Mia madre... Peggy di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 La morte di Peggy ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Rivelazione ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Alla tomba di Peggy ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Dichiarazioni al sapore di caffè ***
Capitolo 1 *** Cap.1 La morte di Peggy ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1
La morte di Peggy
"Mr. Stark, cosa ci fa qui?" domandò Steve.
Ticchettò con la punta delle scarpe scure contro la porta,
osservando Tony sull'uscio. Il miliardario indossava uno smokin nero.
Rogers gonfiò il petto stretto dalla giacca verde militare.
Indossava dei pantaloni e una camicia dello stesso colore.
Tony avanzò, camminò nella stanza e raggiunse il
divano.
“È un'occasione speciale e nemmeno mi inviti ad
entrare?”.
Steve indietreggiò e gli indicò la casa. "Entra
pure, sono solo tornato da una cerimonia ufficiale" rispose atono con
la voce arrocchita. Dietro di lui c'era un piccolo corridoio con delle
librerie di legno ai lati e una serie di ninnoli di ceramica davanti ai
tomi.
Tony si sedette, accavallò le gambe fasciate dai pantaloni
neri.
“Tu di che tipo?” chiese.
Steve superò una pendola, raggiunse il divano e si
accomodò appoggiando le mani sulle gambe e si
voltò a guardare un grammofono.
"Funerale" rispose con
voce flebile.
Tony strinse le labbra, gli poggiò la mano sul ginocchio.
“Qualcuno del tuo vecchio gruppo?” chiese.
Steve annuì, si voltò a guardare lo scrittoio al
suo fianco concentrandosi su un paio di libri e i suoi occhi di venero
lucidi.
"Tu?" chiese. Mise le mani sul divano in mezzo alle gambe,
stringendo una con l'altra.
Tony si passò il dito nel colletto, alzò gli
occhi verso il soffitto.
“A quanto pare, per i quarant'anni, la mia famiglia riceve
una qualche onorificenza dall'esercito”.
Scrollò le spalle, diede qualche pacca alla gamba di Steve.
“Non so di che si tratti, ma credo che mi
divertirò più o meno quanto te”.
Steve abbassò di più il capo, il suo viso era
ricoperto di rughe d'espressione.
"Cosa vuoi?"domandò
stancamente.
Tony strofinò le mani tra loro.
“Un consiglio. Da un amico” ammise.
Si voltò, inspirò ed espirò.
“Devo decidere. Posso non presentarmi, essere il solito
ragazzino che fa quel che vuole senza rispetto e causare un sacco di
guai a tutti o...”.
Allargò le braccia, facendo oscillare le maniche dell'abito
elegante.
“... O questo”.
Steve alzò lo sguardo, aveva gli occhi rossi.
"Dirò il
consiglio che tuo padre non ha mai ascoltato. Trovati una terza scelta"
rispose con voce roca. Riabbasso il capo e strinse le mani fino a far
sbiancare le nocche. "La tua". Aggiunse.
Tony lo guardò, batté le palpebre.
“Credi che la prima opzione non sia quello che voglio
io?” domandò, piano.
Sorrise sarcastico, mosse il capo a destra e sinistra.
“Mi conosci meglio di quanto credessi”.
Steve si abbassò ancor di più, si
guardò accanto al piede e vide una ciotola nera appoggiata
per terra. La luce soffusa entrava dalla finestra dietro di lui e uno
spiffero d'aria faceva tremare di poco le pesanti tende grigio chiaro.
Steve sospirò, si portò le mani alla cravatta
arancione e la strinse.
Tony lo guardò, gli poggiò la mano sul ginocchio
e socchiuse gli occhi chinandosi in avanti.
“Avanti. Perché pensi che nessuna delle due
opzioni sia quello che voglio?”.
Steve gli mise una mano su quella di lui appoggiata sulla gamba.
"Hai
molto da offrire" sussurrò.
Tony poggiò la propria mano su quella dell'altro, socchiuse
gli occhi.
“Né ragazzino arrogante né Stark
perfetto? Il tuo suggerimento è fare qualcos'altro, qualcosa
che non si aspettano?”.
Ridacchiò, sorrise dolcemente.
“Sembra l'opzione fatta apposta per me!”.
"Dammi qualcosa di cui leggere domani sul giornale"sussurrò
Steve. Gli lasciò la mano e si alzò in piedi.
Tony lo guardò, fissò il pavimento e socchiuse
gli occhi.
“Tipo ‘genio, miliardario, playboy, filantropo,
super-eroe non si presenta al suo quarantesimo compleanno, ma invece
è andato a evitare una guerra in Vietnam per
sport’?” disse per scherzare.
"Ti accompagno alla porta" sussurrò Steve, avanzando.
Tony allargò le gambe rimanendo seduto.
“No, eh?” chiese.
Sogghignò, piegò il capo all'indietro.
“Ti sto chiedendo un consiglio. Potresti anche darmene di
comprensibili”.
"Vieni a chiedermi consiglio in un momento di confusione, Stark"
risposta Steve. Raggiunse la porta e gliela aprì.
< C'è troppo di cui non voglio parlare con
te, adesso >
pensò.
Peggy strinse le mani di
Steve, tossì convulsamente piegandosi in avanti;
aggrottò la fronte rugosa alzando il capo.
"C'è una cosa
che non ti ho mai detto".
La testa le girava e
vedeva appannato, Steve le sistemò i cuscini sotto la testa
passandole una mano tra i capelli bianchi.
"Peggy"
sussurrò.
Peggy tossì
più forte, le iridi erano liquide e deglutì.
"Mio figlio... tu lo
conosci" disse rauca.
Steve tirò su
con il naso, prese un bicchiere d'acqua avvicinandolo alle labbra di
lei. Peggy lo scostò, inspirò e rizzò
le spalle.
"Tony... Tony
è mio figlio".
Steve
aggrottò la fronte, posò il bicchiere.
"Cosa...?".
Peggy tossì
più forte, si massaggiò in mezzo al seno
deglutendo.
"Tony Stark...
è mio figlio" mormorò.
Strinse convulsamente le
mani di Steve, lui sgranò gli occhi.
"Non è
possibile" disse.
Peggy rise tra i colpi
di tosse, piegò il capo di lato.
"Sei sempre...".
Si adagiò tra
i cuscini, chiuse gli occhi.
"Steve..."
mormorò.
Tony sbuffò, si stese sul divano e guardò il
soffitto.
“Beh, se non fossi nei guai non chiederei consiglio, non
credi?.
"Parlavo per me. Ieri notte è morta Peggy" spiegò
Steve.
Tony batté le palpebre, strinse le labbra e si
alzò. Poggiò la mano sulla spalla di Steve.
“Mi dispiace. Davvero”.
Una lacrima rigò la guancia di Capitan America.
Tony sospirò, si tolse un fazzoletto dalla tasca del
completo e lo tirò contro il viso del soldato.
“Su, su. Se fai così non riesco a prenderti in
giro” si lamentò. Steve indietreggiò
guardando la porta aperta.
Tony roteò gli occhi.
“Puoi continuare, non mi muoverò di qui.
Lì fuori c'è gente che mi vuole ad una cerimonia,
qui dentro uno pseudo-amico a cui è morta una persona cara.
Indovina dove devo restare?”.
Steve si strinse la spalla e si voltò, dandogli le spalle.
Si sentivano bassi i suoi singhiozzi.
Tony sospirò, gli poggiò una mano sulla spalla
mettendogli il capo sull'altra.
“Ehi, ehi. Va tutto bene” sussurrò.
"Preferisco restare solo" ribatté secco Steve, con voce
roca. S'irrigidì, raddrizzando la schiena.
Tony gli accarezzò la spalla, premendogli il mento
sull'altra.
“Sì, neanche tu mi sei simpatico. Ma sono
dannatamente sicuro che faresti la stessa cosa per chiunque, perfino
me” disse.
"Non è per te, ma un uomo ai miei tempi non poteva mostrare
il dolore" rispose Steve. Si passò la mano sul viso,
rimanendo rigido.
Tony gli strinse la spalla, addolcì lo sguardo sorridendo
appena.
“Anche di questi tempi non è ben visto, ma
prometto che non lo dirò a nessuno”
sussurrò.
Strofinò le gambe tra loro, mugugnò.
< Anche se avevo i miei guai con questa stupida
faccenda Stark >.
Steve si massaggiò il petto all'altezza del cuore e
fissò Tony con gli occhi liquidi e arrossati.
"Grazie"
biascicò con voce rauca.
Tony si morse l'interno guancia, gli accarezzò le spalle
piegandosi in avanti; la cravatta ondeggiò sulla camicia
bianca.
“Non ero qui per questo, ma posso restare, se vuoi”.
"Continuo a preferire l'idea di rimanere solo" mormorò
Steve. Chiudendo gli occhi e inspirando l'odore di Tony.
Tony accennò un sorriso, lo strinse.
“Ehi, ho compiuto quarant'anni, non smesso di essere una
piaga per l'intera umanità” sussurrò.
Steve sorrise a sua volta.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Rivelazione ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2
Rivelazione
Tony
si sedette sul divano, porse un bicchierone di starbucks a Steve e
sogghignò socchiudendo gli occhi.
"Questo
cura tutti i mali e non è alcolico" disse.
Steve
si sporse, premendo lo sterno contro il bordo del tavolo e prese il
bicchiere. Le sue dita sfiorarono quelle di Tony e sentì la
carta bollente.
"Convincerti
ad andare a quell'evento è stato praticamente impossibile. E
sei anche arrivato in ritardo" sussurrò. Si
avvicinò il bicchiere al petto e inspirò l'odore
del caffellatte.
"Però
non mi aspettavo che saresti tornato qui alle prime luci dell'alba"
sussurrò roco.
Assaggiò
il caffellatte e sgranò gli occhi.
"E'
al caramello!" esclamò.
Tony
allargò le gambe, si passò l'indice nel nodo
della cravatta sciogliendolo e sogghignò piegando il capo
all'indietro.
"Credimi,
era uno dei gusti più normali".
Scrollò
le spalle, prese un altro bicchiere e bevve qualche sorso scottandosi
le labbra, sospirò.
"Beh,
l'importante è averti portato con me alla cerimonia. Non
potevo lasciarti piangere, o peggio fare un ricevimento normale".
Steve
gli mise una mano sulla spalla e deglutì rumorosamente.
"In
realtà è... molto buono" ammise.
Incassò il capo tra le spalle e abbassò lo
sguardo, gli occhi gli pizzicavano.
"Non
ero mai stato in una festa di quel tipo" mormorò.
Tony
sorrise leggermente arricciando il labbro, scosse il capo a destra e
sinistra e alzò il proprio bicchiere.
Accavallò
le gambe, sospirò alzando il capo al soffitto.
"Sia
alla bevanda, che alle feste".
Steve
si grattò un sopracciglio e continuò a
sorseggiare la propria bevanda.
"Tony...".
Iniziò con tono grave.
Tony
si piegò verso di lui e socchiuse le iridi, che brillarono
di riflessi caffè.
"Stai
finalmente per rivelarmi il segreto che ti grava sulle patriottiche
spalle da quando sono arrivato?".
Steve
nascose il proprio viso dietro il bicchiere e deglutì
rumorosamente.
"Ti
ricordi di tua madre?" domandò con voce tremante.
Tony
finì di bere il proprio, annuì e
lanciò il bicchiere vuoto sul tavolo, lo osservò
rotolare e sbuffò.
"Certo.
Bella, dolce, sempre pronta a far viaggi di beneficenza e mai dalla mia
parte".
Steve
bloccò il bicchiere di Tony e lo raddrizzò.
"Peggy
nel suo ultimo periodo era malata. Lo sapevi?"chiese.
Tony
inarcò un sopracciglio, annuì passandosi la mano
tra i capelli e arricciò le labbra.
"Certo.
Alzheimer, giusto?".
Steve
annuì e allungò le gambe sotto il tavolo.
"Quindi
non era così assurdo potesse delirare, verso la fine"
mormorò con voce rauca.
Tony
agitò il capo a destra e sinistra, mugolò un
assenso e sospirò piegandosi verso Steve.
"Ascolta,
il mio migliore amico è un intelligenza artificiale che ho
creato io. Non puoi dirmi nulla che mi faccia pensare sia pazza".
Steve
incrociò le braccia sul petto muscoloso e abbassò
il capo, facendo ondeggiare il ciuffo biondo davanti al viso.
"Credeva
di essere tua madre" ammise con voce rauca.
Tony
schioccò le labbra, sogghignò appoggiandosi
contro lo schienale del divano e roteò gli occhi.
"Sono
già il figlio del tuo vecchio amico. Essere anche il figlio
della tua ex non dovrebbe causarti scompensi".
Steve
rialzò il capo di scatto e lo guardò in viso, le
sue iridi si specchiarono in quelle color caffè di Tony.
"E
a te cosa causa?" domandò.
Tony
lo guardò fisso, accennò un sorriso e
scrollò le spalle. Poggiò la mano sul tavolo, si
sporse completamente verso Steve e socchiuse gli occhi dai riflessi oro.
"Onestamente?"
chiese, con tono basso.
Steve
scostò il proprio bicchiere e annuì, continuando
a fissare l'altro.
"Onestamente"
rispose con voce bassa.
Tony
sogghignò ampiamente, allargò le braccia e si
tirò indietro.
"Non
capisco proprio perché non abbiano fatto una cosa a tre con
te!".
Steve
scattò in piedi facendo cadere la sedia.
Tony
rise, buttò indietro la testa e si gettò contro
lo schienale del divano a gambe e braccia aperte.
"Peggy,
Maria... che importa? Ciò che conta è quello che
farò io della loro eredità, non chi erano loro".
Steve
si sporse e gli mise una mano sulla spalla e sospirò.
"Lei
era una delle persone più importanti della mia vita. E sono
felice che proprio tu possa avere qualcosa di lei" ammise.
Tony
diede qualche pacca sulla spalla a Steve, annuì e strinse le
labbra.
"Onorerò
la sua memoria" promise.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Alla tomba di Peggy ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.3
Alla tomba di Peggy
Tony
guardò la tomba davanti a sé osservando la foto
di Peggy con sotto scritto 'Margaret 'Peggy' Carter'. Si
umettò le labbra, giocherellò con gli occhiali da
sole e sospirò.
Si
morse il labbro e roteò gli occhi arricciando il naso.
"No,
così non va bene. Ma come dovrei chiamarti?".
Guardò
la foto ingiallita che ritreaeva la giovane Peggy, si passò
la mano tra i capelli e si mise in piedi sull'erba.
"Beh,
non importa. Tu e papà non volevate io fossi coinvolto nella
vostra vita di agenti segreti, che io sapessi dello SHIELD, no?".
Arricciò
il naso facendo oscillare il pizzetto, allargò le braccia.
"E
invece sono Iron Man, e lo SHIELD l'ho praticamente rilevato. Buffa la
vita. Immagino che con genitori così, non ci fosse molta
scelta, giusto?".
Tenne
lo sguardo basso, spostò il peso da un piede all'altro e
sospirò.
"Ho
avuto pessimi genitori. Entrambi patrioti, entrambi idolatriati, ma
pessimi genitori".
Arricciò
il labbro, incrociò le braccia e scosse il capo piegandolo.
"Avrò
quello che non avete avuto le palle di prendervi. Una famiglia.
Crescere un figlio".
Si
infilò gli occhiali da sole, fece il saluto militare e
ghignò.
"Se
non ti sta bene, puoi andare a farti fottere, mamma".
Steve
vide Tony in cima alla collinetta e avanzò, dirigendosi
verso di lui.
"T-Tony,
anche tu qui? A... Londra?" domandò con voce tremante.
<
Con i mezzi che ci fornisce Stark, in mezza giornata si può
essere in qualsiasi parte del mondo > pensò,
stringendo al petto il mazzo di garofani bianchi.
Tony
accennò un sorriso, si tirò gli occhiali sui
capelli scompigliati.
"Porgevo
gli omaggi. Circa, comunque".
Steve
lo raggiunse e gli si mise davanti.
"Hai
fatto i test?" domandò.
Tony
scrollò le spalle, annuì e sollevò lo
sguardo.
"Lo
è. Peggy è mia madre" confermò.
Steve
abbassò il braccio con i fiori e con l'altro
abbracciò Tony, appoggiandogli la fronte sulla spalla.
"Io
sono qui, se vuoi parlare" disse.
Tony
strinse le spalle di Steve, accennò un sorriso e gli diede
qualche pacca.
"Sto
bene. Anche se era mia madre, non cambia ciò che sono io".
Steve
si staccò da lui e arcuò la schiena, guardandolo
in viso.
"Temo
di non sapere io ciò che sei... chi sei" sussurrò
roco.
Tony
socchiuse gli occhi, si sporse verso di lui e sogghignò
infilando le mani in tasca.
"Questo
avremo tempo per scoprirlo, Capitano" sussurrò.
Steve
gli diede un bacio sulla fronte e indietreggiò di un passo.
"Sei
davvero inaspettato, Stark" gli rispose. Gli passò di fianco
e lo superò.
Tony
voltò il capo, arricciò il labbro e
incrociò le braccia.
"E
ho intenzione di rimanerlo" disse.
Gli
diede le spalle, si allontanò e si voltò a
guardare Steve raggiungere la tomba. Sorrise, sospirò e si
rimise gli occhiali da sole.
<
Vedrò di tenerlo al sicuro per te ... mamma >.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Dichiarazioni al sapore di caffè ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.4
Dichiarazioni al sapore di caffè
"Oggi
commemoriamo il grande Howard Stark. La sua più grande
invenzione!..." gridava lo speaker dietro il palco. Steve lo guardava,
il petto gli dava delle fitte. Espirò rumorosamente
abbassandosi sul viso la visiera del cappellino che indossava.
Si
spostò di lato evitando una giovane donna al suo fianco. Un
gruppetto di ragazzini davanti a lui ridacchiavano e facevano
fotografie. Un uomo alla sua sinistra sbadigliò.
"Queste
gite scolastiche sono così noiose" borbottò a un
altro cinquantenne con cui stava parlando. Steve curvò le
spalle, mentre intorno a lui partiva un applauso.
Sotto
gli schermi che ritraevano riprese in bianco e nero, scoppiavano
scintille di fuochi d'artificio.
"Una
vera tortura, ah?" sussurrò una voce di fianco a lui.
Tony
sogghignò, sollevò il cappuccio della felpa blu
scuro e arricciò le sopracciglia.
Steve
sgranò gli occhi e gli sorrise, dandogli una pacca sulla
spalla.
"Per
me i raduni pubblici sono sempre stati una tortura" ammise.
Tony
ridacchiò, si chinò sulla sedia di fianco a lui e
incrociò le mani tra loro.
"Io
sono un animale da palcoscenico. Ma ogni tanto mi piace vedere queste
cose come se non le conoscessi" rispose.
Steve
si mordicchiò il labbro sottile, arrossandolo.
"Ti
va se ci andiamo a prendere un caffè?" gli propose.
Tony
si alzò, indicò verso l'esterno e
sogghignò socchiudendo gli occhi.
"Andiamo
via da qui" concordò.
Steve
si diresse verso un bar ed entrò al suo interno, seguito da
Tony. Si diresse verso il bancone e si voltò verso Stark.
"Vuoi
ordinare qualcos'altro oltre il caffè? Nat mi ha detto che
ti piacciono le ciambelle" disse.
C'era
un brusio di voci in sottofondo.
Tony
agitò la mano in aria, sorrise poggiandosi al bancone di
spalle e tirò indietro il capo.
Una
cameriera schioccò la lingua, si raddrizzò la
targhetta e si sporse verso di loro.
"Quindi?"
domandò. Steve si grattò sotto il naso.
"Allora,
due caffè neri molto forti, una ciambella glassata di crema
al cioccolato e una bianca con le praline" ordinò.
Tony
arricciò il naso, incrociò le braccia e
ticchettò il piede in terra.
"Sono
impressionato. Conosci anche il mio codice fiscale?".
*"Quindici
dollari" disse la cameriera, fece lo scontrino e lo porse a Steve.
Rogers lo afferrò, impallidendo e la donna indicò
un bancone di marmo.
"Può
ritirare lì" disse con voce stridula. Steve si
voltò verso Tony.
"Ne
parliamo lì?" gli chiese.
Un
uomo alle loro spalle tossì, spintonando la schiena del
capitano con il gomito.
Tony
si scostò dal bancone, spintonò con violenza
l'uomo e sorrise voltandosi.
"Andiamo
dai dolci" dichiarò.
Raggiunse
il bancone di marmo e ci si poggiò con i gomiti.
Steve
ridacchiò e lo seguì, si sporse e fece vedere lo
scontrino all'uomo dietro il banco. Quest'ultimo inarcò un
sopracciglio.
"Lo
tenga lei, le serve per il caffè. Me lo dica a voce" disse.
Guardò Tony e scosse il capo.
"Due
ciambelle. Una ciambella glassata di crema al cioccolato e una bianca
con le praline" ripeté.
Si
volse con lo sguardo a Stark.
"Nat
era molto informata" ammise.
Tony
scrollò le spalle, ticchettò con le dita sul
bancone ritmicamente e sospirò.
"Le
dirò della mia nuova mamma, la prossima volta.
Chissà se si fingerà sorpresa".
Steve
impallidì e incassò il capo tra le spalle. L'uomo
al bancone porse a Tony un pacchetto.
"Trova
le ciambelle all'interno. Potete ritirare i caffè
laggiù" spiegò.
Tony
fece un cenno di saluto con la mano, si allontanò e
infilò la mano nel sacchetto prendendo la ciambella glassata
al cioccolato.
Steve
si deterse le labbra sottili arrossate e passò da una mano
all'altra lo scontrino.
"No,
traumatizzato direi di no" rispose. Si morse l'interno della guancia.
"Recuperiamo
i caffè?" domandò.
Tony
annuì, morse la ciambella macchiandosi la felpa con pezzi di
cioccolata e alzò il capo arricciando le labbra.
"Hai
pensato a cosa vuoi io sia per te?" chiese.
Steve
raggiunse il bancone, diede lo scontrino e prese in cambio i due
caffè. Raggiunse un tavolo rosso e li appoggiò,
osservando Tony raggiungerlo.
"Te
lo svelerò dopo aver pagato. Aspettami un attimo che vado a
farmi salassare da quella 'gentile' signorina" rispose Steve.
Tony
si mise seduto, poggiò il pacchetto con la ciambella, ci
mise sopra quella che aveva in mano, infilò le mani nelle
tasche e porse a Steve il portafoglio.
"Sono
quasi certo ci sia un pezzo da cinquanta, dentro. Lasciaglielo pure".
Steve
inarcò un sopracciglio e negò con il capo,
sospirando.
"Devo
pagare io, non tu" borbottò.
Tony
scrollò le spalle, tirò fuori dal portafoglio una
banconota da cinquanta dollari e la mise in mano a Steve.
"Su.
Sono quasi certo di dover salvare il mondo, alle sei 'sta sera, quindi
muoviti".
"Se
tu devi salvare il mondo, io dovrò venire con
te"ribatté Steve. Strinse la banconota e si diresse verso la
cameriera. Le porse la banconota, socchiuse gli occhi e
ghignò.
"Può
tenersi tutto il resto di mancia" sussurrò mellifluo. La
donna rischiò di cadere per terra, indietreggiò e
boccheggiò. Steve aumentò il sorriso mostrando i
denti e si allontanò. Raggiunse il tavolo su cui era
accomodato Tony.
"Dovremmo
spendere i soldi per le persone che ne hanno bisogno, non per questo
genere di cose" disse. Sospirò e si sedette a sua volta.
Tony
scrollò le spalle, si avvicinò uno dei
caffè e lo sollevò.
"Ne
ho abbastanza per fare entrambe le cose".
Steve
prese il proprio caffè e lo sorseggiò.
"Sai
ho pensato che trovarti al mio fianco nei momenti più
difficili mi permette di superarli" disse.
Tony
finì la ciambella, si leccò le labbra sporche di
cioccolato e scrollò le spalle.
"Io
ho pensato che voglio stare con te. Al posto loro".
Steve
prese un fazzolettino da dentro il sacchetto e lo porse a Tony.
"Al
posto di chi?" domandò.
Tony
afferrò il fazzolettino, si pulì le dita e
scrollò le palle appallottolandolo.
Steve
arrossì e si sporse verso Tony, deglutendo a vuoto.
"I-io...
non voglio vederti come loro" bisbigliò.
Tony
sogghignò, si sporse verso di lui e socchiuse gli occhi.
"Bene.
Perché io voglio andare oltre" mormorò.
Steve
chiuse gli occhi e lo baciò, premendo le sue labbra su
quelle dell'altro. Arrossì, mentre di sottofondo si
sentivano rumori di sedie spostate e borbottii.
Tony
gli leccò gentilmente le labbra, gli morse quello inferiore
e sorrise scostandosi.
"Quindi,
come vuoi vedermi?" sussurrò.
"Ti
va bene come fidanzato?" chiese Steve con voce tremante. Sentiva le
guance accaldate e le orecchie bruciargli.
Tony
sorrise, si mise seduto e fece l'occhiolino.
"Solo
se mi lasci la ciambella".
"Tutta
tua, Stark" rispose Steve.
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