Il Primo Alchimista -il ritorno-

di SmartisPanda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Giornata Fredda e....Quasi...tranquilla... ***
Capitolo 2: *** Una Visita Poco Gradita ***
Capitolo 3: *** Gli Ultimi Istanti ***
Capitolo 4: *** La Divisione ***
Capitolo 5: *** La Maestra ***
Capitolo 6: *** AMNESIA ***
Capitolo 7: *** Al Quartiere Generale ***
Capitolo 8: *** A Casa Di Uno Sconosciuto ***
Capitolo 9: *** Il Primo Sogno ***
Capitolo 10: *** Una Notte per Pensare ***
Capitolo 11: *** L'Ultima Carta di Roy ***
Capitolo 12: *** Cos'è la Trasmutazione Umana? ***
Capitolo 13: *** I Ricordi Di Edward...o quasi... ***
Capitolo 14: *** Ritorno a Resembool ***
Capitolo 15: *** Il Ricordo del Primo Alchimista ***
Capitolo 16: *** Il Patto ***
Capitolo 17: *** Cos'ho Sul Collo? ***
Capitolo 18: *** un...Homunculus? ***
Capitolo 19: *** Non C'è Più Tanto Tempo ***
Capitolo 20: *** Edward E Roy Partono.... ***
Capitolo 21: *** Il Covo degli Homunculus ***
Capitolo 22: *** Il Primo Ordine Dal Padre... ***
Capitolo 23: *** Sono Diventato Un mostro, Mustang? ***
Capitolo 24: *** Sospetto...E Le Prigioni ***
Capitolo 25: *** Con Le Spalle Al Muro ***
Capitolo 26: *** Scoperti ***
Capitolo 27: *** Pride ***
Capitolo 28: *** Il Patto Con Pride ***
Capitolo 29: *** Inganno ***
Capitolo 30: *** Fraintendimenti ***
Capitolo 31: *** Dolore e Supplica ***
Capitolo 32: *** Al Mondo C'è Chi Vince E C'è Chi Perde... ***
Capitolo 33: *** Mai Fidarsi Di Un Homunculus ***
Capitolo 34: *** Parentela e Ritirata ***
Capitolo 35: *** Libertà e Senso di Colpa ***
Capitolo 36: *** Inizia L'interrogatorio Di Mustang ***
Capitolo 37: *** Il Passato Del Primo Alchimista (Prima Parte) ***
Capitolo 38: *** Il Passato Del Primo Alchimista (Seconda Parte) ***
Capitolo 39: *** L'odio di Due Fratelli ***
Capitolo 40: *** Recupero Dei Poteri del PA ***
Capitolo 41: *** Accordi Sullo Scontro O.o ***
Capitolo 42: *** Scontro ***
Capitolo 43: *** Giochino ***
Capitolo 44: *** Un piano? ***
Capitolo 45: *** L'anima In Un Corpo Caldo ***
Capitolo 46: *** Gli Errori del Passato ***
Capitolo 47: *** la Seconda Unione ***
Capitolo 48: *** La Verità del Passato ***
Capitolo 49: *** Normalità e Mancanza ***
Capitolo 50: *** Finalmente a Casa ***
Capitolo 51: *** Risveglio...preoccupante...O_O ***
Capitolo 52: *** Central City ***
Capitolo 53: *** Festeggiamenti ***
Capitolo 54: *** Appuntamento Imprevisto ***
Capitolo 55: *** Ricatto ***
Capitolo 56: *** Una Chiacchierata Tesa ***
Capitolo 57: *** L'Accordo ***
Capitolo 58: *** Lavoro ***
Capitolo 59: *** Esitazione ***
Capitolo 60: *** Verso Resembool ***
Capitolo 61: *** Preghiera ***
Capitolo 62: *** Scoperte e Sorpresine ***
Capitolo 63: *** Illusioni ***



Capitolo 1
*** Una Giornata Fredda e....Quasi...tranquilla... ***


(ED ECCOLA QUIIIIIIIIIIIIIIIIII!!! lcontinuo del mitico Primo Alchimista!!!!!!!! non so come verrà....la sto ancora inventando, ma....intanto vi dò questo inizio^^ ok??????)

Pioggia…freddo…umido…e raffreddore…eccolo lì, il FullMetal Alchemist, che viaggiava e viaggiava in luoghi strani, fuori dal mondo e dalla città, che nessuno conosceva…per cercare una sola cosa: la pietra filosofale.

Per quanto tempo l’aveva cercata, per quanto tempo l’aveva bramata…per quanto ancora doveva sopportare quel dolore nel cuore e nel resto del corpo senza avere nulla in cambio? perchè non aveva fatto ancora nessun progresso?

Quel giorno pioveva veramente forte, i suoi occhi dorati guardarono la città appena uscito dalla stazione…che schifo, fu il primo pensiero. Quella città faceva ancora più schifo con la pioggia…era tornato a Central City dopo circa un mese, era tornato da solo, perché Alphonse era rimasto a Resembool, altrimenti si sarebbe arrugginito da quella pioggia…Lui, invece…poteva anche ammalarsi, pur che portasse i vari rapporti all’ufficio di quell’uomo…quell’uomo che lo faceva lavorare come un cane…dopotutto era un “cane dell’esercito”…pensò con asprezza...ma non voleva che quel bastardo approfittasse così della sua posizione inferiore alla sua!!!!

Camminò a testa china fino all’ingresso del Quartiere Generale, con il naso tappato e gocciolante…per non parlare dei propri abiti…appena era uscito dalla stazione era bagnato fradicio…ora lo era fino all’osso…

Entrò dentro il grande e tetro edificio, lasciò una pozzanghera sotto di sé appena vi mise il piede dentro.

-etchi!- fece un piccolo starnuto, quasi non udibile, ma qualcun’ altro lo sentì.

-salute Acciaio…mica ti starai beccando il raffreddore, vero?- era il colonnello…non lo vedeva da un mese, eppure…già non lo sopportava –carino da parte tua rifarti vivo dopo tutto questo tempo.- disse sarcastico.

-anche io non sono felice di rivederla, colonnello.-

-ma che simpatico umorismo…pensavo che…- e si avvicinò in modo che non potessero sentirli orecchie indiscrete –il Primo Alchimista ti avesse messo la testa a posto.- Edward lo fulminò con lo sguardo, ma poi il colonnello mostrò uno dei suo sfarzosi sorrisi, quelli che avrebbero fatto svenire una ragazza dall’emozione… -ma guardati…sei bagnato come un pulcino…-

-stai forse insinuando che sono pic..picc…e…e…ETCHU!- si mise la mano davanti, in modo da non starnutire in faccia al colonnello, questo fece capire a Roy che al ragazzo non conveniva starsene sull’ingresso in quello stato.-

-dai…vieni con me.- disse prendendolo per un polso.

-ma dove mi sta portando?!-

-in un certo posto…sta tranquillo.- disse, lo condusse in uno stanzino che non aveva mai notato e lì lo mollò. –tieni.- e gli lanciò degli abiti rossi e neri…li riconobbe subito…erano i suoi vecchi abiti…fino a quel momento aveva utilizzato quelli da Maggiore…Maggiore…ancora non ci credeva…-cambiati. Ti aspetto qua fuori.-

-grazie.- disse con voce bassa. Appena il colonnello uscì dalla porta Edward si rimise i propri vecchi abiti…erano stati ricuciti e rimessi come nuovi…la sua mente cavalcò all’indietro, gli sembrava di essere tornato a quando era un semplice Alchimista di Stato...quei vestiti erano ancora caldi...si era scordato di quanto potessero essere caldi degli abiti fatti dalla sua amica d'infanzia.

-hai finito?- chiese Roy dall’altra parte./p> -sì, arrivo.- disse, riprendendosi dai ricordi e uscì dalla stanza.

-quelli puoi metterli ad asciugare nella tua stanza. Non credo ti farò partire ancora con questo tempo. Sei troppo mal messo.-

-grazie.- disse sarcastico…quanto odiava quando lo prendeva per il culo, ma non poteva dire assolutamente nulla, nemmeno ora che era salito di grado, dopotutto era ancora sotto di lui.

Entrarono nel suo studio…lo studio in cui era sempre ritornato, ogni volta che ci entrava sentiva la bocca dello stomaco chiudersi e contrarsi…che fosse allergico a quelle quattro mura? O era allergico all’odore del Colonnello che riempiva la stanza? Un odore che odiava...non come quell del padre, ma...non lo sopportava quell'odore, forse più del latte./p> -bene…hai fatto progressi?- chiese Mustang sedendosi sulla sua solita poltrona, lasciando lui nella solita posizione, davanti alla sua scrivania, in piedi…a volte stava seduto sul divano, ma quella volta volle stare in piedi.

-no.- disse abbassando il capo.

-e sulle questioni che ti ho affidato?-

-quello sono state compiute…ma sulla Pietra…no.-

-capisco…sempre la stessa storia, eh?- disse con un sorriso indifferente, ma sembrava divertito.

“grrr….ma come fai a sopportarlo?” chiese una voce dentro la sua testa…sapeva bene chi fosse, ogni tanto spuntava e commentava quanto stava succedendo.

“non lo so…”

“picchialo, insultalo, FAI QUALCOSA!”

“è un mio superiore, vuoi farmi licenziare??”

“ma almeno avrai una bella soddisfazione!”

“su questo non ci sono dubbi Gibbon, ma…per la pietra devo riuscire a stare all’interno dell’esercito.”

-già.- si limitò a dire, distogliendo lo sguardo da Roy, ma dato che gli sembrava stupido rispondere solo così, aggiunse –non ho ancora trovato nulla…come al solito…ma riuscirò a trovarla…COSTI QUEL CHE COSTI!- non si era accorto di aver urlato, ma Mustang sì.

-calmati…era solo per dire…comunque…ho un favore da chiederti…-

-sarebbe?-

-devo andare a prendere delle ricerche a East City…di persona…potresti…stare tu a controllare la situazione?- chiese, prendendo la giacca.

-ma…-

-mi affido a te ^^-

-ma…-tentò di dire Ed, ma Mustang iniziò a parlare a raffica.

-sì, sì se troverò delle informazioni sulla pietra prenderò qualche libro^^ tranquillo, mi affido a te piccolo Acciaio ^^-

-ma io…- aveva sentito la parola piccolo, ma non fece in tempo a dire nulla che Mustang era già sparito…lasciandolo solo nell’ufficio… si voltò a destra e a sinistra…cosa doveva fare?

Si sedette sulla poltrona di Roy e attese che qualcuno venisse a chiedere qualcosa nell’ufficio di Mustang, così da spiegargli cosa doveva fare un Colonnello…non ne aveva la più pallida idea, fino a quel momento aveva visto Roy prendersi beffe di lui, a non fare nulla oppure ad impegnarsi al massimo per arrivare in alto…boh…

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Capitolo 2
*** Una Visita Poco Gradita ***


(Ed ecco qua Edward che incontra il suo...."homunculus preferito"...^^ spero vi piaccia sto capitolo^^) Attese a lungo che qualcuno si facesse vivo in quell’ufficio…ma era così noioso stare lì dentro…non poteva fare nulla, non poteva uscire, non poteva camminare…doveva solo starsene seduto in quella poltrona…una noia assurda!!! Ma perché Mustang aveva uno stipendio così alto se doveva stare seduto tutto il giorno???? Non che gli interessassero i soldi, ma…non capiva.

Il rumore dell’orologio che aumentava la sua tensione e cominciava a pensare di distruggerlo con l’alchimia oppure con le sue stesse mani…perché nessuno entrava????

TOC TOC

Finalmente!!! Entrò Riza.

-signor Colonnello le è arri…oh…ciao Edward.- disse notando il ragazzo –sai dirmi dov’è andato Mustang?-

-ehm….lui…non c’è…-disse Edward –è andato a East City per delle ricerche…non so quali fossero.-

-poteva anche avvertirmi quello là!- disse Riza infuriata –di sicuro ha fatto tutto in fretta e furia per sfuggire alla sottoscritta…ma appena lo becco giuro che lo ammazzo.- disse più a se stessa che a Edward. –e tu, invece?-

-ecco…mi…ha dato l’incarico di sostituirlo…- disse abbassando lo sguardo, imbarazzato.

-ah…capisco…beh, per forza, il colonnello si fida molto di te^^- Edward vide uno dei rari sorrisi del sottotenente sul lavoro.

-mh?- che??? Quel colonnello si fidava di lui??? Ma va là! Ma allora…perché gli aveva affidato l’incarico? “perché sei stato il primo coglione che è entrato nella sua trappola” disse il suo amichetto nella testa.

-beh…allora…potresti firmarmi…Questi?- chiese, mettendogli sul tavolo…una pila lunga quasi un metro di foglio…ma da dove l’aveva tirato fuori???

-che???-

-beh…dato che il colonnello non c’è e ha affidato a te il lavoro…comincia a firmare…vengo fra un ora^^-

-UN ORA?????? Ma è troppo po…-

-cosa?- chiese Riza con un sorriso da far gelare il sangue, persino il Primo Alchimista voleva arretrare da quello sguardo e sorriso gelido.

-un ora…va benissimo.- disse Edward velocemente.

-ah, ok^^- e uscì dalla stanza. Quel…bastardo…di Roy!!!!! Afferrò il primo foglio, ma Riza entrò velocemente. –ah! Edward…firma con la firma del colonnello^^ è lì sul tavolo^^ ciao ciao^^-

-CHEEEEE???? Uffa….- afferrò un documento in cui c’era la firma di Mustang e la provò varie volte su un foglio, finché non gli venne perfetta. –bene…si comincia!- e iniziò a firmare velocemente. A metà lavoro entrò Havoc nell’ufficio.

-ah, salve Maggiore.- disse Havoc prendendo una boccata dalla sua sigaretta –cercavo il Colonnello.- disse avvicinandosi e soffiandogli sul volto. Edward prese a tossire.

-è andato…cof… ad East City… cof cof…lo sostituisco io…E SPENGA QUELLA SIGUARETTA!!!-

-oh, bene, così sarai più veloce di lui…-disse senza ascoltare le sue proteste -lui di solito dorme sul lavoro…mi puoi fare delle ricerche su questi?- altra pila di fogli…Edward spalancò la bocca, senza volerlo, dallo stupore…poi gemette guardando la pila di fogli che si era accumulata in pochi minuti…

Verso sera aveva finito tutta la pila di fogli e li aveva consegnati ai vari sottoposti…per fortuna…si diresse di nuovo nell’ufficio del colonnello e lì si sdraiò sul divano, a faccia in giù, troppo stanco per muoversi…ora capiva perchè gli davano un così alto stipendio.

Il sedere gli faceva un male cane per essere stato seuto tutto il giorno e la mano ormai non la sentiva più da quanto aveva scritto...maledetto di un colonnello, perchè gli aveva affidato un compito così? preferiva di gran lunga andare per città e città a fare le sue commissioni.

La porta s’aprì ed entrò qualcuno proprio quando stava per addormentarsi. Aprì gli occhi e vide che il colonnello lo guardava dall’alto, col suo mantello da viaggio sulle spalle. quando era entrato aveva fatto il meno rumore possibile, forse per non svegliarlo, ma Edward si voltò e lo fissò.

-Acciaio, allora sei sveglio.-

-già…-disse stancamente. –dovrei ucciderla per quello che mi ha fatto, lo sa?-

-^^ giornata pesante? Mi dispiace, ma…dovevo fare quella commissione.-

-ha fatto presto per essere andato fino ad East City.- l’uomo lo guardò un attimo, in silenzio.

-già…-si sedette sul divano, accanto a lui che era ancora semi-sdraiato, ma poi cambiò tono di voce –vedo che ti fidi molto di questo colonnello se te lo fai avvicinare così…- Edward non capì quelle parole, finchè il colonnello non gli afferrò i polsi e lo fece alzare a forza, fino a farlo sbattere contro il muro accanto.

-MA CHE STA…- ma il colonnello si trasformò e…non vide più Mustang…ma Envy.

-Envy?- chiese in un soffio, terrorizzato, tutto del suo corpo fu bloccato dallo shock….tutto quello che aveva passato per mano sua gli passò davanti agli occhi. Persino il Primo Alchimista non si mosse e non disse nulla.

-ciao piccoletto.- disse con un sorriso…maledettamente falso.

-Envy…allora è vero…tu…non sei…-

-morto?- Envy scoppiò a ridere. –ma sentilo…guarda che non basta così poco a farmi fuori…devo ammettere che ad un certo punto mi hai…spaventato…pensavo che mi avresti ucciso veramente…ma…poi ho capito che non ci saresti riuscito…e infatti…eccomi qui^^- Edward provò a liberarsi, ma l’homunculus non lo fece certo fuggire. –no, no, no…piccolo acciaio…non ti lascerò scappare.-

-NON CHIAMARMI PICCOLOOOOOO!!!!- urlò arrabbiato, ma Envy scoppiò nuovamente a ridere. –cosa vuoi da me, Envy?…vendetta, forse?-

-beh…quella era nella lista.- disse con un viso quasi angelico, pensieroso. –ma…- il suo volto assunse un espressione che non piacque al ragazzo –c’è qualcos’altro che voglio…e ce l’hai proprio qui.- disse guardando il suo petto. Edward intuì che stava parlando del Primo Alchimista.

-il Primo Alchimista è morto, non lo sapevi? Dopo quell’esplosione io sarei dovuto morire, anche perché avevo utilizzato tutto del mio corpo…e lui…si è sacrificato per me…ha rispettato il Principio della Scambio Equivalente e mi ha salvato la vita.- Envy lo guardò prima stupito, ma poi sorrise.

-forse non ti ho detto una cosa…io posso sentire dov’è lui…e sento…che ce l’hai proprio qui…- unì le mani di Edward in una sua e con l’altra gli toccò il petto, così da farlo rabbrividire.

-non è vero.-

-a no?…vuoi vedere che riesco a indurlo allo scoperto?- Edward sbiancò di colpo…il Primo Alchimista fremette dentro di lui.

Quella mano sul petto stava avendo un qualcosa che non gli piaceva affatto: si sentiva strano, era come se da quella mano stesse partendo un veleno che si stava diffondendo in tutto il corpo. Poi…un battito del cuore molto forte lo fece gemere. Un altro…un altro ancora…finchè non urlò di dolore…il suo corpo bruciava, il suo cuore stava scoppiando…si stava ritrasformando nel Primo Alchimista.

-LASCIAMI! AIUT…-Envy spostò la mano dal petto e gliela mise sulla bocca. Dagli occhi del ragazzo stavano uscendo delle lacrime di paura.

-no, no, no…non urlare, altrimenti ci sentiranno.- Edward gli morse una mano, poi unì le proprie mani dato che erano vicine e riuscì a toccare con un dito la mano dell’homunculus, la quale prese fuoco. Edward si ustionò, ma resistette fino a quando Envy non tolse anche quella.

Ora era libero. Aveva i polsi pieni di sangue ed era un po’ scosso, ma non avrebbe mai permesso a quell’essere di prendere il Primo Alchimista.

-CHE SUCCEDE Lì DENTRO?- era stata la voce di…Mustang…era dietro alla porta chiusa a chiave, perché quando provò ad aprirla, non riuscì a spalancarla.

-RO…- Envy lo aveva afferrato per il collo e lo aveva spinto di nuovo contro il muro…stringeva le sue dita sul collo sempre di più, ormai Edward stava soffocando. perchè lo stava strangolando quando aveva detto di non volerlo uccidere? voleva fargli perdere i sensi? voleva farsi prendere paura? beh...ci stava riusciendo...

-maledetto bastardo.- disse Envy infuriato. –pagherai molto presto quest’affronto, chiaro? Aspetta e vedrai.- dopo di che scomparve, lasciando cadere Edward a terra, tossendo. Mustang sfondò la porta insieme ad altri suoi subordinati.

-EDWARD!- si precipitò su di lui e vide i suoi polsi insanguinati e il suo collo in cui erano comparse delle dita rosse. –oddio…stai bene? CHIAMATE L’INFERMIERA DELL’ESERC…ma che?- Edward l’aveva afferrato per la giacca e gli aveva detto in un sussurro, vicino al suo orecchio:

-non chiamare nessuno….non farlo…Roy…loro…sono tornati.- detto questo svenne fra le braccia del suo superiore.

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Capitolo 3
*** Gli Ultimi Istanti ***


Buio…

Tenebre…

Stava fuggendo…

E da cosa?

Aveva paura.

Molta paura, anzi…era terrorizzato…

Correva a più non posso nel pavimento nero, tanto scuro da non riuscire a distinguere quello che lo circondava, dal terreno…era come se stesse correndo nel vuoto.

Una mano l’aveva afferrato.

Si voltò di scatto, impaurito, tremante, tentando ancora di staccarsi.

Le tenebre l’avevano afferrato con una mano nera, lo stavano avvolgendo, lo legavano…

Finché non lo portarono davanti al volto di…

Ho…

Si alzò di scatto, sudato fradicio, con il sudore freddo che gli imperlava il volto e la schiena, stava ancora tremando…ma...per cosa? non si ricordava più il sogno che aveva fatto...ricordava solo di aver visto un volto che conosceva

Vide di essere ancora nell’ufficio del Colonnello Mustang, infatti lui era lì che lo guardava dall’alto.

-era anche ora che ti svegliassi.- disse alzando un sopracciglio in tono ironico...l'ironia che poteva anche evitare.

-ma stia zitto colonnello pervertito…-disse con un gemito: i polsi facevano un male cane e ci mancava solo che il colonnello iniziasse a sfotterlo.

-quei polsi guariranno entro due giorni: ti ho messo una pomata che utilizzo io quando mi brucio da solo…non fare domande su questo argomento e non prendermi in giro su questo fatto, chiaro?- ordinò, un po’ imbarazzato…Edward s’immaginò il colonnello Mustang che si dava fuoco al sedere da solo…faceva ridere^^

-ok.- disse, cercando di rimanere il più serio possibile, ma era quasi un tentativo vano, anche perchè il Colonnello se ne accorse, ma fece finta di nulla.

-che è successo?- chiese Roy un po' arrabbiato, guardandolo con quegli occhi neri come la notte.

-Envy…- disse semplicemente. –non è morto e mi ha fatto una piccola visitina.-

-sempre nei guai tu, eh? Ah, a proposito…non ho detto nulla a tuo fratello…dovresti ringraziarmi =.= per i polsi inventati una cosa del tipo che mi è sfuggita una scintilla di troppo….-

-così faccio la figura dell’idiota che non sa schivare un colpo =.=-

-hai un’idea migliore? Preferisci dire che te lo sei fatto da solo per liberarti da un homunculus?- Edward tacque.

“Gibbon…ci sei ancora?”

“sì…ci sono”

“cosa ne pensi?”

“riguardo a cosa?”/p> “a…quello che ha detto Envy prima di andarsene” il Primo Alchimista non disse niente.

-vuoi che ti accompagni a casa?- chiese Mustang.

-no, non sono una ragazza che non sa badare a se stessa.- disse Edward guardandolo storto.

-a me sembra il contrario…- disse Roy prendendolo in giro.

-NON SONO UNA DONNA!-

-beh…coi capelli così lunghi…potresti sembrarlo, sai °_° ma non sei il mio tipo…- disse Mustang con un sorriso.

-NON ME NE FREGA NULLA SE NON SONO IL SUO TIPO! MEGLIO COSì, NO????- urlò Edward infuriato, ma che gli veniva in mente a quel colonnello da strapazzo????

-oppure sì…- disse guardandolo maliziosamente, Edward arrossì. –sto scherzando stupido ragazzino- disse dandogli un colpo sulla fronte con la mano.

-LA SMETTA DI PRENDERMI IN GIRO!!!!!!! E DI TRATTARMI COME UN BAMBINO!!!!!!-

-va a casa, è ora di fare la nanna^^, mi raccomando...lavati i denti prima di dormire.-

-SMETTILAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!- Edward se ne andò sbattendo la porta che era stata appena messa a posto…era ancora mezza rotta, quindi cadde di nuovo a terra, ma se ne fregò altamente…la cosa che gli dette più fastidio fu la risata di Mustang.

Appena uscì si bagnò di nuovo…doveva ricordarsi di comprare un ombrel…qualcosa gli coprì la testa, in modo che la pioggia non gliela bagnasse più.

-sei proprio un moccioso stupido.- disse la voce di Mustang. Aveva preso un ombrello, l’aveva raggiunto e ora lo teneva sotto di esso. –credo che dovrai venire a casa con me…sempre che tu non voglia ammalarti =.=- disse guardandolo storto.

-non ce ne era bisogno.- disse Edward, ma Roy lo ignorò e iniziarono a camminare sotto la pioggia. –comunque…grazie.- disse sottovoce, Roy lo sentì e sorrise fra sé.

-stai diventando più dolce nei miei confronti o sbaglio?- chiese divertito.

-stia zitto.- bofonchiò il più giovane.

-non sei ferito, vero?- chiese ad un certo punto.

-cosa?-

-beh…dopo quel che è successo prima…volevo sapere se…eri rimasto ferito, ecco.-

-capisco…beh…no, non sono rimasto ferito, a parte il collo che mi fa ancora male.- disse strofinandoselo con una mano.

-fa vedere.- Roy si era fermato e tolse la mano di Ed dal collo e si mise ad osservarglielo con cura. Edward prima era impallidito, poi era arrossito di botto.

-Mi stia lontano!!! Essere così vicino ad uno come lei mi mette in imbarazzo!- Mustang lo guardò sorpreso, ma poi scoppiò a ridere. –CHE HA DA RIDERE???-

-sei buffo^^-

-devo ritenerlo un complimento?-

-diciamo di sì…- ripresero a camminare – quei segni andranno via, forse, entro due giorni…anche se non so quando andrà via quell’altro.-

-quale altro?-

-beh…non ti sei accorto che oltre alle dita c’è un simbolo?- chiese stupito Roy, Edward impallidì all’istante.

-QUALE SIMBOLO è, MUSTANG?- Mustang si fermò di nuovo e così anche il ragazzo, il quale spostò di lato la testa per far vedere meglio a Roy il suo collo. Le dita del Flame Alchemist passarono sul collo del ragazzo, facendogli un po’ il solletico, ma non era il momento di ridere.

-mmmh…sembra…una croce… una croce strana-

-in che senso "strana"?-

-beh…fa conto che non è perfetta: l’asta in orizzontale tocca appena il centro di quella in verticale.-

-e c’è un qualche cerchio?-

-alchemico? No…perché?-

-no…niente.-

Edward si allontanò di poco e si mise una mano sul collo, proprio dove c’era il simbolo…quel bastardo di Envy…ecco perché gli aveva messo le mani al collo…ma…lui era un homunculus, non avrebbe potuto fare alchimie…e se…l’avesse fatto…per qualcun altro? E per chi? Qualcuno con cui si erano alleati? Un alchimista desideroso di possedere il Primo Alchimista?….era strano come simbolo, ma…forse stava diventando solo paranoico…

“stai calmo…ci avrà graffiato mentre ci metteva le mani al collo, no? Sarà stato un incidente.” Disse calmo Gibbon.

“sì, lo so, è che…Envy…non mi fido di lui e…sai com’è fatto.”

“sì, lo so…ma per una volta, rilassati. Ci avrà solo graffiato mentre ci strangolava, no?”

“spero sia come dici tu…”

-…ward…EDWARD! Mi senti??- Edward si voltò di scatto e vide che Mustang lo guardava storto. –è mezz’ora che ti chiamo.-

-mi scusi.- disse Ed abbassando la testa.

-stai calmo, quello non è un cerchio alchemico, nessuno ti ha fatto niente^^.-

-v-va bene.-

-ah, se vuoi…per non farti cercare un posto dove dormire, potresti venire a…- Mustang si bloccò e guardò davanti a sé. Edward seguì il suo sguardo. C’era qualcuno in mezzo alla strada, che li guardava, ma non potevano vedere il suo volto perché era coperto da un mantello.

-Edward…prendi quella strada laterale e vattene il più veloce possibile. –

-ma Colonnello…che succede?-

-Vattene.- disse Roy, Edward notò che era pallido…chi era quell’uomo. –e non guardarti MAI indietro…questo è un ordine come tuo superiore, chiaro?…ora vai…non guardare mai quell’uomo.-

-come fa a sapere che è un…-

-VAI!- Mustang si era messo il proprio guanto, dovette tenere l’ombrello, altrimenti non avrebbe fatto scintille, così Edward si mise a correre verso quel vicolo, l’uomo misterioso parve volerlo seguire, perché Mustang gridò:

-PRIMA DI LUI DEVI SCONFIGGERE ME, ti assicuro che non sarà facile.- ma Edward non si voltò indietro, nemmeno quando sentì dei botti, uno più forte dell’altro. Corse fra le vie della città, fino ad arrivare in periferia, fino alla casa del Colonnello. Lo avrebbe aspettato lì.

Entrò in casa prendendo le chiavi che un tempo Mustang gli aveva dato per quando tornava a Central City e aprì la porta.

Era preoccupato…chi era quell’uomo? Perché ce l’aveva con lui? Che fosse Scar? Dopotutto aveva visto Mustang piuttosto agitato. Camminò avanti ed indietro per l’ingresso, troppo teso per andarsi a mettere dei vestiti asciutti oppure sedersi. Sperò con tutto il cuore che non fosse capitato nulla al colonnello, eppure…era talmente agitato…perché lo era? Sentiva un brutto presentimento?

Tock

Sentì questo rumore provenire al piano di sopra.

Tock

Deglutì…era di sicuro un topo…non doveva preoccuparsi…quella casa chissà da quanto non ci entrava qualcuno…oppure era un amico di Mustang che voleva fargli uno scherzo, oppure l’ennesima ragazza che stava aspettando il magnifico Roy Mustang per una serata mozzafiato…

Tock, tock.

Perché continuava? “è un topo Edward” si diceva a se stesso. “non fare il fifone!” Decise di andare a dare una piccola occhiata, tanto per stare tranquillo.

Tock, tock.

Il cuore batteva forte, ma perché era diventato così fifone?!?!?!? Doveva solo vergognarsi…dopotutto…era…solo…un misero…topo…

Salì le scale con cautela…il rumore aumentava sempre di più, man mano che si avvicinava al piano di sopra…non sembrava provenire nella in cui un tempo vi erano state Winry e la zia…ma nemmeno nella sua e in quella di Al…capì…che il rumore proveniva dalla stanza del Colonnello.

-C-Colonnello?…è…lei?- nessuna risposta, il rumore per un attimo era cessato, ma poi aveva cominciato a battere leggermente più forte…Edward deglutì e s’avvicinò con i brividi lungo tutta la pelle. –se è uno scherzo, sappi che non è affatto divertente! Mi sta facendo paura!- nessuna risposta, solo quel rumore che non finiva mai di battere

Tock, TOCK, TOCK!

Era esattamente nella stanza del colonnello…Edward si avvicinò, impaurito e aprì la porta. La stanza era quasi al buio, con la pioggia e l’orario era chiaro, ma la luce della notte entrava dalla finestra aperta, l’odore della pioggia era entrato nella camera…

Avanzò di un poco…con un fulmine intravide che sul pavimento…c’erano delle impronte…bagnate…che erano partite dalla finestra…nella stanza…c’era…qualcuno…

Edward deglutì, sapeva che era dietro di lui, se lo sentiva…non fece in tempo a voltarsi che la porta dietro di lui si chiuse, si voltò di scatto e…

...Vide davanti a sé…

due grandi…occhi…viola ametista...

…con le pupille come fessure…

poi sentì soltanto un forte dolore a tutto il corpo…

poi il nulla.

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Capitolo 4
*** La Divisione ***


povero Edduccio e povero PA....T.T sigh sigh sigh!!!!!!!! vi lascerò al massimo della suspance hihihihi) -te l’ho portato.-

-bravo…fammelo vedere.- lo prese dalla propria spalla, dato che era svenuto sopra di essa e lo portò fino a terra, sdraiandolo supino, in modo che quell’uomo potesse ammirare il suo corpo. Il Padre lo guardò…guardò il suo corpo come un tesoro prezioso, guardò ogni minimo suo particolare dalla sua poltrona piena di strani fili…poi s’alzò da essa./p> S’avvicinò al ragazzo svenuto a terra e si inginocchiò.

-lo hai picchiato?-

-non gli ho toccato nemmeno un capello…è bastato dargli un piccola…scossa.- disse Envy con un ghigno.

-bene…mettilo dove sai.- lo alzò di nuovo da terra, lo prese in braccio e lo portò verso una specie di lastra fatta a X al centro di uno strano cerchio alchemico. Lo mise lì, legandogli mani e piedi per seguire il corso della lastra di ferro. Lo legò con le catene che vi erano attaccate, ma prima dovette togliergli la maglia, altrimenti non si sarebbero potuto formare il tutto.

-bravo.- disse la voce del Padre dietro di lui, Envy rabbrividì…solo quell’uomo riusciva a dargli quell’effetto…e questo non lo sopportava, era come se provasse paura nei suoi confronti. –hai fatto un ottimo lavoro, Envy…mi complimento… sei riuscito a prendere quello che volevo…veramente bravo…hai tutta la mia fiducia.-

Poi l’uomo si avvicinò al ragazzo e gli sciolse i capelli, in modo che scivolassero lentamente ai lati del suo volto e sulle sue spalle. –bellissimo.- commentò –veramente stupendo…chi l’avrebbe mai detto che mio figlio sarebbe diventato così bello…e per di più…possiede ottime conoscenze dell’alchimia e possiede anche…il Primo Alchimista…quello che voglio, desidero e bramo da tutta una vita.-

Accarezzò il volto incosciente del ragazzo, toccandogli ogni sfumatura del viso, come se volesse imprimerselo sulle mani. –Envy…sbaglio…o non hai completato qualcosa?- L’homunculus si avvicinò al ragazzo e vide la croce sul collo…

Opss… non era riuscito a definire bene l’altro segno…

-…sai…non è facile prenderlo per il collo e imprimergli un segno senza che se ne accorga…comunque non c’è problema…lo finisco subito.- s’avvicinò al ragazzo e aggiunse l’ultimo segno…ora…non era più una croce, ma un’H.

Il ragazzo da quel segno diede i primi segni di vita…era anche ora, dopotutto si stava annoiando a vederlo senza sensi e immobile…voleva vedere la sua maschera si terrore e di dolore…

-mmh…?-il corpo gli faceva male da morire, l’unica cosa che riuscì a fare fu quel gemito.

-ben svegliato.- sentì questa voce…familiare…troppo familiare…così familiare da farlo tremare senza neanche vedere il volto di chi l’aveva detto. Alzò lo sguardo e vide la persona che non avrebbe mai voluto vedere…il volto del suo incubo…suo padre.

-p…p…padre?- disse tremante…si accorse solo in quel momento di essere legato ad una lastra di ferro che gli impossibilitava qualsiasi movimento. Gli tornò in mente il loro ultimo incontro…ebbe paura, molta paura.

-è passato un po’ di tempo dal nostro ultimo incontro, vero?- Edward stava tremando da capo a piedi e non riuscì a rispondere…non riuscì ad offenderlo…non aprì nemmeno la bocca… -quindi…tu…ben saprai cosa desidero.- disse quell’uomo accarezzandogli il petto. Edward rabbrividì…ma perché suo padre e Envy lo toccavano sempre in quel punto? =.= erano odiosi!

-il…Primo Alchimista…forse?- chiese Edward ansante.

-bene, vedo che non ci sarà molto da spiegarti allora…bene…se permetti vorrei iniziare il più veloce possibile…voglio avere il suo potere nelle mie mani.-

“NO! EDWARD! FA QUALCOSA! NON PERMETTERGLI DI PRENDERMI!”

“ma…tu…non mi avevi detto che la maggior parte della tua forza l’avevi perduta quando mi avevi salvato la vita?”/p> “APPUNTO! PER PRENDERE TUTTO QUELLO CHE HO PERSO, PRENDERANNO ANCHE LA TUA ANIMA! NON VOGLIO CHE ACCADA!….EDWARD, TU PUOI MORIRE! LIBERATI!”

“ma non ci riesco!”

-ah…mi dispiace informarti che…proverai del dolore, figlio mio.- il cuore di Edward batteva forte, non riusciva a muovere un solo muscolo da quanto era terrorizzato…stava…per…morire…e stavolta non se la sarebbe cavata con l’intervento di qualcuno…era veramente sul punto di morte…la sua vita era veramente alla fine…

Il padre gli si avvicinò e lo abbracciò…un abbraccio che ad Edward sembrava veleno…

-perché? Perché vuoi farmi questo?-gli chiese quando il padre si era staccato da lui.

-perché è una vita che lo desidero e tu ben sai che sacrificherei chiunque…anche se io ti voglio molto bene e…-

-TU NON MI VUOI BENE! TU NON PUOI ESSERE CHIAMATO PADRE! TU MI STAI USANDO, TU MI STAI UCCIDENDO! TI SEMBRA AFFETTO QUESTO?-

-non urlare…non sono sordo…e poi…più sprechi energie…e più la tua anima avrà dei danni…perciò, vedi di stare calmo.-

-come posso stare calmo se so che da qui a poco verrò ucciso? E poi…perché ogni volta che mi abbracci…te ne vai…?-si stava riferendo a quando aveva cinque anni, quando l’ultima cosa che gli aveva fatto prima di andarsene era stato un abbraccio.

Sentiva che stava per piangere, ma non voleva farlo, quindi si trattenne con forza. Hoheneim lo fissò…lo guardò a lungo…ma…non era quello lo sguardo che voleva su di sé da lui: non era lo sguardo di un padre…era lo sguardo di un ragno che guarda la sua preda intrappolata nella ragnatela…che ormai è spacciata…già…in quel momento…erano ragno e insetto…e lui stava per essere divorato.

“EDWARD! MUOVITI!”

“MA NON SO COSA FARE! SONO BLOCCATO!”

“questo è vero…cavolo, cavolo, cavolo, CAVOLO!” il Primo Alchimista era veramente agitato, sentiva che il loro cuore batteva forte il doppio del normale. “non ho più poteri io per agire su di te…dovevo solo consigliarti nei momenti difficili…NON SO COSA FARE!” già…entrambi erano impotenti.

“non fare niente” disse Edward tristemente.

“che cosa?”

“non fare niente” ripeté Ed./p> “Ed…TU STAI PER MORIRE A CAUSA MIA!”

“lo so.” Disse calmo…ormai si era rassegnato…perché continuare a fuggire da quel che avrebbe pagato comunque?…e poi…era spacciato…con le spalle al muro, se si agitava era la fine…avrebbe sofferto solo di più. “Gibbon…anzi…Edward…” lo chiamò Ed “calmati…è finita per me…io…ti dono il mio corpo”

-Cominciamo.- disse la voce di quello che un tempo era suo padre…ma che in quel momento era il suo assassino.

“Addio…Primo Alchimista” disse Edward con un sorriso e chiudendo gli occhi, rassegnato alla morte. poteva anche vederla...col suo mantello nero e la falce che lo abbracciava con calore...

“EDWAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRDDDDDDDD!!!!!!!!!!!!!NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- suo padre appoggiò le mani sul cerchio alchemico così che si azionarono il cerchio più le cicatrici che gli erano rimaste nel petto, nella schiena, nel braccio e nella gamba dell’ultima volta che aveva tentato di separare la sua anima da quella del Primo Alchimista.

…Una luce…

…Dolore…

…Disperazione…

…Tristezza…

…La mia vita…

…Ma nulla legato alla speranza…

…Ormai…

…Era finita…

…E infine…

…Il buio più profondo che avesse mai visto in vita sua…

…Le ultime tenebre che lo separavano dalla vita alla morte.

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Capitolo 5
*** La Maestra ***


ho deciso che in questa ff ci inserisco Izumi XDXDXDXDXDXD nell'altra non ho messo questa donna fantastica XDXDXDXDXDXDXD rimedio subito....Izumi: sarà meglio per te *sta brandendo un coltello da macellaio* Smartis: perdonoooo!!!! T.T)

-Aaaaaaaaaah….che meraviglia!!!! Ti ringrazio veramente Shigu per averti portata qui!- Izumi, casalinga molto PAZIENTE e molto TRANQUILLA…naturalmente…stavo scherzando (un coltello manca di un soffio la testa della smartis)…è una donna, sì casalinga, ma anche un'alchimista veramente eccezionale, si arrabbia con un niente coi suoi alunni, è molto severa e…beh…diciamo che assomiglia moltissimo al suo alunno più “anziano”: Edward Elric.

In quel momento, però, era al massimo della felicità, mentre passava una allegro week-end con suo marito: un grande colosso (più di Armstrong) dalla faccia truce, ma buono come il pane (ancora non capisco i suoi gusti: dice che è un bellissimo uomo O.O...W GLI OCCHIALI!!!!)

-sono contento che ti piaccia.- disse l’omaccione. Erano vicino ad un lago, accanto ad una cascata che cadeva proprio su di esso e attorno c’erano solo alberi.

-quando l’hai scoperto questo posto?- chiese Izumi sorpresa guardandosi attorno.

-un mio amico me lo ha segnalato per portarci qualcuno per un’occasione speciale.-

-ooooh…caro…così divento tutta rossa!- disse Izumi voltandosi dall’altra parte con una risatina(con suo marito sembra una ragazzina di 14 anni O.O)./p> -Izumi…- disse Shigu voltandosi verso di lei, la donna arrossì…erano soli…in mezzo al nulla…cosa voleva dirle mentre la fissava così?

-sì?- chiese arrossendo sempre di più.

-cos’è quel coso?-disse segnando col dito sopra la sua testa…se fossimo in un manga Izumi cadrebbe a terra con una grande goccia sulla testa… oppure uno sguardo sconvolto con gli occhi a palla e i capelli fuori posto...

Izumi si voltò sorpresa, nella direzione che suo marito le segnava. Esattamente vicino alla cascata, quasi sulla cima…c’era una figura scura che barcollava, con la testa bassa. Aveva una camminata lenta e tentava di aggrapparsi a qualche tronco per non cadere…sembrava un morto vivente da come si muoveva.

-non lo so…- disse Izumi diventando improvvisamente seria…c’era qualcosa in quella camminata che l’agitava…non capiva che cosa…dopotutto non sembrava un qualcosa di pericoloso…ma allora perché il cuore le batteva così tanto dalla paura?

S’alzò dal loro telone che avevano utilizzato per fare il pic-nic e s’avvicinò di un poco alla cascata, ma…quella cosa cadde a terra e stava ruzzolando giù dal pendio accanto alla cascata…diretta proprio sopra a delle pietre…qualcosa scattò nel cuore di Izumi, non seppe cosa, ma l’aveva indotta ad agire d’impulso: unì le proprie mani e le mise sul terreno, in modo che una luce azzurra partisse da esso e arrivasse fino a quell’essere.

Riuscì a far diventare completamente liscio il terreno, come una lastra di ghiaccio, così che quella cosa scivolò fino ai piedi del pendio, senza problemi.

Izumi si precipitò su quella figura nera, col cuore che le batteva più forte di prima…mentre si avvicinava notò che nella zona che aveva percorso quel corpo nella discesa…era tutta coperta di sangue…

Quel sangue le fece ricordare la sua vecchia ferita al cuore…suo figlio…ma tentò di non pensare a lui in quel momento.

Arrivata afferrò quel corpo (che era umano) e lo voltò, in modo da vederlo in volto…dalla corporatura sembrava un ragazzo di appena sedic…rimase scioccata…il suo cuore mancò di un battito…sentì di essere impallidita, ma tutto quello che sentiva era il vuoto più totale, non riusciva nemmeno a pensare.

- SHIGU! VIENI QUI, PRESTO!- l’omaccione raggiunse la sua donna (Izumi: non chiamarmi così tesoro ^/////^) con più velocità possibile (provate voi ad avere una corporatura del genere e correre =.=)

-che succede, tesoro?-

-guardalo…-disse lei con voce tremante, Shigu vide cosa teneva sua maglie fra le braccia: un ragazzo di sedici anni, coi capelli dorati, degli auto-mail in due arti e delle grandi ferite su tutto il suo corpo…la più grave era quella sullo stomaco. –portiamolo a casa, ti prego!- disse Izumi agitata che sembrava sul punto di avere una crisi…tremava come una foglia mentre le sue mani si sporcavano del sangue di quel ragazzo.

- d’accordo.- afferrò il ragazzo fra le braccia e presero a correre verso la loro roba per prenderla e tornare a casa e curarlo.

Izumi correva di fianco a Shigu e intanto spostava i capelli del ragazzo, come per accarezzarlo, mentre gli diceva:

-resisti Edward…non morire anche tu…ti prego…- suo marito capì quello sguardo che aveva assunto sua moglie…aveva paura di perdere un altro figlio…dopotutto aveva preso lui e suo fratello come se fossero il figlio che aveva perso e i figli che non avrebbe mai più avuto...

La mano di Edward afferrò quella di Izumi, sorprendendo tutti. I due coniugi si fermarono di botto, mentre Edward sussurrava qualcosa nel sonno:

-m…mae…stra…è….è…torna...to…-

-chi è tornato?- chiese Izumi agitata, anche se era un po’ più tranquilla per il fatto che Edward fosse riuscito a stringerle una mano.

Ma Edward non rispose più, lasciò andare la mano di Izumi e tornò immobile e pallido, esattamente come prima.

Arrivarono a casa il più velocemente possibile e Izumi si preoccupò per curare il suo allievo da quelle gravi ferite…chissà se ce l’avrebbe mai fatta…il suo corpo era già così freddo…

Passò tutta una notte a curare quel ragazzo, senza fermarsi, senza permettere a suo marito di consigliarle di riposarsi…ma man mano che le ore passavano, il corpo di Edward diventava sempre più freddo.

-cosa gli sarà successo?- chiese Shigu ad un certo punto, distogliendo Izumi dai suoi pensieri.

-non lo so.-

-ce la farà?-

-…-

-sì?-

-n…non lo so…- gli occhi di Izumi erano diventati lucidi e dalla sua espressione sembrava che stesse per piangere da un momento all’altro…

-vieni qui.- Shigu abbracciò sua moglie e tentò di farla calmare, ma quello che ottenne fu un pianto incontrollabile sulla sua spalla.

-NON VOGLIO CHE MUOIA…HO P-PAURA SHIGU…HO PAURA…DI PERDERLO COME è SUCCESSO CON LUI...-

-tranquilla…è un ragazzo forte, ce la farà.-

-lo so che… è forte… ma è… talmente pallido… e freddo…-

-calmati ora…dobbiamo solo aspettare e avere fiducia nelle sue forze.-

-secondo te cosa intendeva dire?- Izumi non aveva smesso di tremare, ma era tornata nuovamente seria, quasi più preoccupata.

-con cosa?-

-con…quel “è tornato”-

-non lo so, glielo chiederemo appena si sve…- Edward prese a tossire forte, tanto da farlo voltare su un fianco, i due si avvicinarono al suo letto e lo guardarono preoccupati. Era ancora pallidissimo e…e…cos’era quel segno sul collo? Izumi notò solo in quel momento che il ragazzo aveva un simbolo sul collo…sembrava una H deformata…sembrava che fosse stata fatta a spirale…era di un colore nero…molto spesso…che cos’era?

Due occhi d’oro la fissarono, un po’ confusi.

-Edward!-

-maestra Izumi?-chiese ancora più confuso e sorpreso.

-SEI UN DEFICIENTE!- disse dandogli un pugno sulla testa –MI HAI FATTO PREOCCUPARE, LO SAI? SEI SOLTANTO…UN…PEZZO…DI…SOMARO!- disse, dandogli un colpo in testa ad ogni parola, mentre il ragazzo si proteggeva, senza risultati, con le proprie braccia. Shigu rimaneva in disparte, ormai abituato a quelle crisi di rabbia contro i fratelli Elric... specialmente col maggiore...

-maestra…si calmi, la prego!-

-MI CALMO UN ACCIDENTE, ALLIEVO DEGENERE!!!!! MI CALMERò SOLTANTO QUANDO TI AVRò DISINTEGRATO!!!-

-ma che mi è successo?- chiese Edward guardandosi il corpo totalmente fasciato...tanto da farlo assomigliare ad una mummia vivente.

-questo ce lo devi dire tu…mio caro!-

-non…non ricordo nulla…-disse mettendosi una mano sulla testa, come se stesse cercando di sforzare la propria testa a ricordare.

-ti ricordi almeno cosa intendevi dire quando mi hai detto che “è tornato qualcuno”?- il ragazzo la guardò un po’ confuso –non stavi parlando del Primo Alchimista, vero? Perché se è così c’è da preoccuparsi: potrebbero utilizzare la sua alchimia per vari scopi, bisogna stare attenti. Ha scelto te come sue erede dell’alchimia? Per caso…-

-frana, frena, frena, frena- disse Edward velocemente alla sua insegnante alzando una mano per fermarla. –maestra…sono…un po’ confuso…-

-ma dai…non dirmi che non conosci il Primo Alchimista! Te ne avevo parlato una volta.-

-beh…ecco…c’è una cosa che non mi è molto chiara…- disse Edward arrossendo.

-e sarebbe?-

-ecco…forse le sembrerò stupido, perché sembra che lei la conosce molto bene da come ne parla...-

-ma di che stai parlando?- chiese Izumi senza capire, il ragazzo stava arrossendo leggermente (a dir la verità era diventato roseo da pallido com'era) e faceva tutti dei giri di parole.

-cos’è l’alchimia?-

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Capitolo 6
*** AMNESIA ***


MI DISPICE DI QUESTO TREMENDO RITARDO^^''' MA ERO ANDATA IN VACANZA XD ED ORA....ECCO UN ALTO CAPITOLO^^

(ehehehe...come sono diabolica....non immaginerete mai cos'ho in mente....AHAHAHAHAHAHAHAH!...cavolo O.O la spagna mi fa male....mi fa diventare diabolica O.O!!!! scusate...=.=...ma non vi dirò nulla cmq^^)

La domanda galleggiò nell’aria…come una bolla di sapone…la stanza era talmente silenziosa da far male alle orecchie…tutto taceva a quella che, secondo Edward, era una domanda innocua.

-ho…detto qualcosa che non va?- chiese Edward senza capire…ma la propria maestra rimaneva immobile, a fissarlo…anzi, no…non lo fissava neppure: guardava nel vuoto. –m…maestra Izumi?-

-Edward…se è uno scherzo non è affatto divertente.- disse seria…eppure Edward…non stava scherzando.

-ma io non sto scherzando…cos’è l’alchi…-

-SMETTILA EDWARD!- la maestra l’aveva afferrato per le spalle, con forza. –SMETTILA DI DIRE CAVOLATE!- quella stretta iniziò a fargli male a solo un braccio…come mai? Si guardò il braccio che non gli doleva e stavolta fu lui a rimanere pietrificato. Era impallidito di colpo e fissava senza parole il proprio braccio destro.

-ma…cosa…- sfilò la manica della maglia che aveva indosso e…il mondo gli cadde addosso…non aveva più un braccio. –maestra…cosa è successo al mio braccio? Io non ricordo niente.- Izumi impallidì ancora di più e si scambiò un’occhiata col marito.

-Edward…perché mi dai l’appellativo “maestra”?-

-beh, perché lei mi ha insegnato…- che cosa?….il mondo gli cadde addosso un’altra volta…non ricordava niente…cosa gli aveva insegnato Izumi? Perché la chiamava “Maestra”? perché non aveva più un braccio?…cos’era l’alchimia?

-M…maestra…c…cosa mi…sta…succ…succedendo?- stava tremando, lo poteva vedere più che bene. cos'erano tutte quelle domande nella sua testa che, a quanto pareva, doveva saperne la risposta?

-Edward.- Izumi sembrava più preoccupata di prima…e lanciava delle strane occhiate al marito. Stava per domandargli qualcos’altro che non ricordava? Qualcosa di più importante che aver perso un braccio e…la coperta scivolò da una gamba…meccanica…la sua…la testa iniziò a girargli vertiginosamente, così tanto che dovette sdraiarsi nuovamente sul letto.

Il cuore gli batteva talmente forte che poteva uscirgli dal petto senza alcuna fatica.

– Edward – ripeté la sua insegnante…di chissà che cosa. –ti ricordi di tuo fratello, vero?- il suo cuore si rilassò.

-certo. Come potrei dimenticarmi di Alphonse.- anche la maestra sembrò un tantino rincuorata…ma rimaneva ugualmente pallida. –e…tu sai…che aspetto abbia?- da come stava impallidendo la sua insegnante gli fece sorgere un dubbio…era successo qualcosa a suo fratello?

-Che è successo ad Alphonse?-

-dimmi il suo aspetto.-

-COSA GLI è SUCCESSO?!-

-RISPONDIMI!- quell’urlo lo fece sobbalzare, non era una delle solite grida che ricordava, quando…gli insegnava…ma…era quasi terrorizzato e ansioso.

-ha…- deglutì –i capelli biondi, un po’ più scuri dei miei e…- si bloccò lì, perché la sua insegnante lo fissò incredula, senza parole. Sembrava che stesse per svenire.

-Shigu…non mi sento molto bene.- disse al marito, il quale la soccorse subito, questo fece agitare di più Ed, il quale non capiva più nulla di quel che stava accadendo –Edward…quanti…quanti anni hai?-

-ormai non ne sono tanto sicuro.-ammise...ogni cosa che diceva...era sempre errata...

-perché?-

-mi sento diverso…come se fossi molto più grande.-

-quanti anni ricordi?-

-credo….n…nove…- il silenzio avvolse nuovamente la sala…Edward capì che non era la risposta corretta, eppure già di quegli nove ricordava veramente poco…anzi…praticamente nulla.

-Edward. tu hai 16 anni.-

-cosa?- chiese incredulo –mi sta dicendo…che io….NON RICORDO 7 ANNI DELLA MIA VITA?!?!?!- chiese balzando in piedi, infuriato. Non era arrabbiato con la propria insegnante, anzi…non sapeva nemmeno perché fosse arrabbiato. –mi sta dicendo….CHE è SUCCESSO QUALCOSA A ME, AD ALPHONSE E QUALCOSA RIGUARDO A QUESTA PRESUNTA ALCHIMIA?!-

-è così.- Edward si sentì mancare le forze a quelle parole, cadde a terra in ginocchio…perché non ricordava nulla?…poi ci fu un lampo alla testa, come di un ricordo...legato alla madre...anche se non ricordava cosa...dovette chiedere –e….e….mia….mia madre…?- chiese con voce tremante, Izumi abbassò lo sguardo, triste.

-se non ti ricordi nemmeno questo…allora c’è da preoccuparsi sul serio…Edward…so che ti scioccherà saperlo…ma devi! Siediti sul letto, per favore. Potresti avere uno svenimento o peggio ancora.-

-CHE COSA è SUCCESSO A MIA MADRE?!?!?!- urlò disperato, senza alzarsi, con le lacrime agli occhi. Cosa gli era successo ancora in quei sette anni?!

-è…è morta Edward.- disse guardando in un punto che non fossero i suoi occhi...da quello sguardo capì che non sava mentendo. Era ancora cosciente…ma era come se non lo fosse…sua…sua madre…non…non c’era più…

-no…no…non ci credo…no…- mormorò a voce bassa, tutto il mondo prese a girare più di prima, finchè un dolore acuto al collo lo fece gridare di dolore.

-CHE SUCCEDE EDWARD?!- esclamò preoccupata Izumi.

-il…il…il….mio…collo…aaaah…AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!- il dolore esplose e lui non vide più nulla.

Erano passati molti giorni e non si erano più sentite notizie di Edward. Winry stava iniziando a preoccuparsi sul serio: aveva detto che ci avrebbe messo soltanto due giorni a tornare.

-non preoccuparti, Winry- gli disse Alphonse una sera, cogliendola davanti alla finestra, a scrutare il sentiero che portava alla stazione. –sarà stato fermato al lavoro. Dopotutto ora è diventato Maggiore, avrà avuto un contrattempo.-

-non mi ha nemmeno telefonato, quel bastardo…-

-sai com’è fatto.- disse Al con una risata –fa sempre così.-

-sì, ma…poteva almeno non farmi preoccupare così…un accenno sarebbe bastato-

-vedrai, tornerà fra qualche giorno, oppure anche stasera^^-

-speriamo.-

Ma Winry non poteva dire ad Al che aveva come un brutto presentimento, quando l’aveva salutato con un abbraccio…aveva sentito un peso al cuore. Aveva paura che gli fosse successo qualcosa.

Per questo gli aveva detto di stare attento, ma lui con un sorriso aveva detto “devo solo dare un rapporto. Tornerò fra due giorni e poi sarò tutto per te^^”. Quelle parole l’aveva un po’ sollevata, ma…non ne era sicura.

Scesero dalla stanza e cenarono in silenzio, guardando la porta di casa con ansia..

DRIIING

Il rumore del telefono gli fece sobbalzare tutti, persino Den alzò la testa e abbaiò contro il telefono, come se l’ansia avesse colpito anche lui. Winry si precipitò sul telefono e lo portò all’orecchio.

-EDWARD! RAZZA DI DEFICIENTE, POTEVI ALMENO…- ma la voce che risunò dall’altra parte apparteneva ad una donna.

-Ehm…veramente sono Izumi. La maestra di Ed e Al.- Winry arrossì dall’imbarazzo.

-mi scusi, mi scusi, mi scusi!- disse velocemente diventando sempre più rossa, Pinako alzò gli occhi al cielo –non volevo! Credevo fosse…-

-Edward.-

-già.-

-ho sue notizie.-

-davvero?!- chiese stupita…dava sue notizie alla sua insegnate e non a lei…quel bastardo di un alchimista! lo avrebbe conciato per le feste.

-e non sono buone, purtroppo.- queste parole la fecero rabbrividire.

-come?-chiese con voce tremula.

-c’è anche Alphonse lì con te?-

-certo.- disse guardando Al, il quale le era accanto. –che è successo?- la donna sospirò…non era un bene quel sospiro…ne era certa…

-l’ho trovato due giorni fa ad una cascata vicino a casa nostra. Eravamo andati a fare un pic-nic e lo abbiamo trovato ferito molto gravemente. Pensavamo fosse morto, ma lo ho curato e si è svegliato.- questo la rincuorò, ma…c’era il suo cuore che batteva molto forte…forse quel brutto presentimento stava per essere confermato –non ricorda assolutamente nulla di sette anni della sua vita. non ricorda di sua madre, di quel che è successo a lui e suo fratello…e non ricorda nemmeno l’alchimia.-

Winry imapallidì…Alphonse aveva sentito la conversazione perché si era avvicinato alla cornetta e rimase immobile, pietrificato quanto la ragazza.

-sta…sta…scherzando…vero?- chiese Alphonse con voce tremula, vicino al telefono, l'afferrò dalle mani di WInry, la quale non sembra più in sè.

-Al…pensi che potrei scherzare su una cosa tanto seria?- -oddio…no…no…cos’è successo al mio fratellone?!-

-non ne ho idea. Adesso è svenuto per un dolore molto forte al collo. Ho visto che ha uno strano segno…prima sembrava una H, ma poi ha iniziato a cambiare leggermente forma e sta iniziando ad avere una forma circolare, come se si stesse trasformando in un altro simbolo. Tu ne sai qualcosa?-

-n…no…era partito per Central City e…- ma il resto gli si strozzò in gola, non riuscì più a parlare –posso venire lì a vederlo?-

-no.- fu la secca risposta, comese fosse ovvia...

-perché?!- chiese leggermente arrabbiato, dopotutto voleva vedere le sue condizioni.

-sarebbe uno shock troppo grande per lui vederti in quello stato.-

-ha…ha ragione.- disse tristemente. voleva sapere cosa gli era successo.

-proverò a fargli tornare la memoria in un qualche modo…altrimenti…conosco un certo metodo: bisognerebbe portarlo da una persona che non ricorda attualmente, ma con la quale ha passato molto tempo insieme a lei quando era…normale…-

-non saprei…- disse Alphonse pensandoci sopra un attimo, agitato.

-non so, un suo amico, un suo conoscente molto vicino col quale stava molto in comunicazione…potrebbe essere anche un militare, non so! Dimmi tu, Alphonse.-

-forse un idea ce l’avrei…- disse sorridendo col cuore –va bene una persona con cui litiga di continuo, ma con la quale ha un bel rapporto quasi fraterno…o paterno?-

-sarebbe l’ideale! Chi è?-

-conosce il colonnello Mustang?-

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Capitolo 7
*** Al Quartiere Generale ***


Edward infine si svegliò…ma dal dolore che provava al petto, avrebbe tanto voluto non svegliarsi mai più.

Ricordava perfettamente tutto quello che gli aveva detto Izumi…e questo lo terrorizzava, lo rattristava…si sentiva veramente a pezzi.

Si toccò il collo che gli aveva fatto un male cane prima di svenire…ma quello sembrava fosse innocuo…chissà cos’era stato a scatenare quel dolore. Forse la sofferenza che aveva provato nel cuore e nella mente si erano concentrati anche sul fisico…chissà…

Affondò il volto nel cuscino e ripensò a tutte…ma proprio tutte le parole…anzi…le domande senza risposta che gli aveva posto Izumi. Poi le lacrime comparvero…le sentiva salate come non erano mai state, ma anche le più dolorose che avesse mai versato…

-mamma…- gemette Edward nel cuscino…l’aveva persa…aveva perso il suo caldo sorriso, il suo profumo…il suo calore...da quando si era svegliato aveva ricordato la sua morte, il suo funerale e persino il suo sorriso con gli occhi vuoti sul letto di morte.Sentiva ancora sulla propria mano la sua che diventava sempre più debole, fino a lasciargliela…senza vita…

L’aveva come persa una seconda volta…sentiva ancora il dolore al petto della prima…la seconda fu anche peggio, perché era consapevole di aver dimenticato una cosa tanto importante. Forse pian piano avrebbe recuperato la memoria, il fatto che si ricordasse di tutti quei particolare della morte di sua madre era già un grande passo.

Poi pensò al proprio fratello…non riusciva a ricordare il suo aspetto se non quello del piccolo ragazzino spensierato coi capelli e gli occhi più scuri dei suoi…cosa gli era successo? Doveva avere 15 anni…chissà com’era diventato…anche se pensava che ci fosse qualcosa di terribile. Il ricordo dell’espressione di Izumi appena gli aveva descritto a malapena la testa…lo aveva preoccupato…

Strinse forte il cuscino a sé e vide il proprio braccio meccanico e, poi, diede un’occhiata anche alla gamba…cos’era successo a quei suoi due arti? C’entrava l’alchimia?

Questa alchimia lo incuriosiva…ma…c’era qualcos’altro che attirava la sua attenzione nella propria mente…sentiva che c’era qualcosa di importanza vitale che doveva ricordare…ma non riusciva a ricordare cosa…

Si alzò dal letto…consapevole che non poteva starvi tutto il giorno, aveva altro per la testa e troppe domande a cui voleva una risposta.

Non fece in tempo ad arrivare alla porta che entrò Izumi con velocità, lanciandogli dei vestiti puliti.

-indossali.-disse fredda.

-perché? Dove andiamo?- chiese allarmato dallo sguardo serio di Izumi.

-lo vedrai.- non disse nient’altro. Volevo porle una domanda, ma la maestra girò sui tacchi e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Edward si vestì con degli abiti neri e rossi…avevano un ché di famigliare…una mantella rossa sopra un abito completamente nero con dei bordi bianchi. Aveva una canottiera con sopra un giubbotto nero legato con un gancino vicino al collo, una cintura gli teneva i pantaloni legati alla vita e il tutto era coperto dalla mantella. Si sentiva stranamente a proprio agio in quegli abiti, come se fossero sempre stati suoi…mah…

Stava per uscire quando si accorse di avere i capelli molto lunghi dato che gli ricadevano sulle spalle…non ricordava nemmeno il motivo per cui li aveva fatti crescere…

Si avvicinò ad uno specchio che c'era nella stanza e se li raccolse in una traccia, anche perché le sue mani agirono d’istinto..forse se l’era sempre fatta in quei sette anni.

Guardò il proprio aspetto di sedicenne...era molto più grande di quel ce ricordava, aveva un aspetto e uno sguardo più adulto di quel che avrebbe creduto...Toccò il vetro con una mano, come se non fosse realmente sicuro che stesse fissando se stesso...ma incontrò solo il vetr dello specchio...

Uscì dalla stanza e vide Izumi e Shigu che lo aspettavano sulla soglia…entrambi molto seri.

-andiamo.- disse Izumi, dirigendosi verso la città. Edward la seguì in silenzio. Capii dov’erano diretti quando vide che erano arrivati alla stazione e lei guardava i veri orari per Central City…perché voleva portarlo alla capitale?

Il viaggio in treno fu estremamente lungo, perché, anche se Edward tentava di parlare i due coniugi facevano finta che lui non esistesse e rimanevano il silenzio, accrescendo il suo imbarazzo.

Non si erano parlati più da quando gli avevano fatto quell'interrogatorio sui suoi anni passati di cui non ricordava nulla. la sua maestra non l'aveva più guardato...che provasse pena nei suoi confronti?

Quando arrivarono a Central City il primo pensiero fu: è sempre la solita città schifosa…

Ma poi ad Edward venne un dubbio a quel suo giudizio: era mai stato a Central City? sua madre non l’aveva mai portato, ne era certo…allora perché di quel giudizio? Che stesse ricordando qualcosa?

Con la testa bassa Edward seguì Izumi e Shigu, qualcuno per la strada lo indicò entusiasta, specialmente i bambini…ad Edward quei comportamenti non trovava un senso, anche se aveva sentito qualcuno dire “ma quello non è il maggiore degli Elric?”…perché lo conoscevano?…non ci capiva più nulla!

-ecco…siamo arrivati.- disse infine Izumi, io alzai la testa e vidi…il Quartiere Generale dell’Esercito di Central City.

-EHI! Mi vuol far arrestare?!?!?! MA CHE HO FATTO?!?!?!- chiese agitato. Izumi rise, come se avesse fatto un battuta, ma Edward non ne capì il motivo…lui era troppo giovane per finire il prigione e per quale furto poi?!?!

-stai calmo…non voglio farti arrestare.- disse notando la sua agitazione –ma c’è una persona che DEVI vedere…forse ti aiuterà a ricordare…- ecco il perché erano venuti lì…sospirò per il sollievo, anche se sentiva un certo peso allo stomaco…CHI doveva incontrare?

-ACCIAIO!- urlò un uomo dai capelli neri e gli occhi altrettanto profondi che era appena uscito dal Quartiere Generale…stava guardando Edward con preoccupazione. Il ragazzo si voltò, ma dietro di lui non c’era nessuno…si stava riferendo a lui? L’uomo corse verso di lui e lo prese per le spalle, preoccupato a morte –oh Edward! Sei vivo! Grazie al cielo…pensavo fossi morto! Non sai quanto fossi in ansia per…-

-ehm…sicuro che non c’è un errore?- chiese Edward interrompendo l’uomo, educatamente, con una voce sottile…cavolo…si trovava davanti ad un militare…e non sembrava un militare qualsiasi! Dalle spille poté notare una carica da Colonnello!!!

L’uomo lo aveva guardato come un vecchio amico appena uscito da un grande problema…ma…lui non aveva mai visto quell’uomo.

-che tipo di errore?- chiese confuso –ma va beh! Lasciamo perdere! Edward, pensavo ti avessero preso.-

-ma chi?- chiese Edward confuso.

-gli Homunculus! Meno male sei salvo…-

-chi?- chiese ancora più confuso. Izumi cercava di non attirare affatto l’attenzione, guardava Mustang con serietà…come aspettasse che si accorgesse di qualcosa…

-gli Homunculus, Edward!- insistette l'uomo -Sei sicuro di non essere ferito?-

-mi dispiace, ma…credo che ci sia un errore, signore.-

-perché mi hai chiamato “signore”?- chiese allibito –non l’hai mai fatto!...che tu stia iniziando ad abbassare la cresta?- chiese con un largo sorriso, come se fosse convinto che Edward lo stesse prendendo in giro.

-cosa? Ma io…non…non mi ricordo neanche di averla mai vista.- il colonnello restò un attimo in silenzio, poi scoppiò a ridere.

-Bravo Acciaio! Stavi per fermala! Per un attimo ho creduto che dicessi sul serio! Piccolo imbroglione^^- alla parola “piccolo” sentì una rabbia da dentro.

-CHI SAREBBE IL MICRONANO??? MA COME SI PERMETTE??? ANCHE SE è UN MILITARE NON LE PERMETTO DI INSULTARMI IN QUESTO MODO!!!!!- l’uomo scoppiò di nuovo a ridere.

-la smetti con questa commedia? Non ci casco.-

-MA CHI DIAVOLO è LEI???? NON DOVREBBE CASCARCI IN COSA??? COMUNQUE MEGLIO ESSERE PICCOLI CHE NELLA MEZZA Età!!!!-

-PICCOLO IMPERTINENTE!!! A CHI HAI DATO DEL VECCHIO??????-

-A LEI!!!! è SORDO OLTRE CHE STUPIDO E PAZZO?????- non capiva perché si stesse infuriando tanto…ma quella litigata gli stava riscaldando il cuore, come se una parte dentro di lui provasse una certa famigliarità e mancanza. Edward si voltò verso Izumi –ti prego, dimmi che non è lui il Pazzo da chi volevi portarmi.- il colonnello sembrò confuso, guardò un attimo Izumi e lei sospirò.

-mi segua, per favore. Edward, rimani con Shigu. Credo che quel che le dirò, Colonnello, non le piacerà affatto.- l’uomo guardò Izumi e poi Edward senza capire…capì dallo sguardo di quella donna che c’era qualcosa di pericoloso e preoccupante…

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Capitolo 8
*** A Casa Di Uno Sconosciuto ***


Si erano allontanati dal ragazzino mezzo offeso nell’orgoglio e mezzo curioso…e anche dall’energumeno che poteva fare a gara persino con il Maggiore Armstrong…sarebbe bastato un ceffone per metterlo KO…e ne aveva un po’ paura…il colonnello Mustang dovette proprio ammetterlo.

Si allontanarono dietro un vicolo, la donna stava in testa, Mustang non sapeva chi fosse, ma sembrava che sapesse qualcosa su quanto era successo ad Edward…e se conosceva persino lui, significava che aveva un buon rapporto con i fratelli Elric.

La donna si voltò, fronteggiandolo, come se si stesse per aprire una tremenda sfida…anche la tensione era alta. O almeno Roy era abbastanza teso…voleva sapere cos’era successo a quel moccioso, perché gli sembrava molto, molto strano.

-mi chiamo Izumi. Sono stata la maestra di alchimia di Ed e Al quando erano bambini- Mustang spalancò la bocca e gli occhi…era quella davanti a sé la causa della bravura di Edward in alchimia? Si aspettava un uomo molto più grosso, vestito di nero e con gli occhi freddi come il ghiaccio...invece era una donna molto bella per giunta...quel piccolo moccioso che non gliela aveva mai presentata!!! gliel'avrebbe fatta pagare cara!!!!–sono arrivata fin qui per chiederle un enorme favore…può anche rifiutare se vuole.-

-un invito a cena?- chiese Mustang con un sorriso, forse Edward aveva parlato di lui alla sua insegnate e ne era rimasta affascinata…invece la donna alzò un sopracciglio.

-no, mi dispiace. Già sposata.- CON QUELLA MONTAGNA?!?!?!?!?! Mustang guardò la donna…non era affatto brutta…ma…come poteva stare con uno così e rifiutare lui, l’uomo più bello e amato dalle donne di Central e East City??? –ora siamo seri…perché la cosa che sto per dirle è una cosa che bisogna prendere con la massima serietà.-

- d’accordo.- disse Mustang diventando serio anche lui.

-Edward ha…perso momentaneamente la memoria.- e gli spiegò tutto, ben spiegando i particolare e affermando di non sapere cosa gli sia successo e quale sia stata la causa di quell’amnesia parziale. –e questo è tutto.-

-quindi io dovrei…-

-esatto. Aiutarlo a ricordare.-

-bene…credo di sapere da dove iniziare. Non gli dica il mio nome, dirò ai miei subordinati di chiamarmi in altro modo…voglio che prima di tutto si ricordi il mio nome da solo.- disse serio, pensandoci su. Dopotutto sarebbe stato un buon inizio: ricordarsi di lui poteva accendersi un qualcosa nella sua mente riguardo agli alchimisti di stato e, di conseguenza, dell’alchimia e tutto ciò che lo aveva legato ad essa.

-quindi il suo…è un sì?-

-certamente. Non sono il tipo da abbandonare un qualsiasi subordinato, anche se è un mocciosetto rompiscatole come lui.- stava facendo l'indifferente davanti a lei, ma in relatà era preoccupato. non immaginava proprio di trovarsi davanti ad una situazione del genere. e se non avesse più ricordato nulla? questa domanda gli diede come un pugno allo stomaco...no...non l'avrebbe mai permesso! pur di starci notte e giorno Edward Elric avrebbe ricordato ogni cosa della sua vita!

-grazie infinitamente.- disse Izumi abbassando la testa, più tranquilla.

Si diressero verso Shigu.

-Edward?- lo chiamò il colonnello

-che vuole?- chiese sgarbato…un buon inizio dato il loro solito rapporto.

-ti ricordi il mio nome e chi sono?-

-no, gliel'ho già detto! ma allora è sordo veramente- Roy lo ignorò, anche se normalmente lo avrebbe incenerito seduto stante.

-benissimo. Sappi che io e te ci conosciamo molto bene, in realtà. Perciò starai con me un po’ di tempo per ricordarti, poco alla volta, le cose generali che girano attorno al nostro rapporto. Chiaro?- Edward lo guardò allibito. In effetti andare con uno sconosciuto non era una bella prospettiva…Roy questo lo capiva.

-cosa?- chiese allibito, guardando furioso la propria insegnante, la quale gli diede uno schiaffo sulla testa.

-Sta zitto e ubbidisci.- gli ordinò acida, con uno sguardo da fulminare chiunque, infatti l’alchimista d’Acciaio si ritrasse sotto quello sguardo accusatorio, diventando più piccolo del solito.

Ed: CHI SAREBBE IL PICCOLO?????? Smartis: Eddai..non ti sei ancora abituato? (tono annoiato) Ed: NO, PROBLEMIIIII??? IO NON SONO PICCOLO!!!! Smartis: certo, come no.(sempre lo stesso tono, ben sapendo che questo irrita parecchio l'alchimista d'acciaio) Ed: MA IO TI AMMAZZ…mpfh! (Mustang ha bloccato Edward prima che mi saltasse al collo per uccidermi e gli tiene una mano sulla bocca per non fargli imprecare qualcosa.) Mustang: sii più raffinato con le donne, Edward. (sorriso da incantare una qualsiasi donna) Smartis: grazie Mustang (sorriso), beh…continuiamo…se non ci sono interruzioni (sguardo omicida vero Edward)

Mustang afferrò il ragazzo per la maglia e lo condusse verso una macchina, salutando i due coniugi con educazione, mentre con le mani tentava di far stare fermo Edward che si dimenava come un pazzo:

-MI LASCI! NON VOGLIO ANDARE CON LEI! NON LA CONOSCO NEAN…AH!…uh…- Mustang aveva dovuto colpirlo alla testa con il dorso della mano, in modo da farlo svenire. Il ragazzo cadde privo di sensi su un suo braccio e lo prese in spalla.

-bene^^- sorrise ai due coniugi –saprò fargli tornare il sale in zucca^^ non preoccupatevi^^- e sdraiò Edward sui sedili posteriori della propria auto.

Chiudendo a chiave la macchina corse nell’ufficio del Comandante Supremo e gli chiese qualche giorno di riposo, si inventò che doveva fare delle ricerche importanti che gli avrebbero solo intralciato il lavoro e avrebbe consegnato il tutto nelle mani di un suo fidato (Hughes).

Con suo sollievo accetto, anche perchè non gli aveva mai chiesto un permesso, quindi poteva farlo tranquillamente. Corse nuovamente in macchina dove Acciaio era ancora svenuto sui sedili.

Edward aprì gli occhi. Si trovava sdraiato su un divano, in una stanza che non ricordava di aver visto (dato che aveva una perdita di memoria non poteva esserne certo). si accorse che la testa gli doleva da morire...non ricordava cosa...cancellò quel pensiero: c'era qualcos'altro che non ricordava?

Si voltò e vide l’uomo che lo aveva “rapito” dal Quartiere Generale. Gli stava sorridendo.

-ben svegliato, Edward.-

-lei?!-

-sì^^ io^^ qualche problema?-

-qualche problema? QUALCHE PROBLEMA?! C’è L’HO ECCOME IL PROBLEMA! LEI MI HA RAPITO!- disse scattando il piedi, ma dovette subito risedersi per un giramento di testa.

-meglio che non ti alzi troppo velocemente.- Edward notò un ghigno sul suo volto, vide che non aveva più la divisa militare, era vestito come un chiunque cittadino, con dei jeans e una camicia bianca come la neve, che faceva un quadro perfetto (per le donne) coi suoi capelli e occhi neri come la pece. –hai fame?-

Edward non rispose: sarebbe morto di fame pur di non mangiare un cibo datogli da quell’uomo!! Chissà cosa poteva metterci dentro! Droga, sonnifero, veleno…oppure poteva anche essere un vero disastro in cucina…chi lo sapeva. –hai perso la lingua?- chiese l'uomo con un ghigno.

-chi è lei?-

-non posso dirtelo.-

-perché? È un criminale sotto quella maschera da colonnello?- a parte il fatto che lo aveva rapito, quindi era un criminale sotto quell'aspetto.

-no. ma non posso dire di non aver mai ucciso qualcuno.- disse con un ghigno e guardando in modo malefico il ragazzo.

“vuole solo farmi paura” pensava Edward, ma anche se pensava così quello sguardo non gli piacque affatto

–comunque non ho alcuna intenzione di dirti il mio nome.- -perché?-

-lo devi scoprire da solo.-

-ma se non l’ho mai vista, come faccio?-

-oh, sì che mi hai visto. Sai…tu sei molto famoso, qui, a Central City e io sono quello che ti ha permesso di farlo.-

-davvero?- chiese Edward incredulo…poi ci ripensò –mi sta prendendo in giro, vero?-

-no, mai stato più serio.-

-mmh.- non seppe che altri dire…più guardava quell’uomo e più non riusciva a ricordare dove l’avesse visto. Si alzò dal letto e si mise a girare per la stanza, sotto gli occhi attenti del colonnello.

-è inutile che cerchi della posta o qualsiasi altro posto in cui ci sia il mio nome: la posta me la danno direttamente in ufficio e ho cancellato tutte le prove.- Edward vide ai piedi del tavolo dei fogli bruciati…sbuffò indignato…come poteva ricordarsi il nome di qualcuno che non ricordava di aver mai visto?

-sono nel suo appartamento, quindi?-

-no, non appartamento. Chiamiamola “casa delle vacanze”. Ogni tanto mi rifugio qui per “scappare” da Central City. è in periferia, qui ci sei già stato una volta…ed è qui che ho perso le tue tracce.- disse abbassando lo sguardo, rabbrividendo, come se avesse avuto un brutto ricordo.

-in che senso?-

-la notte che sei scomparso da Central City ho avuto un piccolo scontro con…un alchimista- sembrava che avesse modificato la frase all’ultimo secondo…anche se la parola “alchimista” rimaneva ugualmente sconosciuta dal suo vocabolario –ti avevo mandato a casa mia, ti avevo lasciato fuggire…e…e quando sono tornato a casa per vedere se stavi bene…ho visto le tue impronte, ma…di te neanche l’ombra. Sono stato veramente in pena-

Edward abbassò lo sguardo, mortificato di aver urlato contro quell’uomo pochi istanti prima…forse non era meschino come gli era sembrato all’inizio.

-lei mi aiuterà a ricordare tutto?-

-ci proverò- disse il colonnello con un grande sorriso –ma ci riuscirò…anche perché non ho alcuna intenzione di lasciarti andare finchè non ricorderai.- quella promessa gli fece fare un sorriso all’uomo di fronte a sé…anche se non era ancora molto fiducioso di lui…

-grazie.-

-bene^^ iniziamo da subito? O vuoi riposarti da quella botta?- chiese guardandomi la testa…la quale faceva un male cane!

-ehm…possiamo iniziare più tardi?…avrei…- ma non fece in tempo a finire la frase che il suo stomaco brontolò di brutto, facendolo arrossire dalla vergogna. -…fame?- terminò il colonnello con una risata. –vieni con me in cucina^^ prepariamo qualcosa^^-

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Capitolo 9
*** Il Primo Sogno ***


Mentre il colonnello preparava da mangiare Edward ispezionò la stanza con lo sguardo. Quella in cui era capitato era una casa enorme, bisognava ammetterlo.

Inizialmente era stato in un salotto immenso, con dei grandi e spaziosi divani, delle fotografie, un tavolo con delle sedie, qualche mobile e decorazione sparsi per la stanza. Ma anche l’ingresso in cui erano passati per andare in cucina…era immenso! Chissà quanti soldi aveva quell’uomo!

Quando erano passati accanto all’ingresso, però, aveva provato un forte batticuore…si era voltato verso una larga scala che portava al piano superiore e lì era rabbrividito, come se lì ci fosse già stato e fosse successo qualcosa di cui non ricordava…qualcosa di brutto…aveva paura di salire quelle scale.

Mangiarono mentre il colonnello parlava con lui e scoprì che chiacchierare con quell’uomo era molto piacevole, tentava di lasciarlo allegro e di non pensare che avesse perso ogni ricordo di lui. Pian piano volle ricordare a tutti i costi chi era quel colonnello e cosa c’entrasse con lui.

-allora…hai ricordato qualcosa nel frattempo?- chiese speranzoso, con un largo sorriso.

-forse.- disse pensieroso su quel che aveva provato poco prima. Quando lo riferì a Mustang lui sbarrò gli occhi.

-è proprio al piano di sopra che ho trovato del sangue…- disse in un sussurro, sconvolto, poi la sua espressione cambiò: divenne seria e tesa–vieni con me.-

Lo afferrò per un braccio con forza, purtroppo gli prese il braccio sano facendogli male. Lo condusse al piano di sopra, su per le scale…verso quel luogo che, dentro di sé, non voleva vedere. Questo non fece altro che impaurire Edward, il quale iniziò ad andare nel panico.

-no, la prego! Lassù non ci voglio andare!- esclamava disperato, c’era qualcosa che lo terrorizzava lassù e non voleva sapere cosa.

Tentava di sfuggire dalla presa del colonnello, tentando di togliergli quella presa sul suo polso, ma quelle dita erano più forti delle sue di gran lunga, non sapeva se era per il fatto che era ancora molto debole o perché quell’uomo era realmente più forzuto di lui.

Tentava di impiantare i piedi nel pavimento, ma quell’uomo riusciva a smuoverlo e a trascinarlo verso quel corridoio su cui si affacciavano delle stanze.

-stai calmo, non c’è niente. Voglio solo sapere se ti ricordi qualcosa se ti avvicini.- ma quello che l’uomo sperava, stava già accadendo nel cuore di Edward. Ebbe come un Flashback in cui lui si avvicinava in stanza in stanza, col cuore in gola, con il respiro affannato e una grande paura. Più percorreva il corridoio, più prese a tremare.

-LA PREGO!- urlò alla fine più disperato che mai, quando si avvicinarono ad una porta in fondo al corridoio. Proprio lì la paura fu più forte, proprio lì iniziò a tremare come una foglia, in quel preciso punto delle lacrime gli solcarono il volto.

Roy se ne accorse e si fermò preoccupato. Gli prese il volto fra le mani e lo costrinse a guardarlo negli occhi, anche se questi erano accecati dalle lacrime e vedeva tutto confuso.

-stai calmo…va tutto bene Edward. va tutto bene.- disse con voce calma, quasi da ipnotizzarlo con lo sguardo calmo e fiero. Gli asciugò le lacrime con i pollici e aspettò che si calmasse da quell’eccesso di paura. Edward prese a respirare più a fondo, cercando di calmarsi, anche se gli sfugiva qualche singhiozzo –sai che forse stai ricordando qualcosa?- gli disse con un grande sorriso, per cambiare discorso.

-perché?-

-nelle altre stanze non hai reagito così. Questa è camera mia, quella in cui ho trovato una macchia del tuo sangue…proprio dove, probabilmente, sei scomparso. Riesci a ricordare qualcosa?- Edward scosse la testa, ancora troppo agitato per rispondere. – eddai…non piangere. Stai tranquillo- gli disse ridendo. –per adesso in questa stanza non ti farò entrare, ok? Forse più avanti, quando sarai meno impaurito.-

-g…grazie…-disse Edward sorridendo a quell’uomo che prima gli era sembrato un buono a nulla, ma che adesso lo vedeva come una persona importante, quasi come un fratello.

-bene. Sei più tranquillo, ora?-

-sì.- aveva anche smesso di piangere e questo fece rilassare quell’uomo che fino ad un momento prima sembrava così teso.

–ora ti senti pronto a tentare di ricordare qualcosa? Non ti faccio entrare, sta tranquillo.- disse ad un suo sussulto, per un attimo gli era sembrato che gli avesse chiesto se se la sentisse di entrare.

-credo di sì.-

-bene. Aspettami giù in salotto, nel frattempo vado a prendere delle cose.-

Edward annuì e si voltò, mentre l’uomo entrava nella stanza di fronte a loro, appena l’aveva aperta un brivido gli aveva percorso tutta la schiena.

Mentre camminava, passò accanto ad una di quelle stanze che avevano sorpassato e la guardò attentamente. Era una stanza vuota, con un letto e una porta-finestra che dava su un davanzale.

Entrò di qualche passo nella stanza…quella porta finestra gli fece venire un altro Flashback di cui non ricordava niente: c’era stato un ragazzo dai capelli verdi che aveva spinto un altro ragazzo dai capelli neri contro quella finestra, gli aveva bloccato le mani e la bocca, in modo che non si muovesse e non urlasse…non ricordava chi fosse nessuno dei due…ma…era come se l’avesse vissuta in prima persona…anche se non si riconosceva in nessuno dei due personaggi…

-Edward? Sei ancora qui?- chiese la voce del colonnello, distogliendolo dai propri pensieri.

-oh, sì, mi scusi.- disse velocemente, mortificato da essere rimasto lì imbambolato in quella stanza.

-qualcosa non va?- gli chiese…Edward non si era accorto che stava sudando freddo, non si era accorto di essere impallidito e che il suo cuore stava battendo molto forte, facendolo ansimare.

-no, tutto bene.- disse, sedendosi sul letto che c’era poco distante da lì, per riprendersi da quello spavento improvviso…c’era stato qualcosa nel ragazzo dai capelli verdi che gli aveva fatto paura e in quello dai capelli neri aveva provato preoccupazione a ansia…era veramente strano…

-allora…- disse l’uomo avvicinandosi con un grande scatolone fra le braccia. Si sedette accanto a Edward e aprì la scatola, tirandone fuori una foto. –ti ricordi chi sono queste persone?- chiese porgendogliela.

C’erano dei soldati, tutti in divisa, fra cui una donna. Uno era basso, grassottello e coi capelli rossi; un altro aveva i capelli neri con gli occhiali, un po’ di barda e una faccia simpatica. C’erano poi un uomo dai capelli biondi corti, una sigaretta in bocca e con una corporatura robusta…anche se non quanto l’uomo più alto di tutti che aveva muscoli a non finire, un ricciolo biondo sulla fronte come i grandi baffoni sotto il naso, a petto nudo per mostrare i suoi potenti muscoli…poteva giurare di poter vedere delle stelline attorno a lui.

C’erano poi l’uomo che gli stava accanto che prendeva per il collo…lui…Edward guardò la foto…non c’erano dubbi…quello che stava prendendo per il collo con un braccio, tanto per fargli un dispetto…era proprio lui, Edward Elric.

Guardò la foto e vide la sua espressione che era arrabbiata e contrariata, mentre quella dell’uomo era furba e altezzosa…gli faceva venir la voglia di prenderlo a schiaffi…non ricordava di aver fatto quella foto, ma…era una prova concreta che quanto stava dicendo quell’uomo era la verità: loro due si conoscevano.

-allora?- chiese l’uomo incitandolo, forse si era perso un po’ troppo ad osservare la foto. Riprese ad osservarli, ma…nessuno di loro gli dava una vaga idea di quali potessero essere i loro nomi.

-no…non ricordo queste persone.-

-provaci.- Edward ci si mise sotto, ma più tentava di ricordare, più il collo gli doleva. Si portò una mano in quel punto e iniziò a massaggiarlo, mentre tentava di ricordare qualcosa.

Fu come un lampo, mollò la foto e gemette di dolore, stringendosi il collo come per reprimere quella sofferenza, tentando di non urlare davanti al colonnello. –EDWARD! Stai male?- esclamò preoccupato l’uomo. Edward respirò a fondo, il dolore parve alleviarsi e sorrise al colonnello, per farlo stare tranquillo.

-no, sto bene.-

-io non direi! Che cos’hai al collo?- gli chiese, ma Edward a quella domanda tacque…non ne aveva la più pallida idea…

-sto bene.- ripeté. Poi riprese la foto che gli era caduta sulle gambe. Guardò la donna, in uno sguardo serio, fiero, professionale…chissà se sapeva sorridere, perché nella foto non lo faceva. –ci manca solo che il Tenente si metta a sparare.- disse ridendo –guarda che sguardo omicida ci sta lanciando.- e rise più forte al solo pensiero di vedere il colonnello schivare o no qualche proiettile.

L’unico che non rideva era Roy che lo fissava sempre più incredulo…forse, pensò Mustang, Edward riusciva a ricordare qualcosa subito dopo aver avuto una fitta al collo, nel punto che gli aveva riferito Izumi, se non ricordava male era lo stesso punto in cui aveva visto la croce qualche giorno prima.

-Edward. come fai a sapere che quella donna è un Tenente e che spara sempre all’impazzata?-

Il silenzio che seguì fu davvero pesante, nessuno dei due parve voler accennare una qualsiasi risposta o un qualsiasi movimento. Come se entrambi avessero il timore che se si fossero mossi Edward potesse non ricordare altri frammenti del proprio passato.

-io…- iniziò Edward per rompere il ghiaccio –io…non lo so. Mi…mi è venuto spontaneo dire così…io…- stava iniziando ad agitarsi di nuovo, Roy poté vederlo dai suoi occhi dilatati e che stavano per prendere un’espressione di paura. –non…non riesco…a ricordare…io…-

-calmati Edward!- disse prendendolo fra le braccia. –calmati, va tutto bene.-

-no che non va bene! Io…NON RIESCO A RICORDARE NULLA! NON CAPISCO perché! IO…io…vorrei tanto…ricordare…ma…non…non ci riesco…ci sono dei ricordi che non riesco proprio a capire da dove provengano…non riesco…a legarli…l’uno all’altro…è così…così straziante…- altre calde lacrime gli rigarono le guance. Le sentiva scendere lente sul suo volto, salate e sfuggenti dai suoi occhi. Lui non voleva piangere, ma quelle lacrime volevano scendere dai suoi occhi senza che lui potesse impedirlo.

-calmati Edward.- continuava a dirgli quell’uomo, accarezzandogli la testa, sentiva le sue mani scivolargli sulla nuca, fra i suoi capelli, come se lo avesse fatto altre volte, come se sapesse che con quell’azione poteva tranquillizzarlo. –ricorderai tutto, te lo prometto. Forse è ancora troppo presto per farti ricordare molto, ma…direi che oggi abbiamo fatti passi molto grandi, lo sai? Ora forse è meglio che ti riposi.- ma Edward già non lo sentiva più, da quel leggero tocco sulla sua testa si era addormentato fra le braccia del colonnello, senza riuscire più ad ascoltare la fine del suo discorso.

Fu la prima volta che iniziò a sognare un uomo dai capelli neri, con gli occhi verdi come lo smeraldo, ma con le pupille che sembravano due fessure…come…proprio come un serpente.

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Capitolo 10
*** Una Notte per Pensare ***


(questo capitolo è molto tranquillo e quasi privo di colpi di scena, ma...dal prossimo capitolo in avanti inizierà ad esserci più movimento XDXDXD contenti? beh, spero comunque che questo momento di pace vi piaccia XDXDXD)

Si svegliò di soprassalto, avrebbe voluto urlare, ma si era portato una mano alla bocca proprio per non farlo. Stava grondando di sudore freddo, anche se non riusciva proprio a ricordare cosa l’avesse spaventato tanto nel proprio sogno.

Si guardò attorno e vide che era ancora nella camera da letto in cui si era addormentato, sentì in quel momento che il suo letto si alzava e si abbassava a ritmo…un momento…il letto non è mica vivo! Alzò lo sguardo intimorito e vide che era ancora sul petto del colonnello, il quale, si era addormentato a sua volta.

Guardò l’uomo attentamente, cercando di ricordare un qualsiasi cosa su di lui, ma tutto quello che riuscì ad ottenere fu un’altra fitta al collo…anche se stavolta non ricordò nient’altro.

Si alzò dall’uomo cercando di fare meno rumore possibile con il cigolio del letto e uscì dalla stanza, chiudendosi alle spalle la porta. Che imbarazzo, però, addormentarsi sul petto di un altro uomo...brr...un esperienza da non riprovare. Anche se era stato gentile quel colonnello a lasciarlo dormire.

Guardò il corridoio in cui era tornato e poi…i suoi occhi caddero su quella porta in fondo…la stanza del colonnello…

Era come se quella fosse una stanza dell’orrore, in cui, se ci fosse entrato, avrebbe trovato un mostro che lo avrebbe aggredito alle spalle. Aveva ancora molto paura, rabbrividendo le diede le spalle e si diresse verso le scale.

La casa era silenziosa e buia, forse era scesa la notte mentre lui stava dormendo. Uscì di casa, socchiudendo la porta per non chiudersi fuori da solo e si sedette sui gradini ad osservare la notte.

Le stelle quella sera erano più evidenti che mai, ricordava ancora quando lui e suo fratello si sdraiavano sul prato a vedere se riuscivano scorgere una stella cadente. Molto spesso Edward raccontava storie dell’orrore che facevano tremare il fratellino e che gli impedivano di dormire da solo: infatti dopo andava sempre dormire accanto a lui. Era felice di poter ricordare almeno i momenti trascorsi con Alphonse, ma…era ancora preoccupato per lui. Non aveva certamente dimenticato lo sguardo di Izumi quando gli aveva descritto il fratello come lo ricordava…era veramente in ansia.

Un vento gelido si alzò, facendolo rabbrividire di un poco, ma non voleva andarsene da lì. stava così bene dopotutto. Da solo, alla notte, riusciva a pensare meglio e questo per lui era un grande vantaggio in quel momento che non riusciva a ricordare niente di se stesso.

Ripensò all’uomo che aveva sognato…chi era? Era soltanto frutto della sua immaginazione o era qualcuno che conosceva e del quale il suo subconscio cercava disperatamente di ricordare? Non riusciva a rispondersi a questa domanda.

Guardò una buca che c’era nel giardino del colonnello…l’aveva già vista da qualche parte una buca così…un altro ricordo gli affiorò la mente…una macchina guidata da un ragazzo che non sapeva guidare e che andava in retromarcia facendogli sbattere la testa contro il volante.

Rise al solo pensiero di dover guidare lui una macchina, probabilmente avrebbe fatto la stessa figura….chissà a cosa si riferiva quel ricordo…forse un film oppure un ricordo concreto…mah…ormai un qualsiasi suo ricordo improvviso non faceva altro che confonderlo di più.

Più ricordava dei pezzi e più non sapeva che cosa potessero c’entrare con lui, quando gli aveva affrontati e con chi…non ricordava niente.

Affondò la testa fra le braccia, con la fronte sulle ginocchia e tentò di non pensare a quei tristi pensieri. Lui voleva ricordare, ma non ci riusciva e questo lo faceva sentire indifeso come un bambino davanti ad una belva feroce.

“EEEEEEEEEDWAAAAAAAAARD!!!!” un urlo lo fece sobbalzare, scattò in piedi preoccupato, guardandosi attorno col cuore che batteva forte. attorno a lui non c’era nessuno…eppure…aveva sentito quell’urlo molto vicino a sé, come se gli fosse accanto.

-chi è?- ma nessuno gli rispose se non il silenzio della notte.

-Edward, stai bene?- un’altra voce lo fece girare su se stesso…forse troppo velocemente…perché cadde a terra a causa di uno sbilanciamento, facendosi molto male al sedere. Il colonnello lo guardava dall’alto un po’ confuso. –ma che stai facendo?-

-ehm…ecco…io…- disse arrossendo per la figura che aveva appena fatto....la seconda della giorna T.T

-ti stai allenando per un balletto di classica?- chiese con un sorriso malefico.

-ma stia zitto maledetto colonnello.- Edward non sapeva perché a quel commento si stesse scaldando tanto. Poi il colonnello scoppiò a ridere.

-ti sto immaginando col tutù…BWAHAHAHAHAHAHA.-iniziò a ridere sonoramente facendo pizzicare le gote di Edward dall’imbarazzo.

-IO NON METTERò MAI UN TUTù SE LO METTA BENE IN TESTA!-

-certo certo.- disse con le lacrime agli occhi mentre lo guardava dall’alto in basso per immaginarselo con un vestitino. –ti sei svegliato presto. Sono le tre di notte.- disse guardando un orologio, ma poi si sedette accanto a lui. –sai…non abbiamo mai passato così tanto tempo assieme.-

-davvero?-

-già, anche quando eri venuto una volta a casa mia per un pericolo, io e te non ci siamo visti per molto. Anche perché tu te ne stavi molto chino sui libri a studiare e quando sei al lavoro stai a Central City sono qualce giorno per poi sparire...come se fossi allergico all'aria che la circonda. Unico posto che ami, sicuramente, è la biblioteca degli alchimisti di stato.-

-ero uno studioso così accanito?-

-scommetto che lo saresti già adesso se solo ti mettessi un libro d’alchimia sotto il naso.- disse divertito.

-mi può parlare di quest’alchimia? Io non ricordo niente.-

-non credo che possa farlo.-

-e perché?-

-tu eri molto più avanti con l’alchimia rispetto al sottoscritto e non parlo di anni di esperienza. Anche perché tu hai avuto un’esperienza da piccolo che ti ha cambiato radicalmente: sei diventato adulto prima del tempo.- disse con un filo d’amarezza e tristezza.

-sa…il fatto di non ricordare…mi fa sentire debole e indifeso.-ammise abbassando lo sguardo.

-beh, sappi che normalmente non lo sei.- disse l’uomo ridendo ancora, come se la sua fosse stata una battuta molto spiritosa.

-prima ho…ho sentito una voce…- disse infine, sapeva che doveva dirgli tutto quello che ricordava o tutto quello che sentiva, anche se l’avrebbe preso per pazzo.

-che tipo di voce?-

-urlava il mio nome…era disperata, angosciata e io volevo aiutarlo, ma…non sapevo dove si trovasse.-

-chi?-

-un uomo. Anche stanotte ho sognato un uomo con una voce molto simile, ma…non ricordo chi sia.-

-te lo ricordi come aspetto?-

- l’unica cosa che ricordo con molta chiarezza sono i suoi occhi di serpente.- Roy s’irrigidì ricordandosi del Primo Alchimista.

-hai…detto…occhi…di serpente.-

-già.- dall’espressione del colonnello poté intuire che non stava impazzendo, ma che era qualcosa di normale…oppure che aveva già perso il senno in quei sette anni…

-ogni tanto senti la sua voce?-

-no…è successo soltanto nel mio sogno e qualche minuto fa.- il colonnello parve cadere nei propri pensieri e non gli parò più. Sembrava un gufo che osservava la notte, ma con quegli occhi e quei capelli neri sembrava la notte stessa.

Non si dissero nient’altro e continuarono a guardare la notte in silenzio, ognuno troppo occupato a pensare ai propri problemi per parlare con l’altro. Edward non trovava affatto imbarazzante quella situazione, anzi, gli dava un senso di nostalgia.

Aveva notato qualcosa in quell’uomo: erano molto diversi, anzi, sembravano l’uno l’opposto dell’altro. Come la notte e il giorno…in effetti quell’uomo gli ricordava particolarmente la notte. non soltanto per i suoi capelli e occhi scuri, forse per l'ombra che gli copriva il volto... Mah…l’amnesia gli stava facendo male.

-senti Edward.-

-che c’è?-

-ecco…avrei preferito utilizzarla come ultima carta per farti ricordare tutto, ma…domani vorrei provare a fare una cosa e non sarà molto piacevole.-

-e cioè?- a questo il colonnello non rispose, dopotutto doveva agire in fretta e fare in modo che il ragazzo non si aspettasse niente. Il fatto che avesse sognato il Primo Alchimista e che avesse sentito un urlo nella sua testa…aveva peggiorato le cose.

Probabilmente non poteva agire con la massima calma…il fatto che Edward non sentisse costantemente la sua presenza quando, in realtà, doveva sentirla…l’aveva preoccupato. Dov’era il Primo Alchimista? Cosa gli era successo?…era realmente preoccupato.

Non poteva più agire con calma…entro il giorno seguente Edward avrebbe ricordato buona parte della sua memoria…e quando Roy Mustang dice “buona parte” intende dire quasi tutta!

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Capitolo 11
*** L'Ultima Carta di Roy ***


-Maestra Izumi?!?!?!?!?!?!- esclamò Alphonse appena la vide sulla soglia della propria porta.

-salve Al!- disse Izumi con un sorriso. –ho pensato di fare un salto qui, la mia casa è troppo lontana da Central City e se Edward recupera la memoria voglio esserci anche io per appurare una cosa.-

-è un piacere rivederla Maestra.- disse Alphonse afferrando la mano della donna che gliela porgeva come per salutarlo.

SBANG

Al si ritrovò sdraiato supino fuori casa, sul vialetto…l’aveva fregato di nuovo…

-sei fuori allenamento.- borbottò Izumi con disappunto ed entrando tranquillamente in casa.

-benvenuta in casa mia, faccia esattamente come se fosse nella propria.- disse Pinako con un grande sorriso e stringendole la mano, ma questa volta non fece volare l’altra persona a terra…

-grazie, mi dispiace di essere arrivata così senza avviso, ma…-

-ma si figuri! Nemmeno quando Ed e Al sono diventati suoi allievi avevano avvertito qualcuno.- disse Pinako ridendo al ricordo dei suoi piccoli nipoti che chiedevano insegnamenti a quella donna. –a proposito di Ed…dov’è? come sta?-

- l’ho lasciato nelle mani del colonnello Mustang, per adesso non mi ha mandato sue notizie, anche perché non avrebbe potuto farlo dato che sono stata tutto il tempo in treno. Ma…quando l’ho lasciato era nello stesso stato di prima.-

-capisco.-

-EDWARD SEI TU?????- dalle scale era scesa Winry, tutta agitata e felice, ma quando vide Izumi il suo sorriso svanì e tornò nello stadio in cui era rimasta tutti quei giorni. Il fatto che Edward avesse perso la memoria di tutto quello che era successo aveva sconvolto più lei che chiunque altro. Era rimasta semicosciente per due giorni, senza muoversi, senza mangiare o dormire…

Il fatto che fosse scesa dalle scale aveva sconvolto Al e Pinako, ma poi…era di nuovo scivolata a terra e le lacrime le solcarono di nuovo le guance, con lo sguardo perso nel vuoto.

-che cos’ha?- chiese Izumi avvicinandosi alla ragazza con preoccupazione.

-è sconvolta.- spiegò Alphonse –anche io sono stato molto in pena quando mi ha detto cos’è successo al mio fratellone, ma…lei c’è rimasta più male di chiunque altro…non ne so il motivo.-

-aveva…aveva promesso…- sussurrò la voce strozzata dal pianto di Winry –aveva promesso…che sarebbe…tornato da me…entro due giorni…sano e salvo…e invece…invece…- le sue parole furono coperte dai singhiozzi, Alphonse la prese in braccio e la portò di nuovo al piano di sopra, scusandosi più volte con la propria maestra per assentarsi un attimo.

-aveva promesso…aveva promesso…- ripeteva Winry, semicosciente fra le braccia di Al.

-stai tranquilla Winry, tutto si sistemerà, il mio fratellone è forte, riacquisterà la memoria.-

-aveva promesso…- Winry non l’ascoltava più. Vedere la propria migliore amica in quello stato lo faceva soffrire…perché suo fratello si cacciava sempre nei guai?! Che cosa gli era successo stavolta?!?! Questa volta non sarebbe stata solo Winry a picchiarlo per quanto l’avesse fatto preoccupare.

-Edward! Puoi venire qui fuori un momento?- gli chiese la voce del colonnello fuori dalla casa. Edward stava preparando da cena, avevano deciso di fare una volta a testa…a dir la verità si era proposto Edward di dare una mano: dato che l’aveva accolto in casa propria voleva almeno dare una mano nelle faccende domestiche, era il minimo dopotutto poiché stava tentando anche di fargli tornare la memoria.

-certo, arrivo.- disse scocciato mettendo la cena a fuoco basso. Per tutta il giorno non gli aveva rivolto la parola…la sera prima aveva parlato di un qualcosa che doveva fare con lui…ma poi non aveva accennato niente all’argomento. Era ormai sera, cosa voleva da lui?

Mise il naso fuori casa e guardò l’uomo, il quale era fuori in giardino, con dei guanti bianchi che lo fissava serio. La luce del sole al tramonto gli illuminava i lineamenti, facendolo sembrare ancora più affascinate del solito…ci fosse stata una ragazza nei paraggi gli sarebbe saltata al collo, ma Edward trovava che quella posizione fosse soltanto per fare scena come al solito.

–che vuole colonnello? Sappia che non ho tutto il tempo dato che oggi tocca a me preparare la cena.-

L’uomo non disse niente, ma gli fece segno di avvicinarsi con l’indice…non sembrava avere un’espressione amichevole come al solito…proprio lo stesso sguardo serio e altezzoso che aveva avuto tutto il giorno.

-senta colonnello, non ho il tempo per il suoi giochetti.- disse avvicinandosi a lui. Il colonnello lo seguiva con lo sguardo ad ogni suo passo, si sentiva osservato da lui e questo lo irritava parecchio. –ma insomma, non poteva venire lei a…-

Successe tutto in pochi secondi. Il colonnello schioccò le dita, qualcosa balzò nel petto del ragazzo, come un istinto, che lo fece balzare di lato…come sesto senso era proprio un genio, bisognava ammetterlo: dalle dita di quell’uomo erano uscite delle fiamme. Se non si fosse spostato sarebbe stato incenerito.

-MA è IMPAZZITO PER CASO?!?! AVEVA INTENZIONE DI UCCIDER….WAAAAAAAH!- il colonnello lo aveva attaccato di nuovo, tentando di colpirlo alla testa con un pugno, ma Edward era riuscito a schivarlo. –ma che...le è…preso?- chiese dicendo le parole ogni volta che riusciva a schivare un suo colpo.

Quell’uomo sarà stato più alto di lui, ma in velocità era veramente un maestro! Stava mettendo in difficoltà persino lui! Il colonnello provò a lanciargli un’altra lingua di fuoco che lo colpì ad un braccio…sfortunatamente era quello sano.

Urlò a causa del dolore, ma questo non fermò affatto l’uomo che tentò nuovamente di incenerirlo.

-e va bene, lo ammetto! Per sbaglio ho fatto cadere un vaso in salotto e si è rotto! Ma avevo intenzione di risarcirle i danni, glielo assicuro! Anche se non capisco perché si stia arrabbiando tanto per un piccolo vaso rotto!- ma sembrava che l’uomo non lo stesse ascoltando.

Schivò un’altra fiamma che gli bruciacchiò due o tre capelli, ma sbatté con la schiena contro il muro…no…non era una parete…era finito in un angolo…e il colonnello gli era davanti a due o tre metri…era in trappola.

Il suo cuore batté forte dalla paura, questo tipo di paura l’aveva provata tante volte, ne era sicuro…ma non ricordava dove…sapeva solo che quella era la sua solita sensazione di trovarsi in trappola, indifeso come un topo col gatto.

-a…a….aspetti! ne…ne possiamo parlare con calma e…- il colonnello rise, ma in modo veramente maligno.

-mi sono stancato di avere appresso un ragazzino inutile come te.-

-ma…ma che c’entra questo col vaso?- il colonnello rise di nuovo e questo gli fece ancora più paura, quell’uomo ebbe una strana luce negli occhi che Edward non gli aveva ancora visto…erano occhi folli…pieni di odio e vendetta…di rabbia…di chi non gliene importerebbe nulla se uccidesse un essere vivente. –mi…mi…mi stia lontano!- disse Edward in preda al panico.

Tanto era spaventato che le sue gambe si erano bloccate nel terreno e, a parte tremare, non riusciva a muoverle.

-che c’è Edward? Hai paura di me?-

-la smetta…la prego…- non aveva risposto alla domanda, ma la sua espressione era la prova che quello era un sì.

-fai bene ad avere paura, perché questa è la tua ora.- la testa di Edward iniziò a girare e a fargli male, c’era come un ronzio a tappargli le orecchie, non riusciva a sentire niente, come se mille voci gli stessero parlando nel cervello, ma che non riusciva a capire nessuna di esse.

Si accorse che il colonnello si era avvicinato a lui quando vide il suo piede nel suo campo visivo. Alzò lo sguardo e se lo vide davanti agli occhi, con quella follia che gli turbinava nel volto come se fosse uno psicopatico assassino.

-no…la prego…se è uno scherzo…non mi diverte affatto…-

-e quando mai i miei scherzi ti sono piaciuti, Edward?- a questo non seppe rispondere, ma il volume di quelle voci nella testa si alzò di volume, assordandolo.

Qualcosa gli colpì il volto con forza, facendogli mordere la lingua e fargli sentire il sapore del sangue nella bocca. Il colonnello gli afferrò la testa per i capelli prima che, per istinto, andasse di lato. Gli diede un altro pugno sull’altra guancia e una ginocchiata nello stomaco che gli fece mozzare il fiato.

Sentì qualcosa bruciare sul suo braccio e vide che gli aveva procurato un’altra ustione, facendolo urlare di dolore.

-BASTA!- urlò all’ennesima ustione alla gamba sana…sapeva esattamente dove colpirlo…il suo cuore era nel terrore e nel panico, impedendogli di difendersi come avrebbe voluto.

-bravo ragazzino…implorami, fallo finchè sei ancora in tempo per parlare. Perché fra poco non ne avrai più la forza.-

Ebbe ragione, più il tempo passava, più lo picchiava e lui non trovava più le forze di reggersi in piedi o di parlare. Ma che gli era preso? Era forse uscito di senno? Oppure lo odiava sul serio?

-ora basta, mi sono stancato di giocare con te.- disse all’orecchio di Edward, ma a malapena l’aveva sentito: il volume di quelle voci era aumentato a dismisura, ormai non gli permettevano di pensare o di sentire più niente. Il colonnello lo prese per il collo e lo alzò da terra di qualche centimetro, in modo da bloccargli il respiro.

Lesse solo le labbra del colonnello che gli dicevano “Addio ragazzino” e poi nella sua testa tutto esplose.

Sentì come se mille cose gli si stessero infilando nella testa, facendolo urlare di dolore prima che l’uomo lo potesse colpire nuovamente.

-ba…ba…basta!- disse mettendosi una mano sulla testa e una sul braccio dell’uomo, anche se avrebbe voluto mettersela sul collo. Il dolore a quest’ultimo era aumentato a dismisura, come non aveva mai fatto.

-muori!- sentì la voce del colonnello. Gli aveva lasciato il collo per colpirlo meglio.

Uno schiocco di dita…

Il calore del fuoco che gli accaldava il volto e poi…

PAFF

-SMETTILA ROOOOOOOOOOOOOOOOOOOYYYYYYY!!!!!!!- urlò congiungendo le proprie mani senza pensare.

Una luce azzurra lo avvolse, sentì un grido di Roy di sorpresa e poi…una luce bianca…

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Capitolo 12
*** Cos'è la Trasmutazione Umana? ***


-EDWARD! EDWARD!- gridava Roy disperato, il ragazzo aveva urlato il suo nome e poi era stato avvolto da una luce. In quel momento era sotto una bolla di luce bianca, ma lui poteva ancora vederlo.

–EDWARD RISPONDIMI MALEDIZIONE!- ma il ragazzo non rispondeva, era sdraiato su un fianco, svenuto, con la luce che lo proteggeva da ogni cosa. Provò a mettere le mani sulla barriera, forse sarebbe riuscito a romperla, ma quella lo rispedì indietro con una scarica elettrica.

Forse ci era andato troppo pesante con quel trattamento, ma…già dal primo momento in cui aveva schivato le sue fiamme senza sapere che lui era l’alchimista di fuoco, l’aveva indotto ad andare oltre. Aveva fatto bene da una parte, perché il ragazzo lo aveva chiamato per nome e aveva utilizzato l’alchimia; ma dall’altra aveva esagerato, forse l’aveva pestato troppo…se avesse scordato tutto di nuovo avrebbe avuto paura di lui a morte.

–EDWARD!- continuava a chiamarlo –TI PREGO SVEGLIATI! EDWARD!- ma il ragazzo continuava a restare svenuto. Provò a rompere la sfera con un pugno, ma fu solo rispedito indietro con qualche graffio.

–EDWARD! SVEGLIATI! DIMMI CHE STAI BENE! EDWARD!- continuava a chiamarlo Roy, nella speranza che il ragazzo lo sentisse dall'altra parte di quella barriera.

Il ragazzo aprì gli occhi e lo guardò confuso. –Edward! Dimmi che stai bene! Dimmi che stai bene, ti prego!- beh…in effetti l’aveva pestato proprio bene, era pieno di lividi, sangue e ustioni…sarebbe stato tanto se gli avesse rivolto la parola.

Il ragazzo non rispondeva, continuava a guardarlo confuso, come se non fosse ancora conscio di quel che era accaduto o stava accadendo.

–Edward, mi dispiace! Mi dispiace, te lo giuro…perdonami! Stai bene?-

Ma il ragazzo non gli rispose, i suoi occhi dorati lo guardavano, ma allo stesso tempo non lo facevano, come se guardasse più lontano, oltre quella casa e le sue spalle…un luogo lontano.

Poi spalancò gli occhi e arretrò fino al muro, con la luce che si era intensificata. I suoi occhi tradivano cosa stava provando: paura di lui. –Edward…stai bene?-

-mi stia…lontano…- gemette il ragazzo, con le lacrime che gli rigavano le guance e gli illuminavano gli occhi.

-Edward ho dovuto farlo, perché abbiamo urgente bisogno che tu ricordi tutto…ti prego…esci di lì, fidati di me.-

-no…mi stia alla larga…non mi tocchi…mi stia lontano, la prego…- disse singhiozzando.

-Edward…ti prego, ti devi pur essere ricordato qualcosa.- diceva Roy tentando di farlo rimanere calmo...ma non era un'impresa facile, questo lo sapeva fin dall'inizio.

-non mi guardi…-

-cosa?-

-mi stia il più...lontano possibile …- e scoppiò in un pianto disperato.

-Edward…esci di lì, per favore.- diceva con la massima calma, ma il ragazzo non ne voleva sapere.

-no.-

-fallo!-

-NO!- qui si coprì il volto con le mani e appoggiò la fronte sulle ginocchia. -è UN ORDINE ACCIAIO!- Il ragazzo sobbalzò, tremando da capo a piedi. La barriera si sciolse e scomparve, lasciando libero da ogni difesa il povero ragazzo forse era stato dovuto ad una mancanza di attenzione da parte sua. –Edward.- gli si avvicinò, il ragazzo volle arretrare, ma trovò soltanto il muro. –stai tranquillo. Non ti farò del male, guarda…- si sfilò i guanti e li gettò altrove, lontano da sé.

Edward guardò i guanti cadere sul terreno, ma non si rilassò.

Mustang si avvicinò con cautela, senza fare movimenti troppo bruschi che avrebbero potuto solo spaventarlo ulteriormente. Lo prese per le spalle e lo portò vicino al suo petto, dove il ragazzo non si mosse. <7p> –va tutto bene, va tutto bene.- continuava a ripetergli, come si fa con i bambini quando sono spaventati e solo la voce del genitore riesce a placare la loro paura.

Il ragazzo strinse la sua maglia e pianse più forte di prima, lasciandosi andare dalla disperazione e terrore provato.

Mustang lo prese fra le braccia e lo portò in casa, Edward era molto leggero senza contare gli auto-mail, fu semplice sollevarlo e portarlo nell’abitazione. Edward non si staccava dalla sua maglia e continuava a piangere bagnandogli la spalla su cui stava piangendo.

-ho…avuto…così…tanta paura colonnello…così tanta…- stava parlando di prima...Era normale, lo aveva attaccato fingendosi crudele e senza pietà! Era chiaro che ne era rimasto spaventato a morte.

-ora va tutto bene, sta tranquillo.- ma più lo diceva e più il ragazzo piangeva più forte.

-no…non va bene...per niente…-

-scusami.- gli disse in un sussurro. Erano arrivati in camera del ragazzo, dove lo aveva steso sul letto e coperto con le lenzuola. Il ragazzo stava tremando veramente forte, sentiva i suoi denti battere e il suo corpo sembrava scosso da convulsioni invece che da dei tremiti…forse ci era andato veramente troppo pesante. –ma…almeno…ti ricordi il mio nome?- chiese titubante.

Gli occhi dorati di Acciaio lo fissarono, liquidi per il pianto che li rendevano ancora più vicini al colore dell’oro puro.

Le lacrime continuavano a scendere, ma lui continuò a fissarlo. Aprì la bocca e sussurrò:

-come potrei… dimenticare… il nome del colonnello…Roy Mustang?- chiese con un leggero sorriso, il cuore di Mustang si fece più leggero.

-e l’alchimia?-

-quella era alchimia?- chiese con voce tremante.

-ehm…- non si era reso conto di quel che aveva fatto, allora. Era stato solo un istinto della sua mente difendersi utilizzando l’alchimia, però era un bel segno, su questo non c'era alcun dubbio. –no, niente. Fa lo stesso.- disse con un sorriso il quale venne ricambiato dal ragazzo. –aspetta che vado a prendere qualcosa per curarti. Così posso chiudere il fuoco della nostra cena^^ secondo me è già andata a fumo.- quando fece per andarsene, però, Edward l’aveva afferrato per una manica.

-no aspetti…non mi lasci…di nuovo da solo…la prego…- Mustang gli sorrise, dopo tutto quello che gli aveva procurato non aveva paura di lui, anzi, cercava la sua compagnia, proprio come un bravo cagnolino.

-certo che sei un ragazzino strano. Vado a prendere il tutto di corsa e fra poco sarò di nuovo da te, ok?-

-v…va bene.- disse non molto convinto. Mustang notò che non aveva smesso di tremare.

-ehi.- disse accarezzandogli dalla fronte ai capelli, con affetto –smettila di tremare, non c’è più alcun pericolo. Mi dispiace di averti fatto spaventare così tanto.-

-non lo faccia mai più…la prego…- disse con uno sguardo serio e che tentava di essere arrabbiato.

-va bene…fagiolino^^-

-CHI SAREBBE L’INSETTO COSì PICCOLO CHE RIUSCIREBBE A PASSARE PERSINO FRA LA RETE DELLO SCHIACCIA MOSCHEEEE??????-

-questa mi mancava.- disse Mustang tentando di non ridere.

-MALEDETTO COLONNELLO, IO LA…la…- Roy lo stava abbracciando di nuovo, così da metterlo in un imbarazzo ancora maggiore.

-ti calmi adesso?-

-…-

-bene, vado a prendere il tutto.- disse uscendo dalla stanza.

Quell’abbraccio lo aveva già ricevuto da lui, ma quando? Si ricordava che era in un ospedale, che era rimasto ferito da qualcosa e lui…aveva tentato di farlo sfogare da un dolore che si portava dentro da mesi. Quello era stato lo stesso abbraccio, per questo che lo aveva fatto tranquillizzare, per questo che aveva placato la sua ira…era lo stesso abbraccio che aveva usato quando aveva pianto come un bambino quando aveva rischiato di morire…ma non ricordava quale fosse stata la causa.

Sapeva solo che quell’abbraccio sapeva di un calore familiare, non si sarebbe stupito di scoprire che lui in realtà era suo fratello…ma questo era a dir poco impossibile^^'''''

Un momento…da dove stava tirando fuori tutti quei ricordi? Ricordava…di averlo visto una volta a casa sua…quando era piccolo e che lo aveva arruolato nell’esercito…ricordava un esame a cui lui aveva assistito, ma non riusciva a ricordare su cosa. Era venuto perché…lui aveva fatto un qualcosa…

Trasmutazione umana…si guardò il proprio braccio…questa parola stava galleggiando nella sua mente da un po’…non ricordava a cosa si stesse riferendo…che cosa fosse… Il suo collo bruciò più intensamente, facendolo gridare. Mustang lo accorse dopo pochi secondi che aveva urlato, correndo nella stanza…

-che hai Edward?!- ma lui non riusciva a rispondere, il dolore al collo era troppo forte, stava per perdere conoscenza, quando il colonnello gli mise dell’acqua fresca sulla fronte e sul collo il dolore si placò. Si rilassò e respirò più a fondo…

Capì che ogni volta che provava un forte dolore al collo riusciva a ricordare qualcosa…e quella ne era la conferma...ricordava…quasi tutta quella notte. Anche se era ancora molto sfocato: lui aveva tentato di trasmutare sua madre, per riportarla in vita, utilizzando un disegno e degli elementi…non sapeva cosa fossero. Accanto a lui c’era qualcuno, ma nel ricordo non riusciva a vederlo.

-che cos’è la trasmutazione umana? Ahi! Più piano!- disse mentre il colonnello prese a curarlo, solo che a quella parola aveva spinto un po’ troppo su una ferita, facendogli male.

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Capitolo 13
*** I Ricordi Di Edward...o quasi... ***


-te la ricordi?- chiese Roy serio, più serio dei giorni precedenti e continuando il proprio lavoro da dottore, ignorando di aver fatto un po' male al ragazzo.

-sì…- ammise Ed, ma poi fu più preciso -un poco…ricordo solo un grande cerchio e altri simboli, poi…degli elementi…del sangue…e infine ricordo…ricordo…- si portò le mani sul volto per non piangere di nuovo davanti al colonnello: aveva ricordato il suo orgoglio e l'aveva già distrutto parecchie volte in quei pochi giorni.

-tua madre?-gli andò in aiuto Mustang.

-quella…non so se chiamarla “madre”…di sicuro non aveva un aspetto…umano…- stava sudando freddo, la testa gli girava, come se stesse per svenire al solo ricordo.

-ricordi altro?-

-non molto. C’era qualcuno con me?-

-non te lo ricordi?-

-no…ricordo che c’era qualcuno, ma non ricordo chi…- Edward sperava che almeno questa volta il colonnello gli dicesse qualcosa...ma le sue speranze non valsero molto, perch il colonnello non gli disse assolutamente niente.

-capisco. Senti Edward, posso chiederti di rivedere la foto di prima?- perché aveva cambiato argomento? Questo a Edward non piacque affatto.

-certo.- Edward afferrò la foto che gli aveva portato il colonnello e la osservò. –questo è il sottotenente Jean Havoc…possibile?- chiese indicando l’uomo dai capelli biondi, Mustang sorrise senza volerlo, ma lo intimò ad andare avanti, senza fermarsi a chiedere se era giusto o no –questa…è il Tenente Riza…Hawakei, il sergente Breda, il Tenente Colonnello Hughes…e questo qua dietro dovrebbe essere Black Haiyate^^ si vede la coda- disse ridendo. –poi ci sono io…e lei…il colonnello Roy Mustang.-

-hai dimenticato di dire “affascinante”, “sexy”, “stupendo”, “intelligente” Colonnello Roy Mustang, il famosissimo alchimista di fuoco.-

-vedo che la propria autostima non l’ha persa- disse guardandolo storto. –ma io non sono d’accordo…io avrei detto, “stupido”, “dongiovanni”, “maniaco”, “pervertito”, “idiota”, “imbecille”, “demente”…e non dimentichiamo “VECCHIO”!- il colonnello fu lì per prenderlo a pugni.

-e tu…hai dimenticato di dire...piccolo fagiolino Alchimista D'acciaio, il più basso alchimista della storia

- -CHI SAREBBE IL MICRO ESSERINO CHE è TALMENTE PICCOLO DA NON ESSERE ANCORA VERIFICATO NELLA SCIENZA???????-

-tu?-

-MALEDETTO COLONELLO! QUESTA ME LA PAGA!-

-sei tu che hai tirato fuori quelle assurdità che dici sempre.-

-VECCHIO!-

-FAGIOLO!-

-PENSIONATO!-

-MICROBO!-

-ULTRA OTTOANTENNE!-

-mi dispiace, ne ho quasi trenta!-

-uuuuh, l’età in cui la mente vacilla e inizia a diventare DECREPITA!-

-io giuro che ti amma…-

DRIIIIINNNGGGGG

Qualcuno aveva suonato alla porta, i due si guardarono in cagnesco. Roy doveva ammettere che lo preferiva quando era spaventato e raggomitolato contro il suo petto a piangere piuttosto che essere un rompiscatole che non fa altro che dire cavolate.

-vado ad aprire.- l'aveva veramente salvato quel campanello, perchè stava per incenerirlo.

-vuole una mano a scendere? Sa, i vecchi vanno aiutati in queste cos…AHIA!- il colonnello non aveva resistito a dargli un pugno in testa, aumentando le ferite ancora da curare.

-sta zitto moccioso ingrato.-

DRRIIIIIINGGGG

-ARRIVO!- disse alla persona che doveva essere davanti alla sua porta. –buongiorno, posso fare qualcosa per…- Edward sentì dalla sua stanza che la voce del colonnello si era spenta…chi era entrato in casa? -che ci fai qui?! Sbaglio o la tua insegnante ti aveva proibito di venire?- il colonnello aveva assunto un tono freddo, quasi arrabbiato.

-sì, lo so…mi scusi è che…- quella voce…quella timidezza…l’avrebbe riconosciuta fra un milione di persone quella voce. Balzò già dal letto, ignorando ogni dolore e si precipitò sulle scale che davano sull’ingresso.

-vattene subito!- sentì dire la voce di Mustang –lui non può vederti adesso! Sarebbe un colpo troppo grande per lui! Hai pensato a cosa potrebbe capitare se ti vedesse in questo stato? Sta già ricordando la trasmutazione umana, non velocizziamo il momento più traumatico della sua…-

-che sta dicendo colonnello?- chiese Edward, giunto sulle scale. Guardava un uomo…anzi…era un’armatura, ma dentro doveva esserci per forza un essere umano di dimensioni gigantesche.

-Edward, torna a letto immediatamente!- Mustang stava impallidendo pian piano.

-fratellone!- disse l’armatura…Edward rimase immobile nel sentire la sua voce, poi la gioia gli riempì l’anima. Corse giù dalle scale e si gettò sul fratello, abbracciandolo, al settimo cielo per la gioia.

-ALPHONSE! Sono così felice di vederti!- disse stringendo l’armatura, poi si staccò e disse –dai, vieni fuori! Ho perso sette anni della mia vita e, se permetti, voglio vedere il tuo aspetto a 15 anni!- Al rimase immobile, il colonnello era impallidito sempre di più.

-quando sei partito Al?- chiese il colonnello, cambiando discorso.

-stamattina…di nascosto…Winry voleva sapere come stava Ed e quindi…io…-

-SEI UN IDIOTA!- iniziò a urlargli addosso Mustang –non dovevi venire qui! Non adesso! Mi sarebbe bastato qualche giorno per arrivare a quel momento della vostra vita! MA PERCHé HAI VOLUTO ANTICIPARE?!-

-Winry è a pezzi…è talmente scioccata che non mangia più.- disse Al in un sussurro –una delle poche parole che ha detto di diverso dopo giorni è stata “vai da lui” e…io…-

-NON DOVEVI FARLO!-

-la smetta immediatamente Colonnello!- disse Edward a denti stretti. –mio fratello è arrivato fin qui, ha viaggiato tutto il giorno! Lo lasci riposare! Dai Al, togliti quel coso e vieni in camera mia, hai tante cose da raccontarmi!- disse Edward con un largo sorriso.

-colonnello?- chiese Al agitato…questo Edward non lo capiva. Guardava dal fratello al colonnello confuso, senza capire cosa si stessero dicendo.

-fallo! Tanto lo verrà a sapere entro poche ore!- disse arrabbiato Mustang, non l’aveva visto così in collera da quando aveva tentato una volta di prenderlo a pugni. Ma che aveva fatto Al? Edward era così felice di vederlo, perché sgridarlo?

-F…Fratellone…devi…sapere…una cosa…- -era lui quello con cui stavi facendo la trasmutazione umana.- disse Roy tagliando corto.

-ah…e quindi?- chiese Edward senza capire.

-beh, con una trasmutazione umana si deve dare qualcosa in cambio…tu hai dato una gamba e il braccio…mentre tuo fratello…-

In quel momento Al si tolse l’elmo, ma…non vide la sua testa…

-mi sembravi troppo alto…ma come fai a vedere scusa?- chiese ridendo, per sciogliere la tensione di quella situazione...ma sembrava aver avuto l'effetto contrario...la stanza si gelò più di prima.

-fratellone…non hai ancora capito?-

-capito cosa?- Al si chinò rivelando cosa c’era al suo interno…il vuoto…

-tuo fratello ha perso tutto il corpo e…Edward…Edward stai bene?- ma Edward non lo sentiva più. Sentì nella propria testa una voce:

“non preoccuparti, andrà tutto bene…” era la sua.

“fratellone…c’è qualcosa che non va! AAAAAARGH!” la voce di suo fratello.

“AL!”

“FRATELLONE! AIUTAMI! FRATELLONEEEE!”

“NO AAAAAAAAAAAAAAL!”

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH- un dolore al collo, che non aveva mai provato sembrò lacerargli la gola. Nella sua testa delle scene si fecero largo. Entrarono nei suoi ricordi alcune situazioni del suo passato che gli fecero perdere delle lacrime dagli occhi.

Il dolore aumentava, non era mai stato tanto forte. Sarebbe morto di dolore, questo ne era praticamente certo. Continuava ad urlare, senza riuscire a sentire le voci del colonnello e di suo fratello…

…alchimista di stato…

…trasmutazione umana…

…Al…la sua anima…

…la pietra filosofale…

...l'esercito...

...gli homunculus che volevano la pietra...

...l’alchi…mia…L'ALCHIMIA! La verità! Il portale! Vedeva tutto il suo passato con Alphonse...ricordava...tutto...tutto quello che gli era successo in quei sette anni...anche se...c'era qualcosa che gli rimaneva oscuro...ancora non capiva chi fosse l'uomo con gli occhi da serpente.

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Capitolo 14
*** Ritorno a Resembool ***


-BASTAAAAAAAAAAAA!!!! NON RESISTO Più….BASTAAAAAAAAAAAA!!!!!!- urlava disperato dal dolore, non sentiva più niente se non quelle grandi fitte al collo.

Sembrava che si stesse squarciando…la sua testa sarebbe rotolata sul pavimento, ne era quasi certo.

Più il dolore aumentava più i sette anni che aveva perso gli ritornavano nella testa, tutto ormai era chiaro…o quasi…ancora non ricordava chi fosse quell’uomo dai capelli neri e nemmeno un Flash di un bacio con Winry…<ìglielo avrebbe chiesto…se fosse sopravvissuto.

-…ma io non pensavo di…- Edward era uscito dalle tenebre, ma ancora teneva gli occhi chiusi da quanto il dolore era ancora forte.

-AGGRAVARLO? Beh, ultima notizia della giornata: se non fosse stato per la tua stupidità Edward a quest’ora starebbe bene!- era il colonnello Mustang...sembrava fuori di sè dalla rabbia.

-ma ha smesso di gridare, no?!-tentava di dire suo fratello.

-COSA C’ENTRA?! GUARDALO! GUARDA TUO FRATELLO COM’è RIDOTTO ADESSO!- basta…smettetela di urlare e litigare…pensava Ed che tentava di rimanere ancora aggrappato alla stanchezza….ma con quelle urla era un po’ difficile.

-MA GRAZIE A ME POTREBBE AVER RICORDATO TUTTO!- era da tanto che non sentiva urlare il fratellino, ma...non era il momento adatto per la sua povera testa.

-MA POTEVA MORIRE!-

-NON LO è!-

-QUESTO NON SPIEGA LA TUA STUPIDA AZIONE! ALPHONSE ELRIC SEI UN IDIOTA!-

-NON MI DIA DELL’IDIOTA, NON GLIELO PERMETTO!-

-A NO? BEH, MI DISPIACE INFORMARTI CHE TI SEI COMPORTATO COME…-

-SMETTETELAAAAA!- aveva gridato Edward alzandosi dal letto di scatto, ignorando i giramenti di testa continui che lo portavano riportare nel sonno più profondo. –smettetela…la mia testa sta scoppiando già di suo, ci mancano soltanto le vostre litigate.-

-Fratellone!-

-Edward sei sveglio!- i due si avvicinarono al suo letto.

-oooh non sapevo foste così perspicaci. Sapete, di solito quando due persone urlano come dei matti accanto ad uno che dorme, questo si sveglia infastidito.-

-strano che tu non lo sia.- disse sarcastico Mustang.

-non lo sarei stato se voi due non mi aveste svegliato…e ora…lasciatemi solo.-

-ma…fratellone…-

-ho detto…di lasciarmi….solo…non sono stato abbastanza chiaro Alphonse?- i due si zittirono all’istante, l’ira negli occhi di Edward poteva far paura a chiunque in quel momento, persino a suo padre.

-ma hai ricordato qualcosa?- chiese Mustang.

-qualcosa? QUALCOSA?!?!?!?! HO RICORDATO TUTTO, CONTENTO?!?!?!?!ORA PERò MI LASCI IN PACE!!!! Argh!- si portò una mano sul collo, il quale aveva iniziato a dolergli di nuovo. –andatevene…ANDATEVENE SUBITO DA QUESTA CAMERA! VOGLIO STARE DA SOLO!- e poi si sdraiò nuovamente sul letto per non avere un altro svenimento.

-va bene…fratellone.-

-non fare quell’espressione da gatto ferito.- ma poi si bloccò, era stato troppo freddo col fratellino che era stato così preoccupato per lui ed era venuto fin lì –scusa…ma ora…andatevene, vi prego. Non mi sento molto bene.- mentì.

Appena abbandonarono la camera Edward si guardò le proprie mani…come aveva fatto a dimenticare come si era procurato quell’auto-mail…come aveva fatto a scordarsi tutto…cos’era stato a causargli tutto quello…c’era ancora qualcosa che gli sfuggiva dai propri ricordi e di questo ne era consapevole…ma non sapeva cosa…

Restò nella propria camera senza sentire nessuno, a guardare il vuoto, senza pensare a nulla, ogni tanto si metteva il cuscino nelle orecchie per non sentire i litigi che stavano avvenendo al piano inferiore. Non aveva mai visto suo fratello litigare in quel modo con qualcuno, ora poteva affermare qualcosa con certezza senza avere il dubbio di avere un'amnesia.

Sentiva freddo, eppure non c’erano finestre aperte e lui era sotto le coperte fino al naso, forse si stava ammalando, anche perché vedeva che la sua mano era molto più bianca del solito.

Scese dal letto, ma a fare qualche passo il suo corpo gli diede una fitta, facendolo gemere, si guardò il proprio corpo e vide che in alcune zone aveva sporcato i vestiti di sangue…Mustang non aveva fatto in tempo a curargli tutto. le ustioni che aveva erano come sparite, forse aveva utilizzato la stessa pomata che gli aveva consegnato quando…una fitta al collo non gli permise di ricordare quella circostanza.

Scese le scale con lentezza, le due voci si erano abbassate di volume e parlavano tranquillamente fra loro.

-…gli è successo?-

-non ne ho idea. So solo che…non mi piace quel segno che ha sul collo, non promette niente di buono.-

-questo l’ho visto anche io, ma è…è impossibile che lui diventi un…-

-non lo so, ci sono molte cose dell’alchimia che ci sono sconosciute…questa forse è una di queste.-

-ma come minimo non dovrebbe più avere un’a…fratellone.- Edward era entrato in cucina e guardava i due personaggi.

-di che stavate parlando?- anche se aveva un dubbio sull'argomento...

-niente.- dissero in coro, poi distolsero lo sguardo da lui.

-che ho sul collo?-

-non stavamo parlando di te. Stavo parlando del dottor Marco che per colpa della sua pietra ha un segno molto brutto sul collo, non sappiamo di che cosa si tratti e volevo scambiare le mie teorie con tuo fratello, ma sembra saperne quanto me.- non faceva una piega, ma Edward conosceva il colonnello...era anche molto bravo a mentire...perciò non sapeva se credergli o meno.

-capisco.- ma la cosa che non capiva era perché Mustang non lo guardasse negli occhi mentre parlava. Che stesse mentendo sul serio? Non lo poteva sapere, avrebbe tanto voluto sapere cosa gli frullava in testa, ma la sua espressione nascondeva tutto come le sue parole.

-stai meglio?-

-sì.-

-ti ricordi tutto?-

-credo di sì.-

-del Primo Alchimista?-

-sta parlando di quell’uomo leggendario che si dice sia stato il Primo Alchimista?- Mustang e Al si scambiarono un occhiata. –cosa c’entra lui col mio passato?-

-ricorderai.- disse semplicemente Mustang. –ora però devi preoccuparti della tua cara amica di Resembool…ho sentito da Alphonse che sta molto male moralmente.-

-in che senso?- chiese preoccupato.

-da quando ha saputo che avevi perso la memoria continuava a dire “aveva promesse” senza dire altro, non mangia da giorni, non parla con nessuno se non per dire queste parole, piange tutto il giorno e io e la zia non sappiamo più che cosa fare.- disse Al con tristezza.

-oddio…se io ritornassi pensi che lei…-

-sì, penso che si riprenderà, per questo sono qui.-

-colonnello…-

-sì, andiamo.-

-perché sta parlando in prima persona plurale? Cosa intende con quel “andiamo”?-

-perché vengo anche io.-

-E perché? No! lei in casa mia non ci entra manco morto, capito?!?!-

-cos’è? hai la stanza disordinata?-chiese Roy con un sorrisetto...quell'arroganza odiosa...grrr...

-non è questo il punto!-sbraitò Edward in preda alla rabbia.

-e allora che problema c’è se vengo?-

-non voglio che un pervertito come lei entri in quella casa!-

-la tua ragazza è così carina?-

-CHI SAREBBE LA MIA RAGAZZA??????? RIPETILO SE NE HAI IL CORAGGIO!- disse rosso di vergogna.

-ma dai, ammettilo che fra di voi c’è del tenero.-

-MA STIA ZITTO E SI FACCIA GLI AFFARI PROPRI! LEI HA CENTINAIA DI RAGAZZE QUI QUINDI NON MI FACCIA LA PREDICA!-

-Ma allora lo ammetti.- disse con un ghigno.

-IO NON AMMETTO UN BEL NIENTE!-

-ehm…scusate…-

-ma guardalo, il piccoletto è cresciuto e fa il filo alle ragazze.-

-colonnello…fratellone…-

-MA STIA ZITTO! PRIMO NON SONO PICCOLO, SECONDO NON FACCIO IL FILO A NESSUNO.-

-Sc..scusate?-

-che c’è Al?- sciamò Edward rivolto al fratello.

-ehm…non è meglio andare? il treno parte fra un’ora, altrimenti dobbiamo aspettare fino a domani pomeriggio e io…sono molto preoccupato per Winry.-

La rabbia che bolliva in Edward si placò e si diresse in camera propria a preparare i pochi vestiti che si era portato dietro.

Dopo pochi minuti erano tutti e tre dentro la macchina di Mustang e partivano verso la stazione a massima velocità…una cosa bisognava dirla: Edward non sarebbe più venuto in macchina con Mustang se era lui alla guida…guidava come un pazzo ad una velocità assurda...

Il viaggio fu silenzioso come all'andata, ma stavolta Edward non pensava a niente, era soltanto in ansia per Winry...non voleva che le accadesse nulla di brutto...

Usciti dalla stazione, il sole colpì in pieno volto Edward e il vecchio paesaggio di Resembool lo colpì al cuore.

Ogni volta che tornava, quello gli faceva regalare un sorriso a quei luoghi conosciuti come le proprie tasche, ma che gli davano sempre un’emozione immensa a rivederli.

-dai, andiamo!- disse Edward tutto allegro, diretto alla casa della zia di corsa. finalmente tutto sarebbe tornato alla normalità, persino Winry avrebbe ripreso a sorridere, ne era certo!

-aspetta fratellone, non correre!-

-lascialo andare.- disse Mustang con un ghigno. –ha bisogno di scaricarsi un po’.-

La sua Winry…stava tornando da lei! La sua cara vecchia amica, maniaca degli auto-mail…quanto aveva desiderato rivederla.

Mentre correva salutava con un solo gesto i suoi vecchi amici di quartiere, ma non si fermava: doveva correre dal lei!

Arrivato sulla porta, bussò impaziente. Quando zia Pinako aprì la porta, la pipa gli sfuggì dalla bocca.

-Ed…che ci fai qui?-

-non posso tornare dalla mia famiglia adesso?- chiese mettendo falsamente il broncio. –ho ricordato praticamente tutto grazie a Mustang e….MAESTRA IZUMI?!?!?!- urlò appena vide la sua insegnante fargli un cenno con la mano. questa non se l'aspettava! per poco gli era venuto un'infarto!

-salve Edward.-

-che ci fa lei qui?-

-aspettavo il colonnello per una cosa dettagliata della tua amnesia.-

-capisco…ah! Zia Pinako! Dov’è Winry?- chiese, con la preoccupazione che saliva nuovamente nella sua mente. non sapeva in che stato fosse, ma...qualcosa lo metteva in ansia.

-vai da lei immediatamente Edward. è al piano di sopra.- disse seria…non l’aveva mai vista con quell’espressione. -sta...sta...così male?- chiese con voce tremante. -sì Edward! è malata. Malata moralmente! Ha bisogno di te immediatamente!- Edward non rispose neanche, salì le scale velocemente, col cuore in gola. nella sua corsa, però, inciampò ad un gradino…SEMPRE LO STESSO, MALEDIZIONE!!!!!!

Strofinandosi il naso si diresse di corsa verso la camera dell’amica, dove aprì di scatto la porta.

La sua Winry era sdraiata sul letto…coi lunghi capelli biondi in disordine sul materasso e sul cuscino…quanto l’amava…

-W…Winry?- la chiamò. Lei si voltò verso di lui lentamente e lì Edward dovette trattenersi in un urlo di sorpresa…Winry era veramente sciupata…era magra, con le occhiaie, pallida, con gli occhi rossi e gonfi…tutto questo...era stato per colpa sua?...

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Capitolo 15
*** Il Ricordo del Primo Alchimista ***


-E…E…Edward…s…sei tu?- chiese Winry, i suoi occhi erano talmente spenti che Edward la scambiò, per un attimo, per un fantasma. E questo gli aveva dato una forte fitta al petto.

La ragazza si alzò dal letto, ma nel farlo barcollò e fece per cadere in avanti, ma…Edward fu più veloce e l’afferrò al volo, in modo che si scontrasse sul suo petto e non al suolo. Le sue mani calde gli toccarono le sue che erano, ormai, fredde nello stesso modo. Edward non si ricordava di avere le mani così fredde…forse era diventato freddoloso.

-Winry! Stai bene?-le chiese con delicatezza, perché aveva paura che se avesse parlato più forte la ragazza si sarebbe spezzata come una bambola di vetro. La ragazza lo guardò coi suoi grandi occhi azzurri e le lacrime scesero più velocemente e con più frequenza, Edward iniziò ad agitarsi davanti a quelle lacrime: non gli piacevano le lacrime di tristezza della sua amica.

Winry gli toccò il viso in ogni minimo dettaglio…le sue mani scivolavano sul suo volto con una delicatezza che Edward non credeva possibile. A quel gesto, però, arrossì violentemente, anche se non si mosse e la lasciò fare.

-E…E…EDWARD!- la ragazza gli gettò le braccia al collo e pianse più forte di prima, dando a Edward una sensazione molto sgradevole allo stomaco. –Edward…sei vivo…stai bene…oh…Edward…- singhiozzava più che mai, Edward notò che a malapena si reggeva in piedi, la prese in braccio e la riportò delicatamente sul suo letto. Ma lei non gli toglieva le braccia dal collo, quindi si dovette sedere anche lui sul suo materasso.

-Winry…stai tranquilla. Sono qui.- disse tentando di tranquillizzarla.

-sei uno stupido…io…io…non sai quanto sono stata male quando ho saputo…quando ho saputo che tu…non ricordavi più niente…- era la solita Winry…con gli occhi un po’ rossi e gonfi e con qualche chilo in meno, ma…era tornata quella di sempre, lo sentiva.

-lo so…posso immaginare. Ma ora ricordo praticamente tutto…anche se tu devi spiegarmi una cosa.- disse arrossendo come un peperone, Winry lo guardò con curiosità, senza staccarsi dal suo collo. –io…ecco…noi…ehm…è un po’ difficile da chiedere…ehm…noi due…ci…ci siamo…mai…baciati?- l’ultima parola la disse quasi in un sussurro, il suo rossore era molto evidente e questo lo sapeva perfettamente.

-cosa?- la ragazza lo guardò ad occhi sbarrati, come se stesse chiedendo una cosa molto sciocca…ed era esattamente come si sentiva Edward in quel momento: un perfetto idiota! Come gli era venuto in mente?! era sicuramente un suo desiderio che aveva conservato durante gli anni…non poteva essere stata la realtà.

-ecco lo sapevo…ho fatto una figura del cacchio…non dovevo domandarti una cosa così…-

-ma Edward…tu non ti sei ancora ricordato di noi?- chiese Winry sbalordita.

-noi?-

-sì. noi…ehm…Edward…non ti ricordi che noi stiamo…insomma…insieme?- Edward arrossì sempre di più e si allontanò di scatto, ormai nel panico totale.

-c-c-c-che c-c-c-cosa v-v-v-vorrebbe dire…in…in-in-insieme?-

Winry vedendo tutto quell’imbarazzo su Edward scoppiò a ridere e a quella risata l’alchimista si sciolse il cuore. Guardò la ragazza ridere di gusto e quella risata fu contagiosa, anche lui le sorrise.

-Edward, mi porti fuori? Sono stanca di stare qua dentro…voglio rivedere il sole- Edward le regalò un sorriso e la prese nuovamente in braccio, perché aveva paura che si facesse male in un qualche modo.

Quando arrivarono in soggiorno tutti erano in una conversazione molto seria, persino Alphonse. Quando arrivarono i due, tutti si zittirono e stettero in silenzio per un momento.

-Winry! Stai bene?!- chiesero agitati Pinako e Alphonse.

-sì, grazie…ora sto meglio. Scusami nonna se ti ho fatto preoccupare.-

- l’importante è che tu stia bene.-

-noi due andiamo fuori.- annunciò Edward,non gli importava di che cosa stessero parlando, la cosa che gli importava di più era capire che cosa era successo fra lui e Winry.

Si sedettero sotto un albero, Edward fece posare Winry contro il suo petto di schiena, in mezzo alle proprie gambe. La ragazza vi si appoggiò senza il minimo imbarazzo…ma il cuore di Edward era tutt’altro.

-ehi!- disse Winry iniziando a ridere, appena sentì il suo battito cardiaco –calmati^^ guarda che siamo stati così altre volte.- e rise di più, Edward arrossì un altro po'.

-quindi…noi due…stiamo insieme.- disse abbracciandola da dietro, lei gli afferrò le braccia con delicatezza.

-già.-

-da quanto?-

-da un po’.- disse Winry con un sorriso.

-chi si è fatto avanti? Tu immagino.-l'unica cosa di cui non aveva mai trovato il coraggio era dichiararsi, figurarsi se era stato lui.

-no, affatto. Sei stato tu.- e qui Winry rise ancora, forse al ricordo di come si era dichiarato, Edward era sconvolto. –eri tornato qui per una manutenzione con Al e il Maggiore Armstrong. Eri appena andato via, ma poi sei tornato indietro fino in camera mia. Senza dire niente mi hai baciato.-

Edward perse quasi l’equilibrio di lato…com’era possibile che fosse diventato così impulsivo in poco tempo? Oddio…non ricordava nemmeno quel bacio di cui parlava.

-sono stata così in pena, sai? mi avevi detto che saresti tornato presto...quando ho saputo che ti era successo qualcosa...io..- gli disse Winry stringendo di più le sue braccia e con la voce che gli si incrinava di nuovo. Edward la strinse più forte.

-mi dispiace. perdonami.-

-ormai ci sono abituata. tu mi fai sempre preoccupare.- ed entrambi risero...già...era vero.

-ehi...non è che adesso mi tiri fuori una chiave inglese e mi colpisci con quella, vero?- chiese Edward un po' spaventato. Quella ragazza era capace di nascondere tutte le chiavi inglesi che voleva...e lui era curioso di sapere da dove le tirasse fuori ogni volta...

-no, sta tranquillo- disse lei ridendo. -la paura di poterti perdere...questa volta ti ha salvato...ho avuto paura di non poter più sentire la tua voce, il tuo corpo...e il tuo calore.- anche se la ragazza non lo sentiva più nel ragazzo...c'era qualcosa di freddo nel suo corpo...anzi...lui era freddo.

-mi ritengo fortunato.- e la baciò delicatamente sul collo, facendola ridere un altro po'. -ci siamo…baciati altre volte?- chiese con il rossore che ormai lo faceva diventare un semaforo, ne era certo…sentiva veramente caldo sul volto.

-beh…sì, molte altre^^-

-capisco…puoi…puoi ricordarmi…come…ehm…non so come chiedert…Winry…- la ragazza si era voltata, appoggiando le ginocchia sull’erba, gli aveva messo le braccia attorno al collo e ora lo guardava con degli occhi maliziosi, tanto da farlo arrossire. –W-Wiry…che c’è?-

La ragazza sorrise e gli si avvicinò di più, in modo che i loro respiri si mischiassero l’uno con l’altro. Il ragazzo era paralizzato, rigido, goffo, esattamente come la prima volta che si erano baciati. Era veramente buffo. Sulle sue labbra gli sussurrò:

-ti rinfresco molto volentieri la memoria.- e unì le proprie labbra su quelle del ragazzo che si irrigidì come un pezzo di legno, per poi sciogliersi come un ghiacciolo al sole.

Il bacio divenne sempre più passionale, ma restava ugualmente dolce. Il ragazzo era incantato da quel bacio, non pensava più a niente, finchè nella sua mente si fece largo un ricordo…quel tipo di bacio…lo aveva già dato da qualche parte…nella sua mente tornò il ricordo di quel ragazzo dai capelli neri e di Winry che si baciavano…si accorse solo in quel momento che il ragazzo era…era identico…a lui…quel ragazzo era…era…ci fu una fitta alla testa, poi al collo.

Si staccò dalla ragazza e gemette di dolore.

-Edward…che hai?- chiese preoccupata la ragazza.

-il…il collo…chiama…aiuto…per favore…- si accasciò al suolo, impossibilitato a muovere qualsiasi muscolo per il dolore che provava. Poi il dolore si fece sempre più intenso, finchè un lampo alla testa non lo fece svenire all’istante…ma nella sua mente il Primo Alchimista gli stava chiedendo aiuto, perché ormai non resisteva più…

-EDWARD!- gridò la ragazza vedendo il ragazzo svenire sul colpo, come se fosse morto.

Ricordava un simbolo sulla propria schiena…

Ricordava un dolore al cuore e tutto il suo corpo che bruciava…

Ricordava uno specchio che rifletteva lui coi capelli neri e gli occhi verdi come un serpente…

Ricordava…un uomo…un uomo che…era più leggenda che realtà…

Ricordava un uomo che era ricercato da tante persone, persino da suo padre…

Ricordava che aveva fatto ricerche su di lui…

Ricordava quello che aveva detto suo padre a sua madre quando gli aveva visti litigare…

Ricordava che quel ricordo gli faceva paura perché…

Lui…

Era diventato…

L’erede…

Del…

Primo Alchimista.

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Capitolo 16
*** Il Patto ***


Il ragazzo aprì di scatto gli occhi e si mise seduto con altrettanta velocità. Winry gli fu subito accanto, per controllare che stesse bene. Gli sentì la fronte e…rimase sconvolta di quanto fosse gelida, ma non disse niente.

-Edward, stai bene?-

-il…il Primo Alchimista…- i suoi occhi erano una maschera di terrore, un terrore che non gli aveva mai visto. –mi…mi hanno…staccato da lui…io…lui è in pericolo…devo…devo andare ad aiutarlo…non posso…non posso lasciarlo nelle loro mani…- il ragazzo sembrava che stesse delirando. Winry gli afferrò le spalle e lo costrinse a guardarla.

-che stai dicendo Edward?-

-Winry…per…perdonami.- e senza dire altro si alzò e si diresse verso la casa della zia correndo a più non posso, con tutte le forze che aveva nelle proprie gambe.

Entrò di scatto e tutti sobbalzarono sulle loro sedie, sembrava che avesse interrotto una brutta discussione.

-che c’è Edward?- Chiese Izumi che si era ripresa per prima.

-il…il Primo Alchimista…- tutti si guardarono negli occhi, come se i loro dubbi stessero per essere confermati –il Primo Alchimista è in pericolo! Ora ricordo tutto!- Izumi e Mustang lo guardarono con stupore, poi lo intimarono a parlare con una sola occhiata. –ero in casa di Mustang quando sono stato preso da Envy e portato nel covo degli Homunculus. Lì ho visto mio padre che mi aveva legato ad una lastra fatta a X al centro di un cerchi alchemico fatto col sangue. Quel cerchio alchemico è quello che permette a due anime di staccarsi l’una dall’altra, dato che avevo già iniziato l’operazione qualche mese fa avevo ancora le cicatrici dei simboli che dovevano farmi sul corpo. Poi…mio padre ha azionato il cerchio e…e…ho visto…il Primo Alchimista…fuori dal mio corpo…-

Ci fu un silenzio di tomba, nessuno parlò, nessuno parve voler parlare…oppure non sapevano cosa dire. Fi Mustang a parlare per primo:

-ma se così fosse tu dovresti essere morto, non avresti nemmeno dovuto svegliarti.-

-questo è vero, ma…ricordo che dopo la reazione alchemica…mi sono svegliato…-

FlashBack (scusate…in realtà ho dimenticato un capitolo, questo doveva essere il seguito del 4°…perciò ve lo metto qui^^ dopotutto è nel contesto, ok? XDXDXD tanto non cambia niente.)

-ED! ED! EDWARD! EDWARD DOVE SEI?- urlava fra della nebbia, anzi…no…era fumo…il fumo dopo una reazione alchemica molto grande e potente… “un momento...la...la mia voce...” si mise una mano sulla bocca…il…il suo volto…il volto che aveva avuto un tempo…se lo tastò un momento per vedere se non era un illusione…ma era vero…

I capelli neri gli caddero sulle spalle, fino a toccare il pavimento…capelli…neri…no…no…NO…

-NO, NON è VERO! EDAAAAAARD!!!!DOVE SEIIII????- ma nessuno gli rispondeva, nessuno gli parlava o dava un segno di vita....sembrava che fosse completamente solo. –Edward…ti preg…-una figura umana era accasciata a terra poco distante da lui, coi lunghi capelli biondi che scendevano sul pavimento con eleganza…

Il corpo era sdraiato su un fianco, con le braccia stese davanti al suo busto…in una posizione che solo la morte poteva rendere così triste e raffinata -EDWARD!- si precipitò sul ragazzo e gli afferrò le spalle, ma…nel sentire il contatto con la sua pelle…indietreggiò di un poco, rabbrividì…esitò…aveva sentito…il suo corpo freddo come il ghiaccio.

–E….Ed….Ed!…ehi!- disse debolmente, ma il ragazzo non rispose, continuava a rimenare immobile sul pavimento, senza rispondere o voltarsi al suo richiamo. Lo girò e lo prese tra le braccia…

Era veramente un pezzo di ghiaccio, il volto pallido, disteso, ma il corpo era tutto insanguinato, aveva perso sangue ovunque: dalle orecchie, dalle braccia, dal petto, dalle gambe, dalla schiena…tutto…era coperto da grandi ferite profonde, che sembravano formare dei simboli…solo il volto e il collo rimanevano perfetti, a parte gli occhi da cui era sceso del sangue, come delle lacrime.

–Ehi...Ed…ragazzino…apri gli occhi, dai…- ma Edward rimaneva immobile…sentiva che il suo corpo era vuoto…non vi….era più…una…una…an..ima…

Il cuore del Primo Alchimista stava battendo forte…già…risentiva il proprio cuore che gli batteva tanto forte da fargli male, sentiva di nuovo le mani sopra una pelle umana e sentiva il freddo che lo circondava nella stanza…ma…tutto quello l’aveva pagato per l’anima della persona che gli era stata più vicina da quando era nato…la persona che lo capiva e che lo faceva divertire…quella piccola persona testarda e orgogliosa che ora giaceva fra le sue braccia…immobile.

-non è ancora morto.- disse una voce dietro le sue spalle. Si voltò di scatto e vide l’uomo che aveva causato tutto questo…quello che un tempo era il padre di Edward Elric… -bentornato fra i vivi Edward Gibbon…che cosa ne pensi di riavere il tuo corpo…ti piace?- il Primo Alchimista non rispose a quella domanda:

-in che senso non è ancora morto?- avrebbe voluto attaccarlo e riempirlo di botte, ma non era ancora molto sicuro di aver ripreso i riflessi e la velocità dopo essere rimasto dentro un corpo non suo per mesi. Ma…la cosa più importante era sapere se Edward era morto oppure No.

-beh…dovresti vederlo anche tu…guarda il suo collo.- Gibbon guardò il collo del ragazzo e vide che l’ H si era un po’ deformata… -fra poco quella H si trasformerà in qualcos’altro che tu ben sai…anche se ci vorrà molto tempo.-

-non vorrai dirmi che…- chiese il Primo Alchimista, ma non fece in tempo a finire la frase che il ragazzo tossì del sangue e aprì gli occhi. –Edward…- sussurrò al ragazzo, anche se gli sembrava di aver urlato il suo nome.

-Primo Alchimista…-il ragazzo lo guardò attentamente, poi gli posò una mano debole e tremante sul volto. –il tuo aspetto…sei…tornato fra i vivi…- poi sorrise.

“no Edward…non sorridermi così! Mi fai solo male! Tu stai per morire per colpa mia…e mi sorridi! SEI SOLO UNO STUPIDO!”

–a quanto pare…anche se non credo nel destino…ma…per una volta…direi che sono proprio destinato a morire per lasciare il posto a te…vero?- sempre con quel sorriso triste.

-che stai dicendo Edward. tu vivrai, guarda…ti sei svegliato e…-

-ma chi vuoi prendere in giro? Me? Oppure te stesso?- il Primo Alchimista non rispose –quando…mio padre stava per azionare il cerchio alchemico che era sotto di noi…ho…ho capito…ho capito solo in quel momento…che fra le nostre due vite…la più importante era la tua…per questo che mi sono arreso…-

-che stai dicendo? La vita di una persona non è più importante di un'altra! A prescindere dalle qualità dell’una rispetto all’altra! Io ero già morto…non dovevo tornare in vita per rubare la tua!-

-e invece sì…a quanto pare…c’è più bisogno di te…che di un ragazzino insignificante…che sa solo fare due cerchi alchemici in croce e fare un po’ di baccano…tu…tu puoi andare…avanti…come io ero andato avanti per te…ora…tocca a te…fare…altrettanto…però…promettimi…che non perderai te stesso…promettimi…che non ucciderai persone innocenti…promettimi…che non dirai a mio fratello la verità…non voglio che soffra ulteriormente…ti prego…-

-EDWARD! NON FARAI DI NUOVO QUELLO STUPIDO TESTAMENTO DA NOVANTENNE, VERO?- Edward rise, una risata senza felicità, ma…comunque una risata.

-può darsi…- e detto questo chiuse gli occhi e non gli riaprì più.

-Edward….EDWARD! EDWARD NON CHIUDERE GLI OCCHI! RISPONDIMI!-

-non è ancora morto…soltanto quando quella lettera si sarà modificata completamente, mio figlio morirà…-

-NON CHIAMARLO “MIO FIGLIO”!- urlò il Primo Alchimista infuriato. Si diresse verso quell’uomo con rabbia crescente. –non ti permetterò di chiamarlo in quel…- si accorse che aveva abbandonato il corpo di Edward che stava per essere preso da Envy.

Più veloce di un fulmine riafferrò il suo corpo e lo prese in braccio.

–VOI NON LO TOCCHERETE, CHIARO? Avete me, non avrete anche il suo corpo!-

-è un patto questo?- chiese Hoheneim, incredibilmente serio. –noi lasceremo il corpo di Edward…in cambio del tuo servizio.- il Primo Alchimista rimase immobile…non disse nulla per qualche secondo…ma la risposta per lui era più che ovvia:

-sì…non toccherete né lui né chi gli sta attorno, chiaro?-

- d’accordo…accettabile…anche se…credo proprio che sarà Edward a venire da noi…-

-questo lo vedremo.-

-Envy…porta il corpo di Edward il più vicino possibile ai suoi cari, mi raccomando…questo è un ordine.-

-va bene.- Envy s’avvicinò al Primo Alchimista, ma questi indietreggiò.

-non mi fido.-

-o ti fidi, oppure anche lui sarà nostro.- il Primo Alchimista guardò le mani tese di Envy e poi il corpo svenuto di Edward…svenuto…o morto…difficile dirlo…era talmente freddo…Edward si svegliò di nuovo, ma questa volta era più sveglio rispetto a prima.

-Edward. stai bene?- chiese preoccupato il Primo Alchimista.

-non…non sono ancora morto?- chiese un po’ stupito.

-no, a quanto pare…Edward…Envy ti porterà da tuo fratello e i tuoi cari, perciò devi seguirlo …-

-NO! io…io…non voglio andare…con lu…i…senza…di…te…- si era liberato dalla sua presa e aveva iniziato a barcollare, come se non riuscisse a rimanere in piedi.

Ma poi il Primo Alchimista notò che la lettera che aveva sul collo si era fatta più evidente rispetto a prima e Edward riuscì a raddrizzarsi e a recuperare un po’ di forze…no…questo non doveva accadere…

-andiamo via Gibbon!-

-no.-

-che cosa?-

-non l’hai sentito?- chiese Hoheneim –lui è dei nostri, in cambio del tuo corpo.- Edward guardò il Primo Alchimista scioccato, ma questi non volle specchiare i suoi occhi in quelli del ragazzo. Abbassò la testa come per sottomettersi…come per affermare quello che aveva appena detto suo padre.

-no….non ci credo! Gibbon…dimmi che non è così!-

-s…-

-GIBBON!-

-Sì….Edward…mi dispiace…- disse guardando altrove e sentendo una grande fitta al petto. –ora vattene…-

Envy afferrò Edward prima che questi potesse andare dal Primo Alchimista, se lo mise sulle spalle anche se questo si dimenava peggio di un anguilla e lo portò fuori dalla stanza.

-LASCIAMI ENVY!-

-STA ZITTO MOSTRICIATTOLO! ALMENO CHE TU NON VOGLIA ESSERE UCCISO PRIMA DEL TEMPO!- Edward tacque.

Envy lo portò fuori dall’abitazione.

-ehi….so camminare, sai?-

-lo so bene, ma non voglio che tu mi scappi, capito?-

-già…non sei stupido come sembri, allora.-

Che strano…era la prima volta che loro due parlavano senza urlarsi addosso, senza essere durante uno scontro, anche se Edward voleva ancora fargliela pagare per tutto quello che gli aveva fatto passare, ma anche a quello che aveva fatto ai suoi cari…eppure…in quel momento…non provava niente nei confronti di Envy e la cosa lo turbava molto.

-mi dispiace…ma io ti mollo qui…erano gli ordini.- non erano affatto arrivati vicini a una qualche abitazione, l’aveva portato vicino ad un fiume, poco distante da una cascata.

-ma…non dovevi portarmi da…-

-quello era per convincere quello stupido del Primo Alchimista…- Edward rabbrividì –il vero ordine era…farti arrivare a quello stadio prima del tempo…-

-quale stad…- non fece in tempo a parlare che Envy lo attaccò e lo ferì gravemente allo stomaco con una lama. Edward aveva spalancato gli occhi…troppo scioccato per poter urlare di dolore.

-ci rivedremo presto.- sfilando la lama dal suo corpo e facendo uscire più sangue di prima, lo gettò nelle braccia del fiume. Edward era ancora cosciente quando finì in quell'acqua gelida...

Sentiva quel liquido freddo come ghiaccio avvolgergli ogni parte del corpo, ma la cosa che sentiva maggiormente era il dolore allo stomaco e al cuore...dove aveva avuto....da una parte una ferita fisica...dall'altra...una ferita morale..una ferita legata alla fiducia e alla stima, che si erano trasformate in diffidenza, vuoto e delusione per la persona che aveva sentito più vicina dopo tanto tempo...

Fra questi pensieri decise di lasciarsi andare dalle acque...ormai...per lui nulla aveva più importanza...

Fine FlashBack (mi scuso ancora T.T)

-il resto è come lo sapete anche voi. sono arrivato alla cascata dove ho incontrato la Mestra e ho perso la memoria.-

-questa non ci voleva.- disse Izumi coprendosi il volto, sapeva persino Edward che quella non era una bella situazione.

-di che stadio stava parlando quell’homunculus?- chiese Mustang a Edward, il quale scosse la testa. Non ne aveva la più pallida idea.

-non abbiamo un minuto da perdere.- disse Izumi. –dobbiamo andare a riprendere il Primo Alchimista, altrimenti lo utilizzeranno per i loro fini.-

-ma non sappiamo dove si trovi.- disse Mustang mettendosi una mano fra i capelli, esasperto da tutta quella situazione.

-beh…a dir la verità…io sì.- disse Edward abbassando lo sguardo e stringendo i pugni sulle sue ginocchia.

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Capitolo 17
*** Cos'ho Sul Collo? ***


Edward sapeva che le sue parole avevano colpito tutti, anche perché lui stesso ne era colpito. Il silenzio che si creava ad ogni sua azione lo metteva mortalmente a disagio.

-in…in che senso lo sai?-

-lo so e basta.- disse Edward seccato, eppure era la verità: non sapeva perché nella sua mente ci fosse la strada precisa di come raggiungere suo padre, come evitare le trappole e in che stanza doveva dirigersi…come se avesse una mappa nel cervello.

-non ci hai detto qualcosa?-

-no, vi ho detto tutto quello che so…non so perché, ma so dove trovare mio padre…anzi no…che dico…so dove trovare quell’uomo.- non voleva affatto chiamare “padre” un essere tanto disgustoso. Non voleva avere alcun legame con lui…suo padre per lui…era veramente morto…quello che stava per affrontare era uno sporco traditore e privo di cuore che lo aveva quasi ucciso…già…perché non era morto?

In quel momento entrò Winry nella stanza, tenendosi aggrappata alla porta.

-ma che…ti è preso…Ed?- chiese affannata, Edward le andò immediatamente incontro e la prese in braccio prima che lei potesse accasciarsi al suolo e a riposarsi dallo sforzo.

-ne parleremo più tardi.- disse ai presenti e portò Winry al piano di sopra. –hai fame? Vuoi qualcosa da mettere sotto i denti?-

-no, sto bene.-

-io non direi dal tuo aspetto.- disse con un mezzo sorriso.

-non prendermi in giro!- disse lei assumendo quell’aria da falsa offesa che gli piaceva da morire…l’aveva fatto apposta.

-Eddai…- le strofinò il naso contro la guancia e la ragazza arrossì e tacque all’istante, troppo imbarazzata per dire altro. –Winry…volevo chiederti scusa per non aver rispettato la mia promessa. Non sono tornato dopo due giorni, scusami…-

-ma non devi scusarti! Deve essere stato qualcosa di brutto…che ti era successo?-

-a parte l’amnesia?-

-sì.-

-non ne ho idea…- non le aveva proprio mentito: sapeva che cosa fosse successo, ma…non sapeva il perché.

-dov’è il Primo Alchimista?- eccola...quella ragazza era davvero perspicace.

-è stato catturato, l’hanno tolto dal mio corpo…e ora voglio riprendermelo…- i suoi occhi erano diventati improvvisamente di fuoco, ma per non spaventare la ragazza le sorrise, le baciò la fronte e si diresse in cucina per prenderle qualcosa da mangiare.

Mentre stava preparando qualcosa sentì dei pezzi di conversazione, finchè non sentì la voce di suo fratello un po’ più forte rispetto a prima:

-ma sta scherzando, vero?- chiese Alphonse con voce tremante, Edward si mise in ascolto…chissà di cosa stavano parlando.

-no, affatto. Quello che ha sul collo è un simbolo più che evidente. È un simbolo alchemico che io ho già visto…e anche tu Alphonse.- Edward si toccò il collo…era vero, ogni volta provava una strana sensazione al collo, proprio dove Envy lo aveva ferito con le unghie…eppure Mustang gli aveva assicurato che non era niente che vedere con l’alchimia.

-ma…ma…ma il mio fratellone…no…no…non può essere vero…lui è…lui è…NO, NON CI CREDO, LUI è VIVO E VEGETO, COME PUò ESSERE COSì?!- urlò disperato, il cuore di Edward si fermò…anzi…non lo sentiva proprio…di che diavolo stavano parlando? Lui era vivo, perché mettere in discussione un fatto del genere? Erano impazziti…

-non ne ho idea. Ti dico soltanto quello che ho visto. Il calore del corpo di Edward è diminuito man mano che avanzava il tempo.- allora non era soltanto Edward ad immaginarselo…-Man mano che il suo corpo aveva quei dolori ogni volta che ricordava qualcosa i suoi occhi si facevano sempre più spenti. Il suo corpo è diventato freddo come il ghiaccio e…non dirmi che non hai notato che la sua pelle ha cambiato colore: è diventata bianca come la neve.-

Edward si guardò la propria mano sana…e vide che il colonnello…aveva perfettamente ragione…c’era qualcosa in quella discussione che stava prendendo una brutta piega, si rimise a cucinare in silenzio, anche se le sue orecchie erano ben tese.

-questo è vero, ma potrebbe essere una malattia oppure…-tentò suo fratello.

-Alphonse…so quello che ho visto, va bene? Se gli guarderai il collo vedrai esattamente il simbolo di cui parlo.-

-ma…ma…- la voce del piccolo Elric s’incrinò, se avesse potuto sarebbe scoppiato a piangere e questo fece arrabbiare quello più grande.

-Alphonse.- disse Izumi –anche io ho visto quel segno. Quel segno si evidenzia ogni volta che prova una qualche fitta particolarmente forte. Fino ad adesso il dolore era tale da farlo svenire. Per questo che questo processo è durato meno del previsto…e questo, per noi e lui, è un grosso guaio.-

Edward non voleva più ascoltare. Lui? Pericoloso? Ma fatemi il piacere! Cosa poteva essere se non un’arma al servizio dell’esercito?

-ma lui…ma lui non…è impossibile! Si forma in un altro modo, non certo con un’amnesia.-

-Alphonse…secondo me…tuo fratello…-disse Mustang, con una difficoltà estrema a parlare. Sembrava che nemmeno lui credesse in quello che stava per dire, eppure… –tuo fratello non ha più il Primo Alchimista nel corpo…lo capisci questo?-

Certo che lo capiva! Suo fratello mica era un’idiota! Lo aveva detto lui esplicitamente che non aveva più il Primo Alchimista nel corpo.

-e quindi?! Che c’entra questo con…- Edward aveva finito di cucinare e stava andando per mettere il cibo nel piatto quando la voce di Mustang si alzò di volume:

-TUO FRATELLO NON HA Più UN ANIMA NEL CORPO, LO VUOI CAPIRE O NO?-

CRASH

Il piatto gli era scivolato di mano…nell’altra stanza il silenzio…

Fece tutto in una frazione di secondo: riparò il piatto, prese quello che aveva preparato e corse immediatamente al piano di sopra, col cuore che batteva più che mai…

Che…che cosa aveva detto Mustang?…no…si toccò il proprio corpo…lui aveva un’anima, altrimenti non si sarebbe mosso! Si diresse in camera di Winry, sentiva che al piano di sotto qualcuno era entrato in cucina, ma poco importava.

Quando entrò si mostrò il più sereno possibile.

-ecco fatto^^ una bella merenda per la mia Winry^^- disse allegro e porgendole il piatto sotto il naso come se fosse un cameriere.

-l’hai preparato tu?- chiese Winry esterrefatta…aveva un bellissimo aspetto quel piatto.

-sì^^ avanti…assaggia…- la ragazza prese la forchetta e si mise in bocca il primo boccone…le cadde la forchetta di mano. –che c’è?! fa schifo? Oh no…sapevo che non dovevo aggiungere il sale…scusami io…-

-Edward…quando…quando hai mai imparato a cucinare così bene?- chiese con gli occhi che brillavano. Edward fece un respiro di sollievo e le diede uno scappellotto affettuoso sulla testa.

-mi hai spaventato.-

-no, sul serio! È veramente ottimo…-

-cosina da niente. È un piatto molto semplice^^ lo preparo quando non c’è Al ai fornelli^^ lui è molto più bravo di me^^-

Winry cominciò a mangiare, ma la testa di Edward vagò altrove…le parole di Mustang ancora gli rimbombavano nella testa…perché aveva detto che non aveva più un’anima…eppure…non si sentiva diverso, era sempre l’Edward Elric di un tempo, non c’era nulla di diverso e…si sentì le proprie mani…non gli sembravano così fredde…e poi la sua pelle non era così pallida…

-Edward…stai bene?- chiese Winry avvicinandosi a lui di un poco.

-s...sì…non ti preoccupare.- disse sorridendole, ma la ragazza lo conosceva fin troppo bene.

-dimmelo.-

-non ho niente, davvero…dico sul serio.- disse con uno dei più bei sorrisi che riuscì a trovare, questo parve tranquillizzarla un po’.

-non mi convinci.- “maledetta…” pensò Edward.

-Winry, scusa ma devo vedere una cosa. Torno immediatamente.- e le diede un piccolo bacio sulle labbra.

Si avviò al bagno a passo deciso…se c’era una cosa che poteva rispondere alle sue domande era il suo collo…quindi era lui quello di cui stavano parlando quella mattina…ora ne era sicuro al cento per cento. Arrivò in bagno e vi si chiuse dentro…guardò lo specchio che era nella parete laterale…aveva paura di specchiarsi…per questo che attese qualche secondo, incollato alla porta.

Aveva paura di quel che avrebbe visto…era come se quello specchio fosse un mostro, oppure se vi ci fosse specchiato lo avrebbe visto sul serio il mostro…

ma che idiota…aveva paura della sua immagine, si avviò a passo deciso e vi ci specchiò. Erano giorni che non si guardava allo specchio e questo lo colpì…aveva veramente la pelle pallida come la neve…faceva quasi paura…i suoi occhi erano vuoti…non erano più quelli di un tempo…alla fine si decise…si voltò di lato, ma all’ultimo chiuse gli occhi.

“che idiota…” gli aprì sicuro di sé…non vide niente sulla sua pelle…

-ma che diavolo…- era stato uno scherzo? No, impossibile… poi alla fine si ricordò che si era sporto dalla parte sbagliata, essendo uno specchio si era voltato dalla parte che lo specchio gli faceva sembrare come la destra… -che imbecille…mi faccio ingannare dalla mia immagine nello specchio…- forse perché era troppo agitato…

Il suo cuore batteva più che mai, il suo respiro affannoso…finchè…si voltò lentamente dalla parte giusta…e…

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Capitolo 18
*** un...Homunculus? ***


-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRGGGGGGGGGHHHHH!!!!!!- urlò con quanto fiato aveva nei polmoni quando vide quello che lo specchio gli stava riflettendo, appena riprese fiato urlò ancora, troppo spaventato per riprendersi, troppo spaventato per pensare.

Sentì dei passi affrettati e le voci dei suoi cari che si avvicinavano.

-EDWARD!- ma quando provarono ad aprire la porta, furono respinti perché era chiusa a chiave. –EDWARD CHE HAI? CHE COSA STA SUCCEDENDO?-

-ANDATE VIA!- urlò con rabbia verso la porta, senza guardare più verso lo specchio, troppo arrabbiato, troppo spaventato per poterlo riguardare per accertarsi.

-Sei ferito?-chiese Pinako.

-NO, NON SONO FERITO, NON HO NIENTE, MA…ANDATEVENEEEE!- urlò più che poteva con la rabbia che cresceva sempre di più e che gli annebbiava le idee.

-che succede Edward?- chiese Izumi preoccupata.

-MI LASCI IN PACE LEI! E ANCHE TUTTI VOI! STO BENE, NON HO ANCORA FATTO DEL MALE A NESSUNO, CONTENTI?!- urlò ancora. Dall’altra parte ci fu il silenzio –Sono sicuro che ve lo starete chiedendo, ma…Sì, HO GUARDATO COS’HO SUL COLLO! MALEDETTI BASTARDI CHE NON SIETE ALTRO!- il silenzio fu uguale a quello precedente. –SIETE DEI BASTARDI! VE LO DIRò ANCORA E ANCORA PERCHé è QUELLO CHE SIETE! MI FATE SCHIFO!-

-ma Fratellone…che cosa…-tentò di dire Al.

-NON FARE IL FINTO TONTO ANCHE TU AL! SMETTILA!-

-ma Edward…noi…noi non te lo abbiamo detto perché…- iniziò Izumi.

-"volevate proteggermi"…certo…stavi per dirmi questo, vero? MA FAMMI IL PIACERE! Siamo sicuri che non volevate proteggere me ma...IL PERICOLO CHE SONO DIVENTATO?!-

-non dire cose assurde, noi non pensiamo che tu sia pericoloso, ma…-

-“MA” UN ACCIDENTI! Io non sono pericoloso…IO NON SONO PERICOLOSO?! MA NON FATE LA COMMEDIA!-

-ora stai esagerando Edward.- arrivò la voce del colonnello e la rabbia di Edward creebbe nel suo petto con una potenza davvero esagerata.

-LEI è IL Più BASTARDO DI TUTTI GLI ALTRI, DEVE SOLO STARE ZITTO!- la porta ebbe uno sbalzo che fece rabbrividire di un poco Edward.

-STA ZITTO RAGAZZINO!- in uno scatto di rabbia Mustang aveva provato a sfondare la porta.

-è LEI CHE DEVE STARE ZITTO! come…come…come vi siete permessi…di tenermi nascosto…una cosa del genere?- la rabbia cresceva a dismisura, dalle sue mani uscì una leggera scarica azzurra…almeno non lo era ancora diventato… altrimenti non ne sarebbe stato capace…

-pensavamo che avresti reagito così e…-

-Speravate che non mi guardassi più allo specchio, vero? MA SMETTETELA! VOI NON ME LO AVETE DETTO PERCHé AVEVATE PAURA CHE ARRIVASSI ALLO STADIO FINALE! MI FATE SCHIFO!-

-e anche se fosse? Anche se fosse come dici tu? Non credi che forse lo stavamo facendo per te e per quelli che avresti potuto uccidere?-

“uccidi…” una voce gli rimbombò nella testa…una voce che conosceva che gli fece male alla testa al cuore… “Uccidi quegli stolti…uccidi chi ti ha tenuto nascosto una cosa così importante…”

-no…no…vattene…-gemette.

-chi Edward?- chiese Mustang.

“uccidi…”

“no…no…NO! NON LO FARò MAI!-

-Edward? che hai?- chiese preoccupato il colonnello. La voce cessò e Edward si calmò un attimo…cavolo…c’era stato qualcosa…che…che…oddio…lui era veramente pericoloso…-Edward apri questa porta-

-NO!-

-è un ordine!-

-NON SIAMO AL LAVORO, LEI NON è IN QUESTO MOMENTO UN MIO SUPERIORE…PERCIò MI LASCI IN PACE!-

-io sono un tuo superiore in ogni momento, ora esci immediatamente.-

-e per fare cosa? Non pensa che qua dentro starei più tranquillo e sicuro per gli altri?-

-ora stai esagerando…-

-Esagerando…ESAGERANDO?!? QUELLO CHE HO SUL COLLO è UN SEGNO DELL’UROBORO…-poi gridò ancora più forte di prima, con le lacrime che scorsero lungo il suo volto –IO MI SONO TRASFORMANDO IN UN HOMUNCULUS, NON DOVREI ESAGERARE?!?!?!?!?!?!-

ciao a tutti XDXDXDXD mi dispiace, ma partirò per le vacanze^^ andrò via per 3 settimane e tornerò il 13 di agosto, quindi non avrete il seguito per un po^^''' mi disp...volevo arrivare a questo punto prima di partire...non che voglia essere crudele e farvi rodere dalla curiosità, ma...XDXDXD diciamo che questa sarà una FINE PRIMA PARTE (Intervallo) a mò di film XDXDXDXDXD appena tornerò vi metterò il seguito, promesso^^ciao ciao XDXDXD spero che non vi arrabbierete dato che mi fermerò qui per 3 settimane^^''''

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Capitolo 19
*** Non C'è Più Tanto Tempo ***


Stava piangendo di nuovo…lo sapeva, ma stavolta nessuno lo stava vedendo, nessuno lo sentiva e questo lo rilassò in parte. Ma il dolore che gli stava attorcigliando le viscere, gli chiudeva lo stomaco e gli faceva male al petto ad ogni respiro…sembrava non volersene andare.

-VI ODIO!- urlò con voce strozzata e poi scivolò a terra e non disse più niente, nemmeno quando lo chiamavano…non voleva più rispondere…si sentiva male…molto male…avrebbe potuto morire in quel momento.

Rimase accucciato per terra per molto, molto tempo…forse troppo…non lo sapeva… Dalla finestra si poteva vedere che era calata la notte…voleva morire…non voleva più vivere…perché gli stava succedendo tutto quello? Non era giusto…perché TUTTO A LUI?! BASTA!…basta…bast…a...

Non c’era la luna a fargli compagnia, persino le stelle erano coperte da pesanti nubi che rendevano il cielo ancora più nero…ci si metteva anche il tempo…perfetto…almeno rifletteva il suo stato d’animo.

-Edward…- era la voce di Winry, la riconobbe all’istante…non volle rispondere nemmeno a lei. Se si fosse trasformato definitivamente avrebbe potuto ucciderla, ormai ne era consapevole –vieni fuori, avanti.- non rispose. –Edward, per favore…-

-lasciami in pace.- disse freddo, con voce più roca del dovuto, se la schiarì senza farsi sentire.

-Edward, ti supplico…io non ho paura di te. Fammi entrare.-

-no.- disse più deciso.

-fammi entrare!-disse con voce più decisa anche lei, come quando lo sgridava per un piccolo graffio al suo adorato auto-mail.

-ti ho detto di no…- disse con voce meno definita…la gola si stava chiudendo…gli occhi gli bruciavano…stava per piangere di nuovo.

-Edward…se non mi fai entrare non ti rivolgo più la parola!-

-fallo…sarà meglio per la tua vita…- le disse fredda, ma si pentì qualche secondo dopo di quelle parole…non doveva trattare così la persona che amava di più…si sentiva un verme.

-oh, mi hai rotto-sbottò la ragazza, la sentì allontanarsi…e mentre si allontanava il suo cuore si riempiva di altra tristezza. Non avrebbe dovuto trattarla così male e lo sapeva bene…ma…ormai non riusciva a sopportare niente e nessuno…gli avevano tenuto nascosto tutto…anche se in quel momento la tristezza più grande era il fatto di averla ferita in quel modo. Non era certo colpa sua se quegli stupidi non gli avevano detto niente…non era certo colpa sua se il suo umore non era dei migliori. Doveva chiederle scusa…

Sentì qualcosa trafficare con la porta. Si voltò e vide la porta spalancarsi e Winry che brandiva una chiave inglese e il suo cuore mancò di un battito...per il terrore...

-Edward…- sembrava arrabbiata…anzi no…quella era ira allo stato puro…-SEI UNO STUPIDOOOOOOOOOOOOO!!!!!-

SBANG!…..SBANG!…..SDENG!...

-AHI!-........-WINRY!-.....-MI FAI MALE!-

Continuò a picchiare il povero ragazzo con la chiave inglese, a volte Edward riusciva ad evitare…ma spesso riusciva a colpirlo, procurandogli qualche livido o ferita che però si rigenerava dopo poco…sicuramente effetto degli Homunculus.

-Edward…non vuoi capire…che qualunque cosa tu sia…io ti amo comunque?!- diceva mentre lo picchiava –non mi interessa se tu sei un Homunculus, una chimera, un mostro o un alieno! IO TI AMO E BASTA! Perciò tu non puoi trattarmi così, CHIAROOOO?- Winry alzò di nuovo la chiave inglese, Edward tentò di coprirsi, ma non accadde niente. Sentì la chiave inglese finire a terra e due braccia lo avvolsero. Aprì gli occhi e vide che Winry lo stava abbracciando. –sei uno stupido…uno stupido…-

Edward allungò le mani per abbracciarla a sua volta, ma si bloccò.

-non posso…ho paura di farti del male…-ammise.

-non sei ancora un’Homunculus.-

-come?-chiese…forse non aveva capito bene…

-non lo sei ancora completamente!-

-puoi spiegarti meglio?-

-mi hanno detto che manca un qualcosa nel segno, il segno non è ancora completo!- Edward si alzò di scatto, spaventando di un poco la ragazza e si precipitò allo specchio… guardandosi il simbolo…

Aveva….ragione…! Ora che lo guardava bene, ci mancava una linea nella stella e una parte della coda…era…ancora in tempo per tornare normale e per non perdere la propria vita…e anima…

-Winry! Sei un angelo!- si avvicinò alla ragazza e la baciò con passione prima di andare al piano di sotto per raggiungere gli altri. Aveva in mente un piano…

-so cosa fare!-annunciò al resto dei presenti a gran voce, con un ghigno sul volto.

-Edward!- esclamarono tutti quanti, presi alla sprovvista, nella stanza non era cambiato niente se non gli sguardi confusi e rattristati dei presenti.

-so cosa fare per non diventare un homunculus.-

-e come?- chiese Mustang che si era ripreso per primo da quell’entrata improvvisa e inaspettata.

-Riprendere l’anima che ho perso.-

-il Primo Alchimista?! Ma è impossibile!- esclamò Mustang guardandolo come se fosse diventato pazzo in quelle ultime poche ore….forse era vero, lo pensava persino Edward di essere diventato matto…ma a volte un po’ di pazzia fa più che bene alle azioni disperate.

-non credo.- mentì... -So come arrivare al loro covo…e so come muovermi al suo interno…-

-e come?-

-mi fingerò l’homunculus che sembro…aspetterò qualche giorno per far sì che il simbolo si completi un altro po’…poi…potrò agire come vorrò! Posso persino arrivare al Primo Alchimista appena sarà là dentro e…-

-frena, frena, frena!-

-che c’è che non va?-

-tu…non avrai intenzione di andarci da solo…- disse Mustang guardandolo fra l’incredulità e la rabbia. –e poi…come fai a sapere dove andare?-

-mio padre mi ha messo una mappa nel cervello per quando mi sarei trasformato in un homunculus, in modo da trovarlo e andare sotto i suoi ordini…perché io dimenticherò tutto il mio passato quando sarò Homunculus, ma devo sapere dove andare, giusto?…e ora lo so…-

-ma non sei ancora un homunculus…e…a proposito di Homunculus…che potere hai tu?-

-come?-

-beh…per esempio…Envy si trasforma, Lust ha le unghie, Gluttony ha i denti, Greed aveva lo scudo, Wrath l’occhio…tu che hai?- Edward ci ragionò sopra…dopotutto non aveva ancora esperimentato il proprio corpo di homunculus…poteva essere interessante.

Tutti notarono gli occhi di Edward illuminarsi…era sempre stato pericoloso quello sguardo…uno sguardo furbo, curioso, testardo …ma soprattutto…eccitato. Eccitato di poter provare un qualcosa di nuovo con l’alchimia. Si voltò senza dire niente, fra i propri pensieri e tutti seguirono i suoi movimenti senza sapere che cosa dire.

-Mustang…ho bisogno di te, seguimi.- Mustang lo guardò incredulo e stupito…cosa aveva in quella testolina bionda in quel momento? Edward s’incamminò fuori, ma inciampò nei gradini e per poco cadde rovinosamente a terra.

-avevo dimenticato gli scalini…- borbottò contrariato, Mustang lo guardò ancora più curioso.

-stai bene?-

-sì, sì…ero…troppo…nei miei pensieri, ecco…-non gliela dava a bere, stava mentendo…ma su cosa?

-capisco…beh, una cosa che non capisco è cos’hai in mente di fare…- Edward affrettò il passo, in modo da essere distante da Mustang di almeno cinque metri e il colonnello lo guardò più che curioso.

-colpiscimi.- l’espressione di Mustang fu lo specchio dei suoi pensieri: s’immaginava tutto…tranne quello…

-cosa?-

-la vecchiaia l’ha fatta diventare sordo? Mi colpisca.-

Mustang dopo quella provocazione parve cedere, ma poi si bloccò. Edward sapeva che stava tremando di rabbia, se lo immaginava. Una goccia gli colpì il naso.

-si sbrighi! Non abbiamo tutto questo tempo! Sta per piovere.-

-ma cosa vuoi fare?- altra goccia sulla guancia.

-MI COLPISCA MALEDIZIONE! ALTRIMENTI LO FARò IO!- Edward fece un movimento serpentino, talmente veloce che Mustang non vide più…Edward vedeva il volto del colonnello disorientato, poi…

Una nuova eccitazione gli penetrò nel petto…voleva vederlo in ginocchio…voleva vederlo urlare di dolore…voleva vedere il suo sangue macchiare l’erba e le sue mani…

-EDWAAAAAARD! SMETTILA!- aveva gridato la voce dell’uomo, Edward aprì gli occhi…ma non vide altro che buio…

-c…colonnello?-

-s…sei…impa…zzito…?- chiedeva la voce affannata di Roy. La pioggia gli aveva già bagnato gli abiti, lo sentiva…ma quando aveva iniziato a piovere così forte?

-non…non vedo niente…-disse in un sussurro, troppo scioccato per riuscire a dirlo a voce più alta.

-cavolo…per un attimo…mi hai fatto paura…piccolo marmocchio…-

-Mustang…non ci vedo più!-disse a voce leggermente più alta.

-perché diavolo mi hai attaccato in quel modo? Meno male che sono allenato e sono riuscito ad evitare il primo colpo, altrimenti sarei morto-

-NON CI VEDO Più MUSTANG…DOVE SEI?- il colonnello si accorse dello sguardo disorientato del ragazzo, si guardava attorno, con gli occhi sbarrati, come nel tentativo di riuscire a vedere qualcosa.

Mustang capì che non stava scherzando. Però, notò altro…c’era qualcosa di strano in quegli occhi…

-vieni.- lo prese per un braccio, Edward si allarmò a quel contatto, ma poi, capendo chi lo avesse afferrato si fece pilotare all’interno della casa.

-che vi è preso ad entrambi?- chiese Izumi arrabbiata –azzuffarsi in quel modo sotto la…che hai agli occhi Edward?- gli occhi del ragazzo erano spenti, privi di luce, la pupilla a fessure come quelli di un rettile e delle striature viola gli macchiavano quell’oro…

Izumi notò che sul collo si era aggiunto un altro piccolo dettaglio del segno dell’uroboro…

…non avevano più tanto tempo…dovevano agire in fretta…Edward si stava trasformando in un Homunculus completo più velocemente del dovuto.

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Capitolo 20
*** Edward E Roy Partono.... ***


(bene!!!!! dal prossimo capitolo ci sarà l'azione vera!!!! Edward nel covo degli Homunculus e di suo padre.....ne verranno delle belle XDXDXDXD ma abbiate ancora un po' di pazienza con questo capitolo^^)

Edward si sentì spingere su una sedia e un qualcosa di caldo gli cadde sulle spalle, molto probabilmente un telo per asciugarlo e qualcuno prese ad asciugargli i capelli con un altro telo...sicuramente era il fratellino, sentiva le sue mani fredde prendergli contro all'orecchio ogni tanto.

-Edward…mi vedi?- chiese Pinako…dalla voce poté capire che era davanti a lui.

-n…no…- ammise con voce tremante…che era successo?

-fratellone...che cosa ti succede?- chiese il fratellino preoccupato, ma Edward non riuscì ancora una volta a rivolgere la parola al fratellino...

-maledizione…Roy che è successo?- chiese Izumi. –perché vi siete attaccati in quel modo?-

-chiedilo a Edward.- rispose in modo leggermente acido il colonnello, Edward se ne accorse e abbassò lo sguardo, anche se non vedeva niente…ma gli venne automatico…

-ehm…ecco…volevo provare a vedere come reagiva il mio corpo ad un attacco…-

-…non era questo che intendevo e tu lo sai.- disse freddo Mustang, persino Edward poteva sentire l’atmosfera di gelo che si era creata nella stanza dopo quella frase…e non gli piacque affatto…

-che cosa intendi…- Mustang sbattè qualcosa sul tavolo, forse un pugno e Edward sobbalzò.

-non ti ho mai visto muoverti in quel modo…per un attimo tu volevi attaccarmi a morte Edward!-

-che cosa sta…-

Mustang lo afferrò per la maglia e strinse la presa, come se volesse strangolarlo, Edward respirava a malapena, il suo cuore batteva forte per lo spavento.

-NON FARE IL FINTO TONTO! TI SI LEGGEVA NEGLI OCCHI!-

-NON URLI!-lo supplicò Edward che gli stava venendo un gran mal di testa.

-IO URLO QUANTO MI PARE!-

-Mustang…soffoco…lasciami…- Edward ricadde sulla sedia, ma ci sbattè male, perciò finì col sedere per terra con un tonfo, il collo libero…

Tossì e poi tentò di riprendere fiato…i desideri che aveva provato prima di vedere l’oscurità gli tornarono alla memoria, facendolo tremare di paura…si…stava…trasformando…sempre più velocemente…aveva voluto uccidere Mustang…

Non aveva più tempo…

Si alzò e fece per abbandonare la stanza, ma poi sentì qualcosa muoversi nell’aria, cosa che lo fece spostare di lato con leggerezza, ma sentì la velocità del vento nelle orecchie che doveva essersi mosso con una velocità diversa dal solito.

Il silenzio che seguì fu impressionante. Altri movimenti d’aria gli fecero capire che qualcuno lo stava attaccando, forse per metterlo alla prova, oppure era Mustang che tentava di spaccargli la faccia. Unì le proprie mani quando sentì il sibilo d’aria arrivargli vicino all’orecchio, creando una barriera con l’alchimia. l'alchimia scorse fra le sue vene come al solito, dandogli quella piacevole sensazione...familiare...

Il silenzio si fece sempre più intenso, Edward annullò la barriera e poi si rese conto di quel che aveva appena fatto…

-un…momento…io…so…ancora…-

-usare l’alchimia.- finì per lui la voce di Izumi che gli era vicino di qualche passo…quindi era stata lei ad attaccarlo, ne fu in parte stupito e in parte sollevato. Se fosse stato Mustang molto probabilmente si sarebbe arrabbiato molto di più e lo avrebbe sicuramente colpito dato che non riusciva a vedere. –e sai anche muoverti ad una velocità impressionante…ecco quali sono i tuoi poteri: l’alchimia e la velocità...forse hai qualcos'altro nelle tue potenzialità...ma questo non possiamo ancora saperlo...-

-ma…un…un homunculus non può…-

-il tuo corpo non è ancora totalmente morto, molto probabilmente tuo padre ha usato questo metodo per trasformarti in un homunculus per lasciare il tuo corpo in parte vivo…che avesse ancora un briciolo di anima…forse ti sparirà quel che basta per trasformarti in homunculus, dimenticarti del tuo passato e diventare un essere senza alcuna pietà…ma…penso che una piccola parte te la lasci per l’uso dell’alchimia.-

-quindi…mi vuole…usare…-

-credo di sì.- quell'affermazione così netta gli fece ancoa più male...quello che provava per suo padre si stava aggravando sempre di più... pensò a sua madre che aveva amato quell'uomo...tanto da avere la pazienza di aspettarlo per anni e anni...sapeva che sua madre non avrebbe approvato l'odio che in quel momento gli stava bollendo nel sangue...ma non riusciva ad evitarlo.

-ah…ok…ora…scusate, ma…vado in camera mia.- sentì una sedia alzarsi. –fa lo stesso Al, ce la posso fare da solo.-

Il fratellino si fermò…non gli aveva ancora detto una parola da quando aveva scoperto che stava diventando un homunculus…non gli aveva detto niente…e preferiva così in parte...

ma dall'altra avrebbe tanto voluto sfogarsi con il suo adorato fratellino, rivelargli le sue paure in quel momento...ma sapeva che se gliele avesse dette, quelle paure avrebbero contagiato anche il fratellino...e lui non voleva dargli altre preoccupazioni.

Si avviò verso la propria camera a tentoni, attaccandosi al muro per i corridoi e la ringhiera per salire le scale. Ora che non riusciva a vedere nulla gli sembrava difficile muoversi, sapeva che non poteva affrontare il padre in quello stato…ma decise che avrebbe agito quella notte stessa…sarebbe andato da lui.

Riuscì ad arrivare in camera sua, la riconobbe dalla disposizione dei mobili e arrivato al letto vi si sdraiò e si assopì immediatamente, in sogni che riguardavano il Primo Alchimista…ormai…non sognava altro.

Una porta s’aprì e la tenue luce che ogni tanto illuminava la cella entrò con timidezza lungo il pavimento…alzò lo sguardo con fatica, ad ogni movimento si sentiva il corpo invaso dal dolore e dalla stanchezza.

-allora? Vuoi mangiare adesso oppure no?- chiese il ragazzo dai capelli neri coi riflessi verdi alla luce della candela che teneva in una mano.

-no.-

-guarda che se non mangi muori e l’anima del piccolo Acciaio sarà persa per sempre.-

-non muoio per così poco Envy.-

-se lo dici tu Edward…-

-non chiamarmi per nome…-gli ordinò a denti stretti, disgustato che lui lo chiamasse in quel modo.

-tu l’hai fatto.-

-perché?… Come dovrei chiamarti?-

-mmmh…non lo so…ma…se tu puoi chiamarmi per nome, posso farlo anche io, non credi?-

-comunque non voglio mangiare…-tagliò corto, non aveva voglia di parlare con quelle persone...se si potevano definere tali.

-sono giorni che non mangi…-osservò l'homunculus.

-non m’importa…-

-ti consiglio di farlo da oggi in poi…perché il Padre si sta stancando della tua resistenza…non credo che resisterà a lungo dal sottrarti il tuo potere.-

-che lo prenda il mio potere, non me ne importa nulla!-

-ma t’importeranno di certo le persone che moriranno per quel potere nelle mani del Padre…non è uno molto caritatevole, sai?-

Il Primo Alchimista abbassò lo sguardo, i lunghi capelli neri gli coprirono di un poco il volto…Envy aveva completamente ragione…non poteva permettere che il suo potere andasse nelle mani sbagliate…

Un rumore distolse entrambi da quel discorso, Envy parve divertito, mentre Gibbon un po’ in ansia.

-ahia…te l’avevo detto io…hanno intenzione di arrivare alle cattive…buona tortura Primo Alchimista.- e se ne andò, lasciando il posto a Wrath…il comandante supremo…ansioso di fare di lui tutto quello che voleva…ma senza ucciderlo…vide che in mano aveva un medaglione d'orato con delle pietre verdi nella mano in cui non teneva la spada...la paura lo avvolse per la prima volta da quando era lì dentro.

Aprì gli occhi, la luce della luna era visibile dalla sua finestra e la notte era la sua unica compagna in quel momento. Si alzò dal letto e si diresse verso la finestra, dove vi si appoggiò e guardò il posto in cui era nato…e dove aveva vissuto i momenti migliori e peggiori della sua vita. La luce della luna illuminava il tutto, si estendeva sull’erba, sulle cime degli alberi, sui tetti e suoi muri delle case scure, addormentate…chissà che ore eran…un momento…si guardò le proprie mani…e poi il paesaggio che lo circondava…infine si voltò verso camera propria…

Stava sognando?

Si avvicinò alla porta che si affacciava sul lungo corridoio e si diresse in bagno, verso lo specchio e vi si guardò…

Edward Elric gli rivolse lo sguardo…ma con una sola differenza: i suoi occhi non erano più dorati…bensì di un colore viola lavanda…

Quegli occhi non l’avevano spaventato, anzi, più che altro felice…non ne fu affatto sorpreso: ora poteva agire...vedeva...sembrava un homunculus al 100%...momento migliore non poteva trovarlo.

Corse di nuovo in camera propria e lì si vestì velocemente e uscì dalla stanza con più calma possibile, tanto per non svegliare nessuno e agire indisturbato.

-dove pensi di andare?- chiese la voce dell’ultimo uomo che voleva che lo scoprisse…Roy Mustang…la sua voce era fredda, arrabbiata di sicuro, ma non gliene importava. Si voltò e lo guardò negli occhi…

Mustang ebbe un sussulto nel guardare il colore assunto dagli occhi dell’alchimista d’acciaio, ma non si scompose e sospirando ripetè:

-dove pensi di andare?-

-sono affari miei.-

-non credo proprio, mocciosetto.-

-mi chiami anche nanerottolo o tutto quello che le passa per la testa…a me non importa…non sono affari che la riguardano, fine della storia.-

-so che stai andando da lui.-

-e allora perché me lo ha chiesto?- chiese Edward irritato da quei giri di parole.

-per farti perdere tempo, ovvio.- disse con non curanza…tanto da farlo incazzare sul serio. quanto avrebbe voluto in quel momento spaccargli la faccia, ma così avrebbe svegliato il fratellino e il resto della famgilia.

-ma vada al diavolo.- Mustang lo afferrò per un braccio e lo spedì vicino a sé, il più possibile, tanto da sentire il suo fiato sul volto e questo lo fece rabbrividire in modo spiacevole.

-devi essere più rispettoso su chi vuole aiutarti.-

-mi può solo aiutare lasciandomi andare da solo.-

-non penso proprio, lasciare un bambino da solo con delle persone cattive…non è onorevole per un adulto.- disse con voce infantile, tanto da prenderlo in giro, una vena pulsò sulla testa di Edward, ma si trattenne nel dargli un pugno su quella sua faccia altezzosa, saccente e da pervertito.

-le…ho…detto…di…andare…al…diavolo…- scandì bene le parole e poi diede uno strattone al proprio braccio e fece per dirigersi verso la porta, ma Mustang lo seguiva come un cagnolino dal suo padrone. e Roy Mustang sapeva che questo non faceva altro che far arrabbiare sempre di più il piccolo alchimista.

-mi lasci stare!-

-non ti sto facendo niente.- il che era vero se si guardava oggettivamente...ma entrambi sapevano che Mustang stava seguendo Edward non certo per una passeggiatina notturna.

-mi sta seguendo!-

-e allora?-

-la smetta!-

-non sono affari che mi riguardano…o sbaglio?-

-esatto!-

-allora non sono affari miei se ti disturbo…io faccio quel che mi pare.-stava girando la frittata...CHE NERVIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!

-sembra un bambino.-

-ma se tu sei più piccolo di me.- nervi, nervi, nervi! Vena sulla testa di Edward e l’auto-mail pronto a scattare sulla sua faccia. aveva scelto l'auto-mail perchè sapeva che gli avrebbe fatto moooooolto più male.

-come mentalità non direi.-

-dubito…- il colonnello lo seguì anche fuori dalla casa, con la giacca addosso, continuando a istigarlo.

-guarda che per i bambini è un po’ tardi girare a quest’ora.-

-allora lei deve andare a letto, mi sa…-

-nah…non ho sonno e poi…mi incuriosisci tu da Homunculus.-

-ma vada al diavolo!- le mani gli stavano prudendo più del solito.

-è già la terza volta che mi ci mandi o sbaglio?-

-ha imparato a contare colonnello? Mi stupisce!-

-mai quanto te che non porti il pannolone- ma perché quell’uomo aveva sempre la risposta pronta?!?!?! Maledetto!!!!

-non capisce la sua mentalità che quando una persona la manda al diavolo 3 volte...questa persona vuole liberarsi di lei?!?!Ritorni dalla mamma, colonnello! Non ho voglia di portarmi lei appresso per tutto il viaggio.-

-ooh, io credo che lo farai…mio caro Acciaio…-

stavano cammiandno sull'erba che si piegava sotto ogni loro passo, senza fare alcun rumore.

-mi dia un motivo valido per non rimandarla a casa a calci.-

-beh…questo…- Mustang lo afferrò per un braccio, gli fece lo sgambetto e lo catapultò in avanti, facendogli sbattere la schiena contro il terreno, l'erba gli pizzicò il collo e le parti scoperte dai tessuti, persino sulla schiena, dove la maglia si era scomposta durante la caduta. Sentiva l'erba bagnata su tutto il corpo che era adagiato sul terreno...e la cosa lo infastidiva.

Le due dita del colonnelo erano vicine al suo naso…pronte a evocare scintille.

-ora che sei praticamente un Homunculus non ti ucciderò se ti brucio un po’…ma…sai…credo che faccia male comunque…e poi…se tu non mi porterai con te io distribuirò queste.- Edward vide tirare fuori dalla sua tasca delle foto…la prima riguardava lui a sette anni che aveva fatto la pipì nel letto…la seconda che inciampava addosso a Winry dopo che il fratello gli aveva dato una spinta….la terza lui che mordeva il labbro a Winry in un bacio piuttosto impegnativo e…la quarta non riuscì a vederla, ma…diventò roseo dalla vergogna (rosso è un po’ troppo forte come colore ora che Ed è diventato pallido).

-MI DIA QUELLE FOTO!- urlò...ormai l'attacco isterico gli aveva colpito la testa.

-solo…se tu non fai più il piagnone e mi lasci venire con te senza lamentarti più…sai…diventeresti stancante per tutto il viaggio…-

-MA QUELLE QUANDO LE HA FATTE?!?!?!-

-beh, questa di quando avevi sette anni dall’album della tua cara zia e queste…le ho fatte per caso^^-

-maledetto bastar…-

-ah ah ah!- disse Mustang in segno di nego –chiamami “caro colonnello Roy Mustang, mio padrone” e io ti faccio alzare.-

-maledetto…-

-ehi…-lo ammonì Roy con un ghigno divertito...fin troppo divertito, sembrava proprio un bambino col suo giocattolo preferito.

-mi…lasci…andare…caro…colonnello…dei miei stivali!- disse sibilando, infuriato, guardandolo con ira crescente…del tipo che se avesse potuto incenerirlo con lo sguardo…in quel momento ci sarebbe riuscito.

-uffa…e va bene…non abbiamo tutta la giornata. Alzati e andiamo.- il colonnello gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi, ma Edward la schiaffeggiò da una parte e si alzò da solo, guardandolo con odio.

Quindi…avrebbe dovuto affrontare il tutto…in compagnia di quel…maledetto…colonnello…pervertito!..."ME MISERO CHE MI SONO FATTO RICATTARE DA QUELL'INFAMEEEEEEEEEEE!!!!!!" pensò Edward afflitto, gemendo di frustazione.

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Capitolo 21
*** Il Covo degli Homunculus ***


-le dispiace starmi lontano…PER ALMENO DIECI MIGLIA?!?!?!- urlò Edward esasperato. Il colonnello gli stava alle calcagna, fischiettando un allegro motivetto che però stava facendo saltare i nervi all’alchimista.

Era ormai mezzogiorno, avevano attraversato Resembool dormiente da chissà quante ore, la campagna circa all'alba e in quel momento stavano attraversando delle montagne per andare dalla parte opposta.…

Chissà cosa stavano facendo Winry, Al, la zia, Izumi e Shigu in quel momento…sperò che Al e Winry non fossero stati troppo male per questa sua partenza improvvisa, senza neanche salutarli come si deve.

-ma come posso starti lontano così tanto? Dopo ti perdo di vista…non credi?- gli rispose Mustang con voce mortificata...falsamente mortificata...perchè il bastardo si stava divertendo un mondo a infastidirlo.

-sarebbe meglio…- borbottò Edward.

-che hai detto?- lo canzonò Mustang, aveva sentito perfettamente, ma…il ricatto era ancora in gioco –chissà quale preferirà l’esercito…quella in cui tu fai la pipì a letto con un grande titolo “l’alchimista D’Acciaio ha ancora problemi infantili” oppure quella in cui cadi sopra la tua ragazza…potrei modificarla e far crede che tu le sia saltato letteralmente addosso.-

-NON SONO COSì PERVERTITO! SOLO A LEI POSSONO VENIRE IN MENTE COSE DEL GENERE!- urlò con tutte le sue forze, paonazzo.

-che parola brutta “pervertito”… io direi invece sexy, affascinante, talmente figo da farmi cadere fra le braccia una qualsiasi donzella.-

-NGH!- Edward stava facendo di tutto per auto-controllarsi, ma quello che ottenne fu di dare dei calci contro un albero per scaricare la sua ira in quel momento.

-stai bene?- chiese allibito Mustang, un po’ confuso nel vedere Edward dare dei calci ad un povero albero trovatosi sulla sua strada…fossero stati in grado di muoversi quelli circostanti se la sarebbero data a gambe levate.

-va bene….può seguirmi…MA STIA ZITTO PER LE PROSSIME 100 OREEEEEEEEEEE!!!!!-

-perché?- chiese…lo stava prendendo per il culo…lo stava prendendo per il culo! Maledetto BASTARDO!!!! Edward si scaricò con più energie contro il povero albero.

-HO DETTO DI NON PARLARE!- urlò esasperato.

-ma così mi annoio…- disse Mustang assumendo un espressione imbronciata…molte ragazze sarebbero saltate su dicendo “ma che facciotta puciosa!!!! Perché quel nanerottolo è così cattivo col nostro adorato Mustang?!?!” Roy già immaginava la scena ridendo leggermente.

Continuarono a camminare, allontanandosi dall’albero sradicato da Edward…alla fine era riuscito ad abbatterlo con altri due o tre calci particolarmente potenti.

Le due del pomeriggio...si stavano inoltrando in un bosco molto vicino alla cima della montagna, era silenzioso, indisturbato…a differenza di Mustang e di Edward che erano il contrario di questi due aggettivi.

-sei sicuro che stiamo andando nella direzione giusta?- chiese Mustang, tentando di riprendere fiato all’ennesimo masso da scalare per ritrovare il sentiero che gli avrebbe condotti dall’altra parte. Edward guardò il colonnello che era totalmente sudato, i capelli spettinati, il fiatone ed aveva il viso un po' arrossato per il caldo. Si era tolto la giacca e ora aveva una camicia bianca un po' sbottonata e le maniche tirate su fino ai gomiti.

-se non si fida può sempre ritornare indietro…- disse Edward che non aveva un minimo di stanchezza nel corpo…non si era mai sentito più riposato dopo una piccola gita in montagna…forse non era tutto negativo avere un corpo da Homunculus: poteri in più, resistenza, riusciva a rigenerare il proprio corpo e le proprie ferite…ma…era l’ultima cosa che voleva diventare completamente.

-zitto marmocchio e pensa a trovare la stra….ARGH!- Mustang era scivolato dal masso dopo aver appoggiato il piede su del muschio involontariamente, Edward gli afferrò di scatto il braccio e lo tirò su senza la minima fatica. –gr…grazie…-borbottò, riprendendosi dal leggero spavento di cadere giù.

-col suo passo arriveremo dopo una settimana…penso di avere un’idea…mi salga sulla schiena colonnello.- disse Edward abbassandosi di un poco, per permettere a Mustang di salirgli sopra senza alcuna fatica.

-CHE COSA?!?! Non ho alcuna intenzione di salire sulla schiena di un nano.-

SDENG

-allora…vuole salire o la lascio qui?-

-e va bene…- disse Mustang che aveva una guancia rossa e gonfia. –MA COME HAI OSATO ROVINARE UNA COSì BELLA OPERA D’ARTE?!?!-

-di cosa sta parlando?-chiese Edward facendo il finto tonto...sapeva esattamente a cosa si stava riferendo il poveretto...

-DELLA MIA FACCIA!-

-quella sarebbe un’opera d’arte? L’avevo presa per uno scherzo della natura oppure un pestaggio da un rinoceronte imbestialito…-

-PICCOLO MARMOCCHIO TI AMMAZZO!-

-salga e non faccia storie…poi sarei io quello che sbraita e fa un casino insopportabile…quante storie per un semplice pugnetto.-

-pugnetto? PUGNETTO?! IL TUO PUGNETTO ERA CON L’AUTO-MAIL E PER POCO MI SPACCAVI LA MASCELLA!-

-salga!- ordinò deciso Edward, Mustang lo guardò dall’alto in basso...Edward sapeva che non poteva ordinare nulla ad un suo superiore...ma in quel momento chi aveva le redini in mano di tutto era sicuramente l'alchimista più giovane. Mustang rinunciò al proprio orgoglio e chiese:

-che intenzioni hai?-

-di correre.- rispose allibito che il colonnello non avesse fatto storie sull'ordine.

-seeee! Certo come no! Scherzo divertente…- ma Mustang vide che Edward non stava affatto scherzando…aveva lo sguardo deciso, il volto serio…come quando prendeva una decisione su cui non voleva obiezioni.

Salì in groppa a Edward arrossendo leggermente: in braccio ad un ragazzino…si sentiva una donna! Il suo orgoglio era rovina….TOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!! EDWARD!!!!! VA PIANO, VAI PIANO MALEDIZIONEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!-Edward aveva iniziato a correre…o meglio, a saettare da un luogo all’altro con una velocità mozzafiato, la sua treccia si slegò da quanto era veloce, Mustang dovette afferrargli i capelli in una coda fatta con la sua mano, altrimenti il suo pasto sarebbe stata la capigliatura del ragazzo.

Edward sfrecciava come non aveva mai fatto, a malapena Mustang riusciva a vedere cosa gli fosse attorno, anzi…dopo un po’ dovette chiudere gli occhi, altrimenti avrebbe rivisto la sua cena della sera prima.

-ma quante storie per un po’ di velocità.-sentì la voce di Edward fra il vento che gli assordava l’udito.

-un po’? TU SEI COMPLETAMENTE PAZZO AD ANDARE AD UNA SIMILE VELOCITà! FERMATIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!-

Edward si fermò di botto, ma Mustang non se ne accorse immediatamente: la sua ragione era rimasta un po’ più indietro dei movimenti fulminei del ragazzo. Quando si accorse che erano fermi vide gli occhi di Edward fissarlo, un po’ divertito perchè era riuscito a spaventarlo, un po’ con disgusto dato che il colonnello si era stretto al suo collo con forza e un po’ con timore…la ragione del timore Mustang non l’aveva ancora capita.

-immagino…che tu…non ti sia fermato perché te l’ho ordinato, vero?-

-no, affatto.-come immaginarselo...quando mai aveva obbedito ad un ordine che riguardasse il suo volere.

-lo immaginavo…e quindi…perché ti sei fermato?-

Gli occhi di Edward ebbero un cambiamento d'espressione…paura, terrore, angoscia, preoccupazione, ansia… iniziò ad avere un respiro irregolare e poi si voltò davanti a sé.

Mustang guardò oltre la sua spalla, erano su una pecca di roccia, sotto di essa c’era un enorme buco o meglio…una grande vallata fatta nella roccia più di quaranta metri più sotto… lì vide, al centro, un enorme castello…sarà stato circa del Medioevo…ma era immenso…nero…l’oscurità sembrava non avvolgere solo le sue pareti ma anche l’atmosfera circostante…quel posto gli faceva venire i brividi soltanto a guardarlo…dove diavolo erano finiti? All’inferno? Poteva anche essere…era talmente spaventosa l’atmosfera che poteva essere scambiato per gli inferi.

-quello è…- iniziò Mustang scendendo dalla schiena di Edward, il ragazzo rimase immobile, con i lunghi capelli biondi che gli coprivano l’espressione…forse l’aveva fatto apposta…

-sì…la nuova casa di mio padre…il covo degli Homunculus…-

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Capitolo 22
*** Il Primo Ordine Dal Padre... ***


Edward osservò quello che era sotto di loro…e sapeva che quello era il suo peggiore incubo. Avrebbe rivisto suo padre…gli Homunculus…ma la cosa che lo turbava di più era vedere il Primo Alchimista…come stava? Cosa stava facendo? Aveva ucciso qualcuno per ordine di suo padre? Era diventato un suo scagnozzo, il suo braccio destro?…era ferito?…

Tutti questi contro sensi lo mandavano in agitazione. Poteva essersi rifiutato di combattere, come aveva potuto mantenere il patto…difficile dire cosa gli frullasse nella testa, poteva dirlo lui che era stato tutt’uno con Gibbon per chissà quanto tempo…

-andiamo Edward?- chiese Mustang, distogliendolo dia propri pensieri.

-sì. Io andrò avanti e mi fingerò un Homunculus, tu tenta di trovare il Primo Alchimista e portalo immediatamente via da questo posto.-

-e se ti beccano?-

-e se ti scoprono?- chiese di rimando Edward. –siamo in due Mustang, non siamo un esercito…dobbiamo agire d’astuzia, non ti sembra? Loro sono in cinque con un potenziale di trenta uomini robusti…anzi…sei col Primo Alchimista…e noi due miseri esseri umani…io che sono metà Homunculus valgo a malapena due persone…ma non posso competere contro quattro Homunculus..-

-pensi che ora sia dalla loro parte sul serio?- Edward non gli rispose immediatamente, ma poi sospirò in un:

-non lo so.-

-come faccio a portarlo via se lui è dalla loro parte?-

-digli che sono all’interno del castello…quindi…di conseguenza il loro patto è rotto…il mio corpo…per il suo servizio…hanno il mio corpo e lui non sarà più loro servitore…ma prima controlla nelle prigioni…-

-l’avevo capito anche da me.- borbottò Mustang contrariato da prendere ordini da un ragazzino, per di più suo subordinato.

Edward osservò il paesaggio, vide che se andavano un po’ più avanti il “salto” sarebbe stato meno alto…già…aveva intenzione di saltare nel vuoto…Mustang lo avrebbe picchiato se sarebbe sopravvissuto ad un infarto. Ma di certo non glielo avrebbe detto fino a che non l’avesse scoperto da solo.

-mi segua, da qui si “scende” meglio.- Mustang lo seguì senza fiatare…si fidava molto il colonnello…peggio per lui…

Arrivati nel punto meno alto Edward intimò Mustang a salirgli nuovamente sulla schiena e il colonnello acconsentì e vi salì senza fiatare.

–e ora…mi dispiace colonnello, spero che riuscirà a perdonarmi, ma…le chiedo solo una cosa…cerchi di non urlare.-

-ma che stai dicend…- Edward camminò verso il precipizio e un sussulto di Mustang gli fece capire che il colonnello era arrivato alla sua idea. –no…Edward…va bene, ogni tanto litighiamo…ogni tanto ti faccio i dispetti, ma…alla fine non lo faccio con cattiveria, lo giuro. Mi diverte, è vero…però in fondo ti voglio bene, te lo giuro…sei il mio alchimista di stato preferito, ma…Edward…non…farlo…- diceva Mustang atterrito…era arrivato ad impietosirlo, a scioglierlo mentre tentava di rimettere i piedi per terra. Edward si divertì un poco nel vedere il povero Mustang impaurito, ma spiccò una corsa e saltò dicendo:

-tenti di non urlare colonnello, andrà tutto bene!- caddero nel vuoto, Edward si mosse con varie giravolte, fino ad arrivare a calciare la roccia e arrivare al muro del castello, saltava da una parte all’altra rallentando la caduta. Sentiva le braccia del colonnello strangolarlo, ma almeno non gridava.

Toccò il terreno coi piedi, con eleganza, senza il minimo impatto brusco e guardò il colonnello…vide che era più pallido di lui…anzi…verdognolo…

-sto…per dare di stomaco…- annunciò Mustang, Edward lo lasciò andare ad avere un piccolo colloquio con l’angolo più vicino…ecco la sua cena che lo salutava di nuovo…

-mentre lei vomita io entro, va bene?- Mustang disse un “sì” strozzato, per poi riprendere a dare di stomaco…poverino…forse aveva esagerato.

Ed eccolo davanti al portone d’ingresso…mamma mia se era alto…quanti metri erano? Era di legno, con il ferro nero ai lati e al centro dove c’erano delle maniglie dello stesso colore, spalancò le porte ed entrò. Dunque…nella sua mappa mentale doveva girare a destra nel prossimo cunicolo e...Si scontrò con qualcuno e cadde a terra:

-ehi sta più atten…Envy?- disse guardandolo da terra, mentre l’Homunculus lo guardava sorpreso. non si erano mai trovati a quella vicinanza senza darsi a botte e l'idea di non doverlo attaccare lo infastidiva leggermente.

-che ci fai qui Acciaio?-chiese incredulo di vederlo lì.

-e che ne so…- mentì…doveva tenere a mente che lui aveva dimenticato quasi tutto il suo passato essendo Homunculus. –mi sono svegliato e non sapevo dove andare, così ho seguito l’unico luogo a me famigliare…mi sembra questo…anche se non riesco a capire cosa c’entri tu in tutto.-

-ehm…quindi sei…- guardò i suoi occhi e vedendo che erano color ametista, spiccò un salto allegro –non ci credo! Sei diventato sul serio un Homunculus! E che poteri hai?-

-un che cosa?- chiese Edward…mentendo spudoratamente.

-ehm…già…tu ricordi poco…beh è un essere artificiale, creato dal Padre…tutti noi Homunculus abbiamo qualche potere fuori dal comune e per finire non abbiamo un’anima, quindi è difficile ucciderci…forse quasi impossibile.- ti piacerebbe brutto bastardo, certo che c’è un modo per uccidervi! pensò Edward con odio.

-ah…beh…so che vado molto veloce nella corsa e…riesco ad usare l'alchimia...-quest'ultima frase non avrebbe dovuto dirla...era così abituato a dire che la sapeva usare che la lingua aveva agito senza usare la testa...cavolo...si era fregato da solo sin dall'inizio...ma Envy non sembrava turbato, anzi, più che altro divertito.

-ah…il Padre mi aveva detto che tu saresti stato l’Homunculus in grado di usare l’alchimia.- Edward fu tentato di guardarlo sconvolto, ma si trattenne e riuscì ad assumere un atteggiamento indifferente, disinteressato."Perfetto! Posso usare l’alchimia quando voglio! Incredibile! Posso ringraziare mio padre per questo! almeno una cosa l'ha fatta giusta il bastardo!"

-te lo spiegherà tutto lui…seguimi Edward...o meglio...Pride...- disse con voce divertita…Pride? quindi lui era destinato a diventare "l'orgoglio"?...beh...in effetti l'orgoglio era un suo difetto.

Trovarsi in compagnia di Envy non lo metteva affatto in tranquillità, anzi, lo rendeva più teso. Gli sembrava strano camminare dietro di lui senza che lo attaccasse a morte, senza un vero combattimento…era molto strano…

–da quanto sei diventato così?- chiese Envy, come se volesse fare, per la prima volta, una conversazione normale con lui.

-ehm…stanotte, sono rimasto un po’ sorpreso di ritrovarmi in una casa che non avevo mai visto, me ne sono andato immediatamente.-

-non gli hai uccisi gli abitanti?-

-ehm…no…-

-come mai?-

-non c’era gusto ucciderli nel sonno e poi non erano delle prede così pericolose.-

-ah, se lo dici tu.- disse senza alcun cambiamento nella voce, anzi...sembrava deluso. Come si poteva parlare della morte con così tanta leggerezza? Se si fosse sul serio trasformato in un Homunculus la sera prima…avrebbe ucciso chi gli stava attorno?

Rabbrividì, ma Envy non se ne accorse. Lo condusse davanti ad una porta e quando l’aprì vide la stessa stanza in cui gli avevano tolto il Primo Alchimista dal corpo, suo padre stava al centro della sala, su una strana sedia collegata a dei fili elettrici…che cos’era quella roba?

-padre, è arrivato.- un uomo si alzò dalla sedia...Hoheneim si voltò e guardò Edward e gli sorrise…quanto avrebbe voluto picchiarlo, quanto avrebbe voluto ucciderlo con le sue stesse mani. Eccolo lì…l’uomo che gli aveva causato tanti dolori, l’uomo che l’aveva trasformato in quel modo…l’uomo che avrebbe fatto una brutta fine per mano sua se solo non fosse stato fermato dal proprio autocontrollo.

-sei arrivato, quindi…-

-già. Posso sapere perché mi trovo qui?-

-certamente, ti ho creato io, tu sei un elemento importante per arrivare alla Pietra Filosofale, mi devi aiutare a trovare dei sacrifici umani e di tenerli d’occhio, in modo che cerchino la Pietra con desiderio…-

-e questo perché? Cosa avrò io in cambio?- stava iniziando a piacergli quella parte da Homunculus...

-intanto ti rimanderei nel posto da cui sei arrivato e mi riprenderei la sostanza di pietra rossa che hai nel corpo- CHE COSA?! AVEVA UNA SOSTANZA DI PIETRA ROSSA?!?! MA è PAZZO!!! POTEVA MORIRE ACCIDENTI!…beh…in effetti doveva essere morto… -te lo ricordi, vero?…non credo che tu voglia farci ritorno.- Edward non sapeva di cosa stesse parlando suo padre, ma dovette fargli credere che aveva capito il messaggio.

-quando inizio?- suo padre rise, una risata che avrebbe voluto cancellare per sempre... dalla sua testa.

-già pronto ad incominciare…ti darò la prossima missione a momenti, se vuoi aspettare cinque secondi…- si sentirono delle grida…di un uomo…che urlava di essere lasciato andare…non era nella stanza, ma si stava avvicinando. Il cuore di Edward stava battendo forte…conosceva quella voce…maledetto…

Nella stanza entrarono Lust e Gluttony con Mustang intrappolato fra le unghie di Lust, Edward ebbe un sussulto, ma nessuno parve accorgersene. –bene…eccolo qui, il nostro piccolo eroe di Ishibar…come te la passi amico?-

-Hoheneim della luce…maledetto bastardo ecco dove ti nascondevi! EDWARD?!- gridò sorpreso Mustang…come attore non era affatto male…era un maestro. Edward lo guardò senza battere ciglio, ma Roy poteva vedere chiaramente il suo nervosismo, tentò di stare nella commedia –CHE CI FAI QUI?- "ma perché Mustang? Se continui a recitare così ti ammazzeranno davanti a me…io non riuscirò a resistere e il nostro piano andrà a rotoli…come se non lo fosse già…"

- l’abbiamo trovato che tentava di arrivare alle prigioni…abbiamo pensato che…-

-si, so già tutto…per questo ho atteso per dare la prima missione ad Edward…ragazzo mio…uccidilo.- disse rivolto all’alchimista d’Acciaio…Edward e Mustang si guardarono terrorizzati.

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Capitolo 23
*** Sono Diventato Un mostro, Mustang? ***


-che…che cosa?-

-uccidilo, mi sembra un ordine piuttosto semplice.- Edward guardò Mustang il quale era pallido come un lenzuolo, Edward lo era altrettanto e non soltanto perché era mezzo morto… -che aspetti?- chiese il Padre un po’ confuso.

Edward non sapeva che fare, doveva agire d’astuzia…ma come? Non aveva tutto questo tempo per pensare ad un piano! Non voleva uccidere Mustang, ma non voleva nemmeno mandare a monte il suo tentativo! Ormai era al limite tra la vita e la morte! E…ebbe un’idea…

-puoi lasciarlo almeno libero? Una preda intrappolata non è molto divertente…- chiese con un ghigno e assumendo uno sguardo maligno, sadico, Mustang lo guardò atterrito. Non sapeva se stesse ancora recitando oppure stesse prendendo Edward sulla parola, ma… doveva fare così…

“perdonami Mustang…” pensò esasperato…dopotutto gli avrebbe fatto un po’ male.

Liberato Mustang, Edward attaccò senza il minimo indugio, Mustang riuscì a schivare all’ultimo secondo il suo colpo, anche se Edward riuscì a ferirlo ad un braccio. Roy era, a dir poco, atterrito. Si vedeva dallo sguardo che non sapeva cosa fare.

-Edward…che ti prende?- chiese pallido, Edward attaccò nuovamente e riuscì a colpirlo diverse volte, muovendosi da una parte e dall'altra, quasi come una tigre con la propria preda.

Mustang si stancò di fare l’indifeso e iniziò a lanciare fiamme da una parte all’altra, nel tentativo di colpirlo. Ma ogni volta colpiva l’aria…era troppo veloce…

-Edward…RIPRENDITI! RITORNA IN TE, TI PREGO!- tentava di chiamarlo, lui lo sentiva perfettamente e questo non fece altro che demorizzarlo ancora di più…si sentiva un verme...ma Mustang doveva resistere ancora per un po'...pochissimo...

Lo costrinse ad uscire dalla stanza con un calcio ben assestato nello stomaco, così che sbatté contro la porta e scivolò lungo il corridoio.

-lasciamo che si divertano.- disse il Padre sicuro di sé…troppo sicuro…era così convinto che lui fosse un Homunculus da non pensare minimamente che lo stesse prendendo in giro.

-Edward! che ti prende!-

-taci!- disse unendo le mani e trasformando il proprio auto-mail in una lama, ma intanto delle lacrime gli stavano solcando il volto.

-Edward…- Mustang non ci capiva più niente, Edward attaccava, schivava le fiamme, feriva Mustang…ma stava ben attento a non colpirlo mai da quando uscirono dalla stanza. lasciava il tempo a Mustang per schiavare con facilità –stai giocando per caso?- chiedeva Mustang senza capire, anche lui aveva notato che c’era una cosa che non aveva senso…la sua esitazione…

Riuscì a condurlo di nuovo fuori dal castello, vedeva che suo padre lo stava guardando da una finestra, quindi ferì Mustang ancora una volta e lo costrinse ad andare in un angolo, fuori dalla visuale di suo padre.

Edward lo raggiunse fulmineo e gli tappò la bocca con una mano e l'auto-mail alla gola per evitare che si muovesse inutilmente.

-zitto…non fiatare…non fare niente di avventato…non attaccarmi…Mustang…-disse il suo nome con tristezza e Roy se ne accorse, sbarrò gli occhi e lo fissò incredulo. –sì, sono ancora cosciente…- rispose alla domanda muta del colonnello -perdonami Mustang…ma ti devo chiedere di andartene il più velocemente possibile…ora io ti attaccherò di nuovo, ti riporterò alla visuale di mio padre che ci sta guardando…ti obbligherò ad allontanarti da qui…poi tornerò indietro e dirò che ti ho ucciso…scusami…-le lacrime scesero più frequenti –mi dispiace, ma…avevo paura…avevo paura che ti avrebbero ucciso davanti a me…avevo paura che ti avrebbero ucciso per colpa mia se non avessi messo su questa messa in scena…scusami Mustang…vai dagli altri e dì…che non tornerò indietro fino a che non avrò recuperato la mia anima…lo farai?-

Mustang negò leggermente, ma poi Edward lo supplicò piangendo e lui dovette acconsentire…

-ti farò un po’ male…scusami ancora…colonnello…se non dovessimo più vederci, diventa Comandante Supremo, arriva in alto…d’accordo?- lo gettò a terra, di nuovo nella visuale del padre. Mustang tentava di colpire Edward, ma lui sfrecciava fra le sue fiamme come se niente fosse e riuscì a ferirlo una terza volta, ma mai in modo che le ferite fossero gravi o letali.

Riuscirono ad uscire dalla vallata, lontano da ogni visuale e Edward si fermò e cadde ai piedi di Mustang, mortificato per quel che gli aveva fatto.

-Edward, non posso lasciarti andare così!-

-ti prego, vattene…se non vuoi che ti uccida sul serio…- disse guardandolo con rabbia –VATTENE SUBITO!- Mustang fece un passo indietro, ma esitò. –se non te ne vai ti faccio andare via io a pezzi…VATTENE!-

-non prima di averti dato questo.- alzò Edward da terra afferrandolo per i capelli e gli tirò un pugno in pieno volto. –ricordati questo quando sarai là dentro e sappi che te ne devo dare altri, perciò non devi morire. E…per la cronaca…io non voglio andarmene. Fingeremo che sono morto, questo sono d’accordo, ma…non ho intenzione di lasciarti da solo, sono stato chiaro?-

-ma…-

-niente “ma”…sono ancora un tuo superiore e adesso decido io cosa dobbiamo fare…tu farai ancora la commedia dell’homunculus, io potrei stare mentre recupero le forse nascosto nel castello, poi ti aiuterò a riprendere la tua anima, chiaro?-

-ma colonnello…non può…è…è troppo pericolo io…- un altro pugno gli colpì lo stomaco, mozzandogli il fiato e facendolo cadere di nuovo ai piedi di Mustang…in quel momento quella posa la odiò...piegarsi al volere di quell'uomo non era mai stata una sua ambizione, anzi...prima di farlo sarebbe morto sul serio!

-vedi di abbassare la cresta piccoletto.-

-chi sarebbe…il micro-sassolino…che non lo…si scambia…neanche per…polvere?- chiese con una mano sullo stomaco nel tentativo di riprendere fiato dal colpo. Mustang lo atterrò a terra con un piede e lì attese, guardandolo dall’alto...un'altra cosa che odiava...quando il colonnello Roy Mustang lo guardava altezzoso dall'alto, con un ghigno soddisfatto sul volto...

-allora? Se proprio vuoi posso rimanere in questa posizione quanto voglio…sei buffo lì steso a terra.-

-maledetto…e va bene…verrai…ma starai dove alloggerò e non ti muoverai MAI di lì, chiaro?

-D’accordo.- e fece alzare Edward da terra.

-però lei è un grande rompiscatole ricattatore, lo sa?- Mustang rise.

-e tu sei un gran zuccone casinista…- disse prendendogli la testa e grattando sulla sua nuca con le nocche.

-AHI! MI FA MALE!- tentava di divincolarsi dalla sua presa, ma quello che ottenne fu che Mustang lo pilotò in quella posizione scomoda finchè non furono nuovamente in vista del castello.

-bene…ci vediamo Edward.- e Mustang si diresse da un’altra parte, mentre Ed si dirigeva, non molto tranquillo per quel saluto e per quel che aveva davanti, di nuovo da suo padre.

l’hai ucciso?-

-sì.-

-perfetto, la tua stanza ti verrà indicata da Lust…-

E così quello fu l’ultimo incontro con suo padre per i giorni successivi. Mustang era riuscito ad intrufolarsi nella sua stanza dalla finestra dopo due giorni…esausto per la piccola scalata che aveva dovuto compiere.

-certo che lei è un bel pappamolle colonnello. Si stanca per una piccola scalata…-

-la tua “piccola scalata” è alta più trenta metri!-

-non sono poi così tanti.-

-scommettiamo che un piccoletto come te arriverebbe a malapena a metà?!-

-uno: non sono PICCOLO!- disse con una vena pulsante sulla tempia...doveva trattenersi nel non urlare -due: non è colpa mia se invecchiando lei ha perso la propria agilità e resistenza.-

-piccolo bastardo!-

-pervertito.-

-ultranano!-

-vecchio!-

i due si guardarono in cangesco per qualche secondo, poi entrambi distolsero lo sguardo.

-comunque trenta metri non sono questa difficoltà- continuò Edward: litigare col colonnello lo rilassava, dopotutto.

- oh, scusa tanto se non sono un mostro che…- Mustang si bloccò allo sguardo che assunse Edward in quel momento. si era pietrificato, non era arrabbiato...non urlò contro di lui...e questo lo preoccupò come non mai. il suo volto divenne triste, ansioso…aveva toccato un nervo scoperto che non avrebbe mai dovuto toccare.

-Edward…io…-

-mi dispiace di essere diventato questo "mostro"!ma non l'ho fatto per mia volontà...è chiaro Mustang?- aveva la voce spezzata e Mustang si diede dell'idiota.

-Edward io...non volevo dire...-

-che cosa? ha detto giusto...non si deve scusare...- rimase in silenzio e i suoi occhi brillarono leggermente, poi con voce tremante disse: -vado a fare un giro. Lei resti in questa stanza, se qualcuno dovesse entrare si nasconda da qualche parte…o per lo meno fugga da qui…-

E detto questo uscì dalla stanza con un “Aspetta Edward! non intendevo che tu sei un…” da parte di Mustang. Chiusa la porta Edward girò per tutto il castello senza una meta precisa. Girò senza pensare a niente se non all’unica parola che gli aveva contorto le viscere “mostro”…era…diventato un mostro, vero?…

CIAO A TUTTI!! tranquilli, non è un annuncio che me ne vado in vacanza! ora le vacanze me le sogno! volevo solo farvi un'anteprima: dal prossimo capitolo ritorna il Primo Alchimista!!! cavolo...questo continuo lo sto facendo più lungo del primo...non mi ucciderete per questo, vero? T.T comunque (per gli amanti dello scontro) stiamo per arrivare allo scontro decisivooo!!!! yeaaaaaah!!!! (<-- l'autrice non vede l'ora)

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Capitolo 24
*** Sospetto...E Le Prigioni ***


Ho scritto questo capitolo in fretta e furia per lasciare un piccolo ricordo durante le vacanze alla nostra FullMetalQUEEN^^ contenta? XDXD spero non ci siano troppi errori^^''' buona lettura XDXD ah! dimenticavo la cosa più impo: GRAZIE PER I VOSTRI COMMENTI!!! mi rendono veramente felice T.T (commossa i suoi occhi diventano sberluccicosi e guarda tutti con un fazzoletto in mano dicendo: "graaazie"

Mentre girava non si accorse che qualcuno lo stava seguendo con una grande curiosità, lo squadrava, guardando i suoi movimenti…studiandolo e basta. Se ne stava a circa dieci metri da lui, senza parlare, senza far notare la propria presenza e infatti Edward non la notò.

Ma quel loro silenzio finì dopo dieci minuti perché Edward ebbe una fitta, non al collo come aveva immaginato, ma al petto. Si appoggiò ad un muro con un braccio teso e l’altro appoggiato sulle ginocchia per non cadere, prese a tossire energicamente, come se stesse per sputare l’anima che gli era rimasta.

-che hai Pride?- chiese la voce di Envy…ma gli stava sempre alle costole quello?…di nuovo l’aveva chiamato “Pride”….gli faceva un po’ effetto. Ma sopratutto gli faceva effetto avere la possibilità di spaccargli il muso a portata di mano e doveva starsene buono da bravo cagnolino.

-niente che ti rigua…COF COF- e prese a tossire come se fosse colpito da un attacco d’asma.

-a me non sembra…- Edward non riusciva più a respirare, cadde a terra in ginocchio, con le lacrime agli occhi, mentre la tosse si faceva più intensa.

Envy se ne accorse e si avvicinò per guardarlo meglio, ma non s’inchinò per vedere come stava…non che Edward se lo aspettasse, anzi, se l’era immaginato che ridere a crepapelle. Envy si appoggiò al muro davanti ad Edward e lo guardò dall'alto senza battere ciglio e continuare a dire cavolate del tipo "oh, non morirmi qui per favore dopo tutta la fatica che abbiamo fatto a farti diventare Homunculus" oppure "cavolo...sei un Homunculus da circa tre o quattro giorni e già sei uno straccio"

-si vuol sapere che cosa ha…Pride...ma quello è sangue?- Edward stava tossendo e sputando sangue di continuo, non riusciva a smettere e questo poteva soltanto accrescere il dubbio nella mente di Envy...questo Edward lo sapeva... –questo non è molto normale.- disse quasi indifferente alla vista di Edward che impallidiva sempre di più e che non riusciva più a respirare..."cavolo...mi sta scoprendo..."

Dopo poco la tosse si ritirò e il sangue smise di uscirgli dalla bocca, riprese a respirare con profondità, la vista gli si appannò un paio di volte, ma riuscì a non svenire proprio davanti all’homunculus.

-stai meglio?- chiese con divertimento. –da quanto ti capita?-

-da un po’, da quando ho memoria…e ora lasciami in pace.- voleva stare il più lontano possibile da lui, aveva paura che potesse scoprire che lui era ancora vivo.

Envy rise.

-Ed, Ed, caro Ed…mi hai preso per un cretino?-

-cosa?- Envy lo afferrò per la gola e lo alzò da terra con la schiena contro il muro, Edward non riusciva a respirare nuovamente, lo guardò con stupore.

-mi hai preso per scemo? Io so riconoscere un mio simile quando ne vedo uno…te sei ancora vivo, vero?- Edward spalancò gli occhi involontariamente e guardò Envy esterrefatto. –ho indovinato?-

-sei impazzito oggi Envy?…io…sono un Homunculus me lo hai detto tu stesso.-

-se ti parlassi del luogo dov’è il Primo Alchimista…qualcosa causerà il tuo interesse, per caso?- Edward non poteva cascare in quella trappola, quindi con molta difficoltà disse:

-assolutamente no, non so di chi tu stia parlando…- lo disse in modo freddo, distaccato…molto convincente. Envy parve credergli, per un attimo, sulla parola.

-sai…se un Homunculus viene colpito al cuore, non dovrebbe succedergli nulla…se però questo Homunculus ha ancora una sua parte in vita…questi muore…-disse Envy senza alcuna sfumatura nella voce, guardandogli il petto, all’altezza del cuore.

-e perché me lo stai dicendo?- chiese con la stessa freddezza, anche se…in realtà se la stava facendo sotto dalla paura! Envy poteva scoprirlo…gli bastava un semplice gesto…il suo piano sarebbe andato a rotoli e lui avrebbe perso la vita…due piccioni con una fava.

-non è semplice?- trasformò il proprio braccio in una lama, Edward la guardò un po’ impaurito, ma poi si riprese e la guardò con indifferenza.

-avevo dimenticato che tu riesci a trasformare il tuo corpo…-giustificò il proprio pallore improvviso.

-ma bravo, un dieci per il tuo occhio e per la tua memoria…ricordi altro?-chiese, tentando di metterlo in trappola e fargli dire un qualcosa che un Homunculus non dovrebbe ricordare.

-soltanto ciò che riguarda l’alchimia e noi Homunculus ci siamo in mezzo…-

-beh…allora…se sei un Homunculus non sentirai che un piccolo dolorino, se sei ancora vivo…peggio per te mio caro…- Envy preparò la lama pronta a colpirlo al cuore, il quale era diventato un tamburo nelle sue orecchie. Cavolo…era la fine…

-che cosa state facendo?- chiese una voce odiosamente familiare alla loro destra, ma che in quel momento amò più di ogni altra. Entrambi si voltarono e suo padre era lì che li stava guardando. –non voglio che fra di voi litighiate…-

-scusaci.- disse Envy con disgusto e allontanandosi da Edward, finalmente libero e al sicuro...anche se il suo cuore era ancora impazzito.

-io continuo il mio giro se non vi dispiace.- disse senza guardare negli occhi suo padre, aveva paura che lui riuscisse a capire che non era ancora Homunculus completamente con più facilità di Envy.

-oh, va bene.- disse suo padre con un grande sorriso, un sorriso che avrebbe tanto voluto distruggere con un pugno ben assestato…non gli importava dove…forse sul naso faceva più male…chissà…

Edward si allontanò dai due prima a passo controllato, poi aveva preso a correre via, lontano il più possibile da loro.

Stava passando in un corridoio buio, il più buio che aveva visto in tutto il castello…non c’erano torce… incuriosito volle entrarvi, afferrando una torcia nelle vicinanze.

I suoi passi rimbombavano fra le pareti, non c’era neanche una porta man mano che si avvicinava e questo non faceva altro che accrescere il suo nervosismo. Finché si ritrovò davanti ad un vicolo cieco… che senso aveva mettere un corridoio così lungo privo di stanze o finestre oppure una qualsiasi via d’accesso? Qualcosa non quadrava in quel vicolo…

Si voltò per tornare indietro ma qualcosa attirò la sua attenzione: la fiamma della torcia e i suoi capelli…c’era qualcosa di strano…perché se era un corridoio chiuso, privo di finestre o porte…la fiamma e qualche suo capelli ribelle si muovevano leggermente?

La ragione lo colpì… capì da dove proveniva quella leggera brezza…veniva dal muro… ci doveva essere un qualche passaggio da quelle parti!

Si avvicinò alla parete e iniziò a tastarla, finchè notò che la pietra aveva cambiato consistenza…sembrava legno… spinse e una porta s’aprì davanti ai suoi occhi…delle scale portavano in basso. La curiosità spinse i suoi piedi a continuare ad andare avanti, chiuse la porta e iniziò la discesa.

Man mano che andava in basso l’odore di muffa e di umido si faceva più intenso, era fastidioso…ma c’era un po’ d’aria che proveniva dal basso…beh…almeno era sicuro che avrebbe trovato dell’ossigeno.

Mentre scendeva c’era qualcosa che si agitava nel suo stomaco…la sua anima fremette e fu quella che lo fece andare avanti più velocemente…che cos’era quella strana sensazione? Non si era mai sentito che un’anima riuscisse a controllare il corpo quando voleva…Edward sapeva che anima e corpo erano differenti, ma pensava che agissero in armonia quando erano assieme…perché la sua anima si stava ribellando?…era una sensazione veramente strana, fastidiora, come essere guidati da qualcosa di proprio, di interno.

Si ritrovò in una stanza con vari oggetti che sembravano di…tortura…Edward rabbrividì alla visione di alcuni oggetti appuntiti e letali…pieni di sangue secco…

In fondo c’era un’altra porta di legno…forse lì c’erano le celle…non voleva avvicinarsi per nessun motivo a quella porta, ma la propria anima si ribellò nuovamente e lo fece camminare in avanti.

“NO…MALEDETTA ANIMA…CHE STAI FACENDO?!” bene…stava parlando con se stesso…si poteva mettere nella lista dei pazzi da legare… “manicomio aspettami che arrivo!”

Entro pochi passi fu davanti alla porta e l’aprì…la curiosità prese di nuovo il sopravvento ed entrò con propria volontà all’interno.

Aveva immaginato giusto…c’erano le celle…una lunga fila di piccole stanze con le sbarre con un letto di paglia, catene e qualche altro oggetto inutile alla sopravvivenza. Le attraversò una ad una senza trovare nessuno…finchè non arrivò alla terra e vide che c’era un ombra…

Forse era l’ultimo morto…o forse l’unica fonte di vita in quel luogo oltre a lui….o meglio…lui era per metà in vita… S’avvicinò, tanto per vedere chi fosse e se fosse ancora vivo. Era un uomo, sembrava morto da quanto fosse immobile…ma perché s’incuriosiva tanto per un morto?

-la risposta è sempre no.- disse una voce profonda, stanca, ma anche fredda.

-WAH! SEI ANCORA VIVO?!?!- urlò Edward spaventato –potevi anche dirlo! Sembravi morto! E…un momento…ma io la tua voce…-

-ma tu sei…- l’uomo alzò la testa, ma Edward non riusciva a vederlo più che bene, alzò la torcia e vide che l’uomo lo guardava…sconvolto… i suoi occhi verdi brillarono alla luce della torcia e i lunghi capelli neri erano ben visibili.

-ma…ma…ma…t…t…tu s…se…i…-tentò di dire Edward, ma la mente era completamente annebbiata. L’uomo balzò in piedi come se fosse nel pieno delle forze e si avvicinò al ragazzo velocemente, con una nuova luce negli occhi e un largo sorriso.

-EDWARD!- arrivato alle sbarre si fermò e lo guardò da più vicino. –sì, sei proprio Edwa…- ma poi si bloccò nel guardarlo –no…non è vero…Ed…non dirmi che tu sei diventato un…- Edward gli sorrise, semplicemente, anche se avrebbe voluto andargli incontro, abbracciarlo…ma non poteva per via delle sbarre.

Vedeva per la prima volta il Primo Alchimista ridotto ad uno straccio, era magro, i vestiti che gli aveva visto addosso e che prima gli stavano a pennello ora erano a stracci e larghi…troppo larghi. Sul suo volto c’erano delle zone scure sotto gli occhi, le guance incavate e pieno di lividi e ferite rimarginate. –Edward…ti prego…dimmi che tu non…-

-non ancora…ma ci sono vicino…- disse abbassando lo sguardo, mise la torcia da parte, batté le proprie mani e le posò sulle sbarre…quelle si fusero all’istante. Riuscì ad abbracciare Gibbon come se fosse suo padre, sentire il suo corpo caldo contro il proprio che era un pezzo di ghiaccio, sentire il suo respiro contro la propria testa…era di nuovo da lui.

Questi ricambiò l’abbraccio. Ma l’abbraccio che voleva essere forte sulle spalle del giovane alchimista, era quasi un tocco di farfalla…era veramente debole, Edward ebbe un sussulto da quel tocco così indebolito.

-Gibbon…scusami se sono arrivato in ritardo…perdonami…-

-non ti devi scusare di niente, Edward…sono io quello che si deve scusare perché ti ho ridotto così. se io non fossi mai esistito, a quest’ora tu non saresti fra la vita e la morte…mi dispiace.- e tentò di stringerlo più forte. Edward mentre lo abbracciava sentiva quanto fosse diventato magro…gli fece impressione.

-da quanto non mangi?-

-diciamo abbastanza da non riuscire a distinguere cosa sia il cibo.-disse il Primo Alchimista con una risata amara.

-non ti davano da mangiare?- chiese esterrefatto.

-no…me lo davano…ma ero io che rifiutavo la maggior parte delle volte. Mangiavo quel tanto che bastava per trattenere questo corpo in vita, così da non perdere la tua anima, ma…per il resto avrei preferito morire.-

-cosa sta succedendo? Perché sei in prigione?- il Primo Alchimista gli alzò il volto con una mano, mettendogli le dita sul mento e guardò i suoi occhi per un momento, con un largo sorriso.

-tante cose Edward…forse troppe…e tutte non molto piacevoli.-

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Capitolo 25
*** Con Le Spalle Al Muro ***


-CHE COSA? Vuoi dirmi che mio padre ti sta succhiando via l’anima in un amuleto volta per volta?!-

-esattamente.- rispose Gibbon che stava spiegando ad Edward cos’era successo dopo che lui se n’era andato. Poiché Hoheneim voleva che lui uccidesse delle persone innocenti, lui si era rifiutato di svolgere quell’ordine e così era stato rinchiuso lì dentro. Molte altre richieste gli erano state fatte, ma lui le aveva sempre negate.

Fu allora che il padre di Edward utilizzò un amuleto antico che ha due volti: uno incastonato nel petto di una persona e l’altro come amuleto. Quello che possiede l’amuleto è in grado di usare il potere e di risucchiare l’anima di chi possiede l’amuleto nel petto.

Quello che ora Edward aveva davanti agli occhi era un talismano d’oro, grande quasi quanto una pallina da tennis, con sopra incise varie rune e disegni a lui sconosciuti. Era esattamente al centro del suo petto, come se facesse parte della sua pelle…

-quel bastardo di Hoheneim…me la pagherà cara! Non vedo l’ora di picchiarlo a sangue!-

-calmati Edward.- disse Gibbon con un sorriso. –ora però il tempo stringe! Non ci vorrà molto prima che Hoheneim venga qui e finisca il tutto riunendo l’amuleto con quello che ho sul petto per rubarmi tutta la mia anima e il mio potere… il processo è lungo, per questo che ha atteso fino ad adesso…ma ci manca veramente poco…-

-cosa posso fare?-

-dovresti rubargli l’amuleto.-

-e come?-

-usa la tua testolina per farlo, io non lo so…conoscerai meglio tu tuo padre.-

-NON CHIMARLO COSì!- urlò Edward con rabbia, era vero, doveva riconoscere che quello era suo padre, ma…sentirlo dire dalla bocca di qualcun altro gli dava il voltastomaco… –quello non è mio padre! E poi…io non lo conosco…l’ho visto sì e no quattro volte in vita mia…non lo conosco affatto.-

Vedendo lo sguardo afflitto del ragazzo e il passato che portava celato dietro a quegli occhi viola fece cambiare argomento a Gibbon, ma lo sguardo del Primo Alchimista era lo specchio dei suoi pensieri. Edward vide che provava un po’ di pena per lui…questo non fece altro che rattristarlo ancora di più.

-con chi sei venuto? Con qualcun altro?-

-il colonnello Mustang.-

-e poi?-

-beh…solo…lui…- Edward arrossì vistosamente, in effetti ora gli sembrava molto stupida la sua idea di portarsi dietro SOLO Mustang. Si trovavano davanti a degli Homunculus estremamente potenti…non certamente a dei soldatini di quattro soldi.

Il Primo Alchimista rise, forse pensava che lo stesse prendendo in giro…Edward arrossì sempère di più arrivando al solito rosso di una persona normale leggermente imbarazzata.

-beh, meglio così. Non ti facevo così sveglio.-

-cosa?-

-se avessi tirato fuori un intero esercito a quest’ora la mia…anzi…la tua anima sarebbe bella che andata nelle mani di tuo padre. E poi…così non si coinvolgeranno innocenti…sei stato bravo.-

-perché hai riso?-

-perché mi ricordi me da giovane.- disse con un sorriso nostalgico. Ed arrossì un altro poco, essere paragonato al Primo Alchimista da giovane lo onorava, dopotutto era o non era uno dei più brillanti alchimisti della storia? Improvvisamente ebbe un’altra fitta al petto e riprese a tossire come prima, ma per il Primo Alchimista non fu una bella visione. –Edward…che hai?! CHE TI PRENDE?!- lo afferrò per un momento per le spalle, ma Edward mise le proprie mani vicino alla bocca e iniziò a sputare sangue –EDWARD! CHE TI PRENDE?- urlò agitato il Gibbon cercando nelle vicinanze dell’acqua o qualsiasi cosa per farlo smettere di tossire…ma non c’era…

-sto….cof…sto morendo Gibbon…- e riprese a tossire –il mio corpo…ormai è…cof cof…al limite…- cadde a terra, stringendo i pugni e i denti cercando di resistere, ma il sangue che usciva dalla sua bocca sembrava non smettere. Gibbon non sapeva cosa fare, Edward ne era consapevole, per questo non aggiunse altro.

Cadde sdraiato, esausto, il sangue smise di scendere e si limitò soltanto a qualche colpo di tosse. La sua fronte era tutta sudata e il gelo della cella non faceva altro che abbassare la sua temperatura corporea.

-Ed…ward…stai…bene?…- chiese titubante il Primo Alchimista.

-ora va meglio…- disse ansante…ma non era poi così vero: non avevano proprio più tempo da perdere… -Gibbon…finchè mio padre avrà quel medaglione…tu sei nelle sue mani, giusto?…- chiese ansante, il proprio respiro non riusciva a recuperarlo.

-sì, ma non parlare Edward! Ti prego! Riprenditi!- Edward rise amaramente…riprendersi?…stava perdendo l’anima…come poteva riprendersi? Ma non glielo disse a voce. –cavolo sei un pezzo di ghiaccio…- mormorò Gibbon preoccupato, prese il proprio mantello molto rovinato e glielo mise sulle spalle, per riscaldarlo un po’ di più lo abbracciò e tentò di sfregargli le spalle…ma era tutto inutile. A quel gesto però, si scaldò il cuore, non aveva mai provato quella sensazione di familiarità che provava solo con suo fratello. Con Mustang sentiva una certa vicinanza, ma quella che gli stava regalando in quel momento Gibbon, lo scaldò in profondità, voleva cercare il tepore di quell’uomo, il tepore di un padre che non aveva mai avuto.

-questa è la temperatura di un morto Gibbon…anzi…mezzo morto.- disse ridendo leggermente –comunque…grazie…- disse appoggiando la testa sulla sua spalla. –ora devo andare, altrimenti la mia copertura crolla. Giuro che riprenderò quel medaglione…te lo prometto!- uscì dalla cella, dove il Primo Alchimista non poté fare altro che restarvi.

-ah Edward…puoi rimettere a posto le sbarre? Altrimenti capiranno che sei stato qui…-

-giusto.-

-come mai riesci ad usare l’alchimia?-chiese mentre rimcostruiva le sbarre.

-forse perché il mio non è un corpo artificiale…non lo so…so solo che anche quando sarò Homunculus sarò in grado di usarla.- poi ammirò il proprio lavoro...erano le stesse identiche sbarre, forse più nuove e meno rovinate delle precedenti. -tu perché non riesci ad usarla?- chiese di rimando.

-perché se la usassi, la mia anima verrebbe attratta automaticamente da quell’amuleto.- Edward gli diede le spalle in un silenzio d’intesa. Aveva capito tutto…ora bastava trovare il modo per liberarsi di suo padre…

Uscì da quei sotterranei con una nuova promessa da mantenere…ma che era la prima della sua lista.

Un giorno Hoheneim lo fece chiamare e lui non poté fare altro che seguire Lust per essere condotto al suo cospetto. Che cosa voleva suo padre dopo così tanti giorni? Voleva già ordinargli un qualche incarico? Voleva ordinargli di uccidere qualcuno? Voleva spiegargli dettagliatamente il piano degli Homunculus?…tutti questi dubbi li avrebbe risolti varcando quella soglia…

L’atmosfera che si presentò fu totalmente diversa da quella che si era aspettato, immaginava la solita stanza completamente all’oscuro, con suo padre seduto su una sedia e che erano soli…ma…fu tutto diverso…

Suo padre era in piedi, davanti ad uno spiazzo circolare che era stato illuminato da una luce esterna. Gli Homunculus c’erano praticamente tutti…Edward poté intravedere anche il comandante supremo…Mustang che era nascosto nella stanza poté vederlo e…la sua faccia era una di quelle da ricordare per tutta la vita. era sconvolto.

-ben arrivato, Pride.- lo salutò suo padre. L’aria che tirava era molto tesa…che cosa stava succedendo? Edward notò che mancava Gluttony…dov’era finito quel grassone? –sta per avere inizio, vai vicino a Wrath.- Edward notò che il Comandante Supremo si era voltato verso di lui…era il suo nome quindi…si avvicinò velocemente all’uomo. Ma cosa stava iniziando? Di cosa stava parlando?

Poco dopo arrivò Gluttony con un fagotto sulla spalla, anzi no…era una persona vestita di nero, Gluttony la stava trasportando per evitare che scappasse in un qualche modo, poi la mise al centro della sala e Edward rimase pietrificato sul suo posto. Era un ragazzo di circa la sua età, dai capelli neri, troppo stanco per poter scappare o fare una qualsiasi mossa.

-questo ragazzino è un altro sacrificio umano. Si è infiltrato dentro questo palazzo qualche giorno fa. Ha visto cosa che non doveva vedere…non essendo un sacrificio umano importante…chi vuole sbarazzarsene di voi?- chiese ai propri Homunculus con un grande sorriso. Il mondo cadde addosso ad Edward con pesantezza. Quello era un semplice alchimista che si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato…e ora stava per essere ucciso davanti a lui. Come si poteva uccidere con quella facilità?

Mustang gli fece segno dal suo nascondiglio di stare calmo e di non perdere il controllo. Ma Edward non riusciva a non fremere leggermente.

-stai bene Pride?- chiese Wrath avvicinandosi a lui.

-s…sì…sto bene.- disse le ultime due parole deciso, ma con voce tremante.

-posso mangiarlo io?- chiese Gluttony, gli altri non ebbero molte obiezioni, Envy era annoiato e aspettava un qualcosa di assai più importante che una piccola esecuzione, per Lust e Wrath era la stessa cosa. Quindi non erano stati chiamati per quel ragazzino…ma…cosa doveva fare adesso?…

Gluttony si avvicinò al bambino sorridendo, mentre quello piangeva e tentava di scappare da qualche parte, ma delle catene gli fermarono i polsi e le caviglie.

-basta…- mormorò Ed, Wrath si voltò verso di lui. Le urla del bambino gli stavano facendo perdere la testa, gli entravano nelle orecchie e nel cervello con potenza. Non voleva assistere ad un simile omicidio. –ADESSO BASTA!- urlò con tutto il fiato che aveva quando Gluttony stava già per mettere in bocca il braccio del ragazzino. Tutti si voltarono verso di lui, Mustang si schiaffeggiò la fronte e guardò verso l’alto e mosse le labbra dicendogli "ACCIAIO SEI UN'IDIOTA!".

-che hai Pride?- chiese Envy.

-perché siamo stati chiamati qui? Per un semplice ragazzino e vedere Gluttony che se lo pappa vivo?! Mi dispiace ma non voglio assistervi un minuto di più! Questa è una pagliacciata!- e fece per voltarsi e andarsene.

-non era questo che volevamo fare.-disse suo padre per fermarlo.

-E ALLORA PERCHé STIAMO PERDENDO TEMPO CON UN RAGAZZINO! Vedere queste cose mi fa venire il vomito.- il bambino lo guardò, non sapendo se ringraziarlo per avergli allungato la vita oppure avere paura di lui.

-dici di lasciarlo in vita?-

-non ho detto questo…anche se un sacrificio umano in più non è una cosa da gettare via…voi mi avete detto di controllare i sacrifici umani ed evitare che facciano qualcosa di stupido, come rischiare gli faccia la vita, ad esempio. Questo va contro l’ordine che mi avete dato…perciò non voglio assistervi- Mustang lo guardava compiaciuto, certo che se la stava cavando bene…avrebbe salvato sicuramente la vita di quel bambino.

–vuoi occupartene tu di questo ragazzino?- chiese curioso suo padre. Edward lo fissò negli occhi con determinazione, poi disse:

-se è un ordine non posso rifiutare.- non aveva risposto né di sì né di no, così che aveva coperto la propria identità e aveva salvato la vita di quel ragazzo. –ora però…possiamo parlare di cose serie? Per cosa mi avete chiamato?-

Gluttony, ad un cenno del padre, non mangiò il ragazzo con profonda tristezza, che venne messo in un angolo, legato. Edward seguì poi i movimenti di suo padre…si stava avvicinando con passo fluido e leggero verso la propria poltrona.

-per questo.- suo padre si mise di fianco alla poltrona e lo guardò per un momento….Edward notò solo in quel momento che era occupata da qualcuno. Ma era stato legato ad essa in modo che non fuggisse o muoversi più di un tanto: le braccia legate ai manici della poltrona e anche il busto legato ad essa. Suo padre afferrò dei capelli della persona, per far sì che sporgesse la testa contro la sua volontà e mostrasse il suo volto.

Il Primo Alchimista era stato imbavagliato e legato, sul suo viso c’era una smorfia di dolore per i capelli lunghi che erano stati strattonati dalla mano di suo padre.

Il mondo cadde sotto i piedi di Edward e lui fu avvolto dal vuoto…per la prima volta…si sentiva…con le spalle al muro. Era già giunta l’ora di ucciderlo? Non aveva nemmeno visto il medaglione che portava suo padre! Doveva recuperarlo e scappare, ma…ora come avrebbe fatto? Come doveva comportarsi? Doveva agire? Doveva restare a studiare la situazione? Ma se il processo era veloce…allora non aveva poi così tanto tempo… lui e il Primo Alchimista si scambiarono la stessa occhiata…ebbe sì…erano con le spalle al muro.

Con vostra profonda felicità dal prossimo capitolo si passa all'azioneeeeee!!! come si comporteranno Edward, Mustang e il Primo Alchimista??^^ hihihi non vi svelerò niente XDXDXD

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Capitolo 26
*** Scoperti ***


Hoheneim strattonò un paio di volte i capelli del Primo Alchimista, per poi lasciarglieli, facendogli sbattere la testa contro la propria poltrona, stordendolo non poco.

Edward era impietrito, Mustang era immobile, entrambi stavano sudando freddo e cercavano un piano per agire in fretta…ma la paura e l’angoscia annebbiavano i pensieri di entrambi gli alchimisti.

-bene…adesso Edward Gibbon…devo chiederti di nuovo quel compito e se mi dirai di no…io ti prenderò l’anima che ti resta.- disse calmo Hoheneim. Oh no…no! Era troppo presto! perché il cervello di Edward non lavorava? Il Primo Alchimista scosse la testa energico, ma Hoheneim lo ignorò.

-ucciderai per me le persone che hanno visto e sentito troppo?- chiese pacato suo padre…a chi si stava riferendo? Gibbon guardò Edward e il suo sguardo si rattristò ancora di più…perché quello sguardo?…a chi si stava riferendo? –eddai…non deve essere difficile per te uccidere cinque persone indifese…va bene che due di loro sono alchimisti, ma…cerca di capirmi…oltre a noi nessun altro deve sapere la nostra esistenza…- gli tolse il bavaglio, ma appena gli fu tolto il Primo Alchimista urlò di rabbia:

-NO, MAI! PREFERISCO MORIRE PIUTTOSTO CHE UCCIDERE DEGLI INNOmpfh!- venne imbavagliato nuovamente e Hoheneim assunse un ghigno soddisfatto...un ghigno per niente rassicurante, da far venire i brividi.

-bene…se non c’è altro che vuoi dire…addio mio caro…è un peccato che un grande alchimista come te muoia in questo modo.- Hoheneim stava per prendere qualcosa dalla tasca e il cuore di Edward raggiunse la gola con una velocità allarmante, le parole gli uscirono di bocca prima che potesse fermarle:

-UN MOMENTO.- tutti si voltarono verso di lui, alcuni scocciati, altri incuriositi. Edward morì d’imbarazzo, col filo dell’occhio vide Mustang che lo incitava a continuare a parlare, ma Edward non sapeva come continuare –ecco…io..volevo…volevo chiedere…ehm…- intanto vide Mustang muoversi e così scomparve dalla sua visuale. –ecco sì…insomma…mi chiedevo…cosa…stiamo facen…Sì! VOLEVO SAPERE COSA STIAMO FACENDO SIGNORE!-

L’aveva urlato per sbaglio, senza rendersene conto, si era messo quasi sull’attenti, come se stesse rispondendo ad un generale in quanto soldato. Suo padre lo guardò incredulo, Envy invece lo guardò incuriosito e con un certo sorriso sulle labbra. –sì ecco…sono stato chiamato per questo…buffone.- il Primo Alchimista lo fulminò con lo sguardo e seppe che dopo l’avrebbe pagata cara –e iniziate a parlare di persone da uccidere…ehm…perché non avete chiesto direttamente a noi di uccidere qualcuno? Lui che c’entra?-

-ti spiegherò più tardi.- disse Hoheneim scocciato e rimettendo la mano nella tasca.

-PER FAVORE- Hoheneim distolse lo sguardo dalla tasca e si riconcentrò su di lui, un po' scocciato –può…spiegarmelo…adesso…padre?-

-era così noioso anche da vivo, padre, è inutile che continua. Tanto quello è più testardo di un mulo…altro che Pride, bisognava chiamarlo Baka, Stubborn o ChibiPride è troppo altisonante.-

-EHI TU MI STAI PRENDENDO IN GIRO?- urlò Edward irritato, con una vena pulsante sulla tempia. –e poi…NON CHIAMARMI PICCOLO, CHIARO?-

-Chibi…-sussurrò punzecchiandolo.

-EHI, VUOI FARE A BOTTE?-

-SEEE NON ASPETTO ALTRO.- lo intimò alzandosi.

-SMETTETELA!- ordinò Hoheneim a lui e a Envy, entrambi distolsero lo sguardo l’uno dall’altro, ma entrambi non desideravano altro che uccidere l’altro o per lo meno fargli molto male. –non si può certo procedere in questo modo…e va bene…ti dirò tutto Pride, ma molto riassuntivo, chiaro? ho una certa fretta.-

-perfetto.- bene! Aveva guadagnato un po’ di tempo…

-dunque…questo signore è il Primo Alchimista che è tornato ai nostri giorni per mezzo del corpo del suo erede- mo bravo…aveva saltato tutto quanto…tutto quello che riguardava lu….CHE CI FACEVA MUSTANG Là DIETRO?!?!?!?!?!

Mustang era dietro alla poltrona e si stava avvicinando furtivamente per dirigersi dal Primo Alchimista e liberarlo…quello…stupido…l’avrebbero visto! –quello che intendo fare è…- intanto suo padre stava iniziando a fare la sua spiegazione su come prendergli l'anima oppure del fatto che le persone che avrebbe dovuto uccidere, servissero alla creazione di una pietra filosofale.

All’apparenza Edward sembrava interessato, ma in realtà stava ben attento alle mosse del Colonnello. "No! non di lì…sì…ora va meglio…NO…ora sì…CHE STAI FACENDO?…ora va meglio…NOOOOOOO!stupido...NON DA QUELLA PARTE!" questi erano i suoi pensieri ad ogni passo o mossa di Mustang…come se lui potesse sentirlo.

-padre…questa commedia è durata fin troppo…- disse Envy guardando verso Edward e interrompendo Hoheneim. Edward non fu affatto rassicurato da quella frase, ma anche perchè lo sguardo che gli aveva rivolto brillava di divertimento e perfidia–non ditemi che sono l’unico a vedere un morto che cammina…perché allora ho le allucinazioni.- disse guardando annoiato verso Mustang…tutti si voltarono verso di lui. Il cuore di Edward balzò nuovamente alla gola, facendolo agire prima che potesse formulare un qualsiasi piano.

-ma…non l’avevi ucci…PRIDE!- Edward era scattato, ormai era andato tutto all’aria! Ormai erano stati scoperti...perchè continuare una messa in scena? dovevano agire in quel momento di squilibrio generale, in cui suo padre e gli alcuni Homunculus erano sorpresi.

Scattò verso il Primo Alchimista, ma una spada di Wrath gli bloccò il passaggio…era vero…anche lui era veloce… Edward la schivò abbassandosi e riuscendo ad arrivare al Primo Alchimista. Si trasmutò l’auto-mail in una lama e lo liberò dalle corde in pochi secondi.

-PRIDE, CHE STAI FACENDO?- urlò infuriato suo padre, non avendo ancora capito quanto stava accadendo.

-il mio nome non è Pride, non dirmi che un essere come te non riesce nemmeno a ricordare il nome del proprio figlio.- disse guardandolo con disgusto dall’alto.

-Edward…quindi tu…-

-No, non sono morto…contento, paparino?- disse con tono sprezzante, nel frattempo Mustang aveva aiutato il Primo Alchimista con le ultime corde e ora il colonnello sorreggeva Gibbon in modo che non cadesse. ma...ora...come avrebbero agito per prendere il medaglione e poi andarsene? di sicuro gli Homunculus non sarebbero stati con le mani in mano a guardarli fuggire sani e salvi...lo scontro che si preanunciava non sarebbe stato molto tranquillo...

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Capitolo 27
*** Pride ***


–sai una cosa Hoheneim…più sono stato in queste quattro mura…e più mi hai fatto schifo.- disse Edward, guardandolo un’ultima volta come se fosse suo padre di sangue…no…ora non lo era più…l’unico che potesse accettare come padre era stato colui che gli aveva insegnato tutto, colui che lo aveva aiutato in certi momenti difficili…il Primo Alchimista… -e ora…dammi quel medaglione…- disse tranquillamente –se lo farai senza opporre resistenza giurò che non ti farò tanto male…se non me lo darai…mi dispiace Hoheneim…ma non esiterò ad ucciderti.- disse deciso, guardandolo con sfida.

-Envy…vuoi pensarci tu?- chiese Hoheneim senza smettere di guardare quello che un tempo era stato suo figlio, Edward aveva immaginato quella mossa. Envy si lanciò alla carica su Edward senza acconsentire e provò a trapassargli lo stomaco con un solo colpo.

Edward si spostò con eleganza e con poca fatica, guardandolo che tentava di colpirlo invano. Fosse stato un essere umano, alcuni di quei colpi lo avrebbero colpito, ma…ora che era quasi un Homunculus, riusciva a schivarli tutti con facilità.

-ATTENTO EDWARD!- urlò la voce di Mustang, Edward vide delle fiamme dietro la propria schiena che lo scottarono un po’, poi capì la ragione di quell’attacco: Gluttony era poco distante dalle fiamme. –a questo ciccione ci penso io!- disse a Edward, il quale lo ringraziò con un sorriso prima di schivare un altro fendente di Envy che era diretto alla sua testa.

Wrath attaccò Edward contemporaneamente a Envy e Ed si ritrovò a faticare un po’ di più nello schivare tutti i colpi con cui tentavano di colpirlo. Appoggiò un piede di lato e si diede una spinta per poi saltare, appoggiare una mano sul braccio di Envy e fare una capriola in aria fino ad arrivare con la gamba d’acciaio sulla spada di Wrath. Edward aveva mirato alla sua testa, ma Wrath si era difeso con bravura.

Si girò su se stesso e prese con le proprie mani il braccio di Envy con cui aveva tentato di colpirlo, ma non riuscì a schivare un colpo di spada e un calcio contemporaneamente. Decise che sarebbe stato colpito dal calcio e avrebbe schivato la spada, altrimenti poteva morire. Schivata l’arma di Wrath, sentì l’aria del piede di Envy arrivargli sulla guancia…ma il colpo non arrivò mai.

Aprì gli occhi che aveva istintivamente chiuso e guardò il Primo Alchimista negli occhi che era a pochi centimetri da lui.

-volevi una mano?- Edward sorrise, si appoggiò sulle spalle del Primo Alchimista con le mani e, saltando, arrivò alle spalle di Gibbon per fermare la spada di Wrath che lo stava per trafiggere.

-scambio equivalente…tu aiuti me…io aiuto te…- disse Edward soddisfatto mentre si metteva schiena contro schiena con il Primo Alchimista.

-sappi che però non mi va ancora giù il “buffone”- Edward sogghignò mentre parava la spada di Wrath con il proprio auto-mail, anche se ormai quest’ultimo era ormai stava per spezzarsi.

Envy veniva tenuto testa con l’alchimia di Gibbon…Edward non aveva mai visto niente di più magnifico…vedere (per quello che riusciva a sbirciare) il Primo Alchimista in azione…era la cosa più bella che potesse capitare ad un alchimista…si muoveva con decisione, senza fatica, con eleganza, sembrava quasi non usare il Principio dello Scambio Equivalente…

Edward venne ferito alla guancia, ma la ferita scomparve dopo poco…era comodo essere un Homunculus…

-Edward…sai cosa fare…- Edward sogghignò, quando Envy e Wrath attaccarono sia lui che il Primo Alchimista crearono una roccia che partiva da terra e che li avrebbe portati verso l’alto con velocità. Envy e Wrath colpirono la base che si sbriciolò praticamente subito e il tutto cadde su di loro. Edward e il Primo Alchimista, invece, si erano attaccati ad uno dei tanti tubi che coprivano il soffitto e si guardarono ridendo.

-bel colpo.-approvò Gibbon.

-anche il tuo.-

-mi sei mancato piccoletto.-

-anche tu vecchio buffone.- si guardarono un attimo in cagnesco, ma poi con un sorriso si posizionarono a cavalcioni sul tubo e guardarono quello che era successo in basso. Envy era appena riemerso dalla roccia, Wrath poco dopo e guardarono verso l'alto per capire come arrivare a loro.

Mustang stava combattendo con Gluttony, ma non sembrava avere la meglio: era piuttosto malridotto, ma era riuscito ad uccidere Gluttony parecchie volte…forse mancava poco alla morte del grassone.

-azione congiunta.- dissero entrambi congiungendo i propri pugni in segno d’intesa, come due vecchi amici. Edward notò solo in quel momento che Lust stava vicino a Hoheneim, senza spostarsi…che strano…perché non attaccava anche lei?…forse stava…ma certo! Stava difendendo Hoheneim nel caso che loro riuscissero ad attaccarlo in un qualche modo! Da una parte era più difficile, ma dall’altra più semplice: avevano un Homunculus in meno da combattere…ma un ostacolo in più da Hoheneim.

Edward fu incuriosito da una cosa: perché Hoheneim non agiva? Perché non usava il medaglione per prendere tutta l’anima di Gibbon? Perché esitava?…da quella lontananza non poteva vedere la sua espressione, ma sembrava molto tranquillo…perché?

-Edward…-lo chiamò il Primo Alchimista seriamente.

-sì?-

-ti ridarò la tua anima prima che tu possa diventare Homunculus…fosse l’ultima cosa che faccio.-

-io invece non permetterò a mio padre di ucciderti per sempre, non voglio perdere la tua noiosa compagnia.-

-è una promessa.-

-certam…- ma non riuscì a finire la parola perché ebbe un’altra fitta al petto, più forte del solito. Per poco cadeva dal tubo, Gibbon lo afferrò e lo strinse a sé per non farlo sbilanciare.

-Edward…resisti, ti prego!- sussurrò Gibbon, ma si sentiva che era preoccupato. Sentiva il cuore dell’uomo battere forte contro il proprio orecchio, ma il dolore che provava non gli fece rispondere. Non riusciva quasi a respirare.

Lottò contro un qualcosa che gli stava facendo perdere le forze

"No…non adesso…" sentì le braccia del Primo Alchimista scomparire…no…era lui che stava perdendo la sensibilità…

-non…ce la faccio…più…- sussurrò, il Primo Alchimista urlò:

-NO EDWARD! TU CE LA DEVI FARE…EDWARD…RISPONDIMI!- ma Edward sentiva la sua voce lontana, quasi un sussurro. Sarebbe morto…avrebbe perso qualunque ricordo…il buio l’avvolse…ecco perché suo padre era tranquillo: Pride stava per nascere sul serio…

“avanti…non è male dopotutto essere un Homunculus…”una voce altezzosa nell’oscurità…una voce orgogliosa di se stessa…

“sei Pride?”

“sì, piacere di conoscerti…avanti…dammi il tuo corpo…soffrirai di meno…molto di meno…anzi…diventerai invincibile.”

“per poi obbedire a mio padre e dimenticare i miei cari? LASCIAMI IN PACE, VATTENE! NON LO FARò MAI!”

“sei sicuro? Sei sicuro che quelli siano i tuoi cari? Ti hanno sempre trattato come un bambino, ti hanno sempre tenuto nascosto tutto quello che poteva metterli in difficoltà…come per esempio il fatto che tu ti stessi trasformando in me. Non ti fa arrabbiare questo?”

“sì, ma lo hanno fatto per…”

“per il tuo bene? AHAHAHA! Non farmi ridere Edward…loro avevano paura per la propria vita…l’hai detto persino tu.” Edward ricordò quello che aveva detto quando aveva scoperto quello che stava diventando…

“ma io l’avevo detto per rabbia…”si giustificò.

“ma era quello che pensavi. Edward…con questo corpo potresti fare tutto quello che vuoi…puoi diventare forte, puoi mettere in ginocchio chiunque tu voglia, potresti avere un potere tanto immenso da riuscire anche ad avere la pietra filosofare, ti liberesti di pesi inutili, di promesse che ti fanno soltanto soffrire…con me diventeresti qualcuno di nuovo…un essere talmente forte che persino tuo padre ne avrà timore…come ti senti ora?” Edward notò che si stava sentendo bene, non aveva mai provato una sensazione…di libertà…era libero da tutto…non aveva più pesi… “questo è quello che sentirai con me…” la sensazione sparì e lui si sentì nuovamente male. “avanti Edward…vieni da me…se rivuoi quella sensazione…accoglimi…accettami…”

“in effetti….non è poi così male…”

“finalmente riesci a capire…”

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Capitolo 28
*** Il Patto Con Pride ***


“non è…affatto…male…” mormorava Ed mentre il calore e quella sensazione di libertà lo prendeva di nuovo…si stava così bene…non aveva più niente in testa, non aveva più alcuna preoccupazione, obbligo, problema, non provava più dolore…sembrava di essere in paradiso…

“allora? Ti piace?”

“sinceramente…non lo so…” era vero…tutto quello che stava provando era fantastico! Si sentiva libero…come non si era mai sentito…eppure…c’era qualcosa che stonava in tutto quello.

“cosa ti turba, esattamente?”

“io vorrei diventare libero, vorrei non avere più alcun peso, vorrei sentirmi sollevato da ogni incarico…vorrei diventare forte…ma…”

“ma? Che cosa ti turba? Con me non ci saranno altri “ma” Edward…perché ti ostini a farti del male?”

“ma io…”

“che cosa? Non vuoi provare questa sensazione per sempre?” la sensazione che provava si intensificò e lui si sentiva leggero come una piuma, ma si sentiva anche più potente di prima…avrebbe potuto sconfiggere chiunque, anche suo padre.

“no…” mormorò abbassando la testa.

“no? Perché no? Voi umani proprio non vi capisco…”disse Pride con un po' di rassegnazione e disgusto.

“io non posso.” La sensazione si stava allontanando, rattristandolo nuovamente, ma sentiva che stava riprendendo il controllo di se stesso.

“sei uno stupido! Come puoi rinunciare alla felicità che cerchi che io ti sto porgendo su un piatto d’argento?! Sei proprio uno stupido ragazzino!”

“sarò anche stupido…questo è vero…sto rinunciando a qualcosa che ho sempre desiderato…è vero anche questo…ma non posso ritenermi felice allontanandomi dalle mie responsabilità. Io ho fatto delle promesse…delle promesse che devo mantenere…so che quando le avrò mantenute tutte, riavrò questa felicità che tu mi stai offrendo…ma l’avrò accanto alle persone che amo, non sarò da solo.”

“che ci trovi di così meraviglioso nell'invecchiare, restare debole, soffrire e poi morire?”

“perché sono un essere umano…maledettamente stupido, testardo…e orgoglioso.” Disse con un briciolo di serenità. Ci fu un attimo di silenzio, poi Pride sbuffò.

“facciamo un patto.”disse infine, ma sembrava leggermente divertito.

“sarebbe?”

“ti do due ore. Se entro queste due ore tu non ritornerai con la tua anima…io mi prenderò il tuo corpo…che tu lo voglia oppure no.”

“perché sei così caritatevole?”chiese stupito.

“perché i ragazzini come te mi piacciono.”

Pride aveva sorriso, orgoglioso come sempre, e Edward vide due occhi verdi a serpente che lo fissavano dall’alto tremendamente in ansia. Quegli occhi che ormai erano lucidi…non sapeva se perché delle lacrime di tristezza stessero per scendervi o se fosse soltanto stanchezza…ma erano gli occhi che desiderava di vedere più di ogni altra cosa...

-Edward…sei…ancora in te?- delle lacrime scivolarono sulle guance del ragazzo e un sorriso comparve sulla sua bocca...era un sorriso amaro perchè sapeva che la sua vita stava per finire...ma era anche un sorriso caldo perchè poteva combattere contro il destino scritto da suo padre per lui.

-ho ancora…due ore di tempo.- lo disse in un sussurro, ma perché se avrebbe parlato più forte, probabilmente la sua voce sarebbe stata rotta…e questo non lo voleva…

-cosa stai dicendo?- chiese Gibbon alquanto stupito da quelle parole.

-sbrighiamoci!- Edward s’alzò e guardò verso il basso verso gli Homunculus. –dobbiamo prendere quel medaglione entro due ore.-

Wrath era di nuovo partito all’attacco e con pochi passi aveva già raggiunto il tubo in cui si erano rifugiati.

–Gibbon…tu pensa a lui…io mi occuperò dell’altro.- Con un balzo saltò giù dal tubo e, con poche capriole, atterrò al suolo con grazia, davanti ad un Envy deluso.

-e io che speravo di rivedere Pride…uffa…- si passò una mano sul collo, un po’ scocciato di dover affrontare nuovamente Edward –ma non credo che tarderà tanto ad arrivare…basterà ucciderti un paio di volte.- sempre quella semplicità nel parlare della morte…che odio!

-se lo dici tu.- disse Edward facendo spallucce e andando all’attacco. Riuscì a colpire Envy in pieno stomaco e subito dopo gli diede una gomitata sul collo. Envy cadde a terra, ma si riprese all’istante: gli afferrò il piede e lo fece cadere a terra a sua volta.

Si mise a cavalcioni sopra da lui e iniziò a dargli dei pugni sul volto. Edward non voleva certo stare così appiccicato a quell’essere, anche se lo stava riempiendo di botte! Con una spinta riuscì a colpire Envy sulla nuca con un ginocchio e, nell’attimo di distrazione, unì le proprie mani per poi appoggiarle sul petto dell’Homunculus.

Envy venne catapultato all’indietro, fino a sbattere con la schiena contro il muro. Un po’ intontito si rialzò e guardò Edward con odio…lo stesso odio che scorreva nelle vene dell’alchimista…per un attimo le loro menti sembravano una sola per lo stesso sentimento che provavano...che miracolo!

Del sangue stava uscendo dalla bocca dell'Homunculus e questo l’aveva fatto arrabbiare di brutto…Edward ne era pienamente soddisfatto.

-che…cosa…mi hai fatto?- aveva chiesto con ira, in effetti...un Homunculus non è molto abituato a non riuscire a rigenerarsi in fretta.

-semplicemente una ferita interna che…ci metterà un po’ di tempo a guarire. Ti piace il sapore del sangue Envy?- chiese ironico mentre si posizionava, pronto a difendersi o attaccare se ce n’era bisogno. fece segno ad Envy di attaccare per primo con un ghigno altezzoso.

-maledetto bamboccio…IO TI SPACCO LA TESTA!- si lanciò contro Edward con una lama al posto del braccio e con quella provò a tagliargli il collo.

-vuoi capire che con questo metodo non riuscirai mai a colpirmi?- lo prendeva in giro Edward, con arroganza, sembrava talmente calmo da potersi permettere una tazza di tè.

-tu dici?- Envy sogghignò e disse –sai…dovresti tenere le tue cose un po’ più in ordine…le fotografie in particolare.-

-che stai dicen…- non fece in tempo a parlare che Envy prese un altro aspetto. Un ragazzo dagli occhi dorati e i capelli castani chiari lo stava guardando con un ghigno.

Edward si sentì gelare.

-allora…Ti piace questo aspetto…fratellone?- chiese Envy imitando alla perfezione la voce di Alphonse mentre provava a colpirlo ad un fianco e riusciva a ferirlo…davanti a lui c’era suo fratello in carne ed ossa.

La rabbia prese il sopravvento nella sua mente. Delle scariche elettriche partirono dalle sue braccia per poi avvolgergli tutto il corpo. Envy fu un po’ preoccupato per quella reazione: frse si aspettava un arresto totale da parte di Edward…ma aveva avuto l’effetto contrario nell'animo dell'alchimista.

-Envy…hai trovato il modo…per farmi arrabbiare sul serio…- disse avanzando lentamente, senza distogliere gli occhi dall’Homunculus. –come osi…lanciare della vergogna…sul ricordo…di mio fratello?…SEI UN HOMUNCULUS MORTO!-

Si lanciò contro Envy che, non seppe difendersi in tempo e venne trafitto dalla lama dell’auto-mail nello stomaco. Edward ritirò la lama sporca di sangue e provò a tagliare in due l’Homunculus, ma questi riuscì a scansarsi.

-mi hai fatto male.- mormorò contrariato, ricomponendo il proprio stomaco e tornando alla sua forma normale.

-non quanto tu hai fatto con me. Un po’ di dolore non ti farà male, sta tranquillo…preoccupati per la tua vita, invece!- usando l’alchimia, trasmutò un’enorme mano che tentava di schiacciare l’Homunculus come se fosse un insetto con lo schiaccia mosche. Envy schivava il tutto con ghigno, Edward sapeva che era un’azione inutile…ma aveva un'altra idea in testa.

Riuscì a spingerlo fino al muro senza che l’Homunculus non se ne accorgesse, poi delle mani di pietra gli afferrarono polsi e caviglie rendendolo del tutto inoffensivo.

-EHI! PERCHè NON RIESCO A LIBERARMI?- urlava Envy in preda al panico mentre tentava di liberare i propri arti. Edward sogghignò e si avvicinò altezzoso, sicuro di sé, con calma. Era stupito persino lui di quanta calma stesse dimostrando la sua mente…

-ho trasformato questo materiale in qualcosa di più consistente…mi ricordavo di che cosa era fatto il corpo di Greed quando ho combattuto con lui…e bastato aggiungere un po’ d’idrogeno a questo materiale e…- ormai gli era ad un metro di distanza, con un ghigno soddisfatto sul volto, mentre Envy era intrappolato –si ottiene un materiale che nemmeno tu riusciresti a distruggere con la tua forza erculea…-

Guardò l’Homunculus con attenzione…voleva vedere la sua maschera di terrore sul volto con più gusto possibile…voleva decidere come avrebbe potuto ucciderlo…ma c’erano troppe idee sadiche nella sua mente per accettarne anche solo una…ce n’erano alcune piuttosto allettanti per tutto quello che gli aveva fatto…come avrebbe fatto? Si chiese divertito.

-che intenzioni hai?! A cosa stai pensando?- chiese Envy con il fiato corto, guardandolo un po’ preoccupato “sì Envy…tu devi essere preoccupato…talmente preoccupato da tremare davanti ai miei occhi…”

-a come ucciderti.- disse Edward tranquillamente, Envy spalancò gli occhi stupefatto, poi scoppiò a ridere più che mai.

-uccidermi? AHAHAHAHA! Non mi sarei mai aspettato di sentire questa frase dalla tua bocca, piccoletto!- e riprese a ridere. Edward gli diede un pugno nello stomaco per farlo tacere, ma poco dopo, anche se con voce strozzata, Envy continuò a parlare –si sente lo zampino di Pride, lo sai? Tu non avresti mai detto una frase simile…tu tenti sempre di non uccidere…-

-questa volta è diverso.- disse Edward deciso…dopo tutto quello che gli aveva fatto aveva una buona ragione per farlo fuori e nei peggiori dei modi!…o forse aveva ragione Envy?…no…Pride aveva fatto un patto con lui, non poteva averlo ingannato!

-EDWARD CHE STAI FACENDO Lì IMPALATO!- gli arrivò la voce di Mustang da destra e lo vide parecchio in difficoltà con Gluttony –VUOI DARMI UNA MANO O HAI BISOGNO DI UN INVITO SCRITTO?!?!?!?!?!- Edward vide Gluttony che provò a mangiargli un braccio, ma Mustang era riuscito a schivarlo per un soffio. Mustang non era messo molto bene: aveva varie ferite nel corpo, i suoi abiti sembravano stracci e il sudore gli imperlava il volto. Edward si voltò verso Envy e gli disse:

-dato che non potrai muoverti per un bel po’…la tua morte dovrà attendere…c’è uno stupido colonnello che mi chiama.- e detto questo corse verso Mustang per aiutarlo con Gluttony. Stranamente si sentiva più sicuro di sè di quanto non fosse mai stato...

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Capitolo 29
*** Inganno ***


Mustang e Edward si misero fianco a fianco riuscendo sempre a schivare i colpi di Gluttony e riuscirono a unire in un unico colpo il fuoco e dell’alcool che Edward era riuscito a trasmutare per pura fortuna. Quello che causò fu l’esplosione di Gluttony che finì suoi loro vestiti.

-Bleah! Che schifo! Toglimelo di dosso, mi fa orrore!- esclamava Mustang disgustato, mentre Edward lo guardava storto...non sapeva di quel lato del colonnello...va bene, anche a lui faceva schifo quella sottospecie di carne molliccia mista a sangue che gli era finita addosso, ma...non lo faceva così schizzinoso il colonnello Mustang...

-ehm…colonnello..le fanno schifo le cose viscide?-chiese divertito.

-già la parola “viscido” mi fa ribrezzo se proprio vuoi saperlo!- diceva infuriato e rosso di vergogna. Edward rise leggermente, ma poi tornò serio e guardò il punto in cui era esploso Gluttony: si stava riformando senza alcuna fatica…

Mustang guardava disgustato la scena, ma entrambi gli alchimisti stavano pensando un modo per ucciderlo o, per lo meno, fermarlo.

-hai un’idea?!- chiese Edward mentre vedeva Gluttony ricomporsi.

-no…tu?-

-io ce ne avrei una…- ma non era stato Edward a parlare…alzarono lo sguardo e videro Wrath che puntava la propria spada alla gola di Gibbon, fermato per il collo da un braccio dell’Homunculus.

-LASCIAMI!- gridava, tentando di liberarsi, ma quello che ottenne fu un graffio sul collo a causa della spada troppo vicina alla sua pelle.

-EDWARD!- gridò Ed spaventato che Wrath potesse fargli del male.

-state immobili…caro Colonnello…getti i suoi guanti altrove… e tu ragazzo…togliti il tuo auto-mail.-

-NON FATELO!- urlò il Primo Alchimista, ma fu zittito dalla spada di Wrath che penetrò di più sulla sua carne. il sangue colò di più sul suo collo bianco.

-e tu sta zitto.- disse Wrath per poi ferirlo ad un fianco con la spada velocemente. Il Primo Alchimista urlò quando il suo fianco venne squarciato e quell’urlo fece rabbrividire Edward. Stringendo i denti afferrò il proprio auto-mail: non voleva che altre persone soffrissero a causa sua.

-no…Edward…- disse Mustang in preda al panico, capendo le intenzioni del ragazzo –non lo ucciderà! Non può ucciderlo!…FERMATIIII!- Edward stava per staccarsi il braccio quando Mustang gli diede un pugno in pieno volto. Edward cadde a terra, con la guancia in fiamme. –se ti dico di fermarti c’è un motivo!- sussurrò Mustang. –ragiona! non agire per paura o terrore...ascolta sempre la tua testa! ragiona: hanno bisogno del Primo Alchimista! Si fosse trattato di me, mi avrebbero ucciso senza pensarci due volte dopo averti disarmato…ma qui stiamo parlando del Primo Alchimista, il quale ha ancora un po’ di anima nel corpo…-

Edward ragionò sulle parole di Mustang per un secondo...aveva agito per paura e non aveva pensato alla situazione attuale...e c'era qualcos'altro che stonava: -non capisco…- disse Edward abbassando lo sguardo e attirando lo sguardo su di sè di un Mustang curioso –perché mio padre non agisce?! Secondo me c’è qualcosa che mi è sfuggito…e se…per prendere l’anima di Gibbon, occorre che lui sia immobile? Se la mia teoria è corretta…Gibbon è davvero in ostaggio perché è immobile!-

Mustang lo guardò un po’ confuso, ma non fecero in tempo a dirsi altro che Gluttony era tornato all’attacco…con più fame possibile…

-voglio mangiarvi…fatevi prendere…- diceva leccandosi le labbra e provando a prenderli come un bambino che tenta di prendere due farfalle con il retino.

-eh no! non volgio finire inghiottito da un ciccione! ho ancora molte cose da fare nella vita!- disse Mustang scansandosi.

-come trovarti una moglie?- chiese Edward ironico. -non sfottere! mi sembri Maes! e poi anche tu hai una cosa da fare!- disse Mustang divertito.

-sarebbe?-

-crescere...ad esempio...non vorrai morire come un nano...-

-CHI SAREBBE IL MICROSCOMIPIC....WAAAAAAAAAH!- c'era mancato poco che Gluttony gli ingoiasse la testa, per fortuna era riuscito a gettarsi in avanti...poi...la sua testa si accese...-Mustang! Cerca di farlo esplodere! Ho un’idea!...e dopo facciamo i conti...- esclamò Edward ad un colpo di genio sul come batterlo. Col filo dell’occhio vide il Primo Alchimista dare una testata a Wrath e riuscire a liberarsi dalla sua presa. I due duellanti continuarono il loro scontro, con un leggero sollievo da parte di Ed.

-CHE COSA?! E RIEMPIRMI DI SCHIFEZZE DI NUOVO?! MA TU SEI MATTO!!-

-FAI QUELLO CHE TI HO DETTO MALEDETTO STUPIDO!-

Mustang fece esplodere nuovamente Gluttony e Edward unì le proprie mani in una reazione alchemica. Se veniva preso in piccoli pezzi…quelli erano soltanto brandelli di carne…se questi brandelli venivano comparsi di acqua e congelati…questi sarebbero stati immobili…

L’acqua e il gelo riempirono ogni brandello di carne che stava tentando di ricomporsi così da bloccare il tutto. I brandelli di carne caddero al suolo immobili, come cristalli di ghiaccio.

-credevo volessi congelare anche me!- disse Mustang dandogli un pugno sulla testa. –guarda qui!- il suo vestito aveva dei pezzi di ghiaccio dappertutto.

-toglietelo, non so che dirti…- Mustang lo guardò male, ma seguì il suo consiglio e si tolse la propria giacca, rimanendo soltanto in camicia. Edward notò in quel momento che un fianco di Mustang era completamente rosso. -sei ferito.- gli fece notare.

-questo lo so anche da me.- disse Roy gelido.

-e ora che facciamo?- Roy tacque e guardò dal Primo Alchimista a Lust.

-io un’idea ce l’avrei…uno di noi due aiuta Gibbon, l’altro va a chiacchierare con quella donna tutta curve…- disse Mustang guardando sognante verso Lust.

-va bene....allora io vado da Lust e tu dal Primo Alchimista.- disse Edward velocemente, prima che il colonnello potesse dire la propria idea.

-e perché proprio tu da Lust?! Un bambino come te…potrebbe bloccarsi la crescita soltanto a guardarla…e tu non ne hai bisogno…-disse guardandolo dall’alto in basso, riferendosi alla sua altezza già pic…quell’uomo voleva morire…vero?!

-so bene che è preoccupato per me…- disse Edward sarcastico, con una vena che gli pulsava sulla tempia dalla rabbia –ma…credo che mi si bloccherebbe la crescita soltanto se lei va da Lust…quindi…Dato che voglio Crescere di più…buon lavoro colonnello.- e si diresse verso Lust senza voltarsi verso un colonnello afflitto.

-Ma bravo bambino…- commentò Lust quando Edward le fu a qualche metro di distanza. –te la cavi bene ora che sei un Homunculus…non capisco perché vuoi essere a tutti i costi un essere umano se in questa forma sei così forte…-

-taci, racchia. Quello che voglio e quello che penso non sono un tuo problema!-

-farò finta di non aver sentito il tuo complimento…ma…una cosa da te la voglio sapere: che intenzioni hai?- Edward la guardò come se fosse impazzita…che razza di domanda era?! era chiaro quello che voleva fare! Voleva assolutamente quel medaglione!

-riprendermi ciò che mi appartiene di diritto: la mia vita e la mia anima!…ora tocca a te togliermi una curiosità…- -scambio equivalente, giusto?- domandò divertita Lust.

- Hoheneim non usa il medaglione contro il Primo Alchimista…questo perché occorre che egli sia immobile…o sbaglio?-

-beh…sì e no.- rispose Lust, guardando Hoheneim. ad un cenno d'assenso di quest'ultimo, Lust continuò a parlare. –il Primo Alchimista non deve essere perfettamente immobile, basta che stia in un punto preciso senza muovere un passo. Prima quando era nelle mani di Wrath…sarebbe stato un ottimo bersaglio. Il primo periodo che è stato qui lui riusciva a muoversi, a non permettere che l’anima gli venisse risucchiata, ma poi, col passare dei giorni, le forze hanno iniziato ad abbandonarlo e per noi è stato uno scherzo strappargli parte dell’anima…capito adesso?- disse guardandolo in maniera particolarmente sensuale…Mustang le sarebbe saltato addosso…ma Edward si limitò ad arrossire leggermente –e ora…cominciamo, ragazzino?- chiese Lust con divertimento...desiderava anche lei battersi, allora...

-non chiedo di meglio…- Lust gli puntò l’indice, il medio e il pollice contro…tre lame si diressero nella sua direzione con velocità allarmante…ma non veloci quanto lui. Vi saltò sopra e rimase in equilibrio sulle tre lame. -tutto qui?- chiese a Lust con ghigno, lei gli sorrise nello stesso modo e fece scattare le lame verso l’alto.

Edward balzò di lato, rimettendo i piedi a terra. Riuscì a schivare con facilità ogni sua lama…finchè una quarta gli infilzò un fianco…il dolore si fece sentire…gemette di dolore staccandosi dalla lama e allontanandosi di qualche metro. La ferita si rimarginò con una lentezza maggiore…stava morendo? Impossibile…non era passata nemmeno un’ora…ma questo non lo preoccupò più di un tanto.

Ad un nuovo attacco di Lust con cinque lame Edward ne schivò quattro e la quinta la parò col proprio auto-mail, diventato stranamente resistente…forse da Homunculus diventava più potente anche la sua alchimia…

Schivando i vari attacchi, si stava avvicinando sempre di più alla donna. Batté le proprie mani e le posizionò su una lama, anche se si tagliò nella propria mano sana. La lama divenne di gomma…completamente innocua. Lust la ritrasse e sfoderò nove lame dalle proprie dita…forse stava riformando la decima lama che era stata modificata….

Schivare sempre più lame stava diventando alquanto fatico…una lama gli trafisse lo stomaco…il dolore che gli partì da quel punto lo fece gridare. Sentì chiamare il proprio nome, ma non riuscì a rispondergli, tenendosi lo stomaco con il sangue che usciva a fiotti. Sentì la voce di Pride sussurrargli nella testa: “guarda che io intendevo due ore…senza danni…questo abbrevierà il tuo tempo”

-maledetto bastardo…mi hai ingannato per bene…- sussurrò a Pride, nessuno sentì quelle parole se non l’Homunculus in questione.

“tu dici?…io non ti ho ingannato…io ti ho dato due ore…da vivo…se tu muori come Homunculus…il tempo si dimezza…”

-ma io non sarei morto per questo colpo- gli fece notare Ed.

“no…ma…ha diminuito il tuo tempo…” disse Pride con divertimento, mentre a Edward si gelava il sangue.

-quanto…quanto tempo mi resta?- chiese mentre Lust si avvicinava a lui con fare sensuale, ma per niente rassicurante.

“beh…contando che sei stato ferito varie volte…un’ora…”

-CHE COSA?!?!- l’aveva urlato senza accorgersene, Lust lo guardò senza capire…forse l’aveva preso per un pazzo –aspetta Pride!- nessuna risposta –stai scherzando?- silenzio nella sua testa. –RISPONDIMI MALEDETTO ORGOGLIO!-

-stai parlando con Pride?- chiese Hoheneim soddisfatto –allora è già nella tua testa…-

-questo non ti può interessare…- disse a denti stretti…se quello che aveva detto Pride era vero…bastava ucciderlo massimo due volte o colpirlo per cinque o sei volte ed era la fine per la sua anima…altro che patto! Quello lo aveva ingannato! E lui da bravo stupido si era fidato di un Homunculus…ne aveva pagato le conseguenze…

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Capitolo 30
*** Fraintendimenti ***


scusate per l'orrendo ritardo T.T...ma ho dovuto studiare parecchio per recuperare i debiti scolastici T.T....mi disp XDXDXDXD ma ora eccomi qui^^ spero che il capitolo vi piaccia e che possa farmi perdonare XDXDXDXDXD

Erano in una situazione pessima…anzi…disperata! Come faceva adesso? Se veniva ucciso di nuovo…addio cara vita! Il suo cuore e la sua mente erano già nel panico, ma una parte di lui avrebbe voluto uccidere Pride più di ogni altra cosa, anche più di recuperare la propria anima! L’avrebbe venduta pur di ucciderlo a mani nude!

Beh…non c’era molto tempo per pensare…doveva assolutamente…SCHIVARE LUST! In quel momento stava schivando le unghie di Lust una dopo l’altra, alcune riusciva a pararle con l’auto-mail, altre però dovette schivarle senza che gli lasciassero neanche un graffio...cosa assai difficile...

Mentre schivava, però, faceva di tutto pur di avvicinarsi all’Homunculus, così sarebbe stato anche più vicino a Hoheneim e il medaglione. Lust capì le sue intenzioni e con uno scatto lo obbligò a saltare all’indietro.

Fu allora che un’unghia si conficcò nella sua spalla, spingendolo all’indietro, fino a sbattere la schiena contro il muro. Una lama si conficcò in mezzo all’auto-mail in modo da bloccargli i movimenti; altre due vicino ai fianchi, bloccandogli i vestiti contro il muro; quattro furono conficcate nelle gambe…e le ultime due ai lati del suo collo, incrociate.

Tutto durò pochissimi secondi, ma quello che ne seguì fu un urlo agghiacciante di dolore. Il dolore si era fatto talmente intenso da fargli lacrimare gli occhi, sentiva ogni millimetro di lama nella propria carne, sentiva il dolore annebbiargli il cervello…tutto quello che sentiva, provava e riusciva a capire…era sofferenza allo stato puro. Perché faceva così male? Aveva subito danni peggiori…eppure sembrava tutto moltiplicato per dieci.

Non sentì Mustang e Gibbon chiamare il suo nome, non vide Hoheneim avvicinarsi a lui, non sentì nemmeno la sua mano sul volto in una carezza gelida. Riusciva solo a gridare.

-stai calmo, su…quanto sei lamentoso…- criticò Lust con un ghigno. A qualche metro di distanza sentì la voce di Envy in un grido vittorioso, ma la cosa più orrenda fu il volto di suo padre biologico a dieci centimetri dal suo.

-ciao Edward.- per rispondergli, il maggiore degli Elric gli sputò in faccia.

-MI FAI SCHIF…-

SCIAFFFF

Il rumore di uno schiaffo risuonò nella sala, il volto di Edward era voltato di lato, il collo aveva preso contro alle lame di Lust, subendo un taglio profondo, ma non tanto da uccidere un essere umano. La guancia era in fiamme, mentre per qualche secondo le sue idee furono sfocate.

Si voltò verso suo padre e vide che stava muovendo la bocca. Stava parlando…ma non sentiva le sue parole…riprese l’uso dell’udito dopo qualche secondo…

-…allora?…ti conviene arrenderti Edward.- meno male…si era perso tutta la ramanzina…però…lo preoccupava il fatto di non averci sentito. Se…si era avvicinato di un altro passo alla morte?

-mi dispiace…papà…- lo disse con talmente tanto disgusto, da risultare del tutto ironico –ma non sarò mai una pedina per i tuoi…- un altro schiaffo lo fece tacere, più un pugno nello stomaco.

-come ti permetti di rivolgerti così a tuo padre…-

-TU NON SEI MIO PADRE!- lo afferrò per i capelli e lo costrinse ad alzare totalmente la testa verso l’alto…le lame si strinsero leggermente sotto il mento, così che sarebbe bastato spostarsi di poco per tagliargli la carotide…

-modera le parole con me.- disse mollandogli la presa sui suoi capelli, ma Edward dovette stare immobile in quella posizione. –come mai non ti liberi?- chiese suo padre con un sorriso...capendo di aver centrato il punto della situazione. Forse stava iniziando a sospettare che a Edward non mancasse molto da vivere...

-non sono affari tuoi o sbaglio? Dopotutto ti è di vantaggio se io non mi muovo…- disse Edward senza rispondere volutamente alla domanda: non era così stupido da dire che mancava poco tempo alla sua morte e che sarebbe bastato un colpo fatale per un umano per ucciderlo.

-io non sono stupido, sono nato prima di te…cosa mi nascondi?-

-assolutamente…nulla…-disse con convinzione.

-Pride…che ti ha detto?-

-sono affari di me e di Pride, ci siamo messi d’accordo…su come batterti…- disse con un ghigno.

“ehm….ma si può sapere quante balle gli stai dicendo?”gli chiese la voce di Pride, fr ala noia e il divertimento.

“stai zitto…”

“ehi! Va bene essere meschini, ma…io odio mentire.”

“ma se lo hai fatto fino ad adesso…”

“macché! Non ti ho semplicemente detto un piccolo particolare, per il resto sono stato giusto.”

“cosa c’è di giusto nel tenermi nascosta la cosa più importante e avvicinarmi di un passo alla morte?” chiese con rabbia.

"pensala come vuoi..."

-allora…voglio fare una prova…- disse suo padre, prendendo qualcosa dalla tasca….era forse il medaglione?! No…era…un pugnale affilato venne tolto dal proprio fodero e puntato vicino allo stomaco.

-se io ti dessi una pugnalata…cosa accadrebbe?- Edward rimase immobile, sapeva di aver sgranato gli occhi e di essere impallidito di un poco…ma non poté evitare di rabbrividire quando la lama gli tagliò i vestiti vicino allo stomaco e si appoggiò con la punta sulla pelle.

Istintivamente ritrasse la pancia, ma la lama stette vicina alla pelle, sfiorandola. Doveva sempre giocare d’astuzia…

-non accadrebbe nulla.- disse seriamente, fissandolo, senza abbassare o distogliere lo sguardo dai suoi occhi uguali ai suoi quando era un essere umano.

-vediamo.-

Colpì. Il pugnale penetrò nella carne, Edward poté sentire la gelida lama nel suo stomaco. Il dolore fu tale, da non farlo nemmeno gridare, lo lasciò boccheggiante come un pesce e due lacrime gli solcarono le guance.

Era finita…sarebbe diventato un Homunculus…Pride…aveva vinto…

Vide il buio…ma poi si accorse che il buio era causato dal fatto che aveva chiuso istintivamente gli occhi. Li aprì, non molto speranzoso di rivedere la luce. Suo padre lo guardò curioso.

-Pride?- Edward non rispose…era…ancora…vivo?!?!

“PRIDE!” urlò con rabbia crescente, quel pezzo di cretino di un Homunculus lo aveva giocato un'altra volta?! ma si divertiva a vederlo morire di paura?! “che ho fatto sta volta?”

“CHE SIGNIFICA?! Perché NON SONO MORTO?! MI HAI NASCOSTO QUALCOSA D’ALTRO?!"

“no.” disse Pride indignato.

“E ALLORA?! VOGLIO UNA SPIEGAZIONE!”

“e non urlare…non sono sordo…comunque…io non ti ho nascosto nulla: io ti ho detto che la tua vita si dimezza ogni volta che vieni colpito…ma la parte che si dimezza è quella che hai in quel momento… sei tu che hai capito male e hai pensato che bastasse un altro colpo per ucciderti. Mi spiego: se ti mancano venti minuti di vita e vieni colpito mortalmente te ne mancheranno dieci, se vieni colpito un’altra volta cinque minuti…e così via…sei tu che hai frainteso…”

“in poche parole…mi manca ancora mezz’ora.”chiese speranzoso.

“finalmente usi la testa.”lo criticò l'orgoglio...

Edward rise, rise davanti al padre a cui non aveva ancora risposto. Pensando che fosse Pride, Lust lo liberò dalle lame. Edward cadde a terra in ginocchio e rise ancora.

-Pride…sei tu?- chiese Hoheneim.

-ma sei scemo o cosa?- Edward alzò lo sguardo verso di lui e si alzò, senza distogliere lo sguardo –ti avevo detto che quel coltello poco affilato non mi avrebbe fatto nemmeno il solletico…ti avevo anche detto che avevo fatto un patto con Pride e, evidentemente, lui lo sta seguendo.- rise di nuovo e Lust attaccò di nuovo. Edward stavolta era pronto.

Schivò ogni lama con cui Lust provò a colpirlo infine trasmutò tutte le lame che toccò in gomma. Non sarebbe stata capace di muoverle per un bel po’. Così era impotente…le ritrasse e tornarono delle dita normali.

-a noi due…Hohenei…Envy?- l’homunculus stava davanti a Hoheneim, con un ghigno. –come hai fatto a liberarti?-

-nostro padre ha ritenuto opportuno darmi una seconda possibilità di batterti e…io l’accetto volentieri…- disse con un sorriso maligno. –e stavolta non commetterò errori…-

Wrath cadde poco distante da loro, era stato buttato dall’alto…era legato come un salame da quelle che sembravano delle corde di ferro. Edward alzò lo sguardo, Gibbon e Mustang si batterono il cinque e guardarono Edward dalle tubature con un sorriso.

-FUORI UNO!- gridò vittorioso Gibbon e Edward gli sorrise a sua volta. Poi si concentrò su Envy…

-beh…non aspettarti che io sia più debole di Wrath…prima mi sono semplicemente distratto…ma ora…farò sul serio…- i suoi occhi brillavano di malvagità e desiderio di uccidere, a Edward non piacque minimamente quello sguardo. Envy era capace di ucciderlo fino a quando non avrebbe emanato l’ultimo respiro…

Gibbon e Mustang lo raggiunsero immediatamente. entrambi erano piuttosto malconci, ma avevano lo stesso ghigno soddisfatto sulle labbra...ancora Edward si chiese perchè Gibbon non avesse scelto Mustang: erano identici come carattere...

Entrambi gli erano al fianco…ma quello che si trasmutò davanti a loro…fu terrificante…Envy…stava cambiando forma…in un qualcosa di veramente…mostruoso…

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Capitolo 31
*** Dolore e Supplica ***


Per molte richieste, cercherò di essere più veloce a scrivere XDXDXDXD spero di farcela… comunque ancora non so quanto farò lunga questa fanfiction…quindi potrei andare avanti tanto, come potrei finirla presto…ehehehe in poche parole su quando finirà questo combattimento e come lo farò finire…ne so quasi quanto voi…anche perché ho in mente moltissimi finali…e non so quale prendere in considerazione… che ne dite? La faccio molto lunga (ho già in mente come articolarla) o lunghina?^^’’’ dato che mi conosco, fra le opzioni non ho messo “breve” XDXDXDXD Ditemi voi^^

Envy…si stava trasformando in qualcosa di immenso…mostruoso…disgustoso…un qualcosa che non aveva mai visto…un qualcosa che gli faceva venire la pelle d’oca. Non sapeva esattamente cosa fosse…sembrava una enorme lucertola formata da chimere, esseri umani di diverse specie…sembrava…di vedere l’Inferno in persona con le anime dei dannati che si portava sulla schiena.

-allora?…che ne dici del mio aspetto…piccoletto?- chiese la voce di Envy…che sembrava più fredda, glaciale, tanto da farli rabbrividire…

-che…è…- la prima cosa che gli venne in mente fu “enorme” –disgustoso…- disse con un sorriso freddo, falso. Tentava di mostrarsi senza emozioni, ma se la stava facendo sotto dalla paura…

-E….Ed…ward…non…non mi sembra….il caso…di farlo ar…arrabbiare…- tentò di dirgli Mustang con voce tremante, tirandogli la manica della giacca, come per fargli capire a che cosa stava davanti. Non era il solo ad essere impallidito all’istante…anche Gibbon ormai aveva raggiunto il pallore della pelle di Ed.

-non fate i fifoni…- li ammonì entrambi, Gibbon stava per aprire bocca, quando una coda li colpì in pieno stomaco, facendoli sbattere contro il muro. Edward e Gibbon sbatterono la schiena e il respiro mancò ad entrambi, Mustang, purtroppo, sbatté il braccio destro in malo modo e quello assunse una piegatura innaturale.

-Mustang…stai bene?-

-potrei stare meglio…Edward dimmi che sai come battere quel coso disgustoso…-

-ehm…-il silenzio che ne seguì fu più chiaro delle parole.

-NON HAI UN PIANO?!-

-veramente no…- ammise il ragazzo, Gibbon alzò gli occhi al cielo.

-anche voi non ce lo avete, perché devo fare tutto i…ATTENTI!- Envy non aveva certamente il programma di lasciarli respirare: con un colpo di goda provò a colpirli, ma quello che colpì fu il muro che si sgretolò come se fosse stato fatto di cartone. A causa della coda, Gibbon fu separato da Mustang e Edward, perciò non sapevano le sue condizioni.

-GIBB…- non fece in tempo a finire la frase che dovette schivare le unghie affilate come sciabole delle grandi zampe di Envy. Mustang si scansò dalla parte opposta, così che tutti e tre erano in punti differenti. Hoheneim peggiorò la situazione, creando un alto muro fra Ed e Mustang, lungo fino ad Envy. -MUSTANG! STAI BENE?!- ma quello che ricevette in risposta fu un urlo. Edward rabbrividì, il suo corpo fu momentaneamente bloccato dal terrore, così che Envy poté inchiodarlo al muro con una zampa.

Il fiato gli venne a mancare per la forza che stava esercitando sul suo petto con quella zampa.

-che…cosa….gli hai…fat…AH!- la zampa premette di più contro il muro, rompendogli qualche costola.

-io nulla…- disse Envy, avvicinandosi al viso di Edward con il proprio muso enorme…i suoi occhi spaventosamente grandi e gelidi lo fissarono attentamente. Occhi negli occhi…uno era impossibilitato a muoversi, l’altro non si muoveva perché voleva godersi la scena. –Hoheneim si sta dando alla pazza gioia e Lust è tornata all’attacco…ti lascio solo immaginare…- disse con un sorriso, mostrando i suoi denti aguzzi.

-LASCIA…AAAAH!- la zampa premette di più sul suo corpo, non permettendogli di respirare, il corpo urlava a quella pressione contro una parete.

-mi piace la tua espressione di dolore, lo sai?- gli disse ridendo, Edward fece una smorfia fra il disgusto e il dolore.

-il tuo alito, invece è terrificante, lo sai?- Envy ghignò e, stringendolo nella propria zampa, lo gettò contro la parete creata da Hoheneim. Un altro urlo…stavolta di Gibbon…

-CHE GLI STANNO FACENDO?!- urlò in preda al panico.

-non credo che tu sia nelle condizioni per pensare agli altri…in ogni caso non ne ho idea, ma…se tu dovessi morire, sta tranquillo che non durerà a lungo la tua morte…li rivedrai presto, ma da un altro punto di vista. Diciamo che potrai vederli morti senza provare alcuna emozione.- Edward rabbrividì all’istante.

In un impeto di rabbia si scagliò contro Envy, ma fu del tutto inutile…delle persone sul suo corpo si misero nel punto in cui voleva colpire e fu bloccato. Envy ne approfittò per sferrargli un colpo di coda e facendogli sbattere la testa contro il muro. Il sangue sgorgò da una ferita alla testa, scendendogli sulla fronte e sugli occhi…ma non si rimarginò…

-tò…stai morendo… sai…quando un umano è vicino al diventare Homunculus, le ferite devono pur rimanere per lasciarlo morire…poi diventa indistruttibile, e… tu, caro mio, stai morendo.-

-sta…zitto…chiudi…quella bocca…disgustosa…-gemette Edward, pulendosi il sangue con la manica.

-hai ancora la forza per fare lo spaccone?-

-ovviamente…è un mio pessimo difetto…- e detto questo provò ad attaccarlo di nuovo. Essendo grosso, Envy doveva anche avere qualche difficoltà: non poteva difendere ogni sua parte del corpo con attenzione e in alcuni movimenti era più lento di lui. Edward approfittò della super velocità da Homunculus e riuscì ad arrivargli sulla nuca, dove conficcò il proprio auto-mail.

Envy urlò di dolore e mosse la testa, come per scacciare una mosca fastidiosa, facendo sbilanciare Edward e farlo cadere nel vuoto. Prima che toccasse terra fece qualche capriola e riuscì ad atterrare tutto intero, ma…una zampa lo afferrò a pugno ed Envy lo guardò di nuovo ad una vicinanza preoccupante.

-dove pensi di andare? dopo avermi fatto un po’ male…devi pagarla…- e detto questo strinse il pugno con più forza, spezzando ad Edward qualche osso. Edward gridò senza poterlo evitare, Envy lo lasciò andare all’istante, così che atterrò male sulla propria gamba sana e si spezzò pure quella. Era in uno stato pietoso: braccio, gamba sana e qualche costola rotti. Il sangue gli usciva dalla bocca per colpa di una costola che gli aveva colpito un polmone…ogni respiro era dolore.

-ho deciso che voglio divertirmi ancora un po’…- disse divertito Envy, ma Edward lo guardò nel panico…

.

.

.

.

Erano stati tutti separati…chissà come stavano Edward e Mustang… ma in quel momento non poteva molto contare a loro essendo in una situazione svantaggiata. Hoheneim era davanti a lui, col medaglione fra le mani…avrebbe potuto usarlo in qualsiasi momento…bastava bloccargli i movimenti…

Era buffo: il Primo Alchimista messo alle strette da un misero alchimista da quattro soldi…

-è inutile che fuggi al tuo destino, Gibbon. Tu sei destinato ad unire la tua anima e la tua conoscenza con la mia.-

-non credo proprio…mi stai troppo antipatico.- gli rispose, mettendosi in posizione d’attacco. Sentì le urla di Edward, disperate, nel panico, piene di sofferenza…sembrava che lo stessero torturando senza pietà…voleva vedere come stava, ma era impossibilitato da quell’uomo odioso!

-penso che ci ripenserai quando la tua anima verrà risucchiata.- Gibbon stava molto attento a non stare fermo nemmeno un momento: c’era una qualche sua parte del corpo che era sempre in movimento, specialmente i piedi.

Creò con la propria alchimia degli aculei dal terreno e li diresse verso quell’uomo. Hoheneim parò il colpo con una lastra di pietra che poi venne ridotta in cenere al contatto. Quando ancora la polvere si levava da quel colpo, entrambi scattarono verso l’altro.

Gibbon trasmutò una spada dal pavimento, afferrandola e andando all’attacco; Hoheneim ne creò un’altra e così furono alla pari. La spada di Gibbon si trasformò in un serpente d’acciaio e si attorcigliò sulla spada di Hoheneim, riuscendo a disarmarlo mordendogli la mano.

-questo…è un mio caro amico.- spiegò Gibbon con un sorriso, il serpente si spostò dalla spada al braccio del Primo Alchimista, attorcigliandosi dolcemente, come un animaletto domestico. –penso che tu sappia per fama la mia passione per queste simpatiche creaturina.- disse con un largo sorriso rivolto al serpente, che si lasciava accarezzare la testa come un dolce gattino.

-maledetto…- imprecò Hoheneim, tenendosi la mano insanguinata.

-ah…a proposito…queste innocenti zanne…hanno un veleno…- Hoheneim si guardò istintivamente la mano e se l’afferrò con forza –entro neanche dieci minuti il veleno colpirà il cuore….e tu morirai all’istante. Sei nei guai, mio caro alchimista della luce…- disse Gibbon ridendo. –io avrei un antidoto…ma per averlo…dovrai darmi quel medaglione senza opporre resistenza.-

Hoheneim lo guardò con occhi di fuoco e Gibbon fu un po’ spaesato davanti a quello sguardo. Era proprio vero…quelli erano gli occhi identici a quelli di Edward. gli mancavano un po’ quegli occhi dorati sorridenti e allegri…ora erano viola e vuoti, privi di espressione.

Si guardarono per qualche secondo negli occhi, senza dire una parola, poi Hoheneim rise.

-che hai da ridere? Ti diverte così tanto a essere ad un passo dalla morte?-

-rido perché tu non ti sei accorto di niente.-

-che cosa?-

-anche io ti tengo in pugno…- Gibbon non capì le sue parole, finchè non sentì la sgradevole sensazione che ormai provava da parecchi giorni ogni volta che la sua anima veniva risucchiata. Vide il medaglione brillare di una luce dorata. Si guardò i piedi e vide che li aveva fermati senza volerlo…era stato immobile per qualche secondo…si era distratto…Hoheneim ne aveva approfittato...e questo era il risultato: parità. -se tu mi uccidi…io ti toglierò l’anima…- e Hoheneim prese a tossire sangue, per colpa del veleno che stava facendo effetto.

Il corpo del Primo Alchimista era interamente bloccato da quell’antica alchimia…non riusciva a muovere un muscolo…

-o entrambi ci salviamo e continuiamo il nostro scontro… o ci uccidiamo entrambi e Edward muore senza possibilità di tornare indietro..- Gibbon si pietrificò dall’orrore…nella sua mente c’era l’immagine di Edward, ma non era da Homunculus. Nella sua memoria stavano riaffiorando tutte le sue espressioni più belle…da quelle arrabbiate e goffe a quelle allegre e birichine… rivedeva ogni cosa di lui, ogni suo sorriso, ogni sua felicità, ogni sua piccola difficoltà…ogni sua litigata con lui… stava passando tutto come un film. Poi nella sua mente si fece nitida l’immagine di Pride con le sembianze di Edward, senza espressione, senza il calore che sapeva dare a chi gli stava attorno, senza pietà e senza amarezza o piacere…un essere privo di anima… -che vuoi fare?- chiese sputando ancora sangue.

-E VA BENE! TI DARò L’ANTIDOTO…ma…non fargli del male…attraverso di me…ti supplico…- l’aveva fatto…aveva supplicato qualcuno…si era piegato a quell’uomo…aveva gettato il proprio orgoglio per la persona a cui aveva voluto più bene. Sapeva che Hoheneim, appena ricevuto l’antidoto, poteva ingannarlo e rubargli in ogni caso l’anima…ma…avrebbe rischiato il tutto e per tutto… anche rinunciare al proprio orgoglio e la propria vita...avrebbe fatto qualsiasi cosa.

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Capitolo 32
*** Al Mondo C'è Chi Vince E C'è Chi Perde... ***


-ne hai abbastanza? O devo continuare ancora un pochino?- chiese divertito l’Homunculus, con voce divertita, felice di poter vedere il figlio di quell’uomo strisciante per terra. Edward era in mezzo ad una pozza…ripiena del suo stesso sangue…

Le ferite sul suo corpo non si contavano neppure da quante che erano, le ossa erano quasi tutte rotte e il sangue continuava a cadere sul pavimento. In quel momento di pausa, il suo corpo era talmente pieno di dolore che la sua mente non glielo faceva sentire per non farlo impazzire...era come un guscio vuoto, senza dolore e pensieri...

Edward sputò a terra del sangue che gli stava invadendo la bocca e provò a muoversi, ma quello che ottenne fu solo dolore e un giramento da prono a supino con un gemito.

-incredibile…sei ancora in grado di muoverti.- criticò l'Homunculus al settimo cielo...si stava divertendo parecchio con lui.

-uh…sta…i…ngh…zit…ah…to…- ogni parola, ogni respiro, era come una lama che penetrava in ogni centimetro del suo corpo, ogni lettera era sofferenza e fatica.

-vediamo di maltrattarti in modo da non lasciarti più parlare…-disse divertito, al solo pensiero di potergli causare di nuovo del dolore.

“P…Pride…qu…quanto…mi resta…ancora?”

“sei sicuro di volerlo sapere?”

“ovvia…mente…” gli riferì lui, mentre Envy gli sferrava un’altra zampata al fianco, il sangue usciva a fiotti e lui gridava dal dolore.

“uff…mi dispiace darti questa brutta notizia…mi stavo divertendo…”

“DIMMELO, MALEDIZIONE!”

“va bene, non ti arrabbiare…dunque…diciamo…dieci minuti.”

“lo immaginavo…”disse Edward tristemente…aveva così poco da vivere? Non avrebbe potuto compiere le promesse fatte ad Al, a Winry, a Gibbon e a tutte le persone a lui care?...non era da lui arrendersi!

“mmh…ti darei un’altra possibilità, ma…non mi è possibile: il tuo corpo non resiste più. Che ne dici di affrettare il tutto, smetterla di soffrire e lasciarmi il tuo corpo?”

“NO! Io…ce la devo fare! Dieci minuti…sono…sufficienti!”

“ma se non riesci neppure a muovere un dito…”

“questo…LO DICI TU!”

Edward strinse i denti e gli occhi, poi gemendo di dolore si voltò prono e con la forza del braccio e della gamba meccanici, riuscì a mettersi su un piede. L’altra gamba e l’altro braccio rimanevano inermi…rotti…

-fatti…sotto…non abbiamo…ancora…fini…- to. La sua vista si appannò, una strana sensazione di mancanza si impadronì della sua mente…il suo corpo sbilanciò in avanti e cadde di nuovo a terra, lottando fra la coscienza e l’inconscio…

-AHAHAHAH! Ma guardati! Non riesci nemmeno a stare in piedi…rassegnati a lasciare il posto a Pride!-

“non ha tutti i torti” gli fece notare Pride divertito.

-STATE ZITTI!- urlò Edward, Envy non capì a chi si stesse riferendo, ma Pride tacque all’istante, con una leggera risata. –smettetela di dirmi…cosa…è giusto fare…cosa mi conviene…cosa mi farebbe provare meno dolore…NON NE POSSO Più! QUESTA è LA MIA VITA! E COMBATTERò FINO AL MIO ULTIMO RESPIRO PUR DI MANTENERLA! Ho fatto…delle…PROMESSE CHE INTENDO MANTENERE!- si alzò nuovamente e si mise su una gamba sola. Creò dal pavimento quattro assi di legno, due corte e due lunghe.

Si tolse la giacca e, strappati dei pezzi di stoffa, legò i pezzi di legno al braccio e alla gamba rotti (con molta difficoltà). Envy continuava a guardarlo incuriosito, come se aspettasse che Edward finisse per divertirsi ancora un poco con il suo corpo. –non avete…nessun diritto…NESSUN DIRITTO DI DIRMI COSA DEVO FARE?!?!- un’energia strana gli partì dal petto e invase tutto il corpo.

Le sue ultime risorse vitali erano state esaltate dalla rabbia e dalla forza di volontà. Specialmente quest’ultima parve dargli di nuovo coraggio e un barlume di speranza si fece spazio nella sua testa. Non sarebbe stato di certo qualche osso rotto a farlo morire in un modo misero!

-ehi Edward…serve una mano?- da dietro Envy comparvero delle fiamme che gli avvolsero tutto il corpo.

-Mustang!-esclamò allegro Edward, come se quelle fiamme gli avessero trasmesso un raggio di speranza.

-ehilà piccoletto^^- gli sorrise Mustang, un po’ malconcio…anzi…parecchio…aveva i vestiti che ormai erano uno straccio e c’erano vari tagli su tutto il corpo…e un segno di rossetto sul collo e sulla bocca….

-CHI SAREBBE IL MINUSCOL…colonnello…ma che ha fatto con Lust?- chiese titubante, guardando i segni di rossetto. Mustang distolse lo sguardo e disse in tono pomposo e autoritario...completamente fasullo:

-non c’è tempo di pensare a queste sciocchezze…c’è un Homunculus da battere!- Edward lo guardò sconvolto…e la sua mente era troppo giovane per poter solo lontanamente immaginare cosa poteva fare Roy Mustang ad una donna tutta curve…

Edward arrossì al solo immaginare Roy che seduceva Lust…non volle pensare al resto…

-mi dica che non l’ha fatto sul serio?- Roy sorrise compiaciuto e si portò una mano sul mento, con fare lussurioso.

-nemmeno la lussuria può resistere alla mia bellezza.- Edward arrossì di un altro po’…allora…no…calma…non poteva averlo fatto sul serio mentre lui soffriva come un cane… -e va bene, lo ammetto…l’ho sedotta distraendola e sono riuscito a bloccarla.- Edward lo guardò allibito…beh…almeno non erano passati a qualcosa di più…sostanzioso, mentre lui veniva massacrato…altrimenti lo avrebbe ucciso!!! E non solo: lo avrebbe ucciso, ucciso e ucciso di nuovo in tutti i modi che gli fossero venuti in mente fino a che il suo corpo non fosse stato ridotto in cenere!!!!!!

Envy, appena fu libero dalle fiamme, attaccò entrambi. Edward provò a scansarsi, ma la gamba rotta sembrava non avere alcuna intenzione di muoversi. Mustang lo afferrò per la vita, se lo mise in spalla come un sacco di patate e saltò di lato.

-EHI! MI METTA Giù!-

-mi saresti solo d’impiccio a startene in piedi! Non riesci nemmeno a muoverti!- Edward iniziò a scalciare con la gamba meccanica, ma quella fu prontamente trattenuta da un braccio di Roy.

-MI LASCI HO DETTO!-

-siamo venuti fin qua per riprendere la tua vita…che senso ha tentare il suicidio?! Stattene lì buono e zitto!- diceva Mustang mentre schivava gli attacchi e usava il proprio fuoco su Envy.

Edward ebbe un attacco di nausea a forza di essere sballottato avanti e indietro sulla spalla del colonnello, ma represse il vomito. Si agitò nuovamente e riuscì a cadere a terra, lontando dalla sua presa.

Envy se ne accorse e punto su di lui, Mustang non ce l’avrebbe fatta a raggiungerlo, perché era impegnato con la coda di Envy.

-addio ragazzino presuntuoso!- disse Envy, ormai con le sue fauci ad un metro dalla sua testa.

-NO! EDWAAAARD!- urlò Mustang in preda al panico.

-adesso…mi hai rotto…- Edward trasmutò il proprio auto-mail e una lama fu infilzata nella testa di Envy dalla mascella in su. L’aveva infilzato come uno spiedino. Il sangue uscì a fiotti sul suo braccio, sul suo volto e sui suoi vestiti…ma mai il sangue gli aveva dato una così enorme soddisfazione.

-mi sono rotto di fare il santarellino...quando una persona...o Homunculus...mi fa perdere la pazienza...non credo che potrei esitare a farla fuori...sai, Envy?-

Envy fu costretto a tornare alla sua forma originale, ricomponendo il suo corpo, ma…stranamente aveva il fiatone. -ehi…non dirmi che un Homunculus può provare fatica.- lo canzonò Edward. Envy si scostò qualche ciuffo ribelle dal volto e lo guardò con odio. La sua solita fascia che aveva sulla fronte era finita a terra, lasciandogli i capelli liberi sul capo…un po’ fastidiosi dato che continuamente qualche capello gli finiva sul volto.

-taci! Questa me la pagherai cara!-disse infuriato Envy, con gli occhi che sprizzavano rabbia e odio.

Mustang fu dietro di lui dopo poco e tentò di bruciarlo col proprio fuoco. Envy se ne accorse, così che lo afferrò per il collo e lo scaraventò lontano da lui. Mustang sbatté la testa su una roccia e lì perse i sensi mentre il sangue iniziava a uscire dalla ferita alla testa.

-spero che non sarai contrario.- disse Envy a Edward, il quale lo guardò impassibile.

-sai…hai ragione...non sono molto contrario…ma avrei preferito farlo in un modo meno violento.-

-ognuno ha i suoi metodi.-

-allora? Colpo di grazia?-

-e così ci ritroviamo di nuovo nella stessa situazione di qualche mese fa...non chiedo di meglio…così potrò riprendermi la rivincita...-

-io non ne sarei tanto convinto...-

.

.

.

.

Gli aveva dato l’antidoto…maledizione! Ora poteva anche rubargli tutta l’anima, lo sentiva…era nella logica…lui era stato troppo stupido per aver ceduto al suo ricatto, così che Hoheneim aveva la vittoria su un piatto d'argento...

L’amuleto smise di brillare e lui riuscì a muovere il proprio corpo… guardò Hoheneim sconvolto, senza parole…era un uomo d’onore? no…impossibile…

-perché mi guardi in quel modo Gibbon? Scambio equivalente…dopotutto sono un alchimista anche io.-

-pensavo che ne avresti approfittato-

-non sono così disgustoso…io seguo le leggi della materia che amo.-

-giustamente.- Entrambi tornarono all’attacco nello stesso istante. Gibbon riuscì ad arrivargli alle spalle dopo aver fatto una finta, allungò una mano verso la sua tasca, ma Hoheneim si scansò in tempo… maledizione! L’aveva sfiorato!

-non male.- commentò Hoheneim, mentre tentava di bloccargli i movimenti con delle mani di pietra, create con l’alchimia. Gibbon notò che il suo modo di compiere l’alchimia era molto simile a quello di Edward…anche se usato per obiettivi differenti. Ma allora…

Gibbon sogghignò…se il suo modo di fare era come quello del suo piccolo amico (Ed: EHI! Smartis: opss..scusa^^’’’ Ed: SCUSA UN ACCIDENTI! MA COME TI PERMETTI! IO NON SONO BASSO! Smartis: come io non sono testarda. Ed: esattam…ehi! TU SEI TESTARDA! MALEDETTA! Smartis: XP) …allora era fatta! Sapeva come ingannarlo e batterlo.

Riuscì a formare una grande muraglia di pietra appena Hoheneim provò ad attaccarlo con un arma letale. La barriera creò un cilindro molto alto, una protezione totale.

-pensi che basti proteggerti per riuscire a battermi?- Hoheneim si avvicinò al cilindro, batté le mani e le depositò sulla pietra…che non era affatto pietra. La sue mani vennero inghiottite da qualcosa di appiccicoso, da impossibilitargli l’estrazione delle sue mani. Poi vennero inglobate e bloccate dalla pietra dura e spessa.

-COSA MI HAI FATTO?! MALEDETTO!-

-sei stato veramente uno sciocco.- gli sussurrò all’orecchio Gibbon. Hoheneim voltò la testa di scatto e incontrò gli occhi del Primo Alchimista a pochi centiemtri da lui. occhi di odio, occhi soddisfatti...occh da serpente...

-tu…come…-

-semplice…una reazione alchemica crea un po’ di luce e polvere, specialmente se si trasmutano oggetti grossi come questo. Durante quella confusione mi è bastato scivolare dietro questo cilindro di pietra, all’esterno di questa protezione. Immaginavo che tu ti saresti lasciato ingannannare, anche perché l’amuleto tenta di ricongiungersi alla mia anima, perciò ti segnalava la mia posizione…che sembrava essere all’interno della barriera. Ho notato che usi la stessa alchimia di Edward: battendo le mani, senza usare il cerchio alchemico. Le probabilità che tu appoggiassi le mani sul cilindro erano del 50%…e ci ho azzeccato a quanto pare…così ho creato un cilindro di una sostnza appiccicosa che, a contatto con la carne umana si sarebbe solidificata a mio comando...semplice...ed efficace.-

-che intendi fare ora?! Uccidermi?!-

-no…a te penserò più tardi, ma…adesso…rivoglio…- infilò una mano nella sua tasca e estrasse l’amuleto d’oro mentre Hoheneim impallidiva. –quello che mi appartiene…-

-MALEDETTO BASTARDO!- Hoheneim provò a muoversi, ma non ce la fece. Era bloccato.

-smettila di agitarti… …ogni giorno, al mondo, c’è chi vince e, di conseguenza, c’è chi perde…io ho vinto…e tu hai perso…- fece per allontanarsi da Hoheneim, quando fu attirato da una grande botto. Non erano stati loro due a compiere quell’esplosione. Gibbon alzò lo sguardo e vide del fumo nero nella direzione in cui era stato diviso da Edward. -oh no…- corse a più non posso verso quella direzione, pregando di non arrivare troppo tardi, pregando di poter rivedere di nuovo il sorriso di quel ragazzo o la sua faccia imbronciata, pregando di poterlo abbracciare di nuovo…pregando di poter rientrare nel suo corpo come anima che gli apparteneva di diritto.

Superò la barriera di pietra che faceva da ostacolo fra il suo scontro con Hoheneim, quello in cui vi si era battuto Mustang (lo capì dalla varie bruciature sulle pareti)e quello di Edward...dove vide...

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Capitolo 33
*** Mai Fidarsi Di Un Homunculus ***


la smartis si nasconde sotto il letto mentre Mew Mina la sta cercando con un mitra in mano. "cavolo...aiuto...e ora che faccio?" -smaaaaarttiiiiisss- la chiama Mew Mina, seguita a ruota da Winry-93, marcella e fedar (ho usato gli ultimi 4 che mi hanno mandato recensioni XDXD metterli tutti veniva un po' un casino o.O). -dove seeeeeiiii? continua la tua ff...perchè la finisci sempre sul più beeeellooooo?- canticchia in modo da far raggelare la smartis sotto il letto. Winry-93 alza la coperta del letto e trova la smartis che si pietrifica letteralmente dalla paura. -eccoti quiiiiii- -VA BENE LA METTO, LA METTO, LA METTO! NON UCCIDETEMI T.T- con le lacrime agli occhi finisce la ff mentre i suoi lettori le stanno col fiato sul collo, per controllare che posti un altro capitolo il più in fretta possibile

dopo questa piccola parentesi (scusate, ma dopo le vostre recensioni mi è venuta voglia di fare una scena del genere come post-ff XDXDXD era troppo divertente^^ mi sono immaginata questa scena mentre le leggevo^^ mi sembra abbastanza azzeccata O.o) continuiamo con la ff^^ tutti i lettori: che è meglio...(sguardo glaciale)Smartis: cmq ringrazio ancora tutti per leggere la mia ff^^ non sapete quanto mi rendete felice con le vostre recensioni^^ comprese le minacce: mi fanno ridere XDXDXD

Superò la barriera di pietra che faceva da ostacolo fra il suo scontro con Hoheneim, quello in cui vi si era battuto Mustang (lo capì dalla varie bruciature sulle pareti) e quello di Edward...dove vide...il nulla. Nel campo di battaglia non c’era nulla se non della polvere e del fumo.

Gibbon non sentiva più il proprio battito cardiaco…che fosse arrivato troppo tardi? Dov’era Edward? E Envy?

Avanzò di qualche passo, ma una scarica azzurra lo scaraventò indietro, facendolo scivolare sul pavimento con la schiena.

-ma che…- annaspò disorientato Gibbon. Finché non lo sentì…un brivido freddo gli percorse tutta la schiena…oltre quel fumo…c’era qualcuno. –Edward? Sei tu?- la figura stava in piedi in mezzo al fumo, così che Gibbon poteva vederne solo i contorni. –sei Envy?- non rispose di nuovo. Stranamente il cuore di Gibbon iniziava a fargli male e il suo corpo venne coperto da piccole gocce di sudore freddo.

-uhuhuh! Ahahah! AHAHAHAHA!- Quella cosa stava ridendo, come se la follia gli avesse colpito il cervello…il mondo gli cadde sotto i piedi…quella voce…

-Ed…wa…rd?- l’ombra avanzò, uscendo dal fumo e Edward lo guardò, con freddezza, gli occhi vuoti, un ghigno sul volto, nessuna ferita sul corpo, gli occhi color ametista…ma il tutto coronato da un’espressione orgogliosa. Si spostò i capelli dietro le spalle e avanzò di qualche passo. Attorno a lui c’erano scariche elettriche. –Ed…ris…pondimi…-

-non può…sentirti…- gli disse una voce soffocata. Gibbon si voltò verso quella voce e vide Envy ridotto ad uno straccio, poco distante da Edward. Aveva il sangue ovunque e sembrava non essere più in grado di rigenerarsi velocemente. –è…troppo…tardi…- c’era qualcosa di strano negli occhi di Envy…sembrava terrorizzato.

-che cosa intendi dire?! PARLA!- gridò in preda al panico, mentre vedeva il ghigno di Edward allargarsi sempre di più.

-non è chiaro?- chiese Edward mentre dava un calcio a Envy e l’Homunculus perdeva i sensi –semplicemente…il tuo amichetto…non ce l’ha fatta fisicamente. Edward è morto…ed è nato Pride.- Gibbon non sentì più nulla. Non sentì il pavimento a contatto con le ginocchia, mentre cadeva sconvolto, non sentì i passi di Pride mentre si avvicinava a lui.

Il sorriso sincero e caldo di Ed scomparve dalla sua mente e si sostituì a quello orgoglioso di Pride.

-tu…non…non è…non è vero…-

-oh…invece sì.- disse Pride che si era avvicinato a Gibbon e gli aveva preso la mascella con il pollice e l’indice, per alzargli il volto. I loro occhi si specchiarono come era successo tante volte davanti ad uno specchio…ma stavolta era totalmente diverso –una volta l’hai posseduto tu…ora tocca a me…mica vorrai tenere tutto per te il divertimento…peccato che con me sia per sempre. Edward non potrà mai più tornare indietro.-

Il mondo scomparve attorno a lui. Vedeva tutto buio. Che fosse svenuto? No…ma non riusciva a vedere niente, il suo cuore non batteva più, i suoi muscoli erano immobili. –cosa c’è? sei triste?- chiese con scherno Pride, ma Gibbon non ascoltò le sue parole. Le lacrime stavano scendendo sulle guance del Primo Alchimista dopo secoli. Non ricordava quanto le lacrime potessero essere così amare, come potessero far male al cuore, come potevano ridurlo in mille pezzi…come gli annebbiavano la mente. Erano calde…ma allo stesso tempo ghiacciate. –cos’è? Ora piangi? Patetico.- disse Pride, dandogli un calcio sul volto. Non sentì dolore…anche perché il dolore più grande lo provava all’altezza del petto.

-Ed…Edward…ti prego…no…non puoi…farmi questo…- singhiozzava, in preda al dolore. –NO EDWARD! TI PREGO, TORNA DA MEEEEEEE!!!!!- urlò con tutte le sue forze, mentre i singhiozzi diventavano urla, le rare lacrime scendevano in modo continuo, il fiato gli veniva tolto, mentre tra un singhiozzo e un urlo di dolore gridava il nome di Edward.

Non aveva mai provato così tanto dolore…non se lo ricordava…perché? Se solo fosse arrivato di qualche secondo in anticipo…se solo…avesse sconfitto Hoheneim in tempo…tutto questo non sarebbe successo!- EDWAAAAAAAARD!- gridava, come se chiamare il suo nome potesse in un qualche modo farlo tornare indietro…

-sei patetico- gli diceva Pride ridendo, mentre osservava un uomo fiero e sicuro di sé…distruggersi pezzo per pezzo.

Gibbon non riuscì a rispondere a quella provocazione…perché? Chissà quante volte aveva fatto quella domanda composta da una sola parola…anche se era così corta e banale come domanda, come quando un bambino chiede “perché” per ogni cosa…Ma quella non poteva avere risposta…

-non può…essere…VERO!…EDWAA…ARD!- ormai la sua voce era spezzata, non riusciva quasi più a gridare in modo continuo, come se la sua gola lo pregasse di non farlo, altrimenti si sarebbe rotta.

-PRIMO ALCHIMISTA!- aveva sentito la sua voce, disperata, triste. Gibbon alzò di scatto la testa e incontrò gli occhi stupiti di Pride che si portava una mano alla bocca. Gibbon notò in quel momento che dagli occhi di Pride uscivano delle lacrime simili alle sue. Pride era disorientato, non capiva quella reazione del proprio nuovo corpo…perché piangeva?

-che hai detto?- chiese, con ancora le lacrime che gli scorrevano sul volto.

-nulla! E adesso, caro mio inutile alchimista, mi dispiace, ma devo uccider…EHI! NON POTRAI TOCCARLO NEMMENO CON UN DITO, HAI CAPITO BRUTTO STR***O!!- Gibbon guardava allibito la scena…che stava succedendo? Era lunatico o cosa? –stai zitto tu, inutile piccolo ragazzino!…Chi sarebbe l’inutile ultra mega nano che non lo vedresti nemmeno con un telescopio ad alta tecnologia?!?!….SMETTILA!- Gibbon guardava Pride come se fosse impazzito…sì…di sicuro era impazzito…insomma, parlava da sol…un momento…chi era quel pazzo che usava delle frasi sconnesse appena si toccava la parola “piccolo”?

-Edward?- domandò Gibbon senza capire.

-devo farlo fuori, altrimenti questo qui…EHI, NON MI HAI SENTITO?! GIBBON NON SI TOCCA, HAI CAPITO BRUTTO HOMUNCULUS TRADITORE E BUGIARDO?!-

-EDWARD!- urlò Gibbon col cuore leggero e un largo sorriso sul volto…ma allora…c’era ancora speranza…

-Gibbon…ascoltami…- diceva la voce di Edward soffocata e affaticata, mentre Pride di portava le mani alla testa, come se avesse una forte emicrania –c’è un modo per riportarmi indietro! Il tempo non è nel tutto scaduto! Pride mi ha mentito, aveva promesso due ore di tempo, invece le accorciate sempre di più…quando è scoccata l’ora io mi sono sentito perduto e lui ne ha approfittato…- .

.

Flashback

-Allora? Colpo di grazia?-

-e così ci ritroviamo di nuovo nella stessa situazione di qualche mese fa...non chiedo di meglio…così potrò riprendermi la rivincita...-

-io non ne sarei tanto convinto...-

“ma che colpo di grazia e colpo di grazia! Ragazzino! Sai che ore sono? Sai quanto tempo ti manca?”gli chiese Pride.

“no…dimmelo tu…”

“dieci secondi…10…9…8…”

“NO! ASPETTA, TI SUPPLICO!”

“7…6…5…4….”

“SMETTILA, NO! DEVO BATTERMI CON…”

“3…2…1…sei morto…” la mente di Edward fu presa dalla paura…era giunta la sua ora…era tutto finito…sentiva la forza di Pride prendere il sopravvento sul suo corpo e sulla sua mente…così…che fu mandato in un luogo buio…freddo…non aveva nulla addosso e si sentiva congelare…aveva paura…dove si trovava?…era quello l’inferno?

“sei nella tua stessa mente.” gli spiegò una voce dall’alto.

“che cosa?!”

“sai ragazzino…avevi ragione: mai fidarsi di un Homunculus…”

“che stai dicendo?! non capisco!”

“è tipico di voi umani non capire ed essere soggiogati con così tanta facilità. Semplicemente ti ho mentito.”

“Che…cosa…cosa intendi dire, Pride!”

“semplicemente che il tuo corpo aveva veramente due ore di tempo, ma…ho voluto giocare con la tua mente. ho inventato quella scusa che se il tuo corpo subiva più ferite del dovuto la tua vita si sarebbe accorciata…tu mi hai creduto sulla parole, giusto?”

“CHE STAI DICENDO?! SPIEGATI!”

“ehehehe! Sei proprio sicuro di volerlo sapere?…semplicemente ho fatto finta che ti mancasse meno tempo, sapevo che allo scadere del “tempo” che ti avevo detto…la tua mente sarebbe stata più vulnerabile e così è stato. Ho preso il sopravvento prima del previsto…tu passerai l’ultimo momento di vita nella tua testa, senza poter fare nulla…contento?”

“MALEDETTO! SEI UN BASTARDO! RIDAMMI IL MIO CORPO! RIDAMMELO SUBITO!”

“Non credo che tu sia nella condizione giusta, sai?…tu…ora…sei sotto il mio completo controllo…”rise di gusto, lasciando Edward spiazzato. Si sentiva umiliato, stupido, ingenuo…Inutile ragazzino! “ciao ciao…ora…c’è un tuo amico che deve ricevere una buona notizia…”

“COSA VUOI FARE?” in quel momento vide attraverso la mente di Pride l’immagine di Gibbon che era arrivato sul luogo “NO! LUI NO! NON DIRGLI NIENTE! NON DIRGLI NIENTEEEEE!!”

“oh…invece mi sa che mi divertirò…goditi la scena…il tuo caro amichetto…subirà sofferenza e disperazione prima del mio colpo di grazia”

“NO GIBBOOOOOOOOOON! PRIMO ALCHIMISTA, PRIMO ALCHIMISTAAAAAAAAAAAAAA!” urlò Edward a squarciagola –NON CREDERGLI, NON ASCOLTARLOOOOO!!!” ma ormai era troppo tardi…Gibbon non riusciva a sentirlo.

Fine Flashback

-è così…che…è…andata…argh!…SMETTILA RAGAZZINO! È inutile che tu ti opponi al mio potere, ormai sei mio!-

-Edward! Cosa devo fare?- Gli chiese il Primo Alchimista, non sapendo bene come ridargli il controllo della sua anima.

-devi…NON DIRGLIELO…darmi…moccioso, giuro che ti tolgo subito la possibilità di parlare!…in mano l’amuleto e…SMETTILAAAAAAAAAAA!- una scarica elettrica invase il corpo di Pride e il suo sorriso malefico e orgoglioso prevalse. –ufff…certo che questo ragazzino è ostinato…mi devo ricordare di non abbassare la guardia…-

La guardia l’aveva abbassata con Mustang. L’alchimista di fuoco si era svegliato e gli aveva cacciato un pugno in pieno volto, senza che Pride potesse schivarlo.

-Nessuno può maltrattare un mio subordinato se non il sottoscritto con una montagna di lavoro! Toglili le mani di dosso maledetto Homunculus!-

Il Primo Alchimista lo guardò stupefatto. Mustang era rosso di rabbia, aveva i denti scoperti in un’espressione feroce…l’Homunculus aveva giocato troppo col fuoco…chissà com’era Mustang veramente arrabbiato.

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Capitolo 34
*** Parentela e Ritirata ***


In una notte come tutte le altre, una sera tranquilla, senza alcun problema o pensiero...quando la giornata sembrava terminata...la nostra autrice (la sottoscritta) stava scrivendo tranquillamente un pezzo alla volta della sua fanfiction...quando saltarono fuori cinque figure dietro di lei...cinque ombre...minacciose. la smartis, sentendo queste auree minacciose si voltò con preoccupazione...e lì...potè morire d'infarto. -smaaaaaaarttiiiiiisss- disse la prima voce. -caaaaaaraaaa- la seconda. -smartisuccciaaaa...-la terza... -autrice adoraaaataaaaaa...- la querta... -piccola cara.....- la quinta... tutte e cinque...molto inquetanti. non sembravano di certo molto felici...anzi...sembravano indemoniate. -ciao Fedar...Mew Mina...FullmetalQueen...Winry-93...e Marcella...- disse la smartis spaventata...cercando di sorridere in modo naturale...invano. -una domandina che ci ha incuriositi tutti...- disse Fedar con un ghigno per niente rassicurante sul volto... -dimmi?^^'''- cercò di essere dolce e tranquilla la smartis. -COSA STAI ASPETTANDOOOOOOOOOOOOO?!?!?!? VUOI MUOVERTI A SCRIVERE OPPURE NO?!?!?!-urlò Mew Mina anticipandolo... la smartis per poco moriva d'infarto. -GIà! STIAMO ASPETTANDO DA UN BEL PO' E TU NON L'HAI ANCORA FINITA!?!?!?!- urlò FullmetalQueen. -è che...dovevo...studiare...e...- -lo studio è più importante del mio adorato Pride!?!- disse col fuoco attorno a sè Winry-93. -ehm....no....assolutamente...è che se no mia madre mi uccideva se non studiavo e...- -ma allora sei sadica...preferisci una morte per mano nostra...- disse marcella. tutti e cinque tirarono fuori le loro armi e le puntarono addosso alla smartis, urlando tutti assieme: -MUOVITIIIIIIIIIII!!!- -va bene, va bene, va bene...scrivo T.T- .

.

.

.

Pride guardò Mustang con disprezzo e rabbia e il colonnello gli ricambiò lo stesso identico sguardo…entrambi per morivi diversi.

-maledetto come hai osato colpirmi?-

-e tu come hai osato prenderti gioco di un mio subordinato?- rimasero in silenzio. Poi Pride sorrise.

-chissà cosa accadrebbe se io provassi a duellare con te…con questo corpo…dopotutto è quello di Edward…no?- Mustang s’irrigidì e non disse una parola. Aveva fatto centro: il colonnello l’aveva colpito, è vero…ma non sapeva sarebbe riuscito a duellare con lui quando quel volto così familiare lo fissava. Era difficile…forse impossibile. –allora avevo ragione-

I suoi occhi erano così vicini che avrebbe potuto vedere cosa vi si nascondeva dietro. Pride si era avvicinato a Mustang con velocità tale da non aver permesso nemmeno alla polvere di alzarsi al suo passaggio. Avevano i nasi poco distanti…in più…aveva un ghigno per niente rassicurante. Mustang abbassò lo sguardo sconvolto e vide una lama che stava facendo uscire a fiotti il suo sangue. L’aveva infilzato. Era stato talmente improvviso e talmente veloce, che non aveva neppure sentito dolore.

-Must…MUSTANG!- la voce di Gibbon lo chiamò. Perché?…perché Edward?…perché non riesci a ribellarti nemmeno ora che sono stato colpito a morte dalle tue stesse mani?…prima l’avevi fatto…sei veramente sparito?

Due braccia lo afferrarono prima che lui potesse cadere con la schiena sul pavimento. Il dolore partì dalla ferita e si sparse in tutto il corpo fine al cervello come se fosse stato veleno, ma la voce non riuscì ad uscire, non riuscì ad esprimere il proprio dolore con un grido…era come se fosse diventato muto.

Gibbon lo stava fissando con uno sguardo di terrore e impotenza. –cavolo…se solo sapessi guarire una ferita…- maledì guardando il sangue che usciva a fiotti dallo stomaco di Mustang. Era strano che non fosse ancora morto…dopotutto non era una ferita da niente… Mustang non riusciva a parlare, si sentiva debole, come e le forze uscissero dal suo corpo insieme al sangue.

-calmati- disse Pride con noia –non l’ho infilzato così tanto…ha una grossa ferita, ma…mi sono dovuto bloccare perché qualcuno ha urlato in modo fastidioso.- disse guardando verso l’alto e strofinandosi un orecchio con una mano.

-Ed?- chiese Gibbon, anche se sapeva già la risposta. Quel ragazzino aveva salvato per un soffio la vita del suo superiore.

-chi altri se no? Riesco a non farlo parlare, ma per adesso siamo un'unica essenza…i miei pensieri e i suoi sono nella stessa testa ed è particolarmente fastidioso….- si lamentò Pride –per non parlare che se muore lui muoio io…se muoio io muore lui…semplice…ma odioso…- semplice un corno! Adesso sì che erano guai: non potevano ferirlo in alcun modo essendo il corpo di Edward. Se lo colpivano a morte anche Edward sarebbe stato in pericolo di vita. –non che sia facile uccidermi.- aggiunse con un sorriso sghembo. –beh…ora basta con questa pagliacciata…voglio divertirmi…-

Senza che il Primo Alchimista se ne accorgesse un pugno lo colpì in pieno volto, fu talmente forte da spaccargli quasi la mascella. Vide una luce azzurra e dopo poco una lama sulla sua gola e gli occhi di Pride che lo fissavano…occhi freddi, senza espressione…se non di divertimento e orgoglio. –che noia…sono troppo veloce per te… e io che pensavo che fosse divertente battermi con colui che mi aveva creato un tempo.-

Il silenzio calò sul luogo, il Primo Alchimista distolse lo sguardo da quegli occhi. Non lo infastidiva il fatto che lo avesse detto a tutti…ma il fatto che fosse la verità. Quello era il primo Homunculus mai creato dall’alchimia…l’homunculus che aveva creato. Lo odiava ancora di più proprio perché lo aveva creato lui stesso e aveva preso il corpo della persona a lui più cara. –che bello rivederti fratellino.- disse con un sorriso ancora più ampio.

-smettila.- lo supplicò il Primo Alchimista. –non dire altro!- Mustang stava ascoltando ogni cosa e fu talmente sconvolto da dimenticare quasi il dolore che gli partiva dallo stomaco.

-io invece credo proprio che parlerò…dirò come tu hai ucciso tuo fratello e, accecato dal senso di colpa, hai tentato di riportarlo in vita.-

-QUESTA è UNA MENZOGNA! IO NON TI HO UCCISO!-

-ah no? Allora perché adesso non mi guardi più in faccia? Ammettilo che il senso di colpa ti sta torcendo lo stomaco…ammettilo che stai impazzendo a sentire di nuovo la mia voce…-

-STAI ZITTO!- urlò con rabbia, riuscendo a colpirlo allo stomaco e ad allontanarsi da lui. –IO NON TI HO UCCISO!-

-è la stessa frase di prima…sei ripetitivo.- mormorò Pride annoiato. –dimmi fratellino…che si prova nel sentire la mia voce…in questo corpo, nel corpo della persona a te più vicina?…fa male…vero?- questa era la verità. Il cuore di Gibbon faceva talmente male che ormai avrebbe potuto gemere di dolore.

-stai zitto…STAI ZITTO! NON DIRE ALTRO!- stava per attaccarlo quando sentì due braccia, anche se deboli, lo bloccarono da dietro.

-non farlo…- la voce di Mustang gli arrivò con un sussurro all’orecchio, da quella voce così debole Gibbon si era fermato con la sua volontà…altrimenti avrebbe potuto sbattere a terra Roy senza problemi –è quello che vuole…vuole che tu perda il controllo per toglierti di mezzo più facilmente…siamo troppo deboli Gibbon…sia fisicamente…che di cuore…- Gibbon guardò Mustang col filo dell’occhio da sopra la spalla. Non era messo bene, era in uno stato pietoso… graffi sul volto, il sangue che gli usciva dalla bocca e dallo stomaco, gli occhi vuoti come se stesse per perdere conoscenza. –andiamocene…ritiriamoci per adesso…-

-Che cosa?! E abbandonare così Edward?! Ti facevo suo amico, colonnello Roy Mustang- disse con disprezzo, colto da un improvviso desiderio di voltarsi di scatto, sbatterlo a terra e riempirlo di pugni fino a che non avrebbe esalato l’ultimo respire –non pensavo fossi tanto mesc…- Mustang gli coprì la bocca con una mano.

-taci e ascoltami…appena mi rimetto in sesto te la farò pagare per quello che stai insinuando, dandotele di santa ragione!- disse il colonnello infuriato, ma mantenendo una voce bassa, in modo che gli altri non riuscissero a sentirlo -Ascoltami…io non voglio abbandonarlo…è proprio per questo che voglio che ci ritiriamo: se noi moriamo nessuno potrà salvarlo, ma se recuperiamo le forze che abbiamo perso e guariamo le nostre ferite…forse una possibilità, anche se minima, potremmo avercela.- Gibbon guardò Edward…anzi no…Pride, il quale guardava da un’altra parte annoiato, come se non gli interessasse il fatto che stavano confabulando fra di loro. Anche se avessero ideato un piano in quel momento di stallo, sembrava che per Pride non fosse un problema, come se loro non fossero un suo pericolo –ti supplico…pensaci a modo!- il Primo Alchimista rifletté sulle parole di Mustang e, con rabbia, capì che aveva assolutamente ragione…

-d’accordo…faremo come dici tu…ma anche io dovrò fartela pagare per avermi convinto ad abbandonarlo a se stesso, anche se a tempo breve.-

-allora faremo una piccola rissa appena questa storia sarà finita…-disse Mustang divertito alla sola idea di fare a pugni col Primo Alchimista.

Mustang e Gibbon unirono le loro forze per creare una grande esplosione attorno a loro, tanto per creare un po’ di baccano. Gli Homunculus non riuscirono a vederli in tutto poiché la reazione alchemica aveva creato una grande nuvola di fumo denso, così che corsero fuori dalla stanza, lontani da quell’inferno.

-PRIDE! COSA ASPETTI?! INSEGUILI!- urlò Hoheneim fra il fumo che si era creato nella stanza.

-come scusa? Mi stai dando degli ordini?- chiese ridendo di scherno Pride...anche se era grazie a lui che era rinato...i suoi pensieri e quelli di Edward erano mischiati, perciò lo odiava nello stesso identico modo.

-MUOVITI! Cof cof! INSEGUILI!-

Il polverone era alto, ma Pride sapeva dov’era l’uscita dalla stanza e ci avrebbe messo neanche un secondo per attraversarla e uscire dal fumo. Ma non lo fece. Non lo fece per pietà, oppure per colpa di Edward che tentava in ogni momento di ribellarsi dentro il suo corpo…ma lo fece perché voleva divertirsi. Con quei due ridotti ad uno straccio, senza il minimo di forze…sarebbe stata una passeggiata ucciderli…un colpo secco…un secondo e zac… entrambi sarebbero morti senza neanche accorgersene…

Era finalmente rinato, dopo anni e anni di solitudine, buio, impotenza…prigionia…voleva togliere di mezzo suo fratello con tutto il gusto possibile. Voleva vedere ogni secondo della sua sofferenza, ogni sua espressione di dolore e terrore…voleva divertirsi a dovere.

Perché distruggere quel momento con un solo ed unico colpo? Voleva vederlo da sano…a morente…solo con le sue mani…voleva essere lui la causa delle sue ferite e della sua sofferenza…non voleva che lo facessero altri…come poteva dimenticare quel giorno…in cui era morto…e si era risvegliato da Homunculus per colpa sua?

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-SEI UN BASTARDO!- urlava Gibbon a Mustang mentre correvano fuori dal castello, fuori da quelle mura, per salvarsi la vita.

-AVRESTI PREFERITO LASCIARLO AL SUO DESTINO?!-

-NON è QUELLO CHE STIAMO FACENDO?!-urlò alludendo alla fuga improvvisa.

-NO! RESTANDO E MORENDO LO AVREMO ABBANDONATO, ANDANDOCENE ABBIAMO UNA POSSIBILITà! TE L'HO GIà SPIEGATO!-

-MA COSì ADESSO è NELLE MANI DI QUEL TIZIO E CHISSà QUANTO CI METTERAI TU A RIPRENDERTI!-disse guardando le sue ferite.

-GUARDA CHE ANCHE TU NON SEI NELLE CONDIZIONI Più…-

Mustang non ce l’aveva fatta a resistere ed era svenuto a terra, facendo quasi inciampare Gibbon sopra di lui. Il sangue che aveva perso era veramente tanto, la ferita nella corsa si era allargata e il sangue che usciva era il doppio…andando di questo passo ci avrebbe messo qualche minuto per morire dissanguato.

-Ehi! Mustang! RIPRENDITI!- ma il colonnello era ormai svenuto, privo di forze. Il Primo Alchimista vide che era molto pallido…forse troppo…stava impallidendo sempre di più man mano che il sangue fuoriusciva dalla sua ferita. Il suo corpo era ghiacciato e il suo respiro sempre più raro. –no…non morire! Non puoi morire! Dobbiamo salvare Ed insieme! SVEGLIATI!-ma il colonnello sembrava non volersi svegliare…

No…non voleva veder morire qualcun altro…non voleva perdere un’altra persona fra le sue braccia…MA COSA POTEVA FARE?!?Sbatté le mani a pugno sul terreno per rabbia, schizzando altro sangue sui suoi abiti. Fu tentato dal far scendere le lacrime che tanto chiedevano di uscire…ma a piangere non avrebbe concluso nulla! Era impotente…E NON LO SOPPORTAVA!

Dalle sue mani uscì una luce verde che colpì il sangue di Roy. Le mani del Primo Alchimista furono come incollate al suolo. Il suo cuore iniziò a battere forte mentre tentava di staccare le mani e la luce si diffondeva sul sangue fino al corpo di Mustang. In pochi istanti il petto di Mustang venne avvolto da quella luce e Gibbon andò nel panico.

COSA GLI STAVA FACENDO INCONSCIAMENTE?! COSA STAVA SUCCEDENDO?! Gibbon cercò di allontanarsi con tutte le sue forze, ma le sue mani erano attaccate al sangue di Mustang come se ci avessero messo della colla… le sue energie stavano svanendo a velocità allarmante.

Quando la testa iniziò a girargli per la mancanza di forze, la luce si spense. Gibbon staccò le mani dal sangue di Mustang, cadendo all’indietro per la forza che ci aveva messo. Il corpo gli tremava per lo sforzo e per lo spavento…che cos’era successo? Vide il petto di Mustang abbassarsi e alzarsi ritmicamente, come se stesse dormendo. Si avvicinò di più al colonnello con timore e vide che la ferita si era ristretta, il sangue si era fermato e Mustang aveva riacquistato un po’ di colore…

-che cavolo ho fatto?! Come ho fatto?…-si chiese, troppo stupito per potersi alzare nuovamente. Si guardò le proprie mani e un mezzo sorriso apparve sul suo volto…forse…era riuscita a raggiungere quello che aveva cercato di studiare e scoprire nella sua prima vita…l’alchimia di guarigione…

Nella testa di Edward aveva appreso che in quel mondo la chiamavano l’alchimia di Xing dei paesi orientali. Molto probabilmente, quando Edward aveva visto questa alchimia da alcuni abitanti di Xing, i suoi ricordi si erano mischiati a quelli del Primo Alchimista che era riuscito a riprodurla senza molta difficoltà…

Quel ragazzo aveva salvato, attraverso il Primo Alchimista, la vita del suo superiore per la seconda volta…se non si fosse unito a lui e le sue conoscenze non si fossero mischiate alle sue…Mustang sarebbe morto in quello stesso istante.

Afferrò il colonnello in spalla e s’incamminò verso casa, promettendo che sarebbe ritornato in quel luogo infernale il più presto possibile… .

.

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ehm...cari lettori...sinceramente...cosa ne pensate del fatto che Pride sia il fratello maggiore del PA?...a me sembrava un idea carina^^'' avevo parlato nella prima parte di un Homunculus creato dal PA...e ho voluto metterlo sotto forma di Pride...mi interessava il passato sia dell'uno che dell'altro e ho voluto intrecciarli fra loro^^'' è un'idea stupida? perchè solo adesso faccio in tempo a cambiare la storia XD altrimenti diventerà impossibile u.u

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Capitolo 35
*** Libertà e Senso di Colpa ***


La smartis stava tranquillamente disegnando una nuova tavola di manga quando sentì qualcuno suonare al campanello. Tranquillamente uscì dalla propria stanza, ma poi…un brivido spiacevole le passò lungo tutta la schiena. Chi era alla porta? Il sudore freddo aveva iniziato a coprirle la fronte e la schiena e una morsa stava afferrando il suo stomaco. Titubante scese le scale e dalla porta a vetri vide cinque persone salutarla con la mano. “ciao smartis^^” dissero tutti allegramente. La smartis sbarrò gli occhi dall’orrore…dove nascondevano le loro armi?! Era sicura che ci fossero!! Dove le avevano nascoste?!?!?! Fuggì in camera propria. Fedar, Winry-93, marcella, mew mina e fullmetalqueen rimasero di sasso. “ehm…non è che…” Fedar. “…ha pensato…”mew mina. “…che noi”…” marcella. “..volessimo…” Winry-93. “…ucciderla?” fullmetalqueen. Tutti e cinque respirarono a fondo per poi gridare: “SMAAAAAAAAAAAAARTIIIIIIIIIIIISSSSS!!!! APRI DAI, NON VOGLIAMO FARTI NIENTE!” per adesso…pensò con un lamento la smartis. ”NEMMENO SE VI DICO CHE NON HO ANCORA INIZ…”

Silenzio…

La smartis iniziò a sudare freddo…che cosa aveva detto?! Che stupida!!! Si sentì improvvisamente agitata…socchiuse la porta per andare a dare un’occhiata con il meno rumore possibile, ma… Il viso della smartis fu talmente pallido da sembrare quello di un fantasma. C’erano cinque persone nell’ombra davanti a lei…con gli occhi che brillavano di malvagità allo stato puro. “oh no…” mormorò, tentò di chiudere la porta nuovamente, ma Fedar mise la propria mano fra lo stipite e la porta…bloccandola. “che hai detto smartis cara?” chiese Winry-93 con voce lugubre e terribilmente sadica. “ehm…nulla^^’’ dimenticate quello che ho detto e…” “dov’è la fanfiction?” chiese marcella. La smartis iniziò a sudare freddo. “ma naturalmente sul computer e…” “faccela vedere.” La minacciò fullmetalqueen. “ehm…oh! Ma che sbadata…mi sono ricordata ora di una cosa molto importante da fare…” tentò di svignarsela, ma mew mina l’afferrò per il colletto e le mise la propria arma alla gola…allora le armi le avevano sul serio…c’era da immaginarselo…ma dove le avevano nascoste? O.o “credo che potrà aspettare il tuo impegno…sai?” “allora…dov’è la fanfiction?” chiese Fedar con uno sguardo maligno. “ehm…ecco…E VA BENE! PERDONO, PERDONO, PERDONO!” la smartis si era messa in ginocchio, alzando il busto e riabbassandolo come quando si implora una divinità “mi metto subito al lavoro e...” “SARà MEGLIO!” urlarono tutti e cinque in coro. Facendo alzare di scatto la smartis per correre al computer e alla sua scrivania e iniziò l’altro capitolo. “ah…sia ben chiaro…” disse Winry-93 alle sue spalle. “se mi tocchi Pride…non vedrai la prossima luce del giorno…” “ma veramente io volevo…” “sìììììììììììììì?” “d’accordo O.O”
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Era vivo. era riuscito a tornare in vita ancora una volta. Per anni…quasi secoli…aveva vissuto all’interno di un luogo buio, privo di tutto e di tutti…non c’era niente…era il nulla. Nessun essere umano sa cosa significa stare nel vuoto…in un posto in cui non esiste nulla. È un concetto troppo complicato e impossibile per poterlo capire…ma lui…Pride…c’era stato. Per tanto, forse troppo tempo. Per anni aveva sognato di poter rivedere un’altra volta la notte, sentire il vento che ti soffiava sul volto…sentire degli oggetti a contatto con lui…per anni lo aveva sognato.

Per esprimere il proprio desiderio celato da anni si era seduto su una delle torri più alte di quel castello che apparteneva a quell’uomo insopportabile, con la propria arma al fianco che Hoheneim gli aveva ritrovato. Era simile all’ascia che porta la morte con se. Sentiva il legno freddo del manico sulle proprie dita…sentiva la notte attorno a sé…sentiva il vento infiltrarsi fra i suoi capelli e sul proprio volto.

Non voleva tenere gli occhi chiusi, anche se questi lacrimavano per il gelo dell’inverno. Non li voleva chiudere perché per secoli…aveva sognato di rivedere la luna. Era magnifica, una sfera bianca che illuminava tutto il cielo. Questo desiderio gli sembrava un po’ da debole o, peggio, da femminuccia…ma come si poteva non desiderare il mondo dopo anni di solitudine e prigionia? Persino il più folle del mondo forse avrebbe potuto capirlo.

Era felice…felice come non lo era mai stato…era libero!

-PRIDE! SEI UN IDIOTA!- urlò Hoheneim al nuovo Homunculus dopo che la polvere si era ritirata. –perché NON LI HAI INSEGUITI?!-

-sono affari miei se non li ho inseguiti…e non parlarmi con quel tono.- disse freddamente, guardandolo storto. non era sordo! Non c’era mica bisogno di urlare!

-dammi una risposta plausibile! Potevi uccidere il Primo Alchimista e quel colonnello soltanto se l’avessi voluto!-

-si dà il caso…che io non volevo.- disse voltandosi verso di lui e guardandolo negli occhi –io voglio uccidere Edward Gibbon, chiaro? Lo voglio morto più di ogni altro! ma non era quello il momento della sua morte.-

-spiegami il perché?!- chiese arrabbiato Hoheneim.

-senti…vecchio da strapazzo…mettiamo in chiaro una cosa: io da te non prendo ordini! Tu non mi comandi, non sarà il tuo cagnolino o il tuo servo…ora sono libero dalla prigionia…e così deve rimanere. Non voglio essere di nuovo imprigionato sotto il comando di un essere insignificante…sono stato abbastanza chiaro?!-

-COME TI PERMETTI! IO TI HO RIPORTATO ALLA VITA!-

-TU NON HAI FATTO NIENTE! COSA CI VUOLE A FARE UN DISEGNO SUL COLLO DI UN RAGAZZO?! NIENTE! TU NON SAI LA FATICA CHE HO FATTO PER ANDARMENE DALLE TENEBRE! TU NON SAI NIENTE E NON HAI FATTO NIENTE!…ALLORA LASCIAMI IN PACE, CHIARO?!-

Dopo quella sfuriata se ne era andato dalla stanza e si era diretto in quella torre in cui ora sedeva comodamente.

Dentro di sé sentiva ancora il calore dello spirito di quel ragazzino. Certo che gli umani erano proprio degli esseri stupidi e ingenui… fortunatamente non sentiva più la sua voce dentro di sé. All’inizio non faceva altro che urlargli contro…forse aveva sprecato tutte le energie…forse stava morendo…oppure era riuscito a sovrastare la sua volontà e la sua mente a tal punto da non sentirne la voce e i pensieri…però aveva voglia di parlare un po’, anche se con un ragazzino.

“ehi tu…sei ancora lì?” chiese a Edward, sentì il ragazzo fremere dentro di lui. “mica avrai paura…parla avanti…ti ascolto”

“cosa dovrei dirti?” chiese freddo Edward.

“quello che vuoi…avevo voglia di parlare con qualcuno.”

“perché proprio con me?”

“non lo so…ma se vuoi posso anche non ascoltarti più e lasciarti in quelle tenebre della tua mente.” Pride sapeva che Edward non aveva scelta e questo lo divertiva.

“posso sapere…come stanno il Primo Alchimista e Mustang?” chiese timidamente. Quella timidezza davanti a lui lo divertiva ancora di più, così che sorrise leggermente.

“li ho lasciati andare.”

“perché?” domanda sensata...

“voglio la mia vendetta su Gibbon a pieno.”

“cos’hai contro di lui?” è vero…Edward non aveva sentito praticamente nulla dei loro discorsi. Da quando era riuscito a fermargli le parole, era riuscito anche a chiudere la propria mente…anche se così Edward non aveva visto nulla e sentito nulla.

“molte cose…forse troppe per raccontarle ad un ragazzino come te.”

“ehi! Io non sono un ragazzino!”

“fa come vuoi…”

-ehi Pride!- una voce li interruppe, Pride si voltò ed Envy gli venne vicino. –allora sei quassù…posto un po’ isolato…-

-che te ne importa sul dove mi dirigo…qua sto bene.- disse freddo: quell'Homunculus mezzo vestito da donna non gli era mai stato simpatico.

-mah…dicevo solo che è un po’ solitario come posto…cavolo mi fa impressione il tuo aspetto, sai?- disse Envy guardandolo dall’alto al basso. Pride alzò un sopracciglio e chiese:

-posso saperne il motivo?-

-sei uguale a lui!-Pride sentì Edward fremere dentro di lui e urlare:

“che hai contro il mio aspetto?!?!?! Tu ti sei guardato allo specchio?!?!” Pride decise di lasciargli la mente aperta…lo divertivano i suoi commenti...più di quell'Envy antipatico.

-non posso farci niente.-disse alzando le spalle, come se non fosse un suo problema.

-questo lo so…-

-perché mi cercavi?-

-beh…intanto per complimentarmi con te personalmente^^ la scenata al padre è stata fantastica! Una delle più belle a cui abbia assistito. E poi…ho un messaggio da parte sua- disse seccato –vuole che tu controlli il Primo Alchimista e quel colonnello…seguirli…e appena riterrai opportuno ucciderli…di ritornare qui.- come si permetteva quel bastardo di dargli ordini?! Envy indietreggiò di un passo, forse Pride aveva assunto uno sguardo troppo spaventosto e arrabbiato.

-tutto qui?- chiese dandosi una calmata.

-già…- disse annoiato Envy. –io te l’ho detto…bye bye!- lo salutò con la mano. Pride si alzò…come osava dargli degli ordini?! Era stato chiaro prima! non voleva ordini da uno come lui! Sarebbe andato sì a controllarlo…voleva vedere quando sarebbe stato del tutto in forma per sconfiggerlo…ma di certo non sarebbe tornato indietro.

“grazie…” disse Edward, dato che aveva letto i suoi pensieri. “non mi piaceva l’idea di obbedire a mio padre, anche se attraverso di te…”

“siamo in due allora…” disse Pride sorridendo. “ora mi dispiace ragazzino…ma devo chiudere per oggi.”

“ah…va bene…” disse rassegnato Edward. dopo di che non sentì più nulla di lui.

.

.

.

Pinako stava facendo la colazione, Alphonse le stava dando una mano e Winry stava ancora dormendo. Izumi e Shigu se ne erano tornati a casa, raccomandandosi di dare notizie di Edward e Mustang appena fossero tornati. Winry non parlava più molto, anche se non era caduta nuovamente in quella fase di depressione totale…fortunatamente…

-chissà come sta il fratellone…- pensò ad alta voce Al.

-già…anche io sono curiosa di sapere se è andato tutto bene…quell’ingrato! Andarsene senza avvertire o salutare! È stato proprio da stupidi! E quel Mustang che lo ha seguito…almeno uno di loro poteva lasciare un biglietto o qualcosa di simile!- si infervorò la vecchietta, così tanto che per sbaglio spezzo un piatto. Se Al avesse avuto il proprio corpo avrebbe deglutito e avrebbe tremato, ma l’unica cosa che provò fu una leggera paura.

In quel momento la porta dell’ingresso si spalancò, entrambi si diressero in quella direzione per vedere chi era il nuovo paziente. Ma poi…la pipa di Pinako cadde a terra dalla sua bocca e Al indietreggiò di qualche passo, inciampando nei propri piedi e cadendo a terra.

-aiu…tate…ci…- due uomini erano sulla soglia, entrambi coi capelli neri come la notte, uno con gli occhi verdi, l’altro svenuto sulla sua spalla. L’uomo dagli occhi verdi cadde a terra svenuto, portandosi dietro anche l’altro uomo. Pinako gli accorse subito urlando:

-WINRY! SVEGLIATI! VIENI A DARMI UNA MANO! CI SONO UN UOMO E MUSTANG IN CONDIZIONI PIETOSE!- si sentì qualcuno balzare giù dal letto e correre velocemente sull’ingresso.

Rimase bloccata sulle scale quando vide i due uomini feriti in quel modo che venivano presi da Alphonse con estrema cura. Il suo pallore del viso fu lo specchio dei suoi pensieri: Edward non c’era, ma quell'uomo aveva un aspetto spaventosamente familiare.

Fecero sdraiare i due uomini sui letti dei pazienti e iniziarono a medicare le ferite, anche se per alcune una semplice fasciatura era completamente inutile.

Nessuno parlò mentre si occupavano di curare i due feriti, nessuno mise a voce i propri dubbi e preoccupazioni, nessuno sembrava voler anticipare quello che avrebbero sentito dalla bocca di chi si sarebbe svegliato per primo.

Alphonse rimase accanto ai due uomini per controllare che non stessero male o che il loro inseguitore saltasse fuori all’improvviso…non sapendo che era proprio a qualche metro da lì… su un albero, seduto su un ramo che, come un gufo osservava…osservava coi suoi occhi dorati, ma completamente vuoti…osservava con orgoglio il viso del Primo Alchimista in una smorfia di dolore anche nel sonno.

Le luci del mattino illuminarono tutta Resembool, colpendo in pieno il volto di Gibbon che aprì gli occhi un po’ confuso.

Si guardò attorno e riconobbe immediatamente la stanza, anche perché ci era stata con Edward quando era nel suo corpo…certo che era strano trovarsi lì col suo vero corpo.

-oh! Si è svegliato!- esclamò una voce fin troppo familiare. Si voltò e vide un’armatura rivolgergli lo sguardo…anche se non aveva espressioni poté comunque vedere che era sollevato.

-ciao Alphonse.-

-come fa a conoscer…oh…mio…ma lei ha gli occhi da serpente!- esclamò Al sconvolto.

-beh… sì… - non capì il perché Al non lo riconoscesse finchè non collegò il fatto di non essere più nel corpo di suo fratello. –Al…sono io…sono il Primo Alchimista.- se Alphonse avesse potuto avere una bocca, quella si sarebbe spalancata all’istante e Al sarebbe impallidito subito.

Il silenzio riempì la stanza e Gibbon si sentì un po’ a disagio. Si mise a sedere sul letto, ma delle fitte a tutto il corpo lo fecero gemere di dolore e fu costretto a risdraiarsi.

-non si alzi! È ancora gravemente ferito!- solo questo gli diceva? non lo riempiva di domande sul fratello maggiore, sul perchè erano tornati ridotti in quel modo?...perchè non gli chiedeva nulla?

-non mi dare del “lei” mi fa sentire vecchio…dammi pure del “tu”.- ma la verità era che farsi dare del "lei" lo faceva sentire male per i sensi di colpa.

-oh, grazie, per me è un onore.- Gibbon rise quando Al fece un impacciato inchino…non era cambiato di una virgola il piccolo Elric. Persino con lui si sottometteva, anche se era stato tutt’uno col fratello fino a qualche mese prima. Già…Edward…da quando si era svegliato quella mattina…quante volte lo aveva pensato?…forse troppe contando il tempo di veglia…circa cinque minuti.

Si mise una mano sul volto…non aveva più il coraggio di guardare negli occhi il fratello minore di Ed…delle lacrime amare gli uscirono nuovamente dagli occhi.

-per…perdonami…Al…phonse...- disse, mentre i singhiozzi si facevano largo dalla sua bocca. Alphonse si agitò nel vederlo piangere.

-ma che cos’ha?! Si calmi.- e via che gli dava del “lei”…come se ne fosse degno…ma avrebbe avuto la stessa idea quando gli avrebbe riferito tutto? si sentiva un verme! Aveva lasciato Edward al suo destino. Anche se si era promesso che sarebbe ritornato per salvarlo…si sentiva un meschino, un verme, un codardo…un impostore…aveva sicuramente perso la fiducia di Edward…e a momenti quella di suo fratello. perchè lo aveva lasciato? perchè avev adato retta a Mustang e se ne era andato? voleva salvarsi la pelle?...PERCHè AVEVA ABBANDONATO UN RAGAZZO A CUI VOLEVA UN BENE DELL'ANIMA IN MANO ALLA MORTE?!?!?! PERCHè?!

-mi…disp…iace…non…non ho potuto…non ho potuto…- la sua voce fu bloccata dal pianto, non riuscì a dire altro. Al diventò improvvisamente agitato.

-non parli! Si riposi! Le vado a prendere qualcosa da mangiare.-

-Al…- lo chiamò. –posso chiamarti così, vero?-

-certamente.-

-tuo fratello è…-

-non parli…le ho detto…- disse alzando la voce, poi con voce strozzata disse: –non me lo dica, la prego.-

-Al. tuo fratello è…vivo- disse, non volendo che Alphonse fraintendesse…anche se dire “vivo” era una parola molto grossa -…ma…- non riuscì più a dire altro, sembrava che i singhiozzi non volessero lasciarlo parlare.

-ne parleremo quando si sarà ripreso…ora…vado a prenderle qualcosa da mangiare.- disse con un altro inchino. Fu lì che Gibbon si sentì male. Vedere il fratello di Ed…trattarlo in modo così dolce, tranquillo, senza una vena di odio…lo fece sentire più verme di quanto non fosse…anzi…era un insulto persino per quella razza...lui non era niente.

-scusami…-

-la smetta di scusarsi.- disse uscendo dalla stanza con una leggera risata.

In uno scatto di rabbia diede un pugno al muro che aveva accanto, sentì dolore, sia per l’urto che per le ferite che aveva sul braccio…ma non era niente in confronto a quanto provava.

La cosa che lo sconvolgeva era che era stata la sua stessa creazione a causare tutto quello…era stata completamente colpa sua! Se non avesse tentato di riportare in vita il fratello maggiore…a quest’ora sarebbe stato dentro il corpo di Edward a ridere e a scherzare con lui.

.

.

.

“ti vuole molto bene…vedo”disse Pride a Edward mentre osservava Gibbon disperarsi, le lacrime che gli scorrevano sul volto, un volto abbattuto, un volto di un uomo che aveva perso tutto…o quasi…ma per Pride, quello che Gibbon aveva perso, non era ancora abbastanza: voleva di più.

“non lo so…” disse Edward che tentava di non guardarlo, sentiva la mente di Ed sfuggente dentro la propria.

“oh…sì che ti vuole bene…sicuramente più di me.”

“ma siete fratelli, non credo che lui…”

“guarda che io vado orgoglioso del nostro odio reciproco…non tentare di consolarmi inutilmente.”

“ti fa piacere vederlo così?” chiese dopo un secondo di silenzio, titubante…con voce tremula.

“tantissimo.”

“a me no. Mi fa sentire male…tanto male.”

“guardalo, piccolo alchimista…perché credo che sarà l’ultima volta che lo vedrai così: quello che accadrà più avanti sarà molto…molto peggio…e il suo volto cambierà, diventando ancora più disperato e doloroso.”

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Capitolo 36
*** Inizia L'interrogatorio Di Mustang ***


Stavano tutti in una stanza….a parlare tranquillamente….il che sembrava piuttosto strano. Una persona esterna avrebbe avuto all’incirca questa faccia à O.O Dov’erano le armi? Dov’era l’aura negativa? Perché la smartis rideva e non era rincorsa da delle bestie inferocite armate fino ai denti? Stavano parlando della fanfiction del Primo Alchimista. -ma perché non sei ancora andata avanti? io sono curiosa!- diceva Winry-93- -penso che mi possiate capire per via della scuola^^ quest’anno è più dura del previsto…anche perché mi sto impegnando a non avere insufficienze…cosa piuttosto difficile contando latino T.T- -dicci come va avanti, almeno!- diceva Fedar tutto curioso. -non se ne parla.- la smartis era irremovibile su questo punto. -eddai…- disse marcella facendole gli occhi sberluccicosi. -ho detto di no, altrimenti vi rovinate tutto^^ e poi so a malapena io come finirà O.o invento sempre sul momento XD- -ah…peccato…- disse Fullmetalqueen –ero proprio curiosa di saperlo- -ah…vi devo dire una cosa- il narratore esterno si mise bello comodo…ora iniziava il divertimento… -andrò in Egitto una settimana…perciò non riuscirò ad andare avanti e…- fuoco…fiamme…armi alle mani…la smartis che inizia a sudare freddo…e i cinque che afferano le loro armi. -che hai detto smartis?…dov’è che vai...?…e ci lasci…ancora…a bocca asciutta?- mew mina era passata dallo stadio mite…alla bestia feroce. -ma…- -e che aspetti a lasciarci almeno un capitolo per consolazione? AVANTI SCRIVI!- urlarono tutti e cinque assieme. La normalità era tornata XD Sul serio…andrò in Egitto per una settimana, ma appena ritorno mi rimetto all’opera XD molto probabilmente immaginerò qualcosa anche là…così so dove andrò a parare con la storia XDXD buona lettura XD

Gibbon si alzò a causa di una luce diversa dal normale che entrava dalla finestra. Chiuse con una mano la tenda, continuando a riposare indisturbato…non aveva proprio voglia di alzarsi dal letto! Era stanchissimo… si girò prono, con la faccia immersa nel cuscino e riprese a dormire in santa pace, coi capelli neri che gli solleticavano la schiena nuda e il collo. sentiva un po' di freddo sulla pelle, ma non era tanto spiacevole...

Non ricordava che dormire fosse così bello…da quando aveva ripreso il suo corpo non aveva potuto dormire su un letto morbido e aveva tutta l’intenzione di goderselo fino in fondo. Il corpo era pesante, non riusciva a muovere un muscolo…e quella morbidezza del materasso e del cuscino erano un piacere immenso…la voglia di alzarsi era pari a 0! Stava per riaddormentarsi quando qualcuno entrò nella stanza di botto.

-Ma che fai? dormi ancora? Svegliati dormiglione!- esclamò Al tutto felice. Gibbon aprì un occhio e fissò l’armatura in maniera assonnata e scocciata.

-lasciami dormire…sono a pezzi…-

-tu e mio fratello siete identici per questo lato…- si lamentò Al. –alzati avanti! fuori nevica!-

Gibbon sbarrò gli occhi e guardò l’armatura.

-Non mi stai prendendo in giro, vero?- se era uno scherzo lo avrebbe ucciso. Sbarrò nuovamente le tende e guardò fuori…

Delle piccole palline bianche cadevano dal cielo, l’una diversa dall’altra, chi più grande, chi più larga…cadevano con lentezza emettendo una musica silenziosa. Il paesaggio era tutto bianco, sembrava di essere fra le nuvole.

La neve…da quanti anni non la vedeva? Pensò che le cose che creava madre natura erano molto meglio di quelle che riuscivano gli alchimisti a creare…come si poteva creare un qualcosa di più perfetto di un piccolo fiocco di neve?

Abbassò lo sguardo e vide una palla di neve arrivargli dritta addosso, ma fu fermata dal vetro, guardò in basso e vide Winry e zia Pinako salutarlo da fuori, entrambe ben coperte con giacca, sciarpa, guanti, cappello e scarponi. Winry gli faceva segno di scendere…perché quella ragazza era tanto gentile con lui…quando Edward…un momento…lei non sapeva dove fosse e chi fine avesse fatto! nessuno di loro lo sapeva…

Nessuno sapeva che il ragazzo era fra la vita e la morte…forse avevano pensato che, poiché lui era lì ed era vivo…molto probabilmente anche Edward lo era…

-vieni giù con noi?-

-ehm…vai pure avanti Alphonse…vi raggiungo…- disse abbassando lo sguardo e chiudendo la tenda. Appena l’armatura uscì, Gibbon si vestì facendo ben attenzione a non muoversi troppo per non riaprire le ferite. Mustang stava ancora placidamente dormendo…ma forse era meglio non svegliarlo: aveva le ferite più gravi delle sue.

Stava per uscire che si fermò di botto e guardò cosa c’era appoggiato sul comodino…l’amuleto…

Si avvicinò e lo guardò attentamente. Era un semplice amuleto d’oro…ma dentro aveva la maggior parte della sua anima…

Per un attimo la sua mente fu attraversata da un pensiero piuttosto sinistro…perché non usarlo e riavere indietro l’anima perduta? Avrebbe vissuto una seconda volta…avrebbe potuto essere una persona normale…non avrebbe più vissuto dentro un altro corpo…

Appena lo sfiorò l’amuleto fu attraversato da una scarica elettrica azzurra e fu lì che Gibbon scosse la testa e allontanò la mano di scatto, come se l’avesse scostato. No! non poteva farlo! sarebbe stato come pugnalarlo alle spalle, lasciarlo nelle mani di quell'Homunculus dopo che gli avev adato fiducia...no...non era caduto così in basso da approfittare della sua assenza per prendere il suo posto una volta per tutte...era stato uno stupido anche solo ad averlo pensato per un momento...che schifo!

Scese le scale con un po' di difficoltà, anche perchè aveva ferite e lividi su tutto il corpo...gambe comprese...ci avrebbe messo un po' a non sentire più il dolore!

Quando mise il piede fuori una palla di neve lo colpì in pieno volto, seguita dalle risate di scherno dei presenti. Un ghigno sadico si allargò sul viso del Primo Alchimista che si chinò e, fatta una palla di neve, rincorse Alphonse finchè non lo colpì in piena schiena.

Sentire il freddo sulla sua pelle era fantastico, le mani fredde a causa della neve, il rumore di quel mantello bianco quando vi ci camminava sopra, il gelo della neve finita sulla schiena. Era tutto magnifico, anche perché erano anni che non provava una felicità tanto grande.

Ma poi, verso sera, capì che quella felicità sarebbe scomparsa quella sera stessa…non poteva tenere nascosto tutto…e di sicuro Mustang lo avrebbe tempestato di domande quando sarebbero rimasti soli in camera loro.

La cena fu ottima, tutti scherzavano e sembravano felici…ma l’unico ad essere tormentato dal senso di colpa era il primo Alchimista, che mostrava agli altri una maschera allegra…quando dentro si stava distruggendo…

-Gibbon…- disse Mustang ad un certo punto della cena. –non pensi che sia meglio dirlo ora?- era serio. Quella serietà contagiò anche gli altri, il sorriso si gelò sul volto di tutti i presenti, che si voltarono verso Gibbon senza capire. Il Primo Alchimista abbassò lo sguardo e così anche Alphonse, che aveva mantenuto anche lui una maschera allegra…non aveva di certo dimenticato la discussione del giorno precedente.

-ecco…io…vedete…forse vi starete domandando di dove sia Edward…vero?- zia Pinako lo guardò senza battere ciglio, Winry guardò le proprie mani che aveva iniziato a tormentarle. –ecco…Edward è arrivato al covo degli Homunculus e mi ha aiutato…abbiamo parlato e ci siamo aiutati a vicenda in un combattimento con gli Homunculus-

Raccontò ogni cosa con l'aiuto di Mustang nei punti in cui non era stato presente. Mentre raccontava, i presenti, a parte Mustang, lo guardavano con terrore. Forse non si aspettavano quello che era successo, forse si aspettavano veramente che Edward stesse bene…e lui gli aveva distrutto la speranza…questo lo rattristava molto. Arrivato al punto della sua trasformazione in Homunculus si era bloccato, non era riuscito ad andare avanti. Sembrava che Mustang stesse per aprire bocca e dirlo lui stesso, ma volle che fosse il Primo Alchimista a parlare.

Il silenzio era carico di tensione, Winry era diventata molto pallida, zia Pinako teneva la pipa in mano senza portarla alla bocca…Mustang taceva…Alphonse non riusciva ad alzare lo sguardo, rimanendo rigido sulla sedia. –…Edward si è…trasformato in un Homunculus.- Alphonse si voltò di scatto, guardandolo terrorizzato, zia Pinako si portò una mano alla bocca, Winry si irrigidì all’istante -Io mi scuso…mi dispiace dal più profondo dell’anima di averlo lasciato là…ma non aveva scelta…se fossimo restati…saremmo stati uccisi e Edward non avrebbe più avuto possibilità di salvarsi…e…-

-ma non farmi ridere…- disse Winry che alzò lo sguardo e lo guardò con odio puro. Gli occhi brillavano di lacrime e di rabbia, il suo corpo tremava. –DELLE TUE SCUSE NON ME NE FACCIO NIENTE! HAI ABBANDONATO EDWARD! QUANDO LUI SI ERA FATTO IN QUATTRO PER VENIRTI A SAVARE!- si era alzata di scatto in piedi e aveva sbattuto le mani sul tavolo mentre gli urlava addosso. Gibbon abbassò lo sguardo, subendo la sua rabbia obbediente…anche perché lei aveva ragione.

-Winry…STAI ZITTA!- esclamò Mustang ad un certo punto, facendo zittire la ragazza spaventandola un poco. –qui non è solo lui ad avere questa colpa! Lui voleva rimanere! Sono stato io ad indurlo ad andarcene! Quindi…se vuoi prendertela con lui…dovrai farlo anche con me…è CHIARO?!- la ragazza guardò prima l’uno poi l’altro. –e poi…toglimi una curiosità…saremo serviti da morti ad Edward?! Quel ragazzo è forte! Sono sicuro che è ancora dentro quell’Homunculus e sta combattendo per liberarsi! Pride ha detto una cosa “se muore lui, muoio anche io e viceversa” quindi…se Pride vive…anche Edward vive! In sostanza è ancora dentro a quel corpo in una piccola parte della sua mente! Ve lo abbiamo detto perché ci sembrava giusto avvertirvi della situazione. Edward è una persona molto cara a voi…MA NON PENSATE CHE A NOI NON CE NE IMPORTI NULLA!-

-Mustang…- iniziò di nuovo il Primo Alchimista. –sono d’accordo con te…ma anche con lei…- appoggiò i gomiti sul tavolo e si nascose il visto con le mani. –io…mi sento uno schifo…ho abbandonato Edward a quel mostro e questo non me lo perdonerò mai…ma…- guardò Alphonse e l’armatura gli restituì uno sguardo –prometto che farò di tutto per riportarlo indietro!- Alphonse abbassò la testa in segno di acconsentimento.

-grazie.- disse debolmente e Gibbon si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla.

si diresse nella propria stanza senza rivolgere più uno sguardo ai presenti e vi si chiuse dentro. si lasciò scivolare lungo la parete, fino a cadere a terra. dove sei Ed?...dove sei? come stai?...sei vivo?...appoggiò la testa sulle proprie ginocchia, non per piangere, ma per cercare di calmarsi un attimo. Nella sua mente era nitido lo sguardo carico d'odio di Winry...amava molto Edward...e lui glielo aveva portato via, lasciandolo nelle mani di uqel mostro...si sentiva male.

Si strinse nelle proprie spalle, avvolto nel silenzio della stanza, finchè qualcuno bussò alla porta.

-Gibbon... sono io.- era Mustang. Il Primo Alchimista si alzò e aprì la porta. Mustang entrò nella stanza e si sedette sul proprio letto, continuando a fissarlo. Gibbon si sedette in quello di fronte a lui e attese le sue domande...era nella logica...era chiaro che era entrato nella stanza per parlare di...

-devi dirmi parecchie cose!- Mustang lo guardava determinato e arrabbiato, ma Gibbon non abbassò lo sguardo. -del tipo?- chiese Gibbon guardandolo con serietà e tranquillità, anche se sapeva già la risposta. -chi è Pride? O meglio…chi era quando era in vita? Voglio la verità Gibbon…e non ti lascerò dormire, uscire o mangiare finchè non mi racconterai ogni cosa!- te pareva…Mustang voleva sapere tutto…Gibbon spostò lo sguardo dal lui alla finestra, dove la luna stava illuminando l’intera valle coperta di neve. -d’accordo.- il Primo Alchimista lo guardò intensamente: voleva vedere se gli occhi di quell'uomo erano abbastanza forti per quella storia...o abbastanza affamati della conoscenza...in entrambi i casi lo era. il Primo Alchimista era pronto a raccontare a qualcuno la storia di lui…e di suoi fratello maggiore... .

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i suoi capelli brillavano e si muovevano con lentezza e sensualità sulle sue spalle. i suoi occhi erano vuoti più del solito, mentre guardava il Primo Alchimista dal solito albero.

Pride non soffriva nè il freddo nè il caldo...perciò stare all'aperto non gli creava problemi...però a causa di un altro suo coinquilino piuttosto deboluccio, aveva dovuto indossare una camicia nera e la mantella rossa del ragazzo...voleva evitare di ammalarsi per colpa sua!

"sta per raccontare la vostra storia?" chiese Edward nella sua testa. ormai si divertiva a chiamarlo...ma in quel momento voleva che lui ascoltasse il perchè lui provava rancore...il perchè lo odiasse...il perchè voleva vederlo soffrire più di ogni altro...

"sì...ascoltala, nanerottolo...!"

"EHI! RIPETILO SE NE HAI IL CORAGGIO?!?!?!"

"sta zitto e ascolta..." disse freddo al ragazzo, che si zittì "ti avverto che non è una storia molto gradevole...e non ha un finale felice"

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Capitolo 37
*** Il Passato Del Primo Alchimista (Prima Parte) ***


-Ho fatto questo passato lunghissimo O.O mi sono stupita di me stessa….forse perché volevo fare una storia ben strutturata XDXD spero vi piacerà^^- disse allegra la smartis allegra e sorridente. -quanto lo hai fatto lungo?- chiese mew Nina (scusa…mi sono accorta dell’errore solo prima di partire per l’Egitto O.o sai che non mi ero mai accorta di sbagliarlo? O.O) -tre capitoli- disse la smartis tranquillamente -e compare il mio adorato Pride?- chiese Winry-93 armandosi immediatamente. la smartis (con un mega gocciolone dietro la testa) disse velocemente: -ma certo che ci sarà- -e ricordati che io ho cambiato nome!!!! capito?!?! RICORDALO!!!!- disse Neverwinter armandosi di bazooka. la smartis arretrò e si fece piccola piccola. -ma certo ^^'''- -vedi di sbrigarti a mandare questi capitoli dato che ce li hai già pronti!!!!-disse Mew Darkness inferocita. -ehm...a dir la verità io volevo...- -CHE COOOOOSA?- chiesero in modo minaccioso le presenti. -n...n...nulla^^''''- -comunque...hai detto tre capitoli?-chiese Winry-93 -sì- disse la smartis tranquilla...ignara che un pericolo incombeva su di lei e doveva stare zitta dall'inizio... -e....da quando ce li hai pronti?-chiese Mew Darkness. -da quando sono tornata...circa...- -e cosa aspettavi a mandare il primo?- chiese Mew Nina con le fiamme che iniziavano ad avvolgerla. -ehm...- la smartis capì in che casino si era ficcata. -no...le armi no...- gemette. -oh sì, mia cara...- disse con voce sadica Neverwinter. -NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!- una ragazza entra in scena e dice: ci dispiace per la fine di questa scenetta...ma...(si sentono delle urla nell'altra stanza) la signorina smartis e le sua lettrici hanno avuto un impegno importanta (urla più isteriche)

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I due uomini stavano in silenzio nella stanza, sembrava che nessuno volesse ancora parlare e questo non faceva altro che accrescere il nervosismo del Primo Alchimista.

Gibbon si stava torcendo le mani fra di loro e stava rigido seduto sul proprio letto, mentre guardava, senza vederlo veramente, il pavimento.

-allora? Vuoi parlare o no?- chiese Mustang un po’ seccato, anche perché questa storia gli interessava parecchio. Gibbon sussultò con un fremito e chiuse gli occhi di scatto come se delle immagini terribili gli stessero percorrendo la mente.

-v…va be…bene…- le mani si mossero più velocemente fra di loro e Mustang notò che stava leggermente sudando. –Pride…è l’homunculus che ho creato…con il corpo di mio fratello maggiore…quando eravamo piccoli eravamo molto legati, quasi come Edward e Alphonse…io adoravo mio fratello, lo prendevo come una guida…lo adoravo più di ogni altro essere umano che avessi conosciuto- disse con voce rotta e iniziò a raccontare la sua storia dal principio.

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-ehi Edward! Che stai facendo?- chiese un ragazzo dai capelli neri corti e con gli occhi scuri. Un ragazzino più piccolo di due anni, coi capelli più lunghi raccolti in una piccola coda bassa, nascose un libro sotto il cuscino con velocità.

-niente.- disse prontamente…mentendo. Il fratello maggiore lo guardò riducendo gli occhi a due fessure, poi un ghigno si allargò sul suo volto.

-tu non me la dai a bere…- disse ridendo, mentre si lanciava contro il fratellino e tentava di prendere quella cosa che aveva sotto il cuscino. Il più piccolo tentò di fermarlo in tutti i modi.

-non è niente James! Lasciami in pace!-

-ehi…è così che ti rivolgi a tuo fratello maggiore?- poi iniziò a fargli il solletico, così che Edward fu costretto ad abbassare la guardia, ridendo. James prese con velocità il libro che aveva sotto il letto.

-NO! non legger…-

-scienza?- chiese stupito. –che roba stai leggendo?- si voltò verso il fratellino con un’espressione disgustata. Edward arrossì di un poco.

-è…un libro molto interessante…e…-

-ma che? È noioso!-

-ma se non l’hai nemmeno letto.- protestò il più piccolo. -mah…secondo me sono cavolate.-

-anche secondo me.- ammise Edward. così che il fratello maggiore lo guardò senza capire.

-ma…non avevi detto che era interessante?-

-interessante sì…ma dice, a parer mio, un mucchio di cavolate.-

-giuro che non ti seguo.- disse ridendo il maggiore e iniziando a sfogliare, senza leggere, il libro.

-beh…ecco…mi sembra che questi scienziati guardino la natura in modo sbagliato…non credo che sia la realtà…è tutto basato sulla teoria, ma non hanno mai fatto della pratica. Forse alcune cose possono essere giuste, ma…altre mi sembra quasi che non abbiano guardato il tutto attentamente.- James guardò suo fratello a bocca aperta, senza saper che cosa dire. Non sapeva che il suo fratellino potesse interessarsi a qualcosa di scientifico…era un po’ buffo però a fare il saputello…

-secondo me i tuoi sono solo sogni.- disse ridendo. Si alzò portandosi dietro il libro.<(p> -EHI! QUELLO è MIO!-

-riprendilo!- e corse fuori dalla stanza. Edward lo rincorse.

-FRATELLONE! RIDAMMELO SUBITO!- disse tentando di raggiungerlo, ma il fratello aveva le gambe più lunghe, quindi era più veloce. Corse fuori di casa nelle strade del loro piccolo villaggio.

-questa roba ti fa male, Ed. Fai ragionamenti assurdi!-diceva fra le risate.

-RIDAMMELOOOO!- il più piccolo era leggermente arrossito e continuava a sbraitare contro il fratello che rideva come un matto. Edward inciampò in una radice e ruzzolò a terra.

-AHIA!- James si fermò di colpo e raggiunse il fratellino preoccupato.

-Ehi! Ti sei fatto male?-i suoi occhi correvano dal volto del fratellino al ginocchio che stava tenendo con le mani.

-mi sono solo…sbucciato il ginocchio…- in realtà era caduto su un sasso e il sangue che scendeva lungo la sua gamba. James a quella vista si preoccupò e, strappato un pezzo della sua maglia, iniziò a tamponare la ferita.

-ma che fai? Era la tua maglia quella!-

-pensi che non lo sappia? E poi hai ragione…era la mia maglia- poi strappò un pezzo di stoffa più lungo coi denti e lo legò sul suo ginocchio. Si mise davanti al fratellino e gli fece segno di salire sulla sua schiena. Edward obbedì e vi salì. –scusami fratellino.- disse ridendosi al fatto di averlo fatto correre.

-sono io che sono imbranato…- ammise Edward.

-questo è vero^^- disse con un largo sorriso.

Erano passati cinque anni e Edward aveva, ormai, tredici anni e suo fratello quindici. Il loro rapporto non era cambiato…ma nemmeno la curiosità di Edward per la scienza.

Aveva studiato di tutto in quei cinque anni, dalle scienze orientali a quelle occidentali…gli interessavano specialmente quelle orientali che si basavano quasi tutte sulla magia. Aveva scoperto che gli antichi egizi avevano parlato del segno dell’infinito: un serpente che si mangiava la coda…si chiamava uroboro. E tante altre cose riguardanti l’antico Egitto.

Un giorno si mise a formare dei disegni…voleva provare a capire con quegli schizzi il senso degli elementi naturali, come ossigeno, zolfo, carbonio, mercurio e tanti altri. Voleva capire che differenze avevano fra di loro facendo un piccolo schema appropriando ad ognuno un simbolo che poteva essere una mezza luna (Argento), un cerchio con un puntino (l’oro) e tanti altri.

Per distrarsi un attimo aveva fatto un cerchio attorno ad un simbolo in cui aveva segnato il simbolo dell’acqua (un triangolo rivolto verso il basso). Il simbolo dell’infinito…che dava la forza…e l’acqua…

Iniziò a fantasticare senza rendersene conto…finchè gli cadde la penna dalla bocca per sbaglio e finì sopra il disegno. Appena la toccò questa fu invasa da una luce dorata e l’inchiostro che c’era all’interno divenne chiaro come l’acqua.

Con un grido di spavento Edward cadde dalla sedia. Il fratello maggiore sentendo quell’urlo si preoccupò e si diresse dal fratellino di corsa.

-CHE SUCCEDE?- chiese preoccupato il fratello, entrato nella stanza. Edward, col cuore che batteva a mille indietreggiò dalla scrivania verso James, il quale s’inginocchiò e lo voltò per guardarlo in volto. –che è successo Edward? ti hanno aggredito o cosa?- era serio…si vedeva che era preoccupato che fosse successo qualcosa al suo caro fratello minore.

-…la…la…la…-

-“la” cosa?-

-la…penna…guarda la penna…- il volto del fratello divenne allibito…poi guardò il fratello minore come se fosse impazzito.

-hai la febbre?- chiese mettendogli una mano sulla fronte.

-NON HO NESSUNA FEBBRE! è successo qualcosa di strano…-

-non avrai sognato?- chiese prendendolo un po’ in giro, come se una penna potesse fare chissà cosa.

-guarda!- lo intimò Edward. James si alzò sbuffando e si diresse verso la scrivania. Afferrò la penna e la fissò.

-che ha? L’hai finita?-

-no…guarda l’inchiostro!- James fissò meglio la penna.

-che razza di penna è questa! Ha l’inchiostro trasparente.- le gambe di Edward stavano tremando…che aveva combinato?cosa aveva fatto con quelle sue mani che tremavano insieme al resto del corpo? delle mani umane...

-è….è…acqua…giusto?…- disse con gli occhi sbarrati e il viso pallido. Il fratello aprì la penna stilografica e tolse la cartuccia d’inchiostro. Ne versò un po’ sul dito e se la portò alla lingua.

-sì…è acqua. Che giochi stai facendo?- chiese ridendo. –mi hai fatto preoccupare e…che hai?- Edward era piantato sul pavimento mentre impallidiva sempre di più…come aveva fatto?

-f…fratellone…hai…una boccetta…d’inchiostro?…- chiese con voce tremante.

-sì, aspetta. te la vado a prendere.- disse guardando curioso il fratellino.

Mentre James andava a prendere l’inchiostro, Edward rimaneva bloccato sul pavimento…qualcosa si insinuò nella sua testa, mentre tutto quello che aveva studiato stava iniziando ad avere un senso…ma completamente diverso da quello che aveva appreso sui libri…quella non era scienza…ma nemmeno magia…che cosa?

Il fratello maggiore arrivò con l’inchiostro e fece per andarsene.

-aspetta!- gli disse, bloccandolo. –puoi…guardare…una cosa?…- chiese con la voce che tremava sempre di più.

-va bene.- disse non poco convinto il maggiore. Edward si diresse verso il simbolo che aveva disegnato e vi appoggiò la boccetta d’inchiostro.

-guarda.- appoggiò le mani sul simbolo e di nuovo quella luce dorata partì dall’oggetto. Avvolse la boccetta e l’inchiostro si trasmutò in acqua…di nuovo…

Il fratello maggiore non diceva niente…aveva gli occhi spalancati, il volto pallido e guardava dal fratellino alla boccetta.

-che è? Uno scherzo?- chiese tentando di convincersi che fosse stata tutta un’illusione. I due fratelli si fissarono…occhi neri negli occhi verdi…nessuno dei due parlava. Edward abbassò la testa nascondendo i propri occhi con alcuni capelli più corti che non stavano nella coda che era cresciuta durante gli anni, ormai i capelli neri gli arrivavano fino alle spalle. –CHE CAVOLO HAI FATTO?! CHE STAI COMBINANDO DA QUANDO TI SEI MESSO A STUDIARE LA TUA SCIENZA?!?! SPIEGAMELO!- urlò arrabbiato suo fratello afferrandolo per le spalle e a costringerlo a guardarlo negli occhi –che cos’è quella stregoneria?!-

-non è stregoneria…- mormorò Edward a voce bassa, un po’ spaventato dalla reazione del fratello maggiore.

-e cosa sarebbe?!-chiese irato, gli occhi che sprizzavano rabbia...occhi lucidi...che sembravano volerlo picchiare. -non ne ho idea…- gli lasciò le spalle e iniziò a prendere i libri che riempivano la sua stanza.

-Questa roba ti fa male! Hai visto cosa ti sta facendo?! Ti sta facendo diventare un mostro!-

-non chiamarmi mostro! Io non lo sono! E…prendi pure quei libri se vuoi…tanto a me non servono…- qualcosa nella sua mente era scattato, la su voce si era fatta fredda. C’era stato come uno scatto nella sua testa…tutti i pezzi del puzzle si stavano mettendo al loro posto…ecco cosa stava cercando…stava cercando la verità…la verità del tutto…

Tutto quello che aveva cercato di capire facendo vari esperimenti di nascosto, lontano dal villaggio…tutto stava iniziando ad avere un senso…

-che ti prende adesso?- chiese nel panico James, notando quel cambiamento d’espressione.

-non lo so…- si alzò da terra e uscì dalla stanza prendendo con sé solo il libro in cui aveva scritto i suoi appunti, qualche foglio di carta, penna e inchiostro… -se mi butti tutti quei libri mi fai solo un favore…adesso non mi servono più…-

-CHE COS’HAI?! SI VUOL SAPERE?! SEI STRANO! MI FAI PAURA FRATELLINO! TU SEI CAMBIATO!- urlò suo fratello in preda alla rabbia, afferrandolo di nuovo, ma una scossa elettrica partì dal corpo del fratellino e lui fu costretto ad allontanare la mano.

-lasciami solo, James…stasera a cena non ci sarò…non aspettarmi…- e detto questo lasciò suo fratello sbigottito sulla soglia della porta e Edward uscì con una strana luce negli occhi e un ghigno soddisfatto sul volto.

Tutto stava prendendo un senso…poteva capire tutto! Poteva capire come era fatta la materia, poteva anche scoprire come si creava l’oro se solo l’avesse voluto! Avrebbe approfondito quella nuova teori….no…non era teoria…quella era scienza, pratica…verità.

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Capitolo 38
*** Il Passato Del Primo Alchimista (Seconda Parte) ***


scusate se non faccio la scenetta...ma oggi non ho molto tempo O.o sono riuscita a mettere questo capitolo di fretta e furia...XDXD spero mi perdonerete (la smartis fugge inseguita dai suoi lettori accaniti). nel prossimo capitolo la inserisco di nuovo^^

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Da quella sera si diresse tutti i giorni lontano dal villaggio più a lungo del solito, studiando sempre di più, sperimentando nuove cose, mentre appuntava tutto su un nuovo libro in cui scriveva tutto quello che scopriva. Ben presto riuscì a domare quella…non era magia…ma qualcosa di simile…era legata alla scienza. Riuscì ben presto a capire come si potesse usare quel nuovo potere per ricostruire gli oggetti, creare il fuoco usando l’ossigeno che lo circondava.

Studiando elemento per elemento e oggetto per oggetto, riuscì a capirne la consistenza e come usarla a proprio piacimento. Una cosa era certa: dal nulla non si può creare niente…tutto aveva un valore…e non poteva né superarlo né diminuirlo. Lo chiamò “scambio equivalente”. Più gli anni passavano più riuscì a fare scoperte straordinarie, come creare un animale leggendario chiamato chimera, riuscì anche a non usare più il cerchio.

Un giorno si mise a pensare ad un nome adatto alla sua nuova scoperta…non gli venne in mente niente…finchè non ricordò che aveva letto un qualcosa dell’antico Egitto che parlava di potenti maghi che abitavano nella città di Al Kemi…cercò delle parole arabe che potessero aiutarlo nella scelta e che assomigliassero a quella parola…finchè non la trovò…alchimia. La trovava una parola perfetta…quelli che faceva qualche anno prima erano cerchi alchemici…a tutto stava dando nome e forma.

Edward raggiunse l’età di 25 anni e con suo fratello il rapporto si era incrinato da qualche anno. Da quando aveva iniziato a studiare con più passione, suo fratello si era spaventato, lo pregava di smettere perché riteneva il tutto molto pericoloso, litigavano molto spesso…finchè all’età di 20 anni lui se ne era andato di casa.

Da quel giorno non lo vide più, non gli scrisse, non lo cercò mai. Continuò i suoi studi andando da una parte all’altra per studiare gli elementi con più profondità e a far conoscere la sua alchimia alle persone. Molti lo definivano un mago, uno stregone…spesso un mostro…ma a lui non importava…lui era…un alchimista.

Ben presto molti scienziati furono incuriositi da questa nuova scienza e lo fecero chiamare in un assemblea nella capitale.

Tentarono di comprare i suoi segreti, ma lui rifiutò. La scienza non andava comprata perché non aveva valore, non avrebbe avuto uno scambio equivalente.

Dopo il suo rifiuto iniziarono a ricattarlo, promettendo di ucciderlo, ma lui non si sentiva minacciato perché sapeva che erano loro quelli che avevano più paura di lui. Usò la propria alchimia per aiutare le persone comuni, costruendo case in pochi minuti quando aveva del legno e della pietra da usare e tante altre cose. Ormai tutti lo chiamavano in modo appropriato. Edward Gibbon il Primo Alchimista.

Una sera stava facendo tranquillamente i suoi studi quando qualcuno gli bussò alla porta. Chi lo disturbava a quell’ora?

-sì?- un uomo con un mantello, con il viso tutto coperto gli era davanti. Se ne stava davanti a lui in silenzio, quasi che Gibbon sentì la sua schiena avere dei brividi. –posso aiutarla?-

-è lei Edward Gibbon?-

-sì, sono io.-disse freddo e diffidente.

-ho un messaggio per lei.- e gli tese una lettera. Gibbon esitò nel prenderla, ma poi l’afferrò e l’uomo se ne andò velocemente.

-ehi aspetta! chi me la mand…oh!lasciamo perdere.- aprì a busta e iniziò a leggere un foglio con una scritta di colore rosso…per niente rassicurante…assomigliava a sangue…

caro Edward Gibbon,

vogliamo informarla che la vostra alchimia ci interessa molto. Le saremmo grati se ci raggiungesse all’alba del 14 ottobre alla villa abbandonata della città. Sappiamo che non rifiuterà il nostro invito perché la informiamo che sarà un grande dolore per suo fratello James Gibbon non poterla rivedere.

Attualmente è con noi e muore dalla voglia di vederla.

L’aspettiamo.

Gibbon era pietrificato sulla soglia. Era impallidito all’istante…quello era un…ricatto…avevano rapito suo fratello…cosa gli stavano facendo?! Cos’era quel “muore dalla voglia di…” o quel “sarà un grande dolore per…”?!?!?! quei bastardi stavano usando suo fratello per scoprire i segreti dell’alchimia che solo pochissime persone a lui fidate conoscevano qualcosa.

In quegli anni aveva preso alcuni alunni, ma non tanti. Aveva sottoposto a varie prove molti studenti e altri ragazzi…ma solamente in cinque avevano l’arte alchemica nelle vene senza saperlo. Nessuno sapeva chi fossero questi suoi studenti, perciò non correvano pericolo, ma…adesso…suo fratello…rischiava la morte a causa sua.

Sudante e pallido guardò che giorno fosse…il 13 ottobre…il giorno dopo doveva recarsi alla vecchia villa poco lontano dal villaggio in cui risiedeva da un anno.

Prese un mantello da viaggio e si diresse verso la villa col cuore in gola, lasciando un biglietto ai suoi cinque allievi per scusarsi di non essere a lezione e che l’avrebbero rimandata al giorno dopo.

Alle luci dell’alba, con il terrore che gli aggrovigliava lo stomaco, arrivò alla villa. Una villa molto grande, ormai mangiata dalla vegetazione.

Entrò al suo interno silenziosamente con precauzione, ma tutto sembrava buio e tranquillo. Quando entrò la porta sbatté dietro di lui e delle luci si accesero, illuminando una figura incatenata ad un muro, coi vestiti stracciati e molte emorragie sul corpo. Era un uomo coi capelli neri, con la testa abbassata e il corpo molto magro.

Quando alzò la testa lentamente e senza forze il mondo cadde sotto i piedi di Edward. Un brivido percorse tutta la sua schiena e il volto si fece più pallido. Il suo corpo era diventato rigido come un pezzo di legno.

-siete…ancora…voi?- chiese suo fratello stanco, con un gemito, quasi disperato –non fatele…del male…per favore…e lasciateci…andare…- Gibbon non capiva quelle parole…forse per il fatto che era nell’oscurità non aveva capito che era lui ad essere entrato. Ma a chi altri si stava riferendo? Non era solo, quindi, ad essere stato preso in ostaggio.

Si avvicinò e la luce lo colpì.

-James…- disse in un sussurro, quasi l’avesse voluto urlare. Era felice di poter rivedere il fratello che aveva adorato quando era piccolo…anche se avrebbe preferito in altre circostanze. Non era cambiato affatto a parte il sangue che gli copriva il volto e il corpo, un’espressione di dolore…che si trasformò in rabbia.

-TU!- Edward sobbalzò e indietreggiò di un poco. –è TUTTA COLPA TUA MALEDETTO BASTARDO! TU E LA TUA ALCHIMIA!-

-che cosa…-

-PER COLPA TUA IO E MIA MOGLIE SIAMO STATI PRESI DA QUESTI PAZZI E TORTURATI FINO AL TUO ARRIVO! PER COLPA TUA MIA MOGLIE HA PERSO NOSTRO FIGLIO! IO TI ODIO PER QUESTO!- gridò in preda alla rabbia, mentre delle lacrime gli scendevano sul volto.

-Tua…moglie…tuo figlio?- non sapeva che si fosse sposato e che stava per avere un figlio…suo nipote…

-Sì! MALEDETTO…te…te lo avevo detto…che…era pericoloso…ma tu…TU…TU DA BRUTTO STUPIDO E TESTARDO HAI VOLUTO CONTINUARE E ORA GUARDA! GUARDA COME HAI RIDOTTO TUO FRATELLO INSIEME ALLA SUA FAMIGLIA! SEI CONTENTO ORA?!- e le lacrime sul suo volto si fecero più frequenti, mentre a Gibbon stava iniziando a girare la testa.

Non capiva…l’alchimia l’aveva usata sempre per fare del bene…perché ora gli si rivolgeva tutto contro?…perché avevano coinvolto suo fratello…per colpa sua?…James stava perdendo tutto…lo scambio equivalente…non era esatto…c’era qualcosa che non andava…il suo cuore faceva male, il suo stomaco era chiuso in una morsa, gli occhi bruciavano e non riusciva a tenersi in piedi…cosa aveva fatto?

Si guardò le proprie mani come se fossero sporche…si sentiva come un assassino…era come se avesse ucciso il proprio nipote e condannato il proprio fratello alla sofferenza più grande…

-ecco cos’erano quelle urla…vi siete già visti.- una nuova voce venne all’orecchio di Edward. una voce che non conosceva.

Qualcuno accese tutte le luci della stanza così che vide un uomo scendere dalle scale con una donna dai lunghi capelli bruni, snella, con gli occhi sottili… presa in ostaggio con un pugnale.

L’uomo scese dalle scale con la donna che era quasi nelle stesse condizioni del fratello. Doveva essere sua moglie.

-Maryon…- sussurrò suo fratello da dietro di lui con un gemito.

-CHE COSA GLI AVETE FATTO?!- urlò Edward in preda all’ira. –perché AVETE COINVOLTO PERSONE CHE NON C’ENTRAVANO NIENTE?!-

-la prima volta ti sei rifiutato con le buone…non ricordi?- Gibbon spalancò gli occhi…ma allora…era uno di quegli scienziati…che volevano comprare l’alchimia…per la prima volta ebbe il grand edesiderio di vedere qualcuno agonizzante e morente ai propri piedi...l'ira l'aveva investito nel più profondo dell'anima.

-NON C’ERA BISOGNO DI ARRIVARE A TANTO! Perché LI AVETE TORTURATI COSì! SONO IO QUELLO CHE VOLEVATE…POTEVATE TORTURARE ME, NON LORO!-

-non urlare…ci sento, sai? E poi…abbiamo ritenuto più opportuno farti capire chi ha il coltello dalla parte del manico…tu sei in nostro potere caro Gibbon e non puoi farci niente.- Edward abbassò lo sguardo, ben sapendo che quel tizio aveva ragione…se faceva una mossa sbagliata erano due persone innocenti a rimetterci…fra cui suoi fratello.

-lasciateli andare…- disse a denti stretti, i suoi occhi brillarono di collera, ma l’uomo non fu affatto intimorito. –avete superato ogni limite…quando qualcuno mi fa incazzare…quello farà una brutta fine…-

-oh oh…siamo coraggiosi…vediamo se però anche adesso lo sarai…- il coltello penetrò di più nella carne della donna facendo scendere del sangue in un suo urlo di dolore.

-NO, MARYON! EDWARD, FINISCILA! DAGLI QUELLO CHE VUOLE!- urlò suo fratello nel panico totale, Edward si bloccò, coi pugni serrati, così tanto da ferirsi con le sue stesse unghie.

-vedo che tuo fratello maggiore riesce a farti ragionare…-

Edward si sentiva in trappola, come un topo col gatto…come avevano scoperto di suo fratello? Perché lo avevano coinvolto?! Non poteva dargli altro dolore facendo una mossa falsa e facendo assassinare sua moglie davanti ai suoi occhi…non poteva…

-che volete da me?…-

-la tua alchimia.-

- l’alchimia è una scienza! Non è un oggetto! E io non la possiedo di certo! Sto ancora studiando i suoi segreti…perché non basta una vita per comprenderla tutta. Non si può vendere o comprare…se hai la testa e le capacità per apprenderla allora è possibile svolgerla! Bisogna capire la natura che ci circonda…ma voi la state prendendo come un potere per i vostri fini più oscuri! Se l’alchimia è usata in questo modo…non si può usare! Non si è più degni di apprenderla e praticarla!-

-mi stai forse dicendo che io e miei colleghi non siamo in grado di impararla?-

-a parer mio…no. Vi posso anche dare la teoria…ma non saprete MAI applicarla.-

-prova.-

-che cosa?-

-metti me alla prova mostrandomi una delle tue reazioni alchemiche e vediamo se riuscirò a rifarla.- Edward si tirò su le maniche del suo vestito nero e iniziò a creare un cerchio alchemico con un gesso per terra. Era una reazione alchemica per creare una lancia. La creò senza problemi e disegnò un cerchio per creare una statua accanto al proprio.

-provaci, questo è per creare una statua.- disse con sfida. L’uomo consegnò Maryon nelle mani di altri uomini dietro di lui che Edward non aveva visto in precedenza e scese le scale. Maryon e James avevano il cuore in gola, ansimavano per la paura ed era molto pallidi. Avrebbe funzionato…o no?

L’uomo appoggiò le mani sul cerchio alchemico nello stesso modo che aveva fatto Gibbon, ma…non accadde niente.

-te lo avevo detto…- disse Edward con calma, ma dentro di sé stava esultando che quell’uomo non ci riuscisse…cosa che sapeva da quando l’aveva visto.

-hai fatto un cerchio sbagliato!- lo accusò l’uomo, ma Edward lo spinse da parte e appoggiò le mani sul cerchio alchemico e la statua prese forma.

-tu dici? A me sembra corretto.- stavolta non ebbe più niente da dire, si vedeva che stava per perdere il controllo dalla rabbia, si vedeva dagli occhi che voleva assalirlo e ucciderlo in quello stesso istante. Ma anche Edward provava la stessa cosa…lo odiava…come tutte le persone che avevano fatto del male a suo fratello e sua moglie…li odiava come non aveva mai odiato nessuno…

-ora…dato che vi ho dato una prova…che non siete degni…lasciateli andare subito! Voi non imparerete mai l’alchimia.-

-lascia provare anche a noi, no?- disse un’altra voce sulle scale. Edward disegnò senza problemi un altro cerchio identico e attese.

Suo fratello lo guardava allibito…non aveva mai immaginato che il suo fratellino fosse diventato così forte. Era freddo, non mostrava una piega di paura, sembrava quasi che il tutto lo stesse divertendo. I suoi occhi erano diventati più adulti…Edward era cambiato molto. Non aveva mai capito la sua ossessione e la sua intelligenza…ma quando la statua era comparsa dal pavimento creando una buca sotto di essa, era rimasto colpito e per un attimo era stato orgoglioso di suo fratello, come era stato quando aveva scoperto che la sua alchimia aveva fatto qualcosa di buono.Non finchè per colpa sua delle persone ci avevano rimesso…sua moglie e suo figlio… Non poteva perdonarlo.

Tutti avevano provato a toccare il cerchio…ma nessuno riuscì a trasmutare nulla e un ghigno soddisfatto si allargò sul viso di Edward.

-ora avete la prova…lasciateli andare!- alcuni risero. E Edward alzò un sopracciglio –guardate che non sto scherzando…-

-sai…- disse il primo uomo che gli aveva parlato. –adesso che sappiamo che non abbiamo le capacità di usare questo potere, loro non ci servono più e nemmeno tu.- fece un cenno e l’uomo che teneva Maryon le tagliò la gola in un secondo. Tutto cadde sotto i suoi piedi, mentre vedeva la moglie di suo fratello cadere a terra…priva di vita…

-no…che cosa…avete…-

vide il volto di suo fratello passare dall'euforia all'angoscia...alla tristezza...alla disperazione...all'odio puro. vedeva quella profonda tristezza negli occhi del fratello, come se avesse potuto toccarla...non si era mai sentito così male nel vedere il proprio fratello.

-MARYOOOOOOOOONN! BASTARDI! COSA AVETE FATTO?! MARYON! MARYOOON! RISPONDIMI! MARYON!- ma Maryon ormai non poteva più rispondergli. James gridò dal dolore e dalla rabbia mentre le lacrime gli scendevano dagli occhi e tentava in tutti i modi di liberarsi dalle catene…invano.

Edward cadde a terra con le ginocchia…un uomo si stava avvicinando a suo fratello con un altro pugnale in mano.

-non preoccuparti…la tua cara mogliettina la raggiun…-

Accadde tutto in un secondo. Dal corpo di Edward era partita una strana forza che non sapeva di conoscere, tutto il suo corpo era avvolto da una luce verde, i suoi occhi gli bruciarono di nuovo, come se fossero in fiamme e poi senza muovere un dito trasmutò una spada e trafisse l’uomo prima che questi potesse finire la frase e colpire suo fratello.

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Capitolo 39
*** L'odio di Due Fratelli ***


-dunque...devo inventare una scenetta divertente...ma non mi viene in mente niente.- disse la smartis pensierosa. -vedi di fartele venire in testa!- disse Winry-93, alzando un pugno in senso minaccioso. -ma non mi viene in mente...- -senti...- iniziò meby138 -stai inventando tutta una storia...una scenetta stupida non deve esserti difficile- prese il proprio lanciafiamme e lo puntò contro la smartis. la smartis prima di poter parlare sentì Mew Nina caricare il proprio mitra. -ora puoi parlare smartis....in piena "libertà"- disse mirando bene la testa. "altro che libertà...questi sono pazzi!" pensò disperata la smartis. -dai, poverina. non tartassiamola così.- disse fedar in modo galante e la smartis lo guardò con occhi sberluccicosi. -così è meglio!- katana alla gola...ormai la smartis aveva puntate contro tutte le armi possibili. -se mi tenete così sottotiro...non riuscirò a scrivere la fanfiction^^'''- -oh, ci riuscirai, mia cara...oh...sì che ci riuscirai...- disse con uno sguardo sadico Neverwinter -se vuoi possiamo "aiutarti" a velocizzare i tempi...- disse Mew Darkness con in mano una falce affilata. -e vedi di fare una scenetta divertente....perchè se no...tu sai cosa potrebbe capitarti...- disse fullmetalqueen, con un ghigno sadico che contagiò anche gli altri...completo da una risatina maligna. -qualcuno mi aiuti T.T- si lamentò la smartis tentando di iniziare a scrivere qualcosa di decente.

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L’odio stava bollendo dentro di lui. Sfilò il proprio braccio dall’uomo, sporcandosi non solo il braccio, ma anche i vestiti, di sangue. Aveva trasmutato proprio braccio in un materiale molto duro, così duro che le sue dita potevano infilzare il corpo di un uomo.

Il cadavere cadde a terra e lui si voltò verso i presenti. Suo fratello lo guardava spaventato a morte.

Usò l’alchimia per uccidere altri tra i presenti…senza pietà. Molti ebbero paura di lui, per la sua velocità e per la sua freddezza nell’ucciderli uno ad uno. Cercarono di scappare, ma lui non aveva alcuna intenzione di lasciarne vivo neanche uno…per la prima volta…usò l’alchimia per uccidere…con estremo piacere.

La villa iniziò a cedere, essendo molto vecchia, a quella potenza causata dal suo corpo e il soffitto crollò uccidendo i restanti scienziati. Ma Edward era in piedi, avvolto da una barriera verde, come un serpente che lo stava proteggendo.

Edward cadde a terra privo di forze, tentando di non svenire, come riprendendosi da un sonnambulismo o un brutto sogno. Alzò leggermente la testa e vide suo fratello liberato grazie al crollo… con una spada in mano.

Il cuore di Edward fremette quando vide che suo fratello si avvicinava a lui con uno sguardo d’odio…con la spada che brillava alle luci del mattino.

-tu…maledetto…grazie a te…grazie a te mia…mia moglie…- Edward provò ad alzarsi, ma non ce la fece, aveva il corpo dolorante e talmente debole da non riuscire a muovere un dito. Sapeva di essere indifeso come un neonato davanti ad una belva feroce e affamata.

-non…è colpa mia…- disse in un sussurro, con il cuore che iniziava a bruciargli.

-e invece sì…tu sei…un mostro.- Edward ricordò che suo fratello lo aveva chiamato mostro solo una volta…ma l’ultima volta aveva detto :“Ti sta facendo diventare un mostro”…ora per lui…lo era al 100%..

-vuoi uccidermi fratellone?- chiese con voce rotta, si sentiva già pugnalato alle spalle…faceva un po’ pena ad essere ucciso dal proprio fratello maggiore…che per tanti anni aveva amato (non fraintendete...intendo amore fraterno u__u) e aveva preso come modello.

-tu non sei mio fratello…mio fratello non avrebbe mai permesso che mi accedesse una cosa simile! Ci aiutavamo sempre a vicenda…io ero il maggiore e lo aiutavo di più…lui tentava di aiutarmi quando finivo nei guai…tu…non sei mio fratello. Tu sei solo un mostro che mi ha rovinato la vita. Ma di certo non aspetterò che tu faccia del male ad altri.- alzò la spada pronto a colpirlo.

Stava per essere ucciso SUL SERIO da suo fratello…non avrebbe mai immaginato che potesse accadere una cosa simile…delle lacrime scesero dai suoi occhi, abbassando la testa e aspettando il fendente, ormai rassegnato alla morte.

Poi sentì un ciocco…ma non era la spada a contatto col suo corpo.

Alzò la testa e vide suo fratello trafitto dalla lancia che aveva creato. Gli occhi spalancati, increduli…che stavano per diventare vuoti…il sangue che usciva dalla bocca e il volto sempre più pallido. Cadde all’indietro, mentre lo guardava con stupore.

Il corpo di suo fratello cadde a terra…e mentre cadeva Edward strisciò vicino a lui, prendendogli il volto con le mani, per guardarlo in faccia…ormai era pallido, molto pallido…ad un passo dalla morte. Se solo avesse conosciuto un modo per curarlo! Se solo la sua alchimia poteva aiutarlo a guarirlo…MA NON POTEVA!

-JAMES! ODDIO…JAMES!- suo fratello lo guardò con occhi stanchi.

-guarda…per salvarti la pelle…mi hai…ucciso…- disse divertito.

-non parlare! Non parlare fratellone!-

-non chiamarmi così…tu non sei…il mio fratellino…Edward…era diverso…e non aveva…nemmeno…gli occhi a serpente…che ora ti sono…venuti…- Edward non capì quelle parole…che cos’erano gli occhi a serpente?

Suo fratello spirò. Edward si guardò le mani, ora, veramente sporche di sangue…il sangue di suo fratello… Si guardò attorno e vide chi aveva lanciato quella lancia: era stato il secondo che aveva voluto provare il cerchio alchemico. Era ancora vivo…

-ben ti sta…- Edward fissò il vuoto. Sentiva il corpo di suo fratello freddo…e il dolore al cuore si fece più forte, mentre tutto quello che riguardava James gli riempiva la testa, tutto quello che aveva provato per lui…gli aveva voluto bene…lo aveva amato come fratello…lo aveva ammirato…aveva provato rabbia nei suoi confronti…senso di colpa…e disperazione…

Quando erano stati piccoli…quando lo aiutava, quando gli faceva i dispetti…o quando insieme facevano delle birichinate…quando erano morti i loro genitori…quando avevano litigato per l’alchimia e lui era scappato di casa. Non si era nemmeno scusato. Non l’aveva più sentito per anni. Non aveva saputo che si era sposato e stava per avere un figlio. Avrebbe dovuto stare di più con lui. E ora…l’aveva perso…non poteva più recuperare il tempo perduto…mai più.

non potè nemmeno vendicarsi su quell'uomo, perchè dopo pochi istanti cade a terra privo di vita.

Il dolore che provava s’intensificò fino a farlo svenire.

-EHI! QUESTO è ANCORA VIVO!- sentì una voce sopra di lui…poi altre ancora…

-ma questo non è "l’alchimista"?-

-sì! è lui!-

-cosa sarà successo?-

-per fortuna era solo svenuto.-

-chiamate comunque un medico.-

-gli altri sono tutti morti?-

-sì.-

Queste voci, tutte diverse, continuavano a parlare e lui non riusciva a capire più niente. Aprì gli occhi e vide che c’erano vari abitanti per quella che un tempo era una villa, ma che ora c’erano solamente le fondamenta e i resti delle pareti e del soffitto. Si guardò attorno e vide il corpo di suo fratello che lo stavano coprendo con un telo. Si alzò di scatto ignorando i giramenti di testa e si avvicinò a lui.

-J...JAMES!- ma suo fratello era pallido come un cadavere…-James…fra…fratellone?…- delle altre lacrime gli scivolarono sul volto, tutto quello che aveva fatto gli tornò in testa. Era come se lui stesso lo avesse condannato alla morte. –frate…llone…- pianse. Pianse come non aveva mai fatto, aveva pianto solo da bambino, dopo non l’aveva più fatto. Non aveva mai pianto…nemmeno quando se ne era andato di casa…

-NO JAMES! TI PREGO...APRI GLI OCCHI...TI...supplico...James...Jam...es- la sua voce si spense, sostituita dai singhizzi. voleva urlare...voleva urlare il dolore che provava in quel momento, ma non era sicuro che sarebbe servito a qualcosa.

-signor Gibbon… conosceva quest’uomo?- chiese una donna che si inginocchiò accanto ad un uomo distrutto. Un uomo che aveva veramente perso tutto: l’unica persona che gli stesse veramente a cuore. Ora capiva cosa aveva provato suo fratello…capiva che il suo dolore era stato maggiore del suo...ma non riusciva ad immaginare una sofferenza maggiore a quella che stava provando.

-s….sì…era….mio…fratel…- ma non riuscì a finire la frase che pianse più forte. aveva perso la persona più cara…e non poteva riaverl…un momento…c’era un modo per riaverlo indietro!

-che ha fatto agli occhi?- chiese la donna che lo stava fissando.

-che ho?- la donna iniziò a trafficare dentro ad una borsa accanto a sé e gli porse un piccolo specchio. Gibbon lo afferrò e vide…i suoi occhi gonfi, rossi, in lacrime…ma erano...diversi…aveva gli occhi di un serpente…invece che le pupille rotonde…aveva due fessure in verticale e strette…

Ridiede lo specchio alla donna e si alzò.

-non lo so che ho fatto. Ma so cosa farò ora. Potete lasciarmi il corpo di mio fratello?-

Passò un anno dove studiò unicamente un modo per riportare in vita suo fratello, un modo per riportare il suo corpo fra i vivi…lo aveva seppellito vicino a casa sua, per essere sicuro di trovarlo e di sapere dove fosse.

Continuò ad insegnare le sue conoscenze ai suoi allievi, ma molto più raramente: aveva cose più importanti da fare.

Non capì mai il perchè del suo cambiamento degli occhi, forse durante la reazione alchemica un serpente era stato nelle vicinanze ed era rimasto coinvolto...così da fondersi con lui donandogli i suoi occhi. tutto era possibile...fortunatamente non aveva squame o lingua biforcuta O.o

Studiò i vari componenti dell’essere umano e, infine…provò quello che gli uomini non era mai stati in grado di fare: distruggere la morte.

Ma quando provò a fare la trasmutazione alchemica…qualcosa andò storto…non c’era suo fratello al centro del cerchio…c’era un qualcosa…di mostruoso…

Aveva fallito…e il fatto di aver fallito…lo distrusse. Per giorni restò chiuso in casa, senza vedere nessuno, senza parlare, mangiare, dormire o bere. Era come un guscio vuoto. La sua alchimia aveva fallito…nella reazione alchemica…più importante della sua vita…ci furono istanti in cui la odiò.

Qualche settimana più tardi qualcuno bussò alla sua porta. Eppure tutti ormai sapevano che lui non usciva più, specialmente i suoi allievi.

-lasciatemi stare. Andatevene.-

-perché dovrei farlo?- quella voce…l'avrebbe riconosciuta anche in una festa di paese, in mezzo alla folla...

Si alzò di scatto e aprì la porta con velocità e davanti a lui c’era… -era questo il mio nome quindi…non riuscivo a ricordarmelo…ma di una cosa sono certo.- qualcosa nei suoi occhi non quadrava. Aveva gli occhi color ametista con le pupille a fessure, un segno dell’uroboro sul collo e aveva degli abiti neri. Sembrava che non avesse espressione se non orgoglio.

-James…ma tu…dovevi…essere…- aveva raggiunto la pazzia allo stato puro...ne era certo!

-morto?…sì, non credo di essere vivo attualmente. Ma…non so… mi sono svegliato che ero così e ricordavo solo l’odio che provavo per te. Poi ho iniziato a ricordare… che tu mi hai ucciso…ricordavo solo questo all’inizio…- prese un qualcosa che aveva appoggiato al muro fuori di casa e una grande arma nera simile ad una falce apparve davanti al Primo Alchimista. –poi ho ricordato chi fossi, dove abitavi…perché ero morto… e cosa ho perso prima di morire…sono venuto per vendicarmi…caro fratello.-

Quel giorno era riuscito a scappare…ma lui riusciva sempre a trovarlo…e doveva scappare di nuovo. All’età di quarant’anni ebbe un suo scontro decisivo. Combatterono fino all’ultimo sangue, Edward riportò molte ferite gravi…ma l’unica cosa che riuscì a fare fu sigillare l’anima di suo fratello dentro ad un cerchio alchemico. Non l’aveva ucciso…ma non poteva più fare del male. Aveva ucciso molte persone innocenti per divertimento, aveva sterminato interi villaggi…per questo che aveva dovuto affrontarlo e provare ad annientarlo o fermarlo in un qualche modo. Ormai non sapeva più chi fosse il mostro fra i due…

James…ormai noto come Pride…era stato fermato dal Primo Alchimista…ma a costo della sua stessa vita. Ben sapendo che suo fratello poteva rompere il sigillo con la sua potenza, Gibbon fece la sua ultima reazione alchemica: sigillò anche il suo spirito, staccato dal proprio corpo, in modo che quando un Homunculus sarebbe ritornato, mettendo a rischio la vita di altre persone…

Il suo spirito sarebbe entrato in uno dei suoi discendenti con impresso il suo simbolo. Non doveva essere per forza un suo prossimo parente, anche perché lui non aveva avuto moglie e figli. Ma doveva essere un discepolo di uno di quei cinque allievi a cui aveva insegnato la maggior parte del suo sapere. Molte cose le aveva lasciate scritte nel caso che non fosse riuscito a disfarsi di James…ma molte altre non ne ebbe il tempo e furono celate per sempre a tutti.

Morì…ma sapeva che ben presto sarebbe entrato nel corpo di un alchimista.

Restò nell’oscurità per tanto tempo, come se stesse dormendo…finchè sentì delle urla di un bambino che nasceva…un nome…che era identico al suo…l’alchimia scorrere nelle vene di quel ragazzo…il dolore…lo stesso dolore che tormentava lui stesso…altre urla più forti, sempre più forti, che chiedevano pietà ad un essere mostruoso che lo stava torturando… un simbolo di una croce a cui si attorcigliava un serpente, squarciò quell’oscurità. Quelle urla si fecero più forti, più disperate. Appartenevano ad un ragazzo, forse 15 o 16 anni. E fu lì che riaprì gli occhi nella mente di un giovane alchimista che combatteva da anni contro degli Homunculus…ma suo fratello non c’era ancora.

.

.

.

-e questo è tutto. Questo è tutto il mio passato fino a che non sono entrato nel corpo di Edward.-

“che bugiardo” pensò Pride che aveva sentito tutto “è stato proprio lui ad infilzarmi con quella lancia! Usando la vostra alchimia!”

“sei sicuro che sia andata proprio così?” chiese Edward che aveva sentito tutto e aveva immaginato questa storia come se quei due fossero lui e Alphonse.

“ovviamente. Ma anche se non fosse stato lui ad uccidermi…ha ucciso mio figlio e mia moglie…e per questo lo odio dal più profondo dell’anima.”

-non è una bella storia. Così tuo fratello non sa che sei stato tu ad ucciderlo.-

-evidentemente sì…ma…io ancora oggi…non riesco a perdonarmi per quello che gli ho fatto.- il Primo Alchimista appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si mise le mani nei capelli, stringendo i pugni, come a volersi strappare i capelli –gli ho fatto una cosa imperdonabile…se solo non avessi…studiato l’alchimia…lui non avrebbe sofferto così.-

“già…hai ragione” pensò Pride, Edward taceva.

-e non so come rimediare…- gemette con disperazione Gibbon, Edward nel vederlo così si sentì male. Quando era stato nel suo corpo non aveva mai immaginato che lui in realtà soffrisse così tanto, aveva un passato molto triste…due fratelli che prima si volevano bene e che dopo si sono odiati e uccisi a vicenda.

“tu non puoi rimediare…l’unico modo per rimediare sarebbe la tua morte!”

-io a questo punto vorrei che lui mi uccidesse…almeno smetterebbe di provare rancore…riuscirei almeno a ripagare una parte dello scambio equivalente con lui…ma…se lo facessi…Edward non avrebbe più un’anima…e sarebbe condannato nel suo stesso corpo…per colpa di mio fratello…non posso proprio farlo…-

-smettila di dire cavolate!- Mustang scattò in piedi. –se non vuoi che riempi di botte smettila di dire assurdità!- lo afferrò per la maglia, come se volesse picchiarlo. –tu non devi vivere per altri! Tu devi vivere INSIEME agli altri e SOPRATTUTTO PER TE STESSO! NON DEVI PENSARE CHE LA TUA VITA POSSA ESSERE UNA MERCE CI SCAMBIO PER RIMEDIARE IL PASSATO! Il passato è ormai accaduto…e non c’è niente…NIENTE CHE POSSA RIMEDIARE QUELLO CHE SI è FATTO! NEMMENO L’ALCHIMIA STESSA!- gli occhi di Mustang erano colmi non di rabbia, ma di dolore, un dolore che gli aggrovigliava il cuore come una serpe velenosa. Stava pensando a se stesso mentre parlava…stava pensando a Ishibar…tutte le vite che aveva ucciso e che non potevano essere recuperate…nemmeno con l’alchimia…molte volte aveva pensato lui stesso di togliersi la vita, ma aveva capito che da morto non sarebbe servito a nessuno, tutto avrebbe continuato il suo corso in modo crudele e malvagio. Era vissuto per diventare comandante supremo e evitare altri spargimenti di sangue come quello a Ishibar. –se vuoi rimediare…CERCA DI IMPEGNARTI IN QUALCOSA E DI PORTARLA A TERMINE, MA NON PIANGERTI ADDOSSO!-

Il Primo Alchimista lo guardava stupito. Non aveva mai visto il colonnello Mustang soffrire per le sue stesse parole. Sapeva che quello che gli stava dicendo era vero, sapeva che doveva combattere per qualcosa di giusto, ma…come poteva aiutare un morto? Come poteva aiutare un morto diventato Homunculus?

Mustang gli diede una spinta indietro, in modo che perdesse l’equilibrio e poi si alzò e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Il colonnello non tornò a dormire quella notte, ma nemmeno Gibbon volle chiudere occhio…pensava alle parole di Mustang come se gliele stesse ancora urlando addosso.

Guardò fuori dalla finestra, mentre la neve ricominciava a scendere dal cielo…impegnarsi in qualcosa e portarla a termine…l’immagine di Edward sorridente gli riaffiorò la mente…che fosse proprio quello il suo attuale obiettivo? Vedere di nuovo Edward sorridere come un bambino? sentire di nuovo la sua voce, sentirlo parte di sé?

Suo fratello era morto ormai da anni, più di lui…lui aveva riprovato quel sentimento che suo fratello aveva perduto dalla morte della sua famiglia: l’affetto…avrebbe combattuto con tutte…TUTTE le sue forze per salvare la vita ad Edward…e stavolta…avrebbe fatto sul serio.

.

.

.

“oh ooooh!” canticchiò divertito Pride mentre osservava Gibbon dal proprio albero. "so cosa ti frulla nella testa, mio caro..." aggiunse con un brivido di piacere.

“che c’è?”chiese agitato Edward, non capendo lo stato d'animo del suo possessore.

“guarda i suoi occhi” Edward sentiva il sentimento di Pride…non era solo divertimento…era quasi eccitato all’idea di vedere quegli occhi.

“che hanno?”

“rabbia…determinazione…vendetta…”

“e quindi?” chiese indifferente Edward.

“quando eravamo dal tuo caro paparino…”

” non è mio padre!”disse Edward immediatamente, con rabbia.

”d’accordo…” disse paziente “quando eravamo da "Hoheneim"…non aveva quello sguardo. Era quasi spento…e quando si è scontrato non ho sentito il brivido che ho provato quando ho combattuto contro di lui…lui non stava ancora facendo sul serio…” disse leccandosi le labbra con un ghigno che si allargava sempre di più sul volto “sta per iniziare la vera partita...mio caro alchimista…goditi lo spettacolo…Gibbon sta recuperando forza…le ferite guariranno prima del previsto…e io avrò la mia vendetta nel migliore dei modi”

Ridendo si appoggiò al tronco, addentando una mela che aveva afferrato qualche istante prima da un albero poco distante da lì. il suo sguardo saettava dalla mela quando la mordeva con lentezza…a suo fratello che aveva lo stesso sguardo mentre fissava la notte. Per un momento i due fratelli si rincontrarono negli stessi sentimenti…negli stessi pensieri:

“te la farò pagare cara…e farò di tutto per avere indietro quello che ho perso”

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Capitolo 40
*** Recupero Dei Poteri del PA ***


Spiego meglio la situazione di Gibbon^^ ho deciso di metterla al posto della scenetta…anche perché ho visto di essere stata poco chiara O.o -CHE COOOOOOOOOOOSA???- Chiesero i lettori -E CI LASCI COSì, SENZA PRENDERCI IN CONSIDERAZIONEEEEEE????- presero le loro armi e le puntarono contro la smartis. –eddai…direi che è meglio, no^^?- -NO!- -accidenti T.T – Gibbon non ha ucciso effettivamente la famiglia di suoi fratello. Pride lo ha preso come tale, perché se Gibbon non avesse studiato l’alchimia, la sua famiglia sarebbe stata in vita e non sarebbe accaduto nulla. Sua moglie ha perso il figlio che aveva in grembo perché l’avevano torturata e lei è stata uccisa perché gli scienziati non volevano alcun testimone a raccontare quello che era successo. Probabilmente, anche se uno di loro fosse riuscito ad usare l’alchimia, gli avrebbero uccisi ugualmente dopo aver strappato ogni segreto a Gibbon. Il fratello, invece, è stato ucciso da uno degli scienziati in punto di morte: Gibbon aveva lasciato la lancia abbandonata a terra, lo scienziato, vedendola, l’ha lanciata contro il fratello del PA per vendetta…solo che Pride non ha visto lo scienziato alla sua morte ed è convinto che sia stato il suo fratellino. -tutto qui?- chiese Winry-93 -e tu non fai una nostra scenetta per spiegare queste cose?!?!- chiese Mew Nina. -io l’ammazzo.- disse Neverwinter, afferrando la propria arma. -io prima lo torturo fino ad esserne stanca…poi l’ammazzo.- aggiunse meby138. -non dimentichiamo che è un secolo che non scrive….facciamola fuori…- disse fullmetalqueen. Con un urlo di battaglia di lanciarono verso l’autrice. -KAWABANGAAAAAAAAAA!- -NOOOOOOOO!!!!- (ßla smartis) (alla fine l'ho fatta XD)

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Il mattino dopo Gibbon era sparito dalla circolazione. Tutti avevano iniziato a cercarlo, sospettando che se ne fosse andato. Mustang era preoccupato che la sua ramanzina gli avesse fatto scattare l’impulso di fare una qualche pazzia, come andare al covo degli Homunculus da solo. Verso il pomeriggio tardi, quando ormai avevano perso le speranze, Gibbon tornò a casa.

-CHE FINE AVEVI FATTO?- gli urlò contro Mustang, mentre Gibbon si avvicinava all’abitazione. Sembrava piuttosto malconcio, come se avesse fatto una lotta. –Eravamo preoccupati, lo sai?-

-scusate, ma ora…possiamo mangiare qualcosa? Sto morendo di fame!- annunciò abbracciandosi lo stomaco con le braccia. Con un sorriso Mustang gli fece segno di entrare e lo aiutò a camminare dato che sembrava non reggersi in piedi.

-che hai fatto?- chiese Al appena lo vide. Era tutto sudato e portava qualche livido sul volto e sul resto del corpo.

-ecco…ho fatto a botte con un tizio che…aveva voglia di attaccar briga…poi mi ha dato del codardo e ho perso la testa.- disse con un sorriso imbarazzato.

-sei identico a mio fratello tu!- lo criticò Al.

-che colpa ne ho? Ho vissuto dentro il suo corpo per mesi! Praticamente ho ricevuto parte del suo carattere…non sai quanto è influenzante tuo fratello nella sua mente.- disse con una leggera risata.

-immagino…- sospirò Al, immaginando come potesse essere la mente del fratello maggiore…oltre che sadica, orgogliosa e testarda.

Zia Pinako portò in tavolo un bel piatto fumante di spezzatino…il famoso spezzatino di zia Pinako…come dimenticarsi i sogni riguardo al cibo di Edward, mentre mangiava alla mensa dell’esercito? Assaggiò il famoso piatto e le sue papille gustative andarono alle stelle.

-ma è squisito!- giudicò iniziando a mangiare velocemente. Mustang guardò a bocca aperta la velocità che ci mise per finire il piatto e chiedere se ce ne era ancora…sembrava un bambino in quel momento. Fortunatamente zia Pinako ne aveva fatto in abbondanza, quindi tutti furono saziati.

Winry aveva abbandonato la sua sfuriata iniziale e aveva iniziato a scherzare coi due uomini come se niente fosse: si fidava dei due uomini e aveva capito che non doveva fare altro che incoraggiarli a diventare più forti, recuperando le forze, per salvare la vita al ragazzo che amava.

-cara zia Pinako…Ed aveva ragione, in cucina sei un idolo!- disse Gibbon con un largo sorriso.

-già, complimenti alla cuoca.- acconsentì Mustang.

-ora, scusatemi ma vado a dormire, sono un po’ stanco.- disse Gibbon alzandosi da tavola e dirigendosi in camera propria.

Per tutta la serata non si sentì alcun rumore, quindi immaginarono che stesse già dormendo. Mustang si diresse in camera, ma quando appoggiò la mano sulla maniglia, quella fu attraversata da una scarica elettrica verde smeraldo. Mustang fece un passo indietro e ritrasse la mano dalla porta.

-Gibbon? Sei sveglio?- chiese. Provò ad entrare nuovamente, ma la stessa scarica elettrica lo colpì e fu costretto ad arretrare. –Ehi Gibbon! Che stai facendo lì dentro?- Mustang iniziò a sentire qualcosa che lo soffocava, come un caldo infernale…che proveniva dalla loro stanza. –GIBBON! CHE SUCCEDE?!- batté un pugno sulla porta, ma stavolta una violenta spinta lo fece sbattere contro il muro.

Il calore si affievolì e sentì dei passi dall’altra parte della porta. Mustang si mise in posizione d’attacco, ma uscì un Primo Alchimista piuttosto assonnato che lo guardò con sguardo vacuo e di rimprovero.

-che vuoi? Guarda che la porta era aperta…- poi sbadigliò sonoramente.

-non riuscivo ad entrare…-ma non sembrava una giustificazione piuttosto geniale.

-siamo diventati debolucci…dai entra…- disse stiracchiandosi e tornando a letto. Fu lì che Mustang si accorse di un particolare prima che Gibbon potesse cancellarlo senza dare nell’occhio: il letto fino a qualche istante prima, non era sfatto. -buonanotte.- disse Gibbon voltandosi dalla parte opposta alla sua e riprendendo a dormire.

Il giorno dopo successe la stessa identica cosa, anche alla sera Mustang non riuscì ad entrare e fu costretto a dormire sul divano, anche perché stavolta Gibbon non lo sentì mentre lo chiamava.

La storia andò avanti per quattro giorni, finchè Mustang decise di seguirlo di nascosto…il Primo Alchimista non era andato verso il paese come affermava ogni giorno, bensì verso il boschetto accanto a Resembool. Mustang lo seguì fra gli alberi, mentre lui si inoltrava sempre di più, come ad essere sicuro di essere lontano da tutto e da tutti.

Arrivarono in una radura in cui non c’erano né alberi né erba, era solo terra. Mustang sentì dell’odore di bruciato…infatti attorno alla radura, gli alberi erano un po’ bruciati.

Il Primo Alchimista si mise seduto al centro della radura, a gambe incrociate, con le mani unite come faceva Edward prima di fare una trasmutazione alchemica.

Per la prima ora non accadde niente, Mustang stava iniziando a stufarsi. Quando si voltò per andarsene, sentì distintamente che c’era un cambiamento di temperatura…se restava voltato verso Resembool…sentiva freddo…se stava voltato verso il Primo Alchimista…sentiva un leggero calore...non se ne era accorto perchè era stato tutto il tempo voltato in una sola direzione.

Si sedette e attese, osservandolo attentamente. Man mano che il tempo passava il calore si faceva più intenso, finchè una strana aurea verde smeraldo fuoriuscì da Gibbon e gli avvolse tutto il corpo. Più il tempo passava più l’aurea s’ingrandiva, fino a raggiungere, verso l’ora di pranzo, l’intera radura. Era una aurea spaventosa, sferica, che racchiudeva delle scariche elettriche verde smeraldo e emanava calore all’esterno. Da come ansimava Gibbon al suo interno, Mustang scommise che doveva fare veramente caldo lì dentro.

Ad un certo punto le scariche elettriche si ingrossarono e intensificarono la velocità, iniziarono a vorticare prima senza una logica precisa, poi in modo omogeneo. Vide le scariche elettriche impazzire dentro quella sfera verde e il corpo di Gibbon cadde a terra di lato, scosso da convulsioni.

Mustang volle entrare per aiutarlo, ma non sapeva quanto potente potesse essere quell’aurea…poteva polverizzarlo se molto potente…

Mustang dovette stare fino a sera a vedere Gibbon scuotersi dalla convulsioni, colpito ogni tanto da scariche elettriche in un punto preciso del volto e delle mani. Pian piano sentì le sue urla, soffocate da quell’aurea così compatta. Poi tutto cessò.

L’aurea smise di aumentare e creare energia, si spense gradualmente, per poi sparire. Gibbon stava al centro della radura, ansante, svenuto.

Mustang si avvicinò a lui di corsa e gli guardò mani e volto. Il volto sembrava normale, ma le mani avevano strani segni come se fossero dei tatuaggi a squame…i tatuaggi s’intensificarono di colore e assunsero la forma di un serpente che si allungava lungo la mano e il braccio in entrambi gli arti.

Gibbon aprì si scatto gli occhi, così che Mustang prese paura e arretrò di qualche passo…i suoi occhi erano verdi come non mai…le pupille mancavano…fino a che non si formarono e assunsero il colore dell’ambra…per poi passare al nero.

Gibbon riprese coscienza e si guardò attorno, incrociando gli occhi di Mustang.

-che stavi…- Mustang non seppe come continuare…non sapeva se chiederglielo con calma oppure urlargli addosso vari insulti poco carini.

-perché mi hai seguito?- chiese con ira crescente Gibbon.

-eri pieno di lividi quando tornavi a casa e…-

-ce l’ho fatta…- il suo volto dall’ira passò al raggiante.

-a fare che?-

-ho riacquistato i miei pieni poteri…- poi il suo sorriso si allargò sempre di più…fino a trasformarsi in un ghigno sadico e determinato. –Pride…avrà pane per i suoi denti…-

-ma che cosa hai fatto?-

-ho passato questi quattro giorni ad allenarmi…per far uscire il mio potere assopito...dal corpo...per poi fargli riprendere il suo ciclo come un tempo... L’ho fatto per avere in mano il potere che avevo perduto coscientemente: l’avevo tenuto nascosto a Edward perché avevo paura di distruggerlo dall’interno o per lo meno spaventarlo molto. Ma ora…eccomi qua…- disse con le lacrime che gli scendevano dagli occhi mentre il suo sorriso rimaneva intatto sul suo volto. –non ho più limiti…ora…farò quello che mi hai detto tu, Mustang…mi impregnerò per portare a termine il mio obiettivo: salvare Edward e ricongiungermi col suo spirito e corpo…voglio vivere di nuovo dentro di lui, accompagnarlo nelle sue scelte e nelle sue difficoltà…voglio essere il padre che non ha mai avuto. Ma prima di tutto…devo toglierlo dalle grinfie di mio fratello…e lo farò anche a costo di uccidere il mio ultimo parente.-

Mustang notò per la prima volta un’espressione che non aveva mai visto in Gibbon. Non sapeva che espressione fosse, ma gli metteva paura. Sembrava…potente…molto potente…quasi da sembrare invincibile soltanto con lo sguardo. Per un attimo gli sembrò di vedere lo sguardo orgoglioso e determinato di Pride…ma c’era una cosa molto diversa: la determinazione di fare qualcosa per il bene di altri.

-Che fame…- disse in un mugolio il Primo Alchimista –se non mangio qualcosa svengo!- si lamentò. Mustang sorrise e lo aiutò ad alzarsi.

-va bene…ti porto a casa…anche perché mi sembra che tu non riesca a reggerti in piedi…-

-grazie…- disse mettendogli un braccio attorno alle spalle e incamminandosi con calma verso casa.

-ho una domanda…in cambio di portarti indietro…-

-sì?-

-posso dormire nel mio letto stanotte?- chiese lamentoso Mustang, dato che erano tre giorni che dormiva sul divano…molto scomodo. Il Primo Alchimista rise.

-sì, scusa…stanotte non farò esercitazioni…anche perché se no ho paura di distruggermi io stesso…- si guardarono e risero. La vittoria…non era poi così impossibile…

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non so se nel prossimo o nel prossimo ancora.....ma fra questi due....ci sarà il secondo incontro fra Pride e il PA BWAHAHAHAHA!

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Capitolo 41
*** Accordi Sullo Scontro O.o ***


-COME OSI TUUUUUUUUUUUUUUU!!!!- urlò Winry-93 -già…CI HAI FATTO ASPETTARE UN ETERNITà!- gridò infuriata Neverwinter. -ora che però l’hai scritto….ne pagherai le conseguenze…- disse con voce spettrale Mew Nina. -ehm…ragazze…calmatevi…- tentò di dire Smartis. -CALMARCI UN CORNOOOOOOO!!!- Smartis dovette evitare un lanciafiamme caricato alla massima potenza da meby138. -ehi! Le fiamme non valgono!- si lamentò Smartis spegnendo le fiamme che le avevano bruciato un po’ i vestiti. -oooh….allora ci andremo più pesante…- disse minacciosa Mew Darkness -preparati alla morte.- disse Feder con una risata mooooooooooolto sadica e gli occhi infuocati dalla rabbia. -VIENI QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!- urlò FullmetalQueen ad una Smartis in fuga. –TI UCCIDEREMO!!!- -Sìììììììììììììììììììì!!!- urlarono tutti gli altri con foga. -NOOOOOOOOO!!!- ß Unica persona non d’accordo…vi lascio immaginare chi sia….

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Gibbon diventava ogni giorno più temibile anche a chi gli era attorno. I tatuaggi che gli comparivano nelle mani quando esibiva quelle amplificazioni di energia, diventarono indelebili sulla sua pelle; gli occhi si fecero più taglienti e lo sguardo divenne più terrificante…Bastava un’occhiata per far rabbrividire Mustang e Alphonse (Winry e zia Pinako non se ne accorgevano perché non erano esperte di alchimia). Anche Mustang iniziò a recuperare le forze e le ferite si cicatrizzarono, fine a diventare un brutto ricordo.

Gibbon, Mustang e Alphonse iniziarono ad allenarsi nella lotta, l’ultimo di questi era determinato a dare una mano per riportare indietro il proprio fratello maggiore.

Alla sera i due uomini erano esausti e se uno di loro non riusciva a reggersi in piedi per la fatica, era Al ad aiutarlo. Spesso il Primo Alchimista cadeva a terra stremato, senza riuscire più a muovere un muscolo: in parte perché allenava di mattino il proprio spirito, dove richiedeva parecchia energia corporea; in parte perché era quello che si impegnava di più a combattere; per finire non dormiva quasi mai.

C’era stata una mattina che si era ammalato con la febbre altissima, a causa del poco sonno e dello sforzo che richiedeva al suo corpo, ma non c’era verso di convincerlo a smettere di allenarsi almeno un poco nel proprio interno.

-allora…dobbiamo escogitare un piano.- disse Mustang una sera ad Alphonse e a Gibbon, tutti e tre attorno ad un tavolo, seduti a bere qualcosa per scaricare la tensione. –non possiamo andare come me e Edward senza qualcosa in mente…il piano di Edward è andato a gonfie vele: abbiamo riportato Gibbon qui…ma c’è il "piccolo" problema che è rimasto là. In poche parole dobbiamo essere più furbi di prima.-

-tu cosa proponi?- chiese il Primo Alchimista interessato.

-possiamo dividerci in vari compiti. Ho notato che c’è una parte del covo degli Homunculus che non è molto protetta e non è osservata da molti. Questa zona si trova circa alla base, nella zona opposta al portale. Ho visto una piccola apertura di legno che veniva usata dalla servitù del castello. Da come è arrugginita non doveva essere utilizzata da secoli.-

-è troppo evidente. Immagineranno un nostro attacco…controlleranno tutto. non lasceranno trasparire nulla, ricordiamoci che c’è quel bastardo di Wrath che ha un occhio piuttosto speciale.- lo criticò Gibbon immediatamente...come se lui non avesse pensato ad una zone del castello poco sorvegliata...però bisognava contare i pro e i contro.

-questo è vero…accidenti…- gemette Mustang.

-dobbiamo usare un qualcosa che ci possa permettere di agire con almeno il 90% delle possibilità di non essere scoperti. Quando era alle prigioni ho sentito dell’aria che proveniva dall’alto. Se usiamo le tubature possiamo, forse, superare Wrath.-

-ma anche le tubature possono essere adocchiate.- notò Alphonse.

-non quelle…di fondo…-

-non vorrai farmi andare nelle fogne, spero…- disse Mustang con voce leggermente acuto dall'orrore.

-idea più brillante?-

-TU SEI MATTO! IO NON ANDRò MAI IN LUOGO COSì ORRENDO!-

-vuoi salvare Ed o no? Se hai un’altra proposta dimmela.- "stupido colonnello schizzinoso!"

-secondo me…non tarderanno molto a farsi avanti loro.- disse Al che aveva ascoltato in silenzio tutto il tempo. –quando siete arrivati qui…non vi è parso strano che non vi abbiano seguiti? Potevano venire quando eravate più deboli e…- un’occhiata glaciale di Gibbon fece tacere Alphonse. Persino Mustang si accorse di quel cambiamento di espressione.

-ci avevo pensato, ma è evidente che non ci hanno seguito perché non ci ritengono più un pericolo così elevato.-

-ma…- tentò di dire Alphonse.

-Al…pensiamo al piano, ora…e non a queste situazioni superficiali e dubbiose.- Gibbon non aveva fatto altro che guardare la finestra, in un punto impreciso. Mustang guardò nella sua direzione, ma non vide altro che l’oscurità della notte. Perché Gibbon aveva assunto quell’occhiata glaciale? –però…sto soffocando qui…vado a prendere una boccata d’aria.- disse Gibbon alzandosi dalla sedia. –se vi viene in mente qualcos’altro dopo fatemelo sapere.- e uscì di casa prendendo una sigaretta da un comodino e un accendino.

Chiusa la porta accese la sigaretta e iniziò a dare ampie boccate, per poi soffiare fuori il fumo dalla bocca.

-che notte buia…- criticò guardando il cielo. Quella sera c’era il novilunio e le stelle sembravano più lontane del solito. –non trovi anche tu, Pride?-

Si voltò verso l’albero accanto alla casa e Pride gli ricambiò un ghigno a cavalcioni su un albero. I lunghi capelli dorati gli scendevano lungo le spalle, dandogli un atteggiamento ribelle. Il desiderio nei suoi occhi vuoti era inconfondibile anche a quella distanza.

-sì, piuttosto tetra.- disse accarezzando la propria arma come se fosse fatta di cristallo. Gibbon non cambiò espressione e atteggiamento, come se non sentisse una minaccia evidente che gli fiatava sul collo.

-ottima direi…per chiudere i conti.- disse con un sorriso gelido, portando nuovamente la sigaretta alla bocca. non gli importava di iniziare un duello a quell'ora di notte in un paese...voleva agire quanto prima.

-mah…io oggi sono un po’ annoiato e stanco…- disse sinceramente Pride, come un bambino capriccioso. -quando vorrai sarò a tua disposizione.-

-da quanto sapevi che ero qui?-

-ooooh…da parecchio…giorni. non so dirti quanti, sicuramente prima che iniziassi i miei allenamenti segreti.-

-dove andavi ogni volta? Ti perdevo.-

-lo facevo apposta.-

-il solito antipatico…-brontolò Pride, mettendo le braccia dietro la testa e appoggiandosi più comodamente al tronco. Il suo sguardo cadde sulla sigaretta che Gibbon stava lentamente portando alla bocca. –dammene una…ne ho voglia anche io.- disse…non era una richiesta, ma cosa ci si poteva aspettare da Pride?

-non ci penso nemmeno: sei nel corpo di Edward, non ti permetto di riempirlo di schifezze.-

-sei così sicuro di battermi?- era questo il significato di quella frase...non voleva che il corpo di Edward si intossicasse prima che lui acquistasse nuovamente il suo corpo.

-ovviamente.-

-patetico- sbuffò Pride, guardando lo stesso punto nella notte che stava fissando il Primo Alchimista. –mi sta assillando per chiederti come te la passi…contento ora?- chiese alla propria testa, scocciato.

-sto bene Ed, non preoccuparti- disse con un leggero sorriso che gli fece alzare solamente gli angoli della bocca. –tu invece?- fu il turno di Pride di sorridere. -“secondo te? Stando nel corpo di questo qui come posso stare?”- imitò la voce di Edward irritata alla perfezione, quasi strapò una risata al Primo Alchimista -ma che simpatico il nostro piccoletto.- Pride chiuse gli occhi infastidito e Gibbon sghignazzò, ricordando le sfuriate che poteva fare Edward alla parola “piccoletto”. –a quando lo scontro?-

-domani…ti può andare bene? o sarai nuovamente annoiato?-

-vedrò di non esserlo…andremo in un luogo isolato.- lo informò -Non pensare che sia perché non voglio coinvolgere nessuno, a me non fa differenza…ma voglio che tu non abbia ostacoli.-

-gentile da parte tua.- disse stupito il Primo Alchimista...non l'aveva mai visto così "carino" nei suoi confronti da Homunculus.

-non è per gentilezza…ti voglio vedere strisciante ai miei piedi, chiedendomi pietà…non voglio che tu abbia ostacoli di nessun genere...voglio vedere la sconfitta nei tuoi occhi...accecata dal dolore fra i tuoi gemiti.- descrizione piuttosto macabra, pensò Gibbon...ma se l'aspettava peggiore.

-non lo farò mai…in questo credo di essere più orgoglioso di te.- disse ridendo con freddezza.

-allora…a domani… - e Pride sparì in un soffio di vento. Forse era andato a cercare il luogo adatto, mentre Gibbon spegneva il mozzicone di sigaretta nella neve e entrava nuovamente in casa.

Dovette ascoltare gli assurdi piani di conquista di Mustang e Al…no…non erano assurdi…erano inutili! Non aveva detto loro che aveva parlato con Pride e che aveva deciso con lui uno scontro. Se il giorno dopo sarebbe mancato, sicuramente avrebbero pensato che si stava allenando nella foresta…non aveva così tanti problemi. Non voleva coinvolgerli. Era una questione molto personale, che voleva svolgere da solo senza nessuno fra i piedi. Non voleva che loro assistessero allo stesso combattimento che aveva affrontato molti anni prima col fratello…potevano rimanerne coinvolti e lui sarebbe stato più debole, vulnerabile, accecato dalla rabbia per non essere riuscito a proteggerli…no…stavolta…nessuno sarebbe morto…Edward sarebbe tornato da lui…ne era sicuro.

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Capitolo 42
*** Scontro ***


Si alzò dal letto molto presto. Senza saperne la ragione riuscì a dormire profondamente per tutta la notte, anche se verso l’alba ebbe un forte mal di stomaco causato dall’ansia e un appuntamento col water a causa di conati di vomito continui. Per il resto dormì fino alle 9.00 del mattino senza incubi e altri problemi.
-Ehi Gibbon…che hai? Sei uno straccio!- sapeva di essere mortalmente pallido…anzi…verdognolo, come se stesse di nuovo per dare di stomaco.
-sto bene…oggi vado ad allenarmi di nuovo…penso che farò molto tardi…non aspettatemi a cena.- Mustang fu molto dubbioso per questo annuncio, anche perchè Gibbon sembrava non reggersi in piedi, ma acconsentì.
Lo salutò con un “vedi di non stancarti troppo” e lui gli aveva risposto con un largo sorriso, anche se in realtà stava andando allo scontro più importante della sua vita…e il più pericoloso.
Si incamminò verso la foresta, ingannando i propri compagni, come se fosse diretto realmente al luogo in cui si allenava.
-non hai una bella cera. Dormito male?- chiese una voce sogghignante alle sue spalle. Il Primo Alchimista di voltò e Edward gli rivolse uno sguardo di ghiaccio…non era Edward, ma aveva il suo stesso aspetto…
-non sono affari tuoi.-
-ho trovato un luogo molto adatto per lo scontro…pensi di farcela a starmi dietro?-
-temo di no…non ho ancora superato i 300 Km all’ora con una passeggiatina mattutina.- Pride sorrise malignamente e scese dall’albero in cui si era seduto.
-pensi che il tuo orgoglio possa sopportare se ti porto in groppa?-
-dipende se il tuo riesce a resistere…come se fossi io il più orgoglioso dei due…-
-a volte ho i miei dubbi su questo argomento…dai monta su.- si accovacciò…quale momento buono per ucciderlo in quello stesso istante…ma non era tanto meschino e codardo da attaccarlo in un momento di resa.
Si mise sulla schiena di Pride e quello partì a razzo. Saettava fra gli gli alberi e i vari ostacoli ad una velocità allarmante, i paesaggi non si intravvedevano, come se fossero una massa di colori. Gibbon fu costretto a chiudere gli occhi, altrimenti avrebbe rivisto il restante della sua cena.
-tieniti forte, accelero.- urlò la voce di Pride. Gibbon si aggrappò con tutte le sue forze al collo dell’Homunculus, respingendo il vomito con più forza che aveva. –ehi…guarda che siamo arrivati…- disse Pride ad un certo punto. Gibbon aprì gli occhi e vide che erano in mezzo al nulla, fra rocce e montagne, nessuna anima viva nei dintorni, neppure un filo d’erba. –soddisfatto del posto?- era un luogo molto inquietante: la roccia delle montagne era nera e appuntita, in certi punti sembrava piuttosto tagliente…l’ideale per uno scontro mortale.
-perfetto…ora fammi scendere…altrimenti vomito…- Pride lo fece scendere velocemente e si spostò in tempo prima che Gibbon potesse dare di nuovo di stomaco.
–mmmh…no…tu non ce la fai a scontrarti con me…sei uno straccio!- criticò Pride, deluso nel vedere il Primo Alchimista come una specie di zombie.
-ce la fa…- ma non fece in tempo a finire che dovette vomitare di nuovo. Il suo stomaco era in piena agitazione, troppa responsabilità gli si posava sulle spalle, così da stressarlo in pochissimo tempo.
Pride si sedette su una roccia a fissarlo mentre cadeva su un lato e restava sdraiato a terra. Ansimava per lo sforzo di restare cosciente, ma sembrava uno sforzo sovraumano. Pride si godeva la scena, come uno spettatore all’opera lirica preferita. Gibbon chiuse gli occhi, cercando di ritrovare un respiro regolare e aspettando che smettesse di girargli la testa.
Appena si fu calmato si alzò in piedi, pronto ad affrontare dopo anni il suo nemico di sangue.
-fatti sotto.-
-non ci penso nemmeno.-
-che cosa?!- sbottò infuriato Gibbon.
-ti voglio nel pieno delle forze! Non voglio combattere contro un cadavere! Appena riterrò che tu sia in piena forma…mi batterò con te.-
-E MI HAI FATTO VENIRE FIN QUI PER NIENTE?!-
-tranquillo…staremo qui per un po’…-
-un po’ quanto?!- chiese con rabbia crescente Gibbon.
-questo dipende da te…e ora…vedi di dormire o di svenire in un qualche modo…così ti risveglierai in forze.-
-con te che mi punti una lama sul collo mentre dormo?! MA FAMMI IL PIACERE!-
-sono settimane che ti vedo dormire nella tua stanza e non ti ho sfiorato con un dito…non lo farò ora…non sono codardo! E ora dormi!-
-ma…- vide il buio dopo aver sentito un forte colpo alla nuca. Per il resto furono incubi agitati e il freddo delle tenebre.
Quando riaprì gli occhi, sentì il sudore freddo lunga la schiena, ma lo stomaco al suo posto. Pride si guardava attorno a pochi metri da lui. I lunghi capelli biondi gli ricadevano sulla schiena come seta dorata e i grandi occhi, vuoti, d’oro, guardavano la notte, non lasciando trasparire i suoi pensieri. Gibbon notò di avere il soprabito di Edward sul corpo, così che non prendesse freddo. Si sentiva decisamente meglio. Dopo l’ansia iniziale tutto sembrava essersi dileguato.
Pride si voltò verso di lui e sorrise.
-ben svegliato.- gli disse. –stai meglio?-
-credo di sì…-
-bene…ma se vuoi dormire un altro po’ non avrò problemi a…-
-no. battiamoci.- Gibbon si alzò sentire la voce di suo fratello dalle labbra di Edward, gli incubi che aveva fatto su di lui su tutto quello che era successo…gli fece montare un odio profondo. Da quello sguardo Pride intuì che il suo caro fratellino era pronto a combattere.
-molto bene.- entrambi si alzarono, nel pieno delle forze, desiderosi di combattere, con un odio profondo per il proprio avversario reciproco.
L’aria parve gelarsi, mentre i loro corpi ardevano dal desiderio di battersi. Un silenzio mai udito si creò fra i due sfidanti. Il silenzio prima di una bufera.
-ti dirò…non userò la mia capacità di muovermi velocemente…-
-non credo che ce ne sarà bisogno…-
-perché?- chiese Pride curioso, allibito per il rifiuto del vantaggio che gli stava porgendo su un piatto d'argento.
-beh…diciamo che ho fatto un allenamento speciale proprio per cancellare questo svantaggio…-
-ma se mi avevi detto che non riuscivi a starmi dietro…-
-perché stavo male…ma ora…fatti sotto senza pietà.-
Entrambi sparirono nello stesso istante. Se qualcuno fosse stato presente, avrebbe visto due corpi sparire e poi il silenzio. Entrambi si vedevano e si muovevano come se danzassero. Gibbon lo colpì al volto, ma venne parato dalla difesa di Pride. L’Homunculus non si aspettava una tale velocità, quindi lo guardava sorpreso, ma eccitato. Pride tentò di colpirlo con un calcio al fianco. Gibbon gli afferrò la caviglia e gli fece lo sgambetto con un piede. Pride perse l’equilibrio e venne colpito allo stomaco con un altro pungo, finendo a terra senza fiato.
Il Primo Alchimista cercò di colpirlo alla testa, ma Pride rotolò di lato e riuscì a rimettersi in piedi, allibito.
-hai allenato il tuo corpo e il tuo spirito…nell’aumentare la velocità!-
-esattamente…ho concentrato alcuni elementi del mio corpo in modo che fossero pari ai tuoi…durerà circa una settimana questa mia capacità, dopo di che tornerò un comune essere umano…ma per ora siamo alla pari…- un sorriso soddisfatto apparve sul volto di Pride.
-ma bravo fratellino…mi divertirò un sacco. Che ne dici di combattere immediatamente con serietà?-
-non chiedevo di meglio.- Pride sfoderò dal nulla una falce nera come l’abisso, una falce enorme, simile a quella che porta al fianco la Morte. Gibbon stese un braccio in avanti e dalla sua mano si materializzò un pitone che si attorcigliò sul suo braccio come un animale domestico…non per niente lo chiamavano l’uomo serpente.
-vedo che il tuo gusto per i serpenti non è cambiato.- Gibbon sogghignò. Pride mosse la propria arma come se fosse stata fatta di piuma e Gibbon trasformò il proprio serpente in una spada resistente. Sentì l’impatto delle due armi sulle braccia. Dovette puntare i piedi sul terreno se non voleva essere catapultato indietro. Entrambi facevano leva sulle proprie braccia per rompere le difese dell’altro. Pride mosse la propria arma così che Gibbon non la vide.
Sentì il suo petto squarciarsi e una profonda ferita gli macchiò i vestiti e la sua pelle. Non riuscì a gridare dal dolore, anche perché Pride tornò immediatamente all’attacco, mirando alla sua testa. Dalla spada di Gibbon partì una luce e un serpente più piccolo del precedente partì da essa per poi afferrare il braccio di Pride. I denti del serpente si piantarono sul collo dell’Homunculus, che scacciò via con il braccio libero.
-avvelenato?- chiese Pride riferito al serpente sparito nel nulla.
-esatto, ma ci metterà parecchio a fare effetto...a te che sei Homunculus...ti farà soltanto male, non morirai...per ora. -
-che bastardo…-
-non è colpa mia se la maggior parte dei serpenti sono velenosi…e poi…anche tu mi hai colpito in modo svantaggioso…quindi siamo pari.-
sparirono nuovamente, Pride trasmutò la propria arma in una catena in cui, alle estremità, ci fossero delle falci più piccole. Con maestria riuscì a domarle, lanciandole contro Gibbon e ferendolo ad un braccio. Gibbon appoggiò le mani sul terreno e quello iniziò a crepare sotto i piedi di Pride. Pride saltò da un masso all’altro mentre il tutto crollava e riuscì a posizionarsi su una roccia ferma, lontana dall’attacco di Gibbon.
L'Homunculus si mise in una posizione eretta e appoggiò una mano sulla roccia. Delle pietre aguzze partirono in direzione di Gibbon, il quale creò una barriera attorno a sé per uscirne indenne.
-tutto qui?- chiese Gibbon, schernendolo. Pride sparì nuovamente e penetrò la barriera di Gibbon con un attacco creato col fuoco. La sfera infuocata gli sfiorò un braccio, ustionandolo leggermente. A causa di questo colpo fu costretto a lasciar cadere la spada a terra. Si spostò in tempo da un fendente di Pride con la propria arma.
Schivò degli attacchi spostandosi da destra a sinistra con velocità, saltando all’indietro o abbassandosi. Provò a battere le proprie mani e ad appoggiarle a terra, ma Pride non glielo permise e lo costrinse ad arretrare fino alla nuda roccia.
L’Homunculus trasmutò la propria falce fino a creare due punte e le piantò in modo che bloccassero il collo di Gibbon senza sfiorarlo.
-bene, e ora come la mettiamo?- chiese divertito, mentre Gibbon stava ben attento a non muovere il collo, altrimenti sarebbe stato ferito.
-sei un ingenuo.- disse con un ghigno. Grazie a quella roccia era riuscito ad appoggiare le mani sul muro e una roccia appuntita trapassò il corpo dell’Homunculus. Pride lo fissò sorpreso, poi sorrise divertito mentre il sangue gli usciva dalla bocca e dalla ferita.
-ci vuole ben altro per uccidermi…lo sai…?- anche se lo aveva colpito a quel modo, non aveva mosso di un centimetro la propria arma, così che Gibbon era rimasto bloccato senza potersi opporre. Un sibilo di un serpente gli suonò alle orecchie… il proprio pitone riprese forma dalla spada in cui era stato trasmutato. Pride non se ne accorse, quindi pensava di avere la vittoria in pugno. Il pitone attaccò e legò Pride attorcigliandosi attorno a lui. Lo costrinse a mettere le braccia lungo i fianchi e Gibbon fu libero dalla sua arma.
Mosse le mani compiendo cerchi ampi e semicerchi, incrociando le mani e distendendole nuovamente. Le unì e da esse uscì un’energia verde smeraldo, come delle fiamme ardenti. Le puntò contro l’Homunculus che fu avvolto dalle fiamme.
Sentì le sue urla provenire da dentro il fuoco verde, poi restrinse le fiamme in corde che si legarono attorno a Pride, ma le dieci estremità erano legate ai polpastrelli di Gibbon. Il serpente ritornò sulla sua spalla, mentre scariche elettriche colpivano il corpo dell’Homunculus.
Non gli importava niente. Pensava che combattendo avrebbe provato paura, angoscia o preoccupazione…ma non provò niente. Vedeva il proprio fratello, col corpo di Ed, urlare di dolore…eppure non gli fece alcun effetto. Lo odiava più di quanto immaginasse.
Pride usò l’alchimia per creare una barriera attorno al suo corpo. Le corde sparirono dalle sue dita, l’elettricità scomparve, lasciandolo ansante al centro della barriera.
-sei un bastardo…ma mi stai facendo divertire…- disse soddisfatto Pride. I suoi vestiti erano tutti rovinati, la maglia era ormai a brandelli, mostrando un corpo pieno di tatuaggi che Gibbon ignorava…guardandoli meglio, Gibbon capì che erano cicatrici…erano quelle che si erano formate dalla reazione alchemica che aveva separato lui e Edward, e quelle che lo avevano unito a Pride. -giochiamo ancora, fratellino?- chiese Pride.
-come vuoi, fratellone…- la barriera sparì e tornarono all’attacco.

oggi mi limiterò a rispondere a uno ad uno alle vostre recensioni u__u so che non ci sarà la scenetta...ma è già tanto che sia riuscita ad inventare lo scontro T.T non ho molto tempo ultimamente per venire al computer T.T cmq...
meby138: tranquilla se non riesci a leggere subito le mie ff U__U mica sei obbligata a leggerle immediatamente XDXD so perfettamente che ci sono molti altri impegni...ma vedi di leggerla, altrimenti....hihihihi (risata sadica) sto ske u__u
Neverwinter: sono stata brava stavolta? XDXD ehehe te lo avevo promesso^^ cmq...le mail minatorie...ehm...sono molto apprezzate...ma...ecco...preferirei sopravvivere XD Pride mi guarda sempre male urlandomi addosso "MA QUANDO HAI INTENZIONE DI CONTINUARE LE MIE SCENE?!?! SBRIGATI!!!" perciò...ehehehXDXD
Mew Nina: mi divertono sempre le tue risposte, sai? XD ma mi sa che mi dovrò nascondere dal tuo mitra...perchè non ho aggiornato prestissimo O.O''' (la smartis fugge impaurita e si nasconde dietro a degli alberi...anche se sa che non sarà possibile scappare dall'ira di Mew Nina T.T)
alla prossima XDXD bye bye^^ spero di scrivere il più presto possibile T.T e perdonatemi. la smartis si inchina ai suoi padroni (i lettori) implorandoli di risparmiarla...anche se so che verrà rifiutata questa mia richiesta T.T

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Capitolo 43
*** Giochino ***


Era veramente strano combattere in quel modo, davanti al corpo della persona a cui era stato più vicino…e contro il proprio fratello dopo tanti anni. Ricordava molto bene il loro ultimo scontro, era stato uno dei più tremendi…ma mai quanto questo.
Entrambi si muovevano con velocità disumana, tentando di rimanere in vita e di non farsi colpire a morte, ma specialmente di colpire l’avversario. Gibbon aveva colpito varie volte Pride, ma quello continuava a ricomporsi, ridendo divertito. La sola differenza stava appunto in questo: Pride era ancora intero, Gibbon aveva molte ferite profonde che lo svantaggiavano enormemente nei movimenti.
La lama di Pride scivolò nell’aria, come se volesse tagliare l’ossigeno circostante e per poco non gli tranciò la testa. Si abbassò e tentò di trovare un piccolo rifugio momentaneo per riprendere fiato. I polmoni erano fiamme, la gola bruciava, il cuore batteva tanto da fargli male, il fiatone gli faceva girare la testa e le ferite sembravano calde e dolorose come l’Inferno.
-ti stai divertendo, Edward?- chiese Pride, avvicinandosi al suo momentaneo rifugio.
-moltissimo.- ammise Gibbon, riprendendo fiato. –sono anni che non mi divertivo così.- ma erano anche anni che non provava una paura simile: se lui moriva, tutto era perduto…ma aveva la vaga impressione che Pride non volesse ucciderlo immediatamente.
-bene…ora ci divertiremo un mondo, io e te…- sentì delle corde, simili a serpi, avvinghiarsi attorno alle sue caviglie, facendolo uscire allo scoperto e portarlo ai piedi di Pride.
Fu un secondo. Pride gli fu addosso e lo inchiodò al terreno, a cavalcioni sul suo addome. –bene, bene, bene…il Primo Alchimista al cospetto di un Homunculus…- Pride si avvicinò al suo volto, divertito, mentre Gibbon cercava di muoversi, invano. Sentì il fiato dell’Homunculus prendergli contro la pelle del viso e questo lo infastidì –ora…proverai molto dolore, Edward. Tanto che incomincerai persino tu ad implorarmi pietà…-
-stammi lontano! Lasciami!- cercò in tutti i modi di spostarsi, ma sembrava che le difese dell’Homunculus fossero imbattibili. Pride rise di gusto nel vederlo così agitato e sotto pressione.
-che carino che sei…- commentò in un sussurro, leccandogli una ferita che aveva sulla guancia. –il tuo sangue è sempre ottimo, sai? come parecchi anni fa; pensavo che fosse cambiato con la morte e con gli anni...mi sbagliavo.-
-CHE SCHIFO, LASCIAMI SUBITO!- Edward cercò in tutti i modi di liberarsi del fratello, ma l’unica cosa che ottenne fu uno schiaffo sulla guancia sinistra. Non capì più niente, quel colpo, da quanto potente, lo aveva stordito. Quella sua fase di stordimento, bastò a Pride di afferrarlo per la maglia, alzargli il busto e colpirlo con un gancio sul lato destro, così da stordirlo nuovamente e fargli sputare del sangue. Gibbon conosceva suo fratello…non si sarebbe fermat ad ammazzarlo di botte!
-bene…ora mi diverto seriamente…- disse, battendo le proprie mani l’una sull’altra, per poi appoggiarle nuovamente sui polsi del Primo Alchimista. La pietra si avvinghiò sui polsi di Gibbon, sulle sue caviglie e sulla vita, rendendolo inoffensivo. Poteva essere la sua fine…ma una fine molto lenta.
Pride si alzò dal suo corpo e si avvicinò alla propria arma, con tutta calma e serenità.
-che intenzioni hai?!- esclamò Gibbon, un po’ spaventato.
-niente di speciale, solo divertirmi un po’ con te…non sai da quanto tempo desidero la tua morte…e voglio godermela…pezzo per pezzo…- la lama scattò e Gibbon sentì il proprio petto squarciarsi in orizzontale. Abbassò lo sguardo e vide una ferita profonda sul proprio petto che lo fece gridare di dolore. –che musica celestiale…- commentò Pride, ascoltando con eccitazione le urla del proprio fratello. –non avevo mai sentito un suono tanto bello…- si avvicinò tanto da appoggiare un piede sul suo braccio. –vorrei sentirlo ancora…-
Il suo piede fece pressione sul suo braccio, in un colpo secco. Gibbon sentì qualcosa spezzarsi nelle sue ossa e dopo fu solo dolore…quel bastardo gli aveva rotto il braccio. Gridò nuovamente, ormai accecato dal dolore. Non riusciva a ragionare sul da farsi, non riusciva a pensare ad Edward, pensava solo alla sofferenza fisica che stava provando. Pride si stava proprio divertendo a sentire le sue urla.
–con questo braccio non potrai fare un granché…-commentò divertito l'homunculus il Primo Alchimista smise di gridare e ansimò, gemendo, guardandolo con odio.
-sei un bastardo!-
-tu dici? E pensare che non è ancora arrivata la ciliegina della torta…- disse con un ghigno ampio.
-basta! smettila ti pre...- ma si accorse troppo tardi di averlo supplicato. Pride scoppiò a ridere e s’inginocchiò, per essere più vicino possibile a Gibbon.
-che hai detto? Ripetilo, dai…non farti pregare…- era soddisfatto e si vedeva molto bene. Gibbon non parlò. –ti ho detto di ripeterlo!- sentì qualcosa di appuntito penetrargli la carne del fianco destro e vide degli artigli sulle mani di Pride che s’immergevano nella sua carne, facendo uscire più sangue possibile.
Il Primo Alchimista cercò di non gridare, anche se il dolore era insopportabile, le uniche cose che uscirono dalle sue labbra furono dei gemiti, ma sapeva che anche quelli erano sufficienti per l’Homunculus.
-potrei toglierti arto per arto…- lo informò Pride in un sussurro sensuale, contro il suo orecchio. passò una sua mano gelida lungo il suo braccio rotto, facendolo rabbrividire dal dolore. –potrei ferirti in ogni parte del corpo, in modo che tu sia solo coperto di sangue…potrei lasciarti delle ustioni sul corpo tanto da renderti irriconoscibile…potrei divertirmi con te in molti altri modi, facendoti sempre toccare la morte, ma che poi non ti permetto di morire, lasciandoti con un passo legato alla vita. Ora sei mio e posso farti qualunque cosa io abbia voglia…- muoveva le sue mani sul suo petto, come se stesse pensando a cosa potesse fare di divertente. –da come sei messo potrei anche abusare di te, peccato che non sia di quella tendenza…- disse, divertito dal pallore che aveva assunto Gibbon a quelle parole. –tranquillo, sarò orgoglioso e sadico, ma non sono di quella sponda…e poi ho altri gusti…- lo guardò quasi disgustato.
-la smetti di fare il bastardo?!- ormai era terrorizzato soltanto dalle sue parole, Pride poteva fare qualunque cosa di lui e non sapeva come agire, come comportarsi, come fuggire da quel luogo…si sentiva in trappola, sentiva la morte che gli fiatava sul collo.
-anzi…già che ci sono, posso fare quel giochino divertente che ho imparato da poco…- disse con una risata, ma Edward rabbrividì. –sì…lo farò…guarda e stupisciti…- il volto di Pride si fece serio, lo sguardo divenne vuoto, privo di emozioni di alcun genere. Poi i suoi occhi si accesero.
-ma cos…- quella voce poteva riconoscerla anche in mezzo ad una folla, pensava che non l’avrebbe mai più risentita.
-Ed…- il piccolo alchimista lo guardò, con i suoi occhi dorati, spaventati a morte. Era molto pallido e sembrava che stesse per scoppiare a piangere. –Ed…- lo richiamò, per attirare la sua attenzione, il biondino lo guardò e sembrò che il mondo gli fosse crollato addosso.
- GIBBON!- si precipitò su di lui e gli prese il volto fra le mani –Oddio…che…che…CHE TI è SUCCESSO?!- chiese con voce stridula, troppo alta per la sua voce normale a causa del panico. Gibbon non capiva…qual’era il trucco di Pride? Cosa intendeva dire con “il nuovo giochino”? Che avesse fallito?
-Ed, calmati…ora liberami, fa presto…-non c’era tempo per i sentimentalismi, doveva agire il prima possibile! Edward avvicinò le sue mani tremanti alle catene di pietra, ma poi si bloccò. –Ed…che aspetti?- ma il piccolo alchimista sembrava in preda al terrore.
-Gibbon…che cosa…- vide le mani di Edward scattare verso la sua gola e stringere sul collo come se volesse strozzarlo. –NO, FERMATI!- gridava Edward, in preda al panico più totale, le lacrime che gli scendevano dal volto –NON VOGLIO! NO!- Gibbon non riusciva più a respirare…sentiva i polmoni pompare a vuoto, le dita del ragazzo premere sulle sue vie respiratorie, con forza e con odio…che però non appariva nei suoi occhi limpidi.
-allora…che si prova, Gibbon?- chiese la voce del fratello per con la bocca di Edward, così da fare impallidire entrambi. –che cosa si prova ad essere uccisi dalla persona che ami di più?…NO, PRIDE! TI SUPPLICO! SMETTILA!- Edward singhiozzava, tentando di allontanare le sue mani dal collo di Gibbon.
Ormai il Primo Alchimista non aveva più forze e nemmeno ossigeno, sentiva che le ombre lo stavano per abbracciare…stava per perdere i sensi o la vita. Il dolore si accentuava sul suo corpo e non ricordava di aver mai desiderato l’aria più di quel momento…perché doveva morire in quel modo?
-non…pre…occ…upar…ti…Ed…- tentò di dire a voce chiara, ma fu solo un sussurro. Stava per cadere nell’oblio, quando Edward spostò le mani dalla sua gola. L’ossigeno tornò a girare nel suo corpo, mentre tossiva e tentava di riprendere fiato, con gli occhi lacrimanti e una striscia di saliva lungo il mento.
-GIBBON!- ma Edward si bloccò e si allontanò di scatto. Il Primo Alchimista capì il suo comportamento: più gli stava lontano, più Pride gli sarebbe stato alla larga.
-che…hai..fatto…cof cof…Pride?-
-è molto semplice…- disse nuovamente la sua voce -ho scoperto che riesco a far ritornare la mente del ragazzo nella sua testa, ma ho comunque il pieno controllo del suo corpo…posso fargli fare quello che voglio.-disse nuovamente la voce di Pride attraverso la bocca di Ed. entrambi gli alchimisti si guardarono spaventati. –ti farò uccidere dalla persona che ami, sei contento?…NO!- gridò Edward alla fine, allontanandosi da Gibbon fino alla roccia.
Una mano invisibile lo fermò e lo costrinse a muovere i piedi in avanti, verso il Primo Alchimista. -cosa speri di fare, mocciosetto?- chiese Pride, schernendolo. -no…lasciami in pace…no!- Edward sembrava letteralmente fuori di sé dalla paura. Non l’aveva mai visto così pallido e spaventato, sembrava che avesse a malapena la forza di respirare.
-LUI NON C’ENTRA NULLA! Perché LO METTI IN MEZZO?!- gridò irato il Primo Alchimista.
-perché così soffrirai di più, semplice.- disse con freddezza, facendo scendere altre lacrime sul volto del ragazzo, ormai prossimo dallo svenire dal trauma che stava subendo.
-SMETTILA, PRIDE! NON PUOI ESSERE TANTO BASTARDO!- Edward si avvicinò a Gibbon e mise le sue mani ghiacciate sulle sue dita.
-tu dici?…NO, FERMO!-
CRACK
Sentì un dito scricchiolare e rompersi…l’aveva mosso in modo secco, ma doloroso. Edward era talmente pallido da sembrare un cadavere e Gibbon non poté trattenere un alto gemito.
-no…f…f…fer…m…a…ti…- tentava di dire Edward, ma sembrava che ormai la sua mente fosse nel panico e nel vuoto totale -e pensare che ci sono altre nove dita…ci divertiremo…- disse con un ghigno. –NO!-
-EDWARD, CALMATI!-urlò Gibbon contro il ragazzo. –stai tranquillo!-
-come faccio a stare tranquillo?!- chiese, guardandolo come se fosse impazzito…e forse lo era.
-smettila di agitarti…e basta, capito? E tu Pride…smettila di usarlo per i tuoi scopi! Già mi hai in pugno, perché usare anche Edward?!-
-te l’ho detto…ti voglio veder soffrire…- e detto questo provò a spaccare un altro dito della stessa mano, ma Edward sembrava combattere con tutte le sue forze. La sua mano tremava, ma non si muoveva più di un tanto.
Sembrava che ce l’avesse fatta, quando la mano scattò nuovamente e il secondo dito si ruppe, facendo gridare nuovamente Gibbon. Appena si riprese dal dolore parlò:
-non è me che stai traumatizzando, ma questo ragazzo! Quindi smettila! È vero, non mi va a genio che tu utilizzi il suo corpo per torturarmi, ma stai facendo più male a lui che a me!- Pride rimase in silenzio e così anche Edward. Gibbon attendeva una risposta.
-beh…devo dire che hai fatto un ragionamento intelligente, sai?- perché quel nuovo ghigno? –hai ragione…sto facendo più male a questo ragazzino che a te…grazie per avermi fatto venire in mente un’idea carina.- fu allora che Edward riprese il posto nella sua mente, ma le sue mani si mossero verso la propria arma e puntarono la lama alla propria gola.
-che….CHE STAI FACENDO?!-
-mi hai fatto ricordare che io, prima di morire, ho visto le uniche persone che amavo morire davanti ai miei occhi…non pensi che possa essere divertente provare l’esperienza?- il giovane alchimista impallidì e tentò di allontanare la lama dal proprio collo, mentre Gibbon aveva il cuore alla gola e i brividi lungo la schiena.
-NO! FERMATI JAMES! NON FARLO ! –
-G….Gi….Gibbon?- le lacrime sul volto di Edward erano più frequenti –guardalo morire e rimpiangi quel giorno, fratellino…- disse Pride. La lama scivolò lungo il suo collo.

RISPOSTE ALLE VOSTRE RECENSIONI^^ (Non ho mai tempo per fare una nuova scenetta T.T me triste...
Neverwinter: sono stata brava eh? XDXDXD sono contenta che ti piaccia sempre il PA XDXDXD spero che anche questo capitolo sia accettabile O.O
MewDarkness: tranquilla XDXD anche se le leggi in ritardo non ho alcun problema^^ l'importante è che poi ti piaccia XDXD e poi...mmm....per quello che sta per capitare a Ed...sta tranquilla, ok? (altrimenti mi uccidi O.O)
Mew Nina : ehehe sapevo che non vedevi l'ora che ci fosse azione^^ devo dirti che anche io non aspettavo altro che questo fatale scontro *_* spero che questo capitolo non sia stato da meno di quello precedente^^
Meby138: O.O non è una questione di vita o di morte leggere la mia ff XDXD (Per me sì...perchè altrimenti, se non aggiorno presto...finisco male T.T) mi fa molto piacere vedere che ti piace la mia ff così tanto XDXD ehehehe
WINRY-93: O.O.....O____O Quando ho visto la tua recensione mi è venuto un colpo...ho pensato: questa mi ammazza.... XDXDXD e cmq...sai che non so chi vincerà dei due? U__U devo decidere come concluderlo u__u mi fa sempre piacere che ti piaccia quello che scrivoXDXDXD

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Capitolo 44
*** Un piano? ***


La lama scivolò lungo il suo collo, un colpo fluido, secco, ma che sembrò durare un eternità, come le piccole lacrime che scesero sul volto di Edward…un volto che sembrava una maschera di terrore.
Gibbon non riuscì a pensare più a niente, se non al sangue che scivolava con grazia sul collo pallido di Edward e lo macchiava completamente di rosso.
-no…Ed…w…ard…Ed…Ed…ED!- urlò al ragazzo, mentre gli occhi del ragazzo diventavano spenti e le lacrime cessavano di scendere. Il suo corpo cadde all’indietro, la sua arma cadde a terra con un tonfo e un tintinnio della lama sulla roccia. Il corpo di Edward rimaneva immobile a terra, senza dare un segno di vita.
Il mondo cadde sotto Gibbon una seconda volta…per la seconda volta aveva visto Edward morire davanti a sé. Un'altra volta ancora lo aveva perso, lo aveva visto scivolare via dalle sue mani…era come se non potessero più nemmeno sfiorarsi da quanto la loro distanza era diventata grande. Lo aveva perduto…e stavolta per sempre.
-Ed…Ed…ti…supplico…parlami…- e le lacrime scesero lungo le sue guance, mentre un dolore, come un pugnale avvelenato che trafiggeva la sua carne, gli avvolgeva il cuore. Lo stomaco era dolorante, ma mai quanto quel piccolo organo, ormai inutile, che gli batteva nel petto. –Ed…w…ard…- un singhiozzo uscì dalle sue labbra, mentre continuamente chiamava il suo nome. Presto i singhiozzi si trasformarono in urla…urla di una sofferenza inimmaginabile. -EDWAAAAAAAARD! RISPONDIMI, TI PREGO! NON LASCIARMI DA SOLO, TI SUPPLICO, NON LASCIARMI DI NUOVO DA SOLO!- e mentre piangeva, sentiva il respiro venirgli meno e l’oscurità che stava per avvolgerlo completamente.
Sentì una risata. Una risata divertita. Una risata che odiò più d’ogni altra cosa. Alzò la testa, ignorando quelle fredde tenebre che lo stavano per avvolgere, e guardò il corpo di Edward muoversi in piccoli sobbalzi, come se stesse trattenendo le risate. Scoppiò a ridere, mentre si metteva seduto a gambe incrociate.
-Pride….TU!- e l’Homunculus rideva, talmente divertito che le lacrime gli scendevano dagli occhi.
-non sai…ahahahaha…quanto siete divertenti…AHAHAH!- dal taglio sul collo ancora sgorgava il sangue di Edward, mentre Pride rideva a crepapelle. –non l’hai ancora capito Gibbon? Ahahahah! Certo che siete proprio stupidi, ve lo avevo anche detto…AHAHAHA!- o era impazzito l’Homunculus o era impazzito Gibbon. Che significavano quelle parole?! Perché parlava al plurale?
-PRIDE! CHE COSA HAI FATTO AD EDWARD?!-
-io? Assolutamente niente…solo una piccola paura...ahahahah! Te lo avevo detto: muore lui…muoio io e viceversa…AHAHAHA! Possibile che tu sia stato tanto sciocco da credermi sulla parola? AHAHAHA!-
Mentre rideva, la rabbia di Gibbon si fece talmente alta che riuscì a liberare un proprio braccio da quelle catene di pietra. Pride smise di ridere, ma rimase un ghigno sul suo volto. La ferita smise di sanguinare e sparì dal suo collo, ma lasciandolo ugualmente sporco.
-cosa speri di fare? Fratellino…- Gibbon approfittò di avere la mano libera per avvicinarla all’altra mano, per riuscire a liberarsi, ma Pride sembrava non volergli dare tregua…
Prese un pugnale che aveva legato dalla vita, gli afferrò il braccio che si era liberato e conficcò il coltello in mezzo alla mano nel terreno, strappandogli un urlo di dolore.
-su, su…quanto siamo lamentosi…- disse sedendosi nuovamente a cavalcioni sul corpo del Primo Alchimista. Le lacrime scendevano sul volto di Gibbon, un po’ per la paura di aver perso Edward e un altro po’ per il dolore. –ma guarda…le tue lacrime…- disse prendendone una con un dito e avvicinandola agli occhi, guardandola soddisfatto.
Per un attimo, Gibbon vide lo sguardo di Pride nella paura, nel terrore…era lo sguardo di Edward. non voleva più vederlo così, non voleva più che soffrisse…
-E VA BENE, JAMES! TI PREGO, TI SUPPLICO E TI IMPLORO DI LASCIAR ANDARE EDWARD! PER FAVORE!- urlò con tutto il fiato che gli era rimasto nei polmoni, singhiozzando, buttando via il suo orgoglio, gettandolo alle spalle per quel solo ragazzo che lo aveva reso felice.
Pride rise di gusto, non l’aveva mai visto così divertito, ma avrebbe pagato le pene dell’inferno per vedere Edward nuovamente felice e mai più spaventato a morte. Si sarebbe gettato persino ai suoi piedi, gli avrebbe fatto da schiavo per tutta la vita…pur di salvarlo.
-ma che bravo il mio fratellino.- disse fra le risate, scompigliandogli ulteriormente i capelli. –ma rifiuto la tua proposta…io sto bene con questo piccoletto^^ è così comodo il suo corpo e poi è molto divertente^^-
Gibbon vide le sue ultime speranze andare in fumo…non serviva supplicarlo, nemmeno con la propria morte, Pride, avrebbe provato pietà e avrebbe lasciato libero Ed. Doveva prenderlo con la forza.
-ADESSO BASTA!- con uno strattone levò il pugnale dal suolo e riuscì a liberarsi la mano, con la quale, sempre in quell’unica azione, diede un pugno sul volto di Pride.
L’Homunculus cadde di lato, sputando sangue, preso alla sprovvista. Gibbon unì le proprie mani e si liberò da quelle catene di pietra, prendendo per la gola Pride, prima che potesse capire le sue intenzioni. Capovolse le posizioni, ora era lui a cavalcioni sul corpo di Pride, mentre gli teneva la gola.
-muori brutto bastardo!-sussurrò, accecato dall’ira e si arrabbiò ancora di più quando, invece che arrabbiarsi anche lui, vide che Pride sogghignava.
Il volto di Pride mutò e Edward lo guardò nuovamente, spaventato, iniziando a tossire per l’aria che mancava. Le mani di Gibbon iniziarono a tremare, il suo corpo s’irrigidì, mentre gli occhi di Edward si riempivano di lacrime, ma poi…sorrise tristemente.
-uccidimi…- disse in un sussurro…ma non era la voce di Pride. –ti prego…Gibbon…-
-Edward!- fece per staccare le mani dal suo collo, ma Edward gliele riprese e le premette sulla propria pelle.
-ti prego…io…non ce la faccio più…non voglio vederti morire…potrei impazzire…ti prego…uccidimi…così che facciamo la finita…in questo modo smetteremo di soffrire entrambi...- gli sorrise, come se volesse rassicurarlo, ma Gibbon sentì un nodo alla gola che non gli faceva uscire le parole. Come per istinto, si liberò dalle mani di Edward e gli tirò uno schiaffo in pieno volto, tanto potente da fargli uscire del sangue dalla bocca.
-NON DIRE IDIOZIE! IO SONO VENUTO FIN QUI, HO COMBATTUTO CONTRO PRIDE, HO SUBITO LE SUE TORTURE, STO RISCHIANDO LA MIA VITA…E PER COSA? PER UCCIDERTI TANTO PER FARLA FACILE E FUGGENDO VIA COME UN CODARDO?! NO EDWARD! NON CHIEDERMI MAI Più UNA COSA SIMILE, MI HAI CAPITO?! SE LO RIPETERAI, NON SARò Più SICURO DELLE MIE AZIONI APPENA RITORNERò NEL TUO CORPO!- Edward lo guardava sconvolto, senza parole, per poi urlargli ugualmente contro.
-NON è PER FARLA FACILE! MA STO CERCANDO DI SALVARTI LA VITA, IDIOTA!-
-SONO VENUTO PRIMA IO A SALVARTI LA VITA, STUPIDO NANETTO!-
-CHI SAREBBE IL NANO TALMENTE PICCOLO CHE NON SI VEDE NEMMENO IN UNA MICROPARTICELLA DEL PROPRIO CORPO?!?!?!?!?!??!-
-TU! RAZZA DI CRETINO, NANO, MICROBO, ISIGNIFICANTE BAMBOCCIO!-
-NON OSARE CHIAMARMI Più COSì, SOMAROOOOOO CODARDOOOOOOO!!!-
-GIURO CHE APPENA RITORNO NEL TUO CORPO ME LA PAGHERAI CARA!!!! TI FARò SUBIRE LE PENE DELL’INFERNO, RAGAZZINO!-
-AH, PERCHè NON LE STO GIà PROVANDO ORA?!?!?-
-E ALLORA SMETTILA DI DIRE SCEMENZE E LASCIAMI SALVARE LA TUA VITA!-
-L’UNICO MODO è UCCIDENDOMI!-
-STAI…ZITTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!-
Entrambi si guardarono in cagnesco, volevano picchiarsi a vicenda, per sbarazzarsi di quella irritazione e paura, ma non dovevano distruggere il loro rapporto con una rissa, altrimenti non avrebbero mai battuto Pride.
-Pride se la sta ridendo…- lo informò Edward. –è insopportabile.-disse in un gemito infastidito.
-immagino…- disse con un sospiro Gibbon.
-allora…hai un piano o qualcosa di simile?-
-anche se ce lo avessi…pensi che lo direi a te che sei tutt’uno con Pride?-
-Non…hai…un…piano? Che significa quel “anche se lo avessi”?- chiese Edward, guardandolo ad occhi sbarrati, come se stesse guardando un malato di mente.
-ti lascio nel dubbio.- disse il Primo Alchimista con un ghigno, così da causare un’espressione imbronciata al giovane alchimista. –ma fidati di me…- disse in un sussurro, facendo toccare le loro fronti, come se il fratello maggiore stesse confortando quello minore. –ti voglio bene, Ed…fidati di me e andrà tutto bene.-
-ma come siamo sentimentali…- disse la voce di Pride, ritornando in sé –potrei vomitare, sai?-
-beh…io provo disgusto sentendoti…mi sembra uno scambio equo, ti pare?- chiese freddamente Gibbon.
-bene…allora…fratellino…- disse mettendosi più comodo sotto di lui. –che intenzioni hai ora?-
-nulla in particolare…-
-ah, davvero?…però, sai…io se fossi in te, mi guarderei le spalle.- non fece in tempo a capire quelle parole e a voltarsi, che la lama della sua arma lo colpì al centro della schiena, in profondità, ma non ferendolo mortalmente. Fu costretto a distrarsi da quell’ulteriore dolore, così che Pride lo spinse lontano da sé e si liberò dalla sua presa. la lama si estrasse da sola dalla sua schiena e l’arma tornò in mano a Pride.
-fammi divertire, eddai…- disse con voce annoiata e lamentosa, come quella di un bambino che vuole giocare di più invece che andare a dormire.
-con estremo piacere…- prese l’oggetto che si era portato da casa e che aveva nascosto in tasca, lo strinse fra le dita. Era conscio che Edward sapeva qualcosa su come liberarsi di Pride, ma non poteva dirlo con l’Homunculus presente, che lo avrebbe bloccato all’istante.
Gibbon ebbe un idea…che forse poteva essere giusta...e Pride sarebbe uscito dal corpo di Ed …se solo era possibile…
-Preparati Pride...sto per riavere quello che ho perso e tu non potrai farci niente.- disse con un ghigno, sicuro di se stesso.

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Capitolo 45
*** L'anima In Un Corpo Caldo ***


-ciao Caaaaara, nostra, amattissssssima Smartis^^- dissero in coro Fedar, Mew Darkness, Winry-93, Mew Nina, Neverwinter, Meby138 e Lady Greedy.
La Smartis si allontanò da loro, prendendo la katana che le avevano regalato per natale, indossando un'armatura e attendendo una loro mossa.
-STATE INDIETRO, SO CHE AVETE QUALCOSA IN MENTE!! COSA SONO QUEI "CAAAARA" E "AMATISSSSSSIMA"! STATE COMPLOTTANDO CONTRO DI ME!-
-noi?- chiese Fedar, assumendo un'espressione stupita. -e perchè mai?- Smartis li guardò uno ad uno...sapeva che avevano un piano...le bastava scoprirlo!!!
-secondo me stai diventando paranoica, Smartis^^- disse Winry-93. -ormai non sai nemmeno quando siamo infuriati e quando no^^-
-ma ora lo siete!!! ne sono sicura!!!!- li accusò Smartis, alzando la Katana se tentavano di avvicinarsi di un passo. -ho imparato un po' di Kung Fu ultimamente, posso mettervi al tappeto!!! (è vero U__U)-
-ahahah^^ sei sempre la solita^^- commentò Mew Nina. -stai tranquilla e metti giù quella katana^^-
-già...e poi non siamo armati^^ come possiamo farti del male?- chiese Mew Darkness...avevano ragione...ma l'ultima volta che li aveva visti senza armi...le avevano tirate fuori dal nulla!!! non ci sarebbe cascata di nuovo!
-Smartis^^ sappiamo che è un po' in ritardo...ma volevamo farti un piccolo regalino^^ a nome di tutti^^- disse Meby 138.
-un piccolo pensierino^^ non abbiamo potuto dartelo per Natale...e nemmeno per la Befana, ma...- continuò Lady Greedy.
-ECCOLO QUIIIIIIIIIII!!!!- disse allegra Neverwinter, porgendo alla smartis un pacco regalo. la smartis quasi pianse per la commozione.
-g....grazie....non so...come ringraziarvi...SIETE I MIGLIORI LETTORI CHE ABBIA MAI AVUTO T____T-
-aprilo^^- dissero tutti insieme, con dei larghi sorrisi. Smartis aprì il contenitore...non accorgendosi che tutti si erano allontanati di qualche metro...con dei ghigni. quando l'aprì fu come se il regalo fosse esploso. il pacco volò verso l'alto...era una specie di razzo...un grosso fuoco artificiale.
guardò in basso...e vide una strana corda attaccata alla caviglia.
Smartis:O____o
Tutti: XD hihihihi (sadici)
La corda partì verso l'alto portandosela dietro.
-AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!-
-Buon anno^^- dissero tutti, con un sospiro fra di loro.

Si era svegliato nella notte…perché cavolo Edward si svegliava a quell’ora? Doveva andare in bagno? Cercai di capire le intenzioni di Edward, ma non riuscivo a leggere nulla nei suoi pensieri. Pensai che il ragazzo era impazzito o era sonnambulo…son…nam…bulo? Cercai di chiamarlo, ma il ragazzo non mi rispose. Che stesse dormendo sul serio? No…era impossibile: non era mai riuscito ad aprire e chiudere le palpebre senza il consentimento e volere di Ed. provai a girare la testa…niente…non riuscivo a muovermi, eppure ero sveglio, mentre il ragazzo no.
Cercai di muovere le mani, usando la forza della mia mente…e un dito si mosse. No…poteva essere stato Edward a muovere il dito nel sonno. Provai nuovamente, col cuore che batteva forte…un momento…come potevo essere agitato se Edward dormiva profondamente? I nostri cuori erano uniti!
Cercai nuovamente di muovere la mano, ma sembravo paralizzato…non riuscivo a muovere un muscolo, anche se mi sforzavo. Infine, con tutte le mie forze, tentai di muovere la stessa mano…e ci riuscii…la mano si mosse verso l’alto, arrivando vicino ai miei occhi, come se stessi guardando il mio corpo. Riuscivo…a muovermi…quando Edward era senza coscienza! Questa sì che era nuova!
Cercai di alzarmi a sedere…ma sembrò impossibile. Forse stavo chiedendo troppo alla mia mente, dato che non muoveva autonomamente un corpo da secoli. Provai nuovamente, ma sembrava uno sforzo inumano…come se volessi spostare una montagna a mani nude.
Mossi la mano…e già quella era un enorme fatica. Provai a constatare se non stavo sognando o meno…mi diedi un pizzicotto sul braccio. Edward sobbalzò, il braccio cadde sul materasso e non riuscii più a muovermi.
-chi è?- chiese Edward, ma girandosi attorno non vide nessuno…beh…per forza!
“tranquillo Ed, non c’è nessuno.”
-ma…io ho sentito…-
“che cosa? Forse stavi sognando” tentai di convincerlo, tentando di non pensare a quello che era appena accaduto. I nostri cuori si calmarono e Edward si voltò dall’altra parte.
-forse hai ragione…o forse è stato un insetto…- disse strofinandosi il punto in cui gli avevo dato un pizzicotto.

Dopo quella volta non ebbe più la possibilità di constatare quello che era successo, perché pochi giorni dopo Edward venne rapito e Gibbon fu staccato dal suo corpo.
Forse il legame con Edward e il corpo del Primo Alchimista, si era fatto talmente intenso da permettergli la libertà di muoversi e di pensare anche quando non era cosciente…ma autonomamente.
Era questo il suo piano. Purtroppo Gibbon era entrato nel corpo di Edward velocemente, quasi immediatamente dopo che il simbolo era stato impresso nella sua schiena. Pride aveva avuto la possibilità di conquistare il corpo di Edward poco alla volta, passo dopo passo…Grazie a questo aveva avuto la possibilità di legare la propria anima al corpo più strettamente.
Se i suoi ragionamenti erano giusti…allora c’era una vaga possibilità che il suo piano funzionasse: Pride doveva perdere i sensi o addormentarsi…e forse Edward avrebbe avuto la possibilità di muoversi autonomamente, parlando con Gibbon senza che Pride lo scoprisse.
Insieme sarebbero riusciti a separare l’anima dell’Homunculus dal corpo di Ed e Gibbon avrebbe preso il suo posto…di nuovo un parassita attaccato ad un’anima di un ragazzino.
Gibbon cercò di pensare ad una qualsiasi formula alchemica che gli permettesse di far addormentare Pride, ma non gli venne in mente nulla…non aveva materiale a sufficienza, non aveva del materiale utile da fargli venire un lampo di genio.
Il Primo Alchimista schivò gli attacchi dell’Homunculus con molta difficoltà, anche se la sua velocità era aumentata aveva perso molto sangue ed era quasi impossibile muoversi in un certo modo. La sua mente scorreva, mentre intanto schivavo ogni colpo oppure venivo sfiorato dalla lama di Pride.
-mi avevi detto che mi avresti fatto divertire! Ma “acchiapparella” non mi è mai piaciuto come gioco…preferisco l’azione!- disse Pride, sbeffeggiandolo.
“Oh, ridi pure Pride…fino a che ne hai la possibilità!” avrebbe voluto dirla quella frase…ma dovette tacere, anche perché non sapeva come attuare il proprio piano. Pride lo colpì ad un fianco con l’arma, procurandogli una ferita molo profonda.
-non usi nemmeno la tua alchimia…ti sei rammollito? Non hai più voglia di giocare con me?…strano…perché fino a qualche istante fa, facevi lo sbruffone!- non era certo stupido, Gibbon stava cercando di accumulare più energie possibili, nel caso che gli venisse in mente un’azione piuttosto articolata e complessa…
No…doveva fare qualcosa di semplice…se fosse stato un lavoro lungo, Pride non gli avrebbe permesso di finire il lavoro!
Dunque…era veloce…era nel pieno delle forze…prevedeva le sue mosse poiché Edward sapeva a memoria i suoi movimenti…quindi il Primo Alchimista era nettamente in svantaggio. Doveva fare in modo di allentargli la velocità per un certo lasso di tempo. E poi? Poteva immobilizzarlo con una tecnica imparata tanto tempo fa da un suo conoscente indiano. Era l’unica soluzione! Di certo non poteva farlo svenire in alcun modo…oppure sì…il corpo era comunque umano, anche se metà Homunculus. Ma se colpiva la parte umana…non avrebbe sofferto Edward e Pride sarebbe uscito illeso?
C’erano troppe domande…c’erano troppe insicurezze…come poteva fare per essere sicuro al cento per cento? Mentre veniva colpito da Pride, fino alla roccia e veniva preso per il collo, Gibbon si rispose da solo “non posso fare niente…con certezza assoluta…devo solo provarci…” mentre
Pride credeva di avere la vittoria in pungo, stringendo il collo di Gibbon sempre di più, il Primo Alchimista lo sorprese. Raccolse le sue ultime forze rimaste per fare un attacco veloce, che nemmeno uno come Pride avrebbe potuto schivare. Gli colpì vari punti con le mani, punti ben precisi che conosceva a memoria.
Pride lo lasciò andare e Gibbon cadde a terra, a quattro zampe. Alzò la testa per vedere Pride, ma questi gli diede un calcio sul viso, fino a sbatterlo sdraiato a terra su un lato. Il naso gli faceva male, forse era rotto, anche perché il sangue cadeva a fiotti.
-che intenzioni avevi? Qualsiasi cosa avessi in mente non è riuscita! Adesso…farò la cosa…che ho sognato per tanti anni…- disse, col respiro che aumentava il suo ritmo, ansante di eccitazione e odio. Gibbon, con gli occhi appannati, pronto a svenire, vide le mani di Pride tremare di collera, ma un sorriso gli si allargava sul viso.
“è finita” pensò Gibbon, ormai sicuro che sarebbe morto…non era riuscito a mantenere la promessa a Edward…aveva condannato un ragazzo innocente ad una pena peggiore della morte, solo per un errore del passato. era l’unica cosa che lo voleva legare alla vita…ma stava per perdere tutto.
-com’è che dicevi ad Hoheneim?- chiese Pride con un ghigno. –al mondo c’è chi vince…e c’è chi perde. Ma non sempre si può vincere, caro mio. Addio…fratellino.- Gibbon chiuse gli occhi, pronto a ricevere la morte…che lo attendeva a braccia aperte.
Sentì un tonfo. Aprì gli occhi e vide Pride, sdraiato a terra supino….svenuto.
-ma…cosa…- Gibbon si guardò attorno, credendo che qualcuno fosse venuto in suo aiuto. Non c’era nessuno nella valle.
Si alzò e si diresse da Pride, guardandolo. Aveva gli occhi chiusi e sembrava dormire…che…avesse… funzionato…la sua tecnica?
-Edward! Edward svegliati!- lo chiamò. Pride strizzò gli occhi, infastidito e li aprì. Due occhi dorati lo fissarono confusi.
-…G…Gibbon?-
-Edward, grazie al cielo!-
-perché sono sveglio? Perché non sento Pride dentro la mia testa?!- chiese allarmato, ma anche speranzoso.
-è svenuto.- disse Gibbon semplicemente.
-cosa?-
-senti, abbiamo poco tempo. Ora Pride non riuscirà a sentirci, essendo incosciente. Edward…come faccio a liberarti di Pride, tu lo sai, vero?- Edward deglutì, molto pallido. Aprì la bocca e, con voce tremante disse:
-s…sì.-
-dimmelo.-
-il…medaglione…serve il medaglione per liberarmi di lui. Devo legarmi ad un'altra anima abbastanza potente che scacci via Pride. Più di due anime non possono stare in un corpo, già con due è una cosa molto rara.- disse guardandomi con un mezzo sorriso imbarazzato.
-che devo fare?-
-Gibbon…io…io non voglio negarti la libertà!- disse con le lacrime agli occhi.
-cosa stai dicendo?- chiese il Primo Alchimista incredulo.
-stando dentro Pride…ho sentito cosa potevi provare…c’è buio…freddo…non riuscivo a muovermi come volevo…non…non riuscivo ad essere libero di fare quello che volevo…mi sentivo in trappola…è così che ti senti…G…Gibbon?- chiese con un singhiozzo e le lacrime che cominciavano a rigargli le guance. Il Primo Alchimista lo guardò senza dire una parola, serio. Era vero quello che diceva…ma in parte.
-una cosa è vera: non posso muovermi come voglio a meno che non sia tu a permettermelo. Ma…non è vero che sento freddo e sono nell’oscurità. Pride è molto diverso da te, le anime dentro altri corpi provano diverse sensazione a seconda del portatore…ti avevo già detto una volta che se io fossi andato in un altro corpo di un essere maligno, probabilmente non mi sarei presentato come tu mi vedi ora…ma senza pietà…per la rabbia, per l’odio che avrei provato a stare nella solitudine e nelle tenebre…che per secoli mi avevano avvolto. Quando sono entrato nel tuo corpo, Ed…ho sentito…calore. Mi sembrava di essere arrivato alla luce…mi sembrava di essere finito in paradiso…in un posto molto vicino al mare…dove amavo giocare da piccolo. Mi sembrava assurdo il posto in cui ero. Per un attimo pensai che la mia alchimia non avesse funzionato…e che il mio spirito era finalmente morto. Poi sentì le tue grida nella mia testa…come poteva…un ragazzo tanto giovane…darmi quel calore…e poi veniva trattano in modo disumano? È per questo che ho accettato di stare con te…e io voglio ritornare dentro di te Edward. quando sono uscito dal tuo corpo, mi sono sentito…bene per aver riavuto il mio corpo…ma anche smarrito. Ho capito…che ho bisogno di te, Ed. più di ogni altra cosa. È come se tu fossi la mia unica ragione di vita…e l’unico da cui dipendeva essa.- mentre il ragazzo piangeva sempre di più, in silenzio. Gli presi una mano e gliela strinsi. –ti prego…permettimi di stare dentro di te…te lo chiedo come un favore personale.- (quanto è commovente quest'uomo T____T mi viene voglia di stringerlo come un peluche! PA: Guai a te se ci provi =///= Sma: ma sei tanto tenero *___* PA: =__=)
-da quando sei diventato così smielato? Stare nel mio corpo ti ha fatto tanto male?- chiese cercando di ridere.
-un po’ sì.- ammise Gibbon, regalandogli un sorriso. –non sai quali capacità devi ancora tirar fuori…fra cui l’essere profondo…ma per ora sei solo un insulso ragazzino.-
Edward all’improvviso gridò di dolore. Gibbon rabbrividì. L’atmosfera di calore che si era formata, era sparita in un vento gelido come la neve.
-Ed…Ed…CHE HAI?!-
-si…sta…AH!…si sta…AAAAH!…svegliando…- il viso del ragazzo era una maschera di dolore.
-DIMMI COSA FARE!-
-Togliti quella maglia e mostrami il medaglione che hai….ARGH! Nel petto!- Gibbon si tolse la maglia senza fare troppe cerimonie, la strappò ulteriormente. Edward sudava, era pallido e i suoi occhi erano liquidi dal dolore.
-ORA?-
-DAMMI IL MEDAGLIONE! AAAAAAAH!- Edward con un enorme sforzo si mise a sedere, mentre alzava una mano tremante verso di lui. Tremava a tal punto che sembravano delle convulsioni. Gibbon prese dalla tasca il medaglione e glielo diede in mano.
-SBRIGATI!- Edward si avvicinò al petto di Gibbon e pronunciò strane parole. Gibbon non le aveva mai udite…dove le aveva sentite?
Il medaglione che aveva in mano s’illuminò ed entrò nel petto di Edward, bruciandogli i vestiti sul busto.
-CHE STAI FACENDO?!- urlò Gibbon, mentre Edward urlava di dolore, non solo per Pride, ma anche per il medaglione che stava penetrando nella sua carne.
-NON TE LO PERMETTERò!- urlò la voce di Pride –STA ZITTO, MALEDETTO! TU TE NE ANDRAI DAL MIO CORPO, UNA VOLTA PER TUTTE!- e con le ultime forze rimaste, Edward si lanciò sul Primo Alchimista, abbracciandolo stretto. I loro petti si toccarono e così anche i medaglioni. Come se fossero un puzzle si unirono. Una luce li illuminò. Non videro nulla se non la luce. Gibbon e Edward stavano provando soltanto dolore, mentre Pride urlava irato contro di loro.
Gibbon aprì gli occhi. Si trovava in un posto a lui molto familiare. Dove si trovava? In paradiso? Era in un luogo illuminato, caldo…che aveva già sentito sulla propria pelle. Aprì gli occhi…era come vedere con altri occhi, oltre ai propri, che si aprivano sul mondo esterno. Era ancora nella vallata…avevano fallito?
“G…G…Gibbon…” chiamò una voce, spaventata, incredula, tremula come se stesse per scoppiare a piangere.
“ED?! Sei tu?”
“Oh…Gibbon…”
sentì il cuore del ragazzo sollevarsi, farsi più leggero, mentre tutte le sue sofferenze si riversarono in altre lacrime…ma non erano le lacrime che aveva versato prima…erano lacrime diverse, sincere, belle, piacevoli…dolci. Erano lacrime di gioia. “Gibbon…sei…tornato…mi sei...mancato...da morire...”
“Eccomi a casa” disse, con l’impulso di seguire il ragazzo a piangere dalla gioia, per poi incolpare il loro legame troppo stretto. “dov’è Pride?” Paura. Edward stava provando paura. perché? “Edward…dov’è?” si guardò attorno insieme ad Edward e lo vide…aveva un corpo diverso…era quello…di mio fratello maggiore…quando era ancora in vita. La stretta allo stomaco che il Primo Alchimista sentì…non apparteneva a Edward.

RISPOSTE ALLE RECENSIONI^^
Fedar: eheheh^^ ti ho accontentato^^ sono contenta che la mia ff ti piaccia sempre XDXD altrimenti non mi minacceresti dicendomi di aggiornare prima XDXDXD (Ho fatto il possibile u__u)
Mew Darkness: fiuu...grazie per avermi risparmiata XDXD ehehe contenta che adesso è di nuovo nel suo corpo?^^ sono così sadica facendo Pride? O__o a volte mi stupisco di quanto lo sono....si vede che entro interamente nel personaggio XDXDXD ehehhe
Winry-93: WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!! O___________O CHE SPAVENTO! QUESTA MI AMMAZZA, LO SO CHE MI AMMAZZA! O___O <--- reazione di quando ho letto la tua recensione^^''' spero di essere stata più brava stavolta^^''' non ti ho ucciso Pride u__u inizialmente volevo lasciare il dubbio di dove fosse Pride...ma poi ho pensato che dopo mi avresti uccisa, pensando che lo avessi fatto fuori O__o ehehe^^
Mew Nina: se ci hai creduto mi fa piacere^^ vuol dire che l'ho fatta bene XDXD era il mio obiettivo di quella scena XDXD...adesso sei felice? XDXD Pride è uscito^^ e sta per iniziare uno scontro^^ con le parti al posto giusto u__u cmq....chissà come lo farò finire^^ ehehehe
Lady Greedy: sono felicissima che ti abbia appassionato XDXD veramente^^ mi fa piacere che ti sia piaciuta la parte di Ed che si trasfora XDXD ehehe tranquilla, non sei pazza u__u sei sadica quanto me...bwahahahaha XDXD W LE PAZZEEEEE!!
Meby138: guai a te se non vieni più =___= no ske^^ anche se non fai una recenzione lunghissima mi va benissimo^^ anche se mi dici tre parole io sono contenta perchè so che l'hai letta....e spero che ti sia piaciuta O__o Spero che ti sia piaciuto anche qst capy XDXD

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Capitolo 46
*** Gli Errori del Passato ***


Voi non sapete la fatica per scrivere questo capitolo T___T se c'è un periodo che odio della scuola...è proprio questo! NON RIESCO NEPPURE AD AVERE LA FORZA PER DISEGNARE, VE NE RENDETE CONTO?!?!? (per una come me...è MOLTO grave; il non disegnare, è come non vivere!!) mi dispiace ENORMEMENTE per non aver potuto aggiornare presto il PA T___T Sumimansen! Gomenasai!!!! T___T imploro perdono! (adesso mi ammazzano O_O) spero almeno di non deludervi col capitolo^^''' se sì...scusate...è solo il periodo, ma mi riprenderò presto XDXD

Davanti ai miei occhi…tutto parve non avere alcun senso…tutto parve svanire in una nuvola di fumo…il mondo spariva…la mia vita, le mie ferite…sia fisiche che morali…niente…aveva più senso. Sentivo il mio stomaco torcersi come una serpe indomabile.
“Gibbon…calmati!” disse Edward, preoccupato. Faceva bene ad esserlo…ma per la ragione sbagliata: doveva preoccuparsi per la persona davanti a loro, non per la salute psicologica del Primo Alchimista!
“Tu…non…non capisci…Edward…c…come…p…posso…cal…marmi?” perché al Primo Alchimista tremava così la voce? Perché non riusciva ad essere rilassato anche ora che era riuscito a riunirsi con Edward una volta per tutte? Edward era infastidito da quella sensazione di puro terrore da parte di Gibbon, sembrava che niente fosse cambiato da quando era dentro il corpo di Pride e aveva ripreso il proprio corpo.
Beh…una cosa era cambiata: provava un calore che gli era mancato molto. Sentire il Primo Alchimista dentro di sé, anche se terrorizzato, gli fece cancellare ogni dubbio e paura…si sentiva come tornato a casa, appena tornato dall'Inferno.
“Perché sei così agitato?” chiese Edward, senza capire. Il Primo Alchimista non rispose, guardò il proprio fratello.
Non era cambiato di una virgola. I capelli neri lucenti, spettinati, più lunghi rispetto all’ultima volta che lo aveva visto, quasi quanto quelli di Edward. Aveva un aspetto ribelle e più affascinante e sensuale di quanto non ricordasse. Gli occhi scuri erano diventati viola ametista, con le pupille strette, da farlo sembrare un serpente pure lui. Aveva un vestito diverso da prima: portava dei pantaloni stretti che gli rendevano la vita stretta e perfetta. Portava un gilet di pelle sopra ad una camicia nera scollata. Aveva un segno dell’uroboro sul collo e la sua espressione non tradiva il suo orgoglio e la sua superbia.
-ma che bravi…- disse applaudendo le mani, con fare annoiato, come se la cosa non lo scomodasse minimamente. –complimenti davvero. Avete raggiunto il vostro obiettivo…bravi, bravi.- cos’era quel suo modo così spavaldo ed arrogante? Perché faceva il gradasso?! Ora erano due contro uno! Finché un pensiero affiorò entrambi…l’aveva pensato Gibbon.“Gibbon…dimmi che non lo farai.”
“che cosa?” chiese, fingendo di non capire.
“FREGATENE CHE è TUO FRATELLO! TI DEVO RICORDARE COSA CI HA FATTO?!” urlò irato Edward, dentro la loro testa.
“come posso fregarmene?!” esclamò di rimando…ma poi si pentì di averlo detto.
“Gibbon…so cos’è l’amore fraterno, lo so più che bene. Ma quello…QUELLO NON è Più TUO FRATELLO, METTITELO BENE IN TESTA!”
“PENSI CHE NON LO SAPPIA?! MA…io…”
perché gli veniva voglia di piangere?
-ma che commovente…fratellino…stai piangendo per me?- Gibbon ed Edward si accorsero che delle lacrime stavano scendendo dai loro occhi.
-sta zitto!- esclamò Edward. –Gibbon non vuole più avere niente a che fare con te!- Questo era vero, ma non voleva che suo fratello sapesse una falsità. Non voleva che ancora credesse che lui era stato l’artefice della sua morte…anzi…perché?…no…lui…lui lo….voleva ancora…voleva ancora il suo amato fratellone…chi tentava d’ingannare?
-Gibbon…piantala…- disse in un sussurro Edward, mentre le lacrime scendevano sempre più rapidamente e sempre più frequenti.
“posso…parlare…con lui? Solo un momento…” chiese il Primo Alchimista, in una supplica.
“vai pure…” -James…ti prego…ascoltami…- la voce di Gibbon risuonò incerta, tremante, distrutta. Questo parve far infuriare James, che attaccò nuovamente. Edward tentò di riprendere il controllo del suo corpo, ma per una volta, fu Gibbon ad avere la meglio. Sentì che la sua determinazione e tristezza, erano più forti dello stesso volere di Edward. –JAMES! RAGIONA, TI SUPPLICO! Come avrei potuto uccidere mio fratello?! È impossibile! TI PREGO, ASCOLTAMI!-
-NON M’IMPORTA SE MI HAI UCCISO O NO, MA IL CORAGGIO DI UCCIDERE LA MIA FAMIGLIA, LO HAI AVUTO!- urlò arrabbiato Pride, sembrava accecato dall’ira.
-NON è COME PENSI! IO NON SAPEVO CHE VI AVREBBERO COINVOLTO! Ho sempre tenuto nascosto il mio passato quando ero in vita, proprio per non metterti in pericolo! NON SO CHI ABBIA DETTO TUTTO, TE LO GIURO! Non sapevo nemmeno che avessi un moglie e un…- sembrò che Gibbon avesse girato il coltello nella piaga.
Pride s’infuriò ulteriormente, i suoi colpi divennero più violenti, ma meno precisi, così che Gibbon poté spostarsi senza essere colpito…ma non attaccava mai.
-PENSI CHE QUESTO POSSA DISCOLPARTI?! CHE RAZZA DI FRATELLO SEI?! UN GIORNO SEI SPARITO, SENZA DIRMI DOVE ANDAVI…VOLEVO CERCARTI, MA NON SAPEVO DOVE FOSSI! TU NON TI SEI MAI INTERESSATO…potevi scrivermi una lettera, dirmi che stavi bene…darmi tue notizie! Ero preoccupato, Edward…TI CREDEVO MORTO!- la sofferenza parve fluttuare come un velo nello sguardo dell’Homunculus. –e poi…come se non bastasse…le uniche notizie che ho avuto di te…sono state quelle che mi hanno dato quegli uomini prima di torturare me e mia moglie…TI CREDI GIUSTO?! CREDI DI ESSERE L’UNICA VITTIMA DI QUEL COMPLOTTO CONTRO LA TUA SCHIFOSA ALCHIMIA?!…IO…per te…sono sempre…stato…meno importante…di quella scienza…- Edward trattenne il fiato e così anche Gibbon. Delle lacrime stavano scendendo dagli occhi di Pride. Non sapevano se fosse per rabbia o per tristezza…ma stava piangendo. –come fratello maggiore, ho pensato “tranquillo, se ha bisogno del tuo aiuto verrà a chiamarti, verrà da te, potrai consigliargli come bravo fratello maggiore…lui ti stima.” Ma…tu…TU HAI VOLUTO FARE DI TESTA TUA E HAI ROVINATO LA MIA FAMIGLIA, TI ODIO!-
I colpi continuarono, violenti. Pride riuscì a colpire Gibbon ad un braccio, tanto da spaccarglielo di nuovo e ferirlo in profondità. Nella loro unione le ossa erano tornate al posto giusto, ma la ferita riportata in quel momento, era peggiore delle ossa delle dita rotte. Avevano un braccio completamente fuori uso.
-LO SO! HO SBAGLIATO!- urlò Gibbon, mentre si teneva il braccio e schivava i colpi successivi. –ma non era mia intenzione…io non volevo che tu ci rimettessi, te lo giuro!-
-CHE COSA ME NE FACCIO DELLE TUE SCUSE?! IO SONO MORTO, EDWARD! SONO UN HOMUNCULUS! NON POSSO TORNARE INDIETRO! LA MIA FAMIGLIA NON POTRò RIVEDERLA E NON POTRò MAI ABBRACCIARE E CONOSCERE MIO FIGLIO!- Gibbon cadde a terra, le gambe gli avevano ceduto, mentre le lacrime solcavano il suo volto e, così, anche quello di Edward.
-io…vorrei…ripagare il tutto…con la mia vita…vorrei donartela, James…perché io ti ho tolto la tua! Sarebbe un perfetto scambio equivalente…-
Pride e Edward rimasero sconvolti. Edward era spaventato, pensava che Gibbon fosse impazzito: dopo tutta quella fatica che avevano fatto per recuperare il loro corpo, lui la gettava via così! Pride parve intuire che poteva ucciderlo e una felicità folle apparve nei suoi occhi. Si lanciò contro di Gibbon, con la propria arma alzata, pronto a tagliarlo in due o più parti…ucciderlo e colmare la propria vendetta. –MA NON POSSO FARLO!-
Gibbon si rialzò, schivò il colpo di Pride e creò una lunga e larga spada che calò sulla testa del fratello maggiore. James si spostò di lato utilizzando le proprie capacità e lo guardò infuriato più di prima.
-perché non potresti?!- esclamò, attaccando Gibbon nuovamente con la falce.
-perché…sarebbe uno scambio equivalente con te…- rispose il Primo Alchimista parando il colpo e tentando di colpire l’Homunculus a sua volta con un calcio, poichè l'unica mano utilizzabile era impegnata dall'arma. –ma non con questo ragazzo! Lui mi ha donato un corpo e gli ho fatto la promessa che sarebbe tornato a casa sano e salvo. Muoio io, muore lui! Non sarebbe MAI uno scambio equivalente!-
-tu dici? – Pride gli afferrò il polso sano e lo avvicinò a sé, pronto ad infilzarlo con un pugnale che teneva attaccato alla cintura. –ti ricordo che tu hai ucciso due persone! Morite entrambi e il tuo scambio equivalente sarà completo!- Gibbon afferrò il pugnale con la mano.
La lama ferì il suo palmo e le dita, mentre si stringevano sull’arma, per evitare che il colpo ferisse una parte vitale del corpo.
-è qui che ti sbagli!- con una mossa fulminea girò il polso di Pride, assieme alla lama, in modo che la lasciasse, per poi buttare l’arma a terra. –c’è una cosa che forse hai dimenticato e che mai capirai!- un pugno colpì Pride in pieno volto, facendolo cadere a terra. –non l’ho promesso solo a questo ragazzo. Ci sono a casa sua delle persone che lo amano! Tutta Amestris aspetta il suo ritorno! Il ritorno del FullMetal Alchemist! Non rattristerei soltanto i parenti, ma anche i suoi amici d’infanzia, dell’esercito, le persone che ha conosciuto nei suoi lunghi viaggi! questo ragazzo non morirà per un mio atto di egoismo, perchè il tutto sembra più semplice con la mia morte! IO NON POSSO PERMETTERE CHE QUESTO RAGAZZO MUOIA, LO CAPISCI?! Purtroppo non posso staccare il mio spirito dal suo, perché sono legati a vita! Con quel medaglione, se stacchiamo nuovamente le nostre anime, moriremo assieme! Siamo un’unica anima! IO SONO LUI E LUI è ME! TU NON LO TOCCHERAI, PRIDE!…anzi…non CI toccherai!- Pride si alzò da terra e si scagliò di nuovo contro Gibbon.
-sai una cosa?- disse James all’orecchio di Gibbon. Pride aveva riafferrato la propria arma e quelle si avvicinava perciolosamente al suo volto, potendo far pressione sulla spada solo con una mano. –quel tuo amichetto mi ha lasciato un ricordino.- Pride si staccò da Gibbon, saltando all’indietro, per poter unire le proprie mani. Una luce violetta partì da esse e da terra si formarono delle rocce appuntite che si dirigevano verso Edward e Gibbon...sapeva usare ancora l'alchimia, c'era d'aspettarselo. certo che era buffo: lui odiava l'alchimia...e la usava ugualmente come arma.
“Gibbon…vuoi continuare tu…o mi lasci il posto?”
“non c’è più un tu o un io…lo facciamo assieme!”
pensò Gibbon con un sorriso e i nostri poteri alchemici si unirono come le nostre anime, creando un unico essere…com’era successo tanti mesi prima allo scontro con Envy.
La sensazione, Edward l’aveva dimenticata. Sentiva i loro cuori battere assieme, il calore avvolgere entrambi…anzi…non c’era più un “loro”, un “mio”, un “tuo” o un “entrambi”. Si sentiva se stesso. Gibbon era lui stesso e lui era Gibbon…un'unica persona…un unico potere…un’unica alchimia.
Sentiva la leggera barriera che li divideva, essere spezzata, per scomparire del tutto. non sentiva più differenze di anima, mentalità e corpo.
L’unica cosa che ancora rimaneva separata erano le voci dentro la testa, erano in due…ma si sentiva uno. Si sentiva veramente completo, come non lo era mai stato per tutte quelle settimane di pura sofferenza e solitudine.

cavolo...è anche più corto del solito T____T mi faccio schifo...anzi =__= la scuola fa schifo!!!!! grrrr!!! non vedo l'ora di ritornare in piena forma e scrivere un capitolo DECENTE e con una lunghezza PRESENTABILE =__= tantò è quasi finito il quadrimestre *____* wiiiii!!! me felice....*_____*

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Capitolo 47
*** la Seconda Unione ***


SCUSATEEEEEEEEEEEEE!!!! CHIEDO UMILMENTE PERDONO!! VI SUPPLICO!!! ABBIATE PIETà DI ME!!!!
-PIETà UN CORNO, VECCHIA CITRULLA CHE NON SEI ALTRO!!!!!- si mise ad urlare Mew Darkness contro la smartis.
-vi prego T__T ho avuto...sapete la crisi dello scrittore?! ecco...ho avuto una cosa simile! non riuscivo più a scireve qualcosa che mi convincesse, che mi piacesse...o almeno...NON RIUSCIVO PIù AD INVENTARMI QLK T___T-
-NON CE NE FREGA NIENTE!- iniziò a sbraitare Mew Nina, in preda alla collera -IL TUO COMPITO è QUELLO DI SCRIVERE, SIAMO NOI CHE DOBBIAMO GIUDICARE QUELLO CHE SCRIVI!!!!!!HAI IDEA DI QUANTO TEMPO CI HAI MESSO?!?!?!-
-beh...sì...23...giorni....- disse Smartis titubante.
-E TI SEMBRANO POCHIIIIIIIIIIIIIIIIII?!?!?!?! FERMATEMI! ALTRIMENTI L'AMMAZZO, LA DISINTEGRO, LA POLVERIZZO, LA CARBONIZZO!- ordinò Winry-93 ai presenti, poichè avevano iniziato a tremarle le mani per la rabbia...ma nessuno sembrava desideroso di fermarla...tutti volevano vedere la Smartis ridotta in cenere per tutto il tempo che ci aveva messo per scrivere.
-VI CHIEDO PERDONO!- la smartis si accasciò a terra, pregandoli in ginocchio.
-ora è troppo tardi per chiedere scusa....uhuhuhuhuh.- disse sadica Chibismo, avvicinandosi assieme alle altre, minacciosa.
-UCCIDIAMOLA!!!!- urlarono tutte, saltando addosso alla smartis con le loro armi in mano.
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!- Addio smartis u__u

Perché stava accadendo?…perché non sentiva più niente? Non provava più tristezza, abbandono, disperazione…senso di colpa nei confronti di suo fratello. Non sentiva più niente.
Edward sentì lo spirito di Gibbon rilassarsi, come se fino a quell’istante la sua anima fosse stata fatta di piombo. Da quanto tempo non usavano quella tecnica? Dall’incontro con Envy…ma il tutto era molto diverso da allora.
Che strano…
Gibbon tentava di provare dolore per suo fratello, dopotutto lui era ancora legato a lui…ma da quando si era unito con Edward una seconda volta…gli era sembrato che quella parte mancante, quella parte del suo cuore e della sua anima che aveva perduto nella pazzia e nell’angoscia…sembrava essere stata colmata da qualcosa di più caldo delle fiamme.
Davanti a loro…c’era James. Che strano…li guardava pietrificato, quasi sconvolto da quello che era appena accaduto…ma cos’era successo? Si erano soltanto uniti.
-che magia è mai questa?!- esclamò Pride. –CHE COSA AVETE FATTO?!- Le loro mani si alzarono, davanti ai loro occhi…era…così…strano… se le guardarono, quasi a voler studiare più da vicino il proprio corpo in ogni sua parte.
Si erano scordati la sensazione di muoversi contemporaneamente, col volere di entrambi.
-una cosa…che tu…non potrai mai fare.- rispose il Primo Alchimista. –perché tu non provi più…questo sentimento che ormai ci lega…- stavolta si sentivano più vicini di quanto non erano mai stati, neppure quella volta con Envy, la sensazione era stata tanto forte. Forse erano diventati così vicini perché entrambi avevano sofferto per la stessa causa: la lontananza dall’altro.
Pride si spazientì e il suo corpo fu attraversato dalle scariche elettriche dell’alchimia.
-basta con le parole…MI SONO STANCATO DI VOI DUE!- e corse verso di loro. Stranamente, lo trovarono alquanto lento. Videro ogni suo movimento, come al rallentatore, come se il tempo si fosse inceppato. Ma allora…perché loro riuscivano a muoversi velocemente?
Si spostarono, evitando tutti i colpi che partirono dalla mano di Pride, come una rosa. I raggi della reazione alchemica, gli passavano accanto, pigri; quasi svogliati, quanto loro, di combattere.
Pride guardò quell’essere ad occhi sbarrati. Era un semplice essere umano, ma aveva qualcosa di diverso: i capelli color dell’oro che brillavano di luce propria, gli occhi verdi a serpente da dargli un aspetto cupo, pauroso…freddo. Come era avvenuta quella trasformazione?….La cosa più strana erano tutti i colpi andati a vuoto. Dietro quell’essere c’era una parete di roccia, completamente colpita e frantumata…ma lui non era stato nemmeno sfiorato. La rabbia e la frustrazione di non essere riuscito a colpirlo, gli riempirono maggiormente l’anima.
Il Primo Alchimista scattò. Corse vicino all’Homunculus, preparando in una mano, senza cerchio e senza battito delle mani, una sfera d’alchimia compressa. Riuscì a centrare lo stomaco dell’Homunculus senza alcuna fatica, deviando ogni sua difesa. Il colpo allo stomaco che Pride subì, fu quello più doloroso che avesse mai sentito. Non riuscì nemmeno a gridare che un’esplosione lo avvolse, facendolo catapultare dall’altra parte della valle, senza che riuscisse a muovere un dito.
Quando cadde con la schiena a terra, il suo respiro mancò, mentre il dolore iniziava a diffondersi dallo stomaco, come veleno. Urlò di dolore, guardando quali potessero essere i danni…
Per poco…quel bastardo…non gli forava lo stomaco. Non riuscì nemmeno a rigenerarsi, che Gibbon gli era già a qualche centimetro dal naso, con un’altra sfera…che strideva vicino ai suoi occhi. Per la prima volta, Pride sentì i brividi percorrergli tutta la schiena.
-Edward…- lo chiamò, ma il Primo Alchimista sembrava non sentirlo. In realtà, sentiva benissimo, ma non provava più niente. Quegli occhi appartenuti a suo fratello, erano diversi da come li aveva visti in quegli anni…ma non si lasciò intimorire da niente.
Pride spostò la mano del Primo Alchimista con la propria, in modo da deviare il colpo verso sinistra, gli diede un calcio sotto il mento e, con una capriola, tornò in piedi. Si allontanò di qualche passo, pulendo il sangue che gli era uscito dalle labbra.
-ti metti a fare sul serio, allora…- lo sbeffeggiò. Non era nelle condizioni per farlo, ma voleva nascondere il proprio timore davanti al fratello minore.
-perché invece…non inizi anche tu a fare sul serio?- chiese Gibbon. –un Homunculus, se non erro, ha sempre una propria forma che lo rende più forte…che ne dici…di usarla contro di me e combattere seriamente? Se continui a combattere così, sottovalutandomi…morirai e io mi offenderò molto.-
Pride guardò Edward offeso…molto offeso. Per poi sorridere malignamente. Avevano forse fatto male ad incitarlo a combattere sul serio? Eppure entrambi sentivano che, se non avessero combattuto seriamente, avrebbero sentito un senso di mancanza alla fine dell’incontro. Volevano combattere con qualcuno alla loro altezza quando erano uniti in quel modo…chi, se non migliore di Pride?
-sicuro di quello che stai dicendo?- ma mentre formulava questa frase, dal suo corpo uscì una strana sostanza nera, simile ad un’aurea ma mostruosamente maligna. –potresti pentirtene.-
La sua arma riapparve dal nulla, quel fumo nero scivolò lungo il suo corpo, simile a delle vesti. I suoi abiti cambiarono: portava un lungo soprabito nero senza maniche, lungo fino alle caviglie, una maglia molto attillata sotto, dei pantaloni scuri che sparivano sotto gli stivali e una fascia nera che gli faceva da cintura. I suoi capelli rimasero dello stesso colore, ma si allungarono. Sulle sue braccia scoperte, comparvero degli strani tatuaggi neri e il suo volto divenne più simile a quello di un felino…l’animale più orgoglioso esistente. I suoi occhi si affilarono, le sue unghie crebbero fino a diventare artigli…sembrava un gatto nero. I suoi movimenti divennero furtivi, aggraziati, quasi sensuali…sembrava la notte reincarnata in un corpo.
Quando Pride scattò, il Primo Alchimista ed Edward non lo videro, videro solo James sparire e un pugno arrivare allo stomaco, mozzando il fiato al loro corpo.
-questo è per il pensierino di prima…- Edward prese il braccio di Pride, si voltò e lo fece cadere a terra di schiena, con una mossa fulminea. Pride fu ancora più veloce a rialzarsi e colpirlo alla guancia con la sua arma. Da quella ferita, che sembrava piuttosto lieve, Edward sentì qualcosa di strano…simile ad un dolore che si espande. Non ci fecero molto caso e continuarono il loro scontro. Gibbon unì le proprie mani, facendo uscire delle fiamme infuocate, che presero la forma di una fenice.
Andarono contro Pride, ma questi tagliò il fuoco con la propria arma. Il taglio fu così potente, che squarciò l’aria e colpì il braccio dei due. Fu solo un graffio profondo, ma erano ancora in grado di muovere la mano.
“Gibbon…non senti…qualcosa di strano?” chiese Edward, che aveva iniziato a sentirsi stanco, con le forze che gli mancavano, gli occhi che tendevano a chiudersi.
“sì…non so cosa sia!” iniziarono a vedere sfocato e fu più difficile schivare i colpi di Pride che svolgeva con semplici movimenti d’arma. Una lama di vento colpì la loro gamba, facendoli cadere all’indietro, mentre tentavano di recuperare la vista. Il corpo stava diventando troppo pesante e le mosse troppo faticose da poterle svolgere.
-che cosa ti succede, fratellino?…non te l’ho detto?- chiese Pride con ironia. –anche la mia spada si potenzia…tanto da riuscire a fermare i muscoli che riesce a colpire…entro pochi istanti non riuscirai più a muovere né il braccio, né la gamba…non credo che sarai in grado di combattere in quelle condizioni…a malapena starai in piedi.- disse con una leggera risata. –sei stato ingenuo a pensare di potertela cavare con così poco…-
Fu il loro turno di ridere, mentre si alzavano con grande fatica, ignorando la gamba che aveva iniziato a dolergli più di prima.
-e tu pensi…anf…che io…perda…così…facilmente?…- chiese Edward, alzandosi con un ghigno -NON MI ARRENDERò MAI, JAMES!- urlò infine il Primo Alchimista unendo le proprie mani e richiamando il proprio serpente al suo fianco. Questi si attorcigliò lungo il braccio del Primo Alchimista, come un servo fedele. Il serpente fu come preso da una mano invisibile e si librò in aria.
-adesso, James. Finiamo questo scontro, che ormai va avanti da molto…troppo tempo.- il serpente iniziò a formare un cerchio perfetto a mezz’aria, col suo stesso corpo.
Dal corpo di Pride uscì un’aurea nera che si concentrò sulla sua arma, i suoi tatuaggi iniziarono a muoversi sulla sua pelle, per raggiungere la falce il più presto possibile. Oramai, il colpo letale di entrambi era sulle loro armi. Si sarebbero sicuramente scontrate…e avrebbe vinto il più forte. Il tutto si sarebbe concluso per sempre, l’odio di due fratelli che prima si erano amati…sarebbe scomparso in un unico colpo…ma mai il ricordo avrebbe lasciato la mente del vincitore, da entrambe le parti.
-Andiamo James?-
-Ovviamente…ho aspettato troppo il momento in cui ti avrei preso a calci e ti avrei visto strisciare ai miei piedi, morente!- sorridemmo entrambi, ma era un sorriso amaro.
Edward sapeva perfettamente cosa si dovesse provare a dover colpire il proprio fratello, invece che corrergli in contro, abbracciarlo, piangere di gioia dopo non averlo visto per così tanto tempo…era un dolore…che faceva più male di una ferita provocata al cuore da una spada. In questo momento Edward la sentiva attraverso Gibbon, entrambi provavano lo stesso sentimento…e faceva sempre più male. Quel sentimento era così grande, che aveva persino superato il potere che avevano assunto, quello che per un momento era stato messo da parte grazie alla loro nuova potenza.
Dal corpo del serpente iniziarono a ramificarsi dei raggi dorati luminosi, come dei fili di capelli, che andarono a formare un cerchio alchemico che Edward non aveva mai visto, ma era ben impresso nella mente del Primo Alchimista.
Quanto tempo avevano passato assieme James e Gibbon? Molto tempo. Fra competitività, complicità, felicità, tristezza, conforto, amore fraterno…fino ad arrivare alla rabbia, all’odio, alla disperazione. Come si poteva odiare un fratello che si era amato con tutta la propria anima? Edward non riusciva a capire. Lui non sarebbe mai stato in grado di odiare suo fratello minore, nemmeno quest’ultimo l’aveva odiato dopo che lui l’aveva portato alla morte del suo vero corpo. Perché quei due riuscivano solo ad odiarsi?
Tutti i tatuaggi sul corpo di Pride, arrivarono definitivamente sulla sua arma, che era diventata nera come la pece, esattamente come l’aurea che l’avvolgeva come delle fiamme.
No…questo combattimento non era giusto. Erano entrambi caduti un enorme equivoco! Perché?! Perché DOVEVANO UCCIDERSI?! Non era giusto…Gibbon amava ancora suo fratello e questo Edward poteva sentirlo. Da questo amore, persino Edward si sentiva bloccato nel colpire l’Homunculus con tutte le sue forze. Già una volta aveva fatto soffrire Gibbon…non voleva creargli altre sofferenze!
Il vento iniziò a soffiare da entrambe le parti, come a voler formare una tromba d’aria. Il momento…era arrivato. L’aurea di entrambi i colpi si concentrò in un unico punto.

vi dico da ora che il prossimo capitolo l'ho già scritto^^ ma devo ricontrollarlo^^''' faranno la loro entrata in scena...tre personaggi particolari....bwahahahahaha!!! chissà come farò finire questo scontro...*mefolle* ALLA PROSSIMA^^ e scusate ancora per l'ENORME ritardo T__T

Mew Darkness: sono felice che ti sia piaicuto il capitolo XD spero che anche questo non sia stato da meno O.o riguardo a Roy....ovvimanete dovrà ricomparire alla fine u___u....chissà, però, come lo farò finire lo scontro....eheheheh^^ non ti dico niente^^ povero Pride O.o lo odi così tanto?
Mew Nina : mi ammazzi, mi ammazzi, mi ammazzi, mi ammazzi, mi ammazzi...lo so che mi mi vuoi uccidere T___T mi dispiace molto di aver aggiornato così in ritardo. il tuo computer è tornato a posto, vero? O.o cmq sono felice che ti sia piaciuto il capitolo^^ non litigare con Mew Darkness O____o aiuto... XDXDXD
Chibismo: tranquilla^^ lo rivedrai...moooooolto presto XDXD ti piace Al allora^^ tranquilla XDXDXD
Winry-93: *la smartis inizia a fuggire* PIETàààààààààààààààààààààààà!!!! ti supplico, risparmiamiiiiiiiiiiiiiiii!!!! mi avevi anche raccomandato di sbrigarmi.....perdonooooooooo!!!!! questo capitolo sembra corto O.o ma sono 3 pagine di computer.....mah....che strano..... e poi 3 pagine con carattere 11 O.o...mah, misteri. di sicuro è più lungo del precedente u_u

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Capitolo 48
*** La Verità del Passato ***


Pride scagliò la sua arma in avanti, come a voler tagliare l’aria con la propria falce. L’aurea che aveva preparato in precedenza, si raggruppò in una sfera dello stesso colore e partì verso i due alchimisti. L’alchimia del Primo Alchimista partì nello stesso istante dal centro del cerchio alchemico e i due colpi si fermarono in mezzo alla radura.
Crearono un boato che fece tremare la terra attorno a loro, come un forte terremoto. Alcune scintille e scariche elettriche deviarono di percorso, fino a colpire il territorio circostante. Alcune rocce andarono in pezzi, come se una bomba fosse stata piazzata in quei punti. Edward sentiva l’energia sparire dal suo corpo pian piano, così che la loro sfera d’energia perse vantaggio. Il colpo dell’Homunculus iniziò a sopraffare la forza della loro alchimia, avvicinandosi sempre di più al loro corpo.
-VAIIIIIIIIIII!!!- urlarono entrambi gli alchimisti alla loro sfera, quella prese ancora un po’ più di energia e riuscì a tornare a metà percorso…ma non era ancora sufficiente! Quanto avrebbero resistito i loro corpi? Andando di quel passo non sarebbero MAI riusciti a sconfiggere Pride.
Il sudore iniziava ad imperlare tutto il corpo, le braccia iniziavano a dolere e a tremare, il fiato veniva a mancare. Il loro fisico era al limite. –EDWARD! ADESSO O MAI Più! VUOI RIVEDERE ALPHONSE, GIUSTO?! ALLORA…AMMAZZIAMO MIO FRATELLO UNA VOLTA PER TUTTE!- mentre il Primo Alchimista urlava disperato queste parole, dai loro occhi uscirono altre lacrime. Il dolore al petto si fece sempre più intenso, accompagnato da una stretta ferrea alla bocca dello stomaco. Gibbon stava rinunciando a tutto per Edward…quest’ultimo voleva ricambiare questo suo gesto, combattendo per la vita di entrambi.
La loro sfera iniziò ad aumentare di potenza e così anche quella di Pride, che non volle affatto essere abbattuto da loro.
Infine tutto esplose. Senza che nessuno di loro avesse sopraffatto la forza dell’altro, l’energia creata si era compressa a tal punto da creare un’esplosione pazzesca. Gibbon ed Edward vennero sbalzati da una parte, la luce che si creò fu accecante, così che non riuscirono a vedere se Pride fosse ancora vivo. Sentirono il colpo della roccia su alcune parti del corpo, come se stessero rotolando. La pelle fu lacerata in molti punti e, infine, colpirono qualcosa con la testa, così che non videro più niente.
Non dovevano svenire per una stupida botta in testa! Ma non riuscivano a svegliarsi in alcun modo…il loro corpo era andato oltre le loro capacità. Ogni muscolo faceva male, la mente era come bloccata, il corpo non obbediva ai loro comandi. Le ferite che aveva provocato Pride avevano avuto il loro effetto: non riuscivano più a sentire la sensibilità della gamba e del braccio. Avevano ancora gli auto-mail…ma questi non rispondevano ugualmente ai loro comandi per la mancanza di energia.
Avevano quindi perso…
Edward aprì gli occhi. Sentiva che Gibbon era svenuto dentro di sé. Chissà quando si sarebbe svegliato, ma sarebbe stato del tutto inutile. Poiché era svenuto, la loro unione completa si era spezzata di nuovo e si ricreò quel leggero strato di barriera fra le loro menti e anime.
Quando l’alchimista alzò la testa, vide Pride avanzare verso di loro. Non era nel pieno della forma: anche lui era ferito ovunque e sembrava che il suo corpo non riuscisse a rigenerarsi. Aveva un braccio rotto che teneva con l’altra mano, il corpo graffiato, il volto stanco, ma irato. Avanzava con la propria arma stretta in pugno.
Le rocce attorno alla radura erano come state spazzate via per decine di metri. Attorno a loro c’era solo distruzione e terra bruciata…sembrava l’inferno. C’erano ancora dei punti in cui il terreno fumava e altri dove delle leggere scariche elettriche si alzavano come serpi.
-Devi…morire…Edward!- diceva a denti stretti l’Homunculus. Il nome era sicuramente quello del Primo Alchimista. Nei suoi occhi c’era solo follia, la sete di vendetta era così grande, da utilizzare le sue ultime forze per uccidere l’unico fratello.
-Aspetta…- gli disse Edward, cercando di alzarsi, ma il suo corpo non obbedì e rimase dov’era. –aspetta, Pride. Ascoltami!-
-non ho tempo da ascoltarti, ragazzino! Tu non hai idea del dolore che ho provato.- era arrivato davanti a lui, ad un passo di distanza, con la propria arma stretta in pugno, tremante.
Non leggeva altre che rabbia su quel volto, ormai ferito nell’orgoglio, sfigurato a causa delle ferite e dal sangue che gli scivolava sulla pelle. Edward riusciva a specchiarsi nella falce di Pride, che ormai era a pochi centimetri da lui. Anche Edward non era messo tanto bene…sembrava sul punto di morte con tutte quelle ferite, il volto pallido e stanco, gli occhi quasi vuoti, fra la coscienza e l’incoscienza.
-Aspetta…Gibbon…non è…come pensi tu…ascoltami! O ucciderai…il tuo unico fratello…senza sapere la verità.-
-COSA NE PUò SAPERE UN RAGAZZINO VIZIATO COME TE! COSA NE PUOI SAPERE, DI QUELLO CHE HO PROVATO, DI QUELLO CHE HO SOFFERTO NELLA MIA VITA! IO SONO RINATO PER ODIARE MIO FRATELLO E UCCIDERLO!-
-ANCHE TU NON CAPISCI COSA HA PROVATO EDWARD!- urlò Ed. In quel momento sentì la mente del Primo Alchimista svegliarsi pian piano. –perché non vuoi ascoltarlo?…ti prego…-
-come puoi chiedermi di rinunciare al mio unico obiettivo di vita?! Ormai è troppo tardi, ragazzino. Anche se mio fratello fosse veramente innocente…io…non posso più fermarmi!…e ora…STAI ZITTO E MUORI!-
La spada si alzò in alto, pronta a colpire il giovane alchimista, finchè il suo braccio meccanico si mosse da solo. Edward non capì più niente. Seppe solo che si ritrovò in piedi, con una spada in mano creata col serpente di Gibbon, mentre trapassava il busto dell’Homunculus.
-ma cosa…-iniziò Edward, spaventato da quell’azione involontaria del suo corpo -bene…adesso come la mettiamo?- Edward sentì nuovamente quella brutta sensazione di chi usava il suo corpo contro il suo volere, persino per parlare. Il Primo Alchimista si era ribellato e sembrava in collera. –tu non toccherai Edward! Hai capito, James?! TU NON GLI TORCERAI Più UN CAPELLO!- no…non doveva finire così, il Primo Alchimista non doveva ucciderlo! - GIBBON, SMETTILA TI PREGO!- urlò infine Edward, prossimo al pianto. Trovava il tutto…troppo triste.
Gibbon amava ancora il proprio fratello dentro di sé, ma per uno stupido equivoco doveva ucciderlo per far sopravvivere lui. Si sentiva così male per questo.
Pride arretrò, sputando sangue e si sfilò dalla spada. Tossì e del sangue uscì dalla sua bocca. La ferita tentò di rimarginarsi molto lentamente, come se anche il suo corpo fosse ormai giunto al limite, ma rimase ugualmente una lacerazione grave.
Scusami Edward…ma devo fare ancora una cosa…non userò mai più il tuo corpo in questo modo, te lo prometto!” Gibbon s’avvicinò con il corpo di Edward verso il proprio fratello, zoppicando a causa della gamba inutilizzabile e fece battere la mano meccanica contro quella sana. Prima che James potesse fare qualcosa, gliela posò sulla fronte.
La mente di tutti e tre fu attraversata da molte immagini. Il tutto iniziò quando Gibbon era ancora molto giovane. Edward si stupì dell’aspetto di Gibbon: era veramente un bel uomo. Alto, snello, coi lineamenti aggraziati. Aveva già un po’ di barba sul volto e i capelli erano decisamente più corti del presente. I suoi occhi erano neri come la notte, Edward vide, per un attimo, quelli del colonnello Mustang.
Chissà come stava Mustang…e Al…e Winry…zia Pinako…Izumi…Shigu. Gli mancavano tutti…voleva tornare a casa e ricevere le sgridate della maestra Izumi, i cacciaviti di Winry, le litigate con zia Pinako, la paura di vedere Shigu, riabbracciare suo fratello…punzecchiare ed essere punzecchiato da Mustang. Rivoleva la sua famiglia, ma dovette concentrarsi di nuovo su quei ricordi.
Gibbon stava litigando col fratello a causa dell’alchimia e aveva deciso di andarsene.
“Sì! VATTENE PURE! PORTA FUORI DA QUESTA CASA TE E QUELLA SCIENZA MALEDETTA!” Stava urlando James, che non era molto diverso dal presente.
“CON GRANDE PIACERE! ADDIO JAMES!” e sbatté la porta dietro di sé, dopo aver preso le valige in mano. Aveva corso via da quella casa, ma non era arrabbiato…potevano sentire quello che aveva provato in quel momento: abbandono, disperazione e senso di colpa. Per un attimo sembrò sul punto di voler tornare indietro, ma strinse i pugni e proseguì oltre.
Gibbon viaggiava da solo per il mondo, ma tenne sempre nascosto le sue origini, aveva detto a tutti di non aver più una famiglia, per poter salvare il proprio fratello in caso di pericolo…perché lui sapeva che l’alchimia poteva essere una succulenta preda per molte persone avide di potere.
In un’altra scena, vedemmo Gibbon prendere della pergamena in uno studio, con le lacrime agli occhi, per scarabocchiare qualche parola su di esse. Dopo pochi istanti gettava in un cestino quello che aveva tentato di scrivere. In una potemmo notare l’inizio della lettera “Caro James…ti prego, perdonami…”.
Infine…videro il vero obiettivo di quella illusione: la morte del fratello. Edward poté vedere dall’esterno tutta la scena, da quando Gibbon era corso alla villa, a quando era arrivato e aveva visto il proprio fratello legato ad una parete coperto di ferite e di sangue.
Videro le persone che avevano causato tutta quella sofferenza, la morte della moglie di James, Gibbon combattere contro quelle persone così meschine…
Infine ci fu il tentativo di James di uccidere il fratello per la sofferenza provata. Sentirono l’animo di Gibbon arrendersi alla pena che voleva infliggergli il fratello, lo sentirono pronto alla morte, per saldare il debito creato con James.
Prima che James potesse ucciderlo, una lancia gli attraversò il petto, lanciata da uno di quegli scienziati che sembrava, in principio, essere stato ucciso.
Edward e Pride videro tutto quello che era successo anche dopo la morte di James. Gibbon si era rinchiuso in casa sua per settimane e aveva tentato di riportare in vita il fratello con una trasmutazione umana. Ad Edward venne da vomitare. Per la seconda volta aveva visto una trasmutazione umana fallire e il ricordo di sua madre si fece vivo nella sua mente.
Tornarono alla realtà come se una scarica elettrica avesse percorso i loro corpi. Edward perse l’equilibrio e cadde a terra, Pride si allontanò, come spaventato. Nei suoi occhi c’era smarrimento e paura.
L’Homunculus iniziò a sputare nuovamente sangue, forse la ferita non era ancora guarita all’interno del suo corpo.
-Pride…anzi, James. Adesso…hai capito?- chiese Edward all’Homunculus, ma questi aveva negli occhi ancora più odio di prima.
-NON M’IMPORTA Più NIENTE! IL FATTO NON STA IN QUELLA NOTTE! MA PER IL FATTO DI AVER CREATO L’ALCHIMIA! SE SOLO NON L’AVESSE INVENTATA, EDWARD NON SAREBBE MAI SCAPPATO DI CASA E MIA MOGLIE SAREBBE ANCORA VIVA, ASSIEME A MIO FIGLIO! IO…lo odio…per questo…odio l’alchimia…odio mio fratello che l’ha inventata…ne va della mia stessa natura ucciderlo! Altrimenti perderei il mio orgoglio! Mi chiamano Pride per un motivo, no?-
Il suo corpo tremava violentemente, il suo volto era sempre più arrabbiato, ma anche molto confuso.
All’improvviso delle fiamme avvolsero la radura, dirigendosi verso Pride. Edward prese paura per quel fuoco improvviso e così anche James. L’homunculus balzò in alto, per sfuggire a quelle fiamme. Una mano gigante crebbe dal suolo e tentò di acchiapparlo, come se fosse una mosca.
Gibbon! Che stai facendo?!” chiese Edward spaventato e disorientato.
“non sei tu?” chiese Gibbon allibito “ero convinto che…”
Entrambi ebbero lo stesso pensiero. Si voltarono di scatto, cercandosi attorno.
-ma guarda un po’…il Primo Alchimista ridotto ad uno straccio…- disse una voce altezzosa ed ironica.
-per non parlare dell’alchimista d’Acciaio…- la seconda voce era, invece, squillante e divertita.
Quelle due voci…il cuore di entrambi gli alchimisti ebbe un sussulto. La mente di Edward sprizzò di gioia, quella di Gibbon fu sorpresa.
Su una sporgenza, c’erano appoggiate due figure, una molto esile in confronto all’energumeno che c’era accanto. Capelli neri, sguardo fiero e ribelle…le fiamme che gli facevano da compagne di guerra.
Corpo lucente e duro come l'acciaio, ma il cuore e l’animo di un bambino ingenuo.
-Al…Roy…- sussurrò Edward. Quella volta volle piangere…ma di gioia. –siete in ritardo…- li criticò, con sarcasmo. Mustang sorrise sarcastico.
-chiedi al tuo caro amico Gibbon perché ci abbiamo messo così tanto a trovarvi! Per un attimo abbiamo creduto che foste morti.- criticò Mustang, iniziando a scendere dalla montagna mentre ancora lanciava fiamme su Pride.
L’Homunculus le schivava, mentre tentava di avvicinarsi al nuovo avversario, per poi voler riconcentrarsi sulla sua vendetta.
-MALEDETTI!- urlò Pride, scagliandosi contro i due nuovi arrivati. Alphonse scansò il colpo con agilità. Edward si era sempre chiesto come facesse ad essere così veloce con quel corpo immenso. Mustang si mosse con la stessa eleganza, schioccando le dita contro Pride, mentre Alphonse tentava di aiutare il colonnello acciuffando Pride con delle mani di pietra.
Pride venne colpito allo stomaco da un pugno di pietra, mandato da Al dal basso. Il corpo dell’Homunculus era ridotto così male, da non riuscire più a muoversi con facilità e difendesi nel migliore dei modi.
James cadde a terra, troppo stanco per avere la forza di reggersi in piedi.
Mustang avanzò su di lui, la mano alzata, pronta a colpire. Pride stava per essere ucciso definitivamente, questo, ormai, era chiaro a tutti.
-dì addio a questo mondo…Homunculus.- e le fiamme partirono dalla sua mano, pronte a carbonizzare un altro corpo, dopo la guerra di Ishibar.
Pride chiuse gli occhi e tentò di coprirsi il volto, istintivamente, con le braccia. Gibbon gridò di fermarsi, Al soccorse il corpo del fratello, anche per tenere fermo il Primo Alchimista ed evitare che quest’ultimo danneggiasse ulteriormente il loro corpo.
Tutto sembrava andare al rallentatore, mente le fiamme si avvicinavano al corpo dell’Homunculus. Il colpo gli sarebbe stato fatale, non c’erano più dubbi al riguardo, si era rigenerato troppe volte.
Una figura nera apparve dal nulla e fece sparire Pride dal punto in cui le fiamme colpirono. Edward credeva di essersela immaginata.
l’hai vista?!” chiese Gibbon…sentì il suo spirito speranzoso. Allora era vero…lui non voleva in nessun caso uccidere il fratello maggiore.
“l’ombra?”
“allora non me la sono immaginata!”
Il silenzio calò sulla vallata, Mustang ed Al erano sicuri di aver vinto, di aver ucciso l’Homunculus perché entrambi fissavano le fiamme con uno sguardo serio, solenne.
Dall’alto provenne un applauso. Tutti e tre (PA: quattro =__= Sma: beh…il tuo corpo è con Edward, perciò siete in tre corpi u_u non sai contare? PA: IO CI SONO ANCHE SE NON MI SI VEDE!!! Sma: pignolo…) alzarono la testa, col cuore che aveva iniziato a battere di nuovo forte.
-ma che bravi…- su una roccia, Envy rivolgeva loro un largo sorriso, sulla sua spalla c’era appoggiato il corpo inerme di Pride. –mi dispiace, ma di questo qui il Padre ne ha ancora bisogno. Ho fatto bene a controllarlo per tutto il tempo.- disse compiaciuto.
-vuoi dire…che tu…per tutto il tempo…?- disse Edward, col fiato dimezzato dalla sorpresa, immaginandosi Envy a guardarli annoiato da una roccia, mentre loro si ammazzavano a vicenda.
-sì…sei migliorato nel combattimento, piccoletto.-lo disse quasi da farlo sembrare un complimento, ma Edward provò solo rabbia:
-A CHI HAI DETO DELL’INVISIBILE….-
-sì, sì, sì, sì…- disse Envy annoiato, con un sorriso. –almeno hai recuperato la tua energia…beh…ci vedremo presto. bye bye^^-
-NO...DOVE STAI ANDANDO?- urlò il Primo Alchimista, in preda al panico, ma Envy non lo degnò più di uno sguardo - FERMOOOOOOOOOOOOO!!!- Gibbon vedeva la sua speranza di chiudere i conti col fratello andare in fumo. Edward sentì l’angoscia dentro il suo cuore. Ancora che il capitolo fra loro due non si chiudeva…e il loro odio continuava a crescere…di anno in anno.
Il corpo di Edward si mosse in avanti, correndo verso Envy. Due braccia forti lo afferrarono. Mustang lo aveva afferrato con entrambe le braccia, una all’altezza del petto, l’altra sulla vita, mentre lo teneva stretto a sé, come se lo stesse abbracciando. ma il suo corpo si muoveva da solo, tentando disperatamente di liberarsi e di andare da Envy per fermarlo. –NO ENVY! TI PREGO! FERMATIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!-
Gli occhi del Primo Alchimista si tinsero di nuovo di liquido amaro, mentre combatteva con tutte le sue forze per sfuggire dalla presa del colonnello e raggiungere Envy. –JAAAAAAAEEEEEEEEEEMMSS!!!!!- ma nessuno gli rispose. Envy sparì in una nuvola di fumo.
Il Primo Alchimista guardò quel punto in trance, come se in realtà non lo stesse guardando…il suo corpo iniziò a diventare più debole e più pesante, il sudore iniziò a imperlargli la fronte, il respiro diventava sempre più corto…la testa girava vertiginosamente. –Ja…m…es…- cadde in un sonno profondo, fra le braccia del colonnello.

mmmh...salve a tutti^^ come promesso ho aggiornato prima XDXDXD rispetto al SUPER MEGA ULTRA RITARDO dell'altra volta T___T chiedo ancora scusa, a proposito T__T non so adesso come andrà avanti il PA^^ ho notato che in questa serie...mancano le scene buffe della vita reale u_u di sicuro alla fine del tutto farò dei capitoli su quelle XDXD ma non so se mandare ancora avanti lo scontro....o lasciare tutto in sospeso O.o a me lasciare in sospeso mi ispirava molto^^ cmq...penso proprio che farò molte scene sulla vita normale XDXD devo pur farle, altrimenti qst ff diventa troppo seria U___U

WINRY-93: aiuto.....O_________o quando ho letto la tua recensione mi sono spaventata...sai che ti preferisco quando mi urli addosso? O.o o quando mi minacci di morte? cmq^^''' mi dispiace....so che mi romperai il muso, ma....sono sempre io che scrivo la ff^^''' ehehehhee (SDENG! La smartis è stata colpita)
Mew Darkness: alla fine...hai visto com'è finito^^'' non mi andava di distruggere Pride, anche perchè mi piace molto come personaggio...ma non volevo nemmeno uccidere il PA (Ed: e io?!?!?! Smartis: oh, sì, scusa... ci sei anche tu Ed: COME TI PERMETTI!!! ecc..
Mew Nina: oddio...O.o Sapevo che mi avresti uccisa^^''' ma non immaginavo che tu tenessi conto anche delle ore O____o sei spaventosa XDXDXD mi sa che....non finirò molto presto di scrivere...altrimenti mi avvicino alla morte O___O
Saku_chan the crazy alchemist: e vaca se è lungo questo nome (bello, ma lungo u_u) O___O Cmq^^'''...sono felice che ti sia piaciuta XDXD chiedo ancora perdono per il super ritardo...e spero di finirla prima di una prossima guerra o di una catastrofe naturale O__o
Lady Greedy: beh...in teoria è più concentrato sul manga: Pride nel manga non si è ancora visto, ad esempio...mentre nell'anime c'è il comandante supremo (Wrath nel manga). però forse...c'è qualcosa che prendo anche dall'anime O.o ma non mi sembra di aver preso così tanto^^ per di più è concentrato nel manga u_u cmq tranquilla per le recensioni^^ anche se scrivi poco, mi fa piacere leggerle XDXDXD così so che le leggi e vedo se ti piacciono o no^^
Chibismo: contenta? XDXDXD ecco Al all'attacco contro Pride^^ mi disp per non averlo fatto in versione "PA1"...non avrebbe avuto molto senso con l'evolversi della storia^^'' e poi l'ho già fatto l'altra volta u_u questo "PA il ritorno" era più concentrato sul trio "Pride-Gibbon-Edward" e all'inizio anche Mustang^^ cmq...Al apparirà un po' più spesso ora^^ almeno...spero...dipende come voglio evolvere la storia u__u

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Capitolo 49
*** Normalità e Mancanza ***


Era appoggiato con la schiena a qualcosa di caldo, molto caldo…un tepore che lo rassicurava e lo faceva sentire protetto. Stava così bene in quell’oscurità, sentiva la testa leggera, come se non avesse altri pensieri, non riuscisse a ragionare. L’unica cosa che in quel momento riusciva a capire era quel calore.
Ben presto si accorse che qualcuno lo stava schiaffeggiando, mentre chiamava il suo nome. Era una voce molto familiare, inizialmente lontana…poi sempre più vicina. Pian piano riuscì a comprendere di trovarsi con la testa sulle gambe di qualcuno e riuscì a capire che era questo “qualcuno” a chiamarlo.
C’era solo un problema: Edward non aveva ancora la forza di aprire gli occhi. Non ricordava bene cos’era successo prima di perdere i sensi. L’unica cosa che comprendeva era il dolore che, pian piana, iniziava ad invadergli il corpo, come se ogni singolo muscolo del suo corpo fosse trafitto da lame.
Che cos’era successo? Dov’era Pride? Perché non l’aveva ucciso in quel momento di debolezza?
Finché comprese tutto. Ricordò l’arrivo di Envy sulla scena, che prendeva James, ferito in ogni parte del corpo, e spariva in una nuvola di fumo nero. Ricordava persino l’angoscia provata dal Primo Alchimista mentre guardavano quella scena…mentre erano bloccati dalle forti braccia di qualcuno, per poi svenire su di esse.
La cosa che comprendeva meglio era che Pride era scappato di nuovo, così che la resa dei conti fra Gibbon e suo fratello, era andata nuovamente all’aria, in frantumi come una coppa di cristallo…esattamente come il cuore e l’anima di quest’ultimo.
-Edward! T…ti supplico…svegliati!- quella voce fastidiosa che ancora lo chiamava…ma perché la sentiva fragile e soffocata? Come se stesse per piangere… forse la stava sognando! Impossibile che quell’uomo potesse piangere! Non aveva ancora il coraggio di aprire gli occhi…oppure non ne aveva proprio la forza. Sentiva le palpebre pesanti, come se fossero state fatte di piombo, non riusciva a trovare forza a sufficienza per spalancarle e guardare in volto le due persone rimaste in quella vallata.
-colonnello…non mi dica che è…- un’altra voce, più squillante della prima, ma di sicuro, se avesse avuto un corpo umano, avrebbe versato fiumi di lacrime. Edward sentì una stretta al cuore nell’ascoltare quella voce così familiare, che per giorni aveva desiderato poterla udire di nuovo. Voleva svegliarsi. Voleva svegliarsi e abbracciare il suo fratellino, che per tanto tempo gli era stato negato.
-non dirlo nemmeno per scherzo, Elric!- esclamò arrabbiata la prima voce, ma sembrava che non riuscisse a tenere la rabbia per molto, perché riprese a chiamare Edward con più decisione e stavolta, il giovane alchimista ne era sicuro, aveva sentito la sua voce essere spezzata a metà del suo nome. –t…ti prego…Edward…apri…gli occhi! TI SCONGIURO!- sembrava una voce disperata.
Edward voleva aprire gli occhi, per poter dire che era vivo, di non preoccuparsi, per poter vedere nuovamente i volti di quelle due persone chine su di lui…ma aveva altre priorità in testa.
C’era una parte dentro di lui che stava soffrendo, sembrava essere soffocata dal dolore, senza sapere come uscirne. Come rinchiusa nell’oscurità più fredda e profonda. Sentiva la presenza del Primo Alchimista in un piccolo angolo della sua anima, come se avesse voluto raggrupparsi in un piccolo punto per nascondersi persino da lui.
“Gibbon…stai bene?” che domanda stupida. Man mano che prendeva lucidità aveva ricordato perfettamente che cosa fosse successo prima di svenire.
“E…dwa…rd…lasciami…in pace…ti prego…per ora...” era forse una delle prime volte che Edward sentiva il Primo Alchimista piangere di dolore. Aveva perso un fratello, l’unica persona che avrebbe dovuto proteggerlo, confortarlo, essere la sua famiglia…invece…gli aveva voltato le spalle. Edward sentì un brivido percorrergli tutta la schiena e il corpo, nell’udire quella voce.
Ogni volta che lo sentiva star male, Edward si sentiva oppresso, schiacciato, impotente. Non poteva fare niente per aiutarlo, se non andare a riprendere James…ma poiché il suo corpo era a pezzi, dubitava che ci sarebbe riuscito.
Edward decise di non toccare l’argomento per il momento, anche perché il Primo Alchimista non era nelle condizioni per parlare di qualsiasi cosa. Sembrava essersi spaccato in mille pezzi, senza riuscire a ricomporli., nemmeno con l’alchimia.
Decise di aprire gli occhi e vide quelli neri di Mustang che lo fissavano con stupore, per un attimo vide la notte fissarlo, ma poi notò che erano leggermente arrossati e lucidi.
-E…dw…ard?- lo disse in un sussurro, mentre sulle sue labbra si apriva un grande sorriso –EDWARD, GRAZIE AL CIELO!- esclamò, gettandogli le braccia al collo e tenendolo stretto al suo petto.
-FRATELLONE!- urlò di gioia Alphonse. In quel momento il fratellino minore degli Elric, abbracciò sia Mustang che Edward in un abbraccio che tolse il fiato ad Edward, prima che potesse sentirsi in imbarazzo per la reazione di Roy. –Fratellone! Sei vivo, sei vivo!-
-Al…Mustang…ehi…- disse, con voce affannata, mentre tentava di trovare una posizione migliore contro il corpo del colonnello. Ma ogni spostamento sembrava essere peggiore del primo, così che stette fermo.
-Fratellone!- esclamò di nuovo Al, facendo una piccola danza sul posto, tirandosi dietro anche i due alchimisti.
-senti…Al…anche…io…sono molto…felice…di vederti…sul serio!…ma…sto…sof…focan…do…- gli dissi, mentre l’aria stava uscendo dai polmoni. Alphonse si rese conto dei colori che avevano assunto le sue vittime: Mustang un rosso porpora per la mancanza di ossigeno, Edward sempre più pallido.
-oh, scusa!- esclamò il fratellino, mortificato, lasciandoli andare. Mustang riprese fiato.
-allora…piccolo demonietto…- iniziò, riavvicinandosi a Edward con fare minaccioso.
-A CHI HAI DATO DELL’INVISIBILE PARTICELLA D’IDROGENO?!?!?!?- gridò Edward, con tutta la forza che aveva nei polmoni, mentre tentava di attaccare il colonnello. Alphonse lo fermò prendendolo da sotto le ascelle e tenendolo ben lontano dal terreno. –MOLLAMI AL, VOGLIO SPACCARGLI IL MUSO A QUESTO PESUNTUOSO VECCHIACCIO!-
-A CHI HAI DATO DEL VECCHIACCIO, MICOROBO?!-
-SAPEVO CHE LA VECCHIAIA RENDEVA SORDI, MA NON SAPEVO FINO A QUESTO PUNTO!-
-SEI SOLO UN INGRATO! SE NON ERA PER ME E PER LA MIA IDEA DI VENIRTI A CERCARE, A QUESTA ORA SARESTI MORTO, CAPITO?! MORTOOOOOOOO!-
-SEMPRE MEGLIO CHE PARLARE CON UN VECCHIO BAVOSO ULTRA CINQUANTENNE!-
-HO 28 ANNI, CAPITO!? 28!-
-ehi…su, non è ora di litigare…- tentò di dire Alphonse, cercando di calmare i loro animi andati letteralmente a fuoco per l’accumulo di stress.
-Oh, invece sì Elric! Non vedevo l’ora di spaccare la faccia al Primo Alchimista e allo stupido di tuo fratello! E ora tienilo fermo che lo stendo!- Mustang iniziò a tirarsi su le maniche, pronto ad una lotta, con gli occhi infuocati.
-ceeeerto! Si faccia pure avanti! La posso battere anche a mani bloccate, lo sa?!- Edward iniziò a scalciare da una parte all’altra, per far capire il concetto. –non riesce nemmeno a picchiare un ragazzino tenuto bloccato…la vecchiaia si fa sentire, Roy!-
-IO LO AMMAZZO!- Alphonse prese paura per quell’attacco improvviso di Mustang, che si lanciò contro di Ed. Edward atterrò a terra poiché Al lo aveva lasciato libero per lo spavento. Mustang e Edward si diedero un pugno nello stesso momento. uno lo diede al volto, l’altro lo diede allo stomaco col braccio meccanico.
-tu…non sai…quanto fossi…PREOCCUPATO!- Mustang fece un passo indietro e fece per colpire Edward con un calcio, diretto al suo volto. Lo colpì immediatamente, anche perché Edward non era nelle condizioni per battersi di nuovo.
-colonnello! Si calmi! È ferito, non deve agitarsi troppo!- tentò di dire Alphonse, ma senza avere il coraggio di avvicinarsi ai due.
-se quel ragazzino in questo momento è debole, NON SONO AFFARI MIEI! E POI NON MI SEMBRA CHE ANCHE LUI CONSIDERI GLI AFFARI E I SENTIMENTI ALTRUI, PER IL MODO IN CUI CI HA LASCIATI!- Mustang tentò un nuovo attacco, mentre Edward schivava.
-quello che pensa…NON M’INTERESSA!- gridò il giovani alchimista, abbassandosi e dando una gomitata alla bocca dello stomaco di Mustang, facendogli mancare il fiato. -è tutto qui?- chiese, anche se aveva la voce roca. Gli prese il braccio e lo catapultò a terra, facendogli sbattere la schiena contro il terreno.
Si mise a cavalcioni sul corpo di Edward ed infine gli diede uno schiaffo talmente forte che risuonò in tutta la vallata. Edward si sentì la guancia ardere come fuoco, sembrava che Mustang avesse usato la propria alchimia per effettuare quel colpo. Fece per ribattere, ma una goccia d’acqua lo colpì sul volto. Guardò gli occhi di Mustang e li vide colmi di lacrime.
-sei…uno stupido…arrogante…tu non sai…che cosa ho provato…quando ti sei unito a Pride…e quando ho visto Gibbon…che era sparito da camera tua…quando ti ho abbandonato…mi sono sentito…morire. Avrei voluto morire in quel momento…- un’altra lacrima scese da quel volto perfetto e cadde sulla fronte di Ed, che guardava a bocca aperta il proprio superiore. Sentì una morsa allo stomaco farsi sempre più forte, quasi lo soffocava. Alzò il proprio busto di un poco e gettò nuovamente le braccia attorno al collo di Mustang.
Sentì una mano afferrarlo da dietro la schiena, chiusa a pugno mentre stringeva i vestiti e tentava di soffocare i singhiozzi.
-mi sono sentito…così in colpa…a lasciarti lì. lo sentivo…come un errore personale…mi sembrava…di averti mandato…incontro all’inferno…e alla morte…perdonami se puoi…Ed…ward…- sentiva la propria maglia bagnarsi di acqua calda, mentre Mustang mordeva le proprie labbra per soffocare ogni singhiozzo…ma il suo corpo sobbalzava leggermente.
Gli occhi di Edward vollero riempirsi anch’essi di lacrime, ma si trattenne con tutte le sue forze.
-andiamo a casa…ti supplico, solo questo.- gli disse vicino all’orecchio, quasi in un sussurro. Mustang annuì leggermente con la testa.
-aspet…ta…un at…timo…- supplicò mentre il suo respiro tentava di tornare regolare e i sussulti del suo corpo sparivano poco a poco. –comunque me la paghi cara per il “vecchio” e Gibbon la pagherà duramente per come se ne è andato senza chiedermi aiuto.- disse la sua voce, più ferma di prima. A Edward scappò un sorriso, mentre rivolgeva al fratello uno sguardo caldo e rassicurante.
-ci prepareremo psicologicamente. Ma per ora…Gibbon è meglio lasciarlo stare. In questo momento è più fontana di te.- notò con amarezza, sentendo ancora la presenza di Gibbon farsi sempre più pesante e triste.
-chi è la fontana, stupido ragazzino?- chiese, con la sua solita voce autoritaria, mentre si staccava dall’abbraccio e si rialzava in piedi, appoggiando le mani sui fianchi e guardandolo dall’alto con superiorità. Superiore e alchimista di stato si guardarono negli occhi per un certo lasso di tempo, finchè a Edward scappò un sorriso…che poi si trasformò in una risata, contemporanea a quella di Mustang.
-ma che…che cosa?- domando Al, non capendo se pensare che fossero diventati pazzi all’improvviso o si era perso una battuta. –che vi prende?- chiese, mentre Mustang aiutava Edward ad alzarsi.
-mah…niente.- dissero, cercando di riprendersi dalle risate.
Edward si sbilanciò in avanti, per la mancanza di forze e Mustang lo acchiappò al volo, prima che cadesse a terra.
-Alphonse…portalo tu.- disse, prendendo Edward in braccio e porgendolo al fratello.
-ma per chi mi hai preso?!- esclamava Edward, tutto rosso in volto per l’azione compiuta da Mustang –per un pacco postale?!- ma quando si ritrovò fra le braccia di Al, non sentì il freddo dell’armatura, ma un senso di nostalgia, calore, dolcezza, familiarità…suo fratello. Si voltò verso Al e lo guardò negli occhi, mentre le sue forti braccia lo tenevano ben stretto per non farlo cadere.
-Al…- sussurrò, mentre con mani tremanti si avvicinava al suo elmo. Quegli occhi che per le altre persone erano freddi come il ghiaccio, a Edward fecero l’effetto contrario: si sentì il corpo caldo…e sicuro. sensazioni che aveva quasi dimenticato. Aveva dimenticato che cosa provava ogni volta che stava con il fratello…gli sembrava di essere davanti ad un fuoco caldo, in una giornata fredda d’inverno. Alphonse rappresentava quel fuoco…che non avrebbe mai battuto quello di Mustang. –Al…- strinse le braccia attorno al collo/elmo del fratellino. Stringendolo più che poteva, da far sentire la sua temperatura, persino all’anima legata all’armatura, che in realtà il calore non poteva sentirlo.
L’elmo di Alphonse si piegò leggermente sulla testa del fratello, per mantenere più contatto possibile con lui, mentre iniziava ad incamminarsi verso casa…la dolce casa di Resembool. Per riportare Edward da Winry e al resto della famiglia.
Lasciarono quel luogo di odio, di tristezza, di desolazione, di morte. Il colonnello Mustang camminava in testa al gruppo, mentre guardava i due fratelli Elric scambiarsi il loro affetto in silenzio, senza che nessuno potesse disturbarli. Vide Edward percorre con le sue mani il petto e il collo del fratellino, con una tale delicatezza che sembrava non volesse rompere un piccolo cristallo. Gli era mancato molto, questo Roy lo sapeva bene. Ed era mancato anche a lui, tantissimo.

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Capitolo 50
*** Finalmente a Casa ***


Riprese coscienza, ma non ricordava assolutamente cosa fosse accaduto prima del suo svenimento. Ricordava il combattimento contro Edward, ma non ricordava altro. Il corpo era dolorante e la propria mente era ancora annebbiata. Sentiva qualcosa prendergli contro la pancia e un dolce profumo riempirgli le narici. Sentiva del calore coprirgli il busto e un leggero battito che gli prendeva contro all’orecchio.
Aprì gli occhi. Era su una schiena e stavano camminando in un bosco. Guardò la schiena, dal bustino nero e il colore di capelli dai riflessi verdi, poté capire di chi apparteneva quel corpo che lo stava portando lontano da qualcosa. Ricordò un paio di cose a tratti…ricordava di essere svenuto a causa di un duro colpo…ricordava persino l’arrivo di quel maledetto colonnello e dell’amato fratellino di quel moccioso che Edward si portava appresso.
La verità lo colpì allo stomaco, facendolo gemere di frustrazione: era stato sconfitto nel peggiore dei modi dal fratello. Era stato costretto a scappare come un cane con la coda fra le gambe…il suo orgoglio si poteva dire distrutto per sempre. Lo stomaco faceva sempre più male, mentre l’odio e la rabbia crescevano a dismisura.
-ehilà, vedo che sei sveglio.- disse Envy, sbirciando dietro la propria schiena ed incontrando gli occhi di Pride.
-già…a quanto pare…-
-meno male, se saresti morto, chi lo avrebbe raccontato al Padre?- disse con una leggera risata.
-a proposito del Padre…immagino che per quanto è successo, lui sia stato informato di tutto, vero?-
-a grandi linee.- c’era una strana nota di divertimento nel tono di Envy, cosa che non a Pride non piacque affatto.
-mettimi giù.- ordinò, tentando di liberarsi dalla sua presa e toccare terra. Aveva iniziato ad avere il timore che quell’uomo avesse mandato Envy, per riportarlo indietro…per ucciderlo e rimandarlo nelle tenebre in cui aveva vissuto per anni e anni.
-non credo proprio.^^-
-ho detto di mettermi giù!-
-ti devo portare vivo e almeno un po’ in forze, bello mio.^^-
-non chiamarmi “bello mio” o ti spacco il muso!-
-se tenti di intimorirmi, sappi che ridotto in quel modo non faresti paura ad un bambino.^^-
-ti odio.-
-non sei l’unico…e poi nemmeno tu mi piaci. ^^-
-sono contento.-
-beh, caro fratello…- -non sono tuo fratello!-
-e lasciami parlare!- esclamò esasperato Envy. – certo che sei esasperante, lasciatelo dire! Volevo dirti che, se stai pensando che il Padre voglia rispedirti da dove sei venuto…ti sbagli di grosso.- Pride smise di malmenarsi e guardò la folta capigliatura nera dai riflessi verdastri. Envy voltò la testa di un poco, per fissarlo negli occhi con un largo ghigno.
-cosa significa?-
-sei ancora intontito secondo me…non mi sembra un concetto così difficile.-
-quello che intendo è…perché?-
-semplice: ti dà ancora una possibilità di rifarti, al suo servizio. Ha ancora bisogno del tuo potere, tu sei l’unico Homunculus in grado di usare l’alchimia, come può sbarazzarsi di una così comoda pedina?-
-non siamo su una scacchiera.-
-beh…facciamo parte del suo gioco, che tu lo voglia o No. per ora il Padre lascerà perdere il Primo Alchimista, gli ha creato troppi problemi e vuole continuare la ricerca della pietra filosofale.-
-ah…ma io che ci guadagno?-
-con la pietra, caro mio, potrai fare qualsiasi cosa…persino diventare più forte di tuo fratello e di quel moccioso di Acciaio. Lo ucciderai in un attimo.-
-non voglio alcun aiuto.-
-non è un aiuto ad ucciderlo che ti sta offrendo…ma è il dono del potere assoluto. Ognuno di noi avrà la sua piccola parte…e tu ci servi, poiché sai usare l’alchimia.-
-SMETTILA DI PARLARE DI QUELLA SCIENZA!- urlò arrabbiato Pride. Quella parola gli faceva tornare alla mente il volto di Edward…e questo…stranamente…gli dava una grossa fitta al petto. Lui non aveva un cuore…eppure sentiva uno strano dolore a ripensare ad Edward, al suo piccolo fratellino…a quello che era successo fra di loro.
-datti una calmata…non c’è bisogno di urlarlo. Forse ho capito perché tu riesci ad usare l’alchimia, non è stato solo il contatto con Acciaio…-
-sarebbe?-
-mi sembra quasi che tu abbia il cuore più tenero e più umano di quanto pensi.- Pride distolse lo sguardo dagli occhi ametista dell’altro, arrossendo lievemente.
-non sparare cavolate.-
-fa come vuoi…ma sei carino quando arrossisci^^- Pride diede uno schiaffo sulla testa a Envy, ma senza metterci troppa forza.
-smettila o tiammazzo veramente!- disse a denti stretti.
-ahi! Mi hai fatto male!- disse, lamentandosi. –già ti porto in spalla perché sei uno straccio, almeno abbi un po’ di gratitudine!-
Pride non parlò più, appoggiandosi nuovamente alla schiena tiepida di Envy, ascoltando il suo respiro contro l’orecchio. Si lasciò trasportare, senza pensare a niente, se non al volto di Edward.
Era cresciuto parecchio…era diventato un uomo. Adesso sapeva che non era stata colpa di Edward la morte di sua moglie, propria e di suo figlio…ma provava ancora rancore nei suoi confronti. Edward non si era mai scusato per il modo in cui era scappato di casa…e questo lo faceva imbestialire. Odiava l’alchimia! Se non fosse mai esistita, lui in quel momento non starebbe respirando e avrebbe vissuto una vita felice con la propria famiglia di sangue e quella che si era creato.
Si sarebbero rivisti, di questo n’era certo, ma non sapeva in che contesto, quando e soprattutto se avrebbero combattuto o si sarebbero riappacificati. Per ora lo odiava a morte: lo aveva sconfitto e questa era una macchia incancellabile nel suo orgoglio, tanto da farlo odiare ancora di più. Decise che per il momento avrebbe lavorato per il Padre…e chissà…magari lo avrebbe rincontrato sulla sua strada prima di quanto credesse.

Edward continuava a stare aggrappato al fratellino, persino in macchina non volle abbandonare quelle braccia metalliche, come se fosse una questione vitale. Mustang salì in macchina come guidatore, gli altri due si sedettero nei sedili posteriori, senza staccarsi. Edward voleva recuperare tutto il tempo perso col fratellino a causa di quella storia, non voleva più lasciarlo per nessuna ragione.
-siamo sicuri della sua guida, colonnello?- chiese sarcastico, mentre lo fissava guidare. –pensavo che non avesse la patente, dato che si lascia scorrazzare da una parte e dall’altra.-
-semplicemente non mi piace guidare, Acciaio.-
-oh, che carino! Hai guidato per venire da me.- il sarcasmo nella mia voce era più che evidente, così che il colonnello iniziò a riscaldarsi.
-se non la smetti, giuro che ti lascio a piedi.-
-non può essere tanto crudele.-
-beh, se non adesso…ti potrò sempre riempire di lavoro al Quartiere Generale.-
-questo è un colpo basso!- gemette Edward.
-mai quanto la tua altezza…-
-CHE COSA HAI DETTO?!- Edward stava per staccarsi dal fratellino e darne di santa ragione a Mustang, fregandosene del fatto che fossero già in strada e potesse sbandare. Le braccia di Alphonse si strinsero leggermente sulla sua vita, per trattenerlo sulle proprie gambe. Edward si voltò verso il fratello, stupito. Alphonse abbassò la testa, così da non mostrargli più gli occhi.
-non staccarti…ti prego…mi sei mancato troppo…- Edward fu così commosso dal fratello, che si appoggiò al petto del fratello, con tutta la schiena e la testa contro la spalla. Lo guardò negli occhi con un sorriso.
-non me ne andrò, sta tranquillo.- lo accarezzò leggermente sulla testa, anche se sapeva che Al non poteva sentire il calore della sua mano.
-ah! A proposito! Come avete fatto a trovarmi? Siete arrivati proprio al momento giusto, sapete?-
-oh beh…è stato semplice^^- iniziò Mustang tutto allegro. -ho pensato come Gibbon e sono andato a cercare nel posto più isolato della zona. Infine, è bastato cercare dove c’era più casino…tu sei un grande casinista, Acciaio. Mi sono sempre chiesto il motivo, dato che sei tanto picc…AHI!- Edward si sporse verso Mustang e gli diede un pugno sulla testa col braccio meccanico…l’unico funzionante, dato che ne aveva uno rotto.
-zitto e pensi a guidare.-
-potresti essere più carino dato che ti ho salvato la vita!-
-io? Con lei? Ma se lo sogni!-
Andarono avanti a bisticciare per tutto il viaggio, come se avessero messo su un conto tutte le litigate perse e stessero tentando di recuperarle in una sola volta. Ad un certo punto Edward si sentì gli occhi stanchi, le palpebre sempre più pesanti.
-ho sonno…- mormorò, chiudendo gli occhi.
-dormi, così ci fai il favore di tacere…-
-ma vada…a farsi…fottere…- disse in un sussurro, praticamente nel mondo dei sogni per metà della sua mente. Il suo corpo era stanco, così anche per il Primo Alchimista che aveva finalmente smesso di piangere, sprecando tutte le loro energie in quel pianto interiore.
-è stata una fortuna trovarlo…vero?- chiese Alphonse, mentre Edward cominciava a prendere un respiro regolare.
-se non l’avessimo trovato in quell’istante…a quest’ora non avrei sentito la sua voce odiosa.-
-sa colonnello…non l’avevo mai vista singhiozzare in quel modo.- disse Al, ingenuamente, con un tono tenero.
-non ricordarmelo…- sibilò il colonnello, rosso dalla vergogna.
Il resto del viaggio fu piacevole e silenzioso, finchè non arrivarono a casa Rockbell. Sulla porta si precipitarono Winry e Izumi, seguiti a ruota da zia Pinako e Shigu, usciti dopo aver sentito il rombo della macchina di Mustang.
-dov’è Edward? sta bene?- chiesero in coro, prima che riuscissero a parcheggiare davanti alla casa. Mustang frenò l’auto e fece segno nei sedili posteriori per rispondere alle loro domande.
-EDWARD!- gridò Winry, in preda al panico, vedendolo in uno stato pietoso, addormentato fra le braccia di Al.
-sta bene…era sveglio fino a mezz’ora fa. Non gridate, altrimenti si sveglia. È solo stanco.-
-portatelo in casa!- ordinò zia Pinako, mentre Shigu apriva la portiera ad Alphonse e lo aiutava ad uscire senza svegliare il fratello maggiore. Winry aveva le lacrime agli occhi dalla gioia, zia Pinako aveva gli occhi lucidi, ma tentava di darlo a vedere…per quanto riguardava Izumi…invece…
-appena quel ragazzo si sveglia, giuro che lo ammazzo! Può dire le sue ultime preghiere!-
-suvvia…è appena scampato alla morte.- tentò di dire Mustang, con un largo sorriso.
-e ci ritornerà molto presto! Alphonse! Va pure a compare la tomba per tuo fratello-
-ma…maestra…- tentò di dire Alphonse, tutto agitato, mentre indietreggiava spaventato. Se c’era una cosa di cui gli Elric avevano paura…quella era sicuramente la loro insegnante, considerata peggio di un Homunculus.
-che aspettate?- chiese la zia, senza alzare la voce, mentre apriva la porta di casa per farli entrare tutti quanti. Mustang e Alphonse entrarono per primi, per poi dirigersi verso le scale e salirvi. Arrivarono nella stanza di Edward col meno rumore possibile, quasi in punta di piedi, pur di non svegliarlo.
Lo misero a letto, ma niente sembrò disturbare il più anziano degli Elric, ormai in un mondo tutto suo, privo di pensieri riguardanti la vita reale e di qualsiasi preoccupazione. Nessuno era mai stato tanto felice di rivederlo, anche se in uno stato pietoso. Zia Pinako entrò nella stanza e vi rimase, chiudendola a chiave dopo aver fatto uscire tutti, in modo da poterlo curare.
Il resto degli ospiti si riunì in cucina, per poter sentire il racconto di Mustang e Alphonse su cosa potesse essere successo, anche se loro poterono raccontare solo quello che avevano visto…per sentire il resto della storia dovevano aspettare il risveglio dei due alchimisti.

1) mi scuso per l'enormissimo ritardo, ma ho fatto di tutto per riuscire a scrivere questo capitolo^^'' ho avuto un periodaccio a causa di verifiche, interrogazioni, gite, stage...oggi mi sono detta: "cascasse il mondo devo scrivere almeno un capitolo...altrimenti i miei lettori scateneranno le pene dell'inferno su di me T_______________T"
2)mi scuso anche del capitolo poco significativo O_o ma aspetto di avere più tempo libero per concentrare anima e corpo nei capitoli successivi XDXDXD dato che saranno qll più tranquilli XDXDXD

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Capitolo 51
*** Risveglio...preoccupante...O_O ***


oooooooooooooooooooooooooh!!!! finalmente riesco ad aggiornare O_O mi si era rotto il computer a causa di un trojan....maledetti virus =____= non potevo più usare internet!!!!! ma grazie al mio babbo *____* siamo riusciti a toglierlo e così sono riuscita a scrivere il seguitooooooooooo!!!! (dobbiamo ringraziare lui se sono riuscita ad aggiornare u___u altrimenti...chissà quanto ci avrei messo XDXDXD ehehehehe)

Credeva di svegliarsi con un grande dolore a tutto il corpo, ma non fu così. Sentiva che finalmente il corpo era sdraiato su qualcosa di morbido, in completa tranquillità. Gli mancava proprio un bel materasso. Il suo corpo era completamente abbandonato su di esso, tanto che non sentiva la sensibilità da nessuna parte…sentiva soltanto la testa appoggiata su un cuscino e i suoi muscoli completamente rilassati, compresi quelli del suo auto-mail.
“ehi! stai bene?” chiese una voce dentro la sua testa.
“Gibbon?”
“no, la fata turchina…certo che sono Gibbon, che razza di domande fai?!”
“dove mi trovo?”
“beh, sai…dalla tua memoria direi che ti trovi a casa Rockbell, a meno che degli alieni non ti abbiano rapito. Purtroppo non posso vedere nulla finchè tu non apri quegli occhi! Hai perso coscienza per tre giorni!”
“tre…COSA?!”

aprì di scatto gli occhi e si guardò attorno. Una camera con due letti, una libreria colma di libri di meccanica e di alchimia, una finestra…tutto il resto vuoto. Era camera sua. Era…tornato…veramente a casa.
Le lacrime salirono agli occhi di Edward e scivolarono lungo le sue tempie essendo sdraiato, provando una gioia infinita.
“ehi! Ho piano abbastanza da non dovermi assorbire anche le tue di lacrime!” disse scocciato Gibbon. “tenta di controllarti!”
“s…scu…sa… è…che…sono così felice…di trovarmi…a casa…” si coprì il volto con un braccio, mentre calde lacrime scivolavano sempre più frequenti dai suoi occhi, mentre si lasciava sfuggire qualche singhiozzo liberatorio. Il suo animo divenne caldo e gli sembrò quasi di ricevere un caldo abbraccio dal suo alter ego.
“bentornato a casa…Edward.” i singhiozzi divennero sempre più forti, così che si voltò e nascose il volto nel cuscino, ma qualcosa gli stava bloccando delicatamente le gambe. Si alzò di un poco e vide il colonnello Mustang seduto su una sedia, con la testa appoggiata sulle sue braccia incrociate, mentre dormiva tranquillamente accanto a lui, sul suo materasso.
Poco più distante, sull’altro letto, c’erano Winry e Izumi sedute sul letto di Alphonse. Erano appoggiate con la schiena al muro, Winry aveva la testa sulla spalla di Izumi, mentre la maestra l’aveva appoggiata su quella di Winry…addormentate profondamente. Zia Pinako dormiva su una poltrona poco distante e Shigu dormiva sul pavimento del tutto sdraiato su un tappeto…era più grosso lui del tappeto…
L’unico che mancava era…proprio la persona che gli era mancata di più…dov’era Al? Guardò il Flame Alchimist, notando delle borse sotto gli occhi, con la bocca semiaperta e i capelli stranamente spettinati che gli ricadevano sul letto.
“cavolo…mica saranno stati a guardarti per tutto il tempo!” esclamò Gibbon, un po’ preoccupato per il sonno di massa e le occhiaie che marcavano gli occhi di tutti.
“oh no…speriamo di no!” eppure, anche se era dispiaciuto per la loro preoccupazione, non poté nascondere un sorriso di felicità, capendo che, alla fine, un po’ tutti gli volevano bene.
guardò Winry, completamente addormentata…e i suoi occhi caddero sulle sue labbra rosee…quanto avrebbe voluto baciarle in quel momento…quanto gli erano mancati i suoi baci, le sue carezze, il suo minuscolo corpo fra le sue braccia…il suo profumo. Anche se sciupata, gli sembrò di osservare un angelo.
“ti prego, evita di essere così mieloso anche nella tua testa! Già devo assorbirmi tutti i vostri picci picci e pocci pocci in diretta! Evita almeno di pensarli!” si lamentò il Primo Alchimista.
“ma scusa…non puoi scollegarti dalla mia mente quando succede? Tante volte lo fai…”
“ammettiamo che la tua ragazza è molto carina”
disse con una vena di malizia.
-CHE COSA HAI DETTO RAZZA DI PERVERTITO?!- esclamò indignato, provando un pizzico di gelosia in confronti della sua Winry, anche se si trattava della persona che faceva parte del suo spirito e corpo.
Mustang sobbalzò e quasi cadde dalla sedia, gli altri si svegliarono un po’ intontiti e la porta si spalancò all’improvviso, così che Al tornò nella stanza, agitato.
Tutti gli occhi erano puntati su di lui… si sentì mortalmente in imbarazzo, per averli fatti preoccupare e anche perché…lo guardavano un po’ strano.
-ehm…ehi…là!- disse debolmente, alzando leggermente una mano in segno di saluto.
“che frase patetica, ora sì che hai firmato la tua condanna! …buona fortuna.” Disse Gibbon, annoiato, scollegandosi dalla sua testa.
“ehi, dove…” non fece in tempo a finire la frase che sentì…non uno, ma cinque auree omicida attorno a lui. Il suo corpo si pietrificò e si guardò attorno spaventato…soltanto Alphonse sembrava non provare odio nei suoi confronti in quel momento.
-Ed…- zia Pinako si alzò dalla poltrona e tirò fuori dal nulla una chiave inglese grande quasi quanto lei…come faceva a tenerla in mano? Ma soprattutto…cosa…voleva…farci…con…quella? (Sma: cosa mi ricorda questa scena che sta per seguire? hihihih XD non metto la scenetta...ma qualcosa di simile...)
-finalmente ti sei svegliato.- disse Izumi, con uno sguardo di fuoco, mentre si scricchiolava le dita delle mani in modo allarmante.
-Edward…tu non sai cosa ci hai fatto passare in queste settimane…- disse Winry, con un sorriso folle, da farlo rabbrividire, mentre dalle sue dita comparivano gli oggetti di meccanica più pericolosi o taglienti che potessero esistere.
-finalmente posso vendicarmi sia su di te che su Gibbon per quello che mi avete fatto passare ultimamente…- disse Mustang, mentre si infilava i propri guanti.
E quella…era la famiglia felice…da cui era voluto tornare?…erano quelli che erano preoccupati per lui? Le persone che appena l’avrebbero visto, lo avrebbero stritolato di coccole e baci?
Si catapultò giù dal letto e si diresse verso l’unica finestra, mentre tutti iniziavano ad inseguirlo. il cuore atteva all'impazzata per il terrore, erano quasi peggio degli Homunculus!!!!
-VIENI QUIIIIIIIIIIIII!!! ADESSO TI FACCIAMO A FETTE!- urlavano dietro di lui, mentre apriva la finestra e si gettava giù, per poi atterrare sul terreno a gambe piegate. Riprese a correre, mentre sentiva gli intenti omicida inseguirlo.
Ecco a cosa si stava riferendo Gibbon con quel “buona fortuna”
-GIBBON, SEI UN UOMO MORTO! POTEVI AVVERTIRMIIII!!!- gridò disperato, sperando che l’alchimista sentisse tutta la serie di parole poco carine che gli tirò dietro. Schivò qualche aggeggio lanciato da Winry, mentre correva attorno alla casa, nella speranza che si calmassero.
-MA CHE COSA HO FATTO?!- chiese in un grido di disperazione, mentre schivava fiamme e chiavi inglesi. Delle braccia lo afferrarono da dietro, facendogli pensare “adesso sono morto”. Si voltò e vide Mustang sorridergli con uno sguardo perfido.
-ora non scappi più, nanerottolo.- la sua voce sembrava quella di un demone appena uscito dagli inferi, ma questo non placò la rabbia di Edward...per quell'ultima parola...
-A CHI HAI DATO DEL…-
-taci…- un coltello iniziò a minacciargli la gola. Si voltò esitante, spaventato, dimenticandosi della rabbia e incontrando lo sguardo carico d’ira della propria maestra. –pagherai le conseguenze, piccoletto…- Edward deglutì, mentre vedeva tutta la sua vita passargli davanti agli occhi. MA perché NON ERA RIMASTO CON PRIDE?!?!?! RISCHIAVA MENO LA VITA CON LUIIIIIIIIIIIII!!!!
-E VA BENE!!!! VI CHIEDO PERDONO! ABBIATE PIETà! VI SUPPLICO!-
-che altro?- chiese la voce di Winry, appena arrivata dietro la casa, con una chiave inglese. Volevano le sue scuse? Le avrebbero avute! Era stanco di rischiare la vita!
-non dovevo andare al castello senza un piano preciso, non dovevo mettere a rischio la mia vita senza dirvi niente.- dall’urlo la sua voce cominciò a spegnersi, mentre le lacrime che quella mattina erano scese dagli occhi, cominciavano nuovamente a fuoriuscire. -non dovevo mettere in pericolo sia me stesso che Gibbon, non dovevo farvi preoccupare…non dovevo… abbandonarvi…come un vigliacco…per due volte…vi…chied…o…scusa…- la presa di Mustang si allentò, per poi far girare il più giovane in modo da averlo davanti a sé. Per prima cosa gli diede due schiaffi consecutivi sul volto e così fecero a turno tutti i presenti…Shigu e Al a parte…altrimenti lo avrebbero steso. Winry fu la peggiore: gli diede una ginocchiata nello stomaco e un pugno in pieno volto.
Si lasciò colpire, dopotutto…sentiva di doverselo meritare. Assorbì tutti i colpi in silenzio, con qualche gemito alla ginocchiata della ragazza.
Mustang lo afferrò nuovamente per la maglia del pigiama e lo strinse a sé. Edward spalancò gli occhi e si lasciò sfuggire un ansito e un singhiozzo.
-ti odio…stupido ragazzino…-sussurrò al suo orecchio, facendolo piangere ancora di più. Sentì altre braccia afferrarlo, abbracciandolo. L’unica che non lo abbracciò fu Winry.
Quando tutti ebbero finito di abbracciarlo, gli sorrisero e lo avvicinarono alla ragazza…il suo peggior timore. Avanzò di qualche passo, mentre Roy lo spingeva verso di lei, leggermente. Winry era l’unica che non gli aveva ancora sorriso.
-ehm…io…- iniziò, senza però saper che cosa dire.
-sei un egoista! Un perfido bastardo, ragazzino, infantile STR***O!- Edward abbassò lo sguardo, completamente mortificato, senza prendersi nemmeno la briga di asciugarsi le ultime lacrime. Non si sarebbe stupito se lo avesse mollato su due piedi in quel momento…
-hai ragione, ma…-
-altroché se ho ragione! Piccolo perfido bastardo schifoso! Dovresti essere sepolto vivo dalla sottoscritta, dopo essere stato torturato fino a renderti ad uno stato vegetale, ma ancora abbastanza cosciente da farti capire che cos’ho provato in questi tuoi giorni di assenza!-
-mi…dispiace…-
-se non ti scusassi saresti già nella tomba, ma le scuse non portano a niente, Ed!-
-scusami…- disse nuovamente, senza saper cos’altro dire. Le aveva sempre promesso di non farla più preoccupare e piangere…invece era stato capace di farle credere di aver perso nuovamente una persona che amava. Si sentiva uno schifo, anche se non aveva avuto scelta…non avrebbe mai abbandonato il Primo Alchimista, per niente al mondo. –ho…dovuto farlo.-
-lo so bene! ma potevi almeno avvertire, invece che sparire una notte con Mustang come un ladro, per poi non tornare più indietro… ti credevo morto!-
-io…- una chioma di capelli biondi lo investì appena alzò la testa, mentre delle morbidissime labbra si appoggiavano sulle sue. Non ricordava che le labbra della ragazza fossero tanto tenere, dolci, morbide…la sua testa era completamente vuota, non riusciva a pensare a niente.
Quando aveva iniziato a spingere la testa della ragazza maggiormente contro la sua bocca? Quando aveva iniziato a rendere quel bacio più appassionante? Non si rendeva più conto di niente, se non del respiro di lei, affannato quanto il suo e il profumo dolce che gli riempiva il polmoni.
“Però…bacia bene la ragazza” disse Gibbon, rovinando l’atmosfera.
“se dici un’altra parola giuro che ti ammazzo! E SPARISCI DALLA MIA TESTA MENTRE BACIO LA MIA RAGAZZA!”
“è divertente, sai?”
“potrei accusarti di molestie su minori! Allontanati immediatamente”
“ti prenderebbero per pazzo se accusassi uno spirito dentro di te che tenta di baciare la tua ragazza…finiresti al manicomioooo.”
Canticchiò.
“sparisci e basta!” esclamò indignato. “è come se tu stessi baciando la mia ragazza! VATTENEEEEEEEEE!”
“va bene, va bene, capo. Ho capito, non c’è bisogno di urlare….buon divertimento.”

-scusate se vi siamo d’impiccio…ma ci sentiamo un po’ terzi in comodo…non potete fare le vostre porcherie in privato? =_=- chiese Mustang, guardandoli storto, così che i due ragazzi si allontanarono mortalmente imbarazzati. –bentornati fra noi =_=-
-chi vuole un po’ di torta? L’ho preparata stamattina.- chiese Alphonse, tentando di cambiare argomento, con voce imbarazzata.
-una torta?!?!?! Non potevi farmi regalo più grande fratellino! WEEEEE!!! VIVA LE TORTEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!- esclamò Edward, precipitandosi in cucina, seguito dagli altri che ridevano all’entusiasmo del giovane alchimista per un piccolo pezzo di torta al mirtillo.

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Capitolo 52
*** Central City ***


mi....SCUSOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!! uffa è sempre la stessa storia ad ogni capitolo T__T spero di scriverlo prima e prometto, prometto che sarò più veloce....E INVECE SONO IL SOLITO IMPIASTRO!!!! WEEEEEEEEEEEEEEEE!!!! *la smartis piange come una fontana mentre s'inchina ai propri lettori, implorando umile perdono* sigh sigh...risparmiatemi T__T anche se non me lo merito molto O_O mi ammazzo da sola....tranquilli T_T *la sma inizia a progettare la propria morte...*

Dopo pochi giorni di permanenza e di recupero delle forze, era ormai tempo ti tornare a Central City. Ad Edward erano stati piantati degli auto-mail nuovi di zecca ed era stato curato da ogni ferita, anche se molte cicatrici avevano arricchito la sua collezione. Mustang sembrava parecchio agitato per la situazione che aveva lasciato a Central, era convinto che questa sua “vacanza” avesse influito sul suo sogno di diventare Comandante Supremo.
-EDWARD ELRIC, SE NON PORTI QUEL TUO ENORME SEDERE FUORI DA QUELLA CASA, GIURO CHE TI VENGO A PRENDERE A PEDATE E TI BRUCIO ALL’ISTANTEEEEEEEEEEEEEE!!!!- gridava fuori, mentre Edward si affrettava a salutare la propria famiglia.
Alphonse sarebbe rimasto con le Rockbell, per questo che abbracciò stretto l’armatura. Per zia Pinako iniziarono le loro litigate di saluto e a Winry le diede un veloce bacio sulla bocca, per poi uscire di corsa dall’abitazione rosso in volto.
-eccomi colonnello dei miei stivali! Mi lasci almeno salutare!-
-è mezz’ora che devi “salutare” e il treno partirà fra dieci minuti, pezzo di somaro! giuro...che se lo perdo per i tuoi "saluti" ANDIAMO A CENTRAL CITY A PIEDI E IO TI USERò COME TIRO AL BERSAGLIO PER TUTTO IL TRAGITTO CON LE MIE FIAMME!!!!- prima che Ed potesse raggiungerlo il colonnello lo afferrò per un polso, facendogli un po' male, e lo pilotò fino alla stazione al suo passo … a questo proposito, Edward arrivò al treno terribilmente esausto e senza fiato.
-ma lei … che cos’ha al posto delle gambe?...dei tronchi?!?! Anf … anf…- si sdraiò sul proprio posto del treno, respirando a bocca aperta, per recuperare tutto il fiato perduto, mentre Mustang lo fissava divertito.
-non è colpa mia, Acciaio, se tu hai fatto tardi e al posto delle gambe hai delle matite.-
-intende dire che sono basso?!- grugnì, con una vena che iniziava a pulsargli sulla tempia.
-noooooo …. tu cosa pensi? Ti credi forse un gigante?-
-MALEDETTO COLONNELLO....IO LA … .-
-vedo che però il fiato ti è tornato per urlare … - lo interruppe Mustang, con un sorrisetto sul volto, mentre appoggiava i loro bagagli sulle retine e si sedeva nel sedile di fronte a quello di Ed.
-la smetta di sfottere!...anf … anf … - doveva ammettere, però, che Mustang faceva passi da gigante se voleva correre o andare a passo svelto. I polmoni bruciavano esattamente come le gambe indolenzite e il respiro sembrava non voler tornare regolare.
-allora, come sta il Primo Alchimista?- chiese divertito il colonnello.
“meglio di lui sicuro … diglielo, io non ho mosso un dito …” disse orgogliosa la voce di Gibbon nella testa di Edward. Quest’ultimo grugnì, pensando che, in fin dei conti, era più una presa per i fondelli sua che di Mustang, poiché quello distrutto era lui.
-una meraviglia … - ammise, per poi voltarsi su un fianco. – beh, mi dispiace di non usufruire della sua presenza, colonnello, ma credo che mi farò una bella dormita, così da non sentire il suo ciarlare.- chiuse gli occhi e gli diede le spalle, sentendo un suo sbuffo e una piccola risata.
Ed dormì per tutto il viaggio, mentre Mustang si limitò a guardare fuori dal finestrino o leggersi il giornale.
-ehi! Pelandrone! Siamo arrivati!- esclamò Mustang, scuotendo il giovane alchimista, il quale si svegliò riluttante.
-ancora cinque minuti … - disse, ancora mezzo addormentato, così da non ricordarsi che a svegliarlo era stato un suo superiore.
- certo giovane Elric – Mustang si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò: -e se vuoi posso anche chiamare Colonnello Armstrong così che ti dia il bacino del buongiorno … - Edward si alzò di scatto, Mustang fece per spostarsi così da non ricevere una testata e si ritrovarono a qualche centimetro l’uno dall’altro, come se stessero per baciarsi. In un attimo di completo imbarazzo del più giovane, Mustang continuò malizioso: - è un invito a baciarti, Fullmetal? Se vuoi posso dartelo io il bacio del buongiorno ma in modo più adulto… - Edward arrossì fino all’inverosimile e diede una forte spinta al colonnello, in modo tale da allontanarlo.
-POSSO DENUNCIARLA PER MOLESTIE SESSUALI SU MINORI, LO SAAAA?!?!?!- Edward era talmente rosso da far a pugni col suo mantello dello stesso colore.
-sei tu che ti sei gettato fra le mie braccia … .Edward … - nel pronunciare il suo nome usò un tono così sensuale da far arrossire persino le orecchie di Ed.
-MI STIA LONTANO, ALTRIMENTI LA DISINTEGROOOOO!!!- gridò spaventato, arretrando sul proprio posto. Sentirono il fischio del treno che annunciava l’arrivo in stazione del proprio treno.
-andiamo, dai.- prese Edward per un braccio e uscirono dal treno.
-mi lasci andare, guardi che so camminare da solo!-
-sì, sì, sì. - disse Mustang senza ascoltare, non gli lasciò neppure il polso. – ah! Ecco Havoc! EHI HAVOC, SIAMO QUIII!- disse sbracciandosi, così che il giovane sottotenente dai capelli biondi s’avvicinò a loro, fumando la solita sigaretta.
-ehilà colonnello! Come se la passa?...Edward! ciao!- salutò allegro dopo averlo visto.
-molto bene, Havoc … ora … andiamo alla Centrale il più velocemente possibile!- disse Mustang, trascinandosi sempre Edward come se fosse un sacco di patate o un cagnolino al guinzaglio. Per come lo gettò in macchina sembrò quasi che volesse rapirlo … per non parlare della guida spericolata del sottotenente.
-possiamo … andare … un po’ più … piano?- chiedeva mozziconi Ed, ad ogni curva a tutta velocità.
-sei matto? Ora che siamo a Central farai quello che dico io!- disse Mustang – dobbiamo lavorare!-
-lei deve lavorare!-
-oh, no, mio caro, anche tu! Sei un mio sottoposto!...VAI HAVOC, Più VELOCE!-
-ricevuto capo!- disse allegro Havoc. – è sempre un piacere guidare per lei!-
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!- gridò Edward spaventato a tutte le sgommate successive e i rischi d’incidente. All’arrivo al Quartier Generale, Edward si gettò fuori dalla macchina, buttandosi a terra per riprendersi dal voltastomaco.
-sto … per … vomitare … - Mustang non gli permise nemmeno di riprendere fiato, lo prese di peso e lo portò dentro al Quartiere, mentre Edward stava per dare di stomaco, gemendo.
-poche storie, colonnello Elric! Adesso dobbiamo darti una sistematina.- disse con un sorrisetto sotto i baffi.
-che intende dire?-
Il suo stomaco era rimasto al primo piano. Mustang lo trascinò verso uno sgabuzzino a lui famigliare e lì prese una divisa militare da un armadietto con scritto il proprio cognome.
-indossala^^- disse allegro Mustang, per poi uscire dallo sgabuzzino. Edward indossò la divisa da colonnello e appena finì di indossarla, Mustang entrò nuovamente nella stanza, senza che Edward gli confermasse che aveva finito o che, per lo meno, uscisse dalla stanza.
-ma mi stava spiando, razza di pervertito?!- esclamò Edward, coprendosi involontariamente il petto.
-non sei una ragazzina. Forza, muoviti!- lo trascinò su altre scale per un polso.
-senta … colonnello … che è successo mentre dormivo? Dove mi sta portando?- Mustang si diresse verso l’ufficio di un suo superiore e lì bussò deciso alla porta.
- co … lonnello? Che … succede?- chiese timoroso Edward, ma Roy non gli rispose poiché la voce di un uomo permise loro di entrare. Entrando, Mustang prese Edward per la maglia al centro della schiena e se lo portò dentro.
-buongiorno Generale!- disse, svolgendo il saluto militare. Edward lo seguì a ruota, non sapendo come comportarsi.
-ah! Vedo che siete riuscito a compiere la missione.- disse il Generale con un largo sorriso, mentre fissava Edward. Acciaio si sentì leggermente in imbarazzo e non capii di quale missione stavano parlando.
-tutto risolto, signore. Le porterò il rapporto entro stasera.-
-perfetto. Potete andare, allora. Spiegherò tutto io al Comandante Supremo.- disse con un sorriso, mentre prendeva a firmare altre carte posate sulla sua scrivania. – vi congedo. Bentornato fra noi, alchimista d’Acciaio.-
-g … grazie signore … - Edward non era molto convinto di quanto stava accadendo … ma qualcosa gli diceva che Mustang lo aveva usato come pedina per arrivare a fare scacco matto. Appena furono fuori, Mustang lasciò Edward e sospirò per il sollievo.
-meglio di quanto credessi … a volte sei veramente utile, piccolino.- disse, strofinandogli i capelli con una mano e spettinandoglieli.
-COME MI HA CHIAMA … - non riuscì a finire la frase che un energumeno lo afferrò da dietro, stritolandogli le costole.
-SIGNOR ELRIC!!! È SALVO! ERO COSì PREOCCUPATOOOOO!!! SAPEVO CHE CE L’AVREBBE FATTA, MA NON SI DEVE Più PRECCUPARE! IO, ALEX LOIS ARMSTRONG LA DIFENDERò DA OGGI IN POI A COSTO DELLA VITA!!!-
- Armstrong … la supplico … sto … soffocando … Colonnello … almeno lei … mi aiuti … - tentava di dire Edward, ormai senza respiro. Mustang se la stava ridendo di gusto, ormai aveva le lacrime agli occhi, mentre Armstrong non sembrava intenzionato a lasciarlo.
-vieni con me, Acciaio … AHAHAHAH ! dobbiamo … ah ah … andare nel mio ufficio … ahaha!-
-la pianti di ridere!- esclamò Ed indignato, dopo essere stato liberato da Armstrong. Si mise a posto i vestiti sgualciti “dall’abbraccio”, mentre lanciava delle occhiate velenose al proprio superiorie. Armstrong si ritirò seguito da stelline luccicanti attorno ai suoi occhi e muscoli enormi.
Andarono nell’ufficio del colonnello, così che Mustang si risedette piacevolmente sulla propria poltrona e Edward si sdraiò senza complimenti sul divano, come una normale giornata di lavoro, come se non fosse mai accaduto niente nei pressi di Resembool.
-finalmente la mia adorata scrivaniaaaa….- disse Mustang con voce sognante, mentre accarezzava il legno della scrivania come se fosse stato il corpo di un’amante. – ho portato a termine una missione, sono ritornato qui … posso morire felice, ora…-
-vuole una mano?- chiese Edward, scrocchiandosi le nocche delle mani con fare minaccioso. – cos’è la storia della missione? Mi è sembrato … ma spero di sbagliarmi … che lei mi abbia “leggermente” usato per arrivare al suo scopo … o no?-
-tu vuoi che io diventi Comandante Supremo?-chiese Mustang, alzando leggermente la testa e lanciando una sola occhiata al giovane alchimista.
- come subordinato, no … come amico … sì ….- disse sincero, guardando da un’altra parte, mortalmente imbarazzato.
-beh, allora non devo neanche risponderti.^^- maledetto bastardo…pensarono Edward e Gibbon all’unisono.
Quella mattina Edward non dovette fare molto. Si limitò ad aiutare Mustang nel firmare diverse scartoffie riguardanti le missioni compiute dai loro subordinati nel loro breve distacco dal lavoro. Quando qualcuno bussò alla porta.
-avanti.- disse Mustang.
-buongiorno Mustang, amico mio!- entrò Hughes, con il solito sorriso tutto denti e uno sguardo da ebete quando lanciava un’occhiata alla solita fotografia di Elicia che reggeva in mano. – volevo comunicarti che è pronta!- disse allegro, guardando Edward con un sorriso sempre più ampio.
-grazie Hughes.- prima che Edward potesse voltarsi per chiedere spiegazioni, qualcosa gli coprì gli occhi e tutto divenne buio. Per un attimo si spaventò, ma sentì la voce di Mustang sussurrargli:
-sta tranquillo, non ti devi preoccupare.- quando fece per togliersi quel pezzo di stoffa dagli occhi, sentii delle mani afferrare i suoi polsi e il petto di Mustang che sfiorava la sua schiena. Era stato lui a bloccarlo da dietro… cominciava a preoccuparsi sul serio.
-che sta succedendo? Mustang?- chiese Edward con voce tremante, sempre più spaventato da quella situazione. Già una volta era stato portato in un luogo contro la sua volontà e ne era uscito malconcio.
-tu non fiatare e fai quello che ti diciamo.- disse divertito. Sentì una terza mano, sicuramente quella di Hughes, prendergli un polso, aiutandolo ad alzarsi, per poi camminare in avanti. Le calde mani del colonnello stavano appoggiate sulle sue spalle, pilotandolo da dietro. Il cuore di Edward batteva forte, poiché non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Appena lasciarono l’ufficio sentì altre voce, ridacchianti.
-che succede, colonnello? Mi risponda! Non mi piace.- disse a voce un po’ troppo acuto, modificata dalla paura.
- tranquillo … non ti stiamo rapendo … in un certo senso … - lasciò la frase in sospeso, così da farlo preoccupare sempre di più, mentre le risatine crescevano attorno a lui. L’unica cosa che percepiva erano i passi che rimbombavano sul corridoio, il resto era il buio totale.
-colonnello … è da quando siamo arrivati che è strano … si può sapere cosa cavolo le prende?-
- tu rilassati, sei teso come una corda di violino … - ridacchiò, mentre le sue mani esercitavano un leggero massaggio alle sue spalle. Aveva un po’ di paura … cosa frullava nella mente pervertita di Mustang?
Sentì una porta aprirsi e Edward inchiodò i piedi a terra, non sapendo dove tutti lo stessero portando.
- eddai! Non stare lì impalato, entra!-
-dove siamo?- chiese riluttante e con poca fuducia.
-tu non preoccuparti.- disse Mustang e le risate crebbero leggermente, ma molti tentavano di soffocarle. La mano di Hughes lo lasciò andare appena fecero qualche passo in avanti. Le mani di Mustang si tolsero dalle sue spalle e trafficarono col nodo che aveva fatto dietro la nuca dell’alchimista.
Quando quel pezzo di stoffa fu tolto, Edward vide che era entrato in una stanza, ma questa era ancora avvolta nell’oscurità, poiché le ampie tende coprivano le finestre.
-bene, Edward … - la figura di Mustang si mosse da dietro le sue spalle e si diresse verso l’ombra di un tavolo, che sembrava un’ampia scrivania. Le tende furono aperte all’improvviso da altri soldati e Edward fu colpito in pieno dalla luce abbagliante del sole. Si coprì gli occhi con le mani, per poi guardare cosa avesse di fronte a sé.
Era una grande stanza, coperta sulle pareti di centinaia di libri, sembrava quasi una biblioteca. Le ampie finestre arrivavano fino al soffitto e davanti ad esse era stata posizionata un’ampia scrivania. Sopra la scrivania c’era un cartello con iscritto un nome a lettere d’oro. Edward si avvicinò e lesse:

“Edward Elric”

Spalancò gli occhi dallo stupore e si guardò nuovamente attorno ad occhi sbarrati. La stanza era immensa, sul pavimento era stato posto un enorme tappeto e i libri alle pareti erano tutti d’alchimia. Sulla scrivania erano posti alcuni suoi oggetti personali, come foto di Winry, di suo fratello, di Pinako e dei suoi cari amici dell’esercito.
Guardò tutto mentre il cuore cominciava a colmarsi di gioia, facendogli salire le lacrime agli occhi. Quello era il suo … ufficio.
Arrivò esitante alla scrivania e ne accarezzò la liscia superficie, sentendosi sempre più commosso. Le mani di Mustang si appoggiarono nuovamente sulle sue spalle, facendolo voltare di un poco.
-ti piace?- c’era un sorriso caldo sul suo volto. Per una volta Edward pensò che quel bastardo di un colonnello … non fosse poi così bastardo.
-è … meraviglioso … -
-adesso che sei un colonnello sarebbe quasi una barzelletta lasciarti come un soldato ambulante … ho deciso che era giunto il momen … Edward!- esclamò all’improvviso, poiché il giovane alchimista gli aveva abbracciato la vita con affetto. Non voleva che lo vedesse sul punto di piangere, così che nascose il volto nella divisa del suo superiore, ma era veramente grato a Mustang per quel piccolo regalo.
-g … grazie … grazie a tutti … - sussurrò, rosso di vergogna, ma veramente felice. Alcuni soldati iniziarono ad applaudire, così da essere seguiti da tutti gli altri.
Mustang allontanò delicatamente l’alchimista d’Acciaio e con un sorriso sempre più ampio fece segno con la testa verso la scrivania.
-provala.- lo incitò.
Edward andò esitante verso la scrivania e vide la larga e morbida poltrona nera che caratterizzava gli uffici dei superiori. Si sedette lentamente, come se avesse paura che gli venisse tolta all’improvviso, che tutto quello fosse un sogno o, peggio, uno scherzo.
Quando si fu seduto, gli applausi continuarono e alcuni soldati fecero il saluto militare.
-benvenuto nel suo nuovo ufficio … colonnello Elric.- disse Mustang, avvicinandosi al suo fianco.
-grazie … colonnello Mustang.-
I festeggiamenti continuarono fino a sera. Era ormai risaputo da tutto il Quartier Generale che ogni scusa era buona per fare un po’ di baccano e staccarsi dal lavoro, così che l’ufficio di Edward fu ben presto colmo di gente che festeggiavano il suo ritorno.
-BENE!!! SI INIZIA A FESTEGGIARE SUL SERIOOOOOOOOOOO!!!!-da come era allegro Hughes, non ci si poteva aspettare che molto casino.

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Capitolo 53
*** Festeggiamenti ***


I festeggiamenti continuarono fino a sera. Era ormai risaputo da tutto il Quartier Generale che ogni scusa era buona per fare un po’ di baccano e staccarsi dal lavoro, così che l’ufficio di Edward fu ben presto colmo di gente che festeggiavano il suo ritorno.
-BENE!!! SI INIZIA A FESTEGGIARE SUL SERIOOOOOOOOOOO!!!!-da come era allegro Hughes, non ci si poteva aspettare che molto casino.
Ben presto arrivarono dei soldati con delle casse e altri portarono delle grandi tavole. Con l’aiuto di tutti si riuscì ad apparecchiare le tavole con pietanze e bevande, così che si potesse considerare una festa come si deve. Ma per Hughes non era abbastanza … dal nulla comparvero uno stereo e un microfono, con dei grandi contenitori di CD per tutti i tipi di musica.
Ben presto si ebbe una festa in grande stile, con Karaoke, danza, musica e tanto divertimento.
Edward chiacchierava allegramente con Havoc e Riza, quando vide aprirsi un cerchio dai festeggianti e al centro di tutto c’era Mustang che, toltosi la giacca della divisa e rimanendo in camicia, dava una stupenda dimostrazione di ballo. Edward e Havoc spalancarono la bocca, al sottotenente cadde persino la sigaretta che stava fumando come al solito. Nessuno dei due pensava che Roy fosse un ballerino di quel calibro...toglieva letteralmente il fiato vederlo ballare.
-tu … sapevi … che sapeva ballare?- chiese Edward ad Havoc.
-potrei chiederti la stessa cosa … - i soldati battevano le mani a tempo di musica, così dando anche un ritmo a Mustang che danzava con un larghissimo sorriso, col sudore che gli imperlava la fronte e che in alcuni movimenti bruschi si disperdeva nell’aria.
-io lo sapevo.- disse Riza, col solito tono pacato, per niente scomposta... c'era mai qualcosa che potesse almeno MINIMAMENTE sorprenderla?
-davvero?- chiesero in coro i due.
-al liceo era un gran ballerino, tutte le donne, come al solito, stravedevano per lui.- Edward notò un tono leggermente alterato, ma nulla poté impedirle, dopo qualche istante, di avere un piccolo ghigno sulle labbra, come se stesse assaporando una vittoria.
-era con lui al liceo?!- chiesero sempre in coro Havoc ed Edward.
-oh sì, non che lo conoscessi, ci siamo conosciuti molto più avanti. A quel tempo lo consideravo soltanto una ragazzino senza cervello che si dava un sacco di arie. Era il "Re del Liceo".-
-non che sia cambiato molto in tutti i sensi… - disse malignamente Havoc.
-puoi ben dirlo.- rise Edward. Si voltò verso Mustang e vide che lo fissava con un sorriso sadico. – oh no … - si lasciò sfuggire Edward, sbiancando. Tentò di darsela a gambe, infilandosi fra gli invitati, ma Mustang, sempre a tempo di musica, fu più veloce e gli afferrò un polso portandolo vicino a sé.
-allora, festeggiato … non posso ballare da solo e sei tu il centro della festa. -
-NO MUSTANG, NON SO BALLARE, SUL SERIO! BALLI CON RIZA!-gridò Edward disperato.
-ma è più divertente vedere te. - disse Roy ridendo e avvicinando il ragazzo a sé. Edward era più rosso di un papavero, mentre tutti i soldati del Quartier Generale facevano il tifo per lui.
- Edward! Edward! Edward!- gridavano battendo le mani.
-FALLO BALLARE COME SI DEVE, MUSTANG!- gridò Hughes, ridendo come un pazzo.
-Non lo faccia stancare troppo, però!- aggiunse Havoc, sempre più divertito.
- Havoc!- gridò Edward, come per sgridarlo, poichè lo stava tradendo -No, sul serio Mustang … io …- tentò di dire Edward invano.
-dopo che avrai ballato con me, non riuscirai nemmeno a tenerti in piedi, Ed … HUGHES, METTI QUALCOSA DI MOOOOOLTO ALLEGRO E SCATENATO!-
-NO! HUGHES!- tentò di dire Edward, sempre più disperato, mentre tentava invano di liberarsi dalla forte presa del colonnello. Hughes non se lo fece ripetere e dallo stereo provenne una musica allegra e a ritmo veloce. Mustang afferrò Edward come se fosse una damigella e cominciò a danzare portandoselo dietro, dirigendo il tutto.
Per Edward fu impossibile evitare di fare i movimenti che Mustang gli “ordinava” di svolgere, aveva una forza mostruosa e il suo corpo veniva mosso dalle sue braccia come se si fossero messi d’accordo in anticipo o come se fosse una specie di marionetta nelle mani del proprio burattinaio.
-Mustang … la prego … mi sento in imbarazz … OOOOOOOO!- gli fece fare una giravolta sul posto e l’elastico dei capelli di Ed cedette, così che si sciolsero lungo le sue spalle. Chi l’avesse visto da dietro, avrebbe pensato che il colonnello stesse ballando con una vera dama.
Sembrava essere passata un eternità da quando avevano iniziato a danzare e, come aveva detto il colonnello, i piedi e le gambe di Edward erano allo stremo delle forze, quasi bruciavano.
Alla fine della canzone, Mustang gli fece fare un caschè (o come si scrive u__u non ho mai imparato il francese) e Edward ebbe l’impressione di cadere, così che con le braccia si aggrappò al suo collo.
-NON LO FACCIA MAI Più!- gridò spaventato, mentre Mustang lo rimetteva in piedi.
-dai, non dirmi che non ti sei divertito.- rideva il colonnello con gusto, mentre gli altri soldati applaudivano le mani con enfasi, urlando “Bravi!”. – dai, non sei andato così male, pensavo di peggio.- lo schernì Roy.
-se non la smette di sparare caz***e, giuro che trasmuto il mio auto-mail e la infilzo come uno spiedino di pollo!- rispose Edward a denti stretti, con la rabbia che cresceva e il rossore delle sue guance che aveva raggiunto l’inverosimile.
Edward scappò appena in tempo da Mustang, poiché era iniziata una nuova canzone e non aveva alcuna intenzione di ballare di nuovo.
- che eleganza, signor Elric!- disse una voce pomposa alle sue spalle. Edward si voltò spaventato. –non sapevo fosse un così bravo ballerino!- Armstrong gli stava parlando con una strana luce negli occhi. – balliamo insieme, Maggiore! Dimostriamo che siamo uomini pieni di talento!- fece per prenderlo, ma Edward riuscì a fuggire, impallidendo sempre di più.
-m…mi dispiace Maggiore … ma … devo … fare … UN’ALTRA COSA! IL DOVERE MI CHIAMA!- e fuggì dalle sue grinfie.
“dio mio! Se avessi accettato, giuro che ti avrei strangolato dall’interno!” esclamò il Primo Alchimista, che stava rabbrividendo quanto lui. “già aver ballato con quel colonnello mia ha dato sui nervi…NON POTRESTI TROVARTI UNA BELLA RAGAZZA E BALLARE CON LEI?! Almeno mi diverto un po’!^__^”
“pervertito …”
“no, sono solo interessato! Cos’è, ti interessano gli uomini?”
“MA FAMMI IL PIACERE!”
“allora sei solo un bambino … eddai, non negare che ti piacerebbe ballare con una bella ragazza!”
“se fosse Winry …”
“oddio come siamo sentimentali! Non credo che la tua fidanzata ti uccida se …”
restò un attimo in silenzio, poi aggiunse rapidamente “nulla, ritiro quanto stavo per dire …” entrambi sapevano che se Winry avesse sentito qualcosa al riguardo, quello che sarebbe rimasto di lui sarebbe stata un sottospecie di intruglio sanguinolento …
La festa durò fra danza, giochi e scherzi fino all’alba. Quando tutti se ne furono andati, rimasero unicamente Mustang e Edward, seduti entrambi sul divano nero che era stato posto nella stanza.
-se ne sono andati tutti a dormire … - notò Mustang, appena Hughes uscì dalla porta. Anche il Flame Alchimist aveva una voce talmente stanca che sembrava sul punto di crollare.
-beh, era anche ora … - rispose il giovane alchimista, altrettanto stanco. Era stata una delle giornate più lunghe della sua vita. Gli girava un po’ la testa a causa di un bicchiere d’alcolico che gli avevano fatto trangugiare obbligatoriamente, ma anche per la stanchezza.
-dovremo mettere tutto a posto … - notò Mustang, notando il casino che era rimasto nella stanza: sui tavoli erano rimasti solo bicchieri e piatti di plastica, bottiglie vuote e tovaglioli di carta. Sul pavimento c’era un porcile: briciole, carte, coriandoli, stelle filanti, di tutto. Sembrava che fosse appena esplosa una bomba nella dispensa.
-facciamolo domani mattina- gemette Edward, infastidito dal solo pensiero di dover lavorare all’alba per ripristinare il suo povero nuovo ufficio come lo aveva trovato.
-giusto.- concordò Mustang, sprofondando maggiormente nel divano. – non ho la forza di alzarmi.-
-nemmeno io. - Mustang rise. – che c’è?-
-te lo avevo detto che non saresti più riuscito a camminare dopo aver ballato con me. - lo schernì. – sembravi una ragazzina, sai?-
-ma vada a quel paese!- non aveva nemmeno la forza di urlare e di prenderlo a pugni, forse era per questo che lo stuzzicava. – non è nemmeno un granché come ballerino, Armstrong si muove con maggior grazia di lei.-
-beh, almeno te ti batto alla grande. Dai, ammettilo che sono bravissimo.-
-aspetti e speri.- ormai le palpebre si erano fatte pesanti, Gibbon dormiva già da un bel po’ dentro il suo corpo, a momenti lo avrebbe raggiunto. Appoggiò la testa sulla spalla di Mustang senza volerlo e si addormentò all’istante.
Mustang si voltò verso di lui e lo vide dormire placidamente, strappandogli un sorriso tenero. Era proprio un bambino, ma come poteva biasimarlo? Anche lui era stanco da morire.
Il colonnello usò la testa di Ed come appoggio per la propria e s’addormentò appena chiuse gli occhi.

RISPOSTE RECENSIONI^^
Sloth:
scusa *la sma inizia a sudare freddo dopo aver letto la prima parte della recensione* O___________O Oddio....mi spavento sempre ogni volta che leggo le tue recensioni o______o sono felice, però, che sono riuscita a descrivere al meglio la parte di commozione di Ed^^ ammetto che qlk piccolo accenno alle RoyxEd le faccio per te^^ ma non posso fare capitoli yaoi, perchè qst ff non è iniziata come tale e ad alcuni lettori non piacciono^^''' ehehehe. cmq...concordo che Winry è una sottospecie di scopa XDXDXD ehehehe!
Kgm92 : che bello che letti anche tu la mia ff^^ sono felice, sai XDXD sono contentissima che entrambe ti siano piaciute XDXD
Mew nina : AAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!! *la smartis fugge dal mitra* scusa, scusa, scusaaaaaa!!!! aiutoooooooooo!!!!! qlk mi salvi! cmq sono felice che ti sia piaciuto^^ la parte del treno volevo troppo farla XDXD ehehehe era un po' che pensavo ad una scena imbarazzante per Ed con Roy che fa il perverso^^ hihihihih! cmq dai...stavolta sono stata brava ad aggiornare...veeeero? *___*
Mew Darkness : ho aggiornato il prima possibile^^ contenta? XDXD ahahaha! povero Ed^^ effettivamente sono stata cattiva per la guida sfrenata di Havoc^^ stavo per uccidere il mio personaggio preferito per un infarto XDXD povvvero^^ va beh che lo tratto sempre male O_O secondo me se prendesse vita, mi ammazzerebbe^^ W JACK LO SQUARTATOREEEE!!! XDXD Vorrei vedere la tua stanza *__* piena di libri....il mio sogno....la mia ha più fumetti che libri, però^^''' ehehehe!

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Capitolo 54
*** Appuntamento Imprevisto ***


Edward aprì gli occhi, molto assonnato. C’era la luce solare che gli dava fastidio, accecandolo … maledizione, perché mai Al gli aveva aperto le tende?
Si accorse di essere appoggiato molto scomodamente su qualcosa di duro, che gli faceva male al collo e di avere un peso era sulla propria testa.
Aprì gli occhi un po’ confuso e vide che non si trovava affatto in camera propria. Di sicuro non si ricordava per niente di essere capitato in un luogo disordinato, in cui sembrava essere appena esplosa una bomba nell’armadio ... ma non si ricordava nemmeno che ci potesse essere qualcosa di morbido e caldo che gli prendeva contro il braccio.
Abbassando lo sguardo vide di prendere contro con le gambe … ad altre gambe … con la divisa militare … e la sua mano sfiorare di un poco un’altra molto più grande e possente.
Alzò lo sguardo e vide un collo e una mascella appoggiata alla sua testa. Guardando meglio vide dei capelli neri … quel volto … iniziò a sudare freddo. Non riusciva neppure ad urlare … perché stava dormendo sulla spalla del colonnello Mustang?!
Si alzò senza fare rumore, col cuore in gola, senza svegliare il colonnello, poiché voleva evitare dialoghi maliziosi e spiacevoli. Due braccia lo afferrarono prima che potesse andarsene.
-WAAAA!- urlò, quando venne rigettato indietro e due braccia gli abbracciarano forte la vita. Persero l’equilibrio e ben presto si trovò in una situazione MOLTO imbarazzante col colonnello Mustang.
“fa che non si svegli, fa che non si svegli! Qualcuno mi aiuti, qualcuno mi aiuti!” pensava disperato, tentando di non urlare nuovamente. Aiuto … che faceva ora? Tentava di allontanarsi, di scostare il colonnello da sé, ma bastò un piccolo tocco che il colonnello si mosse nel sonno, aumentando il suo imbarazzo e sentendo che le sue braccia si stringevano sempre di più sulla sua vita.
In quel momento entrò Havoc nella stanza. -ehi Maggiore, ti ho portato delle ricevute da fir … che stai facendo?- chiese allarmato, vedendo il colonnello sopra Edward. Havoc fu talmente sconvolto che sbiancò e gli cadde la sigaretta dalla bocca.
-aiutami...la prego sottotenete...mi aiuti … sta dormendo … non riesco a spostarmi senza svegliarlo … - sussurrò Ed, con un gemito, trovando disgustoso il modo in cui lo stava abbracciando ... non era come se stesse abbracciando un amico, ma come una delle sue amate donne!!!!! LO STAVA SCAMBIANDO PER UNA DONNA! PERSINO NEI SUOI SOGNI ERA UN PERVERTITO DI PRIMA CATEGORIA!
-e sveglialo!- lo intimò Havoc, pur non riuscendo a non nascondere una piccola risata.
-avevo pensato a tirargli un pugno, ma … se si sveglia che siamo così … per me è la fine … -mugolò disperato, pensando a tutte le battutine sarcastiche che avrebbe dovuto subire se l’avesse visto in quella situazione.
-effettivamente non hai tutti i torti … aspetta, ti do una mano. –
“TOGLILOOOOOOOOOOOOO!!!” Gridava disperato Gibbon, traumatizzato.
“LO VORREI, MA NON CI RIESCO!!! PROVACI TUUUUUUUUU!!! VOGLIO MORIRE! Perché HAVOC NON SI SBRIGA?!?!” Gridava Ed disgustato, mentre Havoc appoggiava le ricevute da firmare sulla scrivania. Si avvicinò in punta di piedi, senza fare baccano e cominciò a spostare delicatamente e con attenzione le braccia di Mustang dalla vita di Edward.
“DAI, FALLO, UCCIDITI! COSì NON SOPPORTEREMO ANCORA A LUNGO QUESTA TORTURA!!! NON POTEVI SVEGLIARTI CON UNA DONNA FRA LE BRACCIA?!?!? STO COMINCIANDO A PENSARE MALE!”
“NON SPARARE CA****E, GIBBON!!!! PENSI CHE L’ABBIA VOLUTO?!?!?! MI FA SCHIFO QUANTO TE!!! VOGLIO LA MIA WINRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!”
“anche io la preferirei in questo momento T__T”
“e se lo uccidessi? Almeno non si sveglia e ce lo leviamo di dosso!”
“ottima idea.”
Effettivamente era allettante l’idea di prendere l’auto-mail, tagliargli le braccia e poi infilzarlo come uno spiedino di pollo.
Havoc riuscì ad aprirgli un varco e Edward scivolò fuori, per poi sdraiarsi a terra supino. Si portò le mani davanti agli occhi, gemendo disperato.
-dimmi che non è successo … che schifo …che schifo, che schifo, che schifo!-
-dai, non è così terribile. Se non sbaglio vi siete già abbracciati e poi...ringrazie che non ti abbia abbracciato il Maggiore Armstrong!-
-per carità, Havoc! Comunque sì, ci siamo abbraccaiti... ma come amici!!! Ma stava pensando ad una donna!!! Dovevi sentire come mi stringeva!!! Era disgustosooooooooo....- gemette sempre più nauesato.
-non credo che in questo momento, il colonnello, stesse sognando una… - tentò di tranquillizzarlo.
- Tiffany … - sussurrò Mustang, con un sorriso ebete fra le labbra, mentre dormiva. –non fare la difficile … - e si voltò dall’altra parte, facendo impallidire Edward. Il colonnello era sonnambulo … chissà cosa gli avrebbe fatto se avesse dormito di più o non si fosse riuscito a liberare.
“beh, spero per te che lo avresti menato.” disse preoccupato Gibbon, sentendo il mio pensiero... quest'ultimo non riuscì ad andare oltre ad un abbraccio più intenso.
“certamente! Va bene essere carini e non volerlo svegliare, ma se mi avesse messo le mani addosso, nessuno mi avrebbe fermato nel tagliargli la testa!”
-non dico più niente T__T- disse tristemente Havoc, poiché il suo unico tentativo di tranquillizzare il Maggiore era andato a farsi benedire con quelle poche parole mormorate nel sonno. Edward si allontanò dal divano, strisciando sui gomiti, per poi alzarsi in piedi e andando fino alla scrivania.
-io a lui non mi ci avvicino più quando dorme! È pericoloso!-
-ottima idea … anche perché non sarebbe gradevole T_T’- concordò Havoc. –beh, lì sopra ci sono le ricevute, deve firmarle entro oggi alle 3 del pomeriggio ^_^ buona fortuna.- Edward guardò le ricevute … che erano una pila di fogli da far rabbrividire. Guardò l’orologio sulla scrivania e ancora tutto il macello che c’era nell’ufficio dopo la festa … erano le 10 del mattino … come avrebbe fatto a pulire tutto e firmare tutte quelle ricevute?
-stai scherzando … - intuì, guardando Havoc come se fosse un gran burlone.
-no ^_^’ per questo che ti sto facendo gli auguri … mi sa che dovrai metterti d’impegno subito.^_^’- disse, mentre s’accendeva un’altra sigaretta e si guardava attorno con un’espressione dispiaciuta.
-ok, ricevuto. Ah, Sottotenente Havoc.- lo chiamò Edward, avvicinandosi al sottotenente. Havoc lo guardò confuso, finché Edward non gli prese la sigaretta dalle labbra e la spezzò fra le dita. –la pregherei di non fumare nel mio ufficio ^_^ grazie di tutto.- Havoc rise divertito, per poi uscire dopo un saluto militare, prendendo un'altra sigaretta dalla tasca. quante ne aveva in quella tasca? O_o un barile?! era la tasca di Mary Poppins fumatrice accanita!
Il resto della mattina Edward lo passò a firmare ricevute, pratiche e riordinare il proprio ufficio. Ad un certo punto fu costretto a togliersi la giacca per quanto facesse caldo. Cominciò a raccogliere i sacchi dell’immondizia vicino alla porta, dove aveva raccolto tutti i piatti vuoti di plastica, i bicchieri, i coriandoli, le stelle filanti e tutto quello che era avanzato dalle pietanze.
Per un paio di volte guardò il colonnello, che stava dormendo alla grossa, mentre lui sgobbava. Per un attimo fu sul punto di svegliarlo, ma il ricordo di quella mattina lo fece arretrare di qualche altro passo … meglio non rischiare.
Ad un certo punto, mentre firmava velocemente le pratiche e documenti, dopo una lettura veloce, sentì un mugolio nel sonno e Mustang si alzò dal divano, con un’espressione molto assonnata.
-dove mi trovo?- chiese confuso.
-nel mio ufficio.- rispose Edward, freddamente.
-ah … che ore sono?- Edward guardò il colonnello e vide che non solo aveva un’espressione assonnata, ma gli occhi sembravano vuoti e privi di coscienza, in trance. Notò le occhiaie che aveva sotto gli occhi … strano …eppure aveva dormito più che bene.
“non credo abbia avuto sonni tranquilli in questi giorni, sai?” gli ricordò Gibbon, alludendo alla loro scomparsa dei giorni precedenti e della convalescenza avuta in casa Rockbell. Non dovevano essere stati giorni riposanti e tranquilli quelli che aveva passato Mustang… solo per colpa loro. Ad Edward si scaldò un po’ il cuore, così che rispose con più gentilezza.
-se vuole dormire un altro po’, non esiti a chiederlo. La vedo molto stanco, colonnello.- Mustang inarcò un sopracciglio.
-dove sta la fregatura?-
-che fregatura?- chiese Edward, non capendo.
-sei troppo … dolce … sicuro di essere Edward?- Edward fece spallucce e continuò il proprio lavoro.
-faccia come crede.- cavolo, una buona volta che era carino con lui per sdebitarsi, anche dopo quello che gli aveva fatto quella mattina … e lui lo sviava in quel modo! Da prendere a pugni.
-ti ho offeso?- chiese Mustang, notando la nota fredda del tono di Edward.
- no, ma sto lavorando, se non le dispiace vorrei del silenzio. Dorma, almeno non la sentirò ciarlare inutilmente.-
-ecco l’Edward che conosco io. - disse Mustang, con un sorrisetto ebete sulle labbra. –no, credo che andrò nel mio ufficio. Il lavoro non si fa da solo.- si guardò attorno nella stanza, confuso nel vedere i sacchi dell’immondizia davanti alla porta –hai già pulito?-
-già.-
-tutto da solo?-
-così pare. –
-ah … ok. – Mustang fece spallucce e si avviò verso la porta. Edward riabbassò gli occhi verso i documenti e riprese a leggerli. Sentii qualche rumore di sottofondo, poi la porta che sbatteva. Alzando nuovamente gli occhi, notò che mancava qualcosa: i sacchi dell’immondizia. Strabuzzò gli occhi e guardò allibito la porta e la stanza, cercandoli da qualche parte. Qualche secondo prima erano lì!
“ è pazzesco quel Roy.” Disse la voce di Gibbon, divertita.
"perché?”
“è così simile a me che posso dirti che ha portato lui fuori l’immondizia per un piccolo ringraziamento.”
“ringraziamento per cosa?”
“per essere tornato a casa vivo.”
Edward restò un attimo in silenzio, per poi riconcentrarsi sulle ricevute, un po’ rosso in volto. No, Mustang non era tipo da fare cose del genere! Di sicuro aveva preso il primo passante per il corridoio e gli aveva affidato i sacchi da buttare. Un colonnello del suo rango non avrebbe fatto un azione così poco meritevole.
Continuò il proprio lavoro fino all’ora prestabilita, quando finì di firmare l’ultimo foglio … anche se non aveva toccato cibo T_T non era riuscito ad andare alla mensa a mangiare qualcosa!
Dopo aver consegnato le ricevute a Mustang nel suo ufficio, in modo che le controllasse, si avviò verso la mensa. Per la strada incontrò il Maggiore Armstrong.
-buongiorno, Edward Elric! Dove stai andando?-
-alla mensa, Maggiore. non ho ancora pranzato. – disse Edward, un po’ in soggezione davanti a quell’energumeno.
-ieri sera è stato veramente fantastico, non lo smetterò mai di dire! Mi dia un’altra dimostrazione delle sue doti ballerine! Mi deve un ballo, se non erro.-
-non ora, Maggiore…- ma fu troppo tardi, Armstrong lo afferrò come se fosse stato fatto di gomma piuma e cominciò a ballare un valzer con una musica cantata da lui. –MI METTA GIùùùùùùùùùùùùùùùù!!- Per la cronaca, i piedi di Edward non toccavano il pavimento, erano di almeno un metro d’altezza dal terreno! –MAGGIOREEEEEEEEEEEEEEEEE!!!- gridò disperato.
-la la laaaaaaaa….la la laaaaaaa… la La…LAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!- continuava a canticchiare Armstrong, mentre Edward tentava di allontanarsi disperato.
“NOOOOOOOOOOO!!! ORA MORIRòòòòòòòòòòòòòòòòòòò!!! UCCIDMIIIII!! ALTRIMENTI LO FACCIO DA SOLO!” gridava Gibbon, in preda alla disperazione. “voglio delle donneeeeeeeeeee!!! Stasera andremo a donne, caro mio! Chiama il tuo amichetto Mustang per andare con le sue donne, altrimenti giuro che prendo io il controllo del tuo corpo e facciamo QUELLO CHE DICO IOOOOO!!! È UN INCUBOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”
“perché NON SIAMO STATI UCCISI DA PRIIIIDEEEE!!!”
“Destino migliore senza dubbio!”
-Maggiore! MAGGIORE MI GIRA LA TESTA!- gridò, inventandosi per metà una balla. Era vero che cominciava a girargli la testa, ma era per il fatto che stava per svenire dall’orrore e perch gli mancava il fiato da un bel po': la stretta del Maggiore attorno a sè ... non era così morbida T__T
-è comunque un bravo ballerino, Elric. Spero di ballare con lei di nuovo, prima o poi *^_^*-
-un’altra volta O__O un’altra volta!- disse velocemente Edward, iniziando a correre verso la mensa il più veloce che poteva, per scappare dalle sue grinfie il più in fratta possibile. Ben presto scoprì che gli era passato l’appetito con quella messa in scena di Armstrong. Troppo schifato per mangiare, si diresse verso il proprio ufficio.
Passando per l’ufficio di Mustang, lo vide uscire dalla porta, vestito in borghese, elegante, col soprabito nero lungo.
-se ne va, colonnello?-
-già ^_^ il mio turno finisce prima oggi e…esco con una donna *_*-
-ah, capisco. Buon divertimento, allora.-
-vuoi venire anche tu?- chiese malizioso. –ho sentito che porterà delle amichette ^_^ ce nè per tutti e due...-
-non credo, colonnello ^^’’ io ho la ragazza.-
-ah, peccato.-
-anzi…verrò.- Edward si stupì delle parole che gli uscirono dalla bocca e si portò le mani davanti ad essa, sbarrando gli occhi allarmato.
-davvero? O__O-
-no…!-
-Edward…ti senti bene? O_o- chiese Mustang, confuso. –guarda che non dirò nulla a Winry, se è questo che temi. Essendo il tuo superiore posso darti il permesso O_O-
-non……- Edward si coprì le mani con la bocca, spaventato. “CHE STAI FACENDO?!”
“VOGLIO ANDARE A DONNE, PROBLEMI?!”
“Sì, ECCOME! NON VOGLIO CHE COL MIO CORPO TU VADA IN GIRO CON ALTRE DONNE! IL MIO CORPO TOCCHERà E BACERà SOLO WINRY, HAI CAPITO?!?!”
“SEI TROPPO CASTO! TI STO SOLO CHIEDENDO UN APPUNTAMENTO, NON DI ANDARCI A LETTO!"
"è COMUNQUE NO!"
L’HAI VOLUTO TU!”
Una strana sensazione gli partì dal centro dello stomaco, poi la sua mente si staccò lentamente dal corpo, mentre quella di Gibbon diventava più forte. I capelli di Edward cominciarono a scurirsi.
Mustang, spaventato, lo afferrò per un polso, aprì la porta del proprio ufficio e vi ci gettò Edward, per poi chiudersi la porta alle spalle.
-che sta succedendo, Edward?!- chiese Mustang, mentre il corpo di Edward cominciava di nuovo a cambiare. Capelli neri, un aspetto più adulto, di due centimetri più alto. Ben presto alzò la testa e aprì gli occhi verdi, con la pupilla da rettile, verso Mustang, con un’espressione soddisfatta.
-andiamo, vecchio mio. Sono secoli che non esco con una donna!- esclamò allegro Gibbon, sciogliendosi la treccia e legandosi i capelli con una coda bassa.
-Gibbon? O_o-
-no, biancaneve…certo che sono io, cosa credi!-
-ma non spaevo…che tu…potessi…insomma...-
-se mi stai chiedendo se Edward mi ha dato il permesso...beh...in realtà ho preso il controllo con la forza ^_^ tranquillo, sarà divertente XD-
Mustang cambiò espressione e sorrise malizioso, contento di aver trovato un compagno per andare a donne.
-ti divertirai, Edward.- disse, dando due piccoli schiaffi sulla guancia di Gibbon, rivolto al povero giovane alchimista che era stato rinchiuso nella propria mente, contro la propria volontà. Gibbon sorrise di rimando.
-dai, Ed, non sarà così traumatico. T’insegneremo il mestiere.-
-io e te andiamo proprio d’accordo … - disse ridendo Mustang. Si avvicinò ad un armadio che c'era nel proprio ufficio e prese qualche vestito in borghese. –dato che il suo corpo è cresciuto notevolmente da quando siete uniti…beh…penso che i miei vestiti ti possano andare bene^_^- effettivamente da quando si erano riuniti, Edward era cresciuto in altezza, superando Winry. Al colonnello Mustang arrivava ancora sotto il mento, ma … una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti e dei pantaloni un po’ stretti con i lembi rivolti verso l’alto … non stava poi così male. Aggiunta poi una cravatta nera sul petto e una camicia da portare appoggiata alla spalla … beh, poteva diventare il secondo playboy di Central City.
“GIBBON ,QUESTA NON TE LA PERDONOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”

RISPOSTE RECENSIONI

Sloth: dici? XDXD davvero ti è piaciuto? XDXD il ballo l'ho messo un po' sul ridere, ma sapevo che ti sarebbe piaciuto lo stesso^_^ so che anche in questo capitolo, la "piattola/scopa" (povvera XD) compare spesso, ma la ff è nata così, non posso cambiarla XDXD sono contenta che tu abbia apprezzato^_^ per scrivere ff su Roy e Ed...beh...ci penserò più avanti...per ora finisco questa XDXD chissà poi quando la finisco o_O cmq mi hai stupito con questa recensione XDXD per la prima volta l'ho letta a cuor leggero: senza sudori freddi per il tuo intento omicida XDXD
Kgm92: sono sempre felice che tu legga la mia ff XDXD spero ti sia piaciuto anche questo cap ^_^
Mew Nina: oddio O__o tu che mi chiedi perdono per un ritardo? e che mi chiedi di non ucciderti? siamo sicuri che le nostre parti non si siano invertite? ne colgo l'occasione *_* no ske XDXD l'importante è che leggi la ff e che ti piaccia XDXD dovrò pensare a come far tornare Pride, dato che è ancora vivo...ma per ora c'è un po' di tranquillità XDXD altrimenti è tutto scontro O_O voglio fare un po' di tutto, insomma XDXD così siamo tran....eeeehi....ti rendi conto...che mentre sto scrivendo questo mex...mi è venuta un'idea per far tornare Priduccio? hihihihihih!!! sei la mia musa ispiratrice *___* i tuoi colloqui con Mustang mi fanno sempre ridere XDXD ehehehe! sei fantastica XD cmq...non mi sembrava di averla resa molto shonen-ai O_o era molto sul ridere...mi sembra...

Domenica partitò per la grecia x 2 settimane ^^''' tranquille/i, penserò a come continuare la storia e come riprendere l'azione *_* (Pride: ehi!!! quand'è che ritorno in scena?!?!) (Sma: tranquillo Pride^_^ tutto a suo tempo, tutto a suo tempo^_^) (Pride: *_* spero per te che sia il più in fretta possibile!!!!) Cmq...appena tornerò scriverò tutto e vi farò avere nuovi cappi XDXD chissà che non riesca ad andare avanti di più di un capitolo o_O così aggiorno prima ogni volta *_* beh...spero che non mi abbandonerete (non l'avete fatto anche se ci metto sempre una vita ad aggiornare O_o e per questo vi ringrazio *___*) e....beh...CI SENTIAMO DOPO IL 20 LUGLIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!! BUONE VACANZEEEEEEEEEEEEEE!!! MI MANCHERETEEEEEEEEEEEEEEE!!! T_____________T

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Capitolo 55
*** Ricatto ***


ED ECCOMI QUIIIIIIIIIIIII!!! DI NUOVO ALLA CARICAAAAAAAAAAA!!!*suoni di trombe* sono tornata dalle vacanze e, dopo essermi riposata, mi sono venute in mente altre ideuzze....bwahahahahahah!!! (risata malefica) spero che siano di vostro gradimento (sorride malignamente). buona lettura XDXD spero che vi piaccia^_^

Mustang e Ed …. opss … scusate l’abitudine … e Gibbon uscirono dal Quartiere Generale, mentre un povero giovane alchimista urlavo disperato in un angolo della propria mente.
-uffa che fastidio … - borbottò Gibbon ad un certo punto. –ti vuoi dare una calmata?!- Mustang lo guardò allibito e vide che non stava parlando con li, poiché guardava verso l’alto con un’espressione arrabbiata.
-ti dà delle rogne?- chiese divertito, ben sapendo come Edward potesse essere casinista in situazioni a lui non gradite.
“VORREI ANCHE VEDERE! LASCIATEMI ANDARE, MALEDETTI PERVERTITI!” urlava disperato, ormai voleva piangere di rabbia.
-sì e non poche.- mormorò abbattuto Gibbon.
-non puoi ignorarlo come faceva Pride?-
-come se fosse facile! Io non posso totalmente ignorarlo, purtroppo, come, in teoria, non potrei prendere il sopravvento. Sono riuscito a prenderlo con una grossa fatica, ma ignorarlo non posso proprio: non sono io quello che ha avuto più possibilità di abituarsi a questo corpo, ce l’ho praticamente da un anno, lui invece sedici quasi diciassette! C’è una bella differenza. Pride ci riusciva perché era l’anima più forte fra le due, poiché quella di Edward stava morendo pian piano. Forse ci sarei riuscito anch’io se non avessi donato una parte della mia energia spirituale quando Edward stava per morire molti mesi fa. – Mustang ricordò che Edward gli aveva accennato la loro avventura mortale nel primo rifugio degli Homunculus, aveva anche sentito che per un attimo Edward o Gibbon aveva rischiato di perdere la propria entità per sempre, lasciando in vita l’altro. –ma ormai non posso più farci niente T_T ma altrimenti questo pezzo di cretino si sarebbe offerto alla morte certa! Se non ci fossi io questo qua avrebbe già una bella lapide col suo nome sopra uno strato di terra.-
“CEEEEEEEEEEERTO! Come no! Allora, caro mio, chi ti ha salvato rischiando la propria vita quando ti sei OFFERTO SPONTANEAMENTE agli Homunculus?”
“allora, caro cretino, per chi credi lo abbia fatto? E dopo chi è venuto a salvare TE quando Pride ha preso il sopravvento?”
“secondo te tu saresti riuscito a sconfiggerlo se non ti avessi detto il punto debole del legame mio e suo?”
“piccolo ingrato!”
sibilò infuriato.
-basta, troviamo queste tue amichette e facciamo la finita. Non ne posso più di questo marmocchio.- disse a voce alta, tremando di rabbia per quell’insulso nanerottolo.
“come mi hai chiamato?!” esclamò nella sua testa, ma Gibbon lo ignorò, senza rispondergli, mentre si sedeva nella macchina di Mustang nel sedile del non-guidatore. Si appoggiò allo schienale con le braccia incrociate, mentre Edward continuava ad urlare “NON PUOI IGNORARMI PER SEMPRE!”.
-allora Gibbon. Come ti trovi adesso nel corpo di Ed?- chiese Mustang, accendendo la macchina e iniziando ad uscire dai giardini del Quartier Generale, per poi dirigersi verso la città di Central City.
-devo ammettere che sto meglio … quando non urla. Quando non ero unito a lui sentivo come un vuoto nell’anima … sentivo che mancava qualcosa di me, una parte del mio spirito. Da quando ci siamo riuniti ho sentito qualcosa che si riempiva e si ricollegava, seguita da una sensazione calda e dolce.- disse, con occhi sognanti, non accortosi che stava rivelando tutto quello che gli era passato per la testa in quel fantastico momento. Persino Edward taceva nella sua testa, ascoltando allibito le sue parole. Gibbon si riscosse con una scrollata di capo e sorrise allo sguardo stupito di Roy.
-wow … non pensavo che condividere un corpo fosse così. Non state stretti?-
-no O_o effettivamente in un corpo normale non riusciremmo a sopravvivere, ma quando l’alchimia ci mette mano, tutto è possibile.-
-cosa senti quando sei dentro il suo corpo?-
-mah … .non saprei dirtelo. Sono in un posto luminoso, ma allo stesso tempo mi rendo conto di quanto accade all’esterno, vedendo cose, sentendo profumi, udendo le voci, i rumori. Inizialmente era come vedere attraverso gli occhi di un altro, poi tutto è cambiato e siamo diventati una cosa sola … ma con due menti diverse.-
Continuarono a parlare del più e del meno, finché non si trovarono davanti ad un locale. Davanti ad esso c’erano persone che entravano ed uscivano. Parcheggiata la macchina si misero ad aspettare davanti al locale le “amiche” di Roy.
Le ragazze arrivarono con un leggero ritardo. Erano entrambe molto snelle, ma una era molto più alta dell’altra. La più alta aveva i capelli neri raccolti in una ciocca e fermati da un nastro blu scuro, aveva lineamenti molto orientali, con le labbra sottili, gli zigomi alti, gli occhi leggermente a mandorla e la pelle chiarissima. Portava un abito dello stesso colore del nastro, che le scendeva fino alla coscia. La seconda aveva i capelli castani, raccolti in una coda alta, aveva qualche lentiggine sul naso leggermente all’insù e dei grandi occhi verdi. Portava una camicia giallo canarino e una gonna che arrivava sotto il ginocchio abbastanza larga, di un colore arancio chiaro con dei fiorellini gialli qui e là. Entrambe portavano i tacchi, ma non superavano l’altezza dei due uomini.
-buonasera, signorine.- disse elegantemente Roy con un leggero inchino.
-buonasera, Roy. - disse la più alta, che, Gibbon notò in quel momento, aveva un seno molto più grande dell’altra … sicuramente Roy aveva scelto lei come preda e l’altra era l’amica.
-salve.- disse più timida la più giovane. Non doveva avere più di diciannove anni, Gibbon non gliene dava di più, mentre l’altra doveva avere circa l’età di Roy, ma aveva un aspetto molto più giovane per la sua età.
-questa è la mia amica Sherry. L’ho conosciuta quattro mesi fa al mio stesso corso di ceramica. Siamo diventate subito amiche, vero?-
-già.- disse l’altra, arrossendo.
Gibbon sentì qualcosa dentro la sua testa che lo divertì: Edward stava pensando una cosa del tipo “però è carina la castana” seguita da un leggero calore all’altezza dello stomaco.
“oh oh … vedi che è divertente?” gli disse nella mente.
“mi hai sentito?!” chiese allarmato Ed, lo stomaco di entrambi fu stretto da una mano invisibile: il panico e l’imbarazzo di Ed.
“oh, sì. Forte e chiaro. Allora, la prendiamo noi la castana.”
“ma che …”
“non c’è solo Winry come donna, puoi vedere anche altre … prospettive.”
“me ne frego delle tue prospettive!”
ma sentì un leggero disagio e confusione nella sua testa.
“dimmi che non hai visto solo Winry come ragazza.”
“ehm … no … qualche d’una sì, ma durante i miei viaggi. Non avevo bisogno di una ragazza.”
“sei troppo giovane per ritenerti sposato con lei, sai? Io alla tua età non ero soltanto uno studioso, sono stato con molte ragazze, alcune delle quali pensavo fossero le donne della mia vita, mentre invece è finita in un soffio di vento”
sentì Edward rabbrividire e questo lo divertì.
-oh, scusate la maleducazione.- disse Mustang, poiché anche lui aveva iniziato a conversare con la alta, ignorando sia Gibbon che Sherry. –questo è il mio amico Edward, lavoriamo insieme al lavoro, è un … Maggiore.- disse, basandosi su alcuni particolari della vita di Edward Elric, ma poiché Gibbon non era né basso, né biondo, sicuramente non ci sarebbero stati fraintendimenti.
“CHI è IL BASSO?!?!? GUARDA CHE SONO CRESCIUTO!”
“Grazie a me^_^”
-piacere di conoscervi.- disse Gibbon, con un leggero inchino del capo, che rese bordeaux la ragazza timida. Forse non si era arrugginito più di un tanto, in un corpo che poteva assomigliare ad un ventenne, doveva essere molto più affascinante del previsto. Aveva ancora qualche caratteristica di Ed, ma aveva il volto più adulto ed era più alto, perciò poteva passare per ventenne o poco più. -bene, entriamo?- chiese Mustang allegro.
Passarono una piacevole serata, bevendo, mangiando e chiacchierando tranquillamente. Sherry si sciolse un po’, Gibbon e Edward scoprirono che poteva essere molto simpatica. Alla fine della serata Mustang prese sottobraccio la ragazza alta, di cui Gibbon non ricordava neppure il nome, e dissero che andavano a fare una passeggiata. Fu Mustang a pagare la cena, ma Sherry e Gibbon vollero rimanere ancora un po’ seduti, tanto per parlare un po’...con riluttanza di Ed, che ogni tanto chiedeva quando sarebbero andati a casa.
-quindi, sei un Maggiore.-
-già, esattamente. tu invece?-
-faccio l’università per diventare insegnante.-
-oh e di cosa?- chiese, mostrandosi interessato.
-matematica.-
-ah … non l’ho mai apprezzata molto, preferisco l’alchimia.-
-ma nell’alchimia ci sono dei calcoli da fare, senza la matematica sarebbe impossibile.-
-mah … tu dici? Sono anni che non faccio più un solo calcolo, lo svolgevo solo quando ero un apprendista, ma ormai acqua passata, ci sono altri tipi di “calcoli” nella parte avanzata.-
Continuarono a parlare della differenza fra alchimia e matematica, per poi passare a conoscere i propri Hobby, finché la ragazza represse uno sbadiglio.
-sei stanca?-
-un po’… ho studiato tutta notte ieri poiché avevo un esame.-
-vuoi che ti riaccompagni a casa?-
-ma non voglio disturbare e poi sembra che tu ti stia divertendo qui.-
-questo è vero, sei una donna interessante, ma se sei stanca è meglio che tu vada a dormire, ormai è tardi. Per finire, insisto nell’accompagnarti: la tua amichetta chissà cosa sta facendo con Mustang in questo momento e non voglio che tu vada in giro da sola. – la ragazza infine acconsentii.
Non abitava molto lontano da lì, perciò poterono andare a piedi, senza interrompere la loro chiacchierata.
Arrivarono ad un palazzo di tre piani, non molto lussuoso, l’ideale per una ragazza universitaria che non ha ancora trovato un lavoro fisso.
Iniziò ad aprire la porta, per poi voltarsi verso Gibbon con una certa agitazione.
-beh, buonanotte, allora.-
-aspetta … vuoi … entrare per un caffè? Prima non l’abbiamo preso.-
-non eri stanca?-
- l’aria fresca mi ha svegliato e mi fa piacere la tua compagnia.- Gibbon sospirò, mentre Edward iniziò a elencare certe minacce e ammonimenti sul fatto di entrare in quella casa. Gibbon non era stanco, perciò acconsentì con un sorriso ed entrò nell’abitazione.
Salirono fino al secondo piano. La sua casa non era molto grande, come c’era da aspettarselo. Era formata da quattro stanze: un bagno, una cucina, un soggiorno e una camera da letto. Si avviarono in cucina e la ragazza cominciò a preparare un caffè.
Si sedettero al tavolo centrale e cominciarono nuovamente a parlare, aspettando che il caffè fosse pronto.
-tu ce l’hai il ragazzo?- chiese curioso.
-no, affatto. L’ho piantato in asso due settimane fa, per questo che Lucy ha pensato di farmi uscire un po’ stasera, ascoltando la mia storia.-
-ah, capisco, mi spiace.-
-a me no. - disse sincera la ragazza, con uno sguardo più acceso, quasi arrabbiato. Per un attimo vide Edward in versione femminile, era la stessa espressione.
“mica mi starai paragonando ad una donna, maledetto!”
“ammettilo che è uguale!”
“ma dove?”
Lo ignorò di nuovo, poiché la ragazza gli aveva rivolto la stessa domanda:
-tu hai la ragazza?-
-no, sono an … mesi- si corresse per non destare sospetti sulla propria vera età. -che non ne ho una. Al momento non mi interessa mettere la testa a posto. Voglio aspettare con calma, trovare la persona giusta.- anche se sapeva perfettamente che non poteva mettere la testa a posto con nessuno donna se non quella che Edward avrebbe scelto. L’ideale sarebbe stato se avessero scelto una donna che potevano amare entrambi e che accettava la loro situazione di unione. Ce ne sarebbero state poche, ma chissà … nulla è impossibile.
-come ti capisco.- in quel momento si guardarono negli occhi, la ragazza era molto carina, più di quanto si fosse potuto aspettare e alla luce della lampada la rendeva più evidente che nel locale a luce di candela. Lei distolse lo sguardo imbarazzata, Gibbon si sentì arrossire di un poco, ma sapeva che non era l’unico.
Il caffè iniziò a bollire, destando la ragazza con un sobbalzo, ma prima che potesse avvicinarsi, Gibbon le prese una mano senza rendersene conto. La ragazza si voltò stupita.
-però non mi dispiacerebbe conoscerti meglio.-proseguì, scusandosi del proprio gesto affrettato. La ragazza arrossì leggermente e distolse nuovamente lo sguardo.
-anche a me. - disse con un filo di voce. Si guardarono a lungo negli occhi, ignorando il caffè che ormai stava uscendo dalla teiera.
All’improvviso il telefono squillò, spaventandoli. La ragazza sospirò un paio di volte, prima di avviarsi verso il salotto al telefono, borbottando:
- chi può essere a quest’ora?- quella leggera rabbia per quell’interruzione fece molto piacere al Primo Alchimista. Sherry alzò la cornetta. –sì? Pronto? Qui è cas…-
Si allontanò sbalordita il telefono dall’orecchio e fissò Gibbon incuriosita e stupita.
-qualcosa non va?- chiese preoccupato.
-è … per te. – disse in un soffio. Gibbon si avvicinò al salotto, probabilmente era Mustang che lo stava cercando e l’amica della ragazza gli aveva dato il suo numero. Prese la cornetta dalle mani della ragazza.
-sì? Sei tu Mustang?- seguii un momento di silenzio. –Mustang?- lo chiamò, forse non c’era campo dal colonnello, perciò non sentiva bene.
-no, non sono il tuo amico di fuoco.- disse una voce fredda, familiare, che quasi gli fece scappare un urlo per poi allontanarsi di scatto dalla cornetta. Vedendo che la ragazza lo fissava rimase immobile, stringendo più forte la cornetta del telefono. Purtroppo non aveva potuto evitare di nascondere il primo ansito e il pallore per la paura a sentire all’improvviso quella voce. –non dire il mio nome. – sibilò, prima che Gibbon riuscisse a muovere le labbra. -la ragazza non deve capire, altrimenti qualcuno potrebbe finire ucciso.- se avesse parlato, la ragazza sarebbe stata uccisa, senza alcuna pietà poiché poteva essere una testimone. Deglutì, deciso a non mettere nei guai un innocente.
-che spavento, Roy! Non farmi questi scherzi!- disse con una piccola risata, ma che alle sue orecchie risuonò falsa e stridula. La ragazza sospirò per il sollievo, poiché anche lei si era spaventata al cambiamento d’espressione di Gibbon. Si diresse in cucina, per rimediare al danno fatto dal caffè.
-bravissimo, Gibbon, un attore degno di un oscar.- disse con una risata fredda, che lo fece rabbrividire, ma allo stesso tempo infuriare: aveva le mani legate e non poteva dire una sola parola contro di lui, doveva rimanere in silenzio. –ogni tanto parla come se stessi parlando a quell’uomo di fuoco.-
-sì, qui tutto bene. Come va con Lucy?-
-adesso ti devo dire una cosa … indovina un po’ dove sono.- Gibbon e Edward ci pensarono un attimo. Di sicuro al palazzo degli Homunculus non c’erano reti telefoniche, quindi di sicuro doveva trovarsi in un altro luogo a loro conosciuto che dovevano indovinare. Edward sussultò e gridò nella loro testa.
“NO! NON Può ESSERE VERO!” gridò spaventato, finché la mente di Gibbon fu attraversata da una serie di immagini pensate da Edward: Resembool, casa Rockbell … la famiglia di Ed … Alphonse.
-a casa?- chiese con voce tremante, quasi in un sussurro.
-esatto, Gibbon. Mi trovo a casa … com’è che si chiamano? Ah! Sì … Rockbell.-al suono di quel nome l'atmosfera sembrò raffreddarsi ed essere tagliata a metà. quel nome sembrava essere scivolato piacevolmente sulla lingua di quell'essere, come se ne pregustasse ogni singola lettera.
“NO, NO! È UN INCUBO! NO, STA MENTENDO, STA MENTENDO!” Gridava Edward disperato, mentre la paura e l’angoscia si facevano largo anche nel cuore di Gibbon, sia per colpa di quello che stava accadendo, sia per le urla disperate di Edward spaventato a morte. Si sentì travolgere dalla paura di Edward, come se gli avessero gettato addosso dell’acqua ghiacciata.
-ma non scherzare, Roy!- disse con un'altra risata.
-no, non sto mentendo.- disse Pride, capendo il suo messaggio in codice pur di non far sapere nulla alla ragazza nella stanza. –se vuoi posso dimostrartelo subito … - si sentì un po’ di trambusto, puoi un ansito appartenente a …
-FRATELLONE! NON VENIRE QUI! NON VENI … - si sentì uno schiocco e la voce di Al sparì. per poco Edward non svenne dall'orrore, questo portò Gibbon alla mancanza di forze, per questo che si appoggiò con una mano al tavolino dove era appoggiato il telefono per non perdere l'equilibrio. anche il suo respiro era diventato affannato.
-che cosa hai fatto?- chiese seriamente, senza emozioni, anche se avrebbe voluto rispondere come il proprio stato d’animo oppure urlando arrabbiato.
“no … no … non è vero … dimmi che non è … vero ….” Edward singhiozzava nella sua testa e questo lo fece stare ancora più male.“dobbiamo aiutarlo. È in pericolo! Non posso perdere mio fratello!”
-oh, nulla di particolare. Loro sono tutti vivi … per ora. Vieni a Resembool, ti dirò tutto quanto. Non farti vedere da nessuno. Parti stasera e non farti scoprire da anima viva, hai capito? Prendi il primo treno che trovi, se non sbaglio dovrebbe essercene uno fra mezz’ora che parte da lì. -
-ma è troppo tardi.- tentò di obiettare. -corri, vola, ruba un auto, fai quello che vuoi, non mi interessa. Io voglio solo che tu sia qui stanotte. Vieni solo, altrimenti i vostri amichetti faranno una fine poco piacevole. Ci sentiamo.-
-no aspetta…- tentò di dire, ma la cornetta venne riagganciata. Gibbon rimise a posto la cornetta del telefono con mani tremanti. Deglutì e tirò dei respiri profondi per qualche istante, ma sentiva il suo respiro tremare come il proprio corpo.
-ehi, tutto bene?- chiese una voce, facendolo voltare di scatto, quasi spaventato. Sherry lo fissava stupita, con in mano due tazze di caffè. –sei pallido.- notò.
-ehm … è che … .- disse la prima scusa che gli venne in mente. -la madre di Mustang non sta bene. È in ospedale, devo andare subito da lui, mi dispiace.- disse distogliendo lo sguardo.
-è grave?- chiese la ragazza, preoccupata. -no, non molto, ma Mustang è molto preoccupato e ha bisogno di un amico con cui stare e sfogarsi. Scusami. Ti richiamerò, ok?- chiese, accarezzandole lentamente una guancia. Perché non poteva averla? Perché c’era sempre qualcosa che gli impediva di amare? Anche Edward stava avendo gli stessi pensieri per i suoi cari.
Gibbon si avvicinò e le diede un leggero bacio sulla guancia, per poi scappare fuori dalla porta, più veloce della luce. Corse più forte possibile, per quanto le gambe gli potessero permettere, diretto verso la stazione.
- Pride … sei un maledetto bastardo!-

RISPOSTA RECENSIONI^_^

Kgm92: e già XDXD dovevo farlo un po' una carogna XDXD hihihi mitico Gibbon, è che se no Edward mi sembrava un ragazzo troppo serioso con WInry e stava perdendo la simpatia, così ho voluto aggiungere questa gag...hihihihi la mia intenzione era proprio farlo simile a Mustang U_U
Mew Darkness: tranquilla XD anche se non scrivi le recensioni sempre non è un problema u_u l'importante è che lo fai ogni tanto, che ti piaccia la ff e che non mi abbandoni *_* wiiiiiiiiiiiiiiii!!!! Praga *_* che bella città! mi piace moltissimo! vorrei tanto tornarci T_T GUARDA LA VIA DEGLI ALCHIMISTI ANCHE DA PARTE MIAAAA(è veramente tenera *_* tutta colorata). buone vacanze XD
Saku_chan: ehehehe queste scene puciose le faccio proprio per voi amanti yaoi^_^ ma nel contesto, lo fanno solo perchè sono amici molto affiatati, non c'è nulla di ambiguo u_u spero che però sia sempre di vostro gradimento^_^ cmq, vedi mia cara, tutto a suo tempo: l'azione è arrivata XDXD e sarà moooolto più sadica del solito bwahahahahah!!!
Sloth:O___________________________________________O *la sma inizia a scappare nell'isola più sperduta del pianeta, pur di fuggire dalle grinfie di Sloth-incacchiata* scussssaaaaa T_T chiedo perdonooooooooo! spero che qst cap ti sia piaciuto di più, anche perchè sembra che Ed si stia allontanando dalla piattola hihihihih! sta guardando altri orizzonti (anche se non qll che desideriamo, purtroppo, poichè qst ff non è yaoi T_T cmq sto ideando una ff yaoi, se ti può interessare^_^ prima o poi, se prenderà una piega decente, la posterò XD)

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Capitolo 56
*** Una Chiacchierata Tesa ***


Il Primo Alchimista continuò a correre come un pazzo per tutte le strade di Central City, diretto alla stazione, controllando sempre in qualunque orologio che vedesse per strada. Passò accanto ad uno di questi ad un negozio di orologi antichi e tutti segnavano un orario fatale: mancavano dieci minuti all’ultimo treno e ancora non era nelle vicinanze della stazione. Il cuore di entrambi gli ego cominciò a battere forte un po’ per la fatica e un po’ per il panico.
-che faccio, che faccio,CHE FACCIO?!- si chiese Gibbon, col sudore che già gli bagnava l’intero corpo. avrà avuto un corpo da ventenne, ma aveva i suoi annetti! Una corsa del genere lo sfiancava ogni volta! Non aveva mai capito come faceva Edward a correre con quegli auto-mail tutto il giorno senza stancarsi più di un tanto!
“SAI USARE L’ALCHIMIA, NO?!” urlò Edward nella sua mente.
“Sì, e allora? Che mi serve adesso?!”
“non puoi rendere l’auto-mail più leggero e correre più rapidamente?! ”
chiese Edward nel panico. Gibbon batté le mani l’una sull’altra e mentre correva ne appoggiò una alla gamba, così che quest’ultima divenne più leggera e riuscirono a correre più rapidamente.
-non ce la faremo comunque, Edward!-
“TU CONTINUA A CORRERE!” in quel momento sentirono una macchina arrivare dietro di loro. Gibbon si fermò di botto e fece dei gesti verso la macchina, in modo che si fermasse. Si sbracciò, pregando una qualsiasi divinità in ascolto (non che ci credesse più di un tanto) che fermasse quella dannata macchina! Per loro fortuna la macchina si fermò e alla guida c’era un uomo sui quarant’anni. Doveva andare a fare una piccola offerta una volta o l’altra in una qualche chiesa! Non che in quel momento la sorte fosse così benevola con lui … avevano avuto soltanto un briciolo di fortuna, ma stavano andando incontro ad una morte probabile.
-che c’è, ragazzo? Hai bisogno di qualcosa?-
-per favore, devo andare alla stazione urgentemente e sono a piedi! Ho mia madre malata e l’ultimo treno parte fra dieci minuti! Mi può dare un passaggio?- chiese rapidamente, con voce disperata. L’uomo spalancò gli occhi vedendo il panico e la disperazione dipinti sul volto di quel ragazzo ventenne.
-salta su e tieniti forte.- Gibbon salì, col cuore in gola e la macchina partì a razzo verso la stazione. Sembrava la guida spericolata di Havoc, ma in questo momento era l’ultimo dei loro pensieri. La voce di Al che urlava in quel modo faceva ancora crescere i brividi lungo tutta la loro pelle e riecheggiava per ogni secondo nella mente. Gibbon si accorse che le proprie mani tremavano a vista d’occhio.
-che cos’ha?-
-chi?-chiese, preso alla sprovvista.
-tua madre.- specificò, alzando un sopracciglio, scettico, ma forse comprendeva la confusione poichè era preoccupato.
-è all’ospedale. Non so cos’abbia, ma mi hanno chiamato di venire urgentemente.-
-mi dispiace, ragazzo.-
-anche a me. – ammise, abbassando lo sguardo, in preda al terrore. Arrivarono in anticipo di un minuto alla stazione e Gibbon corse fuori dalla macchina urlando un “GRAZIE MILLE!” e raggiunse la biglietteria.
-un biglietto per Resembool, presto!- disse ad una donna al bancone.
-il treno sta per partire.- disse, prendendo i soldi che Gibbon le aveva lanciato sul bancone e gli porgeva un biglietto.
-APPUNTO!- gridò, prendendo il biglietto, scordandosi del resto. Corse verso il treno, che già aveva iniziato a fischiare. C’era il ferroviario che stava chiudendo tutte le porte delle carrozze, così che Gibbon si ritrovò a gridare:
-FERMO! DEVO SALIRE ANCH’IO!- il ferroviario alzò lo sguardo un po’ intontito da quell’urlo, senza capire da chi fosse provenuto, poiché l’alchimista si era già catapultato dentro la carrozza con un balzo. Accidentalmente perse l’equilibrio e andò a sbattere con la testa e la schiena contro la porta opposta dalla quale era entrato. Vide le stelle danzare sui suoi occhi e non ci fu altro pensiero che il dolore, per non parlare del fatto che non riuscì a respirare per qualche istante, così che si ritrovò a tossire.
-ehi! Tutto bene?- chiese una voce maschile alla sua sinistra. Quando aprì gli occhi, l’alchimista non vide altro che forme indistinte e il mondo girava attorno a sé. -credo di sì. – si massaggiò la testa e avvertì un senso di nausea causato dal dolore, non doveva toccare quel punto. –sono sopra?- chiese, non del tutto sicuro di essere riuscito a salire, aveva preso proprio una bella botta, ma la cosa che più gli premeva era quel dannato treno.
-oh, sì! Anche troppo.- disse con una risata una donna lì accanto. –non ho mai visto nessuno correre in quel modo per prendere un treno.- quando aprì gli occhi e tutto fu più definito vide due semplici abitanti di Central City che lo fissavano con un sorriso preoccupato.
-riesci a metterti in piedi?- chiese l’uomo. –hai dato una bella botta.-
-credo di sì. – Gibbon si alzò, aiutandosi con la porta, mentre il treno cominciava a partire, ma poi il mondo girò di nuovo e si ritrovò fra le braccia dell’uomo accanto a sé.
-direi di no, invece.- a Gibbon girava la testa in maniera vertiginosa, non riusciva proprio a tenersi in piedi. –aspetta, ti aiuto a sederti.-
-no, non ce né bisogn … WAH!- L’uomo l’aveva preso in braccio e Gibbon tentò inutilmente di essere contrario: -no, aspetti! Mi metta giù! Non voglio che si sforzi!-
-mica sono un vecchietto e poi non sei così pesante.- già, non era tanto pesante grazie agli auto-mail alleggeriti, altrimenti non sarebbe riuscito neppure a sollevarlo. Ben presto si trovò sdraiato su dei posti del terno, tutti stavano fissando l’uomo che lo portava in braccio. Non c’erano molte persone poiché era molto tardi, ma tutte avevano sentito il ciocco della sua testa contro il treno e vedevano in che stato era.
Gibbon restò sdraiato per qualche istante ad occhi chiusi, portandosi il dorso della mano sulla fronte e respirando profondamente, mentre il rossore gli riempiva il volto dall’imbarazzo. –stai meglio?- aprii gli occhi e vide la donna e l’uomo che si erano seduti di fronte a lui, preoccupati.
-sì, sto meglio.-
-perché tanta fretta di salire?-
-mia madre sta male, devo andare da lei.- inventò la stessa scusa data all’uomo in macchina, anche perché la mente era troppo intontita al momento.
-oh, mi spiace. Grave?-
-non so, sto andando là ad appurarmene. –
-dove sei diretto?-
- Resembool e voi?-
-ad East City, andiamo ad incontrare mio fratello che ha avuto un bambino.-
-siete sposati?- chiesi, guardando le fedi che entrambi avevano al dito. La donna arrossì e un sorriso le si aprì sulle labbra.
-sì, da una settimana.- disse allegra, prendendo per mano il marito, il quale le ricambiò la stessa occhiata innamorata. Una morsa si strinse nello stomaco di Edward … non avrebbe mai potuto amare in quel modo una persona, scambiare con le momenti, vita, sentimenti. Mai.
Pensando a quello che stava andando incontro, delle lacrime cominciarono a scendere sul suo viso, che si affrettò a nascondere.
-abbiamo detto qualcosa che non va?- chiese preoccupata la ragazza, notando ugualmente quel’acqua calda che scivolava sulle sue guance.
-no … mi fa solo male la testa, non preoccupatevi.- ma più tentava di reprimere le lacrime, più quelle scendevano lungo il suo viso, anche se tentava di nasconderle il più possibile. Ben presto si addormentò, chissà se era per colpa della botta subita o per il pianto, ma riuscii ugualmente ad addormentarsi in un mondo senza sogni o incubi. Tanto non avrebbe visto Resembool per almeno cinque ore.
Gli sembrava di aver appena chiuso gli occhi, quando si accorse che qualcuno lo stava chiamando e scuotendo leggermente.
-signorino, ehi! Ragazzo, mi senti?- aprì riluttante gli occhi, del tutto intontito e vide un paio di occhi neri che lo fissavano dall’alto. –fra cinque minuti siamo a Resembool, se vuole scendere … - le viscere che per un momento si erano strette in una morsa, in quel momento sembravano essere scomparse del tutto dal suo corpo, il cuore non lo sentì più battere e la mente fu solo attraversata dall’immagine di Alphonse e di Pride. Che cosa gli aveva fatto? Stava bene? –stai bene? Mi sembri ancora un po’ pallido.-
-sto benissimo. Grazie di tutto.- s’inchinò in un saluto ed un ringraziamento, poi si precipitò all’uscita del treno, aspettando che si fermasse alla stazione. Appena il treno cominciò a rallentare e vide la piastra di pietra su cui salire per poi entrare in stazione, spalancò la porta e si precipitò fuori. Appoggiò un ginocchio a terra poiché le gambe non ressero quel balzo con ancora il treno in movimento.
“CORRI, CORRI, CORRI!!” urlava Edward nella sua testa “Sento che è successo qualcosa e non è un bene!” anche Gibbon aveva una brutta sensazione man mano che correva: da una parte avrebbe rivisto l’odiato fratello in Homunculus e sapeva che appena l’avrebbe visto sarebbe successo qualcosa di brutto … e dall’altra sentiva che era successo qualcos’altro ad Alphonse e agli altri.
Nelle strade non vedeva praticamente nulla a causa dell’oscurità della notte. Ma ben presto scorse una figura incappucciata venire nella sua direzione … eppure le strade erano completamente deserte e le case erano tutte nell'oscurità, essendo notte fonda. Finì di correre e si fermò in mezzo alla strada, guardando quella figura avvicinarsi. Sapeva già chi potesse essere.
Gli fece un segno con una mano di raggiungerlo, per poi voltarsi di nuovo e ritornare dalla parte da cui era venuto, senza dire una parola. Gibbon affrettò leggermente il passo per poi essergli dietro di qualche metro, ma poi prese a camminare nella sua stessa andatura. Chiunque si trovasse sotto quel cappuccio non era un amico e di sicuro non lo stava aiutando a trovare una scappatoia, sembrava il boia che porta il condannato al patibolo.
Edward avanzò senza dire una parola, anche perché la bocca era impastata e secca, per finire la sua mente era troppo affollata di pensieri per poterne formulare uno di senso compiuto: avrebbe mischiato soltanto parole confuse. Anche Edward era talmente spaventato che non riusciva a formulare un solo pensiero.
Non capiva perché fossero venuti a prenderlo e non l’avessero comodamente aspettato a Casa Rockbell, ma forse era il loro modo di giocare o volevano semplicemente assicurarsi che non avrebbe chiesto aiuto agli abitanti di Resembool. Proseguì verso quella familiare collina che gli sembrava spaventosamente troppo vicina.
Il cuore continuava a battere forte e non faceva altro che deglutire nella speranza di ritrovare un po’ di saliva nella bocca. Sentiva i muscoli del collo e delle spalle molto tesi, ma qualunque cosa facesse non riusciva in alcun modo a rilassarsi, così che anche gli arti in auto-mail dolevano.
La figura arrivò davanti a casa Rockbell che era scura quanto la cittadina che avevano appena abbandonato, ma solo una luce era accesa: quella al piano di sopra, la camera di Winry.
La figura si fermò davanti alla porta e l’aprì, per poi fare segno a Gibbon di entrare nell’oscurità. Non se la sentiva di entrare e dare le spalle ad uno di quegli esseri. Ma tanto, ormai era con le spalle al muro e aveva le mani legate per qualsiasi scappatoia: se non fosse entrato avrebbe mandato alla morte Alphonse e le altre due. Doveva mantenere la calma, respirare profondamente ed entrare, per poi sentire le loro richieste. Se fosse morto non gli importava granché, l’importante era non coinvolgere degli innocenti, specialmente se questi innocenti erano così cari per lui. Se Pride voleva la sua morte, gliel’avrebbe ceduta volentieri, ma se avesse toccato soltanto un capello alla sua famiglia, allora sì che lo avrebbe ucciso senza pensare più a niente, anche perché probabilmente avrebbe perso il lume della ragione.
La sua famiglia era tutto per entrambi: Edward era stato cresciuto da loro, Gibbon era stato accettato senza alcun rimorso o problema e, dalla loro unione, erano sempre stati trattati con affetto. Zia Pinako si preoccupava sempre per entrambi, Alphonse ormai aveva preso Gibbon per un secondo fratello maggiore e Winry aveva accettato che il proprio ragazzo possedeva un alter ego.
Salì le familiari scale nell’oscurità, senza vedere niente, ma sapeva esattamente dove andare. Il problema era che non riusciva a vedere se c’erano segni di lotta per la casa, ma appena aveva provato ad accendere la luce, quella non si aprì, forse avevano tagliato la corrente e quella luce che aveva visto erano delle candele.
Avanzò, fino all’unico raggio di luce che proveniva dalla stanza in fondo al corridoio, con la figura incappucciata col fiato sul suo collo. Si sentiva sempre più teso, lo stomaco ormai si contorceva dal dolore e il suo respiro affannato era l’unico rumore che si sentisse nella casa.
Aprì la porta con mano tremante e avanzò a passo deciso nella stanza. Sul letto di Winry, completamente sdraiato e a proprio agio c’era Pride, che stava giocando con una chiave inglese fra le dita. Appena entrò nella stanza, balzò giù dal letto, con un largo sorriso sul volto.
-grande, fratellone! Vedo che sei stato ai patti.-sembrava averlo accolto come un uomo accoglie l'amato fratello in casa propria, con un sorriso e la voce rilassata.
-dove sono?-chiese Gibbon freddamente.
-calma, calma. Tutto a suo tempo.- disse con una risata. –rilassati un po’.- disse, guardando le sue mani, notò soltanto in quel momento di tenerle strette a pugno e che quelle tremavano a vista d’occhio. –sei teso come una corda di violino! E io che volevo soltanto “chiacchierare”.- si avvicinò a Gibbon con movimenti lascivi, quasi sensuali. Non era cambiato affatto, se non che le ferite erano completamente guarite: i capelli neri, lunghi, lucenti e spettinati; gli occhi viola ametista da serpente e il solito aspetto ribelle e sensuale degno dell’orgoglio.
-come posso calmarmi? Mi stai ricattando.-gli fece notare con la stessa freddezza di prima, senza spostarsi dal suo posto di un millimetro.
-non ti sto ricattando. Voglio solo conversare con te e farti una proposta.- disse, sedendosi di nuovo sul letto, accavallando le gambe e appoggiando i palmi delle mani sul materasso, col busto leggermente inarcato all'indietro. –siediti.- non era una richiesta, sembrava un ordine. Segnò la sedia che era stata posta esattamente davanti a lui, distante di pochi centimetri.
-preferisco stare in piedi.- rifiutò, non voleva stargli così vicino.
-va bene, come vuoi. Envy, vuoi lasciarci da soli?- chiese alla persona incappucciata che era dietro le sue spalle.
- d’accordo.- disse riluttante, per poi sparire di nuovo oltre la porta, chiudendola. Allora era sempre stato Envy quella persona che lo aveva accompagnato, non che cambiava se fosse stato un altro Homunculus.
-che vuoi da me?-
-ma come siamo frettolosi. Intanto, volevo sapere, guarite le ferite?-
-smettila di giocare con me.-
-guarda che sono preoccupato sul serio.- disse, quasi offeso da una scortesia. - Allora, ti sono guarite le ferite?-
-non si vede?-
-già, effettivamente stai meglio di prima. Allora, visto che sei così freddo e non si riesce a conversare con te, voglio assicurarti che non voglio né ucciderti, né riprendere il corpo di Edward.- un peso si alleggerì di un poco nella loro mente. –e gli altri tre sono tutti vivi … per ora. Solo uno di questi ha un piccolo problema.- disse, per poi lanciare una strana occhiata accanto a sé.Solo in quel momento Gibbon notò che c’era una scatola nera, non molto grande, da poter contenere i gioielli di una donna. chissà perchè a quelle parole pronunciate da Pride, il pensiero andò direttamente ad Al e non sapeva cosa potesse c'entrare il fratellino con quella scatola.
-cos’è?- chiese, con timore.
-a questo ci arriviamo dopo.- disse, con un ghigno sempre più ampio. Gibbon si spaventò, ma non lo diede a vedere, quando gli sembrò che la scatola si fosse mossa da sola.
-perché non vuoi il mio corpo?-
-oddio quante domande, ti rendi conto che io ti ho fatto una sola domanda riferita alla tua salute e tu invece mi attacchi di continuo, accusandomi?- Gibbon aprì e chiuse la bocca come un pesce palla, senza sapere cosa dire. Beh, cosa si aspettava? Prima lo ricattava al telefono e l'attimo dopo faceva il carino, era normale la sua diffidenza.
-allora, adesso ti spiego il perché ti ho fatto venire qui. La mia vendetta per ora non mi interessa, il Padre mi ha intimato a non agire, altrimenti perderei la mia libertà, così che devo stare ai suoi ordini.- a questo sembrava molto scocciato e guardava i due alchimisti con desiderio, con occhi assassini, come se già pregustasse il sapore del loro sangue. -Ormai le vostre anime sono legate l’una all’altra in modo talmente stretto che nessuna antica alchimia riuscirà mai più a dividervi, se non con la morte. Per ora, anche se mi è difficile dirlo, non mi interessi da morto, mi servi vivo.-
-perché?- domanda stupida, che dicono molto spesso i bambini quando vogliono sapere qualcosa dai genitori e, pur di farli parlare, continuano a porre quella domanda. Con un domanda simile si potrebbe arrivare alla creazione dell'uomo. Ma in quel momento gli sembrava la domanda più sensata da fare.
-devi lavorare per me.- Gibbon spalancò la bocca, senza riuscire a resistere. Che diavolo aveva in mente quell’Homunculus? Cosa c’era dentro quella scatola? Dov’erano Al, Winry e zia Pinako? Perché girava attorno alle cose ed era così rilassato? Non ci capiva più niente. -ti avverto che non hai molte possibilità di scelta.- la sua mano scorse lungo la scatola nera e lungo la sua apertura, fino a farla scattare e aprirla.

RISPOSTE RECENSIONI XD
Sloth: fiuuuuuuuu....meno male....XDXD ho fatto bene a far entrare di nuovo in scena Pride...*la sma sospira per il sollievo* è incredibile, ma quell'Homunculus mi ha salvato la vita O_O ehehehehe XD spero che questo capitolo ti sia piaciuto...e nel prossimo vedremo il suo piano e la sua cattiveria....bwahahahaha XDXD
Kgm92:ehehehe sono felice che la mia ff ti appassioni al punto di provare i sentimenti che voglio comunicare XDXD ehehee ^_^ ho lasciato questo capitolo in sospeso...ma nel prossimo dirò tutto U_U ^_^ spero ti sia piaciuto^_^
Saku_chan: Sherry è una ragazza carina che volevo fare ^_^ sono contenta che la trovi più simpatica di Winry...è un complimento, sai? *_* ehehehe ancora non si sa cosa ha fatto quel cattivone di Pride...ma la sua figura avvolta nel mistero mi piace di più *_* voglio che faccia il misterioso...così è più...fascinoso *ç* cmq anche io sono convertita coppia royxEd u_u
Chibismo: ehilà O_O mi sembra una vita che non ti sento XDXD mi fa piacere sentirti^_^ la parte di Al in pericolo l'ho dedicata a te XDXD sapevo che ti piacevano qst genere di situazioni^_^ ehehehe!cmq...mi vuoi così crudele da farti spezzare il cuore? O___O Va beh...l'hai detto tu, eh? XDXD poi non dirmi che non ti avevo avvertita XDXD cmq vedo che non sono l'unica ad essere sadica O_O

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Capitolo 57
*** L'Accordo ***


La scatoletta venne aperta e Edward fece un passo indietro, spaventato, poiché pensava che da essa potesse uscirne un qualcosa di pericoloso. Ma non accadde niente. Rimase così com’era, come un semplice portagioie.
-che cos’è?- chiese, col cuore in gola. Pride non disse una parola, semplicemente sorrise. Gibbon Sentì i brividi percorrergli tutta la schiena. Cosa c’era lì dentro?
Pride lo intimò, con un movimento della mano, ad avvicinarsi. Rimase immobile sul posto per qualche istante. La sua curiosità lo spingeva ad eseguire l’ordine, ma la coscienza gli urlava di voltarsi e fuggire o, per lo meno, di restare immobile sul posto.
L’alchimista deglutì e fece due o tre passi avanti, verso il letto in cui era seduto comodamente l’Homunculus. Pride alzò una mano, alludendogli di fermarsi. Si bloccò, con le mani lungo i fianchi, strette a pugno, tremanti. Perché ci provava gusto a vederlo così agitato? Perché lo teneva col fiato sospeso?! Cosa c’era lì dentro?
-questo penso che tu lo riconosca molto bene.- disse Pride, con un ghigno sempre più ampio, mentre prendeva quel qualcosa che la scatola conteneva.
Inizialmente non capì: Pride aveva estratto un piccolo pezzo d’acciaio, piatto, largo quanto il suo palmo della mano, anche perché rimaneva comodamente racchiuso fra le sue dita. Lo voltò lentamente, verso Edward e prima che lo voltasse del tutto l’alchimista aveva sentito il proprio cuore battere all’impazzata, molto più di prima, sembrava uscirgli dal petto.
Lo voltò e, data l’oscurità, Gibbon strizzò gli occhi, senza muoversi, per vedere meglio cosa potesse essere quel pezzo d’acciaio, anche perché vedeva qualcosa che era stato scritto sopra.
-fratellone?- la voce di Alphonse irruppe nella stanza, dubbiosa, spaventata. Edward ignorò il pezzo d’acciaio e si guardò attorno, allarmato, alla ricerca del fratello.
-AL? DOVE SEI?!- chiese, quasi urlando, ricercando nella stanza la sua sagoma, ma non riuscendo, non ne seppe il motivo, a localizzarla.
-fratellone! CHE CI FAI QUI?! TI AVEVO DETTO DI NON VENIRE, STUPIDO!- quando dette le spalle a Pride per cercarlo, aveva sentito la sua voce provenire da dietro le sue spalle.
I brividi cominciarono ad essere così frequenti che il suo corpo cominciò a tremare. Non riusciva più a parlare, ma un grosso groppo si stava formando nella sua gola. A bocca spalancata tentava di dire qualcosa, ma il suo corpo non rispondeva più ai comandi da quanto tremava. Gli sfuggì un piccolo singulto dalla bocca, mentre calde lacrime gli rigavano il volto senza che lui se ne accorgesse.
Aveva paura a voltarsi, molta paura. Aveva paura che quanto aveva immaginato fosse vero e questo gli provocò molte fitte allo stomaco. Si voltò lentamente verso Pride, ad occhi sbarrati e liquidi.
-fratellone! Vattene! Mi hai capito?! VATTENE!- Edward cacciò un urlo, Gibbon perse il controllo del corpo del piccolo alchimista e Edward cadde a terra, a peso morto, le gambe non reggeva più il suo peso. Si coprì il volto con le mani, ma in particolare gli occhi, come se a chiuderli quell’immagine spaventosa gli scivolasse via dalla mente. Ma gli occhi rimanevano spalancati, osservando l’oscurità che le mani gli stavano concedendo.
Il cuore che ormai sembrava esplodere e la sua mente si svuotò, caratterizzata soltanto dal terrore. Guardò quel piccolo pezzo di ferro, spostandosi le mani dagli occhi e portandosele al petto, chiuse a pugno sulla propria maglia e … vi riconobbe immediatamente le tracce di sangue che circa sei anni prima aveva impresso in quell’armatura.
-Al … Al … Alphonse … - la sua voce era stridula, ma molto bassa, quasi non riuscisse più ad emettere alcun suono, come se avesse dimenticato come sapeva usare normalmente le corde vocali.
Pride si alzò dal letto, con assoluta calma, avvicinandosi ad Edward, sempre tenendo l’unico pezzo rimasto del fratellino. Edward fece per allontanarsi, spaventato, tentò anche di gridare di paura, ma le gambe non rispondevano più e anche se avesse voluto schivare un qualsiasi suo contatto, le lacrime gli offuscavano la vista, confondendolo. La voce non gli uscì nemmeno dalla bocca come avrebbe voluto, rimase a bocca aperta come un pesce rosso, col respiro affannato.
-adesso hai capito?- chiese Pride, piegando le gambe e sedendosi nel vuoto, arrivando ad essere quasi della stessa altezza di Edward seduto a terra. Il giovane alchimista tremava da capo a piedi, come se avesse un attacco di convulsioni e questo sembrava divertire molto Pride.
-cosa … gli hai … .fatto?-
-non ha sentito dolore, sta tranquillo … ma se accidentalmente dovessi prendere contro al suo sigillo con questa lama … - in quel momento un pugnale comparve nella sua mano libera, dal nulla, come se lo avesse sempre tenuto in mano e lo appoggiò sul simbolo di sangue.

Alphonse gemette di dolore.

Edward non capì più niente, la mente si svuotò del tutto nel sentire Alphonse gemere di un dolore che non era abituato a sentire. Il cuore non batteva più, a malapena respirava, mentre le lacrime scendevano sempre più frequenti sul suo volto.
-NO! TI PREGO! TI SCONGIURO, NON FARGLI DEL MALE! È TUTTO QUELLO CHE HO! TI PREGO!- appoggiò le mani a terra, inchinandosi a lui, implorando disperato. Le lacrime cadevano sul pavimento, bagnandolo e i singhiozzi si levavano alti nella stanza.
-Fratellone! Fregatene di me! Vattene!-
-STA ZITTO AL!- e i singhiozzi ripresero sempre più forti, senza che Edward riuscisse a fermarli. -NON POSSO VIVERE SENZA DI TE, NON SARò COSì VIGLIACCO DA ABBANDONARTI! Pride … ti prego … farò qualsiasi cosa … ma lascialo- riprese a singhiozzare e sentì una mano fredda come il ghiaccio afferrargli il mento e sollevarlo verso l’alto.
Edward aprì gli occhi, ormai accecati dalle lacrime, l’immagine di Pride gli risultò soltanto una sagoma confusa. La sua voce fu l’unica cosa chiara che percepì.
-quando piangi sei ancora più carino, lo sai?- chiese divertito. Edward non rispose alla provocazione e si morse il labbro con forza, per poi chiudere gli occhi e lasciarsi accarezzare le lacrime che gli scendevano sul viso da quella mano odiata. – ma non c’è bisogno che tu pianga, dopotutto non l’ho ancora ucciso. Non lo ucciderò nemmeno se tu farai ciò che voglio.-sembrava volesse consolarlo, ma questo suo tentativo lo spaventò ulteriormente.
-e cos’è che vuoi?- chiese, prendendo coraggio, ma la sua voce risultò arrochita.
-te l’ho già detto. Lavorerai per me, anzi, per noi.-
-riguardo cosa?-
-FRATELLONE! SMETTILA! NON OBBEDIRGLI, NON FARE NIENTE CHE QUESTI MOSTRI VOGLIONO DA TE PER UNA CAUSA INUTILE!- Edward ignorò completamente il fratello e si concentrò su Pride, che ancora non gli aveva staccato gli occhi di dosso, occhi felini, divertiti per il nuovo gioco che aveva acquistato.
-la pietra filosofale.- sia ad Edward sia ad Alphonse scappò un ansito.
-intendi … che devo … crearla per voi? Ma … pensate che se ne fossi capace, non l’avrei già utilizzata?-
-forse non hai capito. Utilizzerai il metodo del padre, quello che usò un tempo pure lui.- Edward sbiancò più che mai.
-non mi dirai che … - la mente si raggelò, così come il suo corpo. Gibbon, al suo interno rabbrividì.
-già, diventerai il nostro piccolo boia e assassino. Ucciderai per noi, quando lo vogliamo noi e come vogliamo noi. È chiaro il concetto?-
-ma io … non voglio … -tentò di dire, ma quella frase gli sembrò imbarazzante, poichè sembrava quella di un bambino che non vuole mettere a posto la propria camera in disordine.
-FRATELLONE, SE PARAGONI LA MIA VITA CON QUELLI DI ALTRI INNOCENTI, GIURO CHE APPENA AVRò DI NUOVO UN CORPO DI FERRO TI PRENDERò A CALCI PER IL RESTO DELLA TUA VITA!-
Pride in quel momento si stancò di Al, perciò lo rinchiuse nuovamente dentro quella scatoletta nera e si rivoltò a fissare il giovane alchimista ancora incredulo e spaventato sul pavimento.
“Edward, cosa facciamo?”
“pensi che lo sappia, Gibbon? Non voglio perdere la mia famiglia, ma non voglio neppure uccidere.”

-so cosa ti sta passando per la testa, ma ora ascoltami attentamente.- disse Pride, avvicinandosi di nuovo. –se tu non ci aiuterai, non solo moriranno i tuoi amichetti e la tua famiglia, ma sappi che non ci metteremo molto a fare una strage di tutta Central City e periferia. Se tu ci darai una mano, salverai delle vite che per noi sono inutili. Se non ci aiuterai, moriranno non solo le persone che abbiamo in mente, ma anche persone che non avremmo mai usato per i nostri scopi. Ti è chiaro il concetto?-
-mi stai dicendo che ucciderete molte persone in qualsiasi caso … ma se partecipo con voi ne moriranno di meno? Che bella prospettiva, tu sì che sai come rilassare e convincere qualcuno.- disse Edward con un po’ di sarcasmo, ma ugualmente spaventato. per un attimo si era immaginato al posto di Central City un'intera landa desolata, dove non c'era vegetazione o anima viva, ma soltanto deserto e resti carbonizzati dell'antica città che un tempo era stata uno splendore. Rabbrividì non poco a quel pensiero orrendo, mentre tanti visi di bambine, donne, uomini ed anziani che spesso incontrava per caso lungo una strada ... si potessero spegnere in un soffio di fiamme e morte.
-allora? Qual è la risposta?- seguì un lungo silenzio, in cui Edward e Gibbon rifletterono all’unisono nella loro mente, sulla probabilità meno gravosa per persone innocenti. Edward strinse i pugni e si morse con più forza il labbro. Sia dalla mano sana, che dalla bocca, uscì del sangue e dagli occhi uscirono l’ultimo paio di lacrime. Se le asciugò con una manica, per poi alzarsi da terra e guardare Pride negli occhi, con decisone.
-accetto.- Pride sorrise.

RISPOSTE RECENSIONI XD

Sloth: scusa O_O ok...tenterò di non fare più capitoli inutili....aiuto...qui ci rimetto le penne O_O mi hai fatto paura. beh dai, un po' di jogging poteva far bene a Gibbon, no?^^''' cmq non ho fatto comparire la piattola O_O contenta? *la sma si va a rifugiare nella landa più desolata del Quebec.
Kgm92:scusa ^_^''' volevo creare un po' di suspance XDXD evidentemente ci sono riuscita O_O anche troppo ^^'''' ehehehehe. cmq qua si è capito il piano di Pride, spero ti sia piaciuto^_^
Chibismo: ehehehehe! piaciuto questo cappy? XDXD lo sto maltrattando per bene, vero? ^_^ anche se non è ancora finita...bwahahahahaha! (risata maligna) sono contenta che ti sia piaciuto anche l'altro XDXD thanks^_^

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Capitolo 58
*** Lavoro ***


Roy Mustang arrivò in ufficio, tardi come al solito. Aveva passato una piacevole serata con Lucy, chissà come se l’era cavata Gibbon, non l’aveva più ricercato e al pub erano spariti sia la ragazza che lui. Evidentemente il Primo Alchimista non era tanto arrugginito dal tempo, poi col suo aspetto misterioso, ma allo stesso tempo dolce, avrebbe fatto cadere ai suoi piedi una qualsiasi donna.
Si aspettò di ritrovarsi addosso un Edward incazzato nero che lo afferrava e lo prendeva a pugni, gridando frasi senza senso e altre del tipo “POTREI CONSIDERARLA VIOLENZA SU MINORE!!!” o altre cavolate simili. Già gli faceva male la testa al solo pensiero, ma quando aprì la porta incontrò soltanto Riza, che aveva una pila di fogli in mano da firmare.
-buongiorno Colonnello.-
-buongiorno, Tenente. Ha qualche messaggio per me?- chiese, guardandosi attorno nella stanza, aspettandosi di vedere Edward spuntare all’improvviso per riempirlo di botte e d'insulti, ma non fu così.
-no, nessuno, signore.- questo un po’ lo stupì. Che Gibbon avesse fatto fare le ore piccole all’alchimista? Non poté non pensare “povero ragazzo”, ma lo trovò ugualmente divertente.
Riza lo lasciò nella stanza con le pratiche da firmare, ma non lo fece subito, poiché trovava troppo divertente l’idea del fagiolino che si trovava in una situazione del genere senza potersi opporre. Il suo ritardo era ugualmente strano: persino quando passava le ore in bianco era puntuale sul lavoro, anche se così, molto spesso si addormentava sulla sua scrivania, così che Mustang era costretto a prenderlo in braccio e adagiarlo sul divano. In quei momenti provava un po’ di tenerezza verso quel ragazzo così adulto nello spirito, ma racchiuso in un corpo da sedicenne.
Non l’aveva mai visto divertirsi come un ragazzo della sua età, certo al Quartier Generale c’erano varie feste, si prendeva sempre l’occasione, ma poi lui non aveva divertimenti esterni al lavoro. Si faceva sempre in quattro per tutto. Forse era meglio telefonare alla ragazza per chiedergli se stava bene, ma questo lo avrebbe fatto più tardi.
Iniziò a firmare le pratiche, attendendo il suo arrivo, ma non arrivò. Quando ormai era quasi l’ora di pranzo, si decise ad alzare la cornetta e a chiamarlo, dopotutto era un suo superiore e non era stato in alcun modo avvertito della sua mancanza sul lavoro.
Prese il numero di casa della ragazza da Lucy, anche perché non aveva altri modi per farlo.
-pronto?- chiese una voce femminile e la riconobbe per la ragazza con cui era uscito.
-salve, sono il colonnello Mustang.-
-oh, salve colonnello! Come sta sua madre?-chiese preoccupata la ragazza.
-mia … madre?- chiese esterrefatto. Cosa c’entrava sua madre? –credo bene, perché?-
-Edward era così preoccupato per lei e per vostra madre che è corso via nel bel mezzo della notte, ha un amico davvero caro, sa? Quindi non è stato niente di grave, meno male- disse sollevata, con una risata. Mustang non ci stava capendo più niente. Gibbon se ne era andato via di corsa da lei per andare da lui? Ma che stava dicendo quella ragazza?
Rimase in silenzio per qualche secondo. C’era un pezzo che mancava nel puzzle, che collegava il tutto, ma dov’era?
-come lo ha saputo Edward?-
-non si ricorda? Si sente bene colonnello? L’ha chiamato ieri sera a casa mia!- ma se non aveva nemmeno il suo numero ieri sera! L'aveva preso in quel momento! Neanche se fosse stato ubriaco e avesse voluto chiamarla, avrebbe potuto, l’aveva conosciuta solo quella sera!
-ah, davvero? Ehm … oh, ma che sciocco! Ma sì! È che sono ancora un po’ scombussolato, sa?- inventò sul momento, capendo che c’era qualcosa che non andava. Forse si stava preoccupando troppo e Edward aveva trovato la scusa migliore per svignarsela, ma allora perché non era al lavoro? Ino ogni caso era meglio non dare preoccupazioni ad una normale civile.–mi perdoni, è che volevo sapere se era andato tutto bene con il mio sottoposto.-
-oh, perfettamente. È un grande gentiluomo ed è molto affascinante e dolce. Gli dica che lo saluto.-
-ovviamente, gli porgerò i suoi saluti, ora però devo lasciarla, arrivederci.- chiuse la cornetta e rimase perplesso sulla propria scrivania.
Si alzò e uscì dall’ufficio e quasi si scontrò con Havoc.
-oh, salve colonnello.-
-salve, Havoc. Hai visto Edward?-
-ah, Acciaio? Mmmh…- ci pensò su qualche istante. –devo ammettere che è da ieri pomeriggio che non lo vedo.-
-non era nel suo ufficio?-
-no, stranamente oggi non si è presentato. Non ha neppure avvertito.- Mustang iniziò ad impallidire a quelle parole. Che era successo? Perché se ne era andato con una bugia e poi era sparito dalla circolazione? Dov’era?! Appena l’avrebbe trovato gliene avrebbe dette quattro, questo era ovvio! Rientrò in ufficio e riafferrò di nuovo il telefono.
-che succede, Colonnello?- chiese Havoc, avvicinandosi incuriosito. Mustang era così arrabbiato che non insistette e stette in attesa, ascoltando chi stesse chiamando.
-pronto, sono il colonnello Mustang. Sono un superiore di Edward Elric. Volevo sapere se è nel suo alloggio ... come? Non è rientrato? …. Né è assolutamente certa? … può controllare per favore? Grazie mille.- stette ancora qualche minuto in attesa, in cui il colonnello tamburellò con le dita sulla scrivania, agitato. –oh, grazie mille. Fa lo stesso. No, no, è tutto a posto, solo che volevo contattarlo. Sarà andato da qualche parte. Arrivederci.- appena chiuse la cornetta si precipitò fuori dall’ufficio.
-colonnello!- esclamò Havoc, correndogli dietro. –che sta accadendo?-
-non lo so, Havoc! Ma dammi una mano a cercarlo!- aveva un brutto presentimento, qualcosa si stava muovendo nel suo stomaco, mandandoglielo in subbuglio, aveva paura che gli fosse accaduto qualcosa. –prendi la macchina e vallo a cercare nei luoghi dove va di solito, io cercherò in tutto il Quartier Generale!-
-perfetto, colonnello. Vuole che chiami qualcun altro?-
-no, deve rimanere fra noi, Havoc. Non chiamare nessuno.- e detto questo si divisero nell’ingresso, Mustang proseguì per il piano terra e Havoc si diresse verso la macchina, pronto per setacciare tutta Central City.
Il primo posto in cui cercò Mustang fu la biblioteca, ma Edward non era rimasto lì a studiare. Provò a chiamarlo a casa Rockbell, ma non rispose nessuno, probabilmente erano usciti. Saltando il pranzo cercò tutto il giorno quel piccoletto, andando nei giardini, in tutti i piani della residenza. Dopo di che prese la propria macchina e andò a cercare anche lui per Central City, ma fino a sera non lo trovò, così da accrescere il suo nervosismo.
Al ritorno al Quartier Generale trovò Havoc nel parcheggio, intento a fumare una sigaretta. Dalle cicche che trovò sul pavimento, Mustang capì che o era nervoso o era da tanto che stava aspettando.
-trovato niente?- chiese il colonnello, Havoc scosse la testa, abbattuto.
-che sta accadendo, colonnello? Dov’è Edward?-
-se lo sapessi non sarei qui, Havoc. Ho paura che gli sia successo qualcosa.-
-ha provato a casa sua?-
-certo, ma non ha mai risposto nessuno per tutte le volte che ho chiamato.-
-riprovi.-lo incoraggiò con un largo sorriso.
-ho già provato dieci minuti fa. -questo lo fece sorridere di meno, persino il suo ottimismo sembrò scendere di diversi livelli.
-cosa pensa che gli sia accaduto?-
-non ne ho idea e questo mi spaventa. Vedremo se domani avremo sue notizie, intanto va pure a casa, Havoc. Scusa se ti ho fatto perdere tempo.-
-per cercare un amico, questo e altro, colonnello.- disse, prima di salire in macchina e regalandogli un sorriso di speranza. –il piccoletto se la cava sempre e sa badare a se stesso.-
-non ne sono sicuro.- disse abbattuto, abbassando la testa. Salutò il sottotenente ed entrò in macchina, pronto per tornare a casa. Provò altre volte a chiamare a casa Rockbell, ma ogni volta trovava la segreteria telefonica della famiglia.

Edward andava avanti ed indietro per la stanza che gli avevano donato. Quando l’avevano portato alla sede degli Homunculus, per un attimo aveva creduto che lo avrebbero rinchiuso nella cella in cui era stato Gibbon, ma per sua fortuna Envy e Pride furono più clementi e gli diedero una stanza con le finestre sbarrate, ma piuttosto pulita e spaziosa.
Dopo averlo rinchiuso a chiave lì dentro, non si erano più fatti vivi per tutto il giorno e ormai il suo stomaco richiedeva del cibo. Si stupì di aver fame, aveva visto il fratello ridotto ad un piccolo pezzo di latta eppure il suo stomaco aveva ancora la forza di mangiare.
Era ormai sera, Alphonse era stato portato via e ancora non sapeva nulla delle sorti di Winry e zia Pinako. Cosa ancora più snervante, Gibbon non parlava.
“Gibbon … ci sei?”
“sì.”
Disse, ma sembrava che la sua voce si fosse spente e fosse diventata triste.
“perché non parli?”
“non trovo nulla di intelligente da dire … siamo in una situazione veramente pessima, lo sai?”
“sì, lo so”
“come la mettiamo, Ed! dovremo uccidere! Dovremo sporcarci le mani di sangue di molti innocenti! So che non riesci ad accettarlo!”
“cosa avremmo dovuto fare, allora?! Avrebbero ucciso il doppio o peggio il quadruplo delle persone che dobbiamo uccidere! Non volevo questo rimorso nella coscienza!”
“lo avrai comunque e sarà ancora più doloroso: loro ti avrebbero ucciso, non avresti più avuto la possibilità di aver rimorsi …”
“forse ci piace il dolore”
“non credo. Sono arrivato alla tua stessa conclusione, Ed. Abbiamo le mani legate. Non possiamo fare niente e so che questo può farti arrabbiare.”
“no … non è rabbia … Gibbon … ho paura.”
Si accucciò sul proprio letto, nascondendo il volto fra le braccia e per poco le lacrime scesero dai suoi occhi “tu non immagini quanto.”
“oh, lo so Ed. Io sono in te, riesco a sentire tutto. Ma sappi che lo stai facendo a fin di bene e poi ci sono accanto a te, porteremmo entrambi lo stesso fardello.”
“fin di bene? Come può esserci del bene nell’uccidere delle persone?! Dimmelo!”
“ascolta Ed. l’unica cosa che adesso ci può salvare è quel maledetto colonnello! Lui si insospettirà della nostra mancanza dal lavoro, ci cercherà. Sa chi abbiamo alle costole e credo che non sia tanto stupido da non pensare al peggio.”
“ma nemmeno lui può fermarci, Gibbon! Come possiamo fare, me lo dici? Anche se Mustang provasse a fermarci, non potremmo mai farlo o gli Homunculus uccideranno tutta Central City! Non abbiamo speranze!”
“Edward, troveremo il modo per uscirne, anche con l’aiuto del colonnello se necessario. Per ora, dobbiamo solo reggerci l’uno con l’altro, in modo che non vada a finire che uno di noi ci perda la testa. Dobbiamo restarci il più vicino che possiamo, è l’unica soluzione per ora. Appena ci verrà in mente qualcosa, cercheremo di attuarlo, ma adesso siamo nelle mani di mio fratello.”
Edward si strinse di più nelle spalle e pregò un dio in cui non credeva, una qualsiasi divinità che potesse ascoltarlo, che ponesse fine a tutto quello, che li aiutasse nell’evitare di dar dolore ad altre persone, che tutto si sarebbe risolto per il meglio, senza la pietra.
Ma mentre pensava a quelle cose, qualcuno mise una chiave nella serratura della porta, pronto ad aprirla. Edward scattò sul letto come una molla, guardando atterrito quella porta. Pride entrò all’interno della stanza.
-abbiamo del lavoro per te, Edward. Seguimi.- stringendo i denti più che poteva, Edward chinò la testa e scese dal letto, come un cane obbediente.
-arrivo.-

RISPOSTE RECENSIONI

FightClub : sono contenta che ti sia piaciuta la mia ff ^^ grazie per avermi dato qll’informazione, adesso ci starò più attenta^^ sono contenta anche che ti piaccia come sto iniziando a scrivere ^^ mi fa molto piacere, sai? Spero di non fare altri errori su sintomi e ferite varie o_o
Sloth: scusa, non ci sono stati dei colpi di scena U_U ma ci saranno nel prossimo ^^ spero O_o devo ancora inventarlo … cmq sono felice che l’altro ti sia piaciuto^^ non mi hai ricattato, perciò direi che è un buon segno O_o adesso, però…dato che non c’erano colpi di scena….so che mi ucciderai T__T addio mondo
Chibismo: sono veramente contenta che ti piaccia qst storia, sai? XD qst capitolo era un po’ piatto, ma ci devono essere anche questi, no? U_U purtroppo *la sma si deprime* cmq sono contenta che la mia mente sadica ti piaccia su Al e Ed ehehehe!
Saku_Chan: beh, poverino. Cosa avresti fatto al suo posto? ^^’ adesso si vedrà cosa combinerà Ed^_^ ehehehe me taaaanto sadicaaaa bwahahahah!!!
Mew Nina : tranquilla, bella XD appena avrai tempo di leggerla, aspetterò con ansia la tua recensione XD fai buone vacanze e divertiti^^
Kgm92: tranquilla^_^ qst è periodo di vacanza, è normale U_U non mi offendo mica ^^ basta che continui a piacerti la storia e sono contenta XDXD eheheeh! Adesso si vedrà cosa farà Edwardino…bwahahahahah!!!!

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Capitolo 59
*** Esitazione ***


Uscirono dalla sua stanza, attorno a loro non c’era niente se non bui corridoi. Ricordava esattamente la prima volta che era stato lì e bisognava dire che non era cambiato assolutamente niente, era sempre tutto molto spoglio e freddo.
Pride camminava davanti ad Edward con tranquillità e naturalezza, come chi sa di aver la situazione sotto controllo e che niente può interrompere il suo gioco, persino un nemico alle spalle.
La sua schiena in bella vista, del tutto scoperta, fece crescere in Edward il desiderio di trasmutare il proprio auto-mail e piantarglielo nel centro, infilandolo come uno spiedino. Aveva il desiderio di vederlo morto, col sangue che usciva dal suo corpo e che pian piano faceva sparire in una nuvola di fumo ogni sua traccia, macchiando i propri vestiti di quel liquido peccaminoso e velenoso.
Aveva fatto del male a suo fratello e chissà cosa aveva fatto a Winry e alla zia … non lo voleva più vedere camminare nel mondo dei vivi! Tutti questi desideri furono respinti in un angolo della sua anima, ricordandosi che lo stavano ricattando, anche se la sua rabbia a questo pensiero cresceva.
Dopo molte scale e corridoi spogli e tenebrosi, arrivarono all’ingresso del castello e uscirono dal grande portone d’ingresso che già aveva superato qualche ora prima al suo arrivo. Davanti al portone li stava aspettando Envy, che sembrava piuttosto desideroso di iniziare. Sopra al solito abito portava un lungo mantello chiaro munito di cappuccio che già una volta in passato gli aveva visto indossare.
-finalmente! Non arrivavate più!- esclamò, con un’espressione imbronciata, finché incontrò gli occhi di Edward: - Ehilà, Ed!- lo salutò allegramente, come un vecchio amico d’infanzia. Sembrava anche lui sicuro del piano attuato da Pride e lo divertiva ancora di più il fatto che Edward non si potesse opporre. Edward arretrò di un passo a quel saluto, guardandolo con odio. –è inutile che fai quella faccia.- lo criticò, con una voce infantile. -Dovremo lavorare assieme per un bel po’, cerca di essere solidale anche tu! Non credere che anche per me sia facile passare dall’odio all’alleanza così rapidamente.- con la risata che seguì, fu chiaro come l’acqua che era falsa, che l’odio e la rabbia ancora scorrevano nelle sue vene come veleno nei confronti del giovane alchimista.
-io non mi sono alleato con voi. Mi state semplicemente ricattando.- ribatté Edward, freddamente.
-questo è vero, ma credi che sarà più piacevole se tieni quel broncio? Su con la vita. Non le conosci neppure queste persone.- disse facendo spallucce, guardando su un foglio di carta, molto simile ad una fotografia. A quelle parole il cuore di Edward mancò di qualche battito, ricordando il motivo per cui si trovavano lì.
Cominciò a sentirsi male, il suo stomaco sembrava agitarsi sempre di più, causandogli un po’ di nausea. Come facevano ad essere così impassibili alla morte delle persone? Sapeva che non erano umani, ma dovevano pur avere un po’ di ribrezzo … eppure Envy sembrava soltanto felice per quel lavoretto, al contrario di Pride che ne sembrava scocciato.
Envy iniziò a sventolare la fotografia sul suo viso, mentre rivelava delle informazioni che aveva raccolto:
–sono degli abitanti di Sud City, il padre è un alchimista errante, ma piuttosto forte. Sembra che sia un alchimista che riesca ad usare molto bene l’elemento dell’acqua. Non ha accettato di essere un alchimista di stato perché odia l’esercito, però continua a fare delle ricerche in proprio abbastanza interessanti.-
-che cos’ha che ci interessa?- chiese Pride, avvicinandosi a Envy e strappandogli rapidamente la foto di mano. –a me sembra un semplicissimo essere umano.-
-già, ma sembra anche che nelle sue vene ci sia più alchimia di quanto sembri. Non serve del tutto al nostro piano, ma per ora non dobbiamo ucciderlo. Dobbiamo uccidere invece la sua famiglia, purché non vada in giro a lamentarsi della scomparsa di un suo membro. Non vi pare?- Pride annuì, un po’ svogliato.
-che noia però … è un compito troppo semplice. Guarda anche tu. - disse a Edward lanciandogli la fotografia. Edward per poco la fece cadere per terra, poiché non era riuscita a prenderla al primo tentativo, ma poi riuscì ad afferrarla prima che toccasse il terreno.
La guardò. Si sentì mancare. Rimase a guardare quella fotografia senza dire una parola, mentre fissava i volti di chi avrebbe finito di vivere la propria vita per causa sua. Erano volti felici, che sorridevano all’obiettivo in una semplice fotografia di famiglia, pur non sapendo che non avrebbero mai più avuto l’occasione di sorridere in quel modo. La cosa che più lo spaventava era che avrebbe dovuto uccidere una donna e … due bambini.
-a quanto risale questa foto?- chiese con un filo di voce, guardando i due bambini sorridere, talmente piccoli che probabilmente gli arrivavano poco sopra al ginocchio.
-due mesi fa, perché? C’è qualche problema?- chiese Pride, un po’ svogliato, mentre indossava anche lui un mantello che Envy gli stava porgendo, stavolta di colore scuro.
-ma … ci sono dei bambini … di neanche sei anni. –
-senti, gli ordini sono questi. Non farla tanto lunga!- sbottò Pride, che a quel commento sembrava essersi particolarmente irritato. –hai deciso di lavorare per noi, vedi di farlo senza fare tante storie, altrimenti giuro che ammazzo tuo fratello!- sbottò, con rabbia, guardando Edward con odio.
Edward arretrò, mentre le mani cominciarono a tremargli. Non ce la faceva, non ce l’avrebbe fatta! Non voleva uccidere dei bambini, che avevano una lunga vita davanti a loro! Perché stava andando tutto così?! Immaginava di dover uccidere gente adulta … e invece il suo lavoro era uccidere i famigliari e le persone vicine a chi serviva loro.
–ah! Quasi dimenticavo! Con l’alchimia riesci a cambiarti il colore dei capelli?-
-sì. Perché?-
-sei troppo evidente con quei capelli dorati. Vedi di farli sparire, altrimenti te li taglio a zero. E poi indossa questi.- disse, prendendo dei vestiti lasciati a terra e lanciandoli verso Edward. I vestiti caddero nuovamente nel terreno, alzando un po’ di polvere. Edward li fissò per qualche istante, sapendo che quelli erano i suoi vestiti da assassino. Ne aveva paura, sapeva che quando li avrebbe indossati, avrebbe confermato la sua carica di boia.
Con l’aiuto del Primo Alchimista decise di ritornare al suo aspetto iniziale quando si era unito con lui. Entro pochissimi istanti, in cui provò un leggero dolore al petto, i suoi capelli si scurirono, fino a diventare neri e i suoi occhi diventarono verde smeraldo, con la pupilla a fessura. Gli occhi a serpente.
Si asciugò il sudore dalla fronte, poiché era un procedimento che lo stancava parecchio. Successivamente fece per raccogliere i capelli in una coda alta.
-lasciali sciolti. Ti coprono di più il viso. – ordinò Pride. Edward si accorse solo in quel momento che lo stava fissando con una particolare curiosità. Si tolse la giacca nera che indossava al di sopra della canottiera, così da riuscire a muoversi con più libertà.
Raccolse i vestiti da terra e iniziò ad indossare un lungo mantello con le maniche nero, con dei ganci d’argento che si attillava sul busto per poi allargarsi verso i piedi. Vide che per terra aveva lasciato degli occhiali da sole.
-devo mettere anche questi?- chiese, raccogliendo gli occhiali, anche perché i suoi occhi avevano cambiato colore, non aveva senso nasconderli.
-sì, non voglio che riconoscano i tuoi occhi a serpente, tutto qui. Sono quasi più evidenti di quelli dorati che avevi! Con degli occhiali sarai meno riconoscibile. Bene, adesso andiamo.- disse, avvicinandosi nuovamente ad Edward, mentre questi indossava gli occhiali scuri. Non vedeva un accidenti! Quel luogo era già scuro di per sé, sembrava che il sole non volesse colpire quel luogo, così che con degli occhiali di quel genere vedeva tutto più scuro.
Ecco … aveva condannato la sua vita da boia. Ormai era pronto per servirli fino a che non avrebbe trovato una scappatoia.
Vide la figura di Pride accucciarsi davanti a lui, dandogli la schiena.
-Sali. -
-perché?!- chiese allarmato. Non voleva alcun contatto con loro, specialmente fisico. Il solo pensare di dover salire sulla sua schiena lo agitava particolarmente.
-così facciamo prima e torniamo a casa il più rapidamente possibile. Avanti!- ordinò a voce ferma, così che Edward fu costretto a cingere il suo collo con le braccia e rannicchiare le gambe lungo i suoi fianchi. Le mani di Pride lo presero da sotto le gambe e così lo issò sopra la propria schiena, alzandosi. –bene e ora … partiamo.-
Iniziò a correre. Non si ricordava che Pride riuscisse a correre in quel modo, anche quando aveva impossessato il suo corpo. il vento scorreva sul suo viso talmente forte che non riusciva a tenere gli occhi aperti e la sua pelle gli sembrava essere lacerata. Si aggrappò maggiormente al suo collo e nascose il volto sulla sua schiena, mentre tremava dal freddo e lo stomaco tentava di rigettare l’unico pasto che aveva fatto la sera prima.
Quella corsa gli sembrò durare un’eternità e il suo stomaco non faceva altro che implorargli pietà! Adesso capiva cosa aveva provato Mustang sulla sua schiena, se gli fosse ricapitato di correre in quel modo (cosa che non voleva più fare) doveva ricordarsi di cosa poteva provare il “passeggero”.
-non puoi andare più lento?!- urlò a Pride, per farsi sentire, ma non ricevette risposta o perché lo ignorò o perché non lo sentì affatto. Era più per la prima opzione, ma chissà. Edward sentiva le proprie mani essere tagliate da lame invisibili e il freddo che provava in tutto il corpo gli faceva battere i denti e tremare come una foglia, anche se non poteva staccare le mani per scaldarsi. Sicuramente avrebbero dovuto scongelarlo per permettergli di scendere.
Dopo una buona ora Pride si fermò di botto e lo stomaco dell’alchimista parve partire qualche chilometro più avanti, mentre la nausea ormai prese il sopravvento. Si staccai da Pride prima che potesse fermarlo, si stupì di riuscire ancora a muovere le braccia dopo tutto quel freddo, ma riuscì a scostarsi da lui, cadendo a terra col sedere. Non badò a cosa c’era attorno a loro, ma si gettò dietro al primo albero che trovò e fece per vomitare. Non uscì praticamente nulla, anche perché ormai aveva digerito la cena della sera prima, ma la sensazione di vomito era veramente alta, così che Edward sputò soltanto della saliva.
-tutto bene?- gli chiese Pride, avvicinandosi di qualche passo, mentre il giovane si allontanava strisciante verso un altro albero per appoggiare la schiena e respirare profondamente per riprendersi.
-non … ngh … farlo mai più … -
-che cosa?- chiese ingenuamente, senza capire il senso delle sue parole.
-purtroppo non sono come voi Homunculus, quindi se ti sposti in quel modo a quella velocità, mi viene da vomitare! Potrei non essere così fortunato da avere lo stomaco vuoto la prossima volta! –Edward respirò a fondo ad occhi chiusi. L’altra cosa più incredibile era che non aveva perso gli occhiali, ce li aveva ancora sul naso. La prossima volta li avrebbe messi in tasca o rischiava di perderli, poi chi lo sentiva Pride?!
-oh, l’avevo scordato.- disse Pride e per la prima volta gli parve sincero. –ce la fai ad alzarti con quelle gambe tremanti?- chiese, guardandogli le ginocchia tremare come foglie.
-non lo so, spero di sì. – l’alchimista si aiutò col tronco e solo allora si accorsi che si trovavano in un piccolo bosco, ai pressi di un piccolo paese fatto di case in mattone dipinte di vari colori. Erano al sud. Se lo era immaginato un posto molto più caldo ad essere sincero, ma probabilmente non tutti i luoghi di quella zona erano afosi come si diceva. Si trovavano in collina, vicino alla montagna e si poteva vedere un fiume che scendeva dal monte e attraversava la città.
Senza dirsi una parola, il gruppo si avviò verso quelle case, mentre Envy continuamente si guardava attorno, cercando qualcosa.
Passarono fra le persone completamente inosservati, come se non esistessero, anche se davano parecchio nell’occhio con Edward e Pride vestiti completamente di nero. Eppure tutti facevano le proprie cose, chi vendeva i propri oggetti artigianali, chi il cibo, chi puliva la propria locanda, tutto sembrava nella sua normalità.
-ah, è di qua!- disse Envy ad un certo punto. Ci era già stato in quel luogo quindi? Come conosceva così bene le vie? Girarono a sinistra, in una via laterale della strada principale e percorremmo buona parte della città, fino ad uscirne, andando quasi dall’altra parte da dove eravamo arrivati.
-ma dove stiamo andando?- chiese Ed, ma nessuno dei due gli rispose perché finalmente scorsero una casa un po’ più distaccata dalle altre di parecchi metri.
Era una casa di medie dimensioni, costruita in legno e dipinta abilmente di un leggero giallo chiaro. Aveva un largo giardino delimitato da un recinto sempre in legno. Su un lato della casa c’era una botola che portava nella taverna. Quando Edward vide due piccoli bambini giocare con la madre, li riconobbe all’istante: erano le persone della foto. Avevano trovato la casa dell’alchimista.
Lo stomaco sembrò voler rigettare di nuovo da quanto gli fece male, ma soffocò i gemiti e proseguì, mentre un grosso peso sulla coscienza iniziava a calare sull’anima.
“G-Gibbon … non … non me la sento!” Edward tremò visibilmente e fu quasi tentato di fermarsi di botto, per poi scappare il più lontano possibile da quella casa.
“nemmeno io, Edward! Ma ti sono vicino, te lo giuro!” Pride sembrò capire il loro stato d’animo e si voltò verso Edward di scatto, come se quelle frasi le avessero dette a voce alta.
-guai a te se ti ritiri. È un modo anche per confermare il nostro patto, altrimenti ti ammazzo all’istante, dopo di che toccherà a tuo fratello e tutti gli altri!- fremetti e le lacrime cominciarono a salirmi agli occhi. –Envy, fai andare lui!- a quell’ordine lo stomaco di Ed sembrò aggrovigliarsi su se stesso, dandogli diverse fitte abbastanza dolorose da farlo gemere.
-ma perché? Io volevo divertirmi un po’! non lo facciamo così spesso!- disse in tono lamentoso.
-senti, avremo altre occasioni. Lui potrebbe anche non uccidere mai! Voglio che stavolta lo faccia lui. Noi penseremo all’alchimista.-
-ma … adesso?- chiese titubante, guardando con paura quei piccoli bambini che ridevano felici per il loro ultimo giorno.
-adesso.- disse deciso Pride, con una nota di stizza. Vieni Envy!- ed entrambi sparirono. Edward si avvicinò alla casa di soppiatto, guardando i bambini giocare con la madre sull’altalena nel giardino.
Le lacrime iniziarono a scendere sul viso di Edward quando entrò nel loro campo visivo e si fece avanti, preparando la lama d’acciaio sotto il mantello.
-buongiorno!- disse allegramente la donna, avvicinandosi ad Ed con noncuranza e calore. –posso aiutarla?- Edward si avvicinò di più, mentre le lacrime scendevano frequenti sul suo volto. –sta bene?- chiese allarmata la donna, notando quelle lacrime salate che stavano precedendo il secondo peccato più grande che avesse mai compiuto.
-mi dispiace.- fu tutto quello che riuscì a dirle prima di scattare in avanti e infilzarla da parte a parte prima che potesse dire qualcosa. La donna spalancò gli occhi e non le fu dato nemmeno il tempo di gridare o di aggrapparsi al braccio del suo aggressore, perché cadde a terra, in un lago di sangue. Quel liquido macchiò i vestiti del boia e il prato verde all’inglese ben curato. Il suo volto pallido e i suoi occhi vuoti, spalancati dalla sorpresa gli fecero nuovamente venire la nausea e le lacrime scendevano sempre di più.
I bambini si spaventarono, iniziando a piangere. Il corpo dell’alchimista fu bloccato dalle loro lacrime e grida: non riusciva ad ucciderli.
-cosa hai fatto alla nostra mamma?!- gridarono, allontanandosi dal gioco e da lui, impauriti come non mai. Non ce la feci ad avvicinarsi. Quei bambini, anche se molto diversi, mi ricordavano terribilmente me e Alphonse.
Cosa sarebbe capitato se avessero ucciso sua madre e poi loro due? Perché stava sopprimendo due vite innocenti che non avevano alcun peccato se non il solo fatto di esistere e di essere i figli di quell’alchimista?
Il mondo cominciò a girare mentre l’odore del sangue gli riempiva le narici e le urla dei bambini si facevano più alte. Prima che i due riuscissero a scappare una lama tagliò la testa ad entrambi. Un’enorme falce nera.
Si voltò di scatto e vide Pride che lo sovrastava e lo guardava fra il disgusto e la rabbia.
-ti avevo detto di ucciderli subito o sbaglio? Le loro grida mi infastidiscono! Odio i bambini che piangono!- Edward non riuscì a dire una parola che Pride gli diede uno schiaffo talmente forte da farlo cadere a terra e intontirlo per bene.
-eri ad un terzo del lavoro! Non possiamo andare avanti con te che ti lasci impietosire da dei piccoli insulsi esseri immondi!- da terra com’ero, appena si voltò verso di lui, un calcio gli colpì la guancia di lato, tramortendolo a terra, mentre gli occhiali cadevano rotti sul prato. –non sono un tipo paziente, Edward! Se tu e quel mostro di mio fratello non lavorate bene come dico io, giuro che la prossima volta non ti darò una seconda possibilità! Il nostro lavoro deve essere rapido e veloce!- si inchinò e lo afferrò per il mantello, avvicinandolo al proprio volto. –sono stato chiaro?- chiese con freddezza. Solo in quel momento Ed notò quanto gli occhi di Pride potessero far paura. Erano infuriati e parecchio anche, sembravano essere in grado di fare una carneficina da un momento all’altro.
Annuì senza riuscire a parlare, mentre un grosso vuoto cominciava a formarsi nella sua testa. Non ebbe la forza di guardare verso il corpo della donna che aveva appena ucciso e Pride lo notò all’istante. Lo prese per i capelli e lo costrinse a voltare lo sguardo da quella parte, strappandogli un gemito.
-guardala!-ordinò con ferocia, così che il tono della sua voce sembrò tranciare in due il cuore dell'alchimista.
-no!- gemette, con gli occhi chiusi e le lacrime che ancora scendevano sul viso. Cercò di liberarsi dalla sua presa, ma quello che ottenne fu che gliela strattonò, facendogli più male.
-HO DETTO DI GUARDARLA, è UN ORDINE! ALTRIMENTI TI CAVO GLI OCCHI COSì CHE TI RICORDI IN QUESTO MODO LA LEZIONE!- Aprì gli occhi, mentre i singhiozzi iniziavano ad uscire dalla sua bocca, vide il corpo immobile e il volto pallido della donna. Il sangue usciva ancora dal suo petto e dalla bocca, caldo, che odorava di ferro. Si ricordò di sua madre e quel trauma che da tempo non lo assaliva si fece più forte, iniziò a piangere sempre di più, tentando di non gridare, mentre il primo e il secondo peccato si sovrapponevano, quasi identici. Le ombre stavano per assalirlo, sapeva che la sua mente non riusciva a mantenersi lucida ancora a lungo. –guardala! Allora, ascoltami bene! Questa sarà la fine di almeno un quadruplo delle persone che dovrai uccidere se non fai quello che ti dico! Compresa quell’insulsa ragazzina da cui vivi, tuo fratello e quel maledetto colonnello che ho incontrato! Ricorda bene quest’immagine, Edward! Deve rimanere nel tuo cervello mentre uccidi, così che ricorderai cosa potrebbe capitare ad uno dei tuoi cari. Se tu la prossima volta non farai come dico, inizierò da tuo fratello, dalla ragazza, dalla racchia e dal colonnello, davanti ai tuoi occhi! Per poi ucciderti e fare la stessa cosa con tutta Central City. SONO STATO CHIARO?!-
-s … sì … - sussurrò l’alchimista, socchiudendo gli occhi, ormai accecati dalle lacrime.
-non ho sentito!- esclamò a voce alta, mentre Envy li raggiungeva, un po' preoccupato per quelle urla. Edward lo intravvide con il corpo privo di coscienza di un uomo sulle spalle.
-Sì, ho capito!- quasi gridò. Pride lo lasciò andare con una spinta verso il terreno. Appena la testa sbatté sulla terra, l’oscurità lo avvolse nuovamente e cadde nel sonno più profondo.

RISPOSTE RECENSIONI
Sloth: scusa O____O Va bene, cercherò di farli più lunghi. *la sma si nasconde per bene da Sloth* ogni tanto deve esserci qlks di intermezzo...cmq va bene O__O''' li farò più lunghi se necessario! O_O''' cmq...non uccidermi, daaai! T___T
Fight Club: eh beh, non posso certo lasciargli tregua XD altrimenti diventerebbe lunga la cosa ^^''' spero ti sia piaciuto qst cap^^

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Capitolo 60
*** Verso Resembool ***


mi scuso per il ritardo T_T *La sma prende uno scudo e inizia a schivare e a difendersi da delle armi da taglio lanciate...fra cui un'ascia dritta alla sua testa che ci conficca nella parete dietro di lei.* O_O''' va bene...allora....poi volevo anche scusarmi se spesso passo dalla terza alla prima persona. purtroppo, andando avanti a scrivere per conto mio, mi sono abituata a scrivere in prima persona^^'' ormai sono abituata in questo modo, perciò spesso mi rendo conto di aver scritto una frase in prima persona invece che terza e devo correggerla subito^^''' e ogni tanto dimentico qualcosa per distrazione^^''' questa fanfiction l'avevo iniziata in terza persona, perciò vedrò di essere costante ^^''' anche se spesso sbaglio T_T mi scuso T_T cercherò di stare più attenta T_T

Edward riprese coscienza e aprì di scatto gli occhi. Era su un materasso, in una stanza buia … la stessa in cui era stato portato dagli Homunculus. Ricordava perfettamente cosa fosse successo e l’orrore lo travolse.
Si guardò le mani, tremanti, ancora sporche di sangue. Sapevano di ferro e avevano macchiato le lenzuola bianche.
Il volto della donna che aveva ucciso gli ritornò vivo e le lacrime cominciarono a scendere silenziose, mentre la sua mente veniva svuotata del tutto se non da quell’immagine pietosa.
Si alzò dal letto, non del tutto in forze a causa della botta alla testa che aveva avuto a causa di Pride.
Per non vedere e sentire quello schifoso liquido ormai incrostato fra le proprie dita, andò in un piccolo lavello che era posto in un angolo e cominciò a sciacquarsi le mani con foga, mentre i singhiozzi si levavano alti nella stanza, interrompendo il silenzio.
-vattene via … -gemette, mentre tentava di togliere il sangue incastrato fra le unghie. Per sbaglio si tagliò persino con l'automai, ma non ci diede peso al proprio sangue, lo fece soltanto agitare di più.
“Edward.” Lo chiamò Gibbon.
-sta zitto!- esclamò a voce alta. Le gambe non gli resistettero e cadde a terra, colpendo la schiena contro il muro e scivolando pian piano verso il terreno. Si portò il volto fra le mani tremanti, ancora bagnate e che ancora odoravano di sangue. I singhiozzi divennero grida.
Si rannicchiò completamente a riccio, in quel piccolo angolo della stanza, vicino al lavello che ancora continuava a far scorrere l’acqua. –stai … zitto … -diceva fra le lacrime a Gibbon, senza neanche sforzarsi di pensarlo soltanto, sperava che dicendolo a voce alta si sarebbe sentito meglio, ma parve essere l’esatto opposto.
“Ed. stai calmo.” -come faccio a calmarmi? Come puoi dirmi di stare calmo … HO UCCISO UNA PERSONA, MALEDIZIONE!- gridò con tutte le sue forze, mentre le poche energie che rafforzavano il suo animo sembravano perdersi, facendo crollare quel muro di sicurezza. –l’ho uccisa … con queste … con queste mani!- diede un pugno a terra con la mano sana e si fece pure male. La mano sana gli prudeva come non mai, come se volesse ancora colpire qualcosa di duro o almeno colpire il volto di qualcuno, ma non aveva la forza di colpire qualunque cosa.
Si portò le mani sul volto, fra i capelli per poi stringerli con forza, facendosi quasi male. quel dolore fisico che provava, facendosi del male da solo, gli sembrava non soltanto un modo per sfogarsi contro se stesso, ma anche per punirsi.
“Ed.” lo chiamò di nuovo il Primo Alchimista e Edward sentì qualcosa di caldo partirci dal centro del petto per poi spargersi lungo il corpo. Non aveva mai provato una sensazione così piacevole, così che lo spaventò.
-che … fai?- chiese fra i singhiozzi.
“se non posso abbracciarti perché non ho un corpo materiale, tanto vale darti la stessa sensazione di un caldo abbraccio, no?”
-non ho bisogno … di abbracci … Gibbon!- disse con tono velenoso, ma sapeva che non poteva liberarsi da quel calore tanto facilmente.
“e invece tu non immagini quanto. Sei la persona che ha più bisogno della vicinanza di qualcun altro nel raggio di chilometri. Edward, non è stata colpa tua.”
-certo che è stata colpa mia!- esclamò con rabbia. –chi l’ha uccisa?! CHI L’HA UCCISA SE NON IO!- la sensazione di caldo s’intensificò all’interno del suo corpo e questo, stranamente, lo fece calmare un poco.
“è vero, con le nostre mani abbiamo ucciso una donna, questo lo riconosco. Ma non è stata una tua scelta. Fra le nostre mani ci sono vite di migliaia di persone oltre a quelle a noi care. Non possiamo sbagliare, tu non avevi la possibilità di scegliere, Ed! Ti stanno manovrando, tu sei il loro burattino … ed entrambi non possiamo fare niente per evitarlo. Essendo un burattino, tu non hai la capacità di pensare, è il tuo burattinaio che pensa e ti usa. Vorrei che quel dannato colonnello fosse qui.” l’ultima frase la borbottò, ma il ricordo di Mustang fece rincuorare Ed, vedendo il lui un briciolo di speranza.
-cosa pensi potrà fare lui?-
“non lo so, di sicuro qualcosa di focoso e sconvolgente.” Disse con un po’ d’ironia e Edward si sentì un po’ meglio. Le lacrime avevano terminato di scendere incessantemente, così che Ed si asciugò gli occhi con una manica dell’abito nero che stava ancora indossando. “sento che stai meglio.” notò Gibbon con una risata, rincuorato anche lui. “Non del tutto, però”
“beh, il fatto che tu riesca ad usare la testa e non la bocca a parlarmi è già qualcosa, sai?”
“però … non riesco ancora a togliermi dalla testa l’azione che ho fatto. Ho compiuto un omicidio, Gibbon! È una cosa molto grave! Non solo secondo la legge, ma lo sento come un grosso danno alla mia moralità.”
“ti capisco, Edward. Ma l’unica cosa che possiamo fare è aspettare. Non ti garantisco che ci verranno a prendere presto, non garantisco che non uccideremo altre persone e non ti garantisco neanche che farai sonni tranquilli dopo questa esperienza. Ma di una cosa sono certo: quel colonnello, sotto sotto, è in gamba. Capirà cosa sta succedendo.”
“sempre che non sia fortemente ottuso, la maggior parte delle volte lo è“
“fidiamoci … ci sarà una doccia da qualche parte? Scusa, ma … persino io sento che puzzi!”
“oh, grazie!”
ribatté sarcastico.
“ammettilo! Puzzi da far schifo!” Edward si guardò attorno nella stanza, cercando una qualsiasi cosa che potesse assomigliare ad una doccia. Per la prima volta da quando era arrivato, scorse una piccola porta nell’angolo opposto del lavello. Provò ad alzarsi, ma quello che ottenne fu che le gambe gli cedettero e barcollò pericolosamente.Si risedette per riprendere fiato.
“forse se mangi qualcosa è meglio.”
“ma non mi hanno portato da mangiare e la porta è chiusa a chiave.”
“già. Beh, intanto pensiamo all’igiene. Appena Pride o Envy entreranno, gli diremo che abbiamo fame.”
Edward gemette all’idea che il proprio orgoglio doveva andare in fumo per quella richiesta, gli sembrava chiedere pietà. Ma la fame veniva prima dell’orgoglio. In realtà non aveva voglia di mangiare, l’omicidio che aveva compiuto gli aveva fatto passare l’appetito, ma il suo corpo lo richiedeva più della mente, così che decise che doveva accontentarlo se non voleva stramazzare al suolo al prossimo passo.
Arrivò alla porta appoggiandosi alle mura e barcollando di tanto in tanto. Quando l’aprì trovò un bagno. C’erano una doccia e un water abbastanza malridotti, ma almeno erano qualcosa. Poco distante dalla doccia trovò del sapone … stranamente non era tanto vecchio come il resto, forse gli Homunculus avevano pensato che non volevano un compagno che puzzasse … meglio così.
Si svestì con mola fatica, anche perché ogni piccolo sforzo gliene sembrava uno enorme. Quando aprì l’acqua scoprì che era soltanto fredda e si allontanò di un poco, girando la maniglia dall’altra parte. Quello che ottenne fu dell’acqua ghiacciata. Rimise la maniglia alla posizione di prima e aspettò qualche minuto, nella speranza che diventasse calda … speranza vana. C’era soltanto l’acqua fredda …
Si mise sotto l’acqua e il suo corpo fu attraversato dai brividi, mentre si lavava il sangue ancora rimasto nell’auto-mail e sul braccio sano. Si lavò per bene, ma la sensazione di sporco sembrava non volergli abbandonare il corpo. Si sentiva infangato dall’interno, era un tipo di sporco che non sarebbe riuscito a pulire nemmeno con il miglior sapone del mondo. Il fatto di aver ucciso qualcuno, ancora gli pesava enormemente.
Si trattenne dal piangere di nuovo, anche perché ormai gli occhi bruciavano, come avvolti dalle fiamme.
Finì di lavarsi e prese un telo che trovò lì vicino, non molto pulito, ma non si lamentò. Si asciugò in fretta e si vestì altrettanto rapidamente, anche perché non solo aveva fatto la doccia fredda, ma anche perché nella stanza c’era veramente freddo.
Quando si vestì si sentì un po’ meglio e si accasciò nuovamente sul letto, con la testa rivolta verso l’alto, ad occhi chiusi. Si lasciò cullare un po’ dalla stanchezza, tanto per non pensare a niente, ma ogni volta che sembrava addormentarsi, le immagini di quel giorno si facevano più nitide, come se ce le avesse davanti agli occhi, così che si risvegliava di soprassalto.
Aveva sempre più paura … sempre di più. Dov’era Alphonse? Stava bene? E Winry e la zia? Quanto ancora avrebbe ucciso? Aveva veramente tanta paura.

Roy passò una notte insonne. Molto spesso si alzava di soprassalto per un qualsiasi rumore nella propria casa. Guardava spesso il telefono sul proprio comodino, sperando in una sua chiamata o in una qualsiasi notizia. Aveva quel brutto presentimento che non lo abbandonava, facendogli provare fitte allo stomaco senza tregua.
Quando furono le otto del mattino si alzò di scatto dal letto e prese il proprio cappotto per uscire, scordandosi persino di fare colazione o farsi la barba. Si era sdraiato sul letto vestito la sera prima, non avendo la forza di svestirsi … oppure semplicemente se ne era dimenticato a causa di quel chiodo fisso.
Quando uscì di casa, corse verso la macchina e si diresse ad una velocità allarmante in Centrale. Aveva bisogno di sapere se erano arrivate notizie di Edward e non si sarebbe dato pace finché non l’avrebbe trovato!
Per i corridoi si dimostrò tranquillo, ma si poteva notare il suo passo leggermente accelerato diretto non al proprio ufficio, ma a quello del Maggiore Elric. Molti soldati lo salutarono, altri suoi subordinati furono stupiti di vederlo così presto al lavoro … di solito faceva sempre tardi!
Ed eccolo lì … davanti alla porta del Maggiore Elric, con le mani che sudavano e i brividi che scorrevano sulla schiena. Era davanti alla verità e ne aveva paura. Per tutta la notte era stato sveglio a rigirarsi nel sonno, cercando di pensare dove potesse essere quel piccolo fagiolino combina guai.
Allungò una mano verso la maniglia.
-Mustang?!- esclamò una voce alle sue spalle, facendogli scappare un grido e facendolo voltare verso lo sconosciuto col cuore in gola, con la schiena contro il muro. –ehi … calmati.- disse Hughes, molto stupito e preoccupato dalla sua reazione. Si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla. –stai bene? Sei molto pallido, lo sai?-
-se lo rifai …. Giuro che ti polverizzo! Non farmi venire questi colpi, Maes, ti prego!-ruggì con rabbia.
-Ehi calmati.- rise divertito. -Parlando seriamente, che cos’hai?- chiese, seriamente preoccupato. Gli mise una mano sulla fronte, trattenendola per qualche istante.
-non sono malato. Ho solo dormito poco.- ansimò, portandosi una mano al cuore che ancora non aveva smesso di battere forte. E con un tuffo al cuore notò che anche a causa di quel trambusto … dall’ufficio di Edward non c’era stato alcun rumore.
Allontanò Hughes quasi spingendolo e aprì la porta senza bussare, precipitandosi all’interno.
Si bloccò sull’ingresso, guardando quell’unica poltrona della stanza che si trovava di fronte alla scrivania di legno lucida usata per troppo poco tempo.
-come mai lo cerchi con così impeto?- chiese Hughes, entrando anche lui nella stanza e guardandosi attorno. –sembra che non ci sia.- la verità lo colpì come uno schiaffo. L’aveva capito da quando era entrato che l’ufficio era … vuoto … ma detto da qualcun altro gli sembrava una conferma alle sue paure. Cercò di tornare indietro, ma i suoi piedi non si mossero. Era successo qualcosa! Ne era certo! Stavolta ne era sicuro!
Il mondo cominciò a girare vertiginosamente. A causa della cena e della colazione saltata, aggiunta alla notte insonne e alla sua paura e preoccupazione, stava per perdere i sensi.
-Maes … aiutami … Maes!- lo chiamò più volte, pur non sentendo la sua risposta. La nausea si stava facendo più intensa, quasi da fargli credere di vomitare da un momento all’altro, pur non avendo mangiato. Il corpo si faceva pesante, la testa vuota.
Qualcuno lo afferrò immediatamente e lo adagiò a terra, chiamando il suo nome ripetutamente da lontano.
- Roy! Roy! Che ti prende?! Roy! Roy, cerca di calmarti! Che cos’hai?! ROY! AIUTO! QUALCUNO CHIAMI AIUTO! IL COLONNELLO SI è SENTITO MALE!....MI SENTITE??...maledizione, non c’è nessuno!...- Sentì la voce di Hughes farsi sempre più forte, probabilmente era stato un leggero mancamento e si stava riprendendo. Si sentii sdraiare a terra e gli vennero alzate le gambe, in modo che il sangue fluisse fino al cervello.
-sto bene, Maes, calmati.- cercò di dire, ma era ancora intontito. Si mise il dorso della mano sulla fronte, per sentire una sensazione di freschezza, ma non riuscii ad aprire gli occhi, aveva paura di vomitare o di vedere il mondo girare come se fosse in giostra.
-no, tu non stai bene! Stavi per svenire, Mustang!- finalmente riuscì a distinguere il suo volto e sentire la sua voce distintamente. Vedeva il suo volto molto pallido, preoccupato, quasi quanto per la sua bambina quando aveva un leggero colpo di tosse che per lui poteva significare la catastrofe. –stai qui senza muoverti che chiamo qualcuno!-
-no! Fermo! Sto bene, sul serio. È stato solo un mancamento. Sono solo un po’ stanco.-
-tu hai mangiato qualcosa?-
- l’ultimo pasto è di ieri a pranzo se proprio lo vuoi sapere.-
-ma sei un cretino!- esclamò, sempre più preoccupato. –come mai?!-
-perché sono preoccupato. Non trovo più Edward, Maes. È sparito nel nulla!-
-è mancato due giorni, non credo ci sia niente … -
-no Maes!- cercò di dirgli, riprendendo pian piano lucidità. –ero con lui una sera, siamo usciti assieme con due ragazze e dopo quella sera è sparito nel nulla! Ha ricevuto una mia telefonata su mia madre che non ho mai … - spalancò gli occhi. Gli si era accesa una lampadina … c’era un’idea nella sua mente. Un’idea che però era più spaventosa di quel che potesse immaginarsi. Edward sparito, casa Rockbell che non rispondeva, Edward che non dava sue notizie in alcun modo, la telefonata a Ed da parte sua che non c’era mai stata. Tutto combaciava, maledizione!
-Maes … devo andare a Resembool!-
-come?-
-è successo qualcosa laggiù! So dov’è Edward! Devo andare a Resembool!- tentò di alzarsi nuovamente e di liberarsi le gambe, ma Hughes lo fermò con una stretta ferrea alle gambe, in modo che non riuscisse ad alzarsi.
-stai fermo lì! Finché non mangi qualcosa, tu non ti muovi!-
- Edward è in pericolo!-
-quel piccoletto è sempre in pericolo!- disse con uno sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Sicuramente non stava prendendo sul serio quanto stava dicendo Mustang. –e ogni volta se la cava sempre.-
-no! Stavolta è diverso! È qualcosa di più grosso, Maes! Devo assolutamente andare, ti supplico!-
-e come pensi di andarci conciato così? Strisciando? Ottima idea! Molto furba! No, caro mio! Prima ti riprendi e prima parti!- Hughes si voltò di scatto verso la porta. –ehi! C’è qualcuno?- chiese a gran voce. –ho bisogno di aiuto!-
Arrivarono dei passi affrettati alla porta e Falman comparve sulla scena. Rimase un po’ allibito quando vide Mustang sdraiato a terra con Hughes che gli sollevava le gambe.
-che è successo?-
-piccolo mancamento. Puoi andare a prendere in cucina qualcosa con dello zucchero? Qualcosa di sostanzioso: non ha mangiato da ieri a pranzo e non ha dormito.-
-subito!- esclamò e corse via senza svolgere il saluto militare.
-Maes … riesci a passarmi il telefono?-
-se non ti alzi, sì!- lo minacciò, ben sapendo che era capace di alzarsi subito e andarsene … per poi svenire di nuovo.
-sto fermo, lo giuro.-
-bene.- Hughes si alzò e andò verso il telefono dell’ufficio di Edward e fece allungare il filo dalla presa, in modo che lo raggiungesse. Ci arrivò a pelo, il filo era molto teso, quasi si staccava dalla spina.
Mustang lo ringraziò e alzò la cornetta. Chiamò casa Rockbell, ma come tutto il giorno precedente, sembrava essere vuota. Riprovò negli alloggi militari in cui di solito si fermava Edward, ma anche stavolta dissero che non era tornato a dormire. Provò a telefonare alla biblioteca, ma non l’avevano visto entrare e non era a nessun tavolo. Provò persino a casa propria, ma non essendoci nessuno, nessuno rispose.
I suoi dubbi si stavano infittendo e la sua convinzione era sempre più forte. A casa Rockbell era accaduto qualcosa ed era quasi sicuro su chi potessero essere i responsabili! Soltanto loro potevano far sparire Edward a quel modo, senza che lasciasse alcuna traccia. Aveva soltanto il timore di arrivare in quella casa e trovarvi un lago di sangue.
Quando Falman tornò con pane e cioccolata, Roy la mangiò in silenzio, anche se aveva lo stomaco chiuso.
-deve riguardarsi, colonnello. Se non bada alla sua salute, non riuscirà ad arrivare a domani.- lo prese in giro il sottotenente. –sta meglio?- chiese e Mustang si limitò ad annuire, con lentezza. –eppure è molto pallido.-
-penso ci sia un’altra ragione a tutto questo, non è il mancamento. Per quello sto bene, sono solo preoccupato per una cosa. -
-che cosa?- chise Falman curioso.
-non posso rivelarla.-
Non doveva dirlo a molte persone, gli unici ad esserne a conoscenza erano Havoc e Maes. Non poteva avvertire altri, perché nel peggiore dei casi, ci sarebbero state molte vittime e questo non lo voleva affatto. Già aver coinvolto Hughes e Havoc, lo faceva sentire tremendamente in colpa, ma doveva assolutamente avere degli alleati!Non poteva andarci da solo, altrimenti nessuno avrebbe scoperto cos’era accaduto! Se lo riteneva necessario, avrebbe mandato uno dei due ad avvertire altri rinforzi, ma se ci andava da solo era soltanto da sciocchi, esattamente com’era stato quell’insulso e stupido nanerottolo! Riza non l’avrebbe chiamata per nulla al mondo! Sapeva che era in gamba e come cecchino era la migliore sul campo, ma contro esseri non umani, non voleva metterla in pericolo.
La cosa che ancora non capiva era il motivo per cui non aveva avvertito almeno lui della sua partenza. Perché se ne era andato senza dire una parola, anzi, dicendo una menzogna? Lo avevano spaventato e aveva perso la capacità di ragionare? Lo avevano minacciato? Ricattato? La terza forse era la più probabile.
Quando Falman se ne andò, Mustang fu in grado di alzarsi, anche se si sentiva ancora un po’ intontito.
- Hughes, chiama Havoc, digli di preparare la macchina e vieni con noi. Io avvertirò i superiori della nostra mancanza sul lavoro. Andiamo a Resembool!- Hughes corse a cercare Havoc, pur non capendo cosa stesse accadendo. Mustang, invece si diresse dal suo superiore, nella speranza che gli desse dei giorni liberi per una questione importante. Arrivato dalla porta del proprio superiore, bussò.
-avanti.- permise.
-buonasera, signore!- disse, svolgendo il saluto militare.
-ah, colonnello. A cosa devo la sua visita?- chiese, continuando a firmare alcuni documenti.
-dovrei richiederle un permesso da parte mia, del tenente colonnelo Hughes e il sottotenente Havoc per qualche giorno di assenza dal Quartier Generale.-
-purtroppo non posso darti il permesso.- disse con uno sbuffo, abbastanza annoiato e scocciato.
-posso saperne il motivo, signore?-
-a parte il fatto che lei ha già avuto delle precedenti mancanze dal lavoro, è accaduta una disgrazia in un paesino del nord, dove c'era un bravo alchimista che stavamo tenendo d'occhio.-
-sarebbe?- chiese incuriosito, mentre malediceva questo inconveniente, che lo allontanava dal rintracciamento di Edward.
-la sua famiglia è stata uccisa e lui è scomparso.- Mustang ebbe un tuffo al cuore. Quella rivelazione lo fece star male, poichè pensò immediatamente ad Edward. E se era accaduta la stessa cosa? Si sentì male.
-ecco ... signore ... penso ... ci sia un caso adiacente a questo.- disse con fatica, poichè aveva intenzione di giocare tutte le sue carte, pur di andare a Resembool immediatamente.
-sarebbe?-
-ecco ... il Maggiore Edward Elric è ... momentaneamente scomparso e la sua famiglia non risponde al telefono, anche se tengono una officina per auto-mail che non ha tregua.-
-davvero?- chiese incuriosito e dubbioso, anche lui capendo che se il tutot era vero, poteva esserci un collegamento.
-ecco, io, il sottotenente e il tenente colonnello ... volevamo appunto andarcene ad accertare.-
-capisco ... beh, se si tratta di lavoro e ci può aiutare in questo caso, andate pure. Avete bisogno di rinforzi?-
-se ne avremo bisogno, la chiameremo all'istante, per ora bastiamo noi. è probabile che non sia niente di grave e non vogliamo disturbare il lavoro di altri per una sciocchezza.-
-perfetto. Ma state attenti ... è un pazzo omicida chi ha svolto questi delitti ... ha ucciso due bambini troncando loro la testa e infilzando con una grossa lama lo stomaco di una donna. fate molta attenzione e non fate azioni affrettate.-
-d'accordo signore!- disse, pur avendo una sensazione di nausea a quella descrizione del delitto.
-potete andare.-
Mustang lasciò l'ufficio col saluto militare, ma poi l'ansia lo travolse come un pugno allo stomaco. E se la famiglia Rockbell era tutta deceduta e Edward era sparito? no ... no ... no, non ci voleva pensare! Sapeva che dietro al tutto c'erano le stesse persone. Sempre che si potessero definire tali ...
Raggiunse di corsa Havoc e Hughes in parcheggio, col cuore che batteva all'impazzata e la mente sconvolta.
-VAI! PARTI SUBITO! VAI!- ordinò ad Havoc, così che lui premette l'acceleratore e partì come un razzo verso la stazione.
"Ti prego Edward ... fa che stiate tutti bene!"

RISPOSTE RECENSIONI
Sloth oddea O____O'''' stai bene???? mi hai...mi hai appena detto....oddio...mi hai detto che ti è piaciuto....o mamma....che emozione *_* mi sento soddisfatta, sai???? *O* cmq tranquilla per gli omicidi...ce ne saranno altri T_T
Fight Club: volevo fare Pride molto cattivo in quella parte^^ e direi di esserci riuscita XDXD ehehehe^^ sono contenta che ti sia piaciuta XD
Saku_chan: riguardo la questione di prima e terza persona mi sono spiegata in alto^^'' così lo spiegavo a tutti i lettori che l'hanno notato ^^'' chiedo ancora scusa U_U sono contenta che i cap ti siano piaciuti^^ scusa per il ritardo *la sma si va a nascondere nella landa desolata del Quebec, per nascondersi dalla furia*

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Capitolo 61
*** Preghiera ***


Era in un luogo buio, freddo, non vedeva niente, nemmeno il proprio naso. Stava camminando a zonzo, chiamando aiuto, ma nessuno gli rispondeva. Chiamava Mustang, Alphonse, Winry, Pinako … ma nemmeno Gibbon gli rispondeva. Aveva paura, talmente tanta che il suo corpo tremava come una foglia e sentiva che stava per piangere.
All’improvviso vide una luce in fondo a tutto quel nero. Iniziò a correre, felice di vedere una piccola speranza, anche se non sapeva nemmeno sopra cosa stesse correndo, aveva paura di abbassare lo sguardo e scoprire che stava camminando nel vuoto. Con questa consapevolezza aveva paura che sarebbe caduto.
Due mani lo artigliarono e lo ricacciarono indietro, prendendolo per la gola. Iniziò a soffocare, non riusciva più a respirare.
-devi uccidere, Edward!- urlò quella voce, così che la paura lo prevalse. Iniziò a tremare, piangere dalla paura, sapendo che dietro di sé c’era Pride. –ora che non c’è più il Primo Alchimista, che senso ha continuare a fare lo spaccone disubbidendomi?!-
-lui c’è ancora!! Che stai dicendo?-anche se all'improvviso si accorse di provare nuovamente una sensazione di vuoto dentro di sè, come se non ci fosse un'altra anima calda dentro il proprio corpo.
-ma come? Non ti ricordi più? Lo hai ucciso proprio tu. Guarda.- le mani lo costrinsero a guardare accanto a sé, senza mollare la presa dal suo collo e vide il corpo senza vita di Gibbon, gli occhi vuoti, il sangue che colava dal suo corpo sul pavimento, esattamente sopra quello di Winry, Al, Pinako, Mustang, Havoc, Hughes e vicino a loro c’era anche la famiglia che aveva ucciso.
Edward si ritrovò a gridare dalla paura. No, non era vero … non era vero!
-NON è VERO! NO! NO! NON è VEROOOOOOOOOOOOO!-
“Edward!!!! Calmati!! È solo un sogno!”
-NO! NO! NO! È UNA MENZOGNA, NON è VERO! NOOO!-
“EDWARD!” il suo corpo venne attraversato da una piccola scarica che gli fece aprire di scatto gli occhi, dai quali stavano scendendo delle calde e amare lacrime. Il corpo tremava come una foglia ed era interamente coperto di sudore freddo. Vide il soffitto poco illuminato di una stanza priva di decorazione, che riconobbe come la sua "cella". Era stato tutto un sogno ... eppure ... lo terrorizzava. “Edward … calmati … è tutto finito. Era solo un brutto sogno.”
-li vedo ovunque, Gibbon!- singhiozzò, portandosi le braccia incrociate sopra gli occhi, creando di nuovo oscurità. Appena l'oscurità lo avvolse, le immagini dei suoi cari morti in una massa di cadaveri comparvero davanti ai suoi occhi più vive che mai.
“che cosa?”
-i vostri cadaveri. Li vedo … ovunque … - e prese a singhiozzare più forte.
“calmati … Edward, stai calmo. Io non posso morire a meno che non sei tu stesso a morire. Pensa razionalmente! Se gli Homunculus uccidono le persone a te care, non avranno nessun movente per ricattarti! Non saresti più nelle loro mani. Perciò calmati!”
“Gibbon … ho … paura … non voglio uccidere mai più … vedo … vedo ancora quella famiglia … basta … basta …”
“Shhh….calamati. fai un bel respiro profondo”
gli suggerì e quella sensazione di caldo che già la sera prima aveva sentito, lo avvolse nuovamente, tranquillizzandolo. Iniziò a respirare profondamente, tentando di riprendersi, ma non poteva nascondere che pensava ancora a quel sogno. “svegliami in modo più carino la prossima volta. Non è mica bello essere svegliato dalle urla!” lo criticò Gibbon, tentando di tirarlo su di morale, così che gli strappò un leggero sorriso.
In quello stesso istante bussarono alla porta e senza aspettare risposta, qualcuno girò una chiave nella toppa. Fece capolino la testa di Envy, piuttosto incuriosita, mentre fissava Edward sembrava che avesse appena visto un marziano.
-pensavo ti stessero sgozzando.- disse … quasi un po’ deluso. –si sono sentite delle urla da brivido.-criticò, come se lo avesse fatto apposta.
-che vuoi, Envy?- si asciugò gli occhi senza che l’Homunculus potesse vederlo piangere e si alzò a sedere sul letto.
-ti ho portato qualcosa da mangiare. Immagino tu ne abbia bisogno.- entrò totalmente nella stanza, chiudendo di nuovo la porta a chiave dietro di sé. Su un piatto c’era un pezzo di carne con pane e acqua. La stanza venne pervasa da un profumo ottimo di bistecca, così che lo stomaco di Edward brontolò minacciosamente, facendolo arrossire. –sì, ne hai bisogno.- disse con una mezza risata, porgendo ad Edward il piatto. L’alchimista guardò il piatto un po’ dubbioso. –non è avvelenato se te lo stai chiedendo. È un piatto pulito. Anche perché dopo questa abbuffata dovrai lavorare di nuovo.-
-di nuovo?!- esclamò, terrorizzato, quasi gli andò via la fame. Sapeva che si sarebbe ulteriormente sporcato le mani di altre vittime.
-già. Pride si è arrabbiato parecchio l’ultima volta.-
-me ne sono accorto.- rabbrividì, ripensando di nuovo alle parole che gli aveva gridato dietro Pride quando non era stato capace di uccidere due bambini.
-stavolta non vuole errori.-
-lo so. -
-ti senti pronto?-
-sinceramente no. Non mi piace, questo lo sai. -
-e perché?- chiese Envy curioso, mentre gli porgeva coltello e forchetta dal nulla e lo invitava ad incominciare. Stranamente si sedette a gambe incrociate sul letto e sembrava molto incuriosito dall’argomento.
-in che senso “perché”?-
-perché trovi così ripugnante uccidere degli esseri inutili, che sanno soltanto provare odio, creare guerre, uccidersi fra di loro e commettere peccati gravi? Io non capisco. –Era la prima volta che Envy mi rivolgeva una "normale" domanda che richiedeva una risposta sincera, senza ironia o malizia, come una semplice discussione fra conoscenti. Decisi, quindi, di rispondergli seriamente e non con odio:
-per me la vita è un dono importante, che non andrebbe sprecato, figurarsi soppresso. So che prima o poi la gente muore, ma non mi va di ucciderle prima del tempo, specialmente se sono innocenti e non hanno nessuna colpa.-
-mah…io continuo a non capirti.- sbuffò, incrociando le mani dietro la testa e sdraiandosi sul letto comodamente, perfettamente a proprio agio.
-come io non capisco te. – gli feci notare. era veramente buffo ritrovarsi a conversare pacificamente col proprio peggior nemico.
-capiamo entrambi di non capirci.- disse con un sorriso ironico, quasi ridendo in silenzio. Edward mangiò in silenzio il proprio pasto. Non era affatto male! Pensava che gli avrebbero dato del pane secco e della carne marcia … invece aveva tutto un ottimo sapore. Il sapore poteva anche essere modificato dalla fame, ma non aveva mai mangiato niente di così buono, faceva venire l’acquolina in bocca ad ogni boccone.
-bene! Adesso si lavora!- disse allegro Envy, balzando in piedi come una molla e saltellando verso l’uscita. Si vedeva che era veramente felice di poter andare ad uccidere di nuovo. A quelle parole lo stomaco di Edward era sparito e il cuore aveva cominciato a battere sul pomo d'Adamo con forza. –vestiti, sbrigati!- lo intimò, sull’uscio, prima di aprire con le chiavi la porta.
Edward guardò i propri vestiti da boia che erano stati gettati con disgusto in un angolo, ancora sporchi di sangue. Rabbrividì e per un attimo rimase seduto sul letto, senza avere la forza di alzarsi.
Gibbon gli diede una leggera spintarella alle braccia e alle gambe, facendolo alzare dal letto, incoraggiandolo.
“sono con te, ricordalo.” Con un po’ più di coraggio Edward s’avvicinò alla mantella nera e la indossò, coprendosi il capo col cappuccio. -se farai il bravo stasera ti porto una sorpresa, ok? Un piccolo regalo personale.- non c’era malizia in quella frase, sembrava invece sincero. Forse stava iniziando a prenderlo come un compagno, chissà. Sta di fatto che era diventato stranamente tranquillo in sua compagnia, senza assumere uno sguardo carico d’odio.
-che sorpresa?- chiese Edward incuriosito.-
-non sarebbe una sorpresa, no? tranquillo, sarà una sorpresa piacevole per te, non preoccuparti.- disse con una risata, per poi aprire la porta e uscire dalla stanza. Edward lo seguì poco dopo, seguendo i suoi passi. Gli guardò la schiena che come al solito gliela mostravano del tutto scoperta, senza riparazioni per un possibile attacco. Aveva sentito che gli Homunculus erano immortali, ma era veramente così? Eppure Pride aveva rischiato di morire! Gli Homunculus avevano un punto debole come qualsiasi creatura vivente e non vivente … era semplicemente introvabile.
In quel momento non aveva affatto voglia di uccidere, anche se si trattava degli Homunculus … non aveva la forza di vedere altro sangue, anche se da lì a qualche ora … avrebbe avuto le mani completamente sporche di quel liquido che ancora macchiava e rendeva maleodoranti le proprie vesti da boia. Doveva ricordarsi di lavarle quella sera al ritorno della missione.
Incontrarono Pride nel corridoio d’ingresso, che li attendeva con impazienza e ancora rabbia. Quando vide Edward, sembrò volerlo uccidere con gli occhi.
-niente errori questa volta.- disse con freddezza, per poi proseguire verso l’uscita. Envy scambiò un’occhiata d’intesa con Edward, del tipo che non doveva preoccuparsi e di fregarsene.
-ah! Quasi dimenticavo!- esclamò Envy, prendendo qualcosa nella tasca del suo abito, sotto il gonnellino, esattamente dove c’erano un paio di braghe corte attillate. –questi sono tuoi. Li ho raccolti da terra e li ho fatti aggiustare … erano rotti.- spiegò, porgendo ad Edward gli occhiali scuri che aveva indossato il giorno prima e che erano stati rotti da Pride.
-ah … grazie.- disse, un po’ incerto ed imbarazzato. Non sapeva che Envy poteva essere gentile quando voleva.
-non l’ho fatto per farti un piacere.- disse altezzoso, seguendo Pride con le mani incrociate dietro la nuca. Edward indossò gli occhiali e li seguì con una corsa, raggiungendoli.
Si spostarono a Sud, Edward dietro le spalle di Envy, poiché Pride era ancora troppo arrabbiato per portarlo in groppa e l’avrebbe fatto cadere di proposito soltanto per fargli ancora male. Anche stavolta dovevano occuparsi di un alchimista errante, questi abitava con una figlia di circa diciotto anni, la madre era morta e la figlia era l’unica cosa che rimaneva a quell’alchimista. Lo stomaco di Edward cominciò a contorcersi al pensiero di rapire un altro alchimista e di uccidere l’unica cosa a lui cara.
-che fine ha fatto l’altro?- chiese ad Envy, urlando per farsi sentire dato che andavano ad una velocità estrema.
-ah, intendi quello di ieri?- urlò di rimando. –lo abbiamo rinchiuso in una cella del palazzo, assieme agli altri.-
-quanti ce ne sono?-
-una ventina, poco più.- rispose Envy vago, come se non gliene importasse granchè del numero, l'importante era divertirsi.
-solo una ventina? Avrei detto di più.- dissi stupito. Con la velocità con cui li rapivano pensava che avessero catturato molti più alchimisti.
-aspettiamo la trentina. Prima non potevamo muoverci liberamente come volevamo, ci sono dei momenti in cui li prendiamo rapidamente, altri in cui aspettiamo circa un mese per calmare le acque in queste scomparse. La maggior parte delle volte, quegli alchimisti vengono dati per morti a causa dei loro esperimenti o altro che riguardi l’alchimia. Non si sono mai insospettiti di noi. Altre volte non si accorgono neanche che sia morto o scomparso un alchimista, se ne accorgono dopo qualche settimana e altre volte ancora pensano ad un killer o un ladro. Ma quest’ultima è molto rara, anche perché siamo piuttosto bravi nel nascondere le prove. Ne avevamo presi una trentina l’ultima volta.-
-e dove sono finiti?-
-tutti morti.- disse con un’alzata di spalle, ma il mio corpo fu attraversato da brividi. –abbiamo provato un esperimento ed è andato male, tutto qui.-
-insomma…usate gli alchimisti come cavie per formare la pietra filosofale?- chiese mentre iniziava a crearsi una sensazione di nausea, un po’ per la corsa veloce (anche se meno lenta di Pride), un po’ per quello che stava sentendo. Non voleva sapere come era stato svolto l’esperimento e che fine brutale o veloce avevano ricevuto quei poveri alchimisti per creare una pietra quasi leggendaria. Anche Edward la desiderava, ma voleva usare un altro metodo, uno che non richiedesse la morte di altre persone.
Arrivati a Sud, andarono in una piccola casa in legno costruita in mezzo ad un bosco, isolata dal mondo. Pride ed Envy avrebbero preso l’alchimista, a me toccava uccidere la ragazza e stavolta non potevo sbagliare. In quel luogo minacciava di piovere, il sole era coperto dalle nuvole grigie, pronte a scaricare una leggera pioggia primaverile.
Si divisero ed Edward vide la ragazza uscire con un cestino in mano dalla casa, probabilmente andava a far la spesa nel paese vicino. Era una bella ragazza, non c’era alcun dubbio: capelli neri, occhi grandi e scuri, lentiggini sul naso leggermente rotondeggiante e un seno piuttosto cresciuto sul petto, dandole delle belle ed invitanti curve femminili. Era veramente una bella ragazza, quasi un donna. Portava una gonnellina scozzese azzurra,bianca e strisce nere, con una maglietta scollata e a maniche corte di un colore blu scuro. Portava un copri spalle a quadratini azzurri e bianchi, che aveva legato sotto il petto con un fiocco elegante.
Uscì dalla casa tranquillamente, allontanandosi a piedi dall’abitazione, canticchiando un dolce motivetto.
Il cuore cominciò nuovamente a battergli forte dalla paura e a fargli male ad ogni battito a causa dei sensi di colpa, ma quando scorse Pride vicino all’abitazione, notò che aveva uno sguardo gelido, infuriato dalla sua esitazione. Non poteva sbagliare di nuovo o ci avrebbe rimesso tutta Central City.
Edward s’incamminò dietro alla ragazza, senza fare alcun rumore, muovendosi tra gli alberi come un’ombra nella notte. La ragazza non lo sentì arrivare, né si insospettì per una possibile presenza alle sue spalle.
Trasformò l’auto-mail con una fastidiosa nausea che sembrava accrescere ad ogni suo passo verso la vittima a cui avrebbe tagliato di netto la sua troppo breve vita. Prima che potesse fare qualsiasi cosa l’alchimista le saltò alle spalle e le tappò la bocca con una mano. Prima che si accorgesse di quanto stava accadendo o potesse tentare di gridare, le passò con uno scatto l’auto-mail sulla gola, tagliandola di netto.
Il sangue schizzò a fiotti sul proprio grazioso abito e ancora una volta sui suoi abiti. Fu una morte veloce, che quasi non se ne accorse. Sapeva che era già morta, ma le diede il colpo di grazia in mezzo al petto, mentre le lacrime tentavano di uscire nuovamente. Sentì nuovamente quella sensazione allo stomaco di una mano che glielo strattonava da una parte e dall’altra, senza lasciarlo in pace, tormentandolo.
Il cuore all’improvviso gli batté ancora più forte, la nausea si accentuò, così che ebbe un conato di vomito. Edward si voltò, lontano dal corpo della ragazza, con una mano sulla bocca e vomitò poco distante. Si era da neanche un’ora riempito lo stomaco e già lo avevo svuotato del tutto.
-basta … basta … - sussurrò, inveendo contro qualcosa di ignoto. Se avesse avuto un dio in cui credere, sicuramente se la sarebbe presa con lui, maledicendolo, chiedendo perché stesse accadendo tutto questo! Perché quel dio era tanto crudele da permettere che accadessero queste oscenità … ma lui … purtroppo … non credeva in un dio. Non poteva prendersela con nessuno se non con se stesso.
La pioggia che batteva sul terreno attutì l’urlo di dolore che gridò, come se ad essere ferito gravemente fosse stato lui … ma si trattava di una ferita differente: il suo cuore si stava lentamente spezzando. Gridò per qualche minuto, sperando che in quel modo riuscisse a calmarsi, a placare il proprio dolore, ma fu un tentativo inutile.
-ce l’hai fatta, vedo. Perchè gridi? Sei un po' fastidioso.- disse una voce poco distante con una leggera risata, camminando sul fango che si era fermato sul terreno e col quale si stava sporcando ulteriormente gli abiti.
-stai … zitto … -ebbe un altro attacco di vomito così che non riuscì nemmeno a guardare in faccia Envy, vomitando ancora per strada.
-uuuh.- disse con tono schifato. –quello era il pasto di poco fa? Se continui di questo passo, morirai di fame. -
-ZITTO!- gridò Ed, mentre le lacrime si mischiavano con la pioggia sul suo volto, creando un contrasto dell’acqua ghiacciata della pioggia e quella calda delle proprie lacrime.
-guarda il lato positivo: Pride non ti ucciderà, non ucciderà i tuoi cari e stasera ti darò quella sorpresa.-
-che razza di lato positivo è? Mi fa solo sentire peggio!- Envy si accucciò, raggiungendo gli occhi di Edward, fissandolo dalla stessa altezza. L’ametista e l’oro si specchiarono l’uno con l’altro, il primo piuttosto freddo con una nota di dispiacere, il secondo corroso dalla disperazione.
-non ce la faccio … non ce la faccio più, Envy.-
-Sai bene che devi farcela. Pride è stato chiaro, mi sembra. Intanto che lo aspettiamo … che ne dici di seppellire il corpo?- chiese senza più guardarlo negli occhi, quasi se ne vergognasse. Sapeva che Envy non era il genere di persona che seppelliva le proprie vittime, forse lo stava facendo per abituarlo pian piano a questa sua nuova vita da boia. Ma forse Ed sperava troppo in una buona volontà dell’Homunculus. –così seppelliamo le prove, no?-
Edward annuì in silenzio, asciugandosi la bocca col dorso della mano e il volto con la manica dell’abito ormai completamente fradicia dalla pioggia. Le gambe erano indolenzite a causa della mia caduta al suolo mentre dava di stomaco lì vicino e anche per colpa dell'acqua che lo stava bagnando fin sotto le ossa.
Fu Envy a prendere il corpo della ragazza e issarselo in spalla, mentre Ed creava una buca con l’alchimia poco distante dalla strada. Seppellirono la ragazza, coprendo la terra alzata con foglie, erba e arbusti, in modo che non si vedesse nulla, in completo silenzio.
Quando finirono il lavoro, Edward lanciò un ultima occhiata alla “tomba” prima di inginocchiarsi davanti ad essa chiudendo gli occhi, chiedendo scusa, di perdonarlo se poteva. Senza più lanciare uno sguardo a quel luogo, tornarono sulla strada, dove Pride teneva legato, imbavagliato e privo di coscienza un uomo sui cinquant’anni con del sangue che scendeva sulla sua testa.
-ha fatto il lavoro?- chiese Pride ad Envy, con freddezza, senza guardare Edward.
-sì, lo ha fatto.- confermò Envy. Sul volto dell’homunculus apparve il primo sorriso compiaciuto della giornata.
-bene.- disse, sparendo di corsa dalla circolazione. Envy prese in groppa Edward, sulla quale il secondo perse i sensi, poiché il suo corpo aveva lasciato di un poco la tensione di cui il suo corpo era rimasto pervaso da quando avevano lasciato il covo, così che, non avendo più energie, si era abbandonato totalmente su quella fredda schiena bagnata.
Prima di svenire o mentre era svenuto, non seppe dire quando, semplicemente gli balzò alla mente un pensiero disperato, quasi una preghiera d'aiuto che sperava di essere sentita anche a chilometri di distanza: “Mustang…dove sei? Perché non sei qui? aiutami … non ne posso più! Non resisterò ancora a lungo … la mia mente non reggerà un’altra volta. Perderò la ragione … sbrigati! Aiutami ... Roy...”

RISPOSTE RECENSIONI XD

FightClub: mi dispiace per il tuo amico T_T poverino... posso capire che è una delle peggiori esperienze. il mio unico senso di colpa è qll di mangiare la cioccolata *ç* sono motlo d'accordo con te, sai? XDXD eheheeh! povero Roy XDXD ciau alla prossima XD
Sloth: oooooooh! sono contenta che questi miei ultimi capitoli ti siano piaciuti *_* mi sento sempre più soddisfatta XDXD per quello che succederà in futuro in qst ff...vedrai....hihihih! desso so che mi ucciderai T_T ho avuto parecchio da fare e non ho mai trovato il tempo O_O'''' *la sma trova un mantello dell'invisibilità e ci si nasconde, scappando via quatta quatta*
Kgm92: tranquilla XDXD mi fa solo piacere che ti piacciano i miei capitoli^^ ehehehe! non preoccuparti se non fai sempre le recensioni U_U ciauuu^^
Saku_chan: povero Roy XDXD ahaha! aveva anche avuto un mancamento ed è riuscito a ragionare ahahaha!!! forse è proprio questa la ragione *_* chissà...dovrebbe svenire più spesso...hihihi! alla prossima XD

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Capitolo 62
*** Scoperte e Sorpresine ***


Roy Mustang non fece altro che guardare fuori dal finestrino con ansia, guardava il paesaggio sfrecciare a grande velocità, eppure gli sembrava di essere immobile, di non essersi mai mosso da Central City: perché ci stava mettendo così tanto?!?!
-Roy … la vuoi piantare? Mi dai ansia!- disse esasperato Maes. Mustang si accorse in un secondo momento di muovere la gamba destra in su e in giù, in piccoli movimenti, ma veloci, sulla punta del piede. Non riusciva a stare fermo, evidentemente. Havoc si era sdraiato sul sedile davanti al loro e dormiva placidamente. Roy ebbe quasi una sensazione di fastidio nel vederli così rilassati. Lui si stava corrodendo l’anima, mentre i volti degli Homunculus e dell’Alchimista di Luce gli balzavano nella testa.
-scusa.- disse semplicemente, un po’ contrariato e accavallò le gambe in modo da riuscire a tenerle ferme.-ma perché ci mette così tanto?!-
-Roy … è passata solo un’ora! Ce ne vogliono almeno quattro! Datti una calmata, dormi se proprio devi, ma calmati! Edward sta bene.- quell’ultima frase non doveva dirla: Roy fu preso dall’angoscia e dalla preoccupazione, sperava con tutto il cuore che fosse come diceva Maes, ma tutto stonava. Edward non si sarebbe mai allontanato da Central City senza avvertire i superiori! Non l’aveva mai fatto in tutti quegli anni di servizio! Aveva sempre lavorato sodo e aveva rispettato le regole generali … pur infrangendone qualche d’una, ma mai aveva fatto qualcosa del genere.
Con gli Homunculus in giro, non si sentiva affatto tranquillo. Se l’avesse trovato a casa, sarebbe stato più sollevato, ma nessuno lo avrebbe salvato da un pestaggio a sangue e una bella bruciacchiata, questo poco ma sicuro, ma lo desiderava ugualmente.
-vado a farmi un giro.- annunciò infine, alzandosi dal proprio sedile mentre Maes annuiva. Mustang percorse tutto il treno senza una meta precisa, senza essere interrotto da nessuno, per poi tornare indietro. Ma la sua ansia non se n’era andata, sembrava che più si avvicinavano a Resembool, più era preoccupato.
Si risedette sul proprio posto, anche Maes si era addormentato con il braccio appoggiato sul manico del sedile e la testa posata sopra la mano. Non si era tolto neppure gli occhiali. Effettivamente al Quartier Generale il lavoro non mancava mai, specialmente per Maes della sezione investigativa. A volte non riusciva neppure a tornare a casa e dormire dalla sua famiglia, era veramente a pezzi. Quelle “gite” fuori dal Quartier Generale erano ben accolte, specialmente se si andava lontano, poteva essere una scusa per recuperare il sonno arretrato.
Pensava tanto ad Edward, ma per un attimo si era scordato che accanto a lui c’erano dei subordinati che avevano bisogno del suo sostegno e del suo aiuto. Come minimo doveva concedergli una bella vacanza a tutti quanti, soltanto per riposarsi un po’. Havoc sicuramente sarebbe andato a donzelle, Maes avrebbe passato più tempo con la famiglia, Riza si sarebbe allenata con la pistola e avrebbe passato il tempo col proprio cane … poteva anche invitarla ad uscire …. Seeee!!! Per poi prendersi una pallottola nel sedere!!! Anche due volte!!!
Gli altri, per la maggior parte, avrebbero dormito e si sarebbero svagati in una qualche spiaggia, in montagna o nelle proprie case.
Mentre pensava con tranquillità a tutte quelle piccolezze, si assopì, con la testa appoggiata al finestrino. Anche lui era veramente stanco. Non aveva dormito molto a causa di quel nanerottolo da strapazzo! Lui finiva nei guai e guardava come doveva rimetterci lui in cambio: rischiare la vita, non dormire, svenire, non mangiare per uno stupido nanerottolo! Nessuno gli avrebbe risparmiato una bella serie di pugni, su questo non c’erano dubbi!
Si sentì scuotere leggermente da qualcuno.
-Ehi! Roy! Roy! Svegliati, pigrone! Siamo arrivati!- Roy aprì gli occhi, giusto in tempo per vedere la stazione di Resembool che si fermava dal suo finestrino. Mise a fuoco le idee e capì che erano arrivati a destinazione. Maes venne svegliato da Havoc, il quale sembrava essersi svegliato prima di tutti … e per fortuna!
Scesero dal treno ed uscirono dalla stazione. La strada per casa Rockbell, Mustang se la ricordava più che bene. L’aveva percorsa varie volte. Pagarono un contadino che passava di lì con un carro, che andava nella stessa direzione, in modo da arrivare il più vicino possibile alla casa con un mezzo di trasporto. Non c’erano macchine da quelle parti, solo carri e trattori per i campi da coltivare. Era una città tranquilla, contadina, distrutta purtroppo in gran parte dalla guerra, ma che aveva ricominciato pian piano a rivivere.
Mustang non ascoltò nulla delle chiacchiere fra Maes e Havoc, riguardante il posto, anche perché non erano mai stati da quelle parti, perciò facevano molte domande al contadino. Il cuore di Mustang stava battendo sempre più forte, man mano che si avvicinavano a destinazione.
-eccoci arrivati.- annunciò infine il contadino, guardando una casa in fondo ad un vialetto di ghiaia. Mustang la guardò con un tuffo al cuore. Casa Rockbell. Sembrava così normale all’apparenza, una casa normale, eppure ne aveva paura, come se ci fosse un mostro assetato di sangue al suo interno che già fiutava un delizioso pranzetto.
Ringraziarono il contadino e proseguirono verso il viale.
-allora è qui dov’è cresciuto il giovane Elric! Mica male come posto. Mi chiedo come abbia fatto a sapere così tante cose di alchimia con l’arretratezza di questo posto. Non ha neppure una biblioteca.-
-ovviamente ha studiato i libri del padre.- rispose Maes. -Anche lui era un alchimista, peccato che si siano perse le sue tracce.-
-chissà che faccia farà Edward quando ci vedrà.-
-sempre che ci sia…- proseguì Mustang tetro. I due lo fissarono con uno sbuffo.
-smettila di essere così pessimista!- gli disse Havoc.
-già! Guarda la casa, è in perfetto stato, non credo che Edward Elric se ne sarebbe stato buono buono in caso di pericolo, immagino che troveremmo della polvere e varie assi spezzate al posto di quella casa.-
-già! Il giovane Elric, sarà piccolo, ma fa un gran baccano.-
-concordo.- e i due risero. Qualcosa però non quadrava, Mustang lo sentiva.
Finchè capì.
Perché Den non abbaiava l’arrivo di tre sconosciuti? Si doveva sentire! Ogni volta che arrivava saltava fuori di casa e cominciava ad abbaiare, era stato allenato così, poi … cominciava a fargli feste … ma era tutto silenzioso. Notò che le finestre erano chiuse, dalla casa proveniva solo silenzio e all’interno sembrava tutto buio … niente si muoveva. Sembrava una casa dell’orrore.
Cominciò a correre verso la casa, seguito a ruota da Maes e Havoc che lo chiamavano e gli intimavano di fermarsi, ma lui corse ancora più forte.
Arrivò alla porta e si fermò, estraendo il propri guanti, indossandoli. Si appoggiò allo stipite della porta e girò la maniglia … trovandola aperta. Maes e Havoc lo raggiunsero, andando al suo fianco. Roy si passò un dito sulle labbra, intimando agli altri due di non fare rumore. Maes estrasse i suoi pugnali, Havoc la pistola.
Roy aprì la porta del tutto, aspettandosi di sentire dei rumori, ma non avvenne niente. Entrò di scatto nell’abitazione con gli altri due e cominciarono a muoversi con calma, assoluto silenzio e attenzione. Tutti gli occhi andavano ovunque, cercando un qualsiasi movimento. Segnò a Havoc e Hughes di andare in stanze differenti del piano terra, Roy andò al piano di sopra, camminando in punta di piedi.
Le scale scricchiolavano leggermente sotto il suo peso, ma niente si mosse. Poteva ringraziare il fatto di non aver trovato macchie di sangue in giro o cadaveri. Tutto sembrava perfetto e fermo.
Arrivò alle stanze superiori, ma ancora il silenzio regnava, l’unico rumore era causato interiormente dal suo cuore che ormai batteva sul suo pomo d’Adamo. Tentava di tenere il proprio respiro il più regolare possibile, in modo da non avvertire il suo avversario del suo arrivo, ma era difficile.
Nella stanza di Ed, la vecchia e di Alphonse, non c’era assolutamente nulla, andò nella stanza della ragazza. Quando entrò non vide nulla di scomposto, se non il letto della ragazza sfatto.
Perché non c’era nessuno? Non era possibile che mancassero TUTTI!
-MUSTANG! VIENI QUI, PRESTO!- gridò Hughes dal piano di sotto. Il cuore di Mustang prese a battere forte, preoccupato per le sorti dei suoi sottoposti. Corse fuori dalla stanza, fino a raggiungere il piano di sotto.
-DOVE SEI?- gridò spaventato, aspettando il momento giusto per dare fuoco coi propri guanti.
-sono qui, in cucina! Sbrigati, devi vedere.- Mustang si tranquillizzò di un poco sentendo che non c’era il pericolo di un nemico, ma non gli piacque affatto la voce agghiacciata di Hughes.
Entrò in cucina, da dove proveniva la voce di Hughes. Nella stanza non c’era niente, c’erano soltanto Maes e Havoc, che erano davanti ad un ripostiglio per le scope, entrambi molto pallidi e gli occhi sbarrati.
-Maes, che cosa c’è?- chiese, un po’ impaurito, avvicinandosi a quel ripostiglio con cautela. Hughes e Havoc si fecero da parte per permettergli di vedere cosa ci fosse all’interno.
All’inizio vide soltanto un mucchio di ferraglia, non gli sembrò tanto strano che in casa Rockbell pullulassero pezzi di metallo. Si avvicinò per bene, volendo capire a che cosa si stessero riferendo quegli sguardi sconvolti. Analizzò per qualche secondo i pezzi d’acciaio e notò che alcune parti le aveva già viste da qualche parte, eppure era un vero disastro in meccanica. Notò un braccio in fondo allo sgabuzzino, tagliato esattamente a metà. Il cuore smise di battere quando capì dove avesse già visto quei pezzi di ferraglia…un tempo tenuti tutti insieme in un corpo.
Cercò agitato un pezzo di quello che doveva sembrare un busto, ma c’era un buco circolare al centro, perfetto, come se si fosse volutamente tagliato qualcosa. Più in là c’erano pezzi di una testa meccanica …
Quello era il corpo di Alphonse.
-Al … phon … se?- chiese senza fiato, in un sussurro.
-che cosa sta accadendo, Roy? Che significa?- chiese agitato Hughes.
-pensi che lo sappia?- esclamò a voce stridula, iniziando ad ansimare dalla paura. Che fosse successo qualcosa al piccolo Al? Guardò meglio l’armatura, in special modo quel foro nella sua schiena. Edward aveva parlato molte volte, per suo ordine, della trasmutazione umana, specialmente all’inizio, quando si erano conosciuti, quando ancora era un bambino di tredici anni. quanto tempo era passato che non lo vedeva sorridere come quei tempi, quando tutto questo era soltanto una fantasia o una situazione impossibile che neanche lontanamente si sarebbero mai aspettati?
Alphonse in quell’esatto punto aveva il simbolo che teneva legata la sua anima all’armatura, fatto col sangue di Edward.
Perché non c’era più?
Riuscì a pensare solo ad una cosa: Homunculus. Il fatto che mancasse tutta la famiglia Rockbell e avessero ritrovato i pezzi di Alphonse all’interno di uno sgabuzzino, era la prova evidente che in quella casa qualcuno di veramente potente era riuscito a sconfiggere Al, prendere, probabilmente, in ostaggio la sua anima e le due Rockbell … per uno scopo ben preciso. Pensò ad un ricatto, ma un ricatto per cosa? Che cosa volevano da Edward?
Tutto però stava iniziando ad avere un senso: la telefonata a casa della ragazza che aveva conosciuto Gibbon e la scomparsa di quest’ultimo erano tutte collegate a quella casa e agli Homunculus. Qualunque cosa fosse accaduta, Edward si trovava in guai veramente seri, di cui non aveva la forza di liberarsene.
-Roy?-
-sono stati rapiti.- disse a voce alta, lasciando scappare un ansito a Hughes. –Al, Winry e la signora Pinako, sono stati rapiti in questa casa. Non sono stati uccisi: non ci sono spargimenti di sangue in questa casa. Edward è scomparso per venire qui e non ci sono segni di lotta per un solo motivo: un ricatto a cui lui ha dovuto accettare. Non so cosa gli abbiano detto di fare, ma di sicuro non è in una bella situazione. Dobbiamo andare ad aiutarlo!- disse Roy, alzandosi in piedi, andando vero l’ingresso. Ci fu un attimo di silenzio, in cui entrambi i sottoposti si guardarono, immobili, ad occhi sbarrati, pallidi come lenzuoli.
-Ma signore … noi non sappiamo nemmeno dove sia e chi siano i suoi rapitori.-
-a dir la verità ho un enorme sospetto, di cui sono sicuro al 90% … - disse Mustang, uscendo dalla porta e venendo finalmente seguito dai due sottoposti, che corsero per stargli dietro. -e sono già stato al covo di questi mostri … so dove si trova. E ora muovetevi, è un ordine!-

Si svegliò avvolto da delle coperte, sdraiato sopra ad un materasso abbastanza morbido. Si guardò attorno, mentre un groppo allo stomaco si faceva sempre più forte, facendogli venire un gran mal di stomaco. Si rannicchiò sul materasso, attento a non dare di stomaco e tentare di resistere al dolore. A qualche fitta gemette, mentre la nausea si faceva sempre più forte a causa di quell’odore di sangue che sembrava non volerlo abbandonare per nessuna ragione al mondo. Il volto di quella ragazza mentre veniva coperta dalla terra in una tomba, di cui lui ne aveva provocato la morte, gli fece di nuovo scendere delle lacrime dagli occhi, singhiozzando.
-possibile che tu pianga di continuo?- chiese una voce nella stanza. Chissà da quanto tempo era stato lì a guardarlo.
-lasciami … in pace … Envy … -
-come siamo carini! E io che avevo iniziato a fare il carino per confortarti almeno un po’: non voglio certo che tu ti distrugga psicologicamente per poi essere incapace di muoverti! Sei proprio un ingrato. –
-taci … tu lo fai soltanto perché ti conviene … solo per raggiungere il tuo scopo … è tutta finzione … -
-questo è vero. preferirei non avere un catorcio vivente fra i piedi. abbiamo un compito da svolgere e tu ci sei utile. non voglio che rendi più difficile le cose. vuoi che continui a fare il carino o preferiresti che mi comportassi come Pride?- Edward rabbrividì da capo a piedi. Envy sorrise.–no, vero? .. beh, ero venuto per la sorpresina che ti avevo promesso. La vuoi vedere o no?-
-di che si … tratta ?-ancora non era del tutto convinto che la "sorpresina" di Envy potesse essere qualcosa di innocente e che non signicasse ulteriore dolore.
-beh, di sicuro non sarà contenta di vederti in quello stato. Tenta di essere meno sofferente, ti piacerà, tranquillo. È un piccolo regalo per il tuo benvenuto in squadra. A dir la verità faccio il carino anche per questo: d’ora in poi saremo alleati, perciò non vedo perché debba essere malinconico o aggressivo anche se ti odio, altrimenti tutto sarebbe più difficile e pesante. Se la prendo con allegria, tutto sarà migliore. Allora, vado a prendere la sorpresa. Tu tenta di darti un po’ un contegno.- e uscì dalla stanza, lasciando Edward perplesso. Envy era davvero convinto che sarebbe stato lì per sempre. Quindi non aveva altre scappatoie? Sarebbe stato costretto ad uccidere a vita?
Si alzò, tentando di pensare ad altro, ma tutto quello che aveva in mente erano bei ricordi di cui era conscio che non avrebbe mai più riavuto, facendolo stare ancora peggio.
“Edward, ti sono sempre accanto, ricordatelo.” La voce di Gibbon ogni tanto compariva dicendogli quella frase, rassicurandolo di un poco. “usciremo da questa situazione, te lo prometto.”
Edward lo ringraziò col cuore. Dopo pochi minuti Envy ritornò nella stanza e una massa gli saltò addosso. Una era una ragazza, l’altro era un cane, ma non era finita qui: c’era anche una vecchia che teneva in mano una teca con all’interno un pezzo d’acciaio. La teca dove essere una sottospecie di barriera che non permetteva la rottura se non dal suo creatore. Opera di Hoheneim sicuramente.
-EDWARD!- gridarono tutti in coro nello stesso momento, a parte Den che abbaiò felice.
Il cuore gli si riempì di gioia appena li riconobbe. Abbracciò Winry senza accorgersene, iniziando a tremare. Le lacrime tentavano ancora di scendergli dagli occhi e l’impresa non fu tanto difficile dopo qualche secondo.
-Winry … Den … Pinako … Al … - iniziò a singhiozzare e tremare sempre più forte, mentre anche Pinako e la teca con all’interno l’anima di Alphonse si avvicinarono al suo letto. Chiuse gli occhi, stringendo a sé Winry più che poteva, sentendo che fosse viva, in salute, calda.
- ragazzo,calmati, siamo qui.- disse Pinako, iniziando ad accarezzargli i capelli come una nonna col nipote. Edward non riuscì a risponderle a causa dei singhiozzi, forse a quella frase peggiorarono poiché un enorme peso se ne stava andando dal suo cuore, liberandolo con le lacrime calde. In quei giorni aveva pianto veramente tanto, non era mai capitato di piangere tanto spesso, forse dentro di corpo di Pride … ma mai aveva pianto così piacevolmente.
-Fratellone!- esclamò Al, la sua voce era soffocata dalla teca, ma si poteva sentire ugualmente. Den non faceva altro che scodinzolare e strusciare la testa contro le sue gambe, Winry sembrava non volerlo lasciare.
Sapeva che il suo pianto non face altro che preoccuparli, non era certo un bel vedere un ragazzo che scoppia a piangere senza ritegno, senza spiegarne il motivo, potevano pensare il peggio, ma Edward non poteva farne assolutamente a meno. più tentava di smettere di piangere e tremare, più il pianto aumentava.
Non sapeva che cosa dire, ma le sue labbra si mossero da sole:
-siete … vivi … - Erano tutti lì, al suo fianco, senza ferite, gli sembrava di sognare … forse stava sognando … forse era ancora svenuto … oppure era già morto. Chissà. Ma era sicuro che non voleva che tutto questo non finisse per nulla al mondo, voleva che andasse avanti quel piccolo momento per l’eternità.

RISPOSTE RECENDIONI XD mi scuso in anticipo per l'enorme ritardo T___T è la scuola che non mi dà un attimo di tregua T__T (sono in 5^ TOT)
FightClub: lo sto distruggendo il povero tato T_T ne sono consapevole. non la faccio diventare yaoi^^''' però ho pensato che una persona pensa alla sua unica speranza con forza U_U io se mi ritrovassi in una situazione del genere e sapessi che c'è una speranza (una persona) mi ci aggrapperei per farmi forza U_U se intendevi per Envy...assolutamente no XD si odiano U_U ho spiegato circa in questo capitolo perchè fa il "carino"^^'' se sta prendendo una brutta piega...scusa U_U
Kgm92: per le carinerie di Envy le ho spiegate nel cap^^ è un po' viscido come personaggio in effetti XDXD io preferisco maggiormente Pride, anche se moooolto più cattivo U_U ehehehe
Sloth: sai...ho appena preso un biglietto per un posto ancora sconosciuto dalle cartine geografiche^^'''' ehehehehe.....so già cosa dirai....*sma scappa* però...dai...non ho fatto niente di...ecco...spinto fra quei due...no? ^^''' ti ho risparmiato^^'''' eheheheh....aiuto...mi uccide T_T prossimo capitolo compare poco la scopa T_T Giuro. però dovevo farlo per far capire dove fossero finiti O_o ma saranno più presenti Roy e Ed prossimamente^^''' eheheheeh! *sma scappa più veloce che può verso l'aereo urlando: SCUSA ANCHE PER IL RITARDOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!*
Saku_chan: Pride l'ho fatto appositamente più cattivo *_* mi piace di più così^^ ehehehe! più cattivo è, più è bello secondo me *ç* cmq Envy non si è scimunito...anche se tutti l'hanno pensato subito XDXD se ne approfitta come al solito U_U eheeheh XDXD

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Capitolo 63
*** Illusioni ***


Ok, stavolta ho superato me stessa T_T mi dispiace enormemente per questo ENORMEEEEEEE ritardo T_T la scuola mi sta uccidendo ^^’ la 5^ non è così rilassante come si possa pensare T_T non ho più tempo per fare niente! Per fortuna sono arrivate le vacanze e qui mi sono detta “faccio il più possibile” e infatti ho fatto più lungo possibile questo capitolo in modo da arrivare al mio obiettivo il più velocemente possibile XDXD nel prossimo capitolo infatti ci sarà quello che stavo aspettando *_* spero che anche questo, però, vi possa piacere XD mi scuso ancora T_____T mi dispiace tantissimo, credetemi. *sìinchina ai propri lettori, chiedendo perdono*

Edward dopo qualche minuto di pianto iniziò a calmarsi un poco, così che le lacrime scesero con minor frequenza, fino a sparire, così come i suoi singhiozzi trasformati in prolungati respiri. La testa cominciò a girargli, così che scostò Winry da sé delicatamente.
-aspetta Winry … non mi sento bene … - Winry lo lasciò andare immediatamente, così che Edward si poté sdraiare sul proprio letto, tentando di recuperare il respiro e il proprio controllo. Le orecchie cominciarono a fischiargli e la vista stava diventando opaca, seguita da delle luci che gli danzavano davanti agli occhi. Li chiuse, aspettando di riabilitare i propri sensi in modo adeguato. Sicuramente si era agitato troppo e aveva poca energia per resistere ad un altro sbalzo emozionale.
-Ed calmati. Va tutto bene.- lo rassicurò Winry, accarezzandogli la fronte e i capelli. Sentire quelle mani calde sulla sua pelle fredda, lo fece stare decisamente meglio. Il suo tocco gli era mancato parecchio, gli sembrava un secolo dall’ultima volta che aveva potuto anche solamente sfiorarla. Il desiderio sembrò accrescere nel suo petto ad ogni singola carezza, ma tentò di non pensarci, calmandosi: non poteva certamente eccitarsi per così poco!
-vi hanno fatto del male?- chiese preoccupato, poiché era l’unica cosa che gli premeva.
-no, sono stati molto gentili … a parte all’inizio quando ci hanno aggrediti. Ci danno sempre da mangiare, da bere, ci hanno dato delle belle camere. Noi stiamo bene, anche se forse potremo stare meglio a casa … ma siamo in salute. Tu non mi sembri messo molto bene, invece.- notò zia Pinako, alzandogli la maglia e mostrando il petto. Era dimagrito e il volto era senza dubbio sciupato. Edward non tentò neppure di impedirle di guardare il proprio corpo, non era dimagrito poi così tanto, dopotutto erano soltanto tre giorni che non toccava cibo, non era ancora arrivato al livello massimo, anche se ovviamente non era messo molto bene: cominciava a dimagrire e perdere sempre più peso ed energie.
-ho passato giorni migliori.- ammise, senza però dare importanza alla cosa, parlandone quasi con leggerezza.
-Fratellone … perché lo stai facendo?- chiese finalmente Alphonse, con voce sofferente, triste. Ad Edward si strinse il cuore, poiché ancora il fratellino credeva che lui fosse diventato un assassino solo a causa del ricatto per la sua vita. Una parte della sua coscienza, ovviamente, avrebbe preferito veder morire centinaia di persone, piuttosto che il proprio fratello, ma l’altra parte, quella ancora cosciente e razionale, ancora si chiedeva se avrebbe veramente ucciso molte persone per salvarne la vita ad una sola, la riteneva una follia.
-non avevo scelta, Al. - spiegò, ponendo fine al malinteso. - Non avevo scelta. Avrebbero ucciso tutta Central City se avessi rifiutato … non potevo scegliere, mi dispiace … perdonami … perdonami Al … sto diventando un assassino.- si passò una mano sulla fronte, sentendola calda … ci mancava soltanto la febbre! Non poteva essere più sfortunato di così, vero? L’unico aspetto positivo era che non erano stati uccisi i propri cari.
-tu non c’entri niente, fratellone!- esclamò Al, arrabbiato dalle parole che Ed aveva pronunciato, come se avesse appena bestemmiato. -Ti stanno usando! Tu non sei un assassino!- queste parole furono forse le uniche a sollevarlo del tutto, rassicurarlo, farsi sentire in pace con se stesso per un solo momento, ma come si poteva nascondere la crudele realtà?
-e allora perché ho le mani che sanno di sangue? Perché vedo i volti delle persone che uccido con il mio auto-mail nei miei sogni? Perché non riesco a darmi pace? Al io non so se resisterò ancora a lungo. Sono solo passati tre giorni, ma mi sono sembrati un’eternità e già ora sto impazzendo. -non pianse come avrebbe creduto, il poter rivelare i propri sentimenti al fratello lo tranquillizzava, lo facevano sentire meglio, così da bloccargli il pianto.
-fratellone, tu ti stai distruggendo! Non puoi distruggerti in questo modo!-
-e allora cosa posso fare?- chiese, guadando Envy appoggiato sulla porta. Non aveva detto una parola per tutto il tempo, ma un sorrisetto gli increspava le labbra, forse trovava questa situazione difficile molto divertente. Alphonse stava forse per rispondere, ma Ed interruppe qualsiasi suono che uscì da quel piccolo pezzo di latta. –non dire altro, Al. Peggiori solo le cose. Volevo sapere … cos’è successo quando sono venuti a casa nostra.-
Dopo un attimo di silenzio in cui tutti si scambiarono delle occhiate, spiegarono che erano entrati Envy e Pride nella casa, all’improvviso. Senza dare il tempo di spaventarsi da quell’irruzione, Pride aveva attaccato Alphonse, mentre Envy si era occupato di Winry, Pinako e Den. Gli era bastato un colpo per ogni persona che le due donne erano svenute senza che se ne accorgessero. Figurarsi per Den.
Alphonse aveva combattuto contro entrambi con foga, tentando di difendere se stesso e la propria famiglia, ma due Homunculus non si battevano certo così facilmente.
Pride gli aveva tagliato le braccia e le gambe con la propria falce e Envy si era occupato di aprirgli la testa e, con una lama spuntata sul suo braccio come quella di Edward, aveva tagliato il pezzo d’acciaio con il simbolo della sua anima. Dopo di che era stato rinchiuso in una scatola nera, nel buio, in attesa.
Dopo che Edward era stato scortato nella camera che gli era stata riservata nel covo degli Homunculus, Hoheneim l’aveva rinchiuso in una teca di vetro che lo proteggeva da qualsiasi urto, ma anche il modo di aprire quel pezzo di vetro con qualsiasi alchimia. L’unico in grado di aprirlo era Hoheneim stesso o un alchimia ancora più potente della sua.
Winry e zia Pinako, invece, si erano risvegliate in una stanza, entrambe vive. Non furono mai ferite in alcun modo e dopo qualche ora arrivò Envy con Alphonse dentro quella sfera di vetro, per poi andarsene e tornare soltanto all’ora dei pasti.
-quindi … non vi hanno ferito sul serio.- constatò Edward, sospirando per il sollievo.
-pensavi che ti avremmo mentito?- chiese Envy, interrompendo la chiacchierata familiare. –ti vogliamo tenere buono per il momento, non possiamo di certo fare del male ai nostri ostaggi … sempre che non ci obblighino a farlo.- lasciò la frase all’immaginazione di Edward, così che l’alchimista rabbrividì di un poco.
Guardò uno ad uno i propri famigliari, avendo poi la consapevolezza che non poteva rimanere a piangersi addosso: ne andava della loro vita. Voleva rassicurarli in un qualche modo, anche perché gli sguardi di Winry sembravano desiderarlo, ma non trovava delle frasi reali, concrete o intelligenti, che potessero racchiudere un “andrà tutto bene.”
Sperava solo che il colonnello capisse ogni cosa e venisse a trarli in salvo in un qualche modo, che trovasse una soluzione insomma!
Non si dissero niente per qualche minuto, anche perché Edward ancora non aveva trovato una frase decente da dire in un momento in cui tutti loro erano spaventati a morte.
-è finita la visita, Pride ti vuole bello fresco domani mattina: si lavora e tu devi dormire presto.- disse Envy, Edward sospirò e tentò di sorridere normalmente, ma ottenne soltanto un sorriso forzato. Winry lo abbracciò stretto, per poi dargli un leggero bacio sulla guancia. Il suo cuore pianse a quel gesto e all’abbraccio di zia Pinako.
Voleva che rimanessero lì con lui, almeno si sarebbe sentito rincuorato, consapevole di tornare in quel covo ogni giorno alla fine di una missione assassina.
-supereremo questa cosa, ragazzo, ne sono certa. C’è ancora quel Mustang là fuori … è un uomo poco serio, ma affidabile.- gli sussurrò all’orecchio la zia, così che Edward l’abbracciò ancora più forte.
-lo so. -
-ti verremo a trovare di nuovo, sta tranquillo.-
-so anche questo.- sorrise, per poi lasciare andare la propria zia e concentrandosi sulla teca di vetro che portava in mano.
-ehi, fratellino … -
-non morire.- lo interruppe bruscamente. –se tu muori, giuro che vengo nell’aldilà per riprendere la tua anima a calci nel sedere.- Edward spalancò gli occhi, guardando quel piccolo pezzo di latta come se fosse un alieno.
-sto parlando con mio fratello o con mister Hyde?-
-che battuta cretina … tu non morire, fratellone. Pensa soltanto a questo.- Edward rise, per poi lasciargli uscire dalla porta assieme ad Envy, salutandoli con serenità.
Ci fu di nuovo silenzio nella stanza, facendogli sentire nuovamente il gelo della solitudine. La sua mente continuava a chiedersi quando avrebbe potuto rivederli, ma era anche grata di averli potuti rincontrare anche solo una volta, per qualche minuto.
Era inutile piangersi addosso, suo fratello aveva ragione. Si stava soltanto distruggendo per una situazione che, per il momento, non poteva cambiare. Non poteva continuare così …
“ehi … che cosa stai pensando? perché questo cambiamento improvviso? Sai che è quasi impossibile?” gli chiese Gibbon nella testa, leggermente turbato.
“da domani, Gibbon, tutto cambierà. Sono stanco di piangermi addosso.”
“ma sai che questo potrebbe toglierti la ragione? … sempre che tu ci riesca … io dubito molto in questo.”
“non mi importa e poi tu mi aiuterai. Per il momento è l’unica cosa da fare, non ho molta scelta e quello che dice Envy non è poi così sbagliato: se sono costretto a stare con loro, mi conviene adattarmi, non ti pare?”

In realtà era molto spaventato da quel che stava pensando: non era sicuro che avrebbe funzionato, anzi, probabilmente avrebbe fallito miseramente.Non era facile. No, era assurdo! Non poteva cambiare la propria morale, il proprio carattere in così poco tempo, non poteva diventare una persona diversa! Era fuori discussione! Ma cosa poteva fare se non stringere i denti? Sarebbe impazzito, avrebbe perso completamente la ragione, esattamente come aveva rischiato di fare in quei giorni.
Sicuramente Pride sarebbe stato molto soddisfatto se si fosse comportato in quel modo, ne era sicuro e questo lo irritava, ma non aveva alcuna intenzione di distruggersi e morire. Doveva salvare la vita di centinaia di persona, anche con qualche sacrificio, ma almeno avrebbe fatto qualcosa.
"ucciderai molte persone, Edward.” Gli fece notare con voce pacata, quasi mortificata.
“questo lo so anche da me, lo farei anche se mi comportassi in maniera diversa. Tanto vale affrontarli. Credo che avrei più probabilità di perdere la ragione se continuo a piangermi addosso che cambiando atteggiamento. Devo soltanto accettare le cose così come stanno.”
Passò qualche minuto di silenzio, in cui Gibbon non disse una parola. Sospirando concluse:
“ti sono sempre vicino, Edward. Se vuoi tornare indietro, ti darò una mano, ma farò altrettanto anche se sono costretto a macchiarmi nuovamente le mani di sangue.”
“perché me lo dici sempre? Non pensi di esagerare con queste frasi?”
“no, ho l’impressione che interiormente tu ti senta più sereno quando le pronuncio.”
“non sono più un bambino.”
“mah … chi può dirlo. Per me rimani sempre il piccolo fagiolino”
non fece in tempo ad arrabbiarsi che la sua mano si mosse da sola. Si spaventò in un primo momento, anche perché non è piacevole che il proprio corpo inizi a prendere il controllo contro la propria volontà, ma poi vide che si appoggiò sulla testa delicatamente. Iniziò ad accarezzargli la fronte, per poi spettinargli i capelli con lentezza e con affetto.
Il cuore di Edward si rilassò, rimanendo in balia di quel trattamento, esattamente come un gatto. Si era persino dimenticato che lo aveva appena chiamato “piccolo” e “fagiolino”… quell’essere aveva completamente il controllo sul suo corpo e questo era abbastanza svantaggioso e ingiusto!
“ehi … che ne dici di mangiare qualcosa? Io ho una fame!!!” chiese Gibbon , allontanando la mano e permettendo nuovamente ad Edward di muoversi liberamente. Edward sbuffò divertito a quel commento.
"ceeerto! E ovviamente Envy è stato così gentile da lasciare aperta la porta per permettermi di sgattaiolare in cucina, davvero molto furbo! Ti ricordo che non possiamo uscire, Gibbon!”
“perché uscire? Non lo hai visto Envy?”
chiese un po’ confuso. Edward diede una sbirciata all’ingresso, esattamente dove qualche minuto prima era appoggiato l’Homunculus. Accanto alla porta c’era una sedia e sopra di essa … c’era un vassoio … e sembrava anche ricco di pietanze!!!!
A quella vista lo stomaco iniziò a brontolare rumorosamente. Sembrava che fino a quel momento qualcuno gli avesse estratto lo stomaco dal corpo, non facendogli soffrire la fame, ma che comunque lo indeboliva e poi, all’improvviso, abbinato all’incontro con la sua famiglia, qualcuno glielo avesse restituito … compresa la fame.
“lo avrà portato per darmi energie, forse sperava che mangiassi qualcosa entro domani …” iniziò a supporre Edward, ma le sue supposizioni furono interrotte da un urlo disperato:
“NON MI INTERESSANO LE SUE MOTIVAZIONI!!!! PRENDI QUEL MALEDETTO VASSOIO E MANGIA!!!! Ti ricordo che anche io sono nel tuo corpo e se non mangio subito qualcosa, SVENGO! MUOVITIIIII!!!”
Edward si alzò dal letto e si avvicinò, con un certo impeto, alla sedia, per poi prendere il vassoio e risedersi sul letto. Appoggiò il vassoio sulle proprie ginocchia e guardò il contenuto: una zuppa calda, del pane, dell’acqua e un pezzo di carne. Non voleva sapere da dove provenisse o chi l’avesse cucinato! Non gli importava nemmeno se era avvelenato, l’unica cosa che voleva in quel momento era mettere qualcosa sotto i denti!
Ogni volta che tentava di mangiare in quei giorni, provava un senso di nausea, rivedendo i volti insanguinati delle vittime che uccideva … ma dopo quel giorno … tutto gli sembrava terribilmente assurdo. Da quando aveva parlato con la sua famiglia si era ricordato il motivo per cui stava subendo quel trattamento che equivaleva all’inferno. Forse era stato proprio questo l’obiettivo di Envy, se era così ci era riuscito alla grande.
Non si stava raffreddando, era ovvio che provava ancora della tristezza e del timore in quel tipo di “lavoro”, ma l’unica cosa che poteva fare era di non perdere la ragione per nessun motivo! Aveva delle persone da proteggere, non soltanto i suoi cari, ma tutta Central City. Per questi sacrifici, piuttosto che impazzire e perdere tutto … sarebbe diventato più forte.
Mangiò in silenzio, fino a quasi scoppiare. La zuppa calda dava una bella sensazione di calore a tutto il corpo, il pane e la carne lo avevano riempito, così da farlo sentire meglio fisicamente. Non gli venne alcuna nausea … soltanto molto, molto sonno.
Appoggiò il vassoio per terra e si sdraiò sul letto, sotto le coperte che al principio furono ghiacciate, ma pian piano le riscaldò col proprio calore corporeo e si sentì meglio. Questa volta non fece degli incubi, semplicemente dormì, in un mondo privo di calore e freddezza, ma che comunque riusciva a confortarlo e rilassarlo. Per quel lato doveva ringraziare Envy: se non gli avesse fatto incontrare la sua famiglia, sicuramente si sarebbe tormentato durante il suo sonno come tutte le notti precedenti.
Gli sembrava di essersi appena coricato che si svegliò a causa di una voce che lo chiamava, quasi seccata. Edward aprì gli occhi brucianti, scocciato allo stesso modo di essere strappato dalle braccia del sonno che non faceva da giorni. Vide Envy guardarlo seduto sul letto a gambe incrociate dalla parte opposta, guardandolo quasi incuriosito. Ad Edward venne un dubbio: gli Homunculus dormivano? Non ne aveva mai visto uno che dormiva e Envy non sembrava mostrare segni di stanchezza nemmeno una volta.
-è ora.- gli disse, per poi scendere dal letto con un balzo. Edward annuii e si alzò dal letto di malavoglia. Si stropicciò il volto, nascondendo un sonoro sbadiglio e si alzò riluttante. Cominciò a vestirsi in silenzio, senza rivolgere ad Envy una parola. Indossò il cappotto nero, il cappello, gli occhiali, tutto quello che il suo travestimento gli consentiva, per poi contemplare allo specchio il proprio aspetto.
Si voltò verso Envy, con aria decisa, senza lasciar trasparire un velo di inquietudine dentro di sé … chissà se quel metodo avrebbe funzionato … o la va, o la spacca. -andiamo, sono pronto.- uscirono in silenzio dalla stanza e Edward continuò a fissare la schiena di Envy davanti a sé come tutte le volte precedenti.
-questa volta, tenta di non dare di stomaco o bloccarti come la volta scorsa, chiaro? Pride era soddisfatto che tu fossi riuscito ad uccidere quella ragazzina, però … non ti vede ancora abbastanza cattivo.-
-voi mi dite chi uccidere, giusto? Bene … decido io come agire e specialmente sono affari miei che cosa provo quando lo faccio. Non devo seguire il consiglio di nessuno.-
-questo è vero, ma … possibile che tu non riesca a scioglierti un pochino?-
-non accadrà di nuovo.- tagliò corto, con decisione, quasi scocciato, così che Envy si bloccò in mezzo al corridoio, rabbrividendo. –che c’è?- Envy si voltò verso Edward e lo fissò per qualche istante da capo a piedi.
-che hai … - chiese infine, per poi scuotere la testa e proseguire verso l’ingresso.
-chi dobbiamo uccidere?- chiese Edward, senza lasciar trasparire alcun timore o paura.
-un ragazzino. Ha circa 22 anni credo … è giovane, ma sta già dimostrando di avere un forte potere spirituale alchemico, non so se mi spiego. Vive col fratello più piccolo di 20 anni in una città del Nord. Ah, ti avverto che farà un po’ freddo stavolta, vedi di non congelarmi sulla schiena.-
-ho capito. Devo uccidere il fratellino, immagino.- per un attimo vide se stesso e Alphonse abitare assieme qualche anno più avanti, entrambi umani, ormai liberi dal loro peccato. Quei ragazzi avevano poco più la loro età … no. Calma … non c’era tempo per i sentimentalismi!
-già … vedi di non sbagliare.-
-tranquillo, andrà tutto liscio come l’olio. Sarete soddisfatti, fidatevi.- per un attimo Envy rabbrividì di nuovo e sull’ingresso si fermò di nuovo.
-ora spiegami che cos’hai!- per un attimo vide uno strano sentimento negli occhi di Envy, molto simile a quella che si definisce “paura”.
-io? Cosa dovrei avere?-
-non lo so … sei … strano! Per un attimo mi è sembrato di parlare con P … -
Si bloccò all’improvviso, spalancando gli occhi e la bocca, senza più dire una parola. Edward avanzò, superandolo, senza abbassare lo sguardo. Si diresse verso l’uscita, dove Pride li aspettava, come al solito, impaziente. Per un attimo il suo stomaco fece una capriola all’indietro, ma si fermò.
-Envy ti ha detto tutto?-
-sì, mi ha già detto ogni cosa.– Pride estrasse dalla tasca una fotografia che inquadrava due ragazzi mentre entravano in una casa in una normale giornata.
–quello davanti è il fratello maggiore, quello dietro quello minore.- Edward diede un’occhiata veloce alla foto in bianco e nero, non che il colore fosse essenziale, ma era comunque un aiuto in più.
-bene. Possiamo andare.- disse, restituendo la foto a Pride. Si voltò verso Envy, ma questi era ancora sull’ingresso, come se si tenesse a debita distanza di proposito.
-Muoviti Envy!- esclamò Pride irritato, per poi sparire come un fulmine verso Nord.
Envy si avvicinò con una piccola corsa ad Edward, per poi permettergli di salire sulla propria schiena. Appena Edward si fu aggrappato bene per non rischiare di cadere, Envy partì come un fulmine. Il vento quel giorno gli graffiava la faccia e rischiava di perdere gli occhiali, così che nascose la propria testa dietro la schiena dell’Homunculus.
-ehi! Che ti è successo?-
-riguardo cosa?-
-prima scherzavo quando ti dicevo che dovevi essere più cattivo … invece … oggi sei più freddo del solito, mi dai quasi i brividi.-
-ti stai preoccupando per me, Envy?- gli chiese malignamente, lanciandogli una frecciatina. Envy sembrò irritarsi, così che tagliò il discorso bruscamente.
-di che diavolo parli?! Ho solo fatto una domanda! E adesso taci, mi hai fatto perdere la voglia di ascoltarti!-
-tanto non ho voglia di parlare.-
-benissimo!-
-bene.-
-devi proprio avere l’ultima parola?-
-non avevi detto che non volevi più ascoltarmi?- Envy ringhiò di rabbia.
-se dici soltanto un’altra parola, giuro che ti faccio cadere!- Edward sbuffò, ma rafforzò la stretta sul suo collo, così da evitare ulteriori scherzi da parte dell’Invidia.
Mentre correvano sentì sulla propria pelle che il clima stava cambiando: pian piano cominciò ad avere i primi brividi di freddo e poi il gelo, seguita da fiocchi di neve che si accumulavano sui suoi abiti e gli ferivano le mani come lame.
-ci mancava pure la neve!- imprecò Envy. –sei congeli, avvertimi! Non mi va di avere un morto congelato dietro la schiena!- ringhiò, tentando di far sembrare quel consiglio come una minaccia.
Si fermarono dopo quello che per Edward fu un periodo lungo e gelido. Stare in quel luogo gelido, gli fece sembrare che quel viaggio fosse durato un eternità, quando Envy si fermò, quasi non se ne accorse.
-ehi! Siamo arrivati!-
-s … sì …. A … aspe … t … ta … un … sec …. Secondo … - gli chiese, tremando come una foglia, aveva paura di non riuscire più a staccarsi dall’Homunculus.
-ehi! Io ti avevo detto di avvertirmi se congelavi! Baka!-
-s … sto bene … devo solo … riprendermi un secondo … -sibilò arrabbiato, per poi riuscire a scendere. Sembrava che tutti i suoi muscoli fossero bloccati dal ghiaccio, erano indolenziti, rallentati e alcuni quasi insensibili.
Il respiro della propria bocca diventava una nuvola bianca che poi spariva nell’aria.
-ehi! Non abbiamo tutto questo tempo da perdere!- ringhiò Pride, infuriato da quel contrattempo. Edward si era appoggiato ad una parete di una casa, tentando di riprendersi dal gelo. La neve sotto i suoi piedi non migliorava certamente le cose, per non parlare dei suoi abiti che non erano poi così caldi e invernali.
-se vuoi che venga un bel lavoro e non abbia i muscoli rallentati dal gelo, lasciami riprendere! Non sono un mostro, io!- negli occhi di Pride ci fu un lampo di collera. Envy intravide subito il pericolo e fermò il compagno prima che compisse qualche sciocchezza in un luogo pubblico e, per di più, nel bel mezzo di una missione.
-non qui, Pride! Non adesso!- sussurrò, vicino all’Homunculus. Pride guardò Edward con odio, per poi voltarsi dall’altra parte con un ringhio, comprendendo di non potergli fare nulla per il momento.
-vedi di fare un lavoro come si deve, altrimenti non esiterò a torturare te e uccidere un innocente di tua conoscenza, chiaro?! Mettiti bene in testa una cosa, ragazzino: vedi di abbassare la cresta!- Edward rabbrividì e tacque … forse aveva esagerato. Eppure era la verità: lui era un essere umano, Pride non poteva pretendere che lui riuscisse ad essere insensibile al freddo!
Proseguì lungo la strada, per poi fermarsi ad un condominio di tre piani poco più avanti. Edward lo seguì, guardando la casa in mattone scuro con le finestre chiuse, ma illuminate dalle lampade al proprio interno. Lì dentro c’era la loro preda.
Envy si avvicinò alla porta d’ingresso e, come tutte le altre volte, si rivelò un ottimo scassinatore. Riuscì ad aprire la porta in un lampo, per poi fare un buffo inchino ad Edward e Pride come presa in giro.
-datti poche arie!- gli disse Pride, dandogli un colpo sulla testa prima di passare. Quando tutti e tre furono dentro la casa, nessuno parlò. Sapevano che dovevano fare il massimo silenzio, nel caso qualche vicino li sentisse arrivare o testimoniasse di aver sentito delle voci. Tutto, come sempre, doveva sembrare un incidente o un azione di un ladro o killer. Dovevano stare attenti a non dare nell’occhio, se qualcuno li avesse visti, erano obbligati ad ucciderlo, era questa la regola.
Salirono le scale senza fare alcun rumore, stavano persino attenti a non far scricchiolare nulla, nemmeno la ringhiera di ferro che affiancava la scala, i loro passi erano come attutiti da cuscini e sembrava che nessuno respirasse.
Arrivarono all’ultimo piano e fu così che Envy si avvicinò alla porta. Dietro quel pezzo di legno c’era una vita durata circa vent’anni … una fratellanza che dopo tutto quel tempo stava per essere separata da qualcosa che non avrebbe permesso un ritorno: la morte. Edward stava per uccidere qualcuno che poteva essere persino suo fratello Alphonse. Stava per stroncare sogni, ambizioni, passioni … una vita.
Se pensava così, però, non sarebbe mai riuscito a provare a rimanere impassibile. Se solo pensava a quelle cose, si spaventava. Chiuse gli occhi mentre Envy iniziava ad aprire la serratura, pensando intensamente ad un obiettivo e illudendo persino la propria mente.
Quando l’aprì, entrarono, in assoluto silenzio. Erano in un corridoio d’ingresso quasi spoglio, se non per un tappeto adagiato a terra molto lungo, l’appoggia scarpe e due dipinti. Il corridoio si divideva in più porte, tutte chiuse e con la luce spenta, eccetto una. Quella apriva su un salotto e poco più avanti si potevano sentire i rumori di piatti che venivano lavati.
Quando Pride chiuse la porta, un rubinetto si spense e dei piatti vennero lasciati su una superficie di pietra. -Fratellone!- esclamò una voce allegra, che fece stringere il cuore all’alchimista.
“no, no! pensa, pensa, pensa! Lui è un nemico, è un nemico, non lasciarti condizionare da niente!”
-sei arrivato presto!- la voce si stava avvicinando all’ingresso, così come i passi di piedi coperti di sole calze. Era una voce squillante, allegra, identica a quella di un fratello minore che ama il maggiore … identica a quella di Alphonse quando un tempo tornava a casa da lui dal lavoro. –come mai così in … - arrivò nell’ingresso e passò qualche secondo prima che sbiancasse totalmente. Era giunto il momento di Ed.
Prima che potesse in un qualche modo urlare, Edward gli fu addosso. Corse nell’ingresso, trasformando il proprio braccio in una lama. La prima volta il ragazzo schivò il fendente in condizionalmente.
-CHI … - no. non poteva permettergli di urlare, altrimenti li avrebbero scoperti! Si girò di scatto e gli puntò la lama alla gola, sbattendolo contro ad un muro e zittendolo all’istante. Il terrore si poteva leggere in qualsiasi sfumatura del volto. Aveva paura di lui e lo capiva perfettamente.
-non dire una parola!- sibilò, arrabbiato. Il ragazzo aveva gli occhi sgranati. Notò in quel momento che erano di un verde intenso, in quel momento lucidi e spalancati dal terrore. Aveva tutti i muscoli del collo tesi, a causa della paura che la lama riuscisse a tagliarli la carne. Aveva la bocca spalancata, come se volesse urlare, ma tutto quello che usciva erano tremiti alternati a gemiti.
I loro occhi si specchiarono, lui, un ragazzo di vent’anni, alto, biondo coi capelli corti e gli occhi verdi, e gli occhi dell’assassino che avrebbe posto fine a progetti, aspirazioni … vita. Apriva e chiudeva la bocca come un pesce, troppo spaventato per poter dire qualcosa e finalmente le lacrime gli scesero lungo le guancie.
-cosa volete da me?- chiese infine, con voce talmente bassa che sembrava un sussurro. -Volete dei soldi? Non ne abbiamo! Ne abbiamo a malapena per noi … io … – Edward si tolse gli occhiali e lo fissò, così che il ragazzo si spaventò ulteriormente alla vista dei suoi occhi a serpente. Tacque all’istante.
-Finirà subito.- gli disse, come se questo potesse rassicurarlo. - te lo prometto.- e senza aspettare altro lo infilzò con la lama all’addome. Il ragazzo spalancò la bocca in un grido soffocato, gliela tappai all’istante con la mia, nel caso gli sfuggisse un urlo. Gli occhi erano accecati dal dolore, mentre il suo sangue cominciava a sgorgare lungo la parete e sul tappeto steso sul pavimento.
Edward andò più in profondità con decisione, mentre vedeva la vita di quel ragazzo andarsene pian piano sotto i suoi occhi. Voleva che tutto si fosse risolto col minor dolore possibile, per questo aveva dato un colpo netto. Dopo pochi istanti il corpo del ragazzo si sciolse, fino a rimanere appeso soltanto grazie alla lama. Gli occhi erano vuoti, privi di vita.
Edward staccò la lama dal suo cadavere e quello cadde a terra con un tonfo.
-io qui ho finito.- annunciò agli altri due, voltando loro le spalle. Si diresse per la casa ed entrò in quello che sembrava un salotto. Era molto semplice, di gente sicuramente non ricca, c’era il minimo indispensabile. Vide una cucina e poco distante un’altra porta con un bagno.
Edward entrò nel bagno e si avvicinò alla vasca. Mise sotto l’acqua l’auto mail, ancora sporco di sangue. Ce l’aveva fatta … non ci credeva … nella sua mente erano scorse parecchie immagini mentre uccideva quel ragazzo: il Comandante supremo che gli dava l’ordine di uccidere un killer, un nemico del governo; lui che obbediva e si recava nella casa di questo individuo e infine eccolo lì … l’aveva infilzato come bravo cane dell’esercito. Sì, aveva fatto in modo di illudere la propria mente, pensando ad altro, pensando che quello fosse un ordine che proveniva dall’alto e lui era obbligato ad ucciderlo.
Per un attimo aveva persino provato dell’odio per quell’immaginario killer, che aveva ucciso ipoteticamente molte persone. Non pensava di riuscirci così facilmente. Aveva poi immaginato che quel killer stesse attentando alla sua vita, se non lo uccideva lui, sarebbe stato ucciso. Per istinto aveva messo fine a quell’immaginario duello. Gibbon aveva fatto la sua, ovviamente, l’aveva aiutato ad immaginare tutto quello, in modo da avere un’illusione raddoppiata.
Respirò profondamente varie volte, mentre il sangue che macchiava l’auto-mail, stava scivolando assieme all’acqua nella vasca, fino alla scarico. Se Winry avesse visto tutto quel sangue sull’auto-mail, lo avrebbe picchiato selvaggiamente, finché non l’avesse pulito del tutto. Sorrise leggermente a quel pensiero.
L’odore del sangue gli dava la nausea, ma riuscì a non vomitare. Finì di pulirsi e usò un asciugamano per pulire l’acqua, stando ben attento che non ci fosse rimasta neanche una goccia di sangue da macchiare il tessuto.
Tornò in salotto e si sedette sul divano, in attesa. Envy lo raggiunse e si sedette accanto a lui.
-sei stato … pazzesco.-
-ho solo infilzato un uomo ...-
-no ma, dico … diverso. La rapidità, la freddezza … è già da prima che volevo chiedertelo: perché ti comporti così?-
-diciamo che ho seguito un tuo consiglio.-
-un mio … cosa?- sembrava esterrefatto. –ehi! Io sono l’Invidia, non la Saggezza in persona! Cosa ti avrei detto, scusa?-
-ti ricordi quando hai iniziato a trattarmi con più naturalità? Mi hai detto che, dato che lavoravamo assieme, non aveva senso piangersi addosso e affrontare la cosa con più serenità. In più anche mio fratello mi ha detto una cosa simile e, sommando le due cose, ho agito così.-
-no aspetta … tu sei sereno nell’uccidere un uomo? E da quando?-
-no … non sono affatto sereno, cosa credi? Odio ugualmente uccidere, che sia un nemico o un’innocente. Ho solo immaginato un qualcosa per aiutarmi.-non voleva andare troppo nello specifico, preferiva tacere su che cosa aveva immaginato per uccidere per loro.
-ah … beh … funziona a quanto vedo.- disse allegro, alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina, dove stava ancora cuocendo la cena che avrebbero dovuto mangiare il ragazzo ucciso e il fratello. Envy spense il gas e provò ad assaggiare dalla pentola, da lì potevo vederlo bene.
-wow … è un peccato averlo ucciso! Cucinava divinamente!- esclamò deluso. –la prossima volta informiamoci sulle loro doti in cucina! Scusate, ma … quello che prepara Lust è un vero schifo.- ritornò in salotto e si sedette nuovamente.
Un orologio ticchettava ad ogni secondo che passava, aumentando il nervosismo.
Ben presto si sentì la porta aprirsi e una voce allegra seguirla:
-sono a cas … - un colpo e un tonfo. Non si sentì più niente. Pride tornò con il corpo del ragazzo in groppa.
-fate un po’ di casino per la casa, in modo da sembrare che sia stato un rapimento, un ladro, qualsiasi cosa!-
Prima di andarsene, Envy ed Edward misero in disordine la casa, rovesciando le cose senza fare troppo rumore e infine uscirono furtivi dalla casa, senza che nessuno si accorgesse di loro. Pride sparì dalla soglia, correndo come un fulmine in modo che nessuno potesse vederlo: era chiaro che non poteva farsi vedere per la città con un corpo privo di coscienza in spalla.
Envy prese Edward sulle spalle e anche loro lo seguirono. Il viaggio di ritorno fu più piacevole, anche perché passarono dal freddo al caldo, così che Edward riuscì a riscaldarsi un poco.
Arrivarono a casa dopo un’ora di viaggio e finalmente Edward poté sgranchirsi le gambe. mentre si sgranchiva leggermente una cosa lo incuriosì nel paesaggio che lo circondava: un movimento. Forse se l’era soltanto immaginato …
-Ehi, che fai Edward? – chiese Envy.
-Ehm … N … Niente, scusa. Arrivo.- ed entrò di nuovo nel covo, ma prima dette uno sguardo indietro, per essere sicuro di aver visto giusto, ma si stava facendo delle speranze inutili: nessuno l’avrebbe trovato, nessuno sarebbe venuto a cercarlo lì, di sicuro era stato un animale fra le rocce.

RISPOSTA RECENSIONI

Sloth: oddio...adesso tu mi uccidi...come minimo....mi squarti arto per arto T_T scusaaaaaa!!! se vuoi mi uccido da sola facendo Harakiri (immagino faccia meno dolore O_O'') cmq...lo so che il capitolo prima ho fatto piangere Edward ho un po' spesso XD ma credo che neppure io sarei stata così tranquilla nell'uccidere delle persone U_U beh, spero che questo ti sia piaciuto leggermente di più XD e cmq nel prossimo ci sarà Roy U_U spero ti piacerà XD ehehehhe (mi sto già mettendo avanti nel scriverlo O_O''')
Kgm92: eheheh lo so che ne ho messe troppe ^__^ ma per un po' non ci saranno le lacrime u_u promesso ^^ Roy comparirà nel prossimo XD ehehehehe
Saku_chan: mi dispiace anche a me per la befana U_U'''' ehehehe se vuoi l'azione aspetta il prossimo capitolo XDXD eheheh che spero di scrivere in minor tempo U_U'''' mi scuso ancora T_T
Mew Darkness: ehilàààà XDXD è una vita che non ti sento ^__^ che bello risentirti *_* anche tu in 5^ eh? T_T già....che kiffo.... cmq secondo te lascio in pace Roy e Ed???? ahahahhah! ma assolutamente no XDXD tranquilla...Mew nina non sospetterà niente U_U''' spero....cmq salutamela XD scusate ancora per il ritardo T_T

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