultimo bacio sulla fronte della figlia prima di allontanarsi, Kili e Fili abbracciarono velocemente la cugina e raggiunsero lo zio. I tre iniziarono ad allontanarsi e Sambril li fissò per svariati minuti finchè Dwalin non le toccò una spalla: “Dobbiamo andare”
La principessa annuì prima di lanciare un ultimo sguardo alla sua famiglia, si voltò subito dopo e camminò vicino a Dwalin senza proferir parola.
“Resta dietro di me e non agire di impulso come al solito, capito?”
Sambril alzò un sopracciglio: “Scusa?”
Il Nano si voltò verso di lei: “Hai capito benissimo, Sam”
La Nana diminuì la distanza tra lei e il migliore amico di suo padre: “Non capisco cosa intendi, Dwalin, mi reputi una stupida?”
Il Nano scosse la testa e prese le mani della giovane: “No, certo che no, Sam. Ti reputo la migliore combattente e compagna che potessi chiedere”
“Allora perché mi dici questo?”
Dwalin sospirò affranto: “Ti dico questo perché tuo padre non voleva averti qua, voleva farti restare sul campo di battaglia dove, sicuramente, saresti stata più al sicuro. Il problema è che Dain, dimostrandosi il codardo e l’approfittatore che ho sempre creduto, non è voluto venire perciò ha dovuto portarti qui con noi. Non vuole farti trovare in situazioni di pericolo ed è per questo che non ti ha portato con lui, non perché non crede nelle tue capacità, ma per proteggerti perché sa che daresti la vita per lui. Vuole darti un futuro felice con o senza di lui perciò non provare a salvarmi la vita e se dovessi dirti di correre via tu lo farai, intesi?”
Sambril venne colpita in faccia da quella verità, si bloccò di colpo e fissò il Nano: “Devo andare da lui”
La giovane fece per voltarsi, ma Dwalin la prese per un braccio: “Non capisci che vuole salvarti?”
“Non capisci che non posso sopportare di perderlo senza fare nulla per salvarlo?”
Dwalin fece per rispondere, ma la voce di Bilbo fece fermare entrambi, Sambril si voltò frettolosamente verso lo Hobbit ed il suo cuore martellò in petto: “Bilbo!”
Il giovane Hobbit fu tentato di stringere la Nana a sé tanta era la gioia di vederla viva, ma ricordò la vitale importanza della sua notizia: “E’ una trappola, stanno attaccando da entrambi i lati”
Sambril strabuzzò gli occhi, ebbe la voglia di correre verso suo padre, ma Dwalin si portò, prontamente, di fronte a lei, la giovane alzò gli occhi al cielo affranta: “Ti prego, Dwalin. Fammi provare ad avvertirli”
Il Nano sbuffò sonoramente, era diviso in due: una parte gli diceva di lasciarla correre verso suo padre, ma l’altra ricordava la promessa fatta a Thorin. Fissò la giovane per svariati secondi, ma alcune urla degli orchi arrivarono alle sue orecchie, si voltò verso di esse: lo Hobbit aveva ragione, era una trappola per Thorin e lui non avrebbe permesso a nessuno di uccidere il suo migliore amico.
“Vai, io e Bilbo ti copriamo le spalle”
La giovane annuì grata, si voltò ed iniziò a correre velocemente verso la direzione in cui i suoi cari erano spariti. Il suo cuore martellava in petto, la paura scorreva nelle sue vene, improvvisamente sentì delle urla e sentì il sangue gelarsi. Si accucciò dietro una roccia e sporse di poco il volto, in quell’istante venne presa alle spalle, la Nana diede un colpo di testa all’indietro e sentì il suo assalitore gemere. Si voltò di scatto: “KILI!”
Il giovane Nano si massaggiò assiduamente il naso: “Cosa diamine ci fai tu qui?”
“E’ una trappola, Kili. Conoscevano le intenzioni di Thorin dall’inizio”
Il suo discorso venne interrotto da ulteriori grida, ma questa volta i due riconobbero una voce: “FILI!”
I due cugini corsero verso la grida e trovarono il biondo e Thorin a combattere contro una decina di orchi, si diressero verso di loro, ma venne bloccata da una lama. Alzò gli occhi e l’orco dagli occhi grigi si ergeva proprio su di lei. La giovane sentì un brivido scuoterle l’anima, fece un passo indietro mentre l’orco ghignò malevolmente. Iniziarono ad incrociare le loro lame, Sambril rimase sorpresa dall’immensa forza del suo sfidante, ma la cosa che più la irritava era la strana sensazione che l’orco sapesse preventivamente le sue mosse.
La sua spalla si ruppe sotto il peso dell’orco che, con tutto il suo corpo, si buttò sulla Nana. Un urlo disumano e intriso di dolore lasciò la sua bocca, le lacrime le appannarono la vista ed il freddo del suolo si instaurò nelle sue ossa.  Poteva vedere la sagoma dell’orco sopra di lei, sentì le grida preoccupate dei suoi parenti, cercò di guardarli per un’ultima volta poi chiuse gli occhi, pronta per la sua fine. Attese l’ultimo colpo, ma questo non arrivò: sentì le grida di Kili e Fili e riaprì gli occhi. I due stavano fronteggiando l’orco dagli occhi grigi, sorrise e si alzò con fatica facendo leva sul braccio destro, impugnò di nuovo l’ascia. Il sudore le imperlava il volto per il dolore.
Sambril non fece in tempo a raggiungerli che una spada infilzò l’orco da dietro lasciando stupiti anche Kili e Fili: Tauriel si chinò sul corpo dell’orco preso da spasmi.
“Elenwë”
Sambril chiuse gli occhi quando sentì quel nome, ora comprendeva tutto: comprendeva perché si sentiva strana alla presenza dell’Orco, comprendeva perché si sentiva legata a lei e perché sembrava che quest’ultima la conoscesse. Era sua madre.
Quando li riaprì di fronte a lei c’era un’Elfa al posto dell’Orco, Sambril si avvicinò istintivamente. Elenwë la vide e tentò di sorridere: “Merin sa… haryalye alasse!*”
L’Elfa chiuse gli occhi e Tauriel lasciò scorrere delle lacrime sulle sue guance, la rossa si alzò e si rivolse ai Nani: “State bene?”
Sambril sorrise nel vedere come Tauriel guardava Kili, ma questo le morì sul volto nell’istante in cui la loro attenzione venne attirata da due figure che lottavano senza pietà. I tre cugini ebbero lo stesso istinto di partire, ma Fili fermò Sambril: “Tu e Tauriel pensate a loro”
La giovane si voltò e vide arrivare altri Orchi, annuì e si preparò a lottare, nonostante il dolore alla spalla stesse aumentando sempre di più. Tauriel era una macchina senza bisogno di riposare e aiutò Sambril diverse volte, la Nana ne uccise uno e l’Elfa uccise tutti gli altri.
“Tutto ok, Sam?”
La Nana annuì e si voltò: i suoi parenti non erano più lì.
“Dove sono?”
Le urla le condussero da loro, urla disperate, urla di pianto. Sambril e Tauriel sentirono il loro respiro fermarsi in quell’istante: due corpi erano a terra, vicini e con le mani intrecciate.
“NO!”
La Nana corse verso di essi e si inginocchiò di fronte a loro: “No!”
Kili era bianco in volto, il suo petto non si muoveva, Fili continuava a cercare di respirare, ma gli costava fatica: “Thorin… Azog… ha bisogno… di aiuto…”
“Non affaticarti”
Fili sorrise amaramente: “Non permettere… a Dain… di… diventare re… dopo Thorin…”
Sambril scosse la testa: “Non pensare a questo, ok? Pensa a quando starai bene”
Il Principe portò, gemendo, una mano sulla guancia della cugina: “Promettimelo…”
La Nana baciò la mano del cugino ed annuì: “Prometto, ma finiscila sarai tu il Re dopo Thorin”
Fili sentì il petto andargli a fuoco: “Devo… raggiungere Kili… mi sta… aspettando… sarà spaventato… sai quanto… odia stare… senza di me…”
“Non posso perdervi”
“Vai… da… Thorin…”
Sambril venne scossa dai singhiozzi: “Fili…”
“Vai…”
Tauriel strinse la mano di Sambril: “Vai, ci penso io a loro”
La Nana posò un bacio sulle fronti dei due cugini poi corse verso il rumore delle spade, un unico pensiero in mente: salvare suo padre ed uccidere Azog.
 
 
 
 
*Spero che tu possa avere felicità!
 
Scusate il mega-ritardo, ma vi ripeto, la mia vita è un corri corri generale.
Perdonate anche la mia rivisitazione, ma per me Kili e Fili sono morti per proteggersi a vicenda ed aiutare Thorin, non nel modo "scialbo" in cui sono morti nel film.Spero vi piaccia e non odiatemi per questo capitolo, spero di aggiornare presto. Nel frattempo un augurio di Buona Pasqua a tutti voi e alle vostre famiglie.
_Lils_

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Capitolo 24
*** 23° Capitolo ***


Quando la Nana arrivò sul campo di battaglia, trovò suo padre e l’orco sul ghiaccio ad affrontarsi, ma due orchi erano poco più avanti come se dovessero evitare che qualcuno interrompesse quello scontro che per troppo tempo era rimasto aperto.
Alla vista di Sambril ghignarono malevolmente ed avanzarono verso di lei, la giovane tentò di farsi forza e di pensare a qualcosa di positivo per alleviare il dolore alla spalla, ma in quell’istante non aveva molti bei ricordi per la sua mente.
Stava per alzare l’ascia quando due frecce attraversarono la testa dei due da parte a parte, Sambril alzò lo sguardo e notò il principe degli Elfi, Legolas. Fece un cenno del capo in segno di ringraziamento, sembrava che non dovesse combattere in quella guerra. Un urlo la fece voltare, suo padre era disteso sul ghiaccio e l’orco pallido era sopra di lui, Sambril corse velocemente verso i due e, stringendo i denti e trattenendo il respiro, si buttò con tutto il suo corpo sull’orco che, a causa della botta, cadde a terra insieme alla giovane. Sambril respirò a fatica, il dolore alla spalla sembrava più forte di prima e anche solo pensare le causava maggior pena. Spostò lo sguardo e vide l’orco pallido pronto a rimettersi in piedi, chiuse gli occhi e si morse la lingua poi fece forza sul braccio buono e si rialzò, solo a quel punto notò la differenza di altezza tra lei e l’orco. Era il mostro più enorme che avesse mai visto.
“Stupida, stupida come tuo padre”
Sambril sorrise divertita: “E’ un vizio di famiglia”
“Perirai, Sambril figlia di Thorin”
La Nana preparò l’ascia: “Vedremo”
L’Orco si gettò subito addosso alla Nana e fece scontrare le loro lame, Sambril era, ovviamente, svantaggiata. Azog si mostrava più forte e potente di lei, non avrebbe potuto resistere a lungo. Un colpo dell’Orco la mandò a terra, la giovane sentì la risata gutturale del mostro: “Patetica”
In quell’istante un ricordo le tornò alla mente, spostò lo sguardo su suo padre, ancora disteso sul ghiaccio, e chiuse gli occhi per un istante.
***
“In piedi”
“Ma non è giusto, tu sei più forte di me!”
Il Nano si avvicinò alla figlioletta che era ancora a terra, si sedette vicino a lei e mise le mani tra le sue: “Credi che non ti capiterà mai di avere un avversario più grande o forte di te?”
La Nana ci pensò per un attimo: “Sì, ma…”
“E a quel punto che cosa farai?”
“Io…”
Sambril abbassò lo sguardo: “Mi dispiace, padre”
Thorin cedette quasi alle risate: “Non devi scusarti, ma devi comprendere che non bisogna mai farsi spaventare da un avversario più grande di te”
Il Nano si alzò ed aiutò la figlia a fare lo stesso: “Ma come posso batterlo, padre?”
“Con la testa”
La Nana alzò un sopracciglio e Thorin le fece l’occhiolino: “Più si è grossi e più si hanno difficoltà nei movimenti veloci, perciò il tuo avversario può essere anche due metri più alto di te, ma tu sarai più veloce e devi contare sul tuo punto forte”
Sambril annuì felice: “Voglio provarci”
Thorin annuì e si mise in posizione, Sambril fece lo stesso: suo padre attaccò immediatamente, la piccola corse verso di lui e scivolò sulle sue ginocchia passando sotto le gambe di Thorin, si voltò e puntò l’ascia sulla schiena del padre.
Thorin rise di gusto: “Hai compreso perfettamente”
Sambril si aggiunse alle risate del padre, il Nano mise una mano sulla spalla della figlia: “Per oggi abbiamo finito, vai a giocare con i tuoi cugini”
***
Sambril si rialzò con fatica, l’Orco pallido continuava a schernirla nella lingua nera: “Non ne hai abbastanza?”
La Nana scosse la testa sfrontatamente, Azog iniziò a correre verso di lei, Sambril fece lo stesso, ma, quando arrivò a qualche metro da lui, cambiò la direzione e voltò verso destra dove delle rocce la coprivano alla vista di quest’ultimo. Sentì l’Orco imprecare e seguirla: “Nascondendoti non risolverai nulla”
Sambril si mosse cautamente dietro alle rocce, tentando di non farsi vedere da Azog. L’Orco continuò a schernirla: “La paura fa parte del tuo DNA, non è colpa tua”
La Nana sorrise, ormai in cima ad una roccia dietro all’Orco che, preso dalle sue parole, non si era reso conto di come la sua rivale fosse arrivata lì: “La stupidità fa parte del tuo, ma non è colpa tua”
Azog si voltò verso Sambril, ma non riuscì neanche a pensare un’azione perché l’ascia della giovane gli si conficcò sul collo. Sambril vide il nemico traballare e cadere a terra, scese cauta dalla roccia per paura di trovarlo ancora pieno di forze, ma il fiume di sangue nero che usciva dal suo collo le diede la forza di andargli vicino. La Nana tolse l’ascia dal collo dell’Orco: “I Durin non si schiacciano, i Durin si rispettano”
La vita di Azog abbandonò i suoi occhi subito dopo, Sambril sentì il dolore pervaderle tutto il corpo e cadde quasi in ginocchio se non fosse stato per le braccia di chi la sorresse.
“L’hai ucciso”
“Dubitavi forse?”
Lo Hobbit rise nel sentire il sarcasmo nella voce della Nana, ma improvvisamente questa si fece rigida: “Mio padre!”
La Nana corse e fu seguita dallo Hobbit, quando arrivarono sul posto, Bilbo dovette trattenere il fiato. Thorin era completamente bianco, Sambril si sedette vicino a lui: “Azo..g”
“Shhh, non devi preoccupartene. E’ morto”
Il Nano sospirò per il sollievo: “Sapevo…che eri…speciale”
“Taci, brontolone. Ora andiamo a casa e ti preparo un bicchiere di vino, magari rinsavisci”
Sambril cercò di ridere tra le lacrime e Thorin portò una mano sul volto della figlia cercando di asciugargliele: “Quanto…sei…bella”
“Padre”
“Bilbo…”
Lo Hobbit, fino in quel momento rimasto in disparte, si avvicinò al Nano: “Dimmi, Thorin”
“Dovrai… fare la cosa… più giusta… per mia figlia… fallo per … me… amico mio”
Bilbo non riuscì a trattenere le lacrime: “Mi aiuterai tu, Thorin”
Il Nano sorrise e Sambril riprese la parola: “Non mi lasciare, non posso farcela senza di te”
Thorin respirò a fatica: “Erebor… ha un degno… sovrano… ora...non ti…lascerò…Sambril Rayad Thorin*”
La giovane pianse tutte le sue lacrime: “Ti voglio bene”
Il Nano non riuscì a rispondere, i suoi occhi divennero vitrei e senza vita. Sambril non riuscì a contenersi ed iniziò ad urlare per il dolore, il dolore di un cuore lacerato. Si accasciò sul corpo oramai senza vita del padre, Bilbo non ebbe la forza di staccarla, anche lui con gli occhi bagnati dalle lacrime.
“Padre! Padre! Ti prego! Ho bisogno di te!”
Le urla della giovane attirarono Thranduil e Tauriel, quest’ultima era sotto le braccia protettive del re degli Elfi, anche Dwalin accorse e a quella vista sentì il cuore perdere un battito. Bilbo si avvicinò al gruppo, Dwalin posò una mano sulla spalla dello Hobbit: “E’ stato Azog?”
Lo Hobbit annuì: “Sambril lo ha ucciso”
Tauriel guardò la giovane Nana e sentì il suo stesso respiro incrinarsi: “La porto ad Erebor”
Dwalin guardò per un secondo i due Elfi poi annuì: “Avremo bisogno di aiuto per portare lui ed i principi a casa”
Thranduil annuì: “I miei vi aiuteranno”
Il Nano si dovette concentrare per sputare fuori un grazie, Tauriel si avvicinò a Sambril, quest’ultima continuava a gridare per il dolore: “Dobbiamo andare”
“NON LO LASCIO!”
L’Elfa chiuse gli occhi affranta: “Ti prego, Sambril…”
Ma la Nana non dava segno di cedimento, il re degli Elfi si avvicinò alla giovane e le posò una mano sulla spalla: “Ti prometto che verrà portato a casa e avrà una sepoltura degna della sua forza, ma la tua spalla ha bisogno di cure e lui vorrebbe che tu stessi bene”
La Nana si voltò con uno sguardo pieno d’ira: “E tu cosa ne sai?”
Thranduil socchiuse gli occhi: “Sono un padre anche io”
Sambril posò un bacio sulla fronte di suo padre e si alzò con calma, ma le forze le mancavano, Thranduil la prese prontamente tra le sue braccia e la sollevò da terra: “Non porterò fortuna al tuo popolo, se è questo che vuoi”
Thranduil scosse la testa: “Sto facendo un favore ad una mia pari, da re a regina”
A quelle parole la giovane ricominciò il suo pianto sconsolato, l’Elfo la portò fino alle porte di Erebor, aveva appena lasciato che suo figlio cominciasse un nuovo capitolo lontano da lui, non gli avrebbe più insegnato come governare un regno, ma avrebbe potuto farlo con lei.
Dain si mise sulla porta, Sambril se ne accorse e chiese all’Elfo di farla scendere, questo con titubanza fece ciò che gli aveva chiesto. La Nana si portò al cospetto del Nano, questo sorrise sornione: “Dov’è tuo padre?”
Sambril gli rifilò un’occhiata fulminea: “E’ morto, se è questo che vuoi sapere”
Dain rimase sorpreso dalla notizia: “Ed i tuoi cugini?”
La giovane ebbe la voglia di prenderlo a pugni: “Non ti preoccupare, Dain. C’è ancora un Durin pronto a prendere il trono”
Sambril entrò nella montagna e fece segno ai due Elfi, rimasti sbalorditi da come quella creaturina che non aveva fatto altro che piangere si era trasformata in una sovrana con i fiocchi.
“E chi sarebbe?”
La Nana si voltò e sorrise sorniona: “Io”
Il Nano rimase sconvolto mentre Sambril si avvicinò a Balin ed Oin che subito la condussero in infermeria. Thranduil e Tauriel la seguirono, presto anche Gandalf le fu accanto, la giovane si fece cullare dalle braccia dello Stregone: “Ora dormi, Sambril. Il sonno ti porterà conforto”
 
 
*Sambril erede di Thorin
 
Ed eccoci qui, la fine è davvero vicinissima. Mi manca il respiro solo a pensarci, è stata davvero una lunga e bellissima avventura per me, ma i ringraziamenti tutti alla fine. Thranduil è un tantinininino ahah OOC però volevo dare un lato buono a quel burbero ahah
Al prossimo capitolo, guys.
_Lils_

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Capitolo 25
*** Epilogo ***


Bilbo osservò la Sala del Trono: era cola di persone, festoni cadevano dalle pareti, le torri splendevano e sembrava che il drago non fosse mai stato in quelle sale. Lo Hobbit non poteva credere che quello era lo stesso luogo in cui due settimane prima si erano svolte le commemorazioni funebri dei tre discendenti di Durin. Le ricordava con un nodo allo stomaco, aveva visto Dis arrivare alle porte di Erebor con un sorriso splendente, lo stesso sorriso che morì dopo aver abbracciato Dwalin, aveva visto la smorfia di dolore di quest’ultimo quando aveva dovuto confessargli gli eventi accaduti. Per non parlare della disperazione di Sambril, la sua vulnerabilità, dai suoi occhi continuavano ad uscire lacrime come fiumi dalle fonti, incrementate dalle urla straziate della zia sulle tombe dei due figli.  La giovane si era avvicinata ai corpi dei cugini e aveva posato dei dolci baci sulle loro mani, non avrebbe mai dimenticato gli anni passati al loro fianco poi lo Hobbit l’aveva vista avvicinarsi al corpo di suo padre, Dwalin continuava a seguirla ovunque, aveva preso alla lettera la promessa fatta a Thorin. Thranduil seguiva i movimenti della Nana da lontano. Sambril si era sporta in avanti, il giusto per poter accarezzare il volto del padre un’ultima volta, non singhiozzò e mantenne un comportamento regale, nonostante le lacrime, voleva far notare che aveva imparato gli insegnamenti di Thorin e che li avrebbe portati con sé per tutta la vita.
Ora quella stessa Sala, e tutto il popolo, era pronta ad incoronare il nuovo Re, Bilbo non credeva fosse giusto nel confronto dei caduti, ma sapeva anche che i Nani avevano bisogno di un capo, come si era ripetuto più volte nelle svariate riunioni a cui aveva assistito nei giorni precedenti con Sambril e Dain, bisognava capire “solo” chi lo sarebbe stato.
***
L’atmosfera nella stanza del Consiglio era più tesa che mai, da un lato del tavolo sedeva Dain con i suoi tre consiglieri, dall’altro Sambril, ancora scossa per le perdite dei giorni precedenti, era affiancata da Dwalin, Balin, Bilbo e Dis.
“Erebor ha bisogno di un Re dato che Thorin si è fatto uccidere!”
Dwalin digrignò i denti e strinse i pugni: “Cerca di avere rispetto per i morti, Dain. Se tu fossi venuto quando sei stato chiamato, le cose ora sarebbero diverse!”
Questo sorrise annoiato, alzò gli occhi al cielo: “Chiedo venia, ma dobbiamo trovare una soluzione.”
Era da ore che continuavano così, Dain faceva affermazioni poco rispettose e Dwalin doveva farsi forza per non picchiarlo. Sambril non aveva aperto bocca, aveva continuato a fissare il tavolo sotto lo sguardo preoccupato di Balin.
“Cosa suggerite, mio Re?”
Uno dei consiglieri di Dain si decise a parlare, tutti notarono il luccichio negli occhi del Nano: “Potrei essere io il nuove Re Sotto la Montagna, non sarebbe un peso per me ed il popolo già mi conosce per la mia fama”
“Tu non sei un discendente di Thorin!”
Dwalin si alzò in piedi, la sfrontatezza del sovrano dei Colli Ferrosi lo stava facendo impazzire, come poteva parlare così di fronte alla sorella di Thorin? Come poteva parlare in quel modo di fronte alla figlia di Thorin?
Il Nano sentì una mano posarsi sul suo bracci, abbassò lo sguardo e notò che Sambril lo stava guardando con un amaro sorriso: “Calmati, Dwalin”
Il suo protettore la guardò attentamente, era incredibile quanto i suoi occhi fossero uguali a quelli di Thorin: stessa determinazione, stessa forza. Si sedette nuovamente e continuò a trucidare con lo sguardo Dain, questo ghignò: “Hai ragione, ma si dia il caso che Thorin abbia una sola erede e che questa, purtroppo, sia una femmina e non possiamo mettere il Regno nelle mani di una Nana. Per di più mi è giunta voce che sia per metà Elfa e questo è un altro punto a suo sfavore.”
I tre consiglieri di Dain iniziarono a ridere mentre Balin dovette lottare per far in modo che suo frantello non strangolasse a mani nude il Re dei Colli Ferrosi, erano tutti impegnati nel guardare Dwalin infuriarsi che nessuno si accorse di uno Hobbit che si avvicinò a Dain: “La giovane Nana che state insultando ha portato i suoi soldati alla vittoria, ha uccido Azog il Profanatore e, nonostante le perdite, oggi è qui a sentire la sua lingua lunga. Io non sono sicuro che sia da scartare a priori”
Sambril , che fino a quel momento era bloccata dal pensiero di suo padre e di quanto lui meritasse il trono, alzò lo sguardo sullo Hobbit, Dain lo derise subito dopo: “Si dia il caso, Signor Baggins, che le Nane non possano prendere in mano il Regno. E’ tradizione!”
“Questo non è scritto da nessuna parte!”
Balin prese la parole e avrebbe continuato, ma in quel momento la giovane Nana si alzò, sbattè il pugno sul tavolo facendolo tremare. Dwalin rimase esterrefatto da quanto, in quell’istante, sembrasse la personificazione femminile di Thorin, Dis per un momento credette di rivederlo di nuovo al suo fianco, ma non era così: era sua nipote con una fiamma negli occhi.
“Re Dain, voi avete ragione: sono per metà Elfa e sono una femmina. Il trono non è adatto a me…”
La giovane si fermò sotto lo sguardo sbalordito di tutti e quello vincente di Dain, ma riprese subito dopo: “Ma non lo è neanche a voi! Avete detto che la missione per riconquistare Erebor non era affar vostro, solo quando avete capito di aver in mano la vostra salvezza e la possibilità di ricavare qualcosa dal tesoro siete venuto! Avete lasciato che mio padre affrontasse da solo Azog, anche in questo caso non era affar vostro! Abbiate il coraggio di mantenere le vostre posizioni e di essere coerente! Thror è morto per questo Regno, Train è morto per questo Regno, mio padre è morto per riconquistare questo Regno ed io non permetterò a voi di sedere su quel trono per oltraggiare la loro memoria! Non finchè sarà in mio potere!”
Dain guardò furibondo la giovane: come poteva una femmina trattarlo in quel modo? Come poteva minacciarlo?
Balin, orgoglioso del discorso della giovane, si intromise nel discorso e posò una mano sulla fasciatura che teneva ferma la spalla rotta della giovane: “Calmatevi tutti. E’ chiaro che non arriveremo a nessuna conclusione in questo modo, la nostra ultima spiaggia è riposta nel popolo: saranno i sudditi a scegliere il sovrano.”
Dwalin fece per intervenire, ma Balin lo rimproverò con lo sguardo e non ebbe il coraggio di parlare, l’anziano continuò il suo discorso: “Popolo dei Colli Ferrosi, chi nominate come candidato al trono?”
I consiglieri di Dain sorrisero sornioni: “Ovviamente Dain”
Sambril sentì crescere la rabbia in lei, continuava a grattare il tavolo con le unghie, sentiva il dolore alle dita, ma doveva tenere le mani occupate, altrimenti avrebbe infilzato la sua ascia nel cuore di Dain senza pensarci troppo. Non si rese conto che i suoi quattro compagni si erano riuniti e stavano parlando, si ridestò solo quando sentì il suo nome: “Sambril”
La Nana si voltò verso Balin: “Noi candidiamo Sambril al trono”
Dain grugnì irritato: “E’ una femmina!”
“Questo non deve preoccuparti, sbaglio? E’ un punto a tuo favore”
Dwalin ghignò nel vedere il Nano uscire furibondo dalla stanza, si avvicinò alla sua protetta: “Sei la persona giusta, piccola”
Sambril alzò lo sguardo verso il Nano, la zia la strinse in un abbraccio e la Nana si beò di quel contatto: “Per Thorin”
“Per Thorin!”
Dis guardò la nipote: “Hai le stesse probabilità di Dain di vincere, speriamo che i Valar siano con te”
Sambril annuì e portò uno sguardo verso l’alto, chiuse gli occhi e sperò che suo padre e i suoi cugini fossero con lei.
***
Alla fine il popolo dei Nani aveva deciso: non importava il pensiero dello Hobbit, avevano scelto e lui non poteva proferir parola. Bilbo si portò vicino a Bofur, questo sorrise teso, era comunque un grande giorno per il popolo eGandalf era vicino al trono pronto ad incoronare il nuovo Re. Le trombe suonarono e lo Hobbit fu raggiunto da Dwalin e Balin, questi sembravano tesi ed irrequieti, Bilbo intravide lo sguardo di Thranduil ed anche quest’ultimo era in balia della tensione, nonostante la nascondesse meglio degli altri, teneva sottobraccio Tauriel che si mordeva le labbra convulsamente. Nessuno sapeva il giudizio e tutti erano in fermento. Le porte della Sala si aprirono, Bilbo trattenne il respiro sperando di vedere entrare Sambril, ma non fu lei a varcare la soglia. Dain entrò nella Sala, la Compagnia di Thorin Scudodiquercia gli rifilò occhiatacce, Dwalin strinse i pugni e anche Bilbo dovette farlo. Il Nano raggiunse il trono e si voltò verso il popolo, lo Hobbit stava per allontanarsi dalla Sala per cercare Sambril quando questo iniziò a parlare: “Popolo di Erebor…”
Bilbo riconobbe un tono irritato, non era felice, ma perché?
Gandalf si avvicinò al Nano e quest’ultimo riprese la parola, incitato dallo Stregone: “Tutti in piedi per accogliere… il nuovo sovrano di Erebor”
Dain pronunciò quelle parole con rabbia, ma Gandalf lo mandò subito a sedersi in prima fila. Il cuore di Bilbo fece le capriole e Dis iniziò a piangere per la gioia tra le braccia di Dwalin. Tutti si alzarono come era stato detto loto, le arpe iniziarono a suonare e sulla porta apparve una figura, Dis trattenne un singhiozzo nel vederla: i capelli erano raccolti lasciando due ciocche ribelle ai lati, un vestito azzurro la fasciava rendendola quasi angelica, la giovane sospirò ed iniziò ad avanzare lungo la navata centrale. Cercava di continuare a mantenere la calma, ma le risultava difficile con tutti quegli occhi puntati su di lei, sicuramente Fili se la sarebbe cavata meglio o, forse, Kili gli avrebbe fatto fare una figuraccia. Sambril sorrise divertita a quel pensiero, alzò gli occhi verso l’alto e sussurrò poche parole: “Non lasciatemi sola, ho bisogno di voi”
Di tutta risposta una folata di vento la fece rabbrividire, sorrise nuovamente. Passò vicino ai suoi sudditi, inclinando la testa in segno di riconoscimento e regalando sorrisi. Notò le figure più alte e sorrise nuovamente, Thranduil era impassibile, Tauriel aveva ceduto alle lacrime ed Erlond, arrivato lì per sostenerla, sorrideva felice, era una di loro, dopotutto. Si avvicinò ai suoi compagnia di viagio e sorrise, allungò la mano per toccare quella di Balin, questo la strinse forte prima di lasciarla andare verso il trono. Incontrò gli occhi del piccolo Hobbit, erano lucidi proprio come molti altri, spostò lo sguardo sullo Stregone, questo le sorrise e la incitò a salire le scale, si portò di fronte a lui e si inginocchio: “Dopo la venuto di Smaug, Erebor è pronta a risplendere nuovamente. I giorni della paura sono finiti, i giorni dello splendore sono arrivati”
Detto questo posò la corona sul capo di Sambril, le porse la mano e la fece voltare: “Sambril, figlia di Thorin, prima Regina Sotto la Montagna, signora di Erebor”
Un coro si urla partirono dal popolo, Sambril aveva vinto con netto vantaggio: il popolo sapeva che la giovane aveva ucciso Azog e, grazie all’aiuto di alcuni Elfi, era venuto a sapere della codardia di Dain. Sambril fece un respiro profondo: “So benissimo quanto questa terra significhi per molti di voi, mio padre ha perso la vita per riprendersela. Conosco la vostra dedizione nei suoi confronti ed il vostro rispetto per lui e, di questo, ve ne sono grata. Sono cresciuta con voi, sotto i vostri occhi ed oggi, amici miei, sono pronta a guidarvi, ma avrò bisogno del vostro aiuto. Sono una giovane Nana e sarò pronta ad ascoltare ogni singolo consiglio, ricostruiremo Erebor con la forza del nostro popolo. Vi prometto che Erebor tornerà a splendere e che darò la vita per difenderla e difendervi. Rendiamo Thorin Scudodiquercia fiero del suo popolo”
Alla fine del suo discorso ulteriori urla partirono dal popolo, Sambril guardò gli sguardi fieri dei suoi amici e sorrise. Non avrebbe permesso a nessuno di portarle via la terra di suo padre.
***
“Dunque la regina metterà da parte i vecchi dissapori?”
Sambril sorrise in direzione di Thranduil: “Avete riconsegnato l’Arkengemma, i dissapori si sono conclusi in quell’istante”
I due Re degli Elfi annuirono e Sambril spostò lo sguardo verso l’uomo che sedeva di fronte a lei: “L’oro nella Montagna vi appartiene, Bard. Appartiene a te e al tuo popolo, la mia gente sarà felice di aiutarvi a ricostruire Esgaroth, ti offro il mio aiuto: da Regina a Re”
L’uomo sorrise felice e abbassò la testa in segno di rispetto: “Ti ringrazio, Sambril”
Elrond annuì soddisfatto: “La potenza dei vostri tre Regni porterà quest’area al suo antico splendore: la grazia degli Elfi, la forza dei Nani ed il coraggio degli Uomini”
I quattro sovrani continuarono a parlare di come sistemare le antiche dispute, quando vennero interrotti da urla provenienti dalla Grande Sala dove i corpi di Thorin, Fili e Kili erano sepolti. Sambril corse velocemente verso le voci e trovò Dain ad urlare contro Dis, la giovane sentì il sangue ribollire nelle vene e si contrappose al Sovrano dei Colli Ferrosi. Il vociare, che poco prima regnava sovrano, smise immediatamente.
“Questo Regno non è luogo di liti, Dain Piediferro”
“Non è il tuo Regno, sporca bastarda!”
Sambril sorrise cautamente, si voltò e controllò lo stato emotivo della zia, la prese  sottobraccio e guardò Dwalin: “Primo consigliere, voglio questo traditore fuori dalla vita della mia gente”
Il Nano sorrise e ordinò alle guardia di scortare Dain ed i suoi fuori, il Sovrano iniziò ad inveire contro Sambril: “Te ne pentirai! Tornerò a prendermela!”
Bard fece un passo in avanti: “Dovrei vedertela con gli uomini di Esgaroth”
“E gli Elfi di Bosco Atro”
Sambril si voltò e sorrise divertita nel vedere il volto stizzito di Thranduil dopo le parole pronunciate da Tauriel, era cambiato e voleva instaurare un rapporto di pace con Erebor, ma non fino a quel punto.
All’uscita di Dain, le urla del popolo acclamarono la giovane Regina, Sambril sorrise nuovamente divertita verso la sua gente e si ritirò nelle sue stanze. LA giovane si stese sul letto e sospirò profondamente, una voce la fece ridestare felice: “La Regina ne ha abbastanza?”
La Nana alzò lo sguardo: “Sappiamo entrambi che non era ciò che desideravo, ma il Regno non poteva finire nelle mani di Dain”
Lo Hobbit si sedette vicino a lei e le posò un dolce bacio sulle labbra: “Con tutto il rispetto per Thorin e Fili, ma sono certo che tu sia perfetta per questo ruolo”
Sambril sorrise ed iniziò a camminare avanti e indietro: “Sarà più difficile dei piani che ci eravamo prefissi però governeremo Erebor insieme, mi aiuterai ad essere giusta con il tuo dolce cuore e quando ci sposeremo sarai Re, insieme daremo a questa Terra un’epoca d’oro e prosperità”
La Nana si voltò e, solo allora, si rese conto dello strano sguardo dello Hobbit, Sambril lo riconobbe all’istante e sentì un stretta al cuore: “Tu non vuoi farlo…”
Bilbo chiuse gli occhi colpevole: “Io…”
La Nana crollò sulle ginocchia, come se tutto il dolore di quei giorni le fosse caduto improvvisamente addosso. Lo Hobbit le arrivò ai piedi e la strinse a sé: “Non rendere tutto più difficile”
La giovane continuava a singhiozzare, Bilbo dovette stringere i denti per continuare: “Non ho mai dubitato del nostro amore, non ho mai dubitato del nostro futuro, ma non posso restare. Ricordi? Ho fatto una promessa, ho promesso a tuo padre che avrei fatto la cosa migliore per te”
Sambril scosse la testa: “La miglior cosa è averti vicino”
Lo Hobbit cedette alle lacrime che, con una calma quasi innaturale, iniziarono a solcare le sue guance: “Avermi vicino ti distrarrebbe dal tuo compito, mi vedresti infelice senza la luce e le colline della mia Contea e faresti di tutto per donarmi la piena felicità, rinunceresti perfino al trono. Erebor ha bisogno di te e tu hai bisogno di Erebor”
La Nana sospirò affranta: Bilbo aveva ragione. Lo Hobbit accarezzò dolcemente il viso della giovane, Sambril lo guardò negli occhi ancora bagnati dalle lacrime: “Non amerò mai nessun altro”
Bilbo baciò la Nana: “Mai potrei amare altra creatura, mai potrò dimenticare i tuoi occhi, le tue labbra ed il tuo cuore, Sambril Scudodiquercia”
Lo Hobbit fece alzare in piedi Sambril, questa ne rimase sorpresa quando lo vide prendere un bicchiere e versarci del vino: “Cosa stai facendo?”
“Quando ero piccolo i miei genitori mi raccontarono che i primi Hobbit si sposavano bevendo da una coppa”
La Nana venne presa dall’emozione: “Tu…”
“Voglio sposarti, Sambril”
La giovane abbracciò lo Hobbit e questo la guidò nei minimi movimenti, prese le sue mani e le portò sul bicchiere, lo stesso fece lui.
“Ed ora?”
Bilbo rise: “Dobbiamo bere”
Stavano per farlo quando la Nana si bloccò: “Sarà per sempre?”
“Per sempre”
I due sorrisero e bevvero dalla coppa, Sambril si sentì invasa da una sensazione di piacere e completezza: “Siamo sposati”
Bilbo sorrise divertito: “Diciamo che i nostri cuori lo sono”
Sambril si buttò tra le braccia dello Hobbit, i due iniziarono a scambiarsi dolci effusioni che divennero sempre più passionali. Bilbo si ritrovò, ben presto, sdraiato sopra al corpo nudo della Nana, lo osservò e assaporò quel momento per  diverso tempo, sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta. La fece sua e divennero un’unica cosa, amandosi come mai avevano fatto. Sambril pianse, pianse nel pensare che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe potuto sentire Bilbo dentro di sé, pianse nel pensare a quanto era bello fare l’amore con suo marito. Si stesero entrambi esausti sul letto e lo Hobbit abbracciò la giovane: “Verrò a trovarti spesso, lo giuro”
“Aspetterò quei giorni, come si aspetta il primo raggio di solo primaverile in una bufera invernale”
Bilbo riprese a baciarla, non avrebbe mai voluto lasciarla andare, ma doveva farlo per il suo bene. Il suo cuore, però, sarebbe sempre appartenuto a sua moglie, sempre.
Si amarono più volte quel giorno, si sussurrarono i loro sentimenti ed urlarono il loro piacere, per un’ultima volta.
La mattina seguente Sambril si svegliò sola nel letto, spalancò gli occhi e si sbrigò a vestirsi, sapeva benissimo cosa aveva in mente lo Hobbit. Corse a perdifiato verso le porte di Erebor e lì lo trovò insieme allo Stregone.
“Dove credevi di andare?”
La Nana si avvicinò allo Hobbit, questo aveva i bagagli pronti e si stava avvicinando a Gandalf, si voltò colpevole: “Io…”
Sambril annuì: “Lo so”
Bilbo si avvicinò e strinse a sé la sua amata: “Ti amo, moglie mia”
La Nana rise amaramente: “Ti amo, marito mio”
Sambril baciò lo Hobbit con le lacrime agli occhi, Bilbo la strinse a sé e le sussurrò ad un orecchio: “Tornerò appena mi sarà possibile”
La Nana annuì poi lo Hobbit si allontanò e raggiunse lo Stregone, Sambril corse ed arrivò all’apertura della sua stanza, qui osservò lo Hobbit allontanarsi finchè non diventò un piccolo puntino: “Ti amo, Bilbo Baggins”
Dwalin entrò nella stanza e guardò la Nana, questa si asciugò le lacrime: “Passo dopo?”
Sambril scosse la testa e si avvicinò al Nano: “Thranduil ed Elrond ti mandano i loro saluti, sono dovuti tornare nei loro Regni, ma c’è qualcuno che vorrebbe chiederti esilio”
La Nana alzò un sopracciglio e sorrise quando vide Tauriel entrare insieme a Dis e Balin, Sambril si avvicinò all’Elfa dai rossi capelli, le prese la mano: “Senza di te non sarei qui oggi e mio cugino non avrebbe mai potuto provare l’amore. Sei la benvenuta, Tauriel”
L’Elfa sorrise e Sambril fu abbracciata da sua zia: “Allora? I festeggiamenti aspettano la Regina”
Sambril rise di gusto: “Non facciamoli aspettare oltre”
***
 
Erebor riacquistò il suo antico splendore, Sambril mantenne tutte le sue promesse e riportò quella terra ad una pace e prosperità mai viste prima. Grazie alla doppia origine della Sovrana, il popolo iniziò a comprendere quanto fosse importante interagire con gli altri popoli. Dis e Dwalin trovarono conforto l’uno nell’altra ed i loro poveri cuori tornarono ad amare, Balin decise di incamminarsi verso Moria, voleva provare a riportare quella terra alla vita, ed era partito con la benedizione di Sambril, Dori, Nori ed Ori lo seguirono. Gli altri membri della Compagnia continuarono a vivere con le loro famiglie e, ben presto, Sambril ebbe molti piccoli Nani in giro per Erebor. Tauriel rimase sempre al fianco della giovane, aiutandola e sostenendola in qualunque scelta. Gandalf tornava spesso a far visita alla Nana, gli raccontava delle sue avventure e, soprattutto, di come stava un certo Hobbit di nome Bilbo Baggins che non aveva potuto mantenere la sua promessa dato l’affidamento di suo nipote. I due continuarono a scriversi lettere e Sambril rimaneva sveglia a guardare la luna una volta alla settimana, quella stessa luna brillava ed illuminava la Contea. Quando Sambril venne avvertita del problema dell’Unico Anello, mandò Gimli, figlio di Gloin e il guerriero più valoroso di Erebor, alla riunione indetta da Elrond. Il Nano fu molto valoroso e tornò a casa vittorioso insieme a Legolas, ma non erano soli: delle piccole creature più basse dei Nani li accompagnavano. Gimli presentò i quattro amici e la Regina tremò nel sentire il cognome di uno di essi: Baggins.
“Le porte di Erebor sono aperte ai salvatori della Terra di Mezzo”
“Non siamo soli”
Lo sguardo di Sambril si spostò su quello Hobbit che tanto le ricordava il suo amore, questo si spostò rivelando una figura dai capelli bianchi, la Nana dovette trattenere le lacrime: “Bilbo Baggins”
Lo Hobbit annuì felice: “Visto Frodo? Te lo avevo detto che ero sposato con una Regina”
Tutti iniziarono a ridere mentre lasciarono la stanza, solo Bilbo e Sambril rimasero in essa. La Nana lo abbracciò di istinto: “Che bei riccioli bianchi”
“Non sei cambiata”
I due iniziarono a ridere, lo Hobbit la guardò innamorato come il primo giorno: “Ho mantenuto la mia promessa”




Ed eccoci alla fine, vorrei davvero ringraziare tutti voi che siete stati in silenzio, ma soprattutto coloro che hanno commentato e preso a cuore questa storia recensendo tutti i capitoli. Grazie mille.
L'avventura di Sambril è finita e credetemi fino all'ultimo volevo dare un lieto fine ai nostri amanti, ma l'idea iniziale alla fine ha prevalso su tutte. Questa storia mi lascia un grande vuoto all'interno, fa parte dei miei pensieri da tempo e sto pubblicando il finale proprio pochi giorni prima all'inizio di un nuovo capitolo della mia vita perciò devo molto alla giovane Sambril.Spero siate soddisfatti e che dire? Mi impegnerò sulla storia del cast da ora in poi, spero di incontrarvi nei prossimi mondi che deciderò di stravolgere con la mia scrittura pazza.
Un bacio
_Lils_

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