I have died everyday waiting for you...

di JarOfHearts_World
(/viewuser.php?uid=581675)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Heart beats fast ***
Capitolo 2: *** Colors and Promises ***



Capitolo 1
*** Heart beats fast ***


Londra, gennaio 2000.
“Quindi questo...E' un addio?”
I rumori della stazione suonavano ovattati nella mente di Kathleen, che implorava con lo sguardo il ragazzo italiano che le aveva fatto perdere la testa in quell'estate piena di avventure.
“Non puoi prendere il prossimo treno?”
A quel punto Alex, che fino ad allora era rimasto muto ed immobile sugli scalini della sua carrozza, si passò una mano tra i suoi riccioli scuri guardando con i suoi occhi ambrati quelli blu della ragazza che aveva davanti un'ultima volta.
“Perderei il volo” sussurrò avvicinando il suo volto all'altro.
Le labbra dei due arrivarono a sfiorarsi, fu proprio allora che Kathleen scappò, corse via rapidamente, senza aggiungere una parola né uno sguardo.
Correva con le lacrime che le scendevano a fiumi, nella fretta le scivolò il foglietto contenente l'indirizzo italiano di Alex andando a finire sul pavimento freddo della ferrovia.
Lui avrebbe conservato il suo?
Kathleen salì a bordo della sua auto nuova con il fiatone, diretta a casa, tutto era finito ormai.

 

 

Genova, Settembre 2014.

Era solamente l'alba, ma il sole era già molto luminoso.
Kathleen, con i capelli biondi raccolti in una treccia improvvisata, stava seduta sul dondolo della sua terrazza, osservando il porto che si era svegliato molto prima di lei, con una tazza di caffè sulla mano destra e una cartella clinica sulla sinistra.
Era la cartella clinica di Luca, un bambino che aveva in cura da quando era arrivata in Italia, ormai cinque anni addietro, sarebbe stato a breve dimesso dopo un calvario durato anni e lei voleva esser certa che tutto fosse veramente a posto e si era fatta portare la cartella a casa dai suoi specializzandi.
Kathleen si era trasferita in Italia dopo esser stata quasi implorata dal primario di oncologia pediatrica dell'ospedale, che aveva letto di come nonostante la giovane età fosse veramente avanti nel suo campo; inoltre conosceva l'italiano per via dei suoi nonni materni, ma quel Paese voleva dire molto per lei e le ci volle un po' per accettare.
Alla fine lo fece ma i primi tempi...I primi tempi lo cercava in ogni persona.
Chi?
Alex, di lui conosceva solamente il nome e ricordava il suo viso perfettamente.
Oramai lei aveva una vita che apprezzava molto, e un uomo al suo fianco molto apprensivo.
Era solamente una ventenne quando aveva conosciuto Alex, non avrebbe mai potuto dimenticarlo ma andava avanti, con l'unico ricordo che di lui le rimaneva.

-Mamma?Sei in terrazza?-
Kathleen si girò e vide sbucare dalla porta della terrazza i riccioli spettinati di Christopher e i suoi occhi chiari.
-Ehi ragazzino, cosa ci fai già sveglio?Mancano più due ore al suono della prima campanella-
-...Sono un po' agitato-
Chris era un ragazzo molto introverso, aveva appena compiuto quattordici anni ma non era affatto pronto a crescere ed iniziare il Liceo.
Era alto per la sua età, con l'abbozzo di un fisico ben definito ed un viso angelico ma era anche tanto ingenuo, chiuso e quasi spaventato dal futuro.
Kathleen posò il caffè e la cartella su un tavolino, lo invitò a sedersi affianco a lei e come quando era più piccolo si mise a carezzargli la testa, perdendosi tra i suoi capelli castani.
Passarono forse dieci minuti che anche Lorenzo fece il suo ingresso in terrazza, in maglietta e pantaloncini.
Teneva in braccio un fagotto strillante avvolto in un lenzuolino rosa e stava sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.
-Buongiorno, c'è qualcuno che ha fame qui- disse con la sua voce calma e pacata.
Kathleen si sollevò prendendo la piccola Beatrice tra le braccia che sgambettava nervosa ed affamata, Lorenzo prese posto affianco a Chris poggiandogli una mano sulla spalla.
-Allora...Sei pronto?-
Chris si strinse nelle spalle e scosse il capo più volte, senza dire una parola, la piccolina si era nel frattempo calmata ed era tornata la quiete iniziale.
-Il ragazzino ha bisogno di una grande somministrazione di coraggio...-
Alle parole della moglie, Lorenzo si alzò e si diresse verso la cucina lasciando mamma e figlio perplessi in terrazza; tornò dopo pochi minuti con una grossa brioches al cioccolato tra le mani, con le righe sulla superficie e la porse a Chris che ricambiò la cortesia con un sorriso.
Lorenzo tornò a sedersi, ma solo dopo aver dato un bacio alla moglie.
-Oggi è una giornata importante per la nostra famiglia.
Kathleen torna a lavorare, Chris inizia il Liceo e io inauguro la mia nuova attività commerciale-
Lorenzo era infatti un imprenditore ormai affermato, lui e Kath si erano conosciuti tramite amici in comune ad una festa e la sintonia tra i due crebbe in fretta.
Lui, altissimo con occhi e capelli neri, aveva un fascino che faceva piegare tutte le donne ai suoi piedi ma aveva occhi solo per Kathleen, lei non voleva sposarsi, ma poi rimanette incinta e cambiò idea.
Forse si, lo fece solo per la bambina, ma non era pronta a crescere da sola un altro figlio, e temeva che senza il matrimonio Lorenzo se ne sarebbe andato.
In questo momento Kathleen contemplava sorridente il suo quadretto familiare, lei con in braccio la bambina, Chris e Lorenzo vicini che discutevano sulla futura stagione calcistica.
-E' una giornata importante anche per Bea che la passerà tutta con i suoi fantastici nonni arrivati proprio ieri dall'Inghilterra!-
Judy e Sam, i genitori di Kathleen, avevano infatti deciso di trasferirsi in Italia per dare una mano a Kathleen e avrebbero iniziato col tenere la piccolina.
Suonarono alla porta quando la famiglia era già pronta per uscire e Kathleen non esitò a riempir loro di raccomandazioni, come se non avessero cresciuto tre figli in passato.
In cinque mesi era forse la prima volta in cui entrambi i genitori uscivano di casa senza la carrozzina, del vuoto se ne accolse anche Chris che prese la mamma per mano quasi per rincuorarla.
-Non è necessario che mi accompagnate...Posso cavarmela da solo-
-Certo che puoi, ma noi veniamo lo stesso.-
-Mamma...-
-Ti vergogni forse?E' il tuo primo giorno di scuola, ci saranno i genitori di tutti-
La scuola distava pochi minuti dalla casa, ci andarono a piedi.
Il cortile era già gremito di ragazzini spaventati e genitori preoccupati, Kathleen e Lorenzo si avvicinarono ai genitori di un amico di Chris ed iniziarono a chiacchierare con loro.
Tra la folla si aggirava anche qualche insegnante e qualche studente più “anziano” che tutto voleva meno che entrare a scuola.
Suonò la prima campanella, fu allora che Kathleen lo vide la prima volta.
Aveva la camicia azzurra, i jeans e delle scarpe eleganti.
I capelli erano sempre gli stessi, in mano teneva una valigetta vissuta e consumata dal tempo, e un registro nuovo dalla copertina blu.
Lei si sentì il cuore spostarsi in gola e iniziare a battere all'impazzata, la testa si fece troppo pesante e gli occhi le si spalancarono più increduli di lei.
-Kathleen!Kath!-
Scosse il capo strizzando gli occhi, tornando finalmente alla realtà.
-Che cosa hai visto?Una luce?-
Guardò Lorenzo negli occhi, ferma e silenziosa.
Quando risollevò la testa lui già non c'era più, inutile cercarlo in quel marasma, lo aveva perso di nuovo.
Perso?
Insomma, Kathleen e la sua mente contorta avevano lavorato troppo in fretta.
Non poteva essere lui, quel ragazzotto scapestrato che passò tre mesi a Londra con i soldi del papà non avrebbe mai potuto diventare un insegnante.
Inoltre quella scuola si trovava vicina a casa sua, se fosse stato lui gli sarebbe per forza capitato di incontrarlo precedentemente, negli anni passati.
Ormai tutto era finito, una professoressa bionda dall'aria severa aveva appena zittito la folla, tutti i ragazzini e i genitori la ascoltavano dare il benvenuto ai nuovi arrivati e presentare uno a uno gli insegnanti intorno a lei che avrebbero accompagnato in aula le varie classi.
A Chris e i suoi compagni toccò una professoressa con i capelli scuri e la faccia antipatica, Kath non sentì se fosse l'insegnante di lettere o di matematica...Forse di inglese?
Ad ogni modo ormai il ragazzino era entrato, Lorenzo era già pronto a ripartire e Kathleen continuava con lo sguardo a perlustrare il cortile.
Richiamata dal marito si girò, lanciò solo un ultimo sguardo alle finestre della scuola, lo rivide di profilo che sorrideva mentre stava parlando con qualcuno.
Era lui, era per forza lui.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Colors and Promises ***


Londra, estate 2000.

Kathleen dormiva felice nel suo grande letto, avvolta da lenzuola di seta che profumavano di lavanda.
Ad avvolgerla c'erano anche le braccia di un ragazzo con una cascata di riccioli, incontrato solo pochi giorni prima sui gradini esterni del British Museum.
Lei si trovava lì per caso, lui per fingere di visitare il museo.
"Sei del posto vero?Non sembri una turista!"
"Esattamente...Il tuo accento è buffo, sei italiano?"
"Come hai fatto a indovinare!"
"Si può dire che per metà lo sia anche io, Kathleen"
"Alessandro, ma tutti mi chiamano Alex"
Ci fu una breve stretta di mano, lui era rimasto subito colpito da quel viso angelico fatto da lineamenti delicati e due perle blu come occhi, lei invece era divertita, quell'espressione vispa in mezzo a tutti quei capelli le aveva dato l'idea di un leone che ancora non sapeva bene cosa fare della sua propria vita, che si trovava lì per caso e senza un particolare obiettivo da perseguire.
Non servirono molte parole, ma tra i due sbocciò l'amore quasi in un istante, come nelle fiabe.
Essi non lo sapevano, o forse si ma semplicemente non ci avevano mai riflettuto.
I mesi che passarono insieme furono intensi, brillanti, luminosi.
L'estate migliore di sempre per entrambi, al punto che quando lui si ripresentò nel periodo natalizio Kathleen quasi scappò di casa per passare qualche giorno sola con Alex in una casetta immersa in una verdissima brughiera, lontano da tutto e da tutti quanti.


Genova, settembre 2014.

Una festa di bentornato, cartelloni, dolci e i bimbi del reparto con i palloncini.
Luca era per mano ai suoi genitori, con uno zainetto sulle spalle e il volto sorridente pronto ad uscire.
Tutti venivano a stringerle la mano, a chiederle fotografie della bambina e complimentarsi.
C'era anche Margherita, la collega e migliore amica di Kathleen che stava in disparte a mangiare muffin e biscotti.

-Adesso basta, tornate tutti quanti al lavoro- lo aveva detto sorridendo e con tono pacato, ma nascondendo un velo d'irritazione.
Il suo reparto era tra i più tristi dell'ospedale, alcune volte nemmeno gli animatori riuscivano a mantenere il sorriso e li si vedeva piangere nei corridoi o sul pavimento del bagno.
Kathleen, introversa per natura, celava benissimo i suoi sentimenti anche davanti alla morte, rimanendo professionale ed esternando la giusta dose di umanità che la sua posizione lavorativa prevedeva.
Si avvicinò a Margherita, invitandola a seguirla nel suo studio mentre un'infermiera le passava cortesemente il suo camice.

-Sicuramente non è come poltrire a casa...Ma non pensavo ti dispiacesse così tanto tornare, anzi!- di bassa statura ed esile corporatura, Margherita era uno dei migliori medici, con due specializzazioni, decine di riconoscimenti e un'immensa umiltà.
Era da poco diventata primario del reparto, ma il tempo che passava in ufficio tra le scartoffie era limitato al minimo indispensabile.
-Abbiamo vari pazienti nuovi, ho bisogno che tu faccia un consulto ad una bambina arrivata ieri da cardiologia perché c'è qualcosa che non mi convince...Temo si tratti di qualcosa sfuggito a tutti fin'ora, perfino a me...Ho nel mio ufficio i risultati dei vari esami che sembra non evidenzino masse sospette ma...Ma non sono sicura che tu sia pronta a ricominciare.-
A quel punto Kathleen, che era rimasta a perlustrare il suo ufficio ascoltando vagamente l'amica, si girò di scatto verso di lei con aria quasi stizzita.
-Ma che dici?-
-Ti sei vista?Non sembri quasi in grado di intendere e di volere, non so se metterti tra decine di bambini con il cancro sia un bene al momento, forse hai un disequilibrio ormonale?
O una sensibilità materna troppo sviluppata?-
-Ma va, smettila con queste castronerie-
Kathleen prese posto dietro alla scrivania, anche Margherita si sedette all'altro lato, prendendo la scatola dove Kath  teneva le caramelle e riempendola con quelle che l'amica appena entrata aveva poggiato sulla scrivania.
-E allora cos'hai?-
Kathleen scrollò le spalle, aggiungendo la foto di Beatrice accanto a quella di Chris, accese il computer e finalmente rispose all'amica che spazientita stava per andarsene.
-Credo di averlo visto...-
-Di aver visto chi...?-
-Lui-
Margherita era l'unica persona in Italia a sapere di Alex, le due non ne parlavano mai anche se ogni tanto l'argomento tendeva a venire a galla.
-Lui...Lui il ragazzo italiano?-
-Si, lui!-
-E sentiamo dove l'avresti visto questa volta?Credevo che ti fosse passata...-
-Sono certa che fosse lui, l'ho visto con i miei stessi occhi!Gli stessi capelli, la stessa andatura...L'ho anche visto in volto!-
Ci fu un breve silenzio, disturbato solamente dai rumori di corridoio.
-Credimi, era di profilo e dietro al vetro di una finestra, stava sorridendo...-
-Si ma, dove?-
-Alla scuola di Chris, credo sia un insegnante-

A queste parole Margherita scoppiò a ridere, irritando Kathleen che battè i pugni sulla scrivania per zittirla.

-No scusami, quello che era in vacanza a Londra perché il padre aveva detto che era una città figa, quello che a vent'anni pensava che Shakespeare fosse un compositore ora è un'insegnante?-
-Esattamente.-
-Tuttalpiù potrà insegnare educazione fisica...-
-Non importa quello che insegna!Importa che si trova in questa città, nella stessa scuola di m...Nella stessa scuola di...-
-Di vostro figlio- disse Margherita, alzandosi e avvicinandosi all'amica in crisi.
-Ma tu ti rendi conto?-
No, Margherita non poteva rendersene conto, solamente Kathleen poteva capire quello che le stava succedendo o forse nemmeno lei.
Se si fosse trattato davvero di Alex...Lei non sapeva come reagire, come comportarsi.
Lorenzo credeva che Chris fosse figlio di un compagno di studi di Kathleen che di lui non aveva mai voluto saperne, Chris credeva che suo padre fosse un pompiere morto durante la gravidanza di Kathleen di nome Bob e lei non passava giorno che anche solo per un istante non pensasse al ragazzo con il quale aveva conosciuto il significato della parola amore.
-Sai quando...Quando lui partì alla fine dell'estate credevo che non l'avrei più rivisto, ma non mi importava molto.
Ero realista, la mia cotta estiva doveva giungere al termine prima o poi e avrei continuato la mia vita concentrandomi sullo studio.
Poi è tornato, me lo sono ritrovato davanti a casa all'alba del 22 dicembre e da lì...-
-Da lì hai capito che non era solo la tua cottarella estiva, che era il tuo vero amore, quello che si trova solo nella fantasia-
-E infatti così è stato, è sparito poco dopo Capodanno senza mai scrivermi neanche una lettera...-

Dopo non molto tempo dalla partenza di Alex, Kathleen aveva scoperto d'essere incinta.
Con l'appoggio della famiglia tenne il bambino, riuscì ad andare avanti negli studi e si avviò un'ottima carriera, sempre pensando al ragazzo che amava ma che forse non avrebbe mai più rivisto.
Si, lei era attualmente sposata con Lorenzo, ma è possibile dimenticare il vero amore?
Se Giulietta fosse viva e sposata sarebbe riuscita a dimenticare Romeo?
E Rose, Rose si è fatta una vita e una famiglia ma non le batte ancora il cuore ripensando a Jack?
Kathleen non ha mai smesso di amare Alex, mai smetterà di farlo.
E' arrabbiata con lui, è arrabbiata perché le ha già rovinato la vita una volta e forse sta per rifarlo, ma lo ama.
Lorenzo non le ha mai fatto battere fortissimo il cuore, c'è affetto da parte sua ma si può definire amore?
Da parte di Kathleen, sicuramente, no.

Un'infermiera interruppe il momento, un bambino si sentiva male e c'era bisogno di Kathleen, lei sollevata uscì dall'ufficio seguita dall'amica.
Distrarsi le sarebbe servito, prima o poi avrebbe dovuto affrontare la situazione ma non adesso.

[...]


Per Chris si era appena concluso il primo intervallo da liceale, aveva trascorso quasi due ore con la professoressa di matematica, un'arpia prossima alla pensione con una voce stridula e irritante.
Aveva blaterato norme sul comportamento e nozioni essenziali per l'inizio del programma mentre i ragazzi si scrutavano attenti tra loro.
Chris conosceva un paio di persone della sua nuova classe, si era situato nell'ultimo banco vicino al suo amico Marco, ex paziente di sua madre, e aveva parlato solo al momento delle presentazioni alla professoressa.
Al termine dei dieci minuti di libertà, i ragazzi tornarono frettolosamente in aula e nell'attesa dell'arrivo dell'insegnante si misero a parlare del più e del meno per conoscersi.
Nella confusione, si accorsero della presenza dell'insegnante solo quando la corrente fece sbattere la porta e tutti si girarono incuriositi verso la cattedra.
Presero posto ai loro banchi, rimasero in piedi e in silenzio come dei soldatini mentre l'insegnante li guardava divertito.
-Buongiorno a voi, sedetevi!-
Era decisamente più giovane della collega di matematica, aveva i capelli ricci e i lineamenti delicati che lo facevano sembrare un ragazzino.
Appena Chris lo vide gli venne da sorridere, spontaneamente.
L'insegnante se ne accorse e fece lo stesso, avvicinandosi al suo banco.
-Quindi non sono più l'unico con la criniera qui dentro...- 
Se Chris non avesse avuto il viso praticamente identico a quello della madre, sarebbe stata la parfetta fotocopia del suo nuovo insegnante.
-Sono il vostro insegnante di lettere, il professor Donati...Ce lo facciamo un giro di presentazioni?-
Si accomodò seduto sulla cattedra con il registro tra le mani, quasi gli venne un attacco al cuore una volta arrivato a...

-Me...Messing Christopher-

Chris si alzò intimidito dai compagni che lo fissavano, ma ancora di più dagli occhi sbarrati del professore.

-S..Sono io.-
-Messing?-
-Si...Qualcosa non...-
-No no, scusami.- il professore scosse la testa e riprese il suo sorriso -Allora, parlami di te!-
-Mi chiamo Christopher...Mi piacciono le materie scientifiche e vorrei..-
-Da dove vieni?- lo interruppre il professore.
-Abito qui vicino-
-Si ma, la tua reale provenienza.-
-Londra, ma vivo qui da ormai cinque anni-
A quel punto al professore cadde il registro, uscì dall'aula senza raccorglierlo e i ragazzi rimasero basiti dalla situazione, specialmente Chris che piano tornò a sedersi.
-Questo è fuori- gli sussurrò all'orecchio l'amico.

Rientrò dopo quasi dieci minuti, col sorriso e l'aria sicura di quando era entrato.
-Scusate, sentendo dire Londra da Christopher mi sono ricordata che avevo una cosa importantissima da dire a una collega di inglese e sono scappata per correre da lei, avanti, riprendiamo con le presentazioni!-







Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3133594