Sempre e comunque

di Giuliacardiff
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amore di un figlio ***
Capitolo 2: *** Percosi ***
Capitolo 3: *** Grazie di tutto ***
Capitolo 4: *** La vicinanza del vuoto ***
Capitolo 5: *** Non piangere ... piccolo me! ***
Capitolo 6: *** L'ultimo titano ***
Capitolo 7: *** Vieni ... ti accolgo ... morte ***
Capitolo 8: *** Uomo o donna? ***
Capitolo 9: *** La creatura di cui mi innamorai ***



Capitolo 1
*** L'amore di un figlio ***


PRIMA DRABBLE : EREN JAEGER E CARLA JEAGER



Da piccolo adoravo mia madre.

Era la persona più importante per me.

Adoravo anche mio padre perché era un buon ascoltatore e mi supportava.

Anche se certe volte spariva e mi abbandonava, non l’ho mai accusato di nulla.


Per la festa della mamma ho cercato per tutto il giorno il suo fiore preferito: una camelia. Lei adorava quei fiori così ho passato tutto il giorno a cercala.

Quando la sera sono tornato a casa ero sudato e sporco di terra.


La mamma iniziò a sgridarmi, ma io le feci vedere la camelia e lei sorrise, dimenticando le cose superflue.


Adoravo mia madre.





 

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Capitolo 2
*** Percosi ***




Coppia: Riren
U: Shingeki no Kyojin
C.Paring: shonen - ai
Frase:"Anche il più forte dei soldati ... può provare sentimenti umani."






Il più forte dell'umanità e la sua ultima speranza: due soldati, due certezza così vere eppure così fragili.

Due eroi dalle mille sfaccettature, uniti da un filo indissolubile, nonostante le strade pronte a dividersi nell'imminente futuro.

Fragili, i loro sentimenti, si infrangevano come specchi. I loro ideali, forti davanti a quegli stolti che bramavano il potere, le loro corazze irremovibili.

Le maschere che in pubblico calavano sui loro volti, mostravano solo il luogo comune al quale erano destinati. Niente, non potevano mostrare il vero volto che tanto in fondo nelle loro anime avevano nascosto, lontano da chiunque, ma vicino alla loro anima gemella.

Ma anche i più eroici dei soldati, rimangono pur sempre … umani. Anche i mostri più deprecabili … possiedono un minimo di umanità.

Loro erano il soldato più forte e l'ultima speranza. Le loro strade, unite alla partenza, pian piano si stanno separando. Un bivio. Quale percorso sceglieranno? Quali persone seguiranno? Riusciranno a sopravvivere?

Quesiti prematuri da porre, ma incalzanti nelle loro verità. Cosa sceglieranno? Ma soprattutto si separeranno di nuovo? O rimarranno insieme?

Solo il fato potrà sceglierlo.

Saranno le loro ali rette e imperiose come quelle che sorreggono con eleganza le aquile reali a mostrare loro … il futuro, portandoli verso ciò per cui sacrificherebbero tutto: la libertà.

Loro erano: il soldato più forte dell'umanità … e l'ultima speranza rimastagli.














 

 

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Capitolo 3
*** Grazie di tutto ***


 


"Eren x his mother"


Fremendo, mi dirigo verso il luogo collegato all'aldilà. Mi avvicino a quella lastra di marmo con inciso un nome vago eppure vivo nella mia mente.

Potrebbe sembrare solo una parola vuota, volatile, soffiata a fior di labbra, ma all'interno vi sono tutti i miei sentimenti. Paura, frustrazione, vergogna, sentimenti forti affiorano sul mio viso al ricordo degli ultimi istanti di vita … della persona più importante per me, la persona che mi ha messo al mondo.

Perchè? Come è potuto succedere? Domande che frequentemente avvolgono la mia mente. Quelle domande irrisolte, trasformatesi in incubi, mi tengono compagnia la notte, impedendomi di addormentarmi, impedendomi di abbandonarli. A quel tempo era troppo debole. Non sono riuscito a salvarla, lei ne era consapevole e mi ha lasciato con il sorriso sulle labbra attorniato da lacrime di pentimento. Il suo unico rimpianto sarebbe stato quello di non potermi vedere crescere e diventare così un uomo.

Mi dispiace.

 

“Mi dispiace così tanto. Non sono stato in grado di salvarti.”

 

Una mano familiare mi accarezza la testa, posandosi sulla mia spalla. Quella mano che tante volte ho tenuto tra le mie, la sua mano sempre calda e adesso evanescente. È qui, il suo spirito è qui, lei è qui.

 

“Grazie per tutto ciò che hai fatto per me nel corso degli anni, mamma. Voglio solo farti sapere che sarai sempre nei miei pensieri”

 

Con questi pensieri, mi volto e continuo a camminare verso il mio futuro.

















 

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Capitolo 4
*** La vicinanza del vuoto ***


"SHINGEKI NO KYOJIN" 
Paring: Eren x Mikasa






Sono sempre stato solo, fin dalla mia nascita.

Anche avendo una famiglia alle mie spalle, il senso di vuoto che continuava ad opprimermi non mi lasciava.

Era un ombra che imperterrita, seguiva ogni mio passo. In qualche modo posso dire che grazie a questo suo atteggiamento, io non abbia mai conosciuto la solitudine.

In fondo, senso di vuoto non significa per forza solitudine, ecco come la pensavo. I miei genitori non avevano tempo per me, ed io non ne avevo per loro.

Passavo il mio tempo a conversare e giocare insieme alla mia ombra, eravamo inseparabili, forse perchè costretti.

A 8 anni, insieme a mio padre, andai a far visita ad una famiglia bisognosa di cure, il nome di quella famiglia era … Ackerman.

Fin da subito, non ero intenzionato a fare conoscenza, ma mio padre mi costrinse ad accompagnarlo.

Quando arrivammo a casa Ackerman, qualcosa scosse il volto di mio padre. La paura prese il sopravvento sul solito sorriso tirato, le spalle iniziarono a tremare convulsamente: aveva paura. Per la prima volta, mio padre era terrorizzato.

Scostai di poco la porta e guardai all'interno. Forse fu l'adrenalina o forse il fatto che non conoscevo quelle persone, eppure … la vista dei loro corpi smembrati, grondanti di sangue e con gli occhi sbarrati, non mi fece nessun effetto.

Ripresosi dal suo stato catatonico, mio padre mi spinse fuori e mi raccomandò di non entrare mentre lui andava a chiamare la polizia. Mi disse che dovevano salvare la bambina che sicuramente si trovava all'interno.

Appena il genitore non fu più nel mio campo visivo, corsi dentro casa, ignorando i corpi e brandendo la prima arma che trovai. Inaspettatamente trovai subito ciò che cercai, erano due uomini. La puzza di alcool mi annebbiava il cervello, ma ero calmo.

Dovevo fare pulizia.

Con una scusa riuscii a ferire il primo uomo per poi pugnalarlo a morte, con il secondo feci un po' più di fatica, ma lo uccisi con un colpo secco. Andai dalla bambina, era ferita e sporca di sangue, avevo pena per lei, se fossi stato io nei suoi panni …
 

un terzo uomo mi arrivò alle spalle, non me ne accorsi, cercai di scrollarmelo, ma fu del tutto inutile, era troppo forte per un bambino come me.
 

Mentre le sue mani cominciavano a strangolarmi, urlai alla bambina di vivere, di combattere, di fare qualcosa, … di sopravvivere.

E così lei, con forza sovrumana uccise il terzo uomo. Alcune gocce di sangue le sporcarono il volto, non se ne curava. Impietosito e soddisfatto del nostro operato, le pulii il volto madido di sudore, lacrime e sangue con la manica della mia giacca e le sorrisi.

Lei sembrò apprezzare perchè mi si avvicinò stringendomi affettuosamente.

Quando mio padre tornò e vide cosa eravamo stati in grado di fare, ci fece la ramanzina, non lo ascoltai avevo altro a cui pensare. Lei stava tremando e sapevo che non era per il freddo o per la paura, ma solo per il senso di vuoto.

Lo stesso senso di vuoto che dalla nascita perseguitava anche me, sorrisi mestamente, mi accorsi che eravamo simili, simili nel non accettare la solitudine, vivendo al fianco delle tenebre.

Uguali nell'anima, diversi nello spirito.

Presi la sciarpa rossa che mi regalò mia madre qualche anno fa e la attorcigliai sulla gola e sul volto della bambina.

Dissi di usarla se aveva freddo, entrambi comunicavamo ciò che gli altri non erano in grado di sentire, frasi mute sulle nostre labbra, eppure così assordanti ai nostri cuori.


“d'ora in avanti, ci sarò sempre per te”
 

Fu così che incontrai Mikasa Ackerman.

 







Grazie per aver letto!!

Alla prossima ...


 

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Capitolo 5
*** Non piangere ... piccolo me! ***



Fandom:Attack on Titan

Genere: introspettivo

Title: Non piangere ... piccolo me!



Quando ero piccolo avevo sempre la strana impressione di essere tenuto in gabbia contro il mio volere.



Ho sempre cercato di sfuggire alla realtà dei fatti, nella quale mi trovavo, ma era inutile. Mi sentivo oppresso dalle continue paure umane, oppresso dai sentimenti di mia madre e di Mikasa. Volevo essere libero, libero di vivere come meglio credevo.



Per questo, il mio desiderio più grande era quello di lasciare le mura. Per questo dovevo unirmi alla legione esplorativa.




Ma niente andò secondo i piani. Ci fu l'attacco a Shangishina, la morte di mia madre, la tragedia del Wall Maria, la scomeparsa di mio padre.




Ormai ... non c'era più tempo per sognare- Bisognava solo uccidere per non essere uccisi. sopravvivere a tutto, a tutti, altrimenti ... si aspettava di soccombere alla morte.


Adesso che sono cresciuto, che sono diventato l'icona dell'umanità, la loro ultima speranza ... adesso posso capire quanto quei sentimenti opprimenti siano stati le catene che mi imprigionavano alla mia umanità. Senza di esse sarei diventato un mostro molto prima.



Probabilmente quell'oppressione che mi attanagliava era la mia parte umana che sussurrava di non dimenticare, di non abbandonare ciò che fino a quel momento mi aveva reso umano. Di non abbandonare il mio cuore.



Credevo di aver visto la crudeltà nella sua forma più oscura, ma evidentemente, i demoni che nascondo sotto la pelle ... sono più tenaci di quanto credessi.



O mio piccolo me, me del passato ... Trattieni le lacrime. Non farti abbattere dalla crudeltà del mondo, non farti imbrogliare dai demoni che porti nel cuore.


Vivi nell'umanità, non sbarazzarti di ciò che ti rende umano.



Continua a sognare, continua a desiderare di vedere il mare, continua a voler essere libero, perchè quando crescerai e scoprirai di non poter scappare, desidererai di non essere mai cresciuto.


Ascolta la mia ninna nanna, piccolo me, perchè quando crescerai dovrai essere un predatore per sopravvivere.



Perciò stringi i denti, affila gli artigli, indurisci il cuore, preserva la poca umanità che ti rimane.




Sogna, piccolo me, addormentati .... perchè quando ti sveglierai, non ti sarò più accanto e di colpo


sarai divenuto un adulto.






 
Non piangere, ma sorridi ... piccolo me!





-FINE-

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Capitolo 6
*** L'ultimo titano ***



Fine ipotetica con Eren come ultimo titano. Riren con mpreg Eren.

Scritto nel 3/2015.

Eren …

Levi … mi dispiace, perdonami

Eren!

Papà!

Nao!

I titani lo desiderano

Gli umani lo temono

Il fatto lo proclama

Questo è l'ultimo Titano, questo è Eren

Mi dispiace, mi dispiace, perdonami

Bambina mia, perdonami …

Papa, perché …

Loro ti volevano, ti dovevo proteggere

Capisci …

Non capisco Eren, perché me l'hai affidato

Non avevo scelta, sapevo che la mia bambina sarebbe stata in ottime mani, nelle tue mani

Non scherzare, avevo dieci anni, dovevi affidarlo a qualcun altro

Ti sbagli, tu eri il più indicato, perfetto …

Solo tu potevi e l'hai fatto

sì, solo perché era tua figlia …

Non avrei mai potuto abbandonarla o farle del male.

È una parte di te

Scusa, perdonami …






 

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Capitolo 7
*** Vieni ... ti accolgo ... morte ***





Disteso su un suolo di terra e sangue, ansimante, confuso, osservo i miei carnefici.


Ai miei piedi, i corpi di coloro che chiamavo amici, massacrati, dilaniati da bestie feroci a me troppo familiari.
Lame conficcate nel terreno, nessuno sa se amiche o nemiche, né a chi appartenessero o di quale sangue fossero impegnate.


Oscure nubi mi si avvicinavano, preannunciando la mia fine. Il suolo ormai scarlatto emanava quell’odore malsano a cui nessuno avrebbe mai potuto abituarsi.

Lì, solo, disteso sul sangue e sui corpi, incurante se fossero amici o familiari, aspettavo la fine: niente aveva più un senso, la guerra …

Non avevo trovato una soluzione , semplicemente tutto era stato distrutto e presto tutto sarebbe morto, me incluso.



socchiudo gli occhi inebriandomi della sensazione del momento ; le mie lacrime ormai prosciugate avevano lavato via tutti i miei sentimenti, lasciandomi come un guscio vuoto, inanimato e prossimo alla morte.
La  mia divisa strappata e insanguinata, fasciava il mio corpo straziato dalle continue trasformazioni.

Non ero più un mostro, ma neanche umano ; non vi era un posto per me in quel mondo distrutto perché la colpa era solo mia : era stata la mia testardaggine e la mia ignoranza ad uccidere tutti. Ne ero consapevole, ma una parte di me non lo accettava.


Nonostante la confusione, ero il solo in grado di fare qualcosa .

Ma niente aveva più senso, i miei sforzi erano inutili perciò dovevo solo chiudere gli occhi ed assaporare l’agre gusto dell’imminente morte.
Sprofondando sempre più nell'oscurità, sporcandomi del loro sangue, osservavo lo stemma che aveva caratterizzato la mia breve vita: un paio di ali. Quelle ali …




Ho fatto di tutto per volare nel cielo libero da ogni costrizione, ma le catene, fissate sulla mia pelle, mi impedivano qualunque movimento.
Non ero fatto per volare ,non potevo essere libero , non lo desideravo più ormai.

Le mie ali spezzate, insanguinate in più punti, sono rimaste schiacciate dall’immane peso delle mie responsabilità. Le conseguenze delle mie azioni, il peso dei sogni dei miei compagni, il carico delle morti di innocenti … erano queste le mie catene, impossibile da spezzare.



Ad ogni soffio di vento, una piuma bianca e candida e un'altra nera e oscura cadono al suolo, sporcandosi del sangue del rimpianto.

Le osservo, osservo le mie ali spezzate e rimpiango il giorno in cui ho appreso la verità ; ormai è troppo tardi per rimediare.




La falce oscura è stesa sul mio collo, avvicinandosi alla carne che da molti secoli brama di possedere.

Sorrido, avevo grandi progetti, grandi ideali, svaniti di fronte alla mia impotenza.
La morte mi raggiunse ed io non ero in grado di fare niente.
Schiacciando ogni pensiero, un unico rimorso mi attanagliava e perciò lo espressi a colei che di lì a poco avrebbe reclamato la mia anima .

 
“ ti prego, fa in modo che tutto ciò che ho distrutto trovi la pace”



 
Copiose lacrime presero a rigarmi il volto, imperterrite ed intenzionate a continuare per sempre. Una mano candida, dolce contro la mia pelle umida, mi rassicurò accarezzandomi materna la scia di lacrime .

 
“lo farò “



 
Mai le mie orecchie sentirono un suono più celestiale.

Era vero: alla resa dei conti poi capire quale sarà il tuo destino. Io l'avevo ben compreso.




Mentre il mio corpo iniziava a creparsi come un vaso caduto, mentre un sorriso amaro si affacciava sulle mie labbra, mormorai ringraziamenti verso la morte, così amorevole ai miei occhi.

Giurai di averla vista sorridere. in quel momento, chiusi gli occhi e una luce accecante scaturì dal mio petto.




Era la mia fine.  








 

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Capitolo 8
*** Uomo o donna? ***



Sono un essere umano.

Non sono un titano.

Ma è davvero importante che io sia un uomo?

È davvero importante che io sia una donna?

Sono comunque un essere umano … un eldiano.

Sono un essere umano.


E anche se i miei occhi fossero del colore dell’oceano ….

Anche se i miei occhi fossero dorati come le bestie feroci …

Anche se avessi i capelli lunghi, raccolti oppure corti …

Anche se cambiassi i miei vestiti o usassi gli stessi di una vita …

Sarei sempre un essere umano.

Perciò non dubitare di me, sono umano e in quanto tale sopravviverò.

Ruggirò.

Combatterò finché avrò fiato in corpo.

Tutto per la mia libertà!


 

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Capitolo 9
*** La creatura di cui mi innamorai ***





Nel mio lavoro sono obbligato ad ascoltare i piagnistei delle persone: un litigio con la ragazza che lo ha tradito, un capo al lavoro che ti sfrutta, una famiglia che si pulisce il culo con te … insomma le solite cose che ogni barista sente ogni notte di ogni giorno.

In questo schifo di città, ogni giorno è uguale a quello precedente e a quello successivo: è sempre tutto uguale. E non importa cercare di “andare all’avventura” tutto rimane sempre uguale.

Sono stanco della normalità e vorrei che qualcosa desse una scossa alla mia vita. Ma puntualmente non faccio nulla affinché ciò accada.
Perciò me ne resto qui, in riva alla spiaggia, ad osservare l’oceano che mi circonda. Il suo calmo e cadenzato andare su e giù mi ha sempre fatto ribrezzo ma negli ultimi tempi è come se qualcosa mi attraesse.

L’oceano.

Un’infinita distesa di acqua salata che in qualche modo non sembra ciò che è in realtà. Ogni persona conosce e sa che aspetto abbia una goccia d’acqua ma quella semplice forma cambia se unita a miliardi di altre piccole goccioline identiche alla prima. E così tutto cambia e l’oceano non ha più la forma di una goccia ma quella della terra.

E da quella distesa di acqua che assomiglia così tanto alla terra dove abito … vedo una coda.

Chi lo sapeva che i delfini nuotassero nella bassa marea. Peccato che riesca anche a distinguere un braccio.

È un braccio vero?

Ma che? ….

E all’improvviso sono in acqua. Quando sono caduto in mare?

Degli artigli mi afferrano il braccio e mi trascinano in profondità e il mio mondo si tinge di nero e blu scuro. Che sta succedendo?

……


Quando riprendo coscienza sono in una grotta, il mio corpo è per metà immerso nell’acqua e per l’altra metà su uno scoglio e la mia testa mi sta scoppiando.

Perché sono qui?

E all’improvviso una creatura celestiale mi appare davanti.

Capelli bruni e arricciati ma corti sulla nuca, viso androgino e di alabastro, delle piccole branchie sul collo e orecchie allungate con dei pendenti a forma di goccia di smeraldo che perforano i lobi delle orecchie, delle perline a adornare i capelli simile a un’aureola angelica. E occhi di smeraldo, no … forse azzurri, no … dell’esatto colore dell’oceano in cui ero immerso.

Il suo intero corpo o almeno la metà superiore era di candida pelle umana frastagliata da piccole squame azzurre, sulla parte superiore delle braccia erano posizionati dei bracciali dorati e una collana di conchiglie gli stringeva il collo e si trasformava in foglie dorate sulla sua schiena.

La metà inferiore invece una formata da una coda di pesce di un colore azzurro che sfumava in blu scuro.

Era una sirena. Un tritone. Non era umana … quella creatura. Ma mi guardava con un tale sguardo che era impossibile credere che fosse pericolosa.

Mi osservava con una tale curiosità, una tale innocenza che il mio primo pensiero fu di stendermi su quella creatura e baciarla su quelle perfette labbra di pesce.

Ero strano?

La creatura mi si avvicinò e notai che aveva delle ferite sul petto, tre segni diagonali, forse profondi, che sanguinavano sulla sua perfetta pelle nivea.

Chi lo aveva ferito?

Mi si avvicinò e con mano tremante mi accarezzò dolcemente il viso. Sorrisi.

Che innocenza.

Di rimando gli accarezzai il volto e avvicinai la mia fronte alla sua. I nostri sguardi si incontrarono ed io mi sciolsi.

Ah. Chissà cos’era questa sensazione di farfalle nello stomaco.

Sorridendo, la creatura mi prese per mano e mi accompagnò a riva, di nuovo sulla spiaggia, abbandonando quella piccola grotta vicino alla spiaggia che visitavo ogni notte.

Come avevo fatto a non notare prima quella grotta? Era sempre stata lì?

Di ritorno sulla spiaggia, la creatura lasciò la mia mano, cercai di riprendere quella calda mano ma non potetti. Non era il mio posto. La creatura mi mostrò un sorriso triste e lentamente ritornò nelle profondità del mare.

Che me lo fossi immaginato?

Avevo davvero incontrato una sirena o era stato il frutto della mia stanca mente?

Chissà se avrei mai rivisto quella creatura …

Lo speravo. E così per i giorni a venire mi ritrovai ogni notte su quella spiaggia alla ricerca di una coda azzurra che spuntasse dal pelo dell’acqua e una mano nivea che mi facesse un cenno.
 
 

 

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