La Terra rubata

di KillerQueen86
(/viewuser.php?uid=93923)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La guerra inizia ***
Capitolo 2: *** Sopravvivere in attesa ***
Capitolo 3: *** Qualcosa d’inaspettato ***



Capitolo 1
*** La guerra inizia ***


Note dell’autore: Eccovi al primo capitolo dell’episodio “The Stolen Earth” che personalmente amo molto (come il secondo episodio del resto).

Comunque, ho impostato quasi tutti i capitoli, manca solo il metterli sul documento. Inoltre so già come concluderlo, quindi serve solo tanta ispirazione e anche tanta volontà di mettersi sotto a scrivere, ma non vi preoccupate, sono già al lavoro e spero di pubblicare presto.

Bando alle ciance e buona lettura.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Disclaimer: Doctor Who e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento.

 

La terra rubata (1)

 

Capitolo 1

La guerra inizia

 

La sua testa brulicava di domande senza risposta, mentre la sua navicella velocemente lo portava dove voleva. Donna si teneva alla console, sul viso la paura e l’incertezza.

Non c’era tempo per questo, dovevano tornare, doveva tornare da lei, capire come fosse riuscita ad arrivare a Donna in un altro universo, era impossibile.

Con un sussulto il Tardis si fermò e lui senza perdere altro tempo corse fuori, erano tornati a Powell Estate, tutto sembrava nella norma.

“È a posto, è tutto a posto” disse guardandosi attorno, Donna era corsa accanto a lui.

“Non è successo niente” disse ancora più confuso di prima, un ragazzino che portava i giornali alle porte si era fermato un po’ più avanti di loro.

“Ehi ragazzino, che giorno è oggi?” chiese a voce alta il Dottore.

“Sabato” urlò di rimando per poi correre via.

“Sabato? Grazie” annuì il Dottore.

“Bene, mi piacciono i sabati” disse ancora confuso.

“Dottore, come faceva Rose a essere lì in quel mondo?” chiese Donna accanto a lui.

“Non ero in un mondo parallelo?” chiese ancora la rossa confusa.

“Esatto, ma se lei riesce a passare dal nostro mondo e a un altro parallelo, significa che i muri dell’universo stanno crollando, questo mette pericolo tutto, ogni cosa” spiegò a mille all’ora.

“Ma come?” chiese ancora confuso per poi correre nuovamente al Tardis. Controllare i dati dal Tardis poteva essere utile, magari riusciva a fare chiarezza su quello che stava accadendo. Sentì Donna avvicinarsi lentamente.

“La questione è un'altra” esordì la rossa con un tono dolce che sorprese il Dottore, senza però distrarlo da quello che stava facendo.

“Non so cosa ci aspetta, immagino sia brutta l’ho capito, ma Rose potrebbe tornare, non è bello?” chiese dolcemente sorridendogli.

Il Dottore si fermò un attimo. Il fatto che Rose avesse deciso di lasciarlo lo aveva spezzato, ma, nonostante il dolore della perdita, la possibilità che lei sarebbe tornata da lui, che avesse viaggiato per arrivare nuovamente da lui, apriva nuovamente il suo cuore.

“Sì, lo è” disse dolcemente sorridendo all’amica accanto a lui.

Uno scossone li fece cadere a terra.

“Cosa diavolo è stato?” chiese Donna mettendo da parte il suo lato dolce.

“Veniva da fuori” rispose il Dottore. Si rimise in piedi e corse nuovamente alle porte del Tardis, seguito come sempre da Donna. Aprendole, si trovò davanti uno spettacolo che non si aspettava. Erano nello spazio, niente palazzi aiuole, ma  stelle e qualche masso che passava davanti a loro.

“Siamo nello spazio? Com’è successo?” chiese Donna confusa.

Le domande nella mente del Dottore non facevano che aumentare e le risposte sembravano sempre lontane. Corse nuovamente alla console per leggere i dati.

“Cosa hai fatto?” chiese ancora Donna impaziente, ma ciò che il Dottore vide sullo schermo lo confuse ancora.

“Non ci siamo mossi di un metro” disse fissando lo schermo. Le coordinate erano quelle giuste, lì di solito si trovava la terra, lì di solito c’era la casa di Rose e se loro non si erano mossi, voleva dire solo una cosa. Sconvolto, alzò lo sguardo verso le porte ancora spalancate con Donna accanto.

“Non ci credo” disse sospirando più confuso che mai, corse nuovamente verso le porte affacciandosi ancora un po’ per guardare meglio attorno.

“Il Tardis è nello stesso posto, è la Terra che non c’è più” sentenziò sconvolto da quello che poteva significare.

“L’intero pianeta è svanito” disse con tono preoccupato.

 

Tenne gli occhi chiusi, concentrandosi su quello che doveva fare, le mani fermamente strette sull’arma che aveva in braccio. Ormai si era abituata alla sensazione di essere tirata da tutte le parti e aveva imparato a concentrarsi sul suo scopo, evitando di pensare al vuoto che le prendeva lo stomaco ogni volta.

Quando sentì la terra ferma sotto i piedi, si concesse di sospirare lentamente e aprì gli occhi trovandosi davanti i palazzi familiari del Powell Estate. Deglutì mandando via le lacrime, non era quello il momento di aggrapparsi ai ricordi della sua vecchia vita. Guardò in alto nel cielo e vide i pianeti allineati, per fortuna era arrivata al momento giusto, doveva essere appena successo, perché c’era ancora fin troppa calma attorno a lei.

“Ora siamo nei guai” sospirò sapendo fin troppo bene cosa stava per succedere.

“E questo è solo l’inizio” continuò caricando la sua arma. Aveva il tempo per preoccuparsi di una cosa importante, poi sarebbe ricominciata la ricerca del Dottore, non doveva essere troppo lontano, si erano agganciati alle coordinate del Tardis.

Di corsa salì le scale, fino a quando non si scontrò con la madre Jackie che era appena uscita dall’appartamento.

“Rose” disse la donna con tono allarmato. La bionda le sorrise, spostò la sua arma e si aggrappò alla madre assaporando quell’attimo. Era passato troppo tempo dall’ultima volta che si erano viste, o almeno per lei era passato troppo tempo.

“Piccola, che sta succedendo?” chiese preoccupata la donna, sciogliendosi dall’abbraccio.

“Non ora mamma” disse sospirò e mandando via alle lacrime.

“Tesoro cosa succede? Sei così cambiata” disse con dolcezza accarezzandole la guancia e asciugandole le lacrime.

“Entriamo in casa” disse di corsa spingendo la madre nel loro appartamento.

“Rose, cosa sta succedendo?” disse ancora allarmata.

“Ascoltami con molta attenzione, io non posso restare, ma devi promettermi che non lascerai questo posto per nessun motivo” si raccomandò la ragazza fissando la madre dritta negli occhi.

“Rose, ma” tentò di parlare, ma la biondina scosse la testa fermandola.

“Ti prego mamma, non ho tempo, devo trovare il Dottore, ma devi promettermi che non uscirai di casa” continuò con determinazione.

“D’accordo, farò come vuoi” disse infine la donna sconfitta, Rose le sorrise e si mise a cercare in giro.

“Ti spiegherò tutto una volta risolta questa faccenda. Ma prima devo fare una cosa importante” disse prendendo l’ex portatile che Mickey le aveva lasciato in caso di emergenza. Prese una pen drive che aveva nascosto nella sua giacca viola e la collegò al computer, digitò qualche tasto, finché non riuscì a collegarsi con la UNIT e i loro monitoraggi.

“Ohi, da quando sai fare queste cose?” le chiese Jackie accanto a lei.

“Lunga storia” disse velocemente continuando a digitare. Sullo schermo apparvero le trasmissioni dal satellite, 200 astronavi puntavano sulla Terra. Sentì la madre sussultare accanto a lei. Sullo schermo apparve un messaggio in rosso “Messaggio in entrata!” poco dopo si sentì dappertutto.

“Sterminare! Sterminare!” la voce metallica dei Dalek fece tremare tutto e Jackie corse alla finestra. Rose, dal canto suo, rimase al computer, doveva riordinare le idee.

“Sterminare! Sterminare!” a ripetizione la voce continuava a diffondersi, Rose si alzò e riprese l’arma con sé.

“Rose, non pensare di uscire con quelle cose la fuori” disse preoccupata la donna.

“Mamma, devo andare, qui starai al sicuro, so per certo che i Dalek prenderanno di mira altre zone. Devi solo promettermi di non uscire da casa, per nessun motivo” impose Rose tenendole le mani tra le sue. La madre annuì silenziosamente e Rose l’abbracciò di nuovo.

“Ti voglio bene mamma” disse sospirando e assaporando quel loro momento insieme.

“Ti voglio bene anch’io Rose” rispose la donna. Dopo di che si separarono.

“Fa attenzione, tesoro” si preoccupò la donna. Rose le strinse le mani nuovamente sorridendole, per poi uscire tenendo stretto il fucile. Sospirò, mandando via le lacrime nuovamente, quello non era il momento per piangere.

 

Fine

Capitolo 1

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sopravvivere in attesa ***


Note dell’autore: Eccovi il secondo capitolo, ammetto che non sia un granché.

È un capitolo di passaggio, la parte migliore arriverà con il prossimo (già in lavorazione, non preoccupatevi).

Spero di aggiornare molto prima di quanto abbia fatto fino ad ora.

Buona lettura e alla prossima.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo 2

Sopravvivere in attesa

 

Sentì il rumore metallico del Dalek che si avvicinava. Decise così di nascondersi nel vicolo, accucciato dietro la spazzatura, e di aspettare che quei maledetti barattoli gli passassero davanti.

Attese un po’ prima di uscire nuovamente allo scoperto, controllando con attenzione di non avere sorprese non volute.

Diede un’occhiata al palazzo dietro a cui si era nascosto. Era chiuso e abbandonato, le finestre coperte con assi di legno, e sulla facciata alcuni ragazzi si erano divertiti a scarabocchiare scritte e disegni. Doveva essere il posto che gli aveva indicato Jack.

La porta era chiusa ma non bloccata. Già qualcuno l’aveva forzata ma non era preoccupato; sicuramente non avevano trovato quello che cercava lui. L’interno era buio, sporco e puzzava di urina e polvere, il pavimento dell’ampio spazio che avrebbe dovuto ospitare un qualche tipo di attività commerciale era coperto di spazzatura e bottiglie vuote.

Si avvicinò alla fine della stanza grande, prese il suo tesserino del Torchwood e lo appoggiò alla parete. Attese qualche minuto guardandosi attorno, poi sentì un clic, una piccola fessura era stata aperta nella parete. Sorrise vittorioso e l’aprì ulteriormente entrando nel corridoio buio, chiudendo la porta dietro di sé. S’inoltrò per qualche metro ancora, scendendo verso il basso e arrivando a una stanza piena di casse con il simbolo Torchwood stampato sopra, proprio come gli aveva spiegato Ianto.

“Vediamo cosa mi ha portato Babbo Natale” scherzò Mickey, avvicinandosi ad una  delle casse. L’aprì, trovando quello che cercava, un fucile simile a quello che si era portato dietro dopo la sua avventura nel mondo parallelo.

Oh sì, adesso si ragiona” disse impugnando il fucile e ghignando soddisfatto. Sentì il telefono vibrare e lo prese di corsa, sperando si trattasse di Rose.

L’hai trovata?” chiese con urgenza la voce di Jack dall’altra parte.

Non ancora, ma ho parlato con Jackie. Sta cercando il Dottore” rispose l’uomo, sentì Jack sospirare tranquillo.

Sarebbe utile trovarlo con quello che sta succedendo” disse. Da lontano sentì Gwen chiamare il capitano.

Com’è la situazione?” chiese Mickey.

Stanno attaccando in forza tutte le basi militari” spiegò Jack tornando al suo tono agitato.

Martha?" chiese preoccupato.

Devo chiamarla, appena stacco con te” rispose.

"Mickey, trova Rose e il Dottore. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile” disse nuovamente agitato.

E per l’amor del cielo, cerca di non farti ammazzare o Jackie e Rose mi uccideranno” si raccomandò per poi staccare.

Mickey posò il telefono e riprese in mano il fucile, era pronto a dare battaglia a quei maledetti e a cercare Rose, in qualsiasi posto si fosse cacciata.

Rose, intanto, camminava per le strade, nascondendosi alla vista dei Dalek. Aveva con sé il suo fucile, ma doveva evitare di incrociare la loro strada, doveva trovare il nonno e la mamma di Donna, era la sua ultima speranza per trovare il Dottore. Mai come in quel momento era vitale la presenza del Dottore sulla Terra.

Aveva viaggiato tanto ed era davvero stanca, ma non poteva ancora fermarsi, doveva stringere ancora i denti e trovare un modo per riavere il suo Dottore. Aveva sperato che la chiave del Tardis riuscisse a portarla sulla giusta strada, ma, come succedeva spesso con il Dottore, si ritrovava lontano dal suo percorso e quindi le toccava gironzolare per le strade, ormai sempre più invase dai Dalek.

Il telefono che aveva era perfettamente inutilizzabile, quindi, ora la sua unica speranza erano i Noble, sperando che il Dottore non fosse bloccato su qualche pianeta o altro.

 

Fine

Capitolo 2

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Qualcosa d’inaspettato ***


Note dell’autore: Avrei dovuto pubblicare questo capitolo ieri, ma capitemi ero in piena crisi di feels per il finale della quarta stagione di OUAT e soprattutto per le sorti dei miei Captain Swan.

Comunque, sembra che scrivere questi ultimi capitoli per me stia diventando una vera avventura. Poca ispirazione, troppo stress accumulato e soprattutto poco tempo per scrivere.

Spero però che continuerete a seguire, anche perché oramai manca davvero poco alla conclusione.

 

Ecco a voi il terzo capitolo.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo 3      

Qualcosa d’inaspettato

 

Sentì il vuoto familiare allo stomaco e la sensazione di essere trascinata via. Per fortuna stavolta durò davvero poco.

Quando la sensazione finì, riaprì gli occhi e tornò a respirare. Si guardò attorno, c’era silenzio, la strada era vuota e molte macchine erano state abbandonate di fretta. Sperava davvero che il cannone non l’avesse portata troppo lontana dal Dottore, non aveva più molto tempo ormai.

Sentì un calore familiare all’altezza del petto e il suo viso s’illuminò. Poteva essere?

Prese la catenina nella quale era appesa la chiave del Tardis, era calda e luminosa; sorrise conoscendo bene cosa significasse.

Si guardò attorno finché non sentì il ronzio famigliare nelle orecchie, doveva essere vicino, ma non dov’era lei.

Strinse il suo fucile e iniziò a correre lungo la via fino a un incrocio; si fermò al centro dando un’occhiata in giro, finché non la vide, alla fine di una strada, la cabina blu. Sospirò cercando di calmarsi, aveva aspettato tanto quel momento, sentiva le mani tremare, deglutì e iniziò a camminare lentamente in direzione del Tardis. Avvicinandosi, si rese conto che due persone erano lì davanti, sentì le lacrime spingere per uscire, ma voleva resistere.

Lo vide voltarsi verso di lei lentamente e si fermò godendosi la sua espressione. Era lui, il suo Dottore, con il suo completo marrone e i suoi meravigliosi capelli disordinati. Gli sorrise vittoriosa, ci era riuscita, lo aveva trovato.

 

“Perché non lo chiedi a lei?”

Non aveva capito cosa Donna volesse dire, poi vide il suo sguardo andare alle sue spalle e sperava di non sbagliarsi. Si voltò lentamente, quasi con la paura che lei non ci fosse, ma dovette ricredersi. I suoi cuori persero un battito, la sua splendida Rose era tornata; tante idee, tante domande affollavano la sua mente ma non gli importava, voleva solo riabbracciare la sua Rose.

La vide arrancare qualche passo e in automatico lo fece anche lui. Iniziarono entrambi a corrersi incontro; voleva stringerla a sé, sentire ancora una volta il suo dolce profumo. Sentiva in sé una nuova energia; vedere il suo sorriso, gli aveva ridato speranza e voglia di lottare, ancora e ancora, e stavolta non l’avrebbe lasciata andare.

Fu un attimo. Aveva abbassato la guardia per un secondo. La vide voltarsi di lato e tornare a guardarlo terrorizzata e lui fece in tempo a vedere un Dalek avanzare e sparare. Il battito dei suoi cuori rallentò insieme al respiro, sentì il tempo fermarsi per un secondo, nulla aveva più senso, vide Rose crollare a terra.

“ROSE” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, la raggiunse prendendola tra le sue braccia, nel mentre il Dalek venne colpito da Jack, appena apparso.

“Resta con me” disse con la voce tremante, accarezzandole i capelli.

“Con tutta la strada che ho fatto” disse lei sofferente accarezzando il suo viso.

“Resisti Rose” le disse sorridendole.

“Sul Tardis, ADESSO” comandò a Jack e Donna che si erano avvicinati. Prese la bionda tra le sue braccia e andò verso la sua navicella.

Una volta dentro, la mise sul sedile. Rose strinse la sua mano sulla giacca costringendolo in ginocchio.

“L’oscurità, Dottore, sta arrivando” disse di fretta tra i dolori.

“Shhh, non sforzarti” le sorrise dolcemente.

“Vado a vedere se c’è qualcosa in infermeria” disse Jack uscendo dalla sala comando.

“Dottore” lo chiamò con la voce flebile, lui le strinse la mano dolcemente.

“Sono qui Rose, non ti lascio” la rassicurò spostandole una ciocca di capelli dal viso.

“Mi dispiace … non avrei dovuto lasciarti” disse facendo cadere le lacrime che stava cercando di trattenere.

“Non importa Rose, adesso sei qui” la tranquillizzò sentendo la sua voce rotta dalle lacrime.

“Non ho più molto tempo” disse stringendo ancora la presa sulla giacca.

“Devi resistere Rose, ti prego” iniziò a vacillare il suo autocontrollo. I ricordi del passato lo travolsero e voleva disperatamente non essere di nuovo solo, voleva ancora Rose al suo fianco.

“Ho bisogno di te” ammise con voce bassa mettendole la mano su quella con cui stringeva la sua giacca.

“Mi … mi dispiace” disse ancora con voce rotta dalle lacrime.

“Ti amo” disse infine con un ultimo sforzo, poi sentì la presa della sua mano cedere, chiuse gli occhi e si accosciò tra le sue braccia.

“Rose” la chiamò dolcemente lasciando cadere le prime lacrime. Le accarezzò il viso e appoggiò la fronte a quella di lei nella speranza di potere sentire ancora una volta il loro collegamento.

“Rose” sussurrò ancora a pochi centimetri dalle sue labbra, rendendosi conto che non l’avrebbe mai più baciata, non avrebbe mai più visto il suo meraviglioso sorriso.

 

Fine

 

Note finali (si nasconde dietro un muretto) mi odiate vero? Lo so, mi odio anche io, il sadismo di Moffat e Davies mi ha sempre influenzato, però dai non disperate la storia non è ancora conclusa.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3043838