…'Cause
we could be immortals, immortals
Just
not for long, for long.
And
live with me forever now,
You
pull the blackout curtains down
Just
not for long, for long…
Immortals-
fall out boy
Capitolo due
Ragnhild aveva scordato quanto fosse fastidiosa la
sensazione di essere fissata con stupore. Certo le succedeva spesso con
tutte
le guardie e quei aspiranti dottor Frankenstein che giocavano ad essere
Dio con
lei ma questa volta era diverso.
Mosse le mani imbarazzata. Avrebbe dovuto
riflettere un
secondo di più sul fatto che erano anni che non socializzava con
persone
civilizzate –Wanda e Pietro a parte-.
Nessuno commentava la sua presenza lì e parevano
presi dai
loro discorsi. E lei poté osservarli di nascosto. L’unica donna del
gruppo era
molto bella –e decisamente giovane, sulla trentina- doveva ammetterlo,
capelli
color sangue mossi e due occhi azzurro chiaro. I movimenti delle sue
mani erano
rapidi e mai inutili, sembrava aver eliminato i gesti superflui dalle
sue
movenze. L’uomo accanto a lei era, al contrario, estremamente nervoso:
parlava
a scatti e pareva costantemente terrorizzato. Se si concentrava poteva
percepire che c’era una forte energia nascosta in lui, piena di rabbia
–
avvertì un senso di pericolo-. Aveva i capelli castani ricci e
dimostrava sui
45 – 50 anni. Appena le rivolse lo sguardo notò aveva gli occhi
nocciola miti e
questo la rilassò.
Spostò lo sguardo sul ferito: un uomo sui 45 anni
dai
capelli castano chiari. Non avvertiva potere da lui e ritenne fosse
quindi un
umano. Si concentrò sulla ferita, era
certa di sapere chi potesse avergliela inferta: Pietro. Di sicuro
l’uomo era
ben addestrato e sarebbe stato difficile per i soldati del hydra
avvicinarsi
così a lui senza essere notati.
‘Pietro cosa stai facendo?’ di sicuro sarebbero
stati
preoccupati per lei. Scosse il capo, ora voleva tornare a casa però.
Accanto al ferito c’era Thor, quindi spostò lo
sguardo sui
due uomini restanti. Un biondo sui 35 con un taglio militare e uno
sguardo
limpido. Era, come tutti nella stanza, ben piattato e muscoloso.
E spostò l’attenzione sull’ultimo uomo: sulla
cinquantina
coi capelli scuri e un ghigno indolente sulle labbra. Lo stava ancora
fissando
quando lui parlò “hai intenzione di presentare la ragazza, Thor?”
“Caro amico, sì, vorrei presentare a voi una
persona molto
speciale..” fece un movimento verso di lei “vuoi farlo tu?”
Si alzò “Salve..” bene, un saluto migliore non
poteva trovarlo,
no? “Io sono Ragnhild” ci fu una piccola pausa prima che pronunciasse
il suo
nome.
Ci fu un attimo di quei adorabili silenzi
imbarazzanti che
la fecero pentire di aver parlato per sé.
“Voi forse non lo sapete amici midgardiani, ma
Ragnhild è
una valchiria. Una degna cittadina di Asgard.”
Questo fece cambiare lo sguardo degli altri da
puro stupore
per avere un passeggero in più a interesse.
“Ma dimmi valchiria cosa è successo per farti
finire lì?”
Attese un momento per formulare una risposta
precisa. “ero
in missione su Midgard con una consorella e siamo state catturate e…”
si zittì
“lei.. è morta durante la cattura e poi..” si fermò un'altra volta.
Finché
restavano nella sua testa le cose non sembravano così gravi ma appena
le
uscivano di bocca diventavano macigni di crudeltà “..poi mi hanno usata
per
degli esperimenti.”
Tacque. Era una spiegazione sufficiente a notare
come si
erano incupiti.
La donna si alzò e le si avvicinò. “Io mi chiamo
l’agente
Natasha Romanoff, piacere.”
Ragnhild si sorprese che si fosse presentata col
suo vero
nome ma trovò piacevole la cosa. “Questo è il dottor Bruce Banner”
disse del
uomo nervoso che le strinse la mano rapidamente “l’agente ferito è
Clint
Barton” che le fece una smorfia che doveva essere intesa come un
sorriso. “il
capitano Steve Rogers” le strinse la mano delicatamente. “E lui è Tony
Stark.”
la cosa non la stupì. Si era già fatta una mezza idea che fosse lui
l’uomo che
Wanda e Pietro odiavano tanto.
“Sono un genio, miliardario, playboy e
filantropo.” Le
sorrise.
“Non serve che continui, ha capito.”
“Ma ci stava. E’ il sottotitolo del mio nome!”
Natasha alzò
gli occhi al cielo.
Sorrise alla rossa, grata che si fosse presentata
e tornò a
sedersi, rimanendo in silenzio il resto del viaggio.
Appena scesero, vide il dio del tuono parlare con
i suoi
compagni e le si avvicinò. “Non è concepibile ciò che ti è accaduto,
valchiria.
Farò ciò che è in mio potere per aiutarti.”
Lo fissò in silenzio con espressione
indecifrabile. “In che
modo?”
“Riportandoti su Asgard” Esitò un secondo. “ora”
Lei annuì. “va bene”
“Stringiti a me.”
Allungò le mani e gli strinse il torace. Le
prudevano le
mani dal fastidio, odiava la vicinanza agli uomini, ma voleva tornare
ad
Asgard.
“Partiamo.”
Un fulmine colpì il martello che aveva sollevato e
Thor
sparì lasciandola lì, con un aria idiota e le braccia aperte.
Thor apparì davanti a Heimdall e si accorse che la
piccola
valchiria non era accanto a lui.
“Non puoi riportarla qua.”
“Heimdall, perché? E’ una valchiria, loro possono
sempre
tornare ad Asgard.”
“Non lo so, ma voglio che tu sappia una cosa: lei
non può
rientrare né credo mai potrà.”
“Come mai?”
“Io..” si zittì e tornò a fissare il punto in cui
prima era
Thor “non la vedo.”
“Come puoi non vederla?”
Heimdall scosse il capo. “Non so risponderti, ma è
così”
Thor pensò un secondo e ritornò su Midgard.
Ragnhild sollevò lo sguardo quando un fulmine
colpì proprio
accanto a lei il terreno.
“Non funziona.” Disse con calma. Non aveva idea
del perché
lo fosse ma una parte di lei sapeva che non sarebbe mai tornata ad
Asgard.
“No e non capisco perché!” il dio del tuono era
infuriato e
in parte si sentiva impotente.
“C’è una cosa che dovrei spiegarti meglio, figlio
di Odino.
E’ successo un sacco di tempo fa’..” iniziò lentamente, questa parte di
storia
doveva saperla solo lui. “un bel giorno sono stata colpita da un
fulmine..”
tralasciò ciò che succedeva prima che il fulmine la colpisse “e mi sono
svegliata in una stanza dove una donna di nome Synne mi raccontò cosa
era
accaduto e dov’ero.”
Thor osservò stupito la ragazza. Colpita da un
fulmine..?
questo voleva dire che…
“Si, esatto, nobile Thor, io sono una valchiria
benedetta da
Frejya.* Una vera vergine guerriera.” Poi riprese “Synne mi spigò che
ero la
prima vergine guerriera da molto tempo e che mi era concesso vivere
un'altra
vita e mi addestrò assieme alle altre valchirie di Asgard.”
Ci fu un altro silenzio. Thor era stupito, quasi
tutte le
valchirie ad Asgard ormai erano figlie di valchirie, ma valchirie
originali
erano praticamente estinte. Questo lo fece infuriare, una delle
creature più
potenti di Asgard torturata e usata per vili esperimenti da feccia
midgardiana.
“Sai..” riprese in tono più spensierato la
valchiria “mi
ricordo di te, dio del tuono. Passavi spesso a.. ehm, salutare le mie
consorelle con tuo fratello. Eri…” cercò la parola adatta, offendere
gli dei
oggi come oggi non era una buona idea.
“Arrogante?” terminò lui.
“Avrei scelto un'altra parola ma sì, arrogante.”
“Sono cambiate molte cose.”
Ci fu ancora un silenzio.
“Spero che tuo fratello Loki stia bene.” Disse
cercando di
non arrossire.
Si sentiva a disagio ancora per quello che era
successo con
il dio degli inganni tanto tempo prima.
“Hai conosciuto mio fratello?”
“Conoscere è una parola forte, abbiamo avuto un
solo
incontro”
“Raccontami.”
Si passò una mano sulle labbra nervosa. Dire le
cose
sbagliate al momento sbagliato era la sua specialità pareva.
“Successe poco prima della mia prima e unica
visita su
Midgard, il nobile Loki era venuto solo a visitare la nostra casa e
trovò me e
le mie sorelle ad allenarci visto che ero in preparazione per la mia
prima
missione…
Sono in mezzo
all’arena, sola e concentrata. Synne mi
osserva con altre sorelle del mio addestramento, c’è in ballo la
valutazione
per vedere se è pronta per una missione e lei spera ardentemente di
esserlo.
Mi muovo
velocemente e schivo le prime due opponenti e le
disarmo con facilità. Poi mi metto a studiare la terza. L’ascia che
vuole usare
è decisamente troppo grande per lei e decisi di usarlo a mio vantaggio:
scattai
davanti a lei ad una distanza che la rese poco confortevole ed
indietreggiò per
cercare di prendere più spazio per sollevare l’ascia. La colpisco col
taglio
della mano alla gola e le strappo l’ascia di mano lanciandola alle mie
spalle
senza guardare –sento un suono sordo e capisco che ha colpito la
struttura di
legno poco dietro-.
La quarta nel
frattempo mi colpisce la fianco e mi fa
piegare dal dolore, per poi mollarmi un calcio in faccia e farmi cadere
a
terra. Prima che mi tolga l’arma, rotolo su me stessa e mi rialzo per
darle un
pugno sul naso. Non avrei mollato quella spada per nulla al mondo! Mi
preparo
per attaccarla di nuovo, sollevo la spada e le sorrido strafottente.
Duello un
po’ con lei e poi quando meno se lo aspetta la colpisco con l’elsa
della spada
sulla tempia.
Mi fermo e
aspetto. Synne prende la sua spada e si prepara
ad affrontarmi. Con lei non avrei potuto scherzare. Noto che le mie
compagne
stanno parlottando tra loro e questo mi distrae un pochetto e senza i
buoni
riflessi che ho sviluppato Synne mi avrebbe colpita. Indietreggio e
cerco di
riprendere la concentrazione.
Synne è forte,
veloce e precisa, niente movimenti inutili e pochi
punti deboli. Tutto merito degli anni di allenamento e le missioni.
Quindi
batterla sarebbe stato piuttosto complicato.
Parai un colpo
e dovetti indietreggiare. Odio farlo,
indietreggiare pare una sconfitta ai loro occhi, ma ho un piano avrei
finto di
stare per perdere e poi avrei ribaltato la situazione quando Synne
avrebbe
abbassato la guardia.
Arrivai ad un
paio di metri accanto la struttura di legno e
mi preparo a mettere in atto il piano. Per schivare l’ultimo colpo di
Synne
indietreggio ancora una volta anche se troppo e colpisco la struttura
di legno.
Per non cadere afferro l’ascia che avevo piantato prima ma staccandola
la
struttura trema un poco e una volta battuto il sedere a terra la vedo
oscillare
e mi copro la testa tra le urla delle mia compagne… ma non arriva
l’impatto.
“Va tutto
bene. Ora puoi alzarti.” Sollevo la testa di
scatto e sbatto le palpebre come una scema un paio di volte osservando
chi
avevo di fronte.
“P.. principe
Loki..?”
“Corretto.” Mi
allunga la mano
“Prego.”
Sollevo lo
sguardo e vedo la
struttura galleggiare. Cosa?
“valchiria.” Mi
ripete con una
sfumatura di urgenza nella voce. Afferrò la sua mano e mi risollevo. Mi
sposta
di qualche passo accanto a lui e con un movimento di mano risistema la
struttura con la sua magia.
Synne chiama il
mio nome e vedo che
anche la Regina Frigga si avvicina a noi.
“State bene
valchiria?” mi chiede
la Regina con dolcezza. Annuisco lentamente. La mia espressione deve
essere
quella di un pesce lesso probabilmente.
“Loki,
figliolo, sei stato
bravissimo.” Dice a suo figlio che le sorride in modo più vero.
“Grazie nobile
principe per aver
salvato la giovane Ragnhild.” Ringrazia con un inchino forzato Synne.
So quanto
le costa farlo: come tutti gli abitanti di Asgard ritiene la magia
inferiore al
combattimento ma lui mi aveva salvato la vita ed ogni vita salvata è un
debito
verso il suo salvatore.
“Non è stato
nulla, non avrei mai
permesso che una così graziosa valchiria si facesse male” stringe la
mia mano
tra le sue. Sono gelide.
“Vi ringrazio
principe Loki.” Chino
il capo. “Siete di cuore nobile e gentile.” Dico come è convenzione
fare in
questi casi. “e grazie per la vostra preoccupazione regina Frigga. Non
ve ne è
alcun bisogno.” Risollevai la testa appena si allontanano.
Synne inizia a
parlarmi del fatto
che sia brava ma che devo continuare ad allenarmi, però io non ascolto
più e
continuo ad osservare la schiena del principe.
..come vedi non è stato
nulla di
che.” Termina continuando a camminare tra i corridoi del edificio.
“mio fratello è sempre
stato una
brava persona sotto sotto.” Risponde mesto Thor “e ora è morto. Si è
sacrificato per salvarmi. E’ stato molto nobile.”
La ragazza lo osserva
un secondo in
silenzio. Il dio biondo è distrutto e si vede, tutti i tipi di amore
che
possono esistere in quelle loro sfumature ti distruggono come
nient’altro può
fare. “Mi dispiace.”
Rimanemmo lì fermi
finché non si
allontanò dicendo che andava a chiamare Tony e di aspettarlo lì che le
avrebbero assegnato una stanza.
Ragnhild osservò il
principe
allontanarsi e pensò che non ci avrebbe mai creduto. Loki non era un
eroe, mai
lo era stato né mai lo sarebbe stato. Come il giorno in cui l’aveva
salvata,
Loki non l’aveva fatto per lei, ma sua madre. Voleva farsi lodare da
lei, che
lei lo amasse ancora di più di quel caloroso amore incondizionato che
solo una
madre può dare. Di lei non gli era importato nulla, era solo il mezzo.
Così
pensava che Loki avesse preso in giro Thor e che avesse sfruttato la
sua morte
a suo vantaggio, anche se non capiva quale.
Tony Stark le si
avvicinò
sorridendo. “Mi dicono che hai cambiato idea sul rimanere, ottima
scelta! New
York è la città migliore per ricominciare a riscoprire la civiltà.” Le
fece
cenno di seguirla per dei corridoi ben illuminati. “Se vuoi ti lascio a
disposizione tutti gli apparecchi elettronici e libri che possiedo qua
alla
Stark Tower per permetterti di rimetterti in pari.”
Entrò in un ascensore e
le spiegò
le funzioni dei vari piani. Appena si fermò e le porte si aprirono uscì
rapido
continuando a parlare di come funzionavano le cose lì, mentre lei
ascoltava per
metà le cose.
“Quindi ho deciso di…”
si fermò
davanti ad una porta. “eccoci! Prego, fai pure tutto ciò che vuoi.” La
stanza
era decisamente grande, un enorme vetrata mostrava una città gigantesca
piena
di rumori e luci. “Lì hai l’armadio” le indicò una porta che rivelava
una
stanza più piccola con alcuni vestiti dentro. “stiamo provvedendo a
recuperartene altri, per ora ti devi accontentare” la rassicurò.
Accanto questa
cabina armadio c’era una libreria e una tv di ultima generazione dalla
parte opposta
un letto matrimoniale e un’altra porta che si rivelò essere il bagno.
“Questo è
tutto, per qualunque cosa rivolgiti a Jarvis” una voce robotica “Serve
solo che
dica il mio nome miss Ragnhild e la metterò in contatto con chiunque
voglia.”
“Visto?” sorrise ancora
di più come
un padre orgoglioso. “Ma se in tutti i casi serve qualcosa nella camera
accanto
c’è Natasha.”
Ragnhild annuì, più a
sé stessa che
a Stark. Ovviamente le aveva messo qualcuno a sorvegliarla. Si fidava
di Thor
ma non di lei, non ne era sorpresa: non avrebbe fatto un errore così
grossolano
nemmeno lei.
Tony se ne era andato e
ora lei era
sola in un posto in cui non sapeva cosa fare. Ora cosa le sarebbe
successo? Non
poteva tornare nella sua legittima casa, ma del mondo fuori li cosa
sapeva?
Non era pentita di
essere scappata,
ora però cosa avrebbe fatto? Se almeno Pietro e Wanda fossero lì….. si
bloccò
all’improvviso e la disperazione iniziò ad agitarsi in lei.
Li aveva abbandonati!
Provò
disgusto per sé stessa. Anche se loro volevano vendicarsi di Stark, lei
li
aveva lasciati lì e se ne era andata. Chissà cosa pensavano ora di lei?
Corse in bagno,
fregandosi che
sbattesse contro il muro e aprì l’acqua della doccia e vi infilò la
testa
dentro per riprendere la calma e fermare l’attacco di panico.
Sentì la porta della
camera aprirsi
e qualcuno avvicinarsi. “Tutto bene?” Natasha era alla porta del bagno
che la
osservava con aria preoccupata.
“Io…” le morì la voce
molto in
fretta e la rossa prese la situazione in mano. “immagino di no, ma
perché non
finisci di farti la doccia e poi riprendi a pensare.”
Ragnhild annuì assente
e una volta
che Natasha ebbe chiuso la porta, si spogliò ed entrò sotto l’acqua
calda, per
lavarsi. Fece lo sciampo più di un paio di volte e perse il conto di
quante volte
si passò il sapone sul corpo, continuava a sentirsi sporca per il
tradimento
verso i Maximoff e per il posto in cui aveva passato anni. Si asciugò
con
vigore finché la sua pelle non fu irritata ed uscì a vestirsi. Scelse
un
vestito a maniche corte blu col colletto con il pizzo. La cintura sotto
il seno
da cui partiva una gonna fino al ginocchio bianca e un tulle che
arrivava poco
sotto.** Intrecciò i capelli ancora bagnati e si gettò sul letto.
Ora stava meglio e
poteva pensare
con più lucidità.
Quasi certamente però
Wanda e
Pietro erano arrabbiati con lei o dovevano pensare di aver permesso a
Stark di
averla rapita, in tutti i casi doveva fare in modo di incontrarli e
parlare con
loro.
Con il piano intesta si
sentiva
meglio e decise di scusarsi con Natasha per lo stato in cui l’aveva
trovata.
Andò a bussare alla sua porta e attese le aprisse.
Natasha sentì bussare e
questo le
diede una scusa per chiudere il libro che non stava nemmeno leggendo
tanto era
persa nei suoi pensieri, si avvicinò alla porta e la aprì restando
sempre
all’erta. Certe abitudini sono difficili a morire, specie dopo il modo
in cui
gliele hanno inculcate.
Aprì uno spiraglio “Si?”
Ragnhild le sorrise
imbarazzata.
“Disturbo?”
“No, tranquilla. Dimmi
pure.” Aprì
di più la porta ma non si mosse dalla soglia. Thor si fidava di lei e
anche
metà del suo sesto senso le diceva che non era cattiva, ma l’altra metà
le
ricordava che era abbastanza forte da ucciderla con un colpo –tutto
questo
prendendo ad esempio il potere di Thor-.
L’altra ragazza parve
notarlo ma
non sembrava sorpresa della cosa e questo fece intuire alla rossa che
forse se
i ruoli fossero invertiti la nuova arrivata non si sarebbe fidata di
loro
neppure.
“Volevo scusarmi per
prima. Non so
cosa mi era preso.” La rossa cercò di non lasciar trapelare nulla del
fatto che
pareva ovvio che entrambe sapevano cosa era successo prima.
“naa tranquilla. Non ci
sono
problemi.”
“Meglio. Non vorrei
iniziare col
piede sbagliato qui.” Sorrise un pochetto “sono coinvolta in un gioco
di cui
non conosco le regole e non vorrei perdere solo per questo.”
La rossa piegò la testa
di lato, un
pochetto stranita. La ragazza di fronte a lei aveva una bella voce si
rese
conto: bassa, femminile e molto rilassante. Come fosse una narratrice,
era rilassante
e Natasha si chiese se non potesse chiederle di leggerle qualcosa così
da
registrarlo e poter dare la registrazione a Bruce. Una persona che ti
parla con
una voce così avrebbe calmato chiunque.
“Oh intendevo che non
so molto del
mondo di oggi, a parte qualche dettaglio e non vorrei commettere
errori.” Si
passò una mano tra i capelli imbarazzata. “Mi sono espressa in modo
troppo
criptico mi sa.”
La rosse scosse il
capo. “No, ho
capito cosa intendevi.” Poi notò che il colletto della camicia della
ragazza
era bagnato. “Hai asciugato i capelli? Tony ha la pessima abitudine di
tenere
il clima acceso in ogni stagione, ti becchi qualcosa di sicuro.” Le
disse
corrucciando la fronte.
“Solo con un
asciugamano.”
“E non hai usato il
phon?”
“Cosa?”
“Oh giusto, la parte di
modernità
che non conosci.”
“Probabile.” Le sorrise
di più e
Natasha fece una cosa che stupiva pure se stessa “Entra te li asciugo
io.”
Entrò in bagno e prese
il phon,
uscì e trovò l’altra ragazza seduta sul suo letto che si scioglieva la
treccia
con gesti lenti. Dimostrava un 25 anni decise Natasha, di più no di
sicuro.
Forse anche meno.
Attaccò la spira e
iniziò a
passarle le dita tra i capelli ed asciugarteli. Aveva i capelli un
colore misto
tra il biondo scuro e il castano chiaro e più si asciugavano più
mostravano dei
riflessi ramato tendente al rosato. Erano lisci ma finivano in piccoli
boccoli
e onde, lunghi fino a metà schiena.
Appena finì di
asciugarli spense il
phon e staccò la presa.
“Grazie mille per
quello che hai
fatto.” Natasha rimase un po’ male nel notare che aveva gli occhi
lucidi.
“Stai bene?”
Ragnhild rimase in
silenzio poi
parlò. “L’ultima persona che mi asciugava sempre i capelli era Synne,
la mia
consorella che mi ha fatto da tutrice quando sono arrivata ad Asgard.
Della mia
prima vita umana non ricordo nulla e non so nemmeno chi fossi, ma la
parte di
Asgard me la ricordo.”
Natasha non disse
nulla, sapeva
cosa avrebbe detto ora.
“Synne era con me in
missione sulla
Terra e…” non serviva terminare la frase.
“A volte mi chiedo a
cosa serva una
seconda occasione se è solo per stare male?” sollevò lo sguardo sulla
rossa
“non fraintendermi, non ricordo come fosse la mia vita da umana per cui
non
posso sapere se sia stata felice o meno. Tranne la mia morte, quella è
stata
solo un brutto finale. Il peggiore possibile.”
La rossa la osservava
con la stessa
intensità “A volte vorrei io una seconda opportunità con cui cancellare
tutto
ciò che ho fatto.”
“Natasha non è il
sangue che sporca
le tue mani che ti fa necessitare di una seconda possibilità, sai? E’
altro. E
poi credo che ti sia stata concessa comunque una seconda opportunità.
Devi solo
capire che la vita è ora e non ieri o domani.”
Non riuscì a
trattenersi dal dire
“Cosa ti hanno fatto in quel posto?”
“Hanno messo alla prova
la mia
resistenza e sai cosa?”
Natasha non si mosse.
“Ho vinto.”
Ragnhild chiuse gli
occhi “O così
spero” sussurrò. Con un gesto della mano uscì dalla stanza. Natasha si
sedette
sul letto e decise che la ragazza nuova era come lei alla fin fine.
Ragnhild scattò su dal
materasso
con i brividi che le facevano sbattere i denti e il sudore gelido le
attaccava
il pigiama al corpo. Cercò di fare gli esercizi di respirazione che si
era
autoimposta. La sveglia accanto al letto segnava le tre e mezza e scese
dal
letto, aveva bisogno di muoversi.
Dei, le mancava battere
sul muro e
poi spostarsi nel angolo della cella dove sapeva aldilà del muro si
sarebbe
seduto Pietro e parlare con lui, raccontargli tutto mentre lui faceva
lo
stesso. Poteva quasi immaginarselo seduto scomposto che batteva il
piede a
terra e muoveva le mani ma non si spostava da lì finché lei lo avesse
salutato.
Sorrise al ricordo, era un sorrise amaro, ma ricordarlo le faceva bene.
Si infilò le ciabatte e
prese una
felpa e la indossò sulla canottiera- che era imbarazzante per il suo
gusto,
cioè chi avrebbe comprato un pigiama con un panda rosso-. Uscì dalla
porta ma
deciso di non disturbare Natasha era stata gentile con lei- l’aveva
ascoltata e
aveva cenato con tutti qualche ora prima, per poi essersi ritirata e
addormentata in tempo record- ma non poteva disturbarla sempre.
Entrò nel ascensore e
salì al piano
dove c’era la cucina e la mega sala.
“Jarvis?” chiamò, ma
non ottenne
risposta. Strano ma non si chiese altro.
Le porte si aprirono e
le luci del
piano si accesero automaticamente quando entrò e camminò spedita alla
cucina.
Cercò un pentolino, imprecando nel non trovarlo.
“Cerchi qualcosa?”
scattò pronta a
colpire. “Capitano?”
“Chiamami Steve.”
“Ok, Steve.”
“Serve una mano?”
“Si volevo farmi una
tisana ma non
trovo il necessario.”
“Ti aiuto.” Si offrì
cavallerescamente e ne preparò due.
Ragnhild si prese la
tazza ed
entrambi si sedettero sul divano, ognuno ad una estremità ma senza che
la cosa
fosse innaturale, sorseggiando la tisana.
Lo osservò meglio di
sottecchi: era
un bel uomo non c’era che dire e Thor aveva parlato molto bene di lui.
Ma in
quel momento pareva un po’ irritato, no, più amareggiato. E lei aveva
una mezza
idea del perché.
“Steve, per loro questa
è la
normalità”
“Ma non lo è.” Non
pareva stupito
del fatto che lei avesse capito subito. “Quello che fanno è sbagliato e
mostruoso. Come hanno potuto? Ti hanno torturata per chissà quanto
tempo!”
“Sai Von Strucker mi
invitava ogni
venerdì sera nel suo ufficio a bere un caffè e lì mi parlava. So che
suona da
pazzi ma mi parlava di quello che succedeva fuori, non mi diceva che
giorno
fosse o quale anno. Chiudeva le finestre perché non potessi vedere che
stagione
fosse, però mi teneva lì e mi parlava del mondo esterno e cercava di..
convincermi che stavo collaborando. Io rifiutavo sempre e così ci
trovavamo lì
ogni venerdì sera per un’ora assieme.” Fece una pausa sorseggiando e
inghiottendo la bevanda calda “lui era convinto nella correttezza della
cosa.
Ciò che dici tu per lui era il male e lui stava facendo il bene.”
Steve sorseggiò a sua
volta con le
dita contratte e leggermente tremanti dalla rabbia.
‘Forse non avrei dovuto
dirglielo’,
ma ormai era andata.
“E’ questa la cosa più
spaventosa
che abbia mai sentito.”
Il silenzio calò di
nuovo, ognuno
che fissava davanti a sé. Non aveva intenzione di turbarlo ancora, ma
c’era una
cosa che voleva assolutamente dirgli.
“Sai mi ricordi una
persona..”
Steve ricambiò lo
sguardo. “si?”
“Non fisicamente, lui
aveva i
capelli scuri ricordo. Ma come parlata. Avete lo stesso accento.”
La osservò interessato.
Ma alla
fine la ragazza si rese conti di aver ben poco da dire.
“Siamo rimasti
imprigionati per
poco tempo e per quasi tutto quel poco tempo ero incosciente, ho vaghi
ricordi
di lui. Ma so che mi parlava con un accento simile al tuo e le sue
dita…” si
soffermò a pensare “aveva perso un braccio credo. Mi accarezzava a
volte i
capelli mentre dormivo con questa mano gelida, sempre con il braccio
metallico
lo faceva.”
Riappoggiò la tazza sul
tavolo e si
alzò. “Buona notte, Steve.” Allora si
accorse che era sconvolto.
“Steve?”
La guardò. “Si, buona
notte anche a
te.” Poi si schiarì di nuovo la voce. “Vorrei parlare ancora con te
quando
avrai tempo.”
“Certo.” Rispose
dubbiosa. Ma si
allontanò e tornò all’ascensore e scese al suo piano, percorse il
corridoio e
rientrò in camera. Si passò una mano tra i capelli e sperò che
l’essersi
ricordata di quel ragazzo fosse una buona cosa. Non ricordava lui ma
ricordava
benissimo come l’avevano usata e preso il suo sangue e inserito nel
corpo del
ragazzo per vedere se resisteva, e lui ce l’aveva fatta.
Era il primo che era
sopravvissuto.
E dopo di lui molti
tentativi
falliti fino a loro, Wanda e Pietro.
Chiuse gli occhi e
sperò la
stanchezza prendesse il sopravvento.
*Frejya, dea
norrena del amore, seduzione e guerra.
Ho scelto questo
tipo di nascita per Ragnhild dopo aver
letto un libro di Kresley Cole e aver letto la sua definizione di
valchirie.
Per aggiungere un
dettaglio su Ragnhild: il suo nome è
norvegese, scelto apposta per centrare con i loro miti e le loro
leggende
(anche Synne lo è). Oltretutto come valchiria è un ottima guerriera sia
nel
corpo a corpo che con le armi (sono con le lame visto che su Asgard non
hanno
armi da fuoco) e ha una abilità in più che è quella di percepire le
persone.
Come se sentisse quante persone ci sono in una stanza senza vederle e
sapendo
chi è un umano, chi mutante o altro.
La parte
sottolineata sono i flashback e i sogni sono il
corsivo, ma direi che era chiaro.
So che il flash
back è pallosamente lungo ma volevo far
capire i vari stadi di Ragnhild, perché della sua vita umana non
ricorda nulla
a parte il tentato stupro (muore prima che succeda), poi come valchiria
su
Asgard aveva acquisito forza ed era diventata una donna forte ed
indipendente
che però è stata quasi distrutta poi a causa degli esperimenti. E’
tutto legato
tra loro e lei ha avuto modo di crescere in uno dei modi peggiori,
anche se
ammetto potevo scriverla meno tragica la cosa.
** il vestito
descritto è quello di Rize Kamishiro in Tokyo
Ghoul che lei indossa proprio nei primi minuti del primo episodio
dell’anime.
Mi era piaciuto un sacco.
La parte della
festa sarà nel prossimo capitolo e ho deciso
di allungare i tempi del film per dare spazio alle spiegazioni.
Mentre qua
scopriamo come hanno sfruttato Ragnhild per anni,
usando il suo sangue immortale per creare super soldati che non è
andato bene
tranne per quei tre.
Abbiamo anche
l’incontro con Loki che ci stava e con Bucky.
La parte sul nostro caro winter soldier era programmata visto che mi
sono
chiesta come sia arrivato ad oggi senza essere mai invecchiato e qui ho
dato la
mia risposta. Mente il nostro dio dispettoso preferito è stata un
aggiunta
dell’ultimo momento e devo dire mi piace come è uscita –ho riscritto la
cosa
tipo tre volte eh-.
Ecco come
vedo Ragnhild (non ho trovato una attrice ancora)
Se
volete commentare
o avete domande fate pure.
Grazie a tutti.
Mary
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