Just you and me.

di LadySJones
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IT'S YOU ***
Capitolo 2: *** LISTEN TO YOUR HEART ***
Capitolo 3: *** NEVER KNEW I COULD FEEL LIKE THIS ***
Capitolo 4: *** WRAP PARTY ***
Capitolo 5: *** GOODBYE ***



Capitolo 1
*** IT'S YOU ***


IT'S YOU.






 
[Vancouver, 22 Marzo 2015.]

 
*COLIN
 
 
Si lasciò sprofondare sul divano, afferrò il telecomando e accese la tv.

Aveva anche annunciato il live tweeting per quella sera, e dopo il puntuale “Here we go West Coast” si preparò a guardare quello che sarebbe stato il suo primo episodio centrico di stagione, il 4x15.

Rivedersi nei panni del pirata di un tempo, del Killian Jones scaltro e vendicativo gli fece senza dubbio un certo effetto.

E tweet dopo tweet, molti dei quali scambiati con alcuni colleghi tra cui Joanna e Chris, ecco giungere alla scena nel finale tra Emma e Hook.

“Wait, if you’re afraid of losing your happy ending that means you found it…

 
...What is it?”

A quelle parole, e per tutto il momento intenso che ne seguì, poggiò d’istinto il cellulare sulla gamba ma senza distogliere un secondo lo sguardo dal televisore, concentrato e attentissimo, come se ciò che stesse guardando fosse un totale sorpresa.

Inviò un altro tweet, si alzò dal divano, aprì il frigorifero e mandò giù quasi mezza bottiglia d’acqua ghiacciata tutta d’un sorso, dopodichè tornò a sedersi dando una rapida occhiata agli innumerevoli messaggi ricevuti come replica al suo tweet su Emma.

Persino Victoria Smurfit si era complimentata con con lui e Jennifer.  

“Thanks for watching everyone!! I hope you liked the ep!” scrisse, infine, prima di spegnere la tv.

Ricevette anche una telefonata da parte di Sean, che ne approfittò per dargli un rapido saluto e fargli anche lui i complimenti.

Poi si avviò in bagno per docciarsi.




 
 
*JENNIFER

 
“Don’t you know, Emma? It’s you.”

Gli occhi di Emma si rimpirono di lacrime e così allo stesso modo accadde a Jen.

Lesse anche il tweet di lui che “la menzionava”, poi strinse forte il cuscino in cui vi lasciò sprofondare il viso.

Ava le si avvicinò, e per un attimo, Jen alzò il capo accarezzandola e sorridendo timidamente, per poi ripiombare nei suoi pensieri.

Dopo qualche minuto prese in braccio la sua cagnolina e se la strinse quasi come a voler replicare il riflesso che ebbe sul cuscino pochi istanti prima. Si mise a fissare un punto a caso nella stanza; uno sguardo perso nel vuoto il suo, ma ancora condito di lacrime.

Si era ripromessa che non avrebbe visto quella scena in tv, non voleva vederla, le faceva troppo male.

Ma allo stesso tempo era quello l’unico modo che aveva per sentirlo vicino in quelle domeniche tanto tranquille quanto monotone e solitarie.

Ricordava perfettamente come il cuore le battesse all’impazzata nell’esatto momento in cui lui pronunciò quella battuta, con la voce rotta e fissandola con quegli occhi tristi, rossi e lucidi.

“It’s you.”

Emma era il lieto fine di Killian, lo era per davvero.

E Jennifer? Cos’era Jennifer per Colin? Quel dannato irlandese che si era silenziosamente insidiato nella sua vita, sconvolgendogliela però nella maniera più intensa e rumorosa possibile.





 
*COLIN
 
 
Si indirizzò il getto d’acqua potente sul viso, quasi come a farsi schiaffeggiare, intontire, soffocare... come a cercare di mandar via quei pensieri che continuavano a tormentarlo.

Lei, sempre e solo lei, non pensava ad altro.

Quegli occhioni verdi, spalancati, quasi increduli gli avevano riportato alla mente lo stato d’animo di quel giorno, lo stato d’animo di chi non sta affatto recitando delle battute, leggendo delle righe, seguendo un copione; bensì quello di un uomo completamente perso e annegato per una donna che era ormai parte integrante della sua esistenza, della sua mente e dei suoi desideri più profondi e repressi.

E si malediva continuamente perchè era ben consapevole, fin troppo forse, che averla vicino in tutte quelle ore del giorno, vederla sorridere e fare tutte quelle cose che la rendevano così meravigliosa e speciale ai suoi occhi era più di quanto potesse desiderare.

Si malediva per Helen, per quella donna, per quella moglie che avrebbe dovuto farlo sentire come invece lui si stava sentendo per un’altra.

Era tutto sbagliato, lo sapeva benissimo, ma non riusciva ad uscirne, non voleva uscirne.

 
 


 
*JENNIFER
 
 
Terminato l’episodio, fece un bagno caldo e si mise subito a letto.

Non era riuscita neppure a toccare cibo quella sera, e in più, per giunta, era stata colta da un fastidiosissimo mal di testa.

Afferrò dunque la coperta e se la portò fino al naso, chiudendo gli occhi; poi li riaprì e sospirò.

Si sentiva solo il rumore della pioggia che picchiettava sui vetri delle finestre.

Poi, di nuovo lui. Si era ancora una volta intrufolato nella sua mente, silenzioso come un ladro.

Lo pensava sempre, continuamente.

Pensava al modo in cui la guardava, le sorrideva o la facesse ridere ogniqualvolta non stessero girando, al modo in cui la stringeva ormai in maniera del tutto incontrollata, a come lei desiderasse i suoi abbracci e le sue labbra anche quando non v’era un motivo specifico, e sopratutto quando il copione non lo richiedesse.


Dio, come amava i suoi baci.

E come dimenticare quello a Neverland della passata stagione che, ancora adesso, il sol pensiero le provocava sensazioni inspiegabili.

A volte aveva addirittura l'impressione di avvertire addosso quel suo respiro affannoso e carico di passione.


“It’s you”.

E qui, alla confessione di Killian seguì appunto il bacio. Un bacio dolcissimo, genuino, carico di tutto l’amore possibile da entrambe le parti, un bacio che continuava ad annientarla anche a distanza dei pochi mesi trascorsi.

Emma aveva finalmente al suo fianco un uomo che l’amava più della sua stessa vita, un uomo che avrebbe messo lei prima di qualunque altra cosa, un uomo talmente innamorato ma allo stesso tempo terrorizzato all’idea di poterla perdere per sempre.

E la lacrima fu il chiaro segno di come quella non fosse affatto Emma, bensì Jennifer fino alla parte più profonda dell’anima.

Improvvisamente, quasi di sobbalzo, si voltò e allungò il braccio verso il comodino dov’era riposto il suo cellulare.

Fissò il display, immobile per alcuni secondi, per poi iniziare ad armeggiare sulla tastiera.
..












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A.D.A: Ciao a tutti/e! :D Finalmente, dopo un’infinito tira e molla, eccomi anch’io a pubblicare qualcosina in questa bellissima sezione. Sono una novellina, ma era da tempo che volevo metter su una ff su questi due liferuiners, e finalmente sono riuscita a trovare il tempo per buttar su qualche riga. xD Inutile dire che ho letto tutte ma proprio TUTTE le vostre storie e le adoro dalla prima all’ultima! Siete grandiosi, e tutto ciò che riguarda Jen e Colin è pura meraviglia! Sono totalmente infetta da Coliferite cronica, sappiatelo lol. XD E non c'è bisogno che spenda ulteriori paroloni su questi 2 assieme perchè li abbiamo visti e continuiamo a vederli tutti fin troppo bene ehehe. Dalle interviste alle millemila BTS, al modo in cui si guardano, scherzano, si sorridono, si stringono, arrossicono e chi più ne ha più ne metta. EEEEE  SI', Colin è sposato lo so lo so, ma inutile negarlo, sono TANTA ROBA, ecco. E fra Parigi (dove - giuro! - li pedino!), San Diego e stagioni future quante ne vedremo ancora...ghghgh.
Ok, tornando seria, ho concluso questo mio primo, brevissimo e semplicissimo capitolo. ;) Non mi sono soffermata su una vicenda o un accadimento ben preciso, ho voluto semplicemente iniziare mettendo su carta quelli che mi sono immaginata essere i loro pensieri e le loro sensazioni durante la visione dell'ep 4x15, un pugno al cuore di feelings, praticamente! *-* E siccome ormai sono giunta da molto tempo nella condizione/punto di non ritorno in cui non vedo più Hook ed Emma negli episodi, bensì Colin e Jen LOL, ho preferito iniziare da qui per poi proseguire con la scaletta di avvenimenti che ho in lista e su cui mi piacerebbe continuare a fantasticare. Un grazie a chi abbia speso/sprecato dieci minuti della sua giornata per leggermi. Critiche superbenaccette, anzi, LE PRETENDO! Un bacione e al prossimo - sicuramente più lungo - capitolo, che spero di pubblicare quanto prima! ;)

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Capitolo 2
*** LISTEN TO YOUR HEART ***


  
LISTEN TO YOUR HEART.
 
 




 
*JENNIFER

 
 
"Heylà, peste! Dì ad Adam che prima o poi verrò sul set a rapirti e stavolta non scherzo! Non vedo l’ora di riabbracciarti. Buonanotte, ti voglio bene."

Era Julia, sua sorella.

Negli ultimi mesi si erano viste molto poco. L’ultima volta a Disneyland, in occasione del 40esimo anniversario di matrimonio dei loro genitori.

Erano molto legate, si confidavano, parlavano di tutto, oltretutto Jen era la sua consulente musicale preferita.

Ricevere quel messaggio le aveva fatto molto piacere, anche se, a dire il vero, per un attimo si era fortemente illusa che potesse essere Colin.

Ciò a dimostrazione del fatto che aveva impiegato quasi dieci minuti a scrivere anche la più semplice delle risposte a sua sorella.

Il cuore non voleva proprio saperne di rallentarle nel petto, sembrava impazzito.

Il mattino seguente non sarebbe stato giorno di riprese, ma Adam aveva eccezionalmente convocato alcuni di loro per discutere su alcune scene del finale di stagione.

Aveva una voglia matta di rivederlo ma allo stesso tempo si augurava di trovarselo vicino il meno possibile, anche se, da lì alle due settimane successive sapeva bene che sarebbe stato praticamente impossibile.

Scrollò la rubrica digitale e si mise a fissare il suo nome, girata su di un fianco e abbracciando il cuscino.

Poi, con un leggero sbufo spense il telefono, chiuse gli occhi, cercando, sperando di addormentarsi.
 



 
*COLIN
 
 
Aveva appena finito di rivestirsi quando sentì il suo telefono squillare. Corse a rispondere.

Era Helen, che lo aveva chiamato per confermargli che sarebbe arrivata a Vancouver la settimana successiva, in occasione delle festività pasquali.

Parlarono del più e del meno, come al solito.

Le chiese se a casa fosse tutto okay, se il piccolo Evan stesse bene, se lei stesse bene. Dopodichè, la salutò dicendole che si sarebbero sentiti più tardi per la buonanotte.

Non fece neppur in tempo a far tre passi che il telefono squillò di nuovo: era Sean.

Lo aveva richiamato per invitarlo a casa sua l’indomani sera.

Per una seratina spensierata tra colleghi, insomma, tutta al maschile, come erano soliti fare di tanto in tanto.

Sarebbero stati presenti anche Josh e MRJ.

Colin accettò senza indugi, assicurandogli la sua presenza e salutandolo con una delle sue solite battutine stupide.
 

 
***

 
L’orologio scoccava le 22.

Non aveva un briciolo di sonno, si rimise a guardare la tv in salotto, passando da un canale all’altro così, con fare annoiato.

Finì per beccare una partita di football e guardò quella finchè non si fece una certa.

Stappò l’ennesima bottiglia di birra e ad un certo punto, quasi di riflesso e senza rendersene neppure conto, abbassò completamente il volume della tv, come a voler rimanere solo coi suoi pensieri.

Con uno solo, in realtà, perchè gli era tornata alla mente la famosa partita dello scorso Ottobre in cui anche Jen era presente, oltre a sua moglie e altri amici; partita cui era stato proprio lui ad invitarla.

Ricordò quanto quella fosse stata, senza dubbio, una delle giornate più spensierate che avesse trascorso in sua compagnia.

Jen era così bella, allegra, solare.

E come dimenticare quel simpatico selfie fatto con lei, che andò a ripescare pazientemente nella gallery del suo twitter.

Guardò quella foto e sorrise.

Fu tentanto di mandarle un messaggio che rimandasse scherzosamente a quel momento, ma una nuova telefonata di Helen lo distolse dall’intento.

Dopo una buona mezz’ora trascorsa al telefono, le diede la buonanotte e si mise a letto, augurandosi che fosse mattina il più in fretta possibile.
 

 
 
***
 

Il mattino seguente, ecco tutti presenti e puntuali sul posto: Adam, Ginny, Josh, Lana, Sean, Colin... O meglio, quasi tutti.

Mancava solo Jen, che non aveva sentito la sveglia e stava ancora a dormire.

"Qualcuno di voi ha sentito Jennifer?" - chiese Adam.

Colin, Sean e Josh fecero segno di no col capo. Lana e Ginny dissero entrambe di aver provato a chiamarla ma che il suo cellulare risultasse staccato.

"Vabbè, noi iniziamo. Sicuramente avrà avuto qualche contrattempo, arriverà a momenti..." - proseguì Horowitz.

E così fecero.
 
Jen guardò l’orologio e non potè credere ai suoi occhi: le 10:30.

L’appuntamento era alle 10 e stava già in ritardo di mezz’ora.

Fece una doccia lampo, si vestì più veloce che potè, raccolse frettolosamente i capelli, chiuse casa e corse in macchina.

Mise in moto e divorò l’asfalto come una furia, per giungere finalmente a destinazione con quasi un’ora di ritardo.

Chiuse la macchina e si mise a correre all’interno degli studI.

In lontananza vide Adam e il resto del gruppo dirigersi verso l’uscita e quindi venirle incontro.

Si avvicinò a passo spedito.

“Ma come? Non ditemi che avete già finito!?” - disse loro in tono quasi disperato.

Tutti la guardarono un pò increduli ma anche divertiti, sopratutto Colin, che fino a pochi minuti prima si era fortemente autoconvinto che non l’avrebbe vista neppure in quella giornata.

"Ma che ti è successo?" - le chiese Ginny, alludendo al fatto che Jen avesse ancora il fiatone addosso e l’aria un pò scompigliata.

"Sicuramente la nostra JMo non ha sentito la sveglia..." - disse scherzosamente Lana.

"...Oppure qualche bicchierino di troppo..."

"...O nottata movimentata..." - aggiunsero Josh e Sean, seguiti da un’amichevole risata generale.

Solo Colin non era riuscito, stranamente, a dirle nulla. Si stava limitando a fissarla e a sorridere con gli altri.
 
"Spiritosi... - sorrise a quel punto anche lei - ...è come ha detto Lana, non ho proprio sentito la sveglia stamattina... - poi si fece seria, abbassando lo sguardo -  ...ho avuto una nottataccia, scusatemi tanto...".

A quelle parole, Colin mutò espressione e iniziò a scrutarla più attentamente.

Jen si rivolse poi ad Adam: "Cosa mi son persa?".

Lui le sorrise, tranquillizzandola.

"Nessun problema, Jen. Ho semplicemente illustrato a grandi linee alcune scene dell’episodio finale, anzi, a tal proposito ho parlato con Colin di un preciso momento che dovrete girare assieme, poi fatti spiegare meglio da lui, parlatene a quattr’occhi, okay?".

"Certamente." - disse Colin per primo e senza un minimo di esitazione, spostando lo sguardo, fisso, su di lei.  

Anche Jen annuì e rispose allo sguardo di lui, distogliendolo, però, immediatamente.

Per quanto fosse felice di averlo finalmente lì vicino dopo una lunghissima settimana dall’ultima volta sul set, aveva cercato in tutti i modi di incrociare i suoi occhi il meno possibile.

E Colin si era accorto che qualcosa non andava, aveva percepito qualcosa di strano in lei, aveva capito che stava volutamente evitando ogni tipo di contatto con lui.

"E mi raccomando, puntuale la prossima volta.." sorrise Adam facendole l’occhiolino.

 Poi salutò tutti, dando appuntamento alla settimana successiva per gli ultimi giorni di riprese.
 
Si salutarono anche fra di loro. Lana era andata via con suo marito, mentre Jen, approfittando del fatto che Colin fosse occupato a parlare con Sean, prese Ginny e Josh a braccetto si avviò verso la sua macchina.

Salutò anche loro e fece per aprire lo sportello dell’auto, quando improvvisamente si sentì afferrare per un braccio.

Si voltò. Era lui.
 
"Ehi.. ciao!" esclamò, col cuore che aveva iniziato a batterle più forte di un tamburo.

"Va tutto bene?" chiese lui in tono molto serio.

"Certo." - replicò lei sorridendo e sforzandosi di non distogliere lo sguardo per l’imbarazzo.

"Sei sicura? Mi sei sembrata decisamente strana prima..."

Jen continuò a sorridergli e poggiò dolcemente la mano sulla sua spalla, per rassicurarlo.

"Sicurissima. Sarò solo stanca... sai, stanotte ho dormito pochissimo per colpa di un fortissimo mal di stomaco.." - stava mentendo, indubbiamente - ..per questo ho fatto tardi stamattina. Io..."

"Mi spiace." - la interruppe alquanto provato, ma non completamente sicuro che gli stesse dicendo la verità.

"Non dispiacerti, ora è passato." - continuò lei, dandogli le spalle, facendo passare il braccio dal finestrino aperto e poggiando la borsa sul sedile guidatore.

Esitò alcuni secondi per poi voltarsi nuovamente.

"Menomale che almeno, nonostante quel fastidio, sono riuscita a vedere la puntata in tv..!"

Il volto di lui si illuminò.

"Ah.. l’hai vista?"

"Ovvio! Non potevo certo perdermi uno dei tuoi episodi migliori!" disse, lanciandogli un’occhiata velatamente birichina.

A quel punto, Colin abbassò dapprima lo sguardo e sorrise imbarazzato, poi, avvinciandosi a lei e alzando leggermente il sopracciglio, aggiunse con voce bassa ma decisa: "Uno dei nostri episodi migliori, semmai.."

Jen sentì il cuore uscirle dal petto. Le batteva talmente forte
da temere che anche lui potesse sentirlo, visto il silenzio che condiva il momento.
 
Era come aver di fronte non più Colin, ma Hook.

Quel tipico atteggiamento del pirata che - a cuore aperto, di fronte a Emma Swan - sapeva sempre ciò che voleva e diceva.

Solo che, nessun microfono o videocamera stavolta, era tutto vero.

I loro visi erano pericolosamente vicini, troppo vicini.

E Jen era lì lì per replicare ma non riuscì a far altro se non perdersi negli occhi di lui e continuare a tenere vivo un sorrisetto beffardo, mentre sentiva le gambe cederle sempre più.

Non poteva neppure indietreggiare dato che si trovava appoggiata di schiena allo sportello dell'auto.

Stava sforzandosi di pensare a qualcosa di maledettamente sensato da dire, quando, d'un colpo, le squillò il cellulare.

Mai tempismo fu più azzeccato.

"Scusami.." - disse lei, approffittandone immediatamente per voltarsi e prendere il telefono dalla borsa, mentre tirava un sospiro di sollievo.

Rispose, era sua sorella. Le aveva fatto una sorpresa e sarebbe arrivata da lì a breve per passare insieme qualche ora, prima di ripartire in serata.

"Era Julia. Mi sta aspettando a casa."

"Certo, và pure." - replicò lui.

"Allora... ci vediamo presto."

Colin annuì, dandole un delicato pizzicotto sul braccio, per poi chiuderle lo sportello dell’auto.

Jen lo ringraziò regalandogli un sorriso furtivo, mise in moto e si allontanò, accompagnata dallo sguardo vigile di lui che la vide via via scomparire lungo la carreggiata.


 
***


"Ehi Col, dai, muovi quelle chiappe e sbrigati, manchi solo tu!" - lo burlava Sean dall’altro lato del telefono.

"Arrivo, arrivo! Il tempo di mettermi in macchina.."

"Okay dai, ti aspettiamo."

Chiuse casa, scese le scale e raggiunse la sua auto, parcheggiata nel cortiletto d’ingresso.

Mise in moto e fu a casa di Sean in meno di mezz’ora.
 
La serata trascorse tranquilla e in totale armonia e divertimento, tra birre, tv, musica, karaoke e qualche sana bravata delle loro.

Josh e MRJ erano quelli ridotti peggio.

Colin e Sean, invece, con la scusa delle chitarre che non avevano mollato per quasi tutto il tempo, erano riusciti a controllarsi decisamente di più.

Terminato il raduno, in macchina, sulla strada di casa, Colin canticchiava tra sè e sè una delle canzoni in radio.

Era l'una di notte passata.

Le strade erano deserte. V’era giusto qualche altra auto di passaggio che contribuiva a rendere la città un pò meno fantasma.  

Guidava a velocità moderata, perchè, anche se non aveva bevuto tantissimo, sentiva un leggero capogiro.

Si era resoconto, inoltre, di aver appena superato la casa di Jennifer.

Spense la radio e accostò poco più avanti; dopodichè scese dell’auto e si fermò a fissare la finestra della sua camera per alcuni secondi, prima di rimettersi su strada.

Stava ripensando a lei.

Pensava a quanto fosse bella quella mattina, nonostante avesse fatto di tutto per evitarlo, e ancora non era riuscito a spiegarsi il perchè.

Non si era di certo bevuto la scusa del mal di stomaco, c’era di sicuro dell’altro.

Fece per dare una rapida occhiata al cellulare - ma senza mollare l’occhio dalla strada - quando un rumore improvviso lo costrinse a fermarsi nuovamente.

Scese a controllare, e sfortuna volle che la ruota anteriore destra fosse completamente a terra.

Aveva bucato.








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A.D.A: Rieccomi col nuovo capitolo :) Un pò in ritardo, causa università e impegni vari, in più non ho avuto neppure internet per una settimana! GULP! Spero vi piaccia ^^. Commenti e critiche, come sempre, super ben accetti! Un bacione e al prossimo, che arriverà a breve! :) :3

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Capitolo 3
*** NEVER KNEW I COULD FEEL LIKE THIS ***


NEVER KNEW I COULD FEEL LIKE THIS.

 
 



 
*COLIN
 
 
“Cazzo! E adesso?!” - esclamò incredulo, passandosi la mano tra i capelli, per poi dare nervosamente un colpo allo sportello dell’auto.

Rimase a fissare quella ruota per un tempo indefinito.


Non ne aveva una di scorta con sè, e casa sua distava ancora troppo per giungervi a piedi, per lo più faceva un freddo cane.

Avrebbe potuto fare un colpo di telefono a Sean ma, vista l’ora - quasi le 2 - non se la sentì proprio di scomodarlo.

Era un pò bastardo a volte, sì, ma non a certi livelli.

Iniziò a piovere.

“Fantastico..” - sbufò.

Entrò quindi in macchina, infilandosi il giubbotto di pelle per scaldarsi un pò.

L’unica soluzione sarebbe stata quella di dormire lì, o almeno, provarci.

Abbassò il sedile e vi si sdraiò col braccio sotto la nuca, tenendo lo sguardo fisso su un semaforo che lampeggiava a scatti poco più avanti.

Una finestra di un palazzo lì vicino lasciava intravedere un mix di luci e colori.

Qualcuno stava dando sicuramente una festa o un qualche evento simile.

Fu giusto quella finestra a destarlo dalla posizione supina in cui si trovava, riportandogli alla mente che casa di Jen stava proprio dietro l’angolo, a due passi da lui.

Se ne era completamente dimenticato.

D’instinto, nonostante la pioggia battente, scese dall’auto e si avviò a passo spedito verso l’edificio.  

Alzò di nuovo lo sguardo: la finestra della camera di lei era buia, esattamente come l’aveva vista qualche minuto prima che bucasse.

“Ma che diamine sto facendo?! Che pensavo di fare? Che razza di coglione...”- disse, quasi burlandosi di se stesso.

Non fece neanche in tempo a distogliere lo sguardo che tutt’a un tratto quella finestra s’illuminò.

Per chissà quale ragione si era svegliata.

Non sarebbe mai e poi mai andato a bussarle senza preavviso, per lo più a quell’ora, l’avrebbe spaventata a morte.

Si avviò  così di corsa verso il portone principale che, stranamente, era aperto, poi salì le scale.

Jen stava al terzo piano.
 

 
 
*JENNIFER
 
 
Come da copione, non era riuscita a prender sonno neppure quella notte.

Aveva trascorso la serata in compagnia di Rose, e poi guardando un vecchio film, solo lei e Ava.

Sua sorella Julia, invece, era partita poco dopo cena.

Si alzò dal letto e diede una rapida occhiata dalla finestra. Stava piovendo a dirotto.

Percorse poi scalza il breve corridoio che separava la sua camera dalla cucina.

Aveva proprio bisogno di una dose massiccia di caffè bollente dato che il pensiero di lui non smetteva di tormentarla, sopratutto dopo l’ultimo episodio mattutino fuori gli studi.

Prese il caffè, la sua solita tazza gialla e preparò la macchinetta, ma prima di metter tutto sul fuoco tornò rapidamente in camera sua a prender vestaglia e ciabatte.

Non indossava un piagiama molto pesante, e i riscaldamenti stavano spenti da qualche ora, ragion per cui la temperatura in casa era scesa un pochino.

In più, fuori si gelava non poco.

Ava stava ancora sul letto e giocava a mordicchiare il lembo del suo cuscino.

Jen mise su la vestaglia, infilò le ciabatte e fece per riavviarsi in cucina, quando sentì il suono di un sms in entrata.

Si fermò, stranita nel buio del corridoio. Chi poteva essera a quell’ora?

Prese il cellulare, ed ebbe quasi un colpo quando vide che il mittente era lui.
 
 

 
***
 

 
-Sei sveglia?- le aveva scritto, mentre attendeva sulla porta standosene impalato a pochi metri da lei. 

Jen indietreggiò a piccoli passi e si mise a sedere sul letto, lentamente, senza staccare lo sguardo dal display.

Rimase a fissare quelle due parole pietrificata, imbambolata.

 Non tardò comunque a rispondere, e lo fece di getto:

-Sì ma.. perchè me lo chiedi? E' successo qualcosa?-

Invio.

Attesa.

Colin, dall’altra parte, lesse e sorrise.

Ancora attesa.

Nuovo messaggio: -Apri la porta e scoprilo da sola-

Jen sgranò gli occhi, alzò la testa e guardò incredula verso il corridoio.

“Ma che diavolo...?”

Corse velocemente all’ingresso e guardò dallo spioncino.

Era davvero lui, stava davvero lì! Sì sentì il cuore in gola.

Cercò rapidamente di sistemarsi al meglio quei ciuffi ribelli che schizzavano dalla sua acconciutura semi raccolta. Si chiuse la vestaglia, fece un bel respiro, poi aprì.

Ed eccolo là, bello come non mai, bagnato, infreddolito e con l’aria un pò stanca.
 
“Colin! Ma che ci fai qua? Che è successo?” domandò piuttosto stordita.

“Hey, scusa l’ora... ma è successo un casino e...”

“Non ti preoccupare.. - lo interruppe subito - ...vieni dentro intanto, così mi racconti e ti asciughi, stavo giusto mettendo su il caffè.” - e così dicendo, lo invitò a togliersi il giubbotto umido e ad accomodarsi in cucina, mentre corse in bagno a prender su un’asciugamano.

Si guardò allo specchio e fece per darsi nuovamente una rapida sistemata ai capelli.

Si sentiva davvero nervosa.

Trovarselo lì in casa così all’improvviso, nel cuore della notte, era decisamente l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettata.

Rientrò in cucina, porgendogli l’asciugamano.

“Grazie, mi ci voleva proprio...”

“Figurati.” - sorrise, per poi sedere faccia a faccia con lui al tavolo, in attesa che il caffè uscisse.

Colin si sfregò quel panno sui capelli piuttosto vigorosamente, per poi passarselo sul viso e poi sul collo.

“Allora... che hai combinato?” - proseguì Jen, guardandolo sott’occhio mentre sistemava le due tazzine sul vassoio.

Era tremendamente bello con quei capelli umidi e sparati un pò ovunque.

“Ho bucato... - replicò lui.

“Hai bucato?”

“Sì.. tornavo da casa di Sean quando proprio all’incrocio qui vicino..la ruota, boom, è andata.”

 “Quindi... ti è venuta la brillante idea di venirmi a svegliare perchè ti serviva una ruota di scorta...” - lo burlò lei, afferrando la zuccheriera.

Colin esitò un istante prima di risponderle:

 “Non stavi dormendo. Ho visto la luce accesa della tua stanza prima di contattarti... non mi sarei mai permesso altrimenti..” - e alzò il solito, insolente sopracciglio, porgendole l’asciugamano.

Hook again.

 “Ah beh, in questo caso..." - Jen ricambiò lo sguardo, per poi spostarlo nuovamente sulla zuccheriera.

“Lo preferisci dolce o amaro?” - riprese, come a voler cambiare per un attimo discorso e scollarsi da quegli occhi magnetici.

 “Prendiamo il caffè insieme quasi ogni giorno e ancora me lo chiedi?”

 Adorava stuzzicarla.

“Dolce al punto giusto, comunque. Spero che d’ora in avanti te lo ricorderai..” - concluse, continuando a sorriderle senza staccarle gli occhi di dosso.

“La vita notturna ti rende particolarmente spiritoso, vedo...”

Colin le lanciò un sorriso ancora più sfrontato.

Quelli erano i tipici suoi atteggiamenti che, in un modo o nell’altro, finivano sempre per renderla tremendamente vulnerabile.

Quell’aria da dolce bastardo che ogni tanto mostrava anche lui, e non solo il personaggio che interpretava, aveva uno strano effetto su di lei.
 
Il soffio della macchinetta interruppe quel vivace scambio di battute e li avvertì che il caffè era pronto per essere servito.

Jen riempì prima la tazza di Colin, poi la sua, e si rimise a sedere.

Bevvero lentamente, scambiandosi occhiate furtive ma silenziose.

“E comunque... - riprese lui, addolcendo la voce e tornando serio - ... la ruota di scorta mi servirebbe sul serio, Jen. Te ne ritrovi una? Così mi rimetto in strada subito.”

Per poco non le andò un sorso di traverso:
“Scherzi!? Non puoi tornartene a casa adesso, sono quasi le 2 e mezza, hai visto che tempo?! Non dire assurdità..”

“A dire il vero non muoio proprio della voglia di dormire in macchina col freddo che c’è là fuori, quindi.. se puoi farmi questa cortesia...”

“Dormiresti qua, genio.. - ribattè lei, senza rendersi conto di averlo detto sul serio.

“Allora è vero che senti la mia mancanza..” - disse, continuando a provocarla.

 “Piantala di fare lo scemo. E’ solo perchè.. non ce l’ho una ruota di scorta. Domani vedrò di chiamare un’amico e sistemiamo tutto...”

“Tranquilla, non scomodarti. Lo chiederò a Josh, lui l’avrà sicuramente..”

“Come preferisci... - concluse lei, alzandosi e riponendo le tazze nel lavandino.
 
Calò un silenzio improvviso tra i due.

Nella stanza echeggiava solo il ticchettìo del grande orologio da parete e lo scrosciare dell’acqua corrente con cui Jen era intenta a pulire la macchinetta del caffè.

La lavò più e più volte, nonostante fosse già pulita.

Quell’atmosfera la fece sentire ancora più nervosa.

E anche se stava dandogli le spalle, avvertiva ugualmente gli occhi di Colin addosso.

“Ti diverti proprio, eh?” - disse lei ad un certo punto, rompendo il silenzio, ma senza scollarsi dalla sua posizione.

“Se ho capito che intendi, diciamo che mi piaci di più quanto ti arrabbi, Swan...”.

Jen continuò a restare di spalle: “Che idiota che sei...”.

Sorrisero entrambi.

“...Sicuro non disturbo?” aggiunse poi serio.

“Certo che no... ma dovrai accontentarti del divano.”

“Ohhh non potrei chiedere di meglio! Tutto pur di evitarmi un nottata gelida in auto, guarda. Se poi, in caso, avrai bisogno di compagnia..."

 “-Scemo. Dai vieni, che ti prendo una coperta così ce ne andiamo a dormire...”.

E gli fece strada in salotto.
 
 
***
 
 

“Ecco qua.” - disse Jen, entrando e poggiando la coperta sul divano dove stava seduto lui.

“Grazie. E’ un problema se tolgo le scarpe..?” - chiese.

“Ma no figurati, fai pure. Allora buonan-...”

“-Aspetta.” - la fermò alzandosi e afferrandola per un braccio.

“Che c’è?” - esclamò stranita.

“Concedimi altri due minuti, dobbiamo parlare.”

Il cuore riprese a batterle all’impazzata.

Il salone era appena illuminato dalla luce che proveniva dal corridoio, ma ciò non le impedì di notare quanto gli occhi di lui fossero diretti e sinceri.

“Parlare di cosa?”

“Di stamattina e del perchè mi stessi evitando.”

Jen si sentì lì per lì smascherata. Tuttavia, fece il possibile per non far trasparire dal suo volto la minima emozione.

“Evitando? Ma che dici?”

“Quello che ho detto.”

“E perchè mai avrei dovuto?”

“Ah non so, dimmelo tu.”

“Colin, per favore... - sospirò - ...ti avevo detto che ero solo un pò stanca per via del- “

 “-Non me la bevo Jen, mi spiace.” - la interruppe senza mezzi termini.

“...Liberissimo di non crederci, allora.”

“Infatti non ci credo.”

“Ma cos’altro vuoi che ti dica?!”

“La verità.”

“La verità su cosa? Ma che t’importa?!” - sbottò lei, a quel punto.

Fu allora che la girò di scatto verso di sè, afferrandole anche l’altro braccio.

“M’importa perchè tengo troppo a te da farmi prendere in giro così! - alzò un pò il tono di voce - ...è da qualche settimana ormai che non sei più la stessa... mi eviti... e non sono stupido!”

Jen si limitò a guardarlo senza aprir bocca.

Fu tipo una doccia fredda, quelle parole l’avevano un attimo destabilizzata.

Ed era forse la prima volta che lo vedeva tanto coinvolto.

Avrebbe voluto urlargli che aveva ragione, che era proprio come diceva lui, che lo stava evitando perchè non era più capace di gestire la sua vicinanza.

“Puoi lasciarmi? Mi stai facendo male...” - disse, con gli occhi socchiusi e con voce esitante.

Colin non si era affatto reso conto di aver forzato un pò troppo la presa e si allontanò di colpo.

Si mise nuovamente seduto sul divano, mentre con la mano si copriva la bocca, come a vergognarsi del gesto appena compiuto.

Rimasero per l’ennesima volta in silenzio.

Lui, con lo sguardo fisso sul pavimento.

Lei, che aveva girato leggermente il capo per non farsi accorgere, nonostante la poca luce, dei suoi occhi lucidi.

Silenzi che stavano diventando fin troppo frequenti e difficili da sopportare.

Il tonfo di un tuono si unì al rumore della pioggia che ancora continuava a venir gù incessante.

Jen riprese a guardarlo con la coda dell’occhio e non potè fare a meno di notare quanto fosse pensieroso.

Aveva entrambi i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani congiunte in avanti.

Continuando a rimanere in silenzio, si voltò con lentezza e fece per andarsene.

Spense la luce del corridoio - che rimase comunque leggermente illuminato per via del barlume di un lampione che entrava dalla grande finestra posta in fondo ad esso - quando si sentì nuovamente afferrare e in men che non si dica si trovò fra le braccia di lui.

“Scusami...” - le sussurrò con le labbra poggiate sui suoi capelli.

Jen rispose per istinto, abbracciandolo a sua volta.

Rimasero stretti e in silenzio per qualche secondo, prima che lei scoppiasse a piangere.

Era l’ultima cosa che voleva fare, ma non riuscì a trattenersi.

Sentendola in lacrime,  Colin si staccò da lei e le afferrò il viso con entrambe le mani.

 “Stai piangendo? Perchè?” - le chiese preoccupato, mentre con i pollici asciugava delicatamente le lacrime dalle sue guance.

Jen non rispose.

“Che cos’hai? Parlami per favore... Jen..” - insistette lui, avvicinandosi ancora di più al suo viso, sfiorandole naso e fronte.

Jen continuò a fissarlo tentando di bloccare i singhiozzi.

“Baciami..” - disse poi lei all’improvviso, con la voce bassa e rotta dal pianto.

Colin non potè credere a ciò che aveva appena sentito.

“C- cosa..” - il suo fu un filo di voce. E le mani, che ancora le contornavano il viso, finirono per cedergli sulle spalle di Jen.

“Baciami..” - ripetè lei, con lo stesso tono di prima.

Lui non riuscì a dir nulla, non si mosse di un centimetro.

Quella richiesta così inaspettata l’aveva lasciato del tutto incredulo e incapace di reagire.

Jennifer, da parte sua, sospirò un pò sconsolata e forse anche un pò pentita per ciò che aveva appena detto.

Sempre in lacrime, prese quindi le mani di lui e le mise giù piano, per poi voltarsi e lasciarlo lì nel semi buio del corridoio, mentre fece per dirigersi in camera sua.

Ma ancora, puntualmente, per la seconda volta, lui la rincorse, le afferrò il braccio e la girò verso di sè, guardandola con due occhi talmente profondi da far male.

Ora fu lei che non riuscì a muoversi, completamente gelata da quello sguardo che, nonostante la luce fioca, pareva tenerla sotto incantesimo.

Senza distogliere i suoi occhi da quelli di lei, lentamente la fece indietreggiare, spingendola con la schiena alla parete.

Poi le prese le mani, intrecciò le sue dita alle sue e le alzò le braccia ad altezza delle spalle, come per disarmarla.

Jen potè sentire il suo respiro affannoso sulle sue labbra.

Continuò a fissarla intensamente senza dire una parola, poi la baciò.
 
Un bacio dapprima delicato, ma che divenne poco a poco sempre più vigoroso.

Un intreccio di lingue, di sapori, di respiri. Un’esplosione di passione, di desiderio.

Quel desiderio represso e reciproco  di esser finalmente uno tra le braccia dell’altra, non solo dietro un copione.

Con le bocche che sempre continuavano a gustarsi all’unisono, slegarono le dita per possedersi a vicenda anche con le mani.

Quelle di lei navigavano tra il petto e i capelli di lui; quelle di lui perlustravano minuziosamente sotto la sua canotta ogni centimetro di schiena e fianchi.

Quando Colin si fermò un istante, potè sentire lei respirare quasi a fatica.

Le passò con dolcezza l’indice della mano sulle labbra, poi le tolse delicatamente la vestaglia, poi la canotta, finite entrambe sul pavimento.

“Dio quanto sei bella..” - le disse con voce bassa e roca mentre osservava quei seni nudi e perfetti.

Lunghi brividi la percorsero dalla testa ai piedi.

Poi riprese a divorarla con un bacio ancora più energico, mentre lei si ancorava con le dita e le unghie alle sue spalle quasi come a non volersi più staccare da lui.
 
Scese poi a baciarle l’incavo del collo e poi i seni, trasportandola nel paradiso dei piaceri.

Stava accadendo per davvero, non era un sogno. Lui era lì con lei, a baciarla e a toccarla nella maniera più perfetta possibile.

Erano solo lei e lui, nessun’altro.

Sentiva il cuore scoppiarle nel petto.

La mano di Colin finì per scivolarle nel pantalone del pigiama per poi giungere nella sua intimità.

Jen emise un gemito, poi un altro, poi un altro ancora, ma improvvisamente un piccolo barlume di lucidità la costrinse di colpo a fermarlo.

“Basta, non possiamo..” - esclamò lei, afferando la vestaglia da terra e coprendosi.

“Ma certo che possiamo..” - replicò lui, riavvicinandosi e riprendendo a baciarla.

Ma lei lo scostò di nuovo: “No.. no Colin...fermo, no! - e scappò via nella sua stanza.

Quella porta si chiuse davanti ai suoi occhi.

Lui rimase lì fermo in piedi, immobile.

 



 
*JENNIFER


Poggiata di spalle alla porta, cercò di dar tregua al suo cuore impazzito.

Rimise indosso la vestaglia, per poi accovacciarsi a terra, nuovamente in lacrime.

Ma fu un pianto silenzioso questa volta, non voleva assolutamente che lui la sentisse.

Aveva desiderato quel momento da tanto, troppo tempo, ma non era riuscita ad andare oltre, a lasciarsi andare completamente.

Era una donna con troppo buon senso per finire a letto con un uomo sposato e con un figlio, per giunta.

Sarebbe stata una notte indimenticabile, ma per quanto avesse voluto farlo, preferì seguire l’istinto e dire no.

Se ne sarebbe pentita? Sicuramente, ma ormai non poteva più tornare indietro.

Piombò sul letto, dove Ava era rimasta per tutto il tempo accucciata tra le sue lenzuola.

Continuò a piangere, pensando a lui, soffocando le lacrime nel suo cuscino e crollando solo alle prime luci dell'alba.

 



 
 
*COLIN
 
 
Dopo essere rimasto per un bel pò impalato nel corridoio, era ritornato in salotto.

Non riusciva a smettere di pensare a Jen, a quanto fosse stato tutto così inaspettato ma allo stesso tempo meraviglioso, nonostante poi fosse fuggita via senza avergli dato modo di reagire o dire nulla.

Si levò le scarpe, si buttò sul divano e tirò su la coperta che lei gli aveva gentilmente destinato.

Poi iniziò a tormentarsi, chiedendosi più e più volte se fosse stato forse troppo inopportuno tornando a baciarla e insistendola a continuare dopo che l’ebbe allontanato la prima volta.
 
Ma conosceva Jen fin troppo bene per non sapere il perchè avesse reagito a quel modo.

Il pensiero di finire a letto con lui da un parte, unito a quello di Helen e del piccolo Evan dall’altra, l’avrebbero annientata.

E avrebbero dovuto annientare soprattutto lui.

Infatti, era pienamente consapevole di che gran bastardo fosse, che la sua famiglia non meritava dei comportamenti tanto meschini da parte sua, ma era altrettanto consapevole, anche troppo forse, di non poter stare lontano da Jennifer.

Quella donna lo aveva stregato, aveva l’abilità di confonderlo anche solo guardandolo a distanza.

Sentiva proprio il desiderio irrefrenabile di averla accanto sempre, di ridere con lei, di stare con lei.
 
Guardò l’orologio: le 3:25.

L’idomani sarebbe stato uno zombie. Sarebbero tornati sul set non prima di una settimana, e considerate le circostanze, pensò fosse un bene.

Si portò poi una mano fra i capelli e sospirò nervoso.

Sapere di avere Jennifer a pochi metri da lui lo fece sentire strano.

Avrebbe tanto voluto andare da lei, stringerla, coccolarla, rassiccurarla, ma aveva anche un enorme timore che non avrebbe voluto vederlo nè parlarlo, almeno non nell’immediato, e questo lo avrebbe fatto stare ancora più male.

Quindi, stette al suo posto, provando ad addormentarsi con ancora in mente il profumo e il sapore della sua pelle.



 
***
 

L’indomani mattina Jen fu svegliata da Ava che continuava a leccarle viso e naso.

“Mmmh- dai piccola, mi fai il solletico..” - mormorò, con la voce ancora cupa dal sonno.

Con gli occhi ancora socchiusi guardò la sveglia: le 8:10.

“..Cavoli!” - esclamò d’un tratto e alzandosi dal letto con un sobbalzo.

Si era ricordata che Colin era lì a casa sua.

Aveva pianto per tutta la notte ma ora si sentiva decisamente meglio.

Sarebbe stata finanche pronta ad affrontare l'argomento con lui, se fosse stato necessario.

Corse ad aprire la porta della sua camera e diede una rapida occhiata al corridoio.

“Colin...?” - chiamò. Nessuna risposta.

Si avviò verso il bagno, lo richiamò ma ancora niente.

Stranita, entrò in salotto e notò che la coperta che gli aveva prestato era perfettamente raccolta.

Andò in cucina ma non stava neppure lì.

“Forse sarà uscito presto a fare due passi..” - disse tra sè e sè.

Le cadde l’occhio sul tavolo. Vide un biglietto sotto la sua tazza gialla.

Era di lui, ovviamente, e recitava così:
 
Con la ruota è tutto a posto, ho chiamato Josh che si è gentilmente offerto di venire qui a portarmene una.
Nel dubbio che tu stessi ancora dormendo ho preferito non svegliarti.
PS: ti ho preparato il caffè, devi giusto metterlo sul fornello.

PPS: Sappi che non ho fatto altro che pensare a te e a stanotte per tutto il tempo, anche se sei fuggita via da me.
A presto, Colin.

 
Jen sorrise, il suo voltò si illuminò.

Quelle ultime righe le permisero di affrontare i giorni a seguire lontana da lui con tutt’altro spirito.


 
***

 
Tra giornate piene e impegni vari sia per lui che per lei, la settimana trascorse in fretta.

Nel frattempo, la moglie di Colin era arrivata a Vancouver...












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A.D.A: Ciaoooo! Oddio, avrei dovuto pubblicare molto prima ma alla fine il ritardo è stato colossale!!!! Fra università e preparativi per Parigi la situazione mi è sfuggita di mano, sorry sorry! :( Btw, mi sono accorta che questo terzo capitolo mi stava risultando lunghissimo, per cui ho dovuto modificare leggermente la mia tabella di marcia, lol.  Le vicende, a mio parere, più interessanti arriveranno nei capitoli seguenti, tuttavia spero che questo possa piacervi ;) E...sì, mi piace farmi del male con sti due! xD Maledizione a me e al mio amore sviscerato per l'angst... Grazie a tutte le ragazze che hanno lasciato il loro commento finora, it's very very appreciated *CUORICINO*
Un bacione, e a presto col continuo :3

PS: LA CON DI PARIGI E' STATA MERAVGLIOSA! E INCONTRARE E ABBRACCIARE COLIN E JEN DAL VIVO E' STATO UN QUALCOSA CHE NON SI PUO' DESCRIVERE A PAROLE... SONO LA PERFEZIONE FATTA UOMO E DONNA. CHE DIO LI BENEDICA.. I MIEI BIMBI :'))) E QUANDO LUI CANTA, SI VOLTA A GUARDARLA E LEI SI ALZA E BALLA?? E QUANDO LE TENDE LA MANO? *piange e vomita cuoricini*

ps: il titolo del capitolo è tratto dalla mia amata "Come What May" *_* xoxo, Rox

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Capitolo 4
*** WRAP PARTY ***


WRAP PARTY.








[24 Marzo 2015, Vancouver. Ore 7:15. - Una settimana prima.]



Colin aveva appena riposto il bigliettino per Jennifer sotto la sua tazza quando un sms di Josh lo avvertì del suo arrivo imminente.

Prima di andare, guardò ancora una volta quel corridoio che portava alla camera di lei, dopodichè chiuse la porta, curandosi di fare il meno rumore possibile.

Fu giù in un lampo.

“Ehi amico, grazie per esserti precipitato e scusa ancora per il disturbo.” - disse l’irlandese, andandogli incontro.

“Nessun disturbo.” - gli sorrise Josh, con la ruota in una mano e il cric nell’altra - ..allora, la tua macchina?”

“Laggiù, a sinistra dell’incrocio.”

“Perfetto, prendi quella e andiamo.” - aggiunse, indicandogli la cassetta degli attrezzi nel portabagagli.

Pochi metri più avanti, Josh lo burlò non appena vide la ruota completamente a terra.

“Ci stavi dando dentro con quel pedale, eh? Razza di ubriacone!”

“Non stavo affatto correndo.. e poi senti da che pulpito.. vuoi che ti ricordi quante birre ti sei scolato ieri sera oppure diciamo a Ginny delle corse clandestine con Micky alle due di notte?

“Non oseresti.”

“Io dico di sì.”

“Bastardo.”

Risero entrambi.

Neppure dieci minuti e la ruota fu sistemata. Josh era un vero esperto del mestiere.

“Ecco fatto.”

“Grazie ancora, amico.”

“Figurati, per così poco” - e gli diede un’amichevole pacca sulla spalla.

Fecero per tornare verso l’auto di Josh.

“Dimmi piuttosto... da quando dormi a casa di Jen?”

Colin si fermò di colpo.

“Ehi calma, è successo solo stanotte. Avevo bucato e lei era sveglia.. così ne ho approfittato evitandomi una non proprio gradevolissima nottata in auto con quel freddo boia”.

Josh lo fissò serio.

“Che c’è?” - chiese Colin, stranito.

“Per quanto ancora pensi di poter andare avanti così?”

“Come, scusa?”

Josh rimase qualche secondo in silenzio, poi continuò.

“Lei ti piace, Col.”

L’irlandese mutò subito espressione.

Non rispose nell’immediato, tirò prima fuori i suoi occhiali da sole.

“Jen dici? Beh.. ovvio che mi piaccia, sfido anche un solo uomo a dire che-”

“-Sì, ma il punto non è questo. A te piace sul serio. Tu provi qualcosa per lei.” - lo interruppe senza mezzi termini.

“Cosa te lo fa credere?” - cercò di fare il vago, mettendo su gli occhiali e dandogli le spalle.

Josh si rimise subito faccia a faccia con lui.

“Senti. Io ci scherzo su con voi due e tu lo sai. Ma detto tra noi.. e volevo dirtelo già da un mucchio di tempo.. la situazione adesso è diventata fin troppo evidente.”

“Quale situazione? Ma di che stai parlando?”

“Suvvia, piantala.. il modo in cui vi guardate, la tensione, l’attrazione fra te e Jen ormai è palese e palpabile a chilometri di distanza. Finanche un cieco lo noterebbe.”

Colin lo fissò per alcuni istanti. Sembrava piuttosto nervoso.

Poi si guardò attorno e d’un tratto fece segno a Josh di entrare nella sua macchina.

Chiuso lo sportello, si levò gli occhiali da sole e fece un respiro profondo.

“Ci siamo baciati... stanotte.”

“Woh.” - strano ma vero, a quelle parole Josh sembrò addirittura sollevato.

Lo guardò come se, in un certo senso, stesse aspettandosi quella confessione.

“Con gli occhi pieni di lacrime mi ha implorato di baciarla, per due volte. E io l’ho fatto. Dio, quanto volevo farlo.. - sospirò - ..e c’è mancato poco che andassimo anche oltre.”

“Perchè vi siete fermati?”

“Perchè è scappata via. Anzi, adesso, col senno di poi dico che forse è stato anche un bene...”- aggiunse, adagiandosi sullo schienale del sedile.

Josh fece lo stesso.

“Se non altro, puoi accusarmi di tutto tranne che di essere un pazzo visionario.”

“Qui il pazzo sono solo io. E il bastardo, aggiungerei.”

“No che non lo sei.”

“Invece sì! - alzò il tono di voce, per poi serrare la mascella - Mia moglie e mio figlio domenica prossima saranno qui e-”

“-Calmati adesso.” - cercò di tranquillizzarlo.

“Merda.”

Calò un breve silenzio.

“Josh.” - riprese, fissando la strada anzichè lui.

“Mh?”

“Non faccio altro che pensare a lei, è un’ossessione.. - scoppiò - Con Jen sto bene, mi sento diverso, mi sento-”

“-Felice?”

“Sì - i suoi occhi erano grandi e sinceri - Quando siamo insieme, quando mi guarda e mi sorride, io-”

“-Ehi ehi Col, rallenta un attimo, ascoltami. Jen è una ragazza fantastica. E’ bellissima, dolce, spiritosa, piena di talento, e tu.. tu sei semplicemente innamorato.”

“Innamorato..” - si lasciò sfuggire un sorrisetto isterico, riportando lo sguardo sulla strada.

“Non è forse così?”

“Cazzo. - sussurrò, lasciandosi sprofondare il viso fra le mani.

“Non devi vergognartene. L’amore è beffardo, che vuoi farci. - gli sorrise.

“Non doveva succedere.”

“Ma è successo. E ora devi fare qualcosa perchè se continui così, se continuate così, finirete solo per farvi del male.”

“Ma cosa dovrei fare?” - chiese quasi sconsolato.

“Solo ciò che pensi sia meglio per te e per la tua felicità.”

“Ma Helen? Evan? La mia famiglia?”

“La tua famiglia capirà, e anche tua moglie, se è davvero ciò che vuoi.”

“No. Helen no, te lo assicuro. Le rovinerei la vita, ne morirebbe.. e io non voglio.”

“Posso immaginarlo, ma-”

“-E’ mia moglie, la madre di mio figlio, Josh.. - strinse il pugno - Tengo a lei. Non posso farlo.”

“L’ami ancora?”

Non rispose.

“Helen dico, l’ami ancora?”

“Io non lo so più..”

“E allora mi spieghi che senso ha continuare a tormentarti in questo modo? A fingere che vada tutto bene quando in realtà pensi costantemente a un’altra donna?”

“Forse dovrei solo smetterla.”

“Smettere di far cosa?”

“Di pensare a Jen.”

“Certo. Magari aspetta che finiate a letto, prima.”

Colin non rispose, di nuovo.

“Non è per niente facile, ti capisco, ci son passato anch’io - continuò - ma guarda me e Ginny, guarda quanto siamo felici adesso. Non farti del male inutilmente, non sentirti in colpa se hai capito di amare un’altra donna. Se sei sicuro di quel che provi, di ciò che vuoi davvero, allora devi correre il rischio.”

“E’ tutto troppo un casino, Josh. Forse è stata solo.. debolezza, la follia di una notte..”

“Sai bene che non è così. Lo sapete entrambi. Avete mai affrontato l’argomento?”

“Non proprio.”

“Allora è bene che lo facciate, quanto prima, perchè-”

Il cellulare di Josh vibrò potente sul cruscotto dell’auto.

Guardò l’orologio.

“Cazzo, già le 7.45. E’ Ginny, se non sono a casa al più presto rischio il linciaggio”.

“Certo, tranquillo, và pure - rimise su gli occhiali da sole - Grazie amico, per tutto.”

“Non ringraziarmi. Tu stà tranquillo, parlane con Jen - gli sorrise - e se dovessi aver bisogno, per qualsiasi cosa, fai un colpo di telefono.”

“Contaci.” - e scese dall’auto per incamminarsi verso la sua.


***


[Vancouver, 7 giorni dopo.]


Helen e il piccolo Evan erano giunti in città, in occasione delle festività pasquali che si sarebbero tenute da lì a una settimana.

Jennifer aveva saputo del suo arrivo da Ginny, e l’idea di averla lì non la faceva proprio impazzire.

La biondina irlandese era una tipetto tranquillo, riservato - anche troppo, forse - e per quanto Jen avesse avuto modo di trascorrere con lei e Colin del tempo insieme in diverse e numerose occasioni, non era ancora riuscita ad inquadrarla fino in fondo.

Erano amiche, certo. Anzi, a detta della stessa Jennifer non più di un mese addietro, Helen era addirittura una delle sue amiche più care.

Negli ultimi mesi, tuttavia, aveva avuto l’impressione che la evitasse, che la guardasse con occhi strani, come a voler studiare ogni suo gesto e ogni sua parola, soprattutto in presenza del marito.

Si sentiva osservata, e ciò aveva finito per metterla tremendamente a disagio.

In più, era impossibile per lei stessa negare che da quando si era accorta di provare per Colin un qualcosa che andasse oltre la mera amicizia, il loro rapporto era un pò cambiato.

Prova tangibile fu la première della quarta stagione in cui si erano a malapena guardate.

Che Helen avesse intuito qualcosa? Che si fosse accorta anche lei della forte, oramai più che palese, chimica off-screen che la legava a Colin?

Non poteva saperlo, ma da allora lo sospettava.

Fatto sta che saperli insieme la faceva star male, e a maggior ragione adesso, vederli l’avrebbe fatta stare ancora peggio.


***



[Vancouver, 4 Aprile 2015.]


Le ultime riprese della quarta stagione si erano concluse da due giorni.

Ed ecco puntuale, come ogni anno, l’ormai immancabile “Wrap Party” organizzato dal cast e dalla crew dello show.

Era una bella serata, non particolarmente fredda.

L’aria di primavera iniziava a farsi sentire.

Jennifer aveva appena finito di prepararsi e stava ancora a casa, in attesa che Ginny e Josh passassero a prenderla.

L’appuntamento era fissato per le 21.

Indossava un vestitino nero a mezze maniche lungo appena sotto il ginocchio, stivaletti di pelle nera e teneva i capelli raccolti in una coda morbida.

Aveva trascorso quasi l’intera giornata al FanExpo e si sentiva un pò stanca oltre che emotivamente frastornata.

L’idea di rivedere Colin da lì a breve la faceva sentire felice come una ragazzina ma allo stesso tempo le metteva addosso non poca tristezza.

Helen sarebbe venuta di sicuro con suo marito ma, in cuor suo, sperava davvero tanto di non trovarsela lì in giro.

Quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe potuto trascorrere del tempo con lui prima che tornasse in Irlanda, prima che tutti loro si salutassero per rivedersi dopo tre lunghi mesi.

Si udì un clacson da sotto la strada. Ginny e Josh erano arrivati.

Sì passò un pò di lucidalabbra al volo, poi chiuse casa e scese a raggiungerli.

“Ma come siamo belle!” - esclamò Ginny che era scesa dall’auto, dandole un forte abbraccio.

“Oh ma grazie, anche tu! ...E anche tu, papi!” - gridò poi a Josh dal finestrino.

Lui le regalò il più bel sorriso, poi le invitò a salire in macchina.

“Dai saltate su, non ho alcuna intenzione di perdermi Adam brillo ancora prima di iniziare”.

E partirono.

Giunsero a destinazione in meno di venti minuti.

Scesero dall’auto e fecero per incamminarsi verso l’entrata del locale.

Era un posticino molto carino e tranquillo, situato proprio al centro di Vancouver.

Jennifer notò che erano già quasi tutti presenti.

Beverley Elliot le si avvicinò subito porgendole un cocktail, com’era sempre solita fare a questi eventi.

Jen l’abbracciò amorevolmente, per poi proseguire assieme a Ginny e Josh nel giro dei saluti.

Senza dare troppo nell’occhio, si guardò attorno ma ancora nessuna traccia di Colin.

Si chiese tra sè e sè come mai non fosse ancora arrivato.

Ginny, da parte sua, non potè fare a meno di notarla sovrapensiero.

“Ehi Jen, tutto bene?”

“Mh? Certo, perchè me lo chiedi?” - sorrise.

“Mi eri sembrata un pò pensierosa..”

“Ma no, tranquilla! Sarà questo cocktail. Beverley ci vizia sempre con tutti questi bicchieroni, finiremo per ubriacarci prima del tempo stasera..”

Ginny finse di bersela, ma in realtà aveva capito benissimo cosa la stesse turbando.

Anche lei, come Josh, aveva ben chiara la situazione che si era venuta a creare fra lei e Colin.

“Già - replicò - per questo è meglio che tenga d’occhio Josh, non si sa mai cosa può combinare in questi casi. A proposito, dov’è finito?”

“Sarà qua in giro, stai tranquilla. Dai vieni, raggiungiamo gli altri.”

Raggiunsero un angolo del locale dove stavano Adam, Eddy, Robert, Jared, Lana, Emilie e Rebecca.

Jared corse subito incontro a Jen: “Ehilà, mamma!” le disse simpaticamente, abbracciandola.

“Ciao ragazzino!” - ribattè lei con un gran sorriso e scompigliandogli i capelli.

“Adam, allora, come stiamo messi?” - chiese Ginny, in tono scherzoso.

“Non ti ci mettere anche tu, ti prego.. già tuo marito non m’ha dato un attimo di tregua da quando siete arrivati! - rise di gusto - Piantatela di considerarmi tutti come un pazzo ubriaco.”

“Beh, la tua performance dell’anno scorso è piuttosto difficile da dimenticare - aggiunse Lana - e Josh lo sa bene dato che lo avevi persino costretto a ballare..”

“Dateci un taglio o vi licenzio tutti!”

Scoppiò una risata generale.


***


Ore 22.30.

La serata stava proseguendo tranquilla ma ancora nessun segno di Colin.

Dove stava? Non era da lui ritardare tanto in queste occasioni, e Jennifer lo sapeva bene.

Si distaccò un momento dal gruppo per andare alla toilette e darsi una risistemata.

Si passò nuovamente il lucidalabbra ma lo fece un pò così, a inerzia.

Aveva immaginato una serata del tutto diversa ma senza Colin non era decisamente la stessa cosa.

Fece per tornare dagli altri, quando improvvisamente udì l’eco di una risata familiare e assolutamente inconfondibile.

Si voltò. Era lui.

Stava proprio davanti l’entrata assieme a Josh e Sean, e ridevano come dei ragazzini.

Guardò più scupolosamente per vedere se ci fosse anche Helen lì intorno ma, a quanto pare, non era venuta.

Si sentì davvero sollevata.

Colin era bellissimo, come sempre.

Indossava dei jeans scuri e una camicia grigia leggermente sbottonata e con le maniche risvoltate.

Una visione.

“Eccolo finalmente!” - la voce improvvisa di Ginny la prese alla sprovvista, facendola girare di scatto.

“Oh... si infatti, era stato lì per tutto il tempo e non l’avevamo neppure visto. Stavo proprio venendo ad avvisarti..”

“Parlavo di Colin. E’ tutta la sera che lo cerchi..” - le lanciò un sorriso furbetto.

“Eh? Ma che stai dicendo?” - esclamò in totale imbarazzo.

“Perchè, non ho forse ragione?” - continuò a burlarla.

“Piantala!”

“-Buonasera.”- le voci di Colin e Sean interruppero quel frizzante scambio di battute.

“...Ehi!” - Jen rispose quasi a voce alta, in modo del tutto incrontrollato.

Colin le sorrise, e lei fece lo stesso.

“Che stavate combinando, si può sapere?” - chiese Josh, dando un tenero bacio a sua moglie.

“Niente di particolarmente interessante - rispose Jen - Ginny stava solo.. cercando di rifilarmi un altro dei cocktails di Beverley.. quando ci si mette sa essere davvero insistente.”

“Sì, e a dire il vero... - aggiunse Ginny - ci stavamo anche chiedendo come mai non foste ancora arrivati. E’ successo qualcosa?”

Jen, a momenti, fulminò la sua amica con lo sguardo.

“In effetti, sì. Tanya non si è sentita molto bene - spiegò Sean - quindi ho immediatamente chiamato Colin ed Helen per raggiungerci a casa."

Jen deviò lo sguardo.

"Fortunatamente poi si è ripresa e quindi.. eccoci qui.”

“E tua moglie, Colin? Dov’è? Non è venuta?” - chiese, di nuovo, Ginny.

Jen ascoltava in silenzio ma sarebbe volentieri scappata via.

Ogni volta che sentiva pronunciare quel nome stava male.

“No, lei... è rimasta a casa di Sean a far compagnia a Tanya e per darle una mano nel caso avesse avuto bisogno di qualcosa.”

Il suo sguardo e quello di Jennifer si incrociarono di nuovo all’unisono, per poi distogliersi immediatamente.

D’un tratto, la voce di Eddy al microfono invitò tutti ad unirsi per le danze.

Ginny, Josh, Colin, Sean e Jen raggiunsero il resto del gruppo in fondo al locale.

Si partì con un mix di musica anni 50-60.

Quelli che diedero più spettacolo furono Adam, Josh, Sean, Robert, Rebecca, Lana e suo marito Fred.

Colin stava poggiato, con una birra in mano, ad uno dei tanti pilastri di contorno della sala, e oltre a lanciare ripetute occhiate a Jennifer - cosa che, puntualmente faceva anche lei verso di lui - si divertiva da matti a vedere Sean e Josh che facevano gli idioti primordiali assieme ad Adam.

Anche Jen e Ginny stavano morendo dal ridere.

Avevano di fronte uno spettacolo a dir poco imbarazzante ma allo stesso tempo spassosissimo.

Dopo un’ora abbondante a suon di rock n’ roll sfrenato fu concessa una tregua.

Non mancava molto alla mezzanotte.

Tutti si riunirono intorno a un grande tavolo pieno zeppo di pizze, dolcetti e champagne dove Adam fece il suo solito discorso ringrazando tutti per il brillante lavoro svolto e per l’ennesima stagione di successo dello show.

Lo stesso fecero anche Jen, Lana, Josh ed altri componenti del cast.

Il tutto si concluse con uno scrosciante applauso di gruppo e un brindisi generale per inneggiare alla quinta stagione, prima di chiudere la serata e dare il via ad un’ultima, scatenata corsa sulla pista.

“Ehi Col, ma non dovevi unirti a noi? Razza di traditore!”- lo burlò Josh.

“Dovevo, amico.. ma vedendo in che stato pietoso eravate prima, preferisco evitare..” - sorrise.

“Jen? Allora? Ti butti nella mischia?” - le chiese Ginny.

“Preferirei di no, ho le gambe a pezzi. Voi andate pure, io esco a far due passi. Ci vediamo dopo!”

Colin seguì con lo sguardo la sagoma di Jen fin quando non lasciò il locale.

Josh se ne accorse.

“Fratello, io torno a casa - gli disse Sean - avevo detto a Tanya che sarei rincasato dopo mezzanotte. Molli anche tu?”

“Sì..ehm... - ma l’irlandese fu distratto dallo sguardo di Josh che lo stava invitando calorosamente a non farlo e a seguire Jennifer - anzi no, Sean... fra un pò dovrebbe arrivare.. un amico di Adam con un paio di chitarre e ne approfitto per sgranchirmi un pò le dita. Dì a Helen di andare a casa, massimo un’oretta e sono di ritorno, ok? Mi daranno un passaggio Josh e Ginny.”

“Certo, gli daremo un strappo noi.”

“Ok, come preferisci, allora io vado. Ci si vede domani.” - e dandogli una pacca sulla spalla fece per andarsene.

Colin si assicurò che Sean fosse andato via in macchina, afferrò quindi due pezzi di pizza, si scambiò con Josh l’ennesima occhiata e corse a raggiungere Jennifer.

Più che altro, sperava di trovarla, ovunque fosse andata, anche se un’idea già l’aveva.

Si era ricordato, durante il tragitto con Sean per giungere al locale, di un suggestivo viale alberato proprio lì vicino.

Era bellissimo, illuminato a giorno e tutto fiorito.

Non sapeva perchè, ma qualcosa gli diceva che avrebbe trovato Jennifer proprio lì.



***


Una notifica di twitter destò la sua attenzione.

Era LEI.

“Late night walk. Blossom path.” recitava il massaggio.

Jen era esattamente dove aveva creduto che fosse.

Allungò il passo e vi giunse in un lampo.

Ed eccola là, in piedi, di spalle, tutta intenta ad armeggiare col suo telefono.

“Sapevo ti avrei trovata qui.” - disse, rompendo il silenzio di quel viale a dir poco incantato.

Jen si voltò di scatto e quasi non potè credere ai suoi occhi.

“...E tu che ci fai qua? Ho inviato il tweet neppure due minuti fa, come diamine..?”

“Oltre ad essere un pirata dal fascino invidiabile, sono anche un mago.. Non te l’avevo detto, Swan?”

Lei sorrise.

“E quello?” - gli chiese, indicando il piattino che teneva in mano.

“Ah sì, questo..” - Colin sollevò il tovagliolo che faceva da pellicola.

Jen vide due tranci di pizza.

“Tu sei matto.” - sorrise ancora.

“Forse.” - replicò lui, regalandole il solito gioco del sopracciglio.

“Uh, aspetta! Correggo una cosa.."

Colin la guardò divertito.

“Ecco fatto.”

Nuova notifica.

“And in black and white.
A slice of pizza and strolling through beautiful Vancouver... Lovely lovely lovely.”


Stavolta fu lui a sorridere leggendo sul display.

“Molto pittoresco, Swan, non c’è che dire.”

Le si avvicinò.

“Tieni, mangiamo prima che si freddino del tutto.”

“Grazie.”

“...e buona Pasqua.”

“Anche a te.”

***



Si misero a sedere su una panchina insidiata fra le siepi, godendosi la quiete notturna e quello spettacolo floreale sopra le loro teste.

Jennifer era piuttosto tesa, anche se non lo dava a vedere.

Il suo cuore partiva a battere più del normale ogniqualvolta lo avesse vicino.

“E’ meraviglioso, non trovi?” - disse lei, con lo sguardo rivolto verso l’alto.

“Già.”

“Sembra un piccolo angolo di paradiso..”

“Vero, è bellissimo.”

Anche Colin si sentiva un pò nervoso.

Teneva le dita delle mani intrecciate e giocava ripetutamente con i pollici.

“Bisogna ammettere.. - proseguì Jen - ..che Adam stavolta mi ha impressionato più dello scorso anno... un folle!”

“Non dirlo a me, c’è mancato poco che sia lui che Josh mi trascinassero su quella dannata pista...”

“Mi domando perchè tu ti sia rifiutato di accontentarli...”

“Semplice, mi avresti deriso da qui ai prossimi dieci anni. Non lo avrei mai permesso.”

“Sì... può darsi.”

Jen sorrise come fosse la cosa più naturale del mondo.

Lui amava quel sorriso in maniera indescrivibile, gli riempiva il cuore.

“Che farai domani?" - le chiese poi lui, addentando l’ultimo pezzo di pizza.

“Domani?”

“Sì, per la Pasqua.”

“Niente di speciale a dire il vero. Saremo io e Ava.. e tanta cioccolata.”

“Starai da sola?”

“Sì, quest’anno ho preferito così.”

Colin iniziò a muovere la gamba destra un pò stizzito, e si mise su pensieroso.

“Che succede?" - chiese lei.

“Succede che mi stavo chiedendo.. perchè invece non vieni a pranzo da me?”

Jen sgranò gli occhi.

“A casa tua? Scherzi?!”

“Perchè no? Ci saranno anche Sean e Tanya..”

"Di bene in meglio..”

“Qual’è il problema?”

“Sei serio?...Tua moglie, tuo figlio.. e Sean e Tanya... io che centro?!”

“Centri perchè ti sto invitando io, e voglio che tu ci sia. Non esiste che tu stia sola domani.”

Jennifer non rispose.

Aveva apprezzato tanto quell’invito, ma a pranzo con lui, sua moglie e i Maguire... si sentiva soffocare al solo pensiero, al pensiero di vederli insieme e di dover sorbirsi millemila domande pungenti e fastidiose.

Perchè sapeva bene che Helen lo avrebbe fatto.

“Allora, verrai?” - insistette lui.

Non rispose, di nuovo.

Abbassò lo sguardo sul suo telefono e si fece seria.

“Colin?”

“Dimmi.”

“Perchè sei venuto a cercarmi?” - cambiò drasticamente espressione, tono e discorso.

Lui rimase un pò spiazzato da quella domanda così improvvisa e sconnessa, anche se, in un certo senso sperava che glielo chiedesse.

“In tutta franchezza.. dovevo vederti.”

“A quest’ora dovresti essere a casa con Helen..” - replicò, continuando a fissare il telefono.

“Ho detto a Sean che mi sarei trattenuto ancora un pò con una scusa, e poi.. penso proprio che io e te dovremmo parlare.” - cambiò tono anche lui, noncurante del fatto che Jen avesse nominato sua moglie un secondo prima.

Per contro, Jen sollevò lo sguardo e si vide quei due occhioni azzurri fissarla intensamente.

Poi si mise in piedi, dandogli le spalle.

“Se ti riferisci a ciò che è successo l’ultima volta.. non sarebbe dovuto accadere.”

“Ma è successo.”

“Lo so, e sono stata una stupida.”

Colin si alzò di colpo e la raggiunse.

“Non dirlo neppure.”

“Sì invece, non dovevo chiederti di-”

“-Ehi, guardami.. - le afferrò il mento con una delicatezza estrema - ..io lo volevo anche più di te."

“E’ tutto sbagliato. Dobbiamo smetterla”.

“E' quello che continuo a ripetermi. Ma tu ci riesci? Perchè io no.”

“Non rendere tutto più difficile di quanto già non lo sia..”

“Perdonami ma non posso far ciò che mi chiedi fin quando ti ho davanti sedici ore al giorno.. Ti è chiaro oppure no che sei nella mia testa praticamente.. sempre?”

Lei chiuse gli occhi, sforzandosi quasi di non ascoltarlo.

“Allora è un bene che a brevissimo io me ne torno a Los Angeles e tu in Irlanda con tua moglie e tuo figlio. Avrai... avremo tre mesi per schiarirci le idee e dimenticare, ricominciare.”

Colin si fece buio in volto. Gli occhi di Jen, invece, iniziarono ad inumidirsi.

“Ci rivedremo a Parigi..” - disse lui, accennando un sorriso.

“Sì, lo so. E sarà bello perchè... perchè lo faremo come Jennifer e Colin di un tempo, lontani da tutto questo.. trambusto emotivo che ci sta pian piano divorando.”

“Non posso assicurarti che fino ad allora mi passerà.”

“Vorrà dire che dovrai fare un sforzo. Dovremo sforzarci, tutti e due. Sarà meglio per tutti.”

“E’ davvero ciò che vuoi? - le chiese, serrando la mascella.

Una lacrima le segnò il viso.

“Sì.”

“E allora perchè stai piangendo?”

Jennifer lasciò trasparire un sorriso frustrato.

“Perchè finisco sempre per innamorarmi delle persone sbagliate.”

Lui strinse i pugni.

“Se non altro - aggiunse - Emma è stata molto più fortunata di me. Ha trovato il suo lieto fine”.

A quelle parole, Colin si avvicinò e d’istinto le prese il viso fra le mani, pulendo via quella lacrima, esattamente come aveva fatto dieci giorni prima nel semibuio di quel corridoio.

Coincidenza volle pure che, in quel preciso istante, le luci del viale si spegnessero completamente.

L’atmosfera si fece più cupa e intima.

Sembrò come rivivere quel momento e Jen notò quanto lui fosse serio e provato.

Teneva gli occhi incollati sul suo volto, spostandoli ripetutamente su ogni centimetro di esso, come fosse un territorio inesplorato.

Lui, invece, non scollava i suoi dalle labbra di lei.

Cercò di baciarla.

“Non farlo..” - gli sussurrò.

“Se non ti bacio impazzisco.”

“Sii forte, ti prego.”

Chiuse gli occhi, mordendosi il labbro e poggiando la sua fronte su quella di Jen, che a sua volta prese la mano di lui e se la poggiò sul petto.

Colin e Jennifer alias Emma e Killian - 4x22, Ending scene.

Rimasero entrambi fermi, immobili in quella posizione finchè non sopraggiunse il suono di un sms.

“E’ tua moglie?” - chiese Jen un pò in panico.

Colin lesse il messaggio, ancora un pò destabilizzato.

“No, è Josh. Dice che lui e Ginny stanno andando via e di raggiungerli.”

“Ah ok, perfetto.” - si staccò da lui cercando di ricomporsi.

“Ehi Jen-”

“-Shhh. Non dire niente, vai su.”

“Come? Tu non vieni?”

“E’ meglio se non ci facciamo vedere in giro insieme. Và a raggiungerli prima tu, poi passerete a prendermi. Vi aspetto qui.”

“...Ok. Non muoverti, torno subito.”

S’incamminò e si voltò indietro, per guardarla ancora una volta.

Jen gli sorrise.

Nell’attesa, si rimise a sedere a quella panchina.

Sentiva il cuore batterle ancora fortissimo e le tornò alla mente l’invito che lui le aveva fatto per l’indomani.

Non sapeva cosa fare: se accettare e vederlo ancora una volta, ma con Helen che le avrebbe ronzato attorno per tutto il tempo, o rifiutare, ferendo lui e non vedendolo più fino alla Convention di Parigi.

Certo è che avrebbe sofferto in entrambi i casi.

Il clacson di un’auto la distolse dai suoi pensieri.

Erano loro.

Li raggiunse in strada, dove Colin scese elegantemente per aprirle la portiera.

“Grazie.”

Si misero in moto.

Fra una chiacchiera e l’altra, con Ginny che non fece altro che prendere in giro suo marito per le performaces della serata, Jen si sentì ad un certo punto prendere la mano.

Un brivido le partì lungo tutta la schiena.

Si voltò timidamente per guardare Colin, che da parte sua però fece finta di niente, contiuando a parlare con Josh come se nulla fosse.

Lei gli rispose stringendo la presa. Colin strinse ancora di più.

Era ben consapevole di quello che si erano ripromessi qualche momento prima, ma si sarebbe concessa, diciamo, uno strappo alla regola almeno fin quando non sarebbe arrivata a casa e scesa da quell’auto.

Una volta giunti davanti il suo edificio, lei e Colin si scambiarono un furtivo sguardo reciproco.

Si staccò quindi dalla mano di lui, salutò tutti, si incamminò e sparì dietro il portone.

Ripartirono.

Dopo una decina di minuti giunse a destinazione anche Colin.

“Grazie di tutto ragazzi, una Buona Pasqua, e statemi bene”.

“Di niente, amico.. - rispose Josh - ..Buona Pasqua, buon ritorno a casa e saluti alla famiglia.”

“Senz’altro.”


***


Era l’una appena passata quando, proprio davanti la porta di casa sua, Colin sentì vibrare il telefono nella tasca dei jeans.

Era Jen, che aveva accettato l’invito per il pranzo di Pasqua.

-Per domani, ci sarò. Dimmi a che ora posso presentarmi.-

Sorrise fra sè e sè, rispondendole immediatamente.

-Sapevo che non mi avresti detto di no. Per mezzogiorno va benissimo. Fai bei sogni, buonanotte.-

Girò le chiavi cercando di non far rumore per non svegliare nè sua moglie nè Evan.

Entrò e vide Helen seduta sul divano, che beveva una tazza di thè.

“Ah, sei ancora sveglia?” - le chiese.

“Sì, non avevo sonno e ho voluto aspettarti. Sean m’aveva detto che ti saresti trattenuto un pò di più a suonare..”

“Ah sì..infatti. Mi conosci, sai che non riesco a dire di no in certi casi.”

“Lo so, lo so.”

“E’ per caso rimasto altro thè?”- cambiò subito argomento.

“Mi pare di sì, guarda in cucina, nello sportello in basso accanto al frigorifero.”

“Okay, trovato.”

Mise il bollitore sul fornello, quando due piccole braccia gli circondarono il busto e sentì la testa di sua moglie poggiarsi sulle sue spalle.

“Ehilà, che succede?” - sorrise lui, aprendo la bustina del thè.

“Domani sera ce ne torniamo a casa. A casa nostra, finalmente.”

“Già..” - replicò col viso un pò tirato.

“Ah, dimenticavo - continuò lei - mi ha detto Tanya che per domani Sean si è offerto di cucinare tutto da solo, e che hanno un regalino per Evan.
Che carini, mi dispiacerà tanto doverli salutare.”

“A proposito di domani, volevo dirti che-”

Improvvisamente si udì Evan piangere e chiamare dalla stanza da letto.

“Aspetta, vado a vedere cos’ha.”

Il thè fu pronto.

Lo bevve velocemente e raggiunse sua moglie.

Il piccolo sedeva sulle gambe di Helen e stava asciugandosi gli occhietti umidi con la manina.

“Ehi campione, perchè piangevi?” - gli diede un tenero pizzicotto sulla guancia, poi lo prese in braccio.

“Sicuro qualche brutto sogno. Dai mettiamolo a letto, non vorrei che si rovinasse il sonno ancora una volta.” - disse lei, alzandosi e aggiustando le coperte nella culla.

“Domani viene lo zio Sean, sei contento?”

Il piccolo annuì e fece allo stesso tempo un profondo sbadiglio.

“Amore di papà.. - Colin baciò quella testolina piccola e biondissima - ...Forza, a letto.” - e lo diede a Helen perchè lo rimettesse a dormire.

“Torno di là.” - disse lui.

Helen annuì: “Lo faccio addormentare e arrivo.”

Colin si mise a sedere sul divano, slacciandosi le scarpe.

Si sentì vibrare nuovamente il telefono in tasca.

Era di nuovo Jennifer.

-L’ho fatto esclusivamente per te. Buonanotte.-

Si lasciò sfuggire l’ennesimo sorriso, quando avvertì i passi di sua moglie provenire dal corridoio.

Cancellò il messaggio nonchè la loro intera conversazione, ripose il telefono sul tavolino lì davanti e tornò alle sue scarpe.

Helen entrò in salotto.

“Si è addormentato?” - le chiese.

“Sì, per fortuna.”

“Bene.” - si alzò e fece per dirigersi verso il bagno.

“Cos’è che mi stavi dicendo prima a proposito di domani?”

Lui si fermò.

“Ah beh, niente di particolare. Sarà dei nostri anche Jennifer. L’ho invitata io.”

Helen rimase lì per lì sopresa.

“Jennifer? E come mai?”

“Ho saputo che sarebbe stata sola. Ti dispiace?”

“No no..” - in realtà non era proprio il genere di cosa che si sarebbe aspettata di sentire.

“Okay.”

Lo seguì fino in bagno.

“Ehi, Colin.”

“Sì? Che c’è?”

Si avvicinò a lui e lo baciò.

“Ti amo.”

Lui si limitò a sorriderle e rispose con un bacio sulla fronte.

“Mi metto a letto, tu non vieni?” - gli chiese.

“Ti raggiungo fra un attimo, faccio una doccia lampo.”

Dopo essersi asciugato e rivestito, tornò in salotto a prendere il cellulare.

Entrò in camera da letto, dove Helen stava già dormendo profondamente.

Guardò sia lei che il piccolo Evan con un velo di tristezza, corrugando leggermente le sopracciglia.

Poi si mise nelle coperte, e quasi senza pensarci, andò a ripescare il tweet che Jen aveva inviato qualche ora prima.

“A slice of pizza and strolling through beautiful Vancouver... Lovely lovely lovely.”

Sospirò, passandosi una mano fra i capelli.

Fissò quella foto e quelle righe finchè i suoi occhi ebbero la forza di non chiudersi.







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NDA: Ciao a tutti! Il ritardo è stato ancora più tremendo della scorsa volta, chiedo scusaaa ;_; Ma finalmente mi sono riappropriata del tutto del mio pc ora che l'estate è -piuomenoquasi- finita, sniff. Quindi eccovi il 4° capitolo :) Vi auguro una buona lettura e spero tanto che anche questo possa essere di vostro gradimento. Ammetto che questa decisone di seguire una sorta di linea temporale e combinarla con la mia mente disagiata è decisamente una sofferenza di non poco conto... perchè questi due finiranno per accartocciarmi cuore e anima. Un bacione e al prossimo capitolo ;) SEASON 5 HURRY TO COME! **

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Capitolo 5
*** GOODBYE ***


GOODBYE.


   
 
[Vancouver, 5 Aprile 2015.]
 
 
 
Ore 11.

Jennifer aveva approfittato per dormire un pò di più quella mattina tant’è che la sveglia le sembrò più irritante del solito.

Ava stava accucciata ai piedi del letto, giocando con una delle sue pantofole.


«Dannazione..» - esclamò, con la voce ancora rotta dal sonno.

Allungò il braccio ponendo fine a quel suono infernale, per poi tornare fra le coperte.

Fra un’ora sarebbe dovuta essere a casa di Colin ma non aveva alcuna voglia di alzarsi.

Tornò a pensare all’invito, ad Helen, a tutto ciò che la sua presenza avrebbe comportato, a tutto quello che avrebbe dovuto sorbirsi  pur di vederlo ancora una volta.

Prese il cellulare e fu quasi tentata di contattarlo e disdire tutto.

Scrollò il suo nome sulla rubrica ma non vi riuscì, fu come bloccata.

Sapeva bene quanto lui tenesse che fosse presente e ferirlo era l’ultima cosa che avrebbe voluto.

Lo amava troppo per potergli fare una carognata simile.

Si alzò quindi per fare una doccia e cercare di levarsi l’ansia di dosso.

Una volta fuori, sentì suonare il campanello.

Si avviò a passo spedito verso l’ingresso, un pò stranita.

Guardò dallo spioncino, poi aprì la porta, incredula.


«Colin..»

«Buongiorno.» - disse lui, sorridendole.

Jen, lì per lì, non seppe che dire.


«Dalla tua faccia si direbbe che non sembri proprio contenta di vedermi...»

«No, non è questo.. è solo che.. non mi aspettavo...»

Colin iniziò a grattarsi l’orecchio, destando l’attenzione di lei.

«Che c’è? Che hai?»

Non rispose, ma con gli occhi le stava volutamente facendo capire di sistemarsi l’accappatoio per il semplicissimo motivo che le si era aperto un pò troppo sulla zona decolletè.

Jen si coprì subito, imbarazzata.


«Allora.. - riprese - che ci fai qui? Sei venuto a controllare che non fossi scappata?»

«Veramente sono venuto a prenderti.»

«Guarda che so dove abiti.»

«L’invito è stato mio. Non avrei mai permesso che venissi da sola.” - e le toccò il naso con la punta dell’indice.
 
 Jen sorrise timidamente per poi tornare subito seria.


«Helen lo sa? Che saresti passato di qui?»

«Certo.» - ribattè lui con lo stesso tono.

Si fissarono per un breve istante, poi lei lo invitò ad entrare in casa.


«Dammi dieci minuti.» - gli disse, passandosi l’asciugamano sui capelli ancora umidi.

«Fai pure, ti aspetto qui.» - e si mise ad attenderla in salotto.

Sedeva di nuovo lì, su quel divano che gli stava riportando alla mente mille pensieri, mentre dal corridoio echeggiava il rumore dell’asciugacapelli.

Squillò il cellulare.

Era sua moglie.

Lo aveva avvertito che Sean e Tanya erano da poco arrivati.


«Qualcosa non va?» - sopraggiunse la voce di Jen dopo qualche minuto.

«Nono, era solo... - si voltò a fissarla, bloccandosi un attimo - ...Helen».

La guardò come se non esistesse al mondo creatura più incantevole.

Era bellissima, nonostante fosse truccata a malapena e indossasse un semplicissimo maglione bianco lungo sopra il ginocchio.

Al collo le spiccava una grossa e vistosa collana che richiamava il colore dei suoi occhioni verdi.

I capelli erano sciolti, appena appena stirati.

Quelle gambe sottili, rese ancora più sensuali dal solito paio di stivaletti di pelle nera, lo avevano un attimo destabilizzato, ancor più della sera prima.


«...Mi stava dicendo che Sean e Tanya sono già lì.»

«Oh, okay. Andiamo?» - disse, prendendo la borsa.

E raggiunsero l’auto di lui.


 
***



Una volta in macchina, Jen iniziò a sentirsi di colpo nervosa.

Rimasero entrambi in silenzio per gran parte del tragitto.

Nessuna parola.

Solo la voce della radio che faceva da sottofondo.

Colin s’era voltato a fissarla più d’una volta.

Aveva intuito che non era tranquilla, che qualcosa la turbasse, e cosa la turbasse.

Difatti, Jen non aveva distolto lo sguardo dal finestrino fin da quando erano partiti.


«Sei silenziosa.» - le disse, rompendo il silenzio.

Lei fu come scossa, e abbandonò quel turbine di pensieri, tornando alla realtà.


«Mh?» - fu tutto ciò che riuscì a dire nell’immediato.

«Ho detto che sei silenziosa.» - ripetè lui, senza distogliere lo sguardo dalla strada.

«Oh sì, scusami... mi stavo giusto rilassando.»

Ad un tratto, Colin accostò senza preavviso.

«Perchè ti sei fermato?» - chiese preoccupata.

L’irlandese spense la radio, poi si levò gli occhiali da sole.


«Stai bene?» - le chiese, guardandola in un modo che Jen conosceva fin troppo bene; uno sguardo carico d'amore che sentiva come suo, ormai.

«Certo, sto bene, non preoccuparti.» - rispose, carezzandogli il mento fra pollice e indice.

«Posso stare tranquillo?»

«Assolutamente sì.»

Si sorrisero.

Colin fece finta di crederle ma non se la bevve.

Rimise comunque in moto e ripartirono.

Percorsero nuovamente in silenzio gli ultimi metri che li separavano dalla casa di lui, quando, sulle note di “Thinking out Loud*”, le afferrò d’istinto la mano e gliela strinse forte.

Erano quei piccoli gesti che la facevano sentire al centro del mondo.


«Andrà tutto bene.» - le disse con dolcezza.

Lei annuì, stringendo ancora più forte la presa.
 
*…maybe just the touch of the hand,
Oh, me.. i fall in love with you every single day,
and i just wanna tell you i am...

 


 
***

 

Una volta arrivati, fu Sean ad accoglierli per primo.

Poi una piccola dolce vocina si udì sopraggiungere nell’immediato.


«Papà! Papà!» - era quella di Evan che arrivava di corsa.

«Ohh il mio ometto! Vieni qua, dai un bacio a papà!»

«Non ha fatto che chiedere di te da quando io e Tanya siamo arrivati.» - precisò Sean.

«Eh immagino... quando sono uscito stamattina dormiva ancora.»

Il volto di Jen s’illuminò alla visione di quel piccolo angelo, e Colin non potè fare a meno di notarlo.

«Ciao tesoro! Ma come ti sei fatto grande!»

«Cresce a vista d’occhio, eh?»

«E’ proprio un amore.» - rispose, accarezzandogli il visino.

«Hai visto chi c’è? La zia Jennifer!»

Jen gli regalò il suo sorriso più bello e il piccolo si nascose timidamente nel collo del padre, imbarazzatissimo.

«Mi domando da chi abbia preso...» - lo burlò lei, destando anche i sogghigni scherzosi di Sean.

«Jennifer!» - ecco che sopraggiunse un’altra voce.

Jen avvertì come un brivido istantaneo.


«Helen, ciao!»

Le due si abbracciarono.

C’era anche Tanya, e lo stesso fece con lei, chiedendole al contempo come stesse andando la gravidanza.


«E’ stata una vera sorpresa! - le disse Helen - Colin m’è l’ha detto giusto stanotte che ti saresti unita a noi.»

«Eh già.. ha preso un pò alla sprovvista anche me, a dire il vero.»

«Voglio sperare che non sia stato troppo sfacciato, magari oggi avresti preferito fare altro...» - aggiunse, prendendo il marito sottobraccio.

«Oh nono, affatto, anzi... è stato molto carino.»

«Bene! - intervenne Colin - direi che è il caso di trasferirci di là. Helen?»

«Sì certo, andiamo pure.»

Jen e Colin si lanciarono un’occhiata complice.

Lui la guardò come a volerle dire "stai tranquilla, ci sono io."

Da parte sua, Jen non era ancora riuscita a tranquillizzarsi.

Nonostante avesse in un certo senso rotto il ghiaccio con Helen, continuava ad avvertire sempre nel tono delle sue parole quella sottile ma pungente ironia che tanto e spesso le creava disagio.

Era felicissima di trovarsi lì con lui, ma allo stesso tempo sperava che quella giornata si concludesse quanto prima possibile.
 



 
***



 
Si diressero tutti in cucina, dove la tavola era già deliziosamente imbandita.

Iniziarono a prender posto, Tanya e Sean per primi, proseguendo poi in ordine con Helen, Colin e Jennifer, finiti inevitabilmente l’uno accanto all’altra, mentre il piccolo Evan era rimasto a giocare in salotto, sul tappeto ai piedi del televisore.

Jen notò la cosa.


«Evan non mangia?» - chiese stranita e quasi sottovoce.

«Gli darò qualcosina più tardì.” - le rispose puntale Helen - Solitamente non mangia quasi mai niente a pranzo con noi... tutta colpa dei nonni e di suo padre che hanno saputo istruirlo per bene...» - concluse ironica e dando un bacio a suo marito.

Jen deviò lo sguardo in maniera quasi automatica.

Non riuscì a reggere quella visione praticamente a mezzo metro di distanza dal suo naso.


«Vorrà dire che dopo un pò di movimento avrà più appetito....» - aggiunse maliziosamente Sean, guardando divertito sia Colin che sua moglie, e destando un sorriso generale, tranne quello di Jennifer, forzato oltre l’inverosimile.

Jen capì che quella sarebbe stata di certo una lunghissima giornata.

Colin la guardò di sfuggita, notandole il volto un pò spento.

Tentò di cercarla con lo sguardo, ma invano.

Non sopportava il pensiero di saperla in quello stato.

Così, d’istinto, e con disinvolta indifferenza agli occhi degli altri, le prese la mano da sotto il tavolo.

Jen si staccò subito, ma quel gesto così spontaneo e improvviso, per quanto azzardato, le aveva fatto enormemente piacere.

Fu il modo per Colin di farsi perdonare, anche se, ovviamente, non aveva avuto alcuna colpa, e Jen di questo ne era ben consapevole.





 
***
 


Ore 14.

Fra una portata e l’altra, e toccando gli argomenti più svariati - compreso quello degli ultimi giorni di riprese - si finì per tornare su Tanya e sulla sua gravidanza, dal momento che si era sentita scalciare più d’una volta.

Helen era partita a darle più e più consigli, la stessa Tanya le rivolgeva domande su domande, mentre Jen ascoltava tutto senza dire una parola, sotto lo sguardo vigile di Colin che fin troppo bene stava intuendo il suo disagio.

Quella della maternità era una questione che, da sempre, le era stata a cuore.

Amava i bambini in maniera indescrivibile ed era quindi innegabile che, un giorno, ne avrebbe voluto uno tutto per sè.

Non aveva solo ancora trovato la persona giusta, o meglio, l’aveva trovata, ma in circostanze in cui nessuno spera di trovarsi quando si è innamorati, veramente innamorati.

E a render la situazione decisamente più pesante ci mise ancora del suo la biondina irlandese, che era addirittura arrivata a chiederle così, dal nulla, come stesse andando la sua vita amorosa.

Il momento perfetto in cui Jen sarebbe volentieri scappata via.


«Diciamo che... sto in una fase un pò lenta della mia vita, ecco...» - le rispose, quasi temendo che tutti avessero potuto leggerle in volto l’imbarazzo che la stava pian piano divorando.

«Ma ci sarà qualcuno che ti piace.. sei talmente bella, avrai una fila di spasimanti..»

Helen le parlava con in modo così apparentemente dolce e spontaneo che Jen stava facendo sul serio fatica a capire se si stesse burlando di lei oppure no.

A quella sorta di domanda-allusione, si sentì quasi venir meno il respiro.

Colin, invece, finse di smanettare sul suo cellulare per mascherare il proprio nervosismo.


«A dire il vero, c’è qualcuno...»

Lui serrò la mascella, continuando a fissare quel display.

«...Ma ho scoperto da poco che sta vedendo una persona, quindi....» - concluse, lanciandosi andare all’ennesimo sorriso tirato.
 
Improvvisamente, si udì Evan piangere dal salotto.

Mai tempismo fu più azzeccato per porre fine a quell’orticante conversazione, anche se, a discapito del piccolo che era scivolato su uno dei suoi giocattoli prendendo un bel ruzzolone.

Helen lo prese immediatamente in braccio e cercò di calmarlo.

Sopraggiunse anche Colin, facendo lo stesso, con mille e più premure.

Jen lì guardò dalla propria postazione con un velo di tristezza.

Quella visione le fece quasi male al cuore, tant’è che non ebbe neppure la forza di chiedere come stesse il piccolo.

Colin era suo padre dopotutto, non poteva certo pretendere che rimanesse freddo e indifferente nei confronti del suo bambino solo perchè non sopportava di vederlo accanto a Helen.


«Tutto okay, amico?» - chiese Sean.

«Sisi tranquillo, ha pianto per lo spavento, niente di grave.» - rispose, continuando a carezzare quella bionda e piccola testolina.

«Colin, dallo a me, lo porto per un pò in camera da letto così si distrae.»

«Ti accompagno.» - aggiunse Tanya, seguendola senza battere ciglio.

Colin si mise nuovamente a sedere e notò Jen attenta a sfogliare alcune foto sul proprio telefono.

Aveva un’aria molto pensierosa, di nuovo.


«Non vedo l’ora di avere anch’io tra le braccia la mia piccola peste tutta pianti e pannolini.” - disse Sean, con un gran sorriso.

«Ti assicuro, amico, che i primi tempi non è tutto questo gran divertimento. Evan dorme pochissimo. Io ed Helen non abbiamo un sonno regolare praticamente da quando è nato.»

«Anche mia sorella ha avuto lo stesso problema con la mia nipotina - intervenne Jen - Dormiva pochissimo e piangeva in continuazione. Per fortuna, crescendo non le ha dato più problemi. Ora è tranquillissima - spiegò - Avete già pensato il nome da dare al piccolo?» - chiese poi a Sean.

«A dire il vero siamo indecisi tra Flynn e Thomas, ma credo proprio che opteremo per il primo, Tanya lo preferisce.»

«Io preferisco che cosa?» - sopraggiunse Tanya, venuta per dire a Colin che sua moglie lo desiderava nell’altra stanza.

L’irlandese lanciò a Jen un rapida occhiata prima di alzarsi e andare, come per tranquillizzarla.


«Il nome del bambino - continuò Sean - Jennifer mi chiedeva se ne avessimo già scelto uno.»

«Oh sì! Flynn. Per me è Flynn. Lo adoro.»

«E’ delizioso! - sorrise ad entrambi  - Perdonatemi, torno subito, vado a darmi una rinfrescata.»

E si diresse verso il corridoio che da un estremo conduceva al bagno e dall’altro in camera da letto.



 
***


 
 
Esitò un istante prima di aprire la porta.

Fu bloccata dalla risata di Evan - unita a quella di sua madre e di Colin - che echeggiava per tutto il corridoio.

Guardò verso la direzione opposta, strinse la maniglia, poi entrò in bagno e girò la chiave con impeto a dir poco maniacale, quasi dovesse difendersi dall’arrivo imminente di qualcuno.

Poggiò la schiena alla porta, respirando profondamente e liberandosi di tutta la tensione che l’aveva accompagnata dal momento che aveva messo piede in quella casa.

Si guardò allo specchio, portandosi una mano sul cuore.

Sarebbe rimasta volentieri chiusa lì dentro.


«Solo il dolce... - ripetè fra sè e sè - ...solo il dolce.»

Aprì la porta e si bloccò nuovamente.

Lui era lì, appena poco più avanti con in mano una copertina, a fissarla sempre, perennemente con quegli occhi capaci di farle dimenticare ogni tipo ansia e preoccupazione.


«Si è addormentato?» - gli chiese avvicinandosi.

«Sì. Helen è andata a prendere il dolce, mi ha detto di mettergli su questa.»

«E’ quasi identica a quella di Ava, tranne che per gli orsacchiotti.» - gli sorrise.

Sorrise anche lui.


«Vieni.» - la invitò a seguirlo.

Entrarono in camera da letto dove Evan stava dormendo più beato di un angelo.

Colin lo coprì, dolcemente.

Aveva un respiro così delicato.


«E’ proprio bellissimo...» - disse Jen sottovoce, lasciandosi andare all’ennesimo stupendo sorriso.

«Sai.. - continuò poi - se non fosse per il biondo dei capelli, sarebbe praticamente identico a te.»

«Trovi?»

«Certo, te lo dissi anche tempo fa.»

«E’ buffo perchè... finanche mia madre pensa somigli più a Helen.»

«Ohh no, non sono d’accordo. Guardagli il naso, le labbra.... ha persino le tue orecchie.»

In quel preciso istante, Colin le prese la mano, dandole un bacio sul dorso, con infinita dolcezza.

«Grazie per essere venuta.» - le disse.

«Sai bene perchè l’ho fatto.» - rispose lei, col cuore che aveva ripreso a batterle come un tamburo.

Perso completamente in quei due occhioni verdi, avvicinò pericolosamente il suo volto a quello di Jen che, per quanto avesse voluto, si tirò indietro.


«Forse è meglio se torniamo di là.» - suggerì lei.

«Sì, infatti.» - annuì lui, sistemando nuovamente la coperta al piccolo e lasciando accesa solo la luce del lampada sul comodino.
 



 
***


 
Tornarono in cucina, dove Helen aveva appena finito di tagliare il dolce.


«Tutto tranquillo? Sta ancora dormendo?» - chiese al marito.

«Dorme come un angelo. Ne avrà di sicuro per qualche ora.»

«Perfetto, così noi avremo un pò di tempo per ultimare le valige...»

Jen fu come scossa.

Guardò l’orologio: le 16.30 passate.


«Uh, caspita.. - esclamò - forse è meglio che vada, si è fatto un pò tardi.»

«Sicura di non volerti trattenere ancora un pò, Jennifer?» - chiese Helen, che in tutta sincerità, non era poi così dispiaciuta che stesse andando via.

«Ti ringrazio ancora ma è meglio di no.. voi dovete prepararvi per il viaggio e in più passa a trovarmi mia sorella stasera. Vedo di riuscire a preparare un dolce veloce per la mia nipotina, così la tengo buona buona.» - sorrise.

«Come preferisci.»

«Grazie mille per l’ospitalità. Un bacio grande al piccolo e sinceri saluti alla famiglia.»

«Senz’altro!»

E si abbracciarono.

Salutò anche Sean e Tanya, facendo loro i rinnovati auguri per la gravidanza.


«Ti accompagno - disse Colin - Sean, fammi la cortesia di aspettare qui con Tanya finchè non torno.»

«Certo amico, nessun problema.»


 
 
***




Dopo l’ennesimo saluto generale, i due raggiunsero l’auto di lui.

Una volta partiti, Jen si adagiò sullo schienale del sedile e chiuse gli occhi.

Finalmente potè rilassarsi.

Colin riaccese la radio dove la canzone riprese dallo stesso esatto punto in cui era stata interrotta durante il viaggio di andata.

Solo che stavolta fu lui a cantarla.

Abbassò un pò il volume, alternando lo sguardo fra Jennifer e la strada.
 
…So honey now,
Take me into your loving arms,
Kiss me under the light of a thousand stars,
Place your head on my beating heart…

 
Jen, da parte sua, stava morendo dal ridere per il semplice motivo che lui era arrivato ad afferrarle la mano usandola come microfono.


«Piantala di fare lo scemo e guarda avanti!»

Ma nulla, lui continuò imperterrito.
 
…I’m thinking out loud,
Maybe we found love right where we are…

 
Jen spense di getto la radio, continuando a ridere come una ragazzina.


«Ma che fai?! Te la stavo dedicando...»

«Lo so, ma ci terrei anche ad arrivare a casa sana e salva..»

«Per chi mi hai preso?»

«Abbiamo sfiorato ben due auto durante la tua gloriosa performance, Mr. Ed Sheeran.»

«Non ti piace il rischio?»

«Non sarei qui se così non fosse, ti pare?»

Si scambiarono l’ennesimo, rapidissimo, sguardo d’intesa.

«Mh. Giusto.»

A quelle parole, l’irlandese riportò la sua completa attenzione sulla strada.

«Hai passato una bella giornata?» - le chiese.

«Certo...»

«Cosa c’è?» - aggiunse lui, mutando espressione.

Aveva notato un pò di incertezza nel tono della sua voce.


«Ma no, niente.»

«Jen, lo sai che puoi dirmi tutto.»

«Dico davvero, non è niente.»

«Perchè fai così?»

«Siamo arrivati.» - puntualizzò lei.

Colin si guardò attorno, per poi fermarsi senza nemmeno curarsi di dove avesse parcheggiato.


«Non ti lascio andar via se primi non me lo dici.»

Jen lo fissò senza dire una parola.

Rimase in silenzio anche lui, serio, in attesa di una risposta.

Poi, quasi senza rendersene conto, si ritrovò incollato alle labbra di lei.

Un bacio dolcissimo, atteso, desiderato, bramato.

Inaspettato.

Le loro bocche si separarono quasi a fatica.


«E questo? Hai cambiato idea?» - le chiese, con un sorriso appena percettibile.

Jen parve ignorare la sua domanda, e riprese a baciarlo.

Quando finalmente fu sazia di lui, si decise a rispondergli.


«No.. ma dovevo pur salutarti in qualche modo. Un piccolo strappo alla regola...»

«Sei stata molto cattiva con me, Swan...» - le disse in tono provocatorio, respirando sulle sue labbra e tenendo la sua fronte incollata a quella di lei.

Fu lì per baciarla lui stavolta, ma Jen si vide costretta a scostarsi.


«Tempo scaduto, Capitano. Direi che può bastare.» -  e fece per scendere dall’auto.

Colin la bloccò istintivamente, afferrandole il braccio.

Lei si voltò.

Lui non ebbe la forza di dir nulla, sebbene i suoi occhi parlarono al suo posto.


«Fai il bravo. E stammi bene.» - gli sorrise, sentendosi, nello stesso tempo, morire dentro.

Colin mollò la presa, e prima di partire e andarsene, rimase a fissare la sagoma di Jennifer allontanarsi e poi scomparire dietro il portone.




 
***


 
 
Jen aprì la porta di casa sua quasi a inerzia.

Si sentì come svuotata.

La primsissima cosa che fece non appena entrata fu quella di andare alla finestra e controllare se lui fosse o no andato via.

Smosse la tenda ma la macchina non stava più lì.

Sospirò profondamente.

Non ebbe neppure la forza di piangere.

Nel mentre, Ava le si avvicinò sdraiandosi ai suoi piedi, quasi come avesse intuito il suo stato d’animo.

Jen la prese in braccio.


«Ciao piccola. Ti sono mancata?»

La cagnetta rispose leccandole il naso.

La ripose sul divano e si diresse poi in cucina, dove mise su un pò di caffè, prima di andare a concedersi un bel bagno caldo.




 
***

 

 
Nel frattempo, sulla via del ritorno, Colin proseguiva con la mente ancora ben salda al bacio di pochi minuti prima.

Non accese neppure la radio.

Sentiva ancora addosso il profumo di lei.

Non avrebbe voluto lasciarla andare.

Il solo pensiero che l’avrebbe rivista a Parigi, dopo quasi tre lunghi mesi, lo stava facendo impazzire.

Sentiva come un desiderio irrefrenabile di riaverla con sè, di stringerla, di toccarla, di baciarla ancora una volta.

Sì fermò di fronte al rosso di un semaforo, continuando a tenere lo sguardo serio e fermo sulla strada, e battendo i pollici sullo sterzo, nervosamente.

Iniziò a piovere.

Lo sbattere delle gocce sul parabrezza si mescolava al turbine dei suoi pensieri.


«Al diavolo!» - esclamò, non appena il verde lo autorizzò a ripartire.

Le gomme gridarono, e con una turbolenta e azzardata inversione di marcia riprese di corsa la strada per tornare da lei.




 
***



 
Dopo il caffè, e dopo aver riempito la ciotola di Ava, Jen prese l’accappatoio dalla sua camera e si diresse in bagno.

Levò gli stivaletti, poi la grossa collana che ripose sul lavandino.

Continuava a pensare a lui, a quanto le mancasse già.

Quel bacio, rubatogli prima che si separassero, le aveva fatto capire, ora più che mai, che tenerlo lontano non era ad altro servito che a far accrescere il suo amore per lui.

Chiuse gli occhi, standosene in piedi davanti allo specchio, quasi come a voler riassaporare quel momento nella sua testa.

Ma qualcosa interruppe la sua concentrazione.

Il campanello.

Rimase lì ferma, come ad aver l’impressione che avesse sentito male.

Sentì suonare nuovamente.

A quel punto, guardò stranita l’orologio e vide che era ancora troppo presto per poter credere che potesse trattarsi di Julia, sua sorella, che sarebbe dovuta arrivare almeno tre ore più tardi.

Allo stesso tempo, per quanto lo volesse, non pensò neanche minimamente che potesse essere lui, ma ebbe quasi un colpo quando, dallo spioncino, scorse la sua sagoma.

Aprì la porta, scalza e incredula, trovandoselo davanti.

Colin non disse una parola.

Era leggermente bagnato e stava limitandosi a fissarla in un modo che costrinse anche Jen stessa a rimanere lì, in silenzio.

Le sembrò un film già visto.

Ci mancò poco che le uscisse il cuore dal petto quando, d’un tratto, si ritrovò immersa in uno dei baci più passionali che le avesse mai regalato, che si fossero mai scambiati.

Senza staccarsi da lei, Colin chiuse la porta con un rapido movimento di gomito.

Jen finì di spalle a quella porta.


«Non dovresti essere qui...» - gli sussurò con un filo di voce, mentre lui continuava imperterrito a degustare ogni centimetro del suo collo.

«Io dico di sì...» - rispose, nello stesso tono.

Jen sentì la base del suo maglione sollevarsi lentamente fin sopra i fianchi, e due mani fredde e forti cingerle la vita e toccarla con quella delicatezza unica, tipica di lui.

Lo bloccò istintivamente, e sorridendogli, sussurrò:


«Andiamo di là.»

Colin tentennò un istante:

«Sei sicura?»

«Sicurissima.» - rispose, senza un minimo di esitazione.

Così dicendo, la prese in braccio e la portò dritto in salotto, sul famoso divano, dove finirono per lasciarsi andare alla passione più estrema e sfrenata.

I loro corpi, privati ormai di ogni sorta di tessuto, si unirono alla perfezione.

Un’esplosione di piacere li pervase in ogni fibra del loro essere.

Respiri, gemiti, movenze, amalgamati all’unisono.

Terminarono, esausti, l’uno nelle braccia dell’altra.



 
***





Coperta solo dal proprio maglione, Jen stava poggiata sul petto di lui, carezzandolo con movimenti circolari della mano.

«Non osare mai più dire che c’è un altro uomo.» - la minacciò in un tono tremendamente sensuale, mentre passava le dita fra quei capelli dorati.

Jen alzò il capo per rispondergli.


«Non dicevo mica sul serio...» - sorrise, ironica.

«Certo che non dicevi sul serio - sorrise anche lui - se non vuoi farmi impazzire...» - e tirandola a sè, le rubò l’ennesimo bacio.

Rimasero poi entrambi a fissarsi, a contemplarsi in silenzio.

Lei, col mento poggiato ad altezza del suo sterno.


«Che c’è?» - le chiese, con infinita dolcezza.

A quella domanda, Jen si fece subito pensierosa, ed esitò un attimo prima di rispondere.

A quel punto si sollevò, mettendosi seduta a cavalcioni su di lui ed infilandosi velocemente il maglione.

Sollevò anche lui, o meglio, lo invitò a sollevarsi così che potessero nuovamente guardarsi negli occhi.

Si bloccò ancora, per poi continuare sotto l'attenzione e il tono interrogativo di quei due occhi color mare e cielo.

Sospirò:


«Nell’istante... in cui ti ho visto morire...»

Colin distese il proprio sguardo, rasserenandosi.

Le fece cennò di sì col capo, sorridendo, per invitarla a proseguire.

Anche lei sorrise di riflesso, compiaciuta, e consapevole del fatto che lui avesse intuito cosa stesse andando a dire.


«...Ho rimpianto di non averti mai detto una cosa importante...»

Con l’amore negli occhi, Colin le sorrise di nuovo, carezzandole il viso, stando al suo gioco.

«Che cosa?» - aggiunse, recitando quella battuta esattamente nello stesso identico tono di Killian, ma probabilmente più speranzoso, stavolta, di ricevere quella risposta.

«Ti amo.» - rispose finalmente lei, regalandogli l’ennesimo, splendido sorriso.










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NDA: Ciau a tuttiiiiii! Eccomi - oddio, in ritardo macroscopico!!! ma vabbè, anno nuovo, capitolo nuovo XD - ad aggiornare con un nuovo capitolo! Non ho molto da dire se non che questi due continuano, sempre, inesorabilmente a togliermi anni di vita. Li amo come non mai. Che dirvi, la mia mente malsana e disagiata ha immaginato un pò così l'andazzo di quel famoso pranzo di Pasqua... Spero possa essere di vostro gradimento. :))) Al prossimo aggiornamento e.....MARZO MOVETEEEEEEE! Sto in astinenza da tutto ciò che li riguarda!!!! xoxo

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