Le mie prigioni

di Isidar Mithrim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 17: *** Le sue prigioni ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Le mie prigioni

Capitolo 1

Giorno 1

“Stai indietro!”
È questa frase strascicata a distoglierla dalla sua veglia irrequieta.
Hermione è rannicchiata in un angolo, i capelli crespi sparpagliati a terra e la guancia posata sul pavimento freddo.
Alza debolmente lo sguardo verso la porta della segreta, che cigola fastidiosa mentre viene aperta.
Lo spiraglio di luce che penetra nella stanza la costringe a portarsi una mano davanti agli occhi, che da tante, troppe ore sono accecati dal sonno maldestro e dal buio pesto.
Due passi timorosi, il rumore di un piatto di ceramica posato a terra, la porta che cigola di nuovo e la segreta che resta illuminata dalla tenue luce di un moccolo di candela.
Sola, Hermione si trascina a fatica verso il cibo, divora affamata i biscotti, si porta il bicchiere colmo di latte alle labbra. Il vetro freddo le ha quasi sfiorate quando all’improvviso ricorda che il Veritaserum è incolore e inodore.
I biscotti le hanno asciugato la bocca e allontanare il bicchiere dalle labbra è un’ennesima tortura, ma bere significherebbe vanificare lo sforzo fatto per resistere alle maledizioni di Bellatrix.
Sparge il latte a terra prima di cedere alla tentazione e a stento reprime le lacrime.
Resisti, Hermione, si dice.
La sua mente cerca un qualsiasi appiglio per distogliere i pensieri da quella chiazza bianca e umida.
Pensa, Hermione, pensa.
Mi hanno portato la colazione. È mattina.
All’improvviso capisce quanto sia preziosa questa informazione. Riconoscere il passare dei giorni sarà fondamentale: solo scandendo il tempo potrà impedirsi di impazzire, potrà continuare a sperare.
Prova a incidere un segno sul muro, ma non ci riesce. Prova ancora sulla porta in legno, ma deve essere protetta da qualche incantesimo.
Alla fine si tira via un capello e lo annoda stretto attorno alla maniglia.
È la mattina del mio primo giorno di prigionia e non ho sete.


Non saprebbe dire quante ore siano passate quando la porta si apre di nuovo.
Draco Malfoy entra nella cella, la mano agitata che tormenta la bacchetta, lo sguardo terrorizzato che si abbassa prontamente quando Hermione lo coglie a fissarla. Si china per recuperare piatto e bicchiere, ma non lascia nulla in cambio e si limita a farsi da parte, mentre la zia fa la sua comparsa nella cella e la tortura di Hermione ricomincia.
Viene presto interrotta dal rumore di un bicchiere infranto e dal disgusto di Bella per il nipote codardo.
“Ora tocca a te” gli dice la Mangiamorte con un sorriso maligno che non ammette repliche.
Hermione, a malapena cosciente, cerca Draco con gli occhi e lo supplica silenziosamente di porre fine a quello strazio.
Lui non ha neanche la forza di guardarla mentre alza la bacchetta e la punta incerto contro il suo corpo esile e il suo sangue sporco.
L’incantesimo la colpisce al ventre, ma la temuta ondata di dolore si diffonde molto più placida di prima, tanto che Hermione riesce a trattenere le urla.
“Levati, nipote indegno!” gli intima allora Bellatrix, scostandolo rabbiosa.
Hermione non riuscirà più a trattenere le urla, né le urine.


**************


Ciao!!
Ho un sacco di premesse da fare! La prima è senz’altro ‘Per Merlino, ho davvero scritto una Dramione?!’.
Ebbene, sembrerebbe proprio di sì. Il perché abbia scelto di raccontare di una coppia che non ho mai amato è presto detto: sulla scia di un contest che ho organizzato (‘Not my cup of tea!’) ho deciso di sfidare anche io i miei limiti, scrivendo di qualcosa di cui ho sempre pensato che non avrei mai trattato.
Mi preme molto riuscire a farlo lasciando i personaggi IC, ed è per questo che ho deciso di partire da un What if. Probabilmente esisteranno mille Dramioni che partono da questo stesso presupposto, ma visto che di solito non le leggo, non mi è dato saperlo^^

Note sulla grammatica: per i trattini di sospensione, mi sono attenuta alla regola ufficiale, secondo cui ci vuole la maiuscola se inizia un nuovo periodo (in pratica: se posso sostituire i puntini con un punto fermo senza distorcere il senso della frase, allora ci vuole la maiuscola, altrimenti la minuscola).
Per la virgola prima della congiunzione E, ogni tanto mi sono volutamente presa qualche libertà (come avviene in molti romanzi pubblicati), di solito nei dialoghi (per enfatizzare alcune pause).



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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Giorno 2

Hermione è già sveglia quando la porta si apre.
Siede stremata, la schiena posata alla parete di pietra e le braccia troppo deboli perché la mano possa salire a proteggere gli occhi dalla luce.
Intravede Malfoy entrare titubante con qualcosa nelle mani. Sembra volersene liberare il più velocemente possibile, poi ci ripensa e ignorando il cattivo odore si avvicina lentamente a lei, gli occhi fissi sulle mani pur di non incrociare i suoi.
Le posa accanto un piatto di biscotti, una bacinella vuota con dentro una brocca colma d’acqua, una tunica pulita.
Osa lanciarle uno sguardo fugace, poi si rialza per andarsene, voltandole le spalle.
“Portala via” mormora Hermione, la voce resa roca dalle urla del giorno prima, la mano faticosamente posata sulla brocca.
Malfoy si ferma, girandosi esitante. La sua faccia assume un’espressione sorpresa quando capisce a cosa lei faccia riferimento.
“Preferisci… preferisci il latte?” domanda stupidamente, un misto di pietà e compassione nella voce.
“Portala via!” lo supplica lei con disperata urgenza.
Lui – gli occhi lucidi e le labbra contratte – non ha la forza di non accontentarla.
Quando esce il buio ritorna e Hermione cerca a tentoni il piatto. Mastica lentamente i biscotti, impastandoli bene con la saliva. Con piccoli gesti contenuti abbandona i vestiti Babbani, lerciati dal sangue e non solo.
Poi si costringe ad arrancare fino alla porta e lega un altro capello accanto al primo.
È la mattina del mio secondo giorno di prigionia e non ho sete.


“Parla, sudicia Sanguesporco!” esplode Bellatrix furente, interrompendo la tortura.
Hermione è accasciata al suolo, la testa che pulsa irrequieta, il respiro affannato e la pelle color cadavere.
“Io… io non so niente, lo giuro…” sussurra.
Bellatrix la fissa sprezzante.
“Il tuo amichetto Paciock non ti ha mai raccontato cosa succede a chi si rifiuta di rivelarmi i suoi segreti?”
Hermione non è l’unica a trattenere bruscamente il respiro.
Bella scocca un’occhiata disgustata al nipote prima di rivolgersi di nuovo alla sua vittima.
“Non sarà rimasto nulla in quella testolina brillante, quando avrò finito con te” dice minacciosa e compiaciuta.
 “Ma…” mormora Malfoy, esitante. Hermione è sorpresa: sa che lui deve aver racimolato tutto il suo coraggio per interrompere la zia. “Il Signore Oscuro ha detto di non –”
“Taci, stupido ragazzo! So benissimo cosa ha detto!”
Forse Hermione dovrebbe avere ancora più paura, sapendo che Voldemort ha altri progetti per lei, ma per un attimo è sollievo quello che la pervade.
C’è solo una persona di cui Bellatrix rispetterebbe gli ordini e quella persona mi vuole lucida.
Per adesso.


***********

Questa volta ho solo una specifica da fare: il sangue sui vestiti di Hermione è quello delle ferite causate dalla caduta del lampadario. Ho immaginato che l’abbiano curata, nonostante tutto (magari maldestramente).

Ps: facendo una revisione della storia ho anche deciso di semplificare tutte le note, limitandole a specifiche sulla storia e tagliandole del tutto quando superflue. Per questo motivo non troverete più i ringraziamenti che avevo inserito alla fine di ogni capitolo, ma vi ringrazio ora per tutto <3
Pps: a breve i capitoli diventeranno un pochino più lunghi ^^


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Giorno 3

Hermione non saprebbe dire quanto tempo sia passato da quando si è destata dal sonno.
Attende con ansia il momento in cui la solita chioma bionda farà capolino con la colazione. Ha bisogno di sapere se il tempo stia davvero scorrendo, o la parsimonia di Bella nel torturarla non basterà a mantenerla lucida.
È un sollievo sentire la porta cigolare.
Malfoy le si avvicina lentamente, si guardano negli occhi per un attimo. È dispiacere ciò che Hermione vi legge prima che lui torni a fissare il pavimento.
Oggi c’è il pane sul piatto, ma è la brocca colma d’acqua ad attirare la sua attenzione e a ricordarle quanto asciutta sia la propria bocca.
“Non berrò” mormora, la voce tanto flebile da faticare lei stessa a sentirla.
Tenta di nuovo dopo essersi schiarita la gola.
“Non berrò.”
Questa volta Malfoy sente, ma continua a non capire.
“Non… non hai sete?”
Hermione prova un moto di astio per la sua ingenuità.
“Mi credi davvero così stupida?” dice, sforzandosi di risultare velenosa. “Non berrò nulla di quello che ti danno da portarmi.”
Malfoy esita, prima di rispondere.
“Non mi dà niente nessuno… Sono io a… sono io che me ne occupo.”
Hermione lo fissa incredula.
“Non… non posso portarti molto, ma non ho messo niente in quell’acqua” prosegue il ragazzo. “È… è per questo che non hai bevuto? Credevi fosse avvelenata?”
Hermione ride sprezzante, prima che una fitta di dolore la costringa a calmarsi.
“Non è il veleno che temo” spiega poi. “Anzi, se vorrai procurarmene un po’ sarai il benvenuto” aggiunge tentando di sembrare ironica.
Finalmente Malfoy capisce. Non è per sé che Hermione ha paura, non è per lei che sopporta la sete, esattamente come non è per lei che resiste alla tortura.
“Veritaserum?” domanda semplicemente.
Hermione si limita ad annuire.
Si stupisce quando Malfoy si porta la brocca alla bocca e beve due profondi sorsi con tanto ardore da lasciar sfuggire un rivolo d’acqua a bagnargli la veste.
La bocca di Hermione è sempre più asciutta.
“Mi chiamo Harry Potter” sostiene il Purosangue con determinazione.
Questa volta è Hermione a non capire.
“Se avessimo il Veritaserum a disposizione, mia zia ti avrebbe già costretto a berlo” spiega lui con semplicità, quindi poggia pane e acqua a terra.
Hermione lo fissa per un istante prima di afferrare famelica la brocca e bere disperata, smettendo solo quando si sente finalmente dissetata.
Quasi le sfugge un sorriso, mentre la posa sul pavimento.
È la mattina del mio terzo giorno di prigionia e non ho sete.

Solo quando Malfoy, uscendo dalle segrete, le augura ‘Buona notte’ comprende l’amara verità.
Non le aveva portato la colazione del terzo giorno, ma la cena del primo.

Questa volta Hermione non riuscirà a reprimere le lacrime.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Giorno 2

È un sonno irrequieto quello di Hermione, costellato da incubi troppo simili a ricordi.
Un ragno che si contorce sopra una cattedra, la risata sguaiata di Bellatrix, la propria mano che dona a Monica Wlikins l’involucro di una Bolle Bollenti, un ragazzo biondo con una tazza di latte.
Quando apre gli occhi la prima cosa a soprenderla è la luce tremolante di una candela che stempera l’oscurità. È posata vicino a un vassoio con latte, biscotti e una mela. Forse quella parte non l’aveva sognata, dopotutto.
Hermione si tira faticosamente a sedere e allunga una mano verso il frutto – una piacevole novità – quando con la coda dell’occhio coglie un’ombra muoversi alla propria destra.
Prende titubante la candela per illuminare quell’angolo buio e un’ondata di terrore squassante la pervade. Un attimo dopo la candela è a terra, la stanza è di nuovo calata nell’oscurità e il cuore di Hermione comincia a battere all’impazzata quando la sua voce sadica e melliflua si alza nell’aria.
“È un peccato che questa mattina Bellatrix Lestrange non fosse qui a impedirmi di passare a trovarti, sai?”
Hermione trema come una foglia.
 “Mi domando se la tua pelle sia ancora deliziosa come quando ti ho catturata, bocconcino…”
Il licantropo si avvicina con estenuante lentezza.
“Mi chiedo se il tuo sudicio sangue sia caldo e buono come quello dei veri maghi…”
Hermione squittisce impaurita quando un’unghia affilata le sfiora l’avambraccio.
Si allontana il più rapidamente possibile, si rannicchia addosso alla parete e, dilaniata dall’angoscia, ascolta i passi pesanti di Greyback farsi sempre più vicini.
Lei sta singhiozzando quando il fiato dal retrogusto ferroso del mostro le penetra nelle narici e il suo respiro caldo le contamina il volto.
Non riesce a trattenere un lamento terrorizzato mentre le passa la lingua umida e ruvida sulla guancia, assaporando le sue lacrime salate.
“No… ti prego…” supplica disperata mentre lui sfiora la pelle morbida con i denti acuminati. Li trascina con inaspettata delicatezza fino al collo e solo allora li affonda nella carne.
Hermione urla disperata, mentre il dolore e il terrore s’intersecano in un’unica, orrida morsa che le squarcia il corpo.
Poi il colpo di una porta che si spalanca inondando la stanza di luce, il lampo azzurro di un incantesimo e il corpo del licantropo divelto dal proprio.
“Come osi?!” esclama Greyback furioso mentre si rialza, il sangue che gli cola sul mento gocciolando sul pavimento.
Malfoy è spaventato e si tiene a debita distanza dal mostro, poi lancia uno sguardo riluttante verso Hermione e da qualche parte riesce a racimolare il coraggio di rispondere.
“Non hai il permesso di scendere qui.”
Fenrir ride canzonatorio, prima di tornare serio.
“Non prendo ordini da un ragazzino” dice in tono minaccioso.
Anche se a fatica, Malfoy sostiene il suo sguardo mentre solleva la manica per scoprire il Marchio Nero.
“È un Mangiamorte che te lo ordina” chiarisce con una fermezza che lascia Hermione stupita.
Greyback tace, irato.
“Vattene ora e mia zia non lo verrà a sapere” garantisce il ragazzo.
Il licantropo lo fissa con aria di sfida mentre si pulisce la bocca dal sangue con il dorso della mano. A passi lenti e arroganti esce dalla segreta e ha già oltrepassato la porta quando si gira verso Draco.
“Per essere un Mangiamorte hai stranamente a cuore la sorte di una Sanguesporco” commenta Fenrir con crudele sarcasmo, prima di voltarsi nuovamente per salire le scale, lasciando il ragazzo ammutolito.
Hermione fa in tempo a vedere Malfoy chiudere la porta e accendere la bacchetta con un Lumos, prima di perdere i sensi.


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Giorno 4

“Granger…”
È una voce strascicata e preoccupata quella che Hermione ode in un remoto anfratto della sua mente annebbiata.
“Granger, svegliati…”
No, lasciami dormire ancora un po’…
“Hermione.”
Non ha mai sentito il proprio nome prendere vita tra le sue labbra ed è questo che la convince a combattere contro la forza che le tiene chiuse le palpebre.
O forse è la mano gentile che le ha posato sulla spalla lurida, scuotendola lievemente.
Finalmente Hermione apre gli occhi, stordita.
Draco Malfoy è chino su di lei, lo sguardo colmo d’ansia che comincia a rilassarsi perché Hermione ha iniziato a reagire.
“Come… come ti senti?”
Solo quando le fa questa domanda lei si rende conto del sordo, costante dolore che le attanaglia il collo e il ricordo dell’aggressione di Greyback la travolge.
È con atroce fatica che solleva il braccio per cercare la fonte del dolore. Una grossa benda asciutta ricopre la ferita e Hermione non ha bisogno di chiedere chi sia stato a metterla, per saperlo.
“Grazie” mormora riconoscente.
Malfoy si lascia scappare un rapido cenno di assenso.
“Non… non sono molto bravo con gli incantesimi di guarigione” confessa poi. “Sta migliorando, ma resterà una cicatrice...”
Hermione pensa per un istante al volto sfigurato di Bill e non riesce a trattenere un singulto.
Malfoy la guarda dispiaciuto e sembra cercare disperatamente delle parole da dire, pur di non lasciare che cali un silenzio carico di disagio.
“Sei rimasta incosciente per tanto tempo.”
Lei lo guarda sorpresa. Questo non l’aveva previsto.
“Quanto?” si limita a chiedere.
“Più di due giorni. Lei non è ancora tornata, comunque.”
Hermione fa una risata amara pensando che gli unici due giorni in cui nessuno si sarebbe dato peso di torturarla li avesse spesi svenuta. Almeno il tempo è passato in fretta.
Si fissano di nuovo per un istante, condividendo silenziosi il sollievo per la lontananza di Bella, prima che Malfoy si alzi bruscamente.
“Mangia” le raccomanda, indicandole il piatto con una mela e due fette di pane. “Non puoi saltare un altro pranzo.”
Esce dalla segreta lasciandole la candela accesa e Hermione è così distratta a seguirlo con gli occhi da dimenticare per un attimo di cominciare a bere.
Poi si trascina strenuamente fino alla maniglia e lega tre capelli accanto all’unico che aveva lasciato.
Solo quando comincia a mangiare il pane, però, realizza che non la sfamerà più.
Sono a metà del mio quarto giorno di prigionia e vorrei tanto una bistecca al sangue.


Quando Malfoy le porta la cena e le bende pulite, la sua medicazione è diventata umida di sangue e siero.
Hermione ha la schiena poggiata alla parete, la testa girata dalla parte opposta alla ferita per stendere meglio il collo e per il timore di guardare lo squarcio scavato dai denti.
Non lo può vedere mentre si prende cura del morso slabbrato, ma avverte le sue dita operare gentili con le garze e versare con attenzione chissà quale sostanza, dopo aver lavato la ferita. I suoi movimenti le appaiono sicuri e non riesce a fare a meno di chiedersi quante volte deve averla medicata, mentre era svenuta.
Quando ha finito di bendarla Malfoy si alza in piedi, ma invece di andare verso l’uscita resta fermo a fissare il pavimento.
“Domani dovrò tornare a Hogwarts” mormora infine con voce quasi rotta.
Per Hermione è quasi come ricevere un altro morso, perché sa bene qual è la verità che quelle parole sussurrate stanno nascondendo.
Nessuno si prenderà più cura di me.
Sono lacrime inattese quelle che cominciano a solcarle le guance.
Draco la guarda costernato, gli occhi lucidi e le labbra strette tra i denti.
Si abbassa per posare a terra una strana mano rattrappita e approfitta di avere il volto nascosto per asciugarsi il naso con il dorso dell’avambraccio.
“Mettici sopra la candela. Farà luce solo per te e nessuno se ne accorgerà.”
Non ha il coraggio di fissarla un’ultima volta mentre esce frettoloso dalla segreta.
Hermione stringe la Mano della Gloria tra le sue e pensa che nessuno le abbia mai fatto un regalo più bello.




************

Il desiderio di bistecca lo aveva anche Bill dopo il morso.


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Giorno...

La candela della Mano della Gloria si è ormai consumata da tempo.
Hermione vorrebbe essere in grado di calcolare quanto, ma ora che Malfoy è tornato a Hogwarts non ha più le sue visite a scandire il trascorrere dei giorni. La sua bocca è tornata arida e il suo stomaco continua a pretendere carne cruda senza essere soddisfatto, la sua ferita è gonfia e infetta, i capelli crespi non sono che un agglomerato di sudiciume.
Non so quanti giorni di prigionia siano passati e sto morendo di sete.
La cosa peggiore, però, è il ritorno di Bellatrix.


“Dimmi dov’è!”
L’urlo rabbioso di Bella è seguito da un’atroce scarica di dolore.
Solo quando la Mangiamorte interrompe la Maledizione Hermione riesce a parlare.
“Non lo so…”
Crucio.
È annoiata freddezza quella che Hermione riconosce nel tono di Bellatrix mentre la tortura ricomincia.
Quando il dolore cessa la Nata Babbana sa di dover allungare la pausa il più possibile.
“Eravamo… eravamo in tenda. Abbiamo cambiato posto ogni giorno… Come posso saperlo?”
“Ho trovato la vostra tenda dove vi hanno catturato i Ghermidori, Sanguesporco. Non sono tornati a riprenderla. Dimmi dove sono!”
“Forse… forse sono tornati a Grimmauld Pla –”
“Yaxley sostiene che nessuno ci mette piede da mesi. E sono certa che tu lo sappia perfettamente, ragazzina. Non mi piace essere presa in giro. Crucio.”
Hermione sente il suo corpo spezzarsi a metà e ardere dallo strazio. Non riesce a trattenere le urla, prima di svenire.


“Cosa state cercando?” domanda Bella. Forse è un altro giorno, forse solo qualche ora dopo. Non sapere è terribile.
“Noi… noi non stiamo cercando niente” si sforza di rispondere Hermione. “Ci stiamo solo… ci stiamo nascondendo.”
“Bugiarda! Sappiamo che Potter tramava qualcosa con Silente!”
“Harry non… non ci racconta nulla” singhiozza Hermione.
Poi è solo agonia.


Altro giorno. Forse.
“Perché aveva una copia della spada?” chiede per l’ennesima volta Bellatrix, senza darle tregua.
Hermione è sollevata. A quanto pare, la Mangiamorte è convinta che la loro sia solo una copia. Evidentemente aveva controllato che la spada ‘vera’ fosse ancora al sicuro nella sua camera blindata.
“Volevamo… volevamo darla all’Esercito di Silente” improvvisa Hermione, cercando di rimandare la tortura.
Bellatrix la squadra con sospetto.
“Cosa se ne dovrebbe fare quel gruppo di idioti di una copia?”
“Non sapevamo che Piton l’avesse tolta dal suo ufficio. Volevamo che riprovassero a prenderla… che la scambiassero con quella vera.”
“Perché?!” ruggisce la strega.
“A-appartiene a Harry” spiega Hermione. “Con quella ha ucciso il Basilisco di Salazar Serpeverde… Speravamo… Magari poteva riuscirci anche con Tu-Sai-Chi…”
Bella ride sguaiatamente.
“Siete più stupidi di quello che pensavo! Una misera spada contro il Signore Oscuro, il mago più potente di tutti i tempi!”


Hermione si risveglia lentamente.
È stordita, ma torna subito lucida quando vede la brocca colma d’acqua davanti a sé. Beve avidamente, senza osare riprendere fiato fino a quando non sente appagata la sete.
Solo quando riprende a respirare si rende conto che la segreta non è buia.
C’è una nuova candela accesa sulla Mano della Gloria.
Hermione guarda istintivamente verso la porta, con l’ingenua speranza di vederlo comparire.
È allora che li nota. Sette corti capelli biondi legati alla maniglia accanto ai primi quattro, lunghi e ricci. Hermione sorride mentre li guarda, incredibilmente sollevata. Un moto di gratitudine nei confronti di Malfoy la investe. Temeva fosse passato molto meno tempo…
È il mio undicesimo giorno di prigionia e non ho sete.

Un brusco rumore la distoglie all’improvviso dai propri pensieri.
Hermione si ritrae terrorizzata mentre il ricordo dell’aggressione di Greyback torna vivido. Poi si fa coraggio, afferra la Mano della Gloria e allunga il braccio per illuminare meglio l’ambiente, fino a quando non intravede un corpo abbandonato in un angolo. Solo in quel momento coglie il suono ritmico di un respiro non suo.
È il mio undicesimo giorno di prigionia, non ho sete e non sono più sola.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Giorno 11
[continua]


Hermione si avvicina lentamente, curiosa di conoscere l’identità dell’uomo e al tempo stesso timorosa di scoprirne la condizione.
È disteso sulla schiena, il volto rivolto verso il muro, i capelli intrisi di sangue raffermo.
Il suo petto si alza e si abbassa dolcemente, ma quello è l’unico movimento che Hermione è in grado di cogliere. Gli avvicina la luce al capo e vincendo la repulsione che l’attanaglia allunga una mano per girare il suo viso verso di lei.
Le lacrime cominciano a bagnarle le guance quando riconosce Neville nell’uomo dal volto pesto e tumefatto.
Lo chiama debolmente, lo scuote per una spalla, ma lui resta immobile e il timore di Hermione si trasforma in disperato terrore.
Alla fine si arrende, gli stringe una mano tra le sue, poggia il capo sul suo ventre morbido e continua a singhiozzare finché, stremata, non la prende il sonno.

È il rumore della segreta che si apre a destarla.
Non ha nemmeno bisogno di guardare per capire che quei passi incerti sono i suoi.
Si gira lentamente verso di lui, mentre la rabbia comincia a crescere.
Non prova alcuna compassione alla vista del suo sguardo dispiaciuto o del braccio fasciato.
Solo disprezzo.
“Sei stato tu” lo accusa disgustata, tradita.
Nemmeno quando le ha scagliato contro la Maledizione Cruciatus l’ha odiato, ma scoprire di non potersi fidare di lui brucia molto, molto di più.
Malfoy posa a terra il vassoio e tace. Non ha il coraggio di guardarla negli occhi, non ha la forza di voltarle le spalle.
“Non volevo” mormora in fine.
È in quel momento che Hermione trova la forza per alzarsi.
Si scaglia contro di lui e ogni colpo che gli sferra parla di dolore e delusione. Vuole ferirlo, vuole graffiarlo, così come ha fatto lui con lei.
Si dà della stupida, Hermione. Per essersi illusa. Per aver sperato. È questo che gli racconta con i suoi pugni deboli mentre Malfoy si copre il volto con le braccia e incassa i colpi.
Draco attende che Hermione finisca di sfogarsi ed è quando comincia a singhiozzare contro il suo petto che la stringe forte a sé, la sostiene.
“Io non volevo” mormora ancora.
Hermione lo sa. Sa che non voleva, l’ha sempre saputo, in fondo.
Si lascia cullare dalle sue braccia – ferme e solide e forti, nonostante i pugni e la ferita fasciata.
“Portami via” supplica in un sussurro così flebile che non è certa di aver parlato ad alta voce. “Portaci via.”
Malfoy la lascia andare e Hermione vede i suoi occhi grigi umidi di lacrime.
“Non posso. Lo sai che non posso…”
Hermione lo sa, l’ha sempre saputo, in fondo.
Fa male lo stesso, però.
Annuisce piano.
“Li ucciderà…” mormora Draco.
Lo sanno entrambi che due cadaveri sono un prezzo troppo alto per la libertà.




************

’I due cadaveri’ sono quelli dei genitori di Draco, se non si fosse intuito.


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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Giorno 12

È al ragazzo steso accanto a lei che va il pensiero di Hermione, appena si sveglia.
Gli tocca piano la fronte, saggiando il lurido frammento di tessuto adagiatovi sopra.

La sera prima è stata dura centellinare la propria acqua, dopo esserne stata privata tanto a lungo. Neville non ha ripreso conoscenza e farlo bere si è dimostrata un’ardua sfida. Hermione, però, ha ridotto in stracci la tunica pulita portata per lei da Draco, ha impregnato d’acqua gli scampoli di stoffa e li ha disposti sulla pelle troppo calda dell’amico, sperando di abbassargli la temperatura.

Ora la pezza è asciutta, scaldata dalla pelle violacea e tesa di Neville, ma la febbre sembra essere scesa almeno un po’.
Hermione sacrifica altra acqua per bagnare ancora i brandelli di stoffa posati sulla fronte e sul torace nudo del ragazzo. Anche se la sua compagnia è decisamente troppo silenziosa, riesce comunque a farla sentire meno sola, impegnandola in quei piccoli gesti quotidiani.
Sta facendo scivolare qualche goccia d’acqua tra le sue labbra quando la porta della segreta si apre.
Hermione alza il viso e sorride debolmente a Draco, un po’ per farsi perdonare della reazione del giorno prima, un po’ perché è contenta che sia lì.
Lui sembra rilassarsi nel vederla così tranquilla, si avvicina con più determinazione, posa la colazione nel solito punto. Hermione è grata perché ha preferito l’acqua al latte.
“Come sta?” chiede Draco, indicando Neville esitante.
“Non si è ancora svegliato” spiega Hermione. “La febbre è calata, però.”
Draco fa un piccolo cenno d’assenso, incapace di esprimere ad alta voce il suo sollievo.
La guarda in silenzio per un attimo, prima di riprendere l’uso della parola.
“Dovresti farti medicare la ferita.”
Hermione sa che con quel consiglio lui si sta offrendo di farlo e annuisce, grata.
Draco si siede alle sue spalle e comincia a togliere la vecchia fasciatura. La garza aderisce al taglio ancora non cicatrizzato e lui deve forzare un po’ la mano per portarla via, così una fitta acuta copre il dolore sordo proveniente dalla ferita infetta e maleodorante. Hermione sente Draco deglutire e ha paura di guardare, così piega il capo dal lato opposto con la scusa di esporre il taglio.
Per avere la ferita sotto gli occhi lui la tira a sé, facendola sedere tra le gambe.
Quando Draco comincia a pulire a fondo la ferita, il dolore torna a farsi sentire, crudele. Un gemito sofferente si alza nell’aria, ma a emetterlo non è stata Hermione, che si sta mordendo il labbro inferiore pur di non fiatare.
La sua mano, però, è stretta attorno al braccio fasciato di Draco. Non si era nemmeno resa conto di averlo afferrato, ma lo lascia andare come se si fosse scottata.
“Scusa” mormora.
“Non è niente” si affretta a tranquillizzarla lui, come vergognandosi di essersi lamentato per così poco davanti a una ragazza che viene torturata da giorni.
“Mi dispiace se ti faccio male” aggiunge, riprendendo a medicare la ferita. “Va pulita bene, però.”
Hermione annuisce.
“È stato Neville a ferirti il braccio, vero? È per questo che è qua” commenta dolcemente dopo un po’, rompendo il silenzio.
Draco esita un attimo, prima di confermare i suoi sospetti.
“Sì.”
“Perché?” si limita a domandare Hermione, mentre la risposta comincia a formarsi nella sua mente.
“Gli è arrivata voce che eri prigioniera qui.”
“Quindi… è stato lui ad attaccarti.”
“Aveva un buon motivo. Hai degli amici coraggiosi, Hermione Granger.”
Hermione non può che rallegrarsi nell’apprendere che non è stato Draco a colpire per primo, ma sente una morsa stringerle il cuore realizzando che Neville è la per colpa sua.
“Cosa ne sarà di lui?” domanda con voce incrinata, mentre Draco comincia a mettere la fasciatura nuova.
“Non lo so” sussurra il ragazzo, senza riuscire a nascondere una nota di paura nella voce.
È allora che Hermione comprende che non hanno troppi motivi per tenerlo vivo, a differenza sua.
“Non lasciare che lo uccidano” supplica implorante.
Draco deglutisce. “Ci proverò.”
Dal tono che usa non sembra credere di avere grandi chance, però, e Hermione non può fare a meno di notarlo.
“Ho finito” annuncia infine il ragazzo, ma nessuno dei due sembra avere la forza di muoversi.
“Neville non è il solo amico coraggioso che ho qui, Draco” mormora poi Hermione.
È allora che sente due dita posarsi sulla sua guancia incrostata di lacrime e sporcizia per carezzarla gentile. Il cuore comincia a batterle all’impazzata, ma rimane immobile, incapace di parlare, incapace di reagire. Quando i polpastrelli arrivano a solleticarle le labbra spaccate dalla disidratazione, però, un sospiro inatteso le sfugge contro le dita di Draco.
Hermione gira la testa a cercare i suoi occhi, occhi che soffrono a vederla così, occhi che non la vedono sporca e pelle ossa, ma coraggiosa e leale.
Le braccia di Draco l’avvolgono da dietro per avvicinarla a sé. Poggiare la schiena contro qualcosa di caldo e morbido, contro un petto che le trasmette il battito forsennato di un cuore in subbuglio è una piacevole novità rispetto alla fredda pietra del pavimento e delle pareti.
È la bocca del ragazzo a interrompere quell’intenso scambio di sguardi, posandosi con disperata urgenza sulle labbra aride di Hermione, come a voler donare loro nuova vita, nuova linfa.
Sembra quasi casuale il timido incontrarsi delle loro lingue, ma presto diventa un verace esplorarsi.
Il respiro di Hermione accelera mentre l’eccitazione cresce in lei, nuova e sorprendente. Forse c’è anche qualcosa del lupo in quel bacio ardente, forse è per colpa di quel morso osceno che Hermione cerca le mani di Draco e le porta sui propri seni consumati dal digiuno. Lui li stringe tra le mani, li carezza avido attraverso la stoffa ruvida della sudicia veste.
È un brusco grugnito di Neville a farli trasalire.
Un istante dopo Malfoy è in piedi e la fissa spaventato, forse da se stesso, forse immaginando quello che sarebbe successo se Bellatrix li avesse visti. Hermione non saprebbe dirlo, è sconvolta dallo stupore per la propria audacia, per la propria eccitazione.
Draco le lancia un ultimo sguardo preoccupato prima di uscire dalla segreta, lasciandola alla luce della Mano della Gloria.
Hermione si alza a fatica per legare il dodicesimo capello e non si trattiene dallo sfiorare quelli che Draco ha lasciato per lei.

*********


All’inizio non avevo pensato a questo bacio, in tutta sincerità, ma alla fine si è scritto da solo!



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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Giorno 12
[continua]

La porta della segreta si spalanca e una donna entra nella prigione, evocando qualche candela per illuminare l’ambiente.
Bellatrix Lestrange fissa Hermione divertita, una follia maligna che le arde negli occhi.
“Ma guarda, la Sanguesporco si è presa cura del suo inutile amico” cantilena crudele. “Chissà quanto le dispiacerà vederlo andare fuori di testa come i suoi genitori.”
Poi punta la bacchetta verso Neville e a Hermione sembra di gelare.
“NO!” grida disperata, gettandosi sul suo corpo.
Bella solleva la bacchetta e comincia a ridere sguaiatamente.
“Patetica” la insulta divertita, prima di farla volare a schiantarsi contro il muro con un pigro movimento della bacchetta.
Hermione sta cercando di riprendere a respirare quando delle catene le si avvinghiano ai polsi. Sono spuntate dalla parete come vipere da un nido di sassi e stanno cominciando a ritrarsi per sollevare il busto di Hermione da terra.
Alla fine si ritrova seduta con la schiena contro il muro e le braccia ancorate alla pietra. Alza il capo dolorante, i capelli che le oscurano in parte la vista.
Bella la fissa tronfia.
“Sciocca ragazzina… Credevi che l’avrei torturato da incosciente, risparmiandoti le sue urla di dolore?” la deride. Poi punta ancora la bacchetta verso Neville. “Innerva.”
Gli occhi del ragazzo si aprono a stento a causa delle palpebre rigonfie.
Si tira faticosamente a sedere con una smorfia di dolore, spaesato.
Hermione non può trattenersi dal mormorare il suo nome e la sua voce è dolce e spaventata al tempo stesso.
Neville si volta verso di lei e la fissa confuso.
Hermione capisce che lui stenta a riconoscerla. Forse è la luce fioca, forse i suoi occhi tumefatti, forse la febbre, forse il proprio aspetto orribile.
Forse è qualcosa di peggio, ma Hermione non può, non vuole crederci.
“Neville…”
“Hermione… Sei… sei tu?”
Lei tira un sospiro di sollievo.
“È proprio lei, stupido d’un Paciock. È colpa sua se sei finito qua e neanche la riconosci” commenta Bella con perfidia.
Solo allora Neville si accorge della sua presenza. Il suo volto si trasforma in una maschera d’odio.
“Tu!”
“Oh, di me ti ricordi, vero?” dice Bella con soave crudeltà. “Come stanno mamma e papà?”
Hermione non riesce a trattenere un singulto, mentre Neville si alza coraggioso.
Bella ride davanti ai suoi movimenti resi goffi dal dolore e lo guarda maligna mentre si sforza di mettersi in piedi.
“La pagherai” promette Neville con rabbia e odio.
“Sto morendo di paura, Paciock.”
“Bene. Io no” risponde il ragazzo con audacia.
Il volto di Bella si contrae in una smorfia furiosa. È un attimo, poi Neville è a terra e l’aria è satura di urla.
Hermione grida inorridita mentre l’amico subisce la tortura senza emettere un fiato. Neville ha tutti i muscoli in tensione, trema per lo sforzo di trattenersi dal gridare e di sopravvivere allo strazio. Bella stringe i denti in preda alla furia, incredula davanti alla resistenza del ragazzo.
Alla fine è la prima ad arrendersi, alzando la bacchetta.
“Tale padre, tale figlio” commenta con ritrovato sadismo. “Tua madre invece non la voleva smettere di urlare.”
Neville ignora le sue parole e si tira su, sedendo con la schiena contro il muro.
“Vedo che i Carrow non ti hanno detto che quest’anno ci hanno punito con la Cruciatus. Avere come parente un Lupo Mannaro sembra averti tagliato fuori, eh?”
“Come ti permetti?” domanda Bella, colpita nel vivo. Neville la fissa con aria di sfida e Hermione pensa che c’è un solo modo in cui potrebbe finire quella diatriba. Il ricordo di Alice Paciock affiora vivido nella sua mente mentre gli occhi le diventano umidi.
“Neville…” lo chiama piano, come per metterlo in guardia. In realtà, però, non sa cosa aggiungere.
“Cosa c’è, Sanguesporco? Non vuoi vedere il tuo amichetto soffrire? Allora dovresti cominciare a parlare!”
“Non dirle niente!” grida Neville con determinazione. “Hermione, non dirle nulla!”
Lei annuisce, ma per la prima volta ha davvero paura di non riuscire a tacere troppo a lungo.
Crucio” dice Bella, fissandola con un’espressione di sfida.
Anche questa volta la segreta resta silenziosa, ma quando la Maledizione è scagliata per la terza volta Neville non riesce più a soffrire in silenzio.
È allora che la porta della segreta si apre e Narcissa Malfoy appare, bionda e impassibile come sempre.
Fissa Hermione disgustata e avvicina una mano al naso per filtrare il lezzo che tinge l’aria delle segrete. Poi i suoi occhi si spostano con odio su Neville, accasciato a terra.
Bella ha alzato la bacchetta e la guarda irritata a causa dell’interruzione.
“Dovrai accontentarti della ragazza” le dice Narcissa senza preamboli. “Piton vuole Paciock a Hogwarts” spiega, mostrando una lettera.
Bella tace per un attimo di inorridita sorpresa.
“Come osa Piton dare ordini a me?” commenta infine, furente. “Io, che sono rimasta fedele a Signore Oscuro perfino ad Azkaban, mentre lui leccava i piedi a quel Babbanofilo di Silente e lasciava vivere Potter!”
“Non ti sta ordinando niente. È una richiesta che ha fatto a me, visto che Paciock è mio prigioniero.”
“Tuo prigioniero?” esclama Bella, sprezzante. “Perché ha fatto un graffietto a quella femminuccia di mio nipote?”
“Non parlare così di Draco” ribatte Narcissa, ferma.
“Quel codardo di tuo figlio non è nemmeno riuscito a torturare degnamente la Sanguesporco” sostiene la sorella, velenosa. “Credo sia perfino invaghito di lei” lo deride.
“Stasera Paciock farà ritorno a Hogwarts” afferma Narcissa, ignorando le insinuazioni. “Ho un debito con Severus che è ora che cominci a ripagare.”
Fissa con insistenza la sorella, che alla fine cede alla richiesta. È livida di rabbia quando lascia la segreta spegnendo le candele. Narcissa lancia a Hermione un ultimo sguardo disgustato prima di lasciare a sua volta la prigione, chiudendosi dietro la porta.
È la seconda volta che Bella viene interrotta mentre tortura i suoi prigionieri.
Hermione non può fare a meno di pensare che la cosa sembra non andarle affatto a genio.
Scoprirà troppo presto di aver pensato bene.

*********


Capitolo di passaggio, credo il primo in cui Draco non appare affatto. Lo vedremo di nuovo nel prossimo capitolo – che racconterà sempre del dodicesimo giorno.




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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Giorno 12
[continua]

“Hermione” è la prima cosa che dice Neville, quando la porta si chiude dietro alle sorelle Black. “Sei viva.”
Lei si limita ad annuire, ancora provata dagli eventi di poco prima. Poi realizza che non può vedere quel gesto e lo invita a cercare a tentoni la Mano della Gloria.
Quando esclama sorpreso, Hermione intuisce che deve averla trovata. Un attimo dopo la stanza si illumina fiocamente: Neville ha preso la candela tra le dita staccandola dalla Mano, affinché possa fare luce per entrambi.
Le si avvicina avanzando sulle ginocchia, una mano posata sul muro per sostenersi.
Prova a liberarla dalle catene, senza successo. Si siede davanti a lei, guardandola rattristato e determinato al tempo stesso.
“Non ti lascerò sola. Non tornerò a Hogwarts” le promette.
“No!” esclama lei, terrorizzata all’idea di dover assistere ancora alla sua tortura, all’idea che Neville possa davvero rifiutarsi di tornare a scuola.
“Sapevo che non saresti stata d’accordo” sorride lui, ammirato dal coraggio di Hermione.
“No, Neville, non se ne parla!”
“Non preoccuparti, mi torturerebbero anche a Hogwarts, tanto vale che ti faccio compagnia” commenta scherzoso lui.
Almeno non sarebbe davanti a me, pensa Hermione per un egoistico istante.
“Neville, non capisci… Ti uccideranno…”
“Piuttosto credo che la cara Bellatrix Lestrange si divertirebbe a ridurmi come i miei genitori.”
Hermione lo guarda stupita. Quanto sei cambiato Neville, per arrivare a parlare con tanta leggerezza di simili argomenti.
Lei, però, non è affatto divertita.
“Neville, sono seria” insiste, una nota d’urgenza nella voce. “Tu-sai-chi ha proibito a Bella di ammazzarmi o di farmi impazzire. È per questo che sono riuscita a resistere tutto questo tempo. Se minacciasse di ucciderti, però, io…”
Io finirei per parlare.
Anche se quelle parole Hermione le pensa e basta, gli occhi di Neville si illuminano di comprensione.
“Harry non si sta semplicemente nascondendo, vero?” domanda il ragazzo in un sussurro quasi impercettibile.
Hermione esita, tentata per un attimo di fingere anche con Neville. Poi cede, fa un sincero cenno di diniego con la testa e infine riprendere a parlare.
“Devi andare via… Non rendere tutto ancora più difficile…”
Neville la guarda sofferente, dilaniato all’idea di abbandonarla. Infine annuisce e Hermione tira un sospiro di sollievo.
“Troverò il modo per tirarti fuori di qui” le promette.
Lei gli regala un sorriso forzato, perché in cuor suo sa che gli unici a entrare nel maniero sono i prigionieri e i Mangiamorte.
Cala il silenzio mentre i due Grifondoro si guardano, incapaci di dare voce ai tanti, ingombranti pensieri che attraversano le loro menti.
Infine è Hermione a rompere la quiete.
“Neville… perché ti sei lasciato catturare?” mormora.
Lui respira a fondo, prima di rispondere.
“Non ce la facevo a sbattere tutti i giorni contro la faccia di Malfoy, sapendo che ti teneva prigioniera a casa sua.”
“Oh, Neville, non avresti dovuto colpirlo… Sapevi cosa ti avrebbero fatto.”
“Lo farei altre cento volte.”
Hermione guarda il suo volto tumefatto con malinconia mista a pietà.
“Non preoccuparti per me, ci ho fatto il callo alle punizioni dei Carrow” la rassicura Neville.
“I Carrow? Pensavo… Malfoy…” balbetta Hermione, incapace di usare il nome Draco davanti a Neville.
“Quel codardo non ha neanche il fegato di sporcarsi le mani” commenta lui con disprezzo, ma è sollievo quello che prova Hermione.
È così dannatamente bello sapere che non è stato Draco a ridurlo così.
“Non è un codardo” gli spiega dolce. “Non credo sarei ancora viva, se non fosse per lui. Si è preso cura di me.”
“Ma cosa dici?” domanda Neville, scuotendo la testa incredulo. “È un Mangiamorte, Hermione!”
Le parole di Neville la colpiscono. Ha dimenticato il Marchio di Draco. Solo in quel momento si rende conto che la fasciatura sul suo avambraccio non copre soltanto una ferita.
“Tu-sai-chi ucciderebbe i suoi genitori, se si tirasse indietro” lo difende.
“Sì, ha la tendenza ad avere poco riguardo dei genitori altrui” commenta Neville, per niente impressionato.
“Mi ha salvata da Greyback” tenta ancora Hermione, nel disperato tentativo di convincerlo. Indica la benda sul collo, ancora pulita. “Mi ha medicato la ferita tutti i giorni, quando era qui.”
“Greyback… il Licantropo?”
Hermione annuisce.
Neville la guarda terrorizzato, mortificato. “Sei… sei diventata…”
“No!” si affretta a chiarire Hermione. Neville riprende a respirare. “No, mi ha morsa quando era in forma umana, ma mi avrebbe uccisa, se non fosse stato per Draco.” Questa volta è con orgoglio che Hermione pronuncia il suo nome.
“Mio Dio, Hermione…”
“Ora sto meglio” cerca di sorridere lei. Ora che lui è tornato. “Perché non mi racconti di Hogwarts?” domanda poi, un po’ per cambiare argomento, un po’ perché è davvero curiosa.
Neville si rabbuia.
“Non è più la stessa, Hermione. Non stavo inventando quando ho detto che i Carrow usano la Cruciatus per punire, ma la cosa peggiore è che ci hanno insegnato a farla e vogliono che la usiamo contro gli altri studenti.”
“Cosa?!”
“Già. Non sai quanto sono felici Tiger e Goyle.”
“E tu… voi…”
“No, certo che no!”
Neville comincia a raccontare e gli occhi di Hermione si fanno lucidi. È quasi commossa nello scoprire che l’ES sia tornata a vivere, che i suoi galeoni incantati si stiano dimostrando tanto utili, che Ginny e Luna siano al sicuro, anche se non hanno mai osato comunicare a Neville dove si nascondano. Una lacrima solitaria le percorre la guancia quando realizza che sarà ancora più dura restare da sola in quella cella, ora che ha scoperto quanto passi più in fretta il tempo stando in compagnia.
È il rumore della porta che si apre a interrompere Neville. Hermione soffia in fretta sulla candela e la segreta torna a essere illuminata solo dalla falce di luce sempre più estesa che proviene dall’ingresso.
Draco entra e chiude la porta dietro di sé, la bacchetta accesa stretta in una mano.
Il cuore di Hermione batte all’impazzata, memore dell’ultimo incontro che hanno avuto, delle sue labbra morbide contro le proprie, terribilmente screpolate.
Pare sorpreso nel vederla incatenata al muro. Sembrerebbe quasi in posa da crocifissione, se non fosse che è seduta per terra.
Ignorando Neville, che lo guarda sospettoso, si avvicina a Hermione, si inginocchia al suo fianco e punta la bacchetta contro le catene, mormorando un incantesimo. Finalmente i polsi di Hermione tornano liberi.
“Grazie” gli dice lei, riconoscente.
Solleva una mano. Vorrebbe avvicinarla al volto di Draco, vorrebbe carezzargli una guancia, ma rimane esitante a mezz’aria, come timorosa di toccarlo.
È in quel momento che intravede Neville scattare, puntando alla bacchetta di Draco.
Hermione grida, implora entrambi di smetterla mentre si dimenano sul pavimento senza esclusione di colpi, mentre il fascio di luce emanato dalla bacchetta crea un gioco di luci psichedelico.
Alla fine è un lampo di luce rossa a porre fine a tutto.
Neville è a terra, svenuto. Draco si alza barcollante, una mano stretta saldamente attorno alla bacchetta, l’altra premuta sul naso sanguinante.
Hermione gli si avvicina preoccupata e resta basita quando lui le punta contro la bacchetta, la mano tremante e la delusione negli occhi.
“Draco…” sussurra, alzando il braccio per proteggersi dal fascio di luce.
Lui scuote la testa, incredulo. È allora che Hermione comprende: è convinto che lei sia complice di Neville.
Sta per dirgli che non è così, che lei non avrebbe mai voluto fargli del male, che senza di lui sarebbe già impazzita.
Le parole le muoiono in gola quando la porta si apre repentina inondando la segreta di luce. Narcissa ¬entra fiera, scrutando la scena.
“Allontanati da lui, Sanguesporco” dice stentorea.
Hermione non può che obbedire. Rivolge a Draco un ultimo sguardo supplichevole, prima di accucciarsi in un angolo.
“Scriverò subito a Piton che Paciock resterà qui, se lo desideri” dice Narcissa al figlio, guardando Neville come un escremento nauseabondo adeso alla suola di una scarpa.
Malfoy tace. Spegne la bacchetta e abbandona la mano lungo il fianco. A Hermione sembra quasi un gesto di resa.
“So che sei stato tu a suggerirgli che punirlo davanti agli altri studenti avrebbe dato più frutti” prosegue Narcissa, mentre Draco trasalisce. “Non se ne vorrà se cambierai idea. D’altronde, quando Paciock ti ha colpito la prima volta ha concesso che lo portassi qui.”
A Hermione viene voglia di piangere, a sentire quelle parole. Così, Draco è riuscito a mantenere la sua promessa, trovando un modo per risparmiare Neville e lui, ignaro, l’ha aggredito per rispettare un’altra promessa, quella di tirarla fuori di lì. Come poteva essere crudele, il destino.
“Tornerà a Hogwarts” ribatte Malfoy, deciso. È fissando Hermione con gli occhi carichi di dolore e disprezzo che aggiunge un’ultima frase, prima di consegnare la bacchetta alla madre e lasciare la segreta. “E ci tornerò anche io.”
Narcissa fa lievitare il corpo di Neville davanti a sé. È già alla porta quando si gira a guardare Hermione con disgusto.
“E pensare che Draco ha chiesto il permesso di portare qui Paciock solo per assicurarsi che tu stessi bene, anche se non lo ammetterà mai” le dice avvelenata prima di uscire.

Nel buio impenetrabile della sua prigione, Hermione piangerà ogni lacrima rimasta.

*********


Ho immaginato che Narcissa abbia intuito ben più di quanto Draco le abbia detto, ma ovviamente non è così stupida da dire tutto a Bella.
Concludo specificando che ho immaginato (non ricordando bene la cosa) che avere la bacchetta ‘accesa’ (con un Lumos) non precluda la possibilità di fare incantesimi. Ah, Draco usa la bacchetta di Narcissa perché Harry gli ha rubato la sua: quella parte è rimasta uguale^^


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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


{NdA: il simbolo § indica un cambio di pov}

Capitolo 11


Quella sera, a Hogwarts

Crucio.”
Alecto Carrow guardò Neville con odio, mentre gli scagliava contro la Maledizione Cruciatus. Il Grifondoro resisteva a denti stretti, i muscoli in tensione. Due paia di manette gli tenevano uniti i polsi e caviglie, costringendolo in ginocchio.
Davanti a lui Amycus sorrideva soddisfatto guardando ora nella sua direzione, ora verso gli studenti, distribuiti in file ordinate nella Sala d’Ingresso.
“Questo è quello che succede a chi infrange le regole della Scuola” proclamò trionfante il Mangiamorte, mentre un mugolio di dolore sfuggiva dalle labbra di Neville. “Questo è quello che succede a chi si oppone al Signore Oscuro e ai suoi seguaci.”
Neville si sforzò di alzare la testa, guardando con fierezza gli studenti e rassicurando gli altri professori, anche loro convocati all’adunata obbligatoria. La McGranitt assisteva impassibile, ma i pugni serrati svelavano quanto fosse straziata da quella terribile punizione.
“Stanotte un nostro uomo andrà a casa tua, Paciock” continuò Amycus, rivolgendosi direttamente a Neville. “Forse quando tua nonna sarà rinchiusa ad Azkaban ti passerà la voglia di ribellarti”.
A Neville sfuggì un altro grido e si accasciò tremante sul pavimento, mentre alcuni dei ragazzi più piccoli non riuscirono a trattenere lacrime di terrore.
Lo torturarono per cinque, lunghissimi minuti, prima di portarlo giù nei sotterranei e incatenarlo.
Mentre lo trasportavano, Neville incrociò gli occhi della Professoressa McGranitt e si disse che forse c’era qualcuno che aveva sofferto più di lui.


Il giorno dopo, a Hogwarts

“Paciock” una voce strascicata lo risvegliò dal torpore.
Neville alzò lo sguardo e fissò Draco Malfoy con orgoglio. Si aspettava di trovare odio nei suoi occhi, ma con sorpresa vi lesse qualcosa di molto più simile al dolore.
“Hanno mandato Dawlish da tua nonna” gli disse Malfoy senza preamboli. Neville fu attraversato da un brivido di paura. “Lei l’ha spedito al San Mungo ed è fuggita.”
Un incredibile sollievo si impossessò di Neville, che si ritrovò un sorriso inatteso stampato sulle labbra.
“Non canterei vittoria, se fossi in te” lo ammonì Malfoy.
“Neanche io, se fossi in te” ribatté Neville. “Adesso come mi minaccerete?” domandò con tono di sfida.
“È proprio questo il problema, Paciock” insisté Malfoy, spazientito. Neville ebbe la sensazione che volesse aggiungere dell’altro, ma che fosse restio a farlo. Tacque, perplesso.
Malfoy sbuffò davanti alla sua incapacità di comprendere.
“Adesso qualcuno ha cominciato a pensare che dopotutto non c’è bisogno di minacciarti. Pensano che Hogwarts possa sopravvivere anche senza di te.”
Allora Neville capì cosa stava cercando di dirgli Malfoy... Essere un Purosangue non sarebbe più bastato a proteggerlo.
“Perché me lo stai dicendo?” domandò, colpito ma sospettoso.
Malfoy esitò, a disagio.
“Ho fatto una promessa.”
Gli occhi di Neville si spalancarono di comprensione.
“Hermione!” esclamò.
“Zitto!” lo aggredì Malfoy, guardandosi intorno in preda al panico.
“Sei tu che hai chiesto di farmi trasferire a Hogwarts…” sussurrò Neville, cominciando a mettere insieme i pezzi. “Hermione ti ha chiesto di salvarmi…”
Malfoy girò la testa di lato per nascondere il volto, ma Neville avrebbe giurato di vedere i suoi occhi farsi umidi.
“Tu tieni davvero a lei…” continuò il giovane Grifondoro, incredulo.
Malfoy continuò a tacere.
“Perché soltanto me?” chiese Neville, perplesso.
“Non… non potevo portare via anche lei.”
“Ma perché?!” insisté Neville, cercando di mantenere un tono di voce basso.
“Il Signore Oscuro vuole così” sussurrò Draco, la voce incrinata.
“Potevi rimanere con lei, almeno!”
“No, non potevo, e poi a lei non importa niente di me” sputò fuori Malfoy in un mormorio straziato. “Ho fatto ogni cosa in mio potere per aiutarla e lei mi ha ingannato tutto il tempo.”
Fu in quel momento che a Neville tornò in mente una scena. Hermione e Draco che si fissano con uno sguardo carico di parole, la mano di Hermione che si alza piano verso il suo viso, la presa di Malfoy sulla bacchetta che si fa sempre  più debole…
“Non c’eravamo messi d’accordo, Malfoy” gli spiegò quasi con dolcezza. “Neanche sapevo che avrei provato a colpirti finché non ho visto che la bacchetta ti stava quasi scivolando di mano, e… volevo solo portarla fuori di lì, capisci?”
Malfoy respirò affannato, mentre la faccia gli si deformava nel tentativo di trattenere il pianto.
“Le avevo promesso che l’avrei fatto, ma ho fallito” aggiunse Neville con rammarico.
“Allora prega che io riesca a mantenere la mia, di promessa” gli disse Malfoy prima di voltarsi e andarsene.

§

Draco camminò a passo spedito fino al secondo piano. Solo quando si fu chiuso dietro la porta del bagno in disuso si concesse finalmente di crollare.
Si appoggiò al muro e scivolò lentamente a terra, le mani sul viso al raccogliere lacrime rabbiose e disperate, il corpo scosso dai singulti.
Riuscì a calmarsi solo quando il gelido tocco di una mano incorporea arrivò a consolarlo.

*

“Professoressa McGranitt” salutò Draco con strafottenza. “Immagino abbia gradito la punizione di Paciock, non è vero?”
“Signor Malfoy” disse lei, gelida. “L’ho trovata alquanto educativa, oserei dire. Spero che la ferita infertale da Paciock stia migliorando, comunque. Deve essere terribile, per lei, non poter mostrare il Marchio Nero tutti i giorni.”
“È davvero gentile a chiederlo, professoressa. In effetti, va molto meglio da quando i Carrow hanno deciso che Paciock finirà ad Azkaban, o peggio.”
Si allontanò senza avere nemmeno il coraggio di guardarla in faccia, augurandosi che la McGranitt credesse alle sue parole.
Se la conosceva bene come sperava, la professoressa non avrebbe mai lasciato che un suo studente subisse un simile destino.

*

“Parla” gli concesse Severus Piton.
Draco si sforzò di mantenere un tono di voce sprezzante.
“Vorrei tornare a Villa Malfoy, Signore. Mi sento sprecato a passare il mio tempo a preoccuparmi di inutili studenti.”
Piton lo squadrò con sospetto.
“Temo che la risposta sia no.”
“Scusi?” chiese Malfoy, sorpreso dal diniego inatteso.
“Lascia che ti ricordi quale sorte il Signore Oscuro ha in serbo per il Lupo Mannaro andato in sposa a quella tua cugina, Draco.”
Il ragazzo avvertì una morsa di paura serrargli le viscere.
“Fossi in te, farei di tutto per non alimentare il sospetto che una Sanguesporco possa avere qualche ascendente su un Mangiamorte.”
Il cuore di Draco prese a battere a ritmo forsennato.
“Torna a farmi una simile richiesta e dovrò dire alla tua affabile zia che le sue insinuazioni sono corrette.”

§

Severus Piton lo guardò uscire dal suo studio con un’espressione tetra.
Strinse i pugni, frustrato dalla propria impotenza.
Avrebbe voluto rivelarsi a Draco, avrebbe voluto mandarlo a prendersi cura della Granger, avrebbe voluto correre lui stesso a Villa Malfoy per strappare la ragazza dalla tortura.
Avrebbe voluto dirgli che sapeva bene quanto fosse straziante per un Mangiamorte amare una Nata Babbana, quanto fosse doloroso saperla in pericolo a causa di Voldemort e non poter fare nulla per aiutarla.
Avrebbe voluto, ma non poteva.


*********


Eccomi qua con un capitolo molto diverso dal solito!
Questo capitolo si distacca del tutto dagli altri non solo per il cambio di punto di vista (sia nel senso che non è il pov – point of view – di Hermione, sia nel senso che ci sono ben tre pov) e location, ma anche per il tempo verbale, che non è al presente. Non so, ho avuto l’impressione che funzionasse meglio così.
Ah, Minerva (altro personaggio che amo) assiste impassibile alla tortura solo perché sa che se intervenisse torturerebbero molti più studenti, ma sappiate che libererà Neville, il quale andrà nella Stanza delle Necessità (visto che quest’ultima parte è canon mi sembrava superfluo mostrarlo, non essendo il cuore della storia).




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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Giorno...

Ha di nuovo perso il conto dei giorni, Hermione.
Il buio, la sete, la fame, la tortura. Questi sono i suoi unici compagni da tanto, troppo tempo. Ormai vive in un costante, confuso dormiveglia, disturbato da sogni frammentati e angoscianti, con occhi grigi che la fissano feriti, occhi verdi che l’hanno dimenticata, urla disperate, un naso sanguinante, facce tumefatte.
Poi c’è quell’incubo ricorrente, alimentato dal dolore sordo che prova al collo: i denti del lupo mannaro affondano nella sua pelle morbida, la dilaniano, le rubano il sangue fino a prosciugarla.

All’improvviso un urlo rabbioso e animale taglia l’aria con violenza. Hermione è di nuovo sveglia, atterrita.
Un attimo di silenzio, poi è il caos. Passi terrorizzati, il tonfo sordo di corpi che cadono a terra, le grida ricolme di panico e quella voce furente, folle.
Infine, la quiete e ancora passi, quelli di un solo uomo intrappolato in una marcia senza meta. Si avvicinano e si allontanano ritmicamente e Hermione capisce che l’uomo sta andando avanti e indietro, avanti e indietro. Un sibilo sinistro, poi i passi cominciano ad avvicinarsi sempre di più, affrettati, decisi.
Quando il rumore cessa, Hermione sa che l’uomo è dietro la sua porta e le sue viscere si contraggono per la paura.
L’uscio si spalanca all’improvviso, schiantandosi contro il muro.
Non è l’impatto a farla trasalire, però.
Sono la pelle bianca dell’uomo, il suo volto da serpente, le iridi rosse e verticali a gelarle il sangue nelle vene.
“Ci incontriamo di nuovo, Sanguesporco” sussurra Voldemort con una voce mortalmente calma, mentre Nagini entra strisciando e si avvicina a lei.
Hermione comincia a tremare e fatica a trattenere un grido di terrore.
“Sei stata brava, devo riconoscerlo. Hai resistito alle torture di Bella, sei riuscita a ingannarla… hai quasi convinto anche me.”
Gli occhi di Hermione non riescono a staccarsi da Nagini, che la fissa famelica.
“Devi ringraziare i tuoi amici, se sono qui da te. Oggi hanno rubato qualcosa di mio” riprende Voldemort con la sua voce fredda e serpentina. “Qualcosa a cui tenevo molto, Sanguesporco.”
È allora che Hermione capisce. Voldemort sa.
“Una piccola coppa, Sanguesporco. Oh, non una qualsiasi: la Coppa di Tosca Tassorosso. Tu ne hai sentito parlare, non è vero?” domanda lui con voce che gronda miele e veleno.
Se Nagini non fosse a pochi centimetri dalle proprie gambe nude, forse Hermione si ricorderebbe di gioire perché un altro Horcrux è stato distrutto.
Si limita invece a scuotere la testa con foga, troppo spaventata per negare a parole.
Non mentire al Signore Oscuro!” esclama Voldemort, facendo trapelare per la prima volta la sua rabbia. Poi sembra imporsi di tornare calmo. “Scoprirò la verità in ogni caso, Hermione Granger, ma sarebbe molto più redditizio per entrambi se tu cominciassi a parlare.”
Hermione geme, terrorizzata, ma serra le labbra secche tra i denti pur di tacere.
“Bene” dice Voldemort, con una nota di fastidio nella voce. “Sciocca, ingenua ragazza… Anche Lily Potter rifiutò la mia offerta, sai? Ma presto suo figlio morirà e i vostri sacrifici saranno stati vani.”
Voldemort alza la bacchetta e la punta contro Hermione, che si rannicchia istintivamente contro il muro.
Legilimens!”
…Le segrete fluttuano davanti a lei e all’improvviso Hermione è Hogwarts, uno specchietto nella mano e una ragazza al suo fianco. Incrocia due occhi enormi e terrificanti e la scena cambia… È chiusa in un gabinetto, la faccia ricoperta di ispido pelo di gatto…
Hermione lotta, prova a chiudere la mente a Voldemort, ma lui è troppo potente, troppo insidioso, comincia a smembrare la sua identità alla ricerca di ciò che gli interessa.
…È nella tenda, china su una persona sdraiata in un letto. Il medaglione è ancorato al petto di Harry, che si agita incosciente in preda alle convulsioni. Quando lei lo strappa via gli lascia una terribile cicatrice… Hermione è in un altro corpo, fissa una strega tozza che porta al collo un medaglione… Si trova a Grimmauld Place, Harry la sta chiamando, indica una targa su una porta, Regulus Arcturus Black… Harry legge una frase da un biglietto. “Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile”… Kreacher si commuove davanti al medaglione del padroncino, racconta del sacrificio di Regulus, di come abbia ingannato il Signore Oscuro…
Hermione avverte la sorpresa di Voldemort e all’improvviso la sua mente è di nuovo libera.
Giace a terra, stremata, affannata.
“E così sono stato tradito” commenta il Signore Oscuro con fredda rabbia. “Regulus è stato ingenuo a illudersi che un elfo domestico potesse distruggere un Horcrux. Mi chiedo se Potter non abbia avuto più fortuna” aggiunge.
Attende per qualche secondo che Hermione risponda, prima di riprendere la parola, malvagio.
“Vorrà dire che lo scoprirò da solo. Legilimens!”
…Hermione è a casa, punta la bacchetta contro la madre, che un attimo dopo non la riconosce più… Sta piangendo in un bagno, sola, quando un troll entra dalla porta… Fa freddo. Lei e Harry stanno seguendo una figura incurvata dagli anni… Ora sono al chiuso, l’anziana indica Harry, poi se stessa. “Forse Silente le ha detto di dare la spada a me”… Ron è davanti a lei, zuppo, la spada di Grifondoro nella mano… “E Ron l’ha trafitto con la spada”, racconta Harry… Sono alla Tana, Scrimgeour sta leggendo il testamento di Silente. “La spada appartiene a Harry!”…
Hermione sente Voldemort rovistare tra i suoi ricordi e avverte in lui una certa frustrazione. La ragazza sa di non avere le energie per chiudere la mente, non ora che è così debole, ma si sta sforzando con tutta se stessa di farlo affogare nei ricordi che riguardano la spada.
…Sono nella tenda, ascoltano una conversazione, scoprono che Piton ha fatto rinchiudere alla Gringott una spada finta… È nel salone dei Malfoy, Bellatrix la sta torturando, vuole sapere come hanno avuto la spada e lei inventa che è una copia… Unci Unci è al suo fianco, conferma la sua versione, mentre lei cerca di nascondere lo stupore per quell’alleanza inattesa… Lucius sta per chiamare Voldemort, ma Bellatrix vede la spada e lo trattiene, terrorizzata…
Hermione avverte la rabbia di Tu-Sai-Chi come una lama che le frammenta il cranio. Perde la concentrazione per un attimo e lui ne approfitta subito, trovando infine il modo per distoglierla dall’argomento.
…“Harry, quella spada è impregnata di veleno di Basilisco!”… Hermione spiega agli altri che il veleno di Basilisco ha distrutto l’Horcrux nel diario… Un’Hermione dodicenne avverte Harry di non fidarsi del diario di Tom Riddle…
Poi la mente di Hermione è di nuovo libera e lei cerca disperatamente aria.
“Sei astuta, Sanguesporco” commenta Voldemort, quasi colpito. “Farmi vedere ciò che già so, mostrarmi i tradimenti e i fallimenti dei miei Mangiamorte... Regulus con il medaglione, Lucius con il diario, Bella con la spada e la coppa.”
È quando sente quelle due parole affiancate che Hermione capisce. Ecco perché la prima volta che l’aveva torturata Bella aveva continuato a chiederle cos’altro avessero rubato… La coppa doveva essere nella camera blindata della Gringott insieme alla spada: evidentemente Harry l’aveva intuito prima di lei.
“Non sono gli unici che conosci, però… Non è vero, Sanguesporco?” insinua Voldemort. “E sai che scoprirò presto cosa sai degli altri” promette in tono minaccioso. Il serpente sibila e scopre le zanne. Voldemort le dice qualcosa in Serpentese con voce carezzevole, prima di puntare di nuovo la bacchetta su Hermione. “Legilimens.

*********

Ecco un altro capitolo senza Draco, però funzionale alla trama.
Spero di aver reso bene Voldemort, è la prima volta che ne scrivo...

Questa volta ho tantissime note xD
Ho immaginato che fosse il 18-19° giorno di prigionia, perché la Pasqua nel 1998 è stata il 12 aprile, quindi venti giorni prima della guerra. Questi avvenimenti sono proprio la sera della battaglia, comunque, ma ho immaginato che Hermione fosse stata catturata a Pasquetta o dintorni ;)
La reazione di Voldemort alla scoperta del furto della coppa segue quella del libro (anche se non è specificato che sia a Villa Malfoy), però in questo What if, avendo Hermione a disposizione, Tu-sai-chi va da lei invece di controllare nei vari nascondigli.
Poi sorge spontanea una domanda: non poteva forzarle la mente direttamente Bella, che ha creduto al fatto che Potter si stesse solo nascondendo? Cioè, ti pare che Bella non è in grado di usare la Legilimanzia (tra l’altro insegna l’Occlumanzia a Draco, anche se secondo me sono due abilità un po’ diverse)? Boh, io avrei risposto sì, ma allora perché non usarla anche nel libro al posto della tortura, quando cattura Hermione?
Ci tenevo anche a specificare che la sequenza di pensieri di Hermione ha un senso (che in teoria dovrebbe capirsi senza spiegazione, ma ne dubito xD). Inizia con dei ricordi brutti ma ‘random’, anche se fino a un certo punto: il ricordo del Basilisco arriva perché è spaventata da Nagini, poi passa per un altro brutto ricordo di quell’anno. Poi, quando Voldemort forza la mano, cominciano il flash sul medaglione, l’unico Horcrux che ha visto oltre al diario (che però ha maneggiato molto meno e svariati anni prima). Quindi Voldemort vuole sapere se/come l’hanno distrutto, e scopre della spada. Hermione poi si sforza di ‘trattenerlo’ su quel filone di pensieri e lo fa anche mostradogli le debolezze dei suoi Mangiamorte (volutamente). Alla fine Voldemort trova uno spiraglio per scoprire di un altro Horcrux: un ricordo che unisce la spada e il veleno di basilisco, e questo al diario. L’unica cosa che gli interessa in proposito, però, è la conferma che l’avessero identificato come Horcrux, perché sa già che è andato distrutto. Capisce che Hermione sta imparando a non lasciarlo vagare libero nella propria mente, pur non riuscendo a tagliarlo fuori. Insomma, lei non riesce a non dargli informazioni, ma si sforza di rimanere sulle cose più ‘inutili’. Hermione, però, si farà sempre più debole…
Ah, noi sappiamo che la Coppa non è stata ancora distrutta quando Voldmort interroga Hermione, ma in questa versione dà per scontato che Harry e Ron ci siano riusciti, anche perché crede che abbiano la spada.
Le frasi in corsivo dentro le virgolette presenti durante i ricordi sono citazioni tratte da Harry Potter e i Doni della Morte.


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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Giorno 19
[nel frattempo]

Alla Testa di Porco

“Neville!” esclamò Harry stupito, riconoscendo i lineamenti dell’amico nonostante le ferite e le tumefazioni.
“Harry, Ron! Sapevo che sareste venuti!”
“Neville… cosa diamine è successo alla tua faccia?” domandò Ron, colpito.
“Ora non ha importanza” disse lui. “C’è una cosa molto più importante che vi devo dire, prima. Ho visto Hermione. È ancora viva.”
Harry sentì il cuore perdere un battito. Se prima di tentare il furto alla Gringott si era convinto che senza Hermione non ci sarebbero mai riusciti, ora si rese conto che nella foga del momento si era quasi dimenticato che lei era prigioniera dei Mangiamorte. Si sentì terribilmente in colpa.
Lanciò un’occhiata a Ron, che era pallido e visibilmente scosso.
“Com’è possibile?” sussurrò il più piccolo dei ragazzi Weasley.
“Ginny mi ha fatto sapere che la tenevano prigioniera a Villa Malfoy. Non riuscivo a vedere la sua dannata faccia tutti i giorni senza fare nulla, così l’ho attaccato. L’ho ferito come si deve al braccio dove ha il Marchio, ma non è servito a molto.”
“Arriva al dunque, Neville” gli intimò Harry.
“Malfoy ha deciso che le punizioni dei Carrow non erano abbastanza – e sappiate che la Umbridge al confronto era un agnellino* – e mi ha portato a Villa Malfoy per qualche giorno. Poi ho scoperto che in realtà era solo un modo per tornare a vederla, ma –”
“Tornare a vederla?” domandò Ron, spaventato. Harry fu percorso da un brivido: l’idea che Malfoy tornasse a vedere Hermione prigioniera non lo tranquillizzava affatto.
“Be’, vi spiegherò meglio dopo. Comunque, Hermione è piuttosto malridotta – Ron gemette – ma resiste e non ha raccontato a Bellatrix nulla di importante. Qualunque cosa voi stiate architettando, è riuscita a tenergliela nascosta.”
Harry provò un moto d’orgoglio per la forza dell’amica, ma questo non cancellò il senso di colpa per averla abbandonata alla mercé di Bella per tutti quei giorni.
“Pare che Malfoy le abbia dato una grossa mano a resistere. Insomma, credo ci tenga veramente a lei.”
Harry vide Ron sgranare gli occhi e immaginò che anche lui dovesse avere dipinta in faccia quell’espressione.
“L’ha salvata da Fenrir e –”
“Che intendi per ‘salvata da Fenrir’?!” esclamò Ron con orrore.
“Le ha dato un brutto morso sul collo, ma lui si è preso cura di lei, le ha portato da mangiare e queste cose qua. Poi però è dovuto tornare a Hogwarts alla fine delle vacanze e sapeva che le cose si sarebbero messe peggio per Hermione, senza di lui. Per questo ha chiesto a Piton il permesso di portarmi là: voleva una scusa per rivederla.”
Harry era incredulo. Certo, Malfoy aveva finto di non riconoscerlo quando erano stati catturati, ma c’era una bella differenza. Un’enorme differenza.
Neville li ignorò e riprese il racconto.
“Solo che per Hermione è stato peggio, avermi là, perché Bellatrix ha cominciato a torturare me.”
Harry rimase sorpreso e perfino inquietato dalla tranquillità con cui Neville raccontava di essere torturato, soprattutto considerando i suoi trascorsi.
“Insomma, aveva paura che Bella arrivasse a minacciarla di farmi molto peggio per tirarle fuori le cose, così ha chiesto a Malfoy di trovare una soluzione. Lui ha detto a Piton che aveva cambiato idea e che era meglio punirmi a Hogwarts, per dare una lezione a tutti gli studenti. Piton ha accettato, ma il problema è che ha voluto che pure lui ritornasse a Hogwarts. E ora Hermione non ha né lui, né me” concluse desolato.
“Neville… se tu sei qui, come… come fai a sapere che è ancora viva?” chiese Ron in un sussurro, un tono di supplica nella voce. Harry si sentì gelare.
“Malfoy” spiegò Neville. “Ha promesso di tenermi aggiornato, anche se ora che ci siamo rifugiati nella Stanza delle Necessità è più difficile. Lo so che ha aiutato Hermione e tutto, ma non mi fido a farlo entrare nel nostro Quartier Generale. E poi gli altri non gradirebbero affatto.”
“Quartier Generale di cosa?” chiese Harry, perplesso.
“Dell’ES, naturalmente. Non siamo stati con le mani in mano mentre voi eravate in giro.”
“Non è stata esattamente una passeggiata, Neville*” si risentì Ron, che ora aveva ripreso un po’ di colore.
Harry, però, si perse la risposta dell’amico mentre il mondo attorno a lui si oscurava.
Si ritrovò in una cella umida e dall’odore nauseabondo. Davanti aveva una ragazza ridotta pelle e ossa, la cute e la tunica incrostate di sudiciume, i capelli un groviglio senza fine. Era accucciata in un angolo, tremante. Lanciava occhiate spaventate ora verso di lui, ora verso il serpente troppo vicino ai suoi piedi nudi.
Si sentiva terribilmente infastidito, anche se tentava di non darlo a vedere. La Sanguesporco si era presa gioco della sua migliore luogotenente e ora stava cercando di ingannare anche lui. A quanto pareva, a causa dell’inettitudine e della slealtà dei suoi seguaci, Potter adesso aveva una spada in grado di distruggere gli Horcrux e sapeva del medaglione, del diario e della coppa. Ora era indispensabile scoprire se il ragazzo fosse venuto a conoscenza anche dei rimanenti. O meglio, era indispensabile scoprire di quali altri fosse venuto a conoscenza, perché era certo che la ragazza stesse nascondendo qualcosa.
“Non sono gli unici che conosci, però… Non è vero, Sanguesporco?” disse con voce fredda e spietata. “E sai che scoprirò presto cosa sai degli altri” promise in tono minaccioso. Il serpente sibilò e scoprì le zanne. “Non ancora, Nagini” disse lui con voce sibilante, prima di puntare di nuovo la bacchetta sulla Sanguesporco. “Legilimens.
Voldemort entrò nella mente di Hermione e cominciò a visualizzare i ricordi della ragazza, che gli passarono davanti agli occhi come scene d’un film…
…Alla Sanguesporco sono cresciuti due dentoni enormi, ma Severus sostiene di non notare la differenza… È all’Ufficio Misteri e si ritrova circondata da Mangiamorte… È nel parco vicino alla capanna di Hagrid, quando sente il sibilo di un’ascia…
Voldemort forzò la resistenza della ragazza. Aveva intuito che se sapevano di medaglione, spada e coppa, probabilmente sapevano anche del diadema di Corvonero, e non aveva intenzione di darle tregua fino a quando non ne avesse avuto la certezza.
… La ragazza è in infermeria, vicino al letto di un uomo dai capelli rossi con il volto sfregiato. ‘La nostra prozia Muriel ha un diadema molto bello, fatto dai folletti, e sono sicura che te lo presterà per le nozze’ dice commossa una signora bassa con capelli altrettanto rossi a una donna bionda… È di nuovo in un giardino e la donna bionda sta sposando l’uomo sfregiato, una splendida tiara sul capo… ‘Sì, la mia tiara valorizza il tutto’ sostiene una vecchia… ‘Silente crede che Voldemort abbia cercato qualcosa di Corvonero, come Horcrux’ riferisce Potter ai due amici… La Sanguesporco è in una casa bizzarra e fissa lo strano copricapo posato sopra il busto scolpito di una donna…
All’improvviso Voldemort si ritrovò di nuovo nella cella. Fissò la ragazza con rabbia, furioso per essere stato respinto. La Granger era davanti a lui, ansimante ma entusiasta, come se avesse appena avuto un’incredibile intuizione.
“Il diadema perduto di Priscilla Corvonero è un Horcrux…” mormorò lei.
Il mondo tornò a oscurarsi quando Harry si sforzò di uscire dalla mente di Voldemort, straziato all’idea di abbandonare Hermione alla sua sorte.
“Harry?! Harry, stai bene?”
Si ritrovò sdraiato a terra, sudato e ansimante. La testa gli pulsava dolorosamente per la botta e Neville e Ron lo fissavano spaventati.
“Hai un’aria terribile” commentò Ron.
Harry lo ignorò. “Il diadema perduto di Priscilla Corvonero è un Horcrux” disse, riportando le parole di Hermione.
Non ebbe però il coraggio di dire agli amici che presto Voldemort l’avrebbe uccisa.

***********



Spero non vi dispiaccia la piega che la storia sta prendendo, e fingiamo tutti insieme che Voldemort a torturare Hermione ci metta lo stesso tempo che ha impiegato a fare l’Horcrux-tour ^^
Le frasi in corsivo nei ricordi sono tratte da Harry Potter i Doni della Morte, quelle con l’asterisco sono riprese dalla stessa opera (non letteralmente – sono andata a memoria – ma quasi).


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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Giorno 19
[continua]

Hermione è di nuovo nella cella, senza fiato ma presa da uno strano entusiasmo, quello che l’assale sempre quando è folgorata da un’intuizione.
“Il diadema perduto di Priscilla Corvonero è un Horcrux…” mormora. Il sesto Horcrux. Ecco perché Voldemort cercava ricordi su una tiara.
La sta fissando furente e sbalordito e Hermione capisce che quella volta è stata lei, a interrompere il contatto.
“Grazie per la dritta” commenta fiera, racimolando tutto il suo coraggio.
Taci, Sanguesporco! Legilimens!”
…Hermione indossa un vestito blu pervinca ed è in lacrime… È al funerale di Silente e Hagrid trasporta un fagotto viola… Hermione ha dodici anni e guarda Draco evocare un serpente nella Sala Grande… Sfoglia febbrilmente Gli Animali Fantastici: dove trovarli, fino a quando non si imbatte in ‘Basilisco’…
Hermione è di nuovo padrona della sua mente. Voldemort sta cercando informazioni su Nagini e lei è stremata dallo sforzo di evocare altri ricordi sui serpenti.
“Quindi sei stata tu a intuire cosa fosse il mostro di Salazar Serpeverde” si complimenta Voldemort, mellifluo. “Ora capisco il perché dello specchietto di prima… Molto astuto, Sanguesporco. È un vero peccato che io debba rovinare quella tua testolina brillante. Legilimens!”
…È nello studio di Silente, lui la guarda addolorato. ‘Questa notte il Signor Weasley è stato morso dal serpente di Lord Voldemort mentre era impegnato per conto dell’Ordine’… È nella casa di Bathilda Bath, sente strani rumori venire dal piano di sopra e quando arriva in cima alle scale vede Harry lottare con un serpente… Sono nella tenda, parlano degli Horcrux per l’ennesima volta. Harry ha preso la parola. ‘Aveva già creato cinque Horcrux prima dell'esilio e Silente era sicuro che il serpente fosse il sesto. Sappiamo che il serpente non è in Albania, di solito sta con Vol –’ Hermione lo interruppe. ‘Non ti avevo chiesto di non dirlo più?!’…
Hermione percepisce la curiosità di Voldemort, capisce che lui vuole scoprire quali altre congetture abbiano fatto sui possibili nascondigli.
…Sono ancora nella tenda, questa volta è Harry a parlare. ‘Vi dico che se c'è un posto dove Vol –’. È di nuovo lei ad interromperlo. ‘Ehi!’. Harry le urla contro, esasperato. ‘TU-SAI-CHI, allora! Se c'è un posto veramente importante per Tu-Sai-Chi, quello è Hogwarts!
All’improvviso la mente di Hermione è di nuovo libera e Voldemort la guarda, letale.
“Così Silente ha intuito che ho creato sei Horcrux e che Nagini è uno di questi. E Potter ipotizza che uno sia a Hogwarts” dice con voce fredda e velenosa, ma Hermione avverte anche la paura intrisa in quelle parole. Solo dopo realizza che il fatto che Voldemort stia parlando dei suoi Horcrux davanti a lei non possa portare a nulla di buono.
“Mi fa piacere sapere che siate così sciocchi da credere che troverete il modo di distruggerli tutti, anche se tu sembri abbastanza assennata da temere di pronunciare il mio nome” dice, con una cattiveria che non riesce a nascondere la preoccupazione. “Ma ora sono molto curioso di scoprire cosa altro hai da raccontarmi, Sanguesporco. Legilimens!”
…Hermione è in infermeria e non può credere che Sirius sia morto… Vede Harry precipitare dalla scopa mentre i Dissennatori avanzano e un freddo terribile la invade… È di ritorno da Hogsmeade e Katie Bell si solleva nel cielo, inquietante e terribile… Tonks le sorride raggiante, mostrandole l’anello che porta al dito. ‘Ci siamo sposati’, le annuncia… Hermione sostituisce le fedi dei suoi genitori con dei pezzi di metallo placcato in oro. È l’unica cosa che conserverà di loro, ma soffrirebbe troppo a vederli ogni giorno, così infila anche quelli nella borsetta… Sono nella tenda e Harry si china a raccogliere il Boccino. La sua fronte si distende per la comprensione. ‘È QUI DENTRO! Mi ha lasciato l'anello... è nel Boccino!’
… Sono di nuovo nella tenda e parlano con Phineas Nigellus, bendato. ‘Credo che l'ultima volta che ho visto la spada di Grifondoro uscire dalla sua teca sia stato quando il professor Silente l'ha usata per spezzare un anello’…
La sua mente è di nuovo libera e Voldemort la fissa spietato.
“Quindi Silente ha trovato e spezzato l’anello. Questo significa che quattro dei miei Horcrux sono andati distrutti e che Potter sospetta quali e dove siano gli altri due… Lo ammetto, siete arrivati molto più lontani di quanto immaginassi. Purtroppo per voi ucciderò Potter prima che abbia il tempo di trovarli tutti.”
Hermione è percorsa da un brivido a quella minaccia, ma non riesce a non sentirsi sollevata. Voldemort è stato così vicino a scoprire il suo segreto più prezioso e per lei è stato così difficile trattenere quel pensiero in un remoto angolo della mente, che sembra quasi impossibile che le incursioni mentali siano finalmente terminate.
“Mi preoccuperò di Potter dopo aver finito con te, però. Credi davvero che non mi sia accorto che stavi disperatamente cercando di nascondermi qualcosa, Sanguesporco?” la deride.
A Hermione gela il sangue nelle vene, mentre il volto le si deforma per la paura di non riuscire a resistere. Ancora non è finita.
“Sono davvero curioso di sapere quale segreto hai voluto celarmi” dice Voldemort, sadico.
In quel momento Hermione capisce. Sa qual è l’unico ricordo che può mostrargli, l’unico che potrebbe ingannarlo, perché in fondo anche quello è un segreto. È talmente disidratata che non le restano nemmeno lacrime da piangere per quella scelta che è straziante e sbagliata, ma necessaria.
Quando Voldemort le punta contro la bacchetta, Hermione è pronta. Finge di lottare, gli fa credere di voler chiudere la mente e alla fine lascia che quella memoria la travolga.
…Le braccia di Draco l’avvolgono da dietro per avvicinarla a sé. La bocca del ragazzo si posa con disperata urgenza sulle labbra aride di Hermione, come a voler donare loro nuova vita, nuova linfa. Sembra quasi casuale il timido incontrarsi delle loro lingue, ma presto diventa un verace esplorarsi. Il respiro di Hermione accelera, poi cerca le mani di Draco e le porta sui propri seni consumati dal digiuno. Lui li stringe tra le mani, li carezza avido attraverso la stoffa ruvida della sudicia veste…
Voldemort la guarda, deluso e irritato.
“Mi aspettavo qualcosa di più interessante da te, Sanguesporco. A quanto pare ho sopravvalutato la tua intelligenza. Comunque, Potter sarà felice di sapere che l’hai venduto prima di Malfoy. Magari così soffrirà un po’ meno, quando scoprirà che ti ho dato in pasto a Nagini.”
Il serpente mostra di nuovo le terrificanti zanne e Hermione trema per il panico e la tensione.
Poi Voldemort distoglie lo sguardo all’improvviso, si guarda il braccio e alza la manica per scoprire il Marchio Nero, incredibilmente vivido.
“A quanto pare dovrò occuparmi prima di Potter, Sanguesporco. Sembra che lui abbia finalmente convinto il vostro stupido amico ad andare a Hogwarts. Tornerò da te appena l’avrò ucciso, non temere” le assicura, spietato.
Con un ultimo sguardo carico d’odio, Voldemort si volta e va verso la porta della segreta. Quando arriva sull’uscio dice qualcosa in Serpentese e Nagini sibila in risposta. Le mostra ancora una volta le fauci, infine precede il suo padrone.
Voldemort la guarda per un ultimo istante, prima di lasciarla nel buio più cupo.
“Potter aveva ragione, Sanguesporco. Il diadema perduto di Corvonero è a Hogwarts e ti garantisco che non riuscirà mai a trovarlo in tempo.”

Hermione si abbandona sul pavimento, terrorizzata all’idea che Voldemort stia andando incontro a Harry e dilaniata per avergli consegnato anche Draco. All’improvviso le torna in mente il motto di Grindelwald e Silente, ‘Per il Bene Superiore’. È così diversa da loro, in fondo? È stata davvero la scelta giusta, lasciargli scoprire che Draco l’aveva tradito? Sacrificarne uno, per salvarne molti?
Eppure, Hermione non può fare a meno di pensare che mantenere segreti i Doni della Morte sia la cosa più importante che abbia mai fatto in tutta la sua vita.

D’altronde, Hermione non ha idea che la bacchetta con cui Voldemort l’ha appena martoriata è proprio la Stecca della Morte.

***********



Hermione è distrutta, e dalle continue incursioni di Voldemort, e per avergli mostrato il tradimento di Draco, l’unico Mangiamorte che avrebbe voluto proteggere.
La cosa più brutta è che l’ha fatto per proteggere i Doni della Morte, credendo che fossero ‘il potere a lui [Voldemort] sconosciuto’ citato dalla profezia, quando in realtà Voldemort la sta torturando proprio con quella bacchetta, che è l’unico Dono che alla fine Harry sfrutta per sconfiggerlo (tra l’altro è già di Harry, adesso!). Certo, probabilmente se Voldemort avesse saputo dell’esistenza dei Doni, avrebbe provato a riunirli per diventare Padrone della Morte, ma tenerlo lontano dalla Bacchetta era il vero obiettivo di Hermione...
Come sempre le frasi in corsivo nei ricordi sono citazioni di Harry Potter e i Doni della Morte.
Ps: due capitoli fa Hermione vede lei e Penelope Light usare lo specchio per evitare di essere uccise dal Basilisco, è a quello che fa riferimento Voldemort.



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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Giorno 19
[continua]

A Villa Malfoy

Voldemort aveva pensato di andare a controllare il suo Horcrux senza fare grande clamore, entrando a Hogwarts giusto il tempo necessario per prenderlo e portarlo via con sé, evitando spargimenti di sangue.
Come al solito, però, Potter rovina le cose, pensò furente.
Salì nel salone di Villa Mafoy, ma il lezzo dei corpi trucidati rendeva l’aria irrespirabile. Richiamò Nagini – che aveva cominciato a banchettare – e andò nel giardino. Con un pigro cenno della bacchetta spalancò il cancello, poi premette l’indice sul proprio Marchio, richiamando a sé i suoi inetti e sleali Mangiamorte. Solo quelli di stanza a Hogwarts erano esonerati.
Attese dando le spalle alla Villa e stava per toccare di nuovo il Marchio con impazienza, quando i primi ‘pop’ delle Materializzazioni riempirono l’aria e i Mangiamorte cominciarono a disporsi in cerchio attorno a lui, prostrati.
Avvertì qualcuno arrivare quasi correndo dall’interno della casa. Seppe che si trattava di Bella e Lucius ancora prima di vederli inginocchiarsi ai loro posti, chini.
Nessuno aveva osato non presentarsi.
“Ho commesso uno sbaglio, lo ammetto” esordì Voldemort, la voce intrisa di fastidio. “Credere di potervi affidare i miei averi più preziosi si è rivelato un terribile errore.”
“Mio Signore…” tentò Bella, la voce supplicante. Uscì dai ranghi e si inginocchiò ai suoi piedi, toccandogli l’orlo della veste. “Mio Signore, ho sbagliato e imploro il vostro perdono. Io sono la vostra serva più fedele, la vostra combattente più abile e –”
“E dopo esserti lasciata scappare Potter, ti sei anche fatta ingannare da una sudicia Sanguesporco” le rinfacciò lui senza pietà.
“Ingannare?” domandò Bella, incerta. “Mio Signore, ho torturato io stessa la Sanguesporco, se avesse saputo qualcosa… ha detto che si stavano solo nascondendo…”
Solo nascondendo?” esclamò Voldemort, furente. “È questa la bugia che ti ha propinato?”
“Mio Signore…”
“Per colpa di Potter e Silente, la Sanguesporco conosce segreti su di me di cui voi non sarete mai degni!”
“Forse… se anche io avessi saputo cosa cercare, magari… come potevo immaginare…”
Voldemort la derise.
“Stai dicendo che la colpa è mia, perché non ti ho rivelato i miei segreti?”
“No, mio signore! Certo che no!”
“Sono d’accordo, Bella. Hai sottovalutato la Sanguesporco, ma ti riconosco il merito di averla tenuta viva fino a questa notte. Le sue rivelazioni sono state illuminanti.”
“Grazie, mio Signore.”
“Vuoi sapere cosa mi ha mostrato, Bella?”
“Mio Signore, io… sarebbe un onore…”
Voldemort rise ancora.
“È un onore sapere che tuo nipote è legato alla Sanguesporco?” la canzonò.
“… Legato, Signore?” domandò Bella inquieta, i pugni serrati e tremanti.
“A quanto pare è un vizio di famiglia. Dimmi, Bella, non mi avevi promesso che avresti provveduto a liberarti del Lupo Mannaro e di sua moglie, tua nipote?”
“Io… sì, mio Signore…” sussurrò Bella, ansiosa.
“Ma ancora non hai portato a termine il tuo compito.”
“Ancora… ancora no… sono importanti membri dell’Ordine, mio Signore, e –”
“Basta così” la interruppe lui bruscamente. “Hogwarts mi aspetta e non ho più tempo per le tue giustificazioni.”
“Perdonatemi, mio Signore, datemi la possibilità di rimediare ai miei errori, ve ne prego!” implorò Bella.
Voldemort la fissò con un sorriso maligno.
“Mi domando… saresti disposta a uccidere quel traditore di tuo nipote, per lavare le tue colpe?”
Bella sussultò.
“Mio Signore… il figlio di mia sorella…”
Lo faresti?”
Una pausa di silenzio.
“Sì, mio Signore” si arrese Bella con voce tremante, senza avere il coraggio di guardare verso Lucius.
Voldemort la fissò soddisfatto.
“Sono contento di sentirtelo dire. Hai commesso degli errori, Bella, ma in passato sei stata una serva fedele. Hai rinunciato alla tua libertà per cercarmi e Lord Voldemort non dimentica chi si sacrifica per lui. Io ti perdono. Stanotte combatterai al mio fianco, se sarà necessario. Sei libera di punire tuo nipote come meglio credi. Ora torna al tuo posto.”
“Grazie, mio Signore, grazie! Non vi deluderò” si entusiasmò Bella, baciandogli la veste prima di tornare in cerchio.
Un ‘pop’ improvviso fece voltare molte teste incappucciate.
“Il tuo arrivo mi fa supporre che a Hogwarts ci siano problemi, Severus” disse Voldemort con freddezza.
“Mio Signore, temo che i Carrow si siano lasciati sfuggire Potter” spiegò Piton, impassibile.
Cosa?” urlò Voldemort, furioso. I Mangiamorte in cerchio indietreggiarono d’istinto.
Piton non arretrò di un passo.
“I professori difenderanno Potter e la scuola, mio Signore.”
“E io distruggerò entrambi, se non ce lo consegneranno” promise Voldemort con rabbia. “Radunate l’esercito.”


Hogwarts

Narcissa lo avvolse tra le braccia con disperato sollievo, quando il corpo del Signore Oscuro cadde a terra con un tonfo.
Draco si lasciò abbracciare, incapace di realizzare che la guerra era davvero finita, che i suoi genitori erano accanto a lui, innegabilmente vivi, anche se sua zia era morta.
Prima che potesse evitarlo, però, il suo pensiero volò alle segrete del loro maniero e alla ragazza coraggiosa e leale che vi era rinchiusa dentro, la ragazza senza la quale – lo comprese solo in quell’istante – tutto quello non sarebbe stato possibile. La ragazza che, inaspettatamente, l’aveva fatto innamorare.
Si staccò dall’abbraccio della madre, si lasciò stringere brevemente dal padre e corse verso i cancelli per smaterializzarsi, cercando di ignorare i cadaveri dei giganti e delle creature magiche.
Appena arrivò a casa si precipitò verso la segreta, il cuore che batteva all’impazzata per l’ansia di rivederla, di annunciarle la vittoria e la libertà, di ritrovare le sue labbra.

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Ho pensato di non annoiarvi raccontandovi di come Voldemort abbia affidato ai vari Mangiamorte compiti specifici (‘tu, convoca i giganti’, ‘tu, chiama gli Acromantula’ etc) per poi dargli una punta a Hogwarts poco dopo che lui ha fatto il discorsetto su ‘consegnatemi Potter e non vi sarà fatto del male’ :P
Volevo inserire anche la morte di Bella, ma alla fine sarebbe diventato un raccontare in estrema sintesi la fine della battaglia di Hogwarts, e la conosciamo già tutti ^^


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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Epilogo

Appena arrivò a casa si precipitò verso la segreta, il cuore che batteva all’impazzata per l’ansia di rivederla, di annunciarle la vittoria e la libertà, di ritrovare le sue labbra.

Poi vide la scritta sulla porta della cella e gelò.

Per aver tradito.
Per averci umiliati.

Bellatrix

Si bloccò per un istante, il cuore che pompava terrore in tutto il corpo. Poi posò la mano tremante sulla maniglia e aprì.
Quando la luce inondò la segreta, Hermione – seduta in mezzo alla cella – alzò il capo verso di lui e un’ondata di sollievo senza tempo inondò Draco, facendo scendere le lacrime che aveva faticosamente trattenuto fino a quel momento.
Pronunciò il suo nome con dolcezza prima di precipitarsi davanti lei, di inginocchiarsi e di prenderle il viso tra le mani, guardandola negli occhi con una vitalità e un’audacia che non aveva mai sentito sue.
Hermione lo fissò con un sorriso incerto, ma fu lo sguardo vacuo e perplesso a dare a Draco l’impressione che un pezzo di sé fosse stato brutalmente strappato via.
Il ragazzo allontanò piano le mani dal viso di Hermione, mentre le lacrime commosse si trasformavano in singhiozzi disperati, convulsi.
Lei assunse un’aria dispiaciuta e gli toccò gentile la guancia bagnata dal pianto, poi alzò una mano verso i propri capelli lerci e ne staccò uno, porgendoglielo. Fu lo stupore a far calmare Draco. Lei riprese a sorridere e avvicinò ancora la mano, affinché lui prendesse il capello.
Il ragazzo l’assecondò, quindi lei si mise in piedi, gli prese l’altra mano e lo invitò ad alzarsi a sua volta, contenta che avesse accettato il dono.
Lo condusse canticchiando vicino alla porta e indicò con insistenza la maniglia dove erano annodati ricci capelli castani e lisci capelli biondi. Draco capì.
Chinò il capo e legò il capello a fianco agli altri, mentre le lacrime gli gocciavano sulle mani e Hermione applaudiva entusiasta.


Anni dopo

San Mungo

Hermione s’illuminò, appena lo vide.
Draco le sorrise con malinconia, poi richiuse le tende divisorie e sedette piano sul letto della donna. Non si era mai ripresa davvero da quei venti giorni di prigionia. Il suo volto era scavato e smunto, la bella chioma riccia si era sfoltita e i capelli cominciavano a perdere colore, ma lei non se ne curava. Ogni volta che veniva a farle visita ne staccava uno per regalarglielo e lui accettava con un sorriso, legandolo all’indice. Hermione gioiva sempre quando le mostrava il dito con il capello annodato, come se per lei fosse l’unica cosa che contasse nella vita.
Draco andava a trovarla di nascosto ogni mese, nel cuore della notte. Non aveva più trovato la forza di confrontarsi con Potter, Paciock e Weasley, da quando aveva dovuto raccontare loro della terribile sorte a cui Bella aveva destinato Hermione. Non voleva incontrarli in quella stanza del San Mungo – la stessa in cui si trovavano i coniugi Paciock – e non voleva che venissero a conoscenza delle sue visite, timoroso di essere odiato o compatito.
Nemmeno Astoria sapeva e avrebbe mai saputo nulla. D’altronde, Draco spendeva molti galeoni affinché il suo segreto rimanesse tale.
“Scorpius cresce bene, sai?” le raccontò, mentre lei cominciava a guardarsi distrattamente intorno. “La scorsa settimana ha compiuto due anni e ha già fatto la sua prima magia. Ha fatto diventare i capelli di Astoria biondi come i nostri” disse, chiedendosi che colore avrebbero avuto i capelli dei figli suoi e di Hermione, se la vita non fosse stata così crudele.
Le stava carezzando delicato una guancia, quando l’infermiera che lui pagava per il suo silenzio si affacciò attraverso le tende.
Non era mai accaduto prima.
“Signor Malfoy, mi dispiace molto disturbarla, ma… Harry Potter sta salendo a trovare la signorina Granger.”
“Harry Potter?” chiese Draco, incredulo. Cosa ci faceva Potter al San Mungo a quell’ora tarda?
“Sì, Signore, proprio lui. Forse… forse lei potrebbe sedersi sul letto qui accanto, visto che è vuoto. Tirerò le tende, così nessuno la noterà.”
Draco annuì, amareggiato dall’interruzione, e fece come le aveva suggerito l’infermiera.
Poco dopo sentì dei passi avvicinarsi, un fruscio di tende e il vagito di un neonato.
“Ciao, Hermione.”
Draco riconobbe subito la voce di Potter, anche se non credeva di averlo mai sentito usare un tono tanto dolce.
“Sono venuto a presentarti mia figlia. È nata poco fa.”
Gli occhi di Draco si inumidirono inevitabilmente, quando Potter parlò ancora.
“Il suo nome è Hermione Lily Potter.”
Per un istante, Draco tornò a invidiare Harry Potter per quella piccola libertà, conscio che lui non avrebbe mai potuto dare a una figlia il nome Hermione, che lui non avrebbe mai avuto un’altra Hermione da amare quanto lei.

The End

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Non mi resta che porgevi un fazzoletto e ringraziarvi di cuore per aver letto <3
Grazie mille in particolare alle più di cento persone che hanno aggiunto questa storia tra le ricordate/preferite/seguite <3


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Capitolo 17
*** Le sue prigioni ***


Le sue prigioni

Capitolo 1

Giorno 1

Draco sa che dietro quella porta c’è solo una strega sfinita e indifesa. Sa anche che non dovrebbe averne paura alcuna, ma l’immagine del cadavere di Codaliscia riverso sul pavimento della cella continua a insinuarsi tra i suoi pensieri.
“Stai indietro!” sputa fuori quando finalmente si decide a entrare, la bacchetta saldamente stretta in pugno. Per un attimo crede di trovarsi di fronte all’ennesimo corpo senza vita e il cuore comincia a martellargli nel petto, poi la Granger alza piano il capo e porta una debole mano davanti al volto per proteggere gli occhi dalla luce.
Draco si affretta a distogliere lo sguardo, posa a terra il piatto con la colazione e accende un mozzicone di candela.
Quando un istante dopo si volterà per uscire, non riuscirà a trattenersi dal lanciarle un’occhiata fugace.

**

Draco sa che questa volta non potrà mostrarsi titubante, che non potrà esitare sull’uscio della segreta, perché sua zia lo segue impaziente e pronta a coglierlo in fallo. Il ragazzo deglutisce e si impone di aprire la porta con fermezza, ma le nocche bianche della mano che stringe spasmodica la bacchetta tradiscono la sua ansia.
Appena la Granger intercetta il suo sguardo, gli occhi di Draco volano a fissare il pavimento.
Pur di non guardarla si china a raccogliere piatto e bicchiere e si fa da parte, trasalendo terrorizzato quando le grida strazianti della ragazza cominciano a saturare l’aria. Prima che possa evitarlo, il bicchiere gli scivola dalla mano tremante e va a infrangersi a terra con uno schianto.
È allora che Bella interrompe la tortura per rivolgere a lui il proprio disgusto per quella debolezza inaudita, ma è il sorriso maligno che dopo qualche istante le solca il volto a preoccuparlo davvero.
“Ora tocca a te” annuncia sua zia con malcelata perfidia.
Prima che riesca a evitarlo gli occhi di Draco saettano in preda al panico verso la Granger, ma la supplica disperata che legge sul suo volto lo costringe a distogliere ancora una volta lo sguardo.
Non ha neanche la forza di guardarla a viso aperto mentre alza la bacchetta e la punta contro il suo corpo esile.
“Crucio” mormora con voce rotta.
Quando le girda di dolore non arrivano, però, Bella lo scosta malamente e presto le urla della ragazza ricominciano a tormentarlo.
Quando l’odore acre dell’urina gli pungerà le narici, Draco faticherà a trattenere un conato.


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Ciao a tutti e ben ritrovati!!

E niente, per festeggiare il traguardo delle 100 recensioni ho pensato di farmi/farvi un minuscolo regalino, riscrivendo il primo capitolo dal punto di vista di Draco ^^
Ovviamente la storia già la conoscete, ma spero vi abbia comunque intrigato leggere questo stralcio! Al momento non sarebbe mia intenzione riscrivere l’intera storia, soprattutto perché nell’ultima parte già compaiono vari POV di Draco, quindi dovrei fermarmi prima – a vicende inconcluse – ma se pensate che potrebbe incuriosirvi leggere altre parti, battete un colpo e ci farò (con calma) un pensierino ;) D’altronde, in questo periodo sono un po’ a corto di idee, e scrivere avendo già con uno strofinaccio potrebbe aiutarmi a rimettere mano alla penna (o meglio, alla tastiera) anche per qualcosa di nuovo ;)

Su questo capitolo ho una sola nota: nella mia immaginazione è stato Draco a trovare il cadavere di Codaliscia nella cella. Questa è la prima volta che torna nelle segrete dopo il macabro ritrovamento (avvenuto il giorno prima). Esita a rientrare perché da un lato è tormentato da quell’immagine, dall’altro sotto sotto ha paura che gli capiti la stessa sorte.

Baci a tutti!
Isidar

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