Le Cronache di Aetheria, Libro Primo-La Danza Delle Tenebre

di Destyno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Ciò che Accadde Prima ... ***
Capitolo 2: *** Capitolo I: L'Accademia ***
Capitolo 3: *** Capitolo II: Destino ***
Capitolo 4: *** Capitolo III: Sogni ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV: Lontano Ricordo ***
Capitolo 6: *** Mi dispiace molto. ***



Capitolo 1
*** Prologo: Ciò che Accadde Prima ... ***


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Prima che leggiate, vorrei ringraziare Vyolet che mi ha fatto da beta-reader per questo capitolo.
Non credo che una vita mi basterà per ringraziarti.


Prologo: Ciò che Accadde Prima …
 
Tempo si guardò intorno, ansante.
Era fatta. Avevano sigillato la Grande Minaccia.
 
Un sorriso gli illuminò il volto.
Sì, ce l’ avevano fatta.
L’ Isola era salva.
 
«Ancora non riesco a crederci …» sussurrò Fuoco, scuotendo la testa.
«Nemmeno io.» rincarò Acqua.
«Ma … e adesso?» chiese Aria.
«Adesso … potremmo vivere in pace …» sorrise Terra, per poi manifestare la sua contentezza con un urlo di gioia.
Tempo scosse la testa. Erano così scalmanati, quei giovani …
Ma era giusto che festeggiassero. L’ Ora Buia era finalmente passata, e Aetheria, l’ Isola, non avrebbe mai più dovuto affrontare una minaccia del genere.
Luce chiuse gli occhi, mormorando una breve preghiera per tutte quelle povere anime che avevano raggiunto il Vuoto al di là del cielo.
Ombra era l’ unica che non mostrava nessuna emozione.
Avrebbe forse dovuto?
Era comunque colpa sua, fondamentalmente, se era scoccata l’ Ora Buia …
Improvvisamente, sentì una mano maschile sulla sua spalla.
 
«Fuoco …» sussurrò lei.
«Non è stata colpa tua, Ombra.» dichiarò lui.
«Già! Non devi sentirti in colpa!» rincarò Aria, allegra.
«Grazie …» disse Ombra, sorridendo un poco.
Tutti sorrisero.
Non c’ era più ragione di preoccuparsi.
 
Improvvisamente, senza alcuna ragione apparente, tutti e sette i presenti diedero le spalle alla grande stella a sette punte nera nel terreno, per rivolgere la loro attenzione a qualcun altro.
 
Il qualcuno in questione era un bambino, o almeno così sembrava dalla statura, il cui volto era coperto da un cappuccio nero come la cappa che lo avvolgeva completamente.
 
«Cosa ci fai qui?» chiese Fuoco, senza tradire nessuna espressione.
Il bambino lo ignorò, fissando, o almeno così pareva, il grande sigillo nel terreno.
 
«La Storia non è ancora conclusa.» asserì, portando una mano al volto.
 
«Anzi … è appena iniziata.»
 


 
«Non puoi dirci altro? » chiese Acqua.
 
«Eclypse.»
 
«Eclypse?» ripeté Aria.
 


 
«Capisco.» sussurrò Tempo.
«Converrete con me che è l’ unico modo per impedire la vostra fine.» disse piano il bambino.
 

 
«In tal caso, non ci resta che attendere.» mormorò Luce, fissando assorto il cielo.
«Dovete fondarla. E dovrà avere il suo centro nel sigillo.»
«L’ Accademia …»
 
«Non dovete dimenticare. Potrebbero passare millenni, ma mai, mai dovrete dimenticare che i nemici non sono solamente oltre il Confine.»
 
«Quindi … questo è un addio?» chiese Terra.
Il bambino, anche se nessuno, nemmeno egli stesso, poteva saperlo, sorrise.
 
«Non credo proprio, Terra.»

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I: L'Accademia ***


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Capitolo I: L’ Accademia
 
Inutile.
È fottutamente inutile tentare di dormire.
 
Se non fosse perché domani è il giorno, sarei da chissà quanto tempo nel regno dei sogni.
Sospiro, e mi alzo dal letto, scacciando le coperte con un gesto stizzito.
 
Esco dalla mia camera e gironzolo un po’ per casa, nel pieno della notte - il più silenziosamente possibile, altrimenti non ci arrivo a domani -, per poi uscire fuori, in giardino, sotto il chiarore delle stelle.
 
Ho sempre amato la notte, fin da quando ho memoria.
Di notte è tutto così calmo, così silenzioso … Mi sembra di essere in un altro mondo.
 
Solamente una delle quattro Lune che solcano i cieli di Aetheria è visibile. È Nevya.
 
Un momento.
 
Se è visibile solo Nevya, vuol dire che Shei, Maven e Toriga sono già tramontate …
E se sono già tramontate, vuol dire che l’alba è vicina …
 
E mia madre si alza sempre prima dell’alba, per andare al lavoro, dall’altra parte del fiume Àndoria …
 
E se mia madre non mi trova nel mio letto quando è alzata …
 
«MICHAAAAEEEEEEL!!!!»
 
Sono fottuto.
 
 
 
«Michael, sei un irresponsabile! Uscire di notte in quel modo, ma ti rendi conto? E se ti avessero rapito? E se …»
«Ehm, mamma …»
«NON VOGLIO SENTIRE SCUSE!» urla mia madre, interrompendomi.
In quel momento, un rumore di passi strascicati arriva dal corridoio - ovviamente mi sta sgridando in cucina, mica fuori in giardino …
«Tesoro …» mio padre appare come un miraggio di salvezza.
«NEMMENO DA TE!» grida mamma, voltandosi verso di lui.
«Anch’ io ti amo tanto, cara …» ironizza lui, abbracciandola da dietro e baciandola sul collo, facendola arrossire.
Sbuffo.
I miei sono sposati da quasi quindici anni e ancora si comportano come dei ragazzini alle prese con la prima cotta …
Certo, da un lato è scocciante (per non dire imbarazzante), ma dall’ altro mi sento fortunato ad avere dei genitori che si amano così tanto anche dopo molti anni …
«Ehm, scusate, ma non ci tengo molto a vedere la parte vietata ai minori …» dico sarcastico, facendoli arrossire entrambi.
«Uhm, sì, giusto. Vabbe’, a questo punto andiamo a fare colazione …» propone mio padre, con il volto purpureo che fa a pugni con il bianco dei suoi capelli.
 
Già, bianchi.
 
Mio padre è un Sem’par, una specie di mutazione della razza umana, che non possiede il dono della magia, propria di tutta la popolazione di Aetheria, sostituita da una spiccata intelligenza e una memoria fotografica, che ha spinto mio padre ad essere uno dei tanti Bibliotecari, che si occupano della manutenzione della Biblioteca, la più grande concentrazione del sapere della Regione Occidentale di Aetheria, probabilmente la più grande di tutto il nostro mondo.
 
Mia madre è invece un’Umana, come testimonia Calypso, la Yer che la segue, suo Famiglio.
Cos’è uno Yer? È … insomma, una specie di lucertola gigante con le scaglie, in parole povere. Il colore delle squame varia da esemplare a esemplare, ma il colore più comune è il verde.
Ogni Umano ha un proprio Famiglio, che è parte integrante dell’ anima dell’Umano stesso.
Secondo una leggenda, questo dono non fu una decisione del Creatore, ma più di questo non si sa …
 
«A che pensi, Michael?» mi chiede mia madre, preparandomi un toast.
«Mh, nulla … pensavo a Calypso …»
Lei mi fa un sorriso dolce e al tempo stesso triste, dandomi un bacio sui capelli.
«Tranquillo, tesoro. Arriverà il Momento anche per te.» mi sussurra, e io capisco che ci crede sul serio, a quello che dice.
Peccato che io ho perso la speranza molto tempo fa.
 
 
 
Dire che sono agitato è un eufemismo bello e buono.
Tra poco meno di un’ ora le porte dell’ Accademia degli Elementi di Ten’nazil, la capitale del nostro mondo, si apriranno, e io dovrò dire addio ai miei genitori per ben otto mesi.
Dubito fortemente di potercela fare, ma devo.
Il mio sguardo vaga, quasi per caso, sull’ enorme edificio che è l’ Accademia.
 
Grazie alle informazioni che mi ha passato mia madre, so che è divisa in tre sezioni: Sapienza, Combattimento e Guarigione.
 
Ogni Elemento ha infatti questi tre diversi usi: ad esempio, un Sapiente della Luce può usare la Luce per scrivere nell’ aria … è l’unico esempio che mi viene in mente, dato che i Sapienti di questo elemento sono rari ad Aetheria, visto che la Luce è più orientata verso la Guarigione.
 
Si dice che si viene assegnati ad una data sezione in base all’indole, ma tra le chiacchiere di corridoio c’ è anche la prova contro un drago, e dubito fortemente che ci faranno combattere contro una creatura quasi estinta solo per decidere se devi fare il guaritore, il soldato o il ricercatore.
 
Poi, oltre alla sezione, viene scelto anche l’ Elemento, tra i Sette che esistono in natura: Aria, Acqua, Fuoco, Terra, Luce, Ombra e Tempo.
Io, in realtà, spero solamente di non essere assegnato alla sezione Combattimento, così come i miei genitori. Per il resto, va bene tutto.
Tutti e tre speriamo che io non sia costretto a fare il soldato, a combattere oltre il Confine.
Ebbene sì, siamo in guerra.
 
Una guerra che non tocca tutte le città, è vero.
È una guerra relegata alla parte nord - est del regno, poco oltre la catena dell’Azdur, ma è comunque una guerra, e sempre più spesso si vedono genitori in lacrime, che devono lasciare che i ragazzi vadano a combattere i Demoni.
E la scena è ancora più dolorosa quando sono i Demoni a dover combattere la loro stessa razza.
 
Non riesco a comprendere la politica dell’ Imperatore Etereo. Perché combattere contro membri di una razza che non ha voluto sottomettersi?
Cosa più importante, perché dovrei combatterli io?
Cosa hanno fatto i Demoni a me?
Sono così perso nei miei pensieri che non mi accorgo del corvo che mi sta beccando la spalla.
«Linnaeus! Linnaeus, smettila di dare fastidio alla gente!» grida una ragazza alta - troppo  alta, per essere del primo anno - vestita completamente di nero, così come i suoi capelli.
Ma il particolare che mi colpisce di più sono gli occhi.
La ragazza - la giovane donna, mi correggo - è indubbiamente umana, ma allora perché …?
Ha gli occhi dorati, truccati solo leggermente di nero, occhi che sono prerogativa dei Sem’par.
Che sia … come me?
Sono così scioccato che a malapena mi accorgo che lei mi sta parlando.
«Devi scusarlo, Linnaeus è un idiota che non ascolta mai quando parlo.» dice la ragazza, per poi accorgersi dei miei capelli.
«Sei un Sem’par?» chiede, con una leggera nota di astio nella voce.
«Solo per metà.» biascico a fatica.
E a quelle parole si rilassa.
«Oh! Scusa, credevo … nulla. Io sono Vyola, tu?»
«Michael. Sei anche tu …?» lascio in sospeso la domanda, ma Vyola sembra capire.
«Già. Metà Sem’par, metà umana. Sono contenta di aver trovato un mezzosangue come me.»
A quella parola sussulto.
 
"Mezzo sangue! Mezzo sangue!"
 
Scuoto forte la testa, per scacciare i ricordi.
«Ho detto qualcosa che non va?» chiede Vyola, confusa.
«No … nulla d’importante. Come mai sei qui?» chiedo, tentando di cambiare argomento.
Vyola alza un sopracciglio, divertita.
«Che c’ è, non posso andare a scuola?» ride.
Rido anch’ io.
«Riformulo. Come mai sei qui, a parlare con un primino? Sei più grande di me, a quanto vedo.»
«Non dovrei? Stare qui a parlare con te, intendo.»
«Non dico questo, solo che raramente mi è capitato di incontrare ragazzi più grandi che non mi prendessero in giro per come sono.»
«Non sono mai stata come gli altri, sai? E non ho mai voluto esserlo.»
L’apertura dei cancelli mi toglie l’opportunità di replicare. Vyola si gira verso di essi, poi tira fuori un foglietto, e schiocca le dita, sussurrando qualcosa nella lingua della magia.
Dopodiché me lo porge.
Al mio sguardo confuso, Vyola ride e Linnaeus gracchia, entrambi divertiti.
«È il numero della mia stanza. Bussa due volte in rapida successione, se ti va di fare una chiacchierata!» mi spiega, per poi girarsi e dirigersi verso l’ Accademia.
«Ciao, Michael!» dice, facendo “ciao” con la mano.
Linnaeus gracchia, poi si leva dalla mia spalla - c’è stato per tutto questo tempo e io non me ne sono accorto? - e si libra in volo verso Vyola.
«Ciao …»
Butto un’ occhiata al foglietto.
 
Con inchiostro nero - come diavolo ha fatto senza una penna?!? - , sul foglio ci sono scritte sei parole:
 
3° Piano
Camera 463
Sezione C.
 
 Poi, a passo lento, mi unisco alla fiumana di gente che si dirige verso le porte dell’ Accademia.

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Capitolo 3
*** Capitolo II: Destino ***


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Capitolo II: Destino
 
La sala è piccola, e il caldo mi soffoca lentamente.
È a forma di ettagono, e ogni parete ha un colore diverso.
Ogni parete, immagino, corrisponde ad un Elemento, ma l’unica che mi interessa è quella dove si trova la porta, di un colore grigio fumo.
È da lì che ci chiameranno, uno per volta, per decidere del nostro destino.
 
C’è troppa gente, decisamente.
Sono fortunato, questa volta. La folla e la confusione mi permettono di nascondere i miei occhi color nocciola.
La gente non vede di buon occhio i mezzosangue.
Il matrimonio tra due razze diverse, se dieci anni fa era proibito, adesso è malamente tollerato.
La maggioranza degli Umani ha la straordinaria capacità di non riuscire ad accettare qualcosa di diverso.
 
Aetheria è divisa, in tutti i sensi.
Uomini, Angeli, Sirenidi, Demoni, Sem’par e Jahan.
Troppe razze, per una terra piccola come la nostra.
Ma il fatto che l’Imperatore Etereo sia un Umano porta alcuni di loro a sentirsi i padroni del mondo.
 
Mia madre venne ripudiata da suo padre, quando confessò di essere incinta di quello che sarebbe potuto essere il mio fratello maggiore, se non avesse perso il bambino.
A volte ci penso.
Come sarebbe stato avere qualcuno con cui litigare, ridere e scherzare, qualcuno pronto ad aiutarti quando ne hai bisogno?
Come sarebbe stata la mia vita, se non avessi avuto bisogno di combattere ogni giorno per affermare la mia uguaglianza sui miei compagni di classe?
 
 
La folla è diminuita.
 
A dir la verità, siamo in pochi. Forse una decina, rispetto al centinaio di ragazzi vocianti ed eccitati che c’erano all’inizio.
In piedi, aspetto il mio turno, ignorando - a fatica, lo ammetto - la tentazione di sedermi per terra, finché il mio isolamento dal resto del mondo viene spezzato.
«Ciao» mi saluta qualcuno.
«Ciao.» rispondo meccanicamente, studiando la persona che mi ha salutato con la cosa dell’occhio.
Sembra un Demone, alla prima occhiata. Ma c’è qualcosa che non mi convince… i Demoni hanno per definizione occhi rossi oppure neri, ma quelli di questo qui sono più sul blu scuro.
Non proprio un mezzosangue come me, ma di sicuro aveva un lontano parente tra gli Angeli o tra i Sirenidi.
 
Cavolo.
Mi sento un idiota, a classificare la gente in questo modo.
 
«Mi chiamo Seraphin.» continua lui.
«Michael.» rispondo, senza guardarlo negli occhi.
Seraphin resta un istante in silenzio.
«Non mi importa minimamente se non sei… come gli altri, sai?»
E che è, il mondo è diventato improvvisamente più tollerante o la mia sfiga ha preso un giorno di vacanza?
«Non c’è bisogno di nascondersi.»
Mi giro del tutto.
Ha i capelli neri, ma di un nero diverso da quello di Vyola.
È più… come se assorbisse la luce che gli viene troppo vicino.
«Non sei un Demone completo.» affermo, piuttosto stupidamente.
Lui sorride, mostrando i canini leggermente appuntiti.
«Già. Mio padre era per metà un Demone e per metà un Angelo. Strano, vero? Considerato che gli Angeli sono praticamente l’antitesi dei Demoni, sembra un miracolo che mio padre sia potuto nascere.»
«Immagino.»
«È stato un miracolo anche che io sia potuto nascere. La famiglia Shaitan * non è molto tollerante verso gli Angeli e i mezzosangue…»
A quel nome sussulto.
«Shaitan? Tu sei-»
Seraphin sbuffa.
«Sì, un membro della famiglia dei Demoni che custodiscono il sacro e antichissimo  Tempio delle Lune. E, dato che assieme al mio caro cugino» e scocca un’occhiata irritata verso un ragazzo, che a questo punto è palese che sia il cugino «mio nonno e compagnia bella si aspettano che diventi un bravo mago dell’Ombra, poco importa se diventerò un Combattente o un Guaritore.»
«Shaitan, Rakhsasa. *» lo interrompe una voce.
Il cugino di Seraphin si avvia con nonchalance verso la porta.
Accompagnato da una serie di sguardi svenevoli.
Un attimo prima di entrare si gira e sorride ad una delle ragazze che ancora devono essere chiamate, che probabilmente sta tentando di creare una nuova tonalità di rosso.
«Idiota.» sento sibilare.
«Deduco che non hai molta stima per tuo cugino…» sorrido.
«Sei un genio, proprio.» ironizza Seraphin.
Oggettivamente parlando, il cugino di Seraphin è bello.
Ha gli stessi capelli di Seraphin, e due occhi rossi talmente brillanti da sembrare incandescenti, ed è solo grazie a questo bizzarro particolare che sono riuscito a notarli… di solito non mi metto a fissare gli occhi della gente. Ha la pelle pallida come la neve e le orecchie leggermente appuntite e, immagino, i canini più appuntiti di suo cugino.
Sì, parlando oggettivamente è bello.
Se poi usa la sua bellezza solo per rimorchiare e farsi figo agli occhi degli altri, beh, allora è proprio un idiota.
 
 
I minuti scorrono lentamente, e studio, per l’ennesima volta, il salone dove mi trovo, dato che ormai siamo rimasti in tre.
Ma perché, o Creatore, mi hai dannato con un cognome che inizia per “W”?
Seraphin mi ha salutato qualche minuto fa, dicendomi che sicuramente mi verrà a cercare.
Non so se considerarlo un amico oppure uno stalker…
E, finalmente, pronunciano il tanto atteso e al tempo stesso temuto
«Wynter, Michael.»
“Amen.” Sussurro tra me e me, per poi avviarmi verso la porta.
Tuttavia, un attimo prima di entrare mi giro, quasi involontariamente, e incrocio lo sguardo di una ragazza, dai capelli viola scuro tagliati corti, poco sopra le orecchie, e due occhi color marrone chiaro, quasi gialli, che mi trapassano l’anima.
Ho il tempo di notare un piccolo orecchino di giada all’orecchio destro - o sinistro? Così a naso non me lo ricordo mai - prima che la porta di legno si chiuda dietro di me senza un fruscio.
 
 
C’è un tavolo.
Un foglietto di carta, bianco.
Una matita.
Un dado.
Un vecchio mi chiama al tavolo.
Non è da solo, ma dentro quella stanza non vedo ad un palmo dal mio naso.
Mi impartisce degli ordini.
«Prendi la matita.»
«Vieni più vicino.»
Mi mette una mano sulla fronte.
«Disegna.»
E la mia mano si muove da sola.
Non riesco nemmeno a capire che cosa ho disegnato.
«Prendi il dado.»
Lo prendo.
«È semplice. Tira il dado. Se esce un uno o un sei, verrai assegnato alla sezione Sapienza. Se esce un due o un cinque, verrai assegnato alla sezione Guarigione. Se esce un tre o un quattro, verrai assegnato alla sezione Combattimento.»
Non mi faccio domande, non mi chiedo perché.
Semplicemente, la mia volontà si annulla e tiro il dado.
È uscito un sei.
«Verrai assegnato alla sezione Combattimento.»
«Ma …» tenta di obiettare una voce femminile.
«È uscito un tre.»  tronca il vecchio.
Poi il mio mondo si sfalda e cado nel buio.
 
* Shaitan è il nome di un demone nella demonologia ebraica. Sì, è lo stesso Shai’tan de “La Ruota del Tempo” di Robert Jordan, se lo conoscete.
* Rakhsasa è un demone (credo) della mitologia induista.

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Capitolo 4
*** Capitolo III: Sogni ***


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Capitolo III: Sogni
 
Lui è lì.
In piedi, sulla torre, e suona il violino.
 
La musica entra di prepotenza nel cuore del ragazzo, riempiendolo di luce.
Intorno al violinista, danzano piccole luci bianche, che tengono a bada il buio tutto intorno.
L’ombra allunga i suoi tentacoli di nebbia nera verso il musicista, ma la musica riecheggia troppo forte per lei, anche se non si arrende.
Ma ad un certo punto, la musica inizia a farsi più forte, e l’ombra si lascia trascinare assieme alla luce, creando un meraviglioso caleidoscopio tra bianco e nero.
 
E in quel momento il ragazzo si rende conto di non essere solo.
No, non è affatto solo.
Intorno a lui, intenti ad ascoltare la musica portatrice di luce, ci sono altre sei figure.
E, nell’istante in cui tenta di guardare i loro volti, la musica si fa più forte, e la luce lo trascina via.
 
 
«Perché i Demoni ci vogliono morti?» chiede qualcuno dalla folla.
L’Imperatore Etereo è in piedi, troppo alto per essere vero, è vestito con un lungo abito color porpora, dalle maniche talmente lunghe da nascondere alla vista di tutti le sue braccia.
Il suo volto, invece, è coperto da una maschera fatta di piume verdi che riflettono la luce.
L’Imperatore non risponde, facendo un cenno a uno dei suoi servitori, che gli porge quello che sembra un cubo, ma è evidente che è solo un frammento, come si evince dai bordi seghettati.
«Loro cercano di distruggere la Reliquia del Nostro Creatore. L’hanno già danneggiata, nei tempi antichi, spezzandola. Loro ne custodiscono un frammento, e vogliono anche il nostro, per distruggere l’unico vincolo che ci lega al Nostro Padre.»
 
 
«Sei davvero così pazzo da tentare un incantesimo del genere?!» grido.
L’uomo contro cui sto gridando è nascosto dall’ombra.
«Lo sai anche tu. Lui ci ha fatto dono di questa conoscenza per uno scopo ben preciso.» replica l’altro, atono.
«Davvero tutti voi siete d’accordo?» chiedo, affidando agli altri la mia ultima speranza.
«Non abbiamo molta scelta. Se non vogliamo ripetere l’errore commesso dai nostri predecessori, dobbiamo usare questo incantesimo.» una voce femminile spezza brutalmente il mio patetico miraggio.
«Perché non vuoi accettarlo? Le linee del Tempo ti si sono rivelate, è inutile  che lo neghi. Questa è l’unica soluzione praticabile.»
«NO! Mi…»
 
 
 
«Mi RIFIUTO!»
Apro gli occhi e sono seduto su un letto, con il volto sudato.
«Ma che… diavolo…» sussurro, passandomi una mano sugli occhi.
Cosa è successo? L’ultima cosa che mi ricordo è di quella ragazza con l’orecchino di giada e poi la porta che si chiude. Dopo, buio totale.
E poi mi prende il terrore.
Non ricordo nulla di quello che è accaduto nella stanza. Nulla.
Che Elemento ho scelto?
Ma, cosa più importante, a quale sezione sono stato assegnato?
Balzo in piedi e, con la stessa frenesia di un animale in trappola, mi guardo intorno a cercare un indizio che mi possa suggerire la mia collocazione, ma niente.
La camera dove mi trovo non ha nulla di particolare. Due scrivanie, due sedie e due letti, pertanto sono sicuro di avere un compagno di stanza, che al momento però non è presente.
Non posso nemmeno chiedere se è una cosa normale, che io non ricordi nulla.
L’ho appena pensato che la porta si apre, facendo entrare un Seraphin piuttosto sorpreso.
«Michael? E tu cosa…»
Poi il suo volto si allarga in un sorriso.
«Oh. Capito. Beh, per una volta non dovrò sorbirmi le stronzate di Demoni di sangue puro o di Angeli schifati» dice.
«Anche se non avrei mai pensato di vederti nella sezione Combattimento.»
 
 
No.
 
Non è possibile.
 
Io sono totalmente incapace anche solo di prendere a pugni qualcuno.
 
Non potrei mai sopravvivere al Confine.
 
«Michael?» sussurra Seraphin.
«Sai… sai quale Elemento mi hanno assegnato?» mormoro, tentando di darmi un contegno.
«N - no… io sono un Guerriero d’Aria, ma non so quale sia il tuo, di Elemento.» balbetta, incerto e confuso.
Povero Seraphin. Non sa nemmeno che cosa ha detto per farmi stare così.
«Ho detto qualcosa di male?» mi dice all’improvviso.
«No.» gli rispondo, scuotendo la testa.
«È solo che… io non sono capace di fare del male ad altre persone. Nemmeno se… se fossero dei mostri vomitati direttamente dai Reami Dannati, non potrei farlo... non ne sono capace.»
«Quindi credi di non poter affrontare… loro?» mi chiede, sedendosi vicino a me.
«Come potrei? Non so nemmeno perché Aetheria è in guerra.»
«Loro sono il Male, Michael. È compito nostro impedire che ci distruggano.»
«Ma non capisci, Seraphin? Hai mai visto una mappa dell’Isola? Gli Esiliati sono confinati nella parte nordorientale del nostro mondo! Sono tra il Grande Mare della Notte e la Barriera sul Confine! Siamo in netta superiorità, sia numerica che tecnologica! E allora dimmi, perché non siamo ancora riusciti a mettere fine a quest’assurdità?!?» grido.
Lui tace per un po’.
«Non lo so, Michael. Davvero non lo so.»
Volgo lo sguardo alla finestra, vedendo il cielo nero della notte.
«Andiamo a dormire. Domani ci aspetta una lunga giornata.»
 
 
La ragazza dagli occhi di zaffiro era seduta su uno dei rami del grande albero di magnolia che cresceva sulla montagna.
«Non hai il diritto di decidere il destino delle persone.» sputò quasi, rivolta al vecchio canuto che le stava di fronte, che la guardava da terra.
«Ma il suo destino è già scritto, ragazza. Per quanto si potrà sforzare, per quanto possa cercare di cambiare il corso degli eventi, il suo fato resterà immutato.» rispose l’altro.
«Anche lui è uno di noi, dunque?» chiese lei, appoggiandosi al tronco principale dell’albero con aria solo apparentemente stanca.
«Sì. Più precisamente, è il Primo
La ragazza alzò un sopracciglio, scettica.
«Il Primo, addirittura? È questo il destino che gli è riservato?»
Il vecchio abbassò lo sguardo.
«Sai benissimo che non sono io a tessere le fila del Fato. Non dimenticare che è stato lui a condannarvi a questo destino. Non dimenticarlo…»
La ragazza scese con grazia dall’albero, oltrepassando il vecchio, il cui viso era rimasto in ombra per tutta la durata della conversazione.
«… Sally…»
 
Poi la figura del vecchio si fuse con le ombre e scomparve.
 
Lo so, lo so, meriterei di essere linciato e poi interrogato a tappeto sulla grammatica latina, ma cercate di capirmi: sto capitolo mi sembrava fin troppo breve, e ho cercato di allungare un po’ il brodo dei “sogni” di Michael, poi sono arrivate le feste natalizie, ho inviato il capitolo alla carissima Vyolet (che non smetterò mai di ringraziare) che, poraccia, c’ha avuto una settimana d’inferno e mi ha inviato il capitolo il giorno di Natale (ossia, ieri).
Poi a Natale sono arrivati i parenti, e non sono riuscito a postare.
Considerate anche che avevo promesso di scrivere una One-Shot su l’altra fic che sto scrivendo, ma non ce l’ho fatta…
Consideratevi fortunati ad avermi qui per Santo Stefano!
Ma direi che vi ho tediati abbastanza ^^
Vi auguro buon Natale (anche se in ritardo), dedico questo capitolo alla fantasmagorica sassa, dato che è teatro del debutto di Sally, e, infine, vi ringrazio per aver avuto la pazienza di aspettare questo nuovo capitolo!
Grazie di tutto!
Con affetto,
Destyno.

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Capitolo 5
*** Capitolo IV: Lontano Ricordo ***


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Capitolo IV: Lontano Ricordo
 
Confuso.
È così che mi sento in questo momento.
 
Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il sonno.
A volte mi capita di alzarmi ed essere uno straccio, anche se ho dormito dodici ore filate.
 
Spesso faccio sogni assurdi, ma quello di questa notte è particolarmente bizzarro.
Quel violinista…
Perché ho la sensazione di conoscerlo?
 
«Ehi!» la voce del mio compagno di stanza mi riscuote.
 
C’è qualcosa di strano in lui, me ne rendo conto solo adesso.
Non “strano” in senso negativo, ma sento, come se ce l’avesse scritto in faccia, che ha un segreto nascosto.
 
Perché ho questa sensazione?
Voglio saperne di più.
 
Appena formulo questo pensiero, sento qualcosa. Qualcosa che proviene da Seraphin.
Provo a chiudere gli occhi.
C’è un filamento di energia che mi fluttua davanti, che sembra provenire proprio da Seraphin.
Riapro gli occhi.
Non c’è nulla.
Chiudo nuovamente gli occhi. Cos’è quel filamento?
Ignoro la vocina della prudenza, che in un angolo del mio cervello continua a ripetermi che è una pessima idea, e tocco quel filo di energia.
 
Immagini che non ho mai visto sfrecciano davanti ai miei occhi.
 
Un uomo con le ali nere che sorride benevolo.
Ha gli occhi blu e i canini affilati. Avrà non più di quarant’anni, la barba tagliata corta e la pelle abbronzata. Sembra davvero felice.
Poi la scena cambia.
Vedo una bambina che ride. Sta giocando con delle bambole.
È davvero strana. Alcune ciocche dei suoi capelli sono bianche, mentre altre sono nere come la pece.
L’eterocromia degli occhi accentua la sua stranezza: un occhio è blu, mentre l’altro è del colore del buio.
Ma la cosa più impressionante sono le piccole ali che gli spuntano dalle scapole.
Una ha le piume nere, che si schiariscono man mano che si avvicinano all’estremità dell’ala.
L’altra ala è identica, ma con i colori invertiti.
La scena cambia ancora.
Di nuovo, la stessa bambina, che viene trascinata via di peso lontano da dove mi trovo io.
Intorno a me si levano alte le fiamme. La bambina è portata via da misteriosi figuri vestiti di bende rosse.
La voce di Seraphin che grida un nome.
 
«MICHAEL!»
Le visioni si interrompono, e ritorno alla realtà.
«Ti senti bene, Michael?» mi chiede Seraphin.
Cavolo. Non devo avere un bell’aspetto.
«Non proprio…» borbotto io, alzandomi.
Seraphin si rilassa un poco - era davvero così preoccupato?
«Vedi di stare bene, Mickey. Non è carino arrivare in ritardo alla prima lezione.»
 
Sospiro. Mi piacerebbe rannicchiarmi nel letto e piangere disperatamente, ma non cambierebbe le cose e distruggerei quel briciolo di dignità che mi spetta, in quanto mezzosangue.
Poi mi rendo conto di come Seraphin mi ha chiamato.
«Chi ti ha dato il permesso di affibbiarmi un nomignolo?»
«Quanto sei poco divertente, Mickey. Avanti, vestiti che dobbiamo andare.»
Ingoio un amichevole insulto - è troppo affabile per arrabbiarmi sul serio - e mi preparo per la lezione.
«Ah, dovresti guardarti il polso destro.» mi consiglia il Demone.
«Perché dovrei-»
 Ma la domanda mi muore in gola, quando vedo cosa c’è, effettivamente, sul mio polso destro.
In inchiostro cangiante, impresso nella mia pelle, c’è un tatuaggio che raffigura un orologio.
La quantità di dettagli nel disegno è quasi sconvolgente.
I numeri sono scritti in rune Demoniache (sono i numeri romani, ma scriverlo direttamente mi pareva anacronistico NdA), mentre le tre lancette sono ornate da un complicato motivo geometrico quasi ipnotico, mentre dal centro, da dove queste partono, si possono vedere le migliaia di ingranaggi all’interno dell’orologio.
Ma la cosa più impressionante è che il disegno si muove.
Non come un normale orologio, no.
Ognuna delle lancette sembra avere un moto tutto suo: quella dei minuti al momento oscilla avanti e indietro tra l’uno e l’undici, mentre quella delle ore è ferma, impuntata sul sei. Quella dei secondi invece sembra impazzita: si ferma un istante sul dodici, per poi scattare fino al sette e tornare indietro, fermandosi a metà tra il tre e il quattro. Poi riprende a correre, ma all’indietro e fin troppo lentamente per poter segnare dei secondi.
«Ma che diavolo…?»
Con difficoltà stacco lo sguardo dal marchio, mentre Seraphin si tira su la manica del polso destro, mostrandomi così un uragano animato che sembra quasi vero.
«Ho scelto l’Aria, te l’ho detto. Questi tatuaggi servono a riconoscere l’Elemento che abbiamo scelto.»
Deglutisco a vuoto.
«Quindi ho scelto il Tempo.»
Seraphin sbuffa.
«A volte la tua banalità mi sconvolge.»
Rido. Così. Senza un perché.
Improvvisamente tutto mi sembra divertente.
 
Continuando a ridere, esco per andare a lezione di Scherma.
 
 
Lo odio.
Creatore, quanto lo odio.
Il nostro insegnante di scherma è un grasso ed odioso Sirenide, che, ovviamente, per tutta la durata della lezione resta seduto sulla sua sedia.
E, altrettanto ovviamente, mi aveva preso di mira. Non c’è altra spiegazione al suo comportamento nei miei confronti.
«Più dritto con la schiena, Wynter!» sbraita, mentre io cerco di tenere dritta la schiena e contemporaneamente schivare i fendenti del mio avversario.
Il grassone - professor Proteo, ecco come si chiama - ha inventato un ottimo (sarcasmo, sarcasmo ovunque) metodo di insegnamento, che consiste nel lasciare che gli allievi si colpiscano a vicenda con dei bastoni mentre lui resta seduto a leggere giornaletti di dubbia moralità.
E, ovviamente, riprendere me.
«Avanti, non dirmi che sai solo schivare…» rincara il mio avversario.
Non poteva andarmi peggio: un Angelo spocchioso e attaccabrighe, probabilmente di famiglia nobile, dato che - oggettivamente parlando - è un ottimo spadaccino.
Cerco di mantenere la calma, focalizzando la mia attenzione sui suoi movimenti.
Continuo a schivare o parare, finché non mette un piede nella posizione errata.
So d’istinto cosa devo fare.
Mi abbasso per schivare il suo colpo maldestro (anche se sarei riuscito a farlo anche da fermo, ma sono dettagli) e gli do una bastonata sulla gamba.
Più precisamente, sul ginocchio, in quel punto che è difficile da colpire, ma se ci riesci fa un male…
L’Angelo stringe i denti nel tentativo di non gemere dal dolore, ma mi basta la sua espressione per sentirmi soddisfatto.
Gli Angeli potranno anche volare od essere più veloci della norma, ma il loro punto debole sono le ossa.
Come gli uccelli, anche gli Angeli hanno le ossa cave, il che li rende molto leggeri e quindi veloci, ma anche molto fragili.
Probabilmente se avessi messo un po’ più di forza in quel colpo forse avrei potuto rompergli l’osso.
Ma non sarei mai capace di farlo. Credo.
Paro un altro colpo dell’Angelo, che si è ripreso. Forse non l’ ho colpito abbastanza forte.
Poi, inaspettata quanto desiderata, suona la campana di fine orario.
Il grassone - professor Proteo, professor Proteo! - di malavoglia ci ordina di smettere e di riporre le spade di legno nell’apposito contenitore.
Mi confondo tra la massa, buttando il bastone quasi a caso e cerco i capelli neri di Seraphin.
Lo trovo che sta conversando amabilmente con una ragazza, alta e dai capelli neri…
Con un corvo sulla spalla.
 Mi avvicino di più, e vedo che i miei sospetti sono fondati.
«Vyola!» la saluto.
Lei si gira confusa, per poi notarmi.
«Michael!» sorride, per poi scompigliarmi i capelli.
Come se fosse… la mia sorella maggiore.
«Allora? Come è andata questo primo giorno?» mi chiede allegra.
Linnaeus gracchia sulla sua spalla.
«Bene, se non fosse che il gras- ehm, volevo dire, il professor Proteo ha deciso che gli sto antipatico.»
«Ah, ma non darti pena per lui. Alla fine, potrebbe non servire una spada per combattere.» sorride lei.
«Piuttosto, cosa ci fai qui?» le chiedo.
Per un istante, mi sembra di intravedere un lampo nero nei suoi occhi.
Ma dura così poco che sono sicuro di essermelo immaginato.
«Cerco qualcuno.» dice, vaga.
Poi ci saluta e si allontana spedita.
«La conosci?» chiedo a Seraphin, che scuote la testa.
«Mai vista prima. Ma sembra che tu conosca lei.»
Annuisco, mentre la guardo camminare via.
 
Ha una grazia particolare. Sembra quasi che scivoli sul pavimento.
Mi ricorda qualcosa… anzi qualcuno.
Un flash mi trapassa il cervello da parte a parte.
Altre immagini si sovrappongono davanti ai miei occhi.
 
Una donna dai lunghissimi capelli del colore della notte, mi da le spalle. Dalle sue scapole partono due enormi ali dello stesso colore dei capelli, più grandi di quelle dell’uomo che ho visto stamattina. Tra le mani regge una falce nera.
 
Un’altra immagine.
 
Degli strani esseri neri, dalla forma di manichini neri, che si muovono in gruppo e in modo strano e meccanico, quasi innaturale.
 
 
Una singola parola cerca di farsi strada attraverso le mie labbra.
Una parola che io non ho pensato.
Una parola che non appartiene a me.
Una parola che appartiene a qualcun altro. Qualcos’altro.
Qualcosa di molto più antico di me.
«Ombra.» sussurra la cosa.
Il mio mondo esplode e precipito nel vuoto. 

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Capitolo 6
*** Mi dispiace molto. ***


Ve lo giuro, ci ho provato.
Ma non ci riesco. Semplicemente, non riesco ad andare avanti.
Lo so, lo so. Questa non è la prima volta.
Comunque sia, non cancellerò questa storia. Mai. Sono troppo legato ad essa, non riuscirei mai a farlo.
Mi dispiace Vy, mi dispiace sassa.
Mi dispiace, lettori silenziosi che seguono questa storia (se non esistete solo nella mia testa, battete un colpo).
Mi dispiace molto.
Davvero.
Ma porterò avanti questa storia.
Sul serio. L'ho detto, e lo farò.

Con affetto,
Destyno.

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