Something in the water

di Ginger_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piccolo ricatto ***
Capitolo 2: *** L'allenatore di nuoto ***
Capitolo 3: *** Il primo giorno di nuoto ***



Capitolo 1
*** Piccolo ricatto ***


Li odiavo. Li odiavo tutti, pensai nervosa mentre salivo sul pullman per tornare a casa. Sempre cosi sicuri di sé e a credersi i migliori...

I miei compagni di classe erano il classico esempio di una rara malattia a livello cerebrale nota come morbo dello scimmiottismo ovvero ragazzi viziati figli di papà sempre attaccati alla gonnella delle loro madri che per avere tutto quello che desideravano non dovevano fare altro che piagnucolare un po' con mammina o papino, che magari all'inizio facevano anche finta di dire no per poi cedere impotenti ai capricci dei loro figli.

Il fatto di essermi trasferita cosi tante volte in giro per il paese mi aveva reso timida e dubbiosa verso delle nuove persone da conoscere, cosicché non sprecavo neanche più tempo ad approfondire rapporti con gli altri ragazzi e preferivo starmene a casa da sola a fare i compiti, o per la maggior parte del tempo ad ascoltare musica, leggere o vedere libri e film di qualsiasi genere, oppure semplicemente disegnare o colorare... Adoro colorare: cancellare ogni spazio bianco, rendendo tutto definito. Ogni cosa col suo colore. Forse è una cosa da bambini ne sono perfettamente consapevole, ma d'altronde mi sento ancora un po' piccola; è vero che ho 17 anni ma, anche se non sono più una bambina, mi rilassa tantissimo farlo.

Detto questo, sarebbe abbastanza inutile dire che ai miei genitori questa situazione non andava affatto a genio. Si aspettavano che tornare nella città in cui ero nata e cresciuta fino ai miei primi 4 anni di vita avrebbe contribuito a farmi uscire dal guscio, o meglio, dal muro che mi ero creata attorno ma così non era stato; anzi, forse ero anche peggiorata.

- Sei sempre chiusa nella tua stanza non è normale che una ragazza della tua età non abbia nessuno con cui uscire - aveva detto mio padre una sera mentre stavamo cenando.

- Papà, ti ho già detto com'è la situazione a scuola. Non voglio avere niente a che fare con quelli della mia classe - mormorai indifferente. Ci ero abituata: ogni tanto, ovvero circa ogni due giorni, mio padre metteva la marcia e se ne partiva con la predica del giorno e questa era la sua preferita.

- Sì, ho capito, ma possibile che non ci sia un'altra ragazza oltre ad Ayame con cui andresti d'accordo? - chiese ancora, concitato.

Beh, no. Non capiva proprio. Da quei ragazzi preferivo essere completamente ignorata, piuttosto che diventare la loro nuova attrazione. Come era diventato per Hojo. Mi faceva una pena tremenda: lo deridevano di continuo e, come se non bastasse, la cosa ancora più incredibile era che lui se ne rimaneva lì, tutto contento che se la spassava e rideva insieme a loro come se Akito Hojo fosse qualcun altro. Lui voleva solo entrare a far parte del gruppo più “in” della scuola, anche a costo di sopportare questo, ma non sapeva che era entrato a farne parte solo perché figlio di un noto produttore che aveva catene di erboristerie in tutto il paese.

Certo, c'erano anche le ragazze. Ci avevo provato a far amicizia con loro, davvero, ma dopo mezz'ora di conversazione avevo già lasciato il campo: gli unici argomenti di cui avevo capito qualcosa sentendole parlare così di sfuggita, in classe, erano trucchi, capelli, vestiti, discoteca, ah quant'è bello quello, e quell'altro... il che magari non era poi così male, ma parlando poi direttamente con loro mi ero resa conto che questo a confronto era niente. E io decisamente non potevo farcela.

Evidentemente, per Miroku Watanabe e Kikyo Ichinashi essere figlia di una semplice casalinga e di un dipendente dello Stato non era abbastanza. Me lo avevano fatto chiaramente capire quando scelsero per la loro combriccola i ragazzi più ricchi e benestanti dell'intero istituto che frequentavo. Così, dall'inizio del semestre, me ne stavo da sola in un angolo a seguire le lezioni e a superare compiti in classe mentre loro si annoiavano a morte mostrando il loro disappunto escogitando tanti vari modi per saltare le lezioni. Il problema era che la maggior parte delle volte ci riuscivano alla grande, ed io, ovviamente dovevo capitare proprio nella classe dove risiedevano i capobanda e la maggior parte di loro... E Hojo ovviamente, a rompermi le scatole. Era sempre stranamente gentile con me.

Non ero una secchiona, anzi; ma cercavo semplicemente di restare sempre al passo col programma cercando di prendere almeno una sufficienza, evitando di mettermi troppo in mostra davanti agli occhi dei miei compagni ed evitando così eventuali imbarazzi inutili. Meno mi consideravano e meglio era.

La scelta di frequentare un liceo commerciale, col tempo, non si era rivelata delle migliori: nelle materie tecniche faticavo parecchio per capire gli argomenti, eccedendo invece in quelle umanistiche; ma sembrava che quest'anno con l'arrivo di un nuovo professore di economia le cose fossero destinate a cambiare. Era capace di rendere nitido e chiaro tutto quello che spiegava, e, soprattutto, alle interrogazioni e ai compiti in classe, dava sempre valutazioni giuste ed obiettive... a differenza del professore dell'anno scorso: dopo aver rovinato generazioni e generazioni di studenti non spiegando mai nulla, aveva finalmente deciso di tirare le cuoia, ehm, di andarsene in pensione volevo dire. L'importante per lui era arrivare alla fine dell'anno con il programma finito, bofonchiando qualcosa durante le lezioni e dando i capitoli da leggere a casa da soli. Se capivi, bene, altrimenti se domandavi qualche chiarimento lui ti rispondeva di chiedere una spiegazione a qualcuno in classe. Questo avrei potuto farlo se in classe ci fosse stato qualcuno che aveva avuto il buon cuore di leggerlo, ma è inutile dire che questa opzione era da scartare a priori, e per quanto riguarda i voti si andava a simpatia. Io, che come si è capito non amavo essere al centro dell'attenzione, ero nel mezzo e vagavo tra il 5 e il 6. Ora invece avevo la media del 7 e ancora non me ne capacitavo.

- Neanche qualche ragazza alla fermata del pullman? - Aveva chiesto ancora mio padre, arrivando ormai ad arrendersi, al limite della rassegnazione.

Ah, ok... Forse qui, mi sa che la colpa è davvero un po' mia.

Un'amica la avevo però. Si chiamava Ayame. Aveva un anno e mezzo più di me e ci eravamo conosciute da piccole trovandoci tutti i giorni a giocare al parco e da allora non ci eravamo più lasciate, continuando a sentirci anche se abitavano a chilometri di distanza e crescendo comunque insieme. Ayame aveva perso i genitori in un attentato (erano dei giornalisti, lavoravano entrambi come inviati speciali nelle zone di guerra) e quindinviveva con il nonno, di cui si occupava. Se non ero a casa mia ero da lei e le davo sempre una mano con le faccende di casa e a badare alle piccole pesti a cui faceva da babysitter, magari passando a prenderli a scuola o all'asilo se lei non poteva. Era la sorella maggiore che non avevo e se avevo dubbi o timori su qualsiasi cosa mi consigliava e mi aiutava senza batter ciglio abbandonando qualunque cosa stesse facendo in quel momento e così era anche per me, anche se, a volte, tra le due, ero io quella a rimanere sempre con i piedi per terra.

Bussai, mamma aprì il portone e salendo sull'ascensore schiacciai il pulsante del terzo piano. Entrata in casa, papà era sul divano a guardare la TV, mamma alle ultime prese con i fornelli e Sota, che giocava allegramente con Buyo il gatto, mi venne incontro per salutarmi. Bene, tutto a posto. Salutai, posai lo zaino e mi lavai mani e faccia per poi mettere la mia tuta blu per star più comoda. Quando entrai di nuovo in cucina, papà si avvicinò, dandomi un bacio sulla fronte, e io feci la mia solita smorfia. In realtà mi piaceva che si comportasse così con me, dimostrandomi sempre quanto mi voleva bene, ma mi vergognavo troppo a ricambiarlo (tratto generosamente ereditato dalla mamma).

- Visto i tuoi bei voti, io e la mamma abbiamo deciso di farti un regalo. Ti abbiamo comprato un motorino – disse con noncuranza come appena posai i piatti a tavola e cominciammo a mangiare.

Per poco, non mi andarono di traverso gli spaghetti. Cercando di non tossire e afferrando con una mossa repentina il bicchiere pieno d'acqua davanti a me, guardai mio padre sbalordita, come se dovesse scoppiarmi a ridere in faccia da un momento all'altro e dirmi che era uno scherzo.

- Un motorino? - ripetei atona fermamente convinta di non aver per niente afferrato le sue parole.

- Sì, non fare quella faccia. Ho detto proprio “motorino” - ripeté scambiandosi un ghigno con la mamma e sottolineando delicatamente la parola “motorino”.

- Un motorino... Un motorino!? Oh, papà grazie! - esclamai incredula buttandogli le braccia al collo per stritolarlo. Non ci potevo credere! Avevo un motorino! Il patentino lo avevo preso l'anno scorso, ma così, giusto per farmi un'idea di come sarebbe stato il test per la patente! Sapevo già che non mi sarebbe stato mai e poi mai permesso di averne uno tutto per me, e non l'avevo proprio mai chiesto in regalo ai miei genitori, ma ora... addio pullman strapieni! Beh, addio proprio no ma con quel che guadagnavo facendo doposcuola ai bimbi delle elementari mi sarebbe senz'altro bastato a riempire il serbatoio di benzina almeno per la maggior parte dei giorni della settimana.

- Scendi giù. É in garage – disse mio padre mettendomi la chiave davanti agli occhi. - Ma... - aggiunse, poi, ritirando in fretta la mano quando feci per agguantarla avidamente, - potrai usarlo solo se frequenterai anche la palestra che ha aperto non lontano da qui. Corso di nuoto. O preferivi qualcos'altro? Sei sempre stata molto brava a nuotare, no? -

Sgranai gli occhi. Questo non era un regalo. Era un ricatto bello e buono.

- Grazie, ma non ce n'era davvero alcun bisogno - mormorai guardando entrambi i miei genitori in cagnesco.

- Sì, invece - intervenne prontamente mia madre. - Ti servirà per fare un po' di sport in più, che non fa mai male, e così conoscerai anche persone nuove! Abbiamo già fatto l'abbonamento e pagato per i primi tre mesi quindi non puoi rifiutarti -

Bingo. Ecco il vero motivo: "conoscere anche nuove persone". Sospirai, sconfitta. Dopotutto mi piaceva davvero nuotare, ed era da una vita che mi ero ripromessa di iscrivermi ad un corso di nuoto una buona volta, ma così... era come se ci fossi costretta.

- Quando inizio? - chiesi riluttante.

- Il 26 -

- Ma è fra due giorni! - replicai sorpresa – Non ho né un costume intero, né l'accappatoio e il resto! -

- Non c'è problema, stasera andremo a prenderli - rispose impassibile mia madre continuando a mangiare e dopo aver scambiato uno sguardo d'intesa con papà.

Così, era già stato tutto brillantemente organizzato contro di me. Razza di ricattatori...

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Capitolo 2
*** L'allenatore di nuoto ***


Ed arrivò il 26. Tornai a casa da scuola, finii quel che rimaneva dei compiti (il prof dell'ultima ora non era venuto così ne avevo approfittato per iniziarli) ed iniziai a preparare il borsone per la palestra. Nello stesso giorno in cui mi dissero di avermi iscritto nella nuova e sfavillante palestra che era stata inaugurata da poco non molto distante da casa nostra, i miei genitori mi avevano portato anche nel negozio di articoli sportivi più vicino, dove avevo scoperto con terrore che i costumi interi erano maledettamente stretti e sgambati. La commessa aveva cercato inutilmente di tranquillizzarmi dicendo che era perfettamente normale che il costume aderisse bene addosso per facilitare i movimenti in acqua e che invece stavo benissimo, ma non mi convinse davvero per nulla. Comunque ne avevo presi due, uno nero e blu, ed un altro a fantasia grigio, fucsia e blu; l'accappatoio di un bell'azzurro cielo e naturalmente la cuffia, gli occhialini, il tappanaso e le infradito da doccia. A casa avevo già un borsone comodo e bello capiente, e come asciugamano avrei usato un telo per il mare.

Infilai tutto dentro ordinatamente e scesi in garage con il borsone in spalla per prendere il motorino. Due giorni fa me l'ero ritrovato lì in tutto il suo splendore con un bel fiocco argentato sopra: una vespa rossa fiammante. Magari forse un po' troppo vistosa, anche se di seconda mano, ma per me era bellissima. La portai fuori dal garage, indossai il casco e salii inserendo la chiave. Misi la folle abbassando completamente la frizione e impostai la leva del cambio sul simbolo a forma di pallino dando con forza una spinta col piede sul pedale d'accensione, come mi aveva spiegato papà. Il motore rombò forte (segno che il precedente proprietario l'aveva leggermente truccata) e poi rimase in attesa: con delicatezza, abbassai di nuovo la frizione ruotando il polso verso l'alto e, mettendo la prima, rilasciai lentamente la frizione accelerando alla stessa maniera e il motorino partì... ed eccola di nuovo quella sensazione bellissima mista ad adrenalina mentre tutto intorno a me diventata un'unica chiazza informe di colori. Sarei andata in giro senza meta per ore se solo avessi potuto.

Dopo un paio di giri del cortile, tornai indietro in garage sistemando bene il borsone fra le gambe e partii alla volta della palestra.

Non fu difficile trovarla. Le strade erano piene di pubblicità ed indicazioni visto che il vecchio proprietario aveva venduto e ora il nuovo acquirente l'aveva fatta ristrutturare. Chissà cosa ne era uscito fuori.

Quando voltai l'angolo della stradina sbucando in un grande piazzale pieno di macchine rimasi esterrefatta: davanti a me c'era una struttura enorme, una specie di enorme mostro blu, rosso e bianco con l'enorme bocca spalancata che corrispondeva all'ingresso principale.

Parcheggiai nella zona riservata ai veicoli a due ruote, ed entrai timorosa cercando la reception.

- Buonasera - dissi alla signora seduta dietro il bancone della reception quando vidi che non mi aveva minimamente notata.

Se ne stava lì tutta seria e col viso corrucciato a fissare con estrema concentrazione la tastiera del PC, con una mano alzata sopra di esso e le dita chiuse a pugno tranne che per il dito indice, come se fosse in attesa di premere un pulsante che spuntasse all'improvviso. Al sentire la mia voce si riscosse, alzò lo sguardo incontrando il mio e dietro i grandi occhiali da vista a farfalla leopardati, fecero capolino un paio di lucenti e vispi occhi verde scuro.
Aveva capelli biondi cotonati portati come un casco, un viso tondo e solare con il naso all'insù e la bocca pronunciata e dipinta di rosso. Doveva avere all'incirca sessant'anni.

Mi sorrise e con voce cordiale e tenorile disse: – Oh, scusami, cara, ma ero lì tutta concentrata...! Benvenuta comunque, come posso esserti d'aiuto? -

- Sono iscritta al corso di nuoto da oggi -

- Ah, bene! - rispose entusiasta battendo le mani e iniziando a trafficare col pc che aveva davanti.

- Il tuo nome e cognome? -

- Kagome Higurashi -

- Uh, odio questi maledetti cosi tecnologici. Era tanto bello, facile e sistemato con quei vecchi registri...! - sbottò seccata dopo circa un minuto che muoveva insistentemente il mouse sulla scrivania .

- I vecchi registri? Quindi lavorava qui anche prima che ristrutturassero la palestra? -

- Oh, sì quando c'era il vecchio proprietario. Pace all'anima sua. Era tutto molto più semplice scrivendo sui quei benedetti registri, o forse è perché mi sono troppo abituata a quelli. Ma ora... -

- Non c'è nessuno che possa aiutarla? Vuole che le dia una mano? -

- Oh, magari cara, se riesci a capirne qualcosa tu -

Mi misi al suo posto e dopo circa trenta secondi trovai il mio nome in una cartella inserita in altre cinque cartelle del computer a nome “Nuove iscrizioni”.

- Ecco qui – dissi io alzandomi.

- Oh, sì eccoti qua! – constatò facendo una piccola e quantomai comica “o” con la bocca. - Grazie mille cara, davvero! - aggiunse dandomi un abbraccio stritolatore.

Repressi una risata e tornai dall'altro lato del bancone per farle riprendere il suo posto sulla sedia da scrivania.

- Puoi darmi un documento? -

Le consegno la mia carta d'identità e mentre lei continuava a finire di riempire tutti gli spazi vuoti del modulo d'iscrizione con i miei dati, mi guardai attorno, spaesata: quella palestra era davvero enorme e, grazie al soffitto fatto di specchi che si innalzava alto e ripido formando una specie di piccola cupola che poi dava sul cielo, l'effetto era ancora più ingigantito. Ogni persona che vedevo passare, dal bimbo di 5 anni alla signora più anziana, era tutta in tiro, impeccabile nella nuova tuta griffata, incuranti di nessuno. Mi sembrò di ritornare a scuola.

- Vedrai che ti troverai benissimo, cara. Certo quelli che vengono qui sono tutti un po'... Ehm, così  - disse all'improvviso la signora della reception osservandomi oltre gli occhiali e facendomi tornare con i piedi per terra, forse intuendo vagamente quel che mi frullava per la testa dalla mia espressione afflitta nel guardarmi attorno, - ma ti assicuro che in quanto ai trainer rimarrai davvero soddisfatta, specie se sei così gentile. E brava con i computer, - aggiunse, - sappi che non ti libererai facilmente di me -

- Lo spero anch'io... Grazie, signora - risposi, con un sorriso timido.

Una volta finito di scrivere i miei dati (ci volle un bel po') mi riconsegnò i documenti e mi diede la tessera con tutti i riquadri da far bollare più la chiave di un armadietto e una mappa della palestra, indicandomi il percorso più breve da fare per raggiungere gli spogliatoi e la piscina. Era un labirinto: mi sarei sicuramente persa, accidenti. Sarebbe stato da stupidi chiederle di accompagnarmi un secondo?

Forse la signora notò subito quella che evidentemente doveva essere la mia espressione ebete mentre guardavo con tanto d'occhi la cartina e cercavo di memorizzare la strada che mi aveva spiegato.

- Non preoccuparti cara, succede a tutti la prima volta che vengono qui! Ma ti assicuro che una volta capita la via giusta sarà un gioco da ragazzi. Aspetta che trovo qualcuno che mi sostituisca per qualche secondo così ti ci accompagno io, il tempo che finisco un attimo qui -

- Sicura che non vi è di disturbo?  -

- Ma quale disturbo, è il minimo che possa fare per avermi aiutata -

- Ma non ho fatto niente davvero, - mormorai sorridendo imbarazzata e arrossendo. - Grazie mille comunque, credevo di fare la figura dell'idiota se le avessi chiesto di accompagnarmi -

- Ah, c'è ben altro tipo di idiote qui dentro, credimi. E comunque niente grazie. E chiamami Izanami -

Questa signora iniziava decisamente a starmi simpatica. Si alzò in piedi per prendere un quaderno alle sue spalle che si rivelò essere una rubrica, compose un numero e si portò la cornetta all'orecchio, aspettando che la persona dall'altra parte rispondesse quando d'improvviso chiuse il telefono ed esclamò: - Oh, c'è Inuyasha...! Inuyasha! - ripeté sventolando la mano in aria e alzando la voce di un'ottava verso qualcuno dietro di me quasi dovesse cacciare un acuto spaccatimpani alla Montserrat Caballé. - Ti faccio accompagnare da lui - mi disse sottovoce facendomi l'occhiolino.

Ok, qualcosa mi dice che ritirerò tutto quel che avevo appena detto di buono su di lei.

Mi voltai indietro e il ragazzo di nome Inuyasha, sentendosi chiamare, si girò verso di noi e dopo aver congedato i ragazzi con cui stava chiacchierando, si avvicinò sorridendo al bancone.

Era molto alto, con occhi e capelli scuri, di carnagione olivastra, e magro, anche se, il pantalone della tuta e la felpa aperta sulla canottiera con le maniche tirate su fino ai gomiti, evidenziavano le spalle larghe, il petto e gli avambracci plasmati da chissà quanti anni di sport. Non si poteva negare che fosse molto bello. Quando notai che mi osservava curioso, arrosii inavvertitamente e mi girai di scatto dandogli le spalle, per nascondergli la mia faccia. Razza di idiota che ero, se ne sarà sicuramente accorto... Perché ogni volta che un ragazzo mi osservava dovevo comportarmi in modo così stupido?

- Buonasera, signore. In cosa posso aiutarvi?  - lo sentii dire gioviale alla mia destra mentre si appoggiava tranquillamente con i gomiti sul bancone. Aveva davvero una bella voce, avrebbe potuto fare l'attore. Forse lo era. Dal canto mio mi limitai a tenere la testa bassa fingendo di concentrarmi sulle interessanti venature del legno presenti sul bancone.

 - Stasera sei più splendente del solito, Izanami - annunciò.

Oh, grandioso. Ecco qui il perfetto sciupafemmine della situazione. Mi sembrava quasi di risentire Watanabe quando cercava di rimorchiare qualcuna dell'ultimo anno o qualche innocente matricola.

Non vorrà mica farmi accompagnare da questo tizio, vero?

- Oh, su, smettila di prendermi in giro, sei sempre il solito cascamorto - rispose piccata la signora fingendo di ritenersi offesa.

- Ma sai bene che non mi permetterei mai di dirti qualcosa a cui non credo davvero - ribatté Inuyasha rivolgendole un sorriso assolutamente innocente.

- Finiscila una buona volta, e dimmi cosa ti serve -

- Così credi davvero che io ti faccia delle moine solo per avere dei favori? Ma così sei tu ad offendere i miei poveri sentimenti e a voler impiantare delle spine nel mio povero cuore - disse lui con una un tono drammaticamente offeso. Se solo non fossi stata così tesa, sarei quasi scoppiata a ridere per quella scenetta.

- E tutte le volte che ti copro quando arrivi tardi? O ti aspetto quando dobbiamo chiudere mentre tu fai tutti i fatti tuoi? Come lo chiami? - rispose lei apatica.

- Dai, non fare cosi - continuò lui divertendosi come un matto.

- Sì, sì, va bene, tutto quello che vuoi però ora potresti accompagnare Kagome agli spogliatoi della piscina? L'avrei accompagnata io, ma visto che ci sei tu... E poi, sbaglio o tu a quest'ora dovresti già essere lì a preparare la lezione? - domandò innocente.

Ecco, come non detto, pensai alzando gli occhi al cielo e diventando se possibile ancora più rossa: non ero brava con i ragazzi, non ne avevo mai avuto uno in vita mia, non avevo mai voluto averci niente a che fare e il solo pensiero di rimanere sola con uno di loro mi rendeva solo nervosa e imbarazzata.

Dal canto suo, Inuyasha non fece una piega e sempre sorridendo disse: - E va bene hai ragione. Kagome, giusto? - chiese poi rivolgendosi a me. Feci segno di sì con la testa. - Ok, vieni - e si incamminò davanti.

Salutai la signora Izanami con la mano, che mi ricambiò sorridendo incoraggiante, e mi avviai dietro di lui, osservando per bene le pareti della palestra in cerca di appigli per poter ricordare bene la strada anche al ritorno e per la prossima volta che sarei venuta. Se, sarei venuta. Trovai dei quadri strani e abbastanza orrendi e qualche pianta.

Poi la mia attenzione si spostò un attimo sul ragazzo davanti a me. Inuyasha. Strano nome. Non doveva essere molto più grande di me, e non doveva avere più di vent'anni. Passeggiava spensierato salutando con la mano qualcuno che lo richiamava di tanto in tanto dalle varie sale di attrezzi, aerobica, fitness e quant'altro, a cui passavamo davanti.

Ma quanto cavolo era grande questa palestra? Dopo un lungo corridoio, 2 rampe di scale e altri 2 corridoi, Inuyasha aprì finalmente una porta vetro che dava su un enorme terrazzo, il quale affacciava sulle cinque piscine di sotto e che continuava con una specie di lungo ponte che passava sopra tutte le altre per arrivare poi all'ultima piscina; ognuna era adepta ad uno sport in particolare e divise una dall'altra da delle alte pareti di vetro colorato.

- Wow - mi lasciai sfuggire, esterrefatta. Era davvero bellissimo: l'acqua delle piscine rifletteva il soffitto maculato e laccato di azzurro, blu e marrone creando un fantastico gioco di luci.

- Bello, eh? Questa parte della palestra è rimasta esattamente come era prima, solo rimodernata un po'.  È la prima volta che tu vieni qui, giusto? Non ti ho mai vista qui in giro – disse Inuyasha.

- Cosa? Ah, sì... Cioè - risposi ridestandomi dal guardare incantata il soffitto - sì, non sono mai stata qui e no, diciamo che non ho mai messo piede in una palestra prima d'ora, e spero tanto di non pentirmene - conclusi parlando più con me stessa che con lui.

Dopo avermi guardato per un secondo, scoppiò a ridere. - Ah, sì? Ma sai nuotare almeno? - chiese.

- Credo di ricordare come si fa - mormorai leggermente infastidita, incupendomi.

- Meglio così. Allora, quello è lo spogliatoio maschile e questo... - disse indicando una porta color mogano sulla sinistra affianco a una porta di vetri colorati, - è lo spogliatoio femminile. Mentre quella devi farla vedere all'allenatore come appena arriva – concluse poi osservando la tessera nelle mie mani.

Alla parola allenatore mi incupii di nuovo. Questo piccolo particolare mi era completamente sfuggito: troppo presa a preoccuparmi del resto non avevo minimamente pensato che ci fosse un tutor. Non si poteva tranquillamente nuotare ognuno per conto proprio...? No, eh? Sarebbe stato troppo bello per essere vero. Sarà sicuramente una zitella acida sulla cinquantina completamente isterica, oppure un vecchietto tutto arzillo che va in giro poggiandosi a un bastone che strepita in lungo e largo al motto di “muovete quelle chiappe”... o peggio, uno di quegli stupidi gonfiati di ormoni con il fisico da body building o come cavolo si dice.

- Qualche problema con l'insegnante di nuoto? - domandò quasi come se la domanda mi si fosse stampata in faccia. Possibile che il mio viso sia così tanto un libro aperto anche per uno sconosciuto...?

-Uhm, no... Insomma, spero solo che non sia molto severo... e che non mi faccia sgobbare già dal primo giorno. Tu lo conosci? -

- Ah, sì... ma vagamente, lo vedo solo così di sfuggita ogni tanto... non ci parlo molto – rispose evasivo guardandomi negli occhi con uno strano sorriso. - Beh, spero che tu non abbia delusioni. Ci vediamo in giro – disse infine andandosene in tutta fretta e lasciandomi lì come un idiota.

- Ok... - fu l'unica cosa che mi uscì dalla bocca mentre lo guardavo girare i tacchi e filare via, esterrefatta.

Ma che problemi ha questo tizio? Ho capito che non sono per niente socievole e neanche un granché bella, ma scapparsene cosi... Non ho potuto neanche ringraziarlo per avermi accompagnato. Bah, chissenefrega. Comunque, da quel che avevo capito, di sicuro l'allenatore non era un tipo molto simpatico.

Entrai nello spogliatoio e per fortuna vidi che non c'era ancora nessuno. Grazie al cielo, erano già tutti di sotto! La stanza aveva il soffitto alto, le pareti azzurre e gli armadietti dipinti di bianco. L'effetto non era male, a parte il fatto che il tutto sapeva un po' di ospedale.

Guardai la mia tessera: armadietto numero 20.

Come appena infilai la chiave nel lucchetto, sentii la porta che dava sul terrazzo aprirsi e una decina di piedi e voci femminili entrare dentro. Erano molto chiassose per cui non si accorsero di me nascosta dietro gli armadietti tutte intente a parlare della nuova borsa di non so chi. Mi si ghiacciò il sangue nelle vene. Altre ragazze con cui non poter avere una conversazione. Bah, forse quella strana ero davvero io. Mi fermai appoggiando il borsone sulla panca e cercando di fare il meno rumore possibile mi sedetti in attesa che andassero via, quando fra le tante voci ne emerse una a me sconosciuta che ridacchiò dicendo:

- Chissà cosa dirà oggi Inuyasha del tuo nuovo costume, Kikyo! -

- Rimarrà sicuramente sbalordito - disse ancora un'altra voce.

Kikyo? Bah, sarà un'altra Kikyo. Sai quante Kikyo ci sono in tutta Tokyo? Dissi fra me e me sospirando appena. Ma ovviamente mi sbagliavo:

- Voi dite? - sento dire infine, da quella voce che era proprio l'ultima al mondo che avrei voluto sentire in quel momento.

Se prima ero immobile ad ascoltarle aspettando che se ne andassero finalmentevfuori dai piedi, ora ero pietrificata. Cioè, non solo a scuola ma anche qui...? No, non ce la potevo fare. Ma che razza di sfiga avevo?!

Attesi pazientemente che fossero uscite, e dopo un paio di minuti, con l'accappatoio addosso, la cuffia in una mano e gli occhialini nell'altra mi diressi verso la porta. Dannazione, me ne stavo proprio pentendo. Ora tutta d'un tratto mi era salita anche la vergogna di stare in costume davanti agli occhi degli altri.

Misi la mano sulla maniglia della porta e rimasi immobile a fissarla, indecisa se rivestirmi e tornarmene a casa seduta stante o meno,dopodiché trassi un profondo respiro e aprii la porta.

Peccato che come appena misi piede fuori, qualcosa mi investì in pieno rischiando di buttarmi a terra.

- Ma si può sapere chi ti ha dato la patente per camminare?! - sbottai irata massaggiandomi la testa.

- Chi l'ha data a te piuttosto...?!  Ti pare questo il  modo di aprire una porta così all'improvviso? - rispose la voce di una ragazza. Quando alzai lo sguardo e vidi che anche lei aveva una mano sulla fronte scoppiammo entrambe a ridere come due cretine. Quando l'eccesso di risa finalmente si placò il dolore alla tempia era già passato.

- Non ti ho fatto male vero? - chiese dispiaciuta. - Scusami ma è che sono in super ritardo, ho visto la porta aperta e mi ci sono fiondata dentro... -

- Sì, ho notato – ribattei ridendo ancora. - Ma tranquilla, mi è già passato -

La ragazza di fronte a me aveva occhi e capelli entrambi castani, questi ultimi portati raccolti in una coda di cavallo e il viso bello ed armonioso con gli zigomi alti, il naso perfetto e le labbra piene. Era davvero molto bella e anche molto alta.

- Sei nuova? É la prima volta che ti vedo. Piacere, comunque, io sono Sango – disse porgendomi la mano.

- Kagome – risposi stringendogliela. - Sì, oggi è il primo giorno che vengo qui. Fai nuoto anche tu? -

- No, tuffi – disse per poi guardare l'ora sul suo orologio da polso sgranando gli occhi. - Accidenti...! -

- Allenatore rompiscatole? -

-Altroché – rispose andando al suo armadietto e assumendo un cipiglio imbronciato.

È evidente che saranno tutti così. Andiamo bene.

Scesi le scale e raggiunsi la prima piscina e,nancora una volta, rimasi completamente incantata, ferma ad osservare il soffitto. Se si guardava su senza preoccuparsi del caos attorno sembra davvero di trovarsi in fondo al mare. Mancava solo il rumore ovattato dell'acqua e delle onde.

Arrivata sul lato della piscina, mi accomodai sul bordo della vasca e cominciai ad infilare i capelli, che avevo raccolto in una coda, nella cuffia. Capisco che devono farle strette per far sì che non si tolgano subito ma sono davvero impossibili da mettere questi dannati cosi.

- Quella dovresti averla già messa negli spogliatoi. E fila sotto la doccia prima di entrare in acqua – mi dice una voce maschile alle mie spalle, in modo severo. Con orrore ne riconosco subito la voce.

Alzai la testa, ritrovandomi a fissare di nuovo quel ragazzo di nome Inuyasha. Il modo di fare scanzonato era completamente sparito e anche il suo viso e la sua voce avevano assunto un tono più autoritario, ma nonostante abbia un atteggiamento diverso da poco fa noto comunque i suoi occhi che mi guardano divertiti. Che stupida che ero...! Ecco perché mi aveva dato quella risposta quando gli avevo domandato se conosceva l'allenatore. Come avevo fatto a non arrivarci...?!

Senza pronunciare una parola mi alzo e mi dirigo di marcia alle docce livida di rabbia, non prima di avergli regalato uno sguardo schifato. Ecco perché non sopporto mai nessuno e voglio starmene da sola!

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Mentre la guardo divertito, cercando di non scoppiare a ridere, la vedo girarsi e sgranare gli occhi per la sorpresa, fissarmi incazzata nera, e andarsene difilato sotto le docce senza dire nulla.

Oh, sì. Penso che mi divertirò un mondo con lei. Mi incuriosisce. Non è come le altre che vengono qui, lo si vede chiaramente. Non si è neanche subito presentata come fanno sempre tutte; anche se l'ho vista arrossire quando mi ha visto, non ha fatto nulla e se ne è stata zitta, sempre in silenzio e per i fatti suoi per tutto il tragitto dalla reception agli spogliatoi tranne che per qualche frase buttata lì. A dir la verità sembrava che parlasse più con sé stessa che con me.. Di solito anche se timide, tutte provano almeno ad attaccare bottone con me, ma lei niente. Pensavo di farla sorridere con questo piccolo scherzetto che faccio alle nuove arrivate quando ne ho l'occasione, alla fine lo trovano tutte molto divertente e ridacchiano compiaciute quando scoprono che poi il loro allenatore sono io, come se questo fosse un modo per attirare la loro attenzione e provarci (beh, in realtà, il mio obiettivo il più delle volte è quello), invece credo di aver ottenuto proprio l'effetto opposto.

Ora le farò vedere di rompere un altro po' quella facciata da perfettina tutta piena di sé che si ritrova stampata in faccia, e il bello è che è stata proprio lei a darmi l'appiglio giusto: scommetto che prima mi ha mentito spudoratamente quando ha detto di saper nuotare. Sarà meglio preparare i salvagenti!

 





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Ehm.. salve ^_^ per prima cosa volevo scusarmi per il carattere che ho usato per il primo capitolo ma non avevo idea fosse uscito così... così... ehm, uno schifo -.- riguardo alla storia spero che vi piaccia e che non vogliate uccidermi XD Kagome è un po' antipaticuccia me ne rendo conto ma mentre scrivevo è uscita così ^-^'

Per chi non lo sapesse Montserrat Caballè è una cantante lirica che conosco grazie ai Queen. Non amo nolto la lirica però era per rendere bene la voce della signora Izanami XD

Grazie a mille chi mi ha recensito nel primo capitolo e a chi legge soltanto :) se vi va fatemi sapere cosa ne pensate :)

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Capitolo 3
*** Il primo giorno di nuoto ***


Camminando a passo svelto, o meglio, correndo alla velocità della luce e travolgendo, senza nemmeno scusarmi, chiunque si trovasse disgraziatamente sulla mia strada, raggiunsi le docce dopo neanche cinque secondi.

Con un gesto seccato appesi l'accappatoio al gancio dell'attaccapanni più vicino e sollevai distrattamente la manopola dell'acqua fredda, lasciando che questa mi investisse in pieno; avevo talmente tanto caldo per il nervoso e impegnata ad imprecare mentalmente contro il mondo intero che sentii a malapena il getto ghiacciato della doccia colpirmi la pelle: me ne restai lì, immobile, ferma a fissare un punto imprecisato della parete davanti a me in realtà senza neanche vederlo davvero e lasciando che l'acqua continuasse a scivolarmi addosso, con la mente completamente altrove.

Razza di pallone gonfiato. Io odio essere ripresa, odio essere al centro dell'attenzione, e odio essere messa in imbarazzo, e lui, con una semplice frase, era riuscito a fare tutte e tre le cose aggiudicandosi il primo premio per tutto il mio astio! Cosa si aspettava, che mi sarei messa a ridere come una delle sue tante oche giulive smorfiose che gli sbavavano intorno...?! Avevo visto chiaramente quelle ragazze più grandi alle sue spalle sorridere malignamente al mio indirizzo mentre lui mi riprendeva ad alta voce, per poi rifiondarsi a reclamare di nuovo la sua attenzione senza pietà.

Chiusi l'acqua sbuffando e con sguardo cupo allungai il braccio per recuperare l'accappatoio. Un'altra voce, forse anche più sgradita considerato il momento, raggiunse le mie orecchie rivelando la sua presenza a pochi passi da me.

- Higurashi...! Che cosa ci fai tu da queste parti? -

C'era da aspettarselo. Bene, immagino che Kikyo non veda l'ora di farmi subito dono del suo caloroso ed accogliente benvenuto. Era stato carinissimo il modo in cui aveva delicatamente sottolineato il "tu".

Sospirai afflitta, pregando il cielo di darmi quanta più forza e pazienza possibile e mi girai verso di lei; nel farlo, la vidi squadrarmi da capo a piedi con i suoi freddi occhi castani, leggermente accigliata, irata e... possibile, preoccupata? Di riflesso, tirai a me l'accappatoio per coprirmi.

- Beh, quello che ci fai anche tu, Ichinashi, cosa vuoi che si faccia in una piscina. Ti serve qualcosa? - chiesi con una punta di fastidio nella voce.

- Ehilà, siamo più acide del solito oggi, Higurashi - replicò lei con tono beffardo, canzonandomi divertita. - Bene, meglio così, così andrò subito al punto. Prima ho visto che Inuyasha ha appena attirato anche te nel famoso "scherzetto dell'allenatore", quindi, questo vuol dire che non so per quale assurdo motivo, lui ti trova carina; ma con la tua acidità e con il tuo modo di fare così antipatico e scontroso dubito fortemente che lui possa sul serio interessarsi a te, nonostante le apparenze... In ogni caso, sta comunque alla larga da lui. Capito? - concluse poi con tono fintamente dispiaciuto lanciandomi un'altra occhiata perlustratrice da capo a piedi neanche avesse la vista a raggi X di Superman.

La guardai sbigottita, credendo di non aver capito bene: cioè lei era davvero venuta da me a marcare il territorio per quel ragazzo...?! E quel cretino mi avrebbe davvero fatto quello scherzo, che tra l'altro faceva a tutte, solo perché mi trovava carina?! No, non ci potevo credere era troppo comica ed inverosimile una roba del genere.

Cercai di riprendermi dallo shock momentaneo ed articolare una risposta da darle senza scoppiare a ridere, ma non potei fare a meno di mantenere un tono ironico. 

- Lo scherzetto dell'allenatore? Quindi è una cosa che fa sempre con ogni nuova arrivata... per provarci? - domandai incredula battendo le palpebre. Non potevo credere che quel ragazzo fosse davvero così idiota! Pensavo fosse solo un po' sbruffone perché essendo carino le ragazze gli morivano dietro; invece, usava quello scherzo per accaparrarsi subito le simpatie del gentil sesso per poterle subito ammaliare e catturarle nella sua rete... Beh, peccato che con me non avesse funzionato, anzi: per ora, aveva acquistato ancora maggiori punti per poter essere inserito ufficialmente nella mia lista nera sotto la voce che corrispondeva a "il collezionista di ragazze".

In tutto questo, comunque, Kikyo non rispose ma seguitò a guardarmi, in attesa. Assurdo, ora mi toccava davvero anche rassicurarla. Sospirai, ed iniziai a parlare. - Ti assicuro che io detesto i tipi come lui e se essere così antipatica e scorbutica non fa altro che tenerlo alla larga da me, ben venga, non chiedo di meglio - ammisi con un'alzata di spalle. - E poi, sul serio, non riesco veramente a capire né a quale apparenza ti riferisci né a capire il motivo del perché sei venuta a parlare proprio a me di questa cosa: sono le tue amiche che gli sbavano dietro! Guarda. - Mi affacciai fuori dalla doccia, ed individuato il gruppetto di ragazze zelanti attorno al cretino, che al momento si pavoneggiava allegramente in mezzo a loro con un sorrisetto smagliante, glielo indicai. Eccola là: la morte totale e definitiva della dignità femminile.

- Ecco... vedi? Vai a levargliele di dosso invece di continuare a startene a parlare qui con me, no? - le chiesi un po' scocciata, non riuscendo a nascondere una smorfia schifata per aver visto quela scena agghiacciante.

- Oh, di loro non c'è da preoccuparsi. Le controllo facilmente e sono facili da tenere a bada - rispose invece continuando ad osservarmi pensierosa e muovendo la mano come per scacciare una mosca fastidiosa. - Ma tu... tu non sei come loro e ora sei anche il giocattolino nuovo, per di più. L'importante è che farai la brava e che non mi darai seccature, come hai sempre fatto a scuola; dopotutto, sei brava a mimetizzarti con le pareti, no? E, a proposito di questo, evita di dire in giro che siamo in classe insieme. Non mi va di far sapere in giro che ho quotidianamente a che fare con certi sfigati - aggiunse accompagnando la parola sfigati prendendomi il viso per il mento con un ghigno perfido.

Indietreggiai immediatamente, liberandomi dalla sua presa e reprimendo a fatica tutti gli insulti che conoscevo più la rabbia incalzante che mi stava letteralmente implorando in ginocchio di mollarle un pugno. Poi sorrisi e le mie labbra si mossero da sole, automatiche.

- Come a scuola allora. Io non do fastidio a te e tu non ne dai a me - ribattei tranquilla, stupendomi della calma e della freddezza quasi innaturale che sentii nella mia voce.

A quelle parole, Kikyo aprì il suo volto in un falsissimo sorriso e mentre se ne andava, camminando come se fosse su una passerella, proclamò: - Siamo d'accordo, allora. È bello parlare con te, Kagome, sei davvero una ragazza molto sveglia; benvenuta tra noi! -

La guardai allontanarsi finché non girò l'angolo, ancora incredula per l'oggetto della conversazione avuta con lei, poi poggiai la fronte alla fresca parete di mattonelle blu della doccia, sbuffando depressa.

Strano; a me suonava più come un benvenuta all'inferno. Ma per il mio adorato motorino, avrei sopportato benissimo questo e altro. E poi per tre misere ore a settimana non era mica la fine del mondo, no?


Mi feci coraggio e, con uno scatto felino che non credevo da me, ritornai di corsa alla piscina risiedendomi di nuovo a bordo vasca. Dopo essermi tolta l'accappatoio di dosso e averlo ripiegato con cura affianco a me poggiandolo sulle infradito, mi immersi nella zona dell'acqua bassa e, come appena toccai il fondo, mi sentii richiamare. Di nuovo.

-Ehi, tu! -

Automaticamente serrai le labbra e la mascella in una smorfia seccata. Ancora con questo "Ehi, tu"...?! Avevo un nome io, accidenti!

- Dove credi di andare senza avermi fatto prima vedere il tuo pass o vedere come nuoti...? -mi chiese Inuyasha con tono perentorio avvicinandosi.

Con una lentezza snervante, mi voltai verso di lui. Il pass? Ma se sa già che ce l'ho, mi aveva detto stesso lui di farlo vedere all'allenatore, no? Comunque mi aveva colta in fallo e aveva ragione: non potevo entrare in acqua così.

Sospirai stancamente e mi decisi a rispondergli. In modo gentile, ovvio. Ma deve capire che non può continuare ad usare questo tono con me, non sono sua sorella.

- É tutto qui nella mia tasca dell'accappatoio. E poi tranquillo, so stare a galla perfettamente, non c'è alcun pericolo che vada a fondo apposta per venire a farmi salvare da te - risposi come un automa, indicando l'accappatoio ripiegato.

Ok, forse non era proprio il massimo della gentilezza: tecnicamente lui non c'entrava niente col mio motorino, ma la sua faccia da schiaffi e il suo modo di fare mi infastidivano tremendamente; la sua sola presenza mi infastidiva, accidenti. Io volevo solo nuotare standomene per i fatti miei, e invece dovrò starmene qui zitta ad eseguire tutti i suoi ordini... Stando a quel che mi aveva detto Kikyo, lui mi aveva fatto quello stupido scherzo solo perché non so in quale universo parallelo mi trovava carina, giusto? Quindi se io magari me la fossi tirata un pochino, forse si sarebbe stancato molto presto di me.

-Ma il ragazzo che ti ha accompagnata prima agli spogliatoi ti aveva già detto che dovevi far vedere il pass a me - sentenziò ironico continuando con quella farsa. Si stava divertendo un mondo. - Comunque, per quel che mi riguarda, potresti benissimo essere entrata qui senza aver pagato il giornaliero, o senza aver fatto neanche l'ombra di un abbonamento al corso - proseguì sorridendo angelicamente e facendo spallucce con le braccia incrociate sul petto; poi si abbassò, piegandosi sulle ginocchia, e, con un tono di voce decisamente più basso e confidenziale e un'espressione del viso falsamente dispiaciuta, aggiunse: - Per quel che mi riguarda, potresti anche essere venuta ad affogarti qui; magari sei triste e depressa, sempre rinchiusa in camera tua per tutto il giorno perché oltre a te stessa non sopporti nessun altro, nessuno ti capisce, e non riesci più a sopportare il peso della tua squallida vita. -

Lo guardai per un secondo, dapprima con espressione apatica alzando solamente un sopracciglio, poi scostai subito lo sguardo ridacchiando divertita. - No, ti assicuro che non sono venuta qui per suicidarmi. Ma quando vorrò farlo, sarai il primo a saperlo, così potrai subito chiamare un agenzia funebre, nel frattempo, e dire alla polizia che non si è trattato di un caso di omicidio premeditato - risposi con semplicità. - E questo corso funziona solo con un abbonamento, ti pare che altrimenti Izanami ti avrebbe chiesto di farmi strada se non avessi fatto né l'iscrizione né nulla...? - Genio, aggiunsi mentalmente per me. Razza di idiota, ma ce l'aveva davvero con me, allora, altro che provarci! E non volendo mi aveva anche inquadrata perfettamente; almeno sulla prima parte.

- Oh, beh, per quello che ho visto io potresti averla benissimo fregata in un qualche modo; ora che ci penso, era fin troppo gentile con te... - obiettò fingendosi vagamente sospettoso. - In ogni modo, ti ricordo che qui, fino a prova contraria, comando io; ragion per cui... fammi vedere quel pass. Ora - disse infine con tono perentorio allungando la mano verso di me e facendo segno di cacciare la tessera.

- Signorsì, signore - borbottai a mezza voce dopo avergli lanciato un'occhiataccia. Quante storie. Per vedere un pass che poi già sapeva di aver visto. Ma perché si era fissato tanto ora? Sono sicura che se mi fossi messa a ridere come una ritardata al suo stupido scherzo non avrebbe insistito tanto, lasciandomi perdere; ma a quanto pare ero bravissima ad attirarmi seccature del genere.

- Non c'è alcun bisogno che tu mi chiami signore, sai? Mi basta mister - ribatté beffardo osservandomi con un sorrisetto ironico dipinto sulla faccia.

Sbuffai. Ed ecco a voi, signore e signori, un'ulteriore prova di quanto fosse vanitoso e pieno di sé, e di quanto continuava ad accumulare punti per raggiungere il primo posto nella mia personale classifica di gente che non sopportavo. Sembrava che si stesse proprio mettendo d'impegno per farmi saltare i nervi.

Presi quel benedetto pass dalla tasca e glielo porsi, per far finalmente finire quella pagliacciata, ma mentre lui stava per prenderlo, qualcosa mi urtò la mano, rischiando di far finire la tessera in acqua; riuscii a salvarla afferrandola al volo all'ultimo secondo. 

- Oh, Inuyasha! Proprio te cercavo - lo chiamò Kikyo con fare svenevole frapponendosi in piedi fra noi due. Ecco. E ti pareva chi poteva essere. - Potresti stringermi i lacci del costume facendo il nodo più stretto, per favore...? Ho paura di non averli stretti molto bene - chiese con voce suadente raccogliendo i lunghi capelli neri in una crocchia. Si girò, dando le spalle ad Inuyasha, e guardando me con un sorrisino accompagnato da un'occhiata ammonitrice. Ma che voleva? Personalmente volevo quasi ringraziarla per avermi momentaneamente tolto quel rompiscatole di dosso: io non facevo nulla, era lui che mi stava sempre col fiato sul collo da quando avevo messo piede lì dentro! Su prendilo, imprigionalo se vuoi, fai quello che ti pare, ma andatevene e lasciatemi in pace una buona volta!
 
Con la coda dell'occhio, vidi Inuyasha ridacchiare divertito e grattarsi il mento mentre osservava il pavimento; poi si alzò, iniziando a slegarle il fiocco del costume. - Quante volte ti ho detto di non indossare questo genere di costumi qui in piscina, Kikyo...? - le chiese con tono ironico.

A quella domanda, osservai anch'io il suo costume, anche perché prima non ci avevo fatto molto caso e, beh, il costume di Kikyo era davvero molto... molto... ehm, adatto per la piscina, sì: quel provocante, succinto e, sicuramente, nuovo costume nero e rosa, a tutto poteva servire tranne che per fare allenamenti di nuoto visto che si legava dietro al collo e dietro la schiena come un bikini, coprendo appena la pancia. Per carità, aveva tutte le qualità fisiche per poterlo indossare ma sembrava che gli si stesse quasi esplodendo addosso.

- Non ti piace? - domandò ancora lei di risposta ad Inuyasha fingendosi rattristata.

- Non intendevo esattamente quello - rispose lui sorridendo sornione, - ma questi cosi puoi metterli tranquillamente quando vai in piscina con i tuoi amici, non qui - spiegò pazientemente come se stesse parlando con una bambina di quattro anni.

- Devo ricomprarli, sai, li ho rotti tutti lavandoli in lavatrice... sono una vera imbranata con queste cose - esclamò lei mortificata. - Ti prometto che settimana prossima ne avrò uno da allenamento! - 

Oh, povera, pensai mortificata fra me e me alzando gli occhi al cielo: non capiva come usare una lavatrice; era troppo difficile per lei immagino. E comunque dubito fortemente che abbia mai provato a farne una, data la servitù che poteva permettersi in casa essendo suo padre un noto imprenditore, cosa di cui Kikyo non perdeva mai occasione di vantarsi. Sbuffai, poggiando il mento sulle mani e guardando fisso davanti a me, in attesa.

- Dì alle altre di cominciare col riscaldamento. Il tempo che finisco con lei e iniziamo - disse infine Inuyasha dopo aver stretto entrambi i lacci e accennando a me con la testa.

- Ok! Grazie mille, vado a fare la doccia! - Kikyo gli scoccò un bacio sulla guancia e se ne andò via, sorridendo tutta tronfia.

Ma che quadretto interessante. E a me tante storie perché non avevo ancora messo la cuffia né fatto la doccia, pensai indispettita massaggiandomi le palpebre; inoltre avrei fatto volentieri a meno di quella scenetta da diabete ipoglicemico dato che per aspettare loro stavo ancherischiando il congelamento nonostate fossi già in acqua.

- Ok , è evidente che il pass ce l'hai. Quindi, ora fammi vedere cosa sai fare. Quanti stili conosci? - mi domandò Inuyasha richiamando di nuovo la mia attenzione e poggiandosi le mani sui fianchi mentre mi guardava dall'alto.

Lo guardai inebetita, con la bocca mezza aperta, ripetendo mentalmente le sue parole: era evidente che il pass ce lo avevo...allora perché cavolo aveva insistito tanto a volerlo vedere se era evidente che il pass ce l'avevo?! Bah. - Tutti, non ho problemi con nessuno - affermai comunque con tono seccato e guardandolo negli occhi.

Ed era vero. Mio padre era stato un abile nuotatore da giovane, e lo era tutt'ora; aveva anche vinto un sacco di gare a livello agonistico ma quando conobbe la mamma decise di rinunciare a quella carriera. Diceva sempre che diventare un nuotatore professionista gli avrebbe richiesto troppa concentrazione, troppo tempo tolto alla sua famiglia e, il fatto di dover rendere sempre al massimo delle sue possibilità, gli avrebbe tolto totalmente l'amore per il nuoto. Aveva comunque trasmesso la sua passione per l'acqua a me e a mio fratello sin da subito, portandoci in piscina o in vacanza al mare già quando eravamo ancora molto piccoli e poi a mano a mano che crescevamo, ci aveva insegnato le varie tecniche e i diversi stili.

Inuyasha mi guardò per un istante incuriosito e perplesso, poi si riprese. - Bene, allora. Fammi vedere crawl all'andata e dorso al ritorno per il momento. Ovviamente vai piano, devo vedere bene i tuoi movimenti e non vorrei che ti venisse un crampo proprio il primo giorno - ribatté con un sorriso innocente.

Ma che simpatico. Avrei dovuto ridere...? Per tutta risposta, gli voltai le spalle ed iniziai a nuotare facendo una vasca andata e ritorno; ovviamente senza fare quello che mi era appena stato chiesto. All'andata stile libero, cioè il crawl, e al ritorno, dopo aver fatto una virata con capriola sott'acqua, solo delfino. 

Andai piano, ma non perché me lo avesse detto lui: ad ogni bracciata, accarezzai piano l'acqua, sentendola scivolare fluida e leggera tra le mie dita e sul mio corpo e assaporando, forse per la prima volta, un non so che di rassicurante. Sì, l'acqua mi dava una sicurezza e una totale sensazione di libertà così inaspettata da rimanerne quasi spiazzata, ed era come se non avessi mai smesso di nuotare in vita mia.

Quando toccai di nuovo la parete della piscina da cui ero partita, mi aggrappai al bordo, alzando gli occhialini; avevo il fiato corto per lo sforzo e il cuore che mi batteva a mille, ma non vi badai più di tanto meravigliata com'ero dal sorriso felice in cui erano si erano spontaneamente incurvate le mie labbra, di sentirmi così diversa, così soddisfatta,viva ed elettrizzata, come se finalmente mi fossi risvegliata da un lungo sonno.

- Allora? - chiesi, impaziente, gettando un' occhiata all'indirizzo di Inuyasha. Vedendo che lui non mi rispondeva, rimanendo lì ad osservarmi assorto con un sopracciglio alzato e l'aria vagamente sorpresa, non potei fare a meno di sorridere ancora di più. Questa volta era il mio turno per il sorriso angelico. 



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- Ok , è evidente che il pass ce l'hai - dissi per far finire lì la storia. Che acidità, ragazzi, questa ragazzina non sapeva stare nemmeno ad uno scherzo così innocuo. Alle parole "è evidente che il pass ce l'hai, il suo volto assunse un'espressione dapprima sorpresa, poi piuttosto scocciata, segno che avevo colpito di nuovo nel segno facendola innervosire. - Quindi ora fammi vedere cosa sai fare. Quanti stili conosci? - le chiesi, proseguendo come se niente fosse; volevo proprio vedere cosa mi rispondeva ora.

- Tutti, non ho problemi con nessuno - disse. Mi rispose sicura, alzando lo sguardo verso di me e mantenendolo fisso nel mio forse per la prima volta da quando aveva messo piede nella palestra. Battei le palpebre, leggermente perplesso. Ma guarda tu che faccia tosta che si ritrova! Voleva continuare con questa storia che sapeva nuotare, eh? Bene, ora voglio proprio vedere.

Cercando di mostrarmi indifferente, le sorrisi, tranquillo. - Bene, allora. Fammi vedere crawl all'andata e dorso al ritorno, per il momento. Ovviamente vai piano; devo vedere bene i tuoi movimenti e non vorrei che ti venisse un crampo proprio il primo giorno - le risposi infine per punzecchiarla un po'.

Un secondo dopo si era già girata, partendo con lo stile libero e senza neanche dire una parola. Certo che aveva un bel coraggio oltre ad essere tremendamente irritante. Di solito non chiedevo mai di farmi vedere la coordinazione di braccia e gambe senza aver prima chiesto la respirazione e un minimo di immersioni in apnea, ma lei insisteva tanto... 1 a 0 per me, cara la mia Kagome, pensai sorridendo soddisfatto... o no: accidenti, non solo sapeva nuotare, ma come nuotava! Mai avrei immaginato fosse così brava, credevo mi avesse mentito solo per darsi un po' di arie e che in realtà fosse una schiappa totale!

La seguii pian piano per tutta la lunghezza della piscina, osservandola attentamente: eseguiva un perfetto ingresso delle mani e del polso in acqua tenendo le braccia perfettamente allineate con le spalle e col bacino, evitando anche di ruotare troppo le anche per far sì che il movimento delle anche si trasferisse automatico direttamente al ginocchio e alla caviglia. Arrivò dall'altra parte della vasca stendendo entrambe le braccia davanti a sé, toccò la parete, ed eseguì una virata subacquea con capriola in avanti, dandosi poi lo slancio con i piedi per ripartire a delfino. Ovviamente non mi aveva minimamente dato ascolto, facendo totalmente di testa sua, notai irritato; ma l'irritazione durò poco, perché lasciò subito posto, di nuovo, alla sorpresa: per poter nuotare a delfino, era necessaria davvero una buona preparazione fisica e una perfetta coordinazione motoria in acqua, e in più, lei effettuava un ritmo respiratorio pressoché perfetto di un respiro ogni due cicli di bracciata, e due colpi di gamba ogni due bracciate, uno più potente e uno meno forte. Quando arrivò di nuovo al punto di partenza, si aggrappò al bordo col fiatone e le guance arrossate, ma con il volto inaspettatamente disteso, felice ed elettrizzato, come se finalmente si fosse accorta di qualcosa. Alzò lo sguardo verso di me e nei suoi occhi vidi una luce diversa, completamente differente da quella spenta e quasi vuota che aveva fino a poco prima, che le illuminava il viso facendola sembrare quasi un'altra persona.

- Allora? - mi chiese soddisfatta riportandomi con i piedi per terra.

No, non le avrei dato la soddisfazione di sapere che mi aveva fregato. - Ah, sì... sì, sì, brava, davvero molto brava. Fai un altro paio di vasche per riscaldarti poi vediamo cosa fare - le risposi in fretta con voce distaccata e con fare sbrigativo fingendo di appuntare qualcosa sul mio cellulare e andandomene verso il mio ufficio. Prima di girarmi, notai di sfuggita i suoi occhi nocciola fissarmi sbalorditi ed increduli, e il suo sorrisetto soddisfatto sparire di colpo.

Sorrisi. Questa ragazzina era davvero assurda. A brava era brava, non c'era ombra di dubbio, ma non sarà mai molto veloce, almeno non per il momento. Penso di aver appena trovato un bel modo per vendicarmi dei suoi toni arroganti da saputella che usava per parlarmi. Da quando aveva scoperto che ero io il suo allenatore mi aveva risposto così a tono da lasciarmi secco, ma alla fine mi stava davvero facendo divertire; qui dentro le ragazze sono tutte così ubbidienti e così tremendamente accondiscendenti... mi annoio. All'inizio mi piaceva, bastava una sola parola, un po' più di attenzione nei loro confronti e cascavano tutte come pere cotte, facendosi fare tutto quello che volevo. Ma alla lunga tutto questo mi aveva stufato, e mi ero reso conto che non mi interessava più. Invece era divertente provocare quella ragazzina, provocarla solo per vederla reagire un po'. E non sembrava per niente una che si lascia abbindolare da qualche semplice attenzione in più o da qualche parolina dolce detta al momento giusto; mi dava come l'impressione che avesse bisogno che qualcuno la smuovesse un po'. Probabilmente ora già mi detestava, ma dopo quello che le chiederò mi odierà ancora più di quanto non mi odi già adesso!

Aprii l'armadietto recuperando la cartellina contenente i risultati delle ultime simulazioni di gare a tempo e circa dieci minuti dopo, dopo aver finito di analizzare alcune schede, tornai in piscina portando il fischietto alla bocca per richiamare a me l'attenzione di tutte.

Le nove ragazze smistate nelle varie corsie si fermarono volgendo l'attenzione a me, per poi guardarmi, in attesa.

- Allora ragazze, visto che fra un po' di mesi ci saranno le gare voglio vedere come state messe. Sistematevi sui trampolini, facciamo una simulazione - dissi a voce alta. -Ah, Natsuke, lascia il tuo posto a Kagome oggi, per favore, tu va al 9 - aggiunsi facendo segno a Kagome di andare in postazione. Per risposta, lei mi lanciò un'occhiataccia contrariata e leggermente omicida. Ah, era così volubile e prevedibile questa ragazza.

- Una simulazione di tempo? - chiese esterrefatta nuotando verso di me. - Vuoi prendermi in giro? -

- Sì, ora tu farai questa simulazione, e no, non voglio prenderti in giro - dissi rispondendole alla stessa maniera di come mi aveva risposto prima, sul terrazzo davanti agli spogliatoi. - Vai al numero 4. -

Mi guardò infastidita, per poi stringere le labbra ed aggrottare le sopracciglia in un cipiglio dubbioso; poi si voltò a guardare le altre e il trampolino numero 4, titubante. Ah, no, non le permetterò di scansarla. Vediamo di darle una spintarella. Mi abbassai di nuovo alla sua altezza e parlai in modo che mi sentisse solo lei.

- Cosa c'è? Se non te la senti va benissimo lo stesso eh, non c'è problema. Davvero, mi rendo conto che non ne saresti ancora in grado e che effettivamente è ancora troppo presto per farti fare una cosa del genere, visto che arriveresti comunque ultima, ma... -

- Ok, ci provo - disse con voce risoluta interrompendomi. - Non c'è bisogno di fare psicologia inversa con me. -

A quella risposta soffocai una risata. Psicologia inversa, eh? 
- Oh, ti assicuro che davvero non stavo esercitando alcuna psicologoia inversa - dissi con tono innocente sorridendole, ma lei era gia andata via. Mentre la guardai allontanarsi, sorrisi, soddisfatto di me.

Una volta arrivata sotto al suo trampolino, la osservai attentamente mentre si guardava intorno aggrappata al bordo alla ricerca di un qualcosa salvo poi girare di scatto la testa e fissare ostinatamente un punto dall'altro capo della vasca, visibilmente seccata. Seguii il suo sguardo e vidi che questo portava al suo accappatoio. Sogghignai. Faceva tanto la tipa sicura di sé, quando alla fine si vergognava persino di stare in costume davanti agli altri.

Mentre le altre erano già quasi tutte in postazione, prese un sospiro, uscì dall'acqua facendo leva sulle braccia, e si rimise velocemente in piedi andando a posizionarsi sul rialzo del trampolino. Ora che ci penso, non ho mai fatto fare a nessuno una simulazione già il primo giorno di lezione senza neanche aver insegnato le partenze e le virate... Ma ormai, sono più che sicuro che sappia fare anche quelle.

Andai vicino alla postazione numero 1, osservandola di sfuggita. Però: aveva davvero un bel corpo, non lo avrei mai detto visto quella felpa e quel pantalone della tuta così larghi sotto cui si era nascosta quando era venuta.

- Allora, fate 100 metri stile libero! Ai vostri posti... al mio fischio: tre, due, uno...! -

Soffiai forte nel fischietto, avviando il cronometro e osservando attentamente tutte le ragazze, ma senza perdere neanche un suo movimento. Partì bene, allineando il corpo e piegando il mento verso il collo, assumendo una buona angolazione di partenza e dandosi quindi una buona spinta. Mantenne un ottimo equilibrio nella prima vasca, rimanendo leggermente indietro rispetto alle altre, com'era prevedibile d'altronde, ma continuando poi imperterrita ad avanzare e ad aumentare il ritmo di velocità delle bracciata, superando la quinta ragazza, poi la quarta, poi anche la terza, inseguendo le prime due in dirittura di arrivo, divorando i suoi ultimi 15 metri.

Cavolo. Era arrivata terza.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

Col cuore che mi scoppiava nel petto, toccai finalmente la parete da cui ero partita, aspettando che sopraggiungesse l'infarto che mi ero volutamente procurata. Ce l'avevo messa tutta ma chissà che posto avevo fatto, se ero riuscita ad uscirne un po' più dignitosamente o ero davvero arrivata ultima come mi aveva predetto lo sbruffone. Magari potevo averlo fregato sul fatto che ero abbastanza preparata sui movimenti, ma sulla velocità ne dubito fortemente. Stavolta era stato lui a fregarmi. Aprii gli occhi, spostando gli occhialini sulla testa e sedendomi sul bordo della vasca, cercando di regolarizzare il mio respiro e ignorando completamente la voce di Inuyasha che stava comunicando come ci eravamo classificate nella prova, quando sentii flebilmente il mio nome tra quelle che erano arrivate tra le prime te; Kikyio ovviamente era arrivata prima. Di scatto girai la testa verso di lui, convinta di non aver capito bene.

-Brava Kagome, complimenti! Hai ottenuto davvero un buon tempo - esclamò con tono entusiasta e il viso vagamente sorpreso. - Per oggi basta così ragazze, potete andare! Ci vediamo fra due giorni - disse poi andando a parlare con uno degli altri assistenti presenti in piscina.

Quindi ero arrivata davvero terza? Davvero ero arrivata terza..? Per la sorpresa spalancai gli occhi, totalmente incredula e iniziando a sorridere solo io. Probabilmente al momento avevo davvero un espressione da ebete, ma... Wow! Non ci potevo credere! Ora voglio proprio vedere se quel maledetto continuerà ancora a prendersi tranquillamente gioco di me per farmi fare a tutti i costi la figura dell'idiota davanti a mezza palestra... Ah, ma ora sì che gli ho dato una bella lezione: vedergli quella faccia da pesce lesso appena abboccato all'amo quando mi aveva detto che ero arrivata terza era stata una delle cose più gratificanti della mia vita; peccato che tutto questo mi costerà: probabilmente domani non sarò in grado di muovere più un solo muscolo per il dolore.

Pazienza. Almeno, avrei sofferto felice, pensai con un ghigno e con una vaga luce maniaca negli occhi.

Mentre nuotai verso l'altro capo della piscina per recuperare le mie cose, con la coda dell'occhio mi accorsi che Kikyo mi stava guardando insistentemente e di conseguenza sentii anche gli occhi di tutti addosso a me: beh, se non volevo dare nell'occhio direi che avevo fallito miseramente, constatai depressa, e ora probabilmente avrei dovuto pagarne il prezzo molto presto. Sospirai, tornando indietro per recuperare accappatoio e infradito e una volta uscita dall'acqua li indossai frettolosamente decisa ad andare alle docce degli spogliatoi prima che si affollassero troppo.

-Kagome! -

Mi girai, e Sango mi venne incontro salutandomi con la mano.

- Stai andando su? - mi chiese indicando con la mano le scale per salire sul ponte.

- Sì, stavo andando proprio ora. Anche tu hai finito la lezione? - le chiesi con un sorriso. Per non so quale motivo, in quel momento decisi di non chiudermi a riccio su me stessa, ma di provare davvero a fare amicizia con quella ragazza. Sentivo di potermi fidare e, anche se una piccola vocina nella mia testa mi diceva di cercare di evitarla e che magari sarebbe stata l'ennesima delusione, la ignorai volutamente mettendola subito a tacere.

- Sì, per fortuna il mister ci ha mandati via prima oggi. Credo abbiano tutti una sottospecie di riunione con il proprietario della palestra - disse dopo avermi raggiunta e guardando tutti gli addetti alla piscina intenti a confabulare fitto fitto tra loro.

- Mmm e meno male... - bofonchiai più a me stessa che a Sango mentre raggiungevamo le scale per salire agli spogliatoi. - Non oso immaginare cosa mi avrebbe fatto fare ancora quel Inuyasha, altrimenti ... -

- La fama di allenatore severo di Inuyasha colpisce ancora una volta, allora! A proposito ho visto che ti ha fatto fare la simulazione! Sei stata davvero bravissima negli ultimi 30 metri! Nessuno avrebbe mai detto che era la prima volta che gareggiavi! - esclamò entusiasta. Poi ci ripensò, dicendo: - Perché era la prima volta che gareggiarvi, vero?

- Sì, era la prima volta che mincapitava di partecipare ad una cosa de genere - risposi abbassando il capo e arrossendo un po'. - Credevo di fare una figuraccia, in eealta, e ho cercato di mettercela tutta; anche se sento già di essermene pentita, domani sarò completamente bloccata e dolorante dappertutto - sospirai depressa facendo ruotare leggermente la spalla destra.

- Non ti mantieni in allenamento di solito? -

- Beh, no, faccio solo le ore di educazione fisica a scuola -

Sbarrò gli occhi, guardandomi sorpresa. -Davvero? Ma allora è tutto talento naturale! Staresti già al quarto o al quinto livello secondo me! - dichiarò perdendosi poi in discorsi stranissimi sui vari livelli agonistici.

- Livello...? Non si va solo in base alle corsie? Comunque ora basta però che mi imbarazzo! - le risposi imbarazzata.

- Ma no, sul serio: con un po' di allenamento, logicamente, farai mille volte meglio di oggi, ma c'è parecchio potenziale secondo me, davvero... -

Peccato che non tutti la pensassero allo stesso modo. Prima di entrare nello spogliatoio si sentiva un forte chiacchiericcio provenire da lì dentro, segno che lo spogliatoio era già abbastanza affollato; chiacchiericcio che si spense di botto come appena aprii la porta ed entrai dentro per prima: il gruppo di ragazze che stava discutendo animatamente tra loro smise immediatamente di parlare come appena mi vide davanti alla porta, per poi seguirmi con lo sguardo ed andare ognuna al proprio armadietto senza più fiatar. Di tanto in tanto, le sorprendevo a guardarmi ogni qualvolta che alzavo a testa; stavolta non ero più da sola, nascosta dietro la prima fila di armadietti; c'erano anche altre ragazze che erano arrivate molto prima di me e che ora mi osservavano per nulla amichevoli.

Scambiai qualche battuta con Sango, lamentandomi della cuffia che mi tirava i capelli, e lei mi confidò che un trucco per far sì che la gomma non si attaccasse troppo era metterci dentro un po' di borotalco. La ringraziai imfinitamentre cercando di mostrarmi il più tranquilla possibile, facendo finta di nulla, ma non riuscivo a togliermi dalla mente la scena a cui avevo assistito quando ero entrata. Quelle ragazze stavano per forza parlando di me; le mie non erano soltanto paranoie; mi aspettavo che Kikyo venisse subito da me a dirmene di cotte e di crude, ma non la vidi nello spogliatoio. Insomma, con una presenza eccentrica come la sua era impossibile far a meno di non notare la sua assenza. Probabilmente era andata dal suo bel fusto. Ci avrei scommesso tutte le meringhe della mia pasticceria preferita.

Sia le altre ragazze, che le tizie che le andavano sempre al seguito, non parlarono mai ad alta voce, ma continuarono a parlottare a bassa voce fra loro. Sango non sembrò notare nulla... Forse era una cosa perfettamente normale che nessuno parlasse ad alta voce, e magari ero io che come al mio solito ingigantivo sempre le cose.


Come appena uscimmo dallo spogliatoio nessuna di noi due parlò ancora, almeno finché Sango non sembro notare qualcuno ce camminava a passo molto spedito verso chissà dove.

- Ichinashi è arrivata di nuovo prima anche oggi - disse con uno strano tono di voce, prendendosi alla sprovvista,

- Cosa..? - Chiesi tornando con i piedi per terra. Ancora stavo pensando a quel che era successo prima, indecisa se parlarne o no con Sango; magari lei era li da più tempo, mi avrebbe sicuramente rassicurata sul fatto che quella di prima era stato soltanto una mia impressione. O semplicemente, a lei non interessava perché frequentava un altro corso...

Sango sorrise comprensiva. - Kikyo Ichinashi -

- Ah, sì... Sì, è arrivata prima. Naturale - mormorai.

- Quella ragazza è molto brava. Davvero... Almeno tanto quanto si rende fastidiosa - rivelò senza peli sulla lingua. - Pensa che una ragazza del mio corso l'ha sentita minacciare una poverina nelle docce oggi -

- Lo so - dissi mesta, scrollando le spalle. - La poverina ero io. Mi ha gentilmente consigliato di stare lontano dal suo bell'allenatore -

- Che cosa!? Ma stai scherzando! - esclamò Sango sbalordita. - È addirittura arrivata a questo...? -

- Oh, sì... E scommetto che se con altri allenamenti migliorerò nel nuoto non si fara attendere nemmeno una sua minaccia per quello - affermai sconsolata. Avevo pensato di voler cambiare corso magari ma ora che avevo riscoperto quanto mi piaceva nuotare ero piuttosto restia all'idea di voler cambiare: perché avrei dovuto privarmi di una cosa che mi piaceva così tanto solo per far piacere a lei...?

- Beh, se arriverà, perché conoscendo il tipo, sicuramente arriverà... Bisogna che vai a parlarne subito col tuo allenatore -

Sorrisi, scuotendo la testa. - E con chi? Con Inuyasha...? È inutile, la difenderà sicuramente: non hai visto la sua faccia quando prima del riscaldamento Kikyo è venuta di corsa da lui a supplicargli di farsi stringere i lacci del costume. Che poi... Che costume. Quei due se la intendono allegramente, comunque - dissi con semplicità.

- Oh sì, questo lo sa tutta la palestra; ma ho sentito che lui non la vuole più come una volta - dichiarò lei pensierosa: - evidentemente, si sara stufato anche di lei. Un po' mi dispiace, ma se l'è proprio cercata. Sempre così appiccicosa -

- Eppure farebbero tanto una bella coppia, lei sembra fatta apposta per lui - constatai con un ghigno che ricambiò ampiamente anche Sango.

- Ma davvero hai trovato Inuyasha così severo? - chiese poi, cambiando argomento.

- Oh, beh, diciamo che si è presentato davvero molto bene, sì... Lo detesto - aggiunsi infine, piccata.

Sango ridacchiò divertita, scuotendo la tesa. - È strano, però. -

- Strano...? -

- Sì, di solito dicono tutte il contrario -

Sbuffai. - Posso perfettamente immaginare un cosa consista il contrario. Comunque, severo per il momento ancora non saprei dirlo, ma di certo non ha attirato le mie simpatie; mi ha rotto le scatole per tutta l'ora, non ha fatto altro che accanirsi contro di me -

- Sul serio? - domandò perplessa. - Beh, so che richiede sempre il massimo dai suoi allievi, ma accanirsi contro qualcuno in particolare mai. Forse gli stai simpatica! - disse infine ironica facendomi l'occhiolino e una mezza linguaccia per prendermi in giro.

- Sì, come no... - le risposi infastidita dandole una spintarella. Ma stavo sorridendo.

Salutammo la signora Izanami, ed uscimmo fuori nel parcheggio, dirette a casa. Il sole stava quasi per tramontare ormai. Tutto sommato, tranne che per quel fusto e per Kikyo, la giornata non era andata poi così male. Forse non ero una nullità per tutti.



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Rientro nel mio ufficio per prendere le fotocopie che Naraku ci aveva fatto avere, con contrassegnati tutti i punti da discutere nella riunione di oggi. Che palle... odio dover partecipare a queste riunioni ma, se non lo facessi lui si sarebbe preso tranquillamente il disturbo di fare tutto quel che gli pareva. Già era tanto che io e mio fratello avevamo acconsentito a far modificare la struttura esterna della palestra: se fosse stato per la mamma, avrebbe rimodernato tutto, anche il padiglione delle piscine...

Richiudo l'armadietto, sbuffando scocciato quando alle mie spalle sento la porta chiudersi e la chiave scattare nella serratura. Sogghignai. Naturale che Kikyo mi avrebbe fatto visita. Soprattutto oggi, poi.

- Giornata storta? - domandò; probabilmente mi aveva sentito sbuffare.

- Beh, ogni riunione con Naraku è un valido motivo per rendere storta una giornata - dichiarai girandomi verso di lei e gettando stancamente i fogli sulla scrivania.

Si avvicinò piano a me, accarezzandomi il viso. - Se ti va puoi venire a casa mia stasera, così ti rilassi un po' - mormorò piano. - Possiamo vederci un film, o stare semplicemente insieme, tanto i miei non ci sono - disse poi sfiorandomi il petto con un dito.

Sogghignai. Certo lei sarebbe stata molto felice se io l'avessi assecondata nel farmi rendere la giornata meno storta.

- Mi dispiace , ma devo andare a casa a studiare. Fra poco ho un esame - le risposi atono guardandola in faccia. - E comunque già te l'ho detto l'altra volta, va bene divertirsi ma non voglio impegnarmi, voglio che tu lo capisca bene. -

Non alzò la testa, quindi non vidi esattamente la sua espressione ma sentii che dopo le mie parole le sue dita sul mio collo avevano leggermente esitato. La verità era che con Kikyo non mi era scattato nulla. Sì, c'era elettricità tra di noi e all'inizio ero realmente attratto da lei... E mi ero divertito, un sacco; ma aldilà del semplice sesso la cosa finiva e moriva li, e tranne che per qualche uscita occasionale mi ero stufato. Fino a poco tempo fa mi ero accorto di essere come lei: un tipo superbo, arrogante, che usava la sua sfacciataggine per arrivare ai proprio scopi, anche se questo avrebbe implicato calpestare i sentimenti delle persone. Anche quella ragazza lo era, Kagome. Ma la sua era un'arroganza completamente diversa, come a volere ereggere un muro tra lei e gli altri... Certo che aveva avuto un un bel coraggio, oggi, oltre ad essere così tremendamente irritante. Mi aveva risposto così a tono e in modo così antipatico da lasciarmi secco il più delle volte. Peccato, però: se si toglieva il suo fare da zitella acida già ad una così giovane età era davvero molto carina. Anche se rispondeva sfacciatamente, teneva sempre lo sguardo basso, tranne che per qualche occhiataccia fugace lanciata di tanto in tanto quando la punzecchiavo, le guance leggermente arrossate, il suo modo di fare impacciato e il camminare veloce, tutto di lei era cosi... irritantemente divertente. E non mi era per niente sfuggito il sorriso sincero e luminoso che aveva quando mi aveva mostrato come sapeva nuotare. Che amava l'acqua non c'erano dubbi; che odiasse il fatto che le impartissero ordini, o che la prendessero in giro, anche.

- Sì, me lo avevi già detto... - disse infine Kikyo alzando lo sguardo e riportandomi con i piedi per terra. - Ma ti avevo anche già risposto: a me va bene così -

- Sai benissimo che non è cosi, e lo dimostri ogni benedetto giorno che vieni qui in palestra - sbottai sospirando. - L'hai fatto ora, venendo qui, e anche prima mentre parlavo con quella ragazza nuova solo perché avevi visto che le avevo fatto quello stupido scherzo: ti sei messa in mezzo cercando di metterti in mostra con me e " marcare il tuo territorio" con lei. Pensi che forse non me ne sia accorto? - le chiesi tranquillo. Ormai non mi arrabbiavo neanche più, ma ero stufo di starle a ripetere sempre le stesse cose.

- Ma perché, che ho fatto di tanto sbagliato...? - chiese maliziosamente, ignorando palesemente la mia domanda, ed iniziando a baciarmi il collo.

Sorrisi, incredulo. A lei non importava un accidente se io continuavo a dirle che non volevo stare con lei, lei ci avrebbe provato e riprovato, fino a che non avessi cambiato ide. E nel frattempo... chi ero io per dire di no ad una che mi concedeva le sue grazie così volentieri? La afferrai per le cosce, alzandola e poggiandola al muro; poi, lei iniziò a sciogliersi il fiocco del costume.






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Buonasera :D dopo quasi cinque mesi ecco a voi il terzo capitolo di Something in the water :) spero sia stato di vostro gradimento e che non verrete a cercarmi per uccidermi se fa troppo schifo ^_^" Passando alla storia, come avete potuto notare Kagome non avrà per niente vita facile in questa palestra :D lei ovviamente spera di sì, ma io non sono di questo avviso XD Kikyo è sempre cosi amabile :') devo dire che quando ho riletto il capitolo per correggerlo (odio correggerli, visto che poi dopo lascio lo stesso degli errori) assomiglia molto a Katherine Pierce di The Vampire Diares, ma giuro che non ne era mia intenzione XD mentre per quanto riguarda Inuyasha al momento se la spassa allegramente, completamente ignaro dei miei diabolici piani 0=] OK sto parlando come una pazza la smetto XD
Per la parte diciamo " tecnica" riguardante il nuoto, mi scuso tantissimo con chi magari ne sa qualcosina in più, ma io non ho mai frequentato un corso di nuoto e per questo ringrazio infinitamente YouTube e Wikipedia che sono stati la mia ancora di salvezza. 
E niente, non ho più nulla da dire se non scusarmi ancora con chi aspettava il capitolo e ringraziare di cuore chi ha messo la storia le preferite, le seguite e chi ha recensito :) nel frattempo io vado a prender l'aereo per sparire in Argentina XD

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