La Musica Siamo Noi

di ValyXD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Tra Italia e Americhe ***
Capitolo 2: *** Un bell'inizio, non c'è dubbio. ***
Capitolo 3: *** E Un Continuo Ancora Migliore ***
Capitolo 4: *** Acusticamente parlando... ***
Capitolo 5: *** Hey, Lyn! ***
Capitolo 6: *** Miiii, nun se po' sentì! ***
Capitolo 7: *** Questa è sfiga, eh! ***
Capitolo 8: *** Sangue, Joel! Sangue ovuuuunqueh! ***
Capitolo 9: *** Esame di Laurea! ***
Capitolo 10: *** L'inizio della Mia Vera Vita ***
Capitolo 11: *** Fatti Privati! ***
Capitolo 12: *** Arriva Mio Fratello! ***
Capitolo 13: *** Aeroporto: Parte Seconda! ***
Capitolo 14: *** Alla Ricerca Degli Strumenti Perduti! ***
Capitolo 15: *** Ri-ssa! Ri-ssa! Ri-ah, già, Joel non Picchia mai Nessuno, che Rottura. ***
Capitolo 16: *** Capitolo Spescialeh - How To: Far Capire Decentemente ad un Bambino di Cinque Anni come Nascono i Bambini. In Modo Non-vegano ***
Capitolo 17: *** Chissenefrega del Titolo, Questo Episodio della Fanfiction non Doveva Essere così Lungo. ***
Capitolo 18: *** Ehm, sì, Tre Capitoli solo di Conservatorio x’D ***
Capitolo 19: *** Sorpresa Sorpresina! Ritorna Carolina! (Che rima schifosa.) ***
Capitolo 20: *** Bacioh! (E' un Titolo Fasullo, Tranquilli *risata maleficah*) ***
Capitolo 21: *** Compleanni e Ricordi Struggenti! Parte 1 ***
Capitolo 22: *** Compleanni e Ricordi Struggenti! Parte II ***
Capitolo 23: *** (Lo Devo Scrivere... Ok, Adesso lo Scrivo.) Shopping! ***
Capitolo 24: *** Aeroporto: Parte Terza! ***
Capitolo 25: *** Capitolo 23 (Behind the Scenes) ***
Capitolo 26: *** Piano Malefivagicoh per Val! (Che va a Male, ma Ignorate questa Parte del Titolo c:) ***
Capitolo 27: *** Compleanni Around Dah World! ***
Capitolo 28: *** Compleanni Around Dah World! ***
Capitolo 29: *** Alone for a Week! O Forse no... Parte I ***
Capitolo 30: *** Alone for a Week! O Forse no... Parte II ***
Capitolo 31: *** Visita a Kyoto! ***
Capitolo 32: *** Let Me Take a Selfie! ***
Capitolo 33: *** That's Tex-ASS! ***
Capitolo 34: *** E' Stato Amore a Prima Vista?! ***
Capitolo 35: *** After-Christmas Hiking! ***
Capitolo 36: *** Quando di Mezzo ci Stanno due Ragazze... ***
Capitolo 37: *** Senza Titolo ***
Capitolo 38: *** Sesso, Droga e Pastorizia! ***
Capitolo 39: *** Una Notte da Principessa ***
Capitolo 40: *** Capitolo 37: ***



Capitolo 1
*** Prologo - Tra Italia e Americhe ***


Prologo.

Tra Italia e Americhe

 

P

hoenix, Arizona. Due fratelli parlano in una stanza di una villetta con vista aperta campagna.

-Capisco Alex, ma ne sei proprio sicuro?- chiese Sean.

-Certo, te l'ho appena detto, progettiamo di avere un bambino, non so quanto potrò seguirvi... mollo, voglio stare vicino a mia moglie.-

-Ok, ok... spero che riusciremo a trovare un altro tastierista, magari anche con un po' di tecnica, non guasterebbe.-

-Stai insinuando che non ho tecnica?-

-Non sto insinuando un bel niente. Tu non hai tecnica e basta.-

I due fratelli si guardarono e scoppiarono a ridere.

-Allora ci vediamo presto, eh?-

-Ovvio, Alex. Non saprei proprio come dirlo a Joel e Ryan. -

-Spero che la prendano bene, dopotutto, mica muoio!-

-Già, e ai fan, invece?-

-Stesso motivo, fratellone.-

-"Fratellone"... ma tu guarda, nasci dopo di me e ti sposi prima!-

-È la vita, Sean.-

I due risero di nuovo.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-E

 quindi, mamma? Sei d'accordo?-

-Certo che non sono d'accordo, ma se ci tieni...-

-Certo che ci tengo! L'America è il mio sogno da sempre, lo sai!-

-Che dice babbo?-

-Che devo chiederlo a te...-

Sospiro. Mai i miei genitori sarebbero riusciti a prendere una decisione che riguardi la mia vita senza consultarsi l'un l'altro. Dovrei essere io, invece, a prendere decisioni per conto mio. Ho ventiquattro anni, andiamo. "Non m’importa se hai diciotto anni" dicevano, "finché starai sotto questo tetto, decideremo noi." E sia. Alla fine è pure giusto. Ma Santo Cielo, me ne voglio andare e non posso?! Certo, l'America è lontanuccia, però finalmente otterrò il diploma in pianoforte e intraprenderò la carriera da concertista che sogno da tempo! O anche la professoressa, per carità. Sempre a Phoenix, però, mi pare ovvio. Vado nell'altra stanza, dove c'è mio padre che, come al solito, fuma davanti al caminetto. Sa molto di "casa", questa scena.

-Babbo...- inizio -Mamma ha detto che non è d'accordo.-

-Mamma ha ragione, ma non è giusto che tu non possa fare quello che vuoi.-

Sei d'aiuto, babbino. Avete detto entrambi praticamente la stessa cosa.

-Facciamo una scommessa.-

Spalanco gli occhi. Babbo non è il tipo che fa scommesse, questo è certo.

-Se tu entro un mese riesci a sistemarti a Fenice...-

-Phoenix, babbo. Phoenix.-

-Eh, cussu chi este.-

Sorrido. Sardo, già. È sardo, niente da fare. Ha detto "quello che è".

-Dicevo, se ti sistemi laggiù entro un mese, io e mamma ti lasciamo in America. Amelia e Matteo sono d'accordo sul fatto che tu vada, anche se ci mancherai.-

Amelia è mia sorella maggiore, è vedova e ha due figli: Carlo e Filippo, adolescenti pazzi scatenati, ma dei bravi ragazzi. Matteo invece è il minore della famiglia, sta ancora finendo le industriali e, come me, sogna l'America, da sempre. Amante dell'Heavy Metal. Io vado più sul classico, essendo pianista, ma mi piace un po' tutta la musica.

E così devo sistemarmi entro un mese per tenermi il mio sogno, eh?

Sfida accettata, babbo.

 

 

A.A.
Angolo Autrice

Oleh!
Ringrazio chiunque sia entrato a leggere questa storiella da niente.
Invito profondamente chi è entrato ad andarsi a cercare i This Century perché sono un gruppo che merita. E non sono per nulla commerciali!
Pop/rock, anche un po' indie.
Whatever.
Non ho assolutamente nessuna notizia che il "vecchio" trìastierista abbia lasciato il gruppo perché si è sposato, è solo una mia ipotesi :)
Dopotutto, questa è una fanfiction!
Mi farebbe molto piacere leggere una vostra recensione per sapere che impressioni vi ha dato questo prologo, se devo migliorare e dove, possibilmente.
Grazie mille.

La vostra pazza
ValyXD
Ho anche un'hastag!
#VivaValyXD
By  @Anchovy

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Capitolo 2
*** Un bell'inizio, non c'è dubbio. ***


Capitolo 1.

Un bell’inizio, non c’è dubbio

 

I

l giorno della partenza è arrivato. Sono in aeroporto con due valigie, uno zaino, i miei fratelli, i miei genitori e la mia migliore amica Eleonora alle spalle. Mi scende qualche lacrima, e credo anche a loro, ma sono felice: America. Il mio volo parte, e ammiro le cose rimpicciolirsi sotto la macchina volante (che Leonardo Da Vinci inventò, e sarà una delle cose di cui mi vanterò con i miei futuri amici Phoenixiani, a parte pizza, Nutella,  Verdi, Vivaldi, spaghetti, mandolini e roba così). È la prima volta che viaggio in aereo, e tutto mi sembra nuovo ed eccitante. Mi sembra di essere una bambina che non ha mai visto il mondo. E, se ci penso bene, è così. Il viaggio è lungo, quindi mi addormento. Mi sono documentata su Phoenix e l'Arizona; il clima è molto diverso da quello dell'Italia: è prevalentemente desertico, Phoenix è praticamente una grande città nel bel mezzo del nulla. Beh, vedetela molto, molto romanzata quella frase, ecco. Ci sono tantissime città e paesi minori vicino alla capitale dell'Arizona. Parlando di clima, piove pochissimo, e non ho esitato a riempire le valigie con pantaloncini, leggeri, corti fino al ginocchio, magliette a maniche corte, canottiere, sandali di tutti i tipi e colori ma anche qualche paio di scarpe da tennis. Niente camicie a fiori, quelle sanno troppo di Hawaii. Io non ci vado mica in vacanza, in America!

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-T

u sei pazzo, amico.-

-Voglio solo uscire a fare due passi, Sean.-

-Sta DILUVIANDO, per Giove!-

-Beh, è un avvenimento epico qui a Phoenix, no? Voglio vedere la pioggia, solo questo.-

-Ho capito che sei uno di quelli hippie tu, di quei ragazzi romanticoni e malinconici, ma, se vuoi un consiglio da amico, se esci ora, ti prenderai un brutto raffreddore.-

-Ho mai detto di volere il tuo consiglio, Sean?-

-No, ma... –

Joel sorrise, mise su il cappuccio della sua felpa e uscì. Senza uno schifo di ombrello sotto il braccio.

“E se poi si prende il raffreddore chi canta, si può sapere? Ah, io no di certo.” Pensò Sean.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

M

a che schifo. Mi ripeto. Che schifo. Cioè, io vengo in una zona desertica dell’America, una delle più calde e afose, affette dalla siccità e che cosa mi ritrovo? Ma la pioggia, ovviamente! Una voce nella mia testa dice: “In lontananza potete vedere una pianista selvatica vestita con una camicia jeans a mezze maniche e una canottiera stelle e strisce, pantaloncini jeans e scarpe da tennis leggere, due valigie e uno zaino tra le mani, capelli lunghi sino sotto le spalle, mossi, castani, e occhi del medesimo colore, muoversi con tanto panico in mezzo alla folla dell’aeroporto, senza ombrello. ” Non mi resta che una cosa da fare. Affrontare la pioggia con serenità come faccio in Italia e chiedere dove posso trovare un hotel nelle vicinanze. Esco dall’aeroporto e mi guardo attorno, i capelli già completamente bagnati. Ora sono proprio lisci come spaghetti. Mi avvicino all’autostrada, ci sono due macchine ferme al semaforo che sta per scattare, poco più in là un tombino scoperto e alcuni Phoenixiani. Anche loro devono essere stati colti alla sprovvista, nessuno ha l’ombrello. Mi avvicino ad una macchina. Al volante c’’è un uomo sulla cinquantina.

-Mi scusi, ho bisogno di…-

-Chi sei?-

-Sono una musicista italiana, ho bisogno di…-

-Non sembra.-

-Eh?-

-Sembri piuttosto una prostituta.-

-Ma… no, non lo sono!  Devo sapere dove-

-Spiacente, non informazioni alle puttane.-

Il tipo riparte passando volontariamente sopra una pozzanghera enorme, bagnandomi completamente, e di fango, oltretutto. Sono terribilmente infastiditARRABBIATA. Gli urlo qualche insulto in Italiano, che tanto qui non lo capisce nessuno. Meglio chiedere ai passanti, forse sono più educati. Inizio a camminare a passo spedito verso una signora di mezza età e TAC! Cado nel tombino aperto. Urlo dalla paura, ma qualcuno mi afferra prontamente il braccio. Ho dannatamente avuto paura dei tombini, fin da piccola, proprio per la possibilità che ci possa cadere dentro. Il mio incubo si è avverato ma, per fortuna, qualcuno mi ha presa all’ultimo momento. Sembra la tipica scena degli anime, lui salva lei e lei s’innamora e blah, blah, blah. Poi magari mi ritrovo davanti un cesso. Oppure uno fighissimo ma gay. Niente contro, ma tutti i ragazzi più fighi sono gay, e che diamine! O magari è uno di quei vecchietti-Hulk. O magari se smettessi di farmi le pippe mentali e se il tipo mi tirasse su… Finalmente lo fa, mi sento un’idiota: sto piangendo, più per l’effetto sorpresa che per la paura, e lui mi avvicina al suo petto. Che sensazione fantastica. Alzo la testa per mormorare un “grazie”, ma quello che vedo mi lascia senza parole. Avevo considerato la possibilità di incontrarlo, voglio dire, siamo nella stessa città; quello che ho davanti è il cantante del mio gruppo preferito, i This Century! Spalanco gli occhi e li sbatto più volte.

-M-ma tu sei…-

Mi guarda interrogativamente.

-Tu sei… sei… oh, ragazzi… tu sei…. Voglio dire, tu… dannazione…-

-Io sono?-

Oh, Santo, Santo, Santissimo Cielo! La sua voce!

-Il… il ca-cantante dei This Century, cioè, probabilmente ti ho scambiato per qualcun altro e vabbè, solo… nulla, fregatene. Grazie, comunque.-

Lui sorride.

-Sì, sono io.-

Ok, ora muoio.

 

A.A.
Kiao a tutti di nuovo! Ho deciso che pubblicherò un nuovo capitolo ogni due settimane, di lunedì sera.
'Sta cosa mi aiuta pure per la scuola xD tengo il ritmo del tempo u.u

Alla fine, giuro che avrei voluto mettere "Ok, ora muoro" ma non me la sono sentita xD
Caro lettore, che ti sei fermato a leggere l'angolo autrice di una scatafasciata come me...
Ti prego, lascia una recensione, sarò la tua migliore amica *occhioni dolci*
(ogni riferimento a Daniele Doesn't Matter è puramente casuale u.u)
O almeno aggiungi la storia tra le seguite/preferite/l'altrotastodicuinonmiricordoilnome :D
Dài... in fondo puoi farlo, no? Dai, fallo!
Ti pregooooooh *occhioni ancora più dolci*

Mi aiuta molto, per sapere come devo migliorarmi ^-^
Vabboh- Salutoni dalla vostra paxxerella88 (WTF?!?!)

ValyXD
#VivaValyXD  /@Anchovy\

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Capitolo 3
*** E Un Continuo Ancora Migliore ***


Capitolo 2.

E un continuo ancora migliore

“O

ra o mai più” mi dico.

-Senti, uh… mi faresti un autografo?- è la domanda meno stupida da fare in questi casi… credo.

-Beh, se mi dai un foglio e una penna, anche sì.-

Oh, certo. Con questa pioggia qualsiasi foglio sarebbe inutile.

-Oh, allora… non è che per caso sai se c’è un hotel qui vicino?-

-Sì, ce n’è uno a qualche chilometro da qui.-

-In quale direzione?-

-Di là ma… ti accompagno, se vuoi.-

L’ha… l’ha detto davvero!

-Sì, certo… grazie di nuovo.-

Sorride, una seconda volta. Io lo seguo a ruota, a passo molto, molto spedito, nonostante entrambi non potremmo essere più bagnati di così, e quindi non avrebbe senso sbrigarsi. Fortunatamente le mie due valigie e anche lo zaino sono impermeabili. In una decina di minuti arriviamo all’hotel che lui mi aveva indicato. Mi faccio dare una stanza e mi accompagna in ascensore, fino al settimo piano, camera 379.

-Grazie di tutto, di nuovo.- gli dico, sorridendo.

-Ma figurati. E’ stato divertente, dopotutto.-

-Allora, magari ci si becca in giro?-

-Lo spero, ciao!-

-Ciao!-

Lui fa per andarsene, ma arrivato davanti alla porta si blocca e cerca qualcosa nelle tasche dei suoi jeans neri.

-Quasi dimenticavo. Tieni, è un regalo.- mi porge una busta da lettera.

-Cosa è?-

-Avevo in tasca un biglietto gratis per la sessione acustica che Sean ed io faremo domani. C’è anche l’indirizzo, se t’interessa vieni, mi raccomando!-

Spalanco gli occhi.

-Certo che m’interessa! Vengo, anche in autostop, ma stai certo che vengo!-

Sorride per un’altra, dannatissima volta. E’ il mio idolo musicale, dopo Beethoven, che ci posso fare?

-Allora, ci vediamo domani, senza pioggia?-

-Domani, senza pioggia.- Ripeto.

Se ne va, io vado nel bagno per cercare di asciugarmi un pochino, con un sorriso ebete stampato in faccia.

Joel dei This Century! Era proprio lui! L’ha anche detto, che era lui! Oh, Cielo, ancora non ci credo. E… mi ha abbracciata! Sospiro. Wah, che forza. Una volta di nuovo asciutta mi metto il mio pigiama ricamato con tanti, tanti gattini in stile chibi. Spero solo di dormire bene, qui dall’altra parte del mondo. Ma dopo quello che m'è successo, non ho alcun dubbio. Mi addormento, sorridente.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-A

h, capito. E quindi l’hai dato a lei.-

Joel annuì.

-Ed era carina?-

-Abbastanza.-

-Non dirmi che ti sei preso una cotta, eh?-

-Non scherziamo, l’ho conosciuta dieci minuti…- fece una pausa. –Se vuoi dire conosciuta: non so nemmeno il suo nome.-

Sean scosse la testa.

-Qui dentro, io sono l’unico che ci sa fare con le ragazze, caro mio.-

-Sono d’accordo!- fece una voce che veniva dal piano di sopra.

-Non dargli corda, Ryan!- fece Joel.

-E invece gliela do, perché ha ragione!-

Joel sospirò. Un ragazzo abbastanza alto, con i capelli biondi lunghi fino sotto la nuca e gli occhi piuttosto chiari scese le scale.

Quel ragazzo diede il cinque a Sean.

-Hai detto che domani verrà, no?- chiese Ryan.

Joel annuì.

-Bene, vediamo se le interessa davvero.-

-Non verrà per me, idioti. Verrà per la nostra musica. Ha specificato: “Ma tu sei il cantante dei This Century”. Voglio dire, è solo una fan.-

Sean scosse nuovamente la testa.

-Allora perché le hai dato la busta dove c’era il tuo sottospecie di annuncio per condividere le spese del tuo appartamento nel condominio ?- chiese.

-A-aspetta…- mormorò Joel. -E’-è vero… le ho dato quella!- guardò male Sean –Come facevi a saperlo?-

-Non l’hai detto tu che avresti messo la lettera in quei jeans, perché non li metti mai?-

-Ma se li metto sempre!-

-Ah, non lo so, io.-

I tre si guardarono per qualche istante.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

L

a mia stupidità è giganterrima. Si palpa a chilometri di distanza. Come sono potuta andare a letto senza controllare la busta? Sono oramai le 7 di mattina, il sole spunta da dietro l’orizzonte. Decido di prendere la busta e di leggerla. Ecco il biglietto. C’è scritto, con un layout parecchio invitante:

“Hey, tu! Sì, proprio tu! Sei uno dei fortunati che entreranno gratis a sentire la sessione acustica di Sean e Joel dei This Century. lunedì 1 Giugno 2015, alle dieci antimeridiane! Phoenix, AZ, USA. Wall Street, 19. Ti aspettiamo!”

Wall Street. Figuriamoci se anche a Phoenix non c'è una Wall Street. Guardo l'orologio. Ho tempo tre ore per vestirmi, fare l'autostop e arrivare al 19 di Wall Street. Oh, cavolo. Devo sbrigarmi. Il cielo è di nuovo sereno, e non minaccia di piovere per almeno sei mesi. Meglio così. Vado a farmi una doccia, come al solito non mi trucco e lascio i capelli sciolti, mi metto una t-shirt con un panda (la mia preferita, lo ammetto!) e degli shorts, con delle ballerine. Scendo al piano terra che sono le 8. Ho due ore per arrivare là. Mi guardo in giro e non vedo nessuno. Esco dall’hotel e aspetto di vedere qualche macchina che passa, invece è deserto.  Che è successo? Vedo una ragazza, probabilmente mia coetanea che passa a qualche metro da me. Lei ha i capelli biondi, corti, con il ciuffo che le cade dalla parte destra del viso, e gli occhi verdi. E’ la mia occasione!

-Ehi, ciao, posso avere un’informazione?-

-Sì, certo, dimmi pure.- mi sorride.

-Sai quanto è distante Wall Street da qui e, preferibilmente, come ci posso arrivare?-

-Mah, in effetti, non è molto lontana, ma con il traffico del lunedì potresti impiegarci perfino un’ora.-

-Eppure io non vedo nessuno…-

-La strada più avanti è chiusa per lavori, per questo possono passare solo i pedoni.-

-Capisco…-

-E per quanto riguarda il problema del “come ci arrivi”, non preoccuparti, devo andare anch’io a Wall Street, magari facciamo amicizia, non sembri dell’Arizona, tu…-

-No, infatti- sorrido –Sono italiana.-

-Wow, l’Italia deve essere un paese bellissimo!-

-Beh, diciamo che è poco valorizzata.-

-Qui vicino c’è un pub, andiamo a fare colazione? Così parliamo un po’. Ah, dimenticavo! Il mio nome è Caroline.-

-Davvero molto piacere, io sono Valentina, ma puoi chiamarmi solo Val.-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-N

on avrei mai immaginato che gli americani potessero essere così gentili e disponibili, sai, Caroline?- le confesso, una volta arrivate al pub.

Entrambe ordiniamo un semplice caffè.

-Beh, non tutti, purtroppo.-

-Effettivamente, ieri sono stata additata come prostituta perché ero convinta che non piovesse, e quindi cercavo informazioni in pantaloncini ai bordi della strada.- racconto, alludendo all’uomo di ieri pomeriggio.

Lei ride.

-Sarà stato qualche povero disgraziato che non pensa ad altro… ieri tutta la città è rimasta sconvolta dall’improvviso acquazzone, era normale vedere in giro ragazze in minigonna e ragazzi con i pinocchietti. Che gente strana esiste!-

-Se non sono indiscreta, tu ieri che facevi?-

-Ah, io ero al calduccio, nel mio ufficio. O meglio, angolo di scrivania. Sai, lavoro in un call center. E sono single per la vita.-

-Single per la vita?- chiedo incuriosita.

-Al catafascio, gli uomini! Esseri inutili! A parte alcuni casi eccezionali, ovvio.-

Rido.

-Hai proprio ragione! A mio parere, chiunque faccia musica non è inutile. La musica aiuta tantissimo, nei momenti difficili ma anche in quelli sereni.-

-Ah, musicomane anche tu? Beh, concordo. Aspetta un attimo… io so perché tu vuoi andare a Wall Street! Oggi c’è una specie di concerto… i “Century” qualcosa, se non sbaglio.-

-This Century, esatto. Sono il mio gruppo preferito!-

-Ti confesso che preferisco il metal. E anche i Linkin Park.-

-Ma… non sono metal, i Linkin Park…- la guardo male.

-Lo so. Ho detto che mi piacciono, non che sono metal.-

-Ah, ok. Eheh. Io adoro i Dream Theater, se parliamo di metal.-

-Più veloce di Petrucci… ah, ma non…-

-Pffft. Impossibile!-

John Petrucci è il chitarrista dei Dream Theater, famoso per la sua velocità. Fa paura, sono seria.

-E poi? Altri gusti musicali?- mi chiede.

-Beh, il primo grande amore della mia vita musicale è stato Beethoven. Non posso smettere di ascoltare le sue musiche.-

-Beh, dai Dream Theater a Beethoven, ce ne vuole…-

-E’ che suono il pianoforte, quindi se non mi piacesse la musica classica potrei suonare praticamente solo jazz.-

-Beh, non proprio…-

-Io preferisco pensarla così. Sono venuta qua a diplomarmi in pianoforte e cercarmi un lavoro correlato alla musica.-

-Qui in America? Ma l’Italia ha una cultura musicale molto più vasta rispetto agli USA…-

-Lo so, ed è appunto per questo.-

-Ehi, non vorrai mica fare la missionaria dei Vivaldiani? Qui è un’eterna estate!-

-Era una mera battuta sulle Quattro Stagioni di Vivaldi?-

-Già…-

-Davvero una mera battuta.-

Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Chiacchieriamo ancora del più e del meno, guardo l’ora e mi accorgo che sono già le nove e mezza. Ed io devo arrivare a Wall Street alle dieci! Oh, no! Che faccio? Che faccio?

-Val? Ti vedo preoccupata…-

-Beh, ho mezz’ora per arrivare a Wall Street…-

-Oh, cavolo, è vero! Aspetta, ora ti accompagno, prendiamo la mia auto.-

-Eh, tanto io non ce l’ho, la macchina.-

Ride.

-Fa nulla. Non ti ucciderò per questo.-

Riusciamo ad arrivare al 19 di Wall Street con appena 5 minuti di anticipo. Caroline ed io ci scambiamo i numeri di telefono, così da poterci tenere in contatto.

 

A.A.
Ho una notizia sconfortante da darvi ;(

Giovedì 21 Maggio 2015 (equivalente al 20, in Arizona) i This Century si sono sciolti.
Così, a caso.
Tra l'altro, il loro ultimo album uscirà domani 2 giugno...
Quindi boh...
Il senso.
Comuuuunque. E' un fatto che mi ha davvero traumatizzata. Sono stata tipo in depressione per tre giorni. E' non è poco, chi mi conosce lo sa.

Mi chiedevo quindi, se fosse il caso di continuare la fanfiction dato che, appunto, è solo una fanfiction... o se magari fosse il caso di mollare perchè non avrebbe più senso continuare.
Ma, ripeto, è solo una fanfiction.

So sicuramente che i This Century mi mancheranno. <3 <3
Whatever.
Se non riceverò recensioni sigifica che dovrò smetterla, ovvio xD
E quindi così, per incitarvi...
Che ne pensate del personaggio di Caroline?
A me sta simpatica u.u
Che ne pensate invece di Joel? Penso di aver reso abbastanza bene quello che ho capito essere il suo carattere :)
E di Val? Che ne pensate della protagonista? E' simpatica oppure dovrei cambiare qualcosa, di lei?
Fatemelo sapere! 

Vostra disperata, ValyXD (lol)
#VivaValyXD --->  @Anchovy

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Capitolo 4
*** Acusticamente parlando... ***


Capitolo 3.

Acusticamente parlando…

 

U

n po’ prima, sempre al 19 di Wall Street…

-Non è ancora arrivata…-

-Joel, con tutto il traffico del lunedì, pensi che riuscirà ad arrivare in orario? Magari se n’è pure dimenticata del biglietto.- lo confortò Sean.

Joel sospirò.

-Lasciatelo dire, ti sei proprio preso una cotta.-

Lui non rispose. Sbuffò.

-Ma guarda che per essere attratto da una persona non devi per forza sapere il suo nome, lo sai?-

Joel sbuffò di nuovo.

-Che poi magari è già arrivata, e tu non la riconosci perché ieri aveva i capelli bagnati.-

-La riconoscerei da lontano, aveva degli occhi meravigliosi, castani, bordati di nero e blu profondo verso la pupilla. -

-Hm, e tu insisti a dire che non ti sei preso una cotta. Piuttosto, hai riscaldato la voce?-

-E tu hai accordato la chitarra?-

-Oh, dannazione! Passami quel fottuto diapason!-

-Tieni… e sì, ho già riscaldato la voce.-

-Gne gne gneh.-

Joel sorrise, e andò a prendere un po’ d’aria. In lontananza, Val arrivava a passo spedito, una mano alzata in segno di saluto.

“Quegli occhi… sì, è proprio lei.”

-Ciao, Joel! Hai visto che sono venuta? Te l’avevo detto!-

-Non avevo alcun dubbio. Sean sta finendo di accordare la chitarra, tra un paio di minuti iniziamo, sono uscito a prendere un po’ d’aria.-

-Questo… questo significa che lo potrei conoscere?-

Joel rise.

-Perché no? Sono sicuro che gli risulterai simpatica al primo sguardo. Non ha un carattere complicato, lui.-

-Daidaidaidaidaidaidai!! Entriamo, su!-

Val spinse Joel dentro il locale, e Sean intuì subito che quella ragazza doveva essere quella di cui gli aveva parlato. Joel raggiunse Sean sul palco, e, dopo i dovuti ringraziamenti e le presentazioni, iniziarono a suonare. Vennero eseguiti grandi classici della loro musica, come “Sound of Fire” e “Skeletons”, ma anche canzoni meno famose come “Bad Dream” e l’ultima uscita, “Soul Sucker” dall’album ancora prossimo a uscire. Inutile dire che Val ascoltò attentamente tutte le performances. A fine concerto, lei si avvicinò ai musicisti.

-I miei complimenti! Ho registrato tutto!-

Entrambi sussultarono, colti alle spalle.

-Oh, sei tu… Sean lei è… ehm… è…-

-Val.-

-Si, beh, lei è Val.-

-Non mi dire che ti aveva già detto il suo nome e te n’eri dimenticato?!- chiese Sean.

-No, non gliel’avevo detto, tranquillo.-

Val sorrise. E anche Sean.

-Tanto piacere di conoscerti. Sono felice che ti sia piaciuto questo simil-concerto.-

-Sono felice che tu sia felice… ehm, nulla.-

Sean rise.

-Quella era la mia battuta!-

-Chiedo venia, esimio chitarrista!-

-Whoa, ma che paroloni!-

Val non rispose.

-Val? Che… che guardi là dietro?- chiese Joel.

-Sarà mica… una Gibson Les Paul quella laggiù?-

-Sì, beh… non so neppure perché me la sono portata dietro, se dovevamo fare le acustiche…-

-E’… meravigliosa… la trovo perfino migliore della Stratocaster, per quanto io ne possa sapere di chitarre.-

-Pssst, Joel…- sussurrò Sean.

-Mh?-

-Questa ragazza… tienitela stretta, capito?-

-Ok…-

-Non è che la posso provare?- chiese lei.

-ASSOLUTAMENTE NO! Ehm, io, cioè… volevo dire…No, ti prego, la devo accordare… e poi, senza l’amplificazione non senti proprio nulla… davvero, magari in un altro momento…-

Val fece una faccia triste.

-Non fa nulla, mi basta avervi conosciuti!- sorrise.

-Suoni qualche altro strumento oltre alla chitarra?-

-Io non è che la suono, la chitarra, so solo le posizioni di qualche accordo. Sono al decimo anno di conservatorio in pianoforte, quello sì.-

Joel e Sean pensarono contemporaneamente la stessa cosa.

Era una pianista. E con della tecnica, anche. E se, così, per caso, entrasse a far parte della band? I due si guardarono.

-Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiese lei.

-No, tranquilla. E’ che ti devo ancora fare l’autografo, ecco.- mentì Joel.

-Ne voglio uno anche da Sean, allora!-

-Yeah! Autografi per tutti!- urlò lui.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

C

hiamo Caroline che mi riporta all’hotel, ma mi lascia quasi subito perché anche lei ha un impegno a Wall Street. Torno alla camera 379 felicissima, dentro la borsa l’autografo del cantante e del chitarrista dei This Century. Li incornicerò. Già, proprio così. Il mio sguardo cade sul comodino accanto al letto, e più precisamente sulla busta che Joel mi ha dato ieri. C’è un altro biglietto dentro, che ancora non avevo visto. Che sia finito lì per caso e non se ne sia accorto? Lo prendo e lo leggo.

“Joel Kanitz, Cerco coinquilino/a per dividere le spese dell’affitto. Per ulteriori informazioni chiamare il 3334529690, no perditempo. Phoenix, AZ. La data della visita si concorda via telefono.

Offerta allettante. Allettantissima, oserei dire. Però dice “dividere le spese”… con quali soldi, che non ho un lavoro? Chiederò a Caroline, se mi fa abitare con lei, almeno per un po’. I soldi che i miei mi hanno dato bastano per l’hotel e per la retta del conservatorio, ma non certo per dividere in eterno le spese di un affitto. O per pagare l’hotel, sempre in eterno. Non sono mai stata in un hotel prima d’ora, e sinceramente non so se la cosa funzioni esattamente come nei film, col tipo che ti porta la colazione a letto… con tanto di carrello pieno di brioches, uova, pancetta, marmellate di ogni tipo e roba così. Si da il caso, comunque sia, che io abbia tanta fame. Dovrei avere delle patatine nello zaino… mi alzo e faccio per prendere lo zaino, ma… quanto può essere salutare mangiare patatine per la seconda volta di seguito come pasto? Ah, quanto vorrei le lasagne di mamma…  Dovrei piuttosto scoprire l’ubicazione del conservatorio, giusto per saperci arrivare anche da sola. Le rotture di scatole varie quali iscrizione, ammissione, eccetera sono già fatte: resta il problema fisico. Prendo il cellulare e accendo la connessione dati. Ma quanto prende bene?! Va che è una meraviglia! Ok che in Italia abitavo in campagna, ma andava lenta che non se ne poteva più! Vado su Google Maps e cerco di capire dove può essere il conservatorio. Eccolo: a quanto pare, è in via Abraham Lincoln 38. Ma dico, la fantasia dei nomi delle strade? Ok, beh, in Italia abbiamo numero incalcolabile di strade “Galileo Galilei” e “Dante Alighieri”… forse è meglio non criticare. Per non parlare dei nomi delle piazze! Tutt’un tratto sento qualcuno bussare alla porta. Chi cavolo sa che io sono qui? E chi cavolo potrebbe venire a trovarmi?

-Avanti!- esclamo.

La porta si apre.

-Signorina Bianchetti?- Tsk. Che pronuncia scarsissima.

-Sì, mi dica.-

-E’ l’ora del pranzo. Sono il cameriere.-

Ah, allora funziona come nei film!

-Lo chef dell’hotel consiglia un’ottima insalata di stagione, accompagnata da…-

Insalata di stagione?! Perché, che piante crescono in Arizona? Sarà mica un’insalata di cactus?! Oh, magari è pure buona…

-Accompagnata da una fettina della migliore qualità di bovini.-

Quelli della McDonald? Dico, quelli macellati con crudeltà e senza alcuna cura medica? Parliamo di quelli? Non sono vegetariana, ma la cosa mi sensibilizza alquanto.

-Ehm… di che insalata si tratta?-

-Ma che domande, signorina! I cactus più succosi di tutta l’Arizona!-

Pfft. Lo sapevo. Spero solo che siano puliti bene.

-E la carne?-

-Viene da un allevamento privato, non dalle grandi industrie.-

Allevamento privato? Dì pure “intensivo”… voglio dire, con tutta la carne che serviranno in questo hotel…

Faccio un sospiro appena percettibile.

-Non ci sarebbe della pasta?-

-Tipo?-

-Che so… lasagne, spaghetti…-

-Oh, sì! Abbiamo tanti noodles con ragù di pesce!-

Noodles con ragù di pesce… oh, povera Italia…

-Una pizza margherita?-

-No, l’abbiamo solo con la salsiccia e con le patate fritte.-

Oh, poooovera Italia.

-Mi lasci solo l’insalata, la ringrazio.-

-Come desiderate, signorina.-

Il cameriere se ne va, ed io rimango con la mia ciotola di insalata di cactus, seduta sul letto, a riflettere sull’ignoranza che riguarda il cibo italiano in America. Assaggio un cucchiaio di insalata. Beh, non è per niente male. Mi ricorda il gusto dei cetrioli e dell’anguria. Chissà se anche la Nutella sarà fatta con roba cinese… spero di no. Per carità, adoro i noodles, le nuvole di drago e il gelato fritto, ma… scambiare i noodles per spaghetti… sono completamente diversi, andiamo! Farò bene a chiamare Caroline, magari lei mangia meglio. Passa praticamente tutta la serata, vorrei suonare un po’, ma non saprei proprio come fare. E’ quasi ora di cena, Caroline sarà rientrata dal suo impegno a Wall Street… prendo il cellulare e la chiamo.

 

A.A.
Ohè! Sono tornatah!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto... so che è corto, ma gli altri non lo saranno^-^
A prrrrrrropposito.
La fic è scritta fino al capitolo 10... stavo pensando, magari, anzi che ogni due settimane, di pubblicare un capitolo ogni lunedì, una volta a settimana...
Ve gusta come idea?

Fatemelo sapere con una recensione!!
Vostra, ValyXD
#VivaValyXD ---> @Anchovy [:3]

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Capitolo 5
*** Hey, Lyn! ***


Capitolo 4

Hey, Lyn!

 

C

aroline mi risponde quasi subito.

-Pronto? Chi è?-

-Sono Val, non ti sei segnata il numero?-

-Ehm… no! Ah ah, ora lo segno! Che posso fare per te?-

-Dunque… tu hai detto che vivi da sola, giusto?-

-Sì, abito sola soletta, perché me lo richiedi?-

-Dovresti farmi un favore gigante, giganterrimo, megagalattico!-

-Sì, puoi venire ad abitare a casa mia. Sai, sospettavo che me l’avresti chiesto, dopotutto, non conosci nessun altro e non puoi stare in hotel – o dove sei – per il resto della tua vita, no?-

-Come… insomma, io… accidempoli. Beh, grazie!-

-Inizia a fare le valigie, domattina verso mezzogiorno vengo a prelevarti!-

-Certo! Ascolta, ma…-

Chiude la chiamata. Uffa, e io che le volevo chiedere del conservatorio. Vabbè, ora inizio davvero a fare le valigie. Il pub dove mi ha portato stamattina è diventata la mia seconda casa: fanno dei panini squisiti! Dopo aver “cenato preparo le valigie, che non erano neanche tanto disfatte, e mi addormento. Cacchio, non ho ancora chiamato i miei genitori! Ci sono otto ore di differenza tra l’Arizona e l’Italia, quindi non posso chiamarli adesso, sarebbe notte fonda, li chiamerò domani mattina. Tra gli altri pensieri notturni c’è anche quello dei This Century. Non ci avevo ancora pensato, ma ho il numero di telefono del cantante! Waka! Penso di essere l’unica fan dei This Century che ce l’ha! Mi sento onorata. Riprendo il biglietto, accendo l’abat-jour e salvo il numero sulla rubrica, col mio solito sorrisetto sadico stampato in faccia. Chissà, prima o poi lo chiamerò.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

E’ mezzogiorno, e Caroline arriva puntuale come un orologio svizzero (o dovrei dire americano?), carichiamo i miei bagagli sulla sua macchina e partiamo a tutta velocità (nei limiti di sicurezza) verso casa sua. Abita in una piacevolissima campagna, appena fuori città. Mi sembra di essere tornata a casa… com’è che è tutto così verde, qui?

-Ti piace?- mi domanda.

-Se mi piace? E’ bellissima! Mi ricorda tanto casa mia…-

-Ohé! Sarai in Arizona da tre giorni e già ti manca l’Italia? Provvederò a farti fare un bel giro panoramico nel deserto! Ci sono tante cose da vedere!-

-Come per esempio catalogare i diversi tipi di granelli di sabbia?-

-Quella è la cosa più divertente!-

Ridiamo entrambe.

Dopo avermi fatto vedere la mia stanza, le parlo un po’ del conservatorio, le dico dov’è e mi spiega come ci si arriva: prenderò il tram ogni settimana. Pranziamo, e posso rimanere un po’ da sola. Ah, la cosa più importante: i suoi genitori erano dei musicisti dilettanti ma con parecchi soldi, hanno sia un pianoforte verticale che uno a coda, probabilmente un 2/4 . Meravigliosi entrambi, Yamaha. Avrei preferito degli Steinway & Sons, certo… ma non si può avere tutto dalla vita! Decido finalmente di chiamare i miei genitori. Sono felici di sentirmi, e mi passano anche Matteo, che vive ancora con loro. Verranno a trovarmi presto. Ho vinto la scommessa, caro babbo!

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Non vi ha chiesto nulla?- chiese Ryan.

Joel e Sean scossero la testa.

-No, probabilmente non l’ha manco trovato, quel biglietto.- avanzò Sean.

-O magari non c’era, in quella busta. Ne avrò migliaia, di jeans neri.- si lamentò Joel.

-Gne gne gneh.-

Sean faceva sempre così quando non sapeva cosa rispondere.

-Oh, oh!- esclamò Ryan. –Le hai chiesto il numero di telefono, vero?-

Joel guardò in aria e si grattò il collo.

-Ehm… non saprei, chi, io? E… di chi stiamo parlando, di grazia?-

-No… non le ha chiesto nulla, se non “dove stai guardando?” mentre ammirava la mia Les Paul.-

-Forte, l’ha provata?-

-Secondo te? Non la faccio suonare a voi due energumeni, e la faccio suonare a quella lì? Pfui.-

-Sì, vabbè… ha ragione, Ryan.-

-Però se ne intende, la ragazza. E se questo idiota- fece una pausa, lanciando un’occhiataccia al cantante che era lì di fianco –Non se la fosse lasciata scappare da sotto il naso, per una volta che abbiamo una fan seria…-

-E non mi assillare, ce ne saranno altre…- fece Joel, con voce scocciata.

-Ne dubito.- rispose Sean, gravemente.

-Bene, fammi sentire in colpa, avanti.- l’intonazione ironica è palese.

-Dunque… sei scapolo da un paio d’anni, e questo e preoccupante, e tu sai bene, caro, che dovrai dare una discendenza alla tua famiglia, la tua unica sorella… è una femmina, quindi addio cognome, e se non ti sposi entro poco tempo diventerai brutto e vecchio, e…-

-Questo sarebbe farmi sentire in colpa?- domandò Joel, quasi ridendo. –E ti ricordo che, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle “i”, ho anche un fratello.-

Sean lo guardò stranito.

-Davvero? Non lo conosco. Brutto fetente, credevo di conoscere tutta la tua famiglia!-

Ryan rise sguaiatamente.

-Invece no, Sean.- con un sorriso sarcastico Joel tornò al piano di sopra.

-Ma tu guarda… tu sapevi che aveva un fratello?-

-Nope.- rispose Ryan.

-Magari è più brutto di lui…-

-TI HO SENTITO!- si sentì dal piano di sopra.

-Eh… ho solo detto che è più brutto, d’altronde, lo sappiamo tutti che sei un figo della Madonna!-

-Ma smettimela…-

Eppure potrebbe esserlo considerato davvero, con i suoi occhi verdi, la capigliatura bionda lunga sino alla base del collo, il fisico magro e slanciato, e piuttosto alto, un carattere mite e socievole, e, cosa più importante, la voce. Qualcosa di soave e dolce, che al momento opportuno sa essere tutto il contrario, ma che non diventa mai aggressiva.

Sean sospirò per poi sussurrare cautamente, in modo che solo Ryan lo potesse sentire:
-No, non l’ha ancora capito che è proprio un figo. Poverino.-

-Sei più figo tu, Sean. Smettila con le seghe mentali.-

-Ah, beh.-

I due risero e si diedero il cinque.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

E’ passato più o meno un mese da quando vivo qui a Phoenix, Caroline si è dimostrata davvero una grande amica, comprensiva e dolce. La adoro. Spero che non ci separeremo mai. In poco tempo è diventata quasi più importante dei miei amici Italiani. Quasi, ho detto, eheh. Oggi è lunedì, e, come ogni lunedì che si rispetti, fa proprio schifo. La mattina devo preparare i pezzi, la sera sono al conservatorio e la sera inoltrata devo dare ripetizioni ad un aspirante pianista che vuole entrare al conservatorio. Solo perché lo vuole la madre, da quello che ho capito. E si vede, quando suona non vedo nessuna passione nei suoi occhi. Cosa che non dovrebbe accadere. Io quando suono mi sento sempre frizzante ed allegra. Ma lasciamo perdere.

Vado nella sala dei pianoforti, faccio qualche scala veloce a quattro ottave per riscaldarmi e ripasso la sonata numero sette di Beethoven, pezzo che, data la mia passione per il compositore, mi aggrada particolarmente. Il mio tempo preferito è il quarto, il rondò. E’ stato difficile studiarla, ma oramai l’ho assimilata ed è quasi una routine. Adoro sia il numero sette che Beethoven, quindi questa sonata è il mix perfetto. Particolari osceni a parte, dopo circa un paio d’ore (che volano, non crediate che studiare pianoforte sia noioso!) vado in cucina a preparare qualcosa: Caroline tornerà solo per il pranzo, per poi tornare al call center. Poverina, dev’essere sfiancante stare tutto il giorno davanti ad un telefono e a clienti che non hanno altro da fare se non dare fastidio alla gente che lavora. Whatever. Decido di partire con una bella insalata. Con l’aceto. Io adoro l’insalata con l’aceto. Sarà strano, ma è così. Per un primo una bella carbonara, che scommetto Caroline non ha mai mangiato, eheh. E’ l’unica pasta che so fare bene, tra l’altro. Fusilli e farfalle sono i miei tipi di pasta preferiti. Per secondo direi una fettina di pollo, senza nessuna impanatura. Leggera e saporita. Condita con un po’ di limone. Il pranzo è pronto in mezz’ora. E’ l’una meno un quarto, e Caroline dovrebbe arrivare a momenti. Caspita, non le ho ancora trovato un diminutivo. Ci devo pensare. Allora. Caroline, Caroline… “Car” no, è troppo scontato e banale, e poi in Inglese vuol dire macchina, quindi proprio no. Vediamo, “Roly” forse? Nah, non mi piace. Ho trovato! “Lyn”! Sì, è perfetto! Quando arriva, la chiamo Lyn. Basta, ho deciso.

-Val, apri, sono io!-

L’una in punto. Questa ragazza è davvero peggio di un orologio svizzero. Dovrei portarcela, in Svizzera. Apro la porta, lei mi saluta, chiedendo che ho fatto per pranzo.

-Pasta alla carbonara, petto di pollo e un’insalata.-

-Mh, la pasta è italiana, vero? Non l’ho mai mangiata.-

-Sai, lo sospettavo, Lyn.-

Mi guarda inarcando un sopracciglio.

-Ho pensato che come nome Caroline è lunghino da dire sempre, non trovi? Come il mio, Valentina, se mi chiamano Val, ho deciso che anche tu dovresti avere un diminutivo e, dopo un’accurata scelta, ho optato per chiamarti Lyn. Ti piace?-

Caroline fa una lunga pausa.

-Tu sei completamente pazza… ma nel senso seriamente… fuori di senno… f-u-o-r-i!-

Si schiaffa una mano in faccia e, con la bocca coperta, inizia a ridere. Poi ride più forte.

-Ma dico, oltre che lavoro in un posto dove devi ripetere sempre le stesse cose, mi doveva capitare anche una coinquilina pazza!-

-Potevi anche non proporti, cara…- dico sarcasticamente.

-Nah, sennò quei pianoforti che fine facevano?-

Ci sediamo a tavola e mangiamo. Dopo il pranzo, Lyn torna al call center e io prendo il tram per andare al conservatorio. Addio, mondo crudele.

 

A./A.

Non lo sapevate?

SETTEH è la misura massima di qualsiasi cosa!

I nani di Biancaneve? SETTEH!

I giorni in una settimana? SETTEH!

I mesi in un anno? SETTEH!

Le settimane in una settigiorno?

I giocatori di calcio in una squadra di golf? SETTEH!

A che temperatura bolle l’acqua? A cento gradi.

Ehm, volevo dire A SETTEH GRADIIIII!!!!!

Whatever.

Scusatemi tanto… so che avrei dovuto pubblicare il proseguo ieri sera… ma me ne sono completamente dimenticata AHAHAHAHAH!!!

Recensiteh! ;)

Salutoni, ValyXD J

 

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Capitolo 6
*** Miiii, nun se po' sentì! ***


Capitolo 5

Miiii, nun se po’ sentì!

J

oel osservava la sua agenda.

-Allora, oggi deve venire quello là di Boston, poi domani quella ragazza che si deve laureare…- mormorò.

I “colloqui” con i futuri coinquilini erano iniziati, aveva già quattro o cinque persone interessate all’appartamento che, essendo in un punto cruciale della città, era utile come postazione. Sia per lavoro che per le uscite strategiche con gli amici, e altra roba così.

Attese pazientemente il giovane di Boston, cercando di sembrare il più simpatico possibile. Riordinò alla ben e meglio la casa e si curò che i suoi quattro gatti e il cagnolino stessero bene.

Il ragazzo arrivò in ritardo di dieci minuti.

“Beh, non è dalla prima impressione che si vede una persona, però…”

Odiava l’essere in ritardo, in generale.

Ding-Dong!!

-Arrivo!- fece Joel, cortesemente.

Aprì la porta e si trovò davanti un ragazzo in giacca e cravatta con i capelli corti, rasati sulla parte sinistra della testa. Una capigliatura perfettamente in contrasto coi suoi vestiti.

-Bella zioh!- disse porgendo la mano a Joel.

-Ciao anche a te…-

La stretta di mano fu forte e sicura.

-Come ti butta oggi?-

-Tutto bene, grazie, e tu?-

-Miiiii, vado che è una bomba, zioh!-

Il ragazzo entrò nell’appartamento.

-Ohè, bellina ‘sta casupola, eh!-

Joel sorrise sinceramente.

-Ti ringrazio.-

Il ragazzo camminò lentamente, osservando tutti i particolari del salotto. Si fermò, impietrito, giunto davanti alle chitarre che stavano appese al muro, e che Joel era orgoglioso di esporre.

-Belle, vero? Sono mie!-

-Che è, chitarre sono queste?-

-Sì, chitarre. Fender.-

-Miiii, ma le suoni te?-

-Eh, sì, canto in una band e mi diletto a suonare la chitarra, ma nulla di che…- rispose, sorridendo.

-Uhè, figa! Nun se po’ sentì però! Io me ne vado, olivedolci!-

-Non… credo di aver capito il concetto…-

-A musica?! Miiii, che rottura di maroni! Nun se po’ sentì t’ho detto! Me-ne-vedo-ciao. E stammi bè, zioh.-

Il tipo se ne va, richiudendo la porta gentilente.

-Ciao…?- mormorò Joel.

“Ma tu guarda… lo dovevo beccare io quello che odia la musica. Miiiiii… Eh? Che-che cavolo ho appena pensato? Miiii, non lo devo più dire.”

Passarono un paio di secondi.

“Miiiiiii, di nuovo l’ho detto.”

Altri due.

“Eh… ma l’ordine soggetto-verbo-complemento dov’è? Accidenti…”

Si passò le mani tra i capelli, sospirando.

No, non era stato fortunato, quel primo incontro.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Scherzi?!- Sean rideva come un matto.

-Massì, e poi parlava strano, nel senso, quel gergo che non useresti mai con una persona che vedi per la prima volta…- spiegò Joel.

-A me sta simpatico. Anzi no. Mi sta simpy.- intervenne Ryan.

-Ah, per favore, non ricominciare.- si lamentò Joel.

-Io non ho mai cominciato, a dire la verità. Quindi non puoi dire ri-cominciato, non ti pare?-

-Sì, sì, sì, occhei. Hai ragione.-

-Non ti avevo mai visto così stressato, che ti prende? Di solito avresti risposto con un “Eppure ricordo di quella volta che” o una roba del genere…- ribatté Sean.

Joel sospirò.

-Lo so… sono stressato. Lo so. Ma non so perché! Ed è quello che mi stressa di più!-

-Rilassati, prenditi un’aspirina, un calmante, anche la chitarra prenditi, che fa sempre bene. O il pianoforte. O la batteria, o-

-EHI!- fece Ryan –La batteria è mia, chiaro? Non si tocca.-

-Uff… va bene che né io né lui la sappiamo suonare, ma…-

Joel sorrideva, davanti a quelle piccole discussioni che erano sempre per le solite piccole cose.

-Dicevo- riprese Sean –E potresti anche prendere l’aereo e andartene in Texas da tua sorella… ti piace il verde e ti rilassa molto.-

-Ci sono andato la settimana scorsa, genio. E poi che c’entra il verde?-

-E’ il tuo colore preferito. Dovresti andare in posti più verdi.-

-Ma…-

-Potresti perfino prenderti un gatto. In braccio, intendo, tanto ne hai quattro…-

-Più il cane.-

-Esatto. Quindi EHI! Che hai da lamentarti? Olio di gomito e vai a lavorare! Il muratore, lo spazzacamino… qualsiasi cosa, basta che impieghi il tempo, nullafacente!-

Sia Joel che Ryan iniziarono a ridere.

-Adoro quando fa queste uscite… non ce n’è per nessuno; è il nostro Sean.- disse Ryan.

-Concordo pienamente, è il nostro Sean.-

-Ma è incredibile.- osservò lo stesso Sean. –Ti ho praticamente insultato e te la ridi?-

-Ci sono abituato, e poi è così che si reagisce agli insulti, no?-

-E’ tornato quello di prima, su, smettila di lecchinare adesso.- fece Ryan.

-E io che mi divertivo, puoi deprimerti di nuovo, Joel? Per favooooooreeeee…-

-Nope.-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Sono passati tre mesi da quando vivo con Caroline (oramai diventata ufficialmente Lyn), i miei genitori non sono venuti a trovarmi, ma nulla di che, me lo aspettavo, non sono di quelli a cui piace l’America… ma vabbè, li chiamo, loro mi chiamano, tutto va bene e mi basta. L’unico che vuole venirmi a trovare è Matteo, poverino, che non vede l’ora di prendere il primo aereo diretto al paese delle stelle e strisce.

Nel frattempo la mia laurea da decimo anno è quasi fatta e tra un po’ sarò laureata in pianoforte, sto già iniziando a dare lezioni private, a pagamento, ovvio. Diciamo che contribuisco anche io alle spese, seppure non abbia un “lavoro” nel vero senso del termine. Sarei sicuramente in grado di essere indipendente, anche senza Lyn. Appena fuori da quella scuola diventerò insegnante, e potrò finalmente dire di avere realizzato il mio sogno: insegnare musica in America. Avrei certo preferito New York ma qualcosa, non so che cosa, mi spinse a scegliere Phoenix come luogo di arrivo. E sono davvero grata a quel qualcosa. O qualcuno.

Mi sveglio e, come tutte le mattine, mormoro un “buongiorno mondo!” fuori dalla finestra. Ma non sapevo ancora che quella mattina sarebbe stata sconfortante.

Scendo al piano di sotto a fare colazione, e anziché la cucina in funzione come al solito, trovo Lyn che chiude valigie e incarta bustoni e pacchi.

-Ehi!- scherzo io. –Cos’è, ci buttano fuori di casa?- rido e vado al frigorifero, per prendere il latte. Quando mi giro vedo che Lyn non accenna a rispondere e ha una faccia più triste che seria, mi sorge spontaneo il dubbio che, con la mia battuta, abbia proprio azzeccato.

-I-io scherzavo… che… che diamine succede?-

Lei tira su col naso.

-Hai azzeccato in pieno.-

-E perché, di grazia?-

-Sembrerà una scusa idiota, che avrai trovato scritta in migliaia di libri o di fumetti…-

-Sarebbe…?-

-Vogliono fare un ipermercato.-

-Già, l’ho trovata scritta in migliaia di libri e di fumetti. Ma alla fine del libro o delle tavole il protagonista ha sempre la sua casa… e l’ipermercato viene costruito da un’altra parte. O non viene costruito proprio. Tipo quando Zio Paperone perde, le rare volte in cui accade. Finisce sempre che Paperino le piglia e noi ridiamo. Alla faccia sua. Ma ho l’impressione che qui nessuno riderà, giusto?- dico tristemente.

-Giustissimo. Non so che fare.-

-Non… possiamo fare, almeno credo. Voglio dire, non siamo in un romanzo o in un settimanale Disney.-

Caroline sospira.

-Sapevo la cosa da un paio di settimane, e a dire la verità pensavo non se ne sarebbe fatto nulla. Per questo non te l’ho detto, capisci? Pensavo ti avrei preoccupata inutilmente. Mentre l’ultimatum è arrivato stanotte che tu già dormivi.-

-Sì, capisco… come ti senti? Dove andremo?-

-Come mi sento? In questa casa ci sono cresciuta, ho così tanti ricordi… non ci posso credere.-

Passa qualche secondo di pesante silenzio.

-Io andrò in Texas, da dei miei parenti un po’ lontani, ma con cui vado d’accordo. Ho parlato loro di te… ma essendo un po’ burberi, sai, sono disposti ad ospitare solo me…-

-Stai cercando di dirmi che hai detto ai tuoi parenti se potevo venire anche io?- scuoto leggermente la testa. –Non c’è nessun problema… e poi, io non posso lasciare Phoenix, mi devo laureare!-

-Tornerai in hotel a mangiare noodles spacciati per spaghetti?-

Sorrido tristemente.

-Solo per un po’.-

-Mi mancherai…-

-Ah, non iniziare, che poi piango!-

Dopo aver passato la mattina insieme decidiamo di andare al supermercato lì vicino, per fare un’ultima spesa insieme. Eh, già: entrambe odiamo il normale shopping. “Meglio morire tra i biscotti che spasimare in mezzo ai giubbotti” è diventato il nostro motto ufficiale. Rima inclusa. Settanta per cento di sconto, saldi estivi.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Andiamo nel nostro supermercato di fiducia. E con quel “di fiducia” intendo con un buon rapporto qualità-prezzo. Senza esitare passiamo dritte davanti al reparto frutta e verdura, come ignoriamo completamente il reparto carni-pesce, e ci soffermiamo sul reparto dolci vari. E di tutti i tipi, direi. Caramelle, marshmellows, budini, Nutella (wah, la Nutella!) e tanto altro. Dopo essere ingrassate di almeno dieci chili solo con gli occhi andiamo dritte al reparto surgelati, dove osserviamo sofficini, pizze, ma soprattutto gelatih!

-Ehi, ci mangiamo un gelato prima dell’addio?- mi chiede Lyn.

-Stracciatella!- Le rispondo.

-Panna, no?-

-Solo panna? Niente cioccolato?-

Scuote la testa.

-Allora limone?-

-Non ti piace la panna?-

-Non da sola.-

-Va bene, limone.-

-Qui c’è solo la vaschetta fragola, limone e cioccolato…-

-Oh…-

-E se prendessimo i cornetti?-

-Sono dall’altra parte del corridoio.-

-Cornetto alla panna, giusto? Se non vuoi il cioccolato mi mangio anche il tuo, no problem.-

Mi volto velocemente e, altrettanto velocemente, mi scontro con qualcuno. Non so se è colpa mia o cosa, tutti che mi vengono addosso… (frase ambigua… ma WTF?!)

Cadono in terra svariate buste di verdure.

“Dannate verdure.” Penso.

Sono mani di ragazzo quelle che si chinano per aiutarmi a raccogliere quello che era caduto. Immagino che, ovviamente, tocchi a me scusarmi. Faccio per prendere la busta di pomodori, l’ultima rimasta a terra, e lui la raggiunge un millesimo di secondo prima di me,  le nostre mani si sfiorano, solo per qualche secondo, e uno strano brivido mi percorre.

“Ma che…”

E’ ora che io mi scusi, altrimenti…

-Eh… mi dispiace, sono sempre così sbadata…-

-Non fa nien- Val?!-

Alzo la testa: come acciderbolina sapeva il mio nome e… Ma OH! E’ Joel! Fanculo tutto, lo avrei dovuto immaginare!

-Joel!-

-Lo conosci?- chiede Lyn.

-Yep.- rispondo io. –In verità, è la seconda persona che ho incontrato qui a Phoenix.-

-E lei è la prima?- chiede Joel.

-No, lei è la terza.-

-E chi è la prima?-

-Un automobilista molto, molto maleducato. Poco prima che cadessi nel tombino, sai…-

-SEI CADUTA IN UN TOMBINO E NON LO SAPEVO?!?!- urla Lyn.

-Non urlare!- rido –Non è che ci sono caduta dentro, Joel mi ha presa all’ultimo momento e non mi sono fatta niente!-

-E chissene! E’ che mi importa che non me l’hai detto, non che non ti sei fatta male.-

-Hm, ceeeerto.-

-Allora, vuoi prendere quei dannati cornetti o pure no?-

-Stai cercando di cambiare argomento, Caroline Johnson?-

-Non trovi che oggi ci sia più caldo degli altri giorni? Dài, prendiamo il gelato!-

Sorrido, sospiro e mi metto una mano su un fianco.

-Su, saluta il tuo ragazzo e vediamo di andare a prendere quei dannati cornetti.-

-Il mio CHE?!- Arrossisco improvvisamente.

Mi prende il braccio e mi trascina a forza dall’altra parte del corridoio. Io saluto Joel con una mano, sorridendo, e lui ricambia. Si è appena girato dall’altra parte che Lyn urla:

-E’ FIGO, CAZZO! E’ UN FIGO!-

E poi ci sono io, che urlo peggio di lei:

-NON URLARE, SCEMA!-

Joel deve averci sentito, perché si gira e ci guarda appena, e sembra che stia trattenendo una risata di quelle grandi.

-Ecco, ti ha sentito. Contenta?-

-Io?! Sei tu che mi hai urlato di non urlare!- fa una pausa, poi riprende, quasi sussurrando: -Però è un figo della Madonna.-

-Lo so che è figo. E’ il cantante dei This Century.-

-E ti pareva. E’ sempre il cantante quello figo. Ti riferisci ai Century Qualcosa, vero? Dico, il gruppo che doveva suonare a Wall Street…-

-Sì, sì… loro. E ora prendiamoci quei cornetti e parliamo del clima, grazie.-

-Ma quindi non state insieme?-

-Ma ti pare?! Pft.-

-Però…-

-Però cosa?-

-Però…- ripete, toccandomi un gomito con il suo.

-Sì, vabbè…- faccio io –Magari…-

Alla fine quei gelati finiscono nelle nostre grinfie.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Non ci lasciammo esattamente così. Mi spiego. Insomma, piangemmo come due malate per tutta la giornata, mentre anche io mi rifacevo i bagagli e roba così. Lyn partì la sera stessa. La mattina dopo tornai in hotel. Una camera ad un piano più basso, fortunatamente. Sono costretta a tornare al conservatorio per studiare, ed è davvero pesante. Sto perfino pensando di mollare tutto, quando, rovistando tra le mie scartoffie per una fotocopia persa, ritrovo quel biglietto. Che diamine, me n’ero completamente dimenticata. E’ passato esattamente un mese dall’ultima volta che l’ho visto… figuriamoci se non l’avrà già trovato un coinquilino. Anche se potrei chiamare solo per salutare…

Prendo il telefono con la mano un po’ tremante, cerco il contatto sulla rubrica, chiamo e attendo.

-Pronto?-

La voce è la sua, non ho dubbi.

 

A./A.
Hola gentaglia!!

Anche oggi/ieri/stavolta mi sono dimenticata di aggiungere il capitolo di lunedì lol
Ma non siete morti senza di me, vero? xDDD

Non so spiegarvi il tipo di Boston che parla siciliano/milanese/romanaccio/Jovanotti.... lasciatemi perdere xD
Recentsiteh! :D
ValyXD

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Capitolo 7
*** Questa è sfiga, eh! ***


Capitolo 6

Questa è sfiga, eh!

Prendo il telefono con la mano un po’ tremante, cerco il contatto sulla rubrica, chiamo e attendo.

-Pronto?-

La voce è la sua, non ho dubbi.

-Ciao, Joel- pronunciare il suo nome con quella semplicità fa un po’ strano. –Immagino che non ti ricordi di me, sono Val, sai, quella ragazza che…-

-Ma certo che mi ricordo di te!- potevo sentire il suo sorriso sincero dall’altra parte della cornetta.

-Quanto tempo! Come stai?-

Quel “eh, parliamone” mi era uscito spontaneo, anche se di solito non amo parlare dei miei problemi.

-Perché? Che succede?- chiede, con un tono alquanto preoccupato.

-Eh, nulla… non… non so perché l’ho detto in realtà, eheh… chiamavo per salutare, sai…-

-Ti capisco, nemmeno a me piace raccontare i miei problemi in giro.-

Come accidenti fa a sapere che… voglio dire, l’ho pensato solo qualche secondo fa!

-Comunque- riprende –Se hai il mio numero vuol dire che alla fine hai trovato quel biglietto, giusto?-

-Era lì apposta?-

-A dire la verità no, spiacente. Ma è ok, voglio dire, se tu fossi interessata al mio appartamento, insomma… cioè, non in quel senso, cioè…-

Soffoco una risata.

-So benissimo che non è in quel senso! Pensavo avessi già trovato qualcuno, a dire la verità, è passato molto tempo…-

-Anche io pensavo avrei trovato un coinquilino abbastanza presto, essendo la casa in un punto cruciale della città, ma tutte le persone più strane della terra sono venute da me.-

-Ad esempio?-

-Un tipo di Boston che appena ha scoperto che suono la chitarra è scappato via.-

-Ignorava i segreti della musica… poverino.-

-Già. E poi una vecchia signora che odiava i fiori. Voglio dire, ho un paio di vasetti con qualche fiore sul davanzale… non le andavano. Non mi ha neppure chiesto se li potevo togliere. Se n’è andata dicendo che odia gli hippie.-

-Ma tu non sei hippie…-

-Solo un pochino?-

-Massì, pure io.-

-Ah, e poi un altro ragazzo a cui piacevano così tanto le Fender che ho sparse per la casa che ha detto “Non posso guardare per un altro solo istante questi preziosi gioielli della musica. Morirei. Addio. E che tu possa coronare il tuo sogno.-

-Uaho.- rispondo, con molto entusiasmo.

-E poi, quando pensavo di avere trovato una persona normale, voglio dire, una ragazza simpatica, piena di aspirazioni, amante della musica, dei fiori…-

-Si?-

-Era allergica al pelo dei gatti.-

-Perché, hai animali?-

-Quattro gatti e un cane. E adoro i delfini, ma questa è un’altra storia.-

-Ma questa è sfiga, eh! Cioè no, niente… eh…-

-Già, è sfiga…-

-Nonono, scherzavo, cioè, non scherzavo ma non era in senso offensivo e…-

-Val…-

-So benissimo che dico troppo spesso quello che penso e questo non va bene, me ne rendo conto…-

-Val…-

-E poi ho quel maledettissimo vizio di iniziare a parlare e non smetterla più, specialmente al telefono…-

-Ah, ecco…-

-Nel senso, i miei genitori mi dicono che è ossessivo compulsivo per scherzare, ma io penso che potrebbe essere vero perché lo faccio sempre e non mi fermo più…-

-Val, seriamente…

-Eh, beh, insomma, è come se avessi tante cose da dire e alla fine non dico mai nulla, mi sento così depressa a vivere in un hotel da sola e ooops, ho detto troppo. Ecco, e mi succede sempre che spiffero qualche segreto che non dovrei dire…-

-VAL!!-

-Sì, che c’è?-

-Tu. Parli. Troppo.-

-Scusa…-

-Hai detto che stai ancora in hotel?-

-Perché, l’ho detto?-

-Sì…-

-Oh, Santo Cielo! Non volevo dirlo…-

-Lo immagino. Se hai bisogno di aiuto, per qualsiasi cosa, anche la minima, sappi che io ci sono, ok?-

Che cosa dolciiiiiiissiiiiiiiiiiimaaaaaaaaaaaaah.

-G-grazie-

-A proposito. Non è che ti interesserebbe vivere vicino via Abraham Lincoln?-

-In via Abraham Lincoln c’è il conservatorio…-

-Lo so benissimo. E’ per quello. Ma per studiare ti dovrai accontentare di un pianoforte verticale.-

-E chi si lamenta?! Quando vengo?-

-Quando ti pare. L’indirizzo ce l’hai.-

-No…-

-Come no?-

-Non c’era sul biglietto.-

-Allora era la brutta copia e… Sean! Dannazione, Sean! Perché cavolo non me l’ha ricordato?-

-Che cosa?-

-Nulla, nulla… è una lunga storia.-

-Che io ho tutto il tempo di ascolt-

-No, non ce l’hai il tempo. Fidati.-

-Mi fido, mi fido.-

Parliamo un po’ del più e del meno, e ci salutiamo, con l’accordo che l’indomani sera Joel verrà a prendermi per farmi vedere casa sua.

Cacchio, sto scroccando troppi passaggi ultimamente.

Devo prendermi la patente.

D-E-V-O!!

Una volta finiti gli studi, ovvio.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Il pomeriggio successivo ero in totale frenesia, per vari motivi.

1.       Sto praticamente uscendo con il cantante del mio gruppo preferito. Wow.

2.      Non so cosa mettermi. Wow.

3.      Non so se truccarmi oppure no, anche se non lo faccio mai. Wow.

4.      La macchina che vedo nei video che mettono su Youtube, cioè quel macchinone grigio fighissimo che consumerà più o meno millemila litri di benzina, sarà lo stesso con cui verrà a prendermi oppure lo usano solo per i tour? Wow.

5.      Sto facendo troppi punti nella mia lista. Wow.

6.      Puzzo di sudore? Ma no, mi sono fatta la doccia stamattina… W0w.

7.      Mi metterò comunque tanto profumo. Wow.

8.      E se non gli piacesse il mio profumo? Sverrebbe e io sarei costretta a fargli la respirazione bocca a boc- no, magari no. Wow.

9.      E’ il caso di mettermi una canottiera oppure una t-shirt? O una maglia a mezze maniche? Intendo, mi si vedono troppo i peli? Ho fatto la ceretta stamattina insieme alla doccia; quanti problemi che abbiamo noi donne. Wow.

10.   Perché mi sto facendo così tante seghe mentali? Non lo faccio di solito. Wow.

11.    Perché la risposta a tutte le domande precedenti è sempre wow? Wow.

12.   E’ il momento di finirla! Wow.

Okay, beh… wow.

*tutti che la uccidono*

No vabbè. Non lo dico più.

Allorah. Direi di optare per dei jeans lunghi, abbastanza freschi ma che riescano a mettere in risalto le mie forme. Non che ad una certa persona interessino, ma… Matteo mi ha sempre detto che sto bene, con quei jeans. Anche se Matteo mi adora, quindi non conta. Come maglia ne scelgo una con la bandiera americana e uno sfondo di Manhattan, finisce con un velo che è lungo fino a sotto le natiche, separato ai lati della maglia, e ha le maniche affusolate, l’effetto che dà è come quello dei giocatori di rugby, solo molto, molto più elegante. Terrò i capelli legati in una coda bassa, badando bene di lasciare libere due ciocche ai lati della testa. Nah, niente trucco. A parte che ancora non ne ho. Non li ho comprati. E poi non mi piace truccarmi o essere truccata, non ci posso fare nulla. Il profumo è delicato, niente di che. Come scarpe scelgo delle semplici scarpe da tennis basse. Bianche e azzurre. E a coronare il tutto… devo prendere una borsa. Odio le borsette che si portano a metà braccio con lo stesso piegato. Preferisco le borse a tracolla e gli zaini. Fottesega, prendo la mia tracolla con la faccia di un gatto stampata sopra. Adoro gli animali, è così. Con la mia collana con una margherita in argento come pendente, ricordo della mia prima professoressa di pianoforte, ed un braccialetto “dell’amicizia” che  porto al polso dalla prima superiore…

Realizzo che non posso uscire di casa, perché Joel ed io non ci eravamo dati un orario. Dammit.

Dovrei comunque scendere all’uscita dell’hotel, dato che lui non sa il numero della nuova stanza che mi hanno dato. E infatti scendo.

Dopo qualche decina di minuti Joel arriva.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Il ragazzo parcheggiò l’automobile davanti a Val, dicendole di salire direttamente, tanto non avevano nulla da fare, all’hotel.

-Allora, come va?- chiese lei.

-Benissimo, direi. La mia prossima potenziale coinquilina pare essere sana di mente.-

-Pare… ma ti assicuro che non lo sono.- la bruna rise finemente.

-Il fatto che tu lo sappia fa già di te una persona più seria e matura.- rispose lui, più seriamente.

-Se… se lo dici tu…-

“Come potevo immaginare, il macchinone da millemila litri di benzina lo usano solo per i tour… quella in cui sono appena salita è una normalissima automobile.”

“Non capisco perché io mi senta così… strano. Non mi era mai successo prima, eppure… avrà ragione Sean? Mi sono preso una cotta? Ma no, non può essere… però… ha davvero un buon profumo.

I due arrivarono in una ventina di minuti all’appartamento di Joel. Salirono due rampe di scale e in un attimo furono dentro. Lui aprì la porta, e un cagnolino beige, con un collare rosa e una medaglietta a forma di cuore, corse incontro al suo padrone. Val emise un suono acutissimo.

-Ma è tenerissimaaaaaaaaaaaaaah!!! Come si chiama? Come?

Joel sorrise.

-Kona.-

-Uh. Non l’avevo mai sentito per un cane. Comunque bello. Bellissimo. E’ la cosa più tenera che abbia mai visto.-

-Infatti non hai ancora visto i gatti. Snow, Skyler, Charlie e Peaches.-

Val sorrise sadicamente.

-Dove sono? Li voglio prendere in braccio per STRITOLARLI DI COCCOLEH!-

Joel rimase dov’era, le sopracciglia alzate.

-Ehm… te l’avevo detto, che non sono poi così tanto sana.-

-Tralasciamo i dettagli… questo è un semplice salotto. Ma l’avevi capito, vero?-

Nessuna risposta.

-Val?-

Ancora nulla.

-Val?-

Silenzio assoluto.                                                  

-Val? Ma che diamin-

La ragazza si era fiondata su un gatto bianco e nero.

-Frrrr.- fece il gatto.

-Frrrr.- ripetè Val.

Joel sospirò.

-Non mi avevi detto che anche tu adori i gatti.-

-Ci sono un casino di cose che ancora non ti ho detto su di me. Whatever. Adoro di più i cani se è per questo. E se mi metti a scegliere tra cani e delfini scelgo i panda.-

-Capisco… i panda.-

-Non trovi che siano gli esseri più teneri sulla faccia della terra?-

-Preferisco gli animali acquatici.-

-Anche a me piace il mare. Voglio dire, ci sono nata al mare, eheh…-

-Sei della California? O vieni dalla East Coast?-

-Nessuna delle due… te l’avevo detto che ci sono un casino di cose che non ti ho detto di me. Per esempio che odio i One Direction.-

-Allora odi anche la cover di Rock Me che abbiamo fatto?-

-Non esattamente. Anche se Alex non ha tecnica. Non so se mi spiego.-

-Non insultare Alex in presenza di Sean, miraccomando.-

-Non lo sto insultando. E’ la pura verità.-

-Quindi di dove sei? Per non divagare troppo, sai…-

-Italiana. Precisamente, delle coste nord della Sardegna, meravigliosa isola. Non troppo valorizzata, purtroppo.-

-Perché secondo te, io so che cosa è la Sardegna?-

-Te l’ho detto, è un’isola.-

Lui non rispose.

-Boom.- fece Val.

-Ma che…?-

-E’ una cosa che diciamo tra amici quando… nulla, lascia perdere.-

-Come ti pare. Proseguendo dritti troviamo un piccolo corridoio in cui…-

-Non mi fare da navigatore, grazie. Solo… è una cosa che mi dà sui nervi, da sempre. Stavo per uccidere mia sorella un giorno, per colpa di quell’aggeggio.-

-Okay. Comunque, che ne pens-

-FENDEEER!!!-

Val in sostanza si buttò sul muro cui erano appese le chitarre che il tipo vestito strano aveva snobbato.

-Vedo che almeno a te piacciono.-

-Preferisco le Gibson. Ma anche queste sono belle. Tanto.-

-Lo so.-

-Modesto, il tipo, eh?- lo canzonò lei.

-Quanto basta, quando serve.-

-La devo inserire tra le mie citazioni preferite. “Quanto basta, quando serve”. Citazione di Joel Kanitz.- fece una pausa –Sarebbe bello.-

-E scrivila, allora.- replicò sorridendo.

-Quale sarebbe la mia potenziale camera da letto? Ah, no. Prima il bagno. Il bagno è importante. Voglio la vasca idromassaggio che si riempie da sola, chiaro? Altrimenti non ci vengo, qui.-

-Voglio… addirittura!-

-Già, voglio. Tanto la colpa mica è tua, è di chi ha installato i bagni nel condominio.-

-La vasca c’è, eh? Però non ha l’idromassaggio.-

-Beh, è già qualcosa.- Val rise. –Tanto manco mi piace l’idromassaggio, era per dire.-

-Ah, beh.-

Il bagno era tappezzato di azzurro. Poi entrambi andarono a vedere la potenziale camera da letto di Val.

-Carina.- commentò lei. –Solo un po’… spoglia, ecco.-

-Così ci puoi mettere tutto quello che ti pare.-

-Idea normalissima. Che scema che sono.- si schiarì la voce.

-Bene. Signore, Le farò sapere se sono interessata e, solo in tal caso, mi metterò in contatto con Lei. Grazie per il Suo tempo.-

-Sì, è vero. Sei pazza.-

Val rise.

-Te ne sei accorto, finalmente!-

-Seriamente, che dici?-

-Bah, nulla. Il pianoforte sembra abbastanza appropriato per studiare, tanto mi laureo tra poco.-

-Puoi provarlo, se vuoi.-

-Adesso? Ma non… insomma, non…-

-Eddai, solo qualcosa! Attenta perché se continui a dire di no, ti chiederò non solo di provarlo, ma di eseguire professionalmente una sonata intera!-

-Pfft. E’ no, comunque.-

-Ora siediti a qual dannato coso a ottantotto tasti e suonami la sonata “A Kreutzer” di Beethoven!-

-Già studiata, è una passeggiata.-

-Allora suonala.-

-Non me la ricordo.-

-Ah, quindi sei una di quelli che senza spartiti non valgono nulla?-

-Certo che no!-

-Dimostramelo, allora!-

-Ovviamente!-

Val si sedette al pianoforte e si mise a suonare “To Love And Back”, una delle ultime canzoni dei This Century che aveva imparato a suonare, a tempo perso. E una delle prime scritte dal gruppo, tanto per intenderci.

-Quella non vale.- fece Joel.

-E perché no, di grazia?- Val si voltò verso di lui con lo sgabello.

-Perché non è classica. Tu fai pianoforte, quindi suoni musica classica.-

Val lo guardò male.

-Ovvio che so che non è così, componiamo anche, per pianoforte.-

-Ah, perfetto. Sai, i This Century stavano per ritrovarsi senza un cantante oltre che senza un tastierista.-

-E tu avresti avuto il coraggio di farmi fuori?-

-Con tutta me stessa. Non ammetto ignoranza. Almeno da gente come te.-

-Allora, cosa suoni?-

-L’ho già provato, non c’è bisogno che io suoni ancora… è un po’ calante, l’accordatura.-

-Già… devo ricordarmi di chiamare l’accordatore.-

-Se verrò qui ad abitare, ti dico già che quel pianoforte diventerà meglio di un Steinway!-

-Stai insinuando che lo trascuro?-

-Affermativo.-

-Questa risposta non me l’aspettavo.-

-Boom.- ripetè Val.

-Sicuramente non posso dire che tu assomigli a qualsiasi altra ragazza che abbia conosciuto finora. Dimmi, sono tutte così, le italiane?-

-Nono, io sono proprio fuori dalla norma globale.-

-Capisco.-

-Ora che ci penso, una cosa che dico da sempre è che quello che di più importante si deve sapere di me è che non sono per nulla come le altre ragazze. Ma proprio no, eh?-

-L’avevo notato.-

-Diciamo che lo devo prendere come un complimento…-

-E diciamolo… non ho voglia di essere fatto fuori così presto.-

-Bravo ragazzo.-

 

eih tu!1! nn insltr i myey idoly! Xd xd xd 1!1!1!1!1!1!1!1!

-Cit. Direschioner.

Scusate, ma lo dovevo scrivere.

Puntualizzo una cosa. Gli One Direction li posso anche sentire. Poveracci, sono solo dei ragazzi che fanno il loro lavoro, e vanno rispettati. E c’è chi li ama, anche se sono commerciali. E mi sta bene. Ecco, quelle che mi stanno sul culo sono le Directioner! Non puoi semplicemente adorare i tuoi idoli come fanno tutti gli altri? MACCERRTOCHENNOH! Devi per forza insultare tutti quelli che li odiano (chiamasi haters), dicendo loro di farsi una vita se gestiscono una page Instagram o Facebook. Ma dico, statevi zitte! A quelli che insultano gli uandi, dite che hanno ragione, non date loro corda, anche io faccio così. E la smettono. Finito, punto. Non rompeteci le palle però. Thanks.

Salutoni, ValyXD

Tranquilli, ora inizia il vero Angolo Autrice.

Se voi direschioner vi azzardate a recensire offendendomi, segnalerò senza nessun avviso l’utente alla redazione (fra l’altro, non so nemmeno se si possa fare *coff* *coff*) in quanto io ho dato solo la mia opinione, senza offendere nessuno^^

LO SOH che vi ho detto che i capitoli dovrebbero arrivare di lunedì… ma… beh… me ne dimentico il lunedì sera perché guardo rd.House xD *-*

Non vi aspettate che torni ad aggiornare puntuale, sono ancora a metà della sesta serie :D

Tra l’altro non so manco io quale sia “quel senso” di quando i due parlano al telefono… bah, a voi lettori l’immaginazione :D

Buona settimana iniziatah! (?) <3

 

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Capitolo 8
*** Sangue, Joel! Sangue ovuuuunqueh! ***


Capitolo 7

Sangue, Joel! Sangue ovuuuunqueh!

-Si, è pazza.-  parlavo con Sean e Ryan, dopo aver riaccompagnato Val all’hotel, ed essere tornato alla postazione dei This Century, una villetta con vista deserto.

Beh dai. Non si può dire che quella ragazza sia esageratamente sana, ma almeno è simpatica.

Spero che lo resterà anche durante la nostra convivenza.

Cielo… sembra che stia parlando di mia moglie.

-Pazza quanto?- chiede Ryan.

-Fuori dalla media mondiale, ha detto.- rispondo, con il mio solito fare calmo.

-Allora basta- continua –Sarà la mia migliore amica.-

-Si trucca, vero?- chiede Sean.

Non ci ho fatto davvero caso. Non penso si trucchi, e se lo fa, non si nota.

E’ bellissima anche al naturale.

Eh?

-No, no.-

-Altro punto in favore.- dice Ryan.

-In favore di che?- chiedo –E poi che centra, mica se una ragazza si trucca è antipatica.-

-Centra, eccome. Se non si trucca significa che le piace la sua immagine al naturale, e che non è una persona falsa. NON STO DICENDO CHE LE RAGAZZE CHE SI TRUCCANO SONO FALSE- anticipa Ryan, sapendo quale sarebbe stata la mia obiezione. –E’ solo che, secondo il subconscio-qualcosa, dovrebbe essere un po’ più alla mano, ecco.-

-Infatti è pazza.- fa Sean.

Sorrido.

-Tu…- inizia lui –Non hai mai vissuto con un'altra ragazza, vero?-

Faccio per parlare.

-A parte tua sorella.- conclude, precedendomi. Uff, mi sto facendo prevedibile.

-Beh, a parte Beccah… no.-

-Ecco. Sarà un inferno.-

-Ma perché?- chiedo, data la mia solita positività.

-Sangue, Joel. SANGUE OVUUUUNQUEH!-

Sangue… Sangue?

-Sangue?-

-A meno che non sia incinta…-

Ora capisco! Oh, diamine...

Ryan inizia a ridere, vedendo la mia faccia.

-Non ci avevi ancora pensato, cretino! Sarà terribile! Per questo non vivo con la mia ragazza!-

-Solo per quello?- chiedo.

-Nah…- si tormenta le dita. –Cambiamo argomento!- esclama.

-Già.- fa Sean.  –Tim non ci chiama da un po’. Avrà qualcosa in testa?-

Tim Kirch, il nostro manager.

-Io, sinceramente, di andare in tour ora, non ne ho proprio voglia.- dico.

-Oh, certo, sarai impegnato con la tua futura ragazza.-

-Non mi dire che già ci shippate?-

Sean e Ryan annuiscono lentamente. Sorrido, e mi passo una mano tra i capelli.

-Come vi pare.-  Non do molto peso a queste cose, come avrete notato. Tanto, la maggior parte delle volte, sbagliano.

 

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

*She’s everywheeeeeeere, She’s everythiiiiiiiiiing!!*

Il mio cellulare inizia a squillare, proprio mentre sto per entrare nella doccia.

La suoneria è “Everywhere, Everything”, la mia canzone preferita. Dei This Century, ovvio.

Sono nuda e, nonostante faccia caldo, ho freddo. La coerenza. Vediamo di finire in fretta questa conversazione, che mi devo lavare.

Uh, ma è Joel. Fottesega del freddo!!          Io à    (^-^)

-Pronto?- rispondo, trillante.

-Ciao Val, ti disturbo?- chiede gentilmente.

Oh, quanto lo adoro!

-Certo che no!-

-Sicura? Hai la voce un po’ tremante…-

-Sicurissima! C’è solo freddino, tutto qui!-

-Freddo?! Scherzi?-

-Sì, ovvio che scherzo!-

Posso quasi sentire il suo “E’ pazza.” Perché dai, lo ha pensato.

-Ok… ti volevo solo chiedere se ci hai pensato, perché il nostro manager ci ha chiamato, dovremo fare un tour tra due settimane.-

-Figo!- esclamo –Posso venire anch’io? Tanto mi laureo dopodomani!-

-Ma è fantastico! Posso venire anch’io?- Mi chiede.

Stessa domanda? Uha, che feeling.

-Certo che puoi! E io?-

-E tu cosa?-

-Posso venire in tour a vedervi?-

-Certo, però non puoi suonare…-

-Fa nulla…- ridacchio –Stavo pensando… solo… tu non hai un giardino, cioè, mi pare ovvio.-

-No…-

-Ecco, io morirei in un appartamento.-

-Il problema era solo questo? Ma mica io sto tutto il tempo in appartamento, per lo più vado fuori città, in una villetta dove ci incontriamo spessissimo con Sean e Ryan. Qualche volta viene anche Alex.-

-Ma sai che io ti shippavo, con Alex?-

-Eh? Scusa, ma stanno facendo dei lavori nell’appartamento accanto, puoi ripetere?-

-Dicevo che io, a te e Alex…-

Ma che cazzata sto per dirgli?

-Nulla, nulla. Sembrate molto amici.-

-Già, penso di conoscerlo perfino meglio di suo fratello.-

In che senso di conoscere? Anche fisicament-OCCAZZO no! Nononononono! Ma che pensieri osceni!!

-Si intuiva, sai? Spero di conoscerlo anche io. Come Ryan. Che da quello che ho capito, è proprio un grande.-

-Esattamente. Quindi?-

-Vabbè dah. Dopo che mi laureo mi trasferisco da te permanentemente. Preparati a diventare pazzo anche tu.-

-Ce ne vuole, a farmi diventare pazzo! Sono pazzo per il cioccolato e i delfini, ma non mentalmente!-

-Beh, io ci riuscirò, a farti diventare pazzo! E’ una promessa!- dico, scherzando.

Già, pazzo… anche per me.

MACHECAZZO!

Beh, certo, non sarebbe male ma… preferisco non pensarci.

-Lo prometti? Allora ci credo, non farmi impazzire troppo presto, però, ho una carriera davanti, ancora!-

-Certamente!-

-A che ora sarà l’esame, o la cerimonia, o quello che è?-

-E per che cosa?-

-La tua laurea…-

-Ah, già! Eheh, dopodomani… verso le cinque del pomeriggio, credo. Però vieni un po’ prima, così ti siedi. –

-Agli ordini, mia capitana.-

-Lo vedi, che sei già pazzo?-

-Già… accidenti.-

Chiudo la telefonata con una risata, e mi fiondo dentro la doccia, mettendo il rubinetto dell’acqua calda al massimo.

Non l’avessi mai fatto.

E’ ustionante.

Mentre mi lavo, rifletto sulla possibile pazzia di Joel per me. Mi interesserebbe davvero? Se lo facessi innamorare, intendo. Io non credo di amarlo. Voglio dire, sono solo una stupida ragazza di ventiquattro anni che va a vivere con il suo idolo.

“Solo”… seh, vabbè.

La sua voce mi fa impazzire, lui è un ragazzo abbastanza carin-un figo della Madonna, è gentile, disponibile, educato, insomma, sarebbe persino perfetto.

Ma non provo assolutamente nulla, se non ammirazione.

E attrazione fisica, ma quello era sottointeso.

Cristo Santo, che fisico.

Cioè, non l’ho mai visto, ma è solo colpa sua (dei manager, in realtà) se nei video gli fanno mettere camicie sbottonate e canottiere aderenti.

Fanculo a quella storia che gli ormoni lavorano solo in età adolescenziale, vi assicuro che i miei viaggiano ventiquattro ore su ventiquattro!

Ah, se potessi parlarne con la mia Lyn.

Non la sento da più di due settimane… mi manca. Tanto. Dopo la chiamo.

-*-*-*-*-*-

E niente, sta bene, e anche io le manco molto.

I suoi parenti sono gentili con lei, insomma, è comunque felice. Ha trovato un altro lavoro, ora fa la cameriera. Non le si addice proprio, ma ci si scherza su.

Manco molto anche ai miei, di parenti. Ho chiamato la mia migliore amica Daniela, mi ha fatto bene parlare un po’ di Italiano.

I miei genitori, invece, iniziano a stancarsi di questa situazione, e vogliono che ritorni a casa. Eccheppalle, quando fanno così.

E non ho nemmeno detto loro che ho andrò a vivere con un ragazzo! Credono ancora che stia con Lyn. Uh, e se dicessi loro la verità, mi ucciderebbero di domande! Mi chiederebbero se sono ancora vergine, se lui mi piace, se io gli piaccio, se è un bravo ragazzo, se hai mai ucciso, se ha mai picchiato, se è Juventino (sanno che è impossibile, ma me lo chiederanno comunque), se mi tratta male, se canta bene (?), se suona male (?), se hai dei buoni amici, se questo, se quello, se l’altro. E le mie risposte saranno, in ordine: sì, no, al 99% no, sì, solo zanzare, e probabilmente manco quelle, credo di sì, no -.-, no, sì, no, sì, questo, quello, quell’altro.

Che palle. Glielo dirò solo se necessario. Lo dirò a Matteo, quello sì. Almeno mi farà domande meno imbarazzanti e più simpatiche del tipo: è simpatico? Diventeremo amici? Gioca a Minecraft? Zelda? Super Mario? PS o Nintendo? O Xbox? Iphone o Android? Rose o tulipani? (?) Cani o Gatti? Carne o pesce? Verdura o frutta? Com’è avere un ragazzo di 26 anni in casa? Divertente o noioso?

E io risponderò, sempre in ordine: sì, lo spero, boh, non credo, Mario Kart, boh, boh, Iphone, voglio dire, ce l’ha… rose (?), gatti, vegetariano ahah, verdura (blah), divertente, credo.

E poi vabbè, è ovvio che inizierà a shipparci, ma io non do troppo peso a queste cose, tanto, la maggior parte delle volte, sbaglia.



 

CONDUNQUNQUEQUE!
Visto che avevo ragione? Ho pubblicato di martedì, lol :D

In compenso, ho quasi finito la settima serie di dr. House, e ho iniziato a vedere Silicon Valley, e ve la consiglio perché fa morire dalle risate :D
Però dovete essere tecnici coi termini dell'informatica, o non capirete nulla AHAHAHAH!!!

Allora, fatemi sapere cosa ne pensate del nuovo cappy^^
Tanto sto parlando con Aylin, An13Uta e HERM74, tanto mi seguite solo voi xD
Vi voglio bene, ammorih!! <3
Non lasciatemi sola!

La vostra, ValyXD

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Capitolo 9
*** Esame di Laurea! ***


Capitolo 8

Esame Di Laurea!

Il grande giorno è arrivato, io sono appena entrata dentro il conservatorio, e ho un’ansia tremenda.

Non starò lì a spiegarvi quello che dovrò fare… anche perché la durata dell’esame deve essere almeno di settanta minuti, col nuovo ordinamento.

Questo Joel non lo sa, però. Poverino.

Sorrido alla mia malvagità, e incontro il mio insegnante per il corridoio.

Avrà una trentina d’anni, e sono sicura che mi faccia la corte da quando sono diventata sua alunna. E’ davvero una rottura. E’ poco più alto di me, ha i capelli corti e neri, e gli occhi marroni. Un bell’uomo, ma nulla di che. Io guardo solo Joel. Esatto.

-Ciao, Val! Ti vedo sorridente! Sei energica e scattante come al solito?-

-Non del tutto, Lewis.- gli faccio. –Ho un po’ di ansia…- confesso.

-Ah, non preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene- mi rassicura –Sai, di solito, la commissione non è severa al diploma.-

-Ma non dovrebbe essere il contrario?-

-Valla a capire, questa vita!- mi da un bacio sulla guancia e prosegue per la sua strada.

Gli faccio un sorriso finto, per poi girarmi e pulirmi, molto poco delicatamente, la guancia, con la manica della camicia. Bianca, semplice, e pantaloni neri, con scarpe basse del medesimo colore.

Mica mi metto in jeans, al diploma! Peccato, però…

#vivaijeans

Entro nella sala esami, saluto la commissione e aspetto il mio turno.

Manca circa un quarto d’ora alle cinque, e il mio turno arriva. C’è sempre tanta gente agli esami, sapete, gli appassionati di musica sono ovunque. E poi, penso proprio che si sia sparsa la voce che io sia straniera, quindi ALE’! TUTTI A VEDERE QUELLA ITALIANA!

Dannazione.

Iniziano con domande di teoria, alcune facili, e altre a trabocchetto.

Ridono quando rispondo correttamente. Wow, questo non mi mette a mio agio, al contrario di quello che pensano.

Mi chiedono le scale, a moto contrario, per terze e per seste. Questa è la parte più noiosa del programma. Sono ormai le cinque, e la porta della sala si apre. Silenziosamente, ma si apre. Segue qualche insulto sottovoce da parte del presidente, e il tipo che è entrato si scusa. Mi volto per un istante. Uh, ma è Joel! Non ci speravo, giuro. Vorrà dire che suonerò ancora meglio.

Vorrei capire perché mi viene da pensarlo… lui non mi piace, insomma, che accidenti…

NON E’ IL MOMENTO DI PENSARE ALLA MIA SITUAZIONE SENTIMENTALE! DEVO SUONARE! S-U-O-N-A-R-E!!!

Dopo qualche secondo attacco con il mio programma.

Tra un brano e l’altro si scherza con la commissione e si fa ridere il pubblico, mi chiedono di suonare “America” da West Side Story.

So solo la melodia, ma ci improvviso qualche accordo sopra.

Puttani, sanno benissimo che vogliono vedere le mie doti da improvvisatrice.

Dopo un’ora, manca solo un brano alla fine, e il presidente interviene.

-La posso interrompere?-

Mi volto verso di lui, attendendo la domanda.

-Le piace un po’ tutta la musica, oppure sta solo sul classico?-

-No, no… ascolto un po’ di tutto, dalla musica cosiddetta colta, al metal, al punk. L’unico genere che non mi aggrada è il dubstep. E…- mi gratto il collo, guardando verso l’alto.

-E…?- ripete la commissione

-Il rap.- concludo io, teneramente.

-Esitava a dirlo perché il rap è nato negli Stati Uniti?- chiede il presidente.

-Solo un pochino…-

-Ah, non fa niente, i gusti sono gusti.- mi sorride, e sembra che le sue domande non siano finite.

-Quindi, ora ci suona una canzone pop?-

-Una canzone pop?- ripeto, un po’ sorpresa.

-Massì, una che nessuno conosce.-

Ridacchio, ma mi ricompongo subito.

-Le fa ridere che io Le chieda una canzone sconosciuta?-

-Ma no, è che so proprio da dove attingere.-

Guardo Joel, e lui mi mima un “ok” con la mano.

La commissione si volta verso il pubblico, e sia io che lui facciamo finta di niente.

Rigiro lo sgabello, e mi metto in posizione.

-E canta, anche?-

-NO! Cioè, intendevo… non è che io, diciamo, abbia un timbro esattamente… e poi no, dai, è un esame di pianoforte, non di canto.-

A quella mia affermazione sia la commissione che il pubblico ridono, e finisco per sorridere anche io.

Decido di suonare “Money Honey”, che ha una sua parte per pianoforte ben scritta, non ho quindi avuto bisogno di arrangiamenti per impararla.

-Era proprio carina.- fa il presidente. –Come si intitola?-

-Money Honey.-

-Ah, e di che parla?-

-Bah.- faccio io. –C’è lui che mette le corna a lei e lei che mette corna a lui, però lei ci sta male e quindi lui si sente in colpa, perché  la ama ancora e le dice che potrà essere una persona migliore. Infatti il testo ripete “I can be a better me” tipo quarantamila volte.-

La commissione e il pubblico ridono di nuovo.

Joel si mette una mano in faccia, ma vedo che ride anche lui. Saltella. Non può dire che non ho azzeccato.

-Chi l’ha scritta?- mi chiede il presidente.

-Si chiamano This Century.-

-Mai sentiti- risatina –Di dove sono?-

-Di Phoenix.- rispondo teatralmente.

-Davvero?! Pensavo di conoscere la musica della mia città. Accidenti. Me li cerco su Youtube stasera. This Century hai detto? Me lo scrivo.-

Prende davvero una penna e se lo scrive sull’agenda. Il pubblico ride, e, stavolta, anche io.

-This Century- inizio –Avete un nuovo fan! E solo grazie a me!- Joel alza due pugni in cielo, sorridendomi. Altre risate.

Faccio per prepararmi a suonare l’ultimo brano ma il Presidente mi blocca ancora.

-Posso chierLe un’ultima cosa?-

Annuisco.

-Ci suoni un’altra colonna sonora.-

Questa domanda è ancora più spiazzante di quella di prima.

-Oh, ehm… Devo pensarci.-

Potrei fare Maniac, da Flashdance, ma è troppo mainstream.

Opto per la Song of Storms, direttamente da The Legend of Zelda: Ocarina of Time, che non è un film, ma un videogioco!

Quanto adoro Link

Mi metto a suonare, decisa.

La marcia in tre quarti risuona nella stanza eroicamente.

Quanto la adoro. Spiego al Presidente che brano ho scelto.

-Scelta interessante: sono lieto di vedere che Lei ha conoscenze anche nel piano della musica contemporanea.-

Yep! Punto per me!

Inizio infine a suonare l’ultimo brano in programma con più serenità.

*_*_*_*_*_*_*

Alla fine tutti mi applaudono, io mi alzo in piedi e faccio un inchino, per poi andare verso la commissione che si congratula con me, e che si ritira, per decidere il voto.

Penso sia andata bene, non ho fatto molti errori.

Resto da sola con il pubblico.

-Bene…- esordisco. –Immagino che starete qui con me fino a quando la commissione non ritorna…- mi alzo in piedi, verso di loro, e tutti mi guardano con aria incuriosita.

-Tu!- dico, indicando Joel. –Ti obbligo a venire qui e a cantare!-

-Ma che…- fa lui, e tutto il pubblico si volta a guardarlo.

-Lui è Joel Kanitz.- spiego. –E’ il cantante dei This Century.- si sente un “ooooh” dal pubblico.

-Sei veramente una…- inizia lui.

-Una?-

Sospira.

-Pazza.-

-Sì, lo so.- piccola pausa in cui respiro –Oravieniimmediatamentequi!-

-Okay, okay…- si alza, e mi viene accanto.

-Cosa suoni?- chiede.

-Everywhere, Everything o Sound Of Fire? O Talk To Talk, se preferisci.- gli rispondo.

-Insomma, quello che voglio io.-

-Esattamente.-

-Allora… Talk To Talk, che non ho la voce calda.-

-E quindi fai note basse, capito. Tsk.- sussurro.

-Ma che centra, non voglio stonar- sussurra.

-Certo, certo.-

Mi siedo, e lui va accanto al pianoforte a coda, in piedi, già. Tanto è abituato, cantare in piedi.

Arrivo a metà del secondo ritornello, che la commissione rientra.

-Intrattieni il pubblico?- chiede il presidente. –Brava, sicura di non voler fare la concertista?-

-Sicurissima- rispondo –Farò l’insegnante.-

-Hai una bella voce, invece. Sei un contralto, vero?-

-Beh, sì…- rispondo –Sono un contralto…-

Joel era disorientato. Il pubblico ridacchiava.

-E Lei che ci fa qui?- dice il presidente, guardando Joel. Lui fa per parlare,  ma io rispondo prontamente.

-Ecco, a questo proposito…- il presidente rivolge a me la sua attenzione, di nuovo.

-Era lui che cantava, non io.-

Il presidente cambia completamente espressione, e io non posso fare a meno di iniziare a ridere, seguita dal pubblico.

Joel non ride. Povero, gli hanno appena dato della “femminuccia”.

Ehi, a me hanno appena dato del “maschiaccio”. Dannati.

-Uh, uh, uh… mi scusi tanto.- fa il presidente, rosso in viso, rivolto a Joel. E lui, ancora più rosso:

-Ma no, si figuri…- torna dov’era, guardandomi male, della serie “ne parliamo a casa” e, in effetti, sarà così. Sorrido, al pensiero di lui che mi fa la ramanzina. Ma no, non lo farà mai.

Dopo qualche altra battutina sarcastica finalmente la commissione mi dice che sono laureata a pieni voti, e dovrò aspettare un altro paio di giorni per avere il fottuto pezzo di carta.

Quasi non ci credo… metà del mio sogno si è realizzato. Dieci anni. Ben dieci anni passati a studiare, e studiare, ancora studiare. Dieci anni che sono serviti. Dieci anni che mi hanno dato quello che volevo.

Saluto la commissione, poi esco fuori dalla stanza accompagnata da Joel, e ora che sono sola con lui scoppio a piangere, un po’ per sfogarmi e un po’ anche per gioia.

-Ehi…- fa lui, poi sorride, intuendo che il mio era solo un pianto liberatorio. –Alla fine ce l’hai fatta, eh?-

-Così pare…- dico, tirando su col naso.

Passa il mio prof, che mi cercava per farmi i complimenti. Immediatamente mi cinge le spalle e mi avvicina al suo petto.

-Sei stata fantastica!- mi da un bacio sulla fronte –Non mi aspettavo niente di meno!-

-Grazie, non.. non c’è bisogno…- faccio io, cercando di liberarmi dalla sua presa.

-Ma che dici?! Dobbiamo festeggiare!- mi risponde –Ti va di andare a cena stasera?-

Beh, ditemi se non ci sta provando.

-Ehm… ma proprio oggi no… Vedi Lewis, mi devo trasferire.-

-Vai via da Phoenix?!- quasi urla, profondamente scioccato.

-Ma no…- sorrido, ho quasi smesso di piangere –Vado in una casa vera- sottolineo.

-E dove?-

-Qui vicino, sempre in via Abraham Lincoln.-

-Ma, se mi avessi chiesto, ti avrei ospitata a casa mia…-

-Che dici- esclamo –Starò benissimo dove andrò ora…-

-Se lo dici tu…- la mano dalle spalle passa ai fianchi –E lei chi è? Una tua amica?- chiede, indicando Joel.

-Ehm… lui…- ribatto io.

-Ah, è un ragazzo? Pardon. Beh, chi sei?-

E con questa sono due…

Sospiro, per poi esordire:

-E’ il mio ragazzo.- piccola pausa –Oh, cavolo! E’ tardi, ma che dico, tardissimo! Sbrighiamoci tesoro- prendo Joel sottobraccio, senza dargli il tempo di controbattere. Usciamo velocemente dall’edificio.

Appena lo mollo chiede, lecitamente, spiegazioni.

-Ma che diamine…-

-Scusami, me lo volevo togliere di dosso. Mi dà così tanto sui nervi… non lo sopporto.-

-E chi è? Intendo, che ruolo ha nella tua vita musicale?-

-Il mio insegnante di pianoforte.-

-Terribile.- fa lui –Ai miei tempi… gli insegnanti non uscivano con le loro alunne.-

-I tuoi tempi? Intendi dire… adesso?-

-Nel senso… ah, era una battuta. Quanti anni di differenza abbiamo noi due?-

-Esattamente due. Dico esattamente perché siamo nati entrambi il 27 ottobre… con otto ore di differenza a causa del fuso orario… tu nell’88 e io nel ’90. Facile, no?-

-Certo. Quindi, hai davvero intenzione di trasferirti stasera o era anche quello un mezzo per dargli il due di picche?-

-Bah, se ti va, anche stasera.-

-Sono a tua disposizione.-

Mlmlml…” penso, senza un preciso motivo logico.

-Non ti sta un po’… lissù?-  gli chiedo io.

-Effettivamente. A parte il fatto che ti tocca senza nessuna tua autorizzazione. E poi dico, mi ha scambiato per una ragazza.-

Ridacchio.  –Non è l’unico…-

-Il presidente della commissione almeno si è scusato sinceramente. Quel “Lewis” no. Penso che volesse sapere chi sono solo per essere in grado di capire se sarei potuto essere un problema per i suoi piani.-

-Malefici?-

-La vostra uscita a cena…-

-Addirittura!-

-E’ cotto, si vede da chilometri di lontananza. –

-Al forno o alla griglia?-

-Val…-

-Sì, sì, ho capito. Come lo friendzono? Insomma, senza fargli troppo del male.-

-“Friendzono”…- ripete, sorridendo. –Lo prendi da parte, da soli, e gli dici chiaro e tondo che lui non ti interessa. Tipo un “sei un insegnante fantastico ed è solo grazie a te che mi sono laureata e bla bla blah… però il nostro rapporto è bello così e non vorrei niente di più e bla bla blah…”-

-Ma… il nostro rapporto non è bello e basta. E poi, conoscendolo, se lo prendo da parte solo io e lui come minimo mi stupra.-

-Shhhh…- fa lui, provocandomi dei brividi lungo la schiena. –Tu diglielo lo stesso.-

-Oh, ma certo. Lo devo lecchinare.-

-Certo. Ai noi ragazzi piace un sacco essere lecchinati. Perché ci crediamo, purtroppo.-

-Davvero, Joel, meravigliosa creatura bella come un girasole appena sbocciato e dalla voce di un fringuello?-

-Non sono un soprano!- ribatte. –E comunque non ci ho creduto. Sai, era troppo scontato.-

-Bah, tanto a me non piace lecchinare. Non mi piace neanche dire cose come “Oh pulciosissimo amore mio” o “sei la persona più bella della mia vita, ti vu ti bi!”… se ti amo te lo dimostro, ecco.-

-Davvero?- mi chiede. –Io le mie ragazze le chiamavo tutte “honey”…-

-Sparisci dal mio campo visivo. Adesso.-

Aspetto qualche secondo.

-Ah ma non. Vivrò con te per un bel po’.-

-Che dura la vita…-

-Durissima! Dov’è la macchina, che traslochiamo?-

-Ma…-

-Hai detto che sei a mia disposizione, quindi zitto.-

Sospira, poi mi fa salire in macchina, direzione hotel, dove prendo le mie due valigie e lo zaino. (Sempre loro, esatto!) Ritorniamo al suo appartamento, dove Kona ritorna a salutarlo molto affettuosamente e poi, rendendosi conto che anche io esisto, mi odora i piedi, poi scodinzola.

Sistemo le mie cose. (In realtà butto i bagagli sul mio nuovo letto a casaccio, ma questi sono dettagli) Poi io e Joel parliamo ancora un po’ della casa, e del nuovo stile di vita, ci rendiamo reciprocamente partecipi dei nostri impegni, e decidiamo di cenare.

-Sei vegetariana anche tu?- mi chiede.

-Ehm…- mi torturo le dita. –No. Amo la carne. In tutte le salse.-

-Lo sapevo. Sai che sarò più complicato da gestire?-

-Sono io quella che va gestita, tranquillo. Però non farmi mangiare verdure tutto il giorno, ti prego. Meglio la frutta. Ma la verdura no.-

-Un’insalata ogni tanto? Magari solo pomodori?-

-Puah! Magari solo verza…-

-Non ti piacciono i pomodori?-

-Mi fanno schifo, i pomodori. Aspetta, non ribattere, che tanto hai ragione tu. Come sei messo con i formaggi e le uova?-

-Beh, quando posso, li evito.-

-Morirò. Io mangio almeno una fetta di formaggio al giorno. Amo il formaggio.-

Sorride.

-Non fa niente. L’importante è che non cerchi di riconvertirmi.-

-Non preoccuparti, però non mi assillare. Sennò ti faccio diventare pazzo prima del tempo.-

-Ah, già… hai promesso.- scherza.

-Pizza?- chiedo io.

-Ok. Margherita?-

-Ha il formaggio.-

-Ho detto che lo evito. Non che non lo mangio.-

-Allora vada per la pizza margherita. In onore di?-

-Di noi?-

-Della regina Margherita… di Napoli…- dico, delusa.

-Eh, ma mica so la storia della pizza, io.-

-‘Gnorante.- gli faccio. –Ma non preoccuparti: ti acculturo io.-

-Vabbè, io chiamo la pizzeria.-

-Chiama, chiama.-

Dopo aver cenato allegramente, entrambi ci diamo la buonanotte.

Il mio letto è comodissimo, davvero.

 

Angolo Autrice:
Ho voluto scherzare un po' sul fatto che una mia amica, dopo aver visto Joel, mi ha fatto:
Ma è una femmina!
E io mi sono incazzeggiata (?) di brutto x'D
Lewis è proprio un antipatico u.u
Tanto al prossimo capitolo lo faccio sparire u.u
Ma poi torna x'D tipo... al capitolo 10/11.

Vai con gli SPOILEEEEERRRRR!!!! 
Okay, bohdibasta.
Visto che stavolta ho aggiornato di lunedìssss?
Applaudiciscetemi (?) u.u

Tanti pazzi salutoni, ValyXD <3

P.S. Per chi avesse bisogno, ecco la coGNugazione di "Applaudicire", modo indicativo, tempo presente, terza coGNiugazione.
Io Applaudicisco
Tu Applaudicisci
Egli Applaudicisce
Noi Applaudicisciamo (questa era difficile x'D)
Voi Applaudiciscete
Essi Applaudiciscono

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Capitolo 10
*** L'inizio della Mia Vera Vita ***


Capitolo 9:

L’Inizio Della Mia Vera Vita

Al mio risveglio ho una dolce sorpresa: sulle mie gambe sta comodamente ronfando un gatto arancione. Cerco di muovermi per accarezzarlo, ma stando attenta a non svegliarlo. Tuttavia, appena gli sfioro la schiena quello si alza e mi soffia. Scappa dalla mia stanza e corre nel corridoio (ma wah). Sento Joel che sussurra un “buongiooorno, Peach!!”. Mario Bros is evriuer.

Decido quindi di alzarmi, tanto è già sveglio.

-Yaaawn…- entro nel salotto sbadigliando.

-Buongiorno, Val.-

-Uhonhiohno, Hoel.-

-Hm. Cosa gradisci di solito per colazione?-

-Qualsiasi cosa, tranne il caffè.-

-Che?-

-Non mi piace il caffè. Lo odio.-

-E come ti svegli?-

-Non mi sveglio. Mi sveglio all’ora di pranzo.-

-Ah, quindi oggi sei mattiniera.-

-Nel senso, mi sveglio col corpo, ma non con la testa. E oggi mi sono anche alzata tardi.-

-Sono solo le otto…-

-Mi sveglio alle sei e mezzo.-

-Tu sarai pazza, ma pure gli Italiani…-

-Zitto… noi non abbiamo sganciato bombe nucleari a caso contro il Giappone.-

-Non erano a caso… e noi Americani invece non abbiamo aiutato Hitler a sterminare decine di migliaia di Ebrei…-

-Ah, già… e voi Americani avete ancora le torri gemelle… ah ma non…-

-Ma infatti, gli Italiani si sono liberati da soli, durante la Seconda Guerra Mondiale… ah ma non…-

-Uffah. Beh, noi Italiani abbiamo una lingua logica! E soprattutto, teniamo alla nostra grammatica, non usiamo con il verbo “fare” il “fai” anche alla terza persona, dove non ci vorrebbe…-

-Ma è per essere informali…-

-In realtà è per far capire a chi ha studiato Inglese che le regole non servono a un emerito caz-ehm. A nulla, tanto cambiate i verbi a caso. E perché il plurale di “person” non è “persons”, ma “people?” Non ha senso!-

-E comunque, voi Italiani non avete il Grand Canyon.-

-Si va sul regionale? Voi Americani non avete il mare più bello di tutto il mondo!

-Infatti. Ce l’hanno le Filippine!-

-Ma sentitelo! Lecchinatore di fans! Le Filippine hanno sicuramente un bel mare… ma la Sardegna, caro mio, non la batte nessuno! E anche la Sicilia ha un mare fantastico!-

-Sicilia?-

-Non ci arrivi? E’ un’altra isola.-

-Uh, scusami… ho per caso offeso il tuo patriottismo?-

-Cagliaddi muddu, che in quanto a patriottismo voi Americani siete incontenibili. Faccio un esempio? OMMIODDIO E’ QUATTRO LUGLIOH! DEVO ASSOLUTAMENTE FARE UNA GRANDE FESTA, CON ROBA DA MANGIARE DI TUTTI I GENERI, SENNO’ NON VA BENEH!-

-Mi sembra giusto…-

-Ma dai, è esagerato. Noi il due giugno non facciamo nulla se non dire “uh che bello, la repubblica ha tot. anni.”-

-Sai che questa conversazione mette in luce il tuo patriottismo?-

-Non si chiama patriottismo. Si chiama difesa della propria stirpe.-

-Quindi se attacco, che so, la Francia…-

-Cosa dici sulla Francia?-

-Che… la Tour Eiffel fa schifo?-

-La Tour Eiffel è l’emblema della Francia…-

Rifletto un attimo su quello che ho detto.

-Caz boh michia… se non…- inizio a ridere come un’idiota –se non.. ahahahha, dai fuoco alla Tour Eiffel sei… sei… ahahah… un coglione ahahhaha!!-

Joel mi guardava con una faccia tra lo spaventato e lo stravolto.

-Scusa ahaha… è che non ho smesso di seguire i fatti di cronaca in Italia e… questo tipo qui…  ahahahah… -

Sorride anche lui.

-Calmati e spiegami con serietà cosa è successo.-

-Uh… ahahah… allora, eh. Sai che questo anno c’è l’esposizione universale?-

Annuisce.

-Ci sono sempre gli stupidi che non vogliono far crescere il paese… e si è formata una specie di setta chiamata Black Bloc… hanno preso bastoni o che ne so, e hanno iniziato a dare fuoco a roba a caso. Hanno intervistato un ragazzo che era orgoglioso di quello che ha fatto… e ha detto “Minchia maaaaa, la banca è l’EMBLEMA della ricchezza, minchia ce… se non dai fuoco a una banca sei un cogliooone.”-

-Non mi metterei a ridere.-

-Sì, ma… tu, lui, io… nel senso, dovevi vederlo… oddio…-

Riattacco a ridere, e lui sospira.

-Se continui ti darò solo pomodori a vita.-

-Nononono, tranquillo. La smetto.-

-Ecco. Vuoi il cacao nel latte?-

-Uh, ma che domanda inutile… certo che sì.-

-Bene, almeno sui dolci andremo d’accordo.-

-Non esistono dolci a base di carne, quindi… aspetta, mi stai dicendo che hai preparato tu la colazione?-

-Certo, perché non dovrei?-

-Nulla, è solo… un po’ strano, ecco. A me la preparava mamma… e babbo non alzava manco un dito. Ah, aspetta, sì. Alzava il braccio per prendere la tazza dal comodino.-

-Pft. Qui in America, la donna e l’uomo hanno stessa importanza.-

-Ehiehiehiehiehi! Ti parlo di quindici anni fa!-

-Hm.-

-E nel caso in cui te lo stessi chiedendo, l’Italia ha un grande rispetto per le donne!-

-Certo, ti credo. Come credo ai femminicidi sempre più frequenti.-

-Come fai a saperlo? Ah, eh… Smettiamo di parlare di cronaca? Grazieeeh.-

-Come vuoi. Ecco qui.-

Mi poggia davanti un bel tazzone fumante, mentre lui sorseggia il suo caffè. Puah. Solo l’odore mi fa schifo. Scusate, ma proprio non lo reggo… esattamente come l’odore di fumo. Mi sorge un dubbio.

-Joel… tu non fumi, vero?-

-Fumo i salatini, se ti interessa.-

-Ma che…-

-Dài, lo hai fatto anche tu, da piccola, di fare finta di fumare mangiandoti un salatino poco a poco.-

Sorrido.

-In quel senso? Allora fumo anche io. I salatini.-

Passa qualche altro minuto di silenzio.

-Senti, Val…- inizia. Io alzo lo sguardo e lo rivolgo ai suoi occhi. Ha un’espressione così preoccupata…

-Che c’è?-

-Prima, tu, parlavi dei tuoi genitori al passato…-

-Perché- chiedo –E’ grammaticalmente scorretto?-

-No, non per quello… è che, mi chiedevo, solo…-

-Nah- faccio io. –Sono vivi e vegeti, per il momento.-

-Oh, ok. Era solo un piccolo dubbio.-

Ci sorridiamo a vicenda. Ora che ci faccio caso, lui sorride tanto. Tantissimo. E ride molto poco. Sorride, ma non ride. Io sono proprio il contrario. Come dice una frase che adoro:

“A farmi ridere ci riescono tutti. Tu prova a farmi sorridere.”

Io penso di essere così. Rido per ogni cazzata, ma sorrido solo per le cose che davvero mi toccano.

Joel è proprio il contrario.

-Perché non ridi mai?- gli chiedo, a freddo.

-Non so.- risponde lui, con la stessa freddezza. –L’ho notato anche io, sai? Se rido io, allora la cosa fa veramente ridere.-

-Quindi come ho descritto Money Honey ieri sera andava bene…-

Sorride.

-Era piuttosto imbarazzante, per non parlare del seguito.-

-Pft.- faccio io. –Manco gli applausi ci hanno fatto.-

-Non era il caso.-

-Ma…-

Alza le spalle.

-Come ti pare.- faccio una piccola pausa. –Stamattina sono al conservatorio a dare lezioni.-

-Sì, me lo hai detto ieri.-

-Giusto per ricordartelo.-

-A che ora torni solitamente?-

-Boh…- faccio io. –Mezzogiorno… forse.-

-Forse?-

-Eh, sì… se sono in ritardo non chiamarmi, vuol dire che sono ancora a lezione.-

-Ricevuto. E a che ora vai?-

-Le dieci, giusto il tempo di farmi la doccia. Il rubinetto non è di quelli complicati che basta un millimetro e ti ghiacci oppure ti ustioni, vero?-

-Quasi.-

Inarco un sopracciglio.

-Quando gli gira. E’ un po’, come dire… difettoso?-

Mi schiaffo una mano in faccia.

-Me la caverò.-

*-*-*-*-*-*-*

Sono riuscita a lavarmi senza soffrire, dopo un po’ di tempo, dovevo solo prenderci la mano.

-Ciao, io esco!- dico a Joel, dopo essermi vestita.

Mi saluta di rimando.

-Devi andare da qualche parte, tu? Intendo, se non ti trovo a casa o altro…-

-Forse…-

-Che vuol dire forse?-

-Non voglio che tu lo sappia.- sorride.

Io mi schiarisco la voce, per farla assomigliare a quella di una vecchietta.

-Non fare pazzie, figliolo, il mondo è pericoloso!-

-Certo, nonna…- risponde lui.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

La mia lezione è finita piuttosto in ritardo, è mezzogiorno è mezza, e io inizio ora ad uscire dal conservatorio.

Il telefono trilla, e rispondo, già un po’ scocciata, per sbuffare appena leggo chi mi chiama:

[Incoming Call: Lewis-.-”]

Esatto, l’ho salvato così. Non ci posso fare niente.

-Pronto?-

-Ciao Val… puoi farmi un piacere?-

-Dipende, è fattibile?-

-Penso proprio di sì!-

-Bene, dimmi…-

*-*-*-*-*-*

-Certo che no! Stai scherzando, spero!- quasi urlo, entrando in casa.

-Bentornata, Val…- mi saluta Joel, che OMMIODDIO! Si... Si è tinto i capelli! Bastardo! Bastardissimo! Lo guardo scioccata, togliendo il telefono dall’orecchio,

-Sei un coglione, Joel. Bentornata un cazzo, comunque.-

Lui apre di più gli occhi,

-Non sono molto gentile oggi, come vedi.- sibilo, per poi appoggiare le mie cose e riprendere la conversazione.

-Come accidenti ti è venuto in mente? Non potrei mai! Ho altre cose da fare al conservatorio, figuriamoci se ti sostituisco!-

Passano una decina di secondi, in cui Joel aspetta mogio che la telefonata finisca e in cui Lewis mi spiega che deve fare un viaggio a Vienna. Quel bastardo… non ci sono mai andata io a Vienna, la città della musica romantica, la mia preferita, e ci va lui, che idolatra John Cage!

-Non. Mi. Interessa! Se devi andare in Europa vacci, io ho i miei impegni! E conosci altre persone a questo mondo, oltre a me, o mi sbaglio?-

Lo metto in vivavoce, per prendere in braccio Kona.

-Ma, Val, tu sei la persona più adatta a cui affidare i miei alunni… e ti pagheranno, tranquilla!-

Il sorriso che avevo si ritrasforma in quella strana smorfia di prima. Kona inizia a ringhiare contro il telefono. Sorrido di nuovo.

-Buona… non è il telefono quello cattivo, è chi sta dietro e parla!- le sussurro.

-Lewis, anche se mi dessero tutte le miniere d’oro di questo mondo, non potrei perché ho altre cose da fare. Ti rendi conto che mi stanno chiedendo vere e proprie lezioni? E che sarò al conservatorio tutti i giorni! Per di più, la domenica, c’è questa ragazza che proprio non ne sa, e devo andare a casa sua per aiutarla… è simpatica ma no! Dico, quand’è che sto con me stessa, io?-

-Hai ragione… e poi c’è anche il tuo ragazzo, ma non potresti comunque tentare…-

-Ragazzo?- chiedo –Ma io non ho un ragazzo…-

Joel si schiaffa una mano in faccia, io lo vedo, e si indica. Rifletto un secondo. Ah, certo. Io avevo detto a Lewis che Joel era il mio ragazzo per togliermelo di torno.

-Ahh… intendi… il mio ragazzo, certo! Avevo capito male… esatto, è tanto tempo che non sto con lui quindi proprio no, mi spiace.-

-A che gioco stai giocando? Avevo subito capito che non stavate insieme, perché hai fatto finta?-

Sospiro. –Non ti devo rendere partecipe della mia vita privata, se permetti.-

-Quindi?-

-Ti ho già detto che non posso e non potrò mai.-

-No, intendo, sei single?-

-Occristosantissimoincieloetuttiisanti…. Sì, ok? E perché ti interessa?-

-Perché non penso di aver mai trovato una persona più speciale di te… io… credo di amarti, Val.-

Mi massaggio le tempie per evitare di uscirne con un sonoro “Va’ a fare in culo”. E poi, ci si dichiara al telefono, adesso?

-Lecchinalo, lecchinalo!- sussurra Joel, da dietro. Sospiro.

-Senti, sei stato un fantastico insegnante, senza di te non avrei mai potuto diplomarmi, e abbiamo davvero un buon rapporto, non voglio che cambi, capisci? Restiamo solo amici, ok?-

-Sapevo che non hai mai provato nulla per me… chiederò a qualcun altro per il conservatorio…-

Chiude la chiamata. Faccio un respiro profondo. In fondo (molto in fondo) mi dispiace, ma…  finalmente mi sono liberata di lui, non ne potevo più.

-Visto che ci crediamo?- chiede Joel.

-Oh, non preoccuparti.- inizio. Lui sembra non capire. Mi alzo in piedi e gli vado incontro. Gli prendo una ciocca di capelli.

-Ora è il tuo turno, Joel, meravigliosa creatura bella come un girasole appena sbocciato e dal canto di un fringuello. Ah, so che non sei un soprano, non preoccuparti.-

-Posso… spiegare…- tenta di dire. Io gli mollo i capelli.

-Ma dico…- inizio –TI SEI FUMATO IL CERVELLO, PER CASO? Non ti piacevano i capelli biondi? Che poi era biondo scuro, che con quegli occhi verdi ci azzeccava a pennello… no! Ora sei come il settanta per cento della popolazione mondiale: coi capelli color cacca! Ti senti migliore, coi capelli color cacca? Non ti è bastato tagliarteli, che per me è stato scioccante? No che non ti bastava! Se li è pure tinti! Dove andremo a finire!-

Lui fa per parlare.

-Non accetto scuse! Né motivazioni!-

Vado come un razzo nella mia stanza, mi butto sul letto e mi sbatto due cuffie sulle orecchie.

Metto la musica a manetta. Che sensazione fantastica.

Nel caso in cui ve lo siate chiesti, il mio programma di ascolto musicale funziona così:

Sono triste? Ascolto i This Century.

Sono felice? Ascolto i This Century.

Sono in ansia? Ascolto i This Century.

Sono rilassata? Ascolto i This Century.

Sono in uno stato d’animo che non so descrivere? Ascolto i This Century.

Ne ho le palle piene dei This Century? Ascolto Beethoven.

O i Beatles. O i Coldplay. O Bruno Mars, Avril Lavigne, i Green Day, Linkin Park, Redlands, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Edoardo Bennato, Gianna Nannini, Ed Sheeran. Oh, sì. E Mozart. Figlio.

No, non erano in ordine.

Ah, e riguardo Ed Sheeran… si, vabbè. Sto già sbavando. E ho detto tutto.

Tra Ed e Joel… come timbro vocale Joel, ma come aspetto fisico…

Sempre Joel, bitch.

Ma Sheeran è un figo della Madonna, porca vasca da bagno.

Joel bussa, ma io non sento.

Bussa di nuovo, quindi apre lentamente la porta.

Entra Kona, che sale sul letto e prende a leccarmi la faccia.

-Ah… ma… buona, Kona, smettilPFF, dai, bastGNAW…- dico, mentre cerco di levarmela da sopra la testa, e mi tolgo le cuffie. Sembra l’unico essere vivente a cui sto simpatica, qui dentro.

Dov’è la mia Lyn?

-Kona, giù.- dice Joel, e la cagnolina, obbediente, scende dal letto e va a sedersi vicino a lui. Mi metto a gambe incrociate e sospiro.

-Un giorno o l’altro devi insegnarmelo.- gli dico.

-Ti sei sfogata? Si da il caso che il pranzo è pronto.-

Devo ammettere che non sta per niente male così… ma era meglio prima.

-Tsk.- faccio io, teatralmente. –Devo ancora pensarci, forse non mi sono sfogata.-

-Val, alzati e vieni a mangiare, adesso.-

-Non sei tu che mi dai gli ordini.-

-Non sono io che sto occupando una stanza potenzialmente libera.-

Colpo basso.

-Bastardo.- sibilo, per poi alzarmi.

-Grazie.-

-Bastardo due volte.-

-Ci tengo, a farmi rispettare.-

-Oh, non preoccuparti. Mi vendicherò.-

-Metterai carne nel cibo a mia insaputa?-

Mi avvicino molto pericolosamente al suo viso, in particolare alle sue labbra, e lo fisso dritto negli occhi.

-No, mister Kanitz. Molto, molto peggio.- sussurro, facendolo arrossire.

Colpito e affondato.

Nella lista di: “Cosa da dire a Matteo per fargli credere che in realtà ci so fare con gli uomini”.

Beh, lui dice il contrario…

 

Buongiorgioh ah tuttih!
Sih, mih sentoh moltoh inh venah dih haccah staserah.
Whatever, let's stop it or I will die.
Piccolo sclero.

Questo capitolo mi piace un casinaccio, SEBBENE (che bellah parolah *-*) non mi convinca in alcune parti, ma io sono una di quelle che non si accontentano mai, anche quando suono c:
La cosa del tipo dei black bloc è vecchissima, lo so, però io ho tipo scritto il capitolo un secolo fa x'D
E ho deciso di non togliere quella parte perché Val e Joel che litigano difendendo la propria nazione sono una cosa epicahhh!
ho cercato di vedere la cosa anche "dall'altra parte", cioè da come l'avrebbe vista un americano, spero di esserci riuscita^^

Ci tengo a dire che tutto quello che ho scritto è stato messo in modo puramente ironico, e non volevo offendere nessun paese in perticolare, nè tantomeno nessuna etnia
nè tantomeno Ulisse. (Ulisse è nessuno, l'avete ca-Peeta, vero? c:)
Ca- PEETA!!!!!
*muore dal ridere*
Solo chi ha letto/visto Hunger Games mi capirà <3

E... e poi Val che si incazza perché Joel si è tinto i capelli.
Seriamente, quando l'ha fatto io avevo una faccia tipo:
ASDFGHJKL!!!!WTF!WTF!WTF!OMG!OMF! *piange*
Ho reso l'idea?
BeneH!

Ci si rilegge tra due lunedì! :D
ValyXD

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Capitolo 11
*** Fatti Privati! ***


Capitolo 10:

Fatti privati!

Subito dopo pranzo ci riappacifichiamo, voglio dire, non è mai stato un vero litigio, forse ho esagerato… ma ero dannatamente frustrata! Lewis, gli impegni al conservatorio, e tutta quella roba là, insomma. Sono proprio un’idiota. E se si fosse offeso? Sono passate due settimane, infatti Joel dovrebbe tornare stasera, dal loro tour… e non mi ha nemmeno cercata su Whatsapp!

Decido quindi di cucinare le lasagne vegetariane, per farmi perdonare.

Che ci posso fare, ho dovuto perfino comprare del tofu!

Dio, che schifo il tofu.

Le lasagne sono sempre buone, ma ovviamente le mie preferite sono le classiche come le fa mamma: sugo, salsiccia, besciamella, prosciutto, salame, fontina, parmigiano… tutto made in Italy!

Mi metto in preparazione, mi sbatto di nuovo le cuffie nelle orecchie –ma certo, coi This Century- e inizio a cantare a squarciagola. Lo faccio sempre, quando so di essere sola. Altrimenti no, che vergogna! Però sono abbastanza intonata. Non so dire del mio timbro, non ho mai provato a registrarmi e riascoltarmi, e non penso lo farò mai!

Beh, l’ho fatto col pianoforte, ma mica canti, con le mani!

Il volume è quasi al massimo, e non sentirei nemmeno un’esplosione. Sto per infornare la teglia, e ho ancora il mestolo in mano. Oh, e, ovvio, sto cantando.

Ad un certo punto sento una mano sulla spalla sinistra, sono solo le undici, non può essere Joel! Mi giro, urlo fortissimo, e tiro un colpo di mestolo in testa e uno schiaffo al mio aggressore… che, invece, è proprio Joel.

-A-ahia…-

Spalanco gli occhi e tolgo le cuffie.

-Ossantocielo! Scusa scusa scusa scusascusascusascusascusa!!!!- ripeto, abbracciandolo –Ti ho fatto male? Scusa scusa scusa…-

-No, tranquilla, non avrò un bernoccolo in testa e il segno delle tue cinque dita su una guancia.-

-Scusaaaaaaaah!!! Mi avevi detto che saresti tornato stasera! Non pensavo che… insomma, scusa!-

-C’è stato un cambio di programma, ecco.- dice, abbracciandomi di rimando.

-Scusa scusa scusa…- ripeto. Ma non se n’è accorto che sto ripetendo scusa tipo millemila volte? Vorrei almeno un “tranquilla, passerà con le tue pessime doti da infermiera!”

-Smettila di dire scusa, è normale che tu abbia reagito così. Certo, prima avresti potuto controllare chi c’era dietro di te, ma non fa niente.-

Ah, beh. Alleluia.

Mi accorgo che gli sto attaccata come un polipo. Arrossisco, e mi stacco.

Ecco, questo a Matteo non glielo dovrei dire.

-Comunque, che facevi?-

-Oh, quella teglia? Beh, sono lasagne vegetariane. Non so se tu ne abbia mai sentito parlare, ma sono buone, garantito. Oh, e ho usato il tofu, sappilo.-

-Mi fa piacere! Le ho mangiate un po’ di volte, e sì, sono effettivamente molto buone.-

-Ma le mie sono più buone, eheh!-

-Ah, non ho dubbi! Mi sono dimenticato di dirti che stasera organizziamo un’uscita, come saluto per la fine del tour, con Austin e i The Maine, vorresti venire anche tu?-

-M-ma le lasagne erano per stasera…-

-Le mangiamo a pranzo.-

-Sarei l’unica ragazza, non so…-

-E’ gente simpatica, dai!-

Faccio un piccolo sospiro. L’unica ragazza in un gruppo di soli ragazzi?!

-No, non capisci.- gli faccio.

Lui mi guarda interrogativamente.

-Sarebbe terribile! Non saprei né cosa dire, né cosa fare, insomma… certo, ho sempre preferito avere amici maschi, almeno voi uomini non scartavetrate le palle alla gente parlando di marche di assorbenti o di trucchi, pancia piatta, la prima volta col primo ragazzo e roba del genere… ma mi sto dilungando.-

Mi guarda interdetto. Sì, Joel, le ragazze “normali” non fanno che parlare di quella roba! Bimbeminkia…

-Ah, tranquilla, forse c’è anche Julia.-

-E… chi sarebbe?-

-Quella che ha fatto gli armonici in Talk To Talk.-

-Ah! Sì, ho capito. Che significa, però, il forse?-

-Che non sarebbe venuta se fosse stata l’unica ragazza.-

-Capisco. Che palle. Stare in un gruppo di ragazzi con un’altra ragazza che non conosci è ancora peggio che stare in un gruppo di soli ragazzi.-

-Perché?- mi chiede. Io sospiro.

-Ovviamente perché tutti faranno pressione per farci diventare amiche, anche se in realtà non ne può fregar de meno a nessuna delle due.-

-Tranquilla. Non so se andrete d’accordo… sai, lei parla solo di “make up.” E quella roba. Già. Penso che lei sia una di quelle ragazze che tu definisci “normali”.-

Rimango a fissarlo.

-Stai scherzando, spero.-

-Non del tutto.-

-Mi vuoi morta? No, perché, se mi vuoi morta, faccio da sola.-

-Magari non parlerete, ma siete due ragazze e verrete comunque! Sarà divertente, dài!-

Sospiro.

-Sì, tu mi vuoi morta. Dov’è la corda?-

-Scema. Su, inforna quella delizia.-

-Non sei nemmeno tornato e già dai ordini? Ma guardatelo.-

Inforno le lasagne, lui va a farsi una doccia, cercando di non far entrare Kona in bagno, che gli sta attaccata da quando è tornato. Beh, mi pare normale. Mi chiedo chi badi agli animali mentre è in tour di solito. Mah.

Il fottuto pezzo di carta è incorniciato, in camera mia, ovviamente ne ho mandato una foto alla mia famiglia, e  Matteo mi ha riempito la chat di cuoricini e applausi.

Uscito dalla doccia mi racconta di com’è stato divertente il tour, che i The Maine sono cinque ragazzi pazzerrimi che sono troppo simpatici, che Ryan non mi ha mai visto ma già mi adora, e che dovrei conoscere meglio Sean.

Beh, lo penso anche io.

Un momento… ha parlato di me… a Ryan?! Per quale oscuro motivo?

-E’ scattato il timer!- quasi urlo, appena sento il suono acuto del forno.

Non sono niente male, queste lasagne.

Proprio niente male. Non si sente nemmeno il gusto del tofu. Ah, ma non…

La sera passa in fretta, e l’orario di uscire si avvicina. Penso che sia ora di prepararmi. Vado nella mia stanza e scelgo dei jeans (che novità, uh uh.), una canottiera bianca e una camicia, sempre di tessuto jeans.

Sì, adoro l’abbinamento bianco-blu/azzurro. Anche se il mio colore preferito rimarrà sempre e comunque il verde! Oh, adoro il verde.

Esco per prendere il cellulare dalla presa, e noto con piacere che è all’ottantasette per cento. Il mio fottuto telefono, vecchio e scassatissimo, fa ventiquattr’ore all’ottantasette per cento. E niente modalità aereo! Noto con piacere che anche Joel è pronto e

Oh cazzo.

Giacca e cravatta?!

Oh. CAZZO!

No, non puoi farmi questo.

DIO, quanto è FIGO!

Calmati, Val. Calmati.

Non fissarlo, non fissarlo, non…

-Qualcosa non va?- mi chiede.

-Oh, no, niente…- riesco finalmente a spostare lo sguardo dal suo petto agli occhi.

Fanculo, di male in peggio.

-Pensavo, tutto qui.-

-A cosa?- incalza.

Che ti stuprerei, scemo.

-Nulla, idiozie.-

-Come vuoi. Ricordati che io ci sono, per qualsiasi cosa.-

Oltre che figo, è dolce e comprensivo… voto all’illegalizzazione degli Joel Kanitz in scala mondiale.

Non può essere legale un concentrato di figaggine così alto in una sola persona.

A parte Link di The Legend of Zelda… ma lui non esiste e non parla, quindi non conta.

-Grazie.- gli rispondo, sorridendo.

Ehi, è il primo sorriso vero che mi capita di fare… da un bel po’ di tempo.

“A farmi ridere ci riescono tutti, tu prova a farmi sorridere.”

Amo quella frase. L’ho già detto?

Saliamo in macchina e ci dirigiamo alla pizzeria in cui, a quanto pare, Julia, Sean, Ryan e Austin Gibbs già ci aspettano. (Pizza? Farò un sacco di critiche, eheh.)

Sospiro: fantastico…

-Non sarà così terribile, prometto che non farò pressione per farvi diventare amiche…- mi dice, forse intuendo le mie paure, probabilmente perché non faccio che sospirare da mezz’ora.

Sospiro di nuovo.

-Grazie…-

-Su, non pensavo che fossi così asociale!- scherza. O almeno spero che stia scherzando, perché altrimenti lo brucerei.

Non prima di averlo ucciso e stuprat-no, dai… se proprio lo devo stuprare, lo voglio vivo.

Allora prima lo insalamo, poi lo stupro, poi lo uccido e poi lo metto al rogo. E. L. James approva.

Potrei andare in galera per tentato omicidio premeditato.

Suona bene. Come l’ergastolo. O la pena di morte. Siamo in Arizona, dopotutto.

-Non so.- gli rispondo. –Sono stranamente in ansia, non mi succede mai.- è la verità.

-E’ normale, penso che tu ti senta a disagio perché credi di dover sostenere una prestazione, almeno a livello di subconscio, dopotutto, siamo sempre la tua band preferita, o sbaglio?-

-Da quand’è che sei anche psicologo?-

Sorride.

-A volte improvviso, sai com’è.-

Sospiro un’altra volta.

-Penso che dopotutto, tu abbia ragione. Mi sentivo più o meno così quando ho capito che tu eri tu, quel giorno all’aeroporto.-

-E poi? Non mi dire che sei costantemente in ansia!-

-Certo che no! Ormai ti conosco un po’ di più, siamo… amici?-

-Era una domanda?- mi chiede divertito.

-Quasi…- faccio io. Lui sorride.

-Certo che siamo amici.-

-Ah, ehm... beh, mi fa piacere saperlo.-

Non so perché, ma sono stranamente in imbarazzo.

-Siamo arrivati.- annuncia, e parcheggia.

Sospiro. L’ansia sale di nuovo. E’ ancora più strano, io tecnicamente conosco già Sean, Ryan mi adora, come ha detto Joel, e per non fare figure di merda basterà evitare i discorsi con Julia.

E poi c’è Austin, che non ho la più pallida idea di che tipo sia. Ma non può essere per colpa sua, manco lo ascolto, è un bravo cantante, da quello che ho sentito dal singolo dei This Century “Someone for Everyone”, ma non mi sono mai minimamente interessata.

Dannazione.

Entriamo nella pizzeria, e il primo che ci vede è Sean, che sorride sadicamente e bisbiglia qualcosa agli altri tre, che fanno una faccia scioccata. Non Ryan, però. Lui sghignazza, insieme a Sean. Qui c’è puzza di scherzo.

Cerco di non sospirare.

-Ehi, Joel!- Gli urla Sean.

-Ciao!- salutiamo insieme.

Arriviamo al tavolo dov’erano seduti gli altri e iniziano le presentazioni. Ecco che il mal di pancia subentra come se niente fosse. Potrei vomitare. (-Cit. Piton --- Non sono potteriana!)

-Val, questo è Ryan.- fa Sean, e io e Ryan ci stringiamo la mano.

-Felice di conoscerti.-

-Anche io, eheh…- l’ho riconosciuto da sola, comunque…

-Questa è Julia…-

-Piacere!-

-Mio!- anche lei l’avevo riconosciuta da sola… è l’unica ragazza. Che ha già un punto per le punte dei capelli colorate di verde acqua. Io non lo farei mai, ma è una cosa troppo figa.

-E lui è Austin.-

-Molto lieto.-

Che tenero, ahah!

-Ehm, lieta anch’io… voglio dire, si dovrebbe rispondere così, giusto? Non mi hanno mai salutato in quel modo eheheh…- rido istericamente.

Figura di merda numero uno.

-E’ italiana, sapete?- fa Joel, venendomi in aiuto.

-Cavolo!- fa Julia.

-Già, non pensavo che te la saresti cercata così lontano!- dice Austin, rivolto a Joel.

A-aspettate un momento… non capisco…

Ryan e Sean ridono a crepapelle.

-Veramente è stata lei a trovare me, era appena fuori dall’aeroporto.- dice Joel.

Ah, ecco. Quel pronome “la” in “te la saresti cercata” stava per “coinquilina”.

-Veramente sei stato tu a trovare me dato che io non ti avevo nemmeno visto. Sarei finita chissà dove nelle fogne.-

Julia e Austin ci guardano male.

-Stavo per cadere in un tombino aperto! … Sotto la pioggia!-

-Che romantico…- fa Julia, senza ironia.

C-cosa?!

-No, non è stato romantico, è stato pauroso.-

-Ha pianto.- Fa Joel.

-Si ma dillo a tutti!- lo rimprovero.

-Scusa!-ridacchia.

-Siete ancora in piedi, ve ne siete accorti?- dice Ryan.

-Oh, già… eheh- faccio io, per poi sedermi sulla prima sedia libera che trovo.

-Ehi, ehi!- fa Sean. –Io vicino all’Italiana!-

Simpaticone… e si siede vicino a me.

-Allora, Joel e Val…- inizia Julia. –Com’è stato il primo bacio?-

-Bella domanda.- commenta Austin. Sean e Ryan cominciano a ridere. Tanto, ma proprio tanto.

Io divento istantaneamente rossa. Primo bacio? Ma di che parla?!

Joel sospira.

-Sean, che le hai detto?-

Sean trasforma la sua risata sotto i baffi in una risata a millemila decibel. E Ryan lo segue.

-Vi stanno prendendo in giro, non stiamo insieme.-

-Lo sospettavo.- fa Austin.

-Potevate darlo meno a vedere.- faccio io. –Ridete da quando siamo entrati, praticamente.-

-Tu non mi conosci, Val.- fa Sean. –Io rido sempre.- e ride.

Siamo simili, io e Sean. Infatti dopo un po’ comincio a ridere anche io.

-Beh, scusate per la domanda inopportuna.- fa Julia –Anche se potrebbe essere comunque valida.- e sorride maliziosamente.

Com’è stato il primo bacio? E chi se ne ricorda? Avrò avuto sedici anni…

Sì, sono tardiva, mollatemi la testa. E sono ancora vergine, l’ho già detto. Mollatemi. La. Testa.

Lui era anche carino, mi sembra… bah.

-Niente di particolare, a dire il vero.- risponde Joel.

Dovrei rispondere anche io, e tutti si voltano verso di me. Sospiro.

-Ok, lo dico, lo dico… non mi ricordo.-

Si mettono a ridere.

-Ma dai, il primo bacio non si scorda mai, come il primo amore!-

-Il primo amore me lo ricordo.- faccio –Lui era uno stronzo dalla A alla Z. Non ho altro da dire.-

-E’ finita male?- fa Julia.

-Di brutto! Non lo sopportavo più…- aspetto qualche secondo. –Che idiota…- sussurro poi.

Ridono di nuovo, beh, sono un po’ più a mio agio ora, devo dire la verità. Ma ho comunque ansia.

-E la prima volta ve la ricordate? Che cosa schifosa!- ridono di nuovo. Dovrei ridere anch’io? No, non rido. Austin nota che non lo sto facendo.

-Cos’è, non ti ricordi manco quella?- dice, ridacchiando.

Sospiro. –Non prendetemi in giro…-

-Perché dovremmo?- fa Julia.

-Già- continua Sean –Capita a tutti di avere l’Alzheimer a venticinque anni!-

-Ventiquattro.- puntualizzo. -Mia nonna sta morendo di Alzheimer, non mi piace che se ne parli in questo modo. Scusa se l’ho detto così.-

-Oh.- fa lui. Cala il silenzio.

-E comunque- continuo –Non me la ricordo la mia prima volta… perché non c’è mai stata.-

Ecco, l’ho detto.

-Uh!- Fa Sean –Sei vergine! Che bello, carne fresca!-

-Ma sta’ zitto, idiota!- e gli tiro una sberla sulla testa.

-Ti stimo troppo!- e mi abbraccia da un lato. Non posso fare a meno di unirmi a loro nelle risate.

-EHI, RAGAZZI!- sento diverse voci urlare. I The Maine, per forza.

Non li ho mai visti, e non so nemmeno i loro nomi, mi sarà difficile ricordarli.

Sean me li presenta, si parla un po’, poi arriva il cameriere che ci chiede di ordinare. La maggior parte di loro prende patatine fritte, io una semplice Margherita. E specifico il basilico. Chiedo se usano mozzarella di bufala, e da dove vengono i pomodori.

La mozzarella non è di bufala, e i pomodori sono pelati. Il cameriere era piuttosto imbarazzato dalle mie domande.

-Ho visto fare la stessa cosa a mia sorella quando siamo andate in Spagna… la cameriera ci era rimasta malissimo, e io ridevo.- racconto.

-Strategia fantastica.- fa Ryan. –secondo i tuoi pronostici come sarà la pizza?-

-Accettabile, se i pelati sono buoni.-

-Confidiamo in te!- esclama.

La serata prosegue bene, la pizza era accettabile, come avevo predetto.

-Allora ragazzi!- attiro l’attenzione io. –Mangiamo la pizza in onore di chi?-

Vedo Joel che sospira. Penso che non risponderà.

-Ma che domande!- fa Julia –In onore di noi!-

-Giusto!- dicono in coro tutti gli altri.

-Ah-ah! Sbagliato!- dico.

-Già.- fa Joel –E’ in onore della Regina Margherita…-

-Di Napoli!- concludiamo insieme.

-Tranquilli- riprendo io –Gliel’avevo già chiesto.- dico, indicando Joel.

Gli altri ridono, poi la serata continua e in men che non si dica è arrivato il momento in cui ci scambiamo numeri di telefono vari, ci salutiamo e andiamo via.

-Visto?- fa Joel. –Non è stato poi così tanto male…-

-Scherzi?! Guardami negli occhi, un attimo!-

-Hai dei begli occhi.-

-Stai zitto. Quante figure di merda ho fatto?-

-Nessuna, direi.-

-Stai zitto!-

-Ma me l’hai chiesto tu…-

-Mi aspettavo una risposta intelligente!-

-Ma ho risposto intelligentement-

-Stai zitto! Non hai risposto intelligentemente! Te lo dico io quante figure di merda ho fatto! Ne ho fatte continuamente!-

-Ma non è vero!- insiste. Ora sì che lo insalamerei, lo stuprerei, lo ammezzerei e lo metterei al rogo. Ma godrei di più nelle ultime due fasi.

O forse no, ma chissene.

 

Angolo Autrice:
Schialoha a tutti! Rieccomi, dopo le consuete due settimane di attesa :3
Ho appena realizzato che ventun capitoli di questa fanfiction equivalgono ad un anno.
Troppo x'''''D

Quindi mi chiedevo... vi piacerebbe se pubblicassi i capitoli un a volta a settimana anzichè ogni due?
La fic è scritta fino al capitolo 20, e sto scrivendo il 21^^
Mi piace tanto :D

E dopo ventuno capitoli ancora Joel non si accorge che è pazzo per me Val, e quindi bohvabbèh, non so quando si metteranno insieme, lol.
Sono appena tornata dal supermercato vicino casa, ho comprato cornetti al cioccolato, fieste, kinder pane ciok, kinder paradiso, kinder pinguì... e le focaccelle di Antonio Banderas, perché ero in carenza di zucchero.
Le ragazze mi capiranno, quando dico che ho il ciclo.
E ti vengono le fottute voglie, tipo quando sei incinta, e vabbè, (btw, non so come sia essere incinta, me l'ha detto mammy x'D)

Non è che non sia entusiasta di questo capitolo, ma non è tra i miei preferiti.
Preferisco di gran lunga il prossimo QwQ
Val e Joel litigano male :D E poi diventa una cosa tenera *-*
Ma GNiente spoilerssssss :D

Ho finito qua, per ora!
Salutoni, ValyXD :3

 

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Capitolo 12
*** Arriva Mio Fratello! ***


Capitolo 11:

Arriva Mio Fratello!

Sento la sveglia, apro gli occhi, sospiro, mi metto seduta, guardo l’ora…

E realizzo che è lunedì.

E’ fottutamente lunedì.

Devo andare al conservatorio a dare ripetizioni al tipo che lo costringe la mamma.

Scusate quest’ultima frase sgrammaticata, sono sveglia da venti secondi.

Mi sta proprio sul cazzo quel tipo. Diciassette anni e si crede un divo. Mbah.

Mi alzo sbadigliante, vado in salotto e vedo che Joel non si è ancora svegliato.

Strano.

Chissene.

Prendo un croissant dalla dispensa, lo mangio, bevo mezzo bicchiere di latte freddo, mi faccio una doccia veloce, senza lavarmi i capelli e mi cambio.

No, Joel è ancora addormentato.

Strano. Decisamente strano.

Avrà fatto afterone su Whatsapp stanotte. Capita anche a me.

“E con chi?!” Mi viene da pensare involontariamente.

Sorrido divertita a questo mio pensiero.

Che me ne frega!

Come sospettavo, manca un po’ di roba, quindi vado a fare la spesa, non prima di aver scritto a Joel un biglietto.

Chissà, magari si preoccupa.

Esco dalla porta, ormai rassegnata al mio destino di quella mattinata che sarà probabilmente infinita.

Avete presente quando c’è solo una cassa aperta però c’è un casino di gente che compra un casino di roba, ma tu sei sempre quella che ha due cosine e fa la gentile? Ecco, nel supermercato vicino a casa è sempre così.

Penso che comprerò anche del formaggio.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Mi sono svegliato verso le cinque del mattino perché non vedevo l’ora di mettere a posto il nuovo singolo che ho composto, non è ancora del tutto sistemato ma promette bene, sono piuttosto eccitato dal risultato.

Sono le dieci e mezza, probabilmente Val sarà già sveglia. Avrà creduto che ero ancora addormentato. E’ stato carino da parte sua non svegliarmi. (Ma ero sveglio… vabbè, il concetto s’è capito.)

O forse non gliene fregava niente.

Comunque sia, il lavoro procede bene, manca la terza strofa da remixare e aggiungere le variazioni dell’ultimo ritornello, e per finire l’outro.

Direi che va bene, ho lavorato sodo, in queste ultime –quasi- sei ore. Gli occhi iniziano a risentirne, non sono abituato a stare incollato a uno schermo così tante ore di fila.

Poi mi verranno le occhiaie, eh.

No vabbè, quello è l’ultimo dei miei problemi.

Decido di fare una pausa: vado in salotto, e noto che Val non c’è. Non penso stia ancora dormendo, non è da lei. Forse è uscita.

Opto per la preparazione di un caffè, più per abitudine direi, non ne ho affatto bisogno.

Ci penso su un attimo.

Se non ne ho bisogno, non ne faccio.

Mangio due pesche. Ah, questa si che è roba buona.

Chiamo i gatti a raccolta, non immaginate quanto possa essere divertente vederli rincorrere un inutile pezzo di spago.

Trovo un biglietto sul tavolo:

Sono uscita a fare la spesa, pigrone! :3

Ah, ecco perché non c’è. Che tenera, ha anche scritto la faccina da cricetino!

Passa un po’ di tempo, e decido di rimettermi al lavoro.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Torno a casa, metto a posto la roba, la cosa bella è che non ho fame, penso che non mangerò.

Stasera però sarà frustrante, forse dovrei mettere sotto i denti qualcosa comunque.

Mi faccio un panino col formaggio. Ah, il formaggio! Lo adoro!

E’ incredibile, Joel ancora non si è svegliato, sarebbe il caso di preoccuparsi?

Bah, spero di no.

Aspetto fino alle quattro, poi mi preparo ed esco.

Che pigrone, Joel…

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

La lezione è finalmente terminata, quel tipo è proprio uno scassapalle, e la cosa brutta è che devo anche fare finta che le sue battute mi facciano ridere.

“Ehi, Val! Ma se chiamo il mio cane Ciak, si gira?”

Apparte che è vecchia… è fredda, e non fa ridere, cazzo!

E se non rido io è grave.

Per risollevarmi il morale ci vorrebbe un miracolo.

Tipo un tiramisù per dessert. Eh, lo dice anche il nome… Ah, che goduria. E’ un casino di tempo che non mi mangio una bella fetta di tiramisù. Avrei potuto comprarlo, stamattina.

Ho fatto solo qualche metro che mi squilla il telefono.

“Incoming Call: Fratellinohhhh :3”

Che?! Matteo?!  Adesso, per di più?! Ma in Italia sono tipo… le quattro, massimo le cinque. E mio fratello si addormenta a quest’ora… cioè intendo, alle otto!

Rispondo senza esitazione.

-Pronto?-

-Ellah, sorellona! Come va?-

-Alla grande! Che ore sono là in Italia? Le cinque?-

-Le quattro, per la verità, sai, mi sto abituando al fuso orario di Phoenix!-

-Tu sei completamente pazzo! Cristo Santo, chi te lo fa fare?!- mi metto a ridere.

-If you can dream it you can do it, diceva Walt Disney, e io ho sognato che verrò a trovarti in Arizona!-

-Senti, non mi interessa cosa sogni la notte, vai a dormire e non fare l’idiota!- continuo a ridere.

-E se ti dicessi che mamma e papà sono d’accordo?-

Rimango un attimo impietrita.

-EH?-

-Diciamo tipo… tra una settimana.-

-SCHERZI?!- urlo, e i passanti si voltano a guardarmi, che di Italiano non capiscono una pippa.

-Non scherzo! Lunedì prossimo io sarò lì, promesso!-

Sorrido a sessantaquattro denti.

-Ommioddio è fantastico!-

Una volta chiusa la chiamata affretto il passo, non vedo l’ora di dare la meravigliosa notizia a Joel.

Ora che ci penso, anche Matteo pensa che io viva ancora con Caroline. Mh, fa nulla.

Entro in casa, e non vedo nessuno.

Possibile che sia ancora addormentato?! Quel pigrone...

-Joel!- chiamo, dal salotto. Nessuna risposta.

Santo Cielo, ‘sto qui è in coma! E sono seria, purtroppo!

-Joel!- dico più forte.

Non mi resta che bussare alla sua camera.

Busso, e lui mi risponde.

-Si, si entra!-

Apro la porta, e c’è lui in piedi, a quanto pare stava per venire ad aprirmi. Poteva anche rispondere, eh.

Ma fanculo tutto… E’ a petto nudo.

Potete ben immaginare come mi senta, se avete letto i capitoli precedenti.

Rimango a fissarlo per un po’. Gnaw, che bei pettorali.

Poi una mano mi svolazza davanti alla faccia.

Ahh, che bei bicipiti. No, ok. Mi sta chiamando. Val, riprenditi…

Alzo lo sguardo.

-Mi stavi fissando?- chiede piuttosto innocentemente.

…almeno credo.

Arrossisco all’istante.

-N-no, io… a-assolutamente…-

E balbetto, ovvio. Col cavolo che ci ha creduto. Colta sul fatto. E infatti sorride.

-C’è qualcosa che volevi dirmi?-

Mi torna in mente mio fratello, finalmente.

-Oh, oh, sì, certo, certo!-

Aspetto qualche secondo prima di parlare.

-Miofratellomatteoverràatrovarmiquiaphoenixlunedìprossimoeiosonotroooooppocontenta!- per poi emetter un suono acutissimo e saltargli al collo.

Rimane impietrito per un paio di secondi, per poi abbracciarmi di rimando.

-Sì, vedo che sei felice.- constata.

-E per forza- inizio, staccandomi –Non ci vediamo da tipo un anno, lui è sempre stato il mio migliore amico, oltre che un fratello. Onestamente, vado molto più d’accordo con lui che con mia sorella, ma le voglio bene comunque. Con lui so che posso parlare di tutto, e so che non mi giudicherà qualsiasi cosa io dica… oh, e poi lui mi adora!- concludo, sorridendo.

-Sono felice che tu abbia un così buon rapporto con tuo fratello.- sorride. –Io non sento il mio da un bel po’, devo dire.-

-Cogli l’occasione per rincontrarvi!-gli dico.

Posso immaginarmi la scena:

Il telefono che squilla.

Fratello Di Joel: Pronto?

Joel: Ciao fratello! Come stai? E’ un po’ di tempo che non ci si sente, vero?

FDJ: Ehi, è vero! Io tutto bene, e tu?

J: Pure io tutto bene!

FDJ: Come ti è venuta l’idea di chiamarmi?

J: Oh, beh, sai, la settimana prossima arriverà a Phoenix il fratello della mia coinquilina, e quindi tra un discorso e l’altro mi ha proposto di richiamarti dato che non ti sento da un po’!

FDJ: Aspetta, ma… quindi l’idea è stata sua?

J: Yep.

FDJ: E non tua?

J: No, non mia.

FDJ: Non ti è minimamente venuto in mente di cercarmi in qualche modo?

J: Nope.

FDJ: Ma vaffanculo, va’!

E poi FDJ chiude la chiamata.

Ehm… spero che non vada così. Non so quanto possa essere realistico, effettivamente, che una persona ti chieda perché la stai chiamando.

-Non sarebbe male, ci penserò. Ultimamente litigavamo tanto, spero che le acque si siano calmate.-

Sorrido, e mi torna in mente che effettivamente mi sto ancora chiedendo perché aveva dormito così tanto oggi.

-Dì un po’, Joel… con chi è che hai fatto l’afterone su Whatsapp stanotte? Ti sei svegliato adesso!- dico, cercando di avere un tono più divertito possibile.

-Eh? Afterone su Whatsapp? Non ne faccio da un bel po’ di tempo! Mi sono alzato presto per remixar-ehm, per fare dei lavori con un singol- ehm, con della roba e quindi ho fatto colazione tardi. E poi sono ri-sparito. -

Le due parole che aveva cercato di non pronunciare mi sono rimaste molto impresse invece.

-Stai montando un nuovo singolo?!- quasi urlo. –Vado a vedere!-

Mi muovo verso il letto, ma lui logicamente fa prima di me, si mette le cuffie e prende il portatile in mano, per poi sedersi sul letto. Io, giammai sconfitta, mi siedo dall’altra parte.

Sì, ha un letto matrimoniale perché in America fa figo, anche se vivi da solo.

-Dai ti prego… fammi vedere…- Lo imploro.

-Ti posso anche far vedere, ma non significherebbe niente, sono solo delle linee su uno schermo… tu hai bisogno di ascoltarlo.-

Sorrido sadicamente. –Esatto! Dai, stacca le cuffie e fallo partire!-

Lui sospira, appoggiando il pc alla sua destra.

-Non c’è bisogno.-

-Si che c’è bisogno! Devo ascoltarlo, altrimenti…- mi metto le mani al petto –Accidenti, sento che sto per avere un infarto!-

-No, sul serio. Non c’è bisogno che tu lo ascolti… perché ho bisogno che…-

Si gira e tira fuori, probabilmente da sotto il comodino, un paio di fogli.

-Ho bisogno che mi suoni questo. Oh, ovviamente, se puoi.-

-Ma tu non sai suonare il pianoforte?-

-Un po’, sì, ma qui c’è una parte melodica e ho bisogno di un suono molto particolare. Non ci riuscirei mai, capisci?-

-M-mi stai chiedendo di registrare la parte del pianoforte per il vostro nuovo singolo?!- sono esaltata, mi sono persino dimenticata che siamo sullo stesso letto e che lui è a petto nudo.

Ah… pettorali…

No, non me ne sono dimenticata, vi ho trollati.

-Sì, esatto.-

-Ma è fantastico!-

Gli salto addosso per la seconda volta.

-Sei proprio felice: mi hai abbracciato due volte in meno di dieci minuti!- dice, scherzosamente.

Una parola: pettorali.

Un’altra parola: musicaH!

Una terza parola: lecchinaggio!

-Beh, Joel…- inizio.

Pensa, Val, pensa. E non sparare cazzate, altrimenti il piano andrà in fumo! (Tutti: OMG che piano?!?!?!?!)

-Lo so che ti conosco da poco, ma…tu sei sicuramente una delle persone migliori che abbia mai conosciuto. A parte il tuo fisico, tu hai un carattere splendido, sei dolce, sei apprensivo, altruista… riesci a farmi sentire al sicuro, a mio agio, sei una delle poche persone che riescono a farmi sorridere, a farmi riflettere, posso essere me stessa senza paura che qualcuno mi giudichi, quando sto con te. Non sto neanche contando il fatto che non saprei dove stare, se tu non ci fossi. E insomma, grazie di tutto.-

Lo abbraccio un po’ più forte, e lui ricambia.

Fuck yeah! Il lecchinaggio ha funzionato!

Su, su, lettori: non sono così stronza, non è che stavo lecchinando, però quelle parole avevano un secondo fine…

Mentre pronuncio quella roba da diabete, una mia mano scivola lentamente sul braccio del nostro Joeluccio, per poi andare a finire sul portatile, e, precisamente, sull’input delle cuffie.

Che silenziosamente stacco.

Abbasso poi lo schermo, in modo tale di riuscire a prendere il PC con una mano sola.

Lo afferro.

-Val, io… non so cosa dire. Davvero. Solo… non… non pensavo di contare così tanto per qualcuno.-

Quella frase mi ha colpita. Ma non mi ha distolta dal mio intento.

-Invece conti molto. E sono sicura che non sia così solo per me.- sorrido, senza staccare la mano dal portatile.

Mi stringe a sé ancora più forte.

Beh, è una cosa fighissima (Tutti: Sì, l’abbiamo capito che non ha la maglia, u.u) ma  io devo ascoltare il singolo.

Cosciente di ferire profondamente i suoi sentimenti, con uno scatto fulmineo afferro il portatile e mi corico dall’altra parte del letto, e alzo lo schermo.

Dannazione, ho ridotto il programma a icona!

E questo è un fottuto Apple, io non ci capisco nulla, ho sempre usato Windows, cazzo!

Vedo un’icona gialla con delle cuffie blu. La riconosco subito: è Audacity, un buon programma per montare canzoni.

Anche io lo uso per tagliare alcuni brani.

Ci clicco sopra, sperando che riapra la finestra, questo succede, sposto il cursore sul pulsante play, ma un secondo prima di cliccare…

Joel mi chiude lo schermo sulle mani, si è dovuto mettere sopra di me, per impedirmi di ascoltare.

-Merda!- esclamo.

Stava andando tutto così bene… (Tutti: Ben ti sta! Così impari a ferire i sentimenti dei bravi ragazzi! ù.ù)

-E così stavi lecchinando, eh? Ti sei pure beccata un abbraccio gratis.- fa lui, secco.

Sospiro. L’ho fatta grossa.

-Non avrei dovuto dirti di questa cosa del lecchinare.- continua.

-N-non stavo esattamente lecchinando…- provo a dire.

-Ah, no?-

Mi giro, e me lo ritrovo a pochi centimetri dal naso.

-No… insomma, io penso davvero quelle cose, ma mi è venuto in mente che… se ti avessi distratto… avrei… potuto…-

Sento il suo respiro sul mio viso.

Non è un cliché, non ha l’alito alla vaniglia, al limone o alla menta. E’ solo… molto… bello. Già.

-Sì, sì. Certo, come no.-

Si mette a sedere gambe incrociate. Lo faccio anche io, e restiamo a guardarci negli occhi per qualche secondo.

-Joel, io lo pensavo davvero, non…-

-Certo, come no, ho detto.-

Faccio di nuovo per parlare.

-No, aspetta.- mi blocca. –Mi ha dato fastidio che-

-Che ti abbia usato? Sì, scusa.-

-No, non quello. Cioè, sì, anche quello. Soprattutto quello. Ma è anche il fatto che tu abbia ignorato che ti avessi detto di no che mi ha dato fastidio. E l’ho fatto perché avevo i miei motivi, altrimenti non avrei avuto problemi a fartelo sentire prima dell’uscita.-

Sospiro e faccio un piccolo sorriso.

-Avevi anche i porno aperti?-

-No, non guardo quella roba.-

Davvero? Pensavo che lo facessero tutti i ragazzi.

Aspettate, non ditemi che tutto quel ben di Dio è asessuato.

No, morirei dal dispiacere.

-Ah. Beh, era una battuta, io non…-

-Non fa niente. So che c’è tensione in questo momento.-

Ma bravo, piccino piccione picciò! Non fare niente per scaricare la tensione, fammi sentire in colpa, dai! (Tutti: fa bene… *poker face*)(Val: che pubblico cattivo…)

Guardo da un’altra parte.

-Hm, ora si che ti insalamerei, ti stuprerei, ti ammazzerei e ti metterei al rogo.- sussurro.

Lui mi guarda scioccato. Ehiehiehi… mi ha sentito?!

Alzo lo sguardo.

-M-mi hai sentita?-

Annuisce lentamente, sempre scioccato.

-Ehm, nulla, solo… un po’ di tempo fa avevo pensato “adesso lo brucio” poi ho pensato “non prima di averlo ucciso e stuprato” poi ho mi sono detta che l’ordine corretto sarebbe stato stuprato e ucciso, sai, mi farebbe schifo stuprare un cadavere, quindi ho deciso che per poterti stuprare avrei dovuto insalamarti, altrimenti saresti scappato urlando che sono una maniaca, poi dopo averti stuprato avrei finalmente potuto ucciderti e infine bruciarti. E va pure bene, dato che così il cadavere sparisce e la polizia non sospetterebbe mai di me… ma tu non badare ai miei ragionamenti insensati.-

Lui continua a fissarmi, elaborando quel fiume di parole. Anche io continuo a fissarlo. Senza elaborare una pippa, però.

Ad un certo punto lui scoppia a ridere. Ma a ridere di gusto. Proprio tanto. Tipo Sean. E Ryan. Insieme.

Non l’avevo mai sentito ridere prima d’ora, e devo notare che il suono della sua risata è maledettamente meraviglioso.

Ora capisco perché non ride mai.

Sentirlo ridere è un piacere riservato a pochi.

E io sono onorata di essere tra quei pochi.

-Io… no… cioè, tu…- altre risate  -Tu… hai davvero fatto tutto quel ragionamento?!-

Annuisco.

-E’… E’… E’… semplicemente… semplicemente assurdo!- dice, ridendo tra una parola e l’altra.

-Lo so.- concludo.

-Okay, ti… ti perdono solo per questa cosa!-

-Ti fa felice che io ti voglia insalamare, stuprare, uccidere e bruciare?-

Continua a ridere, poi si ferma di colpo.

-Non eri seria, vero?-

Continuiamo a fissarci per un paio di secondi, poi io sorrido:

-Ma no, non ero seria!-

Entrambi ridiamo di nuovo e ci diamo il cinque.

Sulle prime due fasi magari ero pure seria*coff* *coff* (Tutti: Gne, che maniaca…)

Un attimo, ma se lo insalamo poi non riesco a stuprarlo, quindi dovrei legare solo alcune specifiche parti del suo corpo…

Okay, basta.

Oh, e devo imbavagliarlo.

Basta!

O magari non servirà imbavagliarlo perché lui è già psicologicamente preparato ad essere stuprato e quindi non farà storie…

No, seriamente. Basta.

Ma se non fa storie allora potrei saltare la fase dell’insalamatura.

HO DETTO BASTA!

Ma se tipo io voglio e lui no allora lo dovrei legare comunque…

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Non posso ancora crederci. Mi sta venendo il dubbio che lei sia davvero pazza.

Beh, mi aveva avvisato.

Non avevo mai riso così tanto in una sola volta, è stato incredibile.

Quella ragazza ha una fantasia ammirevole, chissà se compone.

Ha detto che non mi lecchinava, che pensava davvero quelle cose… dovrei crederci?

(Tutti: Sì, devi crederci! Val è una puttana, ma ti vuole beneh!!) (Joel: Cos-? Chi cavolo ha parlato?! I fantasmi O.o )(Tutti: No, siamo il pubblico!)(Joel: Pubblico?! Quale pubblico O.o)(Val: Come cavolo vi azzardate a darmi della puttana, bastardi! Avrò avuto tre ragazzi in tutta la mia vita!)(Joel: Ehi, Val! Anche tu da queste parti?)(Tutti: Sei una stronza allora u.u)(Val: Sta’ zitto, Joel! E Tutti voialtri, non me ne frega cosa pensate! e.e)

Non so…

-Te lo chiedo sinceramente.- inizio. Attiro la sua attenzione. –Davvero pensavi quelle cose che hai detto prima?-

Lei sospira, abbassa lo sguardo. Questa domanda la frustra. O è stanca di mentire, o è stanca di ripetere la verità. Rialza lo sguardo, ha gli occhi lucidi.

Oh, cavolo… che scemo.

-Sì, Joel.- ha anche la voce tremante. Fa un bel respiro.–Lo so che ti ho ferito, lo so. Mi dispiace, mi dispiace tanto. E’ che ci tenevo davvero tanto a sentire quel pezzo, davvero. E non ho mentito, non l’ho fatto, io ti voglio bene, sei importante per me, davvero.-

Le cade una lacrima sulla guancia destra. Si alza, e scende dal letto. Fa per uscire dalla stanza.

-E… e non sto piangendo!-

-A-aspetta, Val!-

La inseguo, ma lei chiude la porta, in segno di rifiuto. Io la riapro, e la blocco prendendole un polso, prima che possa entrare in camera sua e chiudersi dentro a chiave.

-Sono… sono… un’idiota.- sussurra, tra le lacrime.

Io la stringo forte, facendole appoggiare la testa tra la spalla e il collo, e lei, forse un po’ titubante, appoggia le sue braccia sul mio petto.

-Mi dispiace…- le sussurro in un orecchio.

Lei scuote leggermente la testa.

-Avevi ragione. Sono un’idiota. Deve dispiacere solamente a me, e credimi, mi dispiace un casino… scusami, scusami tanto, davvero. Sono un’idiota.-

Decido di prenderla in un altro modo. Lei non è una ragazza “normale”, o sbaglio?

-Idiota e pazza, aggiungerei.-

Sorride.

-Anzi- continuo –Idiota, pazza e potenziale serial killer.-

Continua a sorridere.

-Serial killer di fama mondiale.-

Aggrotta le sopracciglia.

-Ma… i serial killer non dovrebbero tipo restare segreti… così la polizia non li cerca perché non sa chi sono?- Alza lo sguardo. Mi sento in colpa, a vederla così.

-Già- rispondo. –Allora ti avranno catturato.-

Sorride. –Simpatico.-

-Beh, il mondo si preoccuperà tantissimo dell’improvvisa scomparsa del famosissimo cantante del famosissimo gruppo che sono i This Century.-

Ride appena.

-Ti sei sbagliato.- mi fa –Quelli sono i Coldplay.-

-Ah, pensavo avresti detto gli One Direction.-

-Gna, non ci stavo manco pensando a quei cinque idioti. Cattivo.-

-Quattro.- specifico io.

Lei sorride in quel suo modo strano, quasi sadico.

-Giuuuusto. Sono quattro. Devo chiedere a Viviana se si ricorda di Zayno.-

-Chi è Viviana?- chiedo. Lei ride.

-Ti devo dare lezioni di pronuncia, caro. Viviana è una mia amica. Directioner. Ha pianto un casinaccio quando se n’è andato Zayn. Eh, già.-

-Quanto sei malefica.-

-Sì, lo sono.-

Ormai ha smesso di piangere. Devo ricordarmi che devo prenderla sul ridere, per farla stare meglio.

-Scusami, non farò più idiozie del genere, da ora in poi.- mi dice.

Le alzo il mento, prendendolo tra il pollice e l’indice, e la guardo intensamente.

(Tutti: Ba-cio! Ba-cio!Ba-cio! Ba- Eh?)(Joel: Di nuovo?! Ma si può sapere chi sta parlando? Io ho paura… ç_ç) (Val: Non è ancora il momento! Insomma, fatemi contare… mancano uno, due, tre, quatt-)(Joel: Val! Di nuovo da queste parti! Ora puoi spiegarmi chi sta parlando?)(Val: Uh? Oh, ciao, Joel… guarda, io… EHI! Mi hai fatto perdere il conto, dannato!) (Tutti: Allora? Fra quanti capitoli il bacio?)(Val: Guardate, non lo so… qui il copione è tutto incasinato…)(Joel: Bacio? Copione? Val, ma chi cavolo parla?!)(Val: gente, Joel, gente… che palle.)(Joel: …Ma… ç_ç)

-Grazie.- dico, sempre a bassa voce.

Lei mi rigetta le braccia intorno al collo.

-Sappi che per tutta la smielosità di oggi, non abbraccerò nessuno per i prossimi ventordici anni.-

-Nemmeno tuo fratello?-

-Lui sarà l’eccezione che conferma la regola!-

Si stacca, sorride, e torna in camera sua. Io lascio che vada.

Ho il petto umido. E’ una sensazione che ha qualcosa di dolceamaro.

Sono contento di aver resistito all’impulso di baciarla, poco fa. Sarebbe stato immaturo… e contradditorio, rispetto a quello che era successo prima.

Ma…

Dannazione, se volevo baciarla.

 

A.A.
Ok. Oggi  voglio fare un angolo autrice decente, nonostante abbia tipoh la febbre da ieri e vabbè, niente scuola c:
Mi dispiace, perché avevo pianoforte, ma whatever.


IL PUNTO 8 E' MOLTOH SPOILER QUINDI NON LEGGETELO SE NON VOLETE SPOILER :D 

Punto 1: Il titolo non centra un cacchiolo col capitolo, ma penso che l'abbiate capito da soli xD
Punto 2: Preparatevi perché "ti insalamo, stupro, uccido e brucio" resterà nella fanfiction PER SEMPREH
Punto 3: La parte finale mi sembra un po' tirata, nel senso che avrei potuto fare di meglio... ma sta bene così :)
Punto 4: In realtà Joel e Suofratellodicuinonmiricordoilnome penso che vadano d'accordissimo... ma whatever pure qui.
Punto 5: Val è troppo piagnucolosah.
Punto 6: Dal prossimo capitolo odierete l'avverbio "logicamente"... quindi preparatevi.
Punto SETTEH: Andate a vedere il canale di Sio (Scottecs) su Youtube e cercate il Dottor Culocane. Capirete perchè adoro il numero SETTEH.
#spoilers Punto 8: Joel da questo punto in poi diventerà un maniaco depresso, nel senso che non riuscirà MAIH a baciare Val fino a quando non lo farà lei e... non ho ancora scritto quel capitolo :D #spoilers
Punto 9: Ieri ho scoperto che Joel in realtà è competamente vegano. Quindi tipo mangia la pizza con la mozzarella di soia (?) 
Punto 10: Spero che la mozzarella di soia non esista, o ucciderò chi ha avuto la bellissima idea. Nonostante io adori il gelato fatto col latte di soia... e il latte di soia. Ma il tofu fa schifo.
Punto 11: VIVAH LAH CARNEH!
Punto 12: Joel sta davvero scrivendo un singolo da solo e io sono ASDFGHJKL perchè lo devo sentire appena uscirà.
Punto 13:Grande colpoh dih scenah per il prossimoh capitoloh.
Punto 14: Invece questo è uno dei capitoli più lunghi della fic.
Punto 15: Anche gli altri da ora in poi saranno un po' più lunghetti :D
Punto 16: Dovrò scegliere un colore diverso per ogni punto, chissà se ce ne sono abbastanza nell'editor di efp.
Punto diciasSETTEH: I dialoghi "behind the scenes" tra parentesi vi piacciono? Li inserirò anche futuramente per troncare attimi di suspance... o attimi troppo dolciosi o troppo BOHVABBE'. Se non ci stanno bene ditemelo, che provvederò a toglierli^^ Volevo fare un piccolo esperimento. Ho deciso che Io e Val saremo consapevoli del fatto che la storia non esiste... il pubblico darà le opinioni e Joel non capirà mai un cazzo, c: (Joel: Eh?)(Autrice: Appunto .-.) Metterò anche delle emoticon, in quei dialoghi.
Punto 18: ANANASHHHHH!
Punto 19: I punti sono de colore dell'ARCOBALENOH, vero? Mi piace troppo :D :D :D
Punto 20: Volevo un punto numero 20 x'D

Bene, ho finto :D
Vostra dolciosa-ma-anche-no e febbricitata,
ValyXD

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Capitolo 13
*** Aeroporto: Parte Seconda! ***


Capitolo 12:

Aeroporto: Parte Seconda!

 

E così è.

Sto per andare in Arizona a trovare mia sorella.

Le voglio troppo bene.

Ho letto l’altro giorno su internet una notizia a dir poco scioccante: il suo gruppo preferito, i This Century, si sono sciolti!

Mi chiedo come stia, insomma, so che li adora.

L’aereo atterra, come dovevo aspettarmi, in ritardo di quasi mezz’ora.

Esco dal gate e mi guardo un po’ in giro: non sono mai stato in viaggio da solo.

E dopo un po’, eccola lì; è bellissima come sempre, se non di più.

Già, io adoro mia sorella. E penso che adorerò anche quella sua coinquilina, Caroline. Non mi parla di lei da un po’, ormai, però. Mah, magari non è successo niente di eclatante.

Ripensandoci ci deve essere un altro motivo.

Conoscendo Val, non ci può essere un giorno in cui qualcosa non si risolva in una maniera divertente o strana… o pazza.

Alzo una mano in segno di saluto, lei mi vede, sorride, si volta, chiama qualcuno, probabilmente Caroline, e mi corre incontro.

-Fratellino!- urla, per poi abbracciarmi, cosa che io ricambio con immenso piacere.

-Sorellona!-

Non vedo nessun’altra ragazza che potrebbe assomigliare alla Caroline che mi ha descritto.

Ma c’è solo un ragazzo che ci sta praticamente fissando. Perlomeno, credo sia un ragazzo.

-Cazzo ha da guardare quell’idiota?- le chiedo, divertito.

-Eh? Quell’idiota chi?- si volta, impaziente di sapere chi fosse il ragazzo di cui parlo.

-Oh, certo! Non te l’ho presentato!-

Ah, non è con Caroline…

-Joel!- E quindi si chiama Gioele, il tipo. Che nome buffo.

Val mi trascina davanti a lui, e da questo momento i nostri dialoghi sono solo in Inglese.

Spero di cavarmela.

-Joel, questo è mio fratello… ma l’avevi già capito, giusto?-

-Beh, sì. Molto piacere.-

Ci stringiamo la mano.

La stretta è forte e sicura.

Non ho la più pallida idea di chi sia questo tipo ma mi sta già simpatico.

Un momento, però… forse l’ho già visto da qualche parte…

-Ti dà fastidio se ti chiamo Matthew? Sai, non riesco a pronunciare il nome Italiano correttamente.- lancia un’occhiata a mia sorella –Almeno a detta sua.-

-Beh- si giustifica lei –Gli inglesi rompono le scatole con la pronuncia, quindi io mi vendico.-

Ho già detto che adoro mia sorella?

-Giustissimo.- Rispondo. –Figurati, qualsiasi cosa detta in Inglese è più fig-ehm, più orecchiabile.-

Almeno per adesso, cerchiamo di non dare a vedere la mia volgarità.

Val sorride e mi mette un braccio sulle spalle.

-Direi che ora possiamo tornare a casa.-

Quello annuisce, saliamo in macchina.

Per il tragitto osservo con attenzione tutto quello che mi capita sotto gli occhi. Non pensavo che Phoenix fosse così affascinante…

Sarà l’aria d’oltreoceano.

Gioele (sì, ormai lo chiamerò così fino alla fine della mia vita) parcheggia l’auto, e subito io mi fiondo fuori per leggere il nome della strada.

Abraham Lincoln. Che fantasia.

A quanto pare lei e Caroline vivono in un appartamento di un condominio.

Strano, non mi ha detto del loro trasferimento.

E poi ‘sto Gioele… se vive con loro, è proprio gay. Io non ci vivrei mai con due ragazze, meglio il suicidio.

O magari se le fa entrambe. In quel caso, ci vivrei proprio con due ragazze.

Entriamo nell’appartamento, e la prima cosa che mi colpisce è un cagnolino beige e nero che subito saluta entrambi, poi viene vicino a me, e mi odora i piedi.

Tutti i cani fanno così. E’ proprio tenero. O forse dovrei dire tenera: la targhetta è rosa, e c’è scritto Kona.

L’ambiente è molto piacevole, mi chiedo comunque come abbia fatto Val a resistere in questo buco, lei odia gli appartamentini come questo, preferisce la campagna.

-Ma… non c’è nessuno?- chiedo.

Val spalanca gli occhi.

-Spero di no, per carità!-

-E Caroline?- basta, qui ci vuole una domanda secca.

-Ah, già.- fa Val. –Caroline è in Texas.-

Oooooolèèè! Toreros!

No, quella era la Spagna…

Forse sarebbe “Iiiii-Aaah! Cowboy!”

-E quando torna?-

Lei sospira.

-Non torna.-

-Che?!-

-Non ve l’ho detto prima per dei motivi validissimi.-

Ah, quindi lei vive con Gioele. Che tenerosi.

-Tipo perché altrimenti babbo ti avrebbe-

E lei sbotta, in Italiano:

-SHHT! Cambia lingua!-

Perché vuole che Gioele non capisca?

Ah, beh, certo. In America i genitori non esistono. Ragazzi di quindici anni che si fanno i cazzi loro e nessuno li controlla.

E quindi sembrerebbe che i nostri genitori abbiano ancora il controllo su di noi.

E’ fottutamente vero.

-Ma ci pensi a tutte le domande che mi avrebbero fatto? Non ne sarei più uscita, dopodiché avrebbero concluso che lui è un pazzo alcolizzato che mi violenterà!- dice, indicando lui, che guarda senza capire un tubo, e probabilmente si chiede perché lo stia indicando in quel modo e con quella faccia.

-E… lui non lo è, giusto?-

Scuote la testa.

-E’ fin troppo sano. Ma a quello ci penzo io, lo zai… MUAHAHAH!!!-

Ridiamo entrambi. Adoro la sua risata malefica.

Gioele continua a fissarci atterrito.

Poverino.

Poi finalmente la conversazione riprende in Inglese.

-Nulla, Joel… cose di famiglia.-

-E perché hai indicato me? E… in quel modo, soprattutto.-

-Beh, ehm… diciamo… che… è complicato.-

-Vero.- faccio io. –E’ complicato.-

Lui continua a guardarla, poi alza le mani in aria.

(Porta in alto la mano! Sono il tuo capitano! Muovi a tempo il bacino! Sooono il Ca-pi-tanoUn-cino!)

-Non mi immischierò nei vostri affari di famiglia… ma sarei comunque lieto se mi deste una spiegazione.-

-E’ complicaatooh…- ripete lei.

-Ok, ok. Fagli vedere la vostra stanza allora.-

Spalanco gli occhi in una ventata di improvvisa gioia.

-Dormiremo nella stessa stanza come quando eravamo bambini?! E’ fantastico!-

-Già!- mi risponde, e poi la abbraccio una seconda volta.

La camera è molto bella, c’è un armadio, un pianoforte con lo sgabello, un tavolino pieno di fogli in disordine (eh, eh. Mia sorella non si smentisce mai!) e due letti singoli. Uno con le lenzuola verdi e uno con le lenzuola bianche.

Riconosco le lenzuola verdi, sono le sue, made in Italy. Mi toccherà l’altro letto.

-Non immagini quanto possa essere divertente portare un letto in una camera.- mi dice, ora parliamo nuovamente in Italiano, tanto siamo soli.

-Ma stai zitta! Qualsiasi cosa fatta con te è divertente!-

-No, no! Te lo devo raccontare!-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Erano passati un paio di giorni da quella nostra… incomprensione, chiamiamola così.

Non è stato un litigio, diciamo che io ho fatto l’idiota, e lui si è logicamente offeso perché l’ho usato, ed ha logicamente continuato a chiedere se si poteva fidare, ed io, logicamente in colpa con me stessa, ho reagito come ho reagito, e, logicamente, non volevo farmi vedere in quello stato da nessuno. Mi dà fastidio che gli altri vedano le mie debolezze.

Mi è parso strano come è finita la conversazione, scommetto che avevo scritto “Occristo, dai, baciami!” sulla fronte.

Ma quell’idiota di Joel non l’ha letto, ovviamente. Ma magari era scritto in Italiano…

Cioè, non che mi importi.

O forse sì…

Comunque sia, avevamo deciso che era ora di preparare il letto anche per Matteo.

-Dovrei avere una brandina da qualche parte nello sgabuzzino del palazzo.- mi ha detto, quindi siamo scesi a prenderla, e l’abbiamo portata su.

E fin qui tutto bene.

La cosa divertente è cominciata per il materasso.

-Dovrei averne uno da qualche parte…-

-Sì, ho capito. Riscendiamo.-

Siamo riscesi, e, dopo aver preso il materasso, più lenti di una lumaca, abbiamo risalito le scale.

-A-aspetta, Joel! C’è Kona dietro!-

-Cosa?! Un attimo, non vedo niente, il materasso è troppo alto!-

-Fermo, fermo! Tra un po’ cado!-

-Cerco di stare fermo, ma se tu tiri, poi cado io!-

-Ok, allora, io entro, poi tu entri e chiudi la porta!-

-Va bene, ma…-

Ho guardato indietro, ma era troppo tardi, sono inciampata sul cane, tirando il materasso, poi mi sono spostata in fretta per non rimanere schiacciata…

Perché sì, come avevo predetto, avevo tirato troppo, e sia Joel che il materasso si erano spiaccicati in terra.

Cioè, prima il materasso e poi Joel. Andiamo, non si è fatto nulla!

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-E…e… cioè, dovevi vedere la scena… AHAHAHAH!! E’… stato troppo esilarante… c’era lui che mi guardava tipo “ora ti ammazzo-uccido”… e… e… poi AHAHAHAH!! E io ho iniziato a ridere di brutto! E lui ha… ha… borbottato qualcosa del tipo “Non è divertente…” e io… AHAHAHAH!!!-

-Sì, ho capito il concetto.- le rispondo.

La serata passa in fretta, è pomeriggio tardi, saranno le sette.

Riesco a stare un paio di minuti da solo, ma mi annoio terribilmente, così chiamo in aiuto il mio Iphone fantasticissimo, e controllo Facebook.

Ma guarda, un post del cantante dei This Century.

Non ho ancora preso l’argomento con Val, forse è troppo presto, ma potrebbe voler confidarsi con qualcuno… e chi meglio di me?

“Joel Kanitz ha pubblicato una nuova foto

Io non mi sono mai interessato alla loro musica, ascolto solo metal, ma Val mi ha praticamente costretto a mettere Like alle loro pagine quindi ogni tanto vedo quello che pubblicano, è così che ho saputo che si sono sciolti.

Vediamo un po’ questa foto…

No, c’è qualquadra che non cosa…

Quello lì è Gioele! Ecco dove l’avevo già visto!

Quindi lui… è il cantante dei This Century?! Ah, ma allora Val sapeva la cosa da millenni prima…

E probabilmente è incazzatissima con tutti e tre.

Ecco che rientra in camera.

-Sai- inizio –Ho capito dove avevo già visto Gioele…-

Lei mi guarda strano.

-Sì, ho deciso che siccome lui mi chiama Matthew, io lo chiamo Gioele.- in realtà non c’è affatto un motivo logico, ma glielo voglio far credere.

-E dove l’hai visto?-

-Su un post della sua pagina, guarda.- le faccio vedere il telefono.

-Oh, sì! E’ stato l’altra mattina, gli ho fatto io quella foto.-

-E sei incazzatissima con lui?-

-Beh, non mi ha dato i crediti della foto, ma non penso che sia così grave…- dice sorridendo divertita.

-Ma non per quello, sai, i This Century…-

Aggrotta le sopracciglia.

-I This Century cosa?-

-Un momento… non dirmi che non te l’ha detto!-

-DIRMI COSA?!- bene, è entrata in panico.

E quando lei entra in panico anche io entro in panico quindi cerco freneticamente quel loro post, di qualche giorno fa.

-To’! Leggi!-

Le sbatto l’Iphone in faccia, lei lo prende e inizia a leggere a bassa voce, e dopo un po’ si ferma, logicamente. Dopo qualche decina di secondi mi guarda.

-Quel puttaniere non mi ha detto nulla!- esclama.

-Forse pensava che l’avresti letto su Internet…-

-Non entro su Facebook o Instagram da tipo un mese, sono troppo impegnata con le lezioni al conservatorio…- ha gli occhi lucidi.

-Ora gliene dico quattro.- dice, dopo aver fatto un bel respiro.

Esce dalla stanza, col mio telefono. La seguo per due motivi: ha il mio telefono… e voglio esserci quando Gioele cadrà in ginocchio invocando perdono. E quando lei gli darà un calcio nelle palle, ovviamente.

-Tu non mi hai detto niente.- dice, secca, mostrandogli lo schermo.

Lui vede la schermata e sospira.

-Lo so, ma pensavo che tu l’avessi letto, e che non avessi voluto parlarne.-

-Infatti non avrei voluto…- fa lei –Ma potevi almeno avvisarmi in anticipo.-

Lui sorride.

-Con quale risultato? Avresti ucciso me, Sean e Ryan, e ti saresti ritrovata senza una band preferita in entrambi i casi, con la differenza che non ci sarebbero stati tre musicisti in più nel mondo.-

Anche lei sorride.

-Già, hai ragione. Ma… cioè… è proprio finita?-

-Certo che no! Il singolo dell’altro giorno… insomma, era solo “mio”, e non “nostro”, capito? Nessuno di noi tre ha mollato la musica. E per quanto riguarda me, mai lo farò.-

-Ma io… non ero legata a ciascuno di voi separati… ero legata a quell’entità impalpabile che eravate tutti insieme… è diverso!-

Cosa!? Ha iniziato a piangere silenziosamente? Niente urli, niente pestaggi, niente di niente?

Non l’ha nemmeno insultato!

Quella non è più mia sorella!

Gioele continua a sorridere.

-Vieni qui…- e allarga le braccia.

Val scuote la testa.

Sì! Quella è mia sorella! Ribellati, Val!

-Non ti ricordi? Dopo… l’altro giorno, avevo detto che non avrei abbracciato nessuno tranne mio fratello per i prossimi ventordici anni…-

Ventordici. Una cosa nel suo stile… ma non si è ribellata.

Non è mia sorella.

-Ed eri seria?- le chiede Gioele.

-No.- risponde lei, sempre sorridendo.

Lei che non è seria. Un’altra cosa nel suo stile… Non so cosa pensare.

-Allora vieni qui…- lui riallarga le braccia e lei ci si fionda dentro, e continua silenziosamente a piangere.

Non so se sorridere sadicamente perché le ripeterò all’infinito che inizierò a shipparli e che stanno troppo bene insieme e roba del genere…

Oppure incazzarmi tantissimo col tipo, perché non può toccare mia sorella, anche se lei è sei anni più grande di me. E perché non le ha detto la verità.

Farò entrambe le cose.

Angolo Autrice:
Non ho voglia di scrivere l'angolo autrice ora... ma lo devo fare per forza (in realtà no, ma poi so che non lo aggiornerò mai, quindi preferiscolisco scriverlo ora .-.)
Vado a rileggermi il capitolo, così so cosa dire.

* SETTEH minuti dopo* (seriamente, ci ho messo setteh minuti per leggere il capitolo... concidenzeh?! Lol xD)
Wah, m'è venuta voglia di fare l'Angolo Autrice! Yippy-a-yeah!
Ho principalmente due pezzi da segnalare:


"E poi ‘sto Gioele… se vive con loro, è proprio gay. Io non ci vivrei mai con due ragazze, meglio il suicidio.
O magari se le fa entrambe. In quel caso, ci vivrei proprio con due ragazze."

---- Mi sono divertita un casino a scrivere questa frase... e rido ogni volta che la rileggo quindi... magari succede anche a voi ;)

"Oooooolèèè! Toreros!
No, quella era la Spagna…
Forse sarebbe “Iiiii-Aaah! Cowboy!”

---- Idem, rido un sacco :D  No, quella era la Spagna lolololololol


Penso che siano le frasi più simpatiche del capitolo :)
E questo capitolo mi piace molto, mi ha divertito scrivere dal punto di vista di Matteo/Mattew...
Che poi "Gioele" fa proprio cagare come nome xD (Se ti chiami Gioele non incazzarti con me, ma con i tuoi genitori c:) Menomale che in Inglese fa meno schifo :D
E tan-tan-tan-taaaaan (sarebbe la 5a di Beethoven xD) il colpo di scena di cui vi ho parlato nell'A.A. dello scorso capitolo...
Massì! Ho voluto far sciogliere i This Century anche nella fanfiction, così risulterà più realistica, e...
Sì, solo per renderla più realistica x'''''''''''''''''''''''''''''D

E vabboh.

Cosa ne pensate? Dai, un piccolo commentino... An13Uta mi ha già rotto le scatole, u.u

..............................



Ovviamente scherzo, sorellinah :3

ValyXD


p.s.  nessun ragazzo di nome Gioele è stato maltrattato durante la scrittura di questo capitolo :D
O forse sì

 

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Capitolo 14
*** Alla Ricerca Degli Strumenti Perduti! ***


Capitolo 13:

Alla Ricerca degli Strumenti Perduti!

 

E così i This Century si sono sciolti. Sono stata con una sensazione di vuoto dentro per un paio di giorni, poi è passato tutto… o quasi.

Io avevo omesso alla mia famiglia della presenza di Joel nella mia vita, e Joel aveva omesso che la band si era sciolta. Mi sta anche bene…

Con la differenza che lui non l’ha scoperto.

Mah. #vivalamolteplicitàdilingueh

E’ passata una settimana da quando Matteo è qui a Phoenix, e diciamo che le “effusioni” della prima serata sono state le uniche che lui abbia visto… menomale.

E’ solo che da quando è successo quello che è successo… siamo molto più vicini.

E non so perché.

In più, ogni giorno che passa, mi accorgo che… tengo a lui più di quanto pensavo… e più di quanto dovrei, per un normale amico.

Ho seriamente paura che, lentamente e inesorabilmente, io mi stia innamorando di lui.

E questa cosa non va bene!

Apparte che finirebbe male, perché uno come lui non si potrebbe mai interessare ad una come me…

Insomma, per un tipo calmo e tranquillo ci vuole una tipa calma e tranquilla.

Il contrario di me.

Ma lasciamo perdere… le cotte durano quattro mesi, resisterò fino a Natale, siamo già a fine Luglio.

La sveglia squilla, stiamo un po’ insieme, dopo pranzo io mi preparo, saluto tutti e mi avvio al conservatorio.

Ho detto che è passata una settimana da quando Matteo è qui.

Eh, già. E’ di nuovo lunedì.

*-*-*-*-*-*-*-*-

Finalmente torno a casa… sono contentissima: altre cinque settimane e finalmente il diciassettenne scassapalle si trasferirà!

Ergo, non dovrò più dargli ripetizioni…e, beh… avrò il fottuto lunedì libero!

Evvai! Non farò nulla tutto il giorno, e fanculo se Joel si offende, è solo un giorno la settimana, cazzo.

Tanto ci siamo accordati che i piatti li lavo sempre io… perché adoro lavare i piatti.

Sì, lo so. Ho problemi mentali seri.

Ma… adoro l’acqua. E non posso fare a meno di starle vicino.

Apro la porta, saluto.

Gioele-ehm... Joel e Matthew-cioè, e Matteo…

Dannazione, ormai li chiamo al contrario anche io…

Dicevo, loro stanno seduti al tavolo a parlare… non so di cosa.

Ci tengo a dare immediatamente la notizia al mio coinquilino.

Butto la borsa a tracolla e appoggio le mani sul tavolo, tipo quelli che tengono le riunioni nei film.

-Ho una fantastica notizia!- dico, guardando Joel.

-Ehi!- protesta Matteo. –Non guardi anche me?-

Sorrido.

-A te non interessa, scemo!- mi rivolgo nuovamente a Joel –Tra cinque settimane avrò il lunedì libero!-

-Fantastico! Allora tra cinque settimane potrò iniziare a registrarti?-

-Whoa, whoa!- fa Matteo –Registrare cosa?-

-Ehm… non lo so…- rispondo io, guardando Joel in cerca di una risposta.

-Eddai, puoi anche dirglielo…- fa lui, un po’ scocciato.

Sorrido.

-Sono seria… non ho la più pallida idea di cosa dovrei registrare!-

Si schiaffa una mano in faccia.

-Il singolo… ricordi? Ti ho chiesto se potevi suonare tu la parte del piano perché per me era troppo difficile…-

Ci rifletto su un attimo.

-Giusto!- esclamo all’improvviso, facendo sobbalzare entrambi.

Metto le mani sui fianchi e tiro fuori un sorriso vincente.

-Non c’è niente che io non possa fare!-

Entrambi sorridono.

-Cosa stai pensando in questo momento?- chiede Matteo a Joel, a bruciapelo.

-Cosa?- fa lui, sorpreso.

-La domanda era chiara.-

Joel mi guarda interrogativamente.

-Ehm… penso… che è pazza?- era più una domanda che richiede una conferma che una risposta.

-Beh, non devi pensarlo.- fa Matteo.

-Che?!- esclamo –Deve pensarlo! Non c’è altra spiegazione ai miei comportamenti idioti…-

-Intendo che se dici che non c’è niente che tu non possa fare… non lo dici perché sei pazza, ma perché è verissimo.-

Continuo a guardarlo.

-Non c’è niente che tu non possa fare, e lo so bene.-

-Se tu fossi il mio ragazzo mi spiegherei queste cose sdolcinate… ma sei solo mio fratello!-

-Ne sei sicura?- chiede lui, alzando e abbassando più volte le sopracciglia.

Rido.

-Potresti non essere mio fratello… ma di sicuro non sei il mio ragazzo!-

-Perché, chi è il tuo ragazzo?-

-Non c’è.-

-E dov’è?-

-No, intendo, non c’è proprio, non esiste!-

-Eddai allora, a me piacciono gli incesti!-

-Eh?!- ok, non so chi sia il più pazzo, tra noi due.

Sempre io, fidatevi.

-Vade retro!-continuo.

-Non posso, ho la sedia incollata.-

Mi facepalmo la faccia (troppo una frase di senso compiuto!).

-Vabbè, vado a cambiarmi… e comunque... no! Non sei neanche il mio tipo!-

-E chi dovrebbe essere il tuo tipo?-

Joel, che domande.

Stupide cotte…

-Non lo so. Ora fammi andare a cambiare.-

Vado in camera e tolgo i pantaloni.

Sento che Matteo prova a chiedere qualcosa su Caroline.

Ma Joel non sa molto, di lei… l’ha vista una volta sola, credo… già, al supermercato.

Il giorno in cui ci siamo separate.

Chissà che fine hanno fatto gli strumenti che erano a casa sua…

Dio, spero non li abbiano buttati…

Faccio un ragionamento rapido, che vi svelerò dopo.

Mi rimetto la roba per uscire, e torno nella sala.

-Joel, cambiati quei pantaloni brutti e vieni con me! Matteo, tu guarda gli animali finché non ci siamo!-

-Ehi, sorellona! Non è così che si chiede un primo appuntamento!-

-Lo so, scemo! Forza, tu! Muoversi!-

Mi rimetto la borsa a tracolla, prendo il telefono e inizio a digitare un numero.

-Lo farei, se tu mi dicessi dove stiamo per andare!- mi risponde Joel.

-Fidati di me.- gli dico, guardandolo negli occhi.

Lo facciamo giusto il tempo che serve per permettere a Caroline di rispondere.

-Ehi, Lyn! Non linciarmi se non chiamo per salutarti come al solito… ma mi serve un favore… ah, sei di fretta? … Beh, anche io… mi basta un si o un no! Dai, ti prego! Si, si, grazie! Il tipo dell’ipermercato ti ha dato il suo numero o qualcosa del genere quando stavate “trattando” per la casa? No? Ah, peccato... fa niente, tranquilla! Buona giornata! Ti voglio bene, pazza! Sì, lo so che sono io la pazza… eh, vabbè, lasciami perdere! Ci sentiamo presto!-

Chiudo la chiamata, e vedo che Joel mi guarda ancora.

Ho sempre notato i suoi bellissimi occhi verdi, però, oggi… sono più belli del solito.

-Allora?- insisto.

Lui sospira, e sorride.

-Va bene, mi fido di te.-

Sparisce in camera sua.

-Si può sapere cosa hai in mente?- mi chiede Matteo, in Italiano.

-Come ho detto a Gioele-ehm... a Joel… fidati di me.-

Continua a fissarmi, e sospira.

Joel esce dalla sua camera con una delle sue canottiere nere e dei jeans.

-Pronto?- chiedo.

-Prontissimo.- mi risponde.

-Bene. Matteo, non aspettarci per cena. Andiamo!-

-Cosa?!- protesta Joel.

Pft. Troveremo un’insalata dovunque.

Usciamo di casa, e scendiamo le scale di corsa.

-Ma insomma, che ti passa per la testa?- mi chiede Joel.

-Ti ho detto di fidarti!- mi giro e gli sorrido un attimo.

Saliamo in macchina.

-Allora, mi dirai almeno dove dobbiamo andare, immagino.-

-Ovvio. Hai presente quell’ipermercato nuovo nella zona residenziale?-

Lui annuisce. –Ce l’abbiamo davanti nella nostra villetta. E per nostra, intendo mia, di Sean, Ryan e Alex.-

-Certo.- faccio io.

-Aspetta… mi volevi con te per fare shopping?!-

-Non pronunciare in mia presenza quella parola! Come ti è potuto saltare in mente? Io odio lo shopping… oddio… l’ho ripetuto… che schifo.-

-Che ci vai a fare ad un ipermercato allora?-

-Burocrazia.-

Mi guarda cercando di capire, poi scuote la testa, rassegnato.

-Va bene. Si parte, allora.-

Dopo una ventina di minuti arriviamo e parcheggiamo vicino all’entrata.

-La macchina è al sole…- commenta Joel.

-Fottesega. Non sei abituato al caldo dell’Arizona?-

E poi è quasi sera! Fottesega, proprio!

-Sì, ma… la macchina…-

-Per quanto possa convincermi del contrario, anche tu sei esattamente uguale a tutti gli altri ragazzi sulla faccia della terra…-

-Ehi, ehi! Sai perfettamente che non è così!-

-Sì, ok! Forza, muoviti!-

Gli prendo una mano e lo trascino dentro.

Alcuni passanti ci guardano sorridendo.

La classica coppietta: lei che vuole fare shopping, lui no, lei lo trascina dentro il negozio.

Ho ripetuto quella parola di nuovo.

Che palle che pensino così… devo solo fare burocrazia.

-Eccola lì!- dico, indicando una porta di servizio.

-Non credi che ormai potresti mollarmi la mano?- chiede.

Oh, ancora non l’ho fatto?

Stupide cotte.

Lo faccio istantaneamente, cercando di non dare a vedere che la cosa mi abbia sorpreso.

Arrivo vicino alla porta.

-Disinvolto, Joel. Disinvolto, chiaro?- sussurro.

-M-ma quella è una porta di servizio! Val, ma che fai?!-

-Shhht!- lo zittisco.

Si guarda intorno, poi entra dopo di me e richiude.

-Ti avevo detto “disinvolto”! Perché ti sei guardato attorno? Qualcuno ti avrà notato!-

-Tanto ci sono le telecamere…- mormora.

-Non mi interessa. Allora… dove potrebbe essere?-

-Cosa?! Santo Cielo, COSA?!- sta perdendo le staffe anche lui.

Figo, me lo devo segnare nell’agenda.

-La stanza del direttore.-

-Forse al piano più alto… perlomeno, da quello che mi ricordo dai giochi dei Pokémon…-

-Anche tu ci giocavi?! Wow! Già, in effetti l’ufficio del direttore della Silph S.P.A. è sempre all’ultimo piano. Magari è vero…-

-Andiamo.- fa lui.

Mi stupisco.

-Adesso prendi tu le iniziative? Mi piace questo lato del tuo carattere!-

-No, voglio uscire al più presto da qui!-

-Ah, ecco…-

Dopo qualche decina di strade sbagliate, e una ventina di persone evitate (in stile Ocarina of Time nel Castello, o in Majora’s Mask nel Palazzo Deku… Ehi, la Nintendo insegna un casino nella vita!) arriviamo ad un ascensore. Ci guardiamo. Entriamo, e io pigio il bottone dell’ultimo piano. Che porta però sopra il tetto.

-Accidenti!- sussurro. –Era il piano prima!-

-Già… forza, ora schiaccio l’altro pulsante.-

Ci giriamo.

-Cazzo! Qualcuno ha chiamato l’ascensore!-

-Spero che non vengano quassù…-

Deglutisco a vuoto, e riusciamo ad uscire prima che le porte si richiudano sopra di noi.

-Già… anch’io. Andiamo dall’altra parte.-

Furtivamente attraversiamo il tetto, e poi sento delle paroline magiche.

-Ma, signor direttore…-

-Ho detto no!-

Bingo! Il direttore è qui!

Ci appollaiamo dietro un muretto basso.

Mi giro verso Joel. Non ho nemmeno bisogno di fargli la domanda. E’ bastato uno sguardo.

-Sì, ho sentito.- mi dice.

Io mi rigiro -Andiamo.- gli dico.

Da dietro le orecchie mi arriva il suono del suo respiro, insieme al suo calore, e sento il “sì” determinato che pronuncia.

Faccio un bel respiro, per poi sbucare fuori.

-Signor direttore!-

I due uomini si girano. Uno dei due è piuttosto grosso. Deve essere lui il direttore.

-Come avete fatto a salire qui?!- domanda, sorpreso.

-Non c’era nessuno che controllava le porte di servizio.- dico. –Le devo parlare.-

-Spiacente, sono occupato. Ritornate da dove siete venuti, prima che io chiami qualcuno.- si rigira verso l’altro uomo. –Vedi, il prezzo è troppo alto…-

-Ci serve solo una piccola informazione!-

-Ho detto di no! Andatevene!-

Accidenti, non vuole saperne, e ora? Non so cosa dire. Sospiro.

-Non ce ne andiamo.- dice Joel, determinato. Acciderbolina, questa non me l’aspettavo.

-Insistete ancora?-

-Certo.- continua lui. –queste informazioni sono importanti, o non saremmo venuti fin qui. E non Le richiederà più di un minuto risponderci.-

Il direttore e Joel continuano a fissarsi in cagnesco.

Alla fine quello cede.

-Che rompiscatole. Va bene, ma vi do solamente un minuto, come avete detto.-

-Allora.- inizio io –Avete costruito questo ipermercato sopra un’antica villetta.-

-I sotterranei sono occupati dai parcheggi, sì. Ora andatevene!-

-Fatemi finire la frase! Non era quello che volevo chiedere!-

Quello sbuffa.

-Nella villa c’erano degli strumenti… due pianoforti, una chitarra acustica abbastanza antica, e uno xilofono quasi storico.-

-Ah, sì... e quindi?-

-Cosa se n’è fatto?-

-Sono stati donati ai diversi conservatori di Phoenix, in accordo con la proprietaria.-

Accidenti, potevo direttamente chiedere a Lyn, ma non fa niente. Non sarebbe stato così esaltante.

-Grazie.-

Joel ed io facciamo per andarcene.

-Stupidi musicisti, sono dappertutto…- mormora il direttore.

-Sì, ha ragione come sempre, signore!-

-Ma tu guarda…- sussurro, con una faccia indignata.

-Shhhh…- fa Joel. –Non starlo a sentire, è un ignorante. Coraggio, andiamocene.-

-Cazzo, certo che siamo dappertutto! E il mondo sarebbe un posto peggiore se non fosse così, brutto coglion-

-Val! Andiamocene!-

Annuisco, e siamo fuori dopo cinque minuti.

Riprendiamo la macchina che è un forno.

-Capito perché non volevo lasciare la macchina al sole?-

-Finestrini.- rispondo io.

-Dove andiamo?-

-Aspetta.-

Riprendo il telefono e digito un altro numero. Aspetto un po’.

-Dannazione, non risponde!-

-Chi?-

Ignoro completamente la sua domanda, per proseguire con i miei pensieri a voce alta.

-Deve essere al conservatorio.-

-Ma CHI?!-

Sospiro.

-Lewis.-

Lui spalanca gli occhi.

-Seriamente? Ma non lo odiavi?-

-Già… in segreteria non mi faranno mai entrare, sono solo una studente… ex-studente, per di più. Lui è l’unico che mi potrebbe dire quale strumento è stato dato al nostro conservatorio.-

-Tutto questo solo per…-

-Solo?!- sbotto.

-N-no, ovviamente, fai benissimo, certo. Allora, si ritorna al conservatorio?-

-Bravo, inizi a capire i miei ragionamenti… anzi, non è proprio un buon segno.-

Sorridiamo entrambi. Dopo un’altra ventina di minuti arriviamo al conservatorio.

Scendo e immediatamente controllo la tabella degli orari.

-Bene- faccio –Lui è in aula trentacinque.-

Arriviamo davanti all’aula, io busso e subito qualcuno dice di entrare.

La voce è di Lewis. Nessun dubbio.

-Permesso…- dico entrando timidamente, seguita a ruota da Joel.

-Oh!- fa lui, sorpreso –Ciao, Val!-

-Ciao! Senti, io…-

-Miki, questa è una mia ex-alunna, si è laureata da poco tempo.-

Sorrido. –Già…-

-Aspetti…- fa la ragazzina, rivolta al suo insegnante –E’ quella italiana?-

Sorrido.

-Sì.- diciamo all’unisono.

-E’ vero quello che dicono?- mi chiede.

-Beh, non lo so… eheh, cosa dicono?-

-E’ vero che nel punteggio finale la commissione ti ha dato il massimo dei voti?-

Sorrido e arrossisco, mettendomi una mano dietro la testa.

-Eheh, sì, è vero!-

La ragazzina sorride.

-Anche io diventerò come te, da grande!- esclama, con gli occhi lucidi.

Che bello sentire parole del genere! Mi rendono felice!

-Brava!- le dico. –Però devi studiare e impegnarti!-

-Non c’è niente che io non possa fare!-

Ehi, mi copia pure le frasi?

Ma non fa niente, mi sta troppo simpatica.

-Avevi bisogno di parlarmi?- mi chiede Lewis, dopo aver scambiato uno sguardo complice a Miki.

Annuisco.

-Sì… preferibilmente fuori dall’aula.-

-Come vuoi.- si volta verso la ragazza –Non fare idiozie e ripassa, tanto ti sento.-

-Sì, prof…-

Usciamo dall’aula, e subito sento abbozzare qualche nota. Qualche nota molto ben piazzata.

-Sai vero, che c’è stata una donazione al conservatorio?-

-Davvero? No, non lo sapevo.-

Bene, dovrò perdere altro tempo con lui per chiedere in segreteria.

Gli spiego un po’ la situazione.

-Insomma, non mi farebbero mai entrare in segreteria, non sono più un’alunna di questo istituto, capisci?-

Lui annuisce. –Certo, andiamo subito a chiedere, avrai saltato la cena, immagino.-

“Avrete”, forse… siamo in due, idiota.

Bene, ora lascerà Joel a badare a Miki mentre io e lui andremo in segreteria… e staremo da soli. Fantasticissimo. Sì, ero ironica.

-Ehi, un momento!- interrompe Joel. –I-io con i quattordicenni non ci so fare… non potete lasciarmi con la ragazzina, le rovinerei la giornata!-

Non so se sia serio, o se l’abbia detto per salvarmi… in ogni caso, gli sono taaaaanto grata.

-Oh.- fa Lewis, delusissimo.

-Non c’è problema- faccio io –Joel, tu puoi andare con Lewis e io starò qui, così magari faccio pratica su come si fa una lezione… ehi, ma suona le Danze Rumene di Bartok?-

-Sì, sta finendo il primo anno.- fa Lewis.

-Erano tra i miei brani preferiti! E’ ufficiale, io rimango qui!-

Joel mi ha salvato la vita due volte. Tre, se contiamo quella col direttore dell’ipermercato.

Entro felice nell’aula.

-Ciao Miki! Lewis sta andando in segreteria quindi starò con te per un po’! Contenta?-

-Sì!- esclama lei con un sorrisone fantastico.

-Allora, ho sentito che suoni Bartok. Erano tra i miei brani preferiti, questi.-

-Oh, davvero?!-

-Sì! Dài, fammi sentire!-

-Con piacere!-

Questa ragazzina farà strada. Ha passione, e si vede.

-Aspetta solo un attimo.- dico, interrompendola, e sedendomi su una sedia girevole, accanto al pianoforte.

-Queste crome qui, le vedi?-

Annuisce.

-Dovrebbero essere un po’ più appoggiate, renderebbe meglio, capito?-

-Certo. Così?-

Suona quella battuta che le ho indicato.

-Esatto! Ora prova a mani unite…-

Ha passione e tanto, tanto talento. Ed è importante.

Quasi più di me quando avevo la sua età, eheheh.

Sì, sono troppo modesta.

 


Angolo Autrice:
*5a sinfonia di Beethoven in sottofondo*
TA - TA - TA - TAAAAAAANNN!!!
Sì!  E' TORNATO! LEWIS IL LATIN-LOVERma-anche-noh! 
Ve l'avevo detto, u_u
E il prossimo capitolo è uno dei miei preferiti, ci sono esclusivamente Joel e Lewis... e se ne diranno di tutti i colori!!! *-*
Cioè, è troppo divertentosisshimo.

Auguratemi buona fortuna, che domani c'ho verifica di storia dell'arte e tecnologie musicali (bit, campionamento, quantizzazione, catena elettroacustica... lo facciamo solo noi del liceo musicale...) ç_ç
Auguratemi buona fortuna anche se recensite tipo fra tre giorni :D

E poi mi sono accorta che cito solo An13Uta... ma io ho dato un'occhiata a chi mi segue e sono tipo contentisshima di tutte le persone pazzoidi come Val che seguono questa piccola cagatttttinnnnna!
Giovybella ha un nick troppo figo x'D, e ha messo la storia tra le ricordate, mi sento tanto onorata ^^
AnnaSanTokyo l'ha messa sia tra le seguite che tra le preferite <3 (TOKYOOOO KAAWAASAAAA *parola giapponese di mia invenzione x'D*)
Eli12 l'ha messa tra le seguite, come pure Free_Yourself... quindi voi due vedete ogni settimana che aggiorno, MUAHAHAHA recensite, cribbio! altrimenti Val vi stupra.........Ehm... magari no. Lol.
Che poi perché mi segue gente con dei nick fighissimi... e poi ci sono io, che faccio schifo ma ok cioè, cest la vie (non ho fatto francese x'D)
Poi c'è la mia piccola Aylin, che non vedo da un po' ;( Ayliiiiin torna da meeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Troppe e.
Decisamente.

ChiarettaL12, Giovii98, Lifeisover (ok, il tuo nick è inquietante, ma io non posso dire nulla che alle medie avevo riempito i diari di scritte "the death is always behind you" e vabbè, life is over ci sta. Ti confesso che la prima volta avevo letto war is over e avevo pensato "ma è una John Lennoniana come meh!" e vabbè, capita c:), natalyesonny, stefy with love hanno messo la fic tra le preferite :3
Grazie a tutti, e sappiate che anche  se non recensite RECENSITE O VI STUPROOOH *coff* *coff* io vi voglio un mondo di bene perché...
...
....
.......
............
...............
.......................
..................................
........................................
PERCHE' SI!
E quindi grazie grazie grazie grazie MILLEMILA a tuttiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!
<3 <3 <3
:D :D

Che poi io non voglio le recensioni per fare numero, non me ne fotte dei numeri, io in matematica ho un 6 regalato (ok, questa era pessima) ma mi piacerebbe sentire il parere anche di qualcun altro :)
Accetto benissimo anche le critiche, e so che questa fanfiction richiede una grande tolleranza, dato che... boh, mica io conosco l'Arizona, probabilmente manco ce stanno quattro conservatori a Phoenix. (alla romana, xD)
E quanto è realistico che finiscano un ipermercato in boh, tre/quattro mesi? 
Non è realistico.
Almeno, qui in Italia. Sono quasi sicura che negli Stati Uniti si facciano il culo, ma vabbè.
E chissene.

Miraccomando, appuntamento a unedì proxxxxximo! (volevo mettere solo tre x, ma era troppo ambiguo x''''D)
ValyXD :3



p.s. però recensite, dah x'D

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Capitolo 15
*** Ri-ssa! Ri-ssa! Ri-ah, già, Joel non Picchia mai Nessuno, che Rottura. ***


Capitolo 14:

Ri-ssa! Ri-ssa! Ri-ah, già, Joel non Picchia mai Nessuno, che Rottura.

 

E’ la prima volta che mi ritrovo a mentire così spudoratamente a qualcuno.

Tsk, io ci so fare tantissimo coi ragazzi e i bambini, ho imparato dai miei due nipotini, i figli di mia sorella. So perfino cambiare i pannolini, e non ho mai minimamente pensato di avere figli miei!

Comunque sia, purtroppo, so quanto possa essere frustrante stare obbligatoriamente con qualcuno che non ti sta proprio a genio… mentre a quel qualcuno tu piaci.

Sono contento proprio per questo di essere riuscito a far rimanere Val con l’alunna di Lewis.

-Però- inizio, cercando di fare un po’ di conversazione –E’ un po’ di tempo che non entro qui al conservatorio, ma mi sembra molto migliorato, dimmi, hanno fatto delle ristrutturazioni ultimamente?-

-Sì, hanno riverniciato le pareti.- risponde, freddo.

Beh, certo, io non gli sto affatto simpatico, ma almeno fai finta del contrario!

-Mi piacciono molto.-

-Mh.-

No, non ci sta nemmeno provando. Capisco perché Val non lo può vedere. Perlomeno è un bravo insegnante.

Arriviamo davanti a quella che dovrebbe essere la segreteria, ma c’è un bel cartello rosso con su scritto: “occupato”

Bene, io e lui staremo insieme per un po’ a fissare le pareti riverniciate.

Che per la cronaca, non sono nemmeno così belle, l’arancione non è adatto per istituti del genere, sarebbe stato meglio l’azzurro.

Inaspettatamente lui parla.

-A me non piacciono le pareti.-

Oh.

-Capisco. Perché?-

-Odio l’arancione. Sarebbe stato meglio l’azzurro, o il blu.-

Beh, non posso certo dirgli “ma anche io la penso così, prima ti ho mentito per vedere se ti stavo simpatico”…

-Sai, forse hai ragione, ma almeno l’arancione mette allegria.-

-Hm.- ripete.

Non pensavo che due uomini adulti potessero parlare dei colori delle pareti. Insomma, di solito lo fanno le donne, che hanno più gusto estetico, in generale. Mbah. E’ l’unico argomento, quindi…

-Dimmi la verità, John…-

-Sarebbe Joel, veramente…-

-Sì, tu, insomma.-

Faccio un sospiro appena udibile.

-Ripeto: dimmi la verità; lei ti piace?-

Proprio in quel momento passa una donna con un vestito attillato, rosso, e i tacchi alti, avrà una quarantina d’anni, probabilmente è un’insegnante.

Beh, questo è più un argomento da uomini… credo.

-Beh, non la conosco, ma è molto bella per la sua età.-

-Come sarebbe a dire “per la sua età”?! Guarda che è giovanissima!-

Uh, davvero?

-Accidenti, perché, quanti anni ha?-

-Non mi dire che non lo sai?!-

 Ma dai?! E’ la prima volta che la vedo, cretino!

Uha, l’ho insultato, non è da me.

-No, non lo so, se permetti!-

-Incredibile, pensavo te l’avesse detto…-

Ma se manco mi ha visto?!

-Comunque, ha ventiquattro anni…-

Caspita! Odio dirlo, ma se li porta malissimo!

-Sicuro? Mi sembra improbabile…-

-Ma l’hai vista? Non ha una ruga!-

Ok, Lewis è cieco. Ha rughe dappertutto! Io non critico la gente così, ma lui mi sta costringendo!

-Ma l’hai vista tu bene, invece?!- sbotto –Girati un attimo!-

A quel punto lui vede la donna.

-Ah, ma quella è Stephanie, è una collega. Certo che è brutta e vecchia. Io parlavo di Val.-

Ma dai, insultare così la gente alle spalle…

Parlava di Val?! Ma specificarlo prima, no?!

-Ah… ho confuso perché è passata proprio mentre mi facevi la domanda.-

-Certo, capita. La domanda è ancora valida.-

Se lei mi piace? In quale senso dei mille che potrebbe avere la domanda?

-Beh, in linee generali, diciamo di sì, e simpatica, un po’… molto, direi, pazza, ma non è per niente una cattiva persona. E ha un bel fisico, sì.-

-Non evadere la domanda, John.-

-Joel…- ripeto, quasi sussurrando.

-Hai detto qualcosa, John?-

Sì! Che mi chiamo JOEL!!

-No, nulla…-

-Quindi cambio domanda: la ami?-

-Stiamo parlando ancora di Val o della tua collega?-

-Di Val, idiota.-

Ehi, vacci piano, con le parole!

Se la amo? Beh… no… forse…

-No, non la amo.-

-Ah.-

Ma tu guarda…

-Perché ti interessa?-

-Perché io la amo tanto, e voglio che sia mia.-

Diglielo in faccia e ti spara con un bazooka all’istante. Va anche bene, che sia pazza. Con gente così…

-E cosa credi che lei pensi di te?-

-Non lo so. Spero che mi ami anche lei.-

Bugiardo. L’ho visto con i miei occhi che ti ha friendzonato al telefono.

 Idiota.

-Quindi non le hai ancora detto quello che provi?-

-No.-

A che gioco sta giocando? Vorrei tanto saperlo.

-Tu hai qualche idea?-

Certo Lewis. Vedi, la questione è semplice. Lei non ti può vedere, e siccome è carnivora penso proprio che ti cucinerebbe alla griglia. E in quel caso, dopo essermi occupato del contorno di verdure… forse potrei anche ricominciare a mangiare carne.

Ok, sto diventando pazzo anche io. Ma Val l’aveva promesso. Dovevo aspettarmelo.

-Senti, tu mi stai simpatico- gli dico.

Santo Cielo, non avevo mai mentito così spudoratamente in tutta la mia vita.

Sì, l’ho già detto.

Aspettate… forse quella volta, al primo anno del College… oh, ma probabilmente non conta.

-Quindi voglio dirti la verità.-

Scusami, scusami, scusami tanto, Val. Spero che mi perdonerai.

-Non hai speranze. Le piace un altro.-

-Cosa?! Te l’ha detto lei?-

Annuisco, cercando di essere il più serio possibile.

-Già, l’altro giorno.-

-E chi è, che lo ammazzo?!-

Amore e violenza: due sentimenti che non dovrebbero mai andare insieme.

-Coraggio, ammazzami, sono qui.-

-Cosa?! Tu?! Ma sei brutto! E sembri gay! Hai degli occhi brutti! E sei pure un idiota! E ho ascoltato le vostre canzoni, hai perfino una brutta voce!-

Eh?! Caro Lewis, qui sono io che ti ammazzo, non il contrario! Nessuno tocca la mia voce, chiaro?!

-Ma non ho sicuramente un brutto carattere come te!-

-Hai appena detto che ti sto simpatico!-

-Mentivo!-

-Mentivi anche su tutto il resto, allora?!-

-Sì, non piacciono nemmeno a me le pareti arancioni! E mi chiamo JOEL, e non John!-

-Ma chissenefrega! Farò cambiare a Val idea, e mi cadrà ai piedi! E poi dai, si sa che le donne guardano solo il corpo, di un uomo!-

No, quello sei tu, caro.

-Non te lo permetterò! Mi metterei con lei solo per non darti speranze!-

Ehi, lo farei, gente. E poi lei lo ha già fatto… per meno di quindici secondi, ma se ci mettiamo d’accordo non se ne accorgerà mai che non è vero.

-Ma lei sa che tu non la ami!-

-Le dirò che ho cambiato idea!-

-Non ti crederà mai!-

-E invece sì, perché farebbe di tutto pur di stare con me!-

Come ho già detto… Val, spero che mi perdonerai, ma quest’uomo mi dà proprio su i nervi.

-Ne sei convinto?-

-Al cento per cento!-

-Vado a chiederglielo!-

-Non ti fidi? Sarà felice di sapere che fai il fissato, e si allontanerà ancora di più da te! E a dirla tutta, le stai già antipatico!-

-Non è vero! Mi ha detto che siamo amici!-

-Certo, e c’ero io davanti, quando ti sei dichiarato a telefono! Perché sai cos’è? Io e lei viviamo già insieme!-

-Sei proprio uno stronzo!-

Cosa?! Ehi, ho già detto di andarci piano, con i termini! Mi hai persino dato del gay! Dopo avermi confuso con una ragazza, per giunta!

E sia chiaro: non ho nulla contro i gay, ma sapete, detto in quel modo…

-Sai una cosa? Non mi sembri per niente innamorato!-

-E tu che ne sai? Sei mai stato innamorato? Ne sai qualcosa?-

Si alza, e anche io devo, non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, io!

Se sono stato innamorato? Certo. E tanto. Tanto, e per chi non lo meritava. So come ci si sente, a stare male per amore, e permettetemi di dire, che lo so meglio di lui.

-Certo. E lo so benissimo come ci si sente.-

-Eddai, dimmi, ragazzino, come ci si sente?-

Ragazzino?! Lo sai, vero, che sono più grande della “ragazzina” che dici di amare di due anni?

E io ora gli dovrei spiegare come ci si sente? Tutta quella roba sulle farfalle nello stomaco, brividi, sospiri, ansia, apprensione, sorrisi indelebili lunghi quarti d’ora, adorazione, imbarazzo, crisi di astinenza, improvvisa sindrome da idiozia perenne?

Pft. Non capirebbe nulla.

-Hai detto che hai ascoltato le nostre canzoni… so che non ti piace ascoltare la mia voce, ma capisci almeno il significato di quello che dico. Ascolta “Run And Hide”, poi dammi una risposta.-

-Probabilmente non hai nemmeno scritto tu le parole. Che leader di merda che sei.-

Ehiehiehi! Questo è anche peggio che dire che la mia voce è brutta!

-Esatto, non le ho scritte io da solo, le abbiamo scritte insieme, insieme agli altri tre… perché sono un bravo leader!-

-Non ci crederò mai!-

Che rottura…

-Spero che il rettore del conservatorio sia libero quanto prima!- gli dico.

-Anche io!- che idiota. -E sappi che ti dimostrerò che io e Val staremo benissimo insieme, saremo felicissimi, ci sposeremo fra tre mesi e avremo ventordici bambini! Perché io sono contro il sesso protetto!-

Ok, questo è più pazzo di Val, ma in senso brutto, non in senso scherzoso come lo dice lei.

Le ha anche copiato il ventordici!

“Sono contro il sesso protetto”… per carità, chissà quanti cloni idioti nascerebbero da uno così… senza contare le malattie e… vabbè, ma quello è un discorso serio, non come lui.

“Fra tre mesi” … perché, sai anche contare il tempo?! E poi… tre mesi?! Dico… tre?! PER QUALE OSCURA RAGIONE?!

-Ma stai zitto, che fai meglio!-

Non so più cosa rispondere, veramente.

-Ah, adesso che non sai più cosa dire mi zittisci?!-

-Sei tu che mi insulti da quando siamo arrivati!-

-Se ti metto le mani addosso ti strozzo!-

Che pallone gonfiato! Gonfiatissimo! Guardatelo, sta per scoppiare!

-Eddai, su, fallo, sono qui e non mi muovo!-

Carica un pugno. Esita… è uno stupido commediante. Non è la prima volta che succede un episodio del genere. Certo, non per lo stesso discorso.

Aspettate… quella volta al College era per una ragazza comunque… o forse no?

Credendo di stupirmi tira davvero il pugno, ma io lo schivo in stile Jackie Chan e mi allontano, e lui colpisce il muro.

-Siamo in un istituto scolastico, Lewis.-

-Chi ti ha detto che puoi darmi del tu, stronzo?-

-So ragionare da solo, io. Ho una testa, io.-

Ma noooo, non stavo affatto alludendo al fatto che lui non sappia ragionare, noooo…

-Beh, ho detto che ti strozzo, e lo farò!-

Con un urlo che attira l’attenzione di tutti si fionda su di me, io cerco di non farmi prendere ma mi tira la maglia, e riesce a prendermi.

-Lasciami stare, idiota! Hai cominciato tu questo discorso!-

-Questo è amore, lo vedi? Fare qualsiasi cosa!-

-Non fare qualsiasi cosa per la propria felicità, ma fare qualsiasi cosa per la felicità della persona che ami! E adesso mollami!-

(Tutti: Aforismi per la vita, win for life!)(Autrice: Mah, veramente era “vinci per la vita…”)(Tutti: Ma fottesega.)(Autrice: Ma l’aforisma comprende anche il “e adesso mollami”?)(Tutti: Ovvio u_u)

-Ti strozzerò!-

Questa cosa sta degenerando…

-Ok, senti, sei un uomo anche tu e so quanto possa fare male, ma mi stai costringendo a farlo…- dico.

Lui allenta la presa, non capendo cosa volessi dire.

Povero ingenuo. L’unica soluzione in questi casi è un bel calcio lì dove noi uomini non vorremmo che passasse manco l’aria.

Alzo il ginocchio facendo finta di volerlo strozzare a mia volta, ma il Rettore apre la porta. Lewis mi molla immediatamente, è ovvio che non vorrebbe mai una sospensione dal lavoro.

-Oh, grazie a Dio.- sussurro.

-Che succede qui?!- dice, scioccato, il Rettore.

-VETTOVE!- è una voce di donna acutissima.

Mi giro. E’ Stephanie, la donna col vestito rosso.

-Ho visto tutto, Vettove!-

Ma… ha la “R” moscia?

-Dimmi, Stephanie.-

-Stavano pavlando della vagazza Italiana, Val, e hanno fatto tutto un discovso stvano, si stavano insultando! E poi Lewis ha tivato un pugno al vagazzo, e poi gli è saltato al collo, e pensavo che lo stesse uccidendo! Vettove, pvenda pvovvedimenti!!-

-Mister Masters!-

Che cognome insulso. Il mio almeno ha qualcosa di orientaleggiante. “Kanitz”… suona pure bene. Tz, tz, tz… mi piace il suono finale.

-Conferma quello che ha detto la sua collega?-

-Sì… ma ha iniziato lui!-

-Non è vevo!-

Ma cosa, il canale Youtube dei cantanti?

Ok, poverina, non dovrei fare queste battutacce.

-Signor Masters, mi dica subito di che cosa ha bisogno prima che prenda davvero provvedimenti!-

-Ma che cazzo ne so…- fa un’uscita del genere, e poi se ne va.

-Signor Rettore, so che io non sono nessuno, ma potrebbe darmi comunque le informazioni che ci servono?-

Un po’ scioccato mi risponde comunque. -Mi dica.-

Gli spiego la situazione. A questo conservatorio è stato donato lo Yamaha a coda. Val sarà contenta.

Torno velocemente all’aula trentacinque. Sento voci provenire dall’interno.

Oh, cavolo, spero che Val non sia arrabbiata con me… ho molta più paura di cosa potrebbe farmi lei, piuttosto che della falsa strozzatura di Lewis.

Entro spalancando la porta, e vedo Miki scioccata, Lewis rosso come una Ferrari (si parla di gente italiana, quindi ci stava…) e Val che urla:

-E’ vero che lo amo, ok?!-

Cosa!? O stanno parlando di un’altra persona, o stanno parlando di me e Val era seria… oppure stanno sempre parlando di me, ma Val è stata al gioco quando Lewis ha riferito quello che ho detto.

Penso che la più probabile sia la terza. Spero che non mi ucciderà per averlo detto, comunque.

-Eccolo!- fa Lewis.

-Buon… giorno…- abbozzo.

-Joel!- fa Val. –Quindi è vero che mi stavi usando?- fa la faccia offesa.

Ma sta mentendo, la conosco troppo bene, la sua faccia da offesa non è così.

-Io…- cerco di stare al gioco, ma mi devo inventare qualcosa di credibile.

 

 



Angolo Autrice:
Hola a todos! 

Rieccomi, con un altro dei miei capitoli preferitosi :)
Ci speravo quasi, che Joel tirasse un calcio nei coglioni a Lewis.
Tutti: Ma l'hai scritta tu la storia!
ValyXD: Appunto, non è un colpo di scena?
Tutti : -.-'''
ValyXD: Condunque, dicevo.
Epica anche Stephanie, che ha la "R" moscia, lollissimo.

Grazie mille ovviamente ad An13Uta e a stefy with love che hanno recensito lo scorso capitolo <3
STEFY IL TUO NICKNAME E' SHUPERFANTASTICOSHO SCUSAMI SE NON L'HO DETTO NEI RINGRAZIAMENTI LA SETTIMANA SCORSAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!! <3 <3 <3 <3 <3
Bene, sclero finito.

Anyway, martedì prossimo (non domani, il 27) sarà il mio compleanno! 
Joel: E anche il mio! C:
ValyXD: Sì, non è bellissimo?! Siamo nati lo stesso giornoh^^Ti farò gli auguri su Facebook, Instagram, Twitter, Ask, il tuo blog...
Joel: Ehm... basta così, grazie.
ValyXD: Pinterest, LinkedIn.... ah, ok. Sowwy.
E vabbè, il punto è che io pubblico i capitoli di lunedì... ma voglio che voi mi facciategli auguri (????????) e quindi VI/mi regalo un capitolo SPESCIALEH che uscirà martedì 27 ottobre, ovvero il giorno dopo che pubblicherò il capitolo 15.
Però... c'è un però.
Non so su cosa fare il capitolo speciale x'D
Ho in mente tantissime idee, quindi vorrei un po' il vostro parere per scegliere, ecco. Però non sparate cose a caso, ora vi faccio una lista e scegliete un argomento (ma cos'è, un tema?!)
Potete dirmelo anche per MP, senza bisogno di lasciare una recensione, sia chiaro ;)

--- Passato di Val (com'era Val al liceo/medie/elementari, non raccontanto da lei ma da una sua amica)
---Passato di Joel (idem con patate, ma sicuramente più figo) (Val: EHI!)(Autrice: lol)
---Passato dei This Century (si parla di quando Alex non aveva ancora lasciato la band, chiarirei la sua  figura, anche perché nella fic vera e propria non ci sarà tempo, mi sa D: oppure potrei raccontare (senza alcuna prova materiale, naturalmente) quanto scleravano insieme nei tour... ovviamente non si parlarà minimamente della nostra protagonista... ) (quanti avverbi o.o)
---Passiamo al FUTURO di Joel e Val (perché dai, c'è qualcuno che non pensa che si metteranno insieme? Lol. Diventerebbe una cosa moooolto fluffosa, senza farci mancare le inevitabili battute fredde/sarcastiche/idiote insomma, i tipici momenti di ilarità)
---Qualcosa su Lewis (qui potete DAVVERO tirare a casaccio, il suo passato da latin lover, oppure una specie di AU (alternate universe, per chi non lo sapesse) in cui prendiamo per vera la "io e Val ci sposeremo fra tre mesi e avremo ventordici bambini" e credetemi... ci sarebbe un botto da ridere. Ma che ne so, poi c'è l'incognita (?) che è un colpo di scena che verrà svelato nel capitolo 16... quindi se sceglierò di fare quella dovrete aspettare due settimane :( perché ovviamente non posso rovinare l'effetto sorpresa u.u)
---Futuro di Caroline e Sean (EBBENE Sì! VOGLIO FARE 'STO PAIRING PERCHE' SAREBBE TROPPO FIGO quindi se vi interessa sapere come diciamo si troveranno insieme... questa è la scelta giustah!)
---Un semplice Behind The Scenes (avete presente i dialoghi tra parentesi? Potrei fare un intero capitolo basato solo su quelli... e ci sarà da ridere. In realtà l'ho già fatto e sto cercando di pubblicarlo falsamente)
---Approfondire le figure di Matteo, Amelia, e i figli di Amelia (il titolo parla da solo :) a voi decidere se qui comparirà anche Val oppure no.)
---Non fare il capitolo spescialeh (e sì eh, devo anche considerare la remota possibilità che nessuno di voi voglia il capitolo speciale perché... boh. perché non lo volete e basta.)

---Ryan e Madeline (già, si chiama Madeline la sua ragazza c: e si vogliono tantoh beneh... quindi boh, ci potrei scrivere qualcosha)
---Piccoli spoilers di altri capitoli (Sì, metto un po' di frasi dove non ci sono colpi di scena particolari, o magari che mi piacciono, piccole anticipazioni di quello che ho già scritto :D)
---Avevo altre idee ma non me le ricordo c: (e qui non saprei proprio come avvisarvi, se mi tornano in mente x'D)

Vi ricordo che dal televoto a casa potrete votare anche più di un tema.
volevo dire...
Avete capito, credo.
Massì, sceglieteli anche tutti! Ma non mi sarete di aiuto e vi ucciderò nel sonno c:
Impostiamo come massima tre o quattro, ecco.

GRAZIE A TUTTI!!!
ValyXD

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Capitolo 16
*** Capitolo Spescialeh - How To: Far Capire Decentemente ad un Bambino di Cinque Anni come Nascono i Bambini. In Modo Non-vegano ***


Se il font non si vede, zoomate la pagina! Me ne sono accorta solo ora, su word leggevo bene, chiedo venia D:

Capitolo Spescialeh!

 

~ How To: Far Capire Decentemente ad un Bambino di Cinque Anni come Nascono i Bambini. In Modo Non-vegano ~

 

 

Phoenix, Arizona, intorno al 2020.

Ciao a tutti! Non so se vi ricorderete di me, sono passati tanti anni.

Mi chiamo Val, sono laureata al conservatorio di Phoenix da undici anni, in pianoforte, sono Italiana, e sono pazza.

Vi ricordate di me? Spero di sì.

Sono io che non mi ricordo come ho finito di raccontare la mia storia.

Ora ho trentacinque anni, quando vi ho conosciuto ne avevo solo ventiquattro.

E’ strano, ci si sente vecchi.

Beh, forse anche perché sono mamma, adesso.

Sì, sì, lo so che sono pazza, ma non così tanto da non poter crescere un figlio come si deve.

Quell’imbecille del mio ragazzo invece non è pazzo… è solo imbecille.

Sì, il padre.

Imbecille.

L’ho già detto.

Mettiamo in chiaro le cose: ok che sei vegano… ma un bambino di cinque anni DEVE mangiare carne, oppure crepa di brutto.

Ma no, lui mica lo capisce… “gli animali non sono oggetti, eh!”

Tipica frase da vegetariano/vegano.

Sì, hai ragione.

Nemmeno le piante sono oggetti. Vogliamo fare i catastrofisti? Bene, assistete alla scena.

-Oh, ma certo! Sai che ti dico?! Nemmeno le piante sono oggetti, idiota!-

-Ma cosa centra, mica loro-

-Zitto! Le piante sentono dolore, e riconoscono l’ambiente circostante, è stato dimostrato scientificamente! Cos’è, solo perché non gridano e non si muovono le possiamo torturare?!-

-Ma non è la stessa cosa!-

-E’ la stessa cosa! A questo punto non dovremmo magiare niente! Le pietre, forse! E sto usando il ragionamento di voi vegani!

-“Voi vegani!” Cosa è, mi disprezzi adesso?!-

-Io ti disprezzo sempre!-

Sorride, e mi abbraccia.

-Sei un coglione.-

-Mh.-

-Staccati. Adesso subito, o ti sterilizzo.-

-Ok, ok. Mi sposto. Sei arrabbiata?-

-Ma no, cosa te lo fa pensare? Ah, sì, aspetta. Forse il tono di voce incazzato, le sopracciglia corrugate e la mascella stretta? Nah, non sono arrabbiata.-

-Sì, non sei arrabbiata… di più. Va bene, mi allontano prima che tu uccida qualcuno.-

-Ti ricordo che ci sei solo tu in questa casa.-

-E Andrew.-

-Lui non conta, non è ancora tornato.-

Fa la prima elementare. Oggi verranno Sean e Caroline a pranzo da noi, quindi passeranno loro a ritirarlo da scuola.

Sean è l’ex chitarrista della band in cui cantava anche il mio ragazzo.

Caroline è la sua fidanzata, nonché mia migliore amica qui in Arizona.

-Vabbè, mi ero fatto capire.-

-Seh, come no.-

-Ma insomma, poi sarà lui da grande a decidere se mangiare carne!-

-Ma sei stupido! I bambini hanno bisogno di proteine!-

-Anche io ho bisogno di proteine, e come vedi le ricavo perfettamente da-

-Dai fagioli! Massì, diamo da mangiare fagioli a mio figlio!-

-Tuo?-

-Sì, mio! E se continui con questo discorso, ti assicuro che partono gli insulti!-

-E dai, insultami!-

-Russo!-

Lui rimane un po’ sbigottito.

-Beh, è sicuramente la più grande offesa che tu possa fare ad un Americano. E se ti chiamassi… -

-Non pensarci,  l’Italia non ha mai odiato nessun paese in particolare. E comunque… cosa succederebbe se tutti diventassimo vegani? Tutti e SETTEH i miliardi di persone.-

-Sarebbe fantastico perché finalmente uomini e animali vivranno in sintonia e…-

-E le foreste?! Disboscheranno tutto, per farci mangiare erba! E l’ossigeno? Sinceramente, meglio senza animali che senza alberi, ecco!-

Questa era pesante, eh. Non lo penso nemmeno.

Ma non penso neanche il contrario.

-Per caso hai il ciclo?-

-Eh? Cosa centra?! Non cambiare discorso, lurido Russo!-

-Sei di pessimo umore, ecco cosa centra.-

-Divento sempre di pessimo umore, quando fai questi discorsi idioti!-

-E come torni nel tuo solito umore?-

-Non so, suonando, oppure… STAI CAMBIANDO DISCORSO!-

Aspetto qualche secondo.

-RUSSO!-

Che palle, neanche ci fa caso.

Si avvicina a me, e mi prende le mani.

-Ti ho detto di staccarti, o partono i calci… e sai che non scherzo.-

Annuisce.

Mi salgono ancora più i nervi, forse non l’ha capito.

Appoggia la sua fronte sulla mia.

-Sei bellissima anche quando sei di pessimo umore.-

Provo a tirargli un calcio proprio lì.

Ma lui mi blocca la gamba.

-Sei fuori allenamento? Di solito hai più riflessi.-

Mi canzona.

-Zitto… o faccio valere davvero i miei diritti.-

-Diritti? Che diritti? Mangiare carne? Pft.-

-Mangiare carne, uova, latte, yogurt e FORMAGGIOH!-

-Bene, ora va meglio.-

Cerca di baciarmi, ma mi allontano.

-Eddai, non lo faccio più.-

-Farai mangiare carne a mio figlio?-

-Nostro.-

-Mio.-

-… nostro.-

-Mio.-

-Perché?-

-Perché non sei mentalmente stabile.-

-Ok, faccio mangiare la carne a tuo figlio.-

-Nostro, nostro.-

Lascio che mi baci e… avrei dovuto farlo molto prima.

Piccola descrizione.

Joel Kanitz, cantante. Non dico cantautore perché ormai non ne esistono più. TrentaSETTEH anni, da quando ne aveva diciannove nella musica, vive da sempre a Phoenix, ha una sorella e due nipoti in Texas.

Un figo della Madonna, occhi verdi, capelli biondi, che di solito porta lunghi, un fisico bestiale (e qui parte la canzone), carattere dolce, anche se con qualche instabilità mentale (veganesimo, appunto), e una voce splendida.

Ci siamo conosciuti dodici anni fa, già.

Il nostro è sempre stato un rapporto un po’ strano: io ero la pazza, lui quello normale.

Ma ormai è pazzo quanto me.

Io ero una fan del suo gruppo, e dopo varie, anzi, varissime peripezie. Sono andata ad abitare a casa sua.

Siamo passati da coinquilini ad amici, da amici a molto amici… e poi finalmente sono riuscita a cuccarmelo io.

Ci ho sofferto, eh. Non è mai stato così complicato mettersi insieme a qualcuno.

Potrà sembrarvi strano che abbiamo deciso di avere un figlio dopo così poco tempo, dopo cioè tre anni che stavamo insieme, ma credo che lui sia davvero la persona giusta per me.

Tanto lo riconvertisco, si incarnivorerà di nuovo pure lui.

-Mi erano mancate le tue labbra, stamattina…- sussurra, appena ci stacchiamo.

Sorrido, non posso farne a meno.

-Sì, sì, fai il lecchino, tanto non la passi liscia.-

Mi stringe di nuovo a sé.

Non c’è niente da fare, ma d’altronde è colpa mia.

-Non mi interessa come la passo, l’importante è che starò accanto a te, sempre.-

Arrossisco.

E’ incredibile. Riesce a farmi sentire ogni volta come il primo giorno che l’ho visto.

Quanto lo amo.

-Ho caldo.-

Lui ride, spostando una ciocca di capelli dal viso e accarezzandomi una guancia col pollice.

-Hai meno caldo adesso?-

-… no.-

-Dovresti essere abituata alla calura dell’Arizona, ormai.-

-Ma non è l’Arizona che mi dà caldo, sei tu che mi dai caldo.-

-In senso positivo?-

-No! Eccheppalle, sempre attaccato stai, e staccati un po’, uffffffff…- dico, con un tono più ironico possibile.

Lui continua a guardarmi negli occhi.

Conosco quello sguardo.

Vuoi la guerra, Joel? E guerra sia.

Tanto vince lui perché io rido subito.

E infatti, resisto meno di cinque secondi.

-Uffa, ma che palle, non ci riesco!-

-Come fai a perdere sempre così in fretta?-

-Come fai tu a riuscire a rimanere serio! La mia faccia pulciosissima e idiota non ti dovrebbe far ridere entro i primi millesimi di secondo?-

-Già, ma io sono immune alla maledizione.-

-Puttano.-

-Sicuramente.-

Su quelle parole finalmente arrivano Sean, Caroline, e Andrew.

Il piccolo cosoide scalmanatamente viene ad abbracciare i propri genitori.

Cosa che non farà più dopo al massimo la quinta elementare, lo prova l’esperienza.

Saluto anche Caroline e Sean, e dopo un po’ arriva l’ora di pranzo.

Ecco, io… me lo aspettavo questo momento, ma non ora…

Cazzo!

-Mamma… oggi a scuola un mio amico mi ha detto che voleva un fratellino ma i suoi genitori non glielo vogliono fare perché fa da monello! Quindi se io faccio da monello non mi fate un fratellino?-

-Esatto.- rispondo.

No, non chiedermi come nascono i bambini.

Non ora, non farlo, tesoro di mamma.

-Ma è brutto! Non potete mettermi in punizione e basta?-

-Ehm… la punizione finisce e… beh, se decidiamo di non farti un fratellino non lo facciamo e basta. Per sempre.-

-Allora Michael resterà senza un fratellino per sempre?-

-Già.-

-Poverino! Perché?-

Sospiro.

-Quanti anni hanno i genitori di Michael?-

-Non lo so… però sono vecchi, suo padre ha la barba!-

-Bianca? Perché se non è bianca non vuol dire niente.-

-Sì!-

-E la mamma?-

-Non l’ ho mai vista, però mi ha detto che è vecchia pure lei.-

-Chi ti ha detto?-

-Michael!-

Specifica, figliolo. Specifica.

-Ahn, okay. Ho capito. Tranquillo, non è colpa del tuo amichetto.-

-E di chi è colpa?-

Oh, cazzo, no.

Ormai gli altri tre adulti mi guardano come se stessero guardando un telefilm, non accennano a volermi aiutare.

Oh, ma esigo che almeno Joel mi dia qualche suggerimento.

-Di… ehm… della cicogna!-

-Eh?-

-Sì, ciccio. Sono le cicogne che portano i bambini!-

-E cosa succede alla cicogna quando non porta più i bambini?- e qui va un respiro di stupore-paura –Non nascono più i bambini?!-

-Nono, no aspetta. Cioè, la colpa non è proprio della cicogna…  è che quando la mamma supera i cinquant’anni… perde il numero di telefono della cicogna.-

-E il papà non ce l’ha?-

-Sì, però… lo… perde dopo e… le leggi della natura dicono che il papà non può ricordare il numero alla mamma! Perché non si fa!-

-E perché?-

-Perché, sì! E cosa ne so io, chiedilo alla cicogna!-

-Ma mamma, quando non esistevano i telefoni come la chiamavano la cicogna?-

Stupido, stupido bambino che fa domande sensate.

Troppo sensate.

-Con… i segnali di fumoNO aspetta, con… si... si urlava e basta, ecco.-

-Si urlava?-

-Sì, tu vai fuori da casa e urli il nome segreto della cicogna, lei viene e ti chiede come vuoi il bambino, e dopo nove mesi te lo porta.-

-Ma se arriva subito quando la chiami, perché ci mette nove mesi per portare il bambino?-

-Perché lo devono fare il bambino, eh. Mica nascono così, dal nulla, i bambini.-

-E come fa la cicogna a fare i bambini? Non è una persona!-

Darwin, perché sei esistito?

-C’ha la fabbrica, tipo Babbo Natale. Si fanno i bambini con… con… eh, aspetta che non mi ricordo, che l’ho studiato a scuola all’età tua.-

-Bello! Quindi anche io studio le cicogne tra un po’?-

No, ho studiato i passerotti alle elementari, come “volatili”.

-Può darsi, non lo so.-

-Allora? Ti ricordi?-

-Con la carne.- interviene Sean.

Oh, sì! Ora Joel si incazza, parte la rissa, io scommetto, Sean vince e divento ricca!

-Prendono un coniglio, un ghepardo, un cane, una rana, un passerotto, uno zombie e fanno un bambino, Quindi tu sei tipo anche uno zombie.-

-Figo!!- esclama Andrew.

Oh, Sean.

Ho già detto che ti amo?

Ops, ho sbagliato universo parallelo.

-E quando la cicogna sbaglia le dosi escono gli alieni… o i bambini con la cosa fatta di peli bianchi… oppure MissingNo!-

-No, Sean.- faccio io. –Finiscila, che mi vengono gli incubi. E se ti azzardi a parlare di Lavandonia te le faccio sanguinare io le orecchie!-

-Mamma, puoi davvero far sanguinare le orecchie della gente?-

No, che domande.

-Certo, Andy. Ma lo faccio solo in casi estremi.-

-Zio Sean, cosa è MissingNo?-

-NULLA.- dico, io, visibilmente terrorizzata. –Preferisco spiegarti cosa c’è dietro il lavoro della cicogna piuttosto che spiegarti il meccanismo dei glitch della prima generazione Pokémon, che fanno pure paura.-

-Pokémon!! Bello, bello!-

Bene, ha capito solo quello.

Bene, fantastico, benissimo.

-Dai zio Sean, racconta!-

-COSA?!- faccio io –Credimi, non dovresti sapere quella roba!-

-Ma mamma…-

-Eddai, Val! Sarà divertente!-

-Io me ne vado!- esclamo. –E se dici solo una parola sulla Sindrome di Lavandonia ti uccido la testa!-

-Non ci crederai?- mi canzona Sean.

-Sì che ci credo! –

-Inizia ad  andartene allora… vedi, sull’Isola Cannella…-

-Non lo ascoltare!- strillo, abbracciando da dietro il mio cosoide.

-Ma i Pokémon, mamma! A te piacciono i Pokémon!-

Sì, ma col cazzo che spieghi a mio figlio cosa è la Sindrome di Lavandonia…

E ho davvero avuto gli incubi pensando a MissingNo e gli altri glitch strani.

Quindi…

-Non mi piacciono questi tipi di Pokémon! Possiamo parlare di Super Mario?-

-Sì! Bello, Super Mario!-

-Nel primo Super Mario puoi camminare attraverso i muri, se salti su un blocco in un particolare modo.- gli dico.

-Wow! E come?-

-Ci ho provato una vita intera, e non ci sono mai riuscita, chiedilo a chi l’ha fatto.-

Si rattrista.

-E intanto ancora non ho capito come funziona la cosa della cicogna.-

Sospiro.

Allora figlio, c’è un coso lungo, poi c’è un tubo, il coso si avvita nel tubo, sputa fuori acqua, poi l’acqua entra dentro la spugna che c’è dentro il tubo, poi il coso esce dal tubo. Dopo nove mesi esce fuori dal tubo un bambino.

Bellissima spiegazione, devo ammetterlo.

-Quando sarai abbastanza grande da avere un telefonino tuo, la cicogna ti spiegherà tutto per bene e ti darà il suo numero. E tu sarai più grande, e capirai più cose.-

Annuisce, e mi abbraccia.

Sean e Caroline se la ridono, guardateli.

Figli di una tro… cicogna.

E quell’ancora più figlio di una cicogna di Joel non ha manco aperto bocca!

Io lo stupro.

Ah, ma non…

 





Non ce lo metto l'html nell'Angolo Autrice oggi perché non ne ho voglia. Cazzooooo siiiii!!!! E' tornato il wi-fi!!!! Sono felicisserrima. Bene, ora passo al capitolo. La verità? Me lo aspettavo diverso. E soprattutto, con una fine diversa. Non sono neanche molto contenta di quello che ho fatto, forse non era la cosa giusta... vabbè. Cioè c'è Caroline che non ha netto nulla. NULLA! NO CAZZO! Lyn e Val dovevano sclerare come due pazze! E quale mamma si rivolge in quel modo al proprio figlio? Si vede che io odio i bambini, eh? E poi il coso lungo e il tubo... cioè COSA?! COSA?! NO! NOH! Sono veramente una brutta idiota. E poi boh... i glitch?! MissingNo?! COSA?! COSA?! NOH! NO-NO-NO! NEVER-EVER! L'unica parte che si salva (ovviamente xD) è la discussione tra i nostri due piccioncini preferiti c: Vabbè, menomale che tra un po' pubblico il capitolo 16 *faccina di whatsapp quella che pensa male* E lì ce lo metto l'html nell'A.A. ... credo. Mi sa di no. Vabbuò. Vostra, ValyXD. E fatemi gli auguri :D (?)

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Capitolo 17
*** Chissenefrega del Titolo, Questo Episodio della Fanfiction non Doveva Essere così Lungo. ***


Capitolo 16:

Chissenefrega del Titolo, Questo Episodio della Fanfiction non Doveva Essere così Lungo.

Lewis era entrato nell’aula tutto rosso, era proprio incazzato nero, e se n’era uscito con un:

“Mi hai usato! Potevi dirmelo che ti sto antipatico, io ti amo, e lo sai!

Miki era tipo scioccatissima e mi guardava come per dire:

“Ommioddio ma che… WTF?!

E io allora gli avevo chiesto di spiegarmi cosa era successo e mi ha detto esattamente così:

“Quel coglione” e qui Miki aveva gli occhi più grandi della nonna di Cappuccetto Rosso “del tuo coinquilino mi ha detto che tu mi odi, e che in realtà ami lui! A me non sta bene, io tengo davvero a te, non come John” e io lì ho pensato che Joel si era probabilmente incazzato un casino “John ha detto che si metterà con te e giocherà con i tuoi sentimenti solo perché non vuole che io e te stiamo insieme! E lo sai cosa ho pensato?! Che John mi stesse prendendo per il culo, perché è impossibile che tu ti possa innamorare di uno come lui! Insomma, è brutto, ha una voce schifosa e un carattere di merda!” e lì io ero tipo scioccata perché…

Joel è brutto?! EH?!

La voce di Joel fa schifo?! WTF?!

Joel ha un carattere di merda?! WHAT?!

E non ho resistito. Gli ho chiaramente urlato in faccia:

“Si chiama JOEL! Ed è un figo della Madonna, ha una voce stupenda che ti scalda il cuore e un carattere calmo, rilassato ed altruista! Tu sì che sei un coglione! Ed è vero che lo amo, ok?!”

E qui è entrato Joel. Sarebbe un casino se pensasse che io sono seria (in realtà sono seria a metà ma chissene) quindi gliel’ho fatto capire facendo la faccia più falsa che potevo.

-Joel! Quindi è vero che mi stavi usando?-

-Io…- fa lui, non sapendo cosa rispondere.

No prob.

-Lewis mi ha detto che non mi ami, e che vuoi impedire la mia felicità! Sai che ti dico?! Io ti odio!

Mi volto, emettendo versi acutissimi che sembrassero un pianto, e facendo l’occhiolino a Miki, per farle capire che è tutto a posto.

-Val, tu non capisci! E’ per il tuo bene! Lui è contro il sesso protetto!- fa Joel.

Ok, questa non me l’aspettavo. Cioè, l’ha detto davvero!? Lewis, intendo. Oh, Dio…

Mi volto, dopo essere riuscita a versare lacrime false sul viso.

Eheh, sono un asso nella recitazione drammatica, quando mi ci metto.

-Che ti importa?!- urla Lewis –Io ti amo!-

-NON E’ VERO!!!- sbotto io –Basta, ti odiavo da prima ma ora ti odio di più! Ora vattene, non voglio più vederti!-

-Val, ma io…-

-VATTENE HO DETTO!- poi mi rivolgo a Joel –E non credere che tu la passerai liscia!!-

Lewis se ne va indignato, e io continuo a emettere quei versi da pianto. Ma Cristo, quanto è stato divertente.

-BUHUHU!!! Joel, c’è una finestra là in alto,  MI HAI FERITAAAAA!!! Controlla se se ne va davvero…-

Lui annuisce, e continua a urlare:

-Te l’ho detto, era per il tuo bene! Sembra che se ne vada… Ti prego, non piangere! Aspetta solo un attimo… ecco, è uscito.-

-Uff, non ne potevo più. Miki, hai un fazzoletto, per caso?-

-S-sì…- fa lei, scioccatissima.

Mi asciugo le lacrime, poi mi soffio il naso.

-Grazie. La storia è complicata, me lo volevo togliere di torno.-

-Ma… la mia lezione…-

-Sei prontissima. Ti consiglio di tornartene a casa.-

-Davvero?-

-Sì, se non c’è altro che posso sentire.-

-No, non c’è altro.-

-Bene, torna a casa a cenare tranquilla… e soprattutto, non dire niente a nessuno di quello che hai appena visto!- dico, ridendo.

-Ehm… ok… ciao…-

Cacchio, era proprio scioccata. Beh, poverina, lo sarei stata anche io, al suo posto.

Chiude la porta.

-Joel, come ti è venuto in mente?- parlo della storia che io lo amo… a cui Lewis ha creduto fin troppo.

-Oh, no, ti prego, non uccidermi! Non sapevo cosa dire!!-

-Eh? Ma no, non ti insalamerò, stuprerò, ucciderò e brucerò, tranquillo. Senza scherzi, è stata una trovata geniale, e sei stato credibile, a quanto pare.-

-Non ho mai mentito così spudoratamente in vita mia. Mi sento quasi in colpa. E anche tu sei stata convincente.-

-Ma perché ero seria.- faccio come se niente fosse.

-Eh?- fa finta di non capire.

-Ma è ovvio che ti amo davvero.- l’ho detto per vedere che faccia avrebbe fatto, non pensate che io non creda di avere solo una stupida cotta.

-Hm, sì, certo. Puoi smettere di fingere, non dirò niente a nessuno di oggi.-

-Matthew-ehm… Matteo?-

-Non so… forse è meglio neanche a lui. Sai, è da un po’ di tempo che continua a lanciare frecciatine.-

-Già. E’ nella sua natura, lo ha fatto con tutti i miei amici maschi.-

-Anche Sean. Con tutte le mie amiche femmine, intendo.-

-Eh, certo. Quindi anche per me?-

-Tu di più perché adori la sua Gibson.-

-Oh, ma quella chitarra è meraviglioshosha!-

-Eh?!-

-Capiscila, Joel.-

Continua a fissarmi.

-Fa niente. Ah, cosa vi hanno detto degli strumenti?-

-Ecco, questo ti piacerà: a questo conservatorio hanno donato lo Yamaha a coda.-

-Ma è fantastiglioso! [misto tra fantastico e meraviglioso, in caso non l’abbiate capito c:] Credo che mi brillino gli occhi! Dimmi, Joel, mi brillano gli occhi?-

-Ehm… no, a dirla tutta.- mi risponde, divertito.

-Che insensibile, avresti dovuto dire di sì comunque! Ti hanno detto in che aula è?-

-Aspetta… sì, nel salone da concerto.-

-Ancora più fantastiglioso! Andiamo a vederlo? Daidaidaidaidai, ti prego!-

Mi guarda, e poi sospira.

-Posso dire di no?-

-Ti insalamerei, stuprere-

-Sì, sì. Capito. Va bene, andiamo.-

-Seguimi.-

Lui annuisce, saliamo quattro o cinque rampe di scale, e finalmente arriviamo nel piano dove c’è il salone da concerti. Come al solito è aperto, ed entriamo. Lo chiudono solo dopo la fine delle lezioni, che qui a volte è perfino sino alle dieci di sera. Basterà essere fuori per quell’ora lì.

-Accidenti…- fa Joel, sorpreso. –Qui c’è un’acustica fenomenale!-

-Già… si sente perfino l’eco dei passi!-

Lui sorride, e io faccio lo stesso, girandomi verso di lui e camminando all’indietro.

-E c’è anche fresco, si sta benissimo!- continuo.

-Sai, hai proprio ragione!-

-ECO!- faccio io, e si sente un’altra decina di “eco, eco, eco, eco…” per la stanza.

-E’ divertentissimo!- esclamo, entusiasta.

-Ci credo!- mi fa lui, sempre sorridendo.

Per la prima volta, sento le farfalle nello stomaco. Uff, è frustrante.

-Allora, lo guardi quel pianoforte, o no?-

-Certo!- rispondo.

Mi siedo al pianoforte.

-Cosa potrei fare?-

-Ah, non ne ho la più pallida idea.-

Ci penso su un po’.

-Conosci Let It Be dei Beatles, vero?-

-Che domande! La facciamo?-

Annuisco, e parto con l’intro.

Adoro Let It be, è una delle uniche due canzoni che mi abbiano mai fatto piangere nella mia vita.

L’altra canzone è Bad Dream, dei This Century, nonostante la mia preferita sia sempre e comunque Everywhere, Everything. Chissà perché, poi glielo dirò, a Joel.

Stiamo finendo quando le luci si spengono, io mi blocco.

-Ehi, ma un concertista non dovrebbe non fermarsi mai anche nelle più assurde circostanze? E’ solo un piccolo black-out, rilassati.- mi fa lui.

-Merda.- sussurro. –Merdamerdamerdamerda!- mi alzo e corro verso l’uscita del salone.

La porta è chiusa.

-MERDA!- “erda, erda, erda, erda, erda…”

-Val… è… è chiusa?!-

-Merda!- rispondo.

-Che ore sono?-

-Sono solo le nove, pensavo che avrebbero chiuso l’istituto alle dieci, come al solito, ma forse hanno cambiato l’orario.-

-Dovremmo avvisare tuo fratello…-

Sorrido tristemente.

-I telefoni non prendono qui.-

-Cosa?!- fa lui.

-Già… puoi controllare, se vuoi.-

-Ho lasciato il mio a casa…-

Prendo il mio, e il risultato è quello aspettato.

Not Registered On Network

Mostro lo schermo a Joel.

-Oh, cavolo… abbiamo anche saltato la cena…-

-Pensavo che avremmo trovato un’insalata dovunque, ma dubito che qui ce ne siano…-

Anche lui sorride.

-Ce la caveremo, una cena e una colazione saltati… che sarà mai.-

-Giusto, non contiamo il mal di schiena che ci verrà a dormire sulle sedie.-

-Già, non contiamolo, siamo positivi.-

Sospiro. Sono un’idiota.

Vado a sedermi sullo sgabello del pianoforte di Lyn. Joel prende lo sgabello dell’altro pianoforte e si siede vicino a me.

-Pensi di riuscire a suonare anche al buio?-

-Hm… penso di sì…-

-Dai, riproviamo Let It Be.-

Sorrido.

-Ok!-

Sbaglio qualche nota, ma alla fine è uscita discretamente.

-Grande!- fa Joel, quando abbiamo finito.

-High Five!- esclamo.

-High Five!- ripete lui, e poi ci diamo il cinque.

-Sai perché ho pensato a Let It Be?-

-Beh, no… c’era una ragione, oltre che è una delle migliori canzoni dei Beatles?-

Annuisco.

-E’ una delle uniche due canzoni che siano state in grado di farmi piangere, in tutta la mia vita, giuro.-

-Oh, davvero? Non ti commuovi facilmente, eh?-

-Guardando i film sì… chissà perché con la musica mi riesce più difficile.-

-E posso chiedere qual è l’altra?-

Annuisco.

-Bad Dream.-

-Cavolo… Mi sento quasi onorato!-

-La adoro… perché in un certo senso è un po’ la mia vita. Specialmente la strofa centrale, è quella, che mi ha fatto piangere.-

-Non avrei mai pensato che potessi confidarmi cose del genere…-

-Te l’ho detto… - dico sorridendo –Tu sei la sola persona con cui mi sento a mio agio, perché so che non mi giudicherai…-

Sorride.

-Non immagini quanto mi dispiaccia per la settimana scorsa… io-

-Non ti devi scusare, dovrei farlo io. Ti ho usato, non avrei dovuto.-

-E io avrei dovuto crederti quando hai detto che dicevi la verità…-

-Non fa niente- scuoto la testa –Dimentichiamo quel giorno, ok? … Beh, non significa che non registrerò il singolo!-

-Comunque, Val, sappi che se non lo farai ti insalamerò, stuprerò, ucciderò e brucerò.-

-Eh, no… lo farò prima io, credimi.-

-Pensi di battermi in velocità?-

-Di brutto!-

-Ne dubiterei…-

-Facciamo a chi arriva primo alla porta in fondo?-

-Ci sto!-

Mi alzo di scatto e inizio a correre, lui mi insegue, siamo praticamente pari…ma lui è educato e non farà quello che sto per fare io.

Mi sbatto sulla porta per cercare di arrivare prima. E ci riesco.

-Ehi, non vale, io ho rallentato per non sbattermi al portone!- protesta.

-Cazzi tuoi!- “uoi, uoi, uoi, uoi, uoi…”

-Questa cosa dell’eco è divertentissima!- esclama.

-Te l’avevo detto!-

Poi inizia a solleticarmi la pancia. Aha, idiota, non soffro il solletico.

Resto impassibile a guardarlo.

-Ah… tu… non … soffri il solletico?-

-Nope.- gli rispondo, sempre impassibile.

-Peccato, è divertente vedere come la gente si dimena.-

-Già. Tu soffri il solletico?-

-Hhmhm… n-no.. certo… certo che no.-

Bingo!

Sorrido sadicamente.

-E-ehi.. pe-perché fai quel tuo sorrisetto sadico? Io ho-ho detto che non lo soffro!-

-Vogliamo provare?-

-N-non ti fidi?-

-Neanche un po’.-

Mi avvicino lentamente.

Lui mette le mani avanti, e si sposta verso il corridoio. Poi, con uno scatto felino, gli salto sulla pancia, ma lui prende a correre, ed io lo inseguo. Mi urla di fermarmi, io mi rifiuto, e come un’idiota si mette all’angolo da solo, ci sono dei fili e deve stare attento a non inciampare. Il che significa rallentare, e fermarsi, anche. Si gira per vedere dove sono, e si accorge di essere in trappola. Vado con piccoli attacchi, che respinge con le mani, ma i miei riflessi da pianista prevalgono e dopo qualche tentativo ho il controllo della sua pancia. Già, è proprio divertente vederlo che si dimena.

-No… dai… ti… ti prego… basta!!-

Cerca di indietreggiare, ma inciampa perché è troppo distratto, e inevitabilmente anche io gli cado addosso. Nonostante tutto, continuiamo a ridere come due cretini. Dopo che abbiamo esaurito l’ilarità della situazione faccio un bel respiro, e mi avvinghio al suo collo per la terza volta in queste due settimane. E lui fa lo stesso, ma appoggiando le mani sui miei fianchi.

Cazzo, ora sì che lo stuprerei, fregandomene altamente delle altre tre fasi del mio piano malefivagico (questo invece è un misto tra malefico e malvagio c:).

-Senti, non è che ci potremmo alzare? No sai, ho una persona sopra e cavi sotto la schiena, non è il massimo della comodità.-

Faccio una piccola risata, mi alzo molto a malincuore, e gli porgo una mano per alzarsi.

-Faccio da solo, potremmo ritrovarci nella stessa situazione di prima.-

-Non sono così pappamolla!- protesto.

-Non lo metto in dubbio, sono io che sono pesante.-

-Ma se non hai un filo di grasso, mangi solo erba!-

Che potrebbe anche riferirsi ad un altro tipo di “erba”… coff coff.

-Non mi riferivo a quello, sono pesante e basta.-

Si rialza.

-Potremmo coricarci sulle sedie…-

-Nope, hanno i poggia-braccia.- gli spiego.

-Bene, io mi coricherò in terra, non ho intenzione di dormire seduto: non me ne frega niente, ho già sonno. Sono sveglio da presto oggi.-

-Ah, non l’avevo notato.-

-Alla fine mi sono comunque alzato verso le otto, come sempre.-

-Capisco, capisco. Allora, che posto consigli?-

-Ma che ne so, sei tu l’esperta di questa stanza.-

-Beh, non ci avevo mai dormito prima.-

-Vado a naso?-

Annuisco.

Alla fine si sdraia in mezzo alla sala, dopo aver slegato quattro cuscini da alcune sedie.

-Ti immagini che lì si potrebbe essere seduto qualcuno con una strana malattia sconosciuta e mortale e ora tu ci stai mettendo la testa sopra?- dico, scherzando.

Lui ride.

-Zitta e coricati!-

Non me lo faccio ripetere due volte, mi sdraio vicino a lui, mettendo la testa sugli altri due cuscini. Entrambi stiamo a pancia in su, guardando il soffitto.

-C’è un bell’affresco…- fa Joel –Nonostante non si vedano i colori. Sai per caso chi l’ha fatto?-

-Non ne ho la più pallida idea.-

-Non avevo mai sentito quell’artista. E’ un nome d’arte, spero.-

Rido.

-Nono, è proprio il nome di battesimo.-

-I suoi genitori dovevano essere pazzi… Ho un’idea di come chiamerai tuo figlio.-

-Già.- faccio io –Esmernesto.-

-Esmernesto.- ripete lui, ridendo –Molto curioso.-

Passa un po’ di tempo, e mi viene freddo. Uff, lo sapevo.

Sapete, è una cosa scientifica: quando ci addormentiamo il corpo abbassa naturalmente la sua temperatura, ma a volte questo capita mentre siamo ancora svegli. Vi è mai capitato di sentire freddo mentre avevate un immenso bisogno di dormire ma non potevate, e cercavate di restare svegli in tutti i modi? Ecco perché succedeva.

-Uff…- sussurro.

-Qualcosa non va?-

-Sei ancora sveglio?-

-Sì, non è facile addormentarsi in queste condizioni.-

-Già…-

-Ripeto: c’è qualcosa che non va?-

-No, no, tranquillo.-

-Sicura?-

-Ho solo un po’ di freddo, ma è normale.-

-Potevi dirlo subito.-

Si avvicina a me, e mi mette un braccio sotto il collo e l’altro sul ventre. Io appoggio la testa sul suo petto, ci metto un braccio sopra, e l’altro mio braccio sul braccio che lui aveva già appoggiato a me. Lui mi tira sé e sistema una sua gamba sopra le mie. Arrossisco un po’.

-G-grazie…- sussurro.

Lui sorride.

-Ma di che... - sussurra, per poi darmi un bacio sulla fronte.

E che palle,ste farfalle! Ma quand’è che ho mangiato bruchi, io?!

Almeno, riesco ad addormentarmi, cullata dal suo corpo che si alza e si abbassa.

 



No, non lo metto l'html. Anyway. This chapter is really more simpatico than quello spescialeh because i wrote it con l'ispirazione... cioè non potete understand me perché sì e bohdibasta. Prima cosa da chiarire: il titolo. Perché? Ecco, sono tipo quattro capitoli sullo stesso giorno, ecco perché. Non ho più nulla da dire se non che mi dispiace un casino per non aver aggiornato ieri, è che proprio mi sentivo una cavernicola senza wi-fi... ho sonno..... non so cosa scrivere.... perché HO SONNO.... e quindi nulla..... vi voglio bene...... non drogatevi.... ad Halloween guardatevi Tim Burton...... anche se Tim Burton si guarda sempre.... e basta.... io vado a tagliarmi dormire..... ciao..... la vostra depressa assonnata ValyXD...... p.s..... sto leggendo Divergent di Veronica Roth, che è bellissshimo!!!!

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Capitolo 18
*** Ehm, sì, Tre Capitoli solo di Conservatorio x’D ***


Capitolo 17:

Ehm, sì, Tre Capitoli solo di Conservatorio x’D

 

Mi sveglio, è strano, non mi sono mossa di un millimetro da stanotte… e non ho neppure sbavato!

Mi sento un boss.

Io sbavo un casino la notte, fortunatamente non è successo oggi. Che imbarazzo avrei avuto.

Cerco di spostarmi senza svegliare Joel. Oh, è così tenero quando dorme.

Fanculo, lui è tenero sempre.

Mi correggo: figo, non tenero.

Sposto il braccio che aveva appoggiato sulla pancia in terra, e poi mi metto seduta lentamente. Il braccio che aveva sotto il mio collo era brutto messo così, quindi gliel’ho messo sul petto. Ecco, ora è una scultura degna di Michelangelo.

Lo guardo per un po’. Prendo il telefono e controllo l’ora. Le sei. Wow, è già l’alba.

Controllo nella borsa se per caso ho qualche cosa da suonare.

Oh… il singolo.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Apro gli occhi, e mi ricordo della situazione di ieri sera.

“Val… non c’è… dove…”

Il mio cervello ricomincia presto a connettere e mi accorgo di un pianoforte che suona pianissimo, con la sordina, addirittura. !**!

Sorrido: non mi ha svegliato…

“Chissà cosa suona… ehi… è… è il mio singolo!”

Ha voluto provarlo… sorrido di nuovo.

“Che ore saranno?”

Mi metto seduto e mi stiracchio silenziosamente. Mi giro e vedo che armeggia con matita e gomma sui fogli che le avevo dato.

“Lei è… bellissima.”

Mi alzo e mi siedo vicino a lei, sullo stesso sgabello su cui ero seduto ieri. Attendo che finisca la frase che stava suonando.

-Buh.- le faccio.

Lei sussulta, si gira e si mette le mani in faccia.

-Non farlo mai più! Mi è venuto un infarto!-

Ridacchio.

-E’ stato divertente…-

-Già… per te.-

Sorrido.

-E quindi stai provando il singolo, eh?-

-Perché non mi dai le parole e il titolo? Così, solo per non chiamarlo “il singolo”.-

-Mai! Dovrai aspettare!-

-Che cattivo!- Anche lei sorride. –Sai, mi piace molto.-

Faccio per parlare, ma lei mi blocca.

-Comunque non sono la persona più adatta a chiedere pareri dato che per me qualsiasi cosa composta da voi tre sarà fantastigliosa.-

-Ah, davvero? Beh, me ne ricorderò…-

Mi stiracchio di nuovo.

-Ehi, ehi…- mi chiama lei. Io abbasso la testa.

-No, no, aspetta…- guarda in direzione del mio collo.

-Che c’è?- Chiedo -Non fare scherzi del genere…-

Lei scuote la testa.

-Avevi un segno rosso, non scherzo, alza la testa un attimo…-

Io lo faccio. Ehi, se prendesse a farmi il solletico adesso morirei.

-Sì…- fa lei –Qui.- timidamente mi tocca con il dito un punto alla sinistra del mio collo.

-Ah!- sono costretto a lamentarmi. Non sarà mica per ieri…?!

-Ti ha fatto male…?- non so se fosse più una domanda o un’affermazione.

Scuoto la testa.

-Probabilmente non è niente.-

-Come “probabilmente”? Hai idea di come te l’hai fatto?-

Beh… sì. Ma non voglio dirglielo, per ovvi motivi.

-Non è niente, tranquilla.-

Lei assume un’espressione preoccupata.

-Sei sicuro? Non è che sono stata io?-

Eh? Come avrebbe potuto?

-Quando ero piccola- mi spiega, intuendo dalla mia faccia la domanda. –E dormivo coi miei genitori, tiravo tallonate sul collo a babbo.-

-Tallonate?-

-Sì, perché io mi coricavo al contrario e… vabbè. Ero pazza fin da piccola, evidentemente.-

Sorrido, e metto una mano dove prima Val aveva trovato la ferita, noto che sono un po’ gonfio. Lei continua a guardarmi. Quel Lewis…

Io… non sarei un bravo leader?! Quanto avrei voluto darglielo davvero, quel calcio…

Ma lasciamo perdere, è tutto passato.

-Non mi convinci per niente.-

-Ok, forse mi fa un po’ male, ma non è niente…-

Lei sorride e guarda in alto, appoggiando le braccia sullo sgabello e incrociando le gambe.

-Mi ricordo anche che, quando mi facevo male, mamma mi dava un bacio dove mi ero fatta male e passava tutto… è tipo un superpotere che hanno tutte le mamme…-

Sorrido anche io.

-Anche a me mia madre diceva così… forse è una cosa che si fa un po’ in tutto il mondo.-

-Già… chissà se funziona ancora.-

-Vuoi provarci?-le chiedo.

-Da-davvero?- fa lei.

Alzo le spalle.

E’ incredibile come certe cose da bambini si fanno senza alcun problema, mentre quando si diventa adulti subentrano le malizie, e solo un tenero bacio su collo può diventare qualcosa di estremamente imbarazzante. Dovremmo imparare molto dalla sincerità e dalla purezza dei bambini. Potrei perfino scriverci una canzone…

Val arrossisce leggermente, si avvicina lentamente a me, al mio collo, sento il suo respiro leggero e tiepido. E’ così strano, sento una sensazione nel petto, sono costretto a trattenere il respiro per alcuni secondi, e intanto le sue labbra si appoggiano sul segno rosso che aveva visto. Dopo un paio di secondi si stacca, io mi giro verso di lei, e ritrovo il suo volto a una distanza nulla, i nostri nasi quasi si toccano. I miei occhi saltano continuamente dai suoi, bellissimi, alle sue labbra. Oh, dannazione, la voglio baciare, la voglio davvero baciare. Inclino la testa da un lato, iniziando a socchiudere gli occhi, ma lei si risiede sullo sgabello del pianoforte, sorridendo.

-No, penso proprio che funzioni solo con le mamme, o sbaglio?-

-Oh… i-in effetti…- faccio io, un po’ sbigottito. Forse non si è accorta di quello che stavo facendo. O forse sì…

-Dovrei tornare in Italia a provarci.- continua col suo ragionamento.

Decido di fare finta di niente. –E come… come faresti?-

-Non so, un coltello, e poi “mamma, guarda, c’ho la bua!”-

-Lo faresti davvero?-

-Certo che no… sono pazza, ma non fino a quel punto!-

-Suppongo…-

-C-come suppongo?- ride –Tu mi prendi troppo seriamente a volte!-

Già…

Restiamo in silenzio per un po’ di tempo.

-Ehi!- Fa lei –Vuoi che ti faccia sentire?-

Sorrido. –Certo!-

Lei mi suona l’introduzione, poi si blocca.

-Questo passaggio non mi suona, guarda…-

-Per forza, quello è un la diesis, non naturale.-

Lei guarda la mano sinistra, che faceva l’accordo, e subito prende la matita, cerchia la nota e ci mette

-Due punti esclamativi?- chiedo.

-Già, così mi ricordo.-

-Ma se guardi, poi…-

-Non guardo mai gli spartiti, solo per leggere, poi imparo tutto a memoria.-

-Cosa?!-

Lei annuisce.

-Mi viene molto meglio. La diesis, ok. Ecco perché non tornavano i conti. Ma non è in chiave il la diesis... voglio dire, il brano è in mi maggiore…-

-No, però l’avevo messo all’inizio della battuta…-

-Ah, cavolo, non l’avevo visto. Ora faccio tutto daccapo.-

Ha finito il primo ritornello ma qualcuno apre il portone del salone.

-C’è qualcuno?-

Ehi… è la voce del Rettore!

-Sì!- dice Val. –Ci siamo noi!-

-Ha visto, Vettove? C’eva qualcuno!- dice… non ci credo… Stephanie, di nuovo?!

-Signor Rettore!- si alza Val, andandogli incontro. Decido di seguirla.

-Val, carissima! Che ci fate qui dentro?-

-Sono veduta a vedere il nuovo pianoforte… ma non sapevo che il conservatorio avrebbe chiuso prima ieri, quindi siamo rimasti chiusi dentro.-

-Ve la siete cavata, vedo.-

-Già, per fortuna…-

Sorridiamo entrambi.

-Allora, venite giù che vi offro un caffè, così parliamo di lavoro, Val…-

-C-cosa?-

Il Rettore sorride e dice di andare a prendere le nostre cose.

-Cosa vuol dire che dobbiamo parlare di lavoro?- mi chiede, afferrando la mia canottiera con entrambe le mani.

-E che ne so?- rispondo divertito.

-Ho già l’ansia.- mi molla all’improvviso.

-Ma dai… non ti può licenziare, giusto? Allora ti può solo assumere!-

Lei scuote la testa.

-Non può essere, no…-

-E perché? Ti aiuterebbe tantissimo, avresti la domenica e un giorno libero alla settimana, senza contare il posto fisso…

-No, tu non capisci…-

-No, infatti.-

Si gira di scatto e inizia a tirarmi le guance.

-E’ il mio sogno! E’ da quando ero bambina che volevo fare l’insegnante in un conservatorio! Non avrei mai desiderato altro!-

-Hovveffi effehe honhenha, hon hehahe ha hosha…-

-Eh?-

-Hon hieshho a harlahe he hi hfihi he huanhe…-

-Aspetta, ora ti mollo, così magari riesci a parlare.-

-Hm. Grazie.- mi massaggio un attimo i lati della bocca.

-Dicevo che dovresti essere contenta, e non negare la cosa.-

(Autrice: Un biscotto agli ananas se siete tornati a controllare la frase con le “h” per vedere se capivate comunque!)(Tutti: … non ci piacciono gli ananas.)

-Sì, ma… insomma, tutto così in fretta, e poi… boh, non lo so, io…-

Le metto una mano sulla spalla.

-Calmati… ho un buon presentimento.- dico, sorridendo.

-Io invece ho un bruttissimo presentimento. Soprattutto per te.-

-Cosa…cosa significa?-

-Non lo so.-

Devo trovare del ferro… così, per scaramanzia.

Io rimetto i cuscini a posto, mentre Val chiude il pianoforte e prende la sua borsa. Insieme scendiamo di nuovo al piano terra. Non posso non pensare un “finalmente liberi”.

Incontriamo il Rettore che ci accompagna al distributore automatico. Figuriamoci se ci offriva un caffè fatto bene… ma non fa niente, dopotutto, abbiamo dormito a scrocco nel conservatorio, certo, per colpa di chi ha chiuso senza controllare, ma… ehi, un attimo… è comunque colpa loro, quindi vorrei almeno un caffè fatto bene e…

No vabbè, è già tanto se non siamo indagati per furto.

-Allora, Val… - inizia il Rettore –Pensavo che, a causa di alcuni comportamenti incivili di Lewis, il tuo amico te l’avrà detto…-

-No, non mi ha detto niente…- si gira e mi fulmina con lo sguardo.

-Oh, non sono affari miei, comunque.- fa il Rettore.

-Di che parla?- mi chiede Val.

-Hm, nulla, una piccola incomprensione, non preoccuparti per me.-

-NON E’ VEVO!-

Quella dannata Stephanie…

-Lewis l’ha quasi stvozzato! E’ Stato tevvibile da vedeve, non puoi capive, in pvatica pavlavano di te e Lewis si è avvabbiato tantissimo e gli è saltato al collo, e povevino questo vagazzo cevacava di non litigave… lo ammivo tanto!-

E’ davvero dannata, ma tranquilla, io ci avrei messo più dettagli…

-La ringrazio, Stephanie.- Val.

-Era l’unica testimone, a quanto pare.-  le spiega il Rettore.

-Sono felice, Lei è sempre così sincera, Stephanie.- si gira verso di me –Non era niente? Ti ha quasi strozzato!-

-Ma non mi ha fatto male!- protesto.

-Ma no, non sei pieno di segni rossi sul… collo…- vedo che arrossisce un po’.

-Se è così, signore, potrebbe sporgere denuncia e…-

-Ma no! Ci tiene tanto a perdere un insegnante?-

-Ne guadagnerei una dieci volte migliore.- dice il Rettore, indicando Val.

-Io? Cioè, davvero… e Lewis… insomma…-

-Ha dato le dimissioni stamattina, pare che se ne andrà in Alaska. Dice che sua moglie l’ha lasciato, e quindi vuole emigrare.-

-MOGLIE?!- quasi urliamo io e Val all’unisono.

(Tutti: O! M! G!) (Autrice: TAN TAN TAN TAAAAAAAN!! Colpo di scena! MBWAHAHAHAHGRUNF! Cit.- Ganondorf  che ride nella mia fanfiction su Zelda)

-Non sapevate che il signor Masters è sposato?-

Io e Val ci guardiamo scioccati.

-Ma se voleva sposare me…- sussurra lei.

-Ah, Lei è l’amante del signor Masters? Sapevo che non era molto fedele e…-

-Io?!- fa Val, scioccata –Giammai! Quell’uomo mi è di un’antipatia assurda! Mi fa la corte praticamente da quando mi conosce ma non ho mai ceduto a nessuno dei suoi complimenti, mi fa schifo solo pensarci!-

-Oh… beh, ha bisogno di un po’ di tempo, immagino.-

-Tempo? E per cosa?-

-Per riorganizzare gli impegni, so che Lei sta dando ripetizioni, e per insegnare qui dovrà lasciare i Suoi alunni… quanti ne ha adesso?-

Ma… essere  coerente nei discorsi no, vero?

-Ne seguo nove…-

Il Rettore spalanca gli occhi.

-Uno al giorno per cinque giorni, mentre in due giorni ne vedo due.- spiega.

Già, a volte manca da casa tutto il giorno. Davvero non capisco come faccia, ma almeno da quanto ho visto è una cosa che le piace. Spero che sia davvero così.

-Beh… cosa dice? La prego, Val… sarebbe fantastico, anche perché siamo sotto di un insegnante, sono pronto a dare direttamente il contratto a tempo indeterminato che aveva Lewis. Si parla ovviamente di un migliaio e più di dollari al mese e cinque alunni a settimana, come giorni liberi c’erano la domenica, ovviamente, e  il mercoledì.-

-Oh, cavolo, cavolo, cavolo… non ci credo… io… io… mah, lo sapete che vi dico? Ok! Ci… ci sto, dannazione! Mi pagano di più e lavoro di meno, eheh….- fa una piccola risata isterica.

Sospiro. A volte vorrei proprio capire cosa passa per la testa di quella ragazza.

-Benissimo, allora potrà prendere servizio tra due settimane, così avrà tutto il tempo necessario per avvisare tutti.-

Lei annuisce. Dopo un altro po’ di chiacchere usciamo dal conservatorio e torniamo a casa dal fratello di Val, che ci abbraccia entrambi, preoccupatissimo dato che non ci aveva visto, e nessuno dei due poteva essere raggiunto telefonicamente.

Dopo aver appreso quello che era successo era ancora più felice della sorella, anche se Val non mi sembrava molto entusiasta. E’ strano, pensavo che avrebbe saltato ininterrottamente per tre giorni.

Dovrei parlarle. E poi… non sarà esattamente una frase nel mio stile, ma…

Potrei riuscire a spillarle un bacio vero, stavolta.

 

A.A.
Schialohah genteh! Come potete vedere ho aggiornato PER-FET-TA-MEN-TE in orario!
E' lunedì e, soprattutto, è passata ESATTAMENTE UNA SOLA SETTIMANA dall'ultima volta che ho aggiornato e...
Val: Ma stai zitta, quanto sei troia!
Autrice: Come ti permetti?! Ho aggiornato in orarissimo, NON IN RITARDO DI SETTEH GIORNIH
Val: smettila, it isn't funny.
Autrice: Italiano, cazzo, devi parlare italiano quando sei con me. 
Val: Blah, blah bla*sparisce*

Autrice: Bene, dopo aver cancellato quella smorfiosetta vi spiego un po' come stanno le cose:
Ci sono due osipiti ben poco graditi da me. Un amico di mio padre e la sua compagna.
Lui 40 anni, lei 58.
Immaginate 'n po' che divertimento -.-"
NON HO PIU' UN SECONDO DI PRIVACY.
UNO, CAZZO!
NO! SONO SEMPRE IN MEZZO AI COGLIONI!
E LUI NON HA ANCORA LA TERZA MEDIA!
VA A SCUOLA, CAZZO!
S-Q-U-O-L-A! (scritto apposta, tranquilli x'D)

E quindi boh, di parlare del capitolo ora non c'ho voglia, sinceramente, fortuna che ho trovato una mezz'ora libera -.-
Ah, giusto. una cosa la dovevo dire.
LEWIS E' SPOSATOOH!!! MBWAHAHAHAHA!!!! QUANTO SONO MALEFIVAGICAH?!
Ebbasta.

Tanti auguri di buon Halloween (?)
Qui vi lascio,
ValyXD
Ah già già... quei punti esclamativi in rosso stavano per: LOH SOH CHE I PIANOFORTI A CODA NON HANNO LA SORDINA ma mi serviva una sordina x'D

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Capitolo 19
*** Sorpresa Sorpresina! Ritorna Carolina! (Che rima schifosa.) ***


Capitolo 18:

Sorpresa Sorpresina! Ritorna Carolina! (Che rima schifosa.)

 

Domani Matteo partirà. Eh, già, mi dispiace, ma doveva succedere. Non ha nemmeno conosciuto Caroline, ho avuto modo di capire che ci teneva.

C’è una cosa molto brutta che mi è venuta in mente immediatamente quando il Rettore del conservatorio mi ha “assunta”…

Sarei perfettamente in grado di essere indipendente, avrei uno stipendio fisso e… beh… non sarebbe affatto male se mi trovassi un appartamento tutto mio, magari fuori città, come piace a me. Ma avrete già capito che si tratterebbe di lasciare Joel… certo, ci sentiremmo un po’ comunque, come faccio con Lyn… ma… non sarebbe più la stessa cosa, ecco. Perché io devo dire la verità, e la verità è che io sono felice di avere una cotta per Joel, perché sento che mi si è riempito un vuoto dentro, sento che vivo anche per qualcun altro, oltre che per me. Ed è strano ma fantastico al tempo stesso. E sarei ancora più contenta se mi accorgessi che non è solo una stupida cotta, ma amore. Perché sì, io voglio innamorarmi di nuovo, sono pronta a rischiare ancora, e qualcosa mi dice che è lui la persona giusta per me. E quindi devo scegliere tra vivere da sola ma in campagna, come facevo da piccola, in Italia… oppure vivere con lui, in un appartamento di città che non è il mio habitat naturale.

E credetemi, è una scelta difficile.

Oggi è domenica, e per fortuna non ho alcun tipo di lezione, quindi per la prima volta dopo tanto tempo posso restare a casa tutto il giorno.

-Quindi domani te ne vai, eh?- chiedo conferma a Matteo.

Lui annuisce tristemente.

-Uff, menomale, non vedevo l’ora! Sei una rottura, lo sai?-

-Scema!-

-Si scherza, io scherzo sempre… mi mancherai.-

-Quando pensi che tornerai in Italia?-

-Non ne ho la più pallida idea, magari per Natale.-

-Lo spero, non resisteremo senza di te!-

-Nah, ora che ti sei diplomato ti devi solo prendere la patente, e una volta che lo farai diventerai il cocco della famiglia. “Matteo portami lì!” “Matteo accompagnami là!” “Matteo vieni insieme a me qui!” “Matteo fai un favore al cugino qua!” E a quel punto si dimenticheranno chi sono io, fidati.-

-Sul serio?-

-Spero di no.-

Sento la porta aprirsi. Avevamo mandato Joel a comprare cioccolato di tutti i tipi, che Matteo ne mangia per tre.

Quasi non ci credeva quando gliel’ho detto.

“Dai, non dirmi che gli piace il cioccolato più di noi due messi insieme!” aveva detto.

E in effetti era una domanda legittima. Se mi lasciassero mangiare solo cioccolato per il resto della mia vita non avrei problemi per qualche anno, e così per Joel.

Ma Matteo non avrebbe problemi per una ventina d’anni.

Guardiamo le cose con oggettività: il troppo storpia, e purtroppo, anche con il cioccolato.

Ma Matteo è un caso a parte, quando era piccolo abbiamo dovuto portarlo alla guardia medica… per un’indigestione da cioccolato. Se l’è cavata senza problemi, ma non ne ha mangiato per due settimane… più che altro perché non ne avevamo comprato.

Poi l’abbiamo comprato di nuovo e lui se l’è mangiato tutto da solo, ha quasi rischiato un’altra indigestione.

Sapete che mi disse?

“E chissene, morirei per il cioccolato!” Otto anni. E io quattordici. E Amelia ventuno. Cioè, voglio dire.

E la sua golosità non ha fatto che crescere, quindi direi che morirebbe ventordici volte per il cioccolato, già.

Io non morirei, nonostante morirei senza.

Capitela.

-Ohoh! C’è anche il cioccolato bianco!-

-Eh, no, Matte, il cioccolato bianco è mio!- protesto. Già, “Matte” è il suo diminutivo. Non l’avevo ancora chiamato così, vero?

-Razzista!-

-Ma vaffanculo!- scoppiamo tutti e tre in una grande risata.

-Sapete vero che tra due litiganti il terzo gode?- fa Joel.

-Ma non me ne frega nulla dei proverbi insensati! Il cioccolato bianco lo voglio io! E fra tre litiganti il primo gode! Datemi quelle barrette, adesso!- ribatto.

-Una sola, sennò ingrassi.- Matteo.

Sbuffo.

-Non mi importa, al massimo comincerò a fare jogging la mattina. E quanto farebbero ingrassare tre barrette di cioccolato, sentiamo?-

-Hm... qualche grammo?-

Rido.

-Dammi qua!-

Scarto una delle prime che mi capitano in mano ma sento bussare alla porta.

-Vado io, tranquilli.- fa Joel.

Do un paio di morsi. Ahh, è perfino meglio del tiramisù.

-Val, cercano te!- urla Joel, dalla porta.

Cosa?! Uffah, e io che volevo mangiare in santa pace.

Con disprezzo cammino verso la porta ancora con la barretta in mano e…

Non ci credo! Noncicredononcicredonon…

-Lyn!!- urlo, e salto addosso a Caroline, era l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere qui, oggi! Sono felicisserrima!

-Val!- risponde lei, con la stessa mia gioia. –Aspetta… che hai in mano?-

-Ehm…-

-Cioccolato? Fammi assaggiare!- ruba un morso che ne vale quattro alla mia barretta di cioccolato, e io rimango con meno della metà in mano. Fa niente, ce ne sono altre. Sono così felice che non riesco ad arrabbiarmi, o a fare finta di essere arrabbiata!

-Buono! Ehi, state partyggiando e non mi hai detto nulla?-

Partyggiando è un sinonimo di festeggiando, in caso non l’abbiate capito.

-Non è esattamente una festa- le spiego –Stiamo dicendo addio a mio fratello con il cioccolato, perché lo adora.-

-Addio? Eh?-

-Torna domani in Italia.-

-Aspetta, Matteo alias Matthew, giusto?-

-Già.-

Appena sente pronunciare il suo nome, Matteo scatta in piedi e viene a vedere chi fosse alla porta.

Io sorrido.

-Matteo, questa è Caroline.-

-Ma non era in Texas?-

-Sì, ma mi sono presa una settimana di ferie per venire a trovare una certa persona un po’ pazza.-

-Ah…- faccio io, fingendo di essere offesa –Vedi di farmi conoscere quella persona perché altrimenti potrei diventare gelosa!-

Lei ride, mi tira i capelli e mi abbraccia, mentre io le tiro i capelli a mia volta.

-Quindi è così che si salutano due ragazze non-normali, eh?- chiede Joel, ricordandosi della nostra conversazione il giorno della pizzata con gli altri musicisti della Eighty-one Twenty-three.

-Penso proprio di sì! Lyn, non so se ti ricordi, lui è-

-Certo che mi ricordo! E’ il tuo ragazzo!-

Se fossimo in un anime ora io avrei un megagocciolone sulla testa.

-Non è il mio ragazzo… e lo sto ribadendo troppe volte ultimamente.-

-Concordo.- fa Joel.

-Gnuffi, era una battuta.-

-Ormai è vecchia pure quella!- rido, e finalmente la invitiamo ad entrare.

Parliamo un po’, dopo aver scoperto con shock, almeno per i ragazzi, che Lyn non ama il cioccolato. Io lo sapevo già, eheh.

“Non pensavo che saresti potuta diventare amica di una persona che non ama il cioccolato!” ha detto Matteo, scherzando.

Io gli ho risposto che Lyn era l’eccezione che conferma la regola. E penso proprio che sia vero.

Dopodichè lei mi ha trascinata dentro la camera di Joel.

“Ti devo parlare di cose importanti… in privato!” era stata la sua scusa.

“Sì, ma quella non è la mia stanza e…”

“Non me ne frega! Tipo, dammi la chiave di camera tua!”

“Tipo…?” le ho chiesto io.

“Non ti fidi abbastanza?” le ha domandato Joel.

“Per niente.”

“Non te la do la chiave di camera mia. Se volete chiudervi in una stanza andate nella camera di Val. O in bagno.”

“Io opterei per la mia camera…” ho proposto.

“Preferisco il bagno a camera tua.” mi ha risposto Lyn.

“Oh... grazie, eh.”

“Di nulla; vorrà dire che terrai la maniglia.”

“Cosa?! Perché io? L’idea è stata tua!”

“Zitta e seguimi!”

Siamo dentro, e io qui mi sento tremendamente a disagio, è tipo un posto proibito, qui è tutto così strano e incredibile al tempo stesso. C’è il profumo di Joel ovunque e…

-Che schifo di profumo!- sussurra Lyn.

-Dai… non ti piace?- continuiamo a sussurrare, probabilmente per non farci sentire quando arriveranno le domande pungenti.

-Oddio, a te piace, non è così?-

-Il profumo o lui?-

-Entrambi, probabilmente…-

Sospiro.

-Senti, io…-

-Aspetta. Devo controllare una cosa.-

Mi fa segno di spostarmi da davanti alla maniglia, dopodiché lei si appoggia alla porta e di scatto la apre tutta in una volta.

-AHIA!!- è Matteo che urla, ed ora è spiaccicato in terra.

-Io te l’avevo detto…- commenta Joel, che sta seduto al tavolo mangiucchiando un biscotto.

-E così origliavi, eh?- fa Lyn, rivolta a mio fratello.

-N-non ci proverò più, tranquilla.- risponde lui, rialzandosi dolorante. –Ahia…-

Lyn richiude la porta.

-Stavi dicendo?- continua a sussurrare.

-Che… insomma… io a te posso dirlo, vero?- dico sorridendo.

-Certo! Qualsiasi cosa sia, starò muta come un pesce!-

-Mi dà fastidio che tutti quanti prendiate a dire che io e Joel stiamo insieme perché non è vero… e perché lo vorrei tanto…-

-Lo ami?-

-Non lo so…-

-Come non lo sai…?-

-Non ne sono sicura, penso di avere solo una cotta… sto aspettando quattro mesi, capisci?-

-Ah… beh, come vuoi. Ti confesso che non mi va tanto a genio.-

-Perché non ha voluto darti la chiave della stanza?-

-Già.-

Rido.

-E’ perché non lo conosci… e probabilmente non ti ha dato la chiave per ovvi motivi… io avrei fatto lo stesso: permettere a due pazze esaltate best friendz forevah di chiudersi in camera mia a chiave? Ma anche no.-

Lyn sospira, poi annuisce.

-Forse hai ragione. Ma dovrà dimostrarmi che non ti ferirà.-

-Come fa a ferirmi se non stiamo insieme?-

-Anche gli amici feriscono. E se lui ti ferisce ti farà più male perché lo ami e ti aspetti molto da lui.-

-Ma io non…-

-Una come te non si dà alle semplici cotte.-

-Tu… tu dici?-

-Già. Io sono la tipa da relazioni leggere.-

-Come mai?-

-“Al catafascio gli uomini, esseri inutili” è il mio motto, ricordi? Meglio non aspettarsi niente da nessuno.-

-Già… giusto.-

Mi chiedo se lo pensi a prescindere oppure se in passato qualcuno l’abbia ferita così tanto da credere che nessun uomo avrebbe potuto amarla davvero. Glielo chiederò, prima o poi.

Usciamo fuori dalla stanza, e io tiro un sospiro di sollievo.

Joel e Matteo stanno continuando a sbafarsi tutto il cioccolato.

AAARGH!!! Non ne ho mangiato nemmeno una barretta intera!! Mi incazzo come una belva ora!

-Datemi del cibo! Non ne ho mangiato uno intero! Gnargh!-

Matteo mi porge un’altra barretta di cioccolato bianco, e io mi ci fiondo sopra.

-Tu... tipo. Non mi piace Joel, posso chiamarti John?- fa Lyn, rivolta a Joel.

Non possiamo non scoppiare a ridere entrambi.

Cristo, con tutti i nomi che iniziano con “Jo”, doveva scegliere proprio John?! AHAHAHAH!!!

-Perché ridete, voi due?-

-E’ una lunga storia!- diciamo all’unisono.

Lyn e Matteo alzano un sopracciglio, chissà cosa pensano.

-Allora ti chiamo Jennifer. Jennifer, è il tuo turno, dell’interrogatorio.-

Stavolta scoppiamo a ridere solo io e Matteo.

-Va bene, va bene. Vengo.-

-Che porco sei. Non devi dire “vengo” ad una ragazza gentile come me. Potrebbe pensare a qualcos’altro. Non mi è mai piaciuta la roba bianca e gelatinos-

-Ho capito! Basta! Scusa!- sbotta Joel, sconvolto. –Intendevo… sto arrivando.-

Matteo ed io ricominciamo a ridere ancora più forte, mentre Lyn si porta Joel nella sua stanza.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Mentre Caroline aveva costretto Val ad entrare dentro la mia stanza Matthew non aveva esitato un secondo a piazzarsi dietro la porta ed origliare.

“Guarda che probabilmente apriranno la porta all’improvviso, le ragazze sono furbe. E tua sorella più della media, lo sai.” L’avevo avvertito.

Lui aveva risposto di non preoccuparmi, perché Val non avrebbe mai pensato che qualcuno stesse origliando.

Già, Val… ma Caroline? Ho i miei dubbi.

I biscotti con le gocce di cioccolato mi ispiravano molto, così ho pensato che avrei aperto la scatola. Ne ho preso uno e gli ho dato un morso. Mh, davvero buoni. E’ stata solo questione di secondi prima che Caroline spalancasse la porta.

Odio dire che l’avevo detto, ma…

“Io te l’avevo detto…” e ho dato un altro morso al mio biscotto.

Matthew, sconfitto, si è rimesso a mangiare cioccolato. Dopo un po’ sono uscite, e Caroline mi ha detto, tramite modi non esattamente gentili, che era il mio turno per un interrogatorio. Povera Val, chissà cosa tutto le ha chiesto.

Entriamo nella mia stanza.

-Prima di tutto devo dirti che odio il tuo profumo. Mi fa schifo, proprio.-

Ah, ma che simpatica. Perfino più di Lewis.

-Così, perché non mi piace dire le cose alle spalle.-

Beh… ha anche ragione.

-Interessante. Sappi che non lo cambierò.-

-Oh, non mi importa. A Val piace, quindi probabilmente è un mio problema.-

Davvero, le piace il mio profumo? Sono… lusingato.

-Sai che mi ha detto?- continua –Oltre che le piace il tuo profumo, intendo.-

-No, non ne ho la più pallida idea.-

Mi viene un flash.

“Non ne ho la più pallida idea.”

“Non ho mai sentito quell’artista. Spero sia un nome d’arte.”

“Nono, è proprio il suo nome di battesimo.”

“I suoi genitori dovevano essere pazzi… ho un’idea di come chiamerai tuo figlio.”

“Già… Esmernesto.”

“Esmernesto. Molto curioso.”

Sorrido.

-Non perderti nei tuoi pensieri da musicista e ascoltami! Mi ha detto che-

-LYN!- sento un urlo da fuori –NON AZZARDARTI A DIRE QUALCOSA!- è… è Val!

-MA PER CHI MI HAI PRESO? STO SOLO RIASSUMENDO, ECCO!-

-IO TI STROZZO!-

-Chiudi la porta, Jennifer! Chiudi!-

Qualcosa mi dice che devo farlo, e tiro fuori la chiave della stanza dalla tasca per chiudere la porta.

-JOEL! TI INSALAMO, STUPRO, UCCIDO E BRUCIO SE NON APRI IMMEDIATAMENTE QUELLA PORTA! E SONO SERIA!-

Devo scegliere: Caroline o Val? Chi delle due mi darà la morte più crudele?

Bah. Morirei comunque, quindi tanto vale sapere cosa Val aveva detto a Caroline.

-Dimmi.- dico, serio. Sento Val che urla qualcosa in Italiano, e Matthew che prende a ridere.

-Tu per lei sei uno dei suoi migliori amici. Ci tiene molto, a te, e si aspetta il massimo.-

-Ma lo sapevo, questo.-

Beh… non me l’ha mai detto direttamente, ma me l’ha fatto capire, e anche per me è sicuramente lo stesso.

Anche se forse… non è solo un’amica.

Lascio stare, per il momento.

-Bene. Quello che ti volevo dire è che non devi ferirla in alcun modo. Perché ci sono già passata… ed è brutto quando qualcuno tradisce la tua fiducia. Val è una persona splendida, e non si merita una cosa del genere. Devi promettermi che non le farai mai del male.-

Mi metto una mano sul cuore.

-Non te lo prometto. Io te lo giuro.-

-Ah, ma allora sei davvero un tipo apposto.-

Ha completamente cambiato tono… lunatica.

-Dai Jenny, apri la porta.-

Deglutisco a vuoto. Dietro quella porta c’è Val che mi attende per insalamarmi, stuprarmi, uccidermi e bruciarmi. E non sarà molto bello.

Metto timidamente un piede fuori, e subito Val inizia a tirarmi i capelli.

-Lo sai cosa penso? Eh? Lo sai cosa penso? Lo sai? EH?-

-No… non lo so!- dico istericamente terrorizzato.

-Che potrei saltare le prime tre fasi del mio piano malefivagico e che potrei solo bruciarti vivo. E mi divertirei di più, garantito.-

-Nah, il sesso è divertente.- interrompe Caroline.

-Tu, maledettissima megera! Vi insalamerò e poi vi brucerò entrambi! Io mi sono fidata di te, capito? Ora chissà cosa si è messo a pensare questo qui!-

Mi tira di più i capelli.

-Ah, Val, ti prego, lasciami… non c’è un modo per farmi perdonare?-

-No.- fa secca.

-Ma io ti voglio bene!- imploro. Non so più cosa dire per evitare morte certa.

-Quindi ora mi friendzoni?!-

-Ma allora sei scema! Non gliel’ho detto!- protesta Caroline.

-Ah… no?- Val.

-Eh? Cosa? Cosa non mi hai detto?-

-Ma niente!- trilla Val, abbracciandomi.

Lunatiche… sono tutte lunatiche, le ragazze.

-Che ti voglio bene anch’io!-

-Ma quello me l’ha detto!-

Devo saperlo assolutamente!

-Ah, eh… non fa niente! Tranquillo, va tutto bene! Coraggio, torniamo a mangiare cioccolato tutti insieme, senza Lyn!!-

Non so più cosa pensare.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Non gliel’ha detto! No, non l’ha fatto! Evviva, ahah, eheh, pensavo di essere tipo spacciata e che avrei dovuto davvero cambiare casa per non morire dalla vergogna!

 E invece no, e lui non sospetta niente!

-Hai il ciclo, sorellona?- chiede Matteo.

-Sì, perché? Cosa centra?- rispondo, col sorriso isterico che mi si era attaccato alla faccia dopo la precedente conversazione.

-Segnati il giorno e poi conta un mese. E fra un mese comportati gentilmente e dalle sempre ragione, Gioele. Se vuoi sopravvivere, intendo.- Matteo.

-Mh, penso che mi sarà utile ed eviterei la calvizie.- Joel.

Ehiehiehi, cosa vuol dire?! Io gli tiravo i capelli perché volevo farlo soffrire, ma non è detto che mi attacchi a lui tutte le volte che ho il ciclo, che palle.

 

Autors nouts
Ai hev deciaided tu vrait de autric angol in mai langueg.
Yes bicuz ai hev mai langueg, det is dis.
If iu dont anderstend, itz ior problemsssssss.

Dis is a fanny cappy :D
Bat de necst cappys uill probabli not bi so mach fanny.
Bicuz aim em depressed end ai cat maiself. de personaggis in mai fanficsciòn ar tù mach eppi.
Ai dident aggiorn iesterdei bicuz, onestli, ai uos pleing Papa's Cheeseria on a sait det ai dont rimember.
"Mi aveva umbè preso male"
Giust for citar uan ov mai femus freisis. *COFF* *COFF* (iu uin a cheic if iu get dis)

#prayforparis (iu chen quasi sii the "for")
Ai dont uont to spik ebaut Pariz bicuz sta rompendo le palle e non si può guardare più la televisioone perché ovunque si parla di Parigi e dell'Isis e tra un po' mi faccio saltare in aria anch'io perché mi voglio guardare i film u_u oll ov iu ar probabli informeited on de accadut.

Soooooo, giast for cambiar argoment...
Aim sorry ai dident aggiorneit iesterdei, bat ai houp dis cappy uill piacere a voi.
Aill sii iu de necst mandei! <3
Teik chear.  :3


P.S.
OGGI INIZIA LO ZECCHINO D'ORO ALLE DICIASSETTEEEEEEHHHHEHEHEHEHEH!!!!!!!!!

Non mi ricordo su che canale, comunque alla Rai xD

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Capitolo 20
*** Bacioh! (E' un Titolo Fasullo, Tranquilli *risata maleficah*) ***


Capitolo 19:

Bacioh!

(E’ un Titolo Fasullo, Tranquilli *risata maleficah*)

 

Bacio. Già, il bacio.

Ci sono tanti tipi diversi di baci.

Ci sono quelli che si danno ai familiari, i soliti due sulle guance della zia/zio, nonno/nonna, mamma/papà e chi più ne ha più ne metta; quelli che ti lasciano chili di saliva  su entrambe le guance, e tu stai là che devi far finta che non ti faccia schifo.

Andiamo, chi da bambino non odiava i baci?

Poi ci sono quelli che dai agli amici, simili a quelli dei familiari ma sicuramente con molta meno bava. Li dai anche ai tuoi animali domestici, quando sei in vena di tenerezza.

Non baciate i gatti, lo odiano. Avvicinate la vostra testa alla loro, e se il vostro gatto si avvicina a voi e le vostre testoline di legno si toccano allora siete amici. (A-mici, eheh.) Ma non date mai baci ai gatti. E non abbracciate i cani.

E poi ci sono i baci che si danno alla persona amata (o alle persone amate, dipende dai casi e dalla vostra fedeltà…) quelli in cui… beh lo sapete, non mi è mai piaciuto scrivere descrizioni dettagliate di ‘sta roba.

Ma lo sapete che ci stavo riflettendo un attimo?

Tecnicamente i baci “normali” (questi, intendo) fanno ancora più schifo dei baci coi parenti.

Ma dico, pensiamo oggettivamente: ok che è il/la vostro/a amato/a, ma andiamo, slinguarvi le lingue a vicenda, scambiarsi la bava, a volte anche le cingomme (certo che devi avere un quoziente intellettivo 20 per baciare qualcuno con una cingomma in bocca ma vabbè, c’è gente pazza *coff* *coff* io non sono pazza, eh? Lo dico per scherzare, ho un Q.I. 134…), e poi uno dei due non sa limonare e ti ficca la lingua giù per l’esofago.

Succede sempre, andiamo.

Ripeto: guardiamo le cose oggettivamente. Il bacio più schifoso è quello normale.

Poi magari l’altro/a non si era lavato/a i denti il giorno e quindi voi vi ritrovate con pezzetti di cibo tra i denti, senza contare la placca, che può originare carie e…

Avete capito, no?

Continuate a baciarvi i gatti, che è meglio.

Whatever.

Lyn ha deciso di prolungare la sua vacanza a Phoenix di un mesetto. Figo eh? Dorme al posto di Matteo.

Non potete capire quanto sia stato pesante per lei e Joel sopportarsi a vicenda per i primi giorni… ma l’hanno fatto per me! Che teneroshishishi!

Un attimo.

Tu, lettore.

Sì, tu.

Scommetto che ti stai ancora chiedendo perché quella premessa, eh?

Tranquilli fangirle e fanboysi, non ho baciato Joel e non lo farò sin dopo Natale.

Il Natale della fic, eh. Non il Natale vero.

Che non so quando arriverà. :D

Concedetemela, un’emoticon.

(Val: Autrice, è inutile che continui a spacciarti per me, i lettori non ci crederanno mai. E poi hai usato il verbo scrivere.)(Io: Pffft, pensavo di essere credibile, ti ho inventata io…)(Val: Ma dai! Come posso non sapere in che mese siamo, io che vivo nel tempo in cui mi hai messo?)(Io: Non puoi sapere a che mese del mio tempo corrisponda il Natale del tuo tempo, questo è certo. Su ora, andiamo avanti col copione, che altrimenti uso troppe pagine di Word e devo cambiare capitolo.)(Joel: Ancora ‘sto copione?! Ma chi è che parla?! Val, ti prego, dimmelo!)(Io: Può sentirmi ma non vedermi, figo, eh?)(Joel: … *piange*)(Val: Ok, ok. Andiamo avanti davvero.)(Io: Tanto ti faccio piangere prima o poi, Joeluccio.)(Joel: Sto già piangendo… insensibile! E Val, perché non mi rispondi?! Tu mi ignori e io ti amo! *continua a piangere*)(Val: SMETTETELA! O vi insalamo, stupro, uccido e brucio!)(Io: Sicura di voler stuprare anche me?)(Val: Ehm… magari con te salterò direttamente alla fase successiva…)(Io: Brava ragazza.)(Val: Aspetta, Joel… cosa hai detto? Non ti ho sentito!)(Joel: Io mi uccido da solo, non ti disturbare. Pensa a bruciarmi.)(Val: Oh, che tenero, grazie!)(Io: LOL)(Val: Eh?)(Io: Cavoli tuoi se non hai sentito Joel.)(Val: Se tu scrivi che non lo sento…)(Io: Appunto, sarà divertente per me e frustrante per te e Joel. Tra l’altro, nel copione ancora Joel non si è accorto di EH VABBE’ e quindi non aspettatevi pensieri del genere, lettori.)

Val: Tanto lo scoprirò cosa sta per quel “eh vabbè”…

Condunqunqueque!

Sono a corto di bottiglie d’acqua. Sono appena tornata dal Conservatorio ed è ora di pranzo.

E io non voglio bere dal rubinetto perché mi fa semplicemente schifo.

Ho cercato di spiegare a due certi Americani che in Italia l’acqua si beve dalle bottiglie, ma Lyn continua a prendermi in giro e Joel a sospirare e subire.

Ma stavolta a quanto pare si è ribellato e ha voluto spedire Lyn a comprarle.

E’ appena uscita dalla porta, e io e Joel stiamo seduti al tavolo del salotto, e io ho già il mio pigiama.

Beh dai, è troppo comodo.

Però io ho ovviamente intenzione di rovinare questo magnifico momento parlando a Joel della mia scelta sul vivere da un’altra parte.

No, aspettate. Non ho ancora deciso nulla, è che è incivile non chiedergli un parere.

-Senti, Joel… stavo pensando-

-VAAAL!- è… Lyn?

Già, è lei che urla fuori dalla porta.

Vado ad aprirla.

-Anf… anf… non mi hai dato… anf… anf… i soldi!-

-Ma tu non ce li hai?-

-Sì, ma l’acqua la bevi tu… anf… anf… e la paghi tu!-

Sbuffo, e vado a prendere il borsellino dalla mia tracolla, in camera, e Lyn mi segue.

Quanto cavolo costerà una cassa d’acqua? Un dollaro? Forse nemmeno!

-Perché ansimi così?-

-Ho fatto le scale di corsa due volte… e comunque ho smesso.-

-Ah, ecco.-

Cerco freneticamente ma non trovo nulla.

Ah! Ora ricordo!

Avevo messo il borsellino nella mia cassetta dell’aula professori del conservatorio…

E ho le chiavi sempre al conservatorio, attaccate alla cassetta!

Porca vasca da bagno, spero che non me l’abbiano rubato.

-Allora, Val? trovato?-

Scuoto la testa.

-Oh, merda! Dove l’hai messo?-

-E’ al conservatorio… sotto chiave.- dico sussurrando.

-COSA?!-

-Già…-

-LEVATI QUEL PIGIAMA A GATTINI E VAI A PRENDERE QUEL FOTTUTO BORSELLINO!-

-Caroline, quelli di sotto sentono tutto…- Joel, ma si capiva. Io la chiamo solo Lyn.

-Ma quando urla Val non le dici nulla, eh?-

Frecciatina. E che palle.

-Di solito quando urla Val c’è in gioco la mia vita, quindi preferisco non replicare.-

E’ strano, Lyn non riesce a spuntarne una, quando discute con Joel.

Sospira.

-Dai, muoviti.-

Mah, io avrei detto “ajò”, che fa molto più immediato…

Whatever.

Le cose più leggere e veloci da infilare sono una camicia bianca e una minigonna verde.

Minigonna? Oh porco carciofo.

Sì, ogni tanto cambio.

Odio le minigonne.

Con non poco disprezzo me la infilo in fretta e furia e metto la camicia ancora sbottonata, me la abbottonerò per la strada.

Chissenefrega, io voglio bere, Lyn vuole mangiare e a Joel non gliene frega niente delle mie tette quindi posso farlo.

-Oh cazzo, Val! Che roba è quella!-

Cerco di non mandare a quel paese qualcuno di molto rispettabile mentre cerco di abbottonarmi senza saltare un buco come faccio sempre.

-Lo, so, Lyn! Mi hai detto la roba più veloce!-

-La camicia è veloce per gli uomini! Levatela, che è pure al contrario, e mettiti una canottiera!-

Mi guardo la manica, ed  effettivamente le cuciture sono all’infuori.

-MA FANCULO I CARCIOFI! E LE VASCHE DA BAGNO, FANCULO!!- urlo in Italiano, levandomi la camicia come se fosse una maglia normale.

-Traduzione, Val?- fa Lyn.

-No.-

Torno nella mia stanza e mi infilo una canottiera nera, la prima che trovo.

-Allora, Joel…-

Ho paura di cosa Lyn potrebbe dirgli.

-Proprio un bel décolleté, vero?-

Altra frecciatina. Che. Palle.

-E-effettivamente…-

Come “effettivamente”?! O è sì, o è no, che cazzo.

-Dai, dillo, dillo, dillo…-

-Cosa?-

-Che le fissavi.-

-N-non le fissavo!-

-Certo, si vede che le vuoi saltare addosso da chilometri di distanza!-

-N-non è vero!-

-Quante risposte vaghe e con un inizio di balbettio… mentiviiiii…-

Sento Joel che sospira.

Significa che mentiva davvero e che mi vuole saltare addosso o che è frustrato?

Che domande, la seconda.

-Halt!- fa Lyn, appena esco.

-Che c’è adesso?-

-Gonna verde e canottiera nera mi sta bene, ma non le ballerine bianche.-

-VAFFANCULO!-

-Ora glielo dici di non urlare, Joel? Non c’è in gioco la tua vita adesso, mi pare.- lo provoca Lyn.

-Uh… Val, potresti…-

-C’è sempre in gioco la sua vita, Lyn, anche quando è zitto, buono, calmo e fermo.-

-Visto? E’ per quello che lei può urlare.- Joel.

-Tu cerca di non parlare troppo. Lyn… andiamo.-

-Le scarpe.-

-ME NE FOTTO, DELLE SCARPE!-

E quindi usciamo.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Ora che sono da solo posso anche rielaborare quello che è appena successo.

Non è vero che la fissavo, è solo… non me l’aspettavo, ecco.

E quindi cade l’occhio, ma è normale.

Vero?

Anche se, se proprio devo commentare…

Non era niente male.

Passa una decina di minuti in cui io mi struggo a farmi domande sulla mia perversione, quando Val rientra.

-E Caroline?-

-L’ho mollata a fare la spesa, è già tanto se sono uscita di casa così.-

-Però stai bene.-

-Come ti pare, io ora mi rimetto il mio pigiama.-

-Aspetta un minuto. Se tu odi così tanto le minigonne, perché te ne sei portata una?-

-Contavo di usarla come copricostume.-

-Capisco, e dove pensi di andare al mare, in Arizona?-

-C’è il Messico… e la California.-

Sospira.

-California…- ripete.

Faccio una piccola risata.

-Tutto il mondo va pazzo per la California, da quello che ho capito.-

Lei fa spallucce.

-In Italia, se chiedi dov’è la California, mio padre ti risponde “Ma è dove infornano i calli?”-

-Per quale motivo?-

-E’ una battuta che puoi capire solo in Italiano.-

(Autrice: La Call-in-forn- ia… capita? Eh? No, vero? Era brutta, sì. Sowwy.)

Non va bene, non mi ha fatto ridere neanche un po’.

Quando la rivedo ha di nuovo il suo pigiama a gattini. Lo adoro anche io.

-Val, a proposito… cosa volevi dirmi, prima che tornasse Caroline?-

-Oh, giusto.-

Si siede nel divano e incrocia le braccia dietro la testa. Poi sospira, si alza, e si siede nella sedia vicino a me.

(Autrice: Così, a caso.)

-E’ molto complicato, ok?-

Annuisco e sorrido.

-Sai che non ti giudicherò.-

Lei scuote la testa.

-Dovrai farlo, perché te lo chiederò.-

Non credo di aver afferrato il concetto.

-Allora.- inizia lei –So che ti è rimasto impresso che non ero esattamente danzante di gioia, quando mi hanno assunta al conservatorio.-

Annuisco. Sì, è stato davvero strano.

-Perché, vedi, prima che noi diventassimo amici avevo calcolato che, dopo che avrei trovato un lavoro fisso, sarei andata a vivere da sola, in una casa come si deve.-

In che senso “come si deve”?

-E-eh… cioè aspetta, non sto dicendo che questo appartamento non mi piace… cioè no, non mi piace affatto perché non è il mio habitat naturale e… ma d’altronde, non potevo aspettarmi altro dalle grandi città, anche se… sì, insomma. Volevo andare a vivere da sola. Ma poi ci siamo conosciuti meglio e ho capito che sei un grande amico e… comunque se me ne andassi non sarebbe più la stessa cosa, cioè, nel senso...-

Lei continua a parlare, e a spiegarmi la situazione, ma io non ascolto.

Non ce n’è bisogno: ho capito perfettamente.

No, Val. Non puoi andartene. S-semplicemente non puoi! Io… mi sono abituato alle nostre discussioni patriottiche, a te che ti lamenti di Peaches, perché ancora non avete fatto amicizia, sono affezionato alle tue urla isteriche e alle tue battute sceme, sono affezionato alla tua pazzia e alla tua voglia di vivere.

No, Val.

Non puoi farmi questo. Mi uccideresti.

-E quindi ho concluso che se me ne andassi, forse staremmo meglio entrambi.-

Cosa? Come ci è arrivata a quella conclusione? No, non è assolutamente vero! Dovevo ascoltare, accidenti!

(Autrice: Lol, in realtà non c’entra un cazzo, volevo scriverlo per fare scena, non ho la più pallida idea di cosa può aver pensato Val xD)

Improvvisamente la stringo a me, le faccio appoggiare la sua testa sul mio collo, le metto un braccio sulla schiena, mentre con l’altra mano le accarezzo i capelli. Lei timidamente ricambia l’abbraccio, intrecciando le sue braccia dietro i miei fianchi.

-J-joel…- sussurra.

-Non puoi andartene…- mormoro.

Sento che lei gonfia il petto per parlare, ma io la blocco.

-Shhht.- faccio, vicino al suo orecchio. –Potremmo trasferirci nella villetta dei This Century per un po’, potremmo fare delle escursioni nel deserto, io conosco bene il territorio vicino a Phoenix… poi ti prenderai le ferie, potremmo andare in Texas da mia sorella, che ha una bellissima campagna, oppure andremo in California, e vedrai com’è il mare della West Coast, insomma io farei qualsiasi cosa, ma… non puoi andartene da me, Val. Sei… troppo importante. Come hai detto tu, non sarebbe più lo stesso, e io non voglio che cambi.-

Lei alza lo sguardo, per l’ennesima volta i nostri volti sono ad una distanza nulla, ma ora non ho voglia di baciarla, voglio solo vedere cosa risponderà, solo guardarla negli occhi.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

“Insomma io farei qualsiasi cosa”; “Non puoi andartene da me; “Sei troppo importante”…

Ma dico, mi prende per il culo o cosa? Joel, non puoi dire ad una ragazza mezzo innamorata di te queste cose strane! Potrebbe montarsi la testa e…

CHE COSA DOLCISSIMAAAAHH!!

Io boh, come faccio a spezzargli il cuore?

Mi sta bene che andiamo alla villetta dei This Century e che ci metteremo a fare escursioni per il deserto dell’Arizona, mi sta benissimo! L’importante era non stare in questa topaia, cazzo!

E poi ha detto C-A-L-I-F-O-R-N-I-A!!

Lo abbraccio di nuovo.

Oh, sì! E come mi ha abbracciata adesso! E’ stata tipo la cosa più pazzesca del mondUNIVERSO! Era tipo… tipo tenerosisshimohoho… e poi CHE BICIPITI, cazzo!

E… e… e mi ha fatto “Shhht” nell’orecchio! E io ero tipo sciolta, anche se non se n’è accorto!

Farfalle everywheeeeeeere!

Mi stacco un attimo.

(Autrice: #fangirl  #fangirlare #shoutingatmyboyfriend (?))

-Joel… volevo solo avere un tuo parere, perché ero molto indecisa.-

Lui continua a scrutarmi l’anima senza proferire parola.

-Ero, ho detto. Perché ora non lo sono più.-

Sorrido, e affondo nuovamente la testa sul suo petto.

-Domanda alquanto futile, ma… cosa farai, allora?- chiede, sempre sussurrando.

Oh, adoro questo timbro basso, chiamiamolo così, della sua voce, è tipo l’inizio di “Bad Dream” e “Money Honey”… oh, e anche di “Seven”.

(Autrice: E Dream Of Christmas.)(Val: Aggiungerlo direttamente al mio discorso?)(Autrice: That’s too mainstream, gurl. E anche Indigo Girl.)

-Mi sembra ovvio. Ti insalamerò, stuprerò, ucciderò e brucerò per poi andarmene in California.-

-Ah, ci sto. Ti seguirò come fantasma per il resto della tua vita.-

-Fantastiglioso, così non mi sentirò sola!-

-Davvero, Val.-

-Mi basta non rimanere qui dentro tutto il giorno tutti i giorni, e mi tramuterò nella persona più felice del mondo.-

-Sono poche cose che ti rendono felice, eh?-

Sorrido, alzo lo sguardo, e mi ricapitano davanti i suoi meravigliosi occhi verde smeraldo.

Devo mettere il cartello “Baciare, prego”? No, dai, Joel. O sei cieco, o sei cieco.

C’è pure l’insegna luminosa sulle mie labbra, come minimo. E quella è internazionale, la capiscono pure i Cinesi.

-Già…- improvviso –E a te cosa rende felice?-

Il sorriso che aveva sulla faccia lentamente scompare. La mano che mi accarezzava i capelli segue, sempre lentamente, il profilo del mio volto, per poi toccare con l’indice e il medio le mie labbra. Lui si avvicina ancora di più, e sia i nostri nasi che le nostre fronti si toccano. Segue ancora, lentamente, i contorni delle mie labbra con la punta dell’indice, poi mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sento che riempie i polmoni, e quel suono così dolce e delicato mi fa dimenticare chi sono e dove siamo, e quelle maledette bastarde delle farfalle si moltiplicano ancora di più.

(Autrice: ITZ DE FAINAL CAUNTDAUN! TURUDU-RUUUU!!! TURUDU-TU-TUUUUUU!! TURUDU-RUUUUU!!!!!)(Val: Just… why.)

-Tu mi rendi felice.- sussurra.

Potrei morire contenta e senza rimpianti adesso. Il suo sguardo è profondo, e… accidenti, Autrice! Com’è che non trovi le parole? Cioè, non posso interrompere così questo momento!

(Io: Scusa, sono impegnata a fangirlare *fangirla*)(Val: Come puoi fangirlare sulla tua storia?)(Io: Io può tutto u.u)(Joel: Ehi, Val! Ti stavo per baciare, e che cavolo! Aspetto questo momento da settimane!)(Io: Sarebbero otto capitoli, in realtà…)(Joel: Capitoli?)(Tutti: Andate avanti, per favore! Non è possibile… ç_ç)

Val: UFFAH! Esatto, avanti, che mi annoio.

E beh, insomma, lui è fighissimo e tutta quella roba, poi arriva Lyn con l’acqua, ovviamente.

U-un attimo… ha detto che IO lo RENDO FELICE?!

Ciccio, ‘ste qui non sono cose da dire alle amichette del cuore, so’ robe da dire alle amichette di lett-EHM di beh… uh… oh, insomma!

Joel non mi ama, e non mi può dire queste cose sdolcinate, che poi io mi offendo!

-Ma bravi, voi due!- irrompe Lyn nella stanza. –State a chiacchierare tranquilli mentre io mi faccio il culo per portarti due casse di bottiglie!-

Mi alzo e corro da lei.

-Ti voglio bene, Lyn!-

-Ma vaffanculo!-

La abbraccio, e ci mettiamo a ridere.

-Ehi…- fa lei, annusando l’aria. –Hai addosso l’odore di quel decerebrato.- dice, indicando Joel.

Io arrossisco istantaneamente. E molto vistosamente.

-Ah-ah! L’acqua era una scusa! Ma Val, se volevate stare da soli potevi anche dirmelo!-

-N-non è assolutamente come pensi!- protesto.

-Quante volte le hai fatto la laringoscopia?- chiede lei a Joel.

Io assumo una faccia scioccata.

-Neanche una.- risponde, freddo. Come può riuscire a essere così calmo? Io sto ancora fangirlando insieme ad Autrice! Forse non sentiva niente? Voleva solo soddisfare il suo istinto uomico (che roba è “uomico”?)? Ma no, uno come lui non usa le persone, non lo farebbe mai! E’ impossibile! Allora, perché lo stava facendo?

Comunque questa cosa mi brucia. Una laringoscopia anche piccola piccola no, eh?

Vabbè, ci si adatta, prima o poi gli ruberò un bacio.

E ora [inserire risata malefica qui].

Capito? Joel sarà mio, è una promessa, lo farò diventare pazzo non come sono io, ma per come sono io.

E’ diverso.

 

Angolo Autrice:
Eh buongiorgio a tuttih!
Oggi è lunedì e ho aggiornato, quindi non rompete u_u
(Mi è appena caduto il telefono sui piedi ma non vi interessa xD)

Sabato ho suonato la Song of Storms alla ricreazione, sul pianoforte della scuola ed è tipo iniziato a piovere dopo cinque minuti.
Fanculo a tutti quelli che non credono nelle leggende dei videogiochi.

Passiamo al capitolo.
Prima cosa da dire? Dal prossimo depressione, tranquilli.
Per tipo 5 capitoli.
Dopodichè le cose si risolveranno.
E dopodichè ancora...
Lo devo scrivere.
Lol.
E non so che scrivere.
Ri-lol.
Whatever.
#joeltantolosappiamocheleguardaviletetteh
#L'ACQUA NON SI BEVE DAL RUBINETTO!
Sì perché in America bevono l'acqua dal rubinetto.
A me sinceramente farebbe tanto schifo.
Perché DUE CERTI AMERICANI non cpiscono che l'acqua delle bottiglie è più buona u_u
E poi c'è Caroline che shippa Val e Joel anche se è già una one-side canon.
Vabbòh, se non capite la terminologia delle shipping cercatelo su internet :D

E poi nulla. Ciao.
E cercate di non morire prima di domani c:
*maschi che si toccano le palle*
*femmine che toccano ferro*
Questo è sessismo u.u
Anyway, grazie per la lettura <3 (Si aggiungono alla lista di persone che  seguono/preferiscono/ricordano la mia storia anche

maryfrance90, che l'ha aggiunta ra le ricordate <3
Quelli che la seguono si sono moltiplicate a dismisura *-*
Grazie anche a
Alhena DiBosco; fiqirete96 (controllato il nick SETTEH volte prima di scriverlo x'D); Giu_Is; irens; romy2007; scipio <3
Tra che ha messo la fic tra le preferite si aggiungono anche:
LittleMiss e MyLandOfDreams <3
MA CIOE' SERIAMENTE! AVETE TUTTI DEI NICK FIGHI DELLA MADONNA E IO FACCIO SCHIFO MA PERCHE?!
Se non vi trovate scritti è perché vi ho già citati la scorsa volta, altrimenti perdono <3)
Ora vi saluto davvero :3
Ciauz :3

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Capitolo 21
*** Compleanni e Ricordi Struggenti! Parte 1 ***


Capitolo 20:

Compleanni e Ricordi Struggenti! Parte I

Saltiamo le settimane in cui Lyn ci assilla praticamente quarantotto ore su ventiquattro.

E con “ci” intendo Joel e me, ovviamente.

Ma esiste, mi chiedo io, una sola persona, anche solo una, che non continui a dire ogni cinque secondi che ci shippa, che saremmo troppo tenerissimi (?) insieme e tutta quella roba?

Se esiste e se è un uomo, lo sposerò, tanto per deludere il resto del mondo.

Se è una donna la sposerà Joel e il resto del mondo si deluderà comunque.

Ci sarò anch’io in quel caso, ma questi sono dettagli.

Whatever.

Da quando Lyn ci ha praticamente beccati in pieno a baciarci…

Aspettate, forse lui mi stava solo guardando negli occhi e non aveva la minima intenzione di baciarmi.

… Allora perché è stato tre ore a toccarmi le labbra con le dita?

E a pensarci bene, quella mattina al conservatorio, è stato lui ad avvicinarsi, ma io ho fatto finta di niente perché avevo… un po’ di paura. Già.

Perché lo stava facendo? Era la foga della situazione? Quale foga, che io gli succhiavo il collo come Dracula!

Ok, no, non succhiavo per niente. Già tanto se ce l’ho fatta e non sono svenuta.

Insomma, sono passate tre settimane, e tra poco più di un mese sarà il mio/suo/nostro compleanno.

E da stupida ragazzina che sono sto già pensando a che regalo fargli. Perché so già che la torta la prenderemo al cioccolato!

A meno che lui non voglia una torta  tutta sua. In quel caso ne prenderemmo due che saranno comunque al cioccolato, garantito. Organizzeremo una super festa megafantastigliosa con roba da mangiare di ogni tipo… e alcohol-free! Non nel senso che l’alcol è libero, ma nel senso che è libera dall’alcol! In poche parole non ce n’è!

Anche se, forse, uno spumantino…

Ma vabbè, no.

O una cassetta di birra… una sola…

No, cazzo, no!

Non vorrei vedere gente come Sean e Ryan ubriaca, morirei dal ridere.

Oh, e la festa sarà giù nel giardino della villetta, che ho battezzato “Century-House”, perché solo “la villetta” era brutto.

E io non voglio regali! Più che altro perché sono una ragazza e la gente continua a comprarmi stupide forcine, profumi, orecchini, anellini e collanine, che io odio (uso solo le collane in realtà, ma devono essere semplici)… anziché l’ultimo episodio di Zelda per Wii U, che lo aspettiamo tutti da una vita, eccheppalle.

“Nintendo: Uscirà nel 2014! Ci sono stati problemi con lo sviluppo, uscirà nel 2015! Ci stiamo impegnando tantissimo per questo nuovo titolo, quindi uscirà nel 2016!

(Autrice: A quanto pare, verrà rimandato anche al 2017, ma non è ufficiale .-.)(Val: giusto per mettere i fan di Zelda di buonumore, eh?)(Autrice: Piccolo edit: Uscirà nel 2016, ormai è confermato. Finalmente!)(Val: Fa comprare a Joel un Wii U, ti prego.)(Autrice: Ovvio u_u)

Speriamo bene.

Non so cosa potrei regalare a Joel.

No, non ne ho la più pallida idea. Forse qualcosa di verde.

Vado su Google e cerco “qualcosa di verde”.

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Uh, bene, direi che ho l’imbarazzo della scelta. Tra le immagini mi appare un cagnolino vestito con una maglia a quadrifogli, povera bestia.

No, seriamente, non ho uno schifo di idea.

Magari un libro.

Dovrò chiedere aiuto a qualcuno che lo conosca da più tempo di me, e che abbia gusto estetico.

Che so, Sean o Ryan. Anzi, loro no. Hanno i risvoltini, che schifo.

Anche Joel usa i risvoltini, ma gli farò presto cambiare abitudini.

Direi Julia, che non ha i risvoltini e si trucca bene, per quanto io ne possa capire. Anche se non so esattamente come e quanto conosca Joel, ma penso che vada bene comunque chiedere il suo parere.

Magari non un mese prima, farò passare un po’ di tempo, ecco. Giusto per non sembrare maniaca.

La mia “nuova” vita al conservatorio mi piace non poco, lavoro meno e mi pagano di più, l’avevo già detto. Ho deciso comunque di continuare a seguire Delia, la ragazza “che proprio non ne sa” la domenica. Magari non è molto portata, ma suonare le piace e a volte questo basta. Il mercoledì è ufficialmente diventato il mio giorno preferito, non faccio un’acca dalla mattina alla sera, ed è fantastico. Cioè, in realtà mi preparo per le lezioni dell’indomani e lavo i piatti, ma quelle due cose mi piacciono quindi non contano. Century-House è parecchio grande, mi ricorda la casa in cui vivevo in Italia. C’è una taverna, un piano terra, un secondo piano e una soffitta. Oh, e un gran bel giardino pieno di siepi, che penso da quelle parti siano le cose più verdi che crescono, ma non mi lamento. Mi ci trasferirei permanentemente se avesse un’amaca, vedrò di comprarla.

Insieme ai due alberi che servono per reggerla.

Ma forse dovrò aspettare giusto un po’ di lustri.

Whatever, chissà cosa si fa per Halloween, in America. Cioè, vengono davvero bambini idioti con costumi idioti a chiederti le caramelle? Sarebbe fighissimo. Io da piccola non facevo nulla per Halloween perché ancora non si festeggiava in Italia. Che poi, lo chiamate festeggiare, decine di adolescenti che vanno nei bar a notte fonda per ubriacarsi?

No, non lo chiamerei festeggiare.

Affari loro. Vorrei dire qualcosa del tipo “ai miei tempi” oppure “quando ero giovane” ma… damn it, io sono ancora giovane.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

E’ incredibile, da quando conosco Val le persone che non reggo sono aumentate del duecento per cento.

Sì, Caroline e Lewis.

Sì, prima amavo tutto e tutti.

Beh, non sto dicendo che è direttamente lei la causa, anche se in un certo senso lo è, ma… non fa niente.

Non immaginate neanche lontanamente quanto ci abbia sofferto, per l’episodio di tre settimane fa. Insomma, era così vicina… anche se, forse non avrei dovuto dirle quelle cose, avrebbe potuto fraintendere qualcosa, e… Ma forse Sean aveva ragione, forse ho davvero una cotta per lei. Anche se non è assolutamente il mio tipo di ragazza. C’è da dire però che non ero mai stato così desideroso di un bacio prima d’ora. Sarà colpa dell’Italia?

Da ora in poi, conterò quante volte cerco di baciarla e non ci riesco, tre sono troppe, e ho l’impressione che la sfiga ci perseguiti.

Per il mio compleanno voglio che mi regalino peperoncini e ferri di cavallo. Toglierò da casa tutti gli specchi, le scale ma soprattutto il sale.

Ho anche un gatto nero, ma… non può essere lui la causa di tutto questo.

E prima che qualcuno fraintenda, volevo solo fare delle battute, non sono affatto superstizioso.

A proposito di compleanni, mi ricordo che Val mi aveva detto quando era il suo, ma sinceramente non me lo ricordo. Penso che fosse vicino al mio, comunque. Al limite festeggeremo insieme.

Chissà cosa potrei regalarle…

Forse, qualcosa di verde. Ma ci sono un’infinità di cose verdi.

Sorrido.

Chissà cosa succede se googlo “qualcosa di verde”.

Circa 1.190.000 risultati (0,47 secondi)

Oh. Wow.

E… qualcosa di rosso?

No vabbè. Devo pensare a quello che le piace.

Sì, ma cosa le piace? Non posso nemmeno ragionare in termini di “alle ragazze di solito piace”, perché probabilmente le cose come anelli e vestiti firmati non sono il suo forte.

So che le piace il cioccolato.

Vabbè, non posso regalarle roba da mangiare.

Le piacciono i panda.

Un peluche? Probabilmente lo adorerebbe, ma è troppo banale.

Le piacciono le Gibson Les Paul.

Ma non le piace troppo suonare la chitarra.

Comunque, le piace la musica.

Potrei regalarle un album del suo cantante preferito.

Che sono potenzialmente io, quindi lasciamo perdere.

Qualcosa di Beethoven, forse? Se sto sul classico magari c’è più possibilità.

Ma su Youtube c’è praticamente qualsiasi cosa di roba classica.

Ho la sensazione che rimanere in tema musicale sarebbe l’ideale.

Una maglietta dei This Century, di quelle che avevamo pensato per Biography Of Heartbreak? Magari quella “Listen to This Century right MEAOW!”

Ma forse ce l’ha già, o non le piace.

Uffa, questa ragazza è troppo complicata.

Allora, ragioniamo con calma.

Lei non è una ragazza normale.

Ora, togliamo il normale.

Magari, se provo a ragionare vedendo le cose dall’altro lato della situazione, ho più idee.

Se Val fosse un maschio, cosa gli regalerei?

Ehm, l’anno scorso ho regalato a Sean un videogioco.

Non so se le piacciano i videogiochi, dovrei chiederglielo.

Ehm… se gli piacciano, ho detto che sto ragionando in termini contrari.

Che domande, ai ragazzi piacciono i videogiochi.

Sospiro.

Il peluche a forma di panda è l’opzione più sensata.

Magari mi sto struggendo per niente, e il suo compleanno è tipo ad Aprile.

Decido di controllare la sua pagina Facebook.

Cioè-no-aspetta-COS?!

Siamo nati lo stesso giorno?!

Aspetta, sì! Me l’aveva anche detto, che scemo!

Ecco a cosa serve Facebook in realtà, a evitare figure di… beh, avete capito.

Ci dovremmo mettere d’accordo sulla torta.

Per me al cioccolato. Con la panna. Tanta panna.

Sento il portone di casa aprirsi.

-Sono tornata! Ci sei, Joel?-

-No!- rispondo io, dal salotto.

-Simpatico… che fai?-

-Mi struggo.-

Si mette a ridere.

-E perché mai?-

-Perché… beh… non voglio che tu lo sappia.-

-Mi avevi detto la stessa cosa quando sei andato a tingerti i capelli. Dimmi che ora li rifarai del colore naturale, ti prego.-

-Pensavo più a un rosso fuoco.-

-Quanto sei idiota. Sul serio, dai.-

-Ti piacciono i videogiochi?-

Fa una faccia un po’ sorpresa.

-Uh… beh, dipende da quali. Adoro gli RPG, in generale.-

-Del tipo?-

-The Legend of Zelda! Il re degli RPG!-

-Ah. Beh, ho sentito dire meraviglie su quella saga, ma non mi ci sono mai interessato più di tant-

-NON HAI MAI GIOCATO A ZELDA?!-

-N-no…-

-Male, male, caro. Ti farò giocare tutta la saga in questa settimana.-

-Ah, ok. Quanti titoli sono?-

-Diciassette. Diciotto, se contiamo quello che si spera uscirà nel 2016.-

-Ah, ma allora è roba da un paio d’ore ciascuno. Pensavo peggio.-

Lei scuote la testa.

-E’ roba da un paio di mesi ciascuno. Giocati blind e senza guide, ovviamente.-

Spalanco gli occhi.

-E come pretendi che li giochi tutti in una settimana?-

-Te la caverai.-

Scuoto la testa divertito.

-Oltre a questi?-

Ci pensa un po’ su.

-Adoro anche gli horror, e quei giochi dove devi uccidere cosi. Tipo Devil May Cry.-

-Anche di quello ne ho sentito parlare. E’ bello?-

Sospira.

-Se è bello? E’ una figata pazzesca! E guarda caso, ho nominato le due saghe con i protagonisti più fighi di tutti i tempi!-

-Che sarebbero?-

-Link e Dante! Ahh…-

Rido.

-Perché gente così figa non esiste? Spiegamelo!-

Continuo a ridere.

-Smettila di ridere! E’ una cosa parecchio seria!-

E anche lei inizia a ridere.

-Dannato! Hai la risata contagiosa! Vado a cambiarmi… e poi ce ne andiamo a Century-House, ok?-

-Agli ordini, capitana!-

Century-House è un nome decisamente appropriato per quella villetta. Non so come le vengano.

Ah, non le ho ancora chiesto se compone.

*-*-*-*-*-*-*-*

Saltiamo in macchina e raggiungiamo la villetta in una decina di minuti.

-Sai, Joel… Century-House mi piace proprio un sacco!-

Sorrido.

-Già, l’avevo capito. E’ da un po’ di tempo che volevo chiederti una cosa…-

Mi dedica il suo sguardo, per farmi capire che è pronta a rispondere.

-Sai, ti ho sempre ammirata per la tua fantasia e l’avere sempre la risposta pronta…-

Lei si incuriosisce.

-Perciò mi chiedevo… tu componi, ogni tanto?-

Lei si gratta dietro il collo.

-Ho fatto qualcosa. Ma, più che altro, mi diverto a scrivere quello che faccio a caso sul pianoforte. Non la chiamerei composizione.-

-Perché no? E’ roba tua, dopotutto.-

Alza le spalle.

-Non mi interessa, tanto è roba che non piace alla gente, di solito è piena di dissonanze, accordi strani, e non c’è una melodia, ma  piuttosto una successione di accordi.-

-E se ti dicessi che mi piacerebbe ascoltarne qualcuna?-

-Non se ne parla, e poi… è roba privata.-

-In che senso?-

-A volte ho fatto cose che mi sentivo dentro, nel senso che rappresentavano i miei stati d’animo. A volte riascolto qualcosa, e molti brani mi piacciono ancora. Ma non voglio che li senta qualcun altro, in generale.-

Sorrido. La metti così, Val? Beh, vediamo…

-E se io ti facessi ascoltare il mio nuovo singolo, completo di parole e tutto, mi suoneresti qualcosa delle tue composizioni?-

Lei sorride dolcemente. Non l’avevo mai vista farlo in quel modo. E’ così… dolce, appunto.

-Ci hai provato, Kanitz.-

Mi tira il naso.

-Non se ne parla, ho detto.-

-Ti ho già detto che sei una ragazza molto, molto complicata?-

-No, ma si capiva che lo pensi.-

-Lo pensa tutto il mondo secondo me.-

-E ne vado fiera. Perché essere parte della massa? Cosa me ne verrebbe? Nulla. Meglio essere stessi e avere pochi amici ma buoni, anziché stare simpatico a tutti quanti ma non essere particolarmente vicino a nessuno. Almeno, io la penso così. E permettimi Joel… nemmeno tu sei così tanto normale, alla fine.-

-Oh, davvero? E cosa avrei io, di anormale?-

-Mah, talmente così tante cose che non le so elencare.-

-Posso darti dell’idiota?-

-Mi offenderei se non lo facessi.-

-Idiota.-

-Brutto bastardo! Come ti permetti?!- fa finta di essere arrabbiata,  dandomi uno schiaffo sulla testa.

-Sei davvero un’idiota…-

Sospira.

-Già… senti, non ci sono alberi, qui?-

-Beh, sì… certo.-

-E le amache?-

-Ehm… no.-

-Peccato. Ne comprerò una.-

-Ti piacciono?-

-Le adoro.-

Inclino la testa.

-Sarò anche un’idiota, ma le adoro perché mi ricordano casa mia. Insomma, sì. Sono nostalgica.-

Sorrido.

-Ti capisco. Quando abbiamo iniziato a fare i tour anche io mi sentivo così. Anche se, beh… sapevo che sarei tornato a Phoenix dopo qualche settimana, mentre tu resterai in Arizona per un bel po’, o sbaglio?-

Lei scuote la testa.

-Non sbagli.- quasi sussurra, con un’aria vagamente triste.

Nel frattempo entriamo, lei prende un libro dalla biblioteca, mentre io mi siedo su una poltrona vicino alla sua, a pensare.

Angolo Autrice
Allora, per questa settimana ci sono un paio di novità.

Innanzitutto, la verifica pubblica di pianoforte è andata benissimo *-* e sono troppo contenta :D
Poi, sappiate che tornando a casa ho visto un gatto morto sull'erba.
PRENDI ME, MA NON LUI! LUI AVEVA UNO SCOPO NELLA SUA FOTTUTISSIMA VITA! IO NO! PERCHE'??!?!??!?! PERCHE'!!!?!?!?!
PERCHE' LA VITA E' COSI' DURA CON I PIU' DEBOLI!? PERCHE?!?!!?? *piange*

Val: Bene, dato che Autrice non è più nella facoltà delle sue azioni, continuerò io.
Autrice progetta di far andare Joel&Co. in Italia da me, quindi i dialoghi saranno maggiormente in Italiano che in Inglese, e qui le cose si potrebbero complicare.
Potrebbe scrivere tutti i dialoghi in Italiano, e distinguerli da quelli Inglesi con un corsivo. O con qualcos'altro, se è più gradevole agli occhi.
Oppure, si scrive cosa è in Italiano, in Italiano, e cosa è Inglese, in Inglese, con la traduzione a fianco. Non ci sarà traduzione nel caso sia io, a tradurre per i miei genitori/parenti/altro, quello che i nostri amici di Phoenix dicono.
Le seconda opzione è più realistica, la prima più semplice (non per Autrice, ma per voi, a lei fa lo stesso scrivere in Inglese o in Italiano, it's the same ;) )

Inoltre, il lunedì si è rivelata una giornata terribile, quindi se siete tutti d'accordo il giorno di aggiornamento slitterà al sabato/domenica mattina.
Questo signifa che potrete aspettarvi un capitolo aggiornato anche alle 2 del mattino di Domenica, alle 15 di sabato sera o anche alle 15 di domenica, quindi beh, entro il weekend, anche se per voi diventerà più difficile beccare il momento in cui aggiorna.
Per Autrice sarebbe una comodità non indifferente.
E nel caso ve lo stiate chidendo...

SIH! Da questo sabato!
Quindi 'sta settimana DOPPIOH CAPITOLOH!
(anche se il capitolo è sempre questo qui dei ricordi struggenti, quindi tecnicamente è lo stesso ma son dettagli)

Detto tutto.
Bye-bye.


Autrice: Rieccomi! Devo parlare del capitolo, altrimenti cosa ci sto a fare io qui?
.
.
.
Nulla da dire.
Lol.
Solo che il prossimo è più triste.

A proprosito, il prossimo sarà sabato perché...
Val: Già detto tutto, sis.
Valy: Oh. Okay. Thanks.

A sabato allora! *faccina pervy di whatsapp*

 

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Capitolo 22
*** Compleanni e Ricordi Struggenti! Parte II ***


Capitolo 21:

Compleanni e Ricordi Struggenti! Parte II

 

A volte vorrei davvero capire cosa passa per la testa di quella ragazza. Un momento è la persona più felice del mondo, e quello dopo diventa malinconica. C’è una cosa di lei che ho notato e che probabilmente non le dirò mai, ovvero che lei è la classica ragazza che si fa vedere forte, e sicura di sé, e in effetti lo è, ma dentro è fragile ed ha bisogno di affetto. Siamo tutti così, solo che alcune persone hanno problemi ad esternarlo più di altre. Mi ricordo di quando le ho chiesto se si considerasse una ragazza romantica.

“Nemmeno per idea! Ti sembro un tipo romantico? Odio le cose rosa e sdolcinate! Si sta bene anche da soli, ne sono convinta.”

E’ da lì che ho capito quanto in realtà avesse bisogno di qualcuno. Insomma, la sua canzone preferita è “Everywhere, Everything”. E di che parla? E’ una storia d’amore impossibile. “Money Honey”, quella che ha suonato all’esame del conservatorio parla di un tradimento, e della voglia di ricominciare da zero. “Bad Dream”, una delle uniche due canzoni che l’hanno fatta piangere, è invece la storia di un amore non corrisposto, e di una persona che molla tutto quello che ama, per dimenticare quello che non è riuscita a conquistare. I fatti dimostrano che invece sembra una ragazza parecchio romantica. Val ha detto che “Bad Dream” è un po’ la sua storia. Mi sembra ovvio, non aveva motivo di andarsene dall’Italia, poteva laurearsi nel conservatorio dov’era prima, e insegnare in Italia, magari nella sua città. Invece è venuta in Arizona, e mi chiedo perché: adora la California, ha decine di magliette raffiguranti Manhattan, il quartiere di New York, insomma, tutto avrebbe lasciato pensare che sarebbe andata in quei due posti, se proprio aveva fame d’America. E invece no, è venuta qui a Phoenix. Non c’è niente a Phoenix! Cioè, ci sono tantissime cose bellissime in Arizona, ma non le interessavano. Non credo sia venuta qui solo per noi This Century, avrebbe potuto non incontrare mai nessuno di noi. No, lei ha voluto ricominciare da zero in posto nuovo, di cui non sapeva niente, e ha scelto l’Arizona perché probabilmente l’ha ritenuta interessante, o semplicemente adatta a quello che voleva fare, ovvero insegnare musica. Quello che mi chiedo ora è… perché? Perché ha avuto bisogno di andarsene dall’Italia? Cosa l’ha spinta a farlo? E’ stato qualcosa di positivo della serie “è, il tuo momento, vai, spicca il volo!”? Oppure c’è stato qualcosa o qualcuno che l’ha ferita talmente tanto da farle pensare, appunto, di ricominciare da zero e lasciarsi alle spalle il suo passato? Guardiamo le cose con obiettività: cosa so io del suo passato? Nulla. Ha un fratello, una sorella, due genitori, viveva in Italia, in una casa di campagna, vicino al mare. Ecco, questo è tutto quello che so del suo passato. Non c’è mai stata l’occasione di raccontarlo, oppure voleva soltanto… non dico nasconderlo, ma tenerlo segreto? E ancora sempre la stessa domanda: perché?

-Ehi, Joel! Stai bene? Sarà un quarto d’ora che fissi il pavimento senza fare niente!- dice lei, alzando gli occhi dal libro che stava leggendo.

-Uh? Sì, sì. Sto bene, stavo solo pensando.-

Lei sorride.

-Posso sapere a che cosa?-

Che faccio, glielo dico?

Massì.

-Sai, mi sono accorto che nonostante il nostro bel rapporto, io non so nulla, o quasi, sul tuo passato. Insomma, le tue esperienze, com’eri fatta… chi era importante, per te.-

Sospira.

-E’ vero. Non ti ho mai raccontato niente.-

Mette il segnalibro nel libro, lo appoggia sul tavolo.

-Ho i miei motivi, comunque. E non è per te, nessuno che ho conosciuto qui sa molto di me. Nemmeno Caroline. Anche se, se ci penso bene… tu e Caroline siete le uniche persone con cui abbia un rapporto così stretto.- sorride tristemente. –Non mi dispiace affatto: so che posso fidarmi di voi due. Ed è piuttosto strano che non vi sopportiate l’un l’altro, non trovi?-

-Se prendiamo come fattore quello che entrambi proviamo per te è sicuramente strano, ma… non riesco proprio a farmela andare a genio.-

-Lei è distaccata un po’ con tutti i ragazzi. Mi chiedo perché.-

-Forse ha avuto qualche brutta esperienza.-

-L’ho pensato anche io.-

-E tu?-

-Eh? Io non sono distaccata con i ragazzi.-

-Intendevo… hai avuto qualche brutta esperienza?-

Mi guarda per un po’, per poi negare. Ma non sono affatto convinto.

-Val… perché sei voluta venire qui a Phoenix per laurearti e cercare lavoro? Potevi farlo tranquillamente in Italia, e comunque ti piacciono molto di più posti come Los Angeles e New York. Perché sei voluta venire proprio in Arizona? Non c’è niente che ti interessa.-

-C’è il Grand Canyon.-

-Non sei venuta qui a laurearti perché c’è il Grand Canyon, non prendermi in giro.-

Fa un bel respiro.

-Non ti sto prendendo in giro. Mi piace il Grand Canyon. Sono venuta qui a Phoenix perché me l’ha detto qualcosa. O qualcuno. Non so.-

-Quindi non avevi nessuna particolare ragione per venire qui, te lo sei solo “sentito”.-

-Già. Volevo andare nella East Coast, ma sentivo di dover venire a Phoenix.- finalmente sorride.

-E perché volevi andartene dall’Italia?-

Resta in silenzio per un po’, interessandosi improvvisamente alle mattonelle del pavimento.

-Non scervellarti troppo per trovare una bugia a cui possa credere.- le dico.

Alza lo sguardo, sembra proprio che l’abbia colta sul fatto.

-Preferisco che tu non mi dica niente Val, piuttosto che mi menta.-

-Hai ragione, scusami. E’ che…- Sospira. -Perché mi hai fatto quella domanda…?- mormora, più a sé stessa, che a me. –Cercavo di dimenticarlo…-

Dimenticarlo? Un fatto, o un uomo?

I suoi occhi iniziano a riempirsi di lacrime, e si tormenta le mani, guardando verso il basso. Senza dire niente, mi siedo vicino a lei, sulle braccia della poltrona, e l’abbraccio. Mi tira a sé, stringendo la mia camicia con le mani, e inizia a singhiozzare leggermente. Io la abbraccio più forte e la prendo in braccio per potermi sedere meglio.

-Ma che…-

-Shhht. Sfogati, fa bene.-

Mi guarda negli occhi, e mormora un “grazie” appena udibile, per poi riappoggiare la testa sul mio petto, e giocherellare con i bottoni, continuando a versare silenziose lacrime.

(Autrice: Uhm… non va bene. Val piange troppo. Devo far piangere Joel, in qualche modo. *si strugge*)(Val: Uff, te ne sei accorta che verso più acqua io delle Cascate del Niagara! *risate finte delle sitcom*)(Joel: ADESSO BASTA! Chi è che ogni volta interrompe i momenti più dolciosi? Eh? CHI?!)(Tutti: Non puoi saperlo, Joel, Autrice vuole che tu ti strugga.)(Joel: CHI CA…VOLO E’ AUTRICE?!)(Autrice: Sono io l’autrice della storia. Sai Joel, Val non esiste.)(Joel: Cosa?! Ma io la…)(Tutti: Non adesso, che sennò è spoiler.)(Joel: … stimo tantissimo.)(Autrice: E tu non hai mai abitato in un appartamento in centro, non c’è nessun conservatorio in Via Abraham Lincoln, i This Century in realtà si sono sciolti un casino di tempo fa, tipo a Maggio 2015 - il 21, precisamente - e soprattutto tu sei molto più figo nella realtà, che di come ti descrivo io.)(Val: Impegnarti un po’ di più per farlo sembrare più figo no, eh?)(Joel: M-ma… la mia intera vita è basata sulle prime tre cose!)(Val: Tecnicamente no, dato che tu non hai mai saputo di questa fanfiction.)(Joel: Quindi… nulla di tutto questo è reale? *inizia a piangere*)(Autrice: *sussurra* Bingo! *parla normalmente* Hai centrat)(Val: *tappa la bocca ad Autrice con tre cucchiaioni pieni di Nutella* *sussurra* Ma sei pazza? Farai andare al diavolo venti capitoli! *parla normalmente* Ma no, Joel! Io esisto, tu esisti! Il conservatorio esiste! Autrice è solo una stupida idiota che fa scherzi idioti!)(Joel: Ah, menomale!)

-Ehi…- sussurro –Ti piacciono quei bottoni?-

Lei sorride.

-Sono verdi…-

Le accarezzo i capelli. Lei arrossisce.

-Tu sei… molto bello.- mormora, senza guardarmi negli occhi.

Sorrido.

-Grazie. Anche tu sei bellissima.- dico, stringendola di nuovo a me.

-Non sei obbligato a ripetere un complimento…-

-Lo so benissimo. Io ti trovo davvero molto bella.-

(Autrice: *fangirla*)(Val: -.-“)

-Oh…-

-Hai voglia di parlare di quello che è successo? Se non l’hai mai detto a nessuno, ti dovrebbe far bene svuotare il sacco, una volta. Ma… se non vuoi, è uguale.-

Lei scuote la testa, e ricomincia singhiozzare.

-Io… io lo odiavo.- inizia.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Mi ricordo tutto perfettamente. E non dico “come se fosse ieri”, perché io di quello che ho fatto ieri non mi ricordo un cazzo.

Io… io lo odiavo. Ma lo odiavo un casino. Proprio tanto. E io non sono di quelle persone che odia la gente a caso. Se ti odio mi hai fatto un torto e io ti ho dato un’altra opportunità. Poi mi hai di nuovo fatto un torto e io ho di ho dato una seconda possibilità. Al terzo torto mi stai antipatico, al quarto ti evito, al quinto mi incazzo, e dopo il sesto inizio ad odiarti.

Lui era alto, moro, e con gli occhi azzurri, Un figo, proprio.

Era il ragazzo di mia sorella, il padre di Carlo e Filippo, i due gemelli, miei nipoti.

Lei era pazza per lui, lui era il suo… “Everywhere, Everything”. Sì, lo era. Lei aveva trent’anni, lui trentuno, io ne avevo ventitré, e Matteo diciassette. Già, un po’  meno di due anni fa. Lui stava con mia sorella da quando lei aveva diciotto anni, ed era rimasta incinta, cioè tredici anni fa.

A proposito, odio anche la matematica.

(Autrice: Ci ho messo più di un’ora a calcolare le età senza contraddirmi u_u)(Val: ROTFLOL)

Comunque.

Erano tutti felici e contenti, perfino i miei genitori, che l’avevano conosciuto e se ne erano innamorati a prima vista. Era gentile sia con me che con Matteo.

Però mi è sempre stato sul culo.

Per quanto una pazzoide musicomane come me  potesse capire di una sorella più grande di lei di sette (Autrice: SETTEH) anni, io avevo una strana sensazione. Non avevo mai detto niente a nessuno, pensando che fosse solo un presentimento.

Fino a quando non è venuto fuori il suo vero lato.

Carlo stava andando un po’ maluccio a scuola, mentre Filippo era (ed è ancora) un piccolo genio.

Lui, che si chiamava Lorenzo, ha dato la colpa ad Amelia, mia sorella.

Lei ha detto che non era colpa sua se il figlio non era un geniaccio, dopotutto, lei faceva il possibile per aiutarlo. E si era permessa di dire che invece Lorenzo non faceva proprio un cazzo.

E aveva ragione, credetemi. Ho praticamente fatto da padre io, a quei due bambini, ma non soffermatevi sui particolari, so di essere una donna.

E lui è andato su tutte le furie, “come ti permetti” “guarda che io lavoro” e blah, blah, blah. E l’ha pestata di brutto.

Lei aveva lasciato correre, poi il fatto si è ripetuto ancora ed ancora, per scuse sempre più idiote, fino a quando Amelia non ha dovuto denunciarlo alle autorità.

Non l’avesse mai fatto! (Cioè, ha fatto benissimo, il mio era un modo di dire per dire [viva le ripetizioni random] che poi è successo peggio.)

E’ riuscito ad abusare di lei per un altro po’ di tempo, e poi noi abbiamo scoperto che lei era caduta in depressione.

Sapete, le pasticche…?

Ha iniziato a prendersela con noi. Si è allontanata, Carlo e Filippo sono dovuti venire da noi a vivere per quattro mesi all’incirca.

Poi Amelia si è fatta viva, piangendo, e diceva che la sua vita non aveva più un senso e tutte quelle stronzate là. Pensavamo che fosse semplicemente ubriaca, invece ci ha raccontato della morte di Lorenzo.

Incidente.

Non ho esultato, ma avrei voluto, dannazione.

(Autrice: Forse dovrei modificare questa parte del copione… non è molto adatto al rating giallo di EFP.)(Val: Massì, il regolamento dice che si può trattare di tematiche come violenza o morte, ma senza troppi dettagli.)(Tutti: Quello è il rating verde…)(Val: Shhhh…)(Autrice: Peccato, volevo metterci saaaaanguehh.)(Val: Ehm… modifica il rating in arancione e aggiungi “horror” agli avvertimenti.)(Autrice: Nah… mi accontenterò.)(Joel: Ancora il copione? Senti, Autrice, dovunque tu sia, lo scherzo è bello se dura poco!)(Val: Calmo, Joel, ahm… Autrice è una birbona. Dovremo resistere.)(Joel: Ehi, ma tu non stavi piangendo sopra la mia camicia?)(Val: Ah, giusto. Se è bagnata però dovremmo toglierla *faccia da maniaca*)(Joel: *stessa faccia di Val*)(Autrice: *fangirla* ehi, un momento… smettetela! Smettetela subito! Ci sono dei minorenni qui dentro! Compresa me *coff* *coff*)(Tutti: infatti, u.u)(Joel&Val: Uffah, peccato.)

I miei genitori si erano depressi insieme a lei, per modo di dire, i due ragazzi non hanno parlato per giorni, mentre io e Matteo eravamo sempre gli stessi, eravamo tristi per nostra sorella, più che altro.

Insomma, sono successi tanti di quei casini che non me li ricordo nemmeno.

Fatto sta che mia sorella è impazzita. Ha seriamente iniziato a dare di matto, e quindi l’hanno ricoverata in psichiatria, e poi in una specie di casa di riposo. L’hanno, tra virgolette, rilasciata poco tempo prima che io me ne andassi, dicendoci che era tutto apposto e un altro mucchio di stronzate. Ma sia io, che Matteo, che i nostri genitori, che i ragazzi, sapevamo che in realtà Amelia era andata per sempre. E’ diventata autolesionista, torturava gli insetti (quello lo facevamo tutti da bambini, ma lei era proprio ossessionata) (Tutti: Noi non abbiamo mai torturato gli insetti o.O)(Autrice: Ah… eh… LO SO *COFF* *COFF* ERA PER DIRE *COFF* *COFF*)… ha persino tentato di suicidarsi. Insomma, dovevamo (e dobbiamo tutt’ora) tenerla d’occhio. In pochi momenti era lucida. E in quei momenti capivamo che era tanto triste averla persa.

In uno di quei momenti lei mi ha detto queste parole:

“Val, dimmi la verità, sono pazza?”

Ho esitato un po’, per poi rispondere che non ne ero sicura.

“Non dire stronzate. Io sono pazza.”

Siamo rimaste un po’ di tempo senza dirci nulla, poi lei ha ricominciato a parlare.

“Ormai io sono andata, Val. Tu sei l’ultima spiaggia per i nostri genitori. Devi renderli felici, devi costruirti un futuro tuo, con delle persone serie, con un uomo che riesca ad amarti davvero. O con una donna, ma chi se ne frega. Il nostro sogno era andarcene in America, ricordi?”

Io avevo sorriso.

“Fottitene di me, fottitene di nostro fratello, dei nostri genitori, fottitene di tutto.”

“Am, non capisco…”

“Te ne devi andare da qui, devi andartene. Fallo per me.”

“Ma… tra meno di un anno mi laureo… e potrò insegnare qui, nella nostra scuola…”

“Fottitene. Parli Inglese perfettamente.”

“Mi hanno insegnato l’Inglese Britannico.”

“Vattene a Londra! Ma non restare qui! La gente è cattiva, da ogni vicolo è pronto a uscire qualcuno che ti vuole fare fuori.”

Il momento di lucidità stava per finire.

“Devi andartene da qui! Vattene!”

Mi aveva preso per i polsi, ero molto spaventata, ma ero comunque cosciente di quello che mi aveva detto, e ho pianto, ho pianto tantissimo. Però ci ho riflettuto. E ho deciso di andarmene in Arizona. Perché sì. Non c’è davvero un motivo.

Ecco perché i miei genitori non volevano lasciarmi partire.

Ecco perché se sapessero che vivo da sola con Joel mi truciderebbero.

Perché anche Amelia credeva che Lorenzo fosse un bravo ragazzo.

Ehi, un attimo. Allora anche dietro Joel potrebbe nascondersi un potenziale serial-killer?

M-ma cosa vado a pensare! Pft, certo che no.

Ora mi chiedo se Matteo l’abbia detto ai nostri genitori.

In quel caso… non so cosa potrebbe succedere.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Ho ormai la camicia quasi completamente bagnata.

La storia di come Val ha deciso di venire qui è dannatamente triste. Non so cosa dirle, anche perché un “mi dispiace” suonerebbe come una presa in giro.

-I-io… non volevo andarmene! Non volevo! Non volevo venire qui! Volevo laurearmi in Italia! Volevo insegnare educazione musicale alle medie! L’America la sognavo, ma non l’ho mai voluta!-

Continua a stringermi a sé, singhiozzando.

Quello che ha appena detto è triste. E’ come se considerasse tutto quello che è successo qui un grande errore, qualcosa che non avrebbe mai dovuto esserci nella sua vita.

-Ma tu… hai sempre detto di voler insegnare pianoforte qui…- le chiedo.

-Era tutta una copertura!-

E’ davvero molto triste.

-Val… forse dovresti tornare in Italia e organizzare la tua vita come desideri veramente.- già, è la soluzione migliore. Mi mancherebbe però, mi mancherebbe tantissimo.

-NO!- le sue braccia, finora attaccate alla camicia, si spostano improvvisamente dietro la mia schiena, stringendomi forte. Rimango un po’ sbigottito. –E’ vero che questa parte della mia vita è stata un grande errore, ma non ho mai detto di essermi pentita di averlo fatto!-

-Val…- sorrido, e la stringo più delicatamente, appoggiando la mia testa sulla sua.

-Phoenix è… il più bell’errore della mia vita.-

-Non te ne andrai, vero?-

Lei scuote la testa.

-Mai.-

-Voglio comunque che tu sappia che, se mai dovessi cambiare idea…-

-Non cambierò idea.-

-Sì, ma dico… se lo facessi…- le prendo il viso con una mano, e finalmente riesco a far incontrare i nostri occhi, e sorrido. –Sappi che sei libera di insalamarmi, stuprarmi, uccidermi e bruciarmi quando vuoi.-

-Oh, Dio… perché ho inventato quella frase?- si mette a ridere. –E se lo facessi adesso?-

-Non avresti né le corde, né l’accendino.-

-Vorrà dire che mi organizzerò meglio, la prossima volta.-

Sorridiamo, e rimaniamo abbracciati per un po’.

-Joel… mi prometti che non dirai mai niente a nessuno?-

Annuisco.

-Hai la mia parola.-

 

{~~~}{~~~}{~~~}


 

E’ strano, mi ero ripromessa di non raccontare mai niente a nessuno, eppure lui mi ha convinta a farlo. E’ l’unica persona con cui sento di potermi mettere a nudo e…

(Autrice: Eheh… adoro i doppi densi… *risata malefivagica*)(Val: Ma vaffanculo!)

Dicevo.

Non mi sono mai sentita così con nessun altro, nemmeno con i miei migliori amici, e la fiducia che provo nei suoi confronti è davvero forte.

-Non ci sono dubbi.- mormoro, mentre affondo per l’ennesima volta la testa sul suo petto.

-Cosa? Val, non… non ti ho sentito.-

Sorrido.

-Io ti amo.- sussurro.

-Val, ehi, davvero… non ho capito niente! Dai, non fare l’idiota!- ribatte Joel, sorridendo.

(Tutti: E comprati l’Amplifon, scemo! Il primo mese è gratis!)

-Non fa niente se non hai capito.- gli rispondo, sorridendogli di rimando.

-Lo ripeterai quando anche io potrò capire, prima o poi?-

-Credo… credo di sì.-

Lo stringo di nuovo a me.

Le cotte durano quattro mesi, sì. Ma io ho l’impressione di essermi innamorata di lui da prima di conoscerlo.

(Autrice: *fangirla*)(Val: … è inutile, non c’è scampo.)

 

A.A.
Sarò breve: è mezzanotte meno cinque, ho sonno, non ho voglia di scrivere, non ho riletto il capitolo.

Cioè mi ricordo tipo due cose.
Che Val si dichiara ma Joel non c'ha l'amplifon, coglione.
E che lei piange. Ma tipo un sacco. Lol.

Sapete, poi mi sento tipo fortissima perché ho mangiato il salmone insieme alla pancetta, ed è tipo una cosa STRABUONAH, altro che paella.
Fanculo i vegetariani, ma soprattuto Joel u_u
Che poi una mia amica carnivorah come me.......... ha conosciuto un ragazzo...... si sono innamorati.............. stanno insieme..................... lui è vegetariano.......................
ORA ANCHE LEI E' VEGETARIANA.
Joel: Yay!
Valy: ... no... muori male Joel.
Joel: *muore male*
Valy: Bene.

Male.
Ho appena creduto di vedere una farfallina che camminava sul pad del portatile... invce era tipo una briciola di pane.
Cioè, non è che si muoveva.

Ho le allucinazioni, mi sa che vado a ninna.
Tau :D

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Capitolo 23
*** (Lo Devo Scrivere... Ok, Adesso lo Scrivo.) Shopping! ***


Capitolo 22:

(Lo Devo Scrivere… Ok, Adesso lo scrivo.) Shopping!

Oddio, l’ho scritto nel titolo, che schifo.

(Val: Autrice, ancora tu?)(Io: Scusami, ma dovevo esternare la mia schifia.)(Val: La tua CHE?!)(Io: Nulla, nulla. Avanti, dài.)

Val: Ehm… ok.

Mancano esattamente una settimana e tre giorni al mio/suo/nostro compleanno.

Si beh, avete capito di chi parlo, no?

Ho deciso di chiamare Julia, e lei ha pensato di organizzare un’uscita al McDonald, così da poter studiare “i comportamenti” di Joel per capire quale regalo di compleanno sarebbe più adatto. Ha  detto che studierà anche me, così sarà sicura di non prendere niente di sbagliato.

Adoro quella ragazza.

-Allora, Joel, quanti chili di carne dici che consumeremo?- mi piace un casino provocarlo su questi argomenti.

-Chili?-

-Ehm… libbre.-

Già, in America non usano i chili. Brutti idioti.

-Spero non troppe. Tu quanti cheeseburger hai intenzione di mangiare?-

-Prenderò solo le patatine fritte. La carne del McDonald è ricavata da  animali trattati malissimo, uccisi crudelmente.-

-Ah, e poi tu critichi me perché non mangio carne.-

-Io critico te perché tu sei troppo drastico. Basta sapere da dove viene la carne, non c’è bisogno di eliminarla.-

-Sarà…-

Alla comitiva si aggiunge anche Nick Santino, che ha fatto diversi tour con i This Century. E’ tipo stranissimo, tutti che cantano o producono o suonano in una band, e poi ci sono io, insegnante.

Whatever.

Arriviamo, tutti che ci salutiamo, poi Julia inizia a tenermi a braccetto, tipo in modo che nessuno sospetti nulla (molto ironico, esatto.)… e inizio a conoscere questo Nick Santino, mentre gli altri vanno a ordinare.

Non è che mi vada tanto a genio, comunque. E’ troppo… convinto. Già.

Mangiamo, e subito Julia, molto convincente (no, stavolta non ero ironica), mi trascina per i corridoi del centro commerciale.

-Ho le idee chiarissime, tesoro!-

Sì, lei chiama “tesoro” tutti quanti.

-Come fai a-

-Lo conosco da più di te.-

-Sì, ma…-

-Ma?-

-Fammi finire di-

-Di?-

-Julia…-

-Sì, scherzavo.-

-L’unica cosa che l’hai visto fare è stata mangiare! Come puoi capire quale regalo di compleanno vorrebbe?-

Fa spallucce.

-Andrò a intuito!-

-Hai appena detto che hai le idee chiare…-

-Ma certo! E’ chiarissimo che andrò ad intuito!-

Sospiro. Bene, staremo a girovagare per negozi di vestiti per ore ed ore.

Spero di trovare subito qualcosa che potrebbe piacere a Joel.

Ma molto in fretta.

Che poi chi ha detto che gli devo regalare dei vestiti? Io se qualcuno mi regala vestiti, glieli risbatto in faccia.

-OMMIODDIO!- urla con la sua fottutissima voce acuta.

-Non urlare così! L’ho capito che sei un fottuto soprano! Cosa hai visto?-

-Quel negozio! Ci sono dei vestiti bellissimi!-

-Ma… sono vestiti per donne! C’è anche scritto!-

-Ma ovvio!-

Eh?!

Mi prende per il polso e mi trascina a forza dentro il negozio. Mentre io ascolto la musica di sottofondo, che per fortuna non è rap o dubstep, e chiudo gli occhi per non pensare a dove mi trovo, Julia smanetta tra attaccapanni vari, cercando chissà che cosa.

-TROVATO!- urla, dopo una decina di minuti.

Ha preso in mano un lungo vestito rosso, con delle bretelle fatte di velo, e con una scollatura che manco Belen. C’è un corpetto che dovrebbe, almeno credo, mettere in risalto il seno, mentre la parte inferiore sembra leggera e comoda.

Sembra, ho detto. E poi odio la roba scollata.

-Ah.- commento, senza espressione. –Carino.-

-Carino cosa?! E’ semplicemente perfetto!-

-Certo, ti starebbe benissimo.-

-Non fare l’idiota! Sai che non è per me!-

-Ah, quindi vuoi che regali a Joel il costume per il prossimo carnevale? Tra l’altro, gli starebbe stretto di spalle. E di fianchi. E...-

-Smettila e provatelo!-

Me lo butta letteralmente addosso, e mi costringe ad entrare in un camerino.

Addio, cari miei jeans.

Sia chiaro, lo sto provando solo per farle un piacere. Non lo comprerà, o la ucciderò.

Mi guardo un attimo allo specchio, dopo aver lottato, per secondi che parevano infiniti, con le bretelle che si stringevano, con la gonna che si arrotolava, e con il corpetto che non riuscivo ad allacciare, nonostante sia solamente una zip. Effettivamente non mi sta male, ma non è il mio genere di cose, c’è troppa scollatura, non metterei mai una cosa del genere.

-Sei pronta, tesoro?-

Cristo, se mi chiama “tesoro” un’altra volta, glielo faccio mangiare ‘sto vestito.

-Sì… esco?-

-Sì, sì!-

Con timidezza apro la tenda, e mi ritrovo davanti il suo adorabile faccino che mi scruta dalla testa ai piedi.

-SEI SEMPLICEMENTE BELLISSIMA!- strilla, per poi emettere un verso acutissimo.

-Bene, fantastico. Ora mi rimetto i miei vestiti e torniamo a cercare un regalo per Joel.-

-Certo, intanto io compro questo vestito.-

-Non provarci! Non lo voglio!-

-Non fare l’idiota, Val! Io te lo compro, e sarà la mia non-sorpresa di compleanno per te!-

-Ma…-

-Niente ma! Devi vestirti in modo un po’ più femminile, qualche volta!-

Compra, e chiede addirittura la carta regalo.

-Julia, possiamo uscire dall’altra parte? Abbiamo già visto quei negozi.-

-Certo che no! Non ci siamo mica entrate!-

-Non ho intenzione di comprare altri vestiti!-

-Non hai comprato nulla, tu!-

-Allora non ho intenzione di vedere altri vestiti!-

-Io non ti capisco. Va bene, usciamo dall’altra parte.-

Finalmente vedo cose tipo cartolerie, librerie e negozi di elettronica e di giocattoli, che mi garbano molto di più dei negozi di abbigliamento.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Ma dove sono finite quelle due?- chiede Ryan.

-Chissenefrega! Quella Val non è che mi stesse tanto simpatica, è troppo convinta.- risponde Nick.

-Non ci credo!- protesta Sean –Se c’è qualcosa che non puoi dire a quella ragazza, è che è convinta! Non la adorerei, se lo fosse!-

-Ma Sean, tu adori tutti!- ribatte Ryan.

-No, quello è lui!- risponde Sean, indicando me.

Alzo le mani.

-Non centro ancora nulla in questa conversazione… però ci sono un paio di persone che non adoro.-

-NO!- quasi urla Ryan. –Cioè Sean, lo stiamo perdendo!-

Sorrido, scuotendo la testa.

-Dovremmo intervenire.- risponde lui, serioso.

-E come?- chiedo.

-Elimineremo il problema alla radice. Faremo sparire quelle due persone.- risponde Sean.

-Ma no!- protesta Ryan –E’ troppo cruento così. Meglio ucciderli senza lasciare traccia.-

-Giusto anche questo.-

-Ehi, ehi! Calmi! Anche perché uno di loro due è in Alaska, mentre l’altra è in Texas! Non c’è bisogno di ucciderli!- rispondo divertito.

-Ah. E… come fai a conoscerli?-

-Uno era l’insegnante di Val al conservatorio… e l’altra penso sia la sua migliore amica qui in Arizona.-

-Non ti piace la sua migliore amica?-

-Nope.-

-Ma è un cliché assurdo!-

-Perché?-

-Ma dai, siete fatti per stare insieme, si vede da miglia di lontananza!-

Ecco che ricomincia. Non mi resta che sorridere e annuire.

-Non fare quella faccia! Piuttosto, hai già pensato a che regalo farle?-

-Aspetta… com’è che sai che il suo compleanno è vicino?-

-E’ la prima cosa di un profilo Facebook che controllo.-

-Ah, beh. Ora è tutto chiaro. Comunque, pensavo ad un peluche. A forma di panda. Però non ne sono del tutto convinto, probabile che potrebbe non piacerle.-

-E’ perfetto.- si intromette Nick. –Se è una ragazza lo adorerà.-

Ma perché nessuno capisce che in realtà Val non è normale? Tutto questo è frustrante.

-Certo che è una ragazza.- fa Ryan. –Molto molto strana, però è una ragazza.-

Ah, menomale.

-E come fai a saperlo?- chiede Sean, guardando maliziosamente Ryan. Lui alza un sopracciglio.

-Eh, indovina?-

-Perfetto, dirò alla tua ragazza che è cornuta.-

-Ah, bene, almeno non sarò io a dirglielo.-

-No Ryan, seriamente?-

-Certo che no. Sto cercando una frase ad effetto per la situazione, ma non la trovo. Comunque sia, amo la mia ragazza, e nessuno la toccherà.-

-Ceeeerto, mentre tu ti “vedi”- Sean mima delle virgolette con le dita –Con tutte le altre ragazze che ti capitano.-

-Sono per la poligamia.-

-Ma per favore!-

-Non sai che goduria! Non ci si annoia mai!-

-Ma non è meglio non prendersi nessun impegno, come faccio io? Senza pensieri!-

-Cantiamo Hakuna Matata?- si intromette nuovamente Nick.

-La tua vita sarà… chi vorrà vivrà… in libertà…- canticchio.

(Autrice: Andiamo, l’avete letto cantando.)

-Ma non dire la parola cantare, che altrimenti ‘sto qua inizia e ci vuole chissà cosa per farlo smettere!-

-Almeno io ho qualcosa di interessante da fare.- ribatto. –La chitarra puoi portartela dove ti pare, ma mai quanto la voce. E se ami fare musica, allora-

-Ebbastah, ho capito che c’hai ragione.- interrompe Sean, fintamente scocciato.

-Ehi!- fa Ryan –Perché non andiamo ad aiutarti a trovare un regalo per Val?-

-Fantasticissima idea!- esclamano Sean e Nick insieme.

-Ragazzi, siete seri? Posso farcela anche da solo!- protesto.

-Ma dove! Coraggio, andiamo a comprarle qualche anello di diamanti a trentasedici carati!-

Ma lei odia quella roba e… trentasedici?! Ancora peggio del ventordici!

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Avevo pensato ad un libro per Joel, quindi sono entrata in una delle prime librerie sottomano. Devo dire che però non so che genere gli piaccia leggere. Io adoro i fantasy, ma non penso che sia lo stesso per lui.

-Ehi, ehi! Questo è l’ultimo libro di Eoin Colfer! Adoro Artemis Fowl!-

-Val? Di che diamine parli?- chiede Julia.

-Ma come?! E’ uno dei migliori scrittori di fantasy satirico viventi! Quanto volevo questo libro!-

-Non riporterò indietro il vestito per regalarti qualcosa di inutile come quel libro, sappilo.-

-INUTILE?!- sbotto.

-Certo. Non è forse meglio leggertelo in Italiano?-

-Può darsi, ma ho una padronanza della lingua Inglese pari a quella di un adolescente madrelingua! Il che significa che posso leggere i libri per ragazzi in lingua originale!-

-Forse è meglio che guardi qualcos’altro.-

Sospiro, ed usciamo dal negozio.

Vedo da una vetrina un peluche a forma di foca.

Joel adora le foche.

E non ha peluche di foche.

Quindi… è il regalo perfetto.

-Julia, ho visto il regalo perfetto!-

-Un peluche a forma di foca? Per favore…-

-Ma no! Parlo di quella profumeria!-

Cosa ho appena detto?!

-Oh, tesoro! Hai ragione! Andiamo a provare tutti i campioni di profumo da uomo!-

Vedo la scritta “toilette” vicino al negozio di profumi.

-Inizia tu, Julia… io devo andare al bagno, solo un attimo.-

Sorrido e faccio finta di entrare nei bagni ma appena so che Julia non può più vedermi scappo verso il negozio di peluche, e senza pensarci due volte compro quello che avevo visto, per poi tornare al McDonald, dove avevamo lasciato i ragazzi, che però non ci sono più.

Dove cavolo sono?

Dopo un po’ di tempo torna Julia, che mi lincia di brutto. Alla fine ha comprato un profumo che le regalerà… da sola, e anche detto che io mi dovrò cercare un altro regalo… da sola. Già fatto, cara. Ma lei non lo sa.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Io volevo andarci da solo a comprarle il regalo, non avrei avuto nessuno che mi assillasse. Sì, perché loro mi assillano. “Comprale questo” “No, comprale l’altro” “Scherzi?! Le piacerà da matti!” “Bah, è davvero bruttino” “Secondo me invece…

E’ proprio frustrante. Devo trovare un modo per toglierli di torno… o almeno fare loro capire che Val odia collane, orecchini, anelli, ma soprattutto vestiti. Probabilmente vorrebbe che qualcuno le chiedesse di sposarla con della Nutella, anziché con l’anello.

(Val: APPROVO! Joel, quando mi chiederai di sposarti lo farai con il barattolone da un chilo, vero?)(Joel: Eh?! Io?!)(Val: *tossisce* no, ehm, era un esempio, ahah!!)(Joel: Ah, capisco. *faccia scioccata*)

-Sentite ragazzi… stiamo sbagliando strada.- cerco di prendere il discorso.

-Ma che dici, Stroili è da questa parte!- risponde Sean.

(Autrice: Non so se Stroili esista in America ma chissene lol)(Val: Google esiste per questo.)(Autrice: Eccheppalle, ora non ne ho voglia.)

-Ma intendevo in senso figurativo e…- vedo il cartello dei bagni. –Cioè, pensavo che il bagno fosse dall’altra parte e… ma fate da soli, io torno subito!-

Mi guardano un po’ male, mentre io cerco di andare il più disinvolto possibile dentro il corridoio che porta alle singole toilette, e mi apposto a sbirciare dalla porta, per controllare che vadano davvero. Penso che poi mi metterò a girovagare da solo per cercare un regalo stranoso perfetterrimo abbastanza per lei.

WHAT?!

Ok, sto seriamente diventando pazzo. Pensavo che Val scherzasse, quando me l’ha detto.

-Ehi, amico! Che fai?-

Stringo i denti e cerco di far finta di non essermi preso un infarto, per poi sorridere e voltarmi verso la persona che mi aveva richiamato, e

-LEWIS?!-

-JOHN?!-

-SONO JOEL!-

-NON URLARE, STRONZO!-

Rimaniamo a guardarci in cagnesco.

-Beh, ciao. Devo andare.- cerco di interrompere il prima possibile quel contatto certamente non voluto da entrambi.

-Aspetta un attimo.-

-Che vuoi? E poi, non eri in Alaska, tu?-

-Sono tornato. Perché non sono affari tuoi. E non è che sai dov’è Val?-

Oh, wow. Ora stalkera me per stalkerare lei.

-Non ne ho idea.- ed effettivamente, è vero.

-Dimmi la verità, tu e lei state sempre insieme.-

Non possiamo parlare del bianco delle pareti del centro commerciale? O della M gialla del McDonald? Anzi, possiamo non parlare proprio?

Sospiro.

-Odio l’arancione. Ciao, e a non rivederci.-

Mi dileguo velocemente, sperando che non prenda a seguirmi, quello lì è capace di tutto.

Vedo un corridoio pieno solo di negozi di giocattoli, elettronica e librerie. Penso che sarà qui dove troverò un regalo che vada bene alla mia pazzerella.

Aspetta-che?!

(Autrice: Citazione Anna da Frozen)(Val: *fangirla*)

“M-mia?!

No, no no no no no, signori. C’è stato un piccolissimo errore.

(Autrice: Errore, ma dove? *risata malefivagica*)(Tutti: Che palle, lasciaci leggere in pace!)

C’è un negozio di peluche. Ehi, io qui avevo visto una foca un po’ di tempo fa, però non c’è più… uffa, mi piaceva così tanto. Decido di entrare, noto che c’è un casino di tenerosità qui dentro. Trovo un peluche di panda che è tipo super teneroso, decido di afferrarlo quando una mano familiare ma una voce ancor più familiare me lo prendono da sottomano.

-Lo sapevo che volevi prenderle questo! So benissimo che il suo compleanno è tra poco più di una settimana!-

No, non lo odio. Io non odio nessuno, sono per la pace e l’amore, come gli hippie, solo che non mi faccio. Quindi io amo tutto e tutti , e anche Lewis mi sta simpatico, è caruccio caruccio, un grande amico sia mio che di Val, è gentile, altruista e non rompe mai le scatole a nessuno…

-Mi stavi seguendo?-

-Già. Spiacente, ma questo lo prendo io.-

Compra il panda, e se ne va.

Tanto non le sarebbe piaciuto.

O forse sì, ma ormai non le piace a prescindere perché glielo regalerà lui.

Esco dal negozio, rassegnato. Chissà, magari comprarle un libro le andrebbe meglio. Entro nella libreria che avevo adocchiato da prima. Guardo un po’ spaesato, più che altro perché non ho la più pallida idea di che cosa prendere. Vado nel padiglione fantasy, penso che le piaccia quella roba lì, da quello che ho capito. Vedo un libro che attira subito la mia attenzione: “Eoin Colfer, Artemis Fowl” Leggo la trama. Un dodicenne genio del male con un casino di soldi?

E’ il libro che fa per lei. Il regalo perfetto.

Lo prendo, e torno al tavolo del McDonald dove trovo Julia che parla con Lewis… e Lewis non ha niente in mano, non vedo nessun tipo di pacchetto… dov’è Val? E soprattutto, dov’è il panda?

(Autrice: Musica tensiva, prego!)(PhonikoRadioPhoniko: *mette la quinta di Beethoven*)(Autrice: Ho detto tensiva, non terrorizzante!)(Phoniko: *fa spallucce*)(Autrice: Che palle, va bene che non vi pago, però… *schiarisce la voce* Rullo di tamburi!)(Bhattheristha: *mette le  corde al rullante e inizia a fare l’ostinato a semibiscrome*)(MioProf.DiPercussioni: *fangirla anche se è un maschio*)(Autrice: Professor Andrea! Cosa… cosa ci fa, qui?)(Prof.: Oh, ho sentito il suono del batterista più bravo di tutti i tempi! *ruba il Bhattheristha*)(Autrice: Prof, voglio il voto più alto a fine quadrimestre! Val, sei la mia ultima speranza.)(Val: E sia, ma voglio un’extra.)(Autrice: Più Nutella a colazione domani.)(Val: Yuppie-a-yeah! *va al pianoforte e suona la musica tensiva più bellisshima di tutti i tempi*)(Autrice: Bene… suspense! Relazioni! Sentimenti! Scopriremo dov’è il panda! E anche dov’è Val! Lewis si toglie dai coglioni di nuovo! O forse no! Mega-phesta di compleanno-Halloween! Una nuova arrivata! Tutto questo… nel prossimo capitolo!)(Val: Ma scusa, scrivere tutte queste cazzate nell’Angolo Autrice?)(Autrice: Così non spreco tempoh per copiare l’html dall’editor.)(Val: Questa cosa non ha senso.)(Autrice: Già! Alla prossima! *immaginate che io sia andata a capo* ValyXD :3)(Val: No, non c’è speranza.)(Joel: Ehi! Mi sono perso qualcos *scompare*)(Val: Ehm… Autrice?)(Autrice: Pft, tranquilla, dopo torna.)

 

A.A.
Schialoha a tutti!
Volevo pubblicare il capitolo ieri sera, ma c'avevo sonno. Perché tipo c'erano degli amici dei miei genitori a caa e se ne sono andati all'una... e io dormivo sul divano col giubbotto di uno di loro sopra. E mamma: "Ma no, sta ascoltando musica!"
Seh, sicuramente.

Cooooomunque, sappiate che il singolo di Joel è uscito venerdì.
Sì, quello che Val dovrebbe registrare.
Ecco, il singolo è...
Strano.
Burdo.
Perfino un po' brutto.
NON C'E' UN CAZZO DI CHITARRA.
O UN CAZZO DI PIANOFORTE.
Val: Ma... e io...
Valy: Tranquilla, il suo singolo nella fanfiction sarà molto meglio. u_u Tanto è una fanfiction.
Val: Oh, ok...
Valy: Anyway.
Ci sono solo suoni sintetizzati tipo i "brass"... se non sapete cosa sono pace. Cercateli su youtube.
Poi vi do il link della canzone.
L'intro è tipo piena di questi suoni, con una specia di... flauto... di pan.... che suona... (sintetizzto anche quello, probabilmente -.-')
E io avevo un sorrisone enorme in pullman mentre la ascoltavo.
Anche la prima strofa è bellissima, è tipo... boh... FORESTHOSA. E' una figata.
E poi...
E' iniziato.......
Il....
...
...
...
Ritornello.
...
...
...
E'... brutto.
Strano.
E' tutto elettronico.
Cioè.
La mia faccia in pullman muta improvvisamente in quella di un troll con la varicella (?)
Al posto della batteria gli schiocchi di dita, e i battiti di mani (sintetizzati anche quelli, oppure li ha editati di brutto) Ah, e i sonaglini.
Mi aspettavo... magari non di più, ma... qualcosa di diverso.
Aspetterò il prossimo singolo.
Link: 
https://www.youtube.com/watch?v=ZUMtNVAvkUQ
Come potete vedere non c'è nessun "non mi piace" nel video...
Non ho nemmeno messo "mi piace" però.
Comunqe c'è da dire che la voce non ha effetti...
E rimane una delle più belle che abbia mai sentito <3
Che poi tu dovresti comprare la canzone, ma basta mettere l'url del video su un sito che converte roba in mp3 e puoi avere la discografia completa di chiunque senza pagare un cazzo. Però penso sia illegale xD
Ah, e poi il testo secondo me è troppo a doppio senso.
"Lo porto lì perchè lo sento tutto
Sì, posso sentirlo tutto"
MA CHE CAZZO?!
Un punto a Grifondoro a favore per chi dice che lui è gay. Che poi in Inglese è "I feel it", dove "it" è impersonale... però in Italiano lo traduciamo al maschile quindi è molto più ambiguo xD
Poi solo il fatto che il singolo si chiami "In My Room"... fa pensare male.
Cioè, che cavolo fanno i ragazzi...
Da soli...
Nella loro stanza...?
Non voglio pensarci.
Nope.
"Un dolce abbandono" 
Ehm...
No.
Se seguite il link nella bio del video di youtube che ho messo un po' di righe fa c'è pure il testo completo.
E poi quando canta è troppo tenero, perché in Inglese la lettera "r" non esiste, quindi lui canta tipo "In mai vuum"
Ed è stranissimo.

Bene, so che l'Angolo Autrice è venuto più lungo del capitolo (?) ma dovevo sfogarmi con voi u_u



P.s. Ora la ascolto al contrario con Audacity *faccina pervy di Whatsapp*

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Capitolo 24
*** Aeroporto: Parte Terza! ***


Capitolo 23:

Aeroporto: Parte Terza!

 

Julia mi stava linciando perché non ho comprato anche io un profumo per Joel, insomma, stava andando tutto benissimo, stavo perfino riuscendo a vincere le argomentazioni, quando lo vedo arrivare.

Convinto e altezzoso come sempre.

MA CHE CAZZO, NON ERA IN ALASKA?!

-Val!- fa lui –Ciao! Alla fine ti ho trovata!-

Meglio se non ci riuscivi.

Scusate i tempi verbali incorretti.

-Ehi…- fa Julia, guardando Lewis maliziosamente –Chi è il ragazzo?-

-Uno scassapalle.- rispondo, fredda. Lei sbuffa.

-Guarda i ragazzi solo per l’aspetto fisico, per una volta.-

-C’ho provato, non è per me.-

-Ti ho portato un regalo di compleanno! So che probabilmente dovrò ripartire prima di Halloween, quindi ho pensato di portartelo oggi!-

-Ah… grazie.- prendo il pacchetto, ma ricevo una telefonata.

E’ Daniela, la mia migliore amica. Fatemi contare, in Italia saranno circa… mezzanotte.

Sì, sì. Concordanza soggetto-verbo.

Mi scuso, con il regalo di Lewis in mano, e mi allontano un po’ per parlare.

-Ciaou Dani! Come shtai?- parlo sempre così con lei, non fateci caso.

-Mua schiau! Io shto benissimo! Shono a Phoenix e volevo chiederti dove sei.-

-Ah, sono al McDonald…. SEI A PHOENIX?! EH?! Ma ve lo siete presi di vizio, di non avvisare?!-

L’illusione di tornarmene a casa con Joel… noi due soli, mi aveva abbandonata improvvisamente. E non è molto bello.

-Avevi un impegno? Mi dishpiace!-

Ah, dannazione, come si fa a dire di no a quella vocina così tenera?

-Vabbeh, dove shei, che vengo a beccarti, se qualcuno mi da un passaggio?-

-Vuol dire che she non trovi un passhaggio non vieni?-

-Eshatamente.-

-Ah. Non lasciarmi qui all’aeroporto a dormire.-

-Ci provo, ahah. Allora, ci vediamo dopo?-

-Okiuccio! A dopho!-

Chiudo la chiamata, e prima di tornare dagli altri do un’occhiata al regalo di Lewis.

Un panda peluche?

Beh… è tenero.

Mi sarebbe anche potuto piacere, se non me l’avesse regalato lui.

Whatever.

Torno dagli altri, e per fortuna sono tornati anche i ragazzi.

E anche i ragazzi linciano Joel per un qualche motivo, ma appena Nick mi vede fa cenno agli altri di stare zitti.

Mah.

Decido di fregarmene, e ovviamente l’unico che sa a cosa sto pensando è Joel.

Ma certo, il mio pensiero è: “uccidete quello stupratore selvatico che non sa neanche insegnare che ci prova spudoratamente con me nonostante io non lo caghi neanche di striscio perché sono innamorata di Joel!”. Beh, forse lui non ha pensato la parte finale.

-Joel!- meglio troncare subito tutti i possibili discorsi –Mi ha chiamato una mia amica Italiana! E’ bloccata all’aeroporto, mi accompagni a prenderla?-

Senza pensarci due volte annuisce sorridente e salutiamo tutti.

No, non abbiamo intenzione di tornare in quell’ipermercato.

-Bella trovata!- mi dice, appena fuori dalla struttura.

-Joel…-

-Sì?-

-C’è seriamente una mia amica Italiana che ci aspetta all’aeroporto. E che non aveva avvisato che sarebbe arrivata.-

-Ma cos’è, un vizio?! Se il capo condominio mi scopre, siamo fregati!-

-Ma no, la farò dormire in macchina.-

-Esagerata! Tu dormirai in macchina, semmai.-

-Ah, ecco. Che non mi venga in mente che tu ti sacrifichi per me.-

-Mi sacrificherò quando non finirai la pizza che ci ordineremo stasera.-

-Io dico che la finisco.-

-Scommessa?-

-Un pacco di merendine.-

-Ci sto.-

(Tutti: Abbiamo l’impressione che Joel dovrà sborsare cinque dollari…)(Autrice: Nah, due e cinquanta.)

Daniela ci aspettava impaziente seduta sulle numerosissime panchine fuori dall’aeroporto, che poi è sempre quello in cui siamo atterrati io e Matteo.

Inizia a starmi sul culo ‘sto aeroporto.

Appena la vedo, comunque, le salto addosso come ho fatto con Caroline. Lei è la mia migliore amica, ma secondo me è come una sorellina perduta, infatti è un anno più piccola di me, però è come se fossimo state separate alla nascita. Dire che le voglio un mondo di bene è poco… le voglio ventordici mondi di bene!

Lei è l’unica che sa di mia sorella, oltre a Joel.

Quella vera, di sorella, intendo.

Daniela, diminutivo An, ha i capelli castani e lunghi, più lunghi dei miei, e lisci. Ha gli occhi castani anche loro, ma non è un color cacca come ce li ho io, è un marron corteccia, come posso spiegare... sa di storia, e mi piace un casino.

Anche lei se la cava bene in Inglese, quasi quanto me, eheh!

Si beh, gli unici che tra le mie cerchie non sanno parlare l’Inglese sono i miei genitori e i figli di Amelia. Cioè, Carlo e Filippo se la cavano per la loro età, comunque.

Whatever, dopo le dovute presentazioni, Daniela insiste per fare un giro di Phoenix.

-Ehm… è un po’ grande per vederla in dieci minuti, sai?-

-Gli pago la benzina. E pigiamo a tavoletta.-

-Beh, se la metti così…-

-E’ comunque impossibile da vedere in dieci minuti!- ribatte Joel.

-Ma se abbiamo girato Roma in un’ora!- gli risponde lei.

-Oh, già!- faccio io –Mi ricordo, è stata la cosa più sfiancante della mia vita!-

-Esagerata, io mi sono divertita un mondo!-

-Ma quello è ovvio, però tra un po’ non mi ricordo nemmeno come è fatto, il Colosseo!-

-Ajò, dah. Che c’è di bello da vedere a Phoenix?-

Sia io che Joel rimaniamo in silenzio.

-Ehm…- inizia lui –Ci… sono… anzi, no, c’è… o meglio… no, aspetta…-

-C’è… il conservatorio che fa l’eco.- rispondo io. Daniela alza un sopracciglio.

-Anche il conservatorio di Cagliari faceva eco nella sala concerti.-

-Cagliari?- fa Joel.

Ma cazzo, capisco che sei Americano, ma quanto ti può venir male pronunciare una parola?!

-Capoluogo di regione.- diciamo io e la mia sorella sperduta, all’unisono. Anche lei è un contralto.

-Condunque…- continuo –Questo ha le pareti arancioni.-

Anche An si facepalma la faccia.

-Che schifo! Ma non era meglio il blu? O l’azzurro!-

-Non. Parlate. Dei colori. Delle pareti. Per favore.- Joel.

Inarco un sopracciglio.

-Eh, aggiu gumpresu chi sei ommu, ma però potresti anche infischiartene, qualche volta.-

-Ho… capito… a metà.-

-Certo, l’ho fatto apposta.-

-Sottolineerei il “ma però”.- fa An.

-Ovvio.-

-No, Val… qualsiasi cosa tu abbia detto. E’ che non ti ho mai raccontato la conversazione completa che ho avuto con Lewis quando siamo andati al conservatorio.-

Faccio per parlare.

-E non lo farò mai.-

-Che palle.-

Quindi decidiamo di girare a caso per la città per tipo tre-quattro ore, per poi andare a Century-House.

E’ ormai ora di cena, e spediamo Joel a prendere le pizze.

La cosa mi dispiace un po’, volevo che si conoscessero meglio, così magari si stanno simpatici, non voglio che succeda come con Caroline.

-Allora An, quanto tempo starai in Arizona?-

-Solo per il tuo compleanno. Matteo ti ha comprato questa…- toglie fuori dalla sua valigia una felpa nera.

-Vestiti?! Mi sta trollando, vero?-

-Non del tutto.- dice, sorridendo.

Sulla felpa c’è scritto:

“Noi siamo SORELLA e FRATELLO… Ricordati che per te io ci sarò sempre, e quando CADRAI, io ti RIALZERO’…”

E qui, un bel cuore.

“Appena avrò finito di RIDERE!”

Sorrido come un’idiota.

-E’ BELLISSIMA!- urlo.

Questa è seriamente la prima felpa che mi regalano che io abbia trovato bella.

-Ne ha una uguale anche lui. La mette sempre, da quando le ha comprate.-

-Che cucciolo!!-

Sono strafelice.

-Comunque, c’è una cosa ancora più importante che devo dirti.-

-Ma certo, sputa!-

Il tono di An non era affatto allegro, ma andiamo, non c’è nulla che mi possa far diventare triste in questo momento! Sono davvero troppo felice!

-Sai, ho paura che non ci vedremo a Natale.-

-Eh? Come no? Birboni, partite in Giapponeh e non me lo dite?-

-No, Val.-

-Ehi, An… mi stai preoccupando.-

-Dovresti, infatti.-

-Non tenermi sulle spine! Dimmi tutto!-

-Matteo era sotto tortura, sappilo.-

-COSA?!-

-Ehi, in senso metaforico.-

-… non capisco.-

-Sai come sono i tuoi, gli hanno fatto l’interrogatorio.-

-Ah, beh, era ovvio. Poveraccio, ci sono già passata. Che ha detto di così tanto segreto?-

-Che vivi con Joel.-

-Ah. Embè?- trillo.

-Val… collega bene quel tuo cervello da musicista.-

-L’ultima sillaba che hai pronunciato aveva l’intonazione simile ad un sol. Un po’ calante.-

-Bene, hai collegato. Pensa, cazzo. Perché Matteo non voleva dire che tu vivi con Joel?-

-Perché altrimenti… oh.

Già, un piccolo fottuto collagamento con la storia che ho raccontato poco tempo fa.

Per i miei genitori ormai:

Qualsiasi ragazzo = Lorenzo = Morte certa = Mia figlia diventerà lesbica altrimenti resterà segregata in casa fino alla sua morte

Merda.

-E che hanno detto loro?-

-Roba tipo: “non ci ascolta” “adesso gliela facciamo vedere” “che razza di rispetto ha per i suoi genitori e per sua sorella” “il mondo è crudele e lei è troppo ingenua” “perderemo anche lei” “ma ora se ne pentirà” e balle varie, concludendo che non vogliono che torni a Natale in Italia.-

Resto in silenzio.

-Ovviamente tu reagirai facendo vedere l’amore per la tua famiglia e a Natale ti presenterai a sorpresa e tutti saremo felici e contenti e faremo la pace… col porcetto sardo.-

-Col cazzo.- rispondo.

-Val…-

-Sono loro che sono chiusi mentalmente! Io me ne resto qui a Phoenix a Natale, e me ne sbatto di tutto!-

-Così li accontenti, lo sai?-

-No, perché ovviamente loro si aspettano quello che hai appena detto. E non ho intenzione di fare qualcosa di prevedibile. E sai cosa farò? Anzi, cosa non farò? Non li chiamo più, chiamo solo Matteo!-

-Val…-

-Ho detto che non me ne sbatte.-

-Il pandoro di tua zia con la crema di cioccolato di cui mi parli sempre… e il formaggio! TANTO formaggio! Non quello schifoso fatto metà da animali OGM, metà da soia e metà da OGM di soia che fanno qui negli Stati Uniti!-

-… lo so. E’ che vivo con un vegetariano, altrimenti mangeremmo formaggio buono.-

-Ah, è vegetariano?-

-Già.-

-Ma che rottura di coglioni! Gli animali si mangiano, punto! E come la mangia la pizza?-

-A volte la prende senza formaggio, o col tofu.-

-E’ un insulto all’Italia! E vive con un’Italiana! Io mi vergognerei!-

Sospiro.

Pensavo che non ci fosse niente capace di rendermi triste.

Ed è così.

Non sono triste.

Sono solo fottutamente incazzata.

La porta si apre, il profumo di forno si diffonde subito nell’aria, alleggerendo un poco i miei pensieri.

Il brutto è che ora non riuscirei nemmeno a guardare in faccia Joel.

E non so nemmeno perché, forse perché…

No, non lo so.

Indirettamente è lui la causa…

Ma direttamente, le cause sono la chiusura mentale dei miei genitori, e quel bastardo di Lorenzo!

Ma… ma Joel non lo dovrei neanche nominare! Se c’è qualcuno che in questa storia non ha fatto proprio niente, è lui! Anzi, al massimo la causa indiretta sono io…

Non ho altro da dire.

-Ragazze, sono tornato! C’era un po’ di traffico, ma spero che le pizze non si siano raffreddate troppo…-

-Non preoccuparti!- sorride An –A me piace anche fredda!-

-Ah, perfetto! Val, la tua era quella con la panna, ver- … ehi, che c’è?-

Scuoto la testa, evitando il contatto visivo.

-Nulla, ho... mal di testa.-

Con la coda dell’occhio noto che sorride.

-Allora una bella pizza non può che farti bene!-

-Già, suppongo di sì.-

Iniziamo a mangiare, e vedo che fortunatamente sembra esserci più alchimia tra Joel e An, che con Lyn, e lo trovo molto strano, ma non fa niente.

Mi fa piacere, comunque.

E’ che però la mia giornata è completamente rovinata, non ho neanche più fame.

Voglio starmene al buio, sotto le coperte, con Beethoven a palla nelle orecchie, a piangere in silenzio.

Non mi importa di nient’altro.

Finisco appena la prima di cinque fette e faccio per alzarmi.

(Autrice: sì, taglio la pizza in cinque, problem? u_u) (Tutti: …………. WTF!!!!!!!)

-Scusate, non ho fame.- dico.

Joel aveva notato che ero di cattivo umore, penso si chieda che cosa mi avrebbe potuto dire An di così tanto destabilizzante.

-Ehi, Val, io…- si schiarisce la voce –L’avevo detto che non avresti finito la pizza!-

-Già.- annuisco, senza espressione.

-Q-quindi… mi devi un pacco di merendine! E… voglio quelle alla soia!-

-Sì, non preoccuparti. Domani.- mi alzo dal tavolo. -Vado a dormire, se non vi dispiace.-

An mi dà una pacca sul braccio.

-Tranquilla.-

-Val…- mormora Joel.

Cazzo, cazzo, cazzo.

-E’ una lunghissima storia.- fa An. Io mi blocco sulla maniglia della mia porta.

-An… lui sa di Amelia e Lorenzo… e ovviamente ha conosciuto Matteo quindi… raccontagli pure tutto.-

-Eh?- fa lei –Ma sei sicura?-

Mi volto, guardo lei, poi finalmente riesco a guardare negli occhi anche lui, e quella marea di emozioni contrastanti con cui si lotta costantemente quando si ama una persona mi assale in pieno come uno tsunami in Giappone.

-Sì.- dico, con la voce tremante ma decisa al tempo stesso. (Autrice: Ehm… Shhhh… non mi sono contraddetta…. Shhhh…)

Entro dentro la camera che scrocco qui a Century-House, accendo la luce, metto la musica , mi sdraio sul letto, spengo la luce.

Inevitabilmente, mi si riempiono gli occhi di lacrime.

(Tutti: Eccheppalle, ma piange ancora?!)(Autrice: Tranquilli, ho chiamato Mario Bros!)(Tutti: Eh?)(Autrice: Lui è un idraulico.)(Tutti: E… quindi?)(Autrice: Riparerà i rubinetti di Val! Eheh! Ma che battuta fantastica!)(Tutti: …)(Val: ………….. Autrice………………… no.)

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Eh no, cavolo. Io pensavo che farla ridere, o provocarla scherzosamente quando era triste le facesse solo bene, com’è che oggi non ha funzionato? Io proprio non capisco. Era la persona più felice del mondo quando siamo arrivati qui a Century-House e ora… ora è… non so se sia triste, pensierosa, o passivamente arrabbiata. Forse tutte e tre. Sentiamo che dice Daniela.

-*-*-*-*-*-*-*-*-

Ah. Quando mi ha detto che i suoi genitori l’avrebbero praticamente uccisa se avessero scoperto che vive con me, pensavo che l’avesse detto per farmi capire la gravità della situazione, invece diceva proprio sul serio. E’ anche vero, però, che dobbiamo metterci nei loro panni: come mi sentirei se accadesse quello che è successo ad Amelia a mia figlia? Reagirei sicuramente come hanno fatto i genitori di Val. E capisco che per lei possa essere frustrante, ma bisogna capirli.

(TuttiCompresaAutrice: *fischiano e fanno “boo”*)

Certo, hanno reagito un po’ troppo male alla notizia. Non sono mica un maniaco perverso e stupratore. Lewis è un maniaco perverso e stupratore. “Ci sposeremo fra tre mesi e avremo ventordici figli perché io sono contro il sesso protetto!” Oh, per favore. Non pensiamoci. Tornando al discorso principale, io avrei reagito come Val. Certo che loro ora si aspettano che lei torni da loro a Natale per chiarire le cose… ma se non lo farà capiranno che stanno sbagliando. Certo, è triste scegliere proprio il Natale per attuare una vendetta. Non posso mica lasciarla qui a Phoenix da sola. Potremmo andare insieme in Texas come faccio tutti gli anni, così anche lei conoscerebbe la mia famiglia, un po’. Gliel’avevo anche promesso, se ci penso bene. Già, penso che farò così. E quando realizzerò che anche i miei genitori e mia sorella inizieranno a lanciare frecciatine da tutte le parti… mi renderò conto che ho davvero una cotta per Val. E, beh, a dire il vero ho paura che sia una cosa falsa. Il periodo è difficile per lei, e poi sapere quello che ha dovuto passare, che considera Phoenix il suo più grande errore… beh, più grande e bello, non si è pentita di averlo fatto, ma lei stessa lo considera un errore. Ecco, non vorrei che quell’istinto protettivo verso il sesso femminile si manifestasse. Scoprirei che lei non mi piace davvero, e non voglio. Perché voglio che lei mi piaccia.

(TutteLeLettriciPiùVal&Autrice: BRUTTO COGLIONE MASCHILISTA!!!!! CHE COSA INTENDI PER ISTINTO DI PROTEZIONE DEL SESSO FEMMINILE?! EH?! VIENI QUI CHE TI AMMAZZIAMO MALEDETTO AMERICANO DEL CAZZO!!!!! AAAAAAAAHHHH!!!!!! *tirano pomodori* *si rendono conto che a Joel piacciono i pomodori* *tirano carciofi* *ma a Joel piacciono pure quelli* *tirano fettine di carne di cavallo al sangue*)(Autrice: ma… stiamo sprecando della carne… è comunque brutto.)(Val: Autrice… nulla di tutto questo è reale. Non esistono le fettine che stiamo lanciando.)(Autrice: Ah, giusto^^ *riprende a tirare fettine di carne di cavallo al sangue*)(Joel: Smettetela!!! Poveri cavalli ç_ç)

Dopo aver finito di mangiare accompagno Daniela nella sua camera, poi ritorno davanti a quella di Val, faccio per bussare, ma mi blocco.

Che cosa potrei dirle?

Niente che possa aiutare nella situazione.

O comunque, niente che la faccia stare meglio.

Mi sento così inutile…

Mi giro dando le spalle alla porta, per poi sedermi a gambe incrociate sul pavimento; non posso fare a meno di pensare che tutto questo è anche colpa mia.

Dopo un po’ mi addormento, senza accorgermene.

 

A. A.
Per questo capitolo non ho niente da segnalare.
Apparte Joel che fa il maschilista. MALEDETTO AMERICANO DEL CAZZOH!
Se non che la fic va in vacanzah xD
Non io eh, la fic proprio, parte in Canada a farsi la settimana bianca.
Poi quando Val tornerà in Italia avrà l'influenza u_u
Condunque! Sì, perché c'ho da shtudiare un casino, e quindi non ho tempo di scrivere, la verità è che sono alle strette xD
Persciò...

Ci sarà un capitolo speciale che pubblicherò il giorno di Natale (non chiedetemi quando... voi entrate sul sito il 26 e andate sicuri xD)
E' un "Behind The Scenes" (dietro le quinte) del capitolo 23...
Cioè questo.
E ci sarà da lollare.
Vi dico solo che Autrice (che sono io ma chissene) è smemorata, Val è incazzata, e Joel...
Beh, Joel ha SETTEH personalità diverse... *faccina pervy di whatsapp*
Vi ho messo un peluzzo di cuoriosità?
Allora non perdetevi la vostra dose natalizia di randommesità (?) col BTS del CP23! (???????)

Poi mi sono accorta che nessuno ha cagato l'altro capitolo speciale, quello che ho pubblicato per il mio compleanno xD
Faceva così tanto schifo?
Lol
Immagino di sì xD

E poi mi chiedevo... io so benissimo come sono fatti i miei personaggi, ovvio, ma voi?
Cioè, se voi pensate che Val sia bionda e abbia i capelli corti e lisci, io non vi posso sbattere in faccia che è mora, e ha i capelli lunghi e mossi.
(L'ho appena fatto lol)
Per quanto riguarda quel porcone di Joel c'è la sua pagina Facebook.
Alla maggior parte di chi cliccherà il link che sto per scrivere lui non piacerà, ne sono sicura.
Sono io che ho gusti strani ok?!
U_U

https://www.facebook.com/GorgeousWarMusic/photos/a.958195057582179.1073741828.957294294338922/963686220366396/?type=3&theater
Meraviglioso primo piano, gli si vedono gli occhi verdih e... lasciatemi credere che non siano lenti a contatto, per favore.
Lasciatemelo credere.
Grazie.
(?)
Ah, già. Mi sono sempre dimenticata di dire che lui ha due piercing. Ma mene fotto, tanto li odio xD. Ehiehi... gli ho trovato un difetto, oggi è una giornata storica.
Eppoi ho fatto due chibimaker (:3) per Val, scegliete quale dei due sia il migliore. Url: 
http://imgur.com/a/Pei1M

Val 1: Questa ha gli occhiali perché è vecchia, avevo deciso di metterglieli, poi ho fatto "nah, ma chissene" e quello che indossa è un'idea del vestito che le ha regalato Julia. Ho usato lo stesso anche in Val2.
Val 2: Qui Val non ha gli occhiali, ha la pelle più scura, i capelli più chiari... e ha in mano l'oggetto contundente che userà per insalamarestuprereuccidereebruciare Joel.
La prima sembra più troia, sinceramente.

Ebbastah, cioè.
La fanfiction RITORNA REGOLARMENTE (perché il maiuscolo è figo...) sabato 9 gennaio c:
Vostra,
ValyXD

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 23 (Behind the Scenes) ***


Capitolo 23 (Behind The Scenes)

 

Vi ricordo come è finito capitolo il capitolo 22 ;)

(Joel: Ehi! Mi sono perso qualcos *scompare*)(Val: Ehm… Autrice?)(Autrice: Pft, tranquilla, dopo torna.)

Autrice: Cacchio, non mi ricordo la formula per far riapparire Joel.

Val: COSA?! HAI UCCISO UNA PARTE DEL MIO CUORE!

Autrice: Aw, ma che tenera!

Val: Non sono tenera! E ti ucciderò se non lo farai riapparire subito!

Autrice: Eh, non mi ricordo adesso, succede.

Tutti: Ma scusa, se sei l’Autrice non puoi semplicemente scrivere che Joel riappare?

Autrice: No, sono le regole degli Hunger Games.

Val: -.-“, non hai nemmeno visto tutti i film, smettila.

Autrice: Eh, vabbò. Ora faccio riapparire un Joel nuovo. Coi capelli ancora lunghi e biondi.

Val: Oh… *-* Okay, I like it.

Nuovo Joel: Ehi, bella gente! Qui è tutto molto divertente! Yo-yo!

Val: EH?! AUTRICE, CHE CAZZATA E’ MAI QUESTA?!

Autrice: Pardon… pensavo a X Factor mentre lo creavo.

Val: X FACTOR?!

Autrice: C’è Fedez a X Factor. E I rapper parlano facendo le rime.

Val: Non dire stronzate, e cerca di ricreare un Joel più simile all’originale. E poi, “bella gente”, lo dice il Gabibbo!

Autrice: Dettagli.

NJoel: *sparisce*

Autrice: Ecco qui!

NJoel2: I could be brown, I could be blue, I could be violet sky, *parte con il falsetto tremendo* I could be hurtful, I could be purple, I could be anything you like!

Val: Ma MIKA non ti piace neanche. SMETTILA DI PENSARE A X FACTOR CAZZO! Anzi, ora che ci penso… Joel potrebbe cantare fantasticamente canzoni come Grace Kelly e Stardust. Dobbiamo fare in modo che ci faccia delle cover.

Tutti: … Joel non può mettersi a cantare musica commerciale.

Autrice: Dai, non è che MIKA sia commerciale…

Tutti: Eccheppalle, fottesega! Vogliamo Joel! Quello vero!

Autrice: Okay, okay. Ci riprovo.

NJoel3: Ehm… ciao.

Val: *sussurra* forse ci siamo.

NJoel3: *si guarda intorno spaesato*

Val: Ehi, qualcosa non va?

NJoel3: Sì, decisamente. Tu… chi saresti?

Val: Come chi sono?! Sono Val, la tua coinquilina!

NJoel3: Ma io non ho mai avuto una coinquilina…

Val: EH?! Viviamo insieme da boh, sei mesi!

NJoel3: Spiacente, ahah.

Val: In via Abraham Lincoln, cazzo!

NJoel3: Mai abitato in via Abraham Lincoln.

Val: Il conservatorio!

NJoel3: Ma il conservatorio non è in via Abraham Lincoln.

Val: Autrice… non è che hai fatto apparire il Joel… FIN TROPPO vero?

NJoel3: Eh?

Val: Hai mai sentito la frase “ti insalamo, stupro, uccido e brucio”?

NJoel3: Uh… no, mai. Ma che accidenti… è una cosa molto idiota.

Val: E se ti dicessi che sono pazza?

NJoel3: Ti direi che si vedrebbe.

Autrice: *coff* *coff* Ehm… sì, è fin troppo reale. Aspettate che rimedio.

NJoel3: *sparisce*

Autrice: Okay, posso riuscirci.

NJoel4: …

Val: Dimmi che sei come quello originale di questa fanfiction!

NJoel4: …

Val: ...

NJoel4: …

Val: …

Autrice: …

PhonikoRadioPhoniko: …

Bhattheristha: …

MioProf.DiPercussioni: …

NJoel4: …

Val: …

Grilli: *cri* *cri* *cri* *cri* *cri* *cri* *cri* (sono SETTEH)

Autrice: …

Tutti: …

Tutti (sì, due volte): …

NJoel4: …

Val: RISPONDI CAZZO!

NJoel4: …

Val: AUTRICE, FALLO SPARIRE IMMEDIATAMENTE!

Autrice: Felicissima di farlo!

NJoel4: *sparisce*

Autrice: Credo di aver tirato fuori la sua parte introversa…

Val: Cerca di impegnarti.

Autrice: *si sforza*

NJoel5: TAKE ME DOWN TO THE PARADISE CITY WHERE THE GRASS IS GREEN AND THE GIRLS ARE PRETTY!! OH WON’T YOU PLEASE TAKE ME HOOOOOMEE!!!!!

Val: Stavolta hai esagerato con l’estroversità.

Autrice: Ma magari non è un completo fallimento…

Val: Nonostante io adori i GunsN Roses… non sono sicura che sia lo stile per Joel.

NJoel5: THIS IS DEFINITELY MY STYLE GURL!

Val: Autrice? Perché continua a parlare Inglese?

Autrice: Ehm… boh?

NJoel5: CUZ ENGLISH IS FUCKIN’ AWESOME!

Val: Non ho mai sentito Joel dire una parolaccia prima d’ora. Ah, un attimo. Lui NON E’ Joel, e ci terrei a specificarlo.

NJoel5:  I AM MYSELF! ALWAYS! AND I CAN PROVE YOU!

Autrice: SHUT THE FUCK UP, JOEL! I DON’T CARE OF YOU AND I’LL DELETE YOU AS SOON AS I CAN! SON OF A BITCH!!

NJoel5: YOU SHUT THE FUCK U-*disappearsehm… volevo dire… scompare*

Autrice: *sospira* mi sento soddisfatta.

Val: Di aver creato ben cinque fallimenti completi?

Autrice: Ma zitta.

Tutti: *buttano pomodori addosso all’Autrice*

Autrice: AH! SCHIFO!

Val: Muoviti, che c’è ancora più di metà fic da scrivere.

Autrice: *si ripulisce dai pomodori* non me lo ricordare, che mi sale l’ansia.

Val: *faccia sadica*

Autrice: Smettila! Ora creo un altro Joel.

NJoel6: Buongiorno a tutti.

Val: *deglutisce a vuoto*

NJoel6: Oh, Val! Ciao! Come va?

Val: OH GRAZIE A DIO! SEI DI NUOVO TU!

NJoel6: *abbraccia Val*

Val: Ehm… perché tutto questo affetto?

NJoel6: *sorride* ma dai, un abbraccio ogni tanto!

Val: Ehm… okay…?

NJoel6: Oh, non fare così, che mi fai svenire... ti amo tantissimo, lo sai. Posso baciarti?

Val: CHE CHI COSA DOVE COME QUANDO PERCHE’?!

NJoel6: *sorride sospirando* adoro quando fai così! *le prende il mento*

Val: AUTRICE! FALLO SPARIRE!

Autrice: Effettivamente, c’è stato un piccolo errore… quello dovrebbe essere il Joel del futuro…

Val: Futuro?! Aspetta quindi… WAH! EVVAI! *abbraccia di rimando NJoel6*

Tutti: OH, NO! SPOILER!

Autrice: Ma per favore… pensavate per caso che Val si sarebbe messa con Sean? O con Lewis?! Era prevedibile, non rompete l’anima.

Tutti: Eh, era per fare scena ç_ç

NJoel6&Val: *si bacianNJoel6 sparisce*

Val: *rimane con le braccia a mezz’aria* AUTRICE! Quanto sei puttana!

Autrice: *risata malefivagica* eheh.

Val: Ti do un’ultima possibilità, la numero SETTEH, e se nemmeno questo Joel sarà come quello originale… la fanfiction verrà chiusa.

Autrice: *deglutisce a vuoto* ok, ci sto.

NJoelSETTEH: Ehi, che ci faccio qui? Tra mezz’ora sono al concerto live a Manila!

Val: Joel… dimmi che ti ricordi di me.

NJoelSETTEH: Ehm… no, scusa. Ti ho mai vista in qualche concerto? Mi dispiace davvero tanto.

Val: Tu assomigli tanto a come dovrebbe essere il vero Joel nella vita reale.

NJoelSETTEH: Eh?

Val: Nulla, ignorami. Sono un po’ pazza.

NJoelSETTEH: Ehi, io adoro le persone pazze! Non fare così ^-^ Piuttosto, non è che sai dov’è la hall dei concerti?

Val: A Manila, Filippine.

NJoelSETTEH: Sì, grazie. Intendevo… come si ci arriva da qui?

Val: Ah, boh. Anche perché questo posto non esiste e vabbè.

NJoelSETTEH: Oh, non mi dire che anche tu sei fan della fisica quantistica? Quella che dice che niente esiste ed  è tutto nostra immaginazione…

Val: In quel caso anche la fisica quantistica stessa sarebbe un’invenzione… ed è un controsenso se, in qualcosa che non è reale ma che noi crediamo reale, ci fosse qualcos’altro che ci faccia capire che, appunto, abbiamo torto. No, non credo nella fisica quantistica.

NJoelSETTEH: Ah, brava. Neppure io. Allora perché hai detto che questo posto non esiste?

Val: Uh… nulla, solo… sono pazza, l’ho detto. *sorride tristemente*

NJoelSETTEH: *sorride pure lui* Dai, ora vado via… magari ci rincontriamo da qualche parte, in concerto?

Val: Sì, certo…

Autrice: Val… addio per sempre.

NJoelSETTEH: *sparisce*

Val: *si rintana in un angolino a piangere*

Autrice: *spunta la casella “completa” sulla pagina dell’aggiornamento capitolo su EFP*

Tutti: *piangono un casino*

An13Uta: Ma che palle, ci dovevo entrare io nel prossimo capitolo!

Autrice: An… mi dispiace, ma… ehi! Ehiehiehi! Sorellina, ti adoro. VAL TORNA QUI!

Val: *tira su col naso* a rapporto.

Autrice: Mi sono appena ricordata che in realtà io ho solo spostato Joel, non l’ho fatto sparire davvero.

Val: …

Autrice: …

Val: …

Autrice: …

Val: …

Autrice: …

An13Uta: … non di nuovo, gente.

Val: Scusa, An. AUTRICE! IO TI AMMAZZO LA TESTA!

An13Uta: Ti posso prestare delle ananas per questo.

Val: Puoi essere anche la mia sorellina sperduta?

Autrice: NO! LEI E’ LA MIA SORELINA PERDUTA NEI LOST WOODS!

An13Uta: Ehm… non lo so…

Autrice: Pensaci con calma c: Con MOOOOOOOLTA calma :D

An13Uta: *coff* *coff* ho fatto abbastanza per today, ciao ciao! *sparisce*

Val: Oh beh. AUTRICE! Riteletrsaportaquijoelall’ ISTANTEH!

Autrice: *si concentra*

OriginalJoel: *cade dal cielo (?)* AHIA!

Val: Joel! Joeljoeljoel! Sai chi sono io vero????

Joel: La… mia… schiena…

Val: Io non sono la tua schiena…

Joel: Eh? No, ma… uffa, Val, intendevo che mi fa male la schiena! Potresti fare un po’ meno la pazza qualche volta?

Val: Oh… sei davvero tu allora!

Joel: Mah… a volte vorrei capire quello che ti passa per la testa. A proposito, dove sono finiti Lewis e Julia? E soprattutto, il tuo panda!

Val: Panda? Non ho un panda.

Autrice: Val! Lui  sta andando col copione!

Val: Oh, giusto.

Joel: Ebbastah con questo copione! Odio questo tipo di scherzi! Il panda che… oh, nulla… hai visto Julia?

Val: Ehm… ma sì… certo… Autrice?

Autrice: Sì, sì… ripartiamo con la storia.

 

 

A.A.

E’ ancora 24 dicembre.

Sì, scrivo l’angolo autrice ora perché domani (cioè oggi) sarò (cioè sono) da mia zia, quindi posterò (cioè ho postato) il capitolo dal telefono, e per mettere l‘html,  scrivo (ho scritto) tutto un giorno prima per poi mettermelo su dropbocs (se la capite vi amo) Colgo (ho colto) l’occasione per fare a tutti i miei più sinceri auguri di buon Natale e felice 2016, sperando che sia un anno migliore del 2015 xD Io sinceramente sono ottimista, e sicura che tutto andrà per il meglio, perché ognuno di noi ha i propri casini o problemi,  e per quanto piccoli siano, meritano di essere risolti perché siete tutti delle personcine bellissime J

Ora parlo del capitolo. Ho due sole parole da dire: LOL e ANANASH

Ma anche “TAKE ME DOWN TO THE PARADISE CITY WHERE THE GRASS IS GREEN AND THE GIRLS ARE PRETTY”

Se avete riconosciuto la canzonA vi amo.

Chiarimento: Questi sono fatti accaduti PRIMA del capitolo 23, che ho già pubblicato.

Bene, non mi ripeto facendovi di nuovo gli auguri.

Vostra, ValyXD <3

P.S. sono (cioè ero xD) reduce da mezz’ora di video sulla creepypasta di BEN Drowned *-*

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Capitolo 26
*** Piano Malefivagicoh per Val! (Che va a Male, ma Ignorate questa Parte del Titolo c:) ***


Capitolo 24:

Piano Malefivagicoh per Val! (Che va a Male, ma Ignorate questa Parte del Titolo c:)

Mi sveglio, so che devo andare al conservatorio.

Ma sono a Century-House, con un morale più che a terra.

Dopo aver sbadigliato come un bradipo decido di alzarmi, per poi legare in un mogno fatto a caso quel groviglio di cespugli che ho in testa e che la gente continua a chiamare “capelli”.

Apro la porta, e

Ma che cazzo?!

Trovo Joel che stava seduto lì davanti, addormentato. Gli avrò fatto prendere un colpo.

In entrambi i sensi.

-Oh… ehi… b-buongiorno, Val…-

-Che cavolo ci facevi qui?!-

-Nulla, io… mi sono addormentato.-

-Come hai fatto ad addormentarti seduto davanti ad una porta?!-

-Non… non lo so, ehm.-

Sorrido.

-Hai vegliato su di me, stanotte?-

-Uh, diciamo che non era quella l’intenzione, ma… massì, dai.- anche lui sorride, rialzandosi.

-Da uno a dieci, quanto hai mal di schiena?-

-Non ne ho, a dire la verità. Menomale.-

-Grazie.-

-Hm? E di cosa?-

-Di tutto, lo sai.-

-Anche di aver reso la tua vita in Italia un mezzo inferno?- dice tristemente.

Sorrido, e timidamente gli prendo una mano, arrossendo.

-Sì, anche di quello. E ricordati che tu non centri proprio niente, semmai la colpa è mia.- Lo guardo di nuovo negli occhi. –Io ora vado a prepararmi, eh…-

Mi allontano di una decina di centimetri, senza interrompere il contatto, però.

-A-aspetta!- fa lui –Non… lasciarmi… la mano.-

Sorrido, gliela stringo con più decisione, mentre lui mi abbraccia con un solo braccio.

(Autrice: Mi abbraccia col braccio? Non mi suona bene D:)(Val: Ma no, è tenero!)(Autrice: Tu zitta, devi fare la parte della depressa in questo capitolo.)(Val: Ok… ora mi taglio le veneEeEeEeEeEehhh #Cut4Joel)(Autrice: Molto bene. E non copiare gli hashtag alle Direschioner, che sennò si offendono.)(DireschionerQualsiasi: Cm t prmtt d usr il myo ###!1!1!1!1!1!!1!1!!!!!111!!)(Autrice: EH?! Parla bene u_u)(DireschionerQualsiasi: *piange* helpami erriiiiii!!!!! T prg!! #cut4zayn #cut4zayn #cut4zaynnnnn)(Val: #tantosièarruolatonell’isis)(Autrice: Questa era carina, Val. Però ora basta!)

E come al solito, appoggio la testa nell’incavo del suo collo.

-Voglio baciarti.- sussurra lui, alzandomi delicatamente il mento.

Cosa?! Così, senza nessun avvertimento?! Guarda che svengo!

*si sente tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-* (Tutti: EBBASTAH! Abbiamo capito!)

Nonono, smettiamola di fare le idiote moraliste e facciamo le puttanelle per una volta, e che cazzo! Cosa direbbe una persona di quelle fighe? Eh? Ma proprio una persona figa, non so se mi spiego. Di quelle a cui tutti vorrebbero saltare addosso.

Ma che so, Angelina Jolie e Johnny Depp.

(Autrice: La “J” è ovunque nelle persone fighe. COINCIDENZEH?!)(Joel: MUAHAHAH!!)

-Anche io.- rispondo sicura.

Ehm… è così che avrebbe fatto una persona figa?

Perché io non sono affatto figa, specifichiamolo.

Potrei essere simpatica, forse, e dico forse, persino carina… ma non figa.

Ho detto “figa” un po’ tante volte, vero?

Facciamo una cosa maschilista.

VIVA LA FIGAAAAAAA!!!!

Ok, no.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Va bene, ragazzi. L’ha detto, giusto? Sì che l’ha detto, il che significa che ho il via libera.

Volevo così tanto questo bacio, e ora che so che non c’è praticamente nulla che mi impedisce di farlo, esito.

Perché?

Non dovrei, lei mi piace, mi piace da morire.

Forse non sono sicuro di quello che provo?

Ma chissenefrega, non è affatto nel mio stile, ma lo farò comunque, dopotutto, male non può fare.

Noto che mi sta osservando, e realizzo che la fisso da tipo una ventina di secondi, e questo è sicuramente imbarazzante.

Farò finta di niente.

Le passo la mano non occupata dietro l’orecchio, inclinando la testa verso destra, e schiudendo leggermente le labbra.

E’ davvero bella.

Sì, ci stiamo ancora tenendo per mano. (Autrice: E’ una cosa tenerisshima!*fangirla*)(Val: Eccheppalle…)

Anche lei poggia l’altra mano sul mio collo, inclinando la testa a sinistra, e mettendosi sulle punte dei piedi.

-BUONGIORNO A TUTTI! E BENTORNATI SU UNOMATTINA! AH MA NON!-

M’è venuto un colpo. Ma non è possibile, tutte le amiche di Val hanno un tempismo pessimo?

Anche lei sussulta, e si volta immediatamente.

Mi lascia la mano, e un vuoto dentro che non avevo mai provato prima mi assale.

-An! Non farlo mi più! Sono quasi sicura che mi sia venuto un infarto!-

-Ma a me piace spaventare la gente, lo sai.-

-Puttana!-

-Io?! Sarai tu puttana!-

-Oh, giusto, l’avevo dimenticato.-

-Ma che accidenti…-

-E ti stupisci delle mie battute? Tsk tsk. Sei stata senza di me per troppo tempo.-

-Questo è giusto.-

-Bene, allora io vado a prepararmi, che oggi c’ho lezione con un ragazzo del secondo anno.-

Mi passa a fianco come se non fosse successo nulla, però noto che è lievemente arrossita.

Accidenti, vorrei essere bravo quanto lei a nascondere quello che provo.

Dopo circa una mezz’ora Val se ne va, e io e Daniela rimaniamo da soli.

Non so di che cosa potremmo parlare… non ne ho proprio idea. Ma, a quanto pare, è lei a prendere parola.

-Allora, Joel. Questa cosa non va bene, e tu lo sai.-

-Eh? Questa cosa, cosa?-

-Val è depressa! Depressissima! Non voglio passare il suo compleanno così, dobbiamo fare qualcosa!-

-Pienamente d’accordo. Troviamo qualche idea.-

-Vedo che collabori… ottimo. Senti, tu hai dalla tua parte lo spazio, io il tempo.-

-Interessante metafora, spiegati meglio.-

-Lo spazio è Phoenix. Tu conosci la città, giusto? Sai cosa c’è e cosa non c’è, e dove fanno meglio qualcosa, piuttosto che da un’altra parte…-

-Esatto.-

-Io ho dalla mia parte il tempo, perché…-

-Conosci meglio Val e quindi sai con ovvia sicurezza cosa le piace e cosa non le piace…-

-Genio. Io ti sposo. Metti insieme le due cose.-

-Uniremo le nostre forze e troveremo qualcosa che possa farle risollevare il morale!  Tu sei un grandissimo genio, non io!-

-Non è facile mettere insieme quello che avevo detto.-

-Sono reduce dei ragionamenti psicopatici di Val, c’ho fatto l’abitudine, tranquilla.-

-Se la metti così, ricordati che lei  mi batte. High-Five, Phoenician! –

-High-Five!- ripeto.

Usciamo subito di casa e andiamo in giro a cercare... cose. Anzi, posti ed eventi, più che altro.

A fine mattinata torniamo a Century-House, poco prima della fine delle lezioni al conservatorio.

Infatti Val ritorna dopo qualche decina di minuti, ma io e Daniela ci siamo nascosti dietro la porta del salotto, uno a destra e l’altra a sinistra, le luci spente, con gli sportelloni chiusi, e due trombette di carnevale in mano, abbiamo attaccato al soffitto la scritta “spaventoso Halloween a tutti!” con tanto di zucche e teschi, e appena lei accenderà la luce io farò partire il remix della nostra canzone “Skeletons” che avevo fatto apposta per l’Halloween del 2013, mi sembra.

-Sono tornat- oh.-

Vede le luci spente, quindi va in camera sua a cambiarsi e ad appoggiare la roba. Torna nell’ingresso, ma indugia prima di entrare.

-Ragazzi? So che siete qui! Dai, non fate scherzi che mi viene un infarto…-

Dicendo così entra, e Dan accende la luce, io aziono lo stereo e insieme strombettiamo davanti alla faccia di Val, impallidita.

Infatti urla e chiude la porta dietro di sé.

E non accenna a volerla riaprire.

-Ehi, Val! Era una sorpresa carina! Non dirmi che ti sei spaventata!- le urla Daniela.

-VAF-FAN-CU-LO!- ribatte Val, da dietro la porta. –A entrambi, sia chiaro! E’ il secondo infarto di oggi!- continua. –E levate quel remix, che non mi piace!- conclude.

-Come non ti piace?!- ribatto.

-Ci sono troppi effetti, mi sa da dubstep! E io odio il dubstep! Metti Everywhere, Everything!-

-Tanto per cambiare, eh? Non la ascolti mai, quella canzone!-

-Ma zitto! Che ascolti Taylor Swift, che tra un po’ è più commerciale degli One Direction!-

-Tu ascolti Ed Sheeran!-

-Ed Sheeran sa essere commerciale e sa arrivarti al cuore contemporaneamente! E anche tu ascolti Ed Sheeran, quindi zitto! E poi lui è un figo!-

-Quindi tu ascolti le persone in base alla loro figaggine! Non ti piace davvero la musica che facciamo, allora!-

-Esattamente! Ma io ascolto voi This Century perché c’è Sean, eh. Lui si che è un figo.-

-Svelato il mistero! Ora, se ti è ripartito il cuore, potresti riaprire la porta?-

-Giammai! Mi uccidereste nel sonno!-

-Quale sonno?- ribatto.

-Fanculo!- risponde Val.

-Non ti uccidiamo, promesso! Dai piccola pianista, apri!- la incita Daniela.

Piccola pianista… è tenero.

-Piccola a chi?! Studio da più di un decennio!-

-VAL!- sbotta Daniela –NON ROMPERE I COGLIONI CHE NON HO E APRI QUELLA MELEDETTISSIMA PORTA!-

-Okay, okay… non ti arrabbiare…-

Lentamente Val apre la porta, e Daniela le salta immediatamente addosso.

Per abbracciarla, sia chiaro.

-Staccati. Daniela, staccati!-

Lei lo fa immediatamente.

-Hai detto il mio nome per intero… allora sei davvero incazzata.-

-Già.-

-Non fa niente! Abbiamo tanto cioccolato!-

-No, voglio stare da sola.-

-Non azzardarti!-

-Seriamente, quel ragazzo mi ha ricordato quanto siano belle le invenzioni a tre voci di Bach, quindi voglio di ristudiarmi la numero tredici, che era la mia preferita.-

-Hai intenzione di chiuderti in camera a studiare il Barocco, invece che rimpinzarti di dolci?!-

-Sì, An. Dai, davvero, non sono in vena.-

-Te la faccio venire io la vena! Non ho comprato tutta questa roba per niente!-

Val sorride tristemente.

-Lo so che vi dispiace che stia così, ma… davvero, devo solo stare da sola.-

-Sei stata da sola anche stanotte, e lo cose non hanno fatto che peggiorare! Non hai bisogno di suonare roba del seicento, tu hai bisogno di distrarti! Ci facciamo due canne, ci ubriachiamo e poi-

-Non ci penso nemmeno! Meglio Bach!-

Daniela mi guarda in cerca di appoggio, ma dopo quello che ha detto non glielo posso certo dare.

-Visto?- fa Val –Lui è dalla mia parte!-

-Non l’ho mai detto!- protesto –Penso solo che l’ultima cosa che tu debba fare sia proprio startene da sola. Devi svagarti, e dimenticare un po’ tutti i casini… starai meglio, credimi.-

Lei sospira, scuotendo la testa.

-Non la convinceremo facilmente.- osserva Daniela.

-Ragazzi, cosa ci vuole per farvelo capire? Ho davvero bisogno di stare da sola...-

-Non fare la cogliona! O ti ammazzo la testa! E chiamo Slenderman!-

-Val, io ho capito. Ho capito perfettamente. Però sono sicuro che non sarebbe la decisione giusta da prendere.-

-Non penso che tu abbia capito proprio bene, Joel.-

-Io mi sono fidato di te e abbiamo finito per dormire in terra dentro una sala da concerti. Tu fidati di me, e vedremo dove andremo a finire, ok?-

-COSA?!- esclama Daniela.  –Ommioddio, quando?!- e inizia a ridere. Val quasi la ignora.

-No, Joel. Tu non hai capito proprio nulla.-

Sospiro.

-Sì che posso capire, credimi. Io-

-Tu niente! Non penso che la tua famiglia sia riuscita a sbatterti fuori di casa anche mentre eri in un altro continente!-

-Beh, ma perché io non ho mai fatto niente per fare in modo che accada!-

E’ veloce, potente, solo una frazione di secondo.

Uno schiaffo.

-Sarebbe colpa mia adesso?! Eh?! Ma hai idea di quanto faccia male? Non riuscire a vivere la propria vita per colpa di una chiusura mentale? Oh, ma sì, scusa! E’ colpa mia, dimenticavo! Certo, ora mollo tutto quello che ho fatto qua e me ne torno in Italia a vivere per sempre dentro una casa, magari pure con il burqa! E tu capiresti?! Non capisci un corno!-

-Ma io non  intendevo dire che-

-Ti conviene pensare a quello che dici, prima di sparare alla cazzo! –

Se ne va sbattendo la porta, con una mano sul viso, forse per coprire una lacrima.

-Non intendevi? E cosa intendevi allora?- mi chiede Daniela.

-Io parlavo oggettivamente, cioè, non c’era niente di sottointeso…-

Daniela scuote la testa.

-L’hai fatta piangere.-

-Lo so.- rispondo, mogio.

Mi sento un mostro.

Se fossi nella stessa situazione, cosa mi aspetterei dopo quello che è successo?

Devo tornare da lei. Potrebbe anche non farmi entrare, o fingere di ignorarmi, ma almeno voglio che sappia che io ci sono. E che sono l’idiota più grande che abbia mai conosciuto.

E sono stato anche più idiota di Lewis.

Avevo giurato a Caroline di non ferire Val, mai.

Mi sa che l’ho fatto, ma le ferite non si riparano facilmente.

Prendo qualche dolcetto, e mi dirigo verso camera sua senza pensarci due volte. Busso.

-Val…-

-Via. Sei l’ultima persona con cui voglio parlare, ora.-

Non mi do per vinto.

-Posso aprire?-

-No.-

-Okay.-

Abbasso la maniglia della porta.

-Ho detto di no.-

-E io ho detto okay.-

Apro la porta, entro nella camera, e richiudo la porta dietro di me.

Val è seduta sullo sgabello del pianoforte, le braccia impegnate a reggere alcuni libri. Non piange, e mi guarda.

Faccio per parlare.

-Zitto. E dammi quel cioccolato.-

Hmpf, non le si può nascondere niente quando si tratta di queste cose. Le porgo tutto quello che avevo in mano. Per un attimo le nostre dita si sfiorano.

-Bene, ora puoi andartene.-

-Non sono venuto per imbottirti di cioccolato.-

-Ah, no? E per che cosa? Per farmi capire che hai ragione tu?-

-No. Sono venuto per starti vicino. E per farti capire che sono un idiota.-

-Lo sapevo già. E non ho bisogno di nessuno, grazie.-

-Di nessuno…- ripeto. –Di nessuno, eh? Si nota, sai, quando cerchi di dimostrarti forte agli occhi di tutti, quando per qualsiasi cosa rifiuti gli aiuti, quando non riesci ad alzarti e c’è qualcuno che ti tende una mano ma tu non la prendi. Noto quando dici che ridi sempre e non sorridi, mentre vedo che sorridi molto più di quanto ridi. Dici di essere pazza, dici di essere indipendente, dici che non ti piace vestirti bene, che odi i trucchi, però si nota, io lo noto, quando per strada, solo per un attimo guardi le altre ragazze, e i tuoi occhi dicono che tu ti dici che vuoi essere come loro, e allora io mi chiedo: perché semplicemente non lo fai? C’è una differenza tra il voler apparire e il non voler far parte della massa. Io lo so, che tu vuoi apparire, ma ti sentiresti un clone. Mi chiedo perché non accetti gli aiuti che ti vengono offerti. Avere degli amici di cui fidarsi non è far parte della massa. Perché non vuoi che nessuno ti aiuti? Perché vuoi mostrarti forte e impassibile quando invece non lo sei? Perché la ragazza dolce che è nascosta in te da qualche parte non si vuole far vedere anche agli altri?-

Non mi guarda più, ha gli occhi fissi sul pavimento.

- Io invece mi chiedo perché sei ancora qua; ti avevo già detto di andare via.-

-E’ tutto quello che riesci a dire?-

-Sì.- risponde, sicura.

Sorrido amaramente. Cosa c’è di sbagliato in lei, in me, in tutto quello che sta succedendo?

-Come ti pare. Potrei anche non esserci la prossima volta, quando non sarà più per colpa mia.-

Esco dalla stanza.

Sì, stavolta intendevo dire che sarà per colpa sua.

-Che ha detto, Joel?- mi chiede Daniela, giustamente.

Scuoto la testa.

-Niente, non ha detto proprio niente.-

Torno anche io nella mia camera, e mi stendo sul letto.

(Autrice: Che dici, Val? Facciamo fangirlare anche le lettrici?)(Val: Eh? E come?)(Autrice: E se tipo… Joel si togliesse la maglia per colpa della calura dell’Arizona?)(Val: Certo che no! Lui è mio!)(TutteLeLettrici: SIIIIIII’!!!! Togli, togli!!! *sbavano*)(Val: AAAAARGGHUUUAHAAHHA!!! *uccide le lettrici*)(Autrice: Ehi! E ora chi segue questa fic?!)(RagazzoSperdutoNelPubblico: Ehm… ci sarei io…)(Autrice: Eheh, fantastico! Ho ancora un lettore!)(Val: Bene, ora so che nessuno sbaverà dietro al mio Joel, puoi anche fargli togliere la maglietta.)(RagazzoSperdutoNelPubblico: Ma io sono omosess-)(Val: AAAAARGGHUUUAHAAHHA!!! *uccide anche il ragazzo* NESSUNO TOCCA JOEL!!! NESSSUNOOOOOOHH!!!!!)(Autrice: Ma tu tipo non lo odi a morte in questo capitolo?)(Val: Ah, boh. Sei tu che lo deicidi.)(Autrice: Devo trovare un modo decente per riappacificarvi…A-aspetta un attimo! Hai ucciso anche lui!)(Val: Eccerto, era gay…)(Autrice: Ma Joel non è gay, puoi stare tranquil-)(Val: Sì ma A PRESCINDERE nessuno può sbavare davanti a lui se non io.)(Autrice: Ma lo faccio anche io.)(Val: Sì ma tu sei me, quindi puoi.)(Autrice: Nono, tu sei me.)(Val: No, tu sei me.)(Autrice: Ti dico che TU sei ME!)(Val: Ma no, scusa eh! TU sei ME!)(Autrice: Ma io sono l’autrice! Tu sei me!)(Val: Ti dico che tu sei me!)

Non so se sia perché oggi c’è un sole particolarmente forte, o perché sono… non dico arrabbiato, ma… quasi, ho un caldo incredibile.

Decido di togliermi la (Autrice: TU SEI ME!) Mi guardo un attimo allo specchio e osservo i lineamenti del petto che (Val: NON AZZARDARTI! TU SEI ME!) E’ uno studio strano, minuzioso. Non l’avevo mai fatto prima, infatti non mi ero mai accorto di avere un (Autrice: BASTA! SE TI HO CREATO, TU SEI ME!) Potrei piacere a Val? Insomma, non so nemmeno che genere di ragazzi le piacciano. E soprattutto, come potrei (Val: NON CENTRA NIENTE! TU SEI ME E NON SI DISCUTE!) Non mi sento per niente in colpa. Anche se (Autrice: Hai davvero rotto il cazzo, Val. Ti ho detto che tu sei praticamente una me del futuro che non esisterà mai!) non lo so… non potrei proprio. (Val: E tu cosa ne sai se in realtà sono io che creo tutto questo e tu fai finta di essere l’Autrice perché in realtà sono io?)  Non dico che non mi piaccio, ma ho qualcosa che (Autrice: Eh? Ma non dire idiozie!) Intendo psicologicamente, ecco. Comunque, ho una soluzione: (Val: MUAHAHAHAH!!! Ho rivelato il mio piano malefivagico che mi permetterà di dominare il mondo intero! E tu, ValyXD o come cavolo ti fai chiamare, sarai mia schiava!!!! MUAHAHAHAH!!) Sì, ho deciso. Farò così.

E spero che le cose tornino normali. Diamo tempo al tempo.

(Autrice: *prende la gomma* Addio, Val.)(Val: *ritorna normale* Eh? Cosa cavolo è successo?)(Autrice: Nulla, un piccolo bug.)(Val: Oh, ok.)(TuttiDaFantasmi: ECCO, BRAVE! AVETE PERSO TEMPO A DISCUTERE CHI FOSSE CHI E NON ABBIAMO CAPITO UN CAZZO DI QUELLO CHE HA DETTO JOEL!)(Val: Perché, che ha detto Joel?)(Autrice: Roba.)

Schialoa gente!
Oggi non ho scritto "A.A" e non ho messo i colori perché sono SWAG!!1!1!!1!!1!
Non è vero in realtà è perchè sono le undici e mezza di notte e quindi me ne fotto di tutto
Pure 'sto capitolo non è molto allegro maaaaaa non potete dire che non avete riso ALMENO nella parte finale.
O quando An se ne esce: "buongiorno e bentornati su unomattina, ah ma non"
Non so se tra di voi c'è qualcuno che segue anche le mie altre fanfction, comunque sappiate che ho ripreso in mano A New Hyrule Warrior, e a breve ci sarà il nuovo capitolo! Dopo sei mesi tipo ma loooool.
Avevo scritto nel capitolo precedente che la fic sarebbe tornata ieri... ma vi avevo detto che in realtà io aggiorno nel weekend in generale, quindi non potete linciarmi, dato che manca ancora mezz'ora a lunedì u_u
OMMIODDIO IL LUNEDì! IO MUOIO.
Perché avevo un mese per studiare pianoforte e invece non ho fatto una beata minchia x'''D
Non c'è da ridere ma shhhh 
EEEEh vabbè, noi ci vediamo questo sabato^^
Col continuo che in realtà non m ricordo come continua...
Mi sa che salto direttamente al comply di Val.
Grazie a tutti <3
ValyXD

#Cut4Joel
#Cut4Zaynnnnnnn
#TantoSiE'ArruolatoNell'Isis

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Capitolo 27
*** Compleanni Around Dah World! ***




Capitolo 25:

Compleanni Around Dah World!

E’ il grande giorno, diciamo.

Massì, il nostro compleanno.

Ho davvero paura che il rapporto tra me  e Val si sia rovinato per sempre.

Non parliamo da quando abbiamo litigato.

Vorrei dire che non m’importa, ma cavolo, se m’importa.

Cioè, i classici “buongiorno”, “colazione?”, “sai che ore sono?”, “com’è andata oggi?”, “bene, bene”, “oh, ok”, “sì, grazie”, “no grazie”.

Niente di più. E questo mi fa male.

Lei sta sempre a parlare con Daniela, e beh, anche io parlo con lei. E’ una brava ragazza, molto simpatica, e pazza quanto Val.

Mi ricorda lei appena ci siamo conosciuti.

Naturalmente, Daniela non ha gli occhi unici che ha Val, né ha il suo modo di sorridere.

Rettifico.

Mi ricorda molto, molto vagamente lei appena ci siamo conosciuti.

Mi alzo, e le trovo già attaccate ad abbracciarsi davanti al tavolo, mentre Val apre un paio di auricolari.

Conosco quella marca, sono molto buone, bella scelta.

Parlano in Italiano, e dire che non capisco niente è poco. Comunque, sembrano felici.

Val mi vede, sorride, mi viene incontro.

-Ehi! Auguri!-

-Grazie! Anche a te, ovviamente!- Rispondo, sorridendole di rimando.

Che imbarazzo.

Sembra quasi innaturale.

Abbracciala…

Eddai, abbracciala.

Cosa ho da perdere?

Lo faccio, e lei ricambia un po’ timidamente, ma vedo che sorride.

-Allora?- fa Daniela.

-Hm? Allora cosa?- chiede Val.

-Lo sai cosa…-

-No, non so cosa… cosa?-

-Quella cosa della cosa… dai, forza.-

-Io non coso della cosa nulla di cose… quindi cosa?-

-Ma che cose quando cosi così! Sai, la cosa che hai cosato per coso, cosa?-

-Ragazze, vi prego, basta.-

-Cosa cose, Joel?- fa Val.

-Oh Santo Cielo. Io torno in camera mia.-

-La cosa del coso dei cosi, Val! QUELLA COSA! Dagliela cazzo!- Daniela.

(Autrice: Doppio senso, LOL.)

-Ma gliela do stasera!- Val.

(Autrice: Joel è contento, MBWAHAH)(Val: Lo farei.)(Joel: Eh? Darmi cosa?)(Autrice: Ma… lascia perdere -.-“)(Joel: ç_ç)

-Ehm… che cosa?-

-Una cosa.-

Quello l’avevo capito.

La giornata trascorre tranquilla, la sera andiamo a Century-House, dove Sean e compagnia ci hanno organizzato una bella festa.

C’è di tutto: panini, panetti, panacci, focacci, focacce, patatacce, patatine, arancine, aranciate, cochelate, coca-cole, colacorn, popcorn, poppolato, cioccolato, altro cioccolato, e altre cose che non sto ad elencare.

C’era anche la torta, che avremmo tirato fuori dopo.

Sean è convinto che io non immagini neanche lontanamente che ha preso una torta cioccolato e panna.

Pft. Ovvio che lo immagino.

Poi mi ritrovo una crostata alle fragole.

Parlavo con i ragazzi quando sento un urlo.

-NON LO FAREI MAI!-

Oh, no.

Val.

Che accidenti…

-LASCIAMI STARE!-

Vedo lei che sbuca fuori da un corridoio, e dietro Julia che la insegue con qualcosa di chiaro in mano.

Un attimo…

E’ davvero fondotinta?

Hmpf, Val sarebbe capace di uccidere pur di non mettere mai una roba del genere.

-HAI DUE OCCHIAIE TERRIBILI!-

Non penso sia una valida argomentazione, Julia.

-AAAHH!!! QUALCUNO MI AIUTI! VUOLE DROGARMI!!-

Sia io che gli altri, rimaniamo a guardarle mentre si rincorrono per tutta la casa.

Val si rifugia dietro Sean, la persona collaborativa più vicina.

-Sean, aiutami, vuole uccidermi!-

-Sean, non vuole mettersi il fondotinta, sta facendo i capricci.-

Il nostro chitarrista è piuttosto combattuto.

-Ma scusa Julia, se vuole tenersi le occhiaie che lo faccia, tanto tra un po’ è Halloween.-

-Simpatico.- si lamenta Val.

-Maaa oh, se non ti va bene il mio aiuto puoi andartene da Nick!- Sean lo indica,  proprio alla sua immediata destra, il quale, appena sente pronunciare il suo nome, prende Ryan e lo spinge dov’era lui prima.

-Vabbè, Nick, o chiunque ci sia vicino a me, insomma.-

Val si lascia distrarre, e Julia le afferra un polso.

-AH! NO! MOLLAMI! AIUTO!-

Non possiamo fare a meno di ridere.

Sean prende in braccio Val a mo’ di sposini.

-Non vi preoccupate, Milady! Vi toglierò fuori dai pasticci, cosicché non sarete obbligate a fare quello che non volete!-

-Sean, mettimi giù.-

-Ma Milady, io-

-Non è divertente. Preferisco il fondotinta.-

-Ma…-

-Conoscendoti, mi faresti cadere senza nessun rimpianto.-

-Eccheppalle.-

Sean la rimette a terra, e lei fugge dietro Ryan.

-Ah beh.- fa lui –Ora è il mio turno…-

-Ryan, almeno tu dimostra di essere una persona seria. Falle mettere il fondotinta.- Julia.

-Mah, sinceramente io occhiaie non ne vedo.- risponde lui.

-Ti amo, Ryan.- Val.

-Spiacente, sono già impegnato.-

-Lo so, era per dire. E comunque non è vero. Non sei il mio tipo.-

-Dì la verità, hai paura di Madeline.-

-Io? Pft. Ho paura solo dei ragni.-

-Ma sono cucciolosi!-

-EH?!- sbotta lei. –SONO LA COSA PIU’ SCHIFOSA DEL MONDO! SONO BRUTTI, GRASSI, CON VENTORDICI OCCHI, TI PUNGONO, MUORI E POI SONO BRUTTI!-

-Già detto.-

-Lo so! Ma fanno schifo!-

-Già detto anche quello.-

Julia la afferra velocemente per un braccio e inizia a spruzzarle il fondotinta in faccia.

-Non urlare, che se ti va in bocca crepi!-

Val subisce e stringe gli occhi, mentre giulia continua strofinarle la faccia.

Povera Julia, morirà tra pochi istanti.

-Perché…- Val.

-Avevi le occhiaie, tesoro! Non potevo lasciarti così!-

-Se mi chiami di nuovo “tesoro” giuro che ti uccido.-

-Eddai, quando te lo dirà il tuo ragazzo cosa farai?-

-Il mio ragazzo non me lo dirà, te lo posso garantire.-

-Quanto sei insensibile, vieni, che ti metti il tuo regaluccio!-

Julia trascina Val in un’altra camera. Le ha comprato un vestito? Povera lei.

Passa una decina di minuti, fin quando non sentiamo di nuovo delle urla.

Certo, da quella camera.

-NON CI PENSO NEMMENO!-

-E  invece vai!-

-Perché?! Mi vuoi morta?!-

-Ma tesor-ehm, Val, sei una favola! Devi solo andare a farti vedere!-

-Ci sei già tu, che gliene frega a loro?!-

-Sono pur sempre una ragazza, quanto ti metti una cosa del genere bisogna sempre chiedere il parere dell’altro sesso.-

-Che palle, e se fossero tutti una massa di gay e non capissero niente?-

-Ryan è fidanzato. Con una ragazza.-

-Appunto. Non può esprimere giudizi.-

-Ho notato che Sean è molto attratto da te.-

-Allora mi salterebbe addosso anche con un costume di Babbo Natale, non credi?-

-Confermo.- fa Sean.

-I The Maine sono tutti morti di figa.- ripropone Julia.

-Stessa cosa di Sean allora.-

I cinque ragazzi si lamentano sottovoce.

-E se… la tua amica Italiana fosse lesbica?-

-Hai detto parere dell’altro sesso…-

-Rispondi alla domanda!-

-Non lo è, stai tranquilla.-

-Uh… chi ho scordato?-

Me.

Ma son dettagli.

-Ah, sì! Joel! No, non è gay! Sì!-

-Poi mi spieghi il significato della tua frase.-

-Ho detto che Joel non è gay.-

-No, tu hai detto: “sì, Joel! No, non è gay! Aspetta, sì!” Quindi non è che abbia capito molto.-

-Okay, ma te l’ho comunque spiegato, quindi ora VAI SENZA FARE STORIE!-

-E te l’ha detto lui? C’è sempre la possibilità che sia gay.-

-NON E’ GAY! l’ho visto con venti ragazze insieme!-

-Ma che cazz…-

-Te lo giuro!-

-Ah, sì? E dove?-

-Ad un barbecue di Halloween, l’anno scorso!-

-Ah… tu eri una di quelle, scommetto.-

-Eh? NO!-

-E come fai ad averlo visto?-

-Passavo di lì per caso.-

-Sì, perché erano all’aperto…-

-Già!-

-Hm, ci sto credendo. Taaaaanto.-

Sì Julia.

C’erano venti ragazze.

Un anno fa, al barbecue di Halloween.

In una…

FOTO.

DI.

GRUPPO.

Gli altri ragazzi c’erano, sanno che Julia l’ha detto apposta, Val non ci crede minimamente, non mi preoccupo.

-Bene, ora che sai che Joel non è gay, ti dispiacerebbe andare fuori?-

-So che Joel non è gay per altri motivi, tranquilla. Resta il fatto che non voglio farmi vedere così da nessuno! Cosa pensa un persona normale? Che me lo rimetterei, perché tutti dicono che mi sta bene! E lo sai cosa? Mi piace anche! Ma non è il mio stile! Non me lo metterei mai più!-

E’ questo il bello di Val. E’ che quando fa le sue cose nonsense, le sa argomentare.

-E allora li deluderai tutti! Fregatene, e fatti vedere!-

-Non voglio! Ho persino i tacchi!-

Val in tacchi?! Eh?! Non riuscirei nemmeno ad  immaginarmela.

-Senti, ora tu vai lì fuori e ti fai vedere! Altrimenti niente televisione!-

Come se la guardasse, ah.

-Eja, mammina.-

Devo ancora capire cosa voglia dire.

-Bene! Prenderò il posto di tua madre qui in Arizona! Sei contenta?-

-Mia madre, eh? Hmpf. Sì, sono contenta.-

Io e Daniela ci guardiamo.

Lei sospira.

-Eh? Era solo una battuta la mia, Val.-

-Lo so. E’… una lunga storia. Troppo. Davvero tanto.-

-Oh, va bene. C’è troppo silenzio, però.-

-VERO!- faccio io. –ABBIAMO SENTITO TUTTO!-

-TUTTO!- ripetono gli altri.

-Oh merdamerdamerdamerda! Val muoviti! Muoviti!-

-Cosa?! Ora che sappiamo che hanno sentito, a maggior ragione dovremmo starcene rintanate qua dentro!-

-Fidati di me, li conosco! Ci sbraneranno adesso!-

-APPUNTOH! Io non CAZZO!-

Sento un tonfo.

-Ahia… lo sapevo che non dovevo mettermi i tacchi… ahah…-

-Sei caduta, Val?- abbozza Sean.

-Sì.- fa lei.

Lui inizia a ridere. Seguito da tutti gli altri.

Eh, sì, pure io.

-Fanculo.-

-Dai!- fa Daniela –Vogliamo vedere il tuo vestito!-

-Anche tu? An, pensavo che fossi immune!-

-Su, non fare storie!-

-Voglio levarmi queste scarpe.-

-No way!- fa Julia –Slanciano il corpo, ti fanno sembrare più alta e matura, mettono in risalto i fianchi e-

-Non me ne fotte, non mi rompo la schiena per sembrare più alta! Viva gli gnomi!-

Il “viva gli gnomi” è epico.

-Te li do io gli gnomi!-

E vediamo una figura particolarmente rossa che viene spinta fuori dalla camera, per poi girarsi e urlare:

-IO TI AMMAZZO LA TESTA!-

-E il resto del corpo?-

-FA LO STESSO!-

-Ma non era “ti ammazzo, stupro, uccido e brucio?”- Mi permetto di intromettermi nella conversazione.

-Nah- fa Val –Quella è una cosa nostra.-

Può sembrare insignificante, ma a me quella frase è parsa parecchio dolce.

E appena riesco a mettere meglio a fuoco la sua immagine, mi accorgo che il mio cuore inizia a battere sempre più velocemente.

(Autrice: S SCRV QUORE!!1!!1!!1!!!111!!1!!!1!!)(Val: Ma cos-)

Julia ha davvero ragione. E’ la ragazza più bella che abbia mai visto.

E ne ho viste, di ragazze belle *coff*.

-Però stai bene, sai?- le dico.

-Sarei stata bene anche senza tacchi e fondotinta.-

-Modesta?-

-Quanto basta, quando serve.- dice, sorridendo.

-Non ci credo, te lo ricordi ancora?-

-Ehi, mi ha detto tu di scriverlo in un libro con le tue citazioni&aforismi.-

Sorrido e la abbraccio, con molto meno imbarazzo rispetto a stamattina.

-Sai che hai ragione? Ti preferisco senza tacchi.-

-Ma dai?-

-Val…- la chiama Daniela.

-Mi dica.-

-Prometti di non uccidermi?-

-Non ti ucciderei mai.- Sorride.

-Ma quanto sei dolsche. Comunque, ecco… ho preso a shipparvi, ti offendi?-

Val mi guarda.

-Nah, lo fanno già tutti.- sorride. –An, vieni con me un attimo.-

La porta in un posto un po’ più lontano da me.

Mah.

(Autrice: Scriverò da qualche parte che Val dice ad An che Joel le piace veramente. E lei fangirla (che strano lol) Tra un po’, forse.)(Val: Stai per superare le nove pagine. La media.)(Autrice: Lo so, è per questo che sono indecisa se iniziare un nuovo capitolo o meno.)(Val: Non avrebbe senso iniziare un nuovo capitolo, però. Meglio fare questo un po’ più lungo.)(Autrice: Vero. Coraggio, allora! Si va avanti!)

La serata passa in fretta, arriva il momento della torta.

E’ al cioccolato (sei prevedibile, Sean), con una scritta: “Tanti auguri di buon compleanno Joel e Val – vi shippiamo <3”

Giusto per non ricordarcelo ogni due secondi.

Spente le varie candeline e cantate le varie canzoni, decido che è il momento di dare il mio regalo a Val.

La interrompo mentre continua a litigare con Julia.

Non riesco a distogliere lo sguardo da lei, è impossibile. E’ davvero bellissima.

-Ehi, Val…-

-Un attimo, sono impegnata a-

-Lo vedo. E’ che poi non so, me ne dimentico, o non ci sarà tempo…-

Non è vero, è impossibile che me ne dimentichi. E troverei qualsiasi momento.

-Ti avevo preso questo.-

Le porgo il libro.

-E’ un libro.- fa lei. –Spero che tu non abbia preso niente di troppo sdolcinato.-

-E’ l tuo compleanno, non il mio e… ho sbagliato frase. Sì insomma, dovrei prendere quello che piace a te, un romanzo d’amore me lo sbatteresti in faccia.-

-Ding! Risposta corretta! Ok, niente. Ora lo apro.-

Appena vede il titolo rimane impietrita. E anche Julia rimane impietrita.

-E’ il libro di quel tipo… quello che volevi prendere quando ti ho preso il vestito!-

-Sì!- fa Val –Eoin Colfer, Artemis Fowl! Ommioddio! Come facevi a sapere che lo volevo?-

-Non… non lo sapevo, eheh.-

-NON! FA! NIENTE! E’ BELLISSIMOH!-

Mi salta letteralmente addosso.

-Grazie!!-

Si stacca, e mi tira le guance.

-E non pensare che io ti abbia lasciato senza regalo!-

-Ah ho?-

-No! Aspetta che lo prendo!-

-Ohhei… hehò hollahi.-

(Autrice: “Okay, però mollami”)

-Sì, tranquillo.-

Torna qualche minuto dopo.

-Ecco, non so se ti piaccia, non è neanche tanto elaborato…-

-E’ bellissima. La volevo da tempo.-

La foca! Cioè davvero?! Avevo adocchiato questo peluche da secoli in quel centro commerciale.

-E’ questa la “cosa” di stamattina, sai?- Ah, ecco. Sorrido. -C’è… c’è… un biglietto…- mi fa notare, rossa come un pomodoro.

E’ ancora più bella quando arrossisce.

Prendo il mano il biglietto e inizio a leggerlo.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

“Caro Joel, non so nemmeno perché ti scrivo questo biglietto, anche perché odio questo genere di cose. La verità, forse, è che sono troppo orgogliosa per poter dire, anziché scrivere, quello che provo. E stavolta sarei in imbarazzo anche con te. Volevo chiederti scusa. Per qualsiasi cosa. Perché tu ti sei accorto che hai sbagliato, ma io non ti ho voluto ascoltare, e sono stata una stupida. Sentivo che stavo per perderti, e non fisicamente, come potrebbe succedere se io tornassi in Italia, ma ti stavo perdendo dentro la stessa casa, figurativamente. Ti chiedo perdono. Non sapevo quello che facevo, ero accecata dalla mia rabbia repressa. Volevo solo farti capire che tu sei la persona più importante per me in questo mondo. Perché io ti amo.

Sì, Joel. Io ti amo.”

 

E’ questo quello che gli avevo scritto nel biglietto.

Lo vedo alzare un sopracciglio.

-Oh, bene…-

Dice, senza nessun sentimento.

Sento il mio cuore frantumarsi in mille pezzi.

-Quindi prima Joel, poi  John, passato per Jennifer, e ora Caroline? Hai una bella fantasia, Val.-

C-cosa?!

-Sì, ora ti spiego, tranquilla.- sorride, vedendomi alquanto allibita. –Ho l’impressione che tu abbia spedito a Caroline il mio biglietto, e ora io ho la lettera che volevi spedire a Caroline.-

(Autrice: VI HO TROLLATI!!!! MBWAHAHAHAHAHAH!!!)(Tutti: -.-“ Gnuf.)

-Ah.- dico.

Che palle. Volevo buttarmi.

Forse non è il momento giusto?

Stupido Karma.

“Phoenix, Arizona. 27 Ottobre 2015

Cara Caroline. Sai no, che siccome io sono pazza, anziché mandarti come ogni mese il solito messaggio per farti sapere come sto, voglio spedirti questa lettera. Sì, perché nessuno spedisce più lettere, ma solo le e-mail , e questo un po’ mi fa venire nostalgia. Sappi che mi manchi- Ti ringrazio per gli auguri che mi hai fatto stamattina, mi hanno fatto iniziare meglio la giornata. Voglio che tu sappia che sei davvero una grande amica, e voglio ringraziarti per tutto quello che fai per me. Io sto bene, anche se in Italia sono successi un po’ di casini. Non so neanche di chi è colpa. Ma sto bene, grazie alla musica, che fa volare via ogni pensiero negativo, e grazie anche a tutte le meravigliose persone che mi circondano. Sì, sì… anche Joel. E non rompere, LOL.  Spero che ci rivedremo presto, anche se te ne sei andata tipo due mesi fa. Stammi bene, e tienimi informata. Sai, mi ha fatto bene rispolverare la mia calligrafia in corsivo. Comunque scrivere in Inglese è un casino. Cioè, sbaglio tre parole su cinque. Ma vabbè. Buon Halloween.

Val  <3”

E questo, gente, è quello che ha letto Joel.

Non avrei problemi se Caroline leggesse quello che ho scritto. Tanto lo sa.

E aveva ragione.

-Comunque… che avevi scritto su mio biglietto?-

-Che ho sbagliato.- rispondo. –Ho sbagliato ad arrabbiarmi così, ma soprattutto ho sbagliato a non accettare subito le tue scuse. Sono stata orgogliosa e stupida. Vorrei che le cose fossero andate diversamente, ecco. Mi dispiace davvero tanto.-

-Non fa niente. Avevi i tuoi motivi. E io, come hai detto, non posso capirli.-

-Tutto come prima, allora?-

-Tutto come prima.- mi abbraccia.

Stupida, stupida me.

 

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

La serata è finita, e io e Sean ci ritroviamo da soli a rimettere qualche piatto a posto.

Val è già coricata.

Non so come, ma siamo di nuovo arrivati a parlare del fatto che lei mi piace.

-Tanto lo so che hai una cotta per leiiii…-

-Smettila.-

-Ok, la smetto. E’ tardi.-

-No davvero, vi sbagliate di grosso se dite che ho una cotta per lei.-

-Ma lo so, è che è divertente vedere la tua faccia e-

-Io la amo.-

Sean mi guarda tipo malissimo.

-IO LO SAPEVO! FANCULO, LO SAPEVO!-

Ma…

Inizia a saltellare e a farsi film mentali sulla nostra futura vita insieme.

Ehm… è un po’ presto, Sean.

 

ANGOLO AUTRICE: Oggi faccio quello che posso perche chrome è impazzito per un qualche motivo è quindi sto aggiornando dal telefono... Col cacchio che usò explorer. Non sono responsabile di errori li uti al grammaticali dovuti al mio correttore dimmerda 😁 Sappiate che ho scaricato yandere simulator e mi sono presa tantissimo, ve lo consiglio 😻 Detto questo, vi è piaciuto il capitolo TROLL? A me si MBWAHAHAH VI VOGLIO BENE, VALYXD............. P. AMO SI È INCANTATA LA TASTIERA 😹

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Capitolo 28
*** Compleanni Around Dah World! ***




Capitolo 25:

Compleanni Around Dah World!

E’ il grande giorno, diciamo.

Massì, il nostro compleanno.

Ho davvero paura che il rapporto tra me  e Val si sia rovinato per sempre.

Non parliamo da quando abbiamo litigato.

Vorrei dire che non m’importa, ma cavolo, se m’importa.

Cioè, i classici “buongiorno”, “colazione?”, “sai che ore sono?”, “com’è andata oggi?”, “bene, bene”, “oh, ok”, “sì, grazie”, “no grazie”.

Niente di più. E questo mi fa male.

Lei sta sempre a parlare con Daniela, e beh, anche io parlo con lei. E’ una brava ragazza, molto simpatica, e pazza quanto Val.

Mi ricorda lei appena ci siamo conosciuti.

Naturalmente, Daniela non ha gli occhi unici che ha Val, né ha il suo modo di sorridere.

Rettifico.

Mi ricorda molto, molto vagamente lei appena ci siamo conosciuti.

Mi alzo, e le trovo già attaccate ad abbracciarsi davanti al tavolo, mentre Val apre un paio di auricolari.

Conosco quella marca, sono molto buone, bella scelta.

Parlano in Italiano, e dire che non capisco niente è poco. Comunque, sembrano felici.

Val mi vede, sorride, mi viene incontro.

-Ehi! Auguri!-

-Grazie! Anche a te, ovviamente!- Rispondo, sorridendole di rimando.

Che imbarazzo.

Sembra quasi innaturale.

Abbracciala…

Eddai, abbracciala.

Cosa ho da perdere?

Lo faccio, e lei ricambia un po’ timidamente, ma vedo che sorride.

-Allora?- fa Daniela.

-Hm? Allora cosa?- chiede Val.

-Lo sai cosa…-

-No, non so cosa… cosa?-

-Quella cosa della cosa… dai, forza.-

-Io non coso della cosa nulla di cose… quindi cosa?-

-Ma che cose quando cosi così! Sai, la cosa che hai cosato per coso, cosa?-

-Ragazze, vi prego, basta.-

-Cosa cose, Joel?- fa Val.

-Oh Santo Cielo. Io torno in camera mia.-

-La cosa del coso dei cosi, Val! QUELLA COSA! Dagliela cazzo!- Daniela.

(Autrice: Doppio senso, LOL.)

-Ma gliela do stasera!- Val.

(Autrice: Joel è contento, MBWAHAH)(Val: Lo farei.)(Joel: Eh? Darmi cosa?)(Autrice: Ma… lascia perdere -.-“)(Joel: ç_ç)

-Ehm… che cosa?-

-Una cosa.-

Quello l’avevo capito.

La giornata trascorre tranquilla, la sera andiamo a Century-House, dove Sean e compagnia ci hanno organizzato una bella festa.

C’è di tutto: panini, panetti, panacci, focacci, focacce, patatacce, patatine, arancine, aranciate, cochelate, coca-cole, colacorn, popcorn, poppolato, cioccolato, altro cioccolato, e altre cose che non sto ad elencare.

C’era anche la torta, che avremmo tirato fuori dopo.

Sean è convinto che io non immagini neanche lontanamente che ha preso una torta cioccolato e panna.

Pft. Ovvio che lo immagino.

Poi mi ritrovo una crostata alle fragole.

Parlavo con i ragazzi quando sento un urlo.

-NON LO FAREI MAI!-

Oh, no.

Val.

Che accidenti…

-LASCIAMI STARE!-

Vedo lei che sbuca fuori da un corridoio, e dietro Julia che la insegue con qualcosa di chiaro in mano.

Un attimo…

E’ davvero fondotinta?

Hmpf, Val sarebbe capace di uccidere pur di non mettere mai una roba del genere.

-HAI DUE OCCHIAIE TERRIBILI!-

Non penso sia una valida argomentazione, Julia.

-AAAHH!!! QUALCUNO MI AIUTI! VUOLE DROGARMI!!-

Sia io che gli altri, rimaniamo a guardarle mentre si rincorrono per tutta la casa.

Val si rifugia dietro Sean, la persona collaborativa più vicina.

-Sean, aiutami, vuole uccidermi!-

-Sean, non vuole mettersi il fondotinta, sta facendo i capricci.-

Il nostro chitarrista è piuttosto combattuto.

-Ma scusa Julia, se vuole tenersi le occhiaie che lo faccia, tanto tra un po’ è Halloween.-

-Simpatico.- si lamenta Val.

-Maaa oh, se non ti va bene il mio aiuto puoi andartene da Nick!- Sean lo indica,  proprio alla sua immediata destra, il quale, appena sente pronunciare il suo nome, prende Ryan e lo spinge dov’era lui prima.

-Vabbè, Nick, o chiunque ci sia vicino a me, insomma.-

Val si lascia distrarre, e Julia le afferra un polso.

-AH! NO! MOLLAMI! AIUTO!-

Non possiamo fare a meno di ridere.

Sean prende in braccio Val a mo’ di sposini.

-Non vi preoccupate, Milady! Vi toglierò fuori dai pasticci, cosicché non sarete obbligate a fare quello che non volete!-

-Sean, mettimi giù.-

-Ma Milady, io-

-Non è divertente. Preferisco il fondotinta.-

-Ma…-

-Conoscendoti, mi faresti cadere senza nessun rimpianto.-

-Eccheppalle.-

Sean la rimette a terra, e lei fugge dietro Ryan.

-Ah beh.- fa lui –Ora è il mio turno…-

-Ryan, almeno tu dimostra di essere una persona seria. Falle mettere il fondotinta.- Julia.

-Mah, sinceramente io occhiaie non ne vedo.- risponde lui.

-Ti amo, Ryan.- Val.

-Spiacente, sono già impegnato.-

-Lo so, era per dire. E comunque non è vero. Non sei il mio tipo.-

-Dì la verità, hai paura di Madeline.-

-Io? Pft. Ho paura solo dei ragni.-

-Ma sono cucciolosi!-

-EH?!- sbotta lei. –SONO LA COSA PIU’ SCHIFOSA DEL MONDO! SONO BRUTTI, GRASSI, CON VENTORDICI OCCHI, TI PUNGONO, MUORI E POI SONO BRUTTI!-

-Già detto.-

-Lo so! Ma fanno schifo!-

-Già detto anche quello.-

Julia la afferra velocemente per un braccio e inizia a spruzzarle il fondotinta in faccia.

-Non urlare, che se ti va in bocca crepi!-

Val subisce e stringe gli occhi, mentre giulia continua strofinarle la faccia.

Povera Julia, morirà tra pochi istanti.

-Perché…- Val.

-Avevi le occhiaie, tesoro! Non potevo lasciarti così!-

-Se mi chiami di nuovo “tesoro” giuro che ti uccido.-

-Eddai, quando te lo dirà il tuo ragazzo cosa farai?-

-Il mio ragazzo non me lo dirà, te lo posso garantire.-

-Quanto sei insensibile, vieni, che ti metti il tuo regaluccio!-

Julia trascina Val in un’altra camera. Le ha comprato un vestito? Povera lei.

Passa una decina di minuti, fin quando non sentiamo di nuovo delle urla.

Certo, da quella camera.

-NON CI PENSO NEMMENO!-

-E  invece vai!-

-Perché?! Mi vuoi morta?!-

-Ma tesor-ehm, Val, sei una favola! Devi solo andare a farti vedere!-

-Ci sei già tu, che gliene frega a loro?!-

-Sono pur sempre una ragazza, quanto ti metti una cosa del genere bisogna sempre chiedere il parere dell’altro sesso.-

-Che palle, e se fossero tutti una massa di gay e non capissero niente?-

-Ryan è fidanzato. Con una ragazza.-

-Appunto. Non può esprimere giudizi.-

-Ho notato che Sean è molto attratto da te.-

-Allora mi salterebbe addosso anche con un costume di Babbo Natale, non credi?-

-Confermo.- fa Sean.

-I The Maine sono tutti morti di figa.- ripropone Julia.

-Stessa cosa di Sean allora.-

I cinque ragazzi si lamentano sottovoce.

-E se… la tua amica Italiana fosse lesbica?-

-Hai detto parere dell’altro sesso…-

-Rispondi alla domanda!-

-Non lo è, stai tranquilla.-

-Uh… chi ho scordato?-

Me.

Ma son dettagli.

-Ah, sì! Joel! No, non è gay! Sì!-

-Poi mi spieghi il significato della tua frase.-

-Ho detto che Joel non è gay.-

-No, tu hai detto: “sì, Joel! No, non è gay! Aspetta, sì!” Quindi non è che abbia capito molto.-

-Okay, ma te l’ho comunque spiegato, quindi ora VAI SENZA FARE STORIE!-

-E te l’ha detto lui? C’è sempre la possibilità che sia gay.-

-NON E’ GAY! l’ho visto con venti ragazze insieme!-

-Ma che cazz…-

-Te lo giuro!-

-Ah, sì? E dove?-

-Ad un barbecue di Halloween, l’anno scorso!-

-Ah… tu eri una di quelle, scommetto.-

-Eh? NO!-

-E come fai ad averlo visto?-

-Passavo di lì per caso.-

-Sì, perché erano all’aperto…-

-Già!-

-Hm, ci sto credendo. Taaaaanto.-

Sì Julia.

C’erano venti ragazze.

Un anno fa, al barbecue di Halloween.

In una…

FOTO.

DI.

GRUPPO.

Gli altri ragazzi c’erano, sanno che Julia l’ha detto apposta, Val non ci crede minimamente, non mi preoccupo.

-Bene, ora che sai che Joel non è gay, ti dispiacerebbe andare fuori?-

-So che Joel non è gay per altri motivi, tranquilla. Resta il fatto che non voglio farmi vedere così da nessuno! Cosa pensa un persona normale? Che me lo rimetterei, perché tutti dicono che mi sta bene! E lo sai cosa? Mi piace anche! Ma non è il mio stile! Non me lo metterei mai più!-

E’ questo il bello di Val. E’ che quando fa le sue cose nonsense, le sa argomentare.

-E allora li deluderai tutti! Fregatene, e fatti vedere!-

-Non voglio! Ho persino i tacchi!-

Val in tacchi?! Eh?! Non riuscirei nemmeno ad  immaginarmela.

-Senti, ora tu vai lì fuori e ti fai vedere! Altrimenti niente televisione!-

Come se la guardasse, ah.

-Eja, mammina.-

Devo ancora capire cosa voglia dire.

-Bene! Prenderò il posto di tua madre qui in Arizona! Sei contenta?-

-Mia madre, eh? Hmpf. Sì, sono contenta.-

Io e Daniela ci guardiamo.

Lei sospira.

-Eh? Era solo una battuta la mia, Val.-

-Lo so. E’… una lunga storia. Troppo. Davvero tanto.-

-Oh, va bene. C’è troppo silenzio, però.-

-VERO!- faccio io. –ABBIAMO SENTITO TUTTO!-

-TUTTO!- ripetono gli altri.

-Oh merdamerdamerdamerda! Val muoviti! Muoviti!-

-Cosa?! Ora che sappiamo che hanno sentito, a maggior ragione dovremmo starcene rintanate qua dentro!-

-Fidati di me, li conosco! Ci sbraneranno adesso!-

-APPUNTOH! Io non CAZZO!-

Sento un tonfo.

-Ahia… lo sapevo che non dovevo mettermi i tacchi… ahah…-

-Sei caduta, Val?- abbozza Sean.

-Sì.- fa lei.

Lui inizia a ridere. Seguito da tutti gli altri.

Eh, sì, pure io.

-Fanculo.-

-Dai!- fa Daniela –Vogliamo vedere il tuo vestito!-

-Anche tu? An, pensavo che fossi immune!-

-Su, non fare storie!-

-Voglio levarmi queste scarpe.-

-No way!- fa Julia –Slanciano il corpo, ti fanno sembrare più alta e matura, mettono in risalto i fianchi e-

-Non me ne fotte, non mi rompo la schiena per sembrare più alta! Viva gli gnomi!-

Il “viva gli gnomi” è epico.

-Te li do io gli gnomi!-

E vediamo una figura particolarmente rossa che viene spinta fuori dalla camera, per poi girarsi e urlare:

-IO TI AMMAZZO LA TESTA!-

-E il resto del corpo?-

-FA LO STESSO!-

-Ma non era “ti ammazzo, stupro, uccido e brucio?”- Mi permetto di intromettermi nella conversazione.

-Nah- fa Val –Quella è una cosa nostra.-

Può sembrare insignificante, ma a me quella frase è parsa parecchio dolce.

E appena riesco a mettere meglio a fuoco la sua immagine, mi accorgo che il mio cuore inizia a battere sempre più velocemente.

(Autrice: S SCRV QUORE!!1!!1!!1!!!111!!1!!!1!!)(Val: Ma cos-)

Julia ha davvero ragione. E’ la ragazza più bella che abbia mai visto.

E ne ho viste, di ragazze belle *coff*.

-Però stai bene, sai?- le dico.

-Sarei stata bene anche senza tacchi e fondotinta.-

-Modesta?-

-Quanto basta, quando serve.- dice, sorridendo.

-Non ci credo, te lo ricordi ancora?-

-Ehi, mi ha detto tu di scriverlo in un libro con le tue citazioni&aforismi.-

Sorrido e la abbraccio, con molto meno imbarazzo rispetto a stamattina.

-Sai che hai ragione? Ti preferisco senza tacchi.-

-Ma dai?-

-Val…- la chiama Daniela.

-Mi dica.-

-Prometti di non uccidermi?-

-Non ti ucciderei mai.- Sorride.

-Ma quanto sei dolsche. Comunque, ecco… ho preso a shipparvi, ti offendi?-

Val mi guarda.

-Nah, lo fanno già tutti.- sorride. –An, vieni con me un attimo.-

La porta in un posto un po’ più lontano da me.

Mah.

(Autrice: Scriverò da qualche parte che Val dice ad An che Joel le piace veramente. E lei fangirla (che strano lol) Tra un po’, forse.)(Val: Stai per superare le nove pagine. La media.)(Autrice: Lo so, è per questo che sono indecisa se iniziare un nuovo capitolo o meno.)(Val: Non avrebbe senso iniziare un nuovo capitolo, però. Meglio fare questo un po’ più lungo.)(Autrice: Vero. Coraggio, allora! Si va avanti!)

La serata passa in fretta, arriva il momento della torta.

E’ al cioccolato (sei prevedibile, Sean), con una scritta: “Tanti auguri di buon compleanno Joel e Val – vi shippiamo <3”

Giusto per non ricordarcelo ogni due secondi.

Spente le varie candeline e cantate le varie canzoni, decido che è il momento di dare il mio regalo a Val.

La interrompo mentre continua a litigare con Julia.

Non riesco a distogliere lo sguardo da lei, è impossibile. E’ davvero bellissima.

-Ehi, Val…-

-Un attimo, sono impegnata a-

-Lo vedo. E’ che poi non so, me ne dimentico, o non ci sarà tempo…-

Non è vero, è impossibile che me ne dimentichi. E troverei qualsiasi momento.

-Ti avevo preso questo.-

Le porgo il libro.

-E’ un libro.- fa lei. –Spero che tu non abbia preso niente di troppo sdolcinato.-

-E’ l tuo compleanno, non il mio e… ho sbagliato frase. Sì insomma, dovrei prendere quello che piace a te, un romanzo d’amore me lo sbatteresti in faccia.-

-Ding! Risposta corretta! Ok, niente. Ora lo apro.-

Appena vede il titolo rimane impietrita. E anche Julia rimane impietrita.

-E’ il libro di quel tipo… quello che volevi prendere quando ti ho preso il vestito!-

-Sì!- fa Val –Eoin Colfer, Artemis Fowl! Ommioddio! Come facevi a sapere che lo volevo?-

-Non… non lo sapevo, eheh.-

-NON! FA! NIENTE! E’ BELLISSIMOH!-

Mi salta letteralmente addosso.

-Grazie!!-

Si stacca, e mi tira le guance.

-E non pensare che io ti abbia lasciato senza regalo!-

-Ah ho?-

-No! Aspetta che lo prendo!-

-Ohhei… hehò hollahi.-

(Autrice: “Okay, però mollami”)

-Sì, tranquillo.-

Torna qualche minuto dopo.

-Ecco, non so se ti piaccia, non è neanche tanto elaborato…-

-E’ bellissima. La volevo da tempo.-

La foca! Cioè davvero?! Avevo adocchiato questo peluche da secoli in quel centro commerciale.

-E’ questa la “cosa” di stamattina, sai?- Ah, ecco. Sorrido. -C’è… c’è… un biglietto…- mi fa notare, rossa come un pomodoro.

E’ ancora più bella quando arrossisce.

Prendo il mano il biglietto e inizio a leggerlo.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

“Caro Joel, non so nemmeno perché ti scrivo questo biglietto, anche perché odio questo genere di cose. La verità, forse, è che sono troppo orgogliosa per poter dire, anziché scrivere, quello che provo. E stavolta sarei in imbarazzo anche con te. Volevo chiederti scusa. Per qualsiasi cosa. Perché tu ti sei accorto che hai sbagliato, ma io non ti ho voluto ascoltare, e sono stata una stupida. Sentivo che stavo per perderti, e non fisicamente, come potrebbe succedere se io tornassi in Italia, ma ti stavo perdendo dentro la stessa casa, figurativamente. Ti chiedo perdono. Non sapevo quello che facevo, ero accecata dalla mia rabbia repressa. Volevo solo farti capire che tu sei la persona più importante per me in questo mondo. Perché io ti amo.

Sì, Joel. Io ti amo.”

 

E’ questo quello che gli avevo scritto nel biglietto.

Lo vedo alzare un sopracciglio.

-Oh, bene…-

Dice, senza nessun sentimento.

Sento il mio cuore frantumarsi in mille pezzi.

-Quindi prima Joel, poi  John, passato per Jennifer, e ora Caroline? Hai una bella fantasia, Val.-

C-cosa?!

-Sì, ora ti spiego, tranquilla.- sorride, vedendomi alquanto allibita. –Ho l’impressione che tu abbia spedito a Caroline il mio biglietto, e ora io ho la lettera che volevi spedire a Caroline.-

(Autrice: VI HO TROLLATI!!!! MBWAHAHAHAHAHAH!!!)(Tutti: -.-“ Gnuf.)

-Ah.- dico.

Che palle. Volevo buttarmi.

Forse non è il momento giusto?

Stupido Karma.

“Phoenix, Arizona. 27 Ottobre 2015

Cara Caroline. Sai no, che siccome io sono pazza, anziché mandarti come ogni mese il solito messaggio per farti sapere come sto, voglio spedirti questa lettera. Sì, perché nessuno spedisce più lettere, ma solo le e-mail , e questo un po’ mi fa venire nostalgia. Sappi che mi manchi- Ti ringrazio per gli auguri che mi hai fatto stamattina, mi hanno fatto iniziare meglio la giornata. Voglio che tu sappia che sei davvero una grande amica, e voglio ringraziarti per tutto quello che fai per me. Io sto bene, anche se in Italia sono successi un po’ di casini. Non so neanche di chi è colpa. Ma sto bene, grazie alla musica, che fa volare via ogni pensiero negativo, e grazie anche a tutte le meravigliose persone che mi circondano. Sì, sì… anche Joel. E non rompere, LOL.  Spero che ci rivedremo presto, anche se te ne sei andata tipo due mesi fa. Stammi bene, e tienimi informata. Sai, mi ha fatto bene rispolverare la mia calligrafia in corsivo. Comunque scrivere in Inglese è un casino. Cioè, sbaglio tre parole su cinque. Ma vabbè. Buon Halloween.

Val  <3”

E questo, gente, è quello che ha letto Joel.

Non avrei problemi se Caroline leggesse quello che ho scritto. Tanto lo sa.

E aveva ragione.

-Comunque… che avevi scritto su mio biglietto?-

-Che ho sbagliato.- rispondo. –Ho sbagliato ad arrabbiarmi così, ma soprattutto ho sbagliato a non accettare subito le tue scuse. Sono stata orgogliosa e stupida. Vorrei che le cose fossero andate diversamente, ecco. Mi dispiace davvero tanto.-

-Non fa niente. Avevi i tuoi motivi. E io, come hai detto, non posso capirli.-

-Tutto come prima, allora?-

-Tutto come prima.- mi abbraccia.

Stupida, stupida me.

 

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

La serata è finita, e io e Sean ci ritroviamo da soli a rimettere qualche piatto a posto.

Val è già coricata.

Non so come, ma siamo di nuovo arrivati a parlare del fatto che lei mi piace.

-Tanto lo so che hai una cotta per leiiii…-

-Smettila.-

-Ok, la smetto. E’ tardi.-

-No davvero, vi sbagliate di grosso se dite che ho una cotta per lei.-

-Ma lo so, è che è divertente vedere la tua faccia e-

-Io la amo.-

Sean mi guarda tipo malissimo.

-IO LO SAPEVO! FANCULO, LO SAPEVO!-

Ma…

Inizia a saltellare e a farsi film mentali sulla nostra futura vita insieme.

Ehm… è un po’ presto, Sean.

 

ANGOLO AUTRICE: Oggi faccio quello che posso perche chrome è impazzito per un qualche motivo è quindi sto aggiornando dal telefono... Col cacchio che usò explorer. Non sono responsabile di errori li uti al grammaticali dovuti al mio correttore dimmerda 😁 Sappiate che ho scaricato yandere simulator e mi sono presa tantissimo, ve lo consiglio 😻 Detto questo, vi è piaciuto il capitolo TROLL? A me si MBWAHAHAH VI VOGLIO BENE, VALYXD............. P. AMO SI È INCANTATA LA TASTIERA 😹

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Capitolo 29
*** Alone for a Week! O Forse no... Parte I ***


Capitolo 26:

Alone for a Week! O Forse no… Parte I

Siamo a Novembre, e Joel ha in programma un altro tour con i This Century.

L’ultimo. A Manila.

E non posso andare.

Che palle lavorare.

Scherzo.

Oggi parte, e non lo vedrò per un’altra settimana.

Dio, penso che morirò.

Da quello che so ora sta facendo una doccia, prima di andarsene per semprevolevo dire una settimana, e quindi mi sono davvero messa a studiare la sinfonia numero tredici in la minore di Bach. Mi ricordo quando l’avevo letta per la prima volta, un casino. Ora invece riesco a farla a prima vista senza errori.

Bello, direi.

Ma dopo qualche minuto mi scappa la Song of Storms.

E’ più forte di me, capitemi.

-L’hai composta tu?-

Caccio un urlo talmente forte che penso di aver rotto i vetri ai vicini.

-Ti ho spaventata?-

-MA NOOOO, cosa te lo fa pensare?-

Joel ride. E’ seduto su una sedia dietro allo sgabello del pianoforte.

-Scusa!-

Ma scusa cosa?! Ti insalamo, stupro, uccido e brucio.

-Dicevo, l’hai composta tu?-

-FFFFUUU!- gli faccio. –Magari…-

-Potrebbe essere il tuo stile.-

-Bah.- inarco un sopracciglio. –Tu credi?-

Inclina la testa.

-Perché no?-

-Perché non hai sentito le mie, quelle vere.-

-Le sentirò un giorno?-

-No, non penso.-

-Perché?-

-E’ una domanda che odio, lo sai?-

Annuisce. -Lo immaginavo.-

-Allora? Che farai prima di andare all’aeroporto?-

-Veramente, nulla… sono piuttosto in ritardo. Quindi beh…-

Si alza in piedi, le mani in tasca. -Sto... sto andando.- Annuisce, per poi alzare le spalle, indugiando sulle punte dei piedi.

Anche io annuisco, accompagnandolo davanti alla porta di casa.

-Allora, fra un settimana?- chiedo.

-Sì, una settimana.-

-Volevo venire.-

-Ti farò vedere dei video. Fatti bene, non come quelli di mio padre dello show a Phoenix.-

-L’audio non era male.-

-Beh, era udibile per dei non musicisti.-

-Meglio di niente. Ho adorato Soul Sucker, Hopeful Romantic, Money Honey solo col piano, anche se Alex non ha tecnica, e soprattutto Talk to Talk con l’ultimo ritornello stile più rock.-

-Val, ha ripreso ventisei secondi di Tip Toe, e solo le ultime due strofe di Wonder Why.-

-Già, m’è dispiaciuto.-

Scuote la testa, sorridendo.

-Lasciamo perdere.-

Restiamo qualche secondo senza fare niente.

-Allora, ciao?- Abbozza lui.

-Ci vediamo…- rispondo, avvicinandomi a lui e lasciandogli un bacio sulla guancia destra, reso strano dalla sensazione della barbetta non tagliata da un paio di giorni sulle labbra.

Mi allontano, e mi accorgo che è arrossito un po’.

Tenero.

Ah, no. Ho sbagliato.

FIGOH.

Sorride.

-Sono sicuro… che questo mi porterà fortuna.-

Sorrido anche io, ma stranamente non mi sento in imbarazzo come le altre volte.

Beh, sì, forse solo un po’.

Ora lo bacio, ora lo bacio, oralobacio oralobacio oralobaciooraloba- chiude la porta e se ne va.

Stupida me.

Oh beh.

Analizziamo la situazione.

Sono da sola per una settimana, in un appartamento in centro.

Con quattro gatti ed un cane.

Ma soprattutto senza nessun vegetariano random a rompermi i coglioni.

C’è solo una cosa da fare: SUPERMERCATO!

E che cosa comprare?

CARNEH! E FORMAGGIOH! TANTOH formaggioh! Ma soprattutto CARNEH!

*-*-*-*-*-*-*-*-*

Dopo un quarto d’ora sono di nuovo a casa a iniziare a cuocere un beeeeeel polpettone. Con le olive, perché le olive son buone. Lascio stare a riposare come dovrebbe, e torno nella mia stanza, per continuare a rivedere qualche altro brano.

Oh-oh! La sonata 1 opera 2 di Beethoven!

Che bellerrissimità.

Ah, quell’arpeggio in fa minore, quanto me lo ricordo.

Appoggio le mani sulla tastiera, e squilla il telefono.

Impreco.

“Incoming Call: Davideh <3”

Cos.

COS.

COOOOOSAAH!?

Cioè, ce l’ho ANCORA salvato con il cuore?!

MA! CHE! CAZZO!

Piccola spiegazione.

Davide è il mio ex-ragazzo.

Sih, sih, esatto.

Che palle, lui mi piaceva… tipo due anni fa… per quello c’è un cuore.

Non… non uccidetemi.

Me n’ero anche dimenticata di avere ancora il suo contatto nella rubrica.

Joel ce l’ho salvato con un vegetale a fianco, comunque. In caso vi interessi.

In Italia è sera adesso.

Bah, chissà che vuole.

Rispondo.

-Ehi, ciao…-

-Ciao, puoi fare in fretta, no scusa, è che sono impegnata adesso, ok?-

-Quindi non posso venire?-

-Eh? Venire dove? Forse nessuno te l’ha detto, ma ora vivo in Arizona, negli Stati Uniti.-

-Certo che lo so! Me l’ha detto Matte!-

Hm, vero.

Lui e Matteo sono amici.

E prima che vi chiediate perché potevo vedere Davide ma i miei ce l’hanno a morte con Joel, la ragione è semplice: abbiamo fatto asilo, elementari, medie, e perfino il liceo nella stessa classe.

Ma Davide lo conosciamo, è un bravo ragazzo.”

E comunque non potete chiedervelo, perché il fatto con Lorenzo è successo dopo che io e Davide ci siamo lasciati.

(Autrice: Ehm… ehm… stupida matematica.)(Val: Ma la matematica non centra null)(Autrice: ZITTA! E continua a parlare!)(Tutti: What the…)

Non che Davide mi stia antipatico, ma sono una di quelle che  non crede alla storia “non stiamo più insieme ma siamo amici”, tuttavia, è comunque bello mantenere i contatti.

-Capisco… quindi?-

-Ecco, stavo cercando via Abraham Lincoln, e ho trovato il conservatorio, però Matteo non mi ha descritto casa tua.-

PERCHE’! CAZZO! NON! MI! AVVISANO!

-Ehm… condominio… quello con i mattoni rossi e il tetto piatto. Citofona “Kanitz”. Terza porta, secondo piano.-

-Eh? Che roba è?-

-Il cognome… del mio coinquilino.-

-E il tuo?-

-Non c’è, il mio.-

-Ah. Okay, quindi posso venire?-

Si tratta solo di una giornata, che sarà mai.

Tanto lui non è vegetariano.

-Ma certo, mi fa piacere rivederti dopo tanto tempo!-

-Okay, allora! A dopo!-

-A dopo!-

Click.

Rifletto su quello che ho appena detto.

Nah, non è vero che lo volevo rivedere.

Vabbè.

Aspetto tempo cinque minuti e sento il campanello suonare.

Lui è come me lo ricordavo.

Con un po’ più di barba.

(Autrice: Devo pausarmi, “Rinnegato” di Edoardo Bennato mi fa saltellare.)(Tutti: Si ma non ce ne fotte di cosa ascolti mentre scrivi…)(Autrice: Fuh. A mia discolpa cito Sandro Colombini, che ha trafficato spesso con gli Americani, è lui che mi consiglia rock a tutto spiano, però lo dice sempre con un MITRA IN MANOH!!! Rinnegato, sei un rinnegato, ohoh!)(Tutti: -.-“)(Autrice: Vincete tutta la mia stima se l’avete letto cantando.)

Sia capelli che occhi castani, e il fisico non particolarmente palestrato.

E’… carino.

-Ciao, Valy!-

Mi abbraccia, e mi da un bacio sulla guancia.

Si beh, in Italia non mi chiamano Val, ci vuole una vocale alla fine…

Mi sento a disagio.

Non… non mi piace che faccia così.

Kona si mette subito sull’attenti, e inizia ad abbaiare.

-Ehi! Ciao piccolo sacco di pulci!- fa lui.

-Lei è Kona. E’ la cagnetta di Joel, il mio coinquilino.-

-Morde?-

-Nah, ci sono io.-

La prende in braccio, non posso fare a meno di sorridere, è sempre stato un amante degli animali.

-Che tenera!- la rimette giù. -Carina come casa. Vedo che ci sono parecchie chitarre, ti sei specializzata?-

-Oh, non sono mie.-

-Quindi… non suoni più?-

-Scherzi?! Ho un pianoforte nella mia camera.-

-Ah giusto, a te non piace la chitarra.-

-Non è che non mi piace, lo sai… è che non è uno strumento adatto a me.-

-Certo che lo so, ma adoro vedere la tua espressione quando parli della musica. Anche io vorrei imparare a suonare uno strumento, ma…-

-Non sei portato minimamente.- concludiamo insieme.

Sorrido, di nuovo.

E’ strano, mi sento in colpa per qualcosa.

Certo che mi sento in colpa.

Io non lo amo più. Non è giusto che i miei sorrisi stiano qui, adesso.

Però, se fossi con… che so, con Sean, sono sicura che non mi sentirei così.

Passa un po’ di tempo, parliamo del più e del meno, di come mi sono trovata qui in America, di cosa ha fatto lui durante quest’ultimo anno, e pranziamo insieme.

-E il tuo coinquilino?-

-Hm?-

-Non so, hai evitato l’argomento finora… non ci vai d’accordo?-

Ah-ah. No, certo che non ci vado d’accordo.

-Ma no, è che non mi è venuto in mente di parlare di lui.-

In realtà pensavo a Joel tutto il tempo.

-Com’è?-

-Cioè?-

-Com’è il suo carattere, cosa fa nella vita… per farmi un’idea.-

-E’… un tipo tranquillo. Anche lui è nel mondo della musica… ehm… fa… il fonico.-

COSA?!

-Figo.-

-Già. Ah, ed è vegetariano.-

-Ah! E’ per quello che lo odi, allora!-

Seh, lo odio. Sì, certo.

-Ma no, ho imparato a conviverci.-

-Quando torna? Lo voglio conoscere.-

NO WAY.

Nonnò, ciccio, tu Joel non lo vedi manco in foto.

-Tra una settimana.. ora è… ehm… in Colorado. Da… sua… cognata.-

-Non lo conosci molto, vero? Vedo che indugi.-

-Eh… sì, può darsi.-

Mi prende la mano.

-Sai perché volevo rivederti?-

No, ma soprattutto non mi interessa.

Decido di non rispondere.

-Mi mancavi. E se… ci dessimo un’altra possibilità?-

Vorrei ridere.

Ma proprio ridergli in faccia di gusto.

Brutto idiota.

-Allora…- inizio –E’ complicato, perché io-

Mi mette un dito sulle labbra.

-Prenditi tempo per pensare. Non voglio subito un “no”, ok?-

Brutto idiota due volte.

Non è che le cose cambieranno nel giro di qualche ora.

O giorno.

O settimana.

O mese.

No, non cambierà proprio niente.

-Ti prego, pensaci.-

Ci ho già pensato, stupido.

Mi prende il viso tra le mani e mi bacia, non senza sentimento.

Ma cazzo.

Cazzo!

Sensi di colpa in aumento in 3… 2… 1…

Si stacca.

-Ammettilo, ti è piaciuto.-

Okay, o glielo sbatto in faccia che amo Joel…

O glielo sbatto in faccia.

-Io non-

-Shhht. So che non lo sai. Pensaci.-

-Ma non-

-E zitta. Dai, dove posso dormire?-

…volevo dire che non lo so…

Il mio cervello manda un allarme rosso: deve dormire?! Non può dormire qui!

Col cazzo che gli metto il letto in camera mia come ho fatto con Lyn e Matte!

E col cazzo che dorme in camera di Joel!

Quindi… in hotel!

-Veramente non…-

-Ehi! Hai detto che quel Joel non c’è, giusto?-

-Sì, ma…-

-Potrei dormire in camera sua…-

-Non…-

-Oh, hai ragione. Nemmeno lo conosco. E se dormissi in camera con te?-

-No!-

Ah, una cosa me l’ha fatta dire.

E’ sempre stato un tipo logorroico, Davide.

-Ahah, non fare così la chiusa! Non fa niente, dopo quello che ho detto sarai un po’ confusa.-

NON! SONO! CONFUSA! Ma proprio per niente!

-Massì, dopotutto, anche se non conosco Joel, sono sicuro che non si arrabbierà se dormo nel suo letto per un paio di notti. Tanto, torna la prossima settimana…-

UN PAIO?! Ha detto proprio… UN PAIO?!

One is enough, bitch.

-Un… paio?-

-Cos’è, non mi vuoi?- ride.

No.

Non ti voglio.

-Sì beh… avevo in programma di stare da te per un po’.-

-Si può sapere perché cazzo nessuno avvisa? Mi sarei organizzata diversamente.-

Traduzione: avrei trovato una buona scusa per non farti venire.

-Volevo farti una sorpresa!-

-Ne ho le palle piene, delle sorprese…-

-Ehi, qualcosa non va?-

-Cosa non va? Non va niente, ecco cosa.-

-Valy… io per te ci sarò sempre.-

Tu?! Ma chi ti vuole a te! Io voglio Joel!

Si avvicina di nuovo a me.

Eh no, cazzo. Me la fai una volta, ma non due!

Mi allontano.

-Tu dormirai nella mia camera. Io…- esito un attimo –Io in quella di Joel.-

-Ma perché?-

-Solo… io… non voglio che tu dorma in camera sua.-

E’ sua.

Sua e basta.

Davide sorride.

-Come ti pare.-

Mi prende le mani.

-Hai intenzione di baciarmi di nuovo?- chiedo.

-Ovvio. Ti bacerò ancora ed ancora…-

-E chi ti ha detto che lo voglio anche io?-

-Te lo dico io. Sei confusa, non sai quello che vuoi.-

-Lo so quello che voglio! Lo so benissimo!-

Ritraggo le mani abbastanza frettolosamente.

Lui rimane a guardarmi.

-Okay, allora.- fa una piccola pausa, per poi sorridere, e mollarmi un bacio sulla fronte, mentre io tento invano di non essere raggiunta. –Dormo in camera tua.-

Mamma mia, quanto lo voglio bruciare vivo!

 

Angolo Autrice:
Mlmlml?
Mlmlml.
Mlmlmlmlml?!
Mlmlml!
Mlml....
Mlml.
Mlml, mlmlmlmlml
Ml! Ml-mlmlml-ml!
Ml...... mlml-ml.
Mlmlmlmlml?
Mlmlmlml?!
MLMLMLML!
MLMLMLMLMLMLMLMLML!!!!!
MLML!
Mlmlmlml...
Mlml.
Mlmlmlml.

------------------------
Traduzione:
Sì, anche a me sta sul culo Davide.

--------------------------
Sono FELICISSERRIMA DI DIRVI CHE i capitoli tornano ogni due settimane... semplicemente perché ne ho solo altri 3 già pronti... e devo dedicarmi anima e corpo al mio progetto sui 30 anni di Zelda che partirà il sedici di febbraio c:
Non ho manco più tanto tempo per scrivere, perché la scuola sta diventando sempre più impegnativa.
E quell'ora che riesco a farmi al pc la uso per il cazzeggio, se permettete xD

Niente da dire stavolta, spero che il capitolo vi sia piaciuto come al solito <3
Ci si vede il 6 february :3
Vostra impegnata, 
ValyXD

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Capitolo 30
*** Alone for a Week! O Forse no... Parte II ***


Capitolo 27:

Alone for a Week! O Forse no… Parte II

 

-Cosa?!-

No, non ci credo.

-Ci scusiamo con tutti i passeggeri, l’avaria verrà risolta quanto prima.-

Vi scusate?!

VI SCUSATE?!

Oh, accidenti…

-Sembra che abbiamo da fare una piccola sosta in Giappone.- mi dice Sean.

-Già… sarà divertente. – Ryan.

-Spero solo che l’aereo riparta in tempo, o dovremo rimandare il concerto.- concludo.

-Ehi, ragazzi!- arriva Alex –Ho preso un po’ di bibite.-

Anche lui è vegetariano. Per questo andiamo d’accordo.

Nah, anche per altri motivi.

Abbiamo fatto il college insieme, già.

La giornata passa in fretta, e a fine serata, costretto a dormire in un hotel, decido di chiamare Val per vedere come sta.

Non che non la veda da secoli, ma mi devo sfogare con qualcuno.

E poi… voglio sentire la sua voce.

-Pronto?-

-Hey, Val! Come va?-

-Oh, ciao Joel. Sì… qui…cosa? Ma muddu… nono, tutto bene, e… HEY! HEY!- qui qualcun altro, un ragazzo, a giudicare dalla voce, prende il telefono -Blablablablablablablabla-

Poi qualche parola urlata in Italiano da Val, e la linea si chiude.

Sono un po’ scioccato.

Dove cavolo è? Quella ragazza è capace di tutto…

Poco dopo mi arriva un messaggio.

“Ciao Joel! Scusa per prima! <3 <3 <3 <3”

Ma… cosa…

Quattro cuori? Ne avesse messo sette, sarei stato tranquillo… ma sono solo quattro… e dei cuori! Che cavolo le hanno fatto fumare?

“Figurati, con chi sei?”

“Oh, un amico……….. senti….. io sono bella????”

Di nuovo solo quattro punti interrogativi.

Tutti quei punti di sospensione?

C’è qualcosa che non va.

No, non va proprio.

“Ehm… certo che sei bella… qualcosa non va? Ti vedo strana, ecco.”

“E’ tutto apposto <3 <3 <3”

“Dimmi, tu mi ami????????”

Ah, stavolta sono tre cuori e otto punti interrogativi.

“Ma che”

“Non è una cosa bella da dire per messaggio…”

“Ma allora…”

“Che bello!!!!!!!!!!!!!!!”

“Anche io ti amo!!!!!!!!!! <3 <3 <3 <3 <3 <3”

Quindici punti esclamativi, poi altri dieci, e sei cuori.

Sì, sta male.

“Ok senti”

“Che figura di merda.”

“Andrò con le domande dirette: che ti sei fumata?”

“Proprio nulla… c’è questo mio… diciamo amico, che mi ha rubato il telefono. E’ lui che ti ha fatto blablabla prima.”

“Scusa <_<”

“Ah ecco.”

“Sai, mi stavo quasi preoccupando.”

“Ora puoi richiamarmi se vuoi, mi sono chiusa in camera tua a chiave -.-”

“Camera mia? Ahah, perché?”

“Senti, tu chiamami e basta, tanto il mio ex non capisce l’Inglese.”

“Cioè lo scrive e lo legge, ma se lo sente non capisce un cazzo.”

“Il tuo ex?!”

Cosa?

COSA?

COSAH?!

“E chiamami, porco carciofo!”

“Chiama tu”

“Non c’ho credito, e non rompere i coglioni”

“Rido.”

“Okay, chiamo io, vaffanculo.”

No davvero, sto ridendo.

O forse no, considerando che lei è col suo ex…

Okay, beh.

E’ un ex. Non farà assolutamente niente.

E poi, anche se succedesse qualcosa, cioè…

Non mi importa.

Aspetta, sì che mi importa!

Ma… lei non è mia, non posso essere geloso, andiamo…

Però lo sono.

Uffa.

Arriva la chiamata.

-Pron-

-Sappi che sarai TU a farmi una ricarica per le chiamate internazionali dalle Filippine o dove cazzo sei!-

-Giappone.-

-Ecco, in mezzo ai… GIAPPONEH?! CIOE’ TU SEI IN GIAPPONE E NON MI HAI DETTO NIENTE?! VAI A KYOTO! TI PREGO VAI A KYOTO E FAI UNA FOTO DEL PALAZZO DELLA NINTENDO! E PORTAMI UN PUPAZZETTO DI TOON LINK! O LA SCIARPA DEL LINK DI HYRULE WARRIORS! TI PREEEEEEEEEEEEGOOOO!-

-Sono all’aeroporto di Tokyo… e non intendo lasciare la città, l’aereo partirà quanto prima, c’è stata solo una piccola avaria. Volevo dirti questo in realtà.-

-QUANTO SEI INSENSIBILEH!-

-Okay, andrò a Kyoto prima di tornare in Arizona dopo il tour, va bene?-

-YAY!-

-Tu invece hai molte più cose da raccontarmi, eh?-

-Oddio, no, lascia stare. Ti racconto com’è andata. Cioè io stavo tranquillamente cucinando della carneh perché ho detto: “figo non c’è nessun vegetariano random a rompermi i coglioni quindi mi faccio un polpettone”, e quindi stavo cucinando il polpettone. Poi mentre il polpettone riposa vado a suonare, e mi squilla il telefono, ed era tipo lui. Cioè Davide. Cioè il mio ragazzo. Cioè il mio EX ragazzo. Cioè sì, scusa…-

-Cioè.- concludo.

-Sì, cioè. E indovina? Era già a Phoenix e nessuno aveva avvisato!-

-Ma come vivete civilmente, in Italia?-

-Tranquillo, non viviamo civilmente. E beh… io sono nella tua camera perché lui voleva stare nella tua camera e io ho detto: “No! Non ci stai nella sua camera!” E vabbè, quindi lui dorme in camera mia. E io sono in camera tua.-

-Sì, capito.-

-Mi fa strano, però.-

-Cosa?-

-Stare… stare nella tua camera.-

-E perché mai?-

-Perché… uh… non so, non mi sento autorizzata.-

-Ehi, quella camera è lì e va usata, ok? Non farti problemi. Anzi, non mi avrebbe dato fastidio neanche se quel tipo… non puoi pretendere che mi ricordi il nome, ci avesse dormito al posto tuo, sappilo.-

-Avrebbe dato fastidio a me.-

-Ah…-

Cosa… cosa vuol dire?

-Insomma… è la tua camera, il tuo spazio, il tuo mondo e… voglio dire, lui non può entrarci. Per principio, ecco.-

-Per lo stesso motivo… non ti senti autorizzata?-

-Esatto.-

-Tu sei parte del mio mondo. Non preoccuparti, fa’ tutto quello che vuoi. Nei limiti delle norme civili, ovvio.-

Sento che accenna a ridere.

-Hai fatto bene a ricordarmelo.-

Glielo chiedo?

Ma sì, ma chissene.

-Com’è il tuo rapporto con lui?-

-Lui?-

-Si beh, lui.-

-Ah. Pessimo.-

-Oh.-

-Già. Cioè, pensavo che sarebbe stato bello ritrovarci, che so, per vedere come le cose sono andate avanti e tutta quella roba.-

-E invece?-

-E invece mi ha chiesto di rimetterci insieme! E non vuole nemmeno discussioni! “Sei confusa, non sai quello che vuoi, non voglio subito un no”… che si fotta.-

-E tu ammazzagli la testa.-

-C’ho una voglia di sfrattarlo che non immagini.-

-E lo fai. Che te frega?-

-E’ vero, ma… insomma, alla fine non è così male stare con lui. Cioè, lo sopporto.-

-Allora sei davvero confusa.-

-No! Ma proprio per niente! Lo so benissimo quello che voglio! Non… non sai quanto.-

-Senti, ma se tu ti prendessi davvero un po’ di tempo…-

Fa male. Ma quanto…? Si vede, le piace di nuovo, dannazione.

-Mi ha baciata! Mi ha baciata cazzo! E se dico che non mi interessa allora non mi interessa! Ho le idee chiarissime, io ho già una persona, e quella persona ora è lì in Giap- si blocca –in Italia, e… nulla, non importa.-

Quindi c’è un altro.

Ah.

Qualcuno si offre volontario per aiutarmi a suicidarmi?

Nessuno?

Bene, avete salvato un musicista.

(Tutti: O_O)

Livello di fogli pieni di parole depresse e accordi minori presenti in camera mia in aumento in 3… 2… 1…

-Ehi, ehi! Lo voglio conoscere!-

-Chi?-

-Il tipo che ti piace. Quello che sta in Italia. L’hai appena detto, no?-

-Ma… io… oh, fanculo.-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Quanto faccio schifo?

Ma quanto?

Cazzo!

Non mi potevo inventare qualche altra cosa?

No!

E ora lui crede che mi piaccia un altro...

Che manco esiste un ragazzo che mi potrebbe lontanamente interessare in Italia!

Ma merda.

-Sì, tranquilla, quando sarà il momento, ovvio.-

-Oh, lascia perdere, ti prego.-

-Ma no, essere innamorati è una cosa bellissima.-

Vaffanculo Joel, V-A-F-F-A-N-C-U-L-O.

-Non ho già detto di lasciare perdere?-

-Hm, va bene!-risponde divertito.

Cazzo, cazzo, cazzo.

-Ricordati di passare per Kyoto quando torni, ci tengo.-

Cambio argomento.

-Contaci!-

-Senti, ora… diciamo che vado a dormire, anche se so che non sarà così, ma dettagli. Quindi boh… buonanotte.-

-Buonanotte!-

Trilla.

Oh, merda.

Merda.

Chiudiamo la chiamata.

Ed eccomi qui, sola per una settimana, in un appartamento in centro.

Con quattro gatti ed un cane.

Ma soprattutto senza nessun vegetariano random a rompermi i coglioni.

Con qualche piccolo dettaglio in più:

Un ex che mi vuole di nuovo saltare addosso,

Il ragazzo che amo che crede che io ami un altro ragazzo,

Il quale suddetto ragazzo che io dovrei amare ma non amo manco esiste.

Wow.

-Ehi, VALY!-

Oh, cazzo.

-Hai finito di parlare con quel tipo? Dai, che non hai ancora cenato!-

Il mio polpettone, cazzo. Il MIO.

Basta.

Cioè non posso davvero perdere la confidenza che avevo con Joel per colpa di questo decerebrato figlio di… no dai, sua madre è una brava donna, diciamo decerebrato pezzo di vomito viola.

Anzi rosa, che il rosa fa schifo.

Ora ce lo sbatto fuori di casa, e se la piglia tuuuuuutta quanta in culo.

Cosa non lo so, ma spero gli faccia male.

(Autrice: Non ho voglia di scrivere i dialoghi.)(Tutti: …)(Autrice: Massì! Lasciamo il capitolo così, senza una conclusione effettiva, ricco di suspense!)(Tutti: …)(Autrice: Vi immaginerete voi come Val avrà mandato a quel paese il “povero” Davide, e questo, oltre che far salire la vostra autostima, vi regalerà la meravigliosa sensazione che si prova quando si usa la fantasia e si crea qualcosa di sensato!)(Tutti: …)(Autrice: No, eh?)(Tutti: …)(Autrice: Ma fottesega, resta il fatto che non ne ho voglia.)

 

A.N.
Ai uil apologiaiz, bicuz ai dident aggiorn iesterdei... aim so sorri bat ai uos in mai social laif, dis miins det ai uos uid mai frends.
Dont uorri! Bicuz ai dont forghet ov iu bicuz ai lov iu oll!

Aim not at scul nau, bicuz ai dont ne avevo voglia.
Tanto domani è vacanza di nuovosho.

Eeeeeh bastah, mi fate sapere se vi piace il niù cappy, e fanculo il mondo, torno a dormire :D
ValyXD <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 (stavolta sono SETTEH ;)

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Capitolo 31
*** Visita a Kyoto! ***


Capitolo 28:

Visita a Kyoto!

 

L’aereo è ripartito la mattina dopo, pensavo peggio.

Quest’ultimo concerto insieme a quelli che sono stati i miei compagni per ben otto anni è stato semplicemente meraviglioso.

Stiamo tornando a Phoenix.

Ma… già, devo andare a Kyoto, io.

-Cos… tu hai problemi.- mi fa Alex, quando gli dico di avvisare gli altri.

-Lo so.-

Considerare Val un problema?

Sì, posso.

-No sul serio, che cosa ci torni a fare in Giappone?-

-Ho fatto una promessa…-

-E cosa? Fare una foto al palazzo della Nintendo?-

-Anche.-

Lui rimane incredulo.

-Se trovo per chi lo stai facendo giuro che lo uccido.-

-La uccido.- lo correggo.

-La?!- esclama –Allora è tutto più chiaro! Vedrò di dirlo a Sean!-

-Ti credi simpatico, vero?- chiedo, con tono divertito. Lui annuisce. –Ah, tanto lo sa.-

-Lo vedremo, se lo sa.-

-Lo vedrai, lo vedrai.-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Ah, sì, lo so.-

-BELLISSIMO!-

-Dipende, poi se gli va male ci terremo un cantante depresso.-

-Non fare il pessimista, Alex.-

-Giusto.-

-Tu non conosci la ragazza…-

-Esatto, ti assicuro che anche lei gli sbava dietro sa secoli.-

-Siete proprio sicuri?-

-Al cento per cento, fratello.-

-E da cosa?-

-Ma da come gli parla, da come lo guarda, da-

-Per favore, Ryan.-

-E’ effettivamente vero che Val non è affatto normale.-

-Sean dai, non fare il pessimista pure tu.-

-Oh, hai ragione. Alex, ti giuro che si metteranno insieme tempo una settimana.-

-Prevedi il futuro?-

-Nope.-

-Non giurare allora.-

-Blah blah blah. Tanto è vero. Massimo un mese.-

-Se non sono già scopamici.-

-Potrebbe essere un’opzione.-

-Concordo.-

-Secondo me, aldilà della loro certa scopamicizia, penso che starebbero bene insieme.-

-Ma che cazzo, Ryan! Val è una pazza psicopatica maniaca casinista, Joel è un pazzo psicopatico maniaco depresso, non starebbero affatto bene insieme.-

-Sean, mi spieghi da che parte stai?-

-No, voglio dire, è proprio perché insieme starebbero male, che succederà qualcosa!-

-Okay, tu hai più problemi di Joel.-

-Questo è sicuro.-

-Voglio conoscere questa Val.-

-Perché no, facciamo un salto a casa di Joel?-

-Aggiudicato, Sean.-

-Casa… di Joel?-

-Sì, vivono insieme, sono coinquilini.-

-Ah, allora sono scopamici di sicuro…-

-L’abbiamo detto, eh.-

*-*-*-*-*-*-*-*

Quell’appartamento in centro mi è sempre stato sul cazzo.

Citofoniamo “Kanitz”.

-Chi è?-

Do una gomitata a mio fratello.

-Cosa…- sussurra.

-Imita Joel!- sussurro.

-Ah… - riprende a voce “normale”: -Sono Joel! Apri!-

L’imitazione più schifosa che abbia mai sentito.

-Ti sento strano… c’è… c’è qualcosa che non va?-

-Tu apri, poi ti spiego!-

-S-sì, tranquillo.-

Saliamo due rampe di scale, e suoniamo il campanello. Val apre la porta, e ci guarda sorpresa.

-Ora mi spiego perché la voce di Joel era diversa.-

-Cos’è, non ti fa piacere vederci? C’è anche un ospite d’onore!-

Spingo Alex davanti a noi.

-Delicato come sempre, fratello?-

-Uh, ma tu sei Alex! Il tastierista! Volevo conoscerti… tipo un casino!-

-E’ Italiana, infischiatene dell’accendo da Londinese.- gli spiego.

-Ah, e io che pensavo fosse londinese, stavo già per ammazzare sia te che Joel.-

-Perché dovresti ammazzarci?-

-Perché l’hai spedito in Giappone alla Nintendo, e lui c’è andato davvero.-

-Cos-Perché?!-

-Lo dico?- Chiede Alex.

-Non dirlo, idiota.- lo rimprovero.

-Okay.-

-Oh, vabbè. Entrate, su.-

Restiamo anche a scroccarle il pranzo, poi ce ne andiamo.

E’ stato bello.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Io lo sapevo.

Lo sapevo che l’Inglese non bastava per viaggiare.

Che cavolo chiedo a un Giapponese dov’è Kyoto?

Non lo so fare!

E poi chi mi assicura che lo parlino, l’Inglese?

Uffa, e adesso che…

-Ehi, signore!-

Mi giro spontaneamente.

-Lei è per caso un turista?-

Ma Dio esiste.

Io lo so.

-Sì, uh… avrei bisogno di un’informazione…-

-Le dico tutto quello di cui ha bisogno per soli settecento yen!-

Ah, perché io so quanto valgono settecento yen.

-Sono tre sterline e ottanta. Ma Lei è bravo e mi darà direttamente quattro sterline, vero?-

-Eh, veramente sono Americano. Cioè, La posso pagare in dollari…-

-Americano…- sussurra, probabilmente perché odia a morte noi Americani -Allora sono cinque dollari e settantacinque. Cioè… sei dollari.-

Ma sì, ma chissene.

Glieli do in mano.

-Mi dica tutto.-

-Dovrei andare a Kyoto.-

-Segua la statale nord-ovest, e sarà lì in un paio d’ore.-

-E come-

-Oppure chiami un taxi e gli chieda di andare a Kyoto.-

Oh, non ci avevo pensato.

-Beh, la ringrazio molto.-

-Nulla, è un piacere aiutare i turisti.- poi continua, sussurrando: -Anche se sono Americani…-

Inizia a farmi paura quest’uomo.

Però io in Taxi non ci voglio andare.

Farò autostop.

Ma…

Idea!

-Aspetti, aspetti!-

-Mi dica…-

-Mi può dire come si scrive “Kyoto” in Giapponese?-

-Certo, Hiragana, Katakana o Kanji?-

Ma che razza di parolacce sono?!

-Uh… tutte e tre.-

Sussurra ancora: -Americano, eh?-

Sì, ho paura.

Non è colpa mia se non mi sono mai interessato ai tre alfabeti Giapponesi.

Ah, me l’aveva detto Val, comunque.

Che ci sono tre alfabeti diversi in Giappone.

…Val…

-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

Ricopio i simboli che l’uomo mi ha scritto su un post-it su un foglio più grande, e inizio a girare per la statale che mi aveva indicato l’uomo di prima.

Si ferma un’auto con due ragazze, che mi chiedono qualcosa.

-I-n-g-l-e-s-e- dico, scandendo le sillabe.

-Ah, sei Inglese!-

Annuisco.

-Sali, anche noi andiamo a Kyoto!-

Figo, a quanto pare l’Inglese lo conoscono, in Giappone. Mah.

-Allora, vieni da Londra?-

E di nuovo?!

-No, vengo da Phoenix.-

Le ragazze ridono.

-E dov’è? Non l’ho mai sentita!-

-E’ la capitale dell’Arizona.-

-Ah… quindi… sei… Americano…-

L’ha ripetuto esattamente con la stessa intonazione dell’uomo di poco fa.

Inizio a credere che i Giapponesi ci odino più dei Russi.

-Ma non fa niente, sei comunque uno dei ragazzi più carini che abbia visto in giro!-

Mi fa l’occhiolino.

-Oh… g-grazie.-

-E se dopo… combinassimo qualcosa? Che devi fare a Kyoto? Sai, se non è niente di importante, potrai rimandare di un’oretta… e c’è anche la mia amica!-

Fa di nuovo l’occhiolino.

-Perché no!- rispondo –Sarebbe bello girare un po’ la città, sono sicuro che sarà bellissima!-

Entrambe ridono, di nuovo.

-Ma che hai capito?! Intendevamo… quel tipo di qualcosa!-

Lei continua a strizzare l’occhio…

E io continuo a non capire.

(Tutti: MA QUANTO SEI IDIOTAH!)(Autrice: Già, lo è.)

-Non mi dire che non hai capito… ehi, non è che sto sbagliando qualche verbo? Non sono mai stata brava con le lingue straniere…-

-No… ho capito quello che hai detto, ma non ho capito cosa vuoi intendere per “qualcosa”.-

-Non è divertente- inizia la ragazza che guida –Cercare di abbordare uno che non ha la mente perversa.-

-Già, è troppo innocente…-

-Peccato, è un tipo carino…-

-Esatto.-

-Cosa?- chiedo.

La ragazza che non guida si sbatte una mano sulla faccia.

-Anche l’ultima speranza è andata. Ti sei bruciato una serata di divertimento allo stato puro.-

-Continuo a non-

-Lascia. Stare. Dove devi andare a Kyoto?-

-Al palazzo della Nintendo.-

-Ah ecco perché.- fa quella che guida –E’ un nerd.-

-Non sono un nerd!- mi lamento –Lo sto facendo per un’amica.-

-Forse ho capito. Hai fatto finta di non capire, è che non ti piacciono le ragazze, vero?-

-Avrei dovuto capirlo prima.-

-Vabbè, accompagniamolo a Kyoto.-

-E-ehi! Sì che mi piacciono le ragazze! E’ davvero… non ho capito!-

-Non dirglielo.- quella che guida.

-No, tranquilla.-

Ma…

-Incredibile, c’è ancora gente innocente al giorno d’oggi.-

Uffa.

-*-*-*-*-*-*-*-*-*-

Arrivo davanti al palazzo.

Caspita, se è grande.

Scatto una foto.

Anzi, no.

Due.

Provo ad avvicinarmi, per vedere se c’è modo di entrare per comprare qualche gadget.

Mi urlano addosso.

Ah, no, stavolta mi fingo Londinese.

Il mio accento…

Magari non se ne accorgono.

-S-sono Inglese!-

-Ah… stupidi Londinesi…-

Ma…

-Cioè, Americano! Di-di Phoenix!-

-Hmpf. Americano…- sussurra.

Oh, forse era meglio Londra.

-Che stai cercando di fare?! Non si può entrare, c’è gente che lavora, questi sono uffici. Se cerchi gadget c’è un negozietto in fondo alla strada.-

-E sono ufficiali?-

Quello ride.

-Pensi che in Giappone si trovi qualcosa di non ufficiale della Nintendo? Ah, ma per favore!-

Ma che persone simpatiche…

Decido di comprare un pupazzetto di Zelda…

Ah, no.

Zelda è la Principessa, giusto.

E lui si chiamava...

No, Ganon è il cattivo…

Quindi…

Accidenti, non mi ricordo.

Comunque, il tipo verde.

(Autrice: Chiamasi Link…)

E uno di una specie di spaventapasseri con il becco e il cappello di paglia.

(Autrice: An… so che stai già fangirlando.)(Tutti: Eh? Cosa è “An”?)(Autrice: Nulla. Ehm. Mia sorella.)(Tutti: Ma tu non hai una sorell-)(Autrice: BASTA! SMETTETELA DI RINFACCIARMELO OGNI VOLTA! Siete cattivi ç_ç)

Mah, come fa uno spaventapasseri ad avere un becco?

Whatever, si chiama qualcosa come “Bambino Teschio” ma non vedo nessun tipo di osso.

Quelli della Nintendo dovevano essere un po’ brilli quando hanno ideato quella saga.

Ah, e poi la sciarpa blu con l’uccello e i triangoli.

(Autrice: Chiamasi Triforza…)

E’ carina.

E in ultimo una collana con una pietra verde come pendente, con una spirale dorata al centro.

Penso che le piacerà anche questa.

(Autrice: Chiamasi Pietra Spirituale dei Kokiri/della Foresta/del Coraggio a seconda di come vi gira di chiamarla.)

Penso che ora dovrò fare ulteriori salti mortali per tornare a Tokyo prima che l’aereo parta.

Spero che almeno a Val piacciano.

Sicuramente, so che le piace un altro. Non che mi sia mai venuto in mente che io le sarei potuto interessare, ma… accidenti. Speravo che le cose andassero diversamente.

 

A.A Html? Nah, è roba vecchia. Sappi che se segui la mia fanfiction, se ti piace, e se sei un ragazzo... ti odierò per sempre. Per il semplice fatto che sei un ragazzo, eh... perché VOI UOMINI NON AVETE IL CAZZO DI CICLO! Ma voi rendete conto cosa vuol dire, eh?! Voi uomini che vi credete tanto forti, avere dolori alla pancia da piegarsi in due per una settimana intera, senza pause?! E mica solo alla pancia... alla testa, ai reni, alla schiena, diciamo da tutte le parti e SI! SIAMO ISTERICHE NOI DONNE DURANTE IL CICLO! QUINDI NON CAGATE IL CAZZO! Si ringrazia la gentile clientela per l'ascolto. Bene, ora posso continuare a sfogarmi. Diciamo, oltre che il ciclo, ho anche torcicollo, sonno, sete, astinenza da anime... si perché Inuyasha è diventato noioso dopo la puntata 68, come pure Full Metal Panic, Toradora non non lo trovo più e Kamigami no Asobi è durato solo 12 puntate. Finito in due serate. E voglio il cazzo di continuo è troppo bello quell'anime (non perchè ci sono continuamente ragazzi svestiti COFF COFF e fottesega se sono Dèi e li dovrei rispettare COFF COFF) EEhhhh vabbè. Il capitolo è bello? Bene. Manco mi ricordo di cosa parla xD (no, non l'ho riletto :D) E ho letto su internet che Zelda compie trent'anni oggi 21 febbraio. E da oggi dovrebbe quindi iniziare il mio progetto delle 3x10=30 Capitolimmmmmmmmah.... le fanfiction non sono ancora pronte c: evabbèh non so cos'altro scrivere, se non che se mi cercate nella posta privata non vi cago perché non ne ho voglia (An, prima o poi lo leggo il nuovo capitolo <3) In sintesi... Vostra, ValyXD :3 _____________________ p.s. Se mi consigliate robbah da vedere il requisito minimo è che deve esserci almeno una/uno yandere mlmlmlm _____________________ p.p.s. l'Angolo Autrice non è stato nemmeno revisionato lol, quindi se vedete errorsh ignorateli :D

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Capitolo 32
*** Let Me Take a Selfie! ***


Capitolo 29:

Let Me Take a Selfie!

(Autrice: Questo capitolo lo narro io! Mi servono i pensieri di entrambi u_u E poi ammettetelo, io vi manco!)(Tutti: Ehm… no?)(Val: A me sta bene, parlo troppo.)(Joel: Ma non è uno scherzo un po’ troppo lungo?)(Val: *facepalm* Joel, ti ho già detto che Autrice è una birbona…)

Allora ciao, popolo di EFP!

No dai, faccio la narratrice seria.

Joel tornò a casa dopo una settimana, come previsto.

Mentre Val aveva ordinato una pizza.

Il campanello trillò.

“Chi billu!” pensò Val “E’ arrivata la pizzah!”

Prese il portafoglio dalla sua camera, e andò ad aprire la porta.

-Sì allora, sono cinque… aspetti, che Le do le monete…-

-Capisco che ti sono mancato, ma addirittura la mancia…-

La ragazza alzò lo sguardo.

-Oh. Ah. Io… aspettavo una pizza. Già.-

-Ah, ecco.-

-Sì.-

-Già.-

-Mh.-

-Ora posso entrare?-

-O-oh! S-sì, certo! Scusa, eheh.-

-Allora, come te la sei passat-

Lei si era avvinghiata alla schiena di lui, incrociando le braccia sul suo petto.

-Mi sei mancato tanto…-

Joel sorrise, arrossendo.

-Non fare la lecchina, so cosa vuoi.-

-Eh?-

-Ecco, inizia a guardarti il rullino.-

Le diede in mano una macchina fotografica, e lei iniziò subito a sfogliare le foto.

-Non ci credo… la grande N… e tu eri lì, in Giappoaaaaaaaaaahh…-

-Non sono un ottimo fotografo, vero?-

-Non mi interessa. Il palazzo della Nintendo è bello anche da sottoterra.-

-Ti confesso che mi è sembrato piuttosto triste.-

-Probabile, ma tu non sei una fangirl.-

-Allora guarda questi…-

Gli occhi di Val si illuminarono alla vista dei pupazzetti.

-Link! Oh, ammoreh mioh! Quantossheibbonoh! E… E Skull Kid!! Brutto stupido spaventapasseri comandato da una stupida maschera! Quanto ti adoroh! E quanto ti ho odiato giocando a Majora’s Mask!-

-Hai sentimenti contrastanti per quel personaggio, eh? Sembrava carino, e l’ho preso.-

-E bellisshimo! Graz-

-Non dire grazie ancora. Guarda qui.-

-LASCIARPABLUH! NON CI CREDOH!-

Val buttò i peluche in aria per fiondarsi sulla sciarpa.

-E’ troppo bellerrima! Ommioddioh! Gra-

-Zitta. Poi c’è questa.-

Sì, l’ultima all’appello, la collana con la Pietra Spirituale.

Val era a bocca aperta.

Nono, letteralmente, ce l’aveva spalancata in terra.

-Dopo questa… non ho più niente da dire.-

-Addirittura!-

-Anzi sì: non azzardarti a farmi un regalo di Natale. Ti ammazzo la testa.-

-Mi… ammazzi la testa?-

-SCUSA! VOLEVO DIRE TIINSALAMOSTUPROUCCIDOEBRUCIOOOOOOH!!-

-Va molto meglio.-

-Me la metti? Ti pregoh!-

-Hm-hm. Alza i capelli.-

Lui fece passare le mani davanti al collo di lei, per poi avvicinarle dietro la nuca, e chiudere la collana.

Val guardava il tutto con un’espressione incredula e al tempo stesso incredibilmente felicia.

Sì, felicia.

E… lo guardava da uno specchio.

Sì, perché hanno uno specchio random di cui nessuno ha mai detto niente ma ce lo metto io adesso perché serve per il copione.

Punto.

Anche Joel la osservava.

“Sei bellissima, cara fangirl Italiana di videogiochi Giapponesi.”

Arrossì.

Val continuava a toccare la collana, e appena alzò lo sguardo si accorse di Joel che arrossiva.

E, reazione a catena, anche lei iniziò a bollire.

E Joel la vide.

Abbottonò frettolosamente la collana e si staccò.

-Ho.. ho fatto.-

-Ma… perché hai reagito così?-

Chiese lei, ancora più rossa.

-Stavi… stavi arrossendo…-

-Io arrossivo perché tu arrossivi…-

-Io arrossivo perché… sei…-

“Non posso dirle che è bella, insomma, le piace un altro, potrebbe darle fastidio…

E daje co’ complessi mentali.

-Sei… oh, nulla.-

-Sono cosa? Mi fai paura a volte.-

-Sei… sei la ragazza più bella che abbia mai visto ok? Ma… non volevo dirtelo perché… può… può darti fastidio.-

-Perché dovrebbe? E’… è bello che tu me lo dica.-

Way too much punti of sospensions.

-So che ti piace un altro, non voglio che alcuni miei comportamenti ti diano fastidio, non è giusto, ok? Ti… ti prometto che starò un po’ più distante.-

“Oh, fanculo!”

-Non… non è vero che mi piace un altro!- “Un altro? Sembra quasi una discussione tra due fidanzati…” –E non.. non voglio che tu mi stia lontano!-

-Se non è vero… perché l’hai detto?-

-Perché stava per saltare fuori qualcosa che avrebbe cambiato il nostro rapporto… e… non voglio che cambi nulla.-

Sicura, Val? Io penso che entrambi vogliate che cambi…

-Tipo cosa?-

-Non volevo dirtelo per telefono, e me lo fai dire qui?-

-Oh… giusto. Non è niente di negativo, vero?-

-Dipende dai punti di vista.-

-Ma…-

Lei lo abbracciò di nuovo, quasi a tradimento. Lui sospirò.

“Ti amo, Val...”

-Ti voglio bene, Joel.- sussurrò.

Ti voglio bene?!

FRIENDZONEH!!11!1!1!!!!1!1!!

Okay, no.

Sì, sì.

Continuo, tranquilli.

Il campanello suonò di nuovo.

-Stavolta penso sia la pizza.- fece Val.

Joel annuì quasi impercettibilmente.

Saltiamo la parte in cui lei va alla porta, dà i soldi al ragazzo delle consegne, e prende la pizza.

-Ce la dividiamo?- chiese.

-Immagino ci sia della carne…-

-Nope, stavolta l’ho presa Margherita.-

-In realtà, sto cercando di diventare vegan-

-Non rompere il cazzo e mangiatene metà.-

-Uh… okay.-

Questo si chiama carisma.

-*-*-*-*-*-*-

-Bello. Quindi è confermato?-

-Yep.-

-Sicuro sicuro?-

-A-ah.-

-Finntastico, non me ne starò qui in città da sola a Natale. Mi prendo un mese di ferie e  ta-dah!-

-Ma ti pare? Sarei rimasto con te, pur di non farti rimanere sola.-

-Davvero?-

-Certo.- rispose Joel, per poi rendersi conto di quanto fosse profondo, quel “certo”.

-Allora basta, io salterei un mese e mezzo di narrazione per arrivare direttamente al momento in cui partiamo per il Texas.- disse Val.

-Concordo.- risposi io.

Uh, sì, è più forte di me, scusate.

-Eh? Cosa… cosa vuoi dire con “narrazione”? E… chi ha risposto?- Joel.

-Nulla, ovviamente. E… risposto? Pfft, ma che dici.-

-Uh… okay…-

Ebbastah, cioè. Val, continua tu, pliz.

(Val: Sei proprio una narratrice competente, eh?)(Autrice: Ma zitta.)

Seh, vabbè.

Si, ho chiesto le ferie al conservatorio… tramiteunprocessocheautricenonhalapiùpallidaideadicomesisvolgaquindinonloscrive.

(Autrice: E la parola è così lunga che word manco la segna come errore xD --- #feellikeaboss)

E poi Joel mi chiede:

-Dovremmo iniziare a prenotare i biglietti per l’aereo…-

-Aereo? Tu sei pazzo.-

-E come ci vuoi andare in Texas? A piedi?-

-Magari non a piedi, ma via terra, comunque.-

-Anche tu hai la fobia degli aerei?-

-No, sono venuta in Arizona con l’aereo. Ma preferisco cose tipo i pullman e i treni.-

-Ah. E quanto hai intenzione di spendere per il treno?-

-Sarà comunque meno dell’aereo. Devo fare un servizio fotografico completo, e dall’alto non si può fare. Comunque pago anche per te, se proprio ti lamenti.-

-Ah sì?-

-Yep.-

-Tu mi devi ancora un pacco di merendine alla soia per non esserti finita la pizza un po’ di tempo fa, ricordi?-

Oh, cazzo.

-Sì, ricordo. Eccome. Ti avevo anche risposto “sì, domani, tranquillo”.-

-Eri ironica. Quanto sono stupido?-

-Ero troppo depressa per essere ironica quella sera. E’ che ce ne siamo davvero dimenticati entrambi.-

-Più che altro perché non ci siamo parlati per una settimana.-

-Non ricordarmelo, è stata durissima. Io poi, che ti salterei addosso tutto il tempo.-

Cosa… ma soprattutto PERCHE’ l’ho detto?!

-Ah, certo, sì.-

-S-sul serio dai, cioè sei un figo, ammettilo.-

Nah, noooooooon sono in imbarazzo.

Lui rotea gli occhi, ma arrossisce.

-Mi ripeto: ah, certo, sì.-

-Eccheppalle, un po’ di autostima! Che ci sto a fare io qui altrimenti?-

-Ehm… insegni musica?-

-Quello non serve a niente.-

Mi guarda malissimo.

-Scherzavo, eh.-

-Facciamo uno scambio equo: io ti compro le merendine alla soia due mesi in ritardo, e tu… inizi organizzare i pagamenti vari di pullman e treni, le fermate, i numeri delle linee…-

-Insomma, io faccio la parte teorica e tu quella pratica.-

-Esattamente.-

-Ma non era la donna quella che-

-LA DONNA COSA?!-

Diventa pallido.

-Era… piena di pregiudizi stupidi degli anni quaranta, subito dopo la guerra, io parlavo di quello, ovviamente.-

Annuisco.

-Bravo ragazzo.-

Passano un altro paio di giorni, e io conosco la sorella di Joel per telefono, che è felicissima di avere a casa per Natale, oltre che il fratello, una ragazza portata dal fratello.

Poveri, tutti si aspettano che possa nascere qualcosa tra me e Joel.

Non sanno che a lui di me fotte il cazzo, proprio.

(Tutti: FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFF)(Autrice: BASTAH! Non spoilerate roba ai protagonisti (?))

Saliamo sul nostro primo mezzo pubblico, che è un bus. Li preferisco ai treni, perché sono più privati, non ci sono i posti a quattro dove tu fissi quelli che stanno davanti a te, e loro fissano te. Voglio dire, è terribile.

-Sappi che mi addormenterò, mi fanno questo effetto i mezzi pubblici terreni.- Joel.

Annuisco.

-Buonanotte e sogni d’oro, ti sveglio quando arriviamo.-

Probabilmente non si addormenterà: alla fine, quando c’è qualcun altro che sa che tu dormi, poi non dormi.

*-*-*-*-*-*-*-*

Invece si addormenta, e si addormenta eccome. Tra un po’ russa. Non che lo controllassi ogni cinque minuti, è che… ha la testa sulla mia spalla.

Ora potrei fare due cose.

La prima è una cosa molto dolce-barra-tenera: mostrargli passivamente tutto il mio amore appoggiando la mia testa sulla sua, sorridendo, addormentarmi e perdere la fermata.

La seconda è una cosa molto bastarda-barra-stronza: fare un selfie con lui in quella posizione molto condizionabile, magari disegnandogli qualcosa in faccia.

Che domande cioè, il mio stile è la seconda.

Non sarei io, altrimenti, se non lo facessi.

Sono sicura di avere il burro cacao in tasca.

Si beh, mi si seccano sempre le labbra.

Non che mi importi.

Anche se in realtà mi importa, dato che non è bello avere le labbra perennemente in sangue.

Comunque, quello che mi importa è che quel burro cacao è vagamente roseo.

Una bella spalmata di fragola-ciliegia-nonmiricordo sulle guance, sulla fronte e sotto il naso ed è fatta.

Il selfie più bello del mondo, gente.

Ci sono io che faccio la linguaccia, ma dettagli.

E siccome Joel è così fiducioso in me da dirmi la password del suo aifon (se la capite vi amo), gli metto il selfie come sfondo di… tutto.

Schermata di blocco, sfondo home, sfondo Whatsapp e

Ma fanculo tutto, sì.

Anche come foto profilo Whatsapp.

E…

Ho accesso al suo Facebook.

E al suo Instagram.

E di conseguenza posso scrivere qualsiasi cosa e i suoi fan crederanno che io sia lui.

Nah, è troppo bastardo perfino per me.

Scriverò che io sono io.

“Hey internet people! I’m a Joel’s friend. Look what I’ve done lol”

E foto allegata.

Geniale, geniale direi!

Poi pure i fans partono a shipparci.

Joel cazzo, e facci un pensierino.

Faccio un’altra foto poi lo pulisco.

Mooolto delicatamente, in modo che non si svegli.

Quanto sono malvaggggggia.

Passa un’altra ora, ed è tempoh di scendere, per prendere un treno.

-Hey, Joel…- gli tocco leggermente una spalla.

-E-eh! Sì! Sono… sono sveglio!-

Per l’ennesima volta mi ritrovo quella faccia di figo a mezzo centimetro dalla mia.

Poi anche lui lo realizza, arrossendo come non l’avevo mai visto fare, e rimettendosi in una posizione più normale, schiarendo la voce.

-Uh, scusa, io… te… te l’avevo detto, che mi addormentavo.-

(Autrice: Qui volevo scrivere Val che lo corregge dicendo “sarei addormentato” ma… in Inglese non esistono congiuntivi e condizionali -.-‘ Cioè ci sono, ma… è complicato.)

-Certo, me lo aspettavo.-

-Che ore sono?-

-Le nove e mezza.- rispondo prontamente, per evitare che gli venga in mente di prendere il telefono.

Voglio che passi abbastanza tempo, così tutti lo potranno notare, prima che lui elimini le foto dai social.

Mi sento taaaaanto malvagia.

-*-*-*-*-*-*-

E ma che strano, il treno è in ritardo.

Che palle.

-Mi annoio.- dico.

-Già, non posso biasimarti.-

-Giochiamo a obbligo o verità?-

-Sei seria?-

-Yep.-

-Ah, ok. Chi inizia?-

-Tu, che domande.-

-Come ti pare… allora, Val. Obbligo o verità?-

-Verità.-

-Vediamo… dannazione, questo gioco non è divertente senza Sean che mi suggerisce le domande.-

-Che genere di domanda ti avrebbe suggerito Sean?-

-Beh, qualcosa di sconcio o imbarazzante probabilmente.-

-Allora pensa a qualcosa di sconcio e imbarazzante.-

-Non posso, non ho una mente abbastanza perversa.-

-Sì che ce l’hai, sei un uomo.-

-Non vuol dire niente…-

-Oh fidati, vuol dire. Non fare il santo davanti a me, tanto pure tu c’hai i tuoi scheletri nell’armadio. Ammettilo, quante volte hai peccato pensando a cose non proprio educate?-

-Ma non eri tu quella che ha scelto “verità”?-

-Traduzione: Sì, un casino di volte.-

-Non è vero! Non faccio quelle cose!-

-Traduzione: Dannata! Mi ha scoperto!-

-Non è divertente!-

-Traduzione: E che faccio adesso per discolparmi?-

-Bene, penso andrò un po’ sul mio Insta.-

Fa per prendere il telefono dalla tasca.

-NO!- gli prendo la mano con uno scatto felino. –Accidenti, voi giovani d’oggi! Siete sempre col telefono in mano!-

-Val… qualcosa non va?-

-Anche quando avete davanti una bellissima ragazza- sbatto più volte le palpebre e mi sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio –Non esitate a chiudervi dentro social network per bimbiminkia come Instagram, Facebook, Snapchat e Vine! Che vergogna!-

-Sbaglio, o ti sei appena fatta un complimento da sola?-

-Certo Joel. La verità è che me lo merito.-

-Ok, che hai fatto al mio telefono?-

-Ah, ma subito a pensare male vai! Non posso desiderare ardentemente un po’ di attenzioni dal mio compagno di casa degli ultimi nove mesi?-

-Sei da nove mesi a Phoenix, ma non nel mio appartamento.-

-Oh, insomma! Sei comunque la prima persona che ho visto, no? Mi hai pescata da un tombino! Tra l’altro, non ho ancora ricambiato il favore…- ammicco.

-Sì, tu hai fatto qualcosa al mio telefono.-

Gli blocco la mano più forte.

-No! Voglio solo… solo… oh beh, cazzo!-

-Mi mancava la tua solita volgarità. Che sta perfettamente bene, perché sai usare le parolacce divinamente.-

-Oh, quanto sei dolce! Posso chiamarti “honey”?-

(Autrice: Honey vuol dire “miele” in Inglese, espressione usata dagli Americani soprattutto, per chiamare di solito il/la proprio/a amato/a con uno di quei nomignoli stupidi. In Italiano lo potremmo tradurre con “dolcezza, tesoro”. Dio, che schifo.)

-Ah, ho capito. Hai mangiato qualcosa di avariato.-

-No, sul serio! Dai, non mi hai detto che volevi baciarmi, l’altro giorno?-

-Era… era tipo due mesi fa.-

-Non mi interessa! L’hai detto!-

Ehm… ops. Non avrei dovuto ricordarmelo.

Vaffanculo! Vaffanculo quanto lo volevo quel bacio! VAFFANCULO!

Joel arrossisce.

Beh, mi pare anche normale.

-Sì, l’avevo detto.-

-E… ora che ne pensi?-

-Penso di non avere mai… il treno.-

-Cosa?-

-Sta… arrivando il treno.-

Ma cazzo, il mondo ce l’ha con noi.

(Autrice: *continua a ridere malefivagicosamente cosciente di istigare i lettori al suicidio*)(Val: Lettori e protagonisti, aggiungerei.)(Autrice: ROTFLOL)(Val: Eh, no basta.)(Autrice: C-cosa?!)(Val: Mi ribello, fanculo il copione.)(Tutti: SSSSIIIIIIHHH!!!!)(Autrice: NO! FERMA! AAAHH!! Anni (?) di lavoro sprecati!!!)

-Non mi interessa.-

-Eh?-

-Non me ne fotte se sta arrivando il treno! Finisci la cazzo di frase!-

Arrossisce di nuovo.

-Stavo dicendo che… penso di non avere mai smesso di volerlo.-

-Volere cosa?-

-Val…-

-No sul serio, mi sono dimenticata il contesto.-

Sospira, però come per ridere.

-Non ho mai smesso… di… ah, non ho mai smesso di volere un tuo bacio, Val.-

E FANCULO SI’! CAZZO!

Quanto ci speravo, cazzo?! Ma QUANTO?!

Vedi di fotterti, Autrice! AHAHAHAHAH!!!

SI’! FANCULO!

(Autrice: ç_ç questo non era nella trama…)(Tutti: *portano Val in trionfo*)

 

Angolo Autrice:
*inserire Autrice che balla la Macarena*
Val: ... okay...
Joel: *si mette a ballare pure lui la Macarena*
Autrice: NO TU NON PUOIH!
Joel: Ma io *muore*
Val: Tu, DANNATA *censura* *si trasforma in una yandere*
Autrice: Pensi di farmi paura?! Beccati questoh! *uccide Val*
Val: *muore*
Autrice: Dunque, dove ero rimasta?
Ah, già, la Macarena. *ricomincia a ballare* *sente il TG che fa "con una canna"* *chiama Bob Marley e gli chiede di passare una giornata insieme*

Christine: *personaggio nuovoso che non farà parte della fanfiction che pop-uppa a caso* *lincia il narratore (che sono io, ovvero quello che scrive la roba in terza persona e che non è Autrice) perché la trand delle words è solo PETALOSO*
Autrice: NON RUBARMI IL LAVORO *mi uccide* *lol ma io sono immortale altrimenti la storia non andrebbe avanti*
Autrice: FFFFFFFFFFFFFFFFUUUUUUUUUUUUUUU *inserire derp* *ritorna a ballare la Macarena* Ma non ero con Bob Marley? *shhhh*

Christine: *schiarisce la voce* Parlerò io del capitolo dato che Autrice ha deciso che sarebbe stata impegnata.
Tutti: E CHI CAZZO SEI?! *tirano pomodori*
Chiristine: *si pulisce con nonchalance* Sono una agente segreto elfico, venuto qui sulla terra per cercare l'Eroe,
che dovrà salvare il nostro mondo, l'unico umano sulla terra che ha ancora sangue elfico nelle vene.
Tutti: E cos'è, una brutta copia de Le Cronache del Mondo Emerso?
Chiristine: Esatto. Peccato che l'Eroe non sia esattamente come ce lo aspettavamo.
Tutti: Ma tu non dovevi parlare di QUESTO capitolo e di QUESTA storia?! Il resto non ci interessa!

Christine: Ah, giusto. E dunque... come prima cosa, è ovvio che i treni o i pullman non siano in ritardo. Rassegantevi, il mondo funziona bene, è l'Italia che fa schifo.
Tutti gli Italiani: E perché, voi elfi non ne usate treni?!
Christine: No, ci teletrasportiamo o usiamo i Draghi.
Tutti: ... fanculo.
Christine: Seconda cosa, per tutti quelli che come Autrice cercano di capire cosa vogliono dire le sigle tipo lol, wtf, dk, jk, swag, m8b... sappiate che rotflol, che è l'unica parola di quel tipo usata qui sta per
R   O  T    F   L   O    L
o   n    h    l   a    u    o
l         e    o   u    t    u
l               o   g         d
i              r    h
n                   i 
g                  n
                    g
(rotolando sul pavimento pisciata dalle risate) (non è vero ma il senso è quello)

E poi c'è Val che è diventata psicopatica alla fine. Sono felice di essermela tolta dale scatole. Ho manipolato Autrice facendole uccidere la mia peggior nemica, e ora resusciterò Joel... così lui SARA' MIOO! MBWAHHAHAHAHAH!!!!
Joel: *resuscita di sua spontanea volontà* Ma che accidenti...
Autrice: *ritorna dalla gita con Bob Marley* Non permetterti... non è nel copione! *-cit.*
Val: *resuscita pure lei* NO! JOEL E' MIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! *etc.* *uccide Christine*
Tutti: YEEEEEEEEE!

Autrice: Okay... ritorniamo alla normalità... per quanto normalità si possa dire. Ci rivediamo tra due settimane :D
ValyXD :3


Joel: Ehm... che sta succedendo qui?
Autrice: Nulla, nulla. Dimentica tuuuuuttooooooo
Joel: Ma cosa *sviene perdendo la memoria*
Autrice: Molto bene. Ora siamo davvero tornati alla normalità. ^-^
p.s. Non so se qualcun altro di voi se n'è accorto, ma da stamattina funziona male un server xD... scusate se ho aggiornato così tardi <3

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Capitolo 33
*** That's Tex-ASS! ***


Capitolo 30:

That’s Tex-ASS!

Arriviamo finalmente a casa della sorella di Joel.

Lui non fa neanche in tempo a bussare che una bambina di boh, cinque anni, gli salta addosso.

Ecco, questo è un problema.

I bambini che hanno da un anno agli otto mi stanno troppo sul culo.

Quelli più piccoli sono teneri e cucciolosi, però solo se sono degli altri.

Con quelli più grandi di otto anni invece mi trovo bene.

Iniziano a capire cosa vuol dire “pensieri logici”, non so se mi spiego.

-Ciao zio Joel! Che bello che sei qui!-

Quella maledetta vocina acuta.

La strozzerei.

-Anche io sono contento!-

A questo punto forse sarebbe stato meglio rimanere da sola a Phoenix.

Spero che gli adulti di questa casa si bilancino con i bambini.

-E lei chi è?-

Non sono cazzi tuoi, chi sono io.

-Lei è Val, è una mia amica, starà a Natale con noi, ti piace l’idea? Val, lei si chiama Kaydyn.-

No Joel, non me lo ripeti da mesi… e mesi… e mesi…

-CHE BELLO!-

Le.

Mie.

Orecchie.

-Ora ho anche una zia, yay!-

-Cosa?!- faccio io.

Figo, mi presentano ad una persona e la prima cosa che dico è proprio “cosa?!”

-No Kay, non è tua zia lei.-

-Ma è con te!-

-Sì, ma tra voi due non c’è nessun tipo di legame di parentela.-

-Ma uffa, io voglio una zia!-

-Puoi chiamarmi zia lo stesso, se vuoi...-

Cosa!?

COSA?!

Come mi è saltato in mente di dire una cosa del genere?!

-DAVVERO?!-

-S-sì, certo.-

-EVVIVA! TI ADORO DA ADESSO! YAY!-

-P-però… per favore… non urlare così…-

-Oh, okay. Scusa.-

-Sì beh, Kaydyn è una bambina estroversa.- fa Joel.

-L’ho notato.- lo incenerisco con lo sguardo, ma discretamente, in modo che la pargola non se ne accorga.

Lei ride.

No, non puoi starmi sul culo da adesso, cioè.

Ce la puoi fare, Val.

Ce la puoi fare.

Minchia, ora parlo pure in terza persona.

Qualche secondo dopo appare sulla porta una ragazza bionda, con i capelli lunghi e gli occhi verdi.

Che qualcuno mi uccida se quella non è la sorella di Joel.

Sono uguali.

U-G-U-A-L-I

Uguali… nei limiti, ovviamente.

Lui è più figo.

-Big bro!-

-Li’l sis!-

(Autrice: Lo dovevo scrivere in Inglese, è un’espressione così cushiolah *-*)

Segue abbraccio.

-Finalmente ci conosciamo di persona, eh, Val?-

-Sì, finalmente! Rebeccah, giusto?-

-Giusto, ma puoi chiamarmi semplicemente Beccah, come tutti gli altri.-

Annuisco.

-Okay!-

-I nostri genitori ancora non sono tornati, quindi non so, che volete fare?-

-Bah, nulla di particolare, credo.- fa Joel.

-Ah, giusto!- fa Beccah. –Joel, l’immagine del profilo di Whatsapp che ti sei messo stamattina è semplicemente e-p-i-c-a! La adoro!-

-Stamattina?- chiede lui –Ma io non…-

Sente  che trattengo a stento le risate.

-Oh, no… lo sapevo.- mormora. –Che hai fatto, Val?-

A questo punto non posso trattenermi dallo scoppiare definitivamente.

-Aspetta che controllo, Beccah.-

Accende il telefono.

E beh, quella immagine è ovunque.

-Tu…- inizia –Tu… sul serio… in pullman… non… io… cioè…-

-E aspetta…- sussurro, con un tono di voce piuttosto acuto –Di vedere tutte le notifiche di Facebook e Instagram…-

-Cosa… tu… io boh…-

-Ho scritto che ti ho rubato il telefono e che non lo sapevi, tranquillo.-

-Questo non mi ha salvato la reputazione.-

-Eddai cioè, ci stava.-

-Concordo.- fa Beccah.

Sì, dammi man forte, sorella (?)!

-Io… dammi una ragione per riuscire a perdonarti.-

-Sono tenera e cusciolosah?-

-E anche lecchina.-

-Vero. Allora diciamo… tu vuoi che io ti dia una ragione per perdonarmi, vero?-

Joel annuisce: -Sono curioso di sapere cosa ti inventerai per farmi cambiare idea. Anche perché so che ci riuscirai.-

-Mi conosci bene allora. Dicevo, perché vuoi che io ti dia una ragione per perdonarmi, quando posso non darti nessuna ragione per non farlo?-

-Eh?-

Sospiro.

-Ah, no! Ho capito, hah.-

Ci guardiamo per qualche istante.

-Si beh- fa lui –Non è niente di grave alla fine…-

-Lo sapevo che l’avresti detto!- esclamo.

-Cos’altro avrei potuto dire?-

-Ma che ne so, avresti potuto offenderti e non parlarmi più per i prossimi due mesi.-

-Sai che non sono quel tipo di persona. E perfino se volessi, sai anche che non ci riuscirei.-

-Esatto! Quindi perché non-

-Parlate con parole più semplici?- mi interrompe Kaydyn.

E se in questo momento fossimo in un anime, io avrei quell’aura oscura di morte sopra di me.

Quanto. Mi stanno. Sul culo. I bambini.

Porco cactus.

Carciofo, cactus… sono la stessa cosa.

-Oh.- faccio, fintamente sorridente –Hai ragione, scusami.-

Che poi, come faccio a essere così falsa coi bambini?

-Tu non mi piaci, zia.- mi sputa in faccia la pandolina odorosa.

-Ah.- sospiro pianissimo, sempre fintamente sorpresa. –E perché… Kaydyn, giusto?-

Pffft, non so che lei si chiama così perché Joel me lo ripete da mesi… e mesi… e mesi… scusate, l’ho già detto.

-Non mi interessa se ti ricordi il mio nome! Tu non mi piaci, sei falsa!-

Eccerto, se non fossi falsa ti avrei uccisa da subito.

Qualcosa mi dice che invece ti ucciderò ora.

Povera mamma, mi dispiacerà.

Fanculo lo zio, tanto poi lo insalamo, stupro, uccido, brucio e nessuno se lo caga più. E nemmeno lui caga la nipote.

Eeeeh, già.

Che vita.

-Kay!- la rimprovera la madre –Non puoi dire una cosa del genere a una persona che conosci da cinque minuti!-

-Invece può.- dico. –Io non penso che la prima impressione sia sbagliata, non penso affatto che bisogni conoscere una persona da mesi, o anni, per capire com’è. Basta solo uno sguardo. E non ho mai sbagliato io, con la prima impressione.-

-Stai dicendo… che Kay ha ragione a dire che sei falsa?- si sciocca Joel.

Merda.

-Certo che no!- esclamo, noncurante. –Quella è la seconda impressione. Non ha detto che mi adorava, prima?- faccio un sorrisetto malvagggggiosho.

Tutti e tre mi guardano straniti.

-Avevo ragione con la prima.- fa Kay.

Oh, ora si ragiona, bambinetta.

Un attimo, ho pensato… IL SUO DIMINUTIVO?!

NO!

NO!

Non puoi piacermi, dai!

Aspettate… forse è meglio così.

Eviterò di ucciderla nel sonno.

Questo significa che la ucciderò quando sarà cosciente, mica che non lo faccia.

Non è che ora partono le denunce per tentato omicidio premeditato di minore?

-Allora…- le dico, tendendole una mano –Perché non mi fai vedere com’è fatta casa tua? Che so, roba come la cucina, dove dormiremo… oh, e il bagno. Il bagno è molto importante.-

Ride, prendendo la mia mano.

-Va bene!-

Eh, se non ci fossi io, qui.

(Tutti: Cosa?!)(Val: E’ una frase lecita. E se non ci fossi io qui?)(Tutti: Uh… la fic sarebbe più normale?)(Val: Mannò! Se non ci fossi io… eh… chissà.)(Autrice: Tutte queste arie da dove te le togli oggi, eh?)(Val: Eh, Autrice, sapessi, sapessi…)(Autrice: Tu mi preoccupi, continua col copione che è meglio.)

-Cosa ti faccio vedere prima?-

Chiede, non appena siamo dentro l’edificio.

La casa è piuttosto pittoresca, mi piace. Le pareti hanno la carta da parati bianca e azzurra, col battiscopa grigio. Il pavimento sembra essere  in marmo, grigio anche quello. Non dà l’idea che sia triste, ma che sia tranquilla. C’è un profumo leggero ma accattivante, e l’atmosfera è tranquilla, serena, pacifica.

Mi sembra di essere a casa mia, è bellissimo!

Un attimo…

Però… questa non è affatto casa mia.

Sto per perdermi di nuovo nei miei pensieri, quando Kaydyn mi riporta alla normalità, tirandomi per un braccio.

-Dove guardi, zia Val? La camera è al piano di sopra!-

Eeeeenniente, si scopre che c’è un letto grande.

Mlmlmlm?

Nah.

-Quindi cioè…- abbozzo –Dovremmo dormire insieme?-

-Non preoccuparti.- fa Joel –Dormo anche in terra se ti da fastidio.-

-Sul serio?-

-Sì, certo.-

-Bene, allora inizia a prepararti il posto.-

-M-ma…-

Non se l’aspettava, eh?

Nemmeno io.

-Niente di personale, è che voglio dormire in un letto grande per miei motivi. Tipo che posso dormire a stella e sbavare quanto mi pare.-

-Oh- fa lui –Mi sarei dovuto aspettare una risposta del genere.-

Continuo a guardarlo, non sapendo cosa dire, onestamente.

-Su dai, torniamo di sotto.-

Annuisco.

-Oh, Joel!- lo chiama la sorella. –Mamma e papà sono appena tornati!-

-Tempismo perfetto!- esclama lui, spingendomi la schiena con un braccio.

No… no, non voglio!

Mi fanno paura i genitori dei miei amici!

E figurati se sono Americani!

Brividi, brividi…

Sua madre sembra una persona molto tenera, simpatica, e… tenera. Oh, dimenticavo. Penso che a volte sia… un pelino logorroica.

 -Oh ciao tesoro! Ti vu ti bi! Ma lo shai que sci schei mancato tuantho! Oh, piccolino di mamma! Fa ancora caldo in Arizona? Oh tesoro, deve essere stato terribile! Lo vuoi un the freddo? Sì, lo sho che shiamo in inverno, MA PERO’ un the fa shempre bene, tesorrrrro! Epppooooii, tti scaldo io! Ci sei mancato taaaaantoooo-AH! E.. e come va con la fidanzatina?! Eh? Eh?! Perché sai, quell’ultima non è che mi piacesse tanto! Appropposito, ha detto che ci passava a trovare tra un paio di giorni! Oh, non sei felice, tesoro? Io non lo sono, però sai…-

Mi sono fermata alla ex di Joel che torna qui tra un paio di giorni.

Beeeeelloh.

Prima il mio, poi la sua?

Ebbeh oh, mi sembra giusto.

FUCK YOU DAMN KARMA!

Ora mi trasformo in una Gasai Yuno volante.

Nah, non è vero, non ne sarei capace.

Sono più tsundere, io.

O anche no.

Diciamo che io sono una dere tutta mia, MBWAHAHAHAH!

Allora, mi reputo tsundere anche se non lo sono, però ho pensieri da yandere,  può succedere che faccia finta che un avvenimento non mi tocchi come farebbe una kuudere…

EUREKA!

Sono una VALDERE!

E’ perfetto!

(Tutti: Ma non ci interessa cosa fai finta di essere, o credi di essere… è quello che sta nella tua mente che conta. E se hai pensieri da yandere allora… SEI UNA MALATA MENTALE! SOCIOPATICA! DEVI ESSERE ISOLATA!)(Autrice: *schiarisce la gola* miei cari colleghi, la mia intenzione non è in modo alcuno mai stata quella di creare un personaggio dalle sembianze umane ma con disturbi socialmente pericolosi per la quiete pubblica, o che in qualche modo possano CONDUNQUE influire negativamente sull’atmosfera legislativa del paese in cui ci troviamo, starà a Voi considerare se l’Italia o il Texas, e, se mi permettete di giudicare la mia opera senza scopo di lucro, allora io obbietterei soprattutto il fatto che, in ogni caso, la nostra amata protagonista non ha in modo alcuno, né tantomeno in occasione alcuna, usufruito di armi, o di strumenti tuttavia maneggevoli, per compiere atti che potrebbero essere giudicati peccaminosi dalla società odierna. Riepilogando, permettetemi di dissentire su quanto detto da voi gentili esseri viventi, in quanto-)(Tutti: BASTA! OK! HAI VINTO! CI TENIAMO LA YANDERE!)(Autrice: *risata malefica* Funziona sempre^^)

Sento Joel che si schiarisce la gola guardandomi e ritorno alla normalità.

Ehm.

Pseudo-normalità, sì.

-E-eh?! S-sì, hm. Piacere. Mi chiamo Val.-

-Lo sanno già.- fa Joel, inarcando un sopracciglio.

Oh, è così FIGOH.

-Ah.. b-beh, io glielo ripeto, così non se lo dimenticano!-

Sono un genio, ammettetelo tutti.

I due vecchi ridono.

Figura di merda evitata! Yay!

Trascorre qualche altra ora.

Sono entrambi delle brave persone. Sicuramente il padre non è più normale della madre. Lui è piuttosto, come dire… eccentrico. Però simpatico. Lo sono entrambi. Ma sono strani. Ed è lo stesso che un ragazzo americano direbbe di due genitori Italiani.

… credo.

Io e Joel torniamo in camera dopo aver cenato e salutato tutti.

Vedo lui che prende delle coperte e le poggia in terra.

-Che fai?-

-Dormo in terra, no?-

Lo fisso, per poi ricordarmi di quanto detto questo pomeriggio.

-Oh, ma dai! Stavo scherzando!-

-Davvero? Sai, ultimamente ti prendo troppo sul serio.-

-L’hai già detto.-

-Giusto.-

-Guardami un attimo, ti sembro per caso una persona da prendere sul serio?-

-Dipende.-

-Oh, ma dai!-

-Che vuoi che ti risponda?-

-Quello che pensi, non quello che voglio!-

-Che detto da una ragazza equivale ad un “se non dici quello che voglio ti insalamo, stupro, uccido e brucio.”-

-Non sentirti figo perché hai usato la nostra frase ad effetto… hai generalizzato. E stai parlando DI ME! Non puoi generalizzare!-

-Ho detto quello che penso. E non quello che volevi.-

-Eh?-

-Hai reagito male. Il che significa che almeno un po’ posso generalizzare. Tu volevi una risposta tipo “già, vero, non sei come tutte le altre, e nemmeno da prende sul serio, lol”… era quello che volevi, non l’ho detto, e hai reagito male.-

Cosa… cosa?

Mi HA FATTO IL CULO E NON ME NE SONO ACCORTA?! HA SAPUTO REAGIRE AI MIEI RIMPROVERI SUBCOSCIENZIALI?!

-Tranquilla- riprende. –So che non sei per niente come tutte le altre. L’ho fatto apposta.-

Apro la bocca come per dire qualcosa, ma più che una battuta pungente riesce a farsi strada nel mio cervello solo la curiosità, con la classica domanda:

-Perché?-

-Bah, vinci sempre tu quando discutiamo. Oggi ho voluto cambiare.-

-Stai insinuando che lo puoi fare quando vuoi, e che mi hai sempre lasciato vincere?-

-Nah. Non so davvero cosa rispondere, quando mi batti.-

-E’ quello che pensi? O quello che voglio sentirmi dire?-

-Se è quello che vuoi sentirti dire non lo so. Però ti garantisco che è davvero quello che penso.-

Sospiro.

Nemmeno tu sei come tutti gli altri, sai?

Sarebbe più facile con gli altri, effettivamente.

-Ti voglio bene, Val.-

Okay, è ufficiale.

Voglio.

Uscire.

Dalla.

FRIENDZONE!

-Goditi questi piccoli momenti idioti che abbiamo insieme per questi tre giorni…- continua.

Giro la testa in segno di incomprensione totale.

-Non sono abituato a trattare con gentilezza le mie ex. Penso che tu abbia sentito prima, no?-

-Oh, sì!- sorrido –Falla a pezzi!-

E-ehi, ma che cavolo dico?!

Mi guarda un po’ scioccato.

-Cioè nel senso. Io non sono riuscita a uccidere Davide, quindi vendicami!-

-Con una persona che non centra nulla?-

-Uh… sì! Perché tu puoi!-

-Se lo dici tu, mi fido!- sorride.

Ci corichiamo.

Presto inizio a sognare.

E’ strano.

Ci sono solo io che ripeto:

“Non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, e invece sì, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono una yandere, non sono, non sono una…”

(Autrice: Biscottino virtuale per chi conta parole, caratteri e numero di volte della frase! ;) P.S. non vale usare i contatori (?) automatici :D  --- p.p.s. Trovatemi anche la frase segreta (che non è segreta alla fine ma sh)  - )

Yandere: Stereotipo di persona giapponese. Qualcuno che è talmente innamorato di qualcun altro (anche se non si tratta sempre di un rapporto amorosho) da arrivare a fare per quel qualcuno qualsiasi cosa.

Sì, avete capito male: per qualsiasi cosa si intende…

Qualsiasi cosa.

Come ammazzare qualcuno, ammazzare stessi, sabotare la vita della persona amata, stalkerare chiunque si metta a parlare con quella persona… insomma, il tutto diventa un’ossessione.

Non è romantico?

 

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Capitolo 34
*** E' Stato Amore a Prima Vista?! ***


Capitolo 31:

E’ Stato Amore a Prima Vista?!

-Esattamente, Ryan. Che tu ci creda o no. Quella ragazza mi ha fatto battere il cuore all’impazzata… da subito! Immediatamente! Appena mi sono accorto di lei! Non sapevo nemmeno chi fosse, né perché fosse lì!-

-Non ho ancora capito, Sean. Ripetimi la storia da capo…-

-Sarà la terza volta! Allora sei stupido!-

-Tanto non ti stancherai mai di raccontarlo.-

-Mh, può darsi. Allora, tutto è iniziato quando-

-Ehiehiehi, con un inizio del genere sembra più l’inizio di un giallo.-

-Beh, l’amore non è per caso un mistero?-

-Okay, tu con una ragazza diventi scemo. Sì vabbè; iniziò tutto quando…?-

(Autrice: EQQUIPPARTEILFLASHHHSHSHSHBAAAAAACKCKCK!)(Tutti: Ma cos…)

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Domani è Natale. Chissà se Joel e Val sono ancora in città. Non mi sorprenderebbe, d’altronde se Joel facesse conoscere a lei i suoi genitori, sarebbe l’apocalisse, si accorgerebbero subito che è innamorato da matti. E Val… beh, è probabile che le stiano sul cazzo solo da come lui ne parla.

Ehi! Ma sono davanti a casa sua!

Coincidenze?

Sì, probabile.

Bah, citofoniamo, tanto cosa ci perdo.

Nessuno risponde? Riproviamo.

Aspetto qualche minuto.

Nulla.

Bah, chissà dove sono. Tra un po’ lo chiamo.

Giro la testa dalla parte opposta a quella in cui devo andare per un attimo, e la vedo: occhi celesti come il cielo, capelli biondi come il grano, fisico perfetto come una ballerina. Ha su di sé un’espressione un po’ scocciata. Magari, anche a lei sta sul culo questo condominio in centro. Il mio cuore impazzisce, perde battiti, è irregolare, poi va sempre più veloce.

Ah, se conosco questa sensazione.

Quanto tempo che non la provavo.

Sì, mi sono innamorato.

E dire che manco ci credevo, all’amore a prima vista.

La guardo un po’, anche lei ha citofonato Kanitz.

Strano, se fosse un’amica di Joel la conoscerei. Forse è un’amica di Val.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Okay, fino a qui ci ero arrivato…-

-E allora?-

-Tutto il resto, voglio dire, l’approccio, come l‘hai conquistata, il pranzo cinese, il bacio!-

-Con calma, con calma. Ti ripeto tutto.-

-In realtà non mi hai raccontato né del pranzo, né del bacio!-

-E HO DETTO CON CALMA CHE TI RIPETO TUTTO, PORCO IL GATTO!-

-“Con calma”; cit. Sean quando racconta della sua nuova gherlfrend.-

-Che palle.-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Uh, ho paura che non ci siano…- abbozzo.

-E come fai a saperlo?- risponde.

Amo anche la sua voce ora.

-Ho citofonato un minuto fa tipo, e non hanno risposto.-

-Ah.-

-Sei… un’amica di Val?-

-Io… io? Oh, oh sì.-

-Perché così titubante?-

-Nulla, io… lascia perdere…-

-Qualcosa non va? Sul serio.-

Scuote la testa.

-Penso di avere solo un leggero capogiro. Anche tu conosci Val?-

-Sì, poco, però la conosco. Sono amico di Joel.-

-Ah.- fa lei, senza emozione.

-Che c’è?-

-Non mi è troppo simpatico, ecco. Però, insomma… che rimanga tra noi.-

-Oh, non preoccuparti.-

Sorride.

Sto per morire, lo giuro.

-Beh, allora… ci vediamo!-

-A-aspetta!-

No, non posso lasciarmela andare via così, cioè. Potrei non incontrarla mai più!

-Che… che ne dici se… uh… andiamo a mangiare qualcosa?-

-Eh? I-io e te?-

-Uh, sì?-

-Ma tu… nemmeno mi conosci…-

-Lo so, ma… ti conoscerò dopo che andremo a mangiare qualcosa insieme!-

-Guarda che io vado solo in ristoranti a cinque stelle.-

-E invece ti accontenterai di un pub.-

Ride.

-E sia, ma stai attento, potrei ucciderti in qualsiasi momento!-

(Autrice: Rima OwO)

-Nah, non lo farai.-

-Senti, vedi di muoverti, mi sto già annoiando.-

Oh, se mi piacciono le ragazze dal carattere un po’ pungente.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Sì Sean. Non fermarti come se dovessi aspettare una mia risposta. Approvo, approvo: c’hai la figa, ebbastah.-

(Autrice: Okay, lo ammetto. L’ultima frase  l’ho scritta pensando un accento romano.)

-Ma io non è che mi fermo per sentirti dire “bravo vai continua che te la coddi*”… sono i-n-n-a-m-o-

-Sì, sì! Queste parole sdolcinate dette da te mi fanno impressione. Piantala. Torna un po’ te stesso.-

-E allora lasciami parlare! ‘Sti americani del cazzo, tsk!-

(Autrice: Pliz dont legger tsk com is scritt bicuz is a parol from fumetts so if iù dont conosc de parol allor did not hev an infanz.)

 

*Coddi= dal Latino Sardo “coddare” verbo transitivo, seconda coGNugazione (sh, non è vero, io non lo so il Sardo D:); scopare, fottere, avere rapporto sessuale, consenziente o no (credo… che non ci sia differenza intendo, ehm.)

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Ti piace questo posto?-

Lei annuisce.

-Ci sono stata poche volte, ma mi trovo bene.-

-Sono contento che ti piaccia.-

-Dai, parla.-

-Eh?-

-Sei tu che mi hai invitata ad uscire, no?-

-U-uscire?-

-Sì, insomma, c’è un motivo se mi hai invitata a mangiare con me, no? O ti interesso, o mi vuoi far fuori.-

Sì, io… dannazione, se non sono me stesso. Ho un’ansia addosso…

-Vedendoti, penso sia la seconda.- sorride ironicamente.

-Perché?-

-Hai un’ansia addosso…-

-Okay, senti… mettiamo le cose in chiaro fin da subito.-

Lei rotea gli occhi.

-E’ vero. Tu mi interessi. L’ho… l’ho notato subito, ecco. Però-

-Ho il ciclo.- mi interrompe.

-E… quindi? Sei isterica? Fa nulla, mi ci abituerò.-

-Ma quindi tu… non volevi…-

-Ma… no! Assolutamente! Non mi interessi in quel senso! Cioè… anche, probabilmente, ma… insomma, io manco ci credo all’amore a prima vista, ok? Però tu… io…- sospiro.

(Autrice: E così scopriamo che pure Sean è un ragazzo bravoso.)(Val: Autrice, pure “bravoso” all’Accademia della Crusca, ok?)(Autrice: E dove lasci tavoloso, paginoso, belloso, musicoso, dolcioso, budinoso… si può fare un aggettivo da qualsiasi parola, in questo senso.)(Val: Senso sensoso.)(Autrice: Hai appena detto una verità verosa.)(Val: Cavoletti cavolosi!)(Autrice: Val! Aspetta un momento momentoso!)(Val: Dimmi tutto in maniera manierosa!)(Autrice: Mi ero messa il presupposto presuppostoso che tu oggi oggioso non saresti dovuta apparire in questo capitolo capitoloso! E invece ci sei!)(Val: Certo che sei proprio dimenticosa, Autrice.)(Autrice: Stai zitta, petalosa dimmerda!)(Val: Ma io-*sparisce*)

Caroline sorride.

-Non pensavo… io… scusa. E’ che… non sarebbe stata la prima volta.-

-Oh. Beh… non tutte sono persone fantastiche come me!-

-Immagino…- lei alza le sopracciglia.

-Vuoi che te lo dimostri?-

-Nah.-

-Okay.-

-Posso sfruttarti?-

-Sfruttarmi?-

-Da persona fantastica quale sei… voglio andare a mangiare cinese!-

-Cosa-

-Solo… non dirlo a Val, si incazzerebbe da matti. Perché lei è per il Giappone, capito?-

-A-aspetta…-

-Sei capitato nel periodo sbagliato del mese.-

-Aspetta io-

-Ce l’ho davvero il ciclo.-

-Sì, ma…-

-Dai! Anche io ho vissuto a Phoenix per un po’, quindi conosco i ristoranti! A proposito, ce n’è uno vicino Wall Street dove si paga poco e si mangia bene! Tutto cinese! Great Wall Crouisine!-

-Oh… suppongo vada bene, allora.-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Ah-ah. Quindi siete finiti a pranzo insieme.-

-Esatto, Ryan.-

-E che avete mangiato?-

-Non è che io conosca il cinese, quindi ho preso del riso in bianco. Carry mi prende in giro ancora oggi.-

-Da… avanti ieri?-

-Uh… sì.-

-Aspetta…-

-Sì?-

-CARRY?!-

-Sì, perché Caroline è troppo lungo da dire, quindi mi sono inventato un diminutivo pulcioso!-

-Che come minimo hai plagiato da Val.-

-Nope! Val la chiama Lyn.-

-E Joel come la chiama?-

-Uh… Col nome intero, credo. Gli sta sul cazzo.-

-Anche a lui? Siamo messi bene…-

-Comunque, fammi finire.-

-Sì, sì…-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Dopo aver finito di mangiare, usciamo dal ristorante, contentissimi.

Sì, ho pagato io.

-E quindi io gli ho detto: “questo è il Karma, coglione di un tifoso di football!”-

Caroline continua a ridere come se non ci fosse un domani.

-Poi ho smesso di insultarlo, appena mi sono accorto che in realtà cadendo si era rotto il naso AHAHAH!-

-MA DAI!-

-Sì vabbè, ho smesso di insultarlo, e ho attaccato a ridere!-

-STRONZO!-

Mi dà un colpo sulla schiena, poi ridiamo di nuovo.

-Una cosa è certa, ha smesso di prendermi in giro se la mia squadra perdeva!-

-Il Karma a volte serve.-

-Certo.-

Vedo una panchina sotto un albero, a qualche decina di metri.

-Ehi, andiamo a sederci là?-

-Ok!-

Forse non avrei dovuto dirlo.

Per qualche minuto cala il silenzio.

-Hey, Caroline…-

Lei alza la testa.

-Perché hai accettato di venire con me, alla fine?-

Alza le spalle.

-Sei divertente.-

-Non potevi saperlo appena ti ho vista.-

-Oh. Giusto. Mah, sarà stato il faaaaato.-

L’enfasi con cui pronuncia quella parola mi fa iniziare a ridere.

-No, sul serio. Sei carino, dai.-

-Hai accettato perché mi trovi carino?-

-Bah, ho accettato perché sì, perché ne avevo voglia. E probabilmente… non ci rivedremo più, dopo oggi. Quindi non farti illusioni, ecco.-

-Perché?-

-Non sono la tipa da relazioni stabili…- fa una pausa, poi sussurra: -Almeno, non più…-

-Anche io pensavo di non esserlo.-

-…pensavi?-

-Poi ho visto te.-

-O-oh.- fa lei, sarcastica.

-E non è che io dica cose del genere tutti i giorni, quindi se l’ho detto lo penso, e non lo dirò più per un bel po’ di tempo. Non so, goditi il momento.-

Arrossisco. Non mi capitava da una saccaccio di tempo.

-Sì, sei carino.-

-Ma…-

-Fidati, ti faresti del male a stare con me.-

-Non mi interessa… voglio stare con te lo stesso!-

-E se io non volessi?-

-Hai praticamente già detto che non ti cambia niente… quindi provare non ti costa nulla!-

-Beh, può darsi, ma-

Decido di rubarle un bacio, ora che è distratta.

Più o meno.

Lei si irrigidisce, in un primo attimo di sorpresa, per poi rilassarsi.

Quando ci stacchiamo, lei si appoggia sulla mia spalla.

-La verità è che mi starebbe bene… se riuscissi a fidarmi di qualcuno.- sussurra.

-Cosa vuol dire?-

-Vi conosco, voi uomini, esseri spregevoli. Ci buttate via come delle scarpe vecchie, quando vi stancate. Non voglio che mi succeda di nuovo, non voglio illudermi.-

-Con me non succederà.-

-Tanto non mi fido.-

-E tu fidati, invece. Io sono io; il dolore più grande che abbia mai fatto ad un donna è fare finta di non darle il cinque.-

-Ma cosa…-

-Sul serio, c’è rimasta malissimo quella là.-

-Tu hai problemi, Sean.-

-Non troppi. E mai quanto te.-

-Idiota…-

-Dopo questa, posso considerarti la mia fidanzata?-

-… idiota, di nuovo.-

Faccio finta di sbuffare.

Rimaniamo così, abbracciati, per un po’, poi lei si alza in piedi, e mi dà un biglietto.

-Il mio numero di telefono. Sai, ancora non ce lo siamo scambiati.-

-Ah, giusto. Grazie. Ti… chiamo tra un po’?-

-Come vuoi.-

Si gira, e fa qualche passo in avanti.

Oh, dai, Sean! Da quando sei così sfigato con le donne?

-Ah, Sean.- la sento pronunciare il mio nome.

-Dimmi…-

-Sì, puoi.-

-Eh? Posso cosa?-

-Non c’è due senza tre, eh? … Idiota.-

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

-Oddio, spero che almeno tu l’abbia richiamata dopo!-

-Certo! Dovevo capire cosa voleva dire con “sì, puoi”, poi me l’ha detto esplicitamente, dandomi altre venti volte dell’idiota.-

-Beh, anche io l’avrei fatto.-

-Ero confuso, ok? Molto confuso.-

-Ehi, Val e Joel lo sanno?-

-Uh… nope.-

-Dovremmo dirglielo?-

Io e Ryan ci guardiamo un attimo negli occhi, e attacchiamo a ridere.

Certo che no!

 

 

A.A.

Okay, sarò sincera.

Domani è Pasqua, io non mi ricordo se dovevo aggiornare questa settimana, la scorsa o la prossima… ho una verifica di pianoforte mercoledì su un pezzo che non so, e lo devo suonare pubblicamente… e la mia prof SAPEVA BENISSIMO di avermi dato un pezzo che NON so da imparare in tipo boh meno di una settimana e quindi cioè io boh l’indignazione.

E allorah, poi volevo tipo fare un s0ndaggioh: (sondaggioso, per restare in tema)

Se incontraste per strada una persona che non avete mai visto, e se quella persona sostenesse di conoscervi, e perfino di avere avuto una relazione con voi come reagireste?

Io sono indecisa tra “scapperei via urlando e chiamando aiuto «AAAAH C’E’ UN MANIACO STALKER CHE MI VUOLE STUPRAREEEEE» (anche se in questo caso potrebbe semplicemente essere una yandere mlmlm)” e  “cercherei di conoscerla (la persona) per capire se magari è boh il faaaaaato –cit. Lyn”

Non è vero, sceglierei sicuramente la prima, ma  

Scrivetemi quello che volete  :D

Vi lascio che ho sonno CIAONEH!

 

p.s. Non ho le uovaaaah D:

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Capitolo 35
*** After-Christmas Hiking! ***


Capitolo 32:

After-Christmas Hiking!

 

Sorprendentemente, ho resistito a già mezza settimana in Texas, coi genitori del ragazzo che mi piace, la sorella, e due infanti striduli che Cristo solo sa quanto li voglio prendere a coccole

P-proprio coccole, eh…

Fortunatamente, io e Joel siamo soli, davanti a casa dei suoi genitori.

(Autrice: It’s RIMA-TIME!)(Tutti: Ma in realtà non è una rima perché c’è “li” e “ri”…)(Autrice: Shhhh, non se n’è accorto nessuno…)(Lewis: *pop-uppa a caso* Nemmeno ora che l’hai scritto?)(Autrice: ESATTO! u_u EHI! Lewis! Che accidenti ci fai qui?!)(Lewis: Mah, pensavo sarebbe stato carino farsi risentire dopo una ventina di capitol*sparisce*)(Autrice: *sospira* Ehh, cosa mi tocca fare…)

Non capitava da un po’ di tempo.

Stiamo parlando del più e del meno.

-Sai, Val, è praticamente da quando sei arrivata a Phoenix che ti volevo portare a fare un’escursione nel deserto.-

-Oh, che peccato, non c’è mai stato il tempo!- dico ironicamente –Mi sarebbe piaciuto taaaaaantissimo catalogare i diversi tipi di granelli di sabbia, sai?-

-Ma non è un deserto sabbioso, quello dell’Arizona!-

-Aspetta, aspetta, fammi indovinare! E’ un deserto arido, per caso? Terroso, caldo, afoso, di quelli in cui se non trovi l’acqua in dieci minuti muori?-

-Suppongo di s-

-CHE STRANO! L’Arizona non è calda, ma dove?-

-Oh, insomma! Voi non ne avete deserti, in Italia?!-

Me lo guardo per qualche istante, con le sopracciglia alzate.

-Sì, ok, ho detto una cosa stupida.-

-Decisamente.-

-Il sole sta tramontando…-

-Oh, ora arriva anche l’escursione termica con i suoi centoventimila gradi sotto zero?-

-Andiamo a vedere il tramonto?-

-Certo, magari su un albero. Ah, aspetta… quali alberi? Io non mi arrampico sui cactus.-

-Siamo in Texas, ti ricordo!-

-Beh, che differenza ci può essere?-

-Ma che domanda è? E’ come se io ti dicessi che il mare dell’Italia è uguale a quello della… non lo so… dell’Austria!-

-Quanto avevi in geografia al liceo?-

-C mi sembra… perché?-

(Autrice: Sì, in America ‘sso fighi quindi usano le lettere, e non i numeri! A corrisponderebbe al nostro 10, la B all’ 8-9, la C al 7-8, la D al 6-7, la E al 6-5, e la F è il voto peggiore… quindi tipo 4… credo.)

-Sai che l’Austria non ha il mare, vero?-

-Sì! Ho sparato una nazione a caso!-

-La verità è che voi Inglesi e Americani vi credete tanto forti perché vivete in posti fighi e parlate una lingua figa, e non siete motivati a imparare nient’altro di nessun altro! Non ho mai visto un Inglese che parla altre lingue!-

-Sarò il primo!-

-Eh?-

-Insegnami l’Italiano! E poi impareremo insieme il Giapponese!-

-Eh, stai fresco allora. Guarda che l’Italiano è complicato.-

-Come cucinare la carne!-

-Joel, smettila di tirare fuori argomenti di cui non sai un emerito cazzo, grazie.-

-Mi vuoi dire che cucinare la carne è complicato? Prova a fare uno stufato di verdure!-

-Prova a venire in Sardegna a mangiarti il maiale a Natale o a Capodanno, poi mi fai sapere se ci vogliono otto ore di cottura, se lo devi controllare, se devi controllare il fuoco, perché mica è bollito o al forno! No, si fa arrosto! E credimi, mezzo minuto in una posizione sbagliata e si brucia fuori e rimane crudo dentro! E ‘sti bastardi dei politici “noh mah lah robbah sardah fah maleh perchéh sono pastorih e quindih tuttoh c’ha la pesteh suinah!!1!1!!!!1!” Quando invece sono sana come un pesce! Anzi come un pesce no, che pure loro poverini ormai non sanno più dove nuotare che è tutto inquinato.-

-E io dovrei capire, di quello che hai detto?-

Sospiro.

-Dove lo vuoi vedere, il tramonto?-

Ride.

-Seguimi.-

I suoi genitori vivono in un’area piuttosto isolata, quindi saltando qualche recinzione qua e si arriva ad uno spazio aperto, molto grande.

L’unica cosa che si fa notare è una casa abbandonata. Deve essere pericolante, non ci salirei mai.

Però è molto alta.

Vedere il tramonto da lassù deve essere fantastico.

E-ehi!

Non ci salgo io, lì!

-Non vuoi salire lassù per vedere il tramonto, vero?-

-Certo, perché?-

-E’ troppo alto! E traballante! Sono gli avanzi spagnoli del mille e cinquecento!-

-Esagerata! Dai, seguimi! Poi se cadi ti prendo!-

Sorride scherzosamente.

-Ih, allora posso stare tranquilla!- l’ironia è palese, ma finta.

-Ricordati che l’ho già fatto!- continua a sorridere.

-E’ stata solo fortuna…- ribatto.

-Che rottura! Muoviti!-

Mi prende una mano e mi trascina letteralmente dentro l’edificio.

Dentro è tutto brutto… e grigio… e polveroso… e c’è UNA FOTTUTA SCALA A CHIOCCIOLA!

Quanto le odio?!

Quanto?!

Mi fanno paura in una maniera incredibile!

Sapete, c’ho avuto esperienze brutte da piccola.

Non che io abbia vissuto anche un solo giorno normale nella mia infanzia.

Non posso fare a meno di bloccarmi.

-Che c’è ora?- Joel sospira, inclinando la testa.

-Quella.- punto l’indice verso la scala.

-E quindi?-

-Le odio le scale così.-

-Che devo fare per farti salire lassù?-

-Nulla, perché non lo farò.-

-Eddai!-

-Sembra che potrebbe cadere da un momento all’altro!-

-E invece no, perché io ci salivo praticamente tutti i giorni, e non è mai caduto nulla! Perché dovrebbe proprio oggi?-

-Perché siamo in due!-

-Ci abbiamo fatto un picnic quando io ero bambino sul tetto, ok?-

-QUESTA ROBA C’ERA GIA’ NEGLI ANNI NOVANTA?!-

-Già, e ancora non è crollata!-

-Non mi interessa! Ho paura!-

-Dai, non ci credo che tu hai paura di una scala a chiocciola!-

-C’ho avuto brutte esperienze da piccola!-

-Perché, non sei mai caduta da una bici?-

Annuisco.

-E hai continuato ad andare in bici?-

-Uh… sì…-

-E’ uguale!-

-No, perché se cado dalla bici dipende da me, mentre se si rompe una cosa del genere non dipende da me!-

-Continuando così ci perdiamo il tramonto, lo sai?-

-Sì.-

-Dai, non è un’occasione persa? Una di quelle cose che non fai e poi te ne penti per il resto della vita?-

-Suppongo di sì…-

-Coraggio, non cadrà nulla!-

-Ma io…-

Afferra il mio braccio e praticamente mi trascina su per le scale a forza.

Quando siamo in cima il sole sta per tramontare.

Io e lui siamo ancora mano nella mano.

Stringo la sua più forte, quasi inconsciamente.

(Autrice: *sorriso ebete stampato in faccia mentre scrive*)(Val: Ancora fangirlando sulla tua storia, Autrice?)(Autrice: Yeps.)(Val: *sospiro di rassegnazione*)

Sorrido.

Posso fare l’idiota quanto voglio, ma il tramonto sul deserto è uno spettacolo da vedere. E’ incredibile quanto la natura ci regali panorami così mozzafiato, e noi, stupidi esseri umani, stiamo rovinando il nostro pianeta per qualcosa che non ci permetterà mai di respirare, di sfamarci o di dissetarci… il denaro.

-Allora? Fa così schifo il deserto del Texas?-

Probabilmente Joel ha notato la mia espressione stupefatta.

-Decisamente. Meglio il tramonto sul mare.-

-Dai, non pensavo che l’avessi detto, eh.-

-Sono un genio.-

-Già…-

E se tipo…

Mi dichiarassi adesso?

Voglio dire, l’atmosfera è pure quella giusta.

Faccio un bel respiro.

-Joel…-

-Sì?-

-Devo… davvero, dirti una cosa importante. Magari non importante, ma … te la dovevo dire da un po’ di tempo.-

-Ti ascolto, tranquilla.-

-Io…- Prendo un bel respiro. -Io-

(Autrice: NO! NO! C’E’ IL COPIONE! COPIONE! QUALE PARTE DELLA PAROLA “COPIONE” NON CAPISCI?! C’E UNA SCALAETTA DA RISPETTARE, UN ORDINE, NON PUO’ ANDARE TUTTO A PUTTANE COSI’, OK?!)(Val: Ma… invece sì, perché io mi ribello come ho fatto col treno prima di Natale!)(Autrice: E INVECE NO! PERCHE’ IO TI STROZZO!)(Val: E PROVACI!)(Autrice: *inserire urlo disumano*)(Val: *viene strozzata da Autrice* *muore* *resuscita perché serve per la trama pure lei*)(Autrice: Vuoi ancora ribellarti? EH?!)(Val: *tossisce* N-no…)

Okay, ora devo trovare qualcosa che valga la pena dire.

Che non suoni stupido, magari.

Giusto un’idea.

Autrice, sappi che ti ucciderò.

(Autrice: … I don’t care.)

Una cosa vera ce l’ho.

-Io… voglio tornare in Italia. Non so quando. Presto, spero. Sai, Matteo mi ha comunque tenuta informata su come sta la famiglia.-

Lui annuisce. Sa che non sono ancora arrivata al punto.

-Incredibilmente sembra che mia sorella stia migliorando. Non urla più, ha sempre meno crisi isteriche, è perfino riuscita a stare una giornata senza ammazzare qualche piccione.-

-Ma-

-Lo so, non approvi.-

Rido.

Mi rigiro verso il sole, solo un piccolo spicchio è ancora visibile.

-Penso che tu abbia capito. Voglio esserci, quando riavrò mia sorella.-

-Certo.- si avvicina, e mi abbraccia. –Sono felice per te, davvero. E’ fantastico.-

Io lo respingo.

-Non sono ancora arrivata al punto.-

Vedo che non capisce.

-Il problema non è “quando”, ma “per quanto”. Non penso resterò a vivere in Arizona se torno in Italia.-

Resta a fissarmi. Sento le sue pupille che scavano dentro i meandri della mia anima.

(Autrice: Le ruspe di Salvini, lol)(Tutti: Ma tu devi sempre rovinare tutto, eh?)

-Non… vuoi… tornare più?-

Scuoto la testa.

-E il tuo lavoro, i tuoi alunni, Caroline, tu… tu devi registrare il pianoforte per le mie canzoni, devi tenermi allegro urlando stupidaggini per tutto il giorno, e… che farai là?-

-Figurati se da qualche parte non servono ripetizioni di armonia o di Inglese.-

Sorrido, di nuovo.

-Ma… e io che farò?- sono parole quasi sussurrate, dette più al vento che a me.

-Continuerai con la tua vita di tutti i giorni… insomma, come quando non mi conoscevi. E poi mica muoio! Certo, ci saranno un po’ di chilometri di lontananza, ma ci sentiremo tramite telefono!-

Sorride anche lui.

-Non ce la farei.-

-Non guardarmi così! Credimi, non è che non ci abbia riflettuto sopra.-

Se solo non ci fosse Autrice di mezzo, forse ci avrei riflettuto di più…

-Pensi sia ora di cena?-

Alzo le spalle.

-Se vuoi torniamo.-

Annuisce, e non parla per il resto del tragitto.

Oh, fanculo.

(Autrice: NO TIME FOR LOSERS CUZ WE ARE THE CHAMPIONS… OF THE WOOOOORLD!)(Tutti: …)(Autrice: MAMAAAAAA! JUST KILLED A MAAN!)(Tutti: …)(Autrice: WE WILL WE WILL ROCK YOU! SINGIN’! WE WILL WE WILL ROCK YOU!)(Tutti: …)(Autrice: THE SHOW MUST GO OOO-OO-OON! TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA-TA THE SHOW MUST GO OO-O-ON!)(Val: Traduzione: lasciatemi in pace, sto ascoltando i Queen.)(Autrice: Eshatto. :3)(Tutti: Quante volte te lo dobbiamo dire che non ce ne fotte di cosa ascolti mentre scrivi?)(Autrice: Ma chi vi caga, infatti.)

Dopo cena io e Joel saliamo in camera, come al solito.

Più o meno.

Perché lui è più zitto di boh… di un pesce.

Decido che sarò io a farlo parlare.

-Senti, capisco che ti dispiace che io me ne vada e  tutto quanto, ma non è che devi tenermi il muso tutto il giorno adesso.-

-Scusa.-

E basta, non dice altro.

-Non stai risolvendo la situazione.-

-E cosa dovrei dire?-

-Non dico che dovresti ripetermi a memoria la Divina Commedia in prosa e parafrasando in meno di dieci minuti, ma almeno non avere quella faccia tutto il tempo.-

-E’ la mia faccia. Te ne sei accorta adesso?-

-Oh, andiamo! Che ho fatto di sbagliato, ora?-

-Nulla.-

-Seh, proprio.

-Voglio venire con te.-

-Cosa…-

-In Italia. Magari i tuoi capiranno che non sono un maniaco pazzo stupratore.-

-Credi? Resteranno della loro idea, fidati. A meno che non impari improvvisamente l’Italiano e facciamo credere loro che tu sia un erede di un amico di vecchia data di un amico degli amici di uno dei miei genitori…-

-No ho capito molto.-

-Nemmeno io.-

-Ah, beh.-

Ci corichiamo, e io inizio a fissare il soffitto.

Che belle cinquanta sfumature di bianco.

-No, sul serio. Magari se vieni anche tu ti odieranno di meno.-

-Ma voglio dire, non c’è nessuna possibilità che il nostro rapporto vada a finire come quello di tua sorella.-

-Non lo capiranno mai… sono genitori, dopotutto.-

-Già. Anche mia madre a volte è un po’ tanto ossessiva.-

-Per quanto ne possa parlare male, mi sono resa conto che voglio loro un mondo di bene.-

-… immagino.-

Si volta verso di me.

-Ho meno sonno del solito.- ammetto.

-Hai le labbra secche.-

-Nah, non è per quello.-

-Ma io neanche ti ascoltavo. Ho solo fatto un’affermazione.-

-Grazie per la considerazione.-

-Prego.-

Si avvicina pericolosamente a me, con un braccio sulla mia sponda del letto.

-Anche io avevo una cosa da dirti…- sussurra, avvicinandosi ancora di più. –Chiudi gli occhi.-

Lo faccio.

*Inserire me che ballo una cosa spastica sperando che lui mi baci*

Sento il suo respiro sempre più vicino.

E poi…

Dell’acqua.

Acqua?!

Dentro casa?!

MA CHE CAZZO?!

Apro gli occhi, e a quanto pare Joel si allarma quanto me, quando capiamo che in realtà si è acceso l’allarme antincendio.

-Che accidenti va a fuoco?!-

-Non lo so…-

-Io me ne vado!-

-A-aspetta!-

Scendo giù in fretta e furia: ne ho sentito al telegiornale di ‘sti incendi in America. Roba da cento vittime ogni volta.

E per carità, non voglio essere tra loro oggi.

Sembra che sia la prima a scendere.

E vedo Kaydyn che sta davanti al forno.

-Ka-kay?- la chiamo.

-NON SONO STATA IO!-

E’ stata lei, di qualsiasi cosa stia parlando.

-Che è successo?-

-Stavo… stavo cucinando il mio cupcake… il fumo ha iniziato a uscire… e l’allarme è scattato… ma io… NON HO FATTO NULLA! DAVVERO!-

Questa tra un po’ piange.

Evitiamo.

-Ehi, non è successo nulla, ok? Non fa niente. Ora controllo se si è cotto bene.-

Le accarezzo la testa, stile anime.

-L’importante è che tu stia bene, ok?-

Lei annuisce.

Io apro il forno.

C’è… un… coso… di una forma sconosciuta…

Oh, cielo.

Non ditemi che era un cupcake di plastica.

E lei l’ha cotto davvero…

-Qui è un pasticcio…- sussurro. –La plast-ehm, il tuo cupcake si è sciolto, completamente.-

-Oh…- fa lei, intristita.

-Nulla di grave- la rassicuro –Si pulisce comunque, stai tranquilla.-

-Quindi non c’è nessun incendio?- la voce di Beccah mi prende alla sprovvista.

-No, esatto.-

Ora guardiamo la lite mamma-figlia spastica. Prendere i popcorn, please.

-Kaydyn.-

-Mamma…-

-Non lo fare più.-

-No...-

-Potevi farti male.-

-Lo so...-

-Non te lo avresti nemmeno potuto mangiare quel pasticcino.-

-Lo so…-

-E poi non devi alzarti dal letto da sola, di notte.-

-Scusa…-

-Bene…-

-Mamma?-

-Vieni a nanna ora, che è tardissimo.-

La bambina annuisce.

Cosa?!

Sarebbe questa la sgridata?!

Io se solo mi alzavo da tavola prima degli altri mi beccavo due cinghiate in culo che non ve le immaginate nemmeno.

-Sei stata una brava falsa zia.- mi dice Joel, mentre torniamo in camera.

-Dimmi che il letto non è tutto bagnato.-

-Dovrebbe, in effetti.-

-Che palle.-

Joel entra per primo, e io richiudo la porta dietro di me.

Mi prende le mani e mi attacca alla porta, praticamente.

Così, di scatto, a caso.

-Sappi che ho ancora intenzione di finire quello che avevo iniziato.- sussurra vicino al mio orecchio.

Mi bacia sul collo.

E vi assicuro che il mio sangue raggiunge in un istante una temperatura superiore a quella dei quaranta gradi di febbre.

Come prima, sento il suo respiro a mezzo centimetro da me, mentre i nostri corpi aderiscono perfettamente.

-Sai cosa ti volevo dire?- continua a sussurrare.

-N-no…- abbozzo, guardandolo negli occhi.

-Te lo dirò dopo.- sorride.

E beh, ti pareva.

Mi sembra ovvio, logico.

Autrice, hai veramente una trama dimmerda.

(Autrice: Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, signor Giudice.)(Phoenix Wright: *appare a caso perché SI* UN ATTIMO! Dov’eri tu alle sette di ieri mattina? Siamo sicuri che quello nella foto sia veramente il Samurai d’Acciaio?)(Miles Edgeworth: *appare pure lui a caso perché sì* Certo che sì! Non puoi mettere in dubbio quello che il testimone ha detto!)(Phoenix: OBIEZIONE! E invece sì, Edgeworth!)(Autrice: Uh, basta così, ragazzi.)(Phoenix&Edgeworth: *all’unisono* OBIEZIONE!)(Autrice: RESPINTA!)(Phoenix: Oh, no! Ho finito i punti esclamativi! *Game Over*)

Dicevo, ovviamente…

Bussano alla porta.

E’ Beccah, con Kaydyn.

Mi allontano da Joel il più velocemente possibile, in modo da stare alla distanza adeguata dalla porta.

Sono rossa quanto… boh… i pomodori?

Nah, di più.

-Kaydyn voleva dormire con voi due stanotte.- spiega la mamma. –C’è qualche problema?-

-Certo che no!- trillo io, da dietro il lettone.

-Allora va beniss-

-EVVIVA!! SI DORME CON GLI ZII!-

Okay, non la voglio più.

Alla fine la pargola dorme in mezzo a noi due.

Santo Cielo, ma…

Perché?

Perché?

PERCHE’?

Non so nemmeno perché sto dicendo perché ma CHISSENE E VABBE’ ciao.

Dio, se mi fa andare in palla, quell’uomo.

 

 

Angolo Autrice:

Questo è un capitolo I WANT IT ALL, I WANT IT ALL, I WANT IT ALL, AND I WANT IT NOOOOOW!

Val: Ancora ascolti i Queen?

Valy: Tutta la vita u_u

Val: Sai che i Queen…

Valy: … sì?

Val: inQUEENano?

Valy… ma io….

Val: TROLLOL

Valy: VIA! VIA DA QUESTA GALASSIA, ANZI, DA QUESTO UNIVERSO! NON TI VOGLIO RIVEDERE MAI PIU’!

Val: Ma io non servivo per la trama?

Valy: … fanculo, quella è l’unica ragione che ti salva.

Val: Che hai mangiato per cena oggi?

Valy: Ma tu lo sai…

Val: E dillo.

Valy: Una fetta di carne di cavallo.

Joel: COSA?!

Valy: fanculo (x2), sparisci.

Joel: *puff*

Val: Ah, capito. Carne eQUEENa, QUEENdi.

Valy: No, questo è veramente troppo.

Alla prossima, gente.

*si suicida*

ValyXD <3

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Capitolo 36
*** Quando di Mezzo ci Stanno due Ragazze... ***


Capitolo 33:

Quando di Mezzo ci Stanno Due Ragazze…

 

Apro gli occhi.

Realizzo che il sole è alto, e Joel e Kaydyn non ci sono.

Guardo l’orologio.

Sono le undici.

Cazzo.

LE UNDICI?!

Mi vesto in fretta e furia, poi vado a lavarmi la faccia.

Staranno già preparando il pranzo? Si sono accorti che non c’ero? Penseranno che io sia una poltrona? E la mia colazione? Me ne avranno lasciato un po’ a parte? Magari è fredda?

Scendo le scale a velocità supersonica, stando attenta a non cadere.

Sento una conversazione che viene dal soggiorno.

-Val? No, non si è ancora alzata.- è il padre di Joel.

-Capisco, sarò felice di conoscerla!-

Una voce… di una ragazza?

Oh mio Dio, ditemi che non è come penso.

(Tutti: Non è come pensi.)(Val: … grazie, suppongo.)

-Non è vero!- entro, quasi urlando –Sono sveglia! Eccomi!-

-E’ lei.- risponde, sempre il padre di Joel.

Lui è seduto vicino alla ragazza, con una faccia alquanto scocciata.

Un attimo…

Sono…

SONO A BRACCETTO?!

Eh, qui sì che vorrei diventare una yandere.

Lui è mio.

Non è vero, però è l’idea.

Lei si alza.

-Allora sei tu la pianista!-

Ah. Bello. Sa già che insegno pianoforte. Wow.

-S-sì. Sono Val, piacere.-

-Oh, mi hanno già detto tutto di te!- sorride –Io mi chiamo Leah.-

Leah?

Non l’avevo mai sentito prima.

(Autrice: Infatti ho cercato su Google la top 100 dei nomi più usati negli USA xD)

E’ strano, sembra una ragazza così gentile.

Perché alla madre di Joel non piace?

Non che mi dispiaccia, s’intende.

-Ho un’idea!- trilla.

-Dimmi...-

-Mamma! Possiamo andare a usare il tuo pianoforte?- chiede.

Mamma? Ma che…

-Certo.- risponde la madre di Joel.

Eh?

Cosa…

Ah, ho capito.

Perché in Inglese la suocera si chiama “mother-in-law”, letteralmente “madre in legge”… quindi dovrebbe andare, se la chiama mamma.

Ma anche no.

-Facciamo una sfida!- si rivolge nuovamente a me. –Vediamo chi è più brava tra noi due al pianoforte!-

Okay, devo raccogliere tutte le mie forze per non riderle in faccia.

-Non penso sia giusto…- le rispondo. –Io ho dieci anni di conservatorio e un diploma dalla mia.-

-E io no! E’ per questo che sarà fantastico!-

Sul serio?

Sul serio?!

Dai, non voglio umiliarla.

-Non penso accetterò…- insisto.

-AH! Lo sapevo! Buona-a-nulla! Buona-a-nulla! Hai pa-u-ra! Hai pa-u-ra!- mi canzona.

-Sei tu che dovrai avere paura di non sprofondare troppo dalla vergogna.- ribatto, calma.

Vedo Joel che finalmente fa un sorriso.

-E’ solo una scusa! Io ti batto dieci a zero!-

-Non è una scusa. C’è una cosa che si chiama pietà, in questo mondo, sai?-

E me l’ha insegnata Toby Fox con Undertale.

(Autrice: *fangirla*)

-Ho un’altra idea! Facciamo come la sfida de La Leggenda del Pianista Sull’Oceano! Tre brani a testa! E il pubblico è il giudice!-

Cavolo, se amo quel film!

-Va bene…- sospiro.

-Saliamo, saliamo!-

Quella vocina inizia a darmi su i nervi.

Sono molto curiosa di vedere il pianoforte della madre di Joel.

Perché sapete, anche lei è un’insegnante. Di canto, oltre che di pianoforte.

Non è da sorprendersi che una madre del genere abbia un figlio del genere.

(Autrice: Peccato che lui il pianoforte manco lo sa toccare *coff* *coff* sa giusto dove sono le note, secondo me *COFF* *COFF*)(Joel: Ehiehiehi, cos’è tutta ‘sta cionfra?)(Autrice: Torna a parlare in Inglese, vah.)

Sono curiosa di sentirla cantare.

Il pianoforte è dentro una stanza ben ventilata, e con poca umidità. Ed è… a mezza coda!

Oddio quant’è bello.

E’ lucidissimo… e BIANCO!

Che bono!

Lo amo!

Fanculo a Joel, io mi sposo il pianoforte della madre!

-Ti piace, vero?- mi chiede lui.

Annuisco, senza staccare gli occhi dallo strumento.

-Lo sapevo!- sorride.

-Iniziamo?- mi chiede Leah.

Annuisco di nuovo.

-Prima io!- si siede sullo sgabello, accavallando le gambe.

-Uh, dovresti- provo a dire, ma la mamma di Joel mi blocca.

-Anche la tecnica fa parte della valutazione della giuria. Lasciala fare.- mi dice.

Le gambe non si accavallano mai, quando si suona. Per fortuna io non ce l’ho mai avuto d’abitudine. Bisognerebbe anche togliere bracciali e/o orologi, come sarebbe meglio, per una prestazione migliore, legare i capelli, se sono lunghi. Le spalle sono basse, la schiena dritta e i polsi rilassati…

Un attimo, perché sto ripetendo a memoria il manuale del buon pianista?

-Cosa suoniamo?- si chiede da sola. –CI SONO!- ride istericamente. –Una canzone tua!- dice, indicando Joel, che fa un sorriso fin troppo finto, accompagnato da un “Aah.”

Inizia a suonare…

Lei.

Proprio lei.

Quella canzone.

La mia canzone.

Everywhere, Everything.

PERCHE’?!

Cioè, è bellissima e tutto quanto, ma non può permettersi di suonarla!

Sento Joel che inizia a canticchiare il ritornello.

Io lo uccido con lo sguardo.

-Ma…- prova a dire.

-Sai venti volte meglio di me che la sta suonando di merda!- sussurro, per non farmi notare.

-Sì, ma è pur sempre una delle mie preferit-

-Anche la mia. E non “una delle”… ma la.-

Lui rotea gli occhi.

Aspetto mogia la fine.

-Finito!- trilla lei, di nuovo.

Faccio un applauso.

-Tocca a me?- chiedo.

-Esatto!-

Mi siedo sullo sgabello.

Caso strano, è ad un’altezza che mi va bene.

Che posso suonare?

Non ne ho idea.

Voglio dire, mica parto subito con Beethoven, che quella lì si caga sotto.

Sbatto un gomito sulla tastiera, facendo un suono piuttosto sgradevole. Appoggio il mento sulla mano, e sbuffo.

-Ehi! E’ una cosa seria!- protesta Leah.

-Tranquilla- faccio io –Sto imitando Novecento, non si vede?-

Rimane in silenzio.

Io inizio a suonare un paio di variazioni sul tema di Astro del Ciel. Tanto siamo in periodo, no?

Già, come Novecento.

Leah ride.

-Basta con l’imitazione! Qual è il tuo primo brano?-

-Era questo. Tocca di nuovo a te. Sempre se sai fare di meglio…-

Mi alzo in piedi, e le faccio spazio.

-Certo che so fare di meglio!-

Si siede, e inizia a suonare la Per Elisa.

Sì, quella che a noi pianisti ha rotto i corbezzoli perché l’abbiamo sentita troppe volte, anche se in sé è molto bella.

Mi chiedo come faccia lo sviluppo, che mica è semplice.

Sta par arrivare a quella parte, ma conclude la frase con un accordo e si alza.

-Non fai lo sviluppo?- chiedo.

-No!-ride –Non lo so fare!-

E grazie, allora anche io so suonare tutto quello che mi danno in mano senza studiarlo.

Vado a sedermi, faccio un bel respiro, dicendomi che finirà presto, e come mio secondo brano scelgo un valzer di Chopin, uno dei più semplici che abbia letto.

Fermo restando che non è affatto semplice, in ogni caso.

-Che brava!- fa lei, quando ho finito. –Però ora farò seriamente! Non penso che mi batterai in questa!-

Appoggio la schiena al muro della casa, incrociando una gamba, curiosa, per così dire, di sapere cosa abbia in mente quella ragazza.

Inizia a suonare la sonata K545 di Mozart.

E… quello sarebbe fare sul serio?

E’ un pezzo molto facile per il quinto anno del conservatorio.

Non per vantarmi, ma ho letto il primo movimento quando ero al secondo anno.

Aspetto che finisca.

-Ti sono piaciuta?- mi chiede.

Annuisco.

-E’ migliorabile. Irrigidisci troppo i polsi.-

-Eh?-

-Nulla.-

-Miraccomando, voglio che tu faccia sul serio! Non ci crederò che potrai farmi sprofondare dalla vergogna fino a quando non me lo dimostrerai… ed è la tua ultima occasione!-

Annuisco, di nuovo.

-Sai, è che mi sono appena svegliata e non ho nemmeno fatto colazione, potrei non essere al massimo delle mie prestazioni. E poi… non mi piace far vedere che ne so fare.-

-Scuse! Scuse! Sei solo una perdente!-

Sospiro.

-L’hai voluto tu.- rispondo.

Mi siedo, e inizio a suonare il terzo movimento della sonata Al Chiaro di Luna di Beethoven.

Andate ad ascoltarvelo, poi vedrete se quella sgualdrina piangerà dalla disperazione o no.

(Autrice: *balla aloha oi* Ecco il Link: https://www.youtube.com/watch?v=Gw9gRVKV8bk … non è un’esecuzione che mi piace molto (probabilmente per colpa del pianoforte)… però si vedono le mani del pianista… non ne ho trovata nessun’altra decente in cui si vedano le mani. A proposito, non è che si nota che adoro Beethoven?)

Setteh minuti dopo finisco, e sospiro.

-Mi fanno male le braccia, avrei dovuto riscaldarmi ancora un po’. Uffa.- constato. –Allora?- aggiungo, subito dopo –Chi ha vinto?-

Lei ride, riprendendo Joel a braccetto –Io, ovviamente!-

Alzo le sopracciglia, poi sorrido.

-Senza dubbio hai ragione.-

Non c’è bisogno di chiedermelo.

Sì, sono ironica.

-Pensavi di umiliarmi così? Piccola troietta!-

Joel si gira verso Leah, con un’espressione di totale disappunto.

Ah beh, è già qualcosa.

-Che tenera- rispondo, senza mostrare un minimo di alterazione –Hai usato il vezzeggiativo!-

Non mi sto alterando.

No, sul serio.

Non mi fa arrabbiare, anzi mi fa pena.

Un persona che per difendersi riesce solo ad insultare mi fa una pena terribile.

Quanta ignoranza.

-Era per non essere troppo brutale, però si capisce da come muovi le mani che devi essere molto esperta su quel genere di cose!-

Ah, così la metti?

Che tenera.

-Uh, Leah…- Joel cerca di intervenire.

-Accidenti!- esclamo –Pensavo di nasconderlo bene, ma dato che tu mi hai scoperta, devi essere ancora più esperta di me!-

Inserire quei tipi di colore che gridano “OOOOOHH!” , please.

-Ma guardati- inizia lei –Sai solo insultare!-

Cosa?

Cosa?!

Io?

Ma non hai iniziato tu?

Porco cactus, ecco quando qualcuno non mi fa più pena ma mi fa salire la voglia di uccidere.

Con calma, Val.

Dimostrati matura.

-Oh, hai ragione.- mi alzo, poi faccio un inchino –Vostra Maestà, permettimi di andare a fare colazione ora, eh? Ci si vede in giro.-

Faccio per uscire, ma mi blocca la porta.

Sospiro, di nuovo.

-Ti stai prendendo gioco di me?- chiede, visibilmente irritata.

-Acc, si vede così tanto?- rispondo.

-SI! E MI DA FASTIDIO!-

-A me da fastidio che tu urli.-

-A ME DA FASTIDIO CHE TU SIA PIU’ BRAVA DI ME! PERCHE’ SONO IO L’UNICA CHE SI MERITA LUI!- Indica Joel.

-Ah beh, a me dai fastidio tu.-

-HAI SENTITO?!- si volta verso di lui –E NON FAI NULLA?!-

-Ma Dio Santo, te ne sei accorta che sta cercando di starne fuori in tutti i modi?-

-Chi ti credi di essere tu, per parlarmi così?-

-Obama.- rispondo.

-Tu non sei Obama!-

-Ah, ma dai?-

-Non ti capisco!-

-Ci vuole un quoziente intellettivo leggermente superiore alla media, per capirmi.-

-JOEL! MI HA DATO DELLA STUPIDA!-

-Assolutamente no.- rispondo –Ti sei fatta tutto da sola.-

Oh, cielo. Non ci posso credere.

Sono lacrimoni quelli che vedo?

MA LOL.

-SEI LA PERSONA PIU’ INFAME CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO!-

-Su questo ti do ragione veramente. Ah, e… sarei io quella che insulta?-

Scoppia a piangere definitivamente, correndo giù per le scale.

Sospiro.

-Permalosa… nessuno capisce che in Italia è normale fare colazione?-

-Ma povera…- protesta il padre di Joel.

-Povera un corno, se l’è cercata.- risponde Joel.

Allora era serio, quando mi ha detto che non tratta bene le sue ex.

-Val, vai a scusarti.- fa il padre di Joel-

-Ma…- cerco di protestare.

-Forza…-

Sì, Coraggio e Saggezza.

Ma fanculo!

-Aah, ti ricordo che è stata lei ad iniziare, è stata lei che ha voluto questa sfida, e si è fatta tutto da sola! Cos’è, ora mi metto a piangere e quindi ho ragione?- gli rispondo, senza battere ciglio, incrociando le braccia.

-Sono d’accordo con lei.- fa Joel.

-Non hai un minimo di rispetto! Siete stati insieme per quasi due ann-

-Non ricordarmelo! Non so nemmeno come posso essermi innamorato di una persona del genere.-

-Me lo chiedo anch’io.- fa la madre.

-Che bello, quindi non sono l’unica a cui Leah non piace?- chiedo, alzando una mano.

-Esatto, ci sono anch’io!-

Adoro quella donna.

Joel sorride, poi sospira.

-D’accordo, vado a parlarci.-

-Vengo anch’io!- mi propongo.

-Okay.- fa Joel.

Scendiamo le scale, ma Kaydyn mi viene incontro, insieme alla madre.

-Zia Val, zia Val! Vieni a giocare con me?-

-Ecco… io… dov’eri tutto questo tempo? Ti sei persa un pilastro della musica ottocentesca, sai?-

-Eh?-

-Nulla, lascia perdere.-

-Allora? Vieni a giocare con me?-

-Eravamo al parco giochi. Sapevo che Leah avrebbe fatto un’altra delle sue scenate, non mi andava di farmi rovinare la giornata.- risponde Beccah.

-Penso che vi seguirò, la prossima volta.-

-Farai bene.-

-ZIA! GIOCHI CON ME?-

-O-okay, okay…-

Penso mi perderò la conversazione tra Joel e Leah.

Peccato. Volevo ridere un altro po’.

Non che mi interessi.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Come immaginavo, Leah è seduta per terra vicino all’entrata della casa.

Non so nemmeno come ho fatto a dire “sì, vado a parlarle”.

Se l’è meritato, cavolo.

Mi dispiace essere stato zitto, ma tra i miei genitori e le due ragazze sarebbe stato qualcosa di impossibile dire una cosa giusta.

E con “giusta” intendo che non faccia imbestialire almeno uno di loro.

-Leah…- la chiamo, le mani in tasca.

-Oh, tesoro! Sapevo che non mi avresti lasciata da sola!- si alza, venendomi incontro.

-Sono venuto perché me l’ha chiesto mio padre. Non mi avrebbe lasciato respirare un attimo, altrimenti.-

-J-joel…-

-Te la sei cercata. Non è una ragazza da avere contro, quella.- inclino la testa verso la casa.

-Lei ti piace molto, vero?-

-Tsk… e anche se fosse?- distolgo lo sguardo, arrossendo leggermente.

-Cos’ha lei che io non ho?-

-Per favore, non farmi questo tipo di domande.-

-Perché non sai rispondere?-

-Perché ci sono troppe cose da elencare.-

-Mi fa male il modo in cui mi guardi, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme…-

In effetti, penso di non aver mai guardato una persona con così tanta indifferenza prima d’ora.

-Hai detto bene: passato. E’ tutto passato. E nulla tornerà come prima.-

-Che ti ho fatto?!- se la conosco, quell’espressione… E’ la stessa che ha usato per abbindolarmi.

Oh, ma non ci cascherò un’ennesima volta.

-Che mi  hai fatto? Chieditelo da sola, fatti un esame di coscienza.-

-Me l’ho fatto tante volte! E mi sento pulitissima!-

-E invece dovresti sentirti sporca, sporca come il più sporco degli assassini.-

(Autrice: E il bello è che, per colpa della mia professoressa di scienze, che è una microbiologa, la parola “sporco” mi fa iniziare a ridere come un’idiota… “Sei sporco! Lavati le mani!” Sta tutto il santo giorno così. E le prese per il culo sono abnormi. *si mangia le unghie*)

-Come puoi dirmi una cosa del genere?!-

-Come puoi tu, avermi fatto pensare una cosa del genere.-

-Ma non riesco a capire perché!-

-Non riesci a capirlo?! Mi hai fatto male, mi hai usato, sei stata egoista, spietata, crudele!-

Non posso ancora arrabbiarmi per lei.

Non più.

Non mi deve toccare.

E’ finita, punto.

-Lo stai facendo tu l’egoista, ora!- mi rinfaccia.

-Ah, sì? Beh, c’è un momento della propria vita in cui si smette di fare i fessi, e si inizia a pensare anche al proprio bene. E non lo definirei egoismo.-

-Quindi mi vuoi fuori dalla tua vita? Per sempre?-

-Sei uscita dalla mia vita nel momento stesso in cui ho capito il tuo gioco. Conversazioni come questa sono solo di cortesia.-

-Lo vuoi capire che mi fa male?!-

-Mai quanto ne hai fatto tu a me. Non preoccuparti, troverai qualcuno che starà al tuo gioco. Io sono fuori discussione.-

-Ma Joel…-

-Ti amavo. E dannazione, quanto.-

-A-appunto!-

-Appunto niente! Velocemente come è nato, quel sentimento è morto!-

Continua a fissarmi.

Le do le spalle.

-La discussione è chiusa. Ah, e dì a mio padre che almeno ti ho parlato, così eviterò problemi per le prossime ore.-

-Aspetta!-

Tenta di abbracciarmi da dietro, premendo il seno contro la mia schiena.

-Che simpatica.- dico, togliendo le sue braccia dal petto e accelerando il passo.

(Autrice: Obama! Voglio una medaglia! Mi sono ricordata che è “accelerare”, con una “L” sola!)(Obama(QuelloVeroEh): DATE UNA MEDAGLIA A QUESTA DONNA!)(Autrice: *sfoggia la medaglia*)(Val: -.-’)

Vedo Beccah, che carica qualcosa in macchina.

-Li’l sis! Dov’è la mia nipotina preferita?-

-La tua preferita e unica nipotina… è con la tua pianista preferita, ma non unica!-

-La mamma?-

-No, Val.-

-Ma è mamma la mia pianista preferita…-

-E non rompere!-

Sorridiamo, poi vedo che Beccah lancia uno sguardo omicida a Leah, che è ancora dietro di me.

Eh, se lo sa, la mia sorellina, quanto ho pianto…

Leah alla fine resta a pranzo, se ne va subito dopo.

Inutile dire che io e Val abbiamo iniziato a fare battute di qualsiasi genere.

E no, non battute musicali.

Ci si sente bene a sparlare male di qualcuno, alla fine.

Penso che Leah sia l’unica persona con cui mi sento autorizzato a farlo.

 

 

 

Angolo Autrice:

E’ ancora domenica, quindi non sono in  ritardo u_u

La verità è che mi guardavo Death Note, sono arrivata all’episodio 27^^

Quindi niente spoiler, plz

Che già mi sono spoilerata la fine per colpa di un commento su youtube.

Muore?!

Cioè, sul serio?!

Fanculo…

E non sto parlando di L, perché io sono una fangirl di Light, l’avevo deciso fin da subito.

Il mio piccolo psicopatico <3

Come Yuno <3

Quasi quasi ci faccio una fanfiction.

Hanno fatto Harry Potter e Dragon Ball, The Legend of Zelda e Le Cronache Del Mondo Emerso…

Io vi faccio DEATH NOTE E MIRAI NIKKI!

Basta, deciso.

Aspettatevi una shot Light x Yuno.

Perché io posso.

p.s. vedrò di far morire Misa ^^ Sappiamo che la Gasai ci sa fare *inserire Light che ride*

Lui sì che fa paura.

Anyway, ho realizzato che…

Probabilmente la mia mente non mi consentirà di scrivere fino a quando non avrò finito l’anime, perciò cercherò di finirlo al più presto.

Ho realizzato anche un’altra cosa: dal momento che sono stupida… ho resettato il telefono senza salvare i capitoli di A New Hyrule Warriors che ho scritto, e chi di voi scrive sa quanto è frustrante scrivere una cosa che hai già scritto. Perciò ho deciso: finirò la mia long su Zelda una volta finita La Musica Siamo Noi.

Tranquilli, non manca molto ^^

La vostra shinigamiosa,

ValyXD

P.s. Lettori, lo sapete… che ValyXD mangia solo pere?

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Capitolo 37
*** Senza Titolo ***


Capitolo 34:

Senza Titolo.

 

Dopo Capodanno, io e Val siamo tornati a Phoenix, a fare la vita di tutti i giorni, anche se sono riuscita a portarla a fare un giro nel deserto, prima che ricominci la scuola.

E’ incredibile come io mi senta così vicino a lei… ma al contempo così lontano.

Cos’è che mi impedisce di dirle chiaro e tondo quello che provo?

Non è il solito discorso “poi non siamo più amici”…

Eh, lei è proprio unica.

Ora m’è salita voglia di scrivere qualcosa.

Però… voglio il pianoforte.

Decido di entrare nella sua stanza. Sarò fuori prima che lei ritorni.

Prendo un foglio e una matita, e inizio a improvvisare qualche melodia.

Il tempo passa, e non me ne accorgo, fino a quando non sento la porta aprirsi di scatto, e come al solito, Val è al telefono, piuttosto seccata.

Mi giro verso di lei, ma quasi mi ignora, fa solo un cenno con la mano.

-Sì, sì… no! Assolutament-eh? Ma io intendevo… Sì, ciao Joel. No, è un mio amico. Non ti interessa! Dicevi? Ah, quindi è domani? Cosa vuol dire stasera?! Non sono psicologicamente pronta, dobbiamo anche provare! Cosa? No, no! Le prove servono! Guarda che suonare in due non è uguale a farlo da soli… si, immagino. Senti, perché non… ah, ok. No! L’ho già detto, sì. Può darsi, ma  non voglio dire nulla di concreto! E se cambiassimo pezzo? No dai, scherzo. Sul serio, stasera? Ah, sì? Menomale, ho perso dieci anni di vita… ah-ah. Ricevuto. No, non credo. Potrei, ma non ho tempo. Cosa?! Perché io? E… sono affari miei. Okay, okay. Alle cinque? No? Cinque e mezza. Ah, ok. Quattro? Sette? Ma che palle! Dimmelo tu quando! Le tre?! Sei fuori, io prima delle quattro sono in coma da cibo! Come ti pare, allora. Le quattro e mezza. No, in realtà io…-

Decido di smettere ad ascoltare quello che sta dicendo, probabilmente riguardante un concerto, e do un occhiata a dei fogli che erano sul leggio da prima che arrivassi.

-FERMO!- urla Val –No, non tu! Cioè, si, tu! Insomma, non posso parlare al telefono e anche con un’altra persona… e… fanculo! Ci siamo già messi d’accordo! Addio!-

Chiude la chiamata, e mi prende i fogli da mano.

La guardo interrogativamente.

-E’-è roba privata!- si giustifica.

-Ma sono solo spartiti…-

-Appunto!-

-Li hai scritti tu?-

Si gira di scatto, dandomi le spalle. –E-esatto!-

-Dai, perché non me li fai sentire?-

-Perché no!-

-Non è una risposta degna di te…-

-Non mi interessa!-

-Nemmeno questa.-

-Zitto! Non li farò sentire a nessuno, né ora, né mai!-

-Perché?-

-E’ roba mia, ti ho detto. Non mi piace far vedere agli altri quello che faccio.-

-Sono sicuro che c’è un modo per convincerti, devo solo trovare quale.-

-Non sforzarti, non lo troverai. Sempre se c’è.-

-Ricattandoti, magari?- ragiono ad alta voce.

-Rinuncerei persino a te, per tenere privata questa roba.-

A… me? … Persino?

Cosa…

-I-intendevo a-alla tua musica, nel senso… mi sembra ovvio! S-sei pur sempre il mio cantante preferito, no? E-eh!-

-Certo, ma quel “persino” non ci stava a fare nulla, ci sono un casino di altre persone che fanno musica meglio di me.-

-S-sì, ma… I-il senso è quello! E ora vattene, che devo cambiarmi!-

Cerca di spingermi fuori dalla stanza.

-Ti conosco, stai aggirando il problema! Ora spiegami chiaro e tondo perché-

-Perché sei importante! Tanto! Ok?!-

-Ma io intendevo perché non vuoi farmi sentire le tue composiz-

Diventa rossa come un peperone.

-FUORI DA QUI!- continua a spingermi, e alla fine mi arrendo.

Per il momento, s’intende.

-*-*-*-*-*-*-

E’ pomeriggio, e come al solito, quando non siamo impegnati, lei si ritira per studiare, e io mi ritiro per il mio pisolino pomeridiano.

Ma non oggi.

Busso alla sua porta.

-Eja…-

Per ipotesi ho capito che equivale a “sì”, però non è Italiano, sono quasi sicuro.

Dev’essere qualche sottospecie di dialetto.

-E se andassi a prendere un barattolone di Nutella?- chiedo, da dietro la porta.

-Ti amerei per sempre!- risponde.

-Okay! Ad una condizione…-

-Fanculizzati, non te li faccio sentire quei brani.-

-Come hai fatto a capire che-

-Sono una donna, si chiama intuito!-

-Sciocchezze!-

-Che numero sto facendo con la mano?-

-Ma cosa…?-

-Rispondi!-

-Non ne ho la più pallida idea!-

-Vedi? Una donna avrebbe risposto sparando un numero! Voi uomini vi arrendete alla minima difficoltà!-

-Tutto questo non ha senso!-

-Infatti è degno di me, o sbaglio?-

Dannata.

-No, non sbagli…-

Sospiro.

-Senti, Val…-

-Qualsiasi cosa sia… no.-

-Ascoltami, prima!-

-Allora, dove sono le mie cuffie isolanti?-

-Per favore!-

-Che due balle. Entra.-

Apro la porta.

E’ coricata, con un libro in mano.

E’ quello che le ho regalato io…

Sorrido.

-Ti sta piacendo?-

Annuisce. –Che c’è?-

-Hai paura?-

-Dei ragni, sì.-

-Che qualcuno possa criticarti?-

-Lo fanno tutto il tempo, me ne fotto.-

-Sai di cosa sto parlando.-

-Ho perso la pagina…-

-Val, ascoltami!-

-Certo, vero. Dov’è Kona?-

-Okay, me ne vado.-

-Scherzo! Dai, dimmi.-

-Ripeto: hai paura di qualcosa?-

Alza le spalle.

-No, non credo sia quello. Non voglio far vedere quello che faccio e basta. E’ l’unica cosa, sul serio.-

-Sì, ma c’è una ragione?-

-Uh… no.-

-Allora perché non mi fai sentire un brano?-

-No.-

-Uno corto!-

-No.-

-Un pezzo!-

-No.-

-Un paio di righi!-

-No.-

-Una battuta!-

-No.-

-Oh, andiamo!-

-… no.-

-Perché?-

-Che ci guadagno?-

-Perché dovresti guadagnarci?-

-Boh, tu fai soldi vendendo quello che scrivi.-

-Okay, ti do un dollaro.-

-Ero ironica.-

-Anche io.-

-Ah, quindi se avessi detto di non mi avresti dato nulla?-

-Magari sì.-

-… idiota.-

-Sei passata alla fase “insulti gratuiti”?-

-Attento a come parli, potrebbero diventare a pagamento.-

-Attenzione!-

-Invece che chiedermi perché non voglio farteli sentire, io ti chiedo perché tu li vuoi sentire così tanto!-

Come fa?

Come?

Come fa a ribaltare sempre le situazioni a suo favore?

(Autrice: Siamo donne!)(Tutti: L’otto Marzo è passato da un po’…)(Autrice: Ma io…)

-E’ pura curiosità. Come mai tu volevi ascoltare così tanto il mio singolo?-

-Io non sono la tua compositrice preferita.-

-E’ uguale.-

-No.-

-Sì…-

-No.-

-Sì.-

-No.-

-Sì.-

-No.-

-Sì!-

-No.-

-Sì!-

-No.-

-Sì!-

-Che bello, tra un po’ urli.-

Sospiro.

-Ti prego, ti scongiuro! Un pezzettino piccolo! Ti prometto che non ti criticherò, e se proprio non mi piacerà quello che ascolterò te lo dirò con diplomazia! E se mi piacerà ti farò tutti i complimenti che meriti, se ne hai bisogno ti darò consigli, se non ne hai bisogno starò zitto ma ti prego… suona qualcosa!-

Si alza dal letto, prende gli spartiti che ho trovato da dentro un cassetto e li appoggia sul leggio del pianoforte. Si siede anche lei.

Do un occhiata allo spartito, è in si bemolle maggiore.

Non sto più nella pelle!

Lei suona un si bemolle.

-Fatto.- dice.

-Co-cosa?-

-Mi stavi facendo quasi pena. Mi hai chiesto di suonartene un pezzettino piccolo. Eccoti accontentato.-

-Io di solito non dico parolacce, ma…-

-Sfogati, sfogati.-

-Sei… veramente… una… grandissima… brutta persona.-

-Oh, wow. Che parolaccia incredibilmente offensiva. Che non è nemmeno una parolaccia.-

-Cerco di trattenermi.-

-Vedo, vedo.-

-Non hai scritto il titolo.-

-Già.-

-Come si chiama?-

-E’ senza titolo.-

-Perché chiamarlo così?-

-No no, è proprio senza titolo. Non ce l’ha.-

-Ah. Lo chiamiamo così, allora?-

-Chiamiamo? Alla prima persona plurale?-

-Yep.-

Guarda lo spartito.

-Perché no…-

Prende una matita, e scrive il titolo, ma in Italiano.

-Concedimi la mia lingua madre, almeno.-

-Figurati!-

Vedo che si sistema meglio sullo sgabello, per poi fare un sospiro. Mette il piede sul pedale di prolungamento e inizia a suonare il pezzo.

Non mi sarei mai aspettato da lei una cosa del genere.

E’ così diverso dal suo carattere…

Finito il brano si alza in piedi, con un altro sospiro.

-Val…- provo a dire.

-Vola a prendere il barattolone di Nutella. Adesso subito. O ti uccido e ti brucio senza insalamarti e stuprarti.-

-Era dolcissimo…-

-Sto preparando il coltellaccio da cucina…-

-Sul serio. Mi… mi ha fatto venire un nodo alla gola…-

Sembra stupita da quello che ho detto, ma fa finta di niente.

-Bene, vorrà dire che non avrò alcuna pietà.-

Sorrido.

Lei fa finta di impugnare qualcosa, dicendo un “hyaah” depresso e facendo cadere un pugno sul mio braccio.

Sospira, per l’ennesima volta.

-Che aveva di così tanto speciale?-

-Tutto.-

Mi guarda stranita.

La abbraccio.

-J-joel…-

-E’ quella la te che non viene mai fuori, vero?-

-Cosa… vuoi dire?-

-Sei come la pizza. Dura agli estremi, e morbida al centro, no?-

-Che tenero.-

-Perché non fai mai vedere la parte di te che è il cuore della pizza?-

-Smettila di parlare di pizza.-

-Spaghetti, mafia e mandolini?-

-Ti arriva un pugno allo stomaco.-

-Visto?-

-Cosa?-

-Lo so che anche se non lo dai a vedere sei estremamente dolce.-

-E una grandissima cattiva persona, cit.-

-Non c’è motivo di nascondere quel lato di te.-

-Ma chi nasconde cosa… sono fatta così. Il mio lato tenero viene fuori quando ce n’è bisogno. Non mi spreco per certe cose, ecco.-

-Dovresti.-

-Joel…-

-Sì?-

-Tu mi vuoi bene?-

-Cosa…-

-Rispondi.-

-C-certo!-

-Quanto?-

-Ma-

-Che palle, e rispondi.-

-Tanto…?-

-Bene. E se io cambiassi, se io diventassi più dolce, più tranquilla, meno pazza e più normale… mi vorresti bene come me ne vuoi ora? Non rispondermi subito.-

Scioglie l’abbraccio, sorridendomi.

-Devo andare a fare le prove, il concerto è domani. Ma l’avevi capito, vero?-

Annuisco.

Ci sto pensando.

Se Val fosse più normale, diventerebbe esattamente come tutte le altre.

E sì, sono sicuro.

Sono sicuro che se lei fosse come tutte le altre, non avrei nessuna ragione per innamorarmi di lei.

Per l’ennesima volta, ha ragione.

Spero proprio che rimanga così, un po’ dura, un po’ morbida.

Come una pizza.

Totalmente made in Italy.

A.A.
Spero che abbiate letto sulla mia pagina che sarei stata assente da fine Maggio fino ai primi di Giugno. So benissimo che non è andata affatto così, ma avevo bisogno di staccare la spina.
Non ho nemmeno toccato il pianoforte (il che è grave), e dovrei riprendere presto, dato che ho un masterclass a Luglio, e devo leggere sì e no trenta pagine di studi.
Chi studia uno strumento mi capirà.
Non so quanti di voi, che seguono questa long siano adulti, e quanti siano ragazzi, ma volevo dirvi che il motivo per cui mi sono dovuta prendere unapausa da tutto è stata una persona, o meglio, due persone, Non sono miei amici, anzi, sono persone di cui non mi importava niente, ma dalle quali mi aspettavo qualcosa, perlomeno un comportamente diverso da quello che hanno avuto, magari più maturo rispetto alla loro età.
Vi consiglio, cari lettori, di non sopravvalutare nessuno.
E lo so che questa cosa ve l'avranno detta in tanti, ma davvero, non fatelo.
Ho pianto un serata intera e la notte manco ho dormito.
E non ve lo sto dicendo perché voglio compassione, ma per giustificare la mia assenza perché, proprio come ho detto prima, ci capita di sopravvalutare delle persone che fanno parte di una categoria che dobbiamo rispettare, ma questo non significa che siano davvero "degne" del rispetto che portiamo loro.
Che poi l'infantilità è stata incredibile, si sono fatti congetture, hanno tirato fuori gente che non centrava nulla con la situazione, hanno anche insinuato che non ho una volontà mia...
Vabbèh, ormai ho superato la questione.
No davvero, non diventate come loro, mai.

Una cosa... questa parte dell'Angolo Autrice l'ho messa in tutte le fanfiction che ho aggiornato oggi, perché ve l'ho detto porca boia, mi devo giustificare sinceramente, devo scrivere la stessa cosa, e non ho voglia di scriverla venti volte xD
Ho aggiornato tutte le long in sospeso (apparte quella sui Pokémon, che fa cagare come non mai, e appena mi gira la riscrivo da capo) e appena finisco di aggiornare le long... ho anche una shot su Death Note... quindi boh, leggetevela. Magari se avete bisogno di entrare in "WTF mode", che io sono bravissima a far andare le persone in WTF mode.
Sto spammando mie storie sul mio Angolo Autrice... si può fare, vero?

Anyway, parliamo di questa long.
Capitolo puccioso, sì?
Bene.
So che è corto, ma finalmente dai prossimi si inizia a dare... una svolta.
MBWAHAHAHAHA
Non dirò altro.
I capitoli torneranno una volta alla settimana, ogni lunedì, fino a quando non finirò di scrivere la fic.
Una volta finita, i capitoli saranno una volta al giorno.
E poi sarò felice di averla conclusa^^
Manca poco :D
ValyXD

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Capitolo 38
*** Sesso, Droga e Pastorizia! ***


Capitolo 35:

Sesso, Droga e Pastorizia! “No Cheese, no Life!”

 

Oggi è già 11 Marzo.

Mi stiracchio, mentre aspetto il tram.

La settimana è finita, diamo il benvenuto al weekend!

E come tutti i weekend, io e Joel ce ne stiamo tranquilli a Century-House, in modo che io mi possa rilassare per bene.

Tra pochi giorni è primavera! Che bello!

Anche se, non so cosa possa cambiare qui in Arizona da una stagione all’altra.

Manco cambiano l’orario,sti qua.

Già, hanno l’ora solare tutto l’anno.

Il che è un bene, se  ci pensiamo.

-*-*-*-*-*-*-*-

Torno a casa, e vedo che Joel è al telefono.

Strano, sono sempre io quella che quando torna a casa ha il telefono in mano, e che di solito sta intraprendendo una discussione piuttosto fastidiosa.

Mi fa capire che al telefono è sua sorella.

Gli dico di salutarmela, poi vado a cambiarmi.

Indovinate che mi metto?

Massì, il pigiama! Come avete fatto a capirlo?

Esco dalla mia stanza.

-Sì, penso non ci sarà alcun problema…-

Joel si gira verso di me.

-Ti andrebbe se Beccah e Kaydyn venissero qui per una settimana o due?-

Beccah nessun problema, ma Kaydyn…

La testa a palla.

E devo preparare anche altri brani per il conservatorio.

-E Max?- chiedo.

In caso non l’abbia mai detto prima, Max è il fratellino di Kaydyn.

Ha due anni.

-Sta col padre.-

-Oh, perfetto allora. Dille che va benissimo!-

Sorrido.

Anche se non vorrei sorridere.

L’indomani arrivano.

E io che volevo godermi due giorni di assoluta tranquillità, lontana dalla gente, dagli impegni e dai bambini.

E la favolosa idea di Beccah è di andare in pizzeria sabato prossimo.

Non sono ironica.

E’ che…

Pizza e Stati Uniti  sono due parole che non dovrebbero mai stare vicine.

E la mia dignità va a mignotte da un pezzo, dato che alla fine persino a Kaydyn ho detto che mi piace Joel.

E non chiedetemi né come ne perché!

Non lo so!

Non ne ho idea!

Sono una stupida!

Tant’è che la piccola idiota l’ha detto alla madre, la quale è venuta a fangirlare con la sottoscritta per almeno una mezz’ora buona.

A me non è mai piaciuto parlare di sentimenti, ok?

Ero quella che alle superiori se ne fotteva altamente delle amiche che si mollavano e si rimettevano cinque volte a settimana!

E continuo ad esserlo!

Nonostante non abbia come amiche ragazzine delle superiori…

Il che è un bene.

-*-*-*-*-*-*-*-*-

E’ sabato.

Sì, sì.

Quel sabato.

E qualcuno si è improvvisamente sentito male.

Sì, Beccah.

Sì, vuole far andare me e Joel da soli in pizzeria.

Sì, Kaydyn sta con la mamma perché è (o per meglio dire crede di essere) una brava bambina.

Sì, Beccah sta cercando in tutti i modi di truccarmi.

Sì, io mi sono costruita un bunker sotterraneo con un speciale sistema di sicurezza di quelli che se tu tocchi la maniglia esplode tutto e parte l’audio di un video dell’ISIS dove c’è un tipo che si fa saltare in aria.

Non riporto la frase per ragioni di rispetto.

Non è vero, mi sono solo chiusa in camera mia.

Con la chiave, non sono ancora fessa.

E ora lei sta cercando con tutti i modi di farmi uscire.

Ma oh no, non ci riuscirà mai.

-Joel!-

Non ci riesce nemmeno chiamando lui, tranquilli.

-Dimmi!-

-Tu hai le chiavi di tutte le stanze della casa, vero?-

-Sì, dovrei… perché?-

-Val si è voluta chiudere in camera sua. E io voglio tirarla fuori.-

-Avrà i suoi motivi… se instaurate un dialogo, sono sicuro che la farai uscire.-

Ah-ah, divertente.

-Ma, fratellone, io sono preoccupata…-

-Perché dovresti? Non ti capita mai di voler stare da sola?-

-Sì, ma lei…- abbassa il tono di voce –stava piangendo…-

Ah, pensa che così lui le darà le chiavi della mia stanza?

Illusa.

-Sei sicura?-

-Sì, sicura e preoccupata.-

Sento Joel che sospira.

-Forse lo so anche, perché… ma penso sia meglio lasciarla stare… e poi tu non dovresti stare a letto? Non eri malata?-

-S-sì, ma sono davvero preoccupata, lei aveva un’aria così triste…-

-Beh, se uno piange, non è che sorride.-

Cerco di non ridere.

-Ti prego, almeno bussa! Potrebbe avere bisogno di aiuto! E se si taglia?-

-Beccah! Non dire cose del genere! Così fai preoccupare anche me… -

Mi facepalmo la faccia.

Davvero, Joel?

Davvero riusciresti a crederlo?

Mi deludi.

-Ok, ho capito, devo fare tutto da sola! Indagherò su di lei, stai tranquillo!-

-Ma no, ci penso io! Sei malata, devi-

-Non lo è!- mi intrometto da dietro la porta. –Quella dannata della tua dolce sorellina si sta inventando una marea di scuse per farti aprire la porta! Solo perché vuole truccarmi per uscire con te stasera! Che nemmeno è un appuntamento, è stata una cosa obbligata perché lei non vuole venire e avevamo prenotato! Non sta affatto male, vuole solo farci uscire insieme! Io da qui non esco, fanculo le prenotazioni a destra e a manca! Non sto piangendo, e state tranquilli che è più probabile che io diventi vegana piuttosto che mi tagli! E ricordatevi che vengo dalla regione del “sesso, droga e pastorizia!” No cheese, no life!-

-Beccah…-

Lei fa finta di tossire.

-Io vado a letto, mi sta tornando la tosse COFF-

-Beccah…- ripete Joel, con un tono più scocciato.

-Beh, ciao!-

-Vuoi che dica il tuo nome per intero? Sai che se lo faccio sono arrabbiato.-

-Eh, ma sentilo! Il maggiore!-

-Mah, veramente il maggiore sarebbe-

-Sì, sì. Me ne vado, te l’ho detto, poi mi risale la febbre.-

-Non la dovevi truccare?-

Cosa?!

Joel, zitto! ZITTO!

-Sì, ma… davvero, poi sto male.-

-Le chiavi delle stanze sono in un cassetto della mia camera.-

-JOEL! IO TI- protesto, ma non mi fa finire di parlare:

-Certo, sempre la stessa frase.-

-Perché?!-

-Boh, volevo un po’ rovinarti l’umore.-

-Grazie, fratellone!-

-Non serve!- dico. –Sto uscendo.-

Sblocco la porta, e la apro lentamente.

Sospiro.

-Sono pronta, uccidetemi.-

Beccah  ride.

-Ma che uccidetemi! Ti piacerai di più anche tu dopo un trattamento dal mio salone!-

-Salone? Gestisci un-

-Certo che no! Dai, seguimi! E tu- si riferisce al fratello –Cerca di tenerti pronto per le otto, perché avremo finito più o meno a quell’ora!-

-Ma sono solo le quattro!- protesto.

-Pensi che per truccare bene una persona ci vogliano cinque minuti?-

-Certo che sì!-

-Sarò pronto per le otto, ora andate a litigare da qualche altra parte.- dice lui, scherzosamente.

Minchia, ma che senso dell’umorismo fantastico.

Ecco il vero umorismo:

“Perché sto antipatico a Bocelli? Perché non mi può vedere!”

(Autrice: Per chi non lo sapesse, Andrea Bocelli è un cantante Italiano, si è fatto conoscere anche come cantante lirico… ed è cieco. Bene, ora rileggete la battuta. Un’altra cosa… si chiama black humour. Se non vi aggrada, non vi aggrada nemmeno tutta questa fanfiction, e non vi aggraderanno nemmeno tutte le mie altre, quindi potete iniziare a sloggiare. No moralisti, qui!)

Beccah mi prende per un braccio, e mi porta dentro la sua stanza, dove c’è anche Kaydyn.

-Ciao, zia Val!-

-Ciao…-

-Che hai?-

-Tua madre mi deve truccare.-

-Yay!-

-Ma anche no. E’ una cosa che odio.-

-Ma poi sei più bella!-

-Ma anche no.-

-E farai colpo su-

-Ma anche no!-

-Kay, vai fuori.-

-Ma mamma…-

-Dai, dobbiamo parlare di cose da grandi.-

-Va bene…-

La bambina esce mogia dalla stanza.

-Allora…!- fa Beccah, entusiasta. –Da cosa iniziamo?-

-Da ‘sto cazzo.- rispondo, senza emozione.

-Bello, non sapevo fossi un trans.-

Sospiro. –Davvero durerà fino alle otto?-

-Forse, e ripeto forse, un po’ meno.-

-Morirò.-

-Può darsi. Dunque, quando è che ti sei lavata i capelli l’ultima volta?-

-Sei mesi fa.-

-Val…-

-Stamattina.-

-Oh, perfetto, li posso ancora piastrare.-

-Cosa?! Voglio i miei riccioli!-

-E se ti dicessi che a Joel piacciono le lisce?-

-Me ne fotterei, perché io sono mossa e così rimango!-

-Mi piace il tuo modo di pensare, sai?-

-Certo che lo so, sono fantastica.-

-Ritiro quello che ho detto. Allora… lega i capelli, che iniziamo dalla faccia.-

-Tipo?-

-Trucco per occhi, guance e labbra.-

-L’ultima volta che mi sono messa il rossetto è stato all’esame di quinta al liceo. Facevo fatica a parlare, mi da fastidio. Potresti evitarlo?-

-No.-

-Ma-

-No. E se continui ti metto anche la matita!-

-Ih, come se non me l’avresti messa lo stesso.-

-Per le labbra.-

-Esiste la matita per le labbra?!-

-Già.-

-In che mondo siamo… l’ho sempre detto io, volevo nascere negli anni settanta, con gli hippie, o nel milleottocento, con i romantici.-

-Ah, romantici?-

-Il romanticismo è il movimento musicale, artistico e letterario che caratterizza il diciannovesimo secolo, ma non centra nulla con la parola in sé… ignorante.-

-Mi sento offesa.-

-Dovresti.-

-Che simpatica! Dai, apri gli occhi. Se non sei abituata lacrimerai un po’, ma tranquilla, uso solo i trucchi che non macchiano quindi puoi piangere quanto vuoi.-

-Ah, beh.-

-Il che significa anche fare finta per ottenere qualche attenzione in più!-

-Sarò anche innamorata, ma ho ancora quella cosa che si chiama dignità.-

-L’ho già detto, ma lo ripeto. Mi piace il tuo modo di pensare. Coraggio! Ora fammi iniziare! Questo mascara è fatto naturalmente da-

-Bello, anche i trucchi ci sono per i vegani?-

-Ma non intendevo che… lascia stare, te lo metto e basta.-

-Eh, forse è meglio.-

Fa quello che deve fare. Lentamente e minuziosamente.

Non metto in dubbio che il risultato sarà adorabile, ma

E’ troppo tedioso.

-Fatto!-

-Grazie, mondo!-

-Che vestito ti metterai? Devo decidere il colore dell’ombretto.-

-Verde!- rispondo, senza pensare.

-Ah, certo. Il suo colore preferito.-

La guardo malissimo.

-Il verde è il mio colore preferito.-

-Oh, scusa!-

-No, non ti scuso.-

-Ma sai che il verde non ti sta bene?-

-Cosa? Perché?-

-Sei castana, colori come il blu e il verde stanno bene alle bionde. Dovresti usare colori più caldi, come il rosa-

-NON NOMINARLO! Fa schifo, cagare, vomitare, mi fa venire le coliche solo a sentirlo!-

-Rosso?-

-Ecco, già va meglio. C’ho pure un vestito, rosso.-

-Com’è?-

-Non è il mio stile in realtà… è un po’ troppo scollato.-

Beccah sorride.

-Quanto?-

Traccio una linea immaginaria col dito un poco sopra il seno.

-Ah, perfetto.-

-Perfetto? Tu hai problemi.-

-Tu hai problemi.-

-Quello lo so. Però anche tu non scherzi.-

-Vada per l’ombretto rosso. Il rossetto non so… forse il rosso è troppo appariscente per una come te.-

-Ah, qualcosa l’hai capita alla fine, eh? Comunque,sta roba nera sulle ciglia mi oscura la vista.-

-Poi ti abitui.-

-Che palle.-

-E se almeno quello te lo mettessi rosa?-

-…No.-

-Eddai, color naturale!-

-No. Posso non mettermelo?-

-Assolutamente no! E’ indispensabile!-

-Ah, sì? E a che serve?-

-A tante cose. Te lo metterò in ultimo. Ora ti faccio i capelli.-

-Non li voglio lisci.-

-E invece te li piastro, ti faccio la treccia alla Elsa.-

-Ah pure?-

-Sì.-

Dopo qualche minuto decido di arrendermi.

Ma mi vendicherò.

Oh, se mi vendicherò.

Mi ha messo anche il rossetto quella lì.

-Okay, vai a vestirti.-

-Così, un ordine.-

-Muoviti e non fare storie!-

-Okay, okay…-

Io poi, che con quel vestito non ci vado d’accordo, ci metterò trent’anni a riuscire a mettermelo.

-Che scarpe ti metti?-

-Non lo so…- rispondo noncurante, ancora prima di aver recepito il significato della domanda.

-Allora te le do io!-

-Certo, vai tranquilla.-

Rovista tra la sua roba per un po’, per poi venirmi incontro con dei sandali con un tacco così alto che l’Empire State Building gli fa una pippa.

Rossi.

-Carini…- commento, senza espressione.

-Non sai camminare sui tacchi tu, vero?-

Scuoto la testa.

-Allora imparerai stasera.-

-Certo, poi esco con ottantatremila lividi per gamba.-

-Ne varrà la pena.-

-Per una cosa che userò si e no tre volte nella mia vita.-

-Vedo che a parlare parli, anche se ti da fastidio il rossetto, eh?-

Incrocio le braccia.

-Che mi dia fastidio non vuol dire che non riesca a parlare…-

Sto almeno un’ora buona cercando di percorrere la stanza senza rompermi una caviglia.

Mah, spero che per stasera quello che ho imparato basti.

E spero anche che non mi prenda il vizio di sculettare.

Oh, Santo Cielo, no, per favore.

-HO UN’IDEA!- si mette a urlare quella scellerata di Beccah.

Ho quasi paura di chiederlo…

-Che idea?-

-I GUANTI!-

-…cosa?-

-Non è fantastico? E poi-

-No.-

-Eddai, guarda che-

-No. Tutto, intendo tutto, perfino che so… le calze a rete MA NON i guanti.-

-ODDIO SEI UN GENIO!-

-COSA?!-

-Che cosa bella! Le calze a rete, come ho fatto a non pensarci prima?-

-Scherzi?! Non è nemmeno un appuntamento, e tu mi fai vestire da puttana?!-

-Ma dai! L’hai detto tu, eh…-

-Era… la prima cosa che mi è venuta in mente! Non metterei mai una cosa del genere!-

-Certo che sei pallosa. Okay, vai così, al naturale.-

-Naturale, dici?-

-Sì, vabbè, intendo senza contare il trucco.-

Mi facepalmo la faccia.

-Esigo, e dico esigo qualcosa da mettere sulle spalle, che poi mi prendo un colpo.-

-Mio fratello ha la giacca?-

-Penso di sì, e… cosa centra, di grazia?-

-Aspetta qui.-

Esce in fretta e furia dalla stanza, per poi tornare una trentina di secondi dopo.

-Niente copri spalle!-

-Sei pazza? Mi viene il torcicollo e poi so’ cazzi amari perché c’ho un concerto-barra-saggio tra due giorni e non posso suonare!-

-E che te frega, lo fai un altro giorno.-

-Ma non è per me, genio. Devo accompagnare dei ragazzi.-

-E dove?-

-Scherzi, vero?-

-No…-

-Accompagnare nel senso… che io tipo faccio il pianoforte, e loro la parte del violino, dello stesso pezzo. Tipo, il violino fa il tema, e il pianoforte accompagna, si dice.-

-Ah, in quel senso! Bastava dirlo.-

La guardo come farebbe un cane bastonato.

-Comunque… perché niente copri spalle? Mi vuoi morta?-

-Joel ha la giacca.-

-Capito. Me lo aspettavo. E quindi?-

-“Oh, Joel, che freddo!”- fa lei, con una voce acuta –“Davvero, oh, cielo! Tieni prendi la mia giacca!”- continua, con una voce più grave –Sarà così romantico!- conclude, unendo le mani.

Sospiro.

No, non ce la farò mai.

Fortunatamente, Joel è già pronto e parla con Kaydyn quando esco dalla stanza.

Vede quando sono frustrata, evidentemente, perché insiste per andare via prima.

“Troppo traffico, poi ci fottono il tavolo prenotato!”

Sì, l’ho riformulata io, ovviamente.

 

A.A:
Ehilà, muchasos!
E boh vabbè, questo capitolo è stato un po' uno sclero...
Piuttosto...

Godetevi questa settimana, perché il prossimo capitolo...
Non so se dirlo...
Comunque.
Farà BOOM!
TIPO TANTOH BOOMH!
E non mi riferisco al fatto che oggi sia 4 Luglio e l'ISIS minaccia di far boomare in aria gli aeroporti di NY e LA, chiaro? Non potrei mai.
Dicevo...
Sì, insomma, il prossimo capitolo farà BOOM
Ma io non dico altro.
<3

ValyXD

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Capitolo 39
*** Una Notte da Principessa ***


Capitolo 36:

Una Notte da Cenerentola

 

Io e Val siamo in macchina.

-Non che mi importi veramente del traffico.- le dico –So che quando mia sorella si punta, ci mette tutta sé stessa.-

-Ah, sì?- risponde lei, ironica. –Non l’avevo notato.- incrocia le braccia.

-Ti ho visto terribilmente frustrata, così ho tirato fuori una scusa per andarcene.-

-Sì, sì… ti aspetti un ringraziamento?-

-Nah…-

Resta in silenzio.

Tutto questo è imbarazzante.

Devo fare conversazione, in qualche modo.

-Non è che anche mia sorella si è presa a shipparci?-

-Almeno le ho dato un buon motivo.-

-Tipo?-

-Tipo… roba.-

-Roba?-

Annuisce.

Sospiro. –Senti, ho capito che non volevi muoverti dal letto stasera, ma almeno fa’ finta di-

-Scusa. E’ che…- sospira –Non lo so, in realtà.-

La guardo un po’ preoccupato.

-Ehi, qualsiasi cosa tu debba fare, stasera siamo qui per divertirci, e per prendermi in giro sul fatto che prenderò una pizza vegana.-

-Che schifo.- sorride leggermente –Sono pronta.-

Arriviamo davanti alla pizzeria.

Stranamente, Val riesce a muoversi discretamente con quei tacchi.

-Prego…- le dico, mentre apro la porta del locale.

-Ah, sapevi che tecnicamente il galateo dice che quando si entra da qualche parte è l’uomo ad entrare prima?-

Non dico nulla, la guardo e basta.

Sul serio?

Ma non ha senso!

-Ma qui l’uomo sono io, quindi va bene.- dice, ed entra.

Le vado dietro: -Ehi, ehi! Cosa intenderesti con questo?-

-Tutto quello che si può intendere.- sorride maliziosamente, girando solo la testa nella mia direzione.

Roteo gli occhi, poi ci sediamo al tavolo che avevamo prenotato.

Arriva un cameriere che ci fa “ma non eravate in quattro?”

E Val “eh no è complicato”

Cose che succedono.

In ogni caso, non è solo per mia sorella che sono voluto uscire prima… ma anche per ammirare Val da solo. Senza occhi indiscreti, ecco.

E’ perfino più bella del solito oggi.

-Ho sempre voluto chiederti, ma cosa studiate di storia in America?-

-Cioè?-

-Come cioè; la domanda è chiara.-

-Eh, studiamo la storia.-

-Sì ma che storia…-

-Aahn. La storia Americana.-

-Capisco. Quindi… solo gli ultimi seicento anni, eh?-

-Solo?! Guarda che sono un bel po’.-

-Io ne studio tipo quattromila, di anni. Dai Sumeri a… alle Torri Gemelle.-

-Perché l’hai enfatizzato così?-

-Forse perché… sei Americano?-

-E quindi?-

-E quindi ka-boom, tutto andato, volatilizzato, saltato in aria! Maledetti Giapponesi, eh?-

-… smettila.-

-Traduzione: Che palle, non so cosa rispondere.-

-Non è vero!-

-Traduzione: Accidenti, mi ha fregato anche stavolta!-

-Traduzione: Continuo a sembrare quella che ha ragione, mentre invece sono insicura e, cosa più importante, ho fame.-

La guardo per un paio di secondi.

-Ci hai provato.- mi risponde.

-Dovevo.-

-Dovevi.-

Nel frattempo arriva un altro cameriere, che ci chiede cosa ordiniamo.

Io prendo la solita pizza vegana, e Val una margherita.

-Ehi ciao…- sussurra lei, appena il cameriere si allontana un po’.

-Eh?- chiedo.

-Ho detto: “ehi, ciao…”-

-E perché mai?-

-Perché è figo. Ma figo tanto, tipo.-

-“Ehi ciao” potevi dirglielo quando era qui, almeno.-

-Mi ha guardata mentre parlavo, è già tanto.-

-Scopro un lato di te che non sapevo esistesse.-

-Sono umana, eh.-

-Hai perfino ignorato la mia pizza vegana…!-

-Lo so. Ci sono abituata, che ti aspetti?-

-Non c’è mai stata una volta in cui tu non abbia tirato almeno una mezza frecciatina.-

-Non ero impegnata, le altre volte.-

-Perché, ora sei impegnata?-

-Esattamente.-

-E a fare che?-

-A guardare lui.- indica lo stesso cameriere di prima, con lo sguardo.

Mi sento offeso.

-Allora anche io mi impegno a non prestarti attenzione.- dico, rivolgendo lo sguardo ad un punto vuoto.

-Fai pure.- risponde lei, sicura.

Lei continua a fissarmi. I nostri sguardi si incrociano, e nei suoi occhi c’è una sicurezza… per niente rassicurante.

-Tanto non ci riesci.- conclude.

E come posso negarlo?

Arrossisco, involontariamente.

-Ti ho visto!- si mette a urlare lei. –Non negarlo!-

-C-cosa?-

-Stai arrossendo! Ah-ah! Che bello!-

Sono sicuro di essere rosso come un pomodoro.

Parlando di pizza…

-Sono troooppoh bella, vero?- chiede sbattendo le palpebre.

-Ma zitta, che se ancora non hai rotto tutti gli specchi di casa è un miracolo.-

-Oh.- fa lei. –Questo è molto da me.-

Non capisco… ho appena rovinato tutto?

-Bravo! Hai imparato qualcosa! Sono fiera di te!-

A quanto pare no.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Che bello!

E’ geloso!

Aweggio.

Comunque…

E’ davvero figo tanto, quel cameriere.

La pizza arriva, discutiamo dei cavalli, di quanto siano buoni ma anche belli, e gli racconto della mia fissazione col nome Epona.

(Autrice: Capitela, eheh.)

Dopo aver finito e pagato, usciamo dal locale.

(Autrice: Miss ovviosità.)(Val: Ohè, stai già intervenendo un po’ troppo.)

-Che facciamo?- chiedo.

-Sono le undici e mezza… io direi di torn-

-Che palle- lo interrompo –E’ presto.-

-P-presto?!-

-Se mi sono alzata dal letto era per qualcosa di più di una pizza Americana, chiaro?-

-Come ti pare… dove vuoi andare?-

Guardo il cielo.

-Non c’è un posto… alto, qui a Phoenix?-

-C’è un osservatorio.-

-Nah, un posto all’aria aperta.-

-Ho paura di no… non pubblico, o non a quest’ora, almeno.-

-Peccato… chissà com’è la skyline dal vivo.-

-Ci sarebbe il tetto di Century-House. Da lì si vede bene la skyline di Phoenix.-

-Uuuuuh. Allora temo che dovrò darti ragione. Torniamo a casa!-

-*-*-*-*-*-*-*-*-

-Che bello! Ci sono le luci!-

-Posso chiamarti contadina? Sembra che tu non abbia mai visto la skyline di una metropoli.-

Mi giro lentamente, lo guardo malissimo.

-Infatti.- dico, piano. –Da quando è una cosa normale?-

-Okay, okay. Perdono.-

Una brezza inizia a soffiare. Io quasi mi sdraio sul balcone. Adoro stare in posti alti.

Quando sono sicuri, intendo.

Mi tolgo le scarpe, e i miei talloni respirano un po’.

-Che bel venticello…- mormoro.

-Io odio il vento.- fa Joel.

-Cosa?!-

-Sì beh, ti vanno i capelli in faccia, poi è caldo, o freddo…-

Sospiro.

Eh, continentali.

Alzo gli occhi al cielo.

Deformazione professionale, inizio a identificare tutte le costellazioni che mio padre mi aveva insegnato a riconoscere.

Scorpione, Gallina, l’Orsa Maggiore e Minore. Roba così.

Già, mio padre…

Accidenti, mi manca l’Italia.

E’ un po’ che non mi sento nemmeno con Matteo.

Devo tornare là, al più presto.

E levarmi questo peso dallo stomaco.

Devo.

E se qualche mese fa, a Natale, era solo un’idea… ora ho preso una decisione.

-Che guardi?- mi chiede Joel.

-Le costellazioni.-

-Le riconosci? Io non ci ho mai capito niente.-

-Certo. Ecco, quella là è la Stella Polare. Ergo, quelle sono l’Orsa Maggiore e Minore.- spiego, con un dito in aria.

-Ma sul serio?- fa Joel. –E io dovrei capire?-

-Perché, non lo capisci?-

-…no.-

-Ma salta all’occhio! Per forza!-

-Ma ci sono miliardi di milioni di stelle, lassù! Cosa vuol dire che “salta all’occhio”?-

-Io sarò anche contadina, ma tu sei proprio chiuso in ufficio.-

Lui si appoggia al balcone affianco a me.

-Allora dai, insegnami.-

Gli prendo la mano, gli faccio puntare il dito verso un punto specifico del cielo.

-Quella è la Stella Polare. La più luminosa in quell’area.-

Annuisce.

-Poi, se vai su… poi a destra… poi giù… ecco, questo è il Piccolo Carro, ovvero l’Orsa Minore. Vedi una specie di rettangolo?-

-Uh… credo di sì.-

-Quelle stelle hanno tutte un nome. Polaris, Kochab, Pherkad. Penso siano in Latino.-

-Decisamente.-

Abbasso il braccio.

Joel non lascia la mia mano.

Mi ritrovo a guardarlo negli occhi.

Lui sorride, e io distolgo lo sguardo.

Mi allontano dal balcone, lasciandogli la mano.

Sospiro.

-Qualcosa non va?- chiede lui, prontamente.

Sospiro di nuovo.

Devo dirglielo.

Da amica, devo.

-Joel, io…-

-Sì?-

Sospiro una terza volta.

-Così mi preoccupi, sai?-

-Scusa, io… voglio… che palle.-

-Cosa? E-ehi, non devi avere paura di niente quando parli con me, ok? Te l’ho detto mille volte, io non giudicherò te, né le tue decisioni.-

-Neanche se ti dico che adoro il festival del macello dei cani in Cina?-

Lui mi fissa, stupito.

-In… in teoria no. E’ una tua idea, e come tale, la rispetto.-

-Oh.- faccio.

-Stavi… stavi bleffando, vero?- chiede, preoccupato.

Scoppio a ridere.

-Certo, idiota!-

Lui tira un sospiro di sollievo.

Lezione numero 1 di stasera: mai scherzare troppo con un vegano.

-Dicevo…-

-Spero sia qualcosa di più serio, stavolta, o non riuscirò più a-

-Voglio andarmene.-

-Ecco, appunto. Smettila di mettere a dura prova la mia fiducia, io-

-Joel.-

-Sì.-

-Voglio. Andarmene.-

-Sì, lo so. Me l’avevi già detto a Natale, quando eravamo in Texas.-

-Prima era solo un’intenzione. Ora… è una certezza.-

Lui continua a guardarmi.

-A-aspetta, eh. Non è così dura come sembra. Volevo solo riprendere l’argomento.-

-Quindi… non vuoi andartene?-

-Sì.-

-E allora?!-

-Stai… leggermente andando in panico. Non è da te.-

-Non puoi dire una cosa del genere, sfatarla, e poi dirla di nuovo!-

-Ehi! L’Italia non è ad anni luce da qui! Sono solo… uh… qualche migliaio di chilometri, ecco.-

-Perché così, tutto a un tratto, hai deciso che devi tornare in Italia? E’ successo qualcosa?-

-Oh, no. Va tutto a gonfie vele.-

-Colgo un pizzico d’ironia, in questa frase, Val.-

-Non sono ironica, davvero. E’ che… sono… contadina.-

-Eh?-

-L’hai detto tu, no? Sono nostalgica. Parecchio. Mi manca casa mia.-

-Immagino.-

-E mi mancano i miei genitori. Soprattutto, non voglio che tutto con loro resti… così. Male.-

-Lo sai che i tuoi sono arrabbiati con te per causa mia, sì?-

-EHI! Non. Dirlo. Un’altra volta. Nemmeno per scherzo.-

-Allora dai, tra un paio di mesi, ci rivedremo ancor-

-Joel.-

-Sì?-

-Se… se io tornassi in Italia… ora…-

-Oh, no, non dirlo di nuovo.-

-Hai… capito?-

-Non ripeterlo neanche per sbaglio, non farlo!-

Ha alzato leggermente il tono della voce.

-L’avevo già detto, quella sera. Io probabilmente non tornerei qui e-

-Ti avevo chiesto di non dirlo!-

Mi blocco un attimo.

-… lo so. Ma ci ho pensato. Niente mi farà cambiare idea.-

-Ma io… non sarà più lo stesso, senza di te…-

-Non è vero. Hai vissuto… ventiquattro anni senza conoscermi. Puoi continuare a farlo, no?-

-No, non posso!-

-Sono sempre stata dell’idea… che la famiglia… e gli amici… fossero più importanti della persona che si ama.-

-V-val…-

-E continuo a crederlo, anche adesso.-

-A-aspetta… che-che cosa vuoi dir-

-Buonanotte.-

Mi avvicino a lui, gli poggio un dito sulle labbra, come per zittirlo, mi alzo in punta di piedi, sorrido, e lo bacio.

Cioè, non il dito, sarei la persona più cattiva del mondo ceh, io non lo sono.

A lui. Cioè a Joel.

Che… baciato l’ho, ecccccccccco.

Molto… molto alla Sarda, sì.

Aspetta-che?!

AUTRICE!

(Autrice: Eh? Perché mi chiami? Di solito sono io che mi intrometto nella fic.)(Val: DAMMI IL COPIONE! ORA!)(Autrice: To’. *dà il copione a Val*)(Val: *legge il copione* Condunqunqueque… no, niente asteroidi che cadono, niente balconi che crollano, niente folata di vento allucinante, nessun blackout, nessun terremoto, nessun attacco all’unica Torre Gemella rimasta, NIENTE DI NIENTE!)(Autrice: Embè?)(Val: CIOE’H DAVVERO?!)(Autrice: Cosa?)(Val: L’HO BACIATO! SI’, CAZZO! HO BACIATO JOEL! E C’E’ ANCHE SCRITTO NEL COPIONE!)(Autrice: … già.)(Val: OMMIODDIO SIH)

*coff*

E-ehm.

Per la serie, come rovinare i momenti fluffosi.

 

{~~~}{~~~}{~~~}

 

Mi… mi ha baciato.

Ci voleva così poco, a quanto pare.

Le cingo la vita con le braccia e la tiro a me.

Non desideravo nient’altro più di questo momento.

Forse… la pace nel mondo.

O-okay, mi sa che non è il caso di pensare a queste cose… ora.

Lei si allontana, ma io cerco di seguirla.

Non voglio, no, non voglio che finisca.

Potrebbe essere… la sola ed unica volta.

Io… io non voglio!

Si stacca, rossa.

-Buonanotte.- ripeto io, a voce bassa.

Lei scappa all’interno di Century-House.

Mi giro un momento, a guardare il cielo.

Da che parte era, la Stella Polare?

Mi accorgo che ha lasciato le scarpe qui fuori.

Gliele ridarò, domani mattina.

Guardo l’ora.

Mezzanotte, eh?

Mi ricorda tanto… una favola.





Angolo Autrice:
Scusate l'ora improbabil-BOOOM
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
BOOOOOM
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
BBBBBBBOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMM

Ehi, vi avevo avvisato.
Che questo capitolo avrebbe fatto
BOOM

Vi è piaciuto?
Beneh.
Ora fatevelo piacere il doppio.
Perché la prossima settimana non posso aggiornare, che c'ho un master di pianoforte (sì, lo stesso dell'anno scorso)
Eeeeeee non mi sembra il caso x'D
E poi, il prossimo capitolo... non è ancora pronto... tipo... forse.
Perciòh...
SAYOUNARA!
E ABBRONZATEVI CHE SENZA LA VITAMINA D VI VIENE IL CANCRO ALLE OSSAH!
<3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

#vivailfontpokémon

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Capitolo 40
*** Capitolo 37: ***


Capitolo 37:

Mi Devi Ancora un Barattolone da un Chilo di Nutella, Pensavi me ne Fossi Dimenticata?!”



E’ mattina.

Apro gli occhi.

Faccio un bel respiro.

Mi stiracchio.

Guardo l’orologio.

Le undici, eh? Niente di strano, mi sarò addormentata all’una, ieri sera.

Appena connetto un po’ il mio cervello, la prima cosa a cui penso…

E’ lui.

Beh, posso pensare a qualcos’altro?

Lui.

Il pranzo.

.

.

.

Ah, pensavate fosse Joel?

Nah, è troppo presto per pensarci… prima mangio.

Poi… si vedrà.

Tra l’altro, penso di aver lasciato le scarpe di Beccah sul tetto, ieri notte.

Spero solo che non si arrabbi.

Oh, Santo Cielo.

Scendo al piano di sotto, dove trovo Beccah e Kaydyn che preparano il pranzo.

Beh, la bambina guarda, la mamma cucina, più che altro.

-Buongiorno, Val! Come stai?-

-Ciao, zia Val! Hai dormito bene?-

-Sì, sì… tutto bene. Sono... appena sveglia, ecco tutto. E’ avanzato qualcosa di cui mi posso cibare? Ho dormito dieci ore, sono morta.-

-Sì, pensa che il thè è ancora caldo.-

-Thè? Sono finita improvvisamente in Inghilterra?-

-Che simpatica.-

-Biscotti?-

-Anche, ci sono.-

-Fantastico.-

Mi siedo al tavolo da pranzo, mentre Beccah mi porta una tazza di thè.

Che bello essere serviti.

Quasi come quando ero bambina, e ancora non mi obbligavano ad apparecchiare.

-Grazie.-

Prendo la tazza in mano, quando sento una voce maschile… decisamente familiare.

-Sono tornato!-

Improvvisamente mi sale addosso un’ansia assurda.

-Beh… io vado un attimo in bagno, eh?- sussurro.

Beccah mi guarda stranita, mentre io sgattaiolo nel bagno vicino alla cucina.

Rimango vicino alla porta ad origliare.


{~~~}{~~~}{~~~}


-Sono tornato!- esclamo, non appena entro in casa.

Ero uscito un attimo per comprare una cassa d’acqua, che avevamo finito ieri mattina.

Val mi ha convinto, è più buona di quella del rubinetto.

(Autrice: Ma dai?)

A proposito… non vedo l’ora di rivederla.

Non sono passate nemmeno dodici ore, ma non mi interessa.

Le dirò che la amo anche io, così vivremo per sempre felici e contenti e…

O-okay, forse è meglio non fantasticare troppo, eh?

-Ehi, fratello!-

-Ehi, sorella!-

-Ehi, zio!-

-Ehi, nipote!-

Sorrido.

-Dimmi, fratello.-

-Cosa?-

-C’è qualcuno che comporta in modo strano, qui dentro.-

-Kay, che hai combinato?-

-EH?! NULLA!-

-Oh, no. Non Kay. Che diamine è successo, ieri sera? Né tu, né Val avete raccontato niente.-

Guardo verso il piano di sopra.

-Sarà ancora in catalessi, quella lì.- scherzo.

-Si è alzata poco fa.-

-Davvero? E dov’è?-

-In bagno. Ci è dovuta andare… improvvisamente.-

-Beh… non succede, a voi donne?-

-Troppo improvvisamente.-

-E… quindi?-

-Cosa. E’ successo. Ieri.-

-Non credo mi stia evitando. Sta’ tranquilla. Ah, è vero! Ti devo ridare le scarpe!-

-Le… le mie scarpe?!-

-Già, Val se l’è dimenticate sul tetto, ieri notte.-

-LE MIE SCARPE?! CORRI A PRENDERLE!-


{~~~}{~~~}{~~~}


Aaaah, sicuramente non lo sto evitando.

Aspetto di non sentire più i suoi passi, dopodiché mi fiondo fuori dal bagno.

-VAL! LE MIE SCA-

-C’è, tempo, c’è tempo. Devo andare al conservatorio, ora. Ciaaaaaooooo! Vado a cambiarmi!-

-Oh, insomma!-

Sgattaiolo in camera mia, mi metto qualcosa di più decente e torno al piano di giù.

Oh, merda.

Non avevo calcolato che sarebbe sceso così in fretta.

Le aveva prese da ieri sera, le scarpe?

Mi schiarisco la gola.

-Beh, allora io vado, eh? A dopo!-

-Italiana dimmerda, punto primo: non hai ancora fatto colazione, il che non è da te, sebbene non ti conosca… e punto secondo: OGGI E’ DOMENICA!-

Impallidisco.

-Oh, non importa! Torno per cena… credo!-

Esco a tutta velocità, senza nemmeno posare gli occhi su Joel.

Direzione: biblioteca.


{~~~}{~~~}{~~~}


-Ma che accidenti…- mormoro.

-Joel Kanitz. CHE DIAVOLO E’ SUCCESSO IERI?!-

-Nulla!-

-Raccontami tutto, dall’inizio alla fine.-

-Beh… siamo andati in pizzeria, poi siamo tornati qui, a prendere un po’ d’aria sul tetto. Poi, verso mezzanotte, siamo andati a dormire.-

-Quello era molto sintetico, fratello. Spiegati meglio…-

-Non c’è nient’altro.-

-Non la bevo.-

-Allora trovati un altro bicchiere.-

-Ah, questa mi è piaciuta.-

-Sì, bene. Senti… vado anch’io a fare una passeggiata.-

-Come “anche”?-

-Vado a cercare Val, no?-

-Ma… lei è al conservatorio!-

-Beccah…-

-Hm?-

-E’ domenica.-

Esco dalla porta, e faccio un bel respiro.

Direzione: biblioteca.

E dove, sennò?


{~~~}{~~~}{~~~}


Prendo il primo tram che vedo, e aspetto che arrivi al capolinea.

.

.

.

Che noia. Ho dimenticato le cuffie a casa, ma non il cellulare.

Sospiro: non era mai successo, che palle!

Guardo un po’ tra i numeri della rubrica.

Vediamo… chi posso chiamare, di domenica?

Uhm.

LYN!

OMMIODDIO, E’ UN’ERA CHE NON LA CHIAMO!

Premo immediatamente il tasto di chiamata, e mi stampo un sorrisone ebete in faccia.

Lei risponde prontamente.

-Ehiehiehi, la mia professoressa! E’ un’era che non mi chiami!-

-E’ esattamente quello che ho pensato! Ehi, come stai?-

-Una meraviglia! E tu?-

-Io pure… credo.-

-Eh? Piccola idiota, che succede?-

-Nulla di grave, sistemerò tutto. Sono un’idiota, l’hai appena detto.-

-Non mi convinci. Tre o quattro mesi che non ci sentiamo… e se non sei superfelice, allora mi hai chiamata perché sei morta dentro! Cosa ti affligge? Dimmelo!-

-Davvero, Lyn. Tranquilla. Ti ho chiamata per fare due chiacchere.-

-C’è puzza di Arizoniani… che ti ha fatto quel tuo coinquilino?-

-Sapevo che la puzza si sentiva fino a lì in Texas.- rido.

-Se lo vedo… lo ammazzo! Giuro che lo ammazzo!-

-Nononono, è… colpa mia. Sul serio, è davvero colpa mia.-

-E quindi? C’entra sempre lui, quindi ammazzandolo risolvo il problema, no?-

-Non hai tutti i torti, in effetti.- scoppiamo a ridere entrambe. –Dai, ora raccontami tu qualcosa!-

-Io… beh, sono… in una situazione… stabile.-

-Sono contenta! Quindi il lavoro è lo stesso, niente cambiamenti in famiglia… a volte un po’ di staticità è la cosa migliore.-

-In teoria, Val.. c’è stato un cambiamento in famiglia.-

-Ossantocielo, chi è morto?-

-…nessuno.-

-Ah.-

-“Ah”, hai detto?-

-CIOE’ ASPETTA VOLEVO DIRE CHE E’ FANTASTICO! NON… NON FRAINTENDERMI!-

-Ti racconto?-

-Raccontami!-

-Ho un ragazzo.-

-OH PORCO CACTUS, CHI E’?! Ah, no, aspetta. Non lo conosco, vero?-

-Tu non lo so, però lui ha detto di conoscerti.-

-Oooooooh… e chi è?-

-No, non lo vuoi sapere.-

-Sì che voglio! Spara, adesso!-

-Silverman.-

-Eh? Silverman?!-

-Sean. Suona la chitarra, hai present-

-CE L’HO PRESENTE, QUEL BASTARDO!-

-Non dovevo fidarmi…?-

-CERTO CHE SI! Però… tu sei solo mia, vero?-

-Lesbicona dimmerda. Allora il tuo coinquilino non centra nulla, eh?-

-What a petalous bitch you are.-

-Oh, grazie del complimento.-

-Di nulla. Com’è che Joel non mi ha detto niente?-

-Non lo sa neanche lui.-

-Eh?! Sean gli ha nascosto una cosa del genere per mesi?!-

-Già. E’ bravo, a fare i doppi giochi.-

-Ma tu guarda… oh, sono arrivata al capolinea. Ci risentiamo, ok?-

-Non mi hai ancora detto cosa ti affligge e… eri su un mezzo pubblico?! Sicura che metà dei passeggeri non ti stia guardando male?-

Alzo lo sguardo.

-In effetti sì, Lyn. Ma non mi interessa. Tendo ad alzare la voce, al telefono.-

-Quanto sei idiota. Allora?-

-Mi sono dichiarata.-

-EH?! TU HAI IL CERVELLO PUTREFATTO!-

-Ci si vede, Lyn. O per meglio dire, troia petalosa.-

-NONONONO, NON RIATTACCARE, TI STRAPPO LE BUDELLA COI DENTI, BRUTTA BAGASS-

Tuuu, tuuu, tuuuu.

Scendo dal tram, e faccio qualche altro centinaio di metri a piedi.

Entro nell’edificio.

Dovrei essere abbastanza lontana, e poi, chi mi verrebbe a cercare in biblioteca?

Ho una fame da lupi, ma non mi interessa.

Dopotutto, il tempo in mezzo ai libri passa così in fretta che mi ritroverò a dover tornare a casa senza neanche volerlo.

Respiro profondamente.

Adoro i libri.

A un certo punto, una mano mi tocca una spalla.

Faccio quello che posso per non farmi venire un infarto.

Mi giro.

E’ Joel.

-Dai, usciamo da qui.- sussurra.

-*-*-*-*-*-*-*-*-*-

Camminiamo a passo lento lungo la via che collega la biblioteca al capolinea dei tram. Io sto un po’ più avanti di lui.

Sì, lo sto evitando.

-Val…-

No.

Non chiamarmi.

Tanto non rispondo.

-Val.- dice leggermente più forte.

Continuo a camminare.

-Accidenti, che ti succede, oggi?!- mi prende da dietro, per un braccio.

Lo guardo negli occhi.

E’ la prima volta, oggi.

-Ho… ho rovinato tutto, vero?- chiedo, a voce bassissima.

-Perché mai?-

-Forse non era il momento giusto per dirti quello che provo… forse non avrei mai dovuto dirtelo… forse non sarebbe cambiato nulla, se non te l’avessi detto… e non l’ho neanche detto, alla fine!-

-Smettila con queste sciocchezze.-

Mi prende il mento tra l’indice e il pollice.

-Sappi che anch’io-

-Sta’ zitto!- quasi urlo.

Effettivamente, lo zittisco.

-Non lo voglio sapere!- esclamo.

-Ma… perché?-

-Non funzionerà mai, capisci?! Io me ne devo andare, come starei se sapessi che anche tu mi ami? Il rimorso di non aver fatto le cose giuste al momento giusto mi ammazzerà, credimi!-

-Preferisci vivere nel dubbio?!-

-… sì. Come… come ho fatto finora.-

-C’è una soluzione, a tutto questo?-

-Temo di no.-

Joel abbassa la testa, per poi sorridere.

Alza lo sguardo.

-Ho un’idea. Ma non ti piacerà.- mi dice.

-Uh… spara.-

-Vengo con te.-

Resto zitta un paio di secondi.

-CHE COSAH?!-

Tutti i passanti si girano nella nostra direzione.

Whoops.

Ehi, mi ricorda qualcosa.

Una bambina mi indica con il dito, sua (probabilmente) madre mi guarda e si trattiene dal ridere, poi rimprovera sua figlia. Entrambe erano sul tram che ho preso io, mi sembra.

Bambini di merda…

-Calmati, Val! E’ l’unica cosa da fare!-

-Sai che così… farai incazzare ancora di più i miei?-

-Lo vedi allora, che è colpa mia?!-

-Non è colpa tua! E’ colpa loro!-

-Beh, allora dobbiamo far capire loro che io sono la persona giusta per te, che ti renderò felice!-

-Sono già felice.- sussurro.

La vedo, la vedo chiaramente.

Una sola.

Una sola lacrima che lentamente scende imperterrita fino alla fine del suo viso, per poi cadere, sottomessa alla forza di gravità, e schiantarsi inesorabilmente al suolo, infine finire tra le fauci della Grande Madre Natura, assorbita dalla Terra, com’era destino, com’è destino per tutto e tutti.

(Tutti: ……….. era davvero necessario, Autrice?)(Autrice: Ovvioh^-^)

Joel sorride, di nuovo.

Mi si spezza il cuore.

(Autrice: TI HO DETTO CHE SI SCRIVE QUOREEEEEEEEE!) (Tutti: Punto uno: l’hai scritto tu. Punto due: ERA DAVVERO NECESSARIO?!)(Autrice: Ovvio, come prima.)

-Val, ti prego, baciami.-

-E-eh?-

-Baciami di nuovo, ti prego. Fallo ancora.-

-Ma… siamo… in mezzo alla strada…-

-Non m’importa.-

Alzo un sopracciglio.

-Io ti amo sempre, chiaro? Ti amo in mezzo alla strada, sopra un treno, a casa nostra, a casa tua, sotto un albero, dentro a una nuvola, al centro della terra, su Marte, su Giove, sulla Stella Polare, anche dentro ad una tomba… Ti amo comunque.-

-Anche io… ti amerei ovunque.- sussurro.

-Val, ascolta…-

-Tu… Joel…-

-Sì?-

-Sei un grandissimo idiota.- sorrido.

-Eh?-

-Mi devi ancora un barattolone da un chilo di Nutella, pensavi me ne fossi dimenticata?-

-Ma cosa centra adesso…-

-Dai, lo comprerai un altro giorno. Ora torniamo a Century-House. Sai… ho due biglietti sola andata per l’Italia da comprare.-

Lo vedo fare il sorriso più grande che abbia mai fatto.

-Val… grazie.-

-Un’ultima cosa… te lo devi meritare, un altro bacio.-

-Lo farò.-

Mi prende la mano. Io mi stacco.

-Regola numero uno: niente effusioni in pubblico!-

-Ma ti ho solo preso la man-

-Zitto! Ora, mio caro… comando io. Che ti aspettavi?-

-Ah… niente di meno, in effetti.-

-A proposito… Caroline e Sean stanno insieme.-

-…eh?-

-Hai capito benissimo.-

-E DA QUANDO?!-

-Ohibò, e da quando ti scaldi tanto, è la vera domanda.-

-Sean è il mio migliore amico… e si è innamorato… di lei?!-

-Ah, a me lo dici?-

-Non ci posso credere.-

-Zitto e cammina, lo accetterai. Ti aspettano durissime settimane.-

-Uh… tipo?-

Rido istericamente.

-…Val?-

-Corso intensificato di Italiano basilare. Non arriverai nella mia terra senza sapere almeno qualche verbo e la struttura della frase. Inoltre…-

-I-inoltre?-

-E’ già un problema il fatto che non mangerai formaggio. E per quello, non posso biasimare i miei, mi spiace.-

-Accidenti, ci hai messo poco a cambiare umore, eh?-

-Colpa del ciclo.-

-… hai il ciclo?-

-No.-

-Ma e allora…-

-Zitto, ho detto! Mutismo e rassegnazione!-

-O-okay…-

-… baka!-


ENNIENTE, SONO TORNATA.

Quanti anni… 3? 4?

Damnnnn

Sono cambiate un saccaccio di cose.

Ho quasi 19 anni, sono diplomata, al conservatorio per davvero, eccetera.

Non preoccupatevi, questo capitolo l’avevo scritto back in the day, perciò lo stile non dovrebbe risultarvi cambiato.

A dire la verità, c’era un altro capitolo work in progress, ma ho deciso di non finirlo e di non pubblicarlo. Avevo intenzione di far andare Joel e Valy a vivere insieme in Italia, mentre si affezionano ai figli della sorella di lei (se non mi ricordo male), ma tanto non è che avesse senso come trama.

Mi sembra che questo capitolo, insieme a questo angolo autore, possa dare una (forse) degna fine a quello che in realtà ha costituito una buona parte delle mie malattie mentali nel 2014/15/16, quei quasi due anni nei quali ero fissata coi This Century.

Chiaramente non li seguo più, e ho cambiato gusti musicali davvero radicalmente. Adesso ascolto musica elettronica in Giapponese (aka Vocaloid, Utaite e simili)

Sono contenta della persona che sono diventata.

Perché questa crisi esistenziale, vabbè…

Se qualcuno avrà il coraggio di aprire questa storia e leggere fino a qui, ti ringrazio.

A dirla tutta, voglio solo completare le storie che avevo iniziato anche perché scrivere in Italiano non mi soddisfa più, e preferisco farlo in Inglese per poter continuare a migliorarmi, perciò, in realtà, non credo che continuerò ad essere attiva su questo sito per molto.

Doveva essere una soddisfazione personale, ecco.

Se qualcuno, malauguratamente, segue questa storia dal 2016, prima di tutto, perché

Secondo, spero di non averti deluso finendo in questo modo.

Grazie ancora, Imma peace out.

ValyXD~

 

 

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