Let me go, let you go. (Diary)

di SomeoneNew
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The fault in the air. ***
Capitolo 2: *** Memories. ***
Capitolo 3: *** Be your own anchor ***
Capitolo 4: *** Like a butterfly. ***
Capitolo 5: *** Pain. ***
Capitolo 6: *** ANNUNCIO IMPORTANTE ***



Capitolo 1
*** The fault in the air. ***


Prologo

The fault in the air.

 
Come non essere banali davanti ad un foglio bianco? Come si fa a sorreggere lo sguardo perspicace e scrutatore di una pagina pura e illesa, senza alcun peccato? Non si può scappare da essa, non puoi scappare da te stessa.
Come si fa a scappare dai pensieri che ti corrono nella mente, talmente veloci da sembrare treni sulla via del ritorno, ansiosi di giungere a destinazione, una destinazione chiamata casa, giungere ad una soluzione.
E tu, come scappi dal riflesso che ti ripropone ogni superficie riflettente, come scappi dalla tua ombra, come scappi dal tuo essere terreno, materiale?
A quest’età è tutto un fuggire e scappare da ciò che poi scopriamo essere proprio noi stessi.
Tutte le pressioni che ci impongono la famiglia, la società, gli amici, nascondono solo la paura più vera e pura di deludere noi stessi. E così cerchiamo tutto ciò che può essere considerato una via di fuga, tutto ciò che possa trasportarci dove non serve respirare per sentirsi vivi. Noi esseri umani siamo così, un insieme di paure, ansie, rancori, delusioni, che portiamo dentro finché la morte non ci separa da essi. Eppure si dice che non si debba avere una visione pessimistica della vita, è per questo che crediamo anche nella felicità, un unico albero con tanti rami, ma se l’albero non viene curato, i fiori che dovrebbero dar vita ai rami non sbocceranno mai. La felicità è l’albero in sé, non è un ramo, non è un fiore, è… l’essere.
Ci troviamo in punta di piedi, su un filo steso a pochi chilometri di altezza sullo scontro tra due mari. Alcuni perdendo l’equilibrio, cadono nel mare della felicità, dove si coltiva il giusto albero, per altri ancora, l’aria tutt'a un tratto diventa più pesante, sulle spalle, sulla testa.
E’ tutta colpa dell’aria.
 
*Ho paura dell’ignoto, di ciò che non conosco, di tutto ciò che non si trova sotto l’unico lampione, in una strada deserta alle 00:03 di notte.*





SPAZIO AUTRICE
Salve gente, mi chiamo Daisy e questa è la prima storia che pubblico su Efp. 
Si tratta di una raccolta di pagine di diario in cui mi racconto, e attraverso le quali cercherò di raccontare anche voi, possibili lettori.
Sono pagine che contengono sentimenti, sensazioni, stati d'animo, pezzi della mia vita che ho bisogno di lasciare andare.
Spero che questo primo capitolo abbia stuzzicato in voi un minimo di curiosità, se così è stato sarei davvero felicissima se mi lasciaste anche una minuscola recensione, proprio piccolissima haha.
A breve posterò il secondo capitolo, anche prestissimo se mi accorgo che c'è qualcuno che potrebbe attenderlo. Twitter: @/DaisyYrral
Grazie mille per l'attenzione, a presto.

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Capitolo 2
*** Memories. ***


1.

Memories.

 
 
E’davvero possibile raggiungere la felicità?
Forse solo per qualche secondo, quando sul tuo mp3 in riproduzione casuale inizia la tua canzone preferita, quando spegniamo le candeline, quando fuori nevica e, alle volte, anche quando ricordiamo qualcosa.
Ci capita spesso di rivivere istantaneamente un ricordo, e così quelle immagini passate attraversano la nostra mente provocandoci brividi, o un sorriso involontario, come quando dopo un temporale primaverile le nuvole si accingono a lasciar spazio nuovamente al sole e iniziano a filtrare raggi sfuggenti nel grigio opaco del cielo, per poi scomparire, come se il sole avesse paura di risvegliarsi del tutto. Quante volte, in preda a tali ricordi, ci nascondiamo nella quotidianità per paura che questi riaffiorino troppo. Come una porta che ti lasci alle spalle, credi di averla chiusa, finché non ti riggiri e noti quella fessura, quella striscia luminosa, sottile come un filo da cucito. A quel punto ti chiedi, è solo una dimenticanza o è stato istinto?
Eppure nonostante la paura, alle volte, lasciarsi in balia del passato ti fa sentire al sicuro, se sei dove sei, se ora sei come sei, allora lo devi alla tua storia, e tu hai una storia. E tutto ciò che può dimostrare tale tesi sono i ricordi. Un sostantivo così dolce alla pronuncia, così arido nella vita.
I ricordi sono ricordi, un libro già scritto, e nonostante ci siano alcune pagine che vorresti strappare, sai bene che il finale non potrebbe mai essere lo stesso. Accettiamo ciò che siamo stati, il nostro vissuto, e affrontiamo ciò che saremo, il nostro avvenire, solo così potremo chiudere le porte del passato con la consapevolezza di ciò che è stato.
Ci insegnano che nella vita subiremo molte ferite, tralasciano che queste lasceranno delle cicatrici, e che dovremmo convivere con tali. La felicità comporta anche, e soprattutto ciò.
 
*Vivi fino in fondo, assapora ogni momento, fino a incamerare le vibrazioni delle corde di un violino, fino a distinguere, in una melodia, il piede del pianista, che abbassa e lentamente risolleva il pedale del suo strumento.*



Spazio autrice
Salve people, qui è Daisy che vi parla :)
Primo punto all'ordine del giorno: ringrazio infinatemente graislovr, NickIlFreddo e sasha_thestrange per aver recensito, e per avere scritto cose stupende dopo aver letto soltanto il prologo, grazie mille. Ci tengo inoltre a ringraziare i lettori silenziosi, 409 visite... non ho parole, grazie grazie grazie.
Seconda pagina di diario, pezzo importante di me, come credo di tutti, i ricordi. Piccoli spilli, o dolci petali che costituiscono il nostro scheletro, siamo fatti di ricordi.
Se vi è piaciuto il capitolo, sarei felicissima se lasciaste una minuscola recensione anche qui, in tal modo aggiornerò prestissimo, come avevo promesso nel precedente capitolo.
Grazie ancora, a presto :) Twitter: @/DaisyYrral

 

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Capitolo 3
*** Be your own anchor ***


3.
Be your own anchor.


Quentin disse a Margo: “Mi piace l’idea dei fili, mi è sempre piaciuta. Perché è così che ci si sente. Secondo me però fa sembrare la sofferenza più irrimediabile del dovuto. Noi non siamo fragili come i fili ci fanno credere.”
John Green.                                                                                                                                                                             

Com’è difficile accettare che un legame si dissolva nel nulla.
Vedere quel filo invisibile assottigliarsi sempre di più, quel sentimento crescente di impotenza. E’ una sensazione che ti corrode lentamente.
Prima c’è l’affanno, che ti fa sentire come se ci fosse ancora un’ancora di salvezza a cui aggrapparti, poi la frustrazione, inizi a chiederti se avresti potuto trovarla davvero quell’ancora. Ciò che rimane è solo delusione, l’immagine di noi, a terra, circondati dal buio, delusi da noi stessi, dagli altri, dal mondo. In quel momento, tutto ci sembra insormontabile, una lunga a stancante scalata, e non ci sono forze per affrontarla. La verità è che il difficile arriva dopo.                    
Quando credi di aver superato il momento, quando ti sembra di aver dimenticato quell’ombra che si allontanava, lì accade il peggio. Abbassi la guardia. Quando ti accorgi di dove sei arrivata, e delle persone che hai accanto, ti rendi conto di quelle che non hanno proseguito con te. E’ in questo momento che ti poni le vere domande.        
Abbandonato il rancore, la rabbia, la frustrazione, la delusione, rimani tu, e il vuoto che prima riempivi con tali sentimenti. E’ stato davvero giusto abbandonare la battaglia? Non c’era davvero più niente da fare?            
Ci annebbiamo l’anima con supposizioni e martiri e, non ci accorgiamo della cosa più importante, quanto siamo stati coraggiosi ad arrivare dove siamo ora, quanta forza abbiamo avuto a rialzarci in quel buio che ci circondava, e a scalare quella montagna che consideravamo insormontabile.      
“Be your own anchor”, ovvero “Sii la tua unica ancora”. Non aggrapparti a quei fili già troppo sottili, abbi fiducia in te stessa, prima di credere negli altri.
 
“Nella mia testa non è mai finita. Siamo ancora lì che ci guardiamo, per sempre.” 
John Green.


*Dopo quasi due anni, il pensiero della sua ombra che si allontana mi fa ancora tremare, nonostante il mio filo fosse collegato solo al contorno sfumato di quell’ombra.*


SPAZIO AUTRICE.
Hola genteeee, come va?
An other diary's page. Questa volta parliamo di rapporti e  legami che instauriamo con chi ci sta attorno, argomento che mi sta molto a cuore.
Vi chiedo nuovamente una minuscola recensione just per capire se continuare o no. Come avevo già annunciato la scorsa volta, sto scrivendo una ff in cui uno dei protagonisti è un cantante sicuramente di vostra conoscenza, volete provare ad indovinare? Mi farebbe davvero piacere.
Perciò vi chiedo di dscrivermi qui, o su twitter (@/DaisyYrral) se volete che inizi a postare the new story. Qui vi metto un'anticipazione -->


"
Sguardo perforante, atteggiamento sicuro ed un sorriso da toglierti il fiato, qualcosa che non può essere descritto, un misto tra vissuto e amato, come il Petrichor, l’odore della terra dopo la pioggia. Troppe volte l’ho intravisto sul retro di qualche locale in compagnia di qualche ragazza incontrata nel momento in cui l’alcool era entrato in circolo e il volume della musica si era alzato vorticosamente. Abituato a soffocare le sue emozioni nella gioventù di un diciottenne. Ma si sa, puoi spingere e reprimere ciò che provi finché, tutto come un frisbee, torna di rimando colpendoti proprio nello stomaco."  


Se vi ha incuriosito e volete che inizi a postare fatemelo sapere
Spero di avere presto vostre notizie, un bacio,
Daisy.


 

 

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Capitolo 4
*** Like a butterfly. ***


2.

Like a butterfly.



Solitudine.
La solitudine ci fa paura perché solo nel momento in cui la sentiamo capiamo chi siamo davvero. Ci ritroviamo a guardare in noi, come se fossimo una persona nuova, sconosciuta.
Solo nell’istante in cui questo stato d’animo ci pervade e ci circonda, ci riveliamo a noi stessi, completamente. La solitudine non consiste solo nello stato sociale, la solitudine fisica, quella la si può combattere, puoi lasciare che chiunque riempia il vuoto vicino a te. Ma il vuoto che è dentro di te?
Nonostante il fatto che l’unica a poterlo combattere sia tu, non riesci ad affrontarlo. E’ qualcosa più grande di te, che spesso viene immaginato come un vortice oscuro, e se ti sporgi troppo ti risucchia.
Io lo percepisco invece come una luce bianca accecante, puoi imparare a vedere nel buio, ma la luce. Lei prima ti stordisce, e poi ti acceca. Così, l’istinto ci spinge a chiudere gli occhi, a scappare, sempre. Eppure tante volte, solo facendoti accecare, pugnalare, distruggere, frantumare ogni più piccola parte di te da una minaccia, quella smette di essere tale, smette di farti paura,e inizi a vedere il mondo con occhi nuovi.
La solitudine interiore è data dalla perdita di se stessi, un vuoto incolmabile, che perciò non è più vicino a te, non puoi più dare la colpa a quel vuoto d’aria, perché tu diventi la solitudine.
Questa ti entra nelle ossa, assorbe ogni parte di te stessa, ma non è lei che diventa parassita della tua vita, sei tu che diventi parassita di te stesso.
Perciò lasciati demolire, abbandonati per un attimo a questa maestra di non vita, ma non chiudere mai gli occhi, perché solo così, quando la luce diventerà troppo bianca e pura da accecarti, e tu toccherai il fondo, rinascerai dalle tue macerie.
 
*Sii sempre pronto a rifiorire, a rinascere come una persona nuova e migliore. La tua solitudine è come il bozzolo della farfalla, non addormentarti in esso, combatti per ritrovare il respiro, combatti per ritrovare te stessa.*




SPAZIO AUTRICE.
Salve gente e buona domenica :)
Ecco a voi la terza pagina di diario incentrata sul sentimento della solitudine.
Sono rimasta un pò delusa, 0 recensioni per lo scorso capitolo, faceva così schifo? Si accettano anche critiche negative, sono qui per migliorare perciò fatevi sotto haha.
Volevo informarvi che sto scrivendo una storia, il cui protagonista potrebbe essere un cantante famoso sicuramente di vostra conoscenza. Al momento non vi svelo nient'altro. Se queste pagine di diario non vi interessano, o comunque non catturano abbastanza la vostra attenzione, sarei davvero felice di saperlo in modo che io inizi a pubblicare l'altra storia. Perciò viiiii pregooooooooo, lasciate una minuscola recensione.
A presto, Daisy.
:) 

 

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Capitolo 5
*** Pain. ***


SPAZIO AUTRICE.
Salve genteee come va? Metto lo spazio autrice prima del capitolo perché volevo annunciarvi una cosuccia. Per prima cosa, mi scuso per il capitolo pietoso che troverete qui giù, ma sono stanchissima per la scuola e tutto e non sono proprio riuscita a fare di meglio, per questo ho pensato di mettere lo spazio autrisce su nel caso non riusciate ad arrivare alla fine della pagina senza vomitare. Volevo farvi sapere che questa sarà, per il momento, l'ultima pagina di diario. L'idea di pubblicare tali pagine è nata dal mio bisogno di lasciare andare alcuni sentimenti, perchè come dico sempre, se è su carta, non è pù nella tua testa, e di condividerli con voi. Ho raggiunto il mio obiettivo, e vorrei ringraziare le 1156 persone che hanno seguito la storia e, sono state accanto a me in questo breve viaggio. Grazie mille. Ma non è solo questo. A corredo di tale capitolo pubblico ora un annuncio, e sarei felicissima se lo leggeste. 
Grazie ancora, Daisy.
Su twitter @/DaisyYrral

5.

Pain.



Come dovremmo comportarci con chi ci ha fatto soffrire?
Ci sono due diversi tipi di dolore, il dolore fisico e quello spirituale. Possono sembrare due cose molto diverse e distaccate tra di loro eppure, secondo me il confine tra le due è sottile. Il dolore fisico lo senti sulla pelle, fa male eppure può terminare, noi abbiamo la capacità di farlo tacere, con una semplice pillola, e alle volte, è anche una questione mentale. Ma il dolore spirituale, quello è un qualcosa di più complesso, non puoi metterlo a tacere con un’aspirina, e qui neanche la mente può far nulla. E’ come una nebbia fitta, una luce abbagliante, talmente forte da accecarti. Potrebbe forse essere il dolore che temiamo di più. Se nel dolore fisico, la morte può essere considerata una via d’uscita, qui l’insegna al neon ‘EXIT’ dov’è? Quando provi dolore soffri e, la sofferenza è sempre causata da un qualcosa, o da un qualcuno. Quando soffriamo a causa di qualcuno tendiamo a provare sentimenti contrastanti, delusione, angoscia, ma ciò che preme come un istinto di sopravvivenza è l’odio per questa persona, un odio represso, che è forse quello più pericoloso, quell’odio che ti fa tremare le mani. L’odio è uno dei sentimenti più potenti che la mente umana possa percepire, ci fa sentire invincibili, impermeabili a tutto ciò che ci può accadere intorno a noi, eppure… Non credo ci sia niente di più pericoloso di ciò. Diventiamo come una bomba ad orologeria, basta un fiammifero ad appiccare l’incendio, a farci crollare. Per chi riesce a superare tale fase vi è poi la seconda, l’indifferenza, è probabilmente la mia fase preferita. Ti rendi conto che la persona in questione non merita neanche la metà delle energie che tu impieghi nell’odiarla. E’ il momento in cui ricuci anche questa ferita e ti rialzi. Qui termina l’odio, la delusione, l’angoscia, e rimani tu, com’eri prima di tutto ciò, solo un po’ più cresciuta. 

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Capitolo 6
*** ANNUNCIO IMPORTANTE ***


ECCO L'ANNUNCIO:
Vi avevo parlato già negli scorsi capitoli di una ff che sto scrivendo e del fatto che in questa uno dei protagonisti possa essere un famoso cantante di vostra conoscenza.
Ebbene si, mi piacerebbe un sacco iniziare a pubblicarla.
Il famigerato cantante è... *rullo di tamburi* ... ZAYN MALIK.

Ora vi pregherei di non lapidarmi, spararmi o attentare in qualunque modo alla mia vita.
Sono una directioner anch'io e so che il momento non è dei migliori per iniziare a pubblicare una ff, che avevo iniziato a scrivere mesi fa, su di lui. Ed è per questo che sto chiedendo il vostro parere. COSA NE PENSATE? Vi scongiuro di farmelo sapere perchè sto impazzendo.
Ripropongo qui un'anticipazione -->

"Sguardo perforante, atteggiamento sicuro ed un sorriso da toglierti il fiato, qualcosa che non può essere descritto, un misto tra vissuto e amato, come il Petrichor, l’odore della terra dopo la pioggia. Troppe volte l’ho intravisto sul retro di qualche locale in compagnia di qualche ragazza incontrata nel momento in cui l’alcool era entrato in circolo e il volume della musica si era alzato vorticosamente. Abituato a soffocare le sue emozioni nella gioventù di un diciottenne. Ma si sa, puoi spingere e reprimere ciò che provi finché, tutto come un frisbee, torna di rimando colpendoti proprio nello stomaco." 

Se vi fa schifo l'idea vi prego di scrivermelo. Se vi fa schifo l'anticipazione vi prego di scrivermelo. Se non vi fa tanto schifo vi prego, vi scongiuro di scrivermelo. Sono pronta a pubblicare, anche in questi giorni il prologo quindi vi ripeto, VI PREGO FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE.

Vi ringrazio ancora infinitamente di tutto.
Un bacio,
Daisy
Su twitter @/DaisyYrral

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