Storybrooke Academy

di the angel among demons
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


Angolo autrice: avviso che i capitoli già dal prossimo sono molto più lunghi (:

° NUOVA ARRIVATA °

 

Uno squillo svegliò Hailey dal suo dolce sonno. La luce del mattino l'accecó per un attimo. Si stropicció gli occhi e allungò una mano sul comodino alla ricerca del cellulare, ma non era lì.  

Dov'era finito? 

Sicuramente era vicino perché quella suoneria era assordante. Voleva decisamente cambiarla, ma ogni volta che ne cercava altre tra le impostazioni non c'era niente da fare: erano tutte orrende, quindi alla fine rimaneva sempre con la stessa. 

Lo cercó ancora, tra le coperte. Niente, allora si decise ad alzarsi e tentò di capire da dove provenisse la suoneria . Si guardò un po in torno e finalmente lo trovò. Era sotto il letto - evidentemente la notte si era mossa così tanto da farlo cadere;era proprio un elefante quando dormiva -. 

Si accovacció per prenderlo. Quando lesse da chi proveniva la chiamata innarcó un sopracciglio.

Cosa voleva Ruby alle 7 e 30 del mattino?.

"Pronto?" sbadiglió alzandosi da terra.

"Vero che hai già fatto colazione, ti sei lavata, vestita, truccata e improfumata?" Ruby sapeva che non aveva fatto niente di queste cose, ma comunque un po ci sperava.

"Avrei dovuto?..." a questa domanda l'amica sospirò. 

"Non hai ancora capito che giorno è."

Ci fu un breve silenzio, poi Hailey spostò velocemente lo sguardo sul calendario. Si sbatté la testa al muro.

"Cazzo! È lunedì ed è oggi il mio primo giorno all'Accademia!" sbatté una seconda volta. Sentì una breve risata da parte di Ruby. "Brava ci sei arrivata! Hai ancora mezzora per prepararti e arrivare a scuola. Fai in fretta."

"Si...ma tu sei già lí? È presto per te"

"Ehm...sai c'è un ragazzo molto carino va a un bar tutte le mattine presto e.." Hailey si mise a ridere.

"Non aggiungere altro, stalker" anche Ruby rise "Almeno non sono io quella in ritardo, ti ricordo"

Giusto, doveva muoversi.

"Ora vengo, a dopo" staccò la chiamata senza neanche dare il tempo all'amica di salutarla. Guardò l'ora: 7 e 35. Si precipitò in bagno per una sciacquata veloce. Prese un paio di jeans stretti e una maglia a maniche lunghe dall'armadio e infilò gli stivali, non curandosi se aveva abbinato il tutto - anche perché i suoi vestiti erano tutti abbastanza neutri; non le piaceva essere al centro dell'attenzione con colori troppo accesi o maglie tanto scollate; aveva paura che pensassero cose del tipo 'ma quanto se la tira?'-. 

Dopo essersi messa un velo di mascara e lucidalabbra prese lo zaino e uscì dalla stanza. Scese le scale del palazzo e prima di uscire completamente diede un bacio sulla guancia a Granny, che si trovava dietro il bancone della segreteria del motel. Lei spalancò gli occhi, non solo per il bacio inaspettato, ma anche per il fatto che non era già sulla strada per la scuola.

"In ritardo già il primo giorno?" 

"Non me ne parlare..." Granny scuoté la testa, come dire 'sei sempre la solita'.

"Non perdere altro tempo allora. Va. In bocca al lupo!" detto questo Hailey sfrecció fuori, correndo per la strada più velocemente che poteva facendo attenzione a non cadere. Non voleva presentarsi con graffi o ginocchia sbucciate.

I suoi parenti e quelli di Ruby sono sempre stati amici, quando vivevano a New York. Le due famiglie si vedevano così spesso che ormai per Hailey, Ruby era come una sorella. 

Da piccole si scambiavano bambole, trucchi - di cui Ruby aveva già la passione -, si divertivano a mettere i tacchi delle loro mamme e far finta di parlare al cellulare con i loro ragazzi immaginari, per non parlare di quando baciavano gli armadi come se fossero loro, e i pupazzi i loro figli...classiche cose che facevano le bambine. Crescendo iniziavano a litigare, ma sempre per piccole cose. A tutte e due piaceva tenere il muso, ma alla fine una delle due chiedeva sempre scusa e tornava tutto come prima, dimenticandosi per cosa avevano litigato. 

Per questo fu il giorno più triste della sua vita quando Ruby le diede la notizia che si sarebbe trasferita nel Maine. Non aveva altri se non lei.

Quattro anni dopo, però ,al suo diciasettesimo compleanno, sua madre vedendola spesso triste e sola - perché fare amicizie non era tra le qualità migliori di Hailey - le disse che poteva trasferirsi anche lei da Ruby se voleva, e che si sarebbe fermata dalla nonna perché possedeva un motel oltre a una tavola calda. Granny avrebbe fatto un eccezione sul fatto che Hailey non avesse ancora diciotto anni, solo perché era un'amica di famiglia.

Per lei fu tutto fantastico. Non solo perché avrebbe rivisto Ruby - quando si vedevano su skype o parlare al telefono non era la stessa cosa - ma avrebbe avuto anche un appartamento tutto suo con un bagno tutto suo. Era sicura che i suoi genitori non le sarebbero mancati più di tanto, visto che non c'erano mai a casa per il lavoro, praticamente era come se vivesse già da sola. In più aveva sentito in giro che la Storybrook Academy era una scuola che ti dava una buona base per quello che sarebbe stato il tuo lavoro in futuro o qualsiasi università  avresti voluto fare in seguito. Mentre la scuola in cui andava prima non era niente di che.

Insomma, finalmente poteva essere tutto perfetto.

 

Guardò di nuovo l'ora sul telefono. Mancava un minuto alle 8.00.

Bene, era arrivata. Hailey si era trasferita da solo tre giorni prima e per fortuna Ruby le aveva spiegato la strada più volte, in caso (in un giorno come quello) sarebbe dovuta andare da sola.

La scritta 'Storybrook Academy', situata al centro del grande edificio ,era così grande che chi passava di lì non poteva non notarla. Chi aveva deciso di costruire la scuola sembrava volesse che venisse essere ammirata come un monumento. Allora le storie che aveva sentito in giro riguardo alla sua maestosità non erano palle, pensò. 

A fissarla bene sembrava un castello, con il suo aspetto un po antiquato e di colore dorato scuro, quasi bronzo, e alcuni particolari che ricordavano il medioevo.

La campanella suonò alle 8.00 in punto. Una mandria di alunni si avviò all'ingresso, ed era un guaio, perché non aveva ancora trovato Ruby, che avrebbe dovuto accompagnarla per la scuola, visto che non ci era mai entrata, e visto la grandezza dell'edificio ci si poteva perdere facilmente. E poi era l'unica che conosceva lì dentro.

Mentre la massa di studenti la spingeva di qua e di là cercava ancora la sua amica. Forse era già entrata, pensò. Tutti gli alunni entrarono. 

Sbuffó. Era obbligata ad andare in segreteria e farsi accompagnare da qualcuno che l'avrebbe portata al suo corso. Già, non sapeva neanche in quale corso doveva iniziare e che materia avrebbe avuto. Solo lì si accorse che non aveva chiesto niente della scuola alla sua amica, era troppo impegnata ad abbracciarsi e parlare con lei dopo tutto quel tempo che non si vedevano. 

Appena aprì la porta d'ingresso una mano le toccò la spalla. "Eccoti finalmente!"

Hailey si girò "Ruby!" l'abbracció. Era felice di vederla, come sempre,ma mai come in quel momento. Lei l'allontanó. 

"Che ne dici se ci salutiamo più tardi?"

"Si, scusa" entrarono.

Superata la prima rampa di scale, mentre correvano tra i corridoi vuoti. Hailey rallentó sempre di più fino a fermarsi. Era colpita dai vari premi che la scuola aveva vinto. Notò che a ogni coppa c'era la foto di una donna appesa al muro. Capelli castani che toccavano appena le spalle, occhi scuri, labbra rosse dal rossetto, vestiti eleganti, e una posa quasi regale con le braccia conserte.

Chissà perché ma le metteva soggezione.

Ruby le prese la mano "Non è il momento del giro turistico" disse ricominciando a correre, trainando Hailey ancora concentrata dai premi e dalle foto della donna dall'aspetto così sicuro di se.

Superato l'angolo Ruby si fermò e ripresero fiato.

"Siamo arrivate al nostro corso" a queste parole Hailey iniziò a sudare. L'idea di essere la novellina non le piaceva per niente, in più nessuno sapeva del suo arrivo, quindi le avrebbero puntato gli occhi addosso ancora di più, e lei cosa poteva fare in quel momento? Solo restare ferma e aspettarsi sicuramente qualche battutina sgradevole che solitamente si fa al ragazzo/a nuovo/a. O peggio si sarebbero tenuti le cose per loro e poi con lei facevano gli amichetti. L'avrebbero giudicata appena avrebbe superato la porta, avrebbe dovuto conquistare la loro amicizia, o per lo meno il loro rispetto.

Ruby appoggiò l'orecchio alla porta. Poi guardò attraverso la serratura. Fece una smorfia.

"Oh no...il signor Gold è già entrato in classe" il suo tono non era per niente felice e questo fece solo aumentare l'ansia di Hailey.

"Chi è il signor Gold...?"

"Ora lo vedrai". 

No. Non voleva vederlo. Voleva andarsene, scappare da quella scuola così seria. Cosa le era venuto in mente? Trasferirsi in una cittadina sperduta...voleva tornare a New York, anche se la sua vita lì era più che noiosa. Non era troppo tardi per cambiare idea...o si? Però era venuta lì per Ruby,l'unica amica che aveva dopotutto. 

Mentre si stava facendo ancora quei complessi mentali, istintivamente fece per andarsene, ma l'altra le afferrò il polso e con l'altra mano la maniglia. 

No, non lo stava per fare...

Troppo tardi. Ruby aveva già aperto la porta. 

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


° NON PIU’ SOLA °

 

Il rumore della porta che si aprì fu improvviso e veloce, così tanto che in classe rimasero tutti zitti. Non che prima ci fosse molto rumore, visto che c’era il signor Gold in classe: era il più serio tra i professori e ognuno a scuola lo sapeva bene. Addirittura circolava una voce, dove un ragazzo fu bocciato per aver avuto un piccolo battibecco con lui; o di una ragazza che decise di mollare la scuola e andare direttamente a lavorare solo perchè all’accademia c’era lui.

Però erano solo voci... non si è mai saputo se quelle cose accaddero davvero, siccome nessuno aveva il coraggio di chiederlo ad diretto interessato. Il fatto non era tanto cosa ti dicesse, ma il come. 

In qualche modo ti metteva timore. Già solo a guardarlo: con quel suo bastone appoggiato alla scrivania, il viso affilato come un rasoio e quegli occhi che sembra ti scrutino nella mente.

Per questo quando in aula videro che a superare la soglia non fu una bidella ma Ruby, e una ragazza che non si era mai vista prima, non volevano essere nei loro panni.

Gold posò il gessetto sulla cattedra. Anche se le lezioni erano iniziate da soli dieci minuti lui aveva già cominciato a spiegare, come faceva sempre appena entrava in classe.

Rimase lì a guardarle. Non chiese perchè fossero in ritardo o chi fosse la ragazza che non si era mai vista nell’istituto. Semplicemente disse: “Non si bussa?”

Ruby annuì di poco con la testa e uscì dalla classe con Hailey, che la seguiva ormai dappertutto. Bussò, dopo aver sentito “avanti” rientrarono.

“Non voglio sprecare il mio tempo a metterti una nota. Quindi lo farò dopo. Forse. Vai pure al tuo posto”.

Ruby annuì più di prima con la testa e si avviò al suo banco. Hailey fece lo stesso.

“Tu no”

Si bloccò.

“Qual’è il tuo nome?”

“Hailey...Hailey Ross” rispose con lo sguardo e testa bassa. Non seppe da dove prese la forza per parlare sotto tutta quell’ansia, ma ci riuscì, per fortuna.

“Lo sai che è maleducazione non guardare negli occhi chi ti sta parlando?” il suo tono divenne più serio.

Alzò subito lo sguardo. “Mi scusi”

“Non ti ho mai visto qui. Immagino che tu sia nuova”

Annuì.

“E ti sembra un buon comportamento arrivare in ritardo il tuo primo giorno?” continuò Gold, senza essersi ancora mosso dal suo posto.

“No, mi scusi” rispose a voce strozzata.

“Appena sei entrata volevi direttamente andare al tuo posto senza neanche presentarti o dare il buongiorno. Ti sembra un buon comportamento anche questo?” 

In quel momento Hailey si maledì. In effetti, come le era venuto in mente di non salutare neanche? Che stupida. Voleva sprofondare.

“Mi scusi...”

“Sai fare altro, oltre a scusarti?” da che sembrava arrabbiato e che le stesse facendo un interrogatorio, ora pareva prenderla in giro. Notò addirittura un lieve sorriso sulle labbra.

“Si mi scu...ehm” ecco, ora non sapeva più cosa dire. Iniziò a sudare freddo. Qualsiasi cosa avrebbe detto sentiva che quel professore glielo avrebbe messo contro.

Ma per fortuna, Gold capì che se fosse stato per quella ragazzina avrebbero continuato all’infinito. 

Sospirò “Vai a sederti, c’è un banco vuoto là in fondo” disse indicandolo con il dito. “Segui la lezione e non farmi perdere altro tempo”.

Detto fatto. Hailey eseguiva quello che l’insegnante le diceva come un soldato obbedisce al suo comandante: in fretta e senza obbiettare. Mentre si avviava al posto le sembrava quasi di marciare da quanto i suoi passi erano coordinati, sentendosi addosso gli sguardi di tutti, cosa che la faceva vergognare ancora di più.

Continuò a camminare fino a quando vide l’unico banco vuoto che c’era. Si sedette cercando di fare meno rumore possibile con la sedia, e subito dopo Gold continuò la sua lezione di storia, riportando a se l’attenzione degli altri. 

‘Ora si che tutti mi rispetteranno..’ pensò mentre prendeva dallo zaino un quaderno mai scritto e la penna. ‘Sarà meglio seguire la lezione e magari recuperare questo momento con un bel voto appena ci sarà una verifica o un’interrogazione’. Aveva già fatto la figura della maleducata, voleva risparmiarsi quella dell’ignorante. Un attimo prima di iniziare a prendere appunti però, diede uno sguardo fugace alla sua amica che stava dall’altra parta della classe -l’aula era formata da due banchi per tre file, Ruby si trovava nella terza a metà mentre Hailey nella prima in fondo- si accorse che anche lei si voltò per guardarla, e in quel fratto di secondo che potevano scambiarsi prima che il professore se ne accorgesse, Ruby alzò le spalle e le fece un sorriso. Sapeva che quello era il suo modo per dire ‘massì, fa niente’. Hailey scosse di poco la testa alzando gli occhi al cielo, e si mise subito a prendere nota di quello che c’era scritto alla lavagna. 

Passarono neanche dieci minuti, e mentre era concentrata a scrivere parola per parola quello che usciva dalla bocca del professore, un sussurro le giunse all’orecchio.

“Complimenti per la tua entrata in scena...”

Era così impegnata prima a rendersi conto della figura di merda che si era fatta, che non aveva neanche fatto caso a chi si era seduta vicino. Con ancora la faccia rivolta verso il quaderno non si scostò, ma lo guardò di sottecchi. Indossava un giubbotto di pelle nera, (va bene che era inverno, ma perchè tenerla anche in classe?) gli occhi azzurri, i capelli corti sul mosso, e una mascella ben definita con una lieve barba -quella che viene quando non si è ancora adulti-. Sul viso aveva una faccia divertita. 

“Se ti avesse dato un croccantino, avresti anche abbaiato?”. Ora si stava arrabbiando. Perchè ci teneva a schernirla così tanto?. A quella frase Hailey si girò di scatto fulminandolo con lo sguardo. Com’era fatta lei, se fossero stati fuori scuola, gli avrebbe già dato un pugno. 

Lui spalancò gli occhi.“Hai bisogno di un estintore? stai diventando un peperone in faccia”. Il suo nervoso aumentava e con esso la stretta che teneva sulla penna.

“Guarda che sto scherzando, non fare così” disse con ancora quella faccia divertita che Hailey iniziava a non sopportare. Si morse la lingua per cercare di non urlargli le peggio cose. Anzi, pensava già a come lanciargli un cartone appena sarebbero usciti da scuola, così si sarebbe levato quel sorriso da ebete. 

“Continui a non parlare?”. Come risposta si guadagnò un’altra occhiataccia.

“Va bene, mi presento io allora, sono...”

“August Booth. Hai qualcosa da esprimere davanti a tutta la classe?” lo rimproverò Gold impedendogli di finire la frase, e tutti gli sguardi che prima erano su di lei ora erano impuntati sul suo ‘molestatore’.

“No professore” rispose con tutt’altro tono rispetto a quello che aveva usato con lei.

“Meglio così. Non farmi interrompere di nuovo” e schiarendosi la voce, continuò la lezione.

Hailey sorrise sotto i baffi. Incredibile come ora voleva andare ad abbracciare l’insegnante e ringraziarlo per avergli fatto fare una figuraccia. Bhe, un po come aveva fatto fare a lei...Ma quell’August che prima la derideva era stato ripagato con la stessa moneta, e questo non poteva renderla più che appagata. In più, ora nessuno poteva disturbarla.

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Appena suonò la campanella del primo intervallo, rimasero ancora tutti seduti al loro posto.

“Arrivederci” disse il signor Gold senza guardarli. Con il ticchettio dei suoi stivali che si avviavano alla porta gli alunni lo guardarono allontanarsi zoppicando, e lo salutarono in coro. Ancora nessuno che si muoveva. Poi, si sentì il rumore della maniglia che si chiuse, e fu il delirio.

“Animali” brontolò il professore dall’altra parte della porta appena sentì gli schiamazzi di essi.

Hailey rimase a bocca aperta. Si stupì. Nella sua vecchia scuola, se lo poteva sognare tutto quel silenzio che c’era  stato fino a un secondo fa, e quando suonava la campanella tutti che si alzavano e correvano da ogni parte. Storybrook non era neanche lontanamente somigliante a New York, pensò. 

In quella che ora sembrava una mandria, Ruby trottorellò verso di loro -ancora seduti- con una ragazza al suo fianco, la stessa che aveva come vicina di banco. Occhi di un verde bosco, capelli neri a caschetto molto corto e un corpicino minuto e bassino, la sua camminata era molto leggera, sembrava che toccasse appena il suolo. Pareva una bambolina di porcellana.

“Piacere! io sono MaryMargaret!” disse quest’ultima porgendole la mano. “Ma puoi chiamarmi Mary”. Lei le strinse la mano sorridendo. “Io sono...”

“Hailey Ross. Si, lo so, Ruby raccontava sempre di te, e finalmente posso conoscerti!” sapere questo riempì il suo cuore di grande gioia, ma allo stesso tempo si imbarazzò. Non sapeva che idee si potevano essersi fatti su di lei, e dopo quello che era accaduto quella mattina di certo non si era fatta una bella figura.

 “August, brutto cafone, lo so che il signor Gold ti ha rimproverato perchè importunavi Hailey!” sbottò Ruby mettendosi le mani ai fianchi.

“Ehi, volevo solo conoscere la nuova arrivata, e come ha detto Mary, non smettevi più di parlarci di lei. Ero solo curioso” rispose sorridendo e alzando le braccia.

“Ringrazia che sei nostro amico, o ti avevo già dato un pugno” disse puntandogli il dito.

“Come se non lo avessi già fatto”

Aspetta aspetta... loro erano cosa? Amici? Qual maleducato che non sopportava proprio era amico di Ruby? Questo voleva dire che lo avrebbe visto in altre occasioni oltre che a scuola.

 Mentre era ancora scioccata da questo, e quei due continuavano a battibeccare tra loro, Mary la prese a braccetto alzandola dalla sedia.

“Quando iniziano non finiscono più” disse alzando gli occhi al cielo e avviandosi verso i corridoi. 

“Non pensavo che una come Ruby e una ragazza come te potessero essere amiche di...uno come August” quelle parole le uscirono spontanee, e non capì quando come risposta ricevette una risata, e anche di gusto.

“August è uno degli amici più cari che abbiamo. A volte si, è un po cafone, ma gli vogliamo bene e anche lui ne vuole a noi. Su di lui si può contare sempre”

‘Se lo dite voi...’ pensò soltanto.

“Allora, che ne pensi di Storybrooke? Ti piace o ti manca New York?” chiese mentre passeggiavano tra i corridoi ancora a braccetto, e cercando di schivare gli altri studenti che sembravano impazziti -evidentemente volevano godersi quei minuti di libertà prima di tornare soldatini-.

Questa volta fu Hailey a ridere di gusto. “New York non mi manca per niente, e Storybrooke mi piace, è accogliente, tranquilla e anche un pò cupa”. Si girò verso di lei “Come piace a me”.

“Oh ne sono felice, sai, molti qui invece vorrebbero andarsene, si sentono chiusi come se questa città fosse una prigione. Perciò pensavo che desse la stessa impressione anche a te, visto che vieni dalla grande mela, e lì la vita è frenetica al contrario di qui”

“E’ proprio perchè è frenetica che sono stata ancora più contenta di andarmene. Mi faceva sentire ancora più sola. Tutti occupati ad andare da una parte all’altra perchè avevano qualcosa da fare e quindi incontrare qualcuno, mentre io stavo sempre chiusa nella mia camera. Uscivo solo per andare a scuola”. A ricordarsi quei momenti, le venne un velo di tristezza sul volto, che Mary notò.

“Be cara Hailey, ora non solo ti sei ritrovata con Ruby, ma hai anche nuovi amici” disse sorridendole. “Ora non sei più sola”

Quella MaryMargaret le piaceva, stare con lei era rassicurante e la sua dolcezza ti toglieva la negatività facendoti vedere le cose dal lato più positivo. 

Si fermarono alla macchinetta, dove Mary si prese un pacchetto di cracker e Hailey un bricco di tè al limone. Mise la cannuccia, e mentre se lo portava alla bocca in un attimo la mano di Ruby prese la sua, bevendone un sorso al posto suo. 

“Solita scroccona” rise Hailey spingendola con la mano, facendola spostare di un passo.

“Oh rieccovi” disse Mary mordendo un cracker “Sono lieta di vedere che anche questa volta non vi siete ammazzati” In tutta risposta risero.

“Chi è quella donna?” chiese a un tratto Hailey, fermando le loro risate. Voleva togliersi quel dubbio che aveva da tutto il giorno. Tutti e tre seguirono il suo sguardo, che andava a finire in uno di quei quadri appesi.

Fu August a rispondere. “Lei è Cora, la preside della scuola” disse in tono serio.

“Non che la sindaca della città” continuò Mary. 

“Mette i brividi eh” disse Ruby dopo qualche secondo di silenzio.

“Perchè ti interessa?” chiese August a Hailey spostando lo sguardo dal quadro a lei.

“Appena sono entrata in questa scuola, nonostante eravamo di corsa, non ho potuto fare a meno di notare che c’era un dipinto così appeso sopra ogni premio che ha vinto la scuola. Perciò la domanda sorse spontanea” spiegò.

“Ah si, prima che ti facessi la bella figura davanti al signor Gold” affermò lui. Hailey strinse i pugni e gli lanciò i fulmini dagli occhi per la seconda o terza volta quel giorno.

“Calmati ahaha, comunque, parlando di lui, è il vice preside. E’ anche per quello che tutti lo rispettano molto, oltre al fatto che mette paura ovvio” 

“Ah, perfetto!” ironizzò lei. 

“Dai Hailey, è solo il tuo primo giorno di scuola” cercò di consolarla Mary, facendole delle pacche sulla spalla. ‘Appunto’, pensò lei, chissà quali altre figuracce avrebbe fatto.

Un messaggio arrivò al telefono di Ruby. “Uff, oggi devo aiutare mia nonna alla tavola calda. Mi spiace Hailey ti avevo promesso che stavamo insieme per farti fare un po il giro della città visto che sei qua da tre giorni e siamo solo state a casa a mangiare porcherie e guardare film”.

La fermò subito “Stai tranquilla, non devi scusarti, è più importante la nostra Granny” usò la parola ‘nostra’ perchè sapeva benissimo che era come se fosse anche sua nonna.

“Se vuoi ti faccio fare io il giretto turistico” si intromise August, stranamente senza scherzare.

“Neanche per ide...AAAA!” urlò. Ruby le aveva appositamente pestato il piede facendole anche cadere il bricco dalle mani, che Mary raccolse subito.

“Ma sei matta!?” l’amica le chiuse la bocca. “Scusate devo andare in bagno, e Hailey viene con me” disse guardandola male. Si avviò verso il bagno che si trovava a pochi metri da loro, e solo quando entrarono tolse la mano dalla sua bocca.

“Dammi un buon motivo per cui non dovrei insultarti” disse seria incrociando le braccia. “Si può sapere cosa ti è venuto in mente?”

“No, cosa è venuto in mente a te!” le rispose andando al lavandino a lavarsi le mani -aveva sempre tenuto all’igiene, quando ne aveva l’occasione se le lavava sempre-. Hailey, confusa, innarcò un sopracciglio. Ruby sospirò.

“Sei nuova qui, e questa è non solo l’occasione di conoscere la tua nuova città, ma anche di avvicinarti di più ad August, che so ti piacerà come persona e come amico” disse asciugandosi le mani con la carta.

Hailey sbuffò. “Posso sempre conoscere la città appena tu sei libera!”

“No. Non lo farò mai. Devi farlo oggi con August” prese dalla tasca il suo rossetto rosso preferito. “Mi spiace, non hai alternative” continuò, mentre se lo metteva davanti allo specchio.

Ci pensò su, August era suo amico, sarebbe stato più bello se fosse stato anche il suo. Aveva dei dubbi a riguardo, ma doveva almeno provarci. In fondo dopo i favori che le aveva fatto Ruby quello era il minimo. 

La sua amica finì di mettersi il rossetto e si avvicinò a lei. “Dai ti preeeeego” disse indossando la sua faccia da cucciolo di lupo indifeso.

Alzò gli occhi al cielo. “Ho altra scelta?”. Ruby contenta l’abbracciò. “No!” rispose. “Ringrazia che è tuo amico, fosse stato quello di un altro non lo avrei fatto”. “Lo so!” rispose abbracciandola più forte.

Appena uscirono dal bagno, risuonò la campanella: dovevano rientrare in classe. Intanto che si avviavano, Hailey si avvicinò ad August. 

“Accetto la tua proposta, non farmene pentire”.

Lui, come al solito, rise, e mettendole un braccio intorno alle spalle le rispose “Tranquilla, vedrai che diventerò il tuo nuovo miglio amico”.

Gli tolse il braccio sorridendo. “Ne dubito”.

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Qualche ora dopo uscirono da scuola. L’aria fredda che entrava nei polmoni era estremamente gradevole dopo l’aria pesante che c’era nell’edificio.

“Quanto aspettavo questo momento!” disse Mary facendo un giro su se stessa.

“A chi lo dici” commentò Ruby mettendosi la sciarpa. 

“Fa buio abbastanza presto in questo periodo dell’anno, sarà meglio che ci muoviamo ora, la moto è parcheggiata lì” disse August ad Hailey, indicandole un Harley Davidson appena fuori la scuola. Appena sentì la parola ‘moto’ sgranò gli occhi e si volse verso la sua amica, poichè questo particolare se l’era dimenticato.

“Ehm...io devo andare da Granny. MaryMargaret tu vieni con me visto che un pezzo di strada lo facciamo insieme” detto questo, corse con Mary a braccietto, scappando via da Hailey, che tanto sapeva le avrebbe comunque detto qualcosa appena sarebbe tornata a casa.

Fu così che Hailey e August rimasero soli. Vedendo che lui non diceva niente, lei si mise a braccia conserte. “Be? vogliamo andare?”.

“Ai suoi ordini mia signora, permette?” disse fingendo un inchino e porgendole la mano.

“Evita” sbottò lei avviandosi verso la moto.

“Uh, qualcuno qua dovrebbe prendersi una camomilla” la seguì.

Arrivati davanti alla moto, August mise i loro zaini dentro il sedile porta oggetti, si sedette allacciandosi il casco, e porgendo l’altro a lei. Hailey esitò un attimo. Aveva sempre avuto paura delle macchine per via degli incidenti che vedeva sempre a New York, per non parlare della moto, ancora peggio. Tra l’altro, non ci era mai salita sopra. Deglutì.

“Hailey? tutto bene? Non morde mica” la punzecchiò. 

Si scosse dai suoi pensieri. “Non morderà ma potresti fare un incidente e addio alla mia vita” 

Lui si mise la mano libera al cuore “Così offendi la mia capacità di guidare”. 

Lo squadrò, prima lui e poi la moto. Prese una grossa boccata d’aria e una manciata di coraggio. Quasi ad occhi chiusi prese il casco e se lo mise. ‘Cosa sto per fare...’ A tentoni riuscì a salire sulla moto e successivamente a stabilirsi. 

“Tutto Ok?”

“Si, diciamo di si.” rispose cercando di non perdere l’equilibrio. “Bene, ora ti consiglio si stringerti forte”. così, lei strinse la sella su cui era seduta. Lui si mise a ridere “No genio, se hai tanta paura di cadere così lo farai subito. Devi stringerti a me.”

Si innervosì. “Come vuoi tu” sbuffò facendolo.

“Mi raccomando, non mollare la presa!” disse, e prima che lei percepì del tutto il messaggio, lui sgommò via velocemente.

“AAAAAA!” urlò, inutilmente, visto che le parole si perdevano nel vento. L’aria gelida sembrava le tagliasse il corpo. Si maledì per non essere uscita con una giacca più pesante. Alla prima curva istintivamente aumentò la presa sul corpo di August. ‘Ti prego fa che vada tutto bene, fa che vada tutto bene...’ pensava a ogni macchina che sorpassava.

Finalmente il primo semaforo, così ebbe un attimo di tregua. Poi, si accorse di una cosa. “Ma dove stiamo andando? stiamo uscendo dalla città così” alzò la voce per farsi sentire.

“Sta tranquilla Storybrooke te la farò conoscere, ma a modo mio” rispose girando la testa verso di lei. 

Continuava a non capire. “Ma, in che senso?” non ebbe il tempo di avere una risposta, che il semaforo divenne verde. A vedere il colore cambiare, immediatamente si riallacciò come un bradipo al suo petto. E fece bene, perchè passò solo un fratto di secondo prima che August ripartisse, stavolta più veloce di prima. ‘Ma allora lo fa apposta?’. All’ennesima macchina sorpassata, chiuse gli occhi, aveva finito il coraggio per continuare a guardare.

Passò un buon quarto d’ora, quando non sentendo più il rumore del traffico, aprì gli occhi. Vide subito del verde, tanto verde. Stavano salendo su una collina. ‘Forse non ha capito che doveva farmi vedere la città e non farmi fare una gita nei boschi...’. 

Arrivarono in cima, e dopo essere scesa dalla moto e essersi tolta il casco, si lanciò verso di lui picchiandolo sulla schiena infuriata.

“Ma che ti salta in mente? Ti ho detto che avevo paura e tu sgommi come un pazzo!?”. Lui si girò senza dire nulla “E guarda dove mi hai portata, ti sembra Storybrooke questa?”

August le fermò le mani, che continuavano a picchiarlo. “No, quella però si” disse, voltandosi indietro. Lei fece lo stesso.

Tutta la città si estendeva sotto quella collina, ne troppo alta ne troppo bassa, la giusta altezza per poter avere una perfetta immagine di tutta Storybrooke. Nonostante fosse inverno non c’era nessuna foschia che impediva la visuale. L’unico edificio che svettava sopra gli altri era la torre con quel suo grosso orologio tanto grande che anche da lassù si poteva vedere l’ora. Il resto degli edifici erano più o meno tutti della stessa altezza, ad una prima occhiata potevano sembrare tutti uguali ma in realtà bastava soffermarsi un po di più per rendersi conto di quanto fossero diversi gli uni dagli altri. Vedere da lì, la città pareva quasi un quadro, e i fitti alberi con i rami che si intersecavano tra loro facevano da cornice.

Distolse lo sguardo quando August si sedette nell’erba vicino a lei, invitandola con un gesto della mano a fare lo stesso.

“Cominciamo. L’edificio che si nota subito a prima vista, è la torre dell’orologio. E’ rotto da quando ne ho memoria. Come puoi vedere è situata al centro della città. Sotto c’è la biblioteca. Il grande edificio color bronzo a due isolati più avanti è la nostra scuola. Ma questo penso tu lo abbia capito. Poi...” Spiegava puntando col dito ogni struttura che descriveva. Hailey era estremamente attenta a ogni sua parola. Di tutta la giornata, quella fu la lezione che le piacque di più.

Quando finì, rimasero un minuto a osservare ancora il panorama, con il solo rumore del vento e degli uccellini che a volte cinguettavano. A un tratto, lei si girò, guardandolo.

“Come conosci questo posto?”

Lui rispose senza distogliere lo sguardo “Hai notato quanta pace che c’è qui. Ogni tanto, come tutti, ho bisogno di stare solo. A volte, lì mi pare una gabbia, perciò vengo quassù per rendermi conto che, non è nient’altro che una città. Dopo, mi sento un po meglio”

Ora capì quando Mary le disse che per molti era come una prigione. Si stava riferendo a lui. Chissà per chi altri è così, pensò.

Si sdraiò nell’erba. August prese il suo esempio.

“New York è conosciuta per i suoi molti ed enormi grattacieli. Impedivano di vedere il cielo se non a frammenti. Perciò, quando io mi sentivo sola e chiusa in una gabbia, andavo nel parco più vicino e mi sdraiavo come siamo messi adesso. Vedere il cielo, era l’unica cosa che mi dava un senso di libertà.”

Lui si volse verso Hailey. “Vedi? non siamo così diversi”.

Anche lei si girò. “Quando non fai l’antipatico e il presuntuoso no”

“E dai, ammettilo che ti ho fatto un po ridere”

“Si, quando Gold ti ha rimproverato!”

Si guardarono per qualche secondo negli occhi, poi scoppiarono a ridere.

In quel momento, le venne di nuovo in mente Mary, più in particolare una frase che le disse: ‘Non sei più sola’.  Era vero, non era più sola. Stava facendo amicizia con altre persone e questo la rendeva felice. Allo stesso tempo, spaventata. Le sembrava di essere in un gioco dove non sapeva le regole. Si sentiva stupida, la gente di tutto il mondo faceva amicizia, non doveva avere niente di cui preoccuparsi. Anche perchè, sapeva che un’amica ci sarebbe sempre stata, in ogni caso.

“Ci sei domani alla festa di Regina? Ma che domande faccio, certo che vieni, anche Ruby e Mary ci saranno”

“Chi è Regina?” chiese incuriosita.

“Hai presente quella enorme casa bianca che ti feci vedere prima?”

“La casa di Cora?” sul viso aveva un’espressione confusa, cosa c’entrava la sindaca?

“Si. Be, è anche casa di Regina” spiegò lui.

Sgranò gli occhi. “Cosa? vorreste andare alla festa della figlia della preside? Non che della sindaca?” ora era sbalordita.

“Cora non ci sarà, andrà a fare non so quale commissione di lavoro, quindi vuole approfittare dell’occasione”

“Commissione di notte?” chiese Hailey ancora più confusa di prima.

“Ma che ne so, così ci ha detto Regina, ma chi se ne importa di dove sarà, il bello è che avremo una casa enorme per fare festa! E tu essendo nuova, non c’è occasione migliore per conoscere gli altri”

Lei sospirò. Sapeva che se andava anche Ruby lei non aveva scampo. L’avrebbe obbligata come aveva fatto quel giorno a uscire con August.

“Ci sarò”.

“Lo sapevo. Dai iniziamo ad andare in città, si sta facendo sempre più freddo quì.” detto ciò si alzò, aiutando Hailey a fare lo stesso.

Si avviarono alla moto, e dopo essersi messi i caschi e montati in sella, August ancora non partiva.

“Guarda che sono stretta a te molto forte, perchè non parti?” chiese lei, ma non ricevette nessuna risposta.

“August?” sembrava incantato.

Seguì il suo sguardo: aveva gli occhi puntati verso Storybrooke. Più precisamente in un punto solo.

“Cosa è successo?” iniziava a preoccuparsi. Ma finalmente August parlò.

“L’orologio è ripartito”.

 

 

 

 

 

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