I'm confused.

di Just a Shapeshifter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm confused. ***
Capitolo 2: *** Ripensamenti. ***
Capitolo 3: *** What if? ***
Capitolo 4: *** The rain never end. ***
Capitolo 5: *** A little bit of luck. ***
Capitolo 6: *** What I really am? ***
Capitolo 7: *** Who heck is Nigel? ***
Capitolo 8: *** Dismissal. ***
Capitolo 9: *** A new start... I hope. ***
Capitolo 10: *** Just start to live. ***
Capitolo 11: *** You've a problem, man. ***



Capitolo 1
*** I'm confused. ***


Non vi dirò come sono finito qui, vi dirò solo che cosa provo ora.
Disgusto, sofferenza, confusione, rimpianto.
Ma dico io, é così difficile dover ammettere di essere gay?
É così patetico amare qualcuno del proprio sesso?
Perché andiamo, deve esserlo senza dubbio alcuno, sentirsi patetici, odiarsi, farsi ribrezzo da soli al solo pensiero che beh, l'universo ti ha insegnato fin da subito ad amare la figa e poi ti ritrovi nel lato oscuro, insieme a quei reietti odiati dalla società.
Ed hai paura, perché fidati, hai una paura da fartela sotto, una paura che nemmeno la visione di qualche bestia satanica può eguagliarla...

Okay, veniamo subito a patti con noi stessi: mi chiamo Scott, ventidue anni tra un mese, da sei mesi sbavo dietro ad un ragazzetto che mio padre ha preso qui come aiutante, visto che io, dopo quella merda di reality ed un anno di terapia tra quelle cazzo di cicatrici e traumi vari non ne avevo la minima voglia.
Prima il vecchio mi ha minacciato, siamo arrivati alle mani, un paio di bestemmie e da ex diciottenne me ne ero scappato di casa, vivendo per un po' tra i granai dei vicini, un po' nelle stalle, non ero e non sono un tipo schizzinoso eh, ma di tornare a casa non se ne parlava. Alla fine il vecchio mi ha trovato grazie a quella sottospecie di spia grassa della signora Bessy, un'energumena da far invidia alla donna più grassa del mondo e, sono dovuto tornare a casa.
Mio padre era ancora restio, pensava di potermi piegare al suo volere, ma la voglia di lavorare era svanita, beh non c'era mai stata, a dir la verità...
“Quel reality gli ha dato alla testa, non vedi che razza di scansafatiche é diventato?!” Ed io sorridevo, sapete, non ero mai stato un gran lavoratore, non perché fossi pigro, ma amavo l'idea di vederlo urlare al nulla e di cercarmi invano. Lo sentivo urlare il mio nome da oltre i campi, “SCOTT!” ma ero nascosto per bene, a godermi la vita all'aria aperta e ad osservare le nuvole nel cielo limpido, un ramoscello di fieno tra le labbra, so che é la classica immagine da campagnolo ma lo facevo sul serio, mi rilassava mordicchiarli.

Cerco di riprendere fiato, un tuono rimbomba lontano, annuso velocemente l'aria, so di avere si e no dieci minuti, prima che l'acquazzone cominci. A vent'anni oramai eravamo ai ferri corti, ci sopportavamo a malapena in giro, nelle stalle o nei campi, in casa regnava il silenzio, da quando mia madre aveva chiesto le carte per il divorzio ed era sparita in città.
Restavo li in quella topaia solo perché era un posto così sperduto che né fan, né haters erano mai venuti fino a qui per scocciarmi. Non volevo nessuna pressione o seccatura e poi, in mezzo a quei campi c'era il mio pensatoio, il mio rifugio segreto.
Rimasi alla fattoria, mio padre era sempre più taciturno, ma il dolore si era appoggiato sul suo viso con l'equivalente piacere con cui una zanzara si appoggia sull'epidermide per succhiarti via il sangue. L'unica differenza era che quel dolore non si poteva uccidere con una manata ne tanto meno scacciarlo come se niente fosse; era determinato a rimanere, sul volto del mio vecchio. Lo aiutai per quel periodo, beh per quell'anno e mezzo.
Un'altra lite ci scosse poi, rischiammo veramente di finire entrambi male.
Più e più volte rimpiansi in quel periodo di non esser scappato in tempo, come mia madre, più volte rimpiansi di non esser andato in città.
Fu proprio allora che prese Oliver a lavorare con noi. La stanza c'era, il salario era basso ma a lui sembrava andare bene, anzi ne era quasi felice.

Sospiro, un lungo, profondo sospiro mi scuote, dio ho perso tutta la mia virilità, mi odio per questo. Siamo in autunno, le balle di fieno sono sparite da un pezzo oramai e così mi ritrovo al centro di questo dannato campo, a congelarmi il culo sopra la terra dura e gelida, ma il viso é rosso di rabbia, così come le mie orecchie... sbuffo, tirando un pugno al terreno e bestemmiando, quella terra é dannatamente dura.
Non so quante volte ho ripetuto a me stesso di far schifo, in queste ultime ore...
Devo venire a patti con questa cosa, o non ne esco più, impazzisco. Che cos'ha Oliver di così speciale? Nulla.
Assolutamente nulla.
Eppure devio sempre lo sguardo quando lo incontro per casa, figurarsi a tavola, ogni pasto é fonte di lunghi silenzi mentre cerco di non diventar dello stesso colore dei miei capelli.
Non sono gay, i-io... I palmi delle mani premono sulle tempie, mentre sbuffo e lascio spirare tutti i miei pensieri fuori nell'aria autunnale, insieme alle foglie che si divertono a tuffarsi dagli alberi.
Devo sapere, almeno devo sapere perché.

Mi alzo, una veloce scossa ai pantaloni per pulirli dagli ultimi residui di terra ed erba secca, mani in tasca e sudore freddo, mentre vado verso la fattoria.

Ora o mai più.


Angolo di M:

Allora... *prende un lungo sospiro* innanzitutto vorrei precisare che ho messo il carattere di Scott in OOC in quanto non lo vedo così, però potrebbe anche essere, no?
La storia l'ho messa come One shot, quindi teoricamente sarebbe conclusa, peró se vi stuzzica l'interesse la continuo, io stessa sono indecisa su ció. *scuote la testa e si da un facepalm*
Okay! :D Ora devo decisamente scusarmi per la mia luuuuuuuunga assenza c:
Ultimamente avevo perso l'ispirazione e la voglia di scrivere, poi é uscita questa cosina tutta tenerosa e malinconica storia, appunto se vi piace la continuo per capire come va a finire :3 Detto questo la smetto e mi smaterializzo, shi shi, alla prossima ^~^

~M

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Capitolo 2
*** Ripensamenti. ***


Ora o mai più.

Sembra tutto come un libro eh? Tutto come un film, dove il protagonista va nel momento più clou dall'amata, fa un monologo toccante e gli casca ai piedi, o meglio le sue labbra cascano su quelle dell'altro , magari con effetti speciali come fuochi d'artificio, pioggia o tramonto… a volte tutti e tre insieme, cadendo nel trash.
Io? Nulla, né bacio né altro, solo un occhio nero, l'umore sotto terra ed i vestiti fradici…

***

“Ehi, Oliver...” Avevo appena raggiunto casa ed un forte diluvio si era scatenato sulla fattoria, bestiame all'asciutto appena in tempo, così come noi due, Oliver con i vestiti intrisi di fieno e fango sulle scarpe, io solo con della polvere sui jeans. Il vecchio era in città, nessuno sembrava essere fuori, non ora, non con quel tempo; solo noi due sulla veranda, invece.
“Che succede, Scott?” Mi guardò, accennando ad un sorriso, lo ammetto, dovetti attingere a tutto il mio autocontrollo per non sbatterlo al muro e farmi i comodi miei. Ma come, come potevo?
Insomma, gli occhi color smeraldo, i capelli castani che sparavano ovunque, come se non volessero restare solo da un lato. Né lisci né ricci, mossi quasi, ma non potevano definirsi nemmeno così. Le braccia abbronzate nonostante tutto, beh la tintarella di chi lavorava nei campi, al contrario del vecchio aveva braccia forti, non un filo di grasso, beh… il sorriso non potevo nemmeno descriverlo, sapevo solo che mi disconnetteva per un poco il cervello.
“Beh, ehm… nulla, volevo solo chiederti se volevi una mano.” Guardai il cielo, la pioggia che batteva forte sul tetto, scrosciando giù sul terreno. “Se ne hai bisogno eh!” Mi corressi subito, non volevo insospettirlo, ma era l'unica frase che mi era venuta in mente per attaccar bottone.
“Da quando ti interessa il lavoro alla fattoria?” Mi disse sorridendo e levandosi le scarpe, lasciandole in un angolo ed aprendo la porta di casa, “Sbaglio o mi avete preso a lavorare proprio perché tu non ne avevi voglia?” Tralasciai quello sfottio, ricambiando il suo sorriso e seguendolo dentro, poco mi importava lasciare impronte per terra, avevo di meglio da fare.
“Beh si ma, posso parlarti un attimo?” Lui si girò, alzando un sopracciglio ma sorridendomi ancora, annuendo. “Spara.”
Ma non riuscì a dire nulla, mi limitai a guardarlo ed il corpo scattò da solo: non c'era nessuno in casa, non c'era nessuno che ci spiava, solo un brusco ed inaspettato temporale. Lo presi e gli sbattei la schiena contro il muro, le spalle bloccate dalle mie mani e le labbra che toccavano le sue. Gli occhi chiusi, appunto, poi mi sentii spingere indietro, poco dopo un dolore lancinante al viso, uno sguardo scioccato da parte sua seguito dalla rabbia nel suo corpo.
“Ma che cazzo hai in mente?!” Mi sibilò contro, lo sguardo iniettato di schifo.
Mi ci vidi dentro, lo giuro. Mi ci specchiai, nel suo sguardo, mi vidi e vidi poi come lui mi stava guardando.
E mi convinsi ancora di più del mio sbaglio, mentre velocemente facevo dietro-front e sparivo nel diluvio.

***

Ed eccomi di nuovo qui, stavolta però bagnato fradicio e con un occhio che pulsava. I ricordi di quegli istanti di poco prima ancora lucidi nella mente, così come lo schifo che nuovamente aveva preso possesso del mio corpo.
Tsk, che cazzo mi era saltato in mente? Baciarlo.
Baciarlo!
“Come se lui fosse gay solo perché lo pensi tu, solo perché non sai pensare ad un piano veramente efficace, quando serve!”
Solo perché ero talmente preso dallo scoprire la verità che davvero non ci ho fatto caso, a quello che avrebbe potuto fare lui. Sospiro, i vestiti fradici di pioggia, il buonsenso e l'unico occhio sano mi avevano guidato in una delle stalle dei vicini…
“Ehi, Gulliver.” Mi ritrovo ad accarezzare il vecchio cavallo da tiro che nel mentre è intento a gustarsi biada ed avena. “Non odiarmi, ma devo rubarti un po' d'acqua.” Mi rendo conto solo dopo che sto colloquiando con un cavallo, mi do un facepalm mentale e vado verso l'abbeveratoio, rinfrescandomi l'occhio che pulsa, lì ho la conferma… è davvero bluastro e viola, sarà uno spasso dover spiegare come mai sia così al vecchio, una volta tornati a ca-mi blocco.
Non posso tornare a casa!
Mi siedo vicino ad una dei cumuli di fieno e a quanto pare sia Gulliver che gli altri abitanti della stalla mi urlino contro, sbuffo e li ignoro, tornando nel box del cavallo da tiro per imbevere la maglietta nell'acqua e poggiarmela sull'occhio.
Che coglione che sono stato, a baciarlo… come ho anche solo potuto pensare ad un cosa simile?
Ah, giusto, non ho pensato ed ho agito d'istinto, ecco che cosa mi dovevo ricordare di ricordarmi, ogni giorno. Tampono l'occhio, sperando che almeno non si gonfi e mi sdraio tra il fieno ed un tuono scuote la terra, il diluvio sembra esser dalla mia parte. Finché continua io posso starmene qui, senza dover pensare a che cosa fare o a come comportarmi se mai tornerò a casa.
Si, sembra la soluzione giusta, a meno fino a quando Gulliver nitrisce infastidito ed un sospiro di aria gelida invade la stalla. Sbianco, pensando che siano i proprietari, ma appena mi sporgo per vedere chi è rimpiango la mia prima scelta: Oliver è lì, a chiudere la porta dietro di sé.


Angolo di M:
Buonasera -o buongiorno, o buon pomeriggio, o ancora buona notte :3-
EFP mi ha ripreso tra le sue amorevoli braccia, l'ispirazione è sbocciata insieme alla primavera e sono andata avanti con questa piccola storia strana :3
Volevo ringraziare millemila volte Duncneyforever e _SamanthadettaSam_ per le loro recensioni e per avermi dato una spinta in più per continuare.
A presto con il continuo c:

~M

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Capitolo 3
*** What if? ***


Sgrano gli occhi e torno a rannicchiarmi contro le pareti del box, con un po' di fortuna non dovrebbe vedermi.
Gulliver sferza la coda lungo i fianchi per cacciare una mosca fastidiosa e torna a mangiare ciò che gli è rimasto della cena, mentre io prego che sia il cavallo, sia Oliver non odano il mio cuore martellare.
Dicono che quando ci si trova in pericolo o si deve affrontare una determinata situazione il cuore pompi più sangue, i vasi sanguigni si dilatano così da permettere all'adrenalina di circolare liberamente nel corpo, rendendoci capaci di cose folli.
Ecco, diciamo che a me non è successo proprio questo anzi, il contrario.

Totalmente il contrario

Mi ritrovo immobile come una preda in trappola, per la prima volta sono il topo e non l'uomo con la mazza che li rincorre. Il respiro mozzato mentre quei passi martellano uno ad uno lungo il fienile, li posso udire chiaramente.
Spero solo che non noti la porta del box semi aperta ma, ancora una volta la fortuna pare non essere dalla mia parte, tanto per cambiare.
“Ora ti nascondi pure in mezzo alla merda?” Chiede, facendo capolino dall'altra parte della parete con la testa: oramai mi ha scoperto, tanto valeva mettermi in gioco e tentare di salvarmi il culo.
“Sai com'è, la differenza tra sedersi accanto a uno stronzo o baciarlo oramai è sottile.” Sibilo guardandolo di sbieco con l'occhio sano, quello martoriato ancora coperto dalla mia maglia, sinceramente non mi importa di esser a petto nudo con in bella mostra ogni mia cicatrice, visto che sono occupato a fare ciò che so fare meglio: sputare veleno sugli altri ferendoli ogni volta che mi sento in trappola e, questa è una di quelle volte.
Noto chiaramente il suo sguardo vacillare in un qualcosa a metà tra il confuso e l'amareggiato e credetemi, mi nutro volentieri di queste sensazioni, tirando di lato il labbro, in un sogghigno compiaciuto e vittorioso.
“Allora hai veramente gusti strani, se baci ciò che reputi merda.” Anche Oliver emula la mia smorfia, senza distogliere i suoi occhi dai miei.

Verde foresta.

Sono fottuto.

Eccome se sono fottuto, totalmente.

Scuoto mentalmente la testa e cerco di riordinare i pensieri. Priorità, Scott, pensa alle priorità:
Farlo stare male.
Molto male.
Ferirlo.
Vincere questa battaglia e andartene via da vincitore, non vinto.
Mi alzo cercando di non barcollare e mi tengo girato di tra quarti, in modo che l'occhio sano possa scrutare ogni benché minimo movimento, inviando preziose informazioni al mio fantastico cervello, in modo da studiare un piano per ogni evenienza.
Supero Gulliver e con la mano libera penso di dargli una lieve pacca sulla spalla, poi riconosco che non è per niente lo Scott che tutti conoscono e quindi lascio stare, posandola invece sulla porta e facendo forza, aprendola ed uscendo, senza mai perdere di vista l'altro.
“Credi che sia venuto qui a pestarti?”
“Il sospetto è tanto, visto ciò che mi hai fatto poco fa.”
“Senti, piove che Dio la manda, se dovessi scegliere tra pestare un decerebrato come te o starmene al caldo in casa di sicuro non sprecherei così tante energie e me ne starei comodamente sulla poltrona davanti al fuoco, con abiti asciutti.”
Merda, il suo ragionamento non fa una piega e, il mio?
Niente, il nulla totale, quel pugno più che sull'occhio me lo sento dentro la testa, dentro lo stomaco... dentro il petto. Ma mai, non lo ammetterò mai. Non sarebbe da me.
“Magari sei qui perché ti sei pentito, e io che ne so.” Lo vedo sbuffare e alzare gli occhi al cielo, io faccio finta di non vederlo mentre chiudo il box e vado a cercarmi un comodo cumulo di fieno su cui sdraiarmi. Ah, il bello di esser cresciuto in mezzo ai campi, nessun disgusto e tanta comodità in mezzo a cose semplici.
“Magari sono qui perché voglio sapere il motivo di quel gesto. Mica sei etero, tu?”
Quella domanda mi spiazza completamente. Alzo le spalle mentre mi sdraio, esaminando comunque tutta la situazione, il cervello ed i sensi mai a riposo, mentre lo scrosciare dell'acqua sul tetto si intensifica e poco lontano un rombo di tuono giunge a noi, facendo muggire le vacche in fondo al fienile.
“Perché, non si vede già abbastanza? Tsk, è stato un errore okay? Ho confuso le informazioni, lapsus, cervello spento, breve demenza, chiamala come vuoi, ora puoi anche andartene, torna pure al caldo davanti al caminetto che tanto ami e lasciami in pace.” Lo guardo. “Ci sarà un motivo se mi chiamano sociopatico, asociale o solitario.” Alzo le spalle per poi fingere di concentrare il mio sguardo sul tetto del fienile, quando in realtà ogni altro senso, vista compresa, almeno quella mentale, sono concentrati a captare ogni movenza di Oliver.
Ma, lui pare starsene tranquillo a pochi passi dalla porta d'ingresso chiusa, sembra che si stia godendo la burrasca o almeno così sembra, visto gli occhi chiusi, il lieve sorriso dipinto in volto e il viso rivolto all'insù. Lascio perdere e torno a concentrarmi sul pulsare del mio occhio. Si, sarà dannatamente violaceo e bluastro per i prossimi quattro giorni, come minimo.

Sono uno che generalmente ama i silenzi, specialmente se sono lunghi e non c'è nessuno intorno a te nel raggio di miglia... si, sopporto anche i silenzi a breve distanza, tipo quelli tra me e mio padre.
Tipo quelli che c'erano a cena fino a pochi giorni fa, tra me, mio padre, Oliver.
Ebbene, ancora una volta mi ritrovo ad assaporare questo oblio quando la sua voce interrompe ogni cosa, sovrastando lo scrosciare costante dell'acqua.
“Ti piace la pioggia, Scott?”
“E questo che cazzo centra ora?”
“Nulla, tento di fare conversazione, magari così ti apri.”
“Fare conversazione con un tipo senza un occhio e mezzo nudo?”
“Perchè no.”
Dice lui.
“Perchè no.” Ripeto io, deviando la vista verso di lui, trovandolo a guardarmi. E per una volta mi sembra di essere realmente in un film, nessuno squallido reality show che va in mondovisione, oh no.
E' un film per pochi eletti, un film solo per noi due. Mi siedo e la mente è divisa tra il disgusto verso se stessi per i pensieri che sto formulando e la curiosità di sapere che cosa realmente è Oliver. Sbuffo frustrato e mi poso le dita ai lati delle tempie, la maglia che abbraccia il fieno e l'occhio libero a prendere aria, anche se ora sono entrambi chiusi.
“Mi dispiace.” Lo sento mormorare ed avvicinarsi a me, male. Molto male. Scatto all'indietro come una volpe in trappola, istintivamente alzo pure un lato del labbro, lasciando liberi i denti di mostrarsi. Lui ride.
“Idiota non ti faccio niente, non fare il cane ferito.”
“Al momento sono come un cane ferito.”
Ribatto, tornando dov'ero e guardandolo. “Che cosa vuoi da me?” Lui non risponde e si limita ad accucciarsi davanti a me, la vedo benissimo quella mano avvicinarsi al mio volto, i muscoli già pronti a scattare, i sensi all'erta. Ma, decido di stare fermo per il momento, limitandomi a studiare la situazione.

Ha la pelle fresca, dannatamente fresca e morbida, lo sento sfiorare il mio zigomo mentre quella foresta è intenta a scrutare la mia pelle violacea, simile a quelle costellazioni che le ragazzine amano tanto vedere, sembra il colmo, visto che le lentiggini intensificano ancora di più quest'ipotetico effetto.
“Davvero mi dispiace, ma mi... mi hai preso alla sprovvista, ecco.”
“Senti smettiamola con queste cagate, è stata un'avventura e nulla di più, nessuno dei due è frocio, continuiamo come abb-”
“Io sono gay Scott.”
Sgrano gli occhi, anche se sarebbe più corretto dire l'occhio e lo guardo.
“Non dire stronzate.”

Che cos'è questa sensazione che sento lungo la schiena e intorno al basso ventre?

“Si, lo sono e non ho problemi ad ammetterlo, ma...”
“Ma?”
La curiosità è fin troppa, mi sporgo per guardarlo meglio, analizzando ogni sua espressione... ma?


M's little nook.
Sì, sono di nuovo qui *risata malefica con tanto di tuoni e lampi di sottofondo*
Duncan:*accende la luce* io non ci sto più a questa pagliacciata.
Scott:*smette di scuotere la lamiera e la getta a terra* dai, molliamola qui e andiamo a farci una birra.
Duncan: *alza le spalle* come vuole
*Sbuffo* Si si, andate a braccetto e lasciatemi in pace che qui c'è qualcuno che sta tentando di scrivere qualcosa di decente *li butto fuori dalla stanza e sospiro sollevata* Okay, okay, l'ho scampata anche questa sera, meno male...
Come dicevo, adoro lasciare un capitolo con la suspance. Chiamatemi pazza ma si, adoro tutto ciò.
Mi dileguo, alla prossima, campeggiatori :3

~M

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Capitolo 4
*** The rain never end. ***


Oliver sbuffa e scrolla lievemente le spalle, si appoggia con la schiena alle pareti del box, e si prende squisiti attimi di tempo per accarezzare il cavallo da tiro, in tutta tranquillità.
Ma dico, puoi mai metterti a fare certe cose mentre qui l'altro sta impazzendo afflitto dai dubbi mica male? A render il tutto ancora peggiore, gli stralici della precedente conversazione ancora in testa: "Sono gay, Scott..."
"Ma..."
Ma cosa, dannazione!
Scruto l'altro dubbioso ma non proferisco parola alcuna, voglio che sia Oliver ad iniziare a parlare.
Il castano prende tempo, eccome se si prende tempo, dividendo l'attesa tra carezze sul muso dell'animale e l'ascoltare il rumore della tempesta che perturba, lasciandomi come un povero idiota a fissare lui e le mucche, pare non importagli se la mia sanità mentale si sta deteriorando rapidamente: molto rapidamente.
"Beh?" Eh no, ora perdo quel briciolo di pazienza che mi è rimasta, mando a fanculo pure lei e mi alzo dal cumulo dov'ero sdraiato, sedendomi visibilmente irritato.
"Te l'ho detto, sono gay: non ho paura ad ammetterlo."
"Fin qui ci sono arrivati tutti, è il successivo ma, a preoccupare l'intero universo."
"Compreso Scott il Grande?"
Deglutisco.
"Compreso il sottoscritto." Bofonchio infine sperando in una risposta.
“Mi sembra abbastanza scontato, no? Se abbiamo gli stessi gusti ma ti ritrovi con un occhio nero è perché beh, magari sono fidanzato?”

Nah. Mi sta pigliando per il culo, dai.
Si, si dev'essere essere così: mi stanno pigliando tutti per il culo, da un momento all'altro dovrebbero spuntare molteplici telecamere ed un conduttore che annunci lo scherzo, dev'essere così.
Poi manderò tutti al diavolo e me ne tornerò a casa, mi rinchiuderò nella mia stanza.
La volpe si sarebbe rifugiata nella tana, e tanti bei saluti agli avidi cacciatori.

Invece appena finito questo pensiero mi ritrovo Oliver di fianco a pochi centimetri e l'ansia sale di nuovo.
“E andiamo!” Mi rimprovero mentalmente, questo non è per niente da me, dannazione, così rimango impassibile come spesso ho imparato a fare nella vita e sbadiglio, deviando l'attenzione.
“Ah si? Beh fico, auguri e figli maschi eh.” Lui mi guarda malissimo ed io sogghigno apertamente in tutta risposta.
“Pensi di essere divertente?”
“Come un pugno in un occhio.”
Lui sorride. Lui mi sorride.
“Touche, Iena.”
“Beh? Dov'è il principe azzurro Oliver?”
Un ghigno bastardo si fa spazio sulle mie labbra, ma lui pare deviarlo tranquillamente.
“Sta studiando biologia alla University of Toronto.”
“Fico... e mentre lui studia tu spali merda?”
“Se non ricordo male almeno io la merda la spalo, invece di mettermi a baciarla.”
Mi lascia nuovamente spiazzato, con tanto di occhi sgranati... Touche.
Sbuffo per mascherare almeno in parte la mia risposta mancata, quando ecco che le sue mani tornano all'attacco, sfiorandomi lo zigomo offeso e successivamente la palpebra chiusa e dolorante.
“Non pensavi di avere un gancio del genere, mh?”
“Ad essere sinceri no.”
Ma non toglie la sua mano dal mio viso, il che mi piace e non poco, ma non lo do a vedere.

Succede in un attimo, quasi in sincronia con il tuono sopra le nostre teste.
Mi ritrovo sdraiato in mezzo a fieno e paglia umidi per colpa dei nostri vestiti fradici, Oliver in fianco a me... solo un particolare mi lascia spiazzato: le sue labbra sono sulle mie. Il suo sapore è sulle mie labbra, al momento.
La mente solitamente divisa in due questa volta si sente generosa e fa spazio ad una terza opzione; la prima è il disgusto per il fatto che beh, si, ciò che mi sta succedendo non mi preoccupa minimamente.
La seconda è l'indecisione se approfondire quel contatto labbra e tirarlo meglio sopra di me o lasciarlo perdere.
La terza è la più complicata: capire perché mi stia baciando se meno di pochi istanti prima ha ammesso di avere un ragazzo.
Il cervello si spegne subito dopo, perdo di vista le tre opzioni e si fa tutto buio: forse perché nel mentre ho chiuso gli occhi, chissà. Fatto sta che inizia proprio il signorino guarda-che-io-sono-gay-ma-fidanzato ad approfondire il bacio, così non ci penso due volte e socchiudo le labbra, permettendo alla lingua di attaccare: niente scenette da liceali o da fangirl amanti di questo tipo di relazioni; le braccia lo afferrano e le nostre gambe finiscono per intrecciarsi le une alle altre e i corpi sono praticamente attaccati, vero, ma le lingue lottano per il potere, in un disperato diverbio per conquistare la corona, per dirigere i giochi.
Il suo corpo è caldo sotto i vestiti umidi, io per metà non ho questo problema, visto che sono a petto nudo... no, si sta giocando ad armi impari, così le mani ci mettono poco a ricevere l'input dal mio cervello, partendo e afferrando i bordi della camicia dell'altro: se le cose si devono fare, che vengano fatte bene, per lo meno.
Aspetto il momento in cui la sua lingua è più vulnerabile e attacco, la mia si insinua tra le sue labbra e continua a combattere staccandosi solo per permettere alla camicia di levarsi dalla testa del castano: nessuna voglia e ci avrei messo troppo tempo a slacciargliela, così poi ho un'occasione in più per farlo sdraiare supino e mettermi di sbieco sopra di lui.
Oliver gradisce eccome queste attenzioni, visto il sorriso e gli occhi socchiusi, perché mi abbia tirato un pugno prima ancora non l'ho capito ma, ora come ora non è il cervello a ragionare. Mi stendo sopra di lui e lo sento aprire le gambe per farmi accomodare meglio, i muscoli della schiena in bella mostra così come i pettorali, se non si fa caso a lentiggini e cicatrici, le quali lottano per il predominio sul corpo.
Torno ad assalirgli le labbra con le mie, con la lingua e i denti, perché no: ora come ora l'atmosfera si sta scaldando e nessuno dei due pare volerla raffreddare. Sento le sue mani spostarsi dai miei capelli color fuoco lungo il collo, superando con una carezza le spalle e posandosi sulla schiena, ghigno: che esplori pure, la mia carrozzeria è in ottimo stato.
I corpi sempre più uniti e divisi solo dai tessuti, le bocche oramai esplorate in ogni minimo particolare, le mani che si danno da fare per non esser da meno: sento il suo iniziale piacere spingere verso di me e fanculo, il sesso è pur sempre sesso, anche io sento quell'iniziale lussurria scorrere lungo il basso ventre ed impossessarsi del mio corpo.
Ma, ad un certo punto si distrae, guardandosi intorno.
Un lampo e gli mordo il labbro, richiamando la sua attenzione.
Un tuono e le nostre lingue danzano di nuovo insieme, canotta e camicia abbandonate tra fieno e terreno.
All'improvviso uno strano cigolio attira la mia attenzione, attira la nostra attenzione. Facciamo appena in tempo a scivolare dietro i cumuli di fieno che la porta principale si spalanca, portando dentro tempesta ed un'imprecazione.
Sgrano gli occhi, no: Ruber no.


M's little nook:

Oh, buongiorno, popolo di EFP, la notta porta insonnia, consigli e vagonate di ispirazione *se ne sta accoccolata tra le radici di un acero e sorride* I nostri impavidi Scott ed Oliver non hanno mai un istante di pace, eh? *ride* Poveri piccini.
Okay, credo che all'alba delle sei e trenta di mattina possa finalmente andare a fare colazione e poi... beh, poi si vedrà. *poco dopo sia M che l'acero scompaiono avvolti da una tenue nebbiolina grigio/azzurra*

~M

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Capitolo 5
*** A little bit of luck. ***


Ruber no cristo! Tutti ma non Ruber! I miei occhi corrono da una parete all'altra del fienile, ci deve pur essere un modo per scappare senza che il vecchio se ne accorga, no?
Cazzate come un'uscita secondaria o anche un buco in un angolo, non chiedo troppo per la miseria.
Per la prima volta vedo negli occhi di Oliver la paura, normalmente mi nutrirei l'animo di quelle emozioni ma, al momento so solo che se lui si specchiasse nei miei occhi noterebbe la medesima inquietudine. Ce ne stiamo in silenzio mentre il proprietario del fienile dove tra parentesi ci siamo intrufolati abusivamente, soppesa l'intera area, i pesanti stivali colmi d'acqua emettono suoni per niente rassicuranti, ma almeno ci fanno capire più o meno dove si trovi.
Lo sento imprecare contro la pioggia e dare un paio di pacche a qualcosa di cui l'identità è sconosciuta, almeno fino a quando non mormora un, “Ehi Vanilla, che tempo di merda mh?” Oliver è confuso, io terrorizzato: ma cristo, me ne può andare bene una?
“Vanilla?” Sembra chiedermi con lo sguardo ma non gli do retta, facendogli segno di rimanere zitto e resto in ascolto.
Lei in risposta scodinzola e trotterella al suo fianco, uggiolando piano.
Non va bene, non va per niente bene, Oliver finalmente capisce chi diavolo sia l'essere con cui parla Ruber ed io sono ancora più impanicato concentrato sul trovare al più presto una via di fuga, se ci fiuta è la fine.
Mi impongo di rimanere calmo Resto calmo e continuo a guardarmi intorno, più volte sono finito qui dentro senza che nessuno lo scoprisse e, più volte sono uscito senza farmi beccare dal vecchio ergo non dovrebbero esserci problemi.
Deglutisco.
A meno che loro non si accorgano dei nostri vestiti sparsi sul pavimento.

Pensa Scott, pensa.
McLean ti ha fatto patire angherie ben peggiori, tira fuori le palle.

Mi alzo di poco facendo comparire oltre il fieno solo i miei capelli ramati e gli occhi che farebbero impazzire chiunque per analizzare meglio la situazione.
Okay: il vecchio ci da le spalle e sta guardando come stanno le pecore, la cagna invece si sta divertendo ad annusare li vicino, meglio sbrigarsi ora che non ci vedono. Mi allungo di poco oltre il cumulo per prendere i vestiti e far sparire così le tracce del crimine, e che diamine il temporale con la forte pioggia e i tuoni che minacciano il suono dovrebbero coprire sia i miei movimenti che il mio odore, o così spero...
Il mio labbro viene morso dai miei splendidi denti bianchi per garantirmi più concentrazione e afferro tra i polpastrelli canotta e poco dopo camicia, tornando nascosto passo la seconda ad Oliver e tengo tra le mani la prima.

Merda.

Una catasta di fieno scivola dal mucchio e atterra con un lieve tonfo sul terreno, ma fa quel rumore che basta per attirare l'attenzione di Vanilla, l'altro mezzo sordo nemmeno se ne accorge... Cristo, è lei il pericolo qui.
Si okay, diciamo che non mi sono sempre comportato al meglio con lei...
Per esempio c'è stata quella volta dove le sventolavo un osso con succulenti brandelli di carne attaccati per poi metterglielo in bella vista su un albero in modo che fosse irraggiungibile, per lei.
O ancora quella volta dove la sbeffeggiavo tutte le volte che Ruber la legava alla catena...
O anche quando, d'ah okay, non ho scuse per giustificare l'odio che Vanilla prova per me, contenti?
Cerco di tornare nel mondo dei vivi ma ci riesco solo ad un pizzicotto da parte di Oliver, sto per insultarlo quando capisco il perché del suo gesto; l'animale sta venendo verso di noi.
Deglutiamo quasi all'unisono mentre ci fissiamo, non possiamo ne scappare ne restare li, ma... no, niente scuse, siamo in trappola.

Quante volte Ruber mi aveva detto di non finire dentro la sua proprietà?
Quante volte me ne ero fregato, andandoci lo stesso?
Tsk, stupido Karma, sei sulla mia lista nera, sappilo.

Vanilla annusa curiosa, sembra aver preso la pista giusta questa volta, buon per lei e male per noi.
Le unghie si conficcano nella mia pelle e il respiro si fa rarefatto, non voglio esser scoperto mezzo nudo, bagnato per colpa della pioggia e con Oliver al mio fianco.
Lei continua imperterrita ad annusare sempre più vicino al nostro nascondiglio, Ruber sembra finalmente accorgersene e fa per venire verso di noi, quando un ululato sovrasta l'ambiente, coprendo per brevi istanti il rumore della pioggia e sostituendolo con il chiocciare delle galline.
“No, maledetto! Vanilla vieni presto, cacciamo quel bastardo dalle nostre galline.” Poco dopo la porta sbatte e tiro un sospiro di sollievo, m'infilo la canotta e mi alzo, andando a controllare la situazione: da quel poco che si sente odo i due abbaiare e urlare a qualcuno che nel frattempo se l'è data a gambe. Sogghigno tra me e me, so già chi dovrò ringraziare da li a poco, così intimo a Oliver di muovere il culo e veloci ci confondiamo come ombre nella sera, correndo verso casa.

Arrivati in veranda mi siedo e aspetto l'altro. Oliver mi guarda inarcando un sopracciglio ma non lo calcolo più di tanto, scruto l'orizzonte in cerca del canide che ci ha letteralmente salvato il culo.
Puck arriva poco dopo, zoppicante ma con la coda che oscilla a destra e sinistra.
“Com'è andata la caccia, vecchio sacco di pulci?” Lui uggiola contento e si scrolla a pochi metri da me, poco male... tanto sono già fradicio e non ci faccio caso.
“Buone quelle gallinelle, mh?” Gli levo le piume rimaste tra fauci e manto e le getto in un bidone, in modo che nessuno possa accusare il povero, vecchio, stanco Puck.
Oliver mi guarda confuso, io mi alzo, non lo calcolo e lo supero.
Una doccia calda: ho bisogno di una doccia calda per mettere a posto i pensieri.


M's little nook:

Buon pomeriggio EPFniani(?) nota per me: trovare un nome e usare solo quello.
Ed eccoci qui con un nuovo capitolo di I'm confuse :3
Il nostro povero indifeso Puck ha salvato i nostri due teneri neo amanti, aw.
E, beh si, come si evolveranno ora le cose tra Scott(y) e Oliver? Mh, non ci resta altro da fare se non attendere, ecco *sorride*

PS: Per gli appassionati delle vecchie long, tipo Cigarette, don't worry, sto lavorando finalmente al nuovo capitolo.
PPS: E' in fase di scrittura anche l'aggiornamento della raccolta Animal I've become.

*sparisce di nuovo in una nuvola di fumo azzurro/grigiastro*

~M

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Capitolo 6
*** What I really am? ***


Ho bisogno di solitudine, di una doccia bollente e di pensare in santa pace.
Mi dice che è fidanzato e dopo dopo mi salta addosso? Tsk andiamo bello mio, sei confuso e non poco eh?
Va bene che in quel dannato reality ne ho viste di tutte ma diamine, almeno le alleanze la maggior parte delle volte erano per strategia e non per amore... andiamo quanti? Quanti sono ancora insieme?
Geoff e Bridgette di sicuro, ma su di loro nessuno aveva dubbi.
Zoey e Mike? Ero rimasto all'ultima litigata, voci di corridoio o cose così, ma io non so, a parte loro nessun altro è rimasto insieme, che io sappia. Scuoto la testa ed accendo l'acqua, getto la canotta fradicia da qualche parte e mi slaccio i jeans, rimanendo in boxer e nel mentre che l'acqua diviene calda vado a vedermi l'occhio, come sospettavo: violaceo e lo zigomo gonfio, ma nulla su cui non si possa prender rimedio...
Mi sciacquo la faccia e quando apro di nuovo gli occhi dopo essermi asciugato il viso vedo Oliver riflesso nello specchio.
“Che vuoi?” Taglio corto lasciando l'asciugamano sul lavandino e girandomi di centottanta gradi, poggiando il basso schiena sul lavabo e fissandolo. Lui sembra imbarazzato nel vedermi mezzo nudo, io semplicemente me ne frego e sogghigno compiaciuto nel notare le sue gote arrossire. “Beh? Non ho mica tutto il giorno.” Per la prima volta lo colgo senza parole, cosi ghigno apertamente e lo supero, andando verso la doccia e levandomi anche l'ultimo indumento. “Goditi lo spettacolo allora, ma fallo in silenzio che devo pensare.” Abbandono anche i boxer per terra e chiudo dietro le mie spalle la porta del box doccia... dopo pochi istanti sento la porta chiudersi e alzo le spalle, peggio per lui e meglio per me.
Almeno una cosa positiva c'è; sono solo.

Bisessuale al massimo andiamo, non posso mica essere gay non, non totalmente almeno... nel senso ho avuto esperienze con ragazze eh, tsk mica sono un verginello come il Joystick o... sono costretto a mordermi mentalmente e fisicamente la lingua, giusto... Sam sta con Dakota, almeno lui una ragazza ce l'ha... mutante, ma pur sempre una ragazza. Resto brevemente allibito al pensiero che la società accetti di più la relazione tra un umano ed un mutante che tra due umani dello stesso sesso, poi mi ricordo per l'ennesima volta di essere bisessuale e mi stampo una bella cinquina sulla fronte, me ne starei volentieri altri venti minuti sotto la doccia, ma lo stomaco brontola e bussano incessantemente alla porta, così sono costretto a muovere il culo ed uscire.

“Eccomi cristo, che cosa vuoi ancora Ruber?” Sbuffo tranquillamente davanti a lui, i capelli ancora umidi e schiacciati a metà sulla faccia ma sono comunque vestito. “Possibile che anche mentre diluvia devi rompermi?”
“Stai zitto e ascolta un po' ragazzino, ai miei tempi si portava più rispetto agli adulti.”
“Esattamente: agli adulti, non alle mummie scassa balle.”
Lui inizia ad imprecare ed io alzo gli occhi al cielo, Oliver dietro di me aveva aperto a questo pazzo certo, ma ora tocca a me cacciarlo dalla mia proprietà.
“Comunque, che cosa vuoi?” Lui mi guarda da sotto la veranda, io appoggiato con la spalla allo stipite della porta e Oliver che osserva lo svolgimento della scena.
“Succede che quel sacco di pulci continua a rubare le mie galline!” Con rabbia indica Puck, il quale se ne sta bellamente sulla propria brandina a fissare il temporale, sinceramente non capisco come mai non ne abbia paura come chiunque altro cane, poi mi ricordo che non dovrebbe interessarmi e allora alzo le spalle e guardo il vecchio. “Ma se non riesce nemmeno ad alzarsi, come diamine dovrebbe riuscire ad introdursi nel tuo pollaio? E poi con quella là di sicuro non avrebbe vita facile.” Faccio un cenno con la testa a Vanilla e lei mi ringhia, io sogghigno divertito e torno a guardarlo.
“Magari sono le volpi, genio.”
“O magari è quel tuo cagnaccio buono a nulla!”
Sto per sbatterlo al muro e cantargliele come si deve, solo che una voce imponente ferma i miei pensieri e le urla di Ruber.
“Che succede buon uomo?” La voce allo stesso tempo permissiva ma autoritaria di mio padre giunge a noi superando la pioggia. L'uomo scende dalla jeep e veloce ci raggiunge in veranda, Ruber sbianca e non fa più di tanto il galletto ora, io semplicemente alzo le spalle.
“Insinua che Puck gli ha fottuto e mangiato delle galline, quel cane nemmeno si regge in piedi e dovrebbe andare fin la solo per qualche pollo? Tsk.”
So che io e il mio vecchio non abbiamo buoni rapporti, ma nessuno dei due darebbe mai la soddisfazione di ammettere che è proprio il nostro sacco di pulci a fare tutti quei casini. Mio padre in pochi istanti lo manda via dicendogli che il nostro cane non centra niente e io me ne torno dentro, ignoro Oliver che mi chiede spiegazioni e salgo nella mia stanza.
Solitudine: ho bisogno di solitudine per riordinare per bene i pensieri.

Siamo onesti: se uno è fidanzato non va di certo a baciare un altro, non come Courtney ha fatto con Cameron quando stava con me... o viceversa d'ah, ora non ha importanza.
Sarò anche un bastardo manipolatore, ma se sto con qualcuno sul serio, sveltine escluse io non tradisco, e che cavolo.
Mi ritrovo a fissare nuovamente il soffitto, questa volta quello della mia camera e non mi importa se i capelli bagnano il cuscino, tanto tra poco se continua così la casa sarà bella che allagata, al momento non è un mio problema. Sbuffo frustrato e il pensiero delle labbra dell'altro non vuole proprio andarsene. Okay, lo ammetto: ho paura, una fottuta paura bastarda di ciò che la gente potrebbe pensare di me, così mi aggrappo all'idea del “Ehi no guarda, a me piacciono le donne eh, dio se mi fanno impazzire e drizzare l'uccello.” Ma a sentirmi nella mente mi sento solo ancora più ridicolo di quanto non lo sia già, così opto per mandare a fare in culo i miei pensieri e ciò che la società si aspetta da tutti e mi abbandono al sonno, lo stomaco potrà brontolare quanto vuole, ma io la sotto con mio padre e il ragazzo fidanzato che però bacia gli altri non voglio andarci.
Non ora.

“Alla buon'ora eh, ah beh vorrà dire che laverai tu i piatti, almeno ti rendi utile.”
“Tsk, ma lavateli tu i piatti, non sono di certo una cameriera sexy.”
Mi mordo subito la lingue, ho appena fatto due errori imperdonabili.
Primo: dare ordini ad un ex sergente dell'esercito.
Secondo: aver detto la parola cameriera, in quanto mia madre e la sua oramai ex moglie era ed è, una cameriera.
Lui assottiglia lo sguardo fino a ridurre gli occhi a due fessure e so già di essere fottuto prima che apra la bocca, così lo anticipo.
“La cucina brillerà meglio di uno specchio, signore!” In anni e anni di convivenza forzata so che è l'unica possibilità che ho per salvarmi la pellaccia, lo vedo sorridere sotto la barba compiaciuto e sospiro, meglio non contraddirlo.
“E quell'occhio nero, soldatino?” Lo vedo sogghignare e digrigno i denti, ma cerco di starmene calmo. “Incidente sul luogo di lavoro.” Lui scoppia a ridere bofonchiando un qualcosa di simile a ”Ma quale lavoro!” e sparisce in salotto. Mi rinchiudo in cucina e mangio velocemente i rimasugli di pasta, iniziando a lavare lo schifo poco dopo. Tsk, io sono fatto per essere servito, non per servire. Non ci faccio troppo caso e continuo a pulire la cucina, ora si che mi sento una cameriera ma no, per niente sexy. Oliver sbuca dal nulla e cerca nuovamente di fare conversazione, opto per snobbarlo e, una volta finito mi dileguo in camera: se ha un poco di sale in zucca non mi seguirà, il vecchio è sordo ma non stupido e potrebbe insospettirsi.
Mi stravacco sul letto e sbadiglio, anche se il sonno proprio non c'è, così alla fine mi ritrovo seduto a fissare la tempesta che imperversa la fuori, mentre la notte cala sulla fattoria.
Chi sono veramente?


M's little nook:

Salve a tutti, EFPniani e bentornati su questa strana long confusionaria(?)
No davvero, non so chi sia più svalvolato tra la sottoscritta che scrive queste boiate qui cose qui o voi che mi date corda, mi assecondate e le leggete pure, arrivando a recensire *ride* no scherzo, vi adoro e lo sapete.
Come dicevo, stasera abbiamo una combo (OMG; da quando ~M pubblica due long lo stesso giorno)
Nah, non sono pazza né tanto meno malata: semplicemente, se abbiniamo l'insonnia all'ispirazione otteniamo un'autrice sveglia nel cuore della notte a scrivere yaoi.
Dio questa cosa sta cadendo nel nonsense..
Facciamo che sparisco va, magari stanotte scrivo il seguito di Animal I've become ... Buona serata carrrrri :3

~M

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Capitolo 7
*** Who heck is Nigel? ***


Sono passati un paio di giorni dall'incidente nel fienile, Ruber non mi rivolge la parola, Vanilla mi odia, Puck continua a fare razzia di galline in giro per poi nascondersi in veranda a sonnecchiare, mio padre va e viene per affari importanti i quali riguardano fieno e bestiame vario ed io ignoro più che posso Oliver.
Lui lavora per il mio vecchio e ogni giorno si sveglia all'alba, doccia veloce e fila in cucina a fare la colazione, frigo con annessa la lista delle cose da fare in bella mostra e poi sparisce in giro da qualche parte, io di parte mia non faccio nulla e dormo fino a pomeriggio inoltrato, come faccio a sapere queste cose, allora?
Semplice, quando loro si svegliano, io vado a letto, è un circolo vizioso.
E poi andiamo, uscire e andare in mezzo ai campi di notte è tutta un'altra storia, credetemi. Di giorni c'è il caldo, il sudore, le macchine e tutto il resto mentre oh, di notte senti semplicemente i grilli, vedi le lucciole ronzare in giro insieme a qualche pipistrello occasionale e le stelle; se ne vedono migliaia... Tsk, non che mi importi di tutto questo eh, ma se devo fare una cosa almeno la faccio bene, sono o non sono Scott il grande?
Dicevo, la notte è decisamente una scelta più rilassante, quando c'è la luna piena anche il buio scompare e perfino il piscialletto di Brick potrebbe starsene tranquillo e sereno in mezzo a campi e boschi in lontananza... beh, in sostanza quando io torno dai miei giri notturni appena l'alba inizia a prevalere sulla notte, alzo i tacchi e torno a casa, scavalco Puck ed entro... Dio, non so se quello è più un cane o un soprammobile, ma chi se ne frega.
Entro e faccio per andare su, a volte incontro il vecchio, altre no, ma quando lo vedo si limita a grugnirmi un “Buongiorno.” a denti stretti ricambiato da un altrettanto ringhio di “'Notte.” e sparisco in camera, destandomi dieci/undici ore dopo, in pieno pomeriggio.
Succede così anche questa volta e, come al solito il vecchio non è in casa e nemmeno Oliver a quanto pare, così con tutta calma mi prendo il tempo necessario per mettere in moto il mio cervello, scendo giù a cercarmi qualcosa da mangiare, non so se definirla colazione, pranzo, merenda o pre cena ma, ho fame e allo stomaco non si comanda. Uno spuntino veloce e salgo di nuovo verso il bagno, una doccia fredda contro questo caldo non me la leva nessuno di sicuro.
Il tempo di entrare, notare l'acqua della doccia già aperta e ammirarmi nel piccolo specchio lercio con un ghigno, il tempo di gettare i vestiti per terra, il tempo di non farmi domande su chi sia l'idiota che l'abbia mollata aperta ed entrare ed ecco che la porta si spalanca, rivelando Oliver.
“Ma la privacy?!” E ti pareva, la checca che entra mentre sei nudo e vulnerabile è un classico, insomma queste comiche di solito succedono solo in prigione, il mio cervello ghigna brevemente; chissà come se la sta passando Duncan, mi chiedo in un ticchettio di orologio per poi ritornare alla realtà.
“Ti levi e mi lasci lavare in pace?”
Il vetro per fortuna è opaco quindi non si vede quasi niente, ma so benissimo che l'altra figura è Oliver; senza dubbio alcuno.
Lui sembra esitare ma poi ride, che cazzo abbia da ridere io non lo so.
“Scusami, ma sai ora non faccio in tempo ad aprire l'acqua, andare di la a prendere i vestiti e tornare e ti trovo qui...” Ride ancora. “La prima cosa che ho pensato è stato un ma allora fa sul serio, ricordandomi poi che beh si, potrei aver detto un'enorme cazzata visto che sono tre giorni che mi ignori.”
“Vattene.”
“E se non volessi?”
“In tal caso sarò costretto a farti veramente male o...”
Sogghigno, massì almeno mi potrei divertire e mandare a quel paese l'astinenza che dura da tanto, forse troppo. “O cosa, Scott?” Mentre l'acqua fa ammosciare i miei capelli su fronte e nuca, scurendo il rosso, noto al di la del vetro velato la figura di Oliver in boxer e, a meno che il genio non abbia avuto l'idea di un completino color carne, potrei giurare sul fatto che l'unico tessuto color cielo sono i boxer, senza dubbio alcuno.
Non gli rispondo e mi limito ad agire come faccio sempre, d'altronde. Veloce apro l'anta della doccia, lo afferro per un braccio e lo trascino dentro, lui e boxer compresi, fanculo all'etichetta.
Noto con immenso piacere che lui avvampa e sgrana gli occhi, un perfetto cocktail di timore, imbarazzo, confusione, paura e, eccitazione, forse? In ogni caso è uno dei miei drink preferiti, di certo non me lo farò scappare.
Veloci le mie mani corrono a bloccare i polsi del ragazzo sopra la sua testa e il corpo si prende la libertà di fermarlo tra lui e il muro della doccia, il getto che inonda la mia schiena lasciando entrambi i visi al riparo. Ghigno, eccome se ghigno mentre osservo attraverso le sue iridi ogni ragionamento che fa: poco mi importa se sono nudo davanti a lui, non ho nulla da nascondere o da invidiare di certo, tsk il grande Scott non ha quel genere di problemi, anzi.
Non gli do il tempo di aprire bocca ed mi affretto con questa premura tappandogliela con le mie labbra, riprendendo da dove eravamo stati interrotti l'ultima volta eh, valutando la doccia che ci rende i corpi fradici e la pelle che si tocca come l'altra volta, potremmo dire che questi giorni non sono mai passati, l'unica differenza è che al posto dei pantaloni lui indossa boxer ora bagnati e io sono completamente nudo.
Fa resistenza all'inizio e devo usare un tantinello le maniere forti per farlo restare fermo ma alla fine l'inibizione cede alla lussuria così come le sue labbra si spalancano per far spazio alla mia lingua, ora finalmente libera di esplorarlo nuovamente...
Lo sento ricambiare finalmente, il mio zigomo è quasi tornato della forma e colore normale e mi sono vendicato abbastanza con le strette ai polsi, così sciolgo la presa e subito inizio a conoscere meglio quel corpo, partendo da spalle e schiena. Rapido lui invece mi abbraccia, alla faccia del ragazzo pudico e fedele ma sinceramente non me ne frega un cazzo anzi, viste le circostanze direi che i cazzi dovrebbero fregarmi eccome, mannaggia al mio cervello doppio sensista.
Un paio di baci sempre meno casti e carezze sempre più spinti e l'eccitazione è palpabile nell'aria, così come nel nostro basso ventre. Non mi importano più questioni o domande strane, l'unico scopo al momento è avere quel corpo, averlo ora. Spengo l'acqua e apro l'anta, staccandomi da lui, Oliver mi guarda alzando un sopracciglio e con sguardo interrogativo, così mi riavvicino e gli lecco il lobo, le mani che sfilano l'ultimo tessuto lasciando l'eccitazione libera. “Muovi il culo e seguimi.” Gli sussurro sentendolo rabbrividire e mi incammino verso la sua camera, più suo odore c'è, meglio è, secondo la mia persona.
Lo sento esitare un attimo ma poco dopo alle mie impronte bagnate sul pavimento in legno si aggiungono le sue, le quali seguendo le prime puntano alla seconda stanza a partire da sinistra e li si, che ricomincia l'incontro.
Non ne ho la più pallida idea di come si faccia con un maschio, nel senso a livello teorico è facile immaginarlo e poi beh, con tutto quello che ho fatto con le tipe si sa cosa si deve fare, ma al momento la mente è vuota, si basa più sull'istinto, che su altro. Le lingue danzano frenetiche mentre i nostri corpi umidi finiscono sul copriletto della piazza e mezza di materasso dove lui dorme ogni sera.
Il vecchio non c'è.
Siamo nudi in un letto.
Da soli in casa.
Questa situazione è ben strana.
Mi sta piacendo un sacco, cristo.
Le mani paiono stanche di limitarsi ad accarezzare e i bacini si sfiorano sempre con minori intervalli così, visto che non si muove a prendere delle decisioni, ci penso ancora una volta io... e poi sarebbe lui quello esperto? Ma fammi il piacere.

I mezzi gemiti cercano di non uscire da quella stanza insieme agli schiocchi di lingua, ai ringhi sommessi in risposta sul chi debba dominare e ai morsi ma non c'è nulla da fare, non mi basta più solo la mano di Oliver, dannazione!
Lo tiro a me e lo faccio distendere supino, lui ancora una volta inarca un sopracciglio ma arrossisce poco dopo, forse finalmente ha capito dove voglio arrivare. Sembra esitare ma poi ricattura le mie labbra e stavolta sembra prendere lui in mano i giochi, sdraiandosi comodamente e facendomi distendere tra le sue gambe, le virilità che si sfiorano, il respiro affannoso e le pelli umide sia per la doccia di poco fa che per l'iniziale sudore.
Sto quasi per dirmi che è tutto normale quando una suoneria interrompe ogni cosa, facendo sgranare gli occhi a me e sbiancare lui.
Io capisco la stronzata che sto per fare.
Lui mi lancia quasi via da se, afferra il telefono e corre a chiudersi a chiave in bagno, ma faccio in tempo a leggere il nome sul display; Nigel...
Chi diamine è sto Nigel?


M's little nook:

Buonsalve, EFPniani, bentornati su I'm confuse che, al momento ha appena cambiato rating da giallo ad arancione per motivi di regolamenti -evviva il dover limitare le descrizioni :D- Sigh, rimpiango i miei vecchi rating rossi *sospira*
Comunque, il nostro Scotty è uno sfigato totale, quasi mi fa pena *ride* povero cucciolo, appena prova ad accettarsi per la sua gayosità il destino meglio conosciuto come autrice ~M si intromette, rovinandogli ogni volta i piani *non sa se ridere o fargli pat pat sulla schiena*
Come dicevo, il rosso ha ancora dubbi su dubbi nella sua testolina, riuscirà prima o poi a venire a patti con la propria sessualità? e a fottersi Oliver?
Cari EFPniani credo che dovrete aspettare l'aggiornamento di Cigarette e Animal I've become prima di scoprirlo :3 *si arrampica sul proprio acero*

~M

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Capitolo 8
*** Dismissal. ***


Lo seguo, beh... vorrei seguirlo fin dentro il bagno, ma il signorino si è divertito a chiudersi a chiave, sleale: molto sleale.
Mi limito ad insultarlo a mezza voce e mi siedo sul sudicio tappeto che stanzia nel corridoio, sbuffo e fisso la porta di legno... quanto vorrei spaccarla.
“Ehi scusami, stavo lavorando ma sono riuscito a liberarmi...” Drizzo le orecchie e mi vengono in mente le vacche, le quali alzano la testa e fissano il treno che passa a pochi metri dalla cascina in fondo alla strada, poi mi ricordo che se proprio dovessi essere un animale, di certo non sarei una cosa così ignobile come un bovino, eh.
“Si, si... qui è uno schifo, come va lì a Toronto? Ah si?” Lo sento ridere e digrigno i denti. “Beh, se riesci a liberarti per il fine settimana dimmelo, così provo a prendermi un giorno libero e ci incontriamo a metà strada, ti va?” Silenzio ancora, il fantomatico ragazzo sta parlando troppo a lungo, oppure Oliver è semplicemente svenuto... a beh, non sono problemi che mi riguardano.
“Si, si... anche io, davvero Nigel...” Ride per l'ennesima volta. “Si! Dico davvero, torno al lavoro dai... si, si... a presto.” Le parole si affievoliscono mano a mano e non riesco a captare gli ultimi stralici di conversazione, sbuffo e mi alzo, scendendo in salotto in cerca di cibo o, perlomeno di una distrazione.
Lui mi raggiunge poco dopo, sul viso un misto tra imbarazzo e inquietudine.
“Che c'è?”
“Dobbiamo parlare...”
Si morde il labbro. Sogghigno tra me e me.
“Proprio ora?” Lo vedo annuire; “Spara.”
L'altro piano si siede sul divano, io occupo senza troppi se e senza troppi ma la ben più comoda poltrona del vecchio, fissandolo.
“Non, non può funzionare tra noi.”
“Mentre tra te e l'alce del tuo ragazzo si?”
Mentre pronuncio la frase lo vedo digrignare i denti e scatta per alzarsi, mi maledico di già e spero solo che non colpisca l'occhio ancora sano ma, Oliver poco dopo torna a quietarsi, guardandomi.
“Proprio per questo non può funzionare... io voglio lui, so di aver commesso questo errore ma no, non sei nessuno se paragonato a lui... mi dispiace.” Sembra realmente dispiaciuto eh ma ora come ora una parte di me è intenta a tenere stretti quei brandelli di anima che piano piano iniziano a sgretolarsi, venendo portati via dal vento della desolazione e dalle correnti dell'amarezza, “non sei nessuno se paragonato a lui...” Colpito e affondato.

“Scott?” Oh merda, e ora che cosa vuole?
“Che vuoi?” Dico arrogante, senza girarmi a guardarlo e continuando a metter mano al motore della vecchia ma fedele mietitrebbia.
“Hai la febbre, per caso?” Bella questa. Mi giro e lo guardo, alzo gli occhi al cielo e sbuffo. “Avevi ragione, dovrei aiutarti di più, da bravo figlio...” Dio, se recito bene.
“Sarà soldato, ma se scopro che mi hai manomesso la mietitrebbia sono affari tuoi...” Strano, il suo tono è fin troppo affettuoso, quel sorriso non gli si addice per niente e tutto il resto, eppure non ci faccio caso e torno a lavorare.
“Oliver?”
“Starà dormendo, mica sono la sua mammina, lasciami lavorare in pace.”
Appena esce sbuffo e mando a quel paese, non ci capisco niente di motori ma la mia messinscena deve reggere ancora per poco: Oliver prima o poi se ne andrà ed io non sarò più costretto a vedere quell'incoerente.

“Ehi.” Lo ignoro, continuando a camminare per il viale in terra battuta.
“Andiamo!” Scalpiccii di passi mi giungono alle orecchie e un paio di falcate dopo Oliver è al mio fianco, non rallento il passo e continuo imperterrito verso i campi dove teniamo il bestiame al pascolo, delle assi sulla spalla tenute ferme da una mano e nella cintura da lavoro il martello ed una scatola di chiodi fanno la loro bella figura... lo steccato sta cedendo e piuttosto che vedere le facce di quei due preferisco isolarmi, sudare e farmi i fatti miei.
“Scott...” Ancora una volta Oliver non merita risposta e lo lascio appeso ad un glaciale silenzio mentre arrivo a destinazione e getto le assi bianche a terra, iniziando a levare i chiodi da quelle oramai andate, mollandole da tutt'altra parte. Lo sento sospirare e tornare sui propri passi, ghigno tornando a concentrarmi sul lavoro; il mio piano sta funzionando o beh... il mio piano deve funzionare.
Il martello colpisce i chiodi con eguale forza con la quale colpire Oliver e i miei sentimenti, un cavallo alza la testa e mi fissa, buttando fuori l'aria dalle froge. Lo guardo e faccio una smorfia.
“E tu che cosa vuoi?”

“Dobbiamo parlare.” Per una volta sono io ad iniziare un discorso e non viceversa, mio padre mi guarda con un pizzico di sorpresa negli occhi ma lo vedo interessato.
Molto interessato.
“Spiegati.” Lo guardo e mi appoggio con la schiena al muro.
“Oliver.” Una sola parola. Lui alza un sopracciglio.
“Hai notato che nell'ultima settimana ha fatto sempre di meno, restandosene in stanza o in veranda?”
“C'è da dire che ora che vi dividete il lavoro c'è poco da fare singolarmente.”
“Non importa, ciò che conta è che stiamo perdendo soldi per uno che non fa quasi niente, da quando ho iniziato a lavorare nuovamente in fattoria.”
Lo guardo, lingua e labbra già pregustano il dolce sapore della vittoria e la smielata essenza di vendetta.
“Perché non licenziarlo allora? Io posso lavorare; e posso farlo gratis.” Sussurro lasciandolo appeso con queste ultime parole e sparendo in camera mia: la trappola è stata piazzata insieme all'esca, ora tocca al pesce abboccare.

Ghigno seduto sugli scalini della veranda mentre accarezzo la testa di Puck, Oliver e i suoi capelli castani sono impegnati a trasportare bagagli e altri effetti personali su un pick-up, il mio vecchio già alla guida... il signorino tra poco prenderà un treno e poi via, dritto fino a Toronto.
”Che se ne torni dal suo Nigel.” La mia mente sputa questa frase come se fosse veleno, ma sogghigna felice mentre gli occhi fissano il ragazzo ancora sconvolto dalla notizia mettere via gli ultimi oggetti e salire a bordo.
Lo guardo; sogghigno vittorioso.
Mi guarda; ha gli occhi lucidi.
Una scia di polvere e tossisco, Puck scappa via dal polverone e il rombo del motore sparisce in lontananza.
Sgrano gli occhi: che cazzo ho fatto?!


M's little nook:

Buonasera EFPniani e, innanzitutto perdonatemi per lo scandaloso ritardo -beh si... anche io ho dovuto rimboccarmi le maniche e mettermi sotto con gli ultimi compiti- però sono di nuovo qui con questo coso questo breve capitolo.
A quanto pare la nostra Iena da fin troppo ascolto all'orgoglio e fin troppo poco ascolto ai sentimenti... idiota e così il nostro caro Oliver è stato licenziato e se ne sta tornando in città, idee su come potrebbe svolgersi la storia? *risata malefica* a meno che non mi hackeriate il pc e non riusciate a vedere la storyboard, credo vi toccherà aspettare >:3

Dlin dlon; avvisi:
Cigarette è in fase di scrittura, tranquilli che la continuo la long :3
Beh, a parte queste due long non ho altro da aggiornare, ergo i prossimi probabili lavori saranno One-shot -o song-fic-...
A domani -si spera-

~M

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Capitolo 9
*** A new start... I hope. ***


Va bene, va bene: lo ammetto.
Il mio orgoglio forse eh, e dico forse ha un poco esagerato.
Una settimana fa ho cacciato via Oliver di casa, sanità mentale per me e Nigel per lui, che altro desiderare?
Un paio di giorni e tornerò a fare il fancazzista anonimo, o dichiarato, che importa ormai.
Dovrei essere contento, casa, campi, sanità fisica e mentale, nessuna intrusione o pensiero anti-etero: è stata semplicemente una misera avventura, ma nemmeno quella.
Nel senso, ci fosse stato qualcosa di effettivo ora la mia coscienza o colei che si spaccia per tale potrebbe divertirsi come non mai a rinfacciarmi ogni cosa, ma tace.
Credo di non essere dotato di senso di colpa, anche se sarebbe più opportuno usare il verbo all'imperfetto, infatti credevo di non essere dotato di tale sentimento ma, ancora una volta il mondo sembra divertirsi alle mie spalle.
“Scott? Alza il culo ed aiuta il tuo vecchio.” Ah, si... è tornato lo stronzo di sempre, quasi mi metteva i brividi quando tentava di socializzare; io sto al mio posto, tu stai al tuo.
Convivere è una parola grossa, abissale... meglio usare un termine decisamente più corretto, un qualcosa come ci sopportiamo o ci ignoriamo...
Fatto sta che io qui non ci resisto più e no:
Non è per Oliver.
“Sai che non è così.”
Zitta tu.
“Eppure ci stai pensando proprio ora.”
Sta zitta, dannazione.
“Chissà dov'è ora, magari proprio a Toronto. Si, Toronto... lì studia il suo ragazzo, vero?”
Non ne posso più, troppa ansia e frustrazione per una sola persona. Un pugno sferza nell'aria e colpisce con un secco rumore la parete, sibilo un'imprecazione, mi tiro su il cappuccio ed esco, dando le spalle a quella baracca.
“E lavora per bene!”
“Sta zitto.”
Sibilo ficcando le mani nelle immense tasche della felpa e avviandomi si verso i campi, ma non per lavorare. Rabbrividisco.
Sta iniziando a salire il freddo, merda.

Non ne posso più, un'altra giornata ed esplodo.
Scott di qua, Scott di la, Scott fai questo... Scott si è rotto i coglioni.
Da quanto non attuo un piano così folle? Da quando ho mandato il provino per A Tutto Reality, probabilmente.
Le luci in casa spente a eccezione della mia, un vecchio borsone pieno di vestiti e quei pochi effetti personali che m'interessano; che altro?
Mi guardo intorno, non pare esserci nulla che stuzzica la mia attenzione, tsk, alla faccia di casa. M'infilo un paio di scarpe comode, felpa e giubbotto buttato sul borsone a tracolla sulla spalla e spengo la luce.
Il vecchio russa da un pezzo, non darà troppi problemi. Scendo le scale ma lo faccio con prudenza, quel vecchio cane dell'esercito potrebbe sempre svegliarsi, vai a prevedere le sue mosse... fortunatamente raggiungo il piano di sotto illeso, silenziosamente faccio ruotare la porta sui cardini e varco la soglia.
Il freddo s'insinua tra tessuto ed epidermide con la stessa rapidità con cui di solito mollo una ragazza: improvvisamente, senza troppi giri di parole e senza un perché in particolare. Sibilo e cerco di non farci caso mentre mi lascio alle spalle la flebile luce della veranda, sto per sparire lungo la strada avvolto solo dalle tenebre e da quel poco di luce lunare che risiede nei campi, quando qualcosa mi trattiene, ad altezza vita.
“Che?” Mi giro, Puck?
“Mollami, sacco di pulci...” Il vecchietto ha le mascelle serrate nella mia felpa e mi osserva, alla luce della lanterna in veranda i suoi occhi assumono sfumature giallo-rossastre, non che mi faccia paura eh, ma è sempre meglio specificare.
“Puck, mollami. Adesso.” Tiro la felpa e lo faccio scollare, lui torna sulle quattro zampe e uggiola piano, piangendo.
“Senti bello, io qui non ci resisto più. Devo levare le tende.” Sospiro e mollo il borsone sul freddo terreno, mi accuccio e inizio ad accarezzarlo.
Tsk, come se mi importasse renderlo felice, la questione è solo una: se inizia ad abbaiare il vecchio si sveglia. Se il vecchio si sveglia, la mia fuga svanisce. Lo sento tranquillizzarsi e faccio lo stesso.
“Devo andarmene da qui, tornerò, okay?” Un altro uggiolio. “Mi mancherai sacco di pulci.” E' solo un cane, non capisce ma, anche se lo facesse,non andrebbe mai in giro a dire che sono stato così umano con lui. Mi alzo e sparisco nella notte, alla ricerca di un bus.

“E tu che ci fai qui?” La vedo sgranare gli occhi sulle prime, poi si ricompone e alza solamente un sopracciglio, un'espressione che vaga dalla dubbiosa alla curiosa.
“Agita quel bel cervellino e qualcosa ti verrà in mente, Al.” Alzo le spalle e successivamente le pongo verso mia sorella Albertha, mi guardo intorno e tiro un fischio. Però, mica male.
“Una risposta sarebbe gradita, sai?”
“Ho semplicemente fatto ciò che tu e mamma avete fatto anni fa, io non ci voglio più badare a quel rompi coglioni, punto.”
Nemmeno il tempo di finire la frase che un imponente voce risuona per le stanze del locale, meno male che non ci sono clienti in giro, sai che bel casino se no?
“Scott, sebbene tuo padre sa essere esasperante quando vuole è pur sempre tuo padre. Portagli rispetto!” Il mio udito ne risente eccome, mentre mi tappo le orecchie con i palmi delle mani; cerco di salvare il salvabile e la guardo, portando le braccia al petto ed incrociandole.
“Anche io sono contento di rivederti, 'ma.” Sbuffo, la cosa non è che mi piaccia da morire, perlomeno hanno un tetto sopra la testa e, a giudicare dall'intonaco fresco, dall'assenza di crepe o lerciume, questa specie di caffetteria porta guadagni, mica sceme le due ad andarsene in città...

“E quindi te ne sei andato dopo che il vecchio ha licenziato quest'altro ragazzo? Perché?”
“Tsk, mi sembra ovvio: se ha cacciato lui voleva far lavorare me... no grazie.”
Nascondo ogni verità o esitazione dietro pacata freddezza, mi limito ad alzare le spalle e a guardare Albertha dall'altro capo del divano, la tv di sottofondo dialoga da sola.
“Fa come ti pare.” Lei d'altro canto torna a rimanere ammaliata dalla tv, tsk... l'unica cosa che rimpiango? Essere in un appartamento in un condominio e non in mezzo ai campi, odori diversi, suoni diversi: non si sentono molti clacson uno dietro l'altro, in campagna.
Mia madre mi fa segno di seguirla in cucina e anche se con poca voglia lo faccio, un minimo di contatto umano devo pur sempre averlo.
“Non voglio sapere il vero motivo per il quale te ne sei andato, non voglio sapere che cosa ti passava per la testa quando hai mandato quel provino per quella vecchia stagione del reality, non voglio infastidirti, Scott.” Beh dai, ha iniziato bene, forse siamo sulla stessa lunghezza d'onda, io mi faccio i fatti miei e tu i tuoi.
“Però c'è da dire una cosa.” Ecco, già casca male.
“Non credere di dormire tutto il giorno e stare sveglio l'intera notte. Se vuoi stare qui aiuterai me e Al con la gestione del locale."
“Che palle.”
Faccio la malaugurata scelta di posare i miei occhi color nebbia sui suoi, pentendomi subito dopo nel vedere il suo sguardo duro squadrarmi da capo a piedi, senza esitazione alcuna.
“Voglio dire; a che ora, domani?”


M's little nook:

Buonasera a voi, o cari EFPniani, è la vostra cara M che vi parla.
In codesto capitolo possiamo osservare uno Scott ancora più confuso prendere decisioni su decisioni, alla faccia della strategia finendo a Toronto dalla madre e dalla sorella... Si, per chi non lo sapesse Scott ha effettivamente una madre, la quale fa la cameriera ed una sorella, Albertha per l'appunto, la famosa pastora di maiali... c'è anche uno zio da qualche parte, ma va beh
Che dire, il quinto anno di superiori è tosto lo ammetto ma, cercherò di aggiornare il più presto possibile, alternandomi :3
Prossimo aggiornamento? Cigarette, che domande *ride e sparisce tra le foglie oramai ingiallite del proprio acero*

~M

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Capitolo 10
*** Just start to live. ***


“Uova e bacon, si, si. Posso ricordarmelo senza segnarlo.” Schiaccio l'occhio ad una biondina che arrossisce di rimando e me ne vado verso la cucina, buttando un foglietto con scarabocchiato sopra l'ordine; l'ultima delle trentadue volte che non l'ho fatto mi sono ritrovato chiuso fuori casa e ho dovuto aspettare il giorno seguente sui divanetti di questa caffetteria.
Meglio non emulare.
Alla fine non è così male il lavoro, qui, assenza di campagna esclusa. La paga è buona seppur minima, ma almeno ho finalmente vestiti decenti, pasti altrettanto nella media e nessun urlo militare alle cinque del mattino. Porto l'ordine alla ragazzina di prima ed un altro sorrisino malizioso fa capolino tra le mie labbra. Si, è decisamente più facile portarsele a letto, in città.
Punti a favore? Migliaia. Tanto per iniziare in campagna c'erano i soliti quattro babbei o vecchi rachitici, qui invece, beh... Un sorriso mi scappa sul volto mentre mi appoggio con la spalla al muro, clienti a parte è un periodo di secca, durante queste ore del giorno. Come stavo dicendo, qui le curve abbondano eccome, non so se mi spiego.
“Scott!” Sbuffo, ma che cazzo vuole adesso Al? Vado da mia sorella alla cassa e alzo un sopracciglio, facendo un cenno con il mento per farle capire che ha la mia attenzione.
“Muovi il culo, smettila di fantasticare e vai al 35, c'è un cliente.”
“Oh, grazie sorellina cara, mi scusi se la mia testa era fra le nuvole a sognare milioni di dollari... D'ah, va al diavolo che è meglio.”
Scrollo le spalle e me ne vado nella sala, uno sbuffo infastidito. “Che ti porto?” Mormoro fissando il blocchetto e facendo scattare la penna.
“Cinque minuti del tuo tempo sono... troppi?” Mi basta sentire quella voce un poco umida per capire chi è, gli occhi sono superflui.
“Sto lavorando, quindi: o mi dici che cosa vuoi da mangiare, o ti levi dai coglioni.” Oliver sta per ribattere, quando entrambi veniamo interrotti da un'imponente presenza, segno che mia madre ci ha raggiunto.
“Senti, tu...” La donna fa schioccare la lingua e alza un sopracciglio, spostando lo sguardo da noi alla stanza, vuota. “Perché non ti prendi una pausa?”

Sinceramente non so come comportarmi, mia madre che mi dice di prendermi una pausa è più o meno come McLean che ti regala soldi senza chiederti nulla in cambio: ambiguo.
Sono ben felice di levarmi il tutto e sparire oltre la porta, facendo segno a Oliver di seguirmi. “Quindi, cosa vuoi?” Le mie iridi lo squadrano da capo a piedi e viceversa. “Te l'ho detto, ho... bisogno di parlarti.”
“Muoviti allora, non ho tempo da perdere.”
Mi appoggio al muro e lo guardo. Lui prende un gran respiro, si passa una mano tra i capelli e mi guarda.
“Da dove inizio?” Sbuffo e lo guardo male.
“Dovrei saperlo io? Tsk.”
“Farò finta di non averti sentito.”
Oliver scrolla le spalle e mi guarda. “Perché te ne sei andato dalla fattoria?”
“Tu come fai a saperlo?”
“Ci sono stato ieri, volevo farvi un saluto ma il vecchio mi ha detto che te ne eri andato da una settimana. A si, ha anche aggiunto che, nel caso ti avessi visto avrei dovuto pronunciare le seguenti parole:”
noto che il suo sguardo si fa un poco divertito mentre ingrossa petto e voce. “che se ne vadano al diavolo tutti quanti, Lui, quel diavolo di sua madre e la figlia.” Lo vedo scoppiare a ridere e trattengo a malapena un lieve incurvamento delle labbra. Okay, è bravo a recitare.
“Beh, che cosa ci fai qui?” L'altro riprende serietà e si sistema la giacca, facendo spallucce.
“Ho provato a chiamarti ma hai il telefono inattivo da tre giorni.”
“Ho cambiato numero.”
Rispondo secco.
“Ah... beh, volevo sentire come stavi, così ho pensato, ehi: perché non andare a trovarlo? Magari ha sbollito tutto l'odio, magari...” Sospira.
“Senti, arriva al punto, okay?”
“Nigel mi ha lasciato, eri l'unico a saperlo e... avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi. Tuo padre mi ha detto che te ne eri andato in città, ho fatto un paio di ricerche e... eccomi qui.”
Non mi servono altre parole, buio e vicolo sono dalla mia parte. Lo spingo sul muro, gli blocco i polsi e scivolo tra le sue labbra.

“Ehi, Al... ti ricordi quando mi hai chiesto di andare in quella SPA, a rilassarci?”
“Si 'ma, perché?”
“Sono ancora validi i buoni?”
“Si, si. Scadono a fine mese.”
La donna sorride, distogliendo lo sguardo dalla finestra e andando ad asciugarsi le mani. “Allora prenota per stasera, se riesci. Lasciamo Scott a tenere a bada caffetteria e casa, ora che possiamo permettercelo.”

“Tu.” Non siamo rientrati nemmeno da trenta secondi che Al mi blocca.
“Che cazzo vuoi?” Lei fa spallucce.
“Mamma ti vuole.”
“Se, se, tanto devo portargli l'ordine del 35.”
Faccio cenno a Oliver di sedersi e scrivo cose a caso sul block notes, entrando in cucina.
“Che cosa c'è?” In risposta prendo al volo un mazzo di chiavi.
“Che vuol dire?” Inarco un sopracciglio ma lei non mi calcola, tornando a badare al bacon che sfrigola sui fornelli. “Tra un'ora stacchiamo, io e Al ce ne andiamo in un centro benessere fino a domani, torniamo nel pomeriggio.” Mi guarda da sopra la spalla.
“Non mandarmi a fuoco luogo di lavoro e casa, okay?” Ma sorride, passandomi un piatto colmo di bacon, uova e purè. “Il tuo amico sembra affamato. Offre la casa.”

Io non le capisco, davvero. Mi ritrovo con le chiavi in tasca, la caffetteria vuota fatta a eccezione di Oliver e uno scopettone per pulire i pavimenti in mano. Perché cazzo se ne sono andate?
“Va beh, grazie per la cena, anche se piuttosto tarda.” Oliver cerca di sorridere, lasciando dieci dollari sul tavolo e alzandosi.
“Grazie per la chiaccherata.” Certo, chiaccherata. Mollo tutto e lo blocco nuovamente al muro, le persiane su vetri tirate giù, nessuno può vedere all'interno.
“Resta.” Lo guardo, sicuro di me.
“Che?” Scrollo le spalle. “Ho casa libera, resta.”
Sogghigno, lui di rimando mi sorride. Velocemente mettiamo a posto tutto, chiudo a chiave la porta e spengo le luci, facendogli cenno di seguirmi.
Sento delle dita cercare le mie, facendo intrecciare le une alle altre. Gli scalini diminuiscono man mano, lanciandoci al piano di sopra, al nostro appartamento. Sorrido, un sorriso a metà tra il malizioso e il felice mentre con le luci ancora spente lo tiro a me, levandogli senza troppe cerimonie giubbotto e felpa e riagganciando quelle labbra alle mie.
Ma si, ora che Nigel è fuori dai coglioni e lui mentalmente instabile, soddisfiamo questa voglia che ho in corpo da troppo tempo.
Vediamo come te la cavi a letto, Oliver.


M's little nook:

Buonasera ancora una volta, cari EFPniani, e bentornati sul profilo di questa diciottenne totalmente malata mentalmente moderata :3
Si, si. Ho aggiornato due long in due giorni? (piccola parentesi, clicca -->qui<-- per l'ultimo chappy di Cigarette)
Cooomunque, bambini miei belli (=^o^=) come ho già detto in precedenza, tesina permettendo in questi giorni vedrò di aggiornare sia I'm confused che Cigarette, in modo da accontentare tutti quanti :D

PS: Per chi fosse interessato anche alla raccolta The sound of crack pairing per chi non l'avesse letta, basta cliccare il titolo precedentemente letto, vi si aprirà il primo dei tre capitoli già scritti :3 non demordete; appena scuola, ispirazione e tempo me lo concederanno, andrò avanti anche con questa piccola raccolta *faccina feliciosa(?)*
E nulla, scappo che tra poco inizia Ciao Darwin -e devo ridere come una demente-
PPS: al più presto risponderò anche alle recensioni, keep calm :3

*lancia coriandoli papatoshi e sparisce sul proprio acero*

~M

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Capitolo 11
*** You've a problem, man. ***


Quelle labbra avevano un sapore simile al miele. Disgustosamente dolci ma allo stesso tempo invitanti.
La pelle di Oliver è bollente, tanto si sta prendendo bene. Oh, il signorino vuole un assaggio di Scott? Ghigno, e sia. Le luci spente ma i locali me li ricordo a memoria: lo spingo tra corridoi e stanze mentre le lingue giocano l'una con l'altra. Una scia di vestiti conduce al luogo peccaminoso del delitto, la mia camera.
Non so se chiedermi chi dei due sia preso più bene. Lo sento avvinghiarsi, stringere la pelle e sorridere tra un bacio e l'altro, forse felice, presumo. Beh, d'altro canto come posso biasimarlo? Chiunque mi salterebbe addosso. Le mani oramai gli hanno levato tutto, fatta eccezione dei boxer dai quali qualcosa chiede disperatamente di uscire.
<< Ma come, nemmeno un limone come si deve e già sei ridotto così? >> ghigno nuovamente, sfacciato e con i jeans solo slacciati, diciamo che anche in questa gara sto vincendo, come sempre del resto. << Vaffanculo a te e al tuo charme. >> ringhia lui basso di rimando. Credo si sia abituato all'oscurità perché dopo poco mi spinge sul letto, finendomi a cavalcioni; non che la cosa mi dispiaccia, dopotutto.
Una risatina a dir poco bastarda parte dalle labbra, guardandolo. << Davvero? Credi basti così poco? >> << Beh, mi sei sembrato un maniaco del sesso, quindi si. >> sogghigna lui di rimando e, con uno sguardo che ho visto poche volte in un uomo, si mette al lavoro.
Non starò qui a scrivervi cosa ho provato perché, Cristo, la testa mi è andata a puttane dopo pochi minuti. Quelle labbra erano deliziose e, il ragazzo sapeva benissimo cosa fare per eccitare e farsi ricompensare.
So solo che sono venuto, più volte così come lui, tra giochi perversi, voglia di sperimentare e piacere a livelli estremi. Questo mi basta.

Mi risveglio ritrovandomi Oliver tra le braccia, i raggi del sole che filtrano dalla finestra e un'imprecazione a labbra strette. Dovevo aprire quella stupida caffetteria, invece mi ritrovo qui. Sbuffo e una mano finisce sulla faccia, il caldo arriva ad appiccicare sia la pelle che le lenzuola, rendendo il tutto più fastidioso. Mi costringo a scivolare via dalle coperte, infilarmi per un istante i boxer e a correre giù, mettendo in vetrina un bel cartello “Chiuso per motivi familiari.” Se, chiuso per scopate colossali, semmai.
Ghigno compiaciuto e torno di sopra, trovandolo ancora rannicchiato tra le coperte. << Ehi, intendiamo alzarci o viviamo li per tutta la vita? >> Oliver stropiccia gli occhi e sbadiglia, i capelli tutti scombinati così come la mente, confusa.
<< Doccia, adesso. >> non gli lascio nemmeno il tempo di reagire che l'ho già trascinato in bagno, l'acqua fredda rimbalza sulla pelle, mentre lo vedo mettersi in quella posizione fantastica che allude solo a una cosa. Okay, okay, forse sono bisessuale. Forse, eh.
È che non posso farci nulla, Oliver mi eccita e non poco. Quel corpo si tende come una corda di violino non appena lo si sfiora, le tonalità che usa, i movimenti, ogni cosa mi fa impazzire ed eccitare al tempo stesso. Lo spingo contro la parete della doccia, il getto d'acqua ricade tra le mie scapole mentre i bacini sono impegnati a fare altro.

<< Scott? >> << Che vuoi? >> lo vedo sorridere mentre si sfrega i capelli, asciugandoseli. << Nulla in particolare, mi piace guardarti. >> sogghigno e sbuffo dalle narici, senza togliere il contatto visivo. << Ti piace guardare me o la mercanzia? >> eccolo, arrossisce subito il piccoletto. Rido, in effetti sono ancora nudo e beh, ho un corpo da urlo. Lo sorpasso e vado in camera, lasciandolo li a rimuginare su tutti i possibili pensieri.
La verità è che sono io ad essere ancora più confuso. Ogni azione, gesto o parola che faccio da ieri sera... una parte di me ancora non vuole ammetterlo e nega in ogni modo, lasciandomi con un mal di testa assurdo. Mi vesto quasi automaticamente e, appena vedo il letto sfatto altre paranoie si aggiungono, facendomi imprecare.
Non sono così, perché l'ho fatto? Mi è piaciuto? Si. No, no! D'ah! Mando a fare in culo tutto lo schifo che ho dentro appena lo vedo. Scuoto velocemente la testa e quel sorriso beffardo torna sulle labbra. << Vuoi dei miei vestiti o pensi di svenire dall'emozione? >> Oliver ride e va verso l'armadio, cercando qualcosa di adatto a lui.

<< Ci sentiamo, allora... >> Tsk, sembri una verginella. Alzo le spalle. << Come vuoi, tanto sai dove trovarmi. >> Lo saluto e stranamente sorrido, lo vedo sparire lungo una rampa di scale e faccio retro front.
Ho così tanti pensieri in testa che, non so da dove cominciare. C'è questa eterna battaglia tra lo schifo dello stare con un uomo e l'averlo fatto, uno scontro tra “Ti è piaciuto” e il “Come cazzo è potuto succedere, Scott!”. C'è una vera e propria fottuta lotta di classe nel mio cervello. Sospiro e riattraverso le vie percorse poco prima con Oliver, devo ancora dare una sistemata alla casa, prima che tornino mamma e Al.
Le dita vanno un attimo a stropicciare le tempie, questo mal di testa sta aumentando sempre di più. Dovrei dargli una possibilità o troncare tutto subito? << Ah, fanculo! >> Mormoro a mezza voce dandomi un pugno sulla tempia. Se è così che si sentono perennemente le ragazze, capisco perché la metà di loro sono delle psicopatiche.
I passi si affrettano, il sole gioca a nascondino con le nuvole e tante altre belle cazzate. Giro l'angolo per prendere una scorciatoia fino alla caffetteria quando, all'ultimo schivo una bambinetta, riuscendo a prenderla al volo prima che ruzzoli a terra. Abbasso lo sguardo e focalizzo meglio la ragazzina, sbiancando.
<< Oh porca merda. >> << Ciao anche a te, Scott. >> Deglutisco, la tiro su e subito mollo la presa, pulendomi quasi le mani sulla canotta. Perché con tutte le probabilità del caso, proprio lei doveva capitarmi.
Mi schiarisco la gola e le corde vocali vibrano: << Tutto bene, Dawn? >>


M's little Nook;

'Sera a tutti! Posso dire di non essere pienamente soddisfatta di questo capitolo ma, a mia discolpa, dico che ho dovuto fare così per poter scrivere come si deve il prossimo capitolo. che sarà l'ultimo
Mh, sinceramente per una volta non ho molte news: a parte che sia io che P siamo tornate e che a breve speriamo davvero a breve torneremo ad aggiornare The Destiny of Wolves! per i non veterani, lascio qui in fondo il link con la storia, se volete/potete dateci un'occhiata, perché presto verrà continuata.
Okay, detto ciò non disturbo più di tanto e, già che ci sono sfrutto le ultime righe per farmi pubblicità.

○ Sei un amante di serie o storie ambientate in penitenziari, piene zeppe di gente con poteri e complotti a livello nazionale? Out There è qui, a portata di lettura! (Basta cliccare sul titolo e verrete indirizzati al primo Chapter). Segui l'avventura di Duncan, scoprendo insieme a lui il modo per uscire da quella carneficina e ribaltare il sistema.

◙ Ti piacciono le cose mlmlml tra Duncan e -inserire nome a caso-? Cigarette è ciò che fa per te! Percorriamo la relazione problematica di Duncan e Trent, un grande classico.

The Destiny of Wolves ! Licantropi, lupi mannari, una battaglia che dura dall'eternità e le differenze tra i clan.

Okay, ora posso smetterla di emulare McLean. A presto! *sparisce tra le fronde di una quercia*

~M

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