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2 – I wanna feel the HEAT with somebody
Sei entrata
a passo di carica nel loft dello scrittore pronta ad imparare il Valzer e, speri,
a
sistemare le cose tra di voi.
Hai un ampia
borsa da cui estrai le scarpe da ballo.
Mentre ti
togli gli stivali e le indossi Castle ti domanda “Inglese o
viennese?”.
Se solo tu
sapessi di cosa sta parlando.
“Il
Valzer”,
prosegue lui non avendo ottenuto risposta “Quale vuoi
imparare? Quello viennese
o quello inglese?”.
Sei seduta
sul divano, chinata ad allacciarti il laccetto alla caviglia con lo
sguardo
attonito rivolto all’insù verso Castle
“Ehm...qual è quello più
facile?”.
“E
inglese
sia”, decreta Castle rispondendo così alla tua
domanda.
Si avvicina
allo stereo e lo vedi inserire un cd.
Poi prende
il piccolo telecomando e torna verso il divano.
Tu invece
cominci ad estrarre il tuo equipaggiamento dalla borsa.
“Cosa
sono
quelle?”, ti domanda con stupore vedendo le sagome nere a
forma di piedi che
stai posizionando a terra.
Dovrebbe
saperlo che non ti piace essere impreparata.
“Sono
i
passi da seguire. Su internet dicono che sia più facile
imparare se si hanno
delle tracce da seguire”.
Ti guarda
scettico “Da quando ti fidi di internet?”.
“Da
quando
ho solo poche ore per imparare!”, rispondi cercando di
mascherare il
nervosismo.
Sì,
sei
consapevole che sembra una stupidaggine ma sei con l’acqua
alla gola e se vuoi
imparare alla svelta ti devi far andare bene anche i consigli di
internet.
“Ah...ok...”,
non sembra convinto ma dispone comunque le
orme nel giusto ordine “Questi sono i passi base
e sono sempre gli stessi
che vanno ripetuti tutto il tempo. Una volta imparati poi ti puoi
spostare in
tutte le direzioni”.
“Come
mai il
Valzer inglese è più facile?”, domandi
curiosa mentre ti posizioni sui passi di
partenza.
“Perché
è
più lento e con figure più semplici”,
risponde da esperto.
Posi le mani
sui fianchi e finalmente glielo chiedi “Da quando Richard
Castle è un rinomato
ballerino?”.
“Detective
Beckett, con le cose che non sai di me ci potresti riempire un
libro!”, ti
risponde citando una tua vecchia frase del passato.
Inclini la
testa roteando gli occhi e lo vedi sorridere di fronte alla tua
espressione.
“Sono
figlio
della Gran Diva,
Beckett”, ti spiega
“Ho passato l’infanzia dietro le quinte dei suoi
spettacoli circondato da
attori e ballerini”.
Annuisci col
sorriso “Chiaro”, te lo immagini benissimo quel
piccolo bambinetto adorabile
che saltella allegro sul palco, conteso da tutti.
Ti risvegli
dai tuoi pensieri solo quando lo vedi agitare una mano “Sei
pronta a
cominciare?”.
“Certo!”,
raddrizzi la schiena e ti ricomponi mentalmente
“Iniziamo!”.
Castle preme
play sul telecomando e la note riempiono la stanza così da
permetterti di
prendere confidenza con la musica e il ritmo da seguire.
Ti parla di
tempi musicali.
A quanto
pare il valzer si esegue in ¾.
Non hai la
minima idea di cosa voglia dire, sta parlando mandarino per te.
Mentre lo
ascolti decidi di agire.
Segui le
tracce sul pavimento e posi uno alla volta i piedi su di esse.
Di nuovo.
E ancora.
Castle ti
guarda divertito.
Stai
semplicemente camminando avanti e indietro e senza molta grazia dato
che sei
praticamente un pezzo di legno.
Lui sposta
una delle orme con il piede “Lo vedi come
scivola?”, ti domanda “Due passi di
Valzer come si deve su quei foglietti di carta e avremmo fatto un bel
volo!”.
“Oh”,
fissi
imbarazzata i fogli con le impronte che hai stampato poco prima di
uscire “Non
ci avevo pensato”, ammetti “Dovevo portare quelli
professionali e adesivi”
sussurri poi, rivolta a te stessa.
Castle leva
di mezzo il resto dei fogli e si avvicina “Il mio pavimento
ti ringrazia per
non averlo fatto”, scherza prendendoti le mani e
trascinandoti al centro del
soggiorno.
“Mi
dispiace
doverti comunicare che il tuo essere una maniaca del controllo non va
affatto
d’accordo con la danza”, afferma posando la mano
sinistra appena sotto la tua
scapola mentre con l’altra mano ti afferra le dita e solleva
il braccio all’altezza
delle vostre spalle.
Quella
vicinanza improvvisa ti disorienta.
Credevi che
ci sareste arrivati gradualmente, invece sei già tra le sue
braccia.
Istintivamente
posi la mano libera sulla sua spalla “Solleva il
gomito”, ti dice
immediatamente controllando la postura.
Sembra
immune alla vostra vicinanza.
Lo osservi
con attenzione mentre mantiene la distanza corretta tra i vostri busti
e i piedi.
Possibile
che solo tu senti il calore attraverso la sua camicia?
Il profumo
della sua pelle?
O sta
cercando di restare il più professionale possibile per non
cedere al tuo
calore. Al tuo
profumo.
Attende il
momento giusto della melodia e poi ti dice “Vieni verso di
me”, e senza esitare
lui fa un passo indietro tirandoti a sé.
Inciampi nei
tuoi piedi.
“Scusa,
non
me l’aspettavo”, immediatamente ti rimetti nella
giusta posizione.
“Sei
troppo
rigida”, esclama lui “Riproviamo”.
Questa volta
lo segui in quel primo passo senza problemi, ma come fate il secondo
gli pesti
un piede.
“Scusa,
scusa, lo so, non dire niente”, ti porti le mani sul volto
“Riproviamo ancora”.
Vi rimettete
in posizione e ripartite.
Sei sicura
di dover avanzare e quindi spingi verso
di lui.
Stranamente
lui sta facendo lo stesso con te con il risultato che sembrate stiate
entrambi
cercando di spingere una porta invisibile.
Nel tentativo
di rimediare gli pesti accidentalmente l’altro piede.
Non ti
lascia le mani ma si allontana di un passo mentre tu abbatti la testa
sconsolata.
Non
può
essere così difficile!
Ti scuote le
braccia molli facendole dondolare “Te l’ho detto
che sei troppo rigida?”.
Lo guardi
scocciata.
“Devi
rilassarti, lasciarti andare. Lascia che sia il tuo cavaliere a
guidare”.
Lo dice come
se fosse una cosa facile.
Ti sarebbe
difficile anche se non fosse lui il tuo cavaliere.
“Lo so
che
non permetti mai a nessun’altro di guidare, ma non hai
alternative questa
volta”, afferma serio guardandoti negli occhi
“Pensi di poterlo fare?”.
Sai che sta
parlando del ballo ma... è come se non stesse affatto parlando
del ballo.
Probabilmente
sono passati svariati secondi prima che tu riesca a riemergere da quel
mare blu
e rispondere “Sì. Penso di poterlo fare”.
Vi
riavvicinate e tornate in posizione.
“Chiudi
gli
occhi”.
Quelle
parole suscitano però l’effetto contrario.
Li
spalanchi, fissandolo.
Un piccolo
sorrisino compiaciuto gli spunta sul volto “Fidati”.
Annuisci.
Sei tra le
sue braccia, ergo sei nel posto più sicuro del mondo.
“Chiudi
gli
occhi”, ti ripete.
Lo fai senza
esitazioni, questa volta.
Senti il
volume della musica aumentare e la sua presa farsi più
stretta.
Nessuno dei
due accenna a muoversi.
Deve essersi
accorto che sei tesa come una corda di violino.
Il suo
respiro che ritmicamente ti sfiora la pelle, combinato al tocco della
sua mano
sulla tua schiena, ti rilassa poco a poco.
Quando sente
i tuoi muscoli che si sciolgono, sposta la gamba in avanti spingendoti
indietro.
Con il
pollice ti massaggia la scapola sopra il tessuto e senti i vostri corpi
avvicinarsi.
Si sfiorano
appena ora, nonostante il valzer imponga una certa distanza tra il
cavaliere e
la sua dama.
Sei curiosa
di sapere se ti sta osservando o se anche lui si sta godendo il momento
ad
occhi chiusi.
Devi aver
spostato di poco la mano dalla spalla perché ora percepisci,
sulla punta delle
dita, la pelle caldissima del suo collo.
Ma è
quando
senti il suo respiro fresco sulle labbra che istintivamente apri gli
occhi.
Ti sembra in
imbarazzo e con un passo indietro si allontana, lasciando la presa dal
tuo
corpo.
“Hai
ballato”, esclama.
Ti guardi
intorno, sei dal lato opposto della stanza rispetto a dove siete
partiti.
“E non
mi hai
pestato i piedi”, aggiunge vedendoti ancora un po’
confusa.
Hai ballato.
Mentre ti
rilassavi tra le sue braccia e ti beavi del suo calore, hai ballato.
“I
passi li
sapevi, dovevi solo lasciarti andare”, dice ancora, mentre
estrae il cd dallo
stereo e raduna i fogli con le impronte da seguire.
Tu sei
ancora lì impalata, invece.
Capisci che
è successo qualcosa. E non solo a te.
Avete
provato le stesse sensazioni.
Ma lui non
sa che ora è quello che vuoi anche tu.
“Castle...”,
provi a dire.
Ma lui butta
tutto velocemente nella tua borsa e ti interrompe “Non hai
più bisogno di
lezioni. Fidati di tuo padre e lasciati guidare da lui”.
“Possiamo
parlare un attimo?”, domandi con il cuore in gola.
Ma lui ti
sta già porgendo la tua borsa “É tardi
e domani sarà una giornata importante.
Devi riposare”, risponde invece.
Non
c’è
astio o maleducazione nelle sue parole.
Anzi,
riconosci benissimo quel senso di vulnerabilità nella sua
voce che molte volte
hai provato anche tu.
Eviti di
insistere, cercando dentro di te quel tatto e quella pazienza che lui
ti ha
sempre dimostrato.
“Hai
ragione”, affermi sorridendogli sperando che quel sorriso gli
faccia capire che
comunque non ti arrenderai “Ci vediamo domani”.
Ivi’s
corner:
La prossima
volta, mi raccomando ragazze, le orme adesive! ^-^
Lascio a voi
la parola, stasera il mal di testa è mio nemico giurato (non
che le altre sere
mi lasci molto in pace...)
A presto con
l’ultimo capitolo ;)
Ivi87
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