Ma quanto siamo idioti?

di Neflehim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap I. Tu non sapevi restare ed io non sapevo andarmene. ***
Capitolo 2: *** Cap II: Salto di qualità. ***
Capitolo 3: *** III. È ora di smettere di cercare la felicità nello stesso posto in cui l'hai persa ***



Capitolo 1
*** Cap I. Tu non sapevi restare ed io non sapevo andarmene. ***




Cap I





Si sfregò violentemente le braccia contro le mani, come a voler scrostare via la sporcizia che si sentiva appiccicata addosso.
Voltò la testa verso la strada e poi di nuovo dietro di lui, verso il portone da cui era appena uscito.
Il cuore gli si strinse in una morsa e qualunque organo interno lo sostenesse sembrò dolergli.
Si portò una mano al volto e sorrise mestamente.
Quando era iniziato?
Quando aveva creato quell'orribile armatura fatta di menzogne,ipocrisia e sentimenti nascosti?
Quanto ancora doveva immergersi in quel mare di melma che stava cancellando ogni singolo pezzo della sua innocenza prima di riuscire a distruggere completamente la sua vecchia personalità?
Sentì il cellulare vibrare.
Quando lesse il nome sul display, sorrise di nuovo amaramente.

" Ho bisogno di te.
      Kenma."
Si stupì del messaggio.
Kenma chiedeva di lui raramente. Non era nel suo carattere, fare richieste di quel tipo.
Era sempre lui a chiedere di incontrarsi.
Rifletté che ultimamente quei messaggi gli arrivavano sempre più spesso.
Chiuse gli occhi e sospirò.
Con la mente e il cuor distrutto come lo aveva in quel momento, si rese conto che Kenma non era l'unico ad averne bisogno quella notte.
" Sto arrivando.
Hinata."

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Shouyo aprì un occhio assonnato mentre sentiva un piacevole e leggero formicolio percorrergli la spina dorsale.

Davanti a lui vide il volto inespressivo del compagno che fissava assorto i disegni che stava compiendo con la punta delle dita sulla pelle scoperta dell'altro.
Gli sorrise leggermente per poi richiudere gli occhi e sprofondare di nuovo il volto nel cuscino.
Una leggera brezza lo fece rabbrividire e con una mano si ritrovò a tirare un po' più su il lenzuolo, unico tessuto che gli copriva il corpo .
Kenma nonostante si fosse accorto del gesto dell'amico non si scomodò a chiudere la finestra aperta per dargli un po' di conforto e Shouyo non se la prese.
Lo conosceva abbastanza bene da non dare peso ai suoi mancati gesti gentili.
"Hai risposto in fretta..." mormorò Kenma continuando a far scorrere le dita lungo il profilo della sua schiena.
" Non eri l'unico che ne aveva bisogno..." gli rispose con le stesso tono Shouyo, gli occhi socchiusi e il volto rilassato affondato nel cuscino, mentre si godeva le carezze dell'amico.
"Kageyama?"Non poteva essere giudicata una vera e propria domanda quella di Kenma. Piuttosto una mezza affermazione sospirata.
Dopotutto era abbastanza scontato.
Hinata strusciò il capo sul cuscino in segno di assenso per poi mormorare un po' sarcastico" Aveva necessità di confidarsi con il suo migliore amico."
" E tu ci sei andato..." non c'era stupore nella sua affermazione. Solo una costatazione rassegnata.
Shouyo confermò di nuovo " Sfortunatamente il suddetto migliore amico sono ancora io."
Forse sarebbe ora che iniziasse a cercarsene un altro.... si ritrovò a pensare Kenma, per poi darsi dell'idiota.
Se così fosse allora valeva lo stesso per lui.
Non ricordava bene da quando aveva iniziato a provare quel senso di protezione verso Shouyo, ma c'era e lo aveva accettato così com'era.
Si era ritrovato senza pensarci su molto a provare un forte astio verso Kageyama per aver causato inconsapevolmente quel drastico cambiamento in Hinata.
Quando aveva conosciuto Shouyo la prima volta, a quel campo di allenamento , era subito entrato nelle sue grazie.
Lui era così... solare, luminoso per così dire .
Riusciva a rendere una partita a pallavolo divertente ed entusiasmante anche per uno come lui, in cui l'entusiasmo- e qualsiasi altro tipo di emozioni- scarseggiava.
Si era sentito enormemente felice quando alla fine della loro rima partita amichevole Hinata gli aveva promesso che un giorno sarebbe riuscito a fargli dire che si era divertito a giocare.
Da quel giorno, in cui si erano scambiati i numeri, si erano sentiti quasi quotidianamente anche solo per il Buongiorno o per mettersi al corrente delle loro posizioni nei tornei in cui partecipavano.
Ora, di quel Hinata gioioso  e pieno di vita vi era rimasta solo una pallida imitazione.
Il piccoletto dai capelli rosso fuoco sempre iperattivo si era trasformato troppo in fretta in un uomo. Un guscio vuoto che cercava di impedire ad altri di ferirlo ancora.
"Kuroo?" il mormorio di Hinata che si era voltato di schiena lo distolse dai sui pensieri bloccandogli anche la mano con cui gli stava carezzando la schiena.
"Sarà in qualche locale a spassarsela" gli rispose atono accoccolandosi come un gatto con la testa sul suo petto.
Shouyo gli passò una mano tra i capelli affettuosamente.
Rimase incantato per qualche secondo a guardare quel viso, mentre intanto con il pensiero tornava indietro nel tempo.
A tre anni prima.
Aveva appena iniziato a frequentare l'università, ringraziando gli dei che lo avessero messo nella stessa facoltà del migliore amico.
Sorrise tristemente al pensiero di quanto fosse ingenuo quel sentimento così sincero.
Il giorno in cui gli era caduto il mondo addosso lo ricordava dolorosamente bene.
Era iniziata da poche settimane la loro vita universitaria.
Quel giorno Hinata, dopo tanti anni, si era deciso di confessare quel sentimento che si portava dentro da troppo tempo.
Si era diretto con la sua solita camminata rumorosa, a casa dell'amico deciso che qualunque fosse stata la sua risposta lui l'avrebbe accettata.
Era arrivato davanti al palazzo dove abitava Kageyama, quando d'istinto si era ritrovato ad alzare lo sguardo verso l'alto poggiandolo su un balcone a lui conosciuto.
Le sue pupille si erano spalancate mentre il suo cuore aveva smesso di battere per qualche secondo, prima di riprendersi e martellargli dolorosamente le tempie: affacciato sul balcone, con i gomiti appoggiati sulla ringhiera e indosso solo i pantaloni, vi era il Grande Re, che osservava la strada distrattamente.
Gli occhi di Tooru senza volerlo si spostarono su di lui. Il suo viso si fece pallido mentre lo sguardo che gli lanciava si era fatto sofferente e un po' compassionevole.
Restarono a fissarsi per qualche secondo fino a quando il cuore di Hinata si strinse ancora di più alla vista delle braccia di Tobio che abbracciavano da dietro il Grande Re, appoggiando il mento sulla sua spalla dopo avergli lasciato un bacio sul collo.
Il Grande Re aveva distolto appena lo sguardo da lui per posarlo sull'amante, ricambiando d'istinto il saluto.
Quando lo riportò verso il basso la strada era di nuovo vuota.
Shouyo sospirò ricordando quel giorno.
Dopo aver visto quella scena era rimasto per settimane chiuso in camera , senza voler vedere nessuno.
Aveva pianto poco. Si era detto che piangere non avrebbe potato via il dolore che provava, anzi probabilmente sarebbe stato solo peggio.
Aveva rifiutato tutte le chiamate dei suoi amici.
Anche quelle di Kenma.
Più volte si era ritrovato a fissare il nome di Kageyama impresso sullo schermo mentre il cellulare continuava a squillare.
Non aveva risposto.
Solo due settimane dopo era riuscito ad indossare una maschera abbastanza finta da poter essere credibile. Aveva nascosto la faccia distrutta dando la colpa ad un inventata influenza che lo aveva allettato.
Aveva lasciato correre le settimane e i mesi, in cui Tobio e Oikawa avevano annunciato il loro fidanzamento anche agli altri.
Ricordava di aver colto l'occhiata mesta di Oikawa ma l'aveva ignorata, non ancora del tutto pronto per affrontarlo.
Si era reso conto solo quando la storia tra quei due aveva iniziato ad avere dei problemi, cosa comportava aver deciso di continuare ad essere il migliore amico di Kageyama.
Dopo due mesi di fidanzato Tobio ed Oikawa avevano avuto il primo litigio e lui era stato l'unico da cui Kageyama si era rifugiato per sfogarsi.
Si era ritrovato a dover far i conti con due sentimenti contrastanti: la felicità di essere tanto importante per Tobio da essere l'unico con cui confidarsi, e la sofferenza nel dover ascoltare come andava la sua storia con Oikawa.
Era cambiato crescendo, Hinata.
Era maturato.
Quel giorno aveva sradicato l'ingenua fanciullezza che lo aveva da sempre caratterizzato, spingendolo ad avvolgersi completamente in un armatura fatta di menzogne e sorrisi finti, con cui si proteggeva da domande scomode e stilettate dolorose.
Erano sempre più radi i sorrisi sinceri che rivolgeva agli altri. Come lo erano state le uscite a cui aveva accettato di partecipare, incapace di divertirsi nuovamente.
L'anno dopo quel giorno aveva deciso di accettare l'invito di andare a bere qualcosa da parte dei suoi compagni di facoltà, approfittando del fatto che Kageyama era fuori ad un appuntamento con Oikawa.
Si era ritrovato con la testa molto più leggera del solito e nelle vene più alcool di quanto il suo corpo e la sua mente potessero sopportare per poter rimanere completamente lucidi.
Aveva raggiunto il bancone del bar per ordinare da bere qualcos'altro quando aveva scorto una chioma conosciuta e vi si era avvicinato.
Quando quello aveva alzato il volto verso di lui aveva sentito uno sguardo felino, leggermente appannato e dannatamente simile al suo.
Senza sapere bene come, la mattina dopo si era svegliato in un letto che non era il suo senza i vestiti addosso e accoccolato sul petto lo stesso ragazzo che ora faceva strani disegni sulla sua pelle.
Quando si erano svegliati, nessuno dei due aveva avuto reazioni troppo eccessive o aveva rinnegato quello che pareva esser successo quella notte.
Entrambi sentivano il peso che gli incurvava le spalle leggermente meno greve e quindi avevano accettato bonariamente la cosa, affermando che ne avevano avuto bisogno.
Successivamente avevano preso il soddisfarsi a vicenda, come una necessità che appagavano quando pareva loro di non poter andare avanti.
Siamo così terribilmente simili... si ritrovò a pensare Shouyo passando le dita tra i fili di capelli di Kenma.
Entrambi innamorati di una persona impossibile da avere.
Anche la situazione di Kenma era complicata.
Il ragazzo di cui era innamorato non era fidanzato. No, semplicemente non era minimamente interessato ai ragazzi come fidanzati.
A Kuroo piacevano le donne e quindi era letteralmente impossibile per Kenma poter sperare in qualcosa di più di una pacca affettuosa.
Kozume non era mai stato un ragazzo di molte parole, ma da quando aveva scoperto di provare qualcosa verso il suo migliore amico che andava oltre l'amicizia, si era chiuso ancora di più in se stesso.
Aveva limitato al minimo le uscite serale in cui i ragazzi della facoltà, andavano a caccia di donne con cui passare la notte.
Kuroo compreso.
Così lui si ritrovava spesso a dover inventare scuse per giustificare il motivo per cui non partecipava, finché non avevano capito da soli il motivo, ma non avevano smesso di invitarlo.
Kenma era stato grato loro per non averlo giudicato e aver continuato a volerlo portare con loro,ma lui proprio non ce l'aveva fatta a sopportare di vedere il ragazzo che amava andare a caccia di donne.
Incontrare Shouyo quella sera era stata una specie di miracolo. Non aveva placato del tutto la sofferenza che provava ma almeno per qualche ora, poteva smettere di pensare senza sentirsi in colpa di star usando qualcuno.
Aveva iniziato ad evitare completamente quelle uscite e a chiamare Shouyo quelle sere, in modo da non dover pensare a cosa faceva Kuroo mentre lui era a casa.
Kenma lo sentì muoversi sotto di lui e la bolla che si creava sempre nei loro incontri si ruppe riportandolo alla realtà.
Il tempo a loro disposizione si stava estinguendo.
Guardò fuori dalla finestra e vide un leggero bagliore, preannuncio che presto sarebbe sorta l'alba.
Hinata si tirò su senza dire nulla e con calma iniziò a raccogliere i vestiti sparsi per la stanza.
Kozume rimase ancora qualche minuto a poltrire tra le lenzuola calde, ammirando la schiena dell'amico che intanto si stava rivestendo.
"Vuoi il caffè?" gli chiese Shouyo mentre si dirigeva a petto nudo verso la cucina.
Kenma annuì mettendosi a sedere e strofinandosi gli occhi sbadigliando.
L'amico lo fissò divertito mentre l'immagine di un gattino che si lavava si sostituiva a quella del ragazzo che intanto rabbrividiva dagli spifferi che provenivano dalla finestra.
Senza vergogna Kozume si alzò e indossò i boxer e una felpa con la lampo.
Il tempo della vergogna era passata due anni fa, quando avevano iniziato quello strano rapporto.
Avevano già visto tutto quello che c'era da vedere.
Lo seguì e si appoggiò allo stipite della porta della cucina per osservarlo sfaccendare con la macchinetta del caffè da mettere sul fuoco e prendere le tazzine dallo scolapiatti.
Dopo un paio di minuti si sentì nell'aria il profumo del caffè appena pronto e Kenma si ritrovò a sospirare di piacere.
La caffeina era davvero l'unica pozione che poteva rimettere in moto l'acume del suo cervello.
Si sedette sul tavolino e aspettò che l'altro gli porgesse la sua tazzina.
Fecero colazione in silenzio e allo stesso modo Shouyo lavò i due bicchieri e prese la sua maglia, volata senza sapere bene come sulla scrivania situata dalla parte opposta del letto.
Hinata si diresse alla porta e Kenma lo accompagnò.
Niente baci o abbracci romantici.
Non erano compagni o amanti. No, erano i cosiddetti amici di letto.
Due ragazzi che soddisfacevano i propri piaceri senza mettere in mezzo i sentimenti, anzi, cercando di tenersene il più possibile alla lontana.
Cercando di aiutarsi a vicenda.
"Ma quanto siamo idioti?" mormorò Kenma, continuando quella routine che si stava insediando sempre di più dentro di loro. Corrodendoli. Corrompendoli.
Il sorriso sarcastico che ricevette in risposta come chiusura di quel loro personale rituale, gli diede la chiara sentenza di come non facessero altro che precipitare sempre più in basso, sentendo la scalata per risalire alla luce ogni giorno più dura da affrontare.
Perché si, andare a letto con il tuo migliore amico per soffocare il dolore e la tristezza del non poter stare a fianco della persona amata, era davvero patetico.
Shouyo gli girò le spalle avviandosi sul pianerottolo che portava all'ascensore e Kenma chiuse la porta dietro di sé.
All'unisono e a pochi metri di distanza, presero un profondo respiro.
Era ora di tornare di nuovo, ognuno alla dura realtà del mondo che li circondava.

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Rientrò a casa con un sospiro di sollievo.
In quel momento, l'unica cosa che avrebbe voluto fare, era buttarsi sotto la doccia e cercare di cancellare il disgusto e l'ipocrisia che sentiva dentro.
Come se l'acqua potesse alleggerire almeno un po' il peso che sentiva schiacciargli il cuore e le spalle.
I suoi piani però furono mandati all'aria appena aprì la porta e sentì un leggera brezza arrivare dalla portafinestra del salone.
Chiuse a chiave e si diresse silenziosamente verso l'altra stanza.
Si fermò sullo stipite e il cuore gli si chiuse in una stretta alla vista della scena che aveva davanti: sul balcone, con i gomiti appoggiati sul cornicioni , mentre una mano le sosteneva il capo, vi era Natsu.
La sua espressione era tanto triste che gli fece salire le lacrime.
Gli occhi erano leggermente arrossati, segno che si stava trattenendo dal piangere.
Sospirò appoggiando la borsa sul divano e dirigendosi sul balcone.
Natsu era venuta ad abitare da lui più o meno l'anno prima, quando la loro madre aveva annunciato di aver ricevuto una proposta di lavoro all'estero.
Le aveva chiesto di partire con lei ma Natsu aveva preferito trasferirsi dal fratello per non perdere le amicizie.  
Casa sua era abbastanza grande da poter ospitare due persone e sua sorella aveva ormai raggiunto l'età per sostenersi da sola in caso lui fosse stato fuori casa per qualche notte.
Si chiese cosa poteva essere successo, per farla stare al freddo ad osservare l'alba con quell'aria così angosciata.
L'aveva sentita il pomeriggio prima, per avvertirla che non sarebbe rientrato per la notte e pareva andare tutto bene.
Uscì sul balcone senza dire nulla, consapevole che lo aveva sentito rientrare e si appoggiò anche lui al cornicione, osservando il paesaggio sotto di lui.
Aspettava che fosse lei a parlare.
Crescendo anche Natsu era maturata ed ora in procinto del suo diciottesimo compleanno aveva smesso di attaccarsi alle sue gambe pretendendo tutta la sua attenzione.
Era una ragazza orgogliosa e taciturna.
Forte.
Non chiedeva quasi mai aiuto. Al massimo chiedeva dei consigli.
Non dovette aspettare molto che sentì un sospiro provenire dalla sua destra.
"L'ho lasciato" mormorò la ragazza.
Nella mene di Hinata apparve l'immagine di un ragazzo dell'età di Natsu, con i capelli scuri e il sorriso sempre largo.
"Perché?" le chiese con lo stesso tono.
La sentì prendere un profondo respiro, come se le facesse male solo parlarne.
"E' innamorato di Megumi" gli rispose.
Il cuore di Hinata perse un battito ricordando che Megumi era la migliore amica d Natsu.
"All'inizio pensavo fosse solo una sensazione... poi ho compreso che era la verità e che Megumi lo ricambiava, ma avevano deciso di non stare assieme per non ferirmi."
Emise una risata senza emozione "Sai qual'è la cosa peggiore?"
Non era una vera domanda, così Shouyo aspettò che proseguisse.
" La cosa peggiore é che nonostante me ne fossi accorta, ho fatto finta di nulla e ho continuato a comportarmi come sempre, mentre loro due soffrivano a causa mia!"
Hinata abbassò la testa lasciandola sfogare.
"Alla fine non c'è l'ho fatta più ... mi sentivo uno schifo ogni giorno che passava. Oggi l'ho lasciato e ho dato loro la mia benedizione... quanto sono idiota?"
Il fratello sobbalzò a quella domanda retorica,a lui così familiare.
Si rivedeva così tanto in quella storia che si ritrovò il cuore stretto in una morsa.
Perché anche sua sorella doveva provare un dolore del genere?
Il silenzio regnò sovrano per molti minuti, tanto che quando la ragazza tornò a parlare Hinata sussultò.
"Quando se ne andrà il dolore?"
Sospirò.
Non era davvero la persona adatta a cui chiedere un consiglio in quel caso.
Si chiese cosa doveva rispondere e decise immediatamente che non le avrebbe mentito.
Non lo aveva mai fatto e non sarebbe stato così ipocrita da mentirle per farla sentire meglio in quel momento per poi stare peggio a distanza di un paio d'ore.
Rimase in silenzio per qualche minuto cercando la risposta adatta.
"Dipende" alla fine quella era l'unica conclusione a cui era riuscito ad arrivare.
Natsu si girò verso di lui lo sguardo attento " Da cosa?"
Non c'era speranza in quegli occhi.
Era una ragazza razionale non una sognatrice.
"Da quanto è forte il sentimento che ti lega a lui, credo... Più quello è forte e più ci metterà ad andarsene... Paradossalmente più a lungo durerà il dolore e quando tutto finirà meglio capirai quanto era importante quella persona..."
" Non voglio perderli..." sussurrò la più piccola.
Shouyo ebbe un moto di tenerezza, rivedendosi in quei sentimenti che la sorella stava provando.
"Lo so..."le disse scompigliandole i capelli.
Rimasero entrambi ad osservare ancora un po' il sole che saliva.
"Quando capirò di non essere più innamorata di lui?"
Hinata sospirò di nuovo.
Davvero, non era la persona più adatta a rispondere ad una domanda del genere.
Lui non aveva mai smesso di amarlo.
Alla fine decise di darle la stessa risposta che si era dato da solo -illudendosi che sarebbe valsa anche per lui- anni prima.
"Lo capirai nel momento in cui, restare al suo fianco non ti causerà più alcun dolore e non verrai sommersa dai rimorsi per quello che ci sarebbe potuto essere tra voi."
Natsu parve soddisfatta dalla risposta.
Soddisfatta, non felice.
Shouyo stava per rientrare in casa, quando Natsu lo fermò con un'altra domanda.
"Nii-chan..." il fratello si volse verso di lei aspettando che continuasse " Tu quando riuscirai ad andare avanti?"
Hinata sgranò gli occhi e si appoggiò allo stipite della portafinestra per sorreggersi.
"Hai detto che più dura il dolore, più quella persona é stata importante per te..."
Shouyo si ritrovò ad annuire "Il tuo dolore dura da tre anni... quanto ancora dovrai aspettare prima di essere di nuovo felice?"
Il fratello chiuse gli occhi per sostenere il peso che era tornato a schiacciargli le spalle.
"Se quello che hai detto é vero... allora come fai a stare accanto a Kageyama?"
Hinata rimase in silenzio, non riuscendo a dire nulla.
" Come puoi essere così forte?"
A quella domanda però, non riuscì più a tacere e le parole gli uscirono dalla bocca senza che potesse fermarle.
"Non sono forte Natsu... neppure un po'..."
La ragazza lo fissò angosciata.
"E allora come fai? Come fai a restargli accanto nonostante tu sia consapevole che non potrai mai averlo? Quando ho lasciato Tatsuya oggi pomeriggio... non riuscivo più a sostenere la sua presenza senza che il cuore mi si stringesse in una morsa..."
" Non é forza la mia... solo stupido orgoglio e testardaggine. E la consapevolezza che non potrei più vederlo e stare al suo fianco è più doloroso del restare al suo fianco sapendo che non potrò mai essere qualcosa di più per lui..."
Cercò di spiegarle, ma non era sicuro di esserci riuscito così bene.
" Ora andiamo a letto.." mormorò voltandole di nuovo le spalle.
"Domani... anzi oggi, ho scuola...."
Shouyo si girò e le sorrise " Non oggi... oggi te lo prendi di riposo..."
Le tese una mano che Natsu afferrò ricambiando il sorriso.
"Posso dormire con te?"
Hinata annuì, avvolgendole le spalle con un braccio.
A letto,tra le lenzuola, Natsu si strinse a lui proprio come facevano  da bambini quando qualcosa la turbava.
Stavano per addormentarsi quando la più piccola gli sussurrò qualcosa vicino al collo.
" Nii-chan..."
" Mh?"
"Hai mai rimpianto di esserti innamorato di Tobio- kun?"
Shouyo trattenne il respiro.
"Ti mentirei se ti dicessi di no..." sospirò "Avevo da poco scoperto la relazione tra Tobio e Oikawa e il dolore era così acuto che mi sembrava di non riuscire a respirare, di non riuscire più a pensare con lucidità..."
La stretta di Natsu si fece più forte e gli diede un piccolo bacio sul collo per confortarlo.
"In quel momento desiderai non essermi mai innamorato di lui, ma ... me ne pentii immediatamente."
Natsu si scostò un poco per guardarlo negli occhi " Perché?"
"Perché in quel modo rinnegherei anche tutte le emozioni e i sentimenti che ho provato prima di quel giorno... Tutto quello che c'era e c'è ancora oltre al dolore... se quel desiderio si fosse avverato non sarebbe stata una liberazione ma piuttosto un atto di vigliaccheria... Scappare da qualcosa che non ti piace o che ti fa soffrire non è ma la soluzione giusta. "
La ragazza lo strinse di nuovo e Hinata sentì qualcosa di umido bagnargli il collo.
Sorrise nel buio della stanza, capendo che finalmente sua sorella riusciva a sfogare tutta la tempesta di emozioni che sentiva dentro ma che aveva tenute chiuse in una gabbia giudicandole un atto di debolezza.
La cullò e vegliò su di lei fino a quando non sentì il suo respiro farsi più pesante e solo allora si concesse di cadere anche lui tra le braccia di Morfeo, con il peso sulle spalle un po' più leggero.



 

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Capitolo 2
*** Cap II: Salto di qualità. ***


Cap II. Salto di qualità.


Aveva deciso di prendersi due giorni di pausa prima di tornare a studiare.
Era arrivato da poco alla facoltà e appena preso posto in aula aveva subito peso in mano la sua console,iniziando il nuovo gioco che gli aveva regalato Shouyo la sera prima.
“Non sei venuto l'altra sera...” una voce familiare dietro di lui lo immobilizzò facendo in modo che gli orchi gli togliessero più punti vita del solito.
“Non mi piace stare nella confusione, lo sai...” gli rispose senza alzare lo sguardo e massacrando quel dannato mostro. Rise internamente di sé stesso.
Era così apatico e incapace di mostrare emozioni che se la prendeva con un videogioco.
Sentì la sedia davanti al suo banco venire spostata e strinse un poco più forte le dita sulla console portatile.
“Eppure Fujioshi mi ha detto che ogni sera che ti invitiamo, davanti alla tua porta trova sempre un ragazzo che aspetta di entrare a casa tua.”
Si ritenne fortunato, Kenma, di avere i capelli abbastanza lunghi da coprire le orecchie scarlatte per l'imbarazzo.
Cercò come suo solito di non far trasparire alcuna emozione ma la sua voce uscì più dura di quel che voleva “ Anche io ho una vita privata Kuroo...”
Una vita in cui tu non ne fai parte...
Avrebbe voluto continuare, ma il disgusto per se stesso era già abbastanza senza doverci aggiungere l'ennesima bugia.
Il moro sgranò gli occhi a quella risposta scocciata per nulla da lui.
Ne era consapevole Kenma ma era stanco di essere sempre considerato un bambino problematico a cui badare.
Era ora che Kuroo si rendesse conto che era diventato adulto, e da un pezzo anche.
Sapeva perfettamente che quella consapevolezza non avrebbe migliorato le cose tra loro, ma continuare in quella staticità era sempre più deleterio.
“Non me ne hai mai parlato...” lo sentì mormorare.
Ormai hai iniziato su questa linea... si disse Kozume.
"Non sono costretto a dirti tutto quello che mi riguarda, esattamente come non lo fai tu".
Era una mezza verità questa.
Perché anche se Kuroo non gli diceva tutto quello che lo riguardava, alla fine Kenma le veniva a sapere lo stesso, vuoi per destino o per testardaggine.
Kuroo parve incassare il rimprovero “Posso chiederti almeno se lo conosco?”
In quel momento Kenma alzò lo sguardo fino ad allora incollato al display, su di lui, fissandolo sorpreso.
Aveva sentito una strana incrinazione nella voce del moro davanti a lui, che lo portò a chiedersi perché gli importasse tanto di chi fosse il suo presunto amante.
Avrebbe dovuto dirglielo?
Dirgli che si frequentava,per modo di dire, con Shouyo?
Decise di dargli una mezza risposta “ Lo conosci.”
Kuroo alzò lo sguardo ma quello di Kenma era di nuovo fisso sullo schermo segno che non aveva più intenzione di dire altro.
Il moro rimase a fissarlo. Oggi Kenma era strano.
Scosse la testa. No. Non era solo oggi ora che ci pensava.
Ormai era davvero molto tempo che il suo rapporto con Kenma si era quasi ridotto al Buongiorno e Buonasera.
Non passavano quasi più tempo assieme se non quando si incontravano a lezione.
Niente più uscite la sera per locali.
Niente più partite a pallavolo.
Niente più cene a casa dell'altro per farlo staccare da quei dannati giochi che tanto gli piacevano.
Lo stava perdendo.
Senza accorgersene stava perdendo il suo migliore amico.
Si era allontanato da lui da quando frequentavano l'università e solo ora si rese conto che Kenma lo stava lasciando andare.
Anche lui si stava ricostruendo una vita con quel ragazzo che pareva conoscere?
Si chiese se era qualcuno della facoltà, ma si rese conto che Kenma non aveva legato con nessuno quindi era molto più probabile che fosse qualcuno del liceo, ma chi?
Fece una lista lunghissima nella sua mente e continuò ad aggiungere nomi anche durante la lezione che ascoltò a malapena.
Alla fine in cima alla sua classifica ne erano rimasti solamente una decina e primi tra tutti ritrovò un nome:Hinata Shouyo.
Non si stupì di questo.
Oltre a lui, Kenma si era lasciato conoscere per davvero solo da pochi prediletti e Hinata della Karasuno era sicuramente uno di quelli.
Ricordò che avevano legato fin da subito e già da allora si era accorto che Kenma pareva provare una vera ammirazione per quel piccolo tornado che non stava mai fermo.
Eppure sul serio?
Hinata gli era sempre apparso come in constante adorazione di Kageyama.
Possibile che in realtà ora stesse con Kenma?
Non seppe il motivo ma sentì qualcosa di strano nella stomaco a quel pensiero, ma lasciò perdere e si concentrò di nuovo sul problema principale.
Improvvisamente ricordò che Kageyama da paio di anni stava con Tooru Oikawa e che quindi Hinata era libero.
Le possibilità che il compagno attuale di Kenma fosse Hinata erano davvero alte.
Si chiese quando Kenma fosse cresciuto lontano da lui... sempre con l'inizio dell'università?
No. Si rispose.
Kenma aveva iniziato ad interessarsi di più del mondo proprio grazie ad Hinata e alla Karasuno che rendevano le loro amichevoli sempre tanto avvincenti da portare perfino quel gatto addormentato che era il suo migliore amico, ad entusiasmarsi.
Quindi era dannatamente e altamente probabile che l'amante di Kozuma fosse Hinata.
Abbassò lo sguardo verso il tavolino mentre il petto gli faceva dannatamente male.
Aspettò in silenzio che le lezioni finissero e sempre in quel modo s'incamminò dietro Kenma,a ripreso la sua avanzata tra i vari livelli del suo amato gioco.
Arrivarono vicino al parco che portava alla casa del più piccolo senza rivolgersi la parola e se apparentemente a Kenma non importava... a Kuroo la cosa lo stava facendo impazzire.
“Senti Kenma...” l'amico alzò lo sguardo dalla console poco interessato “ stavamo organizzando un uscita e...”
Kozume lo interruppe quasi subito “Ho un impegno.”
Quello fu il limite “Non ti ho nemmeno detto quando!” si ritrovò ad esclamare Kuroo un po' adirato.
Kenma alzò un sopracciglio irritato “Allora mi appresterò a crearmi un impegno per quando ci sarà questa uscita...”
Alla fine Kuroo sospirò rassegnato “ Odi tanto uscire con noi?”
L'altro sgranò gli occhi non credendo alle sue orecchie “Lo chiedi sul serio o eri ironico?”
Tetsuro allargò le braccia esasperato “ Sono serio!”
“E' ovvio che odio uscire con voi!”
“Perché?!”
Senza che nessuno dei due se ne era accorto si ritrovarono a urlare nel parco poco lontano dall'appartamento di Kenma.
Cosa decisamente strana visto il carattere solitamente mite di quest'ultimo ma... probabilmente la sua sopportazione dopo tutto quello che provava era arrivato ai livelli critici.
“Perché?! Che dovrei fare in un night club eh?! Vedere te e gli altri che vi scopate una sconosciuta?!”
A quelle parole così volgari sulla bocca di una persona che raramente spiccicava parola e che solitamente era si sgarbato ma mai scurrile, Kuroo sobbalzò.
“Solo perché non ti piacciono le donne non vuol dire che non puoi divertirti anche tu … possiamo andare in un locale bisex... a nessuno di noi da fastidio lo sai..”
Kenma chiuse gli occhi capendo ormai che non poteva più trattenersi: erano circa cinque anni o forse di più che provava tutte quelle cose per e ora... ora basta! Si disse.
Kuroo stava per continuare il suo discorso senza senso quando alla fine Kenma lo interruppe irato “ Sta zitto!”
Tetsuro spalancò gli occhi spaventato da quella reazione anomala.
“ Tu... dio Kuroo, sei così intelligente a volte ma così stupido sulle cose più evidenti!”
L'altro non disse nulla, insicuro se dovesse offendersi oppure no.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli felini del biondo mechato tremò.
In qualche modo quello che stava accadendo o che stava per accadere non gli piaceva per nulla. Come se da un momento all'altro ci sarebbe stata una sincera e totale separazione.
“Kuroo... mi piaci...anzi ti amo e da un bel po' di tempo direi.”
Lo disse come se fosse la cosa più semplice del mondo ma dentro non era proprio tutto a posto, anzi  si stava decisamente maledicendo per la sua stupidità.
Tetsuro invece aveva il cervello completamente azzerato. Quelle parole parevano restare qualche secondo nella parte che analizzava le cose per poi passare immediatamente alla parte scioccata e poi tornare a quella che le analizzava in un processo abbastanza infinito.
Quando finalmente riuscì elaborarle senza che andasse in lobotomia, alzò lo sguardo verso il proprietario di quelle parole e lo trovò a fissarlo negli occhi con lo sguardo del tutto rassegnato di una persona che é già consapevole della risposta.
“ Senti... non c'è bisogno che tu dica nulla ok? Lo so già, solo... stammi lontano per un po', va bene? Devo ... cercare di andare avanti.”
Kuroo non riuscì a rispondere e restò bloccato mentre lo vedeva allontanarsi.
Camminò per un bel pezzo ma non aveva voglia di tornare a casa.
La sua mente era divisa tra il maledirsi per essersi dichiarato, il sollievo per averlo fatto e il dolore per il rifiuto.
Aggrottò le sopracciglia confuso sui suoi sentimenti tripartiti ma alla fine decise di non pensarci; nonostante tutto non riuscì a concentrarsi e la cosa non era strana vista la situazione, ma la sua mente razionale e non molto avvezza ai sentimenti non riusciva a comprenderli del tutto.
Sentì il forte impulso di chiamare Shouyo e passare la serata con lui e seguì il suo istinto .

******


Appoggiò un gomito sul banco, il mento sulla mano e rimase a fissare il vuoto fuori dalla finestra con il ronzio del professore che gli trapanava le orecchie.
Sospirò, mentre il mal di testa con cui si era svegliato quella mattina, cresceva a dismisura portando la sua irritazione a livelli stellari.
Sbadigliò un po' troppo platealmente probabilmente perché la voce del professore gli arrivò un po' troppo vicina alle orecchie per poterla continuare ad ignorarla.
“ Signor Hinata per caso la mia lezione la annoia?”
Shouyo si voltò verso di lui stropicciandosi un occhio e con voce un po' atona gli rispose “Abbastanza, professore...”
Quello arrossì con il sottofondo delle risatine sommesse degli altri studenti,ma non sembrava propenso a bocciarlo o cose simili “ Se non fosse che sono un professore non si vendica e che tu sei uno dei miei migliori studenti... ti avrei già bocciato.”
“Lo so professore...” detto questo tornò a fissare lo sguardo nel cielo limpido sentendo due occhi conosciuti che gli trapassavano la nuca.
Sorrise ricordando al primo anno, quando avevano dovuto chiedere aiuto a Tsukishima prima e a Yachi-san poi e si paragonò a quello che era adesso : il migliore del corso di Inglese.
C'era da dire che la sua situazione sentimentale aveva contribuito abbastanza a farlo concentrare sullo studio.
Continuò a pensare mentre il suo collo quasi prendeva fuoco visto che Kageyama non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la durata della lezione. Alla fine fu costretto a lanciargli un occhiata furiosa per farlo smettere e l'amico sgranò gli occhi, arrossì e abbassò lo sguardo.
Shouyo emise un sospiro di sollievo.
Alle due del pomeriggio si stiracchiò sulla sedia ed evitando abilmente il quasi placcaggio di Kageyama riuscì ad arrivare a casa con la completa sanità mentale.
Aprì la porta di casa consapevole del fatto che Natsu non ci sarebbe stata fino alle sei per la lezione di nuoto.
Si preparò su due piedi un piatto di pasta e qualcosa come contorno e consumò il suo pranzo rivedendo una vecchia partita di pallavolo delle Nazionali.
Con la coda dell'occhio avvistò una foto sul mobile del salotto : rappresentava la Karasuno il giorno  in cui avevano vinto le Nazionali. Avevano tutti un bel sorriso... se qualcuno l'avesse visti ora.
Erano tutti separati: Sugawara-san e il capitano essendo una coppia avevano ricevuto una borsa di studio ed erano andati a vivere in Inghilterra; Asahi-san si era trasferito in università di Kyoto e Nishinoya lo aveva seguito dicendo che da solo quel bestione sarebbe stato preso di mira dai bulletti  visto il suo carattere; Tsukishima e Yamaguchi erano stati presi in due università diverse di Osaka.
Lui e Kageyama erano gli unici ad essere rimasti nella loro prefettura e se il primo giorno ne era stato contento … ora rimpiangeva di non averne scelta una fuori città.
Finì il suo pranzo e lasciò che fosse la lavastoviglie ad occuparsi dei piatti. Decise di farsi una doccia. Il calore dell'acqua bollente gli sciolse i muscoli e rilassò le membra.
Uscì dalla doccia e con solo i jeans addosso tornò in salone frizionandosi i capelli. Era inverno ma i riscaldamenti faceva apparire la casa come una villa sulla spiaggia delle Hawaii.
Buttò l'asciugamano sul divano irritato oltre natura. La doccia bollente aveva rilassato il corpo ma la mente purtroppo era rimasta alla foto sul mobile.
La prese tra le mani e fissò la figura alta e con lo sguardo stranamente minaccioso  ritratta nella foto e strinse le dita attorno alla cornice.
Si odiava spesso per quel sentimento che non avrebbe dovuto provare. Eppure continuava a a stargli accanto e sostenerlo, nonostante sapesse che sarebbe stato solamente un duro autolesionismo. Ma non gli importava. Voleva stare con l'ex alzatore, urlare, piangere, voleva essere qualcosa di più per lui. Ma non poteva.
Era davvero paradossale che il suo primo amore fosse una storia impossibile verso il suo migliore amico già fidanzato con il loro più grande rivale.
Sorrise amaramente.
Non riusciva davvero più a sopportarlo e ...
Gli arrivò un messaggio da parte di Natsu che lo avvertiva che non sarebbe tornata a dormire in quanto restava a casa di un amica che non era Megumi.
Corrugò la fronte notando che l'ultima parte era sottolineata e in grassetto.
I cellulari di oggi facevano un sacco di cose.
Improvvisamente il campanello suonò e Shouyo rimise a posto la foto e scordandosi di mettersi qualcos'altro addosso andò ad aprire a petto nudo.
Rimase impalato per qualche secondo sull'uscio quando vide chi c'era dietro.
Lo sguardo naturalmente truce e i capelli scuri non lasciavano alcun dubbio su chi fosse l'ospite e su quanto fosse gradito e allo stesso tempo indesiderato.
“ Tobio...”
Si fece automaticamente da parte per farlo entrare e quando lo fece mise sui fornelli la macchinetta del caffè e neppure gli chiese se ne voleva una tazza, conoscendo completamente la sua dipendenza da caffeina.
“Oikawa-san non é con te?”
Tobio corrugò le sopracciglia “ Un professore ha voluto recuperare una lezione...”
Shouyo sospirò. Non aveva creduto neppure per un secondo che fosse venuto da lui rinunciando al suo tempo con il “fidanzato”.
“ Credevo che dalla nostra ultima seduta il tempo di stallo sarebbe durato un po' di più visto che ci siamo visti circa tre giorni fa.”
Era stato cattivo e abbastanza acido ma ormai era arrivato alla conclusione che il suo periodo di migliore amico era terminato.
Tre anni e venti giorni.
Era un tempo abbastanza lungo ed era arrivato il momento di guardare avanti.
“ Che diamine dici?! Sei il mio migliore amico non il mio psichiatra!”
Aveva compiuto la sacra opera di farlo arrabbiare e non ci riusciva dalle superiori.
Un grande record.
“ Strano mi era parso così negli ultimi tre anni.”
Tobio sgranò gli occhi al tono tanto amaro dell'amico.
“ Non capisco... io...”
Il rumore della tazzina sbattuta sul tavolo con il caffè che schizzò dappertutto, lo fece sobbalzare.
“Non capisci?! Kageyama quando è stata l'ultima volta che abbiamo parlato di altro che non fosse la tua relazione con Oikawa-san... l'ultima volta che abbiamo fatto una partitella a pallavolo?!”
Tobio allargò le pupille ancora di più mentre poteva quasi immaginare la sua mente che cercava tali ricordi, ma Shouyo sapeva perfettamente che non ne avrebbe trovati.
Lo vide abbassare gli occhi colpevole.
“ Sono stanco di avere una relazione amicale a senso unico in cui tu ti prendi tutto e io non ricevo neppure un come stai ...”
Kageyama rialzò il volto di scatto a quelle parole che sembrano l'anticipazione di una separazione che non gli piaceva per nulla.
“Cosa... cosa intendi?”
“Intendo che ho chiuso con te Kageyama... basta, trovati un altro migliore amico da usare come psicologo.”
La faccia di Tobio sarebbe stata tragicomica se la situazione non fosse stata così dolorosa.
Era sbiancato completamente mentre al sua espressione era tra il terrorizzato e lo scioccato.
“ NO … io ...NO! Non voglio! Ho sbagliato Shouyo e sono un idiota ma … non voglio perderti … ti prego!”
Shouyo chiuse gli occhi per eliminare dal suo campo visivo la figura del ragazzo in modo che il suo volto non gli facesse cambiare idea sulla decisione appena presa.
“ Non é una cosa che puoi decidere tu. Ora per favore esci.”
Riaprì gli occhi e sotto i suoi si avvicinò alla porta e la spalancò facendogli segno di uscire in quanto la sua presenza non era più gradita nella sua casa.
Tobio, capendo che non aveva scelta si alzò dalla sedia e si diresse verso l'uscita. Poco prima di varcare la soglia però si fermò.
“ Non mi arrendo, Shouyo. Ho fatto qualcosa di quasi imperdonabile ma non rinuncerò mai a te … farò tutto il possibile per riaverti."
Shouyo nonostante fosse davvero felice per quelle parole, gli rispose in maniera ironica e anche piuttosto acida “ Attento a quello che dici Kageyama... il tuo ragazzo potrebbe fraintendere.”
Detto questo gli voltò le spalle e si chiuse la porta dietro.
Poggiò la schiena contro il legno e scivolò fino a terra mentre dentro gli montava la voglia di piangere.
Aveva appena chiuso i ponti con la persona più importante della sua vita e faceva male da morire.
Si prese il volto tra le dita e cercò di smettere completamente di pensare, cosa piuttosto impossibile senza essere morto. Strinse le palpebre dolorosamente ma tutto questo non bastò a fargli dimenticare almeno un po' quello che era successo.
Ogni singola scena di quella sera continuava a vorticargli nella mente senza decidere ad andarsene.
Il telefono squillò di nuovo e Hinata si fece forza per prendere dalla tasca il cellulare e rispondere alla chiamata.
“ Kozume?”
La voce gli era uscita roca e tremante e da buon ascoltatore Kenma se ne accorse.
<< E' successo qualcosa Shouyo?>>
Hinata prese un profondo respiro prima di rispondere cercando di calmarsi.
“ Puoi venire?”
Kenma rispose quasi subito.
<< Sto arrivando.>>

*********

Kenma non si lamentò quando fu aggredito sulla porta e neppure quando si ritrovò a fare sesso disperato sul letto dell'amico.
Poteva benissimo dire che, come sempre quando si trattava di loro due, ne aveva bisogno quel giorno tanto quanto l'altro.
A volte pensava che erano gemelli diversi separati alla nascita.
Fortuna che non lo erano o sarebbe stato incesto.
Ora, come la mattina di due giorni prima, si ritrovarono in un letto – solo che non era quello di Kenma- nudi e completamente depressi.
“Allora ricapitoliamo: tu hai tagliato i ponti con Kageyama senza dichiararti e io ho quasi tagliato i ponti con Kuroo dopo essermi dichiarato...e ora stiamo entrambi una merda e continuiamo ad andare a letto assieme invece di annegare i dolori nell'alcool... quanto siamo messi male?”
Shouyo ci pensò su un attimo, passando le dita tra i capelli dell'... amante si.
“Siamo abbastanza patetici direi. Tralasciando il fatto che non siamo alcolizzati, quello credo sia una cosa buona.”
“Bene, da idioti a patetici senza alcool...e un gran bel salto di qualità!”
Sospirarono entrambi all'unisono mentre pensavano a che livelli di pateticità erano riusciti a raggiungere.
Dopo un bel po' di silenzio fu Shouyo a parlare di nuovo.
“ Credo che andrò a trovare mia madre in Inghilterra per tutte le vacanze estive.”
Diede la notizia bomba a cui aveva appena pensato come se stesse parlando del tempo e la cosa non  piacque per nulla a Kenma.
L'università di Hinata intendeva le vacanze estive come le intendevano le scuole superiori e cioè da giugno alla fine di agosto. Tre mesi!
“ Per tutte le vacanze? E' un bel po' di tempo, Shouyo.”
Hinata si spostò in modo da poterlo guardare negli occhi “ In realtà ho parlato con Natsu e … forse lei si trasferirà da mamma per un bel po'...”
Il verso in cui stava andando quella conversazione non gli piaceva per nulla.
“ Dimmi che non stai pensando di fare lo stesso...”
Lo sguardo di Shouyo fu abbastanza esplicito da fargli capire che era proprio quello su cui invece stava riflettendo.
“Non so se lo farò ma credo che prenderò una decisione alla fine delle vacanze in Inghilterra e...”
Kenma lo guardò perplesso mentre dentro il petto gli si stringeva all'idea di una possibile partenza definitiva dell'amico.
“Ci ho pensato su Kozume... mamma mi ha chiesto se volevo portare un amico e … volevo chiederti di passare le vacanze con noi..”
Kenma sgranò gli occhi stupefatto. Non si aspettava una proposta del genere ma lo rese stranamente felice.
Aveva bisogno anche lui di staccare e tra un mese sarebbe stato giugno e quindi Hinata sarebbe partito. Prese la decisione senza pensarci.
“ Mi piacerebbe molto Shouyo.”
Il sorriso grato che ricevette fu la cosa più bella di quella giornata.

Kenma se ne era andato da qualche ora e lui era rimasto sdraiato sul letto senza avere voglia di fare alcunché .
Improvvisamente il cellulare squillò e Shouyo allungò il braccio sul comodino per prenderlo e rispondere .
Sgranò gli occhi e si alzò di scatto a sedere quando sentì la voce dall'altra parte dell'apparecchio.
“Suga-san?!”








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Capitolo 3
*** III. È ora di smettere di cercare la felicità nello stesso posto in cui l'hai persa ***


È ora di smettere di cercare la felicità nello stesso posto in cui l'hai persa






<< Ciao Shouyo...>>
Si sedette di scatto sentendo quella voce dall'altro capo del telefono.
" Suga-san?!"
Una risata conosciuta gli scaldò il cuore.
<< Non sei cambiato... non guardi mai il numero prima di rispondere!>>
Shouyo sorrise.
" Suga-san , siete in Giappone?"
<< Si, io e Daichi abbiamo deciso di passare una settimana qui a casa.>>
" Wow! E' una cosa fantastica Suga-san!"
Un'altra risata.
<< Sono contento Shouyo...>>
Il rosso aggrottò le sopracciglia confuso.
"Ah si?"
Un sospiro.
<< L'ultima volta che ti ho visto , il sorriso che mi hai fatto era piuttosto finto.>>
Rimase in silenzio.
Il cuore a mille e il respiro mancante.
Non si doveva stupire così tanto: era di Suga-sa che si parlava.
A lui non sfuggiva nulla.
<< Senti Shouyo... stiamo organizzando una partitella di ritrovo con la squadra. Inviteremo anche la Nekoma e la Fukurodani. Che ne dici di partecipare? >>
Il ragazzo ci pensò su un attimo.
Se glielo avesse proposto qualche anno prima, durante il liceo, non avrebbe avuto un minimo di esitazione.
Ora era tutto un altro paio di maniche.
Una partita avrebbe voluto dire rivedere Tobio e non sapeva se avrebbe retto.
Eppure... un partita!
Da quanto non sentiva più il brivido d'eccitazione che gli procuravano?
Anni.
<< Shouyo … hai più giocato? >>
Un sospiro.
Qualche volta con Kenma. Ma in una squadra? No,non più...”
<< Oh... quindi con Tobio...>>
Emise un verso di stizza.
No... diciamo che preferiva raccontarmi nei particolari la sua storia con il Grande Re invece di giocare.”
Silenzio.
<< Mi dispiace Shouyo.>>
Non si stupì di nuovo che sapesse cosa c'era sotto.
Prima che partissero, Suga-san aveva dimostrato di essere l'unico ad aver compreso che non andava tutto bene.
Suga-san era l'unico a cui aveva lasciato intravedere le sue lacrime.
Neppure Kenma aveva avuto questo onore.
Solo lui.
Sapeva che Suga—san non avrebbe mai giudicato- non che Kenma l'avesse mai fatto... sarebbe stato paradossale visto la situazione simile in cui si trovava- e che lo avrebbe confortato.
Era come un fratello maggiore, comprensivo ed affettuoso che sapeva sempre quello che doveva dire o fare.
Per questo lo aveva sempre adorato.
Non ti preoccupare … sapevo a che andavo incontro.”
Un sospiro.
<< Verrai? >>
Una semplice domanda come si aspettava da lui.
Conoscendo la sua situazione non cercava di convincerlo.
Prese la sua decisione.
Si... sarà divertente giocare di nuovo tutti assieme.>>


****




Ho chiuso con te Kageyama... basta, trovati un altro migliore amico da usare come psicologo.”

 
Quella frase continuava a rimbombargli nella testa senza possibilità di farcela uscire.
Se chiudeva gli occhi rivedeva l'espressione delusa ed esausta di Shouyo, ma comunque determinata a farla finita.

SI poteva davvero mettere un punto definitivo ad un'amicizia che durava anni?
Lui pareva averlo fatto.
E la colpa era solamente sua.
Mi hai usato.
Era questo che aveva letto tra le righe quando Hinata aveva chiuso i ponti con lui.
Non voleva farlo.
Non aveva mai voluto questo, ma l'aveva fatto.
Come poteva rimediare?
Era passata una settimana da quando aveva visto l'ultima volta e gli mancava terribilmente .
Ricordò una frase fatta che spesso dicevano i film:
Ti rendi conto di quanto é importante una persona, nel momento in cui la perdi del tutto.
Era proprio quello che gli stava accadendo.
Si rigirò per l'ennesima volte nel letto,cercando di trovare una posizione migliore ma il letto gli pareva fatto di spine.
Sospirò e si alzò seduto. Si prese la testa tra le mani e scompigliò i capelli.
Guardò l'orologio : le cinque del mattino.
Avrebbe sbattuto il pugno sul letto dalla frustrazione se non fosse per il compagno che ancora riposava al suo fianco.
Cercando di fare il minor rumore possibile si diresse in salone,chiudendosi la porta della camera alle spalle.
Poggiò la schiena al muro lì accanto.
Non poteva continuare così.
Tooru non ci sarebbe cascato ancora nei suoi sorrisi falsi e negli sguardi sfuggenti.
Sentì dei rumori nell'altra stanza.
Il cuore accelerò.
La porta accanto a lui si aprì cigolando.
L'amante uscì con i capelli stranamente perfetti. Come sempre.
Eppure non aveva un pettine sul comodino.
Un mistero. Come lo era quello sulle attrici che in ogni film avevano i capelli completamente acconciati e il trucco rifatto.
Buongiorno Tobio.”
Il tono era leggermente ironico. Leggermente.
Il moro non rispose, sapendo che l'altro non se l'aspettava.
Si staccò dal muro e sprofondò nel divanetto del loro salone e sapeva che presto il compagno avrebbe preso posto accanto a lui.
Infatti dopo un sospiro Tooru lo seguì.
Allora... che succede?”
Poggiò la testa sullo schienale ma non disse nulla.
Come sta chibi-chan?”
Un sussulto e Tobio si irrigidì.
Centro.
Tobio... sono giorni che non dormi come si deve. Cosa ha fatto Chibi-chan?”
Il moro rimase ancora in silenzio per qualche secondo.
Ha chiuso i ponti con me.”
Nessuno sguardo allucinato, ne esclamazioni di stupore.
Si voltò verso Tooru aspettandosi delle parole che non arrivarono.
Non quelle che pensava lui.
Mi chiedevo quanto ancora sarebbe andato avanti.”
Kageyama sgranò gli occhi e Tooru gli sorrise compassionevole.
Sei così ingenuo Tobio... troppo.”

Il respiro era ancora accelerato.
I corpi caldi e sudati.
Pensi andrà bene?”
La voce di Shouyo gli entrò nelle orecchie in un sussurro.
E' solo una partita... non penso possa accadere qualcosa di peggio no?”
Silenzio.
Sei ancora sicuro di voler partire con me ?”
Kenma annuì senza esitare e Shouyo sorrise.
Si alzò dal letto e prese il portatile.
Entrò nel sito web delle compagnie aeree e digitò data e destinazione.
Rimase un attimo a fissare lo schermo che gli chiedeva se voleva anche i biglietti del ritorno.
Il movimento online andò bene e Shouyo si ridistese tra le lenzuola.
Kenma gli si accoccolò di nuovo sul petto.
Quanto ancora, continuerà a fare male?”mormorò in un lamento il più piccolo.
Non era da Kenma usare un tono del genere ma non poteva biasimarlo.
Non lo so.”
Ed era vero.
Non poteva dare risposte a domande che anche lui si faceva ogni mattina. Ovviamente il soffitto se le teneva per se e lui rimaneva a fissarlo per ore.
E' per questo che me ne voglio andare .”
Kenma sospirò.
Aveva trovato in qualche modo la sua risposta e forse era nel ragazzo accanto a lui.
Fai ancora in tempo a modificare i biglietti?”
Hinata si alzò sulle braccia e lo fissò allarmato.
Kenma gli sorrise e lo baciò.




******

Il giorno tanto atteso, in bene o in male, arrivò.
L'ansia di Hinata iniziava a crescere.
Non era più così sicuro di aver fatto bene ad accettare.
Tremante, si sistemò la camicia ma più volte mancò l'asola, fino a quando due mani non fermarono le sue.
Alzò lo sguardo trovandosi davanti due occhi inespressivi.
Ti stai agitando troppo, Shouyo.”
Quello alzò un sopracciglio “ Kenma, la tua maglietta è al contrario.”

Dopo essersi assicurati che tutti i vestiti fossero al loro posto, presero l'autobus per dirigersi al campo dove avevano predisposto l'incontro.
Scesi entrambi, presero un bel respiro, preparandosi mentalmente.
Shouyo!”
Quel richiamo li fece voltare ed in lontananza videro due teste conosciute : Sugawara-san e Daichi-san stavano venendo loro incontro con un bel sorriso, che il rosso non esitò ad ricambiare e perfino Kenma ne accennò uno a labbra stirate.
Daichi-san, Suga-san!”
Saltò loro tra le braccia ed i due risero riuscendo a rimanere a malapena sulle loro gambe.
Piano Shouyo!”
Lo rimisero a terra come se fosse un bambino e gli diedero delle pacche affettuose.
Forza, gli altri sono già arrivati!”
La frase di Daichi-san gelò entrambi di nuovo e il moro ricevette una bella gomitata tra le costole che gli spezzò il fiato.
Scusate , scusate!”
Un sorriso tirato da parte di entrambi fu la loro risposta.
Si diressero tutti verso il campo come già detto lo trovarono già pieno di tutti i giocatori, compresi quelli insperati.
Furono accolti tutti e quattro con sorrisi e pacche sulle spalle.
Prima di iniziare scambiarono quattro chiacchiere su come avevano passato quegli anni in cui non si erano visti.
Dopo mezz'ora decisero di iniziare ma ci fu un imprevisto.
Mi hanno chiamato Bokuto-san e Keiji-san e si scusano ma non possono venire oggi. Quindi a noi mancano dei giocatori.”
Ci pensarono un po' su e Hinata, cercando abilmente di evitare le occhiate insistenti di Kageyama e quelle troppo attente di Suga-san, ne lanciò una a Kenma che la ricambiò annuendo.
Entrambe le loro squadre avevano giocatori in abbondanza.
Fecero un passo avanti e il silenzio calò nel campo.
Io e Kenma sappiamo intenderci bene.”
Kageyama e Kuroo rimasero impietriti.
Non si aspettavano quel comportamento.
Proprio no.
Un tempo quei due avrebbero fatto di tutto pur di portare la squadra alla vittoria.
Ora invece...
Hinata lanciò uno sguardo di scuse a Sugawara-san ma quello gli sorrise ed annuì.
Tobio si sforzò di non guardarlo neppure e quando con la coda dell'occhio lo vide intenzionato a parlargli, prese per un braccio Kenma e lo trascinò verso gli altri della Fukurodani.
Esattamente come avevano detto, lui e Kenma riuscirono ad intendersela bene realizzando molti punti.
Anche le loro squadre d'origine non se la cavarono male e la Fukurodani vinse con uno scarto minimo.
Alla fine decisero di recarsi tutti in un bar di conoscenza di quelli della Nekoma, per prendersi un drink e Shouyo e Kenma non si separarono un attimo.
Avevano deciso di adottare quella strategia a casa del primo per non avere problemi e la cosa non parve piacere a nessuno dei duecausa problemi”.
Si sentivano esclusi, proprio come volevano i due ragazzi per non soffrire ulteriormente.
La serata passò relativamente bene ed in fretta.
Alle dieci decisero di lasciarsi in quanto molti di loro avrebbero dovuto prendere il treno per tornare a casa.
Quando ormai quelli della Fukurodani si erano defilati e anche molti della Nekoma – tutti tranne Kuroo in realtà - Sugawara-san raccolse da terra due fogli della forma di biglietti aerei.
Senza pensarci lesse i nomi e s'impietrì.
Prese per un braccio Hinata e gli tese i biglietti.
Oh grazie Suga-san!”
Il ragazzo lo fissò preoccupato “ Shouyo … vuoi andare in Inghilterra?”
Il rosso arrossì e lanciò uno sguardo ansioso prima a Kageyama che si era gelato e poi a Kuroo ancora del tutto indifferente.
Si … raggiungerò mia madre per le vacanze.”
Detto questo prese un bel respiro e consegnò uno dei fogli a Kenma che lo prese inespressivo.
Mi ero dimenticato di darteli a casa. Partiamo tra due settimane.”
Il ragazzo annuì e dopo aver salutato tutti presero l'autobus per tornare a casa.
Che fosse sua o di Kenma, ormai non aveva più molta differenza visto la quantità enorme di tempo che passavano assieme. Natsu ormai si era così abituata alla presenza di Kenma a casa loro, che a priori la mattina, preparava la colazione anche per lui.
Solo quando non li videro più, Suga-san parve riscuotersi dal suo torpore e fece lo stesso con gli altri mormorando “Biglietto di andata...”
Tutti si girarono verso di lui, Kuroo compreso. “ Come Kōshi?”
Prese un bel respiro prima di rispondere “ Su entrambi i fogli c'era scritto solo andata...”
Il silenzio scioccato fu ciò che seguì le sue parole.


******



Non si era mai fatto molti problemi trovarsi una donna con cui finire a letto, Tetsurou Kuroo.
Era un passatempo con cui gli piaceva trastullarsi, durante i giorni in cui la noia raggiungeva livelli troppo alti per essere quantificati.
Ci riusciva anche perfettamente bene, visto il fascino da bel tenebroso che la sua sola presenza emanava, attirando le sfortunate donzelle tra le sue braccia con un battito di ciglia.
Quella sera però, nessuna attirava la sua attenzione e la voglia di soddisfarsi era sotto le scarpe nonostante il suo corpo lo pretendesse.
Si guardava attorno, le ragazze gli passavano accanto al bancone ammiccando maliziose ma lui non reagiva.
La testa era da un altra parte.
Lo era dalla sera prima.
Quella mattina l'aveva passata steso sul divano con i pensieri ingarbugliati e i sentimenti sottosopra.
Le parole del senpai della Karasuno continuavano a tormentarlo.
Il solo pensiero che Kenma avesse deciso di trasferirsi con Hinata in Inghilterra gli era insopportabile.
Da quanto tempo si conoscevano?
Non lo ricordava neppure più.
Tanto comunque.
Quanti anni aveva?
Forse così era più facile.
Sei anni, si.


Tetsurou! Andiamo a salutare i vicini!”
Il bambino sbuffò infastidito dall'insistenza della madre.
Mamma non mi va.”
Non poté fare nulla per convincerla a lasciarlo a casa.
Ho saputo che anche loro hanno un bambino e non sarebbe carino escluderlo così...”
Si ritrovò davanti alla porta della casa affianco alla loro, ancorato alle gambe della madre, intimidito dalla figura imponente che avrebbe aperto.
Si rilassò leggermente quando si ritrovò davanti ad un bambino paffuta che li fissò senza particolare sorpresa.
Sua madre si abbassò all'altezza dei suoi occhi e sorrise con tenerezza.
Ciao piccolo. Siamo i vicini e volevamo conoscervi. I tuoi genitori sono in casa?”
Il bambino la fissò un attimo e poi entrò in casa.
Mamma ci sono i vicini “ sentirono dirgli.
Dei passi veloci ed una bella signora venne ad accoglierli.
Li fece sedere in salone e d'istinto Tetsurou si voltò alla ricerca del bambino che era venuto ad aprire.
Kenma é in camera sua. Perché non gli porti dei biscotti e fate amicizia?”
Si ritrovò davanti alla porta del bambino senza accorgersene.
Bussò più volte prima che gli venisse ad aprire.
Lo fece entrare senza neppure guardarlo e tornò a dedicare attenzione al suo videogioco.
Passarono i minuti in silenzio, ma non gli diede particolarmente fastidio.
Non era un amante del chiasso in ogni caso.
Si guardò attorno cercando di capire qualcosa del nuovo vicino ma non c'era molto da vedere.
La stanza era piuttosto spoglia per un bambino della sua età.
Nessun poster o oggetto personale, che non fossero libri e videogiochi.
Si alzò avvicinandosi alla libreria.
Nulla di fatto.
Nessun genere in particolare, nulla di nulla.
Alla fine tornò deluso al suo posto e si concentrò su Kenma davanti a lui.
Era piccolo.
Anche per i suoi cinque anni.
I capelli di uno strano color meshato. Era naturale?
Era un po' improbabile che i genitori gli tingessero i capelli.
Gli occhi erano allungati.
Un gatto.
Fu la prima immagine che gli venne in mente. Poi il bambino si strofinò un occhio e la seconda fu:
Un gatto annoiato.
Sorrise e decise finalmente di avvicinarsi.
E' divertente?”
Kenma alzò lo sguardo scuro su di lui, una leggera nota di curiosità.
Insomma... normale.”
Non gli piacque particolarmente quella risposta ma aveva capito che poche cose riuscivano ad entusiasmare quel bambino.
Sorrise.
Era il suo vicino e si doveva prendere cura di lui.
Lo prese per mano e senza ascoltare le sue proteste, uscì dalla stanza di corsa.
Non gli permise di impuntarsi sulle scale e se lo trascinò via.
Prima di uscire urlò “Mamma,signora io e Kenma andiamo al parco a giocare!”
Arrivati al luogo si fermò e lo vide accasciarsi a terra.
Si avvicinò preoccupato ma il bambino non gli permise di aiutarlo.
Come ti chiami?”
Gli occhi inespressivi parvero fulminarlo.
Tetsurou Kuroo.”
Kenma prese un bel respiro e si alzò in piedi.
Ti odio.”


Si, in effetti il loro primo approccio non fu dei migliori.
Da quel giorno Kenma iniziò ad evitarlo come la peste e ci riusciva abbastanza bene, nonostante i suoi sforzi.
L'anno dopo Kenma entrò nella sua stessa scuola elementare.
Ricordava come era successo.
Una rissa.

Da quando era entrato nella sua scuola Kuroo lo aveva osservato assiduamente, proprio come gli aveva chiesto la madre di Kenma.
Tetsurou, mio figlio non è bravo a socializzar con le persone e potrebbe essere frainteso. Per favore bada a lui a scuola.
O qualcosa del genere.
Fosse facile signora …” mormorò al vento ed un suo amico lì vicino che lo sentì lo fissò confuso.
Cosa non é facile?”
Scosse la testa e tornò a fissare il punto dove prima aveva visto Kenma.
Non gli piacque quello che vide: dei bambini più grandi lo stavano spingendo dietro la palestra e lui se ne stava tra loro con il volto inespressivo.
Una vena prese a pulsare sulla tempia.
Quell'idiota!”esclamò prima di affrettarsi a seguirli.
Arrivò appena dopo il secondo pugno.
Rischiò anche di prendersi il secondo quando si mise di fronte al bambino caduto a terra dolorante.
Fortunatamente l'altro bambino lo riconobbe e fermò il colpo appena in tempo.
Kuroo-san?”
Lo guardò male.
Che state facendo?”
Quelli sorrisero.
Gli diamo una lezione ! Non ha fatto quello che volevamo.”
Già. C'erano i gruppi che dominavano la scuola anche alle elementari e Kuroo era uno di quelli più temuti.
E non ti sei accorto che lui fa parte dl mio gruppo? Mi state sfidando per caso?”
Quelli sbiancarono e scapparono via.
Dietro di se sentì un rumore e si voltò “ Da quando farei parte del tuo gruppo Kuroo?”
Tetsurou sorrise “ Da ora.”
Kenma si scosse un po' di polvere e tolse il rivolo di sangue dalla bocca.
Non mi piace fare fatica, dovresti saperlo.”
Non ho mai detto che dovrai farla.”
Kuroo gli si avvicinò e gli passò un braccio attorno alle spalle trascinandoselo all'interno della scuola.
Ora non mi ti scollerò di dosso, lo sai?”
Kenma alzò gli occhi al cielo “ Dovrò parlare con mia madre per questo.”
Rise.


Da quel giorno aveva mantenuto la promessa ed erano stati inseparabili.
Lui gli guardava le spalle e Kenma continuava a vivere tranquillo la sua vita.
Sorrise perché gli era sempre andato bene così.
Hinata Shouyo aveva iniziato l'amico al cambiamento.
Dal suo arrivo, Kenma aveva iniziato ad interessarsi al resto del mondo .
Il mondo di Hinata.
La pallavolo quando la giocava Shouyo lo entusiasmava quanto l'inizio di un nuovo gioco.
Quando li aveva visti assieme alla partita della settimana prima aveva visto il suo fallimento.
Hinata era riuscito in ciò in cui lui aveva toppato in tutti quegli anni.
Inoltre non era riuscito a comprenderlo.
Non era riuscito a tenerselo vicino ed ora lo stava perdendo in definitiva.
Inghilterra.
Quanto era lontana dal Giappone?
Domanda idiota.
Tanto, bastava come risposta.
Lo avrebbe perso davvero?
Davvero...
Hei tesoro, che ne dici di divertirci un po' invece di rimanere qui tutto solo?”
Si voltò verso la donna che lo carezzava sulle spalle.
Era bella, niente da ridire.
Corpo da favola e gambe da urlo e non ci avrebbe pensato due volte un altro giorno.
Non quella sera.
Mi dispiace ma sto andando via” le disse mentre pagava il suo drink.
Quella non demorse “Potremmo andarcene via assieme che ne pensi?”
Kuroo le sorrise. Uno normale senza la solita vena maliziosa “ Non stasera.”
Uscì dal locale e l'aria gelida della sera gli schiaffeggiò il viso.
Diamine presto sarebbe arrivato Agosto e ancora faceva diciannove gradi la sera!
Le sue gambe andarono da sole, la testa da un altra parte.
Si ritrovò davanti ad un palazzo conosciuto e la decisione era già presa.
Suonò il campanello con su scritto Kozume Kenma e aspettò.

******



Un'altra settimana quasi in bianco, dopo la notizia della partenza imminente e quasi sicuramente permanente di Hinata.
Alla fine, dopo essersi svegliato per troppi giorni alle cinque di mattina, aveva deciso di andare a farsi un giro quella sera, perché tanto Tobio non riusciva ad essere di compagnia.
Ricordò del nuovo centro commerciale all'interno del distretto commerciale e decise di dargli un occhiata.
Quanto sarebbe durato?
Dopo la partenza del Chibi-chan Tobio sarebbe tornato quello di sempre o sarebbe tutto peggiorato?
Non riusciva a darsi una risposta così si mise a guardare i capi davanti a lui.
Oikawa-san?”
Riconobbe quella voce e si voltò.
Cos'era, uno scherzo?
Chibi-chan?”
Gli occhi marroni sgranati, i capelli ramati sparati in ogni dove la bocca leggermente spalancata.
Non c'erano dubbi.
Lo vide chiudere la bocca che si trasformò in una smorfia.
Sorrise Tooru.
Non un sorriso sincero ovviamente. Uno amaro e leggermente mesto.
Gli pareva di perseguitarlo, Shou-chan.
Più cercava un modo di non farlo soffrire più di quanto già facesse con la sua sola presenza accanto a Tobio e meno ci riusciva.
Chibi-chan... prendiamo un caffè assieme vuoi?” lo pregò Oikawa, vedendo che l'altro non desiderava altro che essere a mille miglia lontano da lì.
In quegli anni ha pensato molto a lui. A come stesse ma soprattutto a come facesse a sopportare il dolore di vedere la persona che amava al fianco di qualcun altro.
Di restarci suo amico addirittura.
Io devo andare”bisbigliò Shouyo. Non avrebbe saputo veramente cosa dire. Cosa fare.
Non era mai stato portato alla rissa. Se fosse stato Tanaka-san gli avrebbe tirato un pugno in viso.
Asahi-san lo avrebbe annichilito con lo sguardo. Noya-san... Noya-san era imprevedibile.
Tsukishima lui avrebbe detto parole taglienti per poi uscirne in grande stile come sempre.
Daichi-san e Sugawara-san forse gli avrebbero fatto un discorsetto o cose del genere.
Ma lui non era mai stato così. Ne lo sarebbe mai stato. E neppure voleva esserlo.
Devo andare...”mormorò facendo un passo indietro.
Per favore...” lo invitò Tooru agganciando lo sguardo al suo e dopo pochi minuti si ritrovarono tutti e due alla caffetteria del centro commerciale.
Ordinarono da bere e Shouyo si mosse agitato sul posto.
Alle sue gambe una grande busta contenente un trolley e altri oggetti che sarebbero stati utili per il viaggio.
Oikawa-san iniziò a parlare solo quando le loro ordinazione furono poggiate sui tavoli.
Come stai?”gli chiede Tooru interessato sinceramente.
Lo era sempre stato di Chibi-chan.
Dal giorno in cui lo aveva incontrato a quello in cui lo aveva visto distrutto alla finestra di casa di Tobio. Anni prima.
-Male- avrebbe voluto rispondergli Shouyo. Forse ci avrebbe aggiunto anche un – a causa tua- ma sarebbe stata una bugia. E a lui non piaceva dire bugie. Odiava farlo.
Alzò le spalle e disse “ Non penso che tu voglia davvero saperlo.”
Alzò un sopracciglio Oikawa e stava per ribattere quando il ragazzo sorrise “ Piuttosto penso che tu cerchi di trovare il modo di poter dormire di notte almeno un paio d'ore prima che Tobio decida di svegliarsi...”
Stavolta Oikawa Tooru poteva dire di essere sinceramente interdetto.
Sorrise Shouyo e abbassò lo sguardo “ Conosco i miei pazienti Oikawa-san” Quasi scoppiò in una risata per il modo in cui si era chiamato “ Ma soprattutto conosco Tobio e so perfettamente che quando tiene a qualcosa o a qualcuno e questo gli viene portata via … resta sveglio tutta la notte in modo che il giorno seguente possa risultare agli altri più lucido. Ovviamente sbaglia ma é impossibile cambiare una persona dalle radici.”
Oikawa annuì.
Rimasero in silenzio a sorseggiare le loro bevande.
Non avrebbe dovuto stupirsi così tanto per come il ragazzo lo stava affrontando a viso aperto.
Era da lui.
Non si era mai nascosto dietro un dito per le cose importanti il Chibi-chan.
Non lo aveva fatto neppure nelle partite.
Lo ammirava .
Quanto coraggio ci vuole ad amare una persona che ama qualcun altro?
Cosa ci spinge a non odiarlo?
Quanto mi odi Chibi-chan?”domandò scherzoso ma serio allo stesso tempo.
Non ti odio.”
Per la terza volta in pochi minuti, Tooru si ritrovò senza parole. Cosa rara.
Dovresti.”
Shouyo rise amaramente “ E che ci guadagnerei ad odiarti, Oikawa-san? Tobio inizierebbe ad amarmi per caso?”

Oikawa dovette ammettere che aveva ragione da vendere.
No. Almeno non per questo.”
Shouyo prese la sua busta e lo fissò un attimo prima di andarsene.
Per questo non ti odio. Dormi sogni tranquilli Oikawa-san.”


******


Aeroporto.
Due giorni dopo.



Era arrivato il momento.
Stavano partendo sul serio .
Kenma lo fissò esitante e Shouyo cercò di sorridergli.
Il passo che stavano facendo era enorme ma importantissimo per la loro vita.
Fa paura...”mormorò il compagno.
Shouyo lo fissò aspettando il resto.
Il futuro ignoto intendo.”
Il ragazzo sorrise amaramente “ Il futuro ci fa paura solo perché il passato ha già fatto abbastanza male. Ti fa paura pensare in un futuro che potrebbe farti anche peggio. Eppure non possiamo avere un domani migliore se continuiamo a pensare a ieri non pensi?”
L'amico annuì e sorrise a Natsu accanto a lui che gli aveva preso la mano .
Erano diventati molto uniti quei due nel tempo in cui Kenma aveva praticamente vissuto da loro.
Shouyo?”
Si gelò.
Non pensava che sarebbe venuto all'aeroporto.
Si voltò lentamente e di nuovo lo sguardo naturalmente truce e la capigliatura scura non lasciò scanso ad equivoci su chi fosse.
Kageyama...” si meglio iniziare a prendere le distanze dovute.
Te ne vai sul serio.”
Sorrise.
Sempre diretto .
Si.”
Non rispose subito Tobio. Rimuginò un po' sopra a quello che voleva dire. Tipico di lui.
Non voglio.”
Il ragazzo alzò un sopracciglio mentre vedeva allontanarsi leggermente Kenma e Natsu per lasciarli un po' soli.
Non é mai stata una scelta che potevi prendere tu.”
Stavolta lo fissò negli occhi quando gli parlò “ Ti voglio bene.”
Fece talmente male che dovette chiudere gli occhi per non piangere. Si era ripromesso che non lo avrebbe più fatto e stavolta aveva due giorni di viaggio prima di potersi rintanare in una camera.
Prese un bel respiro e rispose a fatica esternando finalmente quello che per troppo tempo si era tenuto dentro “ Ed io ti amo. Bel casino eh?”
Kageyama rimase impietrito ed in quel momento Shouyo ricordò la reazione di Tetsuro che gli aveva raccontato Kenma.
Probabilmente era qualcosa di molto simile a questa.
La chiamata del loro volo riscosse Tobio dallo stato di trance in cui era caduto e solo in quel momento l'altro decise di parlare di nuovo.
Devo andarmene per sopravviverti Tobio. Non posso più restare qui. Non più. Vai avanti con la tua vita, questa è l'unica cosa che ti chiedo dopo tanti anni di amicizia. L'unica.”
Gli voltò le spalle e raggiunse Kenma e Natsu al gate.




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