A Divergent Story: Erudite - The Intelligent

di AlexSandoni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Avete mai provato la sensazione di sentirvi nel posto sbagliato? Come se foste un pezzo di un puzzle, incastrato a forza in un altro, mentre tutti gli altri pezzi coincidono perfettamente? Perché è così che mi sento io, da ormai 16 anni. Mentre tutti gli altri membri della mia fazione sembrano perfetti per il loro ruolo di Pacifici, io mi sento fuori posto, come se non ne facessi davvero parte.
Non voglio dare l’impressione di farne un dramma, comunque. Tra pochi giorni ci sarà la Cerimonia della scelta e lì, qualunque cosa dirà il mio test attitudinale (anche se sono piuttosto sicura che non dirà “Pacifica”), potrò scegliere a quale delle fazioni farò parte per il resto della mia vita. Sempre che io superi poi l’Iniziazione. Chissà se anche gli Eruditi, come gli Intrepidi, hanno un rito per i loro iniziati. Forse un test d’intelligenza, come quelli che facevano una volta nelle scuole dei nostri antenati. Chissà, probabilmente lo scoprirò molto presto.
Si, ho sempre fantasticato su come starei tra gli Eruditi. Da qui, dalle campagne dei Pacifici, ho sempre guardato oltre la recinzione, quel grande grattacielo che è la loro sede, con uno sguardo incantato, come se ne fossi innamorata. Il fatto è che io non penso, come tutto il resto della mia fazione, che sia la bontà d’animo a far andare avanti questa città, e le altre, se oltre la recinzione ne sono rimaste. Secondo me è la conoscenza la migliore arma che un essere umano possa avere.
I miei genitori, anche dopo essersi separati, hanno sempre ammirato la mia bravura nello studio e la mia-come la chiamano loro-grande intelligenza, nonostante non passassi così tanto tempo sui libri, ma più aiutandoli nel loro lavoro. Non potevo comunque farlo, sarebbe stato contro i principi dei Pacifici. Chissà se hanno mai pensato che io li abbandonassi, che lasciassi questa fazione per una che mi renderà sicuramente più felice. Odierei vederli star male per colpa mia; so che molto probabilmente li deluderei, ma non posso rimanere qui, non per tutta la mia vita.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Odio aspettare. E’ una delle cose che sopporto di meno. L’attesa mi snerva, mi fa impazzire, ancora di più se sto aspettando di entrare in una piccola saletta dove un estraneo mi infilerà un ago sul collo per farmi avere una visione e dirmi a quale fazione appartengo. Solo al pensiero mi si attorciglia lo stomaco in un nodo molto stretto. Questo test determinerà molto del mio futuro, mi farà capire se appartengo davvero alla fazione che ho sempre, di nascosto, venerato, o se appartengo a quella in cui mi sento di essere un’estranea che ha sbagliato strada alla ricerca di casa sua.
«Joanne Stacy.»

Appena udito il mio nome, balzo in piedi con un’energia inaspettata, tanto che gli altri miei coetanei in attesa mi regalarono uno sguardo quasi di rabbia. Evidentemente anche a loro non piace aspettare.

Il ragazzo che mi ha fatta entrare nella saletta chiude la porta dietro di noi e mi fa accomodare su una poltrona.
«Ti innietterò un siero che…»
«So già come funziona, proceda pure.» rispondo io, interrompendolo maleducatamente; avrei dovuto farlo parlare, ma voglio con tutta me stessa che questa cosa si concluda il prima possibile, e le sue spiegazioni ci avrebbero fatto solamente perdere tempo.

«Okay allora. Qualcosa mi dice che non risulterai davvero come “Pacifica”.» scherza lui.

“Già, lo penso anch’io.”

Chiudo gli occhi per qualche secondo, mentre l’ago mi perfora la pelle sul collo e una fitta di dolore mi fa mordere distrattamente il labbro. Poi li riapro. Il siero non deve aver funzionato, perché continuo a vedere gli specchi sui muri, la poltrona e il ragazzo con la siringa vuota in mano.
«Perché non funziona?»

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


«Scegli.»

Giro lo sguardo di nuovo verso di lui, confusa, ma non lo vedo più; è sparito.

Vedo, invece, due piatti argentati davanti a me, che brillano sotto ad una luce che non so da dove proviene. Al loro interno intravedo chiaramente un coltello in uno e un pezzo di formaggio nell’altro. Non capisco cosa fare, quale dei due oggetti scegliere, fino a quando non sento un rumore alle mie spalle, un ringhio preoccupante. Il tono non è molto profondo, dev’essere un animale di taglia non troppo grande, ma so che non devo fare movimenti troppo bruschi o affrettati, altrimenti potrebbe sentirsi in pericolo e attaccarmi senza darmi il tempo di difendermi.
Rimango qualche altro secondo a contemplare i due oggetti tra cui devo scegliere; penso che nessun’altro della mia fazione avrebbe difficoltà a decidere. Tutti i Pacifici rinnegano la violenza, quindi nessuno mai penserebbe di prendere il coltello. Mentre a me, quel coltello attira, e anche l’idea di usarlo.

Non sopporto questa mia indecisione, ma devo assolutamente fare la scelta giusta, analizzando dettagliatamente la situzione. Una voce, però, interrompe i miei pensieri.

«Joanne! Joanne, aiutaci!»

Finalmente mi giro; i miei genitori, nei loro abiti di Pacifici, sono fermi immobili a pochi passi da me. A dividerci, un cane che ringhia loro contro, pronto ad attaccarli.

La scelta non è più difficile ora; prendo il coltello e mi avvicino all’animale, che mi fissa e poi scappa con la coda tra le gambe. Lo guardo allontanarsi, per poi lasciarmi scivolare via il coltello dalla mano e avvicinarmi ai miei genitori per abbracciarli.

Una strana sensazione mi pervade improvvisamente tutto il corpo; la gola brucia e mi sembra quasi di non sapere più come si respira. I miei genitori sono inginocchiati a terra mentre l’ambiente intorno a noi è cambiato. Non siamo più nella saletta del Test attitudinale, ma in una zona arida e deserta che non ho mai visto prima d’ora.

Riconsco molto in lontananza la recinzione e le campagne dei Pacifici; quanto tempo ci metteremmo per raggiungere la nostra fazione? Anche se io, sinceramente, non voglio davvero farlo.

Mamma e papà stanno peggio di me, non riescono neanche a tenere gli occhi aperti, e quando faccio un altro passo verso di loro, sento qualcosa sfiorarmi il fianco destro. Appesa ad un laccio sulla mia spalla, ho una borraccia. La nostra salvezza!

Quando svito il tappo, però, mi sento ancora più male. L’acqua al suo interno non basta per tutti e tre. Questa sensazione di caldo e sete, come se non bevessi da giorni, mi fa girare la testa, ma decido comunque di lasciare quella poca acqua fresca ai miei genitori, che ne hanno più bisogno di me.

Mentrre loro bevono, io mi siedo sull’erba secca e giallognola e aspetto. Prima o poi dovrà passare questa sensazione, dovrò stare meglio. Devo solo distrarmi, pensare a qualcos’altro.

Comincio a fare lunghi respiri profondi, con gli occhi chiusi e le braccia intorno alle ginocchia, e cerco di pensare a cosa farò dopo, quando il test sarà finito. Il test. Tutto questo è solo una simulazione, non è reale.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ecco a cosa devo aggrapparmi, a questo. La simulazione. Questa sensazione non è reale, è solo l’effetto di quel siero. Ho letto come funziona; ogni volta che il battito cardiaco rallenta, la simulazione va avanti con la scena successiva, fino a quando tutte le fazioni sono state eliminate, tranne una. Chissà quale sarà l’esito del mio test.

Rimango ferma e continuo a respirare con calma, per far arrivare più ossigeno possibile ai polmoni, e finalmente riapro gli occhi. La scena è cambiata, non sono più in mezzo a quel campo arido, ma in una sala piena di persona vestite in blu. Eruditi, sono tra gli Eruditi. Cosa significa? Che sono finalmente una di loro? No, aspetta, è solo la simulazione, non è reale. Almeno questa scena non mi suscita nessuna paura, cosa dovrebbe preoccuparmi dei miei futuri compagni di fazione?
«Allora, Joanne, cosa ne pensi?»
Cosa ne penso? E’ un’idea assurda, quella che mi ha appena illustrato, ma non posso dirglielo. E’ una mia superiore, non sarebbe rispettoso che un’iniziata giudicasse in modo così spudorato una persona molto più esperta. Per di più, questa donna bionda con gli occhiali mi fissa con uno sguardo pungente, e so perfettamente cosa vuole sentirsi dire. D’altro canto, però, non ce la faccio. Perché dovrei trattenermi e non dire quello che davvero penso? A cosa serve la nostra capacità di parlare ed interpretare, se poi devono essere gli altri a decidere quello che dobbiamo dire?

«A mio parere, niente di personale, è un’idea terribile.»

Di quale idea stavamo parlando comunque? C’è qualcosa che mi ha distratta. Un rumore, delle urla. Alle mie spalle, un gruppo di Eruditi è concentrato a guardare qualcosa, e a commentare. Mi avvicino anch’io, maledetta la mia curiosità, e cerco di intrufolarmi nella prima fila di quel pubblico improvvisato. Un intrepido e un altro erudita sono nel bel mezzo di una rissa, ed ovviamente l’intrepido sta avendo la meglio. Loro sono nati per fare queste genere di cose.

«Fermo, basta, smettila!» cerco di allontanarlo dall’altro ragazzo, ma è inutile. Come risultato mi arriva soltanto una bella gomitata su un occhio, che comincia a lacrimare ininterrottamente.

«Ti sembra corretto entrare qui e usare la violenza in un luogo dove non è accettata? Qui non sei nella sede degli Intrepidi! Lascialo andare e risolvete la questione parlando, come tutte le persone civili!»

Per qualche secondo rifletto, mi sembra di essermi trasformata in una Pacifica per qualche istante. Mi viene da sorridere, fino a quando non apro gli occhi e mi ritrovo di nuovo nella saletta, seduta sulla poltrona e il ragazzo dell’iniezione che mi fissa.

«Cos’è successo? Sconvolto del risultato? L’avevi detto anche tu che non sarebbe uscito “Pacifica”.» scherzo io, mentre mi alzo, curiosa di sapere l’esito.

«Tu.. Tu sei risultata Pacifica invece. E’ per questo che sono sconvolto.»

«C-Cosa?»

No, non ci credo, non è possibile. Non mi sono mai sentita a mio agio lì, non è possibile che io risulti davvero una di loro.
«Mi stai prendendo in giro, smettila, è un discorso serio.»

«E’.. E’ vero, è quello il..»
«Continui a balbettare e a grattarti le mani. Stai mentendo. Cosa c’è che non va nel mio test? Qual è il risultato? A quale fazione appartengo?»

Non capisco. Qual è il problema? Nessuna delle fazioni è così terribile da suscitare una tale agitazione.

«E’ questo il problema. A tutte.»

La sua risposta mi fa crollare il pavimento sotto i piedi. A tutte? Come si può appartenere a tutte le fazioni? E’ proprio per questo che sono state create, perché ognuno ha una caratteristica che prevale sulle altre. Nessuno può appartenere a più di una fazioni, figuriamoci a tutte e cinque.

«Tu hai il mio stesso problema.»

Il suo stesso problema. Beh, uno che sceglie di far parte di quei pazzi degli Intrepidi qualche problema lo deve avere, ma cosa posso avere io in comune con quel ragazzo vestito di nero che continua a fissarmi in modo imbarazzante con i suoi grandi occhi azzurri?

«Sei una divergente.»


Voglio ringraziare tutti per aver letto, seguito e messo tra i preferiti la mia storia. Sono davvero felicissima di sapere che quello che scrivo è apprezzato. Spero che anche questa parte vi sia piaciuta. Grazie ancora, a presto!
-Alex

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 
Divergente. Quella parola non mi suona completamente nuova. Dove l’ho già sentita?
 
«Sono un problema e devono essere eliminati.»
«E’ a questo che sta lavorando Jeanine? Ad eliminare i divergenti?»
«Esatto. E deve essere tutto perfetto. Anche se ci vorranno anni di tempo, riusciremo a farli fuori tutti. Hey, tu, bambina! Cosa credi di fare qui?»
Appena i due uomini vestiti di blu si accorsero di me, cominciai a correre via da loro, mentre il mio vestitino arancione svolazzava a causa del vento.
 
Quel ricordo mi tornò vivo nella mente, cristallino come se fossero passati solo pochi giorni. Erano, invece, passati anni da quando ero scappata dalle campagne dei Pacifici per andare a curiosare e vedere da vicino gli Eruditi. Ora mi è tutto chiaro; quelle parole non avevano avuto un senso fino a quel momento.
«Io-Io ne ho sentito parlare. Questo cosa implica? Cosa facciamo?»
«Devi rimanere nella tua fazione. E’ una delle più sicure, insieme agli Abneganti. Lì non ti scopriranno e potrai continuare a vivere tranquilla.»
«Non mi sembra che tu abbia scelto né i Pacifici né gli Abneganti.» rispondo secca, squadrandolo nei suoi vestiti neri dalla testa ai piedi.
«Fidati, non vuoi passare quello che ho passato io. Rischio ogni giorno di essere scoperto. Ogni sera vado a dormire senza sapere se la mattina dopo mi risveglierò. E’ un incubo che mi segue giorno per giorno. Non fare il mio stesso sbaglio.»
«Se hai così tanta paura di essere scoperto, perché non hai lasciato gli Intrepidi allora?»
«E diventare un Escluso? Preferirei morire. -fa una pausa- Devo inserire il tuo risultato a mano. Metterò “Pacifici”. Almeno tu, sii saggia nella tua scelta.»
Dopo quelle parole, mentre esco dalla stanzetta per tornarmene a casa, non riesco più a sorridere. Tutti i miei piani sono andati in fumo, e ora non so più cosa dovrò fare domani, durante la Cerimonia della Scelta. Pensare alla mia incolumità e continuare a stare, infelice ma viva e vegeta, tra i Pacifici? O rischiare di essere scoperta ma iniziare il mio percorso in mezzo agli Eruditi?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Quando ci accomodiamo tutti nella Sala, non posso fare a meno di notare come tutti i miei compagni Pacifici siano sempre allegri e sorridenti, soprattutto in questa situazione. Come ci riescono? Come possono non essere agitati? E’ possibile che io sia l’unica Divergente con gli abiti gialli, rossi e arancioni? Probabilmente avrò anche l’onore di essere l’unica ad abbandonarli, questi vestiti fin troppo colorati. Non ho mai sentito parlare di nessun Pacifico che ha abbandonato la propria fazione per un’altra, ma deve esserci una prima volta per tutto, no?
Comincio a guardarmi intorno, cercando di distrarmi dalle risate divertite della mia fazione e dal mio stomaco che pulsa d’ansia.
La stanza è divisa in cerchi concentrici; il più esterno, dove sono seduta anch’io, è assegnato a tutti i sedicenni che non appartengono ancora completamente ad una fazione. Quando avremo scelto, e il nostro sangue sarà scivolato dalla nostra mano a uno degli elementi contenuti nelle grandi coppe di metallo rappresentanti le fazioni al centro della sala, ci andremo a sedere dietro ai membri effettivi e ce ne andremo via con loro. Non ho neanche pensato di fare un’ultima passeggiata nelle campagne dei Pacifici; sono quasi sicura che non le vedrò più.
Ogni anno è il rappresentante di una fazione diversa a tenere il discorso di apertura; oggi tocca a Marcus Eaton, Abnegante. So che gli Eruditi hanno pubblicato degli articoli non proprio positivi nei suoi confronti, ma non ho avuto l’occasione di leggerli.
Poco distanti da me, i miei genitori si guardano a malapena. Mio padre sta chiacchierando con qualcuno che non riesco ad intravedere, mentre mia madre ha lo sguardo fisso su di me. Sembra che stia per scoppiare a piangere; deve aver capito, nonostante non gliel’abbia mai esplicitamente detto, cos’ho intenzione di fare, glielo leggo nei suoi occhi azzurri e lucidi. Cerco di sviare lo sguardo; un secondo di più e sarei scoppiata a piangere anch’io. Ma non posso rimanere lì, con lei, ed essere infelice ogni giorno per il resto della mia vita. Devo fare quello che mi sento di fare, come mi dice sempre mio padre. Devo scegliere la fazione giusta per me, quella a cui desidero di più appartenere.
Continuo ad analizzare la situazione, cercando di non tornare con lo sguardo sui Pacifici; ci sono i Candidi vestiti in bianco e nero, gli Eruditi con i loro impeccabili abiti blu, gli Abneganti in grigio e gli Intrepidi in nero. Il mio sguardo si ferma su di loro, su un volto familiare che lo ricambia nervosamente. E’ il ragazzo del Test Attitudinale; cosa ci fa qui? Probabilmente ha accompagnato un familiare. Mentre alzo la mano per fargli un cenno di saluto, mi tornano in mente le sue parole.
“Almeno tu, sii saggia nella tua scelta.”
Quella frase continua a rimbalzare nella mia mente per tutto il tempo, durante il lungo discorso di Marcus e mentre lui stesso chiama uno per uno i futuri iniziati. Solo quando pronuncia il mio nome, quella bolla di pensieri in cui mi ero rinchiusa scoppia; devo alzarmi e dirigermi, con gli occhi di non so quante persone puntati su di me, al centro della sala. Devo scegliere, il momento è arrivato.
Vedo con la coda dell’occhio i miei genitori cercare di incrociare il mio sguardo, mentre io evito palesemente i loro; cerco invece tra gli Intrepidi il ragazzo di cui ancora non so il nome, ma questa volta è lui ad ignorare me. Sicuramente pensa che se farò la scelta sbagliata, anche lui rischierà la vita.
E’ possibile che il cuore possa arrivare a battere così forte da uscire dal petto? Perché è così che mi sento.
Le cinque coppe metalliche attirano, fortunatamente, la mia completa attenzione; carboni ardenti per gli Intrepidi, pietre grigie per gli Abneganti, vetro per i Candidi, acqua cristallina per gli Eruditi e terra per i Pacifici. Acqua e terra, due elementi così opposti; è tra questi due che devo, che voglio, scegliere. Le altre tre fazioni non mi interessano assolutamente. Non mi sento coraggiosa, altruista o sincera. Mi sembra solo di essere ad un bivio, dove a sinistra c’è la strada per la conoscenza, e il rischio di essere scoperta, e a destra quella per la gentilezza, e la più intrigante salvezza insieme ai miei genitori.
Con le mani tremolanti prendo il coltello -due volte in due giorni, divertente- e mi incido un piccolo taglio sul palmo della mano sinistra. Il sangue rosso e denso comincia ad uscire lentamente e, mentre il mio cuore batte all’impazzata, lo stomaco si contorce e a me sembra di essere sul punto di svenire, avvicino la mano sopra la quarta coppa. Una goccia scarlatta cade nell’acqua.
«Eruditi!» dice Marcus con convinzione, e sento intorno a me un coro di sorpresa. Non se lo aspettava nessuno, nemmeno io a dire il vero. Pensavo avrei ceduto al desiderio dei miei genitori di rimanere con loro e all’idea di non rischiare la vita tra gli Eruditi e la loro caccia ai Divergenti.
Forse, dopotutto, un po’ coraggiosa lo sono.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Quando cammino verso la mia nuova fazione, vedo Jeanine accogliermi con un sorriso di soddisfazione. Mi sembra impossibile che quella donna all’apparenza così materna stia progettando qualcosa per eliminare tutti quelli come me. 
Non rivolgo lo sguardo ai miei genitori neanche per un secondo; non voglio vedere i loro sguardi delusi né le loro lacrime a causa della mia scelta. Non lo sopporterei.
Mi siedo comodamente sulla sedia di una delle ultime file, vicino agli altri trasfazione degli Eruditi. Mi sento strana, ma felice. Non ci credo ancora di essere finalmente in mezzo a loro, senza dovermi nascondere, spiare e origliare. Adesso mi manca solo il test, e poi sarò finalmente un loro membro.

Quando arriviamo alla sede centrale degli Eruditi, una donna con un completo blu con sottili righe bianche, i capelli castani raccolti in uno chignon e gli occhiali immobili sul naso ci accompagna in una stanza simile ad un’aula, la più grande che abbia mai visto.
«Innanzitutto, benvenuti a tutti. Siamo orgogliosi di vedere così tanti nuovi iniziati, e onestamente colpiti dalla scelta di alcuni trasfazione…»
Quell’occhiata divertita è sicuramente per me.
«Dovete sapere che come in tutte le altre, anche noi Eruditi abbiamo un Test d’Iniziazione. Di certo non è pericoloso come quello degli Intrepidi, o imbarazzante come quello dei Candidi, ma è un test. Chi non lo supererà non potrà tornare tra noi e diventerà un Escluso. Non possiamo permetterci errori di nessun genere, ancora meno accettare chi non è all’altezza di questa fazione. Ricopriamo ruoli importanti per la vita della nostra città, ruoli essenziali e di una certa responsabilità.»
Da quello che so, i discorsi iniziali non sembrano mai rassicuranti, ma questo li batte davvero tutti. Mi sento già fuori posto grazie a lei.
«Non pensate di essere automaticamente dentro solo perché siete figli di Eruditi, e viceversa, non pensate di essere automaticamente fuori perché non lo siete.»
Era un sospiro di sollievo quello che ho appena fatto?
«Noi non ci basiamo sull’intelligenza, ma sulla conoscenza. E’ ovviamente impossibile che voi, a soli sedici anni, abbiate un bagaglio culturale ampio, degno di un Erudita, ma noi siamo qui proprio per questo. Nella nostra fazione non si smette mai di imparare, scoprire e sperimentare. La prima parte del nostro test sarà un questionario a risposta multipla, come quelli che avete svolto a scuola prima di venire qui. Ci sono state delle modifiche riguardo l’Iniziazione erudita, e il test è ora composto di più parti. Chi avrà risultati insoddisfacenti nella prima, non sarà ammesso alla seconda, e così via.»
Non capisco, perché il cuore ha cominciato a battere così velocemente? Perché, tutto d’un tratto, la certezza che avevo è svanita? Mi sento diventare un cumulo di ansia, e sento il mio cervello andare in tilt. Riuscirò a passare il test? Riuscirò ad indossare quei meravigliosi vestiti blu, affermando con orgoglio di essere un'Erudita?

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Abbiamo esattamente dieci giorni di tempo per prepararci per il test. Sono riuscita, durante la breve pausa del giro turistico della sede, a parlare con un ragazzo, anche lui transfazione durante la Cerimonia d`Iniziazione dell`anno scorso, e ho scavato ulteriormente per scoprire qualcosa in più riguardo la nostra; gli iniziati che la supereranno saranno, in base ai loro risultati, smistati tra le 5 aree di studio degli Eruditi: scienza, sociologia, psicologia, matematica, comunicazione e storia. Non mi ha detto molto altro e mi ha salutato con un veloce sorriso; in questi fazione sono tutti molto svegli, quel ragazzo ha sicuramente capito subito le mie intenzioni. Spero avrà almeno apprezzato la mia curiosità; gli Eruditi la considerano una virtu`. Durante la prima notte nel dormitorio femminile degli Iniziati, rifletto sull`atteggiamento delle mie compagne. Pensavo sarei stata presa di mira e riempita di battute e scherzi a causa della mia provenienza Pacifica, ma quello che ho ricevuto e` stato solo un insieme di sorrisi e complimenti per ogni cosa. Non c`e` niente di peggio di essere circondati da persone con due facce, persone che si complimentano con te per il tuo aspetto e per le tue capacita`, mentre dentro di loro vorrebbero vederti sprofondare negli abissi più profondi. Ho saputo fin dal primo giorno a cosa sarei andata incontro qui dentro, che avrei vissuto in un`eterna competizione, ripensando alla bontà e alle parole sincere dei miei ex compagni di fazione. Se dentro la sede degli Eruditi utilizzassero il siero della verità dei Candidi, nascerebbe una strage. «Joanne, sei sveglia?» sento chiamarmi dalla parte piu`alta del letto a castello. Saranno ormai le 3 di notte, perche`non sto ancora dormendo? «Si.» Ashley era stata l`unica, dietro alla sua frangetta, a suscitarmi un po` di fiducia. Non e` una trasfazione come me, ma nonostante questo non si e` mai atteggiata in modo superiore nei miei confronti. Assurdo dirlo, ma sembra meno convinta di me di superare il test d`iniziazione, nonostante sia un`Erudita dalla nascita. «Posso farti una domanda?» «Dimmi.» «Nel caso superassi l`Iniziazione, cosa che sicuramente farai perche` sei bravissima, in quale settore vorresti lavorare?» Ripenso alla sua domanda, ignorando volontariamente il suoimbarazzante complimento. «Scienza, di sicuro. Quando ero piccola mio padre mi spiegava sempre com`erano fatte le cose e ha suscitato in me un certa curiosita` in questo campo. Tu?» Non riesco a fare a meno di ripensare ai miei genitori in quel momento. Sono cosi` distratta che non sento nemmeno la risposta di Ashley, dannazione. «Deve essere interessante.» rispondo, facendo finta di seguire ancora il discorso, lasciando pero` i miei pensieri continuare per la loro strada. Come staranno i miei genitori? Si saranno confortati a vicenda o si saranno puntati il dito contro per la mia fuga dai Pacifici? Spero tanto che vengano a trovarmi la settimana prossima. ma al pensiero di vedere lo sguardo di mia madre, mi torna un nodo allo stomaco. Quando la ragazza del letto di sopra mi chiama, faccio finta di essermi addormentata e non le rispondo. Non i interessano le sue domande ora, voglio solo addormentarmi e dimenticare quello che e` successo.

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