'Cause, baby, now we got bad blood

di Toothiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Is this want you wanted

a world full of ashes

they’ll keep on falling

and we’re keep on fighting…

ashes - arshad

 

Capitolo uno

 

La tempesta sarebbe scoppiata presto e i fulmini si moltiplicavano ogni minuto che passava, ma nonostante questo nulla mi importava. Sono stanca ma non mi fermerei mai, le continue scariche di adrenalina sono dettate dalla paura mi davano la forza di non smettere di correre. La mia buona conoscenza dei boschi è utile in questo momento, passo velocemente tra cespugli e rami che mi graffiano le braccia e il viso. Mi passo una mano sugli occhi per togliermi le lacrime che mi oscurano la vista, lancio uno sguardo alle mie spalle e non vedo nessuno. Rallento un po’ il passo, mi nascondo dietro un albero e ricontrollo dietro di me.. nessuno! Mi porto una mano al cuore, sta battendo troppo velocemente, ma forse sono salva, forse… un braccio mi passa rapido attorno al collo cercando di soffocarmi.

“dove pensavi di scappare, eh?” quella voce maschile mi fa andare nel panico. Mi sfugge un gemito di dolore, non riuscivo a respirare.

“Non ho finito con te.” mi afferra per un braccio e dopo aver sciolto la morsa dalla gola mi getta a terra facendomi battere la testa con violenza su delle rocce.

Un urlo mi sfugge dalle labbra, mi porto la mano istintivamente dietro la testa e vedo sangue sulle dita. L’uomo mi prese le braccia e me le porta sopra la testa- nonostante cercassi di liberarsi-, riusco ad assestargli un calcio e lui impreca. La mano corse al mio collo e le spinse la testa ancora di più a terra con un gesto rabbioso, facendomi urlare di più, sentivo la roccia acuminata penetrare lentamente..

Il dolore è tutto ciò che sono in quel momento, la testa pulsa terribilmente e la vista si annebbia mano a mano che passava i secondi e non solo per le lacrime. Lui sta cercando di strapparmi di vestiti nonostante continuassi a cercare di colpirlo, alla cieca ormai e sempre più debolmente.

Quelle mani disgustose sulla pelle mi danno il voltastomaco e non so che fare, ma il cielo non è mai stato così interessante.. continuo a osservarlo mentre lentamente divento sempre più debole e sfuocato il tutto… Quanto sono belli i fulmini stasera.. E cadono sempre più vicini… troppo vicini… Oh sembrava che uno mi stia per colpire…..

 

Ed emise un urlo disumano. Poi tra le lacrime cercò di riprendere fiato, con il corpo che tremava e il terrore cieco ancora padrone del suo corpo.

‘E’ solo un sogno. E’ solo un sogno. E’ solo un sogno.’ Un mantra che ripete all’infinito, in un nauseante ritornello che deve dirsi troppo spesso.

Muove lentamente le mani al buio, le catene tintinnano nel silenzio. Nessuno è venuto a controllare nonostante le urla, ma lo ritiene normale.

I respiri rallentano lentamente cercando una calma forzata che non voleva arrivare. Oggi c’era qualcosa di strano e se lo sentiva.

Si sedette in una posizione più comoda e cercò di stringersi di più alla coperta per non sentire freddo visti i brividi gelidi che le correvano sulla pelle.

Cosa c’era di sbagliato.. ci pensò un attimo e.. si! Dove erano i suoi vicini di prigione?

Di solito cercavano sempre di calmarla, ora.. nessuno!

Un esplosione la fece sobbalzare. Questo rispondeva a molte domande.

“Presentarsi nelle proprie stazioni! Questa non è una esercitazione!”

Erano sotto attacco. Chiaramente!

Forse lo Stark che tanto odiavano i gemelli era arrivato per cercare di ucciderli per davvero questa volta. E ovviamente lei sarebbe rimasta lì, rinchiusa in una cella. Von Strucker non si fidava di lei – e a ragione, se avesse potuto cosa non gli avrebbe fatto- mentre dei gemelli sì –avrebbe preferito di no ma non biasimava-.

Se li poteva quasi immaginare lì in mezzo a quella.. feccia-non aveva definizione migliore che non finisse nello scurrile- che si tenevano per mano per farsi forza. Sarebbe voluta uscire di lì solo per aiutarli.

Poi si figurava quel gran bas.. si quello, di Von Strucker che si lamentava della situazione e degli..Aveners. di sicuro era per loro tutto questo clamore –loro e il loro tentativo di recuperare lo scettro di sicuro-.

Non era una stupida, aveva spesso ascoltato i racconti delle guardie, dei dottori e di tutti quei fanatici che continuavano a farle QUESTO e si era fatta una opinione su ciò che succedeva nel mondo esterno.

Il mondo esterno.. quanto era che non usciva da quella cella? Mesi? Anni? Più probabilmente anni.

Qualcosa la fece scattare come una molla. Aveva avvertito una presenza diversa da solito. Non era umana come le capitava spesso, simile a.. alla sensazione che le dava stare vicina allo scettro. C’era qualcuno di simile a lei là fuori e forse aveva avvertito la sua presenza.

 

Il dio biondo sollevò la testa come se dovesse annusare l’aria. Aveva avvertito una presenza inusuale in quel posto. Qualcosa che non dovrebbe trovarsi lì. “Porto Barton al centro” disse al capitano “ma prima devo fare una cosa.. e trova lo scettro”

 

Strinse i pugni. Quelle catene dovevano essersi usurate col passare degli anni ai suoi polsi, no? Sentì che iniziavano a cedere, ma troppo poco per quello che avrebbe preferito. Prima non aveva mai desiderato davvero fuggire, una parte perché non poteva lasciare i gemelli e l’altra perché non sapeva dove andare o cosa fare della sua vita, ma ora una persona come lei era lì. Lì e aveva avvertito la sua presenza. Doveva fuggire.

Si alzò e tirò con forza le catene delle braccia ed esse crepitarono.

Ritentò, una o due volte, sempre con più forza come se i suoi muscoli si ricordassero quel potere. Più forte. Più forte. Più forte.

Con un rumore secco le catene caddero ai suoi piedi e guardò stupita le sue mani. Era libera. Una risatina isterica le uscì dalle labbra. Finalmente!

Corse alla parete e con facilità la spaccò. Le stavano tornando le forze senza quelle catene che le assorbivano le energie.

“Hei tu!” delle guardie alle sue spalle e imbracciarono i fucili e li puntarono contro di lei. Con uno scatto si mise a correre verso la finestra incrociò le braccia attorno al viso e spaccò il vetro.

L’aria mi parve più fresca che mai e nonostante stessi precipitando le pareva molto meglio di tutto quello che avevo vissuto prima.

Qualcuno la afferrò e continuò al volo. Mi irrigidì odiavo essere toccata dagli uomini.

“Salve.”

Il mio salvatore aveva un aspetto che era conosciuto persino a lei. “Nobile Thor!” esclamò con voce gracchiante. Il dio del tuono. Aveva voglia di ridere come un’isterica di nuovo.

“Se non sembra una domanda troppo indiscreta cosa ci fai in questo posto?”

Ora sarebbe scoppiata a ridere e lo fece. E non smise nemmeno dopo che la fece entrare in un aereo –le pareva fosse qualcosa di simile ma non era certa del termine adatto-. Si calmò solo dopo un po’ mentre lui non pareva per nulla turbato dal quel momento di totale pazzia che le era preso.

“Come ti chiami?” le chiese dolcemente dopo un po’.

E ora cosa avrebbe risposto? Non se lo ricordava e non avrebbe usato uno di quelli che aveva pronunciato Von Strucker. Poi capì qual era il suo nome. L’unico che poteva dire e che sapeva suo.

“Ragnhilde”

 

 

 

 

 

Mi rendo conto sto scrivendo l’ennesima storia su questo film con un OC ma mi andava di farlo e non sono nemmeno sicuro ci metterò una storia d’amore. So che avrei potuto trovare un nome migliore per la protagonista ma appena l’ho letto ho pensato “è questo”. Dal nome poi direi che è piuttosto ovvio cosa è lei. Ma comunque lo dirò nel prossimo capitolo.

Non sono portata per scrivere note finali. Mi scuso per la scena di violenza sessuale iniziale ma aveva senso. Poi ho modificato il pezzo di Thor sempre per ragioni che si capiranno nel prossimo capitolo.

 Ascoltate la canzone è favolosa!!!!

 


Mary

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


…'Cause we could be immortals, immortals

Just not for long, for long.

And live with me forever now,

You pull the blackout curtains down

Just not for long, for long…

Immortals- fall out boy

 

 

Capitolo due

 

 

Ragnhild aveva scordato quanto fosse fastidiosa la sensazione di essere fissata con stupore. Certo le succedeva spesso con tutte le guardie e quei aspiranti dottor Frankenstein che giocavano ad essere Dio con lei ma questa volta era diverso.

Mosse le mani imbarazzata. Avrebbe dovuto riflettere un secondo di più sul fatto che erano anni che non socializzava con persone civilizzate –Wanda e Pietro a parte-.

Nessuno commentava la sua presenza lì e parevano presi dai loro discorsi. E lei poté osservarli di nascosto. L’unica donna del gruppo era molto bella –e decisamente giovane, sulla trentina- doveva ammetterlo, capelli color sangue mossi e due occhi azzurro chiaro. I movimenti delle sue mani erano rapidi e mai inutili, sembrava aver eliminato i gesti superflui dalle sue movenze. L’uomo accanto a lei era, al contrario, estremamente nervoso: parlava a scatti e pareva costantemente terrorizzato. Se si concentrava poteva percepire che c’era una forte energia nascosta in lui, piena di rabbia – avvertì un senso di pericolo-. Aveva i capelli castani ricci e dimostrava sui 45 – 50 anni. Appena le rivolse lo sguardo notò aveva gli occhi nocciola miti e questo la rilassò.

Spostò lo sguardo sul ferito: un uomo sui 45 anni dai capelli castano chiari. Non avvertiva potere da lui e ritenne fosse quindi un umano. Si concentrò sulla ferita, era certa di sapere chi potesse avergliela inferta: Pietro. Di sicuro l’uomo era ben addestrato e sarebbe stato difficile per i soldati del hydra avvicinarsi così a lui senza essere notati.

‘Pietro cosa stai facendo?’ di sicuro sarebbero stati preoccupati per lei. Scosse il capo, ora voleva tornare a casa però.

Accanto al ferito c’era Thor, quindi spostò lo sguardo sui due uomini restanti. Un biondo sui 35 con un taglio militare e uno sguardo limpido. Era, come tutti nella stanza, ben piattato e muscoloso.

E spostò l’attenzione sull’ultimo uomo: sulla cinquantina coi capelli scuri e un ghigno indolente sulle labbra. Lo stava ancora fissando quando lui parlò “hai intenzione di presentare la ragazza, Thor?”

“Caro amico, sì, vorrei presentare a voi una persona molto speciale..” fece un movimento verso di lei “vuoi farlo tu?”

Si alzò “Salve..” bene, un saluto migliore non poteva trovarlo, no? “Io sono Ragnhild” ci fu una piccola pausa prima che pronunciasse il suo nome.

Ci fu un attimo di quei adorabili silenzi imbarazzanti che la fecero pentire di aver parlato per sé.

“Voi forse non lo sapete amici midgardiani, ma Ragnhild è una valchiria. Una degna cittadina di Asgard.”

Questo fece cambiare lo sguardo degli altri da puro stupore per avere un passeggero in più a interesse.

“Ma dimmi valchiria cosa è successo per farti finire lì?”

Attese un momento per formulare una risposta precisa. “ero in missione su Midgard con una consorella e siamo state catturate e…” si zittì “lei.. è morta durante la cattura e poi..” si fermò un'altra volta. Finché restavano nella sua testa le cose non sembravano così gravi ma appena le uscivano di bocca diventavano macigni di crudeltà “..poi mi hanno usata per degli esperimenti.”

Tacque. Era una spiegazione sufficiente a notare come si erano incupiti.

La donna si alzò e le si avvicinò. “Io mi chiamo l’agente Natasha Romanoff, piacere.”

Ragnhild si sorprese che si fosse presentata col suo vero nome ma trovò piacevole la cosa. “Questo è il dottor Bruce Banner” disse del uomo nervoso che le strinse la mano rapidamente “l’agente ferito è Clint Barton” che le fece una smorfia che doveva essere intesa come un sorriso. “il capitano Steve Rogers” le strinse la mano delicatamente. “E lui è Tony Stark.” la cosa non la stupì. Si era già fatta una mezza idea che fosse lui l’uomo che Wanda e Pietro odiavano tanto.

“Sono un genio, miliardario, playboy e filantropo.” Le sorrise.

“Non serve che continui, ha capito.”

“Ma ci stava. E’ il sottotitolo del mio nome!” Natasha alzò gli occhi al cielo.

Sorrise alla rossa, grata che si fosse presentata e tornò a sedersi, rimanendo in silenzio il resto del viaggio.

Appena scesero, vide il dio del tuono parlare con i suoi compagni e le si avvicinò. “Non è concepibile ciò che ti è accaduto, valchiria. Farò ciò che è in mio potere per aiutarti.”

Lo fissò in silenzio con espressione indecifrabile. “In che modo?”

“Riportandoti su Asgard” Esitò un secondo. “ora”

Lei annuì. “va bene”

“Stringiti a me.”

Allungò le mani e gli strinse il torace. Le prudevano le mani dal fastidio, odiava la vicinanza agli uomini, ma voleva tornare ad Asgard.

“Partiamo.”

Un fulmine colpì il martello che aveva sollevato e Thor sparì lasciandola lì, con un aria idiota e le braccia aperte.

 

 

Thor apparì davanti a Heimdall e si accorse che la piccola valchiria non era accanto a lui.

“Non puoi riportarla qua.”

“Heimdall, perché? E’ una valchiria, loro possono sempre tornare ad Asgard.”

“Non lo so, ma voglio che tu sappia una cosa: lei non può rientrare né credo mai potrà.”

“Come mai?”

“Io..” si zittì e tornò a fissare il punto in cui prima era Thor “non la vedo.”

“Come puoi non vederla?”

Heimdall scosse il capo. “Non so risponderti, ma è così”

Thor pensò un secondo e ritornò su Midgard.

 

 

Ragnhild sollevò lo sguardo quando un fulmine colpì proprio accanto a lei il terreno.

“Non funziona.” Disse con calma. Non aveva idea del perché lo fosse ma una parte di lei sapeva che non sarebbe mai tornata ad Asgard.

“No e non capisco perché!” il dio del tuono era infuriato e in parte si sentiva impotente.

“C’è una cosa che dovrei spiegarti meglio, figlio di Odino. E’ successo un sacco di tempo fa’..” iniziò lentamente, questa parte di storia doveva saperla solo lui. “un bel giorno sono stata colpita da un fulmine..” tralasciò ciò che succedeva prima che il fulmine la colpisse “e mi sono svegliata in una stanza dove una donna di nome Synne mi raccontò cosa era accaduto e dov’ero.”

Thor osservò stupito la ragazza. Colpita da un fulmine..? questo voleva dire che…

“Si, esatto, nobile Thor, io sono una valchiria benedetta da Frejya.* Una vera vergine guerriera.” Poi riprese “Synne mi spigò che ero la prima vergine guerriera da molto tempo e che mi era concesso vivere un'altra vita e mi addestrò assieme alle altre valchirie di Asgard.”

Ci fu un altro silenzio. Thor era stupito, quasi tutte le valchirie ad Asgard ormai erano figlie di valchirie, ma valchirie originali erano praticamente estinte. Questo lo fece infuriare, una delle creature più potenti di Asgard torturata e usata per vili esperimenti da feccia midgardiana.

“Sai..” riprese in tono più spensierato la valchiria “mi ricordo di te, dio del tuono. Passavi spesso a.. ehm, salutare le mie consorelle con tuo fratello. Eri…” cercò la parola adatta, offendere gli dei oggi come oggi non era una buona idea.

“Arrogante?” terminò lui.

“Avrei scelto un'altra parola ma sì, arrogante.”

“Sono cambiate molte cose.”

Ci fu ancora un silenzio.

“Spero che tuo fratello Loki stia bene.” Disse cercando di non arrossire.

Si sentiva a disagio ancora per quello che era successo con il dio degli inganni tanto tempo prima.

“Hai conosciuto mio fratello?”

“Conoscere è una parola forte, abbiamo avuto un solo incontro”

“Raccontami.”

Si passò una mano sulle labbra nervosa. Dire le cose sbagliate al momento sbagliato era la sua specialità pareva.

“Successe poco prima della mia prima e unica visita su Midgard, il nobile Loki era venuto solo a visitare la nostra casa e trovò me e le mie sorelle ad allenarci visto che ero in preparazione per la mia prima missione…

 

Sono in mezzo all’arena, sola e concentrata. Synne mi osserva con altre sorelle del mio addestramento, c’è in ballo la valutazione per vedere se è pronta per una missione e lei spera ardentemente di esserlo.

Mi muovo velocemente e schivo le prime due opponenti e le disarmo con facilità. Poi mi metto a studiare la terza. L’ascia che vuole usare è decisamente troppo grande per lei e decisi di usarlo a mio vantaggio: scattai davanti a lei ad una distanza che la rese poco confortevole ed indietreggiò per cercare di prendere più spazio per sollevare l’ascia. La colpisco col taglio della mano alla gola e le strappo l’ascia di mano lanciandola alle mie spalle senza guardare –sento un suono sordo e capisco che ha colpito la struttura di legno poco dietro-.

La quarta nel frattempo mi colpisce la fianco e mi fa piegare dal dolore, per poi mollarmi un calcio in faccia e farmi cadere a terra. Prima che mi tolga l’arma, rotolo su me stessa e mi rialzo per darle un pugno sul naso. Non avrei mollato quella spada per nulla al mondo! Mi preparo per attaccarla di nuovo, sollevo la spada e le sorrido strafottente. Duello un po’ con lei e poi quando meno se lo aspetta la colpisco con l’elsa della spada sulla tempia.

Mi fermo e aspetto. Synne prende la sua spada e si prepara ad affrontarmi. Con lei non avrei potuto scherzare. Noto che le mie compagne stanno parlottando tra loro e questo mi distrae un pochetto e senza i buoni riflessi che ho sviluppato Synne mi avrebbe colpita. Indietreggio e cerco di riprendere la concentrazione.

Synne è forte, veloce e precisa, niente movimenti inutili e pochi punti deboli. Tutto merito degli anni di allenamento e le missioni. Quindi batterla sarebbe stato piuttosto complicato.

Parai un colpo e dovetti indietreggiare. Odio farlo, indietreggiare pare una sconfitta ai loro occhi, ma ho un piano avrei finto di stare per perdere e poi avrei ribaltato la situazione quando Synne avrebbe abbassato la guardia.

Arrivai ad un paio di metri accanto la struttura di legno e mi preparo a mettere in atto il piano. Per schivare l’ultimo colpo di Synne indietreggio ancora una volta anche se troppo e colpisco la struttura di legno. Per non cadere afferro l’ascia che avevo piantato prima ma staccandola la struttura trema un poco e una volta battuto il sedere a terra la vedo oscillare e mi copro la testa tra le urla delle mia compagne… ma non arriva l’impatto.

“Va tutto bene. Ora puoi alzarti.” Sollevo la testa di scatto e sbatto le palpebre come una scema un paio di volte osservando chi avevo di fronte.

“P.. principe Loki..?”

“Corretto.” Mi allunga la mano “Prego.”

Sollevo lo sguardo e vedo la struttura galleggiare. Cosa?

“valchiria.” Mi ripete con una sfumatura di urgenza nella voce. Afferrò la sua mano e mi risollevo. Mi sposta di qualche passo accanto a lui e con un movimento di mano risistema la struttura con la sua magia.

Synne chiama il mio nome e vedo che anche la Regina Frigga si avvicina a noi.

“State bene valchiria?” mi chiede la Regina con dolcezza. Annuisco lentamente. La mia espressione deve essere quella di un pesce lesso probabilmente.

“Loki, figliolo, sei stato bravissimo.” Dice a suo figlio che le sorride in modo più vero.

“Grazie nobile principe per aver salvato la giovane Ragnhild.” Ringrazia con un inchino forzato Synne. So quanto le costa farlo: come tutti gli abitanti di Asgard ritiene la magia inferiore al combattimento ma lui mi aveva salvato la vita ed ogni vita salvata è un debito verso il suo salvatore.

“Non è stato nulla, non avrei mai permesso che una così graziosa valchiria si facesse male” stringe la mia mano tra le sue. Sono gelide.

“Vi ringrazio principe Loki.” Chino il capo. “Siete di cuore nobile e gentile.” Dico come è convenzione fare in questi casi. “e grazie per la vostra preoccupazione regina Frigga. Non ve ne è alcun bisogno.” Risollevai la testa appena si allontanano.

Synne inizia a parlarmi del fatto che sia brava ma che devo continuare ad allenarmi, però io non ascolto più e continuo ad osservare la schiena del principe.

 

 

..come vedi non è stato nulla di che.” Termina continuando a camminare tra i corridoi del edificio.

“mio fratello è sempre stato una brava persona sotto sotto.” Risponde mesto Thor “e ora è morto. Si è sacrificato per salvarmi. E’ stato molto nobile.”

La ragazza lo osserva un secondo in silenzio. Il dio biondo è distrutto e si vede, tutti i tipi di amore che possono esistere in quelle loro sfumature ti distruggono come nient’altro può fare. “Mi dispiace.”

Rimanemmo lì fermi finché non si allontanò dicendo che andava a chiamare Tony e di aspettarlo lì che le avrebbero assegnato una stanza.

Ragnhild osservò il principe allontanarsi e pensò che non ci avrebbe mai creduto. Loki non era un eroe, mai lo era stato né mai lo sarebbe stato. Come il giorno in cui l’aveva salvata, Loki non l’aveva fatto per lei, ma sua madre. Voleva farsi lodare da lei, che lei lo amasse ancora di più di quel caloroso amore incondizionato che solo una madre può dare. Di lei non gli era importato nulla, era solo il mezzo. Così pensava che Loki avesse preso in giro Thor e che avesse sfruttato la sua morte a suo vantaggio, anche se non capiva quale.

 

 

 

Tony Stark le si avvicinò sorridendo. “Mi dicono che hai cambiato idea sul rimanere, ottima scelta! New York è la città migliore per ricominciare a riscoprire la civiltà.” Le fece cenno di seguirla per dei corridoi ben illuminati. “Se vuoi ti lascio a disposizione tutti gli apparecchi elettronici e libri che possiedo qua alla Stark Tower per permetterti di rimetterti in pari.”

Entrò in un ascensore e le spiegò le funzioni dei vari piani. Appena si fermò e le porte si aprirono uscì rapido continuando a parlare di come funzionavano le cose lì, mentre lei ascoltava per metà le cose.

“Quindi ho deciso di…” si fermò davanti ad una porta. “eccoci! Prego, fai pure tutto ciò che vuoi.” La stanza era decisamente grande, un enorme vetrata mostrava una città gigantesca piena di rumori e luci. “Lì hai l’armadio” le indicò una porta che rivelava una stanza più piccola con alcuni vestiti dentro. “stiamo provvedendo a recuperartene altri, per ora ti devi accontentare” la rassicurò. Accanto questa cabina armadio c’era una libreria e una tv di ultima generazione dalla parte opposta un letto matrimoniale e un’altra porta che si rivelò essere il bagno. “Questo è tutto, per qualunque cosa rivolgiti a Jarvis” una voce robotica “Serve solo che dica il mio nome miss Ragnhild e la metterò in contatto con chiunque voglia.”

“Visto?” sorrise ancora di più come un padre orgoglioso. “Ma se in tutti i casi serve qualcosa nella camera accanto c’è Natasha.”

Ragnhild annuì, più a sé stessa che a Stark. Ovviamente le aveva messo qualcuno a sorvegliarla. Si fidava di Thor ma non di lei, non ne era sorpresa: non avrebbe fatto un errore così grossolano nemmeno lei.

Tony se ne era andato e ora lei era sola in un posto in cui non sapeva cosa fare. Ora cosa le sarebbe successo? Non poteva tornare nella sua legittima casa, ma del mondo fuori li cosa sapeva?

Non era pentita di essere scappata, ora però cosa avrebbe fatto? Se almeno Pietro e Wanda fossero lì….. si bloccò all’improvviso e la disperazione iniziò ad agitarsi in lei.

Li aveva abbandonati! Provò disgusto per sé stessa. Anche se loro volevano vendicarsi di Stark, lei li aveva lasciati lì e se ne era andata. Chissà cosa pensavano ora di lei?

Corse in bagno, fregandosi che sbattesse contro il muro e aprì l’acqua della doccia e vi infilò la testa dentro per riprendere la calma e fermare l’attacco di panico.

Sentì la porta della camera aprirsi e qualcuno avvicinarsi. “Tutto bene?” Natasha era alla porta del bagno che la osservava con aria preoccupata.

“Io…” le morì la voce molto in fretta e la rossa prese la situazione in mano. “immagino di no, ma perché non finisci di farti la doccia e poi riprendi a pensare.”

Ragnhild annuì assente e una volta che Natasha ebbe chiuso la porta, si spogliò ed entrò sotto l’acqua calda, per lavarsi. Fece lo sciampo più di un paio di volte e perse il conto di quante volte si passò il sapone sul corpo, continuava a sentirsi sporca per il tradimento verso i Maximoff e per il posto in cui aveva passato anni. Si asciugò con vigore finché la sua pelle non fu irritata ed uscì a vestirsi. Scelse un vestito a maniche corte blu col colletto con il pizzo. La cintura sotto il seno da cui partiva una gonna fino al ginocchio bianca e un tulle che arrivava poco sotto.** Intrecciò i capelli ancora bagnati e si gettò sul letto.

Ora stava meglio e poteva pensare con più lucidità.

Quasi certamente però Wanda e Pietro erano arrabbiati con lei o dovevano pensare di aver permesso a Stark di averla rapita, in tutti i casi doveva fare in modo di incontrarli e parlare con loro.

Con il piano intesta si sentiva meglio e decise di scusarsi con Natasha per lo stato in cui l’aveva trovata. Andò a bussare alla sua porta e attese le aprisse.

 

 

Natasha sentì bussare e questo le diede una scusa per chiudere il libro che non stava nemmeno leggendo tanto era persa nei suoi pensieri, si avvicinò alla porta e la aprì restando sempre all’erta. Certe abitudini sono difficili a morire, specie dopo il modo in cui gliele hanno inculcate.

Aprì uno spiraglio “Si?”

Ragnhild le sorrise imbarazzata. “Disturbo?”

“No, tranquilla. Dimmi pure.” Aprì di più la porta ma non si mosse dalla soglia. Thor si fidava di lei e anche metà del suo sesto senso le diceva che non era cattiva, ma l’altra metà le ricordava che era abbastanza forte da ucciderla con un colpo –tutto questo prendendo ad esempio il potere di Thor-.

L’altra ragazza parve notarlo ma non sembrava sorpresa della cosa e questo fece intuire alla rossa che forse se i ruoli fossero invertiti la nuova arrivata non si sarebbe fidata di loro neppure.

“Volevo scusarmi per prima. Non so cosa mi era preso.” La rossa cercò di non lasciar trapelare nulla del fatto che pareva ovvio che entrambe sapevano cosa era successo prima.

“naa tranquilla. Non ci sono problemi.”

“Meglio. Non vorrei iniziare col piede sbagliato qui.” Sorrise un pochetto “sono coinvolta in un gioco di cui non conosco le regole e non vorrei perdere solo per questo.”

La rossa piegò la testa di lato, un pochetto stranita. La ragazza di fronte a lei aveva una bella voce si rese conto: bassa, femminile e molto rilassante. Come fosse una narratrice, era rilassante e Natasha si chiese se non potesse chiederle di leggerle qualcosa così da registrarlo e poter dare la registrazione a Bruce. Una persona che ti parla con una voce così avrebbe calmato chiunque.

“Oh intendevo che non so molto del mondo di oggi, a parte qualche dettaglio e non vorrei commettere errori.” Si passò una mano tra i capelli imbarazzata. “Mi sono espressa in modo troppo criptico mi sa.”

La rosse scosse il capo. “No, ho capito cosa intendevi.” Poi notò che il colletto della camicia della ragazza era bagnato. “Hai asciugato i capelli? Tony ha la pessima abitudine di tenere il clima acceso in ogni stagione, ti becchi qualcosa di sicuro.” Le disse corrucciando la fronte.

“Solo con un asciugamano.”

“E non hai usato il phon?”

“Cosa?”

“Oh giusto, la parte di modernità che non conosci.”

“Probabile.” Le sorrise di più e Natasha fece una cosa che stupiva pure se stessa “Entra te li asciugo io.”

Entrò in bagno e prese il phon, uscì e trovò l’altra ragazza seduta sul suo letto che si scioglieva la treccia con gesti lenti. Dimostrava un 25 anni decise Natasha, di più no di sicuro. Forse anche meno.

Attaccò la spira e iniziò a passarle le dita tra i capelli ed asciugarteli. Aveva i capelli un colore misto tra il biondo scuro e il castano chiaro e più si asciugavano più mostravano dei riflessi ramato tendente al rosato. Erano lisci ma finivano in piccoli boccoli e onde, lunghi fino a metà schiena.

Appena finì di asciugarli spense il phon e staccò la presa.

“Grazie mille per quello che hai fatto.” Natasha rimase un po’ male nel notare che aveva gli occhi lucidi.

“Stai bene?”

Ragnhild rimase in silenzio poi parlò. “L’ultima persona che mi asciugava sempre i capelli era Synne, la mia consorella che mi ha fatto da tutrice quando sono arrivata ad Asgard. Della mia prima vita umana non ricordo nulla e non so nemmeno chi fossi, ma la parte di Asgard me la ricordo.”

Natasha non disse nulla, sapeva cosa avrebbe detto ora.

“Synne era con me in missione sulla Terra e…” non serviva terminare la frase.

“A volte mi chiedo a cosa serva una seconda occasione se è solo per stare male?” sollevò lo sguardo sulla rossa “non fraintendermi, non ricordo come fosse la mia vita da umana per cui non posso sapere se sia stata felice o meno. Tranne la mia morte, quella è stata solo un brutto finale. Il peggiore possibile.”

La rossa la osservava con la stessa intensità “A volte vorrei io una seconda opportunità con cui cancellare tutto ciò che ho fatto.”

“Natasha non è il sangue che sporca le tue mani che ti fa necessitare di una seconda possibilità, sai? E’ altro. E poi credo che ti sia stata concessa comunque una seconda opportunità. Devi solo capire che la vita è ora e non ieri o domani.”

Non riuscì a trattenersi dal dire “Cosa ti hanno fatto in quel posto?”

“Hanno messo alla prova la mia resistenza e sai cosa?”

Natasha non si mosse. “Ho vinto.”

Ragnhild chiuse gli occhi “O così spero” sussurrò. Con un gesto della mano uscì dalla stanza. Natasha si sedette sul letto e decise che la ragazza nuova era come lei alla fin fine.

 

 

Ragnhild scattò su dal materasso con i brividi che le facevano sbattere i denti e il sudore gelido le attaccava il pigiama al corpo. Cercò di fare gli esercizi di respirazione che si era autoimposta. La sveglia accanto al letto segnava le tre e mezza e scese dal letto, aveva bisogno di muoversi.

Dei, le mancava battere sul muro e poi spostarsi nel angolo della cella dove sapeva aldilà del muro si sarebbe seduto Pietro e parlare con lui, raccontargli tutto mentre lui faceva lo stesso. Poteva quasi immaginarselo seduto scomposto che batteva il piede a terra e muoveva le mani ma non si spostava da lì finché lei lo avesse salutato. Sorrise al ricordo, era un sorrise amaro, ma ricordarlo le faceva bene.

Si infilò le ciabatte e prese una felpa e la indossò sulla canottiera- che era imbarazzante per il suo gusto, cioè chi avrebbe comprato un pigiama con un panda rosso-. Uscì dalla porta ma deciso di non disturbare Natasha era stata gentile con lei- l’aveva ascoltata e aveva cenato con tutti qualche ora prima, per poi essersi ritirata e addormentata in tempo record- ma non poteva disturbarla sempre.

Entrò nel ascensore e salì al piano dove c’era la cucina e la mega sala.

“Jarvis?” chiamò, ma non ottenne risposta. Strano ma non si chiese altro.

Le porte si aprirono e le luci del piano si accesero automaticamente quando entrò e camminò spedita alla cucina. Cercò un pentolino, imprecando nel non trovarlo.

“Cerchi qualcosa?” scattò pronta a colpire. “Capitano?”

“Chiamami Steve.”

“Ok, Steve.”

“Serve una mano?”

“Si volevo farmi una tisana ma non trovo il necessario.”

“Ti aiuto.” Si offrì cavallerescamente e ne preparò due.

Ragnhild si prese la tazza ed entrambi si sedettero sul divano, ognuno ad una estremità ma senza che la cosa fosse innaturale, sorseggiando la tisana.

Lo osservò meglio di sottecchi: era un bel uomo non c’era che dire e Thor aveva parlato molto bene di lui. Ma in quel momento pareva un po’ irritato, no, più amareggiato. E lei aveva una mezza idea del perché.

“Steve, per loro questa è la normalità”

“Ma non lo è.” Non pareva stupito del fatto che lei avesse capito subito. “Quello che fanno è sbagliato e mostruoso. Come hanno potuto? Ti hanno torturata per chissà quanto tempo!”

“Sai Von Strucker mi invitava ogni venerdì sera nel suo ufficio a bere un caffè e lì mi parlava. So che suona da pazzi ma mi parlava di quello che succedeva fuori, non mi diceva che giorno fosse o quale anno. Chiudeva le finestre perché non potessi vedere che stagione fosse, però mi teneva lì e mi parlava del mondo esterno e cercava di.. convincermi che stavo collaborando. Io rifiutavo sempre e così ci trovavamo lì ogni venerdì sera per un’ora assieme.” Fece una pausa sorseggiando e inghiottendo la bevanda calda “lui era convinto nella correttezza della cosa. Ciò che dici tu per lui era il male e lui stava facendo il bene.”

Steve sorseggiò a sua volta con le dita contratte e leggermente tremanti dalla rabbia.

‘Forse non avrei dovuto dirglielo’, ma ormai era andata.

“E’ questa la cosa più spaventosa che abbia mai sentito.”

Il silenzio calò di nuovo, ognuno che fissava davanti a sé. Non aveva intenzione di turbarlo ancora, ma c’era una cosa che voleva assolutamente dirgli.

“Sai mi ricordi una persona..”

Steve ricambiò lo sguardo. “si?”

“Non fisicamente, lui aveva i capelli scuri ricordo. Ma come parlata. Avete lo stesso accento.”

La osservò interessato. Ma alla fine la ragazza si rese conti di aver ben poco da dire.

“Siamo rimasti imprigionati per poco tempo e per quasi tutto quel poco tempo ero incosciente, ho vaghi ricordi di lui. Ma so che mi parlava con un accento simile al tuo e le sue dita…” si soffermò a pensare “aveva perso un braccio credo. Mi accarezzava a volte i capelli mentre dormivo con questa mano gelida, sempre con il braccio metallico lo faceva.”

Riappoggiò la tazza sul tavolo e si alzò. “Buona notte, Steve.” Allora si accorse che era sconvolto.

“Steve?”

La guardò. “Si, buona notte anche a te.” Poi si schiarì di nuovo la voce. “Vorrei parlare ancora con te quando avrai tempo.”

“Certo.” Rispose dubbiosa. Ma si allontanò e tornò all’ascensore e scese al suo piano, percorse il corridoio e rientrò in camera. Si passò una mano tra i capelli e sperò che l’essersi ricordata di quel ragazzo fosse una buona cosa. Non ricordava lui ma ricordava benissimo come l’avevano usata e preso il suo sangue e inserito nel corpo del ragazzo per vedere se resisteva, e lui ce l’aveva fatta.

Era il primo che era sopravvissuto.

E dopo di lui molti tentativi falliti fino a loro, Wanda e Pietro.

Chiuse gli occhi e sperò la stanchezza prendesse il sopravvento.

 

 

 

*Frejya, dea norrena del amore, seduzione e guerra.

Ho scelto questo tipo di nascita per Ragnhild dopo aver letto un libro di Kresley Cole e aver letto la sua definizione di valchirie.

Per aggiungere un dettaglio su Ragnhild: il suo nome è norvegese, scelto apposta per centrare con i loro miti e le loro leggende (anche Synne lo è). Oltretutto come valchiria è un ottima guerriera sia nel corpo a corpo che con le armi (sono con le lame visto che su Asgard non hanno armi da fuoco) e ha una abilità in più che è quella di percepire le persone. Come se sentisse quante persone ci sono in una stanza senza vederle e sapendo chi è un umano, chi mutante o altro.

La parte sottolineata sono i flashback e i sogni sono il corsivo, ma direi che era chiaro.

So che il flash back è pallosamente lungo ma volevo far capire i vari stadi di Ragnhild, perché della sua vita umana non ricorda nulla a parte il tentato stupro (muore prima che succeda), poi come valchiria su Asgard aveva acquisito forza ed era diventata una donna forte ed indipendente che però è stata quasi distrutta poi a causa degli esperimenti. E’ tutto legato tra loro e lei ha avuto modo di crescere in uno dei modi peggiori, anche se ammetto potevo scriverla meno tragica la cosa.

** il vestito descritto è quello di Rize Kamishiro in Tokyo Ghoul che lei indossa proprio nei primi minuti del primo episodio dell’anime. Mi era piaciuto un sacco.

La parte della festa sarà nel prossimo capitolo e ho deciso di allungare i tempi del film per dare spazio alle spiegazioni.

Mentre qua scopriamo come hanno sfruttato Ragnhild per anni, usando il suo sangue immortale per creare super soldati che non è andato bene tranne per quei tre.

Abbiamo anche l’incontro con Loki che ci stava e con Bucky. La parte sul nostro caro winter soldier era programmata visto che mi sono chiesta come sia arrivato ad oggi senza essere mai invecchiato e qui ho dato la mia risposta. Mente il nostro dio dispettoso preferito è stata un aggiunta dell’ultimo momento e devo dire mi piace come è uscita –ho riscritto la cosa tipo tre volte eh-.

Ecco come vedo Ragnhild (non ho trovato una attrice ancora)

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Se volete commentare o avete domande fate pure.

Grazie a tutti.

Mary

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