Ma quanto siamo idioti? di Neflehim (/viewuser.php?uid=118272)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap I. Tu non sapevi restare ed io non sapevo andarmene. ***
Capitolo 2: *** Cap II: Salto di qualità. ***
Capitolo 3: *** III. È ora di smettere di cercare la felicità nello stesso posto in cui l'hai persa ***
Capitolo 1 *** Cap I. Tu non sapevi restare ed io non sapevo andarmene. ***
Cap I
Si sfregò violentemente le braccia contro le mani, come a
voler scrostare via la sporcizia che si sentiva appiccicata addosso.
Voltò la testa verso la strada e poi di nuovo dietro di lui,
verso il portone da cui era appena uscito.
Il cuore gli si strinse in una morsa e qualunque organo interno lo
sostenesse sembrò dolergli.
Si portò una mano al volto e sorrise mestamente.
Quando era iniziato?
Quando aveva creato quell'orribile armatura fatta di menzogne,ipocrisia
e sentimenti nascosti?
Quanto ancora doveva immergersi in quel mare di melma che stava
cancellando ogni singolo pezzo della sua innocenza prima di riuscire a
distruggere completamente la sua vecchia personalità?
Sentì il cellulare vibrare.
Quando lesse il nome sul display, sorrise di nuovo amaramente.
" Ho bisogno
di te.
Kenma."
Si
stupì del messaggio.
Kenma chiedeva di lui raramente. Non era nel suo carattere, fare
richieste di quel tipo.
Era sempre lui a chiedere di incontrarsi.
Rifletté che ultimamente quei messaggi gli arrivavano sempre
più spesso.
Chiuse gli occhi e sospirò.
Con la mente e il cuor distrutto come lo aveva in quel momento, si rese
conto che Kenma non era l'unico ad averne bisogno quella notte.
" Sto arrivando.
Hinata."
*********************************************************************************************************************
Shouyo aprì un occhio assonnato mentre sentiva un piacevole
e leggero formicolio percorrergli la spina dorsale.
Davanti a lui vide il
volto inespressivo del compagno che fissava assorto i disegni che stava
compiendo con la punta delle dita sulla pelle scoperta dell'altro.
Gli sorrise leggermente
per poi richiudere gli occhi e sprofondare di nuovo il volto nel
cuscino.
Una leggera brezza lo
fece rabbrividire e con una mano si ritrovò a tirare un po'
più su il lenzuolo, unico tessuto che gli copriva il corpo .
Kenma nonostante si
fosse accorto del gesto dell'amico non si scomodò a chiudere
la finestra aperta per dargli un po' di conforto e Shouyo non se la
prese.
Lo conosceva abbastanza
bene da non dare peso ai suoi mancati gesti gentili.
"Hai risposto in
fretta..." mormorò Kenma continuando a far scorrere le dita
lungo il profilo della sua schiena.
" Non eri l'unico che
ne aveva bisogno..." gli rispose con le stesso tono Shouyo, gli occhi
socchiusi e il volto rilassato affondato nel cuscino, mentre si godeva
le carezze dell'amico.
"Kageyama?"Non poteva
essere giudicata una vera e propria domanda quella di Kenma. Piuttosto
una mezza affermazione sospirata.
Dopotutto era
abbastanza scontato.
Hinata
strusciò il capo sul cuscino in segno di assenso per poi
mormorare un po' sarcastico" Aveva necessità di confidarsi
con il suo migliore amico."
" E tu ci sei
andato..." non c'era stupore nella sua affermazione. Solo una
costatazione rassegnata.
Shouyo
confermò di nuovo " Sfortunatamente il suddetto migliore
amico sono ancora io."
Forse sarebbe ora che
iniziasse a cercarsene un altro.... si ritrovò a pensare
Kenma, per poi darsi dell'idiota.
Se così
fosse allora valeva lo stesso per lui.
Non ricordava bene da
quando aveva iniziato a provare quel senso di protezione verso Shouyo,
ma c'era e lo aveva accettato così com'era.
Si era ritrovato senza
pensarci su molto a provare un forte astio verso Kageyama per aver
causato inconsapevolmente quel drastico cambiamento in Hinata.
Quando aveva conosciuto
Shouyo la prima volta, a quel campo di allenamento , era subito entrato
nelle sue grazie.
Lui era
così... solare, luminoso per così dire .
Riusciva a rendere una
partita a pallavolo divertente ed entusiasmante anche per uno come lui,
in cui l'entusiasmo- e qualsiasi altro tipo di emozioni- scarseggiava.
Si era sentito
enormemente felice quando alla fine della loro rima partita amichevole
Hinata gli aveva promesso che un giorno sarebbe riuscito a fargli dire
che si era divertito a giocare.
Da quel giorno, in cui
si erano scambiati i numeri, si erano sentiti quasi quotidianamente
anche solo per il Buongiorno o per mettersi al corrente delle loro
posizioni nei tornei in cui partecipavano.
Ora, di quel Hinata
gioioso e pieno di vita vi era rimasta solo una pallida
imitazione.
Il piccoletto dai
capelli rosso fuoco sempre iperattivo si era trasformato troppo in
fretta in un uomo. Un guscio vuoto che cercava di impedire ad altri di
ferirlo ancora.
"Kuroo?" il mormorio di
Hinata che si era voltato di schiena lo distolse dai sui pensieri
bloccandogli anche la mano con cui gli stava carezzando la schiena.
"Sarà in
qualche locale a spassarsela" gli rispose atono accoccolandosi come un
gatto con la testa sul suo petto.
Shouyo gli
passò una mano tra i capelli affettuosamente.
Rimase incantato per
qualche secondo a guardare quel viso, mentre intanto con il pensiero
tornava indietro nel tempo.
A tre anni prima.
Aveva appena iniziato a
frequentare l'università, ringraziando gli dei che lo
avessero messo nella stessa facoltà del migliore amico.
Sorrise tristemente al
pensiero di quanto fosse ingenuo quel sentimento così
sincero.
Il giorno in cui gli
era caduto il mondo addosso lo ricordava dolorosamente bene.
Era iniziata da poche
settimane la loro vita universitaria.
Quel giorno Hinata,
dopo tanti anni, si era deciso di confessare quel sentimento che si
portava dentro da troppo tempo.
Si era diretto con la
sua solita camminata rumorosa, a casa dell'amico deciso che qualunque
fosse stata la sua risposta lui l'avrebbe accettata.
Era arrivato davanti al
palazzo dove abitava Kageyama, quando d'istinto si era ritrovato ad
alzare lo sguardo verso l'alto poggiandolo su un balcone a lui
conosciuto.
Le sue pupille si erano
spalancate mentre il suo cuore aveva smesso di battere per qualche
secondo, prima di riprendersi e martellargli dolorosamente le tempie:
affacciato sul balcone, con i gomiti appoggiati sulla ringhiera e
indosso solo i pantaloni, vi era il Grande Re, che osservava la strada
distrattamente.
Gli occhi di Tooru
senza volerlo si spostarono su di lui. Il suo viso si fece pallido
mentre lo sguardo che gli lanciava si era fatto sofferente e un po'
compassionevole.
Restarono a fissarsi
per qualche secondo fino a quando il cuore di Hinata si strinse ancora
di più alla vista delle braccia di Tobio che abbracciavano
da dietro il Grande Re, appoggiando il mento sulla sua spalla dopo
avergli lasciato un bacio sul collo.
Il Grande Re aveva
distolto appena lo sguardo da lui per posarlo sull'amante, ricambiando
d'istinto il saluto.
Quando lo
riportò verso il basso la strada era di nuovo vuota.
Shouyo
sospirò ricordando quel giorno.
Dopo aver visto quella
scena era rimasto per settimane chiuso in camera , senza voler vedere
nessuno.
Aveva pianto poco. Si
era detto che piangere non avrebbe potato via il dolore che provava,
anzi probabilmente sarebbe stato solo peggio.
Aveva rifiutato tutte
le chiamate dei suoi amici.
Anche quelle di Kenma.
Più volte si
era ritrovato a fissare il nome di Kageyama impresso sullo schermo
mentre il cellulare continuava a squillare.
Non aveva risposto.
Solo due settimane dopo
era riuscito ad indossare una maschera abbastanza finta da poter essere
credibile. Aveva nascosto la faccia distrutta dando la colpa ad un
inventata influenza che lo aveva allettato.
Aveva lasciato correre
le settimane e i mesi, in cui Tobio e Oikawa avevano annunciato il loro
fidanzamento anche agli altri.
Ricordava di aver colto
l'occhiata mesta di Oikawa ma l'aveva ignorata, non ancora del tutto
pronto per affrontarlo.
Si era reso conto solo
quando la storia tra quei due aveva iniziato ad avere dei problemi,
cosa comportava aver deciso di continuare ad essere il migliore amico
di Kageyama.
Dopo due mesi di
fidanzato Tobio ed Oikawa avevano avuto il primo litigio e lui era
stato l'unico da cui Kageyama si era rifugiato per sfogarsi.
Si era ritrovato a
dover far i conti con due sentimenti contrastanti: la
felicità di essere tanto importante per Tobio da essere
l'unico con cui confidarsi, e la sofferenza nel dover ascoltare come
andava la sua storia con Oikawa.
Era cambiato crescendo,
Hinata.
Era maturato.
Quel giorno aveva
sradicato l'ingenua fanciullezza che lo aveva da sempre caratterizzato,
spingendolo ad avvolgersi completamente in un armatura fatta di
menzogne e sorrisi finti, con cui si proteggeva da domande scomode e
stilettate dolorose.
Erano sempre
più radi i sorrisi sinceri che rivolgeva agli altri. Come lo
erano state le uscite a cui aveva accettato di partecipare, incapace di
divertirsi nuovamente.
L'anno dopo quel giorno
aveva deciso di accettare l'invito di andare a bere qualcosa da parte
dei suoi compagni di facoltà, approfittando del fatto che
Kageyama era fuori ad un appuntamento con Oikawa.
Si era ritrovato con la
testa molto più leggera del solito e nelle vene
più alcool di quanto il suo corpo e la sua mente potessero
sopportare per poter rimanere completamente lucidi.
Aveva raggiunto il
bancone del bar per ordinare da bere qualcos'altro quando aveva scorto
una chioma conosciuta e vi si era avvicinato.
Quando quello aveva
alzato il volto verso di lui aveva sentito uno sguardo felino,
leggermente appannato e dannatamente simile al suo.
Senza sapere bene come,
la mattina dopo si era svegliato in un letto che non era il suo senza i
vestiti addosso e accoccolato sul petto lo stesso ragazzo che ora
faceva strani disegni sulla sua pelle.
Quando si erano
svegliati, nessuno dei due aveva avuto reazioni troppo eccessive o
aveva rinnegato quello che pareva esser successo quella notte.
Entrambi sentivano il
peso che gli incurvava le spalle leggermente meno greve e quindi
avevano accettato bonariamente la cosa, affermando che ne avevano avuto
bisogno.
Successivamente avevano
preso il soddisfarsi a vicenda, come una necessità che
appagavano quando pareva loro di non poter andare avanti.
Siamo così
terribilmente simili... si ritrovò a pensare Shouyo passando
le dita tra i fili di capelli di Kenma.
Entrambi innamorati di
una persona impossibile da avere.
Anche la situazione di
Kenma era complicata.
Il ragazzo di cui era
innamorato non era fidanzato. No, semplicemente non era minimamente
interessato ai ragazzi come fidanzati.
A Kuroo piacevano le
donne e quindi era letteralmente impossibile per Kenma poter sperare in
qualcosa di più di una pacca affettuosa.
Kozume non era mai
stato un ragazzo di molte parole, ma da quando aveva scoperto di
provare qualcosa verso il suo migliore amico che andava oltre
l'amicizia, si era chiuso ancora di più in se stesso.
Aveva limitato al
minimo le uscite serale in cui i ragazzi della facoltà,
andavano a caccia di donne con cui passare la notte.
Kuroo compreso.
Così lui si
ritrovava spesso a dover inventare scuse per giustificare il motivo per
cui non partecipava, finché non avevano capito da soli il
motivo, ma non avevano smesso di invitarlo.
Kenma era stato grato
loro per non averlo giudicato e aver continuato a volerlo portare con
loro,ma lui proprio non ce l'aveva fatta a sopportare di vedere il
ragazzo che amava andare a caccia di donne.
Incontrare Shouyo
quella sera era stata una specie di miracolo. Non aveva placato del
tutto la sofferenza che provava ma almeno per qualche ora, poteva
smettere di pensare senza sentirsi in colpa di star usando qualcuno.
Aveva iniziato ad
evitare completamente quelle uscite e a chiamare Shouyo quelle sere, in
modo da non dover pensare a cosa faceva Kuroo mentre lui era a casa.
Kenma lo
sentì muoversi sotto di lui e la bolla che si creava sempre
nei loro incontri si ruppe riportandolo alla realtà.
Il tempo a loro
disposizione si stava estinguendo.
Guardò fuori
dalla finestra e vide un leggero bagliore, preannuncio che presto
sarebbe sorta l'alba.
Hinata si
tirò su senza dire nulla e con calma iniziò a
raccogliere i vestiti sparsi per la stanza.
Kozume rimase ancora
qualche minuto a poltrire tra le lenzuola calde, ammirando la schiena
dell'amico che intanto si stava rivestendo.
"Vuoi il
caffè?" gli chiese Shouyo mentre si dirigeva a petto nudo
verso la cucina.
Kenma annuì
mettendosi a sedere e strofinandosi gli occhi sbadigliando.
L'amico lo
fissò divertito mentre l'immagine di un gattino che si
lavava si sostituiva a quella del ragazzo che intanto rabbrividiva
dagli spifferi che provenivano dalla finestra.
Senza vergogna Kozume
si alzò e indossò i boxer e una felpa con la
lampo.
Il tempo della vergogna
era passata due anni fa, quando avevano iniziato quello strano rapporto.
Avevano già
visto tutto quello che c'era da vedere.
Lo seguì e
si appoggiò allo stipite della porta della cucina per
osservarlo sfaccendare con la macchinetta del caffè da
mettere sul fuoco e prendere le tazzine dallo scolapiatti.
Dopo un paio di minuti
si sentì nell'aria il profumo del caffè appena
pronto e Kenma si ritrovò a sospirare di piacere.
La caffeina era davvero
l'unica pozione che poteva rimettere in moto l'acume del suo cervello.
Si sedette sul tavolino
e aspettò che l'altro gli porgesse la sua tazzina.
Fecero colazione in
silenzio e allo stesso modo Shouyo lavò i due bicchieri e
prese la sua maglia, volata senza sapere bene come sulla scrivania
situata dalla parte opposta del letto.
Hinata si diresse alla
porta e Kenma lo accompagnò.
Niente baci o abbracci
romantici.
Non erano compagni o
amanti. No, erano i cosiddetti amici di letto.
Due ragazzi che
soddisfacevano i propri piaceri senza mettere in mezzo i sentimenti,
anzi, cercando di tenersene il più possibile alla lontana.
Cercando di aiutarsi a
vicenda.
"Ma quanto siamo
idioti?" mormorò Kenma, continuando quella routine che si
stava insediando sempre di più dentro di loro. Corrodendoli.
Corrompendoli.
Il sorriso sarcastico
che ricevette in risposta come chiusura di quel loro personale rituale,
gli diede la chiara sentenza di come non facessero altro che
precipitare sempre più in basso, sentendo la scalata per
risalire alla luce ogni giorno più dura da affrontare.
Perché si,
andare a letto con il tuo migliore amico per soffocare il dolore e la
tristezza del non poter stare a fianco della persona amata, era davvero
patetico.
Shouyo gli
girò le spalle avviandosi sul pianerottolo che portava
all'ascensore e Kenma chiuse la porta dietro di sé.
All'unisono e a pochi
metri di distanza, presero un profondo respiro.
Era ora di tornare di
nuovo, ognuno alla dura realtà del mondo che li circondava.
***************************************************************************
Rientrò a
casa con un sospiro di sollievo.
In quel momento,
l'unica cosa che avrebbe voluto fare, era buttarsi sotto la doccia e
cercare di cancellare il disgusto e l'ipocrisia che sentiva dentro.
Come se l'acqua potesse
alleggerire almeno un po' il peso che sentiva schiacciargli il cuore e
le spalle.
I suoi piani
però furono mandati all'aria appena aprì la porta
e sentì un leggera brezza arrivare dalla portafinestra del
salone.
Chiuse a chiave e si
diresse silenziosamente verso l'altra stanza.
Si fermò
sullo stipite e il cuore gli si chiuse in una stretta alla vista della
scena che aveva davanti: sul balcone, con i gomiti appoggiati sul
cornicioni , mentre una mano le sosteneva il capo, vi era Natsu.
La sua espressione era
tanto triste che gli fece salire le lacrime.
Gli occhi erano
leggermente arrossati, segno che si stava trattenendo dal piangere.
Sospirò
appoggiando la borsa sul divano e dirigendosi sul balcone.
Natsu era venuta ad
abitare da lui più o meno l'anno prima, quando la loro madre
aveva annunciato di aver ricevuto una proposta di lavoro all'estero.
Le aveva chiesto di
partire con lei ma Natsu aveva preferito trasferirsi dal fratello per
non perdere le amicizie.
Casa sua era abbastanza
grande da poter ospitare due persone e sua sorella aveva ormai
raggiunto l'età per sostenersi da sola in caso lui fosse
stato fuori casa per qualche notte.
Si chiese cosa poteva
essere successo, per farla stare al freddo ad osservare l'alba con
quell'aria così angosciata.
L'aveva sentita il
pomeriggio prima, per avvertirla che non sarebbe rientrato per la notte
e pareva andare tutto bene.
Uscì sul
balcone senza dire nulla, consapevole che lo aveva sentito rientrare e
si appoggiò anche lui al cornicione, osservando il paesaggio
sotto di lui.
Aspettava che fosse lei
a parlare.
Crescendo anche Natsu
era maturata ed ora in procinto del suo diciottesimo compleanno aveva
smesso di attaccarsi alle sue gambe pretendendo tutta la sua attenzione.
Era una ragazza
orgogliosa e taciturna.
Forte.
Non chiedeva quasi mai
aiuto. Al massimo chiedeva dei consigli.
Non dovette aspettare
molto che sentì un sospiro provenire dalla sua destra.
"L'ho lasciato"
mormorò la ragazza.
Nella mene di Hinata
apparve l'immagine di un ragazzo dell'età di Natsu, con i
capelli scuri e il sorriso sempre largo.
"Perché?" le
chiese con lo stesso tono.
La sentì
prendere un profondo respiro, come se le facesse male solo parlarne.
"E' innamorato di
Megumi" gli rispose.
Il cuore di Hinata
perse un battito ricordando che Megumi era la migliore amica d Natsu.
"All'inizio pensavo
fosse solo una sensazione... poi ho compreso che era la
verità e che Megumi lo ricambiava, ma avevano deciso di non
stare assieme per non ferirmi."
Emise una risata senza
emozione "Sai qual'è la cosa peggiore?"
Non era una vera
domanda, così Shouyo aspettò che proseguisse.
" La cosa peggiore
é che nonostante me ne fossi accorta, ho fatto finta di
nulla e ho continuato a comportarmi come sempre, mentre loro due
soffrivano a causa mia!"
Hinata
abbassò la testa lasciandola sfogare.
"Alla fine non
c'è l'ho fatta più ... mi sentivo uno schifo ogni
giorno che passava. Oggi l'ho lasciato e ho dato loro la mia
benedizione... quanto sono idiota?"
Il fratello
sobbalzò a quella domanda retorica,a lui così
familiare.
Si rivedeva
così tanto in quella storia che si ritrovò il
cuore stretto in una morsa.
Perché anche
sua sorella doveva provare un dolore del genere?
Il silenzio
regnò sovrano per molti minuti, tanto che quando la ragazza
tornò a parlare Hinata sussultò.
"Quando se ne
andrà il dolore?"
Sospirò.
Non era davvero la
persona adatta a cui chiedere un consiglio in quel caso.
Si chiese cosa doveva
rispondere e decise immediatamente che non le avrebbe mentito.
Non lo aveva mai fatto
e non sarebbe stato così ipocrita da mentirle per farla
sentire meglio in quel momento per poi stare peggio a distanza di un
paio d'ore.
Rimase in silenzio per
qualche minuto cercando la risposta adatta.
"Dipende" alla fine
quella era l'unica conclusione a cui era riuscito ad arrivare.
Natsu si
girò verso di lui lo sguardo attento " Da cosa?"
Non c'era speranza in
quegli occhi.
Era una ragazza
razionale non una sognatrice.
"Da quanto è
forte il sentimento che ti lega a lui, credo... Più quello
è forte e più ci metterà ad
andarsene... Paradossalmente più a lungo durerà
il dolore e quando tutto finirà meglio capirai quanto era
importante quella persona..."
" Non voglio
perderli..." sussurrò la più piccola.
Shouyo ebbe un moto di
tenerezza, rivedendosi in quei sentimenti che la sorella stava provando.
"Lo so..."le disse
scompigliandole i capelli.
Rimasero entrambi ad
osservare ancora un po' il sole che saliva.
"Quando
capirò di non essere più innamorata di lui?"
Hinata
sospirò di nuovo.
Davvero, non era la
persona più adatta a rispondere ad una domanda del genere.
Lui non aveva mai
smesso di amarlo.
Alla fine decise di
darle la stessa risposta che si era dato da solo -illudendosi che
sarebbe valsa anche per lui- anni prima.
"Lo capirai nel momento
in cui, restare al suo fianco non ti causerà più
alcun dolore e non verrai sommersa dai rimorsi per quello che ci
sarebbe potuto essere tra voi."
Natsu parve soddisfatta
dalla risposta.
Soddisfatta, non felice.
Shouyo stava per
rientrare in casa, quando Natsu lo fermò con un'altra
domanda.
"Nii-chan..." il
fratello si volse verso di lei aspettando che continuasse " Tu quando
riuscirai ad andare avanti?"
Hinata
sgranò gli occhi e si appoggiò allo stipite della
portafinestra per sorreggersi.
"Hai detto che
più dura il dolore, più quella persona
é stata importante per te..."
Shouyo si
ritrovò ad annuire "Il tuo dolore dura da tre anni... quanto
ancora dovrai aspettare prima di essere di nuovo felice?"
Il fratello chiuse gli
occhi per sostenere il peso che era tornato a schiacciargli le spalle.
"Se quello che hai
detto é vero... allora come fai a stare accanto a Kageyama?"
Hinata rimase in
silenzio, non riuscendo a dire nulla.
" Come puoi essere
così forte?"
A quella domanda
però, non riuscì più a tacere e le
parole gli uscirono dalla bocca senza che potesse fermarle.
"Non sono forte
Natsu... neppure un po'..."
La ragazza lo
fissò angosciata.
"E allora come fai?
Come fai a restargli accanto nonostante tu sia consapevole che non
potrai mai averlo? Quando ho lasciato Tatsuya oggi pomeriggio... non
riuscivo più a sostenere la sua presenza senza che il cuore
mi si stringesse in una morsa..."
" Non é
forza la mia... solo stupido orgoglio e testardaggine. E la
consapevolezza che non potrei più vederlo e stare al suo
fianco è più doloroso del restare al suo fianco
sapendo che non potrò mai essere qualcosa di più
per lui..."
Cercò di
spiegarle, ma non era sicuro di esserci riuscito così bene.
" Ora andiamo a
letto.." mormorò voltandole di nuovo le spalle.
"Domani... anzi oggi,
ho scuola...."
Shouyo si
girò e le sorrise " Non oggi... oggi te lo prendi di
riposo..."
Le tese una mano che
Natsu afferrò ricambiando il sorriso.
"Posso dormire con te?"
Hinata
annuì, avvolgendole le spalle con un braccio.
A letto,tra le
lenzuola, Natsu si strinse a lui proprio come facevano da
bambini quando qualcosa la turbava.
Stavano per
addormentarsi quando la più piccola gli sussurrò
qualcosa vicino al collo.
" Nii-chan..."
" Mh?"
"Hai mai rimpianto di
esserti innamorato di Tobio- kun?"
Shouyo trattenne il
respiro.
"Ti mentirei se ti
dicessi di no..." sospirò "Avevo da poco scoperto la
relazione tra Tobio e Oikawa e il dolore era così acuto che
mi sembrava di non riuscire a respirare, di non riuscire più
a pensare con lucidità..."
La stretta di Natsu si
fece più forte e gli diede un piccolo bacio sul collo per
confortarlo.
"In quel momento
desiderai non essermi mai innamorato di lui, ma ... me ne pentii
immediatamente."
Natsu si
scostò un poco per guardarlo negli occhi "
Perché?"
"Perché in
quel modo rinnegherei anche tutte le emozioni e i sentimenti che ho
provato prima di quel giorno... Tutto quello che c'era e c'è
ancora oltre al dolore... se quel desiderio si fosse avverato non
sarebbe stata una liberazione ma piuttosto un atto di vigliaccheria...
Scappare da qualcosa che non ti piace o che ti fa soffrire non
è ma la soluzione giusta. "
La ragazza lo strinse
di nuovo e Hinata sentì qualcosa di umido bagnargli il collo.
Sorrise nel buio della
stanza, capendo che finalmente sua sorella riusciva a sfogare tutta la
tempesta di emozioni che sentiva dentro ma che aveva tenute chiuse in
una gabbia giudicandole un atto di debolezza.
La cullò e
vegliò su di lei fino a quando non sentì il suo
respiro farsi più pesante e solo allora si concesse di
cadere anche lui tra le braccia di Morfeo, con il peso sulle spalle un
po' più leggero.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Cap II: Salto di qualità. ***
Cap II. Salto di
qualità.
Aveva deciso di prendersi due giorni di pausa prima di tornare a
studiare.
Era arrivato da poco alla facoltà e appena preso posto in
aula aveva subito peso in mano la sua console,iniziando il nuovo gioco
che gli aveva regalato Shouyo la sera prima.
“Non sei venuto l'altra sera...” una voce familiare
dietro di lui lo immobilizzò facendo in modo che gli orchi
gli togliessero più punti vita del solito.
“Non mi piace stare nella confusione, lo sai...”
gli rispose senza alzare lo sguardo e massacrando quel dannato mostro.
Rise internamente di sé stesso.
Era così apatico e incapace di mostrare emozioni che se la
prendeva con un videogioco.
Sentì la sedia davanti al suo banco venire spostata e
strinse un poco più forte le dita sulla console portatile.
“Eppure Fujioshi mi ha detto che ogni sera che ti invitiamo,
davanti alla tua porta trova sempre un ragazzo che aspetta di entrare a
casa tua.”
Si ritenne fortunato, Kenma, di avere i capelli abbastanza lunghi da
coprire le orecchie scarlatte per l'imbarazzo.
Cercò come suo solito di non far trasparire alcuna emozione
ma la sua voce uscì più dura di quel che voleva
“ Anche io ho una vita privata Kuroo...”
Una vita in cui tu non
ne fai parte...
Avrebbe voluto continuare, ma il disgusto per se stesso era
già abbastanza senza doverci aggiungere l'ennesima bugia.
Il moro sgranò gli occhi a quella risposta scocciata per
nulla da lui.
Ne era consapevole Kenma ma era stanco di essere sempre considerato un
bambino problematico a cui badare.
Era ora che Kuroo si rendesse conto che era diventato adulto, e da un
pezzo anche.
Sapeva perfettamente che quella consapevolezza non avrebbe migliorato
le cose tra loro, ma continuare in quella staticità era
sempre più deleterio.
“Non me ne hai mai parlato...” lo sentì
mormorare.
Ormai hai iniziato su
questa linea... si disse Kozume.
"Non sono costretto a dirti tutto quello che mi riguarda, esattamente
come non lo fai tu".
Era una mezza verità questa.
Perché anche se Kuroo non gli diceva tutto quello che lo
riguardava, alla fine Kenma le veniva a sapere lo stesso, vuoi per
destino o per testardaggine.
Kuroo parve incassare il rimprovero “Posso chiederti almeno
se lo conosco?”
In quel momento Kenma alzò lo sguardo fino ad allora
incollato al display, su di lui, fissandolo sorpreso.
Aveva sentito una strana incrinazione nella voce del moro davanti a
lui, che lo portò a chiedersi perché gli
importasse tanto di chi fosse il suo presunto amante.
Avrebbe dovuto dirglielo?
Dirgli che si frequentava,per modo di dire, con Shouyo?
Decise di dargli una mezza risposta “ Lo conosci.”
Kuroo alzò lo sguardo ma quello di Kenma era di nuovo fisso
sullo schermo segno che non aveva più intenzione di dire
altro.
Il moro rimase a fissarlo. Oggi Kenma era strano.
Scosse la testa. No. Non era solo oggi ora che ci pensava.
Ormai era davvero molto tempo che il suo rapporto con Kenma si era
quasi ridotto al Buongiorno e Buonasera.
Non passavano quasi più tempo assieme se non quando si
incontravano a lezione.
Niente più uscite la sera per locali.
Niente più partite a pallavolo.
Niente più cene a casa dell'altro per farlo staccare da quei
dannati giochi che tanto gli piacevano.
Lo stava perdendo.
Senza accorgersene stava perdendo il suo migliore amico.
Si era allontanato da lui da quando frequentavano
l'università e solo ora si rese conto che Kenma lo stava
lasciando andare.
Anche lui si stava ricostruendo una vita con quel ragazzo che pareva
conoscere?
Si chiese se era qualcuno della facoltà, ma si rese conto
che Kenma non aveva legato con nessuno quindi era molto più
probabile che fosse qualcuno del liceo, ma chi?
Fece una lista lunghissima nella sua mente e continuò ad
aggiungere nomi anche durante la lezione che ascoltò a
malapena.
Alla fine in cima alla sua classifica ne erano rimasti solamente una
decina e primi tra tutti ritrovò un nome:Hinata Shouyo.
Non si stupì di questo.
Oltre a lui, Kenma si era lasciato conoscere per davvero solo da pochi
prediletti e Hinata della Karasuno era sicuramente uno di quelli.
Ricordò che avevano legato fin da subito e già da
allora si era accorto che Kenma pareva provare una vera ammirazione per
quel piccolo tornado che non stava mai fermo.
Eppure sul serio?
Hinata gli era sempre apparso come in constante adorazione di Kageyama.
Possibile che in realtà ora stesse con Kenma?
Non seppe il motivo ma sentì qualcosa di strano nella
stomaco a quel pensiero, ma lasciò perdere e si
concentrò di nuovo sul problema principale.
Improvvisamente ricordò che Kageyama da paio di anni stava
con Tooru Oikawa e che
quindi Hinata era libero.
Le possibilità che il compagno attuale di Kenma fosse Hinata
erano davvero alte.
Si chiese quando Kenma fosse cresciuto lontano da lui... sempre con
l'inizio dell'università?
No. Si rispose.
Kenma aveva iniziato ad interessarsi di più del mondo
proprio grazie ad Hinata e alla Karasuno che rendevano le loro
amichevoli sempre tanto avvincenti da portare perfino quel gatto
addormentato che era il suo migliore amico, ad entusiasmarsi.
Quindi era dannatamente e altamente probabile che l'amante di Kozuma
fosse Hinata.
Abbassò lo sguardo verso il tavolino mentre il petto gli
faceva dannatamente male.
Aspettò in silenzio che le lezioni finissero e sempre in
quel modo s'incamminò dietro Kenma,a ripreso la sua avanzata
tra i vari livelli del suo amato gioco.
Arrivarono vicino al parco che portava alla casa del più piccolo senza
rivolgersi la parola e se apparentemente a Kenma non importava... a
Kuroo la cosa lo stava facendo impazzire.
“Senti Kenma...” l'amico alzò lo sguardo
dalla console poco interessato “ stavamo organizzando un
uscita e...”
Kozume lo interruppe quasi subito “Ho un impegno.”
Quello fu il limite “Non ti ho nemmeno detto
quando!” si ritrovò ad esclamare Kuroo un po'
adirato.
Kenma alzò un sopracciglio irritato “Allora mi
appresterò a crearmi un impegno per quando ci
sarà questa uscita...”
Alla fine Kuroo sospirò rassegnato “ Odi tanto
uscire con noi?”
L'altro sgranò gli occhi non credendo alle sue orecchie
“Lo chiedi sul serio o eri ironico?”
Tetsuro allargò le braccia esasperato “ Sono
serio!”
“E' ovvio che odio uscire con voi!”
“Perché?!”
Senza che nessuno dei due se ne era accorto si ritrovarono a urlare nel
parco poco lontano dall'appartamento di Kenma.
Cosa decisamente strana visto il carattere solitamente mite di
quest'ultimo ma... probabilmente la sua sopportazione dopo tutto quello
che provava era arrivato ai livelli critici.
“Perché?! Che dovrei fare in un night club eh?!
Vedere te e gli altri che vi scopate una sconosciuta?!”
A quelle parole così volgari sulla bocca di una persona che
raramente spiccicava parola e che solitamente era si sgarbato ma mai
scurrile, Kuroo sobbalzò.
“Solo perché non ti piacciono le donne non vuol
dire che non puoi divertirti anche tu … possiamo andare in
un locale bisex... a nessuno di noi da fastidio lo sai..”
Kenma chiuse gli occhi capendo ormai che non poteva più
trattenersi: erano circa cinque anni o forse di più che
provava tutte quelle cose per e ora... ora basta! Si disse.
Kuroo stava per continuare il suo discorso senza senso quando alla fine
Kenma lo interruppe irato “ Sta zitto!”
Tetsuro spalancò gli occhi spaventato da quella reazione
anomala.
“ Tu... dio Kuroo, sei così intelligente a volte
ma così stupido sulle cose più
evidenti!”
L'altro non disse nulla, insicuro se dovesse offendersi oppure no.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli felini del biondo mechato
tremò.
In qualche modo quello che stava accadendo o che stava per accadere non
gli piaceva per nulla. Come se da un momento all'altro ci sarebbe stata
una sincera e totale separazione.
“Kuroo... mi piaci...anzi ti amo e da un bel po' di tempo
direi.”
Lo disse come se fosse la cosa più semplice del mondo ma
dentro non era proprio tutto a posto, anzi si stava
decisamente maledicendo per la sua stupidità.
Tetsuro invece aveva il cervello completamente azzerato. Quelle parole
parevano restare qualche secondo nella parte che analizzava le cose per
poi passare immediatamente alla parte scioccata e poi tornare a quella
che le analizzava in un processo abbastanza infinito.
Quando finalmente riuscì elaborarle senza che andasse in
lobotomia, alzò lo sguardo verso il proprietario di quelle
parole e lo trovò a fissarlo negli occhi con lo sguardo del
tutto rassegnato di una persona che é già
consapevole della risposta.
“ Senti... non c'è bisogno che tu dica nulla ok?
Lo so già, solo... stammi lontano per un po', va bene? Devo
... cercare di andare avanti.”
Kuroo non riuscì a rispondere e restò bloccato
mentre lo vedeva allontanarsi.
Camminò per un bel pezzo ma non aveva voglia di tornare a
casa.
La sua mente era divisa tra il maledirsi per essersi dichiarato, il
sollievo per averlo fatto e il dolore per il rifiuto.
Aggrottò le sopracciglia confuso sui suoi sentimenti
tripartiti ma alla fine decise di non pensarci; nonostante tutto non
riuscì a concentrarsi e la cosa non era strana vista la
situazione, ma la sua mente razionale e non molto avvezza ai sentimenti
non riusciva a comprenderli del tutto.
Sentì il forte impulso di chiamare Shouyo e passare la
serata con lui e seguì il suo istinto .
******
Appoggiò un gomito sul banco, il mento sulla mano e rimase a
fissare il vuoto fuori dalla finestra con il ronzio del professore che
gli trapanava le orecchie.
Sospirò, mentre il mal di testa con cui si era svegliato
quella mattina, cresceva a dismisura portando la sua irritazione a
livelli stellari.
Sbadigliò un po' troppo platealmente probabilmente
perché la voce del professore gli arrivò un po'
troppo vicina alle orecchie per poterla continuare ad ignorarla.
“ Signor Hinata per caso la mia lezione la annoia?”
Shouyo si voltò verso di lui stropicciandosi un occhio e con
voce un po' atona gli rispose “Abbastanza,
professore...”
Quello arrossì con il sottofondo delle risatine sommesse
degli altri studenti,ma non sembrava propenso a bocciarlo o cose simili
“ Se non fosse che sono un professore non si vendica e che tu
sei uno dei miei migliori studenti... ti avrei già
bocciato.”
“Lo so professore...” detto questo tornò
a fissare lo sguardo nel cielo limpido sentendo due occhi conosciuti
che gli trapassavano la nuca.
Sorrise ricordando al primo anno, quando avevano dovuto chiedere aiuto
a Tsukishima prima e a Yachi-san poi e si paragonò a quello
che era adesso : il migliore del corso di Inglese.
C'era da dire che la sua situazione sentimentale aveva contribuito
abbastanza a farlo concentrare sullo studio.
Continuò a pensare mentre il suo collo quasi prendeva fuoco
visto che Kageyama non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutta
la durata della lezione. Alla fine fu costretto a lanciargli un
occhiata furiosa per farlo smettere e l'amico sgranò gli
occhi, arrossì e abbassò lo sguardo.
Shouyo emise un sospiro di sollievo.
Alle due del pomeriggio si stiracchiò sulla sedia ed
evitando abilmente il quasi placcaggio di Kageyama riuscì ad
arrivare a casa con la completa sanità mentale.
Aprì la porta di casa consapevole del fatto che Natsu non ci
sarebbe stata fino alle sei per la lezione di nuoto.
Si preparò su due piedi un piatto di pasta e qualcosa come
contorno e consumò il suo pranzo rivedendo una vecchia
partita di pallavolo delle Nazionali.
Con la coda dell'occhio avvistò una foto sul mobile del
salotto : rappresentava la Karasuno il giorno in cui avevano
vinto le Nazionali. Avevano tutti un bel sorriso... se qualcuno
l'avesse visti ora.
Erano tutti separati: Sugawara-san e il capitano essendo una coppia
avevano ricevuto una borsa di studio ed erano andati a vivere in
Inghilterra; Asahi-san si era trasferito in università di
Kyoto e Nishinoya lo aveva seguito dicendo che da solo quel bestione
sarebbe stato preso di mira dai bulletti visto il suo
carattere; Tsukishima e Yamaguchi erano stati presi in due
università diverse di Osaka.
Lui e Kageyama erano gli unici ad essere rimasti nella loro prefettura
e se il primo giorno ne era stato contento … ora rimpiangeva
di non averne scelta una fuori città.
Finì il suo pranzo e lasciò che fosse la
lavastoviglie ad occuparsi dei piatti. Decise di farsi una doccia.
Il calore dell'acqua bollente gli sciolse i muscoli e
rilassò le membra.
Uscì dalla doccia e con solo i jeans addosso
tornò in salone frizionandosi i capelli. Era inverno ma i
riscaldamenti faceva apparire la casa come una villa sulla spiaggia
delle Hawaii.
Buttò l'asciugamano sul divano irritato oltre natura. La
doccia bollente aveva rilassato il corpo ma la mente purtroppo era
rimasta alla foto sul mobile.
La prese tra le mani e fissò la figura alta e con lo sguardo
stranamente minaccioso ritratta nella foto e strinse le dita
attorno alla cornice.
Si odiava spesso per quel sentimento che non avrebbe dovuto provare.
Eppure continuava a a stargli accanto e sostenerlo, nonostante sapesse
che sarebbe stato solamente un duro autolesionismo. Ma non gli
importava. Voleva stare con l'ex alzatore, urlare, piangere, voleva
essere qualcosa di più per lui. Ma non poteva.
Era davvero paradossale che il suo primo amore fosse una storia
impossibile verso il suo migliore amico già fidanzato con il
loro più grande rivale.
Sorrise amaramente.
Non riusciva davvero più a sopportarlo e ...
Gli arrivò un messaggio da parte di Natsu che lo avvertiva
che non sarebbe tornata a dormire in quanto restava a casa di un amica
che non era Megumi.
Corrugò la fronte notando che l'ultima parte era
sottolineata e in grassetto.
I cellulari di oggi facevano un sacco di cose.
Improvvisamente il campanello suonò e Shouyo rimise a posto
la foto e scordandosi di mettersi qualcos'altro addosso andò
ad aprire a petto nudo.
Rimase impalato per qualche secondo sull'uscio quando vide chi c'era
dietro.
Lo sguardo naturalmente truce e i capelli scuri non lasciavano alcun
dubbio su chi fosse l'ospite e su quanto fosse gradito e allo stesso
tempo indesiderato.
“ Tobio...”
Si fece automaticamente da parte per farlo entrare e quando lo fece
mise sui fornelli la macchinetta del caffè e neppure gli
chiese se ne voleva una tazza, conoscendo completamente la sua
dipendenza da caffeina.
“Oikawa-san non é con te?”
Tobio corrugò le sopracciglia “ Un professore ha
voluto recuperare una lezione...”
Shouyo sospirò. Non aveva creduto neppure per un secondo che
fosse venuto da lui rinunciando al suo tempo con il
“fidanzato”.
“ Credevo che dalla nostra ultima seduta il tempo di stallo
sarebbe durato un po' di più visto che ci siamo visti circa
tre giorni fa.”
Era stato cattivo e abbastanza acido ma ormai era arrivato alla
conclusione che il suo periodo di migliore amico era terminato.
Tre anni e venti giorni.
Era un tempo abbastanza lungo ed era arrivato il momento di guardare
avanti.
“ Che diamine dici?! Sei il mio migliore amico non il mio
psichiatra!”
Aveva compiuto la sacra opera di farlo arrabbiare e non ci riusciva
dalle superiori.
Un grande record.
“ Strano mi era parso così negli ultimi tre
anni.”
Tobio sgranò gli occhi al tono tanto amaro dell'amico.
“ Non capisco... io...”
Il rumore della tazzina sbattuta sul tavolo con il caffè che
schizzò dappertutto, lo fece sobbalzare.
“Non capisci?! Kageyama quando è stata l'ultima
volta che abbiamo parlato di altro che non fosse la tua relazione con
Oikawa-san... l'ultima volta che abbiamo fatto una partitella a
pallavolo?!”
Tobio allargò le pupille ancora di più mentre
poteva quasi immaginare la sua mente che cercava tali ricordi, ma
Shouyo sapeva perfettamente che non ne avrebbe trovati.
Lo vide abbassare gli occhi colpevole.
“ Sono stanco di avere una relazione amicale a senso unico in
cui tu ti prendi tutto e io non ricevo neppure un come stai
...”
Kageyama rialzò il volto di scatto a quelle parole che
sembrano l'anticipazione di una separazione che non gli piaceva per
nulla.
“Cosa... cosa intendi?”
“Intendo che ho chiuso con te Kageyama... basta, trovati un
altro migliore amico da usare come psicologo.”
La faccia di Tobio sarebbe stata tragicomica se la situazione non fosse
stata così dolorosa.
Era sbiancato completamente mentre al sua espressione era tra il
terrorizzato e lo scioccato.
“ NO … io ...NO! Non voglio! Ho sbagliato Shouyo e
sono un idiota ma … non voglio perderti … ti
prego!”
Shouyo chiuse gli occhi per eliminare dal suo campo visivo la
figura del ragazzo in modo che il suo volto non gli facesse cambiare
idea sulla decisione appena presa.
“ Non é una cosa che puoi decidere tu. Ora per
favore esci.”
Riaprì gli occhi e sotto i suoi si avvicinò alla
porta e la spalancò facendogli segno di uscire in quanto la
sua presenza non era più gradita nella sua casa.
Tobio, capendo che non aveva scelta si alzò dalla sedia e si
diresse verso l'uscita. Poco prima di varcare la soglia però
si fermò.
“ Non mi arrendo, Shouyo. Ho fatto qualcosa di quasi
imperdonabile ma non rinuncerò mai a te …
farò tutto il possibile per riaverti."
Shouyo nonostante fosse davvero felice per quelle parole, gli rispose
in maniera ironica e anche piuttosto acida “ Attento a quello che dici Kageyama... il tuo ragazzo potrebbe
fraintendere.”
Detto questo gli voltò le spalle e si chiuse la porta dietro.
Poggiò la schiena contro il legno e scivolò fino
a terra mentre dentro gli montava la voglia di piangere.
Aveva appena chiuso i ponti con la persona più importante
della sua vita e faceva male da morire.
Si prese il volto tra le dita e cercò di smettere
completamente di pensare, cosa piuttosto impossibile senza essere
morto. Strinse le palpebre dolorosamente ma tutto questo non
bastò a fargli dimenticare almeno un po' quello che era
successo.
Ogni singola scena di quella sera continuava a vorticargli nella mente
senza decidere ad andarsene.
Il telefono squillò di nuovo e Hinata si fece forza per
prendere dalla tasca il cellulare e rispondere alla chiamata.
“ Kozume?”
La voce gli era uscita roca e tremante e da buon ascoltatore Kenma se
ne accorse.
<< E'
successo qualcosa Shouyo?>>
Hinata prese un profondo respiro prima di rispondere cercando di
calmarsi.
“ Puoi venire?”
Kenma rispose quasi subito.
<< Sto
arrivando.>>
*********
Kenma non si lamentò quando fu aggredito sulla porta e
neppure quando si ritrovò a fare sesso disperato sul letto
dell'amico.
Poteva benissimo dire che, come sempre quando si trattava di loro due,
ne aveva bisogno quel giorno tanto quanto l'altro.
A volte pensava che erano gemelli diversi separati alla nascita.
Fortuna che non lo erano o sarebbe stato incesto.
Ora, come la mattina di due giorni prima, si ritrovarono in un letto
– solo che non era quello di Kenma- nudi e completamente
depressi.
“Allora ricapitoliamo: tu hai tagliato i ponti con Kageyama
senza dichiararti e io ho quasi tagliato i ponti con Kuroo dopo essermi
dichiarato...e ora stiamo entrambi una merda e continuiamo ad andare a
letto assieme invece di annegare i dolori nell'alcool... quanto siamo
messi male?”
Shouyo ci pensò su un attimo, passando le dita tra i capelli
dell'... amante si.
“Siamo abbastanza patetici direi. Tralasciando il fatto che
non siamo alcolizzati, quello credo sia una cosa buona.”
“Bene, da idioti a patetici senza alcool...e un gran bel salto
di qualità!”
Sospirarono entrambi all'unisono mentre pensavano a che livelli di
pateticità erano riusciti a raggiungere.
Dopo un bel po' di silenzio fu Shouyo a parlare di nuovo.
“ Credo che andrò a trovare mia madre in
Inghilterra per tutte le vacanze estive.”
Diede la notizia bomba a cui aveva appena pensato come se stesse
parlando del tempo e la cosa non piacque per nulla a Kenma.
L'università di Hinata intendeva le vacanze estive come le
intendevano le scuole superiori e cioè da giugno alla fine
di agosto. Tre mesi!
“ Per tutte le vacanze? E' un bel po' di tempo,
Shouyo.”
Hinata si spostò in modo da poterlo guardare negli occhi
“ In realtà ho parlato con Natsu e …
forse lei si trasferirà da mamma per un bel po'...”
Il verso in cui stava andando quella conversazione non gli piaceva per
nulla.
“ Dimmi che non stai pensando di fare lo stesso...”
Lo sguardo di Shouyo fu abbastanza esplicito da fargli capire che era
proprio quello su cui invece stava riflettendo.
“Non so se lo farò ma credo che prenderò
una decisione alla fine delle vacanze in Inghilterra e...”
Kenma lo guardò perplesso mentre dentro il petto gli si
stringeva all'idea di una possibile partenza definitiva dell'amico.
“Ci ho pensato su Kozume... mamma mi ha chiesto se volevo
portare un amico e … volevo chiederti di passare le vacanze
con noi..”
Kenma sgranò gli occhi stupefatto. Non si aspettava una
proposta del genere ma lo rese stranamente felice.
Aveva bisogno anche lui di staccare e tra un mese sarebbe stato giugno
e quindi Hinata sarebbe partito. Prese la decisione senza pensarci.
“ Mi piacerebbe molto Shouyo.”
Il sorriso grato che ricevette fu la cosa più bella di
quella giornata.
Kenma se ne era andato da qualche ora e lui era rimasto sdraiato sul
letto senza avere voglia di fare alcunché .
Improvvisamente il cellulare squillò e Shouyo
allungò il braccio sul comodino per prenderlo e rispondere .
Sgranò gli occhi e si alzò di scatto a sedere
quando sentì la voce dall'altra parte dell'apparecchio.
“Suga-san?!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** III. È ora di smettere di cercare la felicità nello stesso posto in cui l'hai persa ***
È
ora di smettere di cercare la felicità nello stesso posto in
cui
l'hai persa
<<
Ciao Shouyo...>>
Si
sedette di scatto sentendo quella voce dall'altro capo del telefono.
"
Suga-san?!"
Una
risata conosciuta gli scaldò il cuore.
<<
Non sei cambiato...
non guardi mai il
numero prima di rispondere!>>
Shouyo
sorrise.
"
Suga-san , siete in Giappone?"
<<
Si, io e Daichi abbiamo deciso di passare una settimana qui a casa.>>
"
Wow! E' una cosa fantastica Suga-san!"
Un'altra
risata.
<<
Sono contento Shouyo...>>
Il
rosso aggrottò le sopracciglia confuso.
"Ah
si?"
Un
sospiro.
<<
L'ultima volta che ti ho visto , il sorriso che mi hai fatto era
piuttosto finto.>>
Rimase
in silenzio.
Il
cuore a mille e il respiro mancante.
Non si
doveva stupire così tanto: era di Suga-sa che si parlava.
A lui
non sfuggiva nulla.
<<
Senti Shouyo... stiamo organizzando una partitella di ritrovo con la
squadra. Inviteremo anche la Nekoma e la Fukurodani. Che ne dici di
partecipare? >>
Il
ragazzo ci pensò su un attimo.
Se
glielo avesse proposto qualche anno prima, durante il liceo, non
avrebbe avuto un minimo di esitazione.
Ora
era tutto un altro paio di maniche.
Una
partita avrebbe voluto dire rivedere Tobio e non sapeva se avrebbe
retto.
Eppure...
un partita!
Da
quanto non sentiva più il brivido d'eccitazione che gli
procuravano?
Anni.
<<
Shouyo … hai più giocato? >>
Un
sospiro.
“ Qualche
volta con Kenma. Ma in una squadra? No,non
più...”
<<
Oh... quindi con Tobio...>>
Emise
un verso di stizza.
“ No...
diciamo che preferiva raccontarmi nei particolari la sua storia con
il Grande Re invece di giocare.”
Silenzio.
<< Mi dispiace
Shouyo.>>
Non
si stupì di nuovo che sapesse cosa c'era sotto.
Prima
che partissero, Suga-san aveva dimostrato di essere l'unico ad aver
compreso che non
andava tutto bene.
Suga-san
era l'unico a cui aveva lasciato intravedere le sue lacrime.
Neppure
Kenma aveva avuto questo onore.
Solo
lui.
Sapeva
che Suga—san non avrebbe mai giudicato- non che Kenma
l'avesse mai
fatto... sarebbe stato paradossale visto la situazione simile in cui
si trovava- e che lo avrebbe confortato.
Era
come un fratello maggiore, comprensivo ed affettuoso che sapeva
sempre quello che doveva dire o fare.
Per
questo lo aveva sempre adorato.
“ Non
ti preoccupare … sapevo a che andavo incontro.”
Un
sospiro.
<<
Verrai? >>
Una
semplice domanda come si aspettava da lui.
Conoscendo
la sua situazione non cercava di convincerlo.
Prese
la sua decisione.
“ Si...
sarà divertente giocare di nuovo tutti
assieme.>>
****
“Ho
chiuso con te Kageyama... basta, trovati un altro migliore amico da
usare come psicologo.”
Quella frase continuava a rimbombargli
nella testa senza possibilità di farcela uscire.
Se
chiudeva gli occhi rivedeva l'espressione delusa ed esausta di
Shouyo, ma comunque determinata a farla finita.
SI
poteva davvero mettere un punto definitivo ad un'amicizia che durava
anni?
Lui
pareva averlo fatto.
E
la colpa era solamente sua.
Mi
hai usato.
Era
questo che aveva
letto tra le righe quando Hinata aveva chiuso i ponti con lui.
Non
voleva farlo.
Non
aveva mai voluto
questo, ma l'aveva fatto.
Come
poteva rimediare?
Era
passata una
settimana da quando aveva visto l'ultima volta e gli mancava
terribilmente .
Ricordò
una frase
fatta che spesso dicevano i film:
Ti
rendi conto di quanto é importante una persona, nel momento
in cui
la perdi del tutto.
Era
proprio quello che
gli stava accadendo.
Si
rigirò per
l'ennesima volte nel letto,cercando di trovare una posizione migliore
ma il letto gli pareva fatto di spine.
Sospirò
e si alzò
seduto. Si prese la testa tra le mani e scompigliò i capelli.
Guardò
l'orologio : le
cinque del mattino.
Avrebbe
sbattuto il
pugno sul letto dalla frustrazione se non fosse per il compagno che
ancora riposava al suo fianco.
Cercando
di fare il
minor rumore possibile si diresse in salone,chiudendosi la porta
della camera alle spalle.
Poggiò
la schiena al
muro lì accanto.
Non
poteva continuare
così.
Tooru
non ci sarebbe
cascato ancora nei suoi sorrisi falsi e negli sguardi sfuggenti.
Sentì
dei rumori
nell'altra stanza.
Il
cuore accelerò.
La
porta accanto a lui
si aprì cigolando.
L'amante
uscì con i
capelli stranamente perfetti. Come sempre.
Eppure
non aveva un
pettine sul comodino.
Un
mistero. Come lo era
quello sulle attrici che in ogni film avevano i capelli completamente
acconciati e il trucco rifatto.
“ Buongiorno Tobio.”
Il
tono era leggermente
ironico. Leggermente.
Il
moro non rispose,
sapendo che l'altro non se l'aspettava.
Si
staccò dal muro e
sprofondò nel divanetto del loro salone e sapeva che presto
il
compagno avrebbe preso posto accanto a lui.
Infatti
dopo un sospiro
Tooru lo seguì.
“ Allora... che
succede?”
Poggiò
la testa sullo
schienale ma non disse nulla.
“ Come sta
chibi-chan?”
Un
sussulto e Tobio si
irrigidì.
Centro.
“Tobio... sono
giorni che non dormi come si deve. Cosa ha fatto Chibi-chan?”
Il
moro rimase ancora
in silenzio per qualche secondo.
“ Ha chiuso i ponti
con me.”
Nessuno
sguardo
allucinato, ne esclamazioni di stupore.
Si
voltò verso Tooru
aspettandosi delle parole che non arrivarono.
Non
quelle che pensava
lui.
“ Mi chiedevo quanto
ancora sarebbe andato avanti.”
Kageyama
sgranò gli
occhi e Tooru gli sorrise compassionevole.
“ Sei così ingenuo
Tobio... troppo.”
Il
respiro era ancora
accelerato.
I
corpi caldi e sudati.
“Pensi andrà bene?”
La
voce di Shouyo gli
entrò nelle orecchie in un sussurro.
“ E' solo una
partita... non penso possa accadere qualcosa di peggio no?”
Silenzio.
“ Sei ancora sicuro
di voler partire con me ?”
Kenma
annuì senza
esitare e Shouyo sorrise.
Si
alzò dal letto e
prese il portatile.
Entrò
nel sito web
delle compagnie aeree e digitò data e destinazione.
Rimase
un attimo a
fissare lo schermo che gli chiedeva se voleva anche i biglietti del
ritorno.
Il
movimento online
andò bene e Shouyo si ridistese tra le lenzuola.
Kenma
gli si accoccolò
di nuovo sul petto.
“ Quanto ancora,
continuerà a fare male?”mormorò in un
lamento il più piccolo.
Non
era da Kenma usare
un tono del genere ma non poteva biasimarlo.
“ Non lo so.”
Ed
era vero.
Non
poteva dare
risposte a domande che anche lui si faceva ogni mattina. Ovviamente
il soffitto se le teneva per se e lui rimaneva a fissarlo per ore.
“ E' per questo che
me ne voglio andare .”
Kenma
sospirò.
Aveva
trovato in
qualche modo la sua risposta e forse era nel ragazzo accanto a lui.
“ Fai ancora in tempo
a modificare i biglietti?”
Hinata
si alzò sulle
braccia e lo fissò allarmato.
Kenma
gli sorrise e lo
baciò.
******
Il
giorno tanto atteso,
in bene o in male, arrivò.
L'ansia
di Hinata
iniziava a crescere.
Non
era più così
sicuro di aver fatto bene ad accettare.
Tremante,
si sistemò
la camicia ma più volte mancò l'asola, fino a
quando due mani non
fermarono le sue.
Alzò
lo sguardo
trovandosi davanti due occhi inespressivi.
“ Ti stai agitando
troppo, Shouyo.”
Quello
alzò un
sopracciglio “ Kenma, la tua maglietta è al
contrario.”
Dopo
essersi assicurati
che tutti i vestiti fossero al loro posto, presero l'autobus per
dirigersi al campo dove avevano predisposto l'incontro.
Scesi
entrambi, presero
un bel respiro, preparandosi mentalmente.
“ Shouyo!”
Quel
richiamo li fece
voltare ed in lontananza videro due teste conosciute : Sugawara-san e
Daichi-san stavano venendo loro incontro con un bel sorriso, che il
rosso non esitò ad ricambiare e perfino Kenma ne
accennò uno a
labbra stirate.
“ Daichi-san,
Suga-san!”
Saltò
loro tra le
braccia ed i due risero riuscendo a rimanere a malapena sulle loro
gambe.
“Piano Shouyo!”
Lo
rimisero a terra
come se fosse un bambino e gli diedero delle pacche affettuose.
“ Forza, gli altri
sono già arrivati!”
La
frase di Daichi-san
gelò entrambi di nuovo e il moro ricevette una bella
gomitata tra le
costole che gli spezzò il fiato.
“Scusate , scusate!”
Un
sorriso tirato da
parte di entrambi fu la loro risposta.
Si
diressero tutti
verso il campo come già detto lo trovarono già
pieno di tutti i
giocatori, compresi quelli insperati.
Furono
accolti tutti e
quattro con sorrisi e pacche sulle spalle.
Prima
di iniziare
scambiarono quattro chiacchiere su come avevano passato quegli anni
in cui non si erano visti.
Dopo
mezz'ora decisero
di iniziare ma ci fu un imprevisto.
“ Mi hanno chiamato
Bokuto-san e Keiji-san e si scusano ma non possono venire oggi.
Quindi a noi mancano dei giocatori.”
Ci
pensarono un po' su
e Hinata, cercando abilmente di evitare le occhiate insistenti di
Kageyama e quelle troppo attente di Suga-san, ne lanciò una
a Kenma
che la ricambiò annuendo.
Entrambe
le loro
squadre avevano giocatori in abbondanza.
Fecero
un passo avanti
e il silenzio calò nel campo.
“ Io e Kenma sappiamo
intenderci bene.”
Kageyama
e Kuroo
rimasero impietriti.
Non
si aspettavano quel
comportamento.
Proprio
no.
Un
tempo quei due
avrebbero fatto di tutto pur di portare la squadra alla vittoria.
Ora
invece...
Hinata
lanciò uno
sguardo di scuse a Sugawara-san ma quello gli sorrise ed
annuì.
Tobio
si sforzò di non
guardarlo neppure e quando con la coda dell'occhio lo vide
intenzionato a parlargli, prese per un braccio Kenma e lo
trascinò
verso gli altri della Fukurodani.
Esattamente
come
avevano detto, lui e Kenma riuscirono ad intendersela bene
realizzando molti punti.
Anche
le loro squadre
d'origine non se la cavarono male e la Fukurodani vinse con uno
scarto minimo.
Alla
fine decisero di
recarsi tutti in un bar di conoscenza di quelli della Nekoma, per
prendersi un drink e Shouyo e Kenma non si separarono un attimo.
Avevano
deciso di
adottare quella strategia a casa del primo per non avere problemi e
la cosa non parve piacere a nessuno dei due
“causa
problemi”.
Si
sentivano esclusi,
proprio come volevano i due ragazzi per non soffrire ulteriormente.
La
serata passò
relativamente bene ed in fretta.
Alle
dieci decisero di
lasciarsi in quanto molti di loro avrebbero dovuto prendere il treno
per tornare a casa.
Quando
ormai quelli
della Fukurodani si erano defilati e anche molti della Nekoma
–
tutti tranne Kuroo in realtà - Sugawara-san raccolse da
terra due
fogli della forma di biglietti aerei.
Senza
pensarci lesse i
nomi e s'impietrì.
Prese
per un braccio
Hinata e gli tese i biglietti.
“ Oh grazie
Suga-san!”
Il
ragazzo lo fissò
preoccupato “ Shouyo … vuoi andare in
Inghilterra?”
Il
rosso arrossì e
lanciò uno sguardo ansioso prima a Kageyama che si era
gelato e poi
a Kuroo ancora del tutto indifferente.
“ Si … raggiungerò
mia madre per le vacanze.”
Detto
questo prese un
bel respiro e consegnò uno dei fogli a Kenma che lo prese
inespressivo.
“ Mi ero dimenticato
di darteli a casa. Partiamo tra due settimane.”
Il
ragazzo annuì e
dopo aver salutato tutti presero l'autobus per tornare a casa.
Che
fosse sua o di
Kenma, ormai non aveva più molta differenza visto la
quantità
enorme di tempo che passavano assieme. Natsu ormai si era
così
abituata alla presenza di Kenma a casa loro, che a priori la mattina,
preparava la colazione anche per lui.
Solo
quando non li
videro più, Suga-san parve riscuotersi dal suo torpore e
fece lo
stesso con gli altri mormorando “Biglietto di
andata...”
Tutti
si girarono verso di lui, Kuroo compreso. “ Come Kōshi?”
Prese
un bel respiro
prima di rispondere “ Su entrambi i fogli c'era scritto solo
andata...”
Il
silenzio scioccato
fu ciò che seguì le sue parole.
******
Non
si era mai fatto
molti problemi trovarsi una donna con cui finire a letto, Tetsurou
Kuroo.
Era
un passatempo con
cui gli piaceva trastullarsi, durante i giorni in cui la noia
raggiungeva livelli troppo alti per essere quantificati.
Ci
riusciva anche
perfettamente bene, visto il fascino da bel tenebroso che la sua sola
presenza emanava, attirando le sfortunate donzelle tra le sue braccia
con un battito di ciglia.
Quella
sera però,
nessuna attirava la sua attenzione e la voglia di soddisfarsi era
sotto le scarpe nonostante il suo corpo lo pretendesse.
Si
guardava attorno, le
ragazze gli passavano accanto al bancone ammiccando maliziose ma lui
non reagiva.
La
testa era da un
altra parte.
Lo
era dalla sera
prima.
Quella
mattina l'aveva
passata steso sul divano con i pensieri ingarbugliati e i sentimenti
sottosopra.
Le
parole del senpai
della Karasuno continuavano a tormentarlo.
Il
solo pensiero che
Kenma avesse deciso di trasferirsi con Hinata in Inghilterra gli era
insopportabile.
Da
quanto tempo si
conoscevano?
Non
lo ricordava
neppure più.
Tanto
comunque.
Quanti
anni aveva?
Forse
così era più
facile.
Sei
anni, si.
“
Tetsurou!
Andiamo a
salutare i vicini!”
Il
bambino sbuffò infastidito dall'insistenza della madre.
“
Mamma
non mi va.”
Non
poté fare nulla per convincerla a lasciarlo a casa.
“ Ho
saputo che anche loro hanno un bambino e non sarebbe carino
escluderlo così...”
Si
ritrovò davanti alla porta della casa affianco alla loro,
ancorato
alle gambe della madre, intimidito dalla figura imponente che avrebbe
aperto.
Si
rilassò leggermente quando si ritrovò davanti ad
un bambino paffuta
che li fissò senza particolare sorpresa.
Sua
madre si abbassò all'altezza dei suoi occhi e sorrise con
tenerezza.
“
Ciao
piccolo. Siamo i
vicini e volevamo conoscervi. I tuoi genitori sono in casa?”
Il
bambino la fissò un attimo e poi entrò in casa.
“
Mamma
ci sono i vicini “
sentirono dirgli.
Dei
passi veloci ed una bella signora venne ad accoglierli.
Li
fece sedere in salone e d'istinto Tetsurou si voltò alla
ricerca del
bambino che era venuto ad aprire.
“
Kenma
é in camera sua.
Perché non gli porti dei biscotti e fate amicizia?”
Si
ritrovò davanti alla porta del bambino senza accorgersene.
Bussò
più volte prima che gli venisse ad aprire.
Lo
fece entrare senza neppure guardarlo e tornò a dedicare
attenzione
al suo videogioco.
Passarono
i minuti in silenzio, ma non gli diede particolarmente fastidio.
Non
era un amante del chiasso in ogni caso.
Si
guardò attorno cercando di capire qualcosa del nuovo vicino
ma non
c'era molto da vedere.
La
stanza era piuttosto spoglia per un bambino della sua età.
Nessun
poster o oggetto personale, che non fossero libri e videogiochi.
Si
alzò avvicinandosi alla libreria.
Nulla
di fatto.
Nessun
genere in particolare, nulla di nulla.
Alla
fine tornò deluso al suo posto e si concentrò su
Kenma davanti a
lui.
Era
piccolo.
Anche
per i suoi cinque anni.
I
capelli di uno strano color meshato. Era naturale?
Era
un po' improbabile che i genitori gli tingessero i capelli.
Gli
occhi erano allungati.
Un
gatto.
Fu
la prima immagine che gli venne in mente. Poi il bambino si
strofinò
un occhio e la seconda fu:
Un
gatto annoiato.
Sorrise
e decise finalmente di avvicinarsi.
“ E'
divertente?”
Kenma
alzò lo sguardo scuro su di lui, una leggera nota di
curiosità.
“
Insomma...
normale.”
Non
gli piacque particolarmente quella risposta ma aveva capito che poche
cose riuscivano ad entusiasmare quel bambino.
Sorrise.
Era
il suo vicino e si doveva prendere cura di lui.
Lo
prese per mano e senza ascoltare le sue proteste, uscì dalla
stanza
di corsa.
Non
gli permise di impuntarsi sulle scale e se lo trascinò via.
Prima
di uscire urlò “Mamma,signora io e Kenma andiamo
al parco a
giocare!”
Arrivati
al luogo si fermò e lo vide accasciarsi a terra.
Si
avvicinò preoccupato ma il bambino non gli permise di
aiutarlo.
“
Come
ti chiami?”
Gli
occhi inespressivi parvero fulminarlo.
“
Tetsurou
Kuroo.”
Kenma
prese un bel respiro e si alzò in piedi.
“ Ti
odio.”
Si,
in effetti il loro
primo approccio non fu dei migliori.
Da
quel giorno Kenma
iniziò ad evitarlo come la peste e ci riusciva abbastanza
bene,
nonostante i suoi sforzi.
L'anno
dopo Kenma entrò
nella sua stessa scuola elementare.
Ricordava
come era
successo.
Una
rissa.
Da
quando era entrato
nella sua scuola Kuroo lo aveva osservato assiduamente, proprio come
gli aveva chiesto la madre di Kenma.
“ Tetsurou,
mio
figlio non è bravo a socializzar con le persone e potrebbe
essere
frainteso. Per favore bada a lui a scuola.”
O
qualcosa del genere.
“Fosse
facile signora
…” mormorò al vento ed un suo amico
lì vicino che lo sentì lo
fissò confuso.
“ Cosa
non é facile?”
Scosse
la testa e tornò
a fissare il punto dove prima aveva visto Kenma.
Non
gli piacque quello
che vide: dei bambini più grandi lo stavano spingendo dietro
la
palestra e lui se ne stava tra loro con il volto inespressivo.
Una
vena prese a pulsare
sulla tempia.
“ Quell'idiota!”esclamò
prima di affrettarsi a seguirli.
Arrivò
appena dopo il
secondo pugno.
Rischiò
anche di
prendersi il secondo quando si mise di fronte al bambino caduto a
terra dolorante.
Fortunatamente
l'altro
bambino lo riconobbe e fermò il colpo appena in tempo.
“ Kuroo-san?”
Lo
guardò male.
“ Che
state facendo?”
Quelli
sorrisero.
“ Gli
diamo una lezione
! Non ha fatto quello che volevamo.”
Già.
C'erano i gruppi
che dominavano la scuola anche alle elementari e Kuroo era uno di
quelli più temuti.
“ E
non ti sei accorto
che lui fa parte dl mio gruppo? Mi state sfidando per caso?”
Quelli
sbiancarono e
scapparono via.
Dietro
di se sentì un
rumore e si voltò “ Da quando farei parte del tuo
gruppo Kuroo?”
Tetsurou
sorrise “ Da
ora.”
Kenma
si scosse un po' di
polvere e tolse il rivolo di sangue dalla bocca.
“ Non
mi piace fare
fatica, dovresti saperlo.”
“Non
ho mai detto che
dovrai farla.”
Kuroo
gli si avvicinò e
gli passò un braccio attorno alle spalle trascinandoselo
all'interno
della scuola.
“ Ora
non mi ti
scollerò di dosso, lo sai?”
Kenma
alzò gli occhi al
cielo “ Dovrò parlare con mia madre per
questo.”
Rise.
Da
quel giorno aveva
mantenuto la promessa ed erano stati inseparabili.
Lui
gli guardava le
spalle e Kenma continuava a vivere tranquillo la sua vita.
Sorrise
perché gli era
sempre andato bene così.
Hinata
Shouyo aveva
iniziato l'amico al cambiamento.
Dal
suo arrivo, Kenma
aveva iniziato ad interessarsi al resto del mondo .
Il
mondo di Hinata.
La
pallavolo quando la
giocava Shouyo lo entusiasmava quanto l'inizio di un nuovo gioco.
Quando
li aveva visti
assieme alla partita della settimana prima aveva visto il suo
fallimento.
Hinata
era riuscito in
ciò in cui lui aveva toppato in tutti quegli anni.
Inoltre
non era
riuscito a comprenderlo.
Non
era riuscito a
tenerselo vicino ed ora lo stava perdendo in definitiva.
Inghilterra.
Quanto
era lontana dal
Giappone?
Domanda
idiota.
Tanto,
bastava come risposta.
Lo
avrebbe perso
davvero?
Davvero...
“ Hei tesoro, che ne
dici di divertirci un po' invece di rimanere qui tutto solo?”
Si
voltò verso la
donna che lo carezzava sulle spalle.
Era
bella, niente da
ridire.
Corpo
da favola e gambe
da urlo e non ci avrebbe pensato due volte un altro giorno.
Non
quella sera.
“ Mi dispiace ma sto
andando via” le disse mentre pagava il suo drink.
Quella
non demorse
“Potremmo andarcene via assieme che ne pensi?”
Kuroo
le sorrise. Uno
normale senza la solita vena maliziosa “ Non
stasera.”
Uscì
dal locale e
l'aria gelida della sera gli schiaffeggiò il viso.
Diamine
presto sarebbe
arrivato Agosto e ancora faceva diciannove gradi la sera!
Le
sue gambe andarono
da sole, la testa da un altra parte.
Si
ritrovò davanti ad
un palazzo conosciuto e la decisione era già presa.
Suonò
il campanello
con su scritto Kozume
Kenma
e aspettò.
******
Un'altra
settimana
quasi in bianco, dopo la notizia della partenza imminente e quasi
sicuramente permanente di Hinata.
Alla
fine, dopo essersi
svegliato per troppi giorni alle cinque di mattina, aveva deciso di
andare a farsi un giro quella sera, perché tanto Tobio non
riusciva
ad essere di compagnia.
Ricordò
del nuovo
centro commerciale all'interno del distretto commerciale e decise di
dargli un occhiata.
Quanto
sarebbe durato?
Dopo
la partenza del
Chibi-chan Tobio sarebbe tornato quello di sempre o sarebbe tutto
peggiorato?
Non
riusciva a darsi
una risposta così si mise a guardare i capi davanti a lui.
“Oikawa-san?”
Riconobbe
quella voce e
si voltò.
Cos'era,
uno scherzo?
“ Chibi-chan?”
Gli
occhi marroni
sgranati, i capelli ramati sparati in ogni dove la bocca leggermente
spalancata.
Non
c'erano dubbi.
Lo
vide chiudere la
bocca che si trasformò in una smorfia.
Sorrise
Tooru.
Non
un sorriso sincero
ovviamente. Uno amaro e leggermente mesto.
Gli
pareva di
perseguitarlo, Shou-chan.
Più
cercava un modo di
non farlo soffrire più di quanto già facesse con
la sua sola
presenza accanto a Tobio e meno ci riusciva.
“ Chibi-chan...
prendiamo un caffè assieme vuoi?” lo
pregò Oikawa, vedendo che
l'altro non desiderava altro che essere a mille miglia lontano da
lì.
In
quegli anni ha
pensato molto a lui. A come stesse ma soprattutto a come facesse a
sopportare il dolore di vedere la persona che amava al fianco di
qualcun altro.
Di
restarci suo amico
addirittura.
“ Io devo
andare”bisbigliò Shouyo. Non avrebbe saputo
veramente cosa dire.
Cosa fare.
Non
era mai stato
portato alla rissa. Se fosse stato Tanaka-san gli avrebbe tirato un
pugno in viso.
Asahi-san
lo avrebbe
annichilito con lo sguardo. Noya-san... Noya-san era imprevedibile.
Tsukishima
lui avrebbe
detto parole taglienti per poi uscirne in grande stile come sempre.
Daichi-san
e
Sugawara-san forse gli avrebbero fatto un discorsetto o cose del
genere.
Ma
lui non era mai
stato così. Ne lo sarebbe mai stato. E neppure voleva
esserlo.
“ Devo
andare...”mormorò facendo un passo indietro.
“ Per favore...” lo
invitò Tooru agganciando lo sguardo al suo e dopo pochi
minuti si
ritrovarono tutti e due alla caffetteria del centro commerciale.
Ordinarono
da bere e
Shouyo si mosse agitato sul posto.
Alle
sue gambe una
grande busta contenente un trolley e altri oggetti che sarebbero
stati utili per il viaggio.
Oikawa-san
iniziò a
parlare solo quando le loro ordinazione furono poggiate sui tavoli.
“Come stai?”gli
chiede Tooru interessato sinceramente.
Lo
era sempre stato di
Chibi-chan.
Dal
giorno in cui lo
aveva incontrato a quello in cui lo aveva visto distrutto alla
finestra di casa di Tobio. Anni prima.
-Male-
avrebbe
voluto rispondergli Shouyo. Forse ci avrebbe aggiunto anche un
– a
causa tua- ma sarebbe stata una bugia. E a lui non piaceva
dire
bugie. Odiava farlo.
Alzò
le spalle e disse
“ Non penso che tu voglia davvero saperlo.”
Alzò
un sopracciglio
Oikawa e stava per ribattere quando il ragazzo sorrise “
Piuttosto
penso che tu cerchi di trovare il modo di poter dormire di notte
almeno un paio d'ore prima che Tobio decida di svegliarsi...”
Stavolta
Oikawa Tooru
poteva dire di essere sinceramente interdetto.
Sorrise
Shouyo e
abbassò lo sguardo “ Conosco i miei pazienti
Oikawa-san” Quasi
scoppiò in una risata per il modo in cui si era chiamato
“ Ma
soprattutto conosco Tobio e so perfettamente che quando tiene a
qualcosa o a qualcuno e questo gli viene portata via … resta
sveglio tutta la notte in modo che il giorno seguente possa risultare
agli altri più lucido. Ovviamente sbaglia ma é
impossibile
cambiare una persona dalle radici.”
Oikawa
annuì.
Rimasero
in silenzio a
sorseggiare le loro bevande.
Non
avrebbe dovuto
stupirsi così tanto per come il ragazzo lo stava affrontando
a viso
aperto.
Era
da lui.
Non
si era mai nascosto
dietro un dito per le cose importanti il Chibi-chan.
Non
lo aveva fatto
neppure nelle partite.
Lo
ammirava .
Quanto
coraggio ci
vuole ad amare una persona che ama qualcun altro?
Cosa
ci spinge a non
odiarlo?
“ Quanto mi odi
Chibi-chan?”domandò scherzoso ma serio allo stesso
tempo.
“ Non ti odio.”
Per
la terza volta in
pochi minuti, Tooru si ritrovò senza parole. Cosa rara.
“ Dovresti.”
Shouyo
rise amaramente “ E che ci guadagnerei ad odiarti,
Oikawa-san?
Tobio inizierebbe ad amarmi per caso?”
Oikawa
dovette
ammettere che aveva ragione da vendere.
“ No. Almeno non per
questo.”
Shouyo
prese la sua
busta e lo fissò un attimo prima di andarsene.
“ Per questo non ti
odio. Dormi sogni tranquilli Oikawa-san.”
******
Aeroporto.
Due
giorni dopo.
Era
arrivato il
momento.
Stavano
partendo sul
serio .
Kenma
lo fissò
esitante e Shouyo cercò di sorridergli.
Il
passo che stavano
facendo era enorme ma importantissimo per la loro vita.
“ Fa paura...”mormorò
il compagno.
Shouyo
lo fissò
aspettando il resto.
“Il futuro ignoto
intendo.”
Il
ragazzo sorrise
amaramente “ Il futuro ci fa paura solo perché il
passato ha già
fatto abbastanza male. Ti fa paura pensare in un futuro che potrebbe
farti anche peggio. Eppure non possiamo avere un domani migliore se
continuiamo a pensare a ieri non pensi?”
L'amico
annuì e
sorrise a Natsu accanto a lui che gli aveva preso la mano .
Erano
diventati molto
uniti quei due nel tempo in cui Kenma aveva praticamente vissuto da
loro.
“ Shouyo?”
Si
gelò.
Non
pensava che sarebbe
venuto all'aeroporto.
Si
voltò lentamente e
di nuovo lo sguardo naturalmente truce e la capigliatura scura non
lasciò scanso ad equivoci su chi fosse.
“ Kageyama...” si
meglio iniziare a prendere le distanze dovute.
“ Te ne vai sul
serio.”
Sorrise.
Sempre
diretto .
“ Si.”
Non
rispose subito
Tobio. Rimuginò un po' sopra a quello che voleva dire.
Tipico di
lui.
“ Non voglio.”
Il
ragazzo alzò un
sopracciglio mentre vedeva allontanarsi leggermente Kenma e Natsu per
lasciarli un po' soli.
“ Non é mai stata
una scelta che potevi prendere tu.”
Stavolta
lo fissò
negli occhi quando gli parlò “ Ti voglio
bene.”
Fece
talmente male che
dovette chiudere gli occhi per non piangere. Si era ripromesso che
non lo avrebbe più fatto e stavolta aveva due giorni di
viaggio
prima di potersi rintanare in una camera.
Prese
un bel respiro e
rispose a fatica esternando finalmente quello che per troppo tempo si
era tenuto dentro “ Ed io ti amo. Bel casino eh?”
Kageyama
rimase
impietrito ed in quel momento Shouyo ricordò la reazione di
Tetsuro
che gli aveva raccontato Kenma.
Probabilmente
era
qualcosa di molto simile a questa.
La
chiamata del loro
volo riscosse Tobio dallo stato di trance in cui era caduto e solo in
quel momento l'altro decise di parlare di nuovo.
“ Devo andarmene per
sopravviverti Tobio. Non posso più restare qui. Non
più. Vai avanti
con la tua vita, questa è l'unica cosa che ti chiedo dopo
tanti anni
di amicizia. L'unica.”
Gli
voltò le spalle e
raggiunse Kenma e Natsu al gate.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3117890
|