Surviving a nightmare di SakiJune (/viewuser.php?uid=25189)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nebbia su Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Dear Prudence ***
Capitolo 3: *** Questione di contenuti ***
Capitolo 4: *** Entrerò nei tuoi sogni ***
Capitolo 5: *** "Credete di essere soli nel buio..." ***
Capitolo 6: *** Una lunghissima notte ***
Capitolo 7: *** L'avvertimento ***
Capitolo 8: *** Fino a desiderare il nulla ***
Capitolo 9: *** I Custodi del Sapere ***
Capitolo 10: *** Riconciliazione ***
Capitolo 11: *** Istanti strappati alla furia del Male ***
Capitolo 12: *** Qualcosa di personale ***
Capitolo 13: *** Il processo ***
Capitolo 14: *** Niente vi fermerà ***
Capitolo 1 *** Nebbia su Hogwarts ***
Benvenuti nell'atmosfera
cupa di Hogwarts nel settimo libro.
E bentornati con il terzo capitolo dell'unica saga Charming Roots
italiana, a quanto ne so (se mi sbaglio, fatemelo sapere!).
A chi si è perso le precedenti vicende, ecco i link.
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A MOTHER
HONORARY
MEMBERS
Siccome non pretendo che leggiate tutti quei capitoli, ho
provveduto ad un breve riassunto sul mio Live Space: qui
Come al solito cercherò di essere il più fedele
al canon possibile, anche se non necessariamente IC.
Angstily yours,
Saki
[aprile 1998]
La stanza era calda e spaziosa, arredata con ricercatezza. Le sarebbe
piaciuto stendersi su quel divano, raggomitolarsi in un angolo... e
dormire. Raccontargli tutto, liberarsi dal peso orribile di lunghi mesi
di torture e ricatti. Erano amici, no? E lui aveva abbastanza influenza
su Snape da poterla proteggere.
Sarebbero bastate poche
parole: sarebbe bastato essere sincera.
Ne fu tentata,
perché tutto in quella stanza invitava a
lasciarsi andare. I dolciumi sul tavolo, le tende vistose, il tappeto
soffice. Ma non era il suo mondo...
In nessun posto sarebbe
stata al sicuro... doveva farla finita.
Socchiuse gli occhi per
mettere a fuoco le etichette delle lunghe file di flaconi sugli
scaffali.
- Allora, che
cos'è che devi dirmi? - Era visibilmente
imbarazzato. Non sapeva cosa temere o sperare da quella visita
inaspettata, in piena notte.
- Non è
facile parlarne per me, Horace. Non so da dove iniziare, per la
verità.
Dovette ricacciare
indietro le lacrime, altrimenti non sarebbe riuscita a leggere nulla.
- Dal principio, giusto?
- Forse.
- Beh, siediti, almeno.
Le parole verranno.
Ma aveva già
trovato ciò per cui era venuta, non c'era
più motivo di inventare scuse. Accettò un
bicchierino di
liquore, che la scaldò un poco.
- Senti, è
tardi, ne parliamo un'altra volta.
- Riguarda... Filius?
- Anche. -
Aveva alzato gli occhi, in un goffo tentativo di lusinga.
- Domani ho il turno di
ronda, però, non mi troveresti. Preferirei che me ne
parlassi adesso, di qualsiasi cosa si tratti... possiamo trovare una
soluzione.
Erano frasi vuote. Vuote
come la
nebbia che circondava il castello, nonostante fosse primavera
inoltrata. Nebbia e gelo, creati dalla presenza dei Dissennatori
tutt'intorno alle mura.
Domani.
Sarà domani, allora.
Sarà
tutto finito.
***
Appena la porta si fu richiusa dietro di lei, Horace
boccheggiò, crollando sul divano con la testa tra le mani.
Non era uno stupido, non del tutto.
Non era un bambino.
Sapeva che le allusioni di lei erano una terribile bugia, che mai
avrebbe ricambiato i suoi sentimenti, che mai avrebbe messo in
discussione il suo matrimonio. Perché non era amore
ciò
che l'aveva spinta a piombare nella sua stanza nel cuore della notte,
era soltanto terrore, terrore e disperazione.
Non gli era sfuggito quello sguardo fisso sugli scaffali delle
pozioni... non era di lui che aveva bisogno, ma di qualcosa di molto
preciso... e pericoloso. E quando l'aveva trovato, se n'era andata,
riuscendo persino ad accertarsi di quando avrebbe avuto via libera per
impossessarsene.
Veleno antilumache.
Un intruglio che i pozionisti di Knockturn Alley non sarebbero mai
stati capaci di preparare: letale per qualsiasi animale, incluso
l'uomo, non aveva alcun effetto sulle piante: gli era stato
commissionato da Hagrid, disperato per le sue zucche, ma era rimasto
inutilizzato dopo il tentato arresto e la fuga di quest'ultimo.
Doveva averne parlato a Pomona all'inizio dell'anno, in qualche suo
accesso di vanità, e ora si pentiva amaramente di averlo
fatto.
Saltò
su, corse ad afferrare la boccetta e la gettò a terra, dove
si
infranse, e un odore nauseabondo si diffuse per la stanza.
Lanciò un
incantesimo per ripulire il pavimento, poi prese un flacone vuoto e lo
riempì di un liquido semitrasparente. Aggiunse qualche
goccia di
clorofilla, un poco di aloe e un ingrediente non del tutto legale da
utilizzare all'infuori del Ministero... ma non era il caso di badare
alle convenzioni, in una situazione così disperata.
Quando ebbe finito, vi applicò un'etichetta identica e lo
mise al posto di quello che aveva appena distrutto.
Affannato, con il sudore che gli imperlava la fronte, emise un
profondo sospiro e tentò di controllare il tremito delle
mani che solo allora si impossessava di lui.
- Cara, mia cara... che cosa ti spinge a desiderare la morte? Chi?
Il vento spalancò la finestra, e lasciando entrare quel
freddo
insopportabile. Horace rabbrividì nella sua leggera
vestaglia di seta.
In fondo aveva avuto una risposta: una parte della risposta, almeno.
Domani, quindi.
Domani
saprò tutto.
E se riesco a salvarla, non voglio nulla in cambio.
Solo il suo sorriso, solo la sua felicità.
Perché nessuno possa ancora vedere in me uno Slytherin
pavido e vanesio.
Fosse l'ultima cosa che farò...
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Capitolo 2 *** Dear Prudence ***
Between the iron gates of fate
The seeds of time were
sown,
And watered by the deeds
of those
Who know and who are
known.
(King Crimson, Epitaph)
Sarebbe banale dire che tutto era cominciato con il ritorno di Snape,
nel suo nuovo ruolo di Preside mandato dal Ministero, seguito dai suoi
"collaboratori". Tutto lo staff viveva una situazione quasi
insopportabile, nel dover sottostare alle nuove regole e in un certo
senso assecondare il volere di Tu-Sai-Chi, non ribellandosi ai nuovi
criteri di insegnamento per salvaguardare l'incolumità degli
alunni.
Minerva, da parte sua, non si sentiva umiliata dalla perdita di
autorità, si
sentiva anzi intimamente più motivata a lottare, a resistere
a
testa alta e non mostrarsi sconfitta. La depressione, in cui era
silenziosamente sprofondata in seguito al matrimonio di Filius e
Pomona, in apparenza svanì, per lasciare il posto all'usuale
determinazione e prontezza di spirito.
Tutti loro, in breve, non avevano altra
scelta che far pressione su se stessi, per poter comunicare anche solo
un briciolo di serenità agli studenti; ed avevano ben poco
tempo
per lamentarsi della
situazione. Ma ciò non significa che non soffrissero.
Avevano adattato ai loro volti una maschera adatta allo scopo: e
potevano solo sperare che a Snape e ai Carrow piacesse, quella
rappresentazione. Non sapevano che Voldemort riponeva in loro una
qualche sorta di stima e rispetto; credevano di essere ingranaggi
facilmente sostituibili, e solo il loro senso di
responsabilità, appunto, li tratteneva dal lasciarsi
trasportare
dalle emozioni violente di cui traboccavano.
Dirò allora che tutto cominciò con quell'incontro
in
biblioteca, perché fu allora che l'imprudenza e la
ribellione
vinsero sulla fragile razionalità della nostra protagonista,
e
la condussero ad un passo dalla follia e dalla morte.
Era, quella stanza, uno dei luoghi in cui Snape non metteva quasi
mai piede: agli occhi dei ragazzi era ancora il regno incontrastato di
Irma Pince, con le sue
regole ferree ma comprensibili, persino rassicuranti.
Ma la bibliotecaria non aveva più l'aspetto severo e
impassibile di un tempo.
Trasaliva ad ogni libro chiuso di scatto, girava lo sguardo non
più con sospetto, ma con timore.
In alcuni momenti era persino più nervosa del solito: ecco,
per esempio, quella sera...
C'entrava la professoressa Carrow, Pomona ne era certa.
Non seppe decifrare subito lo sguardo che Alecto teneva puntato in modo
ossessivo verso Irma: in esso non c'era nulla di prevedibile.
Non era la palese ferocia delle occhiate oblique di Amycus, e nemmeno
la sprezzante superiorità di Snape. Era fantasioso
divertimento,
desiderio di sfruttare il suo potere diversamente... perversamente...
Fu per afferrare il volume per cui si era recata in biblioteca e uscire
il prima
possibile in corridoio, quando intercettò l'implorazione
silenziosa di Irma:
"Lei mi vuole. In quel
senso. E Argus non può aiutarmi".
Non erano mai state amiche, a scuola, e il motivo era lo stesso per cui
non aveva mai capito il carattere di Augusta: la facoltà di
dominare le emozioni, il riserbo, erano per lei vizi
più
che virtù. Minerva, è vero, non piangeva mai, ma
se
sollecitata spiegava almeno ciò che la turbava. Irma no. Se
ora
dunque le chiedeva di aiutarla, seppure senza parole, era
perché
l'orrore di ciò che stava per accadere era insopportabile -
"E se fosse toccata a me? Se guardasse me in quel modo?
Neppure Filius potrebbe fare nulla, non deve mettersi contro di loro...
figurarsi un Magonò..."
Pansy Parkinson dominava il gruppo di ragazze Slytherin sedute ad un
tavolo, che terminavano i compiti per l'indomani. Loro
non sembravano affatto impaurite dalla professoressa Carrow. Erano
complici di quell'oscurità, e lo ammetteva a se stessa suo
malgrado, perché mai, in tutta la sua carriera, aveva osato
interpretare come frutto di malafede le azioni dei suoi studenti.
Nemmeno con Evan Rosier.
Nemmeno con Severus Snape.
Aveva imparato ad odiare Snape abbastanza recentemente, a dire il vero:
da quando aveva cominciato a prendere di mira Neville, già.
Non
c'entrava nulla il suo passato di Mangiamorte, allora... lei voleva
solo
proteggere il suo -
(basta! non era suo. non lo sarebbe mai stato)
- Professoressa Sprout, ho forse il cappello di traverso?
Si riscosse, rendendosi conto con apprensione che mentre aveva lasciato
vagare il pensiero, gli occhi le erano rimasti fissi su Alecto, la
quale ora sembrava spazientita.
- Mi perdoni, in realtà non stavo guardando da nessuna parte
-
improvvisò. Era buffo, involontariamente aveva ottenuto
l'effetto desiderato: l'aveva distratta da Irma, che era riuscita ad
uscire inavvertita dalla stanza.
- Humph. Parkinson, accompagni le sue compagne in dormitorio. E' ora di
andare a letto. - Si rivolse di nuovo a Pomona, con un
brillìo
nello sguardo. - Sa, ho in mente di parlare alla classe delle piante
Babbane, la prossima settimana. Le andrebbe di dire due cosette?
- Intende... una compresenza? - Cercò di mantenere un tono
disinvolto, ma era molto difficile. - Certo, con piacere.
- Perfetto! Giovedì pomeriggio ha lezione?
Lei fece cenno di no. Mentire sarebbe stato inutile, in fondo.
Il sorriso ampio e irregolare che la Mangiamorte esibì le
fece
tremare le gambe, mentre un presentimento la attraversava tutta.
Voleva correre via, correre, fuggire, gridare. Lontano da lei. Tra le
braccia di Filius. Ma era impossibile...
- Siamo d'accordo allora! - esclamò Alecto, posandole una
mano
scivolosa sul braccio e leccandosi le labbra. Pomona ebbe un sussulto,
che l'altra finse di ignorare.
Quella notte non riuscì a dormire, totalmente pervasa dalla
nausea e dalla paura.
Fu un peccato.
Per molto tempo, non avrebbe più avuto occasione di
rifugiarsi in un sogno che le appartenesse.
Nel deserto
io guardo con asciutti
occhi me stesso.
(C. Sbarbaro)
Cara Prue,
mi chiedi se ho
ancora visto A., ma come potrei? Non sono previsti incontri con le
famiglie degli allievi, quest'anno. Secondo me dovresti parlarle e
basta. Sai dove abita, dopotutto; e se il vostro litigio fu
così
terribile, puoi sempre chiedere a Enid di tastare il terreno in quel
senso. E' una cara persona.
Non capisco
perché tu non mi
abbia raccontato prima un episodio così importante. Siccome
è passato molto tempo - non fraintendere, ti prego - non me
la
sento di giudicare né te né lei. Non so cos'avrei
provato
al posto di Harold, come lui non ha mai saputo come mi sento. Ma io e
Harold non abbiamo mai avuto modo di confrontarci sul rispettivo
dolore. Chiedersi se sia peggiore la pazzia o la morte, per chi
rimane... non sono un filosofo, per fortuna. E sfortunatamente ho
provato insieme a te una di queste esperienze.
Siamo tutti
così ansiosi di
chiarire la nostra buona fede, di questi tempi, non è vero?
Ieri
mi sono scusato con il signor Filch per aver camminato sul pavimento
che aveva appena lavato. Tanto per dire.
Filius rilesse quanto aveva appena scritto, sorridendo amaramente.
Tutte quelle iniziali e quei giri di parole... Snape leggeva tutto
ciò che doveva partire via gufo dal castello.
Brutta cosa, la censura.
Terminò la lettera con qualche altra frase di circostanza,
poi
la mise da parte e prese un'altra pergamena, strappandone un frammento
e tracciandovi solo poche parole con inchiostro invisibile.
My life, don't lose your
hope,
As my hope is you, and you alone.
My hope, keep your life
tight,
As my life is you.
your Little Son
Ora doveva solo escogitare un modo per farlo avere a 'Mona senza che
venisse intercettato.
Erano arrivati a questo punto... le loro camere erano a sessanta metri
di distanza, eppure...
Ma se voleva salvaguardare la sua stessa sanità mentale, non
poteva permettersi di interrompere i contatti, né con sua
moglie, né con Prudence. Anche con la consapevolezza del
rischio e i compromessi del caso.
Già.
Lesse ancora una volta la lettera lunga. Pomona sarebbe stata
terribilmente gelosa se avesse saputo che da quindici anni
corrispondeva con la sua ex compagna. O forse no? Forse la guerra pone
anche questioni del genere sotto un aspetto relativo?
Ne dubitava. Le passioni sono semmai amplificate, la frustrazione porta
a idealizzare ciò che non si può avere.
Solo che aveva smesso da secoli di considerare Prue come una donna...
in quel
senso.
Era stato un giorno d'autunno, Londra era umida e cupa, e i Babbani
avevano mandato nello spazio un salettile o
qualcosa del genere. Lei indossava un vestito molto elegante, ma
così ampio da nascondere totalmente il suo stato...
Dal momento in cui aveva intuito che lei si vergognava, che la sua
vanità era più forte dell'orgoglio materno, smise
di amarla. Non servì osservarla e restarle accanto negli
anni successivi, rendersi conto del fatto che si era poi dimostrata una
buona madre: l'incanto si era spezzato.
Ma aveva lasciato una scia di tenerezza severa, tristezza di capire che
non sarebbe mai cambiata, che le maschere e le parole raffinate non
impediscono di invecchiare e la vedeva così indifesa di
fronte al tempo, di fronte a se stessa...
Prue.
Che ora si preoccupava di ricucire i rapporti con i parenti del
Lancashire. Ma cosa aveva portato quelle due, tanti anni prima, ad
avviare una conversazione tanto delicata e inconcludente? Immaginava
Augusta lasciare il palazzo dei Prewett disgustata, con l'avvoltoio di
traverso e borbottando insulti, magari trascinando Neville per un
braccio, e lui che si guardava indietro, verso il giardino...
Era stato così sciocco da parte loro! Se non fosse accaduto,
avrebbero mantenuto la loro pur fredda amicizia, confortandosi un poco.
- Alice è mia
nipote! Non è vero che non soffro per lei! Ma non
è la stessa cosa, non puoi venire a dirmi che è
uguale...
- Io ti dico che
è peggio.
- Stai attenta, Augusta,
stai offendendo la memoria di mio figlio...
- Non capisci. Io
preferirei che Frank fosse morto, piuttosto che vederlo in questo
stato, anno dopo anno.
- Attenta a quello che
dici! Non sai di che parli!
A quel punto forse il piccolo aveva guardato la nonna,
chiedendosi perché stesse dicendo quelle cose brutte a zia
Prue sul suo papà. Quella stessa espressione che Pomona
aveva scorto sul suo visetto sperduto al primo anno a Hogwarts... e nel
frattempo aveva visto Harold ammalarsi e morire, e Algernon l'aveva
sottoposto a quegli strani esperimenti...
Inutile tentare di ricostruire la scena, era stata senza dubbio
più penosa di quanto potesse inventare.
Tornò al presente, ai compiti da correggere, al pensiero dei
suoi studenti torturati da Amycus quella mattina, a cui non era stato
permesso di recarsi in infermeria.
Buffo, Neville non sapeva nemmeno del loro matrimonio. E nemmeno la
giovane Lovegood.
Cosa stessero complottando, loro due e Ginevra Weasley, era abbastanza
chiaro. Pregò che stessero attenti, che non dessero troppo
nell'occhio, ma non se la sentiva di intervenire... era troppo
disgustato dalla situazione per non ammirare il loro coraggio.
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Innanzitutto grazie a ferao, lyrapotter e HarryEly. Ci ho provato.
Nel mezzo del cammin della matura, ho postato il nuovo capitolo.
Naturalmente per capire tutto ciò che stava per succedere
nel prologo dovrete aspettare, anche se qualcosa si può
già intuire. Voi siete mai finiti nei guai nel tentativo di
salvare un amico da una brutta situazione? A mia madre succede di
continuo. E ora che mi ci fate pensare, lei e Pomona si somigliano
molto fisicamente^^
Ed è con rulli di tamburi e grandi inchini che vi ho
presentato Prudence Prewett, prozia di Neville e madre di Benjamin...
nonché gran dama della buona società Pureblood
inglese. Lo scioglilingua nel nome è voluto... voglio
sfidarvi a pronunciarlo.
E' una mia invenzione che il nonno di Nev si chiamasse Harold.
Innanzitutto somiglia un po' a Harfang, che compare nell'albero di
famiglia dei Black. Poi si abbrevia in Harry, ed è tutto
dire^^
Ci si rivede, spero, dopo l'orale, cioè non prima della
metà di luglio. Il che non significa che non ci scappi
qualche drabble nel frattempo...
Un grande abbraccio!
Saki
P.S. Per chi non lo sapesse, ho giocato alla kamikaze e ho scelto la
tipologia A della prima prova: l'analisi della poesia di Montale. Alias
come complicarsi la vita...
P.P.S. Il titolo del chap è una canzone dei Beatles. Chi ha
visto al cinema "Across the universe" la conosce.
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Capitolo 3 *** Questione di contenuti ***
Knowledge is a
deadly friend
When no one sets the rules.
The fate of all mankind I see
Is in the hands of fools.
Che sarà mai.
L'ho fatto molte altre
volte.
E' solo una compresenza,
come capitava a volte con...
Con Charity.
No, è peggio
se penso a lei, a
tutta quella storia, quando ero gelosa di Fil e tutto era molto
più semplice e c'era ancora tempo da perdere, da
sprecare con le sciocchezze...
Cercava di farsi forza, fuori dall'aula di Babbanologia, calcolando che
un'ora era tutto sommato breve, e poi si era preparata
perfettamente le cose da dire...
Solo che con Alecto Carrow non bastava prepararsi: la sua
malvagità era imprevedibile.
Rabbrividì ancora una volta al pensiero del suo sguardo
lascivo e di quando l'aveva toccata
(insudiciata)
ed aprì la porta dopo un lungo respiro.
- Alla buon'ora, professoressa Sprout. Avevo già finito di
spiegare alla classe la lezione che affronteremo oggi... -
L'afferrò per un braccio e la spinse dentro con malagrazia,
rischiando di far cadere il grosso vaso che Pomona teneva tra le mani.
- Aspettavamo solo lei, sa?
Il fatto che l'aula fosse piena di studenti la rassicurava; era nel suo
elemento, dopotutto. Erano del quinto anno, Gryffindor e Ravenclaw.
- C-come la professoressa Carrow vi avrà... vi ha
anticipato,
oggi parleremo degli usi alimentari e curativi delle più
comuni
piante Babbane - cominciò, posando il vaso, che conteneva un
arbusto di rosmarino.
- Che buon odore! - commentò una ragazzina del primo banco,
ma Alecto la zittì duramente e si rivolse a Pomona:
- Ma quali usi curativi! Solo le piante magiche hanno potere, tutte le
altre sono erbaccia inutile!
Con un ringhio le si piazzò davanti, minacciosa.
- Veda di non dire fesserie davanti agli studenti o sarà
peggio
per lei. Credevo avesse capito su quali principi si fonda l'istruzione
a Hogwarts, da quest'anno. Evidentemente non le è ancora
chiaro
- sibilò, trattenendola per il davanti della tunica, mentre
qualcuno dei ragazzi si sporgeva dai banchi per vedere meglio.
Non avrebbe dovuto umiliarla davanti a tutti.
Nessuno, mai, aveva messo in dubbio le sue conoscenze. Si
liberò dalla stretta di Alecto e tentò di salvare
la situazione, spiegando ulteriormente il suo punto di vista.
- E' chiaro che la magia è qualcosa di unico e prezioso.
L'effetto di una Pozione Digestiva è molto più
efficace e rapido di una semplice tisana di salvia e limone, su questo
non c'è dubbio. Ma sfido chiunque di voi ad aromatizzare una
pietanza di carne con la Puzzalinfa...
Gli studenti, che prima avevano un'aria preoccupata, scoppiarono in una
risata liberatoria, dimenticando la presenza della professoressa
Carrow, che ora se ne stava truce in un angolo, gli occhi ridotti a due
fessure, torcendosi le mani.
- E' vero
che con i cetrioli frullati si può fabbricare una maschera
di bellezza? - chiese incuriosita Romilda Vane.
Alecto si sedette, continuando a fissare Pomona che rispondeva alle
domande con sempre maggiore disinvoltura. Quando la campanella
suonò, i ragazzi si alzarono e uscirono dall'aula: Slughorn li aspettava per accompagnarli nei sotterranei per la
lezione di Pozioni.
- E lei dove crede di andare?
Pomona rabbrividì. Ora che l'entusiasmo era svanito, restava
la dura realtà, la sensazione dapprima vaga, poi sempre
più concreta, di aver sbagliato a sfidarla in quel modo.
- Ha del fegato. E' sicura di essere stata in Hufflepuff?
In quel momento non era sicura di niente, nemmeno del proprio nome
(l'altro
nome... quello che avrebbe voluto gridare al mondo)
e se ne pentì amaramente, eccome se avrebbe desiderato
tornare indietro e cancellare quella bravata...
(me la farà pagare, oh sì, e se sapesse il mio
segreto, la farebbe pagare anche a lui)
- Sono sicura che lei non è una Sanguesporco.
- Mia nonna era Babbana - puntualizzò Pomona, malgrado se
stessa. Istintivamente aveva cercato di porre un muro tra di loro,
perché...
No, non sapeva il motivo della ribellione che esplodeva nelle sue parole e nei suoi gesti. Erano diverse come il giorno e la
notte, giusto? Allora a che scopo peggiorare la situazione, cosa stava
cercando di dimostrare? Vattene,
pensava, chiedi scusa
ed esci da qui!
- Beh, nessuno è perfetto - grugnì l'altra scrollando le
spalle. - Solo il Signore Oscuro è perfetto, mia cara!
Non che Alecto non sapesse delle origini di Voldemort.
Ma era così poco intelligente, così poco
obiettiva da riuscire a prescindere da quel particolare.
Se era diventata una Mangiamorte, comunque, non era soltanto per una
questione ideologica o per seguire il fratello nelle sue imprese, e
tantomeno per adorazione pura e semplice nei confronti di Voldemort.
La sua malvagità era innata. Prepotente. Perversa. Prendere
il Marchio aveva significato suggellare la propria natura,
né più né meno.
- Io devo... andare. Mi aspettano per la prossima lezione.
- Aspetti un momento. Mi è piaciuta oggi, sì
sì - Si avvicinò e fece per sfiorarle il viso.
Pomona sobbalzò e fece un passo indietro, allungando un
braccio verso la porta.
- Mi è piaciuta molto.
- Sottolineò quelle parole con un moto civettuolo della
testa.
Incespicando, Pomona corse in corridoio, che era già vuoto.
Nessuno, nessuno... Solo i volti stupiti dei ritratti, che scomparivano
dalle cornici man mano che li superava.
Poi quella risata, e una luce violacea. Doveva averle lanciato un
incantesimo dritto nella nuca. Non riusciva più a muoversi,
si sentì soffocare. Ma non cadde. Rimase là,
stordita, a sentirla ridere, mentre sentiva i suoi passi avvicinarsi.
- D'ora in poi io e lei ci divertiremo.
Le braccia di Alecto la strinsero da dietro, con la bacchetta le
accarezzava il collo.
- La...scia...mi.
- Come vuoi. Che tu lo voglia o no, ora mi appartieni.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, e per un istante
desiderò che quella maledizione fosse letale. Avrebbe
preferito morire, piuttosto che restare in balìa di
quell'essere disgustoso.
Ma non morì. Non svenne. Lentamente, riuscì a
muoversi e la sua mente tornò lucida.
Alecto la lasciò andare, senza smettere di ridacchiare tra
sé. In lontananza, Pomona sentì la porta
dell'aula di Babbanologia richiudersi.
Il grido che aveva dentro non uscì nemmeno allora.
Sola nella Sala Comune di Ravenclaw, Hayden Toots rifletteva.
Non le era piaciuta per niente l'espressione della professoressa Carrow
quella mattina a lezione, e men che meno il suo gesto. Non che
solitamente le stesse simpatica,
beninteso: detestava i nuovi insegnanti, come tutti i suoi compagni di
Casa. Soprattutto da quando Anthony era tornato dalla sua punizione
più
morto che vivo.
- Morgana, che cosa ti
hanno fatto?
- I cavoli tuoi, Toots,
ricordati.
Decisamente, quel ragazzo non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti.
Ma sperava che, almeno, la considerasse una di fiducia: desiderava con
tutte le sue forze unirsi alla resistenza, qualunque cosa
comportasse. I suoi genitori avevano cresciuto lei e i suoi fratelli
nel rispetto di ogni creatura, mago, Babbano, elfo o gnomo che fosse, e
sperava davvero che Harry Potter fosse vivo e stesse lottando contro
Tu-Sai-Chi, come sostenevano Anthony e Michael.
Hayden, inoltre, era cresciuta con una religione: suo padre. Il
più grande Erbologo d'Inghilterra, più grande di
Phyllida Spore (e anche più bello). Una delle punte di
diamante della WWN, forse più famoso ancora di Glenda
Chittock, al punto che non esisteva mago o strega in tutto il Paese che
non conoscesse la sua voce strascicata e cantilenante.
E Tilden Toots, a sua volta, aveva sempre raccontato alla sua famiglia
quant'era stato determinante per la sua futura carriera avere
un'insegnante gentile e capace come Pomona Sprout.
Hayden non era stata smistata in Hufflepuff, e nemmeno era una cima in
Erbologia. Si era rassegnata a non seguire le orme di papà,
nonostante lo ammirasse tanto, e aveva scelto Babbanologia al suo terzo
anno per diventare almeno come la mamma, divenuta celebre per aver
vissuto un anno senza fare uso dei suoi poteri magici e aver raccontato
quell'esperienza in un libro.
Però era sicura che se Alecto Carrow avesse fatto del male
alla professoressa Sprout, e lei, Hayden, non avesse fatto nulla per
impedirlo, non sarebbe mai più riuscita a guardare suo padre
negli occhi.
- Signorina Toots! Non le sembra l'ora di andare a letto? - la riscosse
un noto squittìo.
Hayden si giustificò mostrando il tema di Incantesimi non
ancora terminato.
- Come sa, io non bado alla lunghezza, sono i contenuti che contano.
Lei sorrise a quel gioco di parole.
- La ringrazio, signor Direttore, ma preferirei finire se non le
dispiace - disse tutto d'un fiato.
- Come desidera, ma si ricordi... non esca dalla Torre per nessun
motivo, e vada a letto non appena ha finito, va bene?
- Certo, professor Flitwick.
Finse di rimettere mano alla piuma, ma un sospiro involontario le
sfuggì.
Sul punto di uscire dalla Sala Comune, Filius indugiò.
- Sicuro che vada tutto bene, Toots? Si ricordi cosa vi ho detto
all'inizio dell'anno.
Se notate qualcosa di
veramente terribile, che vada oltre le punizioni e il cambio di rotta
che già avete notato, non esitate ad avvertire me o la
professoressa McGonagall.
Era stato veramente "terribile"? L'insegnante di Arti Oscure ordinava a
quei due di Slytherin di cruciare i compagni, che c'era di strano se
sua sorella tirava una collega per il vestito?
Hayden rifletté.
C'era una differenza.
- Oggi... durante l'ora di Babbanologia...
Filius tornò sui suoi passi. Era sicuro che quella sera non
fosse solo la cotta per il signorino Goldstein a rendere quella ragazza
così pensierosa.
- Non aver paura. Non farò nulla che possa metterti in
pericolo. Non lo dirò a nessuno. - Era passato dal lei al
tu, quella ragazzina gli sembrava così indifesa... ma c'era
coraggio nei suoi occhi, e odio per l'ingiustizia...
- Ma io mi fido di lei. - puntualizzò Hayden, temendo di
offenderlo.
Da cinquant'anni, ormai, Filius viveva per quest'unica certezza. Il
cuore gli si allargò.
Finché i miei
studenti sentiranno di poter contare su di me... finché
meriterò la loro stima e il loro rispetto... io
avrò una ragione per continuare a vivere, qualunque cosa
accada.
- Allora raccontami tutto.
Le parole di Hayden ebbero l'effetto di uno Schiantesimo su di lui e
subito la ragazza si pentì di essersi confidata.
Temette che gli venisse un colpo o che avesse intenzione di andare a
sfidare la professoressa Carrow; non l'aveva visto tanto sconvolto
nemmeno quando gli era stato proibito da Snape di insegnare gli
Incantesimi Rallegranti, anzi, nemmeno quando avevano tentato di
catturare Hagrid.
- Non deve toccarla... non deve permettersi... schifosa!
Aveva parlato tra sé e con una voce tanto acuta da
spaventare Hayden.
Sembrava quasi essersi dimenticato della sua presenza,
finché lei abbassando la testa non si era voltata per salire
nel suo dormitorio:
- Non commetterò imprudenze. Un Ravenclaw non commette mai
imprudenze, ma ti prego di farmi sapere se accadrà ancora
qualcosa di simile. Me lo prometti, Toots?
Lei annuì e scomparve su per la scala.
Filius posò gli occhi sullo scrittoio, contando
meccanicamente i centimetri di pergamena.
Settantadue.
E quel compito non era abbastanza lungo?
- Papà, a me non
piace fare i temi.
- Perfetto. Non
avrai il tuo GUFO.
- Ma io sono bravissimo
con la bacchetta. A che serve scrivere e scrivere, e fare ricerche...
- La bacchetta non
è tutto, Benjy. Il cervello è tutto, il cervello
e il cuore. E' da lì che sgorga la magia. Un mago ignorante
non è degno di questo nome.
Non toccare mia moglie,
Alecto Carrow. Non toccarla più, altrimenti... potrei
strozzarti con queste mani.
Ma non ce ne fu bisogno.
Non ci furono altre scenate.
Perché Alecto non aveva più bisogno di
avvicinarsi a Pomona: erano legate a doppio filo, in un mondo che non
apparteneva a quella realtà.
E là, davvero, avrebbe potuto fare di lei ciò che
desiderava.
***************************
La strofa iniziale è della stessa canzone dello
scorso capitolo. Giusto per non avere grane.
E mentre la storia va avanti i personaggi nuovi spuntano come funghi o
gnomi da giardino che dir si voglia...
Tilden Toots e sua moglie sono canon, almeno secondo le
Figurine delle Cioccorane nel sito di JKR. La figlia Hayden, Ravenclaw
del quinto anno, è invece frutto della mia testolina^^
Grazie a ferao,
lyrapotter, HarryEly e Caillean. Bacioni!
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Capitolo 4 *** Entrerò nei tuoi sogni ***
Fu quella sera stessa.
Aveva sprangato la porta con due sigilli magici, e credeva di
essere ragionevolmente al sicuro. Inoltre non aveva accusato nessun
sintomo strano a causa di quell'incantesimo che Alecto le aveva
lanciato nel corridoio. Niente bolle in faccia, piaghe o formicolii
diffusi. Forse si era soltanto divertita a spaventarla.
"Che tu lo voglia o no,
ora mi appartieni"
Che significava quella frase? Che genere di minaccia era?
Quella donna era folle, punto e basta. Non le aveva lanciato un
Imperius, questa era l'unica cosa di cui era sicura, ma in quale altro
modo avrebbe potuto appartenerle?
Al chiuso della sua camera, tra le coperte, l'intera vicenda le
sembrava ridimensionata.
Chiuse gli occhi, mentre pensava:
"Io appartengo soltanto a una persona, e questo non
cambierà..."
Fu allora.
Si ritrovò in una stanza che conosceva, anche se era allo
stesso
tempo molto diversa. Alla luce di strane candele dall'odore nauseante,
la minuscola vetrinetta che aveva contenuto un allegro servizio da
té le apparve opaca e vuota. Al posto della
macchina per
scrivere, sul tavolino sotto la finestra, c'erano una
quantità
di libri antichi. Libri di Arti Oscure, probabilmente. Dalle pareti
erano scomparse le fotografie di attori Babbani, e si potevano
vedere ancora i segni sulla tappezzeria.
Quella era stata la camera di Charity. E adesso...
- Che cosa mi hai fatto?
La voce le uscì stridula e innaturale. Quel posto esisteva,
eppure non si trovava davvero là.
Anche il silenzio aveva un'eco e l'aria vibrava... quando
provò a camminare la stanza sembrò muoversi con
lei.
- Benvenuta. Che cos'ho fatto lo vedi da te. Cosa farò lo
vedrai... adesso.
Alecto Carrow emerse dall'ombra e le si avvicinò, scoprendo
i denti in un ghigno sinistro.
Pomona non riuscì ad urlare. Più che altro,
forse, sapeva
che era inutile. Quella dimensione esisteva solo per loro due.
Alecto mosse la bacchetta e le fece saltare i bottoni della camicia da
notte. Respirava forte, tirando su col naso e facendo un rumore
disgustoso.
- Questo è la mia
camera, e questo è il mio
sogno, e se io decido che non puoi fuggire, resterai con me
finché ne avrò voglia...
E aveva davvero molta voglia.
Il suo alito era nauseante, le sue mani orribili.
- Non trovi che ci assomigliamo?
Non era abbastanza buio.
Non sarebbe mai stato abbastanza buio.
...
- Uffa! Chi si è chiuso nel Bagno dei Prefetti?
Volevo
farmi un bagno prima di colazione! - La voce di Blaise Zabini era
inconfondibile, così come la risatina acuta di Tracey Davis.
Pomona sentì i passi e le voci allontanarsi e si
rituffò nell'acqua calda.
Non riusciva ad eliminare quella sensazione. Non importava quanto
strofinasse, le sembrava che le impronte di quelle dita fossero ancora
lì, sulla sua pelle.
E sarebbe tornata. Forse quella notte stessa... non avrebbe
più avuto pace.
Si sarebbe lasciata stordire dal caldo e dall'umidità ancora
a
lungo, se la piccola Myrtle non fosse arrivata a curiosare.
Myrtle, la triste, eterna ragazzina, la prima vittima di Tom Riddle.
Aveva sempre provato un certo senso di colpa in sua presenza
(la colpa di essere viva)
così scivolò fuori, si asciugò, si
rivestì e si presentò a fare lezione come ogni
mattina.
Irma le cercò i libri che le servivano. Buffo, no? Era stato
per salvare lei
che si trovava in quella situazione: ma non aveva più molta
importanza.
Cercò, sfogliò, frugò per ore,
finché non riuscì a scoprire di quale incantesimo
si trattava.
- Somnium Introibo -
Permette di
collegare la propria dimensione onirica a quella della persona
a cui viene indirizzato.
Colui che
l'ha lanciato riesce, se lo desidera, a mantenere uno stato vigile e
controllare le proprie azioni all'interno del sogno, mentre la persona
colpita non può sottrarsi all'interazione se non con il
risveglio. Eventuali ferite, traumi, ogni tipo di magia effettuata
all'interno della dimensione onirica non hanno alcun effetto fisico, ma
in caso di soggetto non consenziente vi sono elevate
possibilità di shock e danni mentali, che dipendono
naturalmente dalle azioni subite durante il sogno. Può
essere annullato esclusivamente da chi l'ha lanciato, non esistono
altri rimedi.
Decise di sfuggirle il più possibile.
Non era impossibile restare sveglia, per quanto si sentisse galleggiare
sulle nuvole e tremendamente stanca. Arrivò a bere sei
caffé al giorno. Poi c'erano le Pozioni Rinvigorenti, che
funzionarono fino ad un certo punto. Non esiste magia che possa
sostituire il sonno, per un essere umano, dopotutto. Ma non si sarebbe
fatta vedere debole davanti ai suoi studenti.
Confusion will be
my epitaph.
As I crawl a
cracked and broken path
If we make it we
can all sit back
and laugh.
But I fear
tomorrow I'll be crying,
Yes I fear
tomorrow I'll be crying.
Soffrivano, mostravano cicatrici sempre
più profonde.
Ma tenevano la testa alta, e riuscivano a studiare, persino a scherzare
tra loro, e si scambiavano furtive occhiate d'intesa durante le lezioni.
Lei sapeva delle scritte
sui muri e aveva capito che avevano ricominciato ad usare la
Stanza delle Necessità.
Neville aveva davvero lo sguardo di chi non ha paura di nulla, e spesso
gli lesse negli occhi il desiderio di tenerla a parte delle loro
attività, di chiederle di unirsi a loro, ma forse non
si fidava abbastanza di lei. O semplicemente, era un rischio troppo
grande. Non avevano certo l'opportunità di parlare, sia
Malfoy che il suo amico Goyle frequentavano Erbologia.
Ma poi arrivò Natale. Snape si assentò dalla
scuola,
lasciando i due fratelli a sorvegliare i pochi studenti rimasti per le
vacanze e i colleghi restii a "collaborare".
Alecto la seguiva per i corridoi, spesso rendendosi invisibile,
colmando l'aria di risatine vogliose, facendo scricchiolare gli scalini
e godendo immensamente del suo terrore.
Contava i giorni, desiderando intorno a sé i piccoli del
primo
anno, con i loro visetti impauriti da colmare segretamente di
carezze... e i suoi
ragazzi...
Seamus, svuotato della sua parte migliore. Indifferente alle torture;
senza l'incoraggiamento di Neville e Ginny, forse si sarebbe gettato
dalla Torre di Gryffindor: ne parlavano sottovoce a
cena, scuotendo la testa...
Susan, così ottimista e determinata, e Luna, che non
aveva mai perso la sua fantasiosa ribellione di fronte alla
realtà.
Ma proprio lei non tornò, e non fu difficile
immaginare cosa le fosse accaduto.
"Papà non si arrende, non si arrenderà mai. Tutti
i
lettori del Cavillo ormai stanno dalla nostra parte... dalla parte di
Harry. E' la strada giusta, capite? Nessuno darà
più
ascolto alle stupidaggini che scrivono sul Profeta, vedrete, l'intero
Mondo Magico aprirà gli occhi..."
Era la
strada giusta, certo, ma Xeno si arrese, o forse era
accaduto qualcosa anche a lui. Nessuno osava più contraddire
il
Ministero.
Da allora il coraggio di Neville si trasformò in pura e
semplice rabbia. Per la prima volta capì lo
struggimento di Ginny: ora erano soli, a guidare l'Esercito, entrambi
lontani dalle persone che amavano, ansiosi sul loro destino. Si
strinsero l'uno all'altra, lucidamente disperati...
Hayden sospirò e andò a sedersi proprio di fronte
all'oggetto dei suoi desideri.
Scrisse due lettere nel puré con la forchetta, poi
girò il piatto e gli piantò gli occhi addosso.
Anthony sobbalzò. Tossì. Era la sigla
dell'Esercito.
- Toots, ma sei sicura?
Lei indicò il piatto e poi se stessa.
Anthony alzò un sopracciglio e diede di gomito a Terry, che
gli stava di fianco.
- Toots, ma sei-
- Gliel'ho già detto io.
- Hai solo quindici anni - sbottò Terry.
- Sedici a gennaio - replicò Hayden, senza smettere di
guardare Anthony, ma accorgendosi di avere le guance calde. -
Non vi fidate di me?
A quel punto doveva essere diventata viola... chinò lo
sguardo e cominciò a mangiare.
- Ti faremo sapere - fu la risposta.
Hayden sentì il cuore battere forte. E non era
solo la
presenza del ragazzo che le piaceva ad emozionarla. Era vicina al
grande momento in cui avrebbe fatto parte della gloriosa Resistenza di
Hogwarts.
- Come hai detto che si chiama? - Neville aggrottò le
sopracciglia, cercando di fare mente locale. I Carrow erano astuti come
volpi e non era così improbabile che cercassero di
infiltrare spie per smascherare l'Esercito e soprattutto scoprire
l'ingresso della Stanza delle Necessità. La prudenza non era
mai troppa.
- Hayden Toots, sta nella mia Casa. Ha una cotta per Anthony -
grugnì Terry, esaminandosi allo specchio. La lezione di Arti
Oscure era finita maluccio, ma era riuscito a non piangere.
- Non me ne importa di chi sia innamorata o amica o altro - si
intromise Ginny. - Ti ricordi Marietta Edgecombe? E Peter Pettigrew, se
è per questo? E Snape, che...
Non riuscì a proseguire. Erano discorsi inutili, non
servivano a convincere nessuno. Snape era al posto di Dumbledore e
Voldemort imperava e c'era ancora gente che non lo credeva.
Neville controllò il suo galeone: Luna si era fatta sentire
due giorni prima ma poi più nulla... aveva bisogno di sapere
se stava bene, se le davano da mangiare, se aveva freddo... non poteva
fare nulla per lei, era così frustrante!
Cercò di scacciare i pensieri tristi, e si rivolse di nuovo
a Terry:
- Toots, eh? Un momento! Non sarà parente di quel genio
della WWN!
- Sì, Tilden Toots è suo padre. "L'uomo con tre
pollici verdi" eccetera... peccato che una tua compagna di casa, che fa
lezione con lei, dice che in Erbologia è una frana.
Mi sa che non lo passa, il GUFO.
Ma a Neville i pettegolezzi non interessavano. Sua nonna diceva sempre
che Tilden Toots era l'uomo con la voce più affascinante del
mondo, per via del suo accento "familiare". Peccato, aggiungeva, che
parlasse solo di "stupidaggini". Lui stava zitto, non era il caso di
contraddirla, e durante le vacanze seguiva sempre la sua rubrica
prendendo appunti.
Pur con tutte le cautele, non si figurava proprio la figlia di un tipo
così simpatico fare la spia per i Mangiamorte.
- Dille che può venire alla prossima riunione, non ci sono
problemi. E adesso vediamo dove sbuca la porta, stanotte. L'altra
settimana eravamo proprio davanti all'ufficio della professoressa
Carrow. La sentivo mugolare e ridere nel sonno... da brivido.
-------------------------------------------
Ho parlato di questa
storia con il mio miglior amico, e mi ha detto che
dev'essere davvero difficile da scrivere. Spero che anche voi ve ne
rendiate conto. E se pensate che è solo l'inizio... mi
scoraggia
l'idea di avere ancora quasi tutta una vita da raccontare
(già!)
e non sono sicura di riuscire a portare a termine la saga.
Grazie a:
HarryEly
lyrapotter
Lily_Snape
Caillean
P.S. Se pensate che debba mettere rating rosso, ditemelo. Io cerco di
non scendere in particolari, però... datemi qualche
consiglio a riguardo.
P.P.S. La strofa è sempre di quella canzone... anzi
veramente è il ritornello^^
|
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Capitolo 5 *** "Credete di essere soli nel buio..." ***
- "Getterei volentieri in pasto ai Dissennatori i miei primi
quarant'anni, ma vorrei rinascere così come sono. Come lei
mi
ama, come lei mi vede". No, aspetta a ridere, non è finita,
il
meglio viene adesso. "Amica mia! Non smetterò mai di provare
gratitudine per lo splendido dono che mi hai fatto, anche se
è
andato distrutto nella tempesta..."
Runcorn sghignazzò così forte da far echeggiare
il
corridoio e Mrs. Norris girò l'angolo in gran fretta. - Tu
sai
di chi sta parlando, vero Amycus? Altrimenti non me l'avresti fatta
leggere...
- Veramente, no - L'altro cascò dalle nuvole. Gliel'aveva
mostrata soltanto per fargli capire che lui e sua sorella marcavano
stretto i loro colleghi, che seguivano alla lettera le direttive
dell'Oscuro Signore. E poi lo divertivano quelle lettere scritte con
parole sofisticate e piene di sdolcinatezze.
- La destinataria è Prudence Prewett, Lancashire - si
affrettò a dire, tronfio.
- Per forza, c'è scritto sulla busta, razza di Troll! Io
intendevo chi sia quella che "lo ama". Si dà il caso che io
lo
sappia, e saperlo vi potrà servire a tenere buoni tutti e
due in
caso di, diciamo, comportamenti strani...
Gli raccontò quello che aveva saputo da Dolores Umbridge
riguardo al matrimonio celebrato in tutta fretta da Cattermole, quel
cretino che aveva sposato una sanguesporco. Potter e i suoi erano
riusciti a fare scappare lui e la sua schifosa famiglia, mesi prima...
- Sicuro, se quella sottospecie di goblin oserà aizzarmi
contro
gli studenti, saprò come farlo stare al suo posto - concluse
vivacemente Amycus. - E viceversa... ma credo che ci sia già
mia
sorella a tenere a bada la signora
delle mandragole...
- Meglio così - annuì Runcorn. - Che dicevi,
prima, di quegli scalmanati?
- Weasley. Finnigan. Goldstein. Macmillan. - Amycus sputò a
terra mentre enumerava i nomi dei membri dell'ES sulle dita giallastre
- sono tanti, più di quello che immaginiamo.
E Snape dice
di non farli fuori, quei maledetti. Cospirano, e non credo di
sbagliarmi se penso che siano in contatto con... Potter -
Abbassò la voce. - Ma il peggiore di tutti è quel
Longbottom. Non serve a niente punirlo, non caccia fuori una lacrima.
- Conosco. Provvederemo noi a fargli dare una calmata, non ci
sarà bisogno nemmeno di sfiorarlo - fece l'altro, pratico. -
Ora abbiamo già abbastanza da fare con i sanguesporco, ma
appena posso sguinzaglio Dawlish e vediamo se quel signorino non se la
farà sotto dalla
paura.
- Che diranno le tue compagne di stanza? - chiese Terry con voce
strascicata, soffocando uno sbadiglio.
- Penseranno che sia scappata nelle cucine - si affrettò a
rispondere Hayden. - L'anno scorso lo facevo sempre. Mi piace
chiacchierare con gli elfi.
Anthony si voltò e portando un dito alle labbra
guardò la
ragazzina con un cipiglio così severo che lei temette che le
dicesse di tornare alla Torre. Ma lui non disse nulla e
proseguirono per le scale, per fortuna senza incontrare gli
insegnanti di ronda.
Hayden camminava al loro fianco tenendo la testa bassa, si vergognava
di averlo deluso...
Forse si era già pentito di aver accettato di farla entrare
nell'Esercito... Decisamente non l'avrebbe mai guardata in quel modo!
Ma quando comparve la porta e si trovò in mezzo agli altri,
che
l'accolsero con una cordialità insperata, non ebbe
più
tempo per pensarci. C'era un gran caos. Neville e il suo amico Seamus
si sfidavano dall'altra parte della stanza (sembrava che sfogassero una
rabbia tremenda, viscerale, ma quando smisero di combattere, si
guardarono l'un l'altro con affetto), una Hufflepuff dell'ultimo anno
di cui non conosceva il nome aveva attaccato bottone con lei e sembrava
eccitatissima di avere una nuova recluta, e la Brown, quella ragazza
bellissima di Gryffindor a cui aveva sempre desiderato assomigliare,
pregava tutti quanti di fare silenzio perché non riusciva a
sintonizzare la radio. Si era già rassegnata e l'aveva
riposta
sotto un letto quando finalmente Anthony riuscì a prendere
la
parola e ad avere l'attenzione di tutti.
- La cara prof di Babbanologia ne sta combinando un'altra delle sue -
dichiarò. - Non è una novità che
maltratti noi...
ma da quando ora se la prendono anche con i Direttori delle Case?
- E' strano, infatti! - rispose Neville. - Nemmeno Snape osa insultare
la McGonagall. Sembrava si fossero tracciati dei limiti, in modo che
l'anno scolastico si svolga regolarmente... beh, per quanto
può
essere regolare, mi avete capito. Che ha fatto la Carrow?
Terry s'intromise e raccontò quello che aveva visto Hayden a
lezione, abbellendo la storia con pittoreschi insulti all'indirizzo di
Alecto. Neville rimase stranamente impassibile; non fece
commenti, non si indignò, ma un tremito alle labbra e un
improvviso pallore tradirono il dispiacere che aveva pervaso il suo
animo.
- C'è un'altra cosa, Boot. Magari lasciamo parlare lei, no?
Se no che è venuta a fare? - Anthony si era spazientito.
Hayden lo guardò, incerta se sentirsi grata o offesa dalla
sua uscita. Ma era in ballo.
- Non so se ho fatto male... ho raccontato al professor Flitwick quello
che è successo - disse tutto d'un fiato. - Capisco che sia
stato imprudente, ma sono sicura che lui li odia quanto noi... i
Mangiamorte, voglio dire.
Ginny Weasley aveva annuito con sguardo pensieroso. Hayden la
fissò con adorazione... la ragazza di Harry Potter,
accidenti!
- Lo penso anch'io, di lui ci si può fidare. Il problema
credo sia un altro. Nev, che ne pensi?
- Penso quello che pensi tu, Gin. - Si era seduto su un letto, la
faccia verso il muro. In questo modo la sua voce era un po'
amplificata. - Vedi, il motivo per cui finora abbiamo cercato di
non coinvolgere gli insegnanti non è il fatto che pensiamo
male di loro. E' tutto il contrario. Non vogliamo che abbiano problemi,
capisci? E poi... - non si capì se stesse davvero
ridacchiando o fosse solo uno sfogo di nervi - come hai detto che ti
chiami?
- Hayden Toots. Mio padre è Tilden Toots. E' abbastanza famoso -
precisò con una punta d'orgoglio.
Neville si voltò e le rispose che il cognome se lo ricordava, eccome.
La ragazza Hufflepuff scoppiò a ridere. - Stai parlando con
il suo fan più accanito. Con la scusa di cercare Potterwatch,
Neville non si perde mai una puntata della sua trasmissione! E'
noiosissimo... oh, scusa, voglio dire, a chi non interessano
granché le piante...
- Noiosissima sarai tu, Bones! - la rimbeccò Ginny. - Sembri
Hermione quando le ho presentato Luna, e prendeva in giro il Cavillo.
Ma almeno lei non sapeva che il direttore della rivista fosse suo
padre, mentre tu lo fai proprio apposta!
L'atmosfera era più rilassata e Hayden iniziò a
sentirsi a suo agio. Lavender tirò di nuovo fuori la radio e
anche se per quella giornata non ci furono trasmissioni segrete
dell'Ordine, parve loro di captare un messaggio di speranza tra le
righe dell'ultimo successo dei Weird
Sisters.
You think you are alone,
in the darkness, in the
haze
but the sun will rise
when that
boy comes back again...
Com'è che non l'avessero ancora censurata, era un mistero!
La voce di Myron Wagtail era insolitamente calda e intimista. Ginny
aveva il viso bagnato di lacrime e Seamus le porse un fazzoletto
già umido. Forse anche a lui mancava qualcuno...
- Allora, alla fine, ho fatto male a raccontare tutto al professor
Flitwick? - sussurrò Hayden a Neville, che ora sorrideva.
- Solo perché adesso soffrirà moltissimo, vedi -
Il capo dell'ES alzò le spalle con un gesto buffo. - Per
quanto ne so, lui e la professoressa Sprout si vogliono bene.
Lo specchio le mostrava un'immagine che aveva imparato a temere.
Il suo viso, un tempo florido e roseo, appariva ora tirato, con gli
occhi gonfi e ombre scure sotto le palpebre.
Quel riflesso le ricordava la stessa Alecto, si era convinta di essere
uguale a lei. Avevano la stessa corporatura, pressappoco; e anche
riguardo alle altre fattezze, si sarebbe detto che se Pomona avesse
intrapreso la strada delle Arti Oscure, in gioventù, la loro
somiglianza sarebbe stata anche maggiore.
No, non posso farmi
ingannare dalla
paura. Non deve convincermi con le sue parole. Non posso perdere la
ragione, non posso permettermelo. Se fossi
sola, potrei lasciarmi andare... ma devo resistere, resistere...
Uscì dalla camera quasi di corsa, inorridita da
ciò che per quegli istanti si era ritrovata a credere.
C'è
un posto dove posso nascondermi da lei?
Dove
posso chiudere gli occhi e dormire, senza che mi trovi?
Sono
così stanca... ho tanta paura...
Si appoggiò
al muro freddo, nascondendo il viso tra le mani.
Un
posto dove Alecto Carrow non possa trovarmi, nemmeno in sogno.
Aprì
gli occhi, e fu per perdere l'equilibrio. Si sentiva debole, e ora la
mancanza di sonno le provocava persino delle allucinazioni, non c'era
altra
spiegazione... com'era possibile?
Non aveva sceso le scale. Non aveva cambiato piano. I ritratti alle pareti erano gli
stessi, le armature anche.
Ma quella porta non...
- Merlino, grazie -
sussurrò, gli occhi colmi di lacrime.
Era la Stanza delle Necessità! Era apparsa per lei!
Girò la maniglia e spinse la porta, ancora incredula, ma
felice.
C'era sicuramente un letto ad aspettarla, e coperte, e un cuscino dove
affondare il viso e i pensieri prima di annullare la paura in un sonno
di pace e salute. Ma anche se avesse trovato una stanza buia, spoglia,
e anche gelida, non sarebbe rimasta delusa, perché tutto
ciò di cui aveva bisogno era stare al sicuro da lei... finalmente...
Ma non appena attraversò la soglia, udì una voce
femminile, e un lampo rosso esplose nell'oscurità.
--------------------------------------------------------------
ANGOLINO DI SAKI (A VOLTE RITORNANO)
Scusate se ho tagliato il capitolo con questo colpo di scena, mi
sarebbe piaciuta una conclusione tranquilla, ma la tentazione
è stata troppo forte^^
Ho aggiornato presto, vero? Ah no? Ooops!
Sapete, sono molto presa dalla mia attività di betareader a
tempo pieno e a litigare con il mio ragazzo. Metteteci anche le
traduzioni (non ditemi che non siete ancora stati nel profilo di OSUSprinks)
e il lavoro. Quando scrivo?
Cosa ci faccia Runcorn a Hogwarts non lo so nemmeno io, ma mi ispirava!
Mi sa di "visita del Ministero per capire a che punto è il
lavaggio del cervello degli studenti" o qualcosa del genere. Ma il
pettegolezzo è contagioso e Amycus è peggio di
una vecchia comare, in questo^^
Grazie a lyrapotter,
Caillean e Lily_Snape, la mia
cricetina (scusa-scusa-scusaaaa scherzavo!!!)
Baciottoli
Saki
|
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Capitolo 6 *** Una lunghissima notte ***
- Susan, ti rendi conto di che accidenti hai combinato, vero?
- C-credo di sì, Neville. Ma come potevo saperlo?
I bisbigli si facevano sempre più fitti, e la confusione
nella sua mente si andava diradando.
- Cosa... chi...
Erano tutti intorno a lei, le facce pallide o rosse d'imbarazzo.
Qualcuno accennava a una smorfia divertita, altri erano molto seri,
come se si aspettassero un rimprovero. E in effetti, fino a qualche
mese prima, un attentato del genere avrebbe avuto conseguenze
inenarrabili.
- Mi permetta di porgerle le nostre scuse, professoressa - disse con
gravità Neville. - Temevamo si trattasse del signor Filch o
di qualche altra... insomma... persona sospetta.
- Mi perdoni, mi perdoni, signora Direttrice! Non mi sarei mai sognata
di schiantarla, se avessi immaginato... oh che guaio!
Ma Pomona non sembrava affatto arrabbiata. Per la prima volta dopo
mesi, sorrise.
- Bones? Non ti vergogni, tu?
- Sì, mi vergogno tanto! Non lo dica al professor Carrow, la
scongiuro... Ernie è ancora in infermeria dopo la punizione
della settimana scorsa...
Denunciarla ad Amycus? Ma che cosa temevano? Chi credevano che fosse?
Era una vittima, come e più di tutti loro... ma non poteva
dirlo, non poteva coinvolgerli.
- Volevo dire, Bones, che dovresti vergognarti di essere
così brava in Difesa, e di trascurare completamente la mia
materia! - Lei arrossì. - E così, è
qui che vi allenate. Lo trovo straordinario. Però, ragazzi,
dovete fare attenzione, ve lo dico con tutto il cuore...
Nessuno di loro aveva intenzione di essere prudente. Quello era il loro
piccolo mondo libero nella prigione che Hogwarts era diventata.
(li invidiava, né più né meno)
Era anche un nido accogliente, e caldo, ed era... un'altra dimensione.
"Forse qui non mi troverà davvero: nemmeno in sogno"
- Posso chiedervi un favore?
Ancora un poco intimorita, Susan sarebbe stata disposta ad affrontare
un Ungaro Spinato pur di farle piacere e farsi perdonare la situazione
insieme comica e imbarazzante di poco prima.
- Tutto quello che desidera, signora Direttrice...
- No, è solo... potrei dormire un po' qui?
Neville sentì un nodo alla gola. Mai avrebbe creduto di
vedere una simile espressione di supplica negli occhi di un adulto.
Percepì tutta la sua fragilità - per la prima
volta, e per sempre, trattenne quell'espressione spaurita nel cuore.
Anni dopo, da una feritoia della Guferia, avrebbe lasciato volar via
tanti e tanti foglietti di carta nel vento, con lo stesso impeto
d'intenso affetto ed estrema illusione.
Ma non era ancora il tempo d'essere l'unico e il solo.
Scrollò le spalle, in un gesto che gli era abituale, e
sfoderò quel sorriso umile, discreto, ma luminoso...
- Ma le pare?
- Ci fa anche un favore, se resta qualcuno qui dentro stanotte -
s'intromise Terry, ma Ginny lo guardò scandalizzata.
- Hai la delicatezza di un Troll - gli disse all'orecchio, abbastanza
forte perché gli altri sentissero. - Della specie che
Quirrell aveva fatto entrare a scuola al primo anno di Ron e Harry!
- Che ne sai, tu, eri ancora una mocc...
- In guardia, Boot!
Hayden non sapeva nulla della storia da brivido del professor Quirrell,
ma rise lo stesso.
- Domani ti interrogo sul concime di sterco di drago, quindi fai bene a
divertirti ora - sbadigliò Pomona, ficcandosi tra le
coperte. La ragazzina spalancò la bocca con un'espressione
così buffa che Anthony le promise che l'avrebbe aiutata a
ripassare prima di andare a letto: al che Hayden non capì
davvero più nulla e si lasciò trascinare via da
Terry, spaventatissimo dal pensiero di un duello serio con Ginevra
Weasley.
La stanza si svuotò in poco tempo. Il silenzio fu dunque
improvviso e spezzarlo sembrò dolce e opportuno.
- Neville?
- Sì, professoressa?
- Tu... rimani? - La sua voce sembrava quella di una bambina.
- Beh, sì, volevo provare ancora un po'... A volte i gemelli
e Remus trasmettono di notte...
- Remus Lupin? Sta bene? - Pomona si alzò a metà
dal cuscino, con gli occhi socchiusi.
- Sicuro. Quelli dell'Ordine sono troppo forti, non si faranno mai
prendere. E Harry vincerà, non ho nessun dubbio! - Quella
voce estatica la commosse oltre ogni dire. Anche lei voleva crederci...
per quanto tutto, fuori da quella stanza, gridasse il contrario.
- Se mi senti gridare, o dire qualsiasi cosa mentre dormo, tu... mi
svegli, non è vero?
Temette che avrebbe fatto domande, ma così non avvenne.
Lo vide annuire e tornare ad armeggiare con la radio. Non c'era bisogno
di tante spiegazioni, con lui.
E non ci furono sogni quella notte, né belli né
brutti. Solo tanta pace.
Don't you
know?
I
need you
I
keep hoping you'll come back to me
Oh
let it be
Please
let it be
Oh,
my love, please end
These sleepless nights for me
(Sleepless nights, Norah
Jones)
- E le dosi sono... quattro centimetri... ogni metro di terra. - Hayden
aveva sonno, ma era determinata a non sfigurare nell'interrogazione
dell'indomani, nonché a stare con Anthony tutto il tempo
possibile.
- Questo per i sempreverdi. E i tuberi antropomorfi?
- Non abbiamo mai studiato niente di simile a un tubero antromorso! -
ribatté lei, ma Terry ficcò la testa tra i due,
da vero impiccione:
- Le mandragole, Toots, le mandragole... si studiano al secondo anno!
Ma sei sicura di essere figlia di tuo padr...
Lo schiaffo colpì Terry così d'improvviso che
cadde all'indietro su un divano. Hayden capì che sarebbe
nata una lite e cercò di calmare le acque:
- No, Anthony, era solo un modo di dire, non intendeva-
- Non mi interessano le intenzioni, ma i risultati - rispose lui. - Ti
ha offeso, punto e basta. E' meglio se non mi vieni davanti per un po',
tu - continuò rivolto a Terry. - E chiedi scusa.
- Scusami Toots - sussurrò l'altro, massaggiandosi la
guancia, senza guardare i compagni negli occhi. Lo videro salire in
dormitorio e per un po' non dissero più nulla.
Il libro di Erbologia restò aperto davanti a loro, mentre
Hayden aveva preso a canticchiare la canzone dei Weird Sisters.
There will be battles
And there will be fights
And we will fight
together...
- Insieme... non l'uno contro l'altro, Anthony. Non voglio che litigate
per me.
Il ragazzo la fissò, trasognato, e socchiuse le palpebre. -
Di che colore hai i capelli? Sono biondi o rossi?
- Tutt'e due - balbettò lei, cercando di tornare al suo
libro di Erbologia. - Per le mandragole occorrono sei centimetri al
primo stadio, poi...
Anthony avvicinò il viso al suo, tanto che se si fosse
voltata le loro labbra si sarebbero sfiorate.
E Hayden si voltò.
Il battente della porta non recitò l'indovinello del giorno,
perché a lui l'ingresso era libero in qualsiasi momento,
figurarsi. Ma si volle divertire lo stesso.
- Per ampliare la Sua già smisurata conoscenza, La informo
che due studenti del settimo e quinto anno stanno allegramente amoreggiando in Sala
Comune. Crede sia saggio interromperli?
- La risposta è "no", naturalmente - sospirò
Filius, e fece per tornare a letto. Ma poi tornò indietro e
bussò.
- Se la risposta era "no", perché vuole entrare lo stesso?
La porta si aprì e due figure scattarono in piedi.
- Stavamo... studiando... - cercò di giustificarsi il
ragazzo.
- Andiamo subito a... - sibilò lei.
- Goldstein, in dormitorio, prego. Toots, tu rimani qui.
Anthony
esitò, ma gli ordini non si discutevano. Certo, se si fosse
trattato del professor Carrow, non l'avrebbe lasciata sola. Mosse le
dita per salutare Hayden, camminando all'indietro, e scomparve su per
la scala dove era già salito Terry.
Hayden attese la sfuriata, che non venne. Solo qualche frase sconnessa,
in attesa di arrivare al punto.
- Sei entrata nell'Esercito, non è vero?
Non era il caso di negare, non aveva proprio senso.
- Goldstein è un bravo ragazzo. Già... Che
succede, ti aspetti una punizione perché il ragazzo di cui
sei innamorata ti corrisponde? Mi hai preso per-
Si morse le labbra.
- Nossignore, gliel'ho già detto. Lei non è come
loro. Non sarà mai come loro - rispose sicura Hayden, con un
sorriso.
- Grazie. Ho bisogno di un favore. Amycus Carrow è a
conoscenza della mia... vita intima. L'ho sentito parlarne con un
dirigente del Ministero. Non posso più scrivere a nessuno,
né arrischiarmi a comunicare con...
Alzò lo sguardo al libro rimasto aperto sul tavolo, il che
non sfuggì alla ragazza.
- Domani mattina... cioè, tra quattro ore esatte, ho lezione
di Erbologia. Ha da affidarmi un messaggio per la professoressa Sprout?
Hayden Toots non era stata smistata a Ravenclaw per un caso fortuito:
aveva un cervellino molto, molto perspicace.
Ma aveva anche più tatto di Terry Boot (comunque non si era
offesa per niente, figurarsi, fisicamente lei era il ritratto di suo
padre!), e non menzionò quello che era successo nella Stanza
delle Necessità. Non voleva più vederlo soffrire
inutilmente come l'altra volta.
Prese la lettera che lui le porse e promise che sarebbe stata attenta a
non farsi vedere da nessuno. In un modo o nell'altro, anche se non le
era stata affidata da Neville o Ginny Weasley, sentiva che quella era
la sua prima missione.
-------------------------------------
ANGOLINO DI SAKI
Prima di tutto, grazie grazie grazie a Lily_Snape per aver
completato il testo della canzone! (il pezzettino che canta Hayden
è suo, già!).
Che dite, Terry si fa odiare? Non volevo caratterizzarlo
così male, però sono stufa di immaginare lui e
Anthony come gemelli separati alla nascita, senza nessuna differenza
tra loro^^ Il mio ragazzo a volte è proprio uguale a lui:
sforna battute che non c'entrano nulla con la situazione e offende la
gente senza accorgersene...
Sondaggino: secondo voi Hayden è una Mary Sue? Considerando
questo capitolo, ho paura che si avvicini molto a diventarlo...
ferao: non
ti preoccupare, anch'io sto diventando tirchia nelle rece^^ purtroppo
non posso uccidere Alecto, perché la storia è
inserita nel canon. ma qualcosa succederà!
lyrapotter:
Filius sa solo di quello che è successo davanti agli
studenti alla lezione di Babbanologia... magari si accorge che ha le
occhiaie stile vampiro, ma ha un po' le mani legate... più
che guai per Neville, saranno guai per Dawlish, vista la determinazione
di una certa vecchietta di nostra conoscenza!
Lily_Snape:
grazie ancora per la song e ti prometto che non ti chiamerò
più con il soprannome dell'altra volta! Eccoti una
conclusione tranquilla... Buone vacanze a te e a me! XDDD
Caillean: se
Neville ti piace così tanto sarai contenta di sapere che la
quarta parte del ciclo si incentrerà principalmente su di
lui. Ma non ho ancora scritto niente, eh, se ne parla l'anno prossimo...
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Capitolo 7 *** L'avvertimento ***
Un avviso: c'è
un piccolo accenno slash in questo capitolo (e probabilmente in qualche
altro in futuro). Se vi dà fastidio, saltate direttamente
all'articolo di giornale più sotto^^
- Non piangere... non piangere... ma come, non sei felice?
Sono al sicuro! Stanno tutti bene!
Neville non osava nemmeno sfiorarlo, non sapeva come comportarsi.
Capì che l'ansia di mesi e mesi aveva trovato un'apertura
attraverso cui esplodere verso l'esterno. Seamus era troppo felice, per
questo non riusciva a controllarsi.
Gli vide cambiare più volte colore e tormentarsi il viso con
entrambe le mani, con tanta forza che temette che le cicatrici
più recenti si riaprissero. Oltretutto il dittamo
procuratogli
da Aberforth era finito e non era il caso di mettere ulteriormente nei
pasticci la signora Pomfrey.
Era l'alba, al termine di quella lunga notte insonne.
- Ehi, basta adesso, coraggio... - Finalmente lo circondò
con le braccia e pian piano sentì che si calmava.
Stringeva ancora il galeone in una mano, da quando il messaggio di Luna
era arrivato: sentendolo di nuovo bruciare lo lasciò cadere
sul
letto. Le parole che si formarono lasciarono entrambi piacevolmente
sorpresi.
TI AMO SEAMUS.
TORNERÒ DA TE.
Neville non aveva mai avuto la curiosità di sfogliare quel
libro
Babbano che l'anno prima stava sempre a turno sui comodini di Seamus e
Dean, altrimenti avrebbe apprezzato maggiormente quella frase. Non
sapeva nulla della Guerra Civile americana, e di un disertore
dell'esercito confederato, e del ricordo di un bacio che gli aveva dato
forza per raggiungere la sua donna in un viaggio quasi senza fine... ma
immaginò lo stesso come doveva sentirsi Dean in quel
momento. E di come si sentisse Luna, naturalmente... ma la situazione
era totalmente diversa. Dopotutto lei non era mai stata
davvero a rischio, era una Purosangue: a meno di un passo falso
eclatante, non l'avrebbero mai uccisa.
- Nev, lo so, non ti ho mai detto niente...
- Ti sembra di aver bisogno di giustificazioni? Sei stato male per
tutto questo tempo, e non hai pensato a confidarti con noi, per chi ci
hai preso?
- E' che quando lui si è lasciato con Ginny l'anno scorso,
abbiamo capito- cioè, lui è un ragazzo... credevo
che tu-
- Santo Merlino Finnigan, neanche stessi con un Mangiamorte! - rise
Neville, e Seamus gli chiese scusa per non essersi fidato di lui. Erano
nella stessa situazione, loro due e Ginny... avevano un amore prezioso
e lontano.
In realtà combattevano per estirpare tutti i pregiudizi
dal mondo magico: non solo quelli relativi al sangue. Perché
era ancora più stupido, a pensarci, che esistessero
pregiudizi sui sentimenti.
Parvati si affacciò nel dormitorio con gli occhi gonfi e in
mano
una copia del Profeta un po' stropicciata. Quando i due compagni le
dissero che poteva entrare, porse il giornale a Neville e se ne
tornò di sotto con un:
- Dovevamo aspettarcelo... quegli assassini...
Non era nemmeno l'articolo principale, figurarsi.
Stava in un angolo della prima pagina e sembrava una notizia come tutte
le altre, cronaca locale e niente di più.
TROVATO UCCISO NOTO MUSICISTA
Sospettati spacciatori di
droga Babbani
Ieri mattina
è stato rinvenuto
cadavere nella sua casa di Londra M.W., il leader di una popolare band
giovanile. Pare che facesse uso di droghe Babbane e che per questo
avesse dei conti da regolare con i suoi fornitori abituali. La band
è nota per le sue canzoni che inneggiano al
terrorismo e
alla ribellione, nonché alla babbanofilia. Si spera che
episodi
come questo insegnino al Mondo Magico la strada da seguire...
Chini sulla pagina, come poco prima sul galeone, Neville e Seamus
stettero a bocca aperta,
avvertendo una sorta di torpore alle mani, mentre lo stomaco si
chiudeva in una morsa...
Ma in un lentissimo crescendo, quasi impercettibile dapprima, poi
sussurrato, poterono nuovamente udire quella canzone. Era
più di
una magia, era la forza della volontà.
The sun will
rise
when
that
boy comes back again.
- Arrivederci, Myron, e grazie - mormorò Neville. Non c'era
molto altro da dire.
- Ma da quando se la prendono con la gente famosa? - sbottò
Aurora, per poi tapparsi la bocca subito dopo e guardarsi intorno.
Apparentemente nessuno dava segno di averla sentita, tranne la sua
interlocutrice. - Voglio dire, - continuò a mezza voce - la
prossima volta toccherà a Celestina Warbeck? O al portiere
dei
Cannons, o a quel tizio delle piante alla radio, oppure...
Bathsheba strabuzzò gli occhi allarmata e le fece segno di
tacere. Aveva accompagnato i ragazzi del quinto anno sulla Torre di
Astronomia (un luogo più che mai da brivido, dopo quanto vi
era
accaduto, ma ormai l'intera Hogwarts aveva ben poco di rassicurante)
per la lezione teorica, e ci mancava soltanto che-
- Professoressa Babbling, Hayden si sente male - la tirò per
un
braccio Vicky Frobisher, e voltandosi 'Sheba vide una figuretta
accasciarsi a terra e cominciare a tremare.
- Aurora, sei un mostro di delicatezza, lo sapevi? - sibilò,
bisbigliando un incantesimo davanti al viso della ragazzina e
aiutandola ad alzarsi.
In Sala Comune Hayden si sentì un po' sciocca,
cioè,
crollare così, proprio lei che si era fatta un punto d'onore
di
essere coraggiosa, ma
le parole della professoressa Sinistra non erano campate in aria... era
vero che suo padre era in pericolo, e anche la mamma, soprattutto lei
che aveva scritto un libro sulla vita Babbana...
La mamma che riusciva a tenere a posto i capelli solo con la pozione
lisciante e gli occhiali che scivolavano sul naso mentre scriveva... e
quella tunica verde acceso che metteva allegria e su cui
papà scherzava sempre.
(Io metto le mani su tutto ciò che è verde, mia
cara)
Cercò di
scacciare i pensieri orribili che continuavano ad accavallarsi e a
tormentarla, e di riposarsi un po' visto che quella notte non aveva
dormito affatto: in teoria era esentata dal resto delle lezioni per
quella mattina, ma si ricordò in tempo della lettera che
doveva
consegnare. Mancava ancora parecchio alla lezione di Erbologia,
però. Rigirandola tra le mani non poté
trattenersi
dall'aprirla.
Possibile che il professor Flitwick si fidasse così tanto di
lei da non averla nemmeno sigillata?
E lei che stava facendo?
La stava per leggere, ovviamente.
Sei un'impicciona,
Hayden Toots. Una femmina facile agli svenimenti e per di
più impicciona.
La voce della sua
coscienza, perentoria e razionale, non
le impedì di scorrere con gli occhi le righe vergate con una
calligrafia fine e graziosamente démodé.
Amore mio,
sapevo che avrei trovato
un modo sicuro per scriverti.
E tuttavia non mi basta.
Tutto ciò che
vorrei dirti non riesce ad uscire dalla piuma,
è troppo grande, è troppo luminoso, potremmo
esplodere
entrambi.
Ti ho atteso per un
tempo che nemmeno immagini, ma ora è diverso, tu mi
comprendi?
Ora ti appartengo.
Tenterò di
essere prudente, ma non posso promettertelo. Amycus sa di noi, che
differenza farebbe ormai?
Non riesco
più a trovare Bree, deve averla uccisa un Dissennatore
mentre svolazzava intorno al castello, credo.
Sarà un
pensiero assurdo, ma forse siamo più al sicuro
qui. Odio ammetterlo, ma per quanto i Carrow siano crudeli, Snape non
osa intromettersi in affari che non riguardino direttamente i ragazzi.
Per quanto lo odii, cerco di ragionare in modo pratico.
No, ma che dico! Io non
sono un uomo pratico, non sono saggio, sono
solo un vecchio sentimentale. Fiero di esserlo, tra l'altro, ma non
è il massimo in piena guerra, non è vero? I
ricordi mi
assalgono e ciò che mi è accaduto più
di vent'anni
fa mi sembra successo ieri.
Udì un fruscìo e notò Michael Corner
sistemare i
suoi appunti di Aritmanzia, seduto sulle scale. Il divano dove era
sdraiata era proprio davanti alla rampa.
- Salve signor Prefetto - Non pensò affatto che lo avrebbe
spaventato, ma fu proprio quello che accadde.
Scattò in piedi rovesciando tutti i fogli.
Hayden fu divertita dalla sua reazione, un poco perché
quell'anno era
subentrato ad Anthony nella carica e anche perché lei era
fondamentalmente una ragazzina che amava distrarsi dai pensieri troppo
angoscianti.
- Ah, sei tu, quella che ha fatto perdere la testa ad Anthony...
Terry mi ha svegliato in piena notte per raccontarmi qualcosa a
proposito di una rissa tra loro due qui in Sala.
Hayden arrossì e non disse nulla.
- Non sono potuto venire alla riunione, ma... benvenuta nell'Esercito.
La situazione stava precipitando. Solo Minerva era in una certa misura
libera di agire per difendere gli studenti della sua Casa, e sembrava
mantenere una certa influenza sulle decisioni di Snape. Ma Seamus
rimase lo stesso in punizione per tre giorni, dopo l'ennesima
strapazzata di Amycus, trascorsi i quali per lui, Neville e Susan non
vi
fu altra scelta che tagliare i ponti con tutto e tutti, concentrandosi
sulle notizie sempre più concitate che giungevano
dall'esterno,
da Royal e
Romulus e
dai gemelli... nessuno poté rimproverare Molly Weasley se
aveva deciso di tenere Ginny a casa dopo le vacanze di Pasqua, anche se
fu dura per i suoi amici restare senza di lei.
E Pomona tornò a passare le notti nella sua camera, con
nient'altro che parole tra le mani, parole tanto belle da far male.
Parole lette e rilette, nascoste tra i compiti da correggere, mentre le
palpebre si appesantiscono e la trappola torna a scattare.
In un istante è di nuovo in quella stanza.
Alecto resta nascosta tra le ombre mentre lei avanza a tastoni cercando
come sempre una via d'uscita, e come sempre inutilmente. Non
è
aprendo una porta che potrebbe salvarsi, e nemmeno chiudendo gli
occhi... solo aprendoli nel suo mondo.
Ma a quell'ora cosa mai potrebbe svegliarla?
C'è la luna piena, e la nebbia fitta non riesce a soffocare
del tutto la sua luce.
C'è un tavolo al centro della stanza.
C'è qualcosa
sul tavolo. Qualcosa che somiglia ad una grande libellula morta. Solo
che Pomona sa benissimo che non è una libellula:
è una fata.
Amycus sa di noi.
Bree...
Non era stato un Dissennatore, ma lo stesso una persona senz'anima...
- Non devi fargli del male! Non devi! No!
Alecto sogghignò, afferrandola da dietro.
- E' interessante quello che mi ha raccontato mio fratello. Un
matrimonio segreto, andiamo, alla nostra età è
una cosa
un po' infantile.
- Non fargli... del male...
Sentiva quell'alito caldo sul collo, le unghie affondate nella sua
pelle.
- Stupida. Questo è solo un avvertimento. Non me ne importa
di
quel vecchio stravagante, io voglio te. E se continui a sfuggirmi, mi
fai arrabbiare, capisci?
Le diede un piccolo morso sul braccio, eccitata.
- Era solo una stupida fatina. Nemmeno gli avessi ucciso un figlio!
Pomona si liberò dalla sua stretta e la guardò
con gli occhi pieni di lacrime:
- E chi mi dice che non sia stata tu già allora?
Lo stupore di Alecto fu genuino, perlomeno. Stupore che crebbe nel
vederla svanire dal sogno tanto presto, e si trasformò in
rabbia
sorda.
Erano colpi alla porta, leggeri, insistenti.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
ANGOLINO DI SAKI...
*Un minuto di silenzio per la fatina Bree*
No, io smetto di scusarmi tutte le volte... non serve a nulla. Sarei ipocrita! La mia
ispirazione è
così sporadica da poter essere paragonata alla pioggia nel
deserto.
Sono
alle prese con la prima grande crisi sentimentale da tre anni a questa
parte. Non ho più da pensare alla scuola, naturalmente, ma
il tempo
libero non mi fa scattare la fantasia a comando, purtroppo.
Scusate per il cambio di tempi verbali, alla fine, non mi è
riuscito molto bene! Andrebbe regolato ad arte, se non evitato del
tutto, ma ho voluto provarci.
Il libro/film a cui si accenna nella prima parte del capitolo
è Ritorno a
Cold Mountain, su cui ho anche scritto una fic.
Grazie a chi ha recensito la shot su Horace e Min, ho capito che ormai
siete abituati alle mie stranezze^^
E grazie a...
Lily_Snape:
Tommy è un
Gary Stu, ma in senso buono, nel senso che nella fic
è praticamente perfetto! Però anche nella
realtà è una bella persona, me ne accorgo sempre
di più! E' proprio un ragazzo d'oro, magari alla tua
età avessi avuto un amico così.
lyrapotter:
se ti piace il rapporto tra loro, non posso che esserne contenta
perché mi incoraggi a scrivere la quarta parte, in cui... e
vabbé, niente spoiler ;)
Caillean:
sei la mia fan-artist ufficiale! Smack!
A proposito, chi non ha ancora visto i lavori grafici della
Caill vi prego di rimediare! *link*
e *link*
|
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Capitolo 8 *** Fino a desiderare il nulla ***
E' la fine. La fine.
Cercò a
tastoni la bacchetta, sigillò la
porta, ma non sarebbe servito, no... non sarebbe bastato a fermarla...
Poi
un guizzo di razionalità. Non era facile, dopo quel
risveglio. La faccia
di Alecto era ancora davanti ai suoi occhi, ripugnante, minacciosa. Ma
capì
che non poteva essere fuori dalla porta; se nel sogno si era trovata
nella sua
stanza, significava che lei era laggiù, aveva studiato
troppo bene
quell'incantesimo, nel disperato tentativo di trovare un modo per
sottrarsi ad esso, e sapeva che funzionava in quel modo. Anche se nel
frattempo fosse uscita, non poteva essere già
arrivata dal secondo al settimo piano.
Tirò su una manica, in cerca del segno che Alecto doveva
averle
fatto con quel morso, ma naturalmente non c'era nulla. Nessuna prova di
quella tortura, nessuna traccia se non nella sua mente.
Con un filo di voce,
riuscì a mormorare:
- Chi è?
- Sono io.
No!
Non può essere così
imprudente da piombare qui in piena notte! Non adesso, ti prego, mai
più... lei è capace di tutto! Se avessi
fatto finta di dormire e basta, se ne sarebbe tornato in camera sua, ma
adesso...
Rimase in silenzio. Il
sudore si raffreddava sulla sua pelle, ebbe un brivido.
Di nuovo quei colpi
discreti, quasi un tamburellare lieve e impaziente.
Se
passasse la
ronda... no, non devono vederlo lì fuori, c'è
Amycus di
turno. E' vero che sa tutto anche lui, ma...
Come
devo fare, come devo fare?
Sbloccò la
porta. Poi, con fare noncurante:
- Chi mi dice che sei tu?
- Lo leggerai sui
necrologi del Profeta domani, se mi beccano i Carrow!
Lui scivolò
dentro, sigillò di nuovo l'entrata della stanza:
- Lo so che in teoria
non è stata una buona idea. Ma non posso farne a meno. Non
posso fare...a meno... di te.
Si avvicinò
e le sfiorò il viso con la punta delle dita. Lei si ritrasse.
- No, non è
stata affatto una buona...
Le chiuse la bocca con
un bacio. Leggero, impalpabile, fresco. Per un
attimo tutto le sembrò possibile... ma poi la paura e
l'incertezza tornarono prepotenti a farsi valere, insieme alla
realtà, ad un tempo invisibile e fin troppo concreta, in cui
annaspava da mesi.
- Non dovevi venire. E
se anche Snape venisse a saperlo?
(Snape,
che ti ha già fatto del male una volta, che ha osato
colpirti a tradimento, che avrebbe potuto ucciderti)
- Sei stato tu a dirmi
che dobbiamo aspettare, aspettare che tutto questo finisca...
- E se non finisse mai?
- No! - Lui non poteva
immaginare cosa si nascondesse in quel grido
soffocato, quale sofferenza, quale terrore, infinitamente
più
grande del suo.
- Non vuoi che resti? -
Ora sembrava deluso, come chi abbia
attraversato un oceano di fiamme e maledizioni per raggiungere la sua
terra, ciò che gli appartiene, e venga accolto con
indifferenza.
- Io... - Pomona tentò di assumere un'espressione dura, ma
come
poteva pretendere di essere presa sul serio, se con le braccia lo
attirava a sé con disperata frenesia?
Le carezze sembravano non bastare, ma per fortuna Filius non aveva intenzione di
smettere.
- Io voglio andarci con
tutti e due.
Era sacrosanto, a dire
il vero.
Qualunque undicenne desidera essere accompagnato al binario 9 e 3/4 da
entrambi i genitori, se ha la fortuna di averli. E Benjamin F. Flitwick
non era orfano, ergo deteneva
questo diritto. Perciò Prudence aveva disdetto
l'appuntamento
con la sarta e il brunch della signora Macmillan per indossare un
vestito poco appariscente e recarsi a Londra con il figlioletto e l'ex
compagno che, naturalmente, sarebbe salito a sua volta sul treno.
- Arrivederci, madre.
Era stato Benjy ad
alzarsi in punta
di piedi per baciarle la guancia, lei aveva accennato soltanto ad un
sorrisetto nervoso, per quanto impercettibilmente commosso.
Filius si era morso le
labbra, sforzandosi di tacere. Non poteva cambiarla, lo sapeva bene. Ci
aveva provato, e aveva fallito.
- Papà,
saliamo, dai! Fai volare i bagagli, voglio uno scompartimento tutto per
noi!
Era così
diverso quando
stavano insieme, senza di lei. Spensierato, come dire... ecco,
dimostrava la sua età, senza gli obblighi dell'etichetta e
le
dame noiose che affollavano Prewett Manor.
Di scompartimenti vuoti
non ce
n'erano, ma andava bene lo stesso, perché quello dove
decisero
di sistemarsi per il viaggio era occupato da un ragazzino che Benjy
conosceva di vista. Era l'erede di un'antica casata purosangue, e sua
zia era la persona più falsa e noiosa che avesse mai
incontrato.
- Salve, Doc.
- Oh, ma guarda, Ben. -
Accennò un saluto rispettoso verso Filius, e Benjy
scommetté dieci a uno che Caradoc aveva pensato fosse suo
nonno
e non suo padre. Ma era più divertente così.
- Tu in che Casa
vorresti andare? I miei parenti erano tutti Hufflepuff, ma
chissà che io non faccia la differenza.
- Se non entro a
Ravenclaw, mio padre mi uccide - sibilò Ben nell'orecchio di
Caradoc. Filius scosse la testa.
- Non diventarmi
bugiardo, signorino. Io non uccido nessuno, sarei fiero di te anche se
finissi a Slytherin, e...
- Addirittura? -
saltò su il biondino, che solo ora aveva compreso la
parentela tra i due. - Io non vorrei mai.
La porta si
aprì e una ragazzetta, con i brufoli e i codini dritti sulla
testa, ficcò la testa dentro.
- Chi vuol fare
un'opera buona? Dei tizi fi divertivano a ftuzzicarla. Io non poffo
tenerla, e voi?
Benjy non rise per
educazione, ma anche perché era curioso di sapere di cosa
stesse parlando.
La tipetta
entrò e aprì
le mani con delicatezza. Una fatina se ne stava tutta
rannicchiata, le ali scheggiate, e tremava di paura.
Fu così che
Brittany, o Bree, entrò nella loro vita.
E siccome le storie si
ripetono, la
vita è un cerchio eccetera eccetera, non stupirà
sapere
che dovettero arrivare al quarto anno perché quella goffa
ragazzina si trasformasse in uno stupendo cigno e il biondino riuscisse
a capire cosa provava per lei. Ma questa era un'altra storia.
- La vuoi tu?
Benjy annuì.
- Posso, papà?
Filius sorrise. - Ti
dirò di
più. La terrò nel mio ufficio, e verrai a vederla
quando
vuoi. Per ora è meglio che le dia un'occhiata la signora
Pomfrey, appena arriviamo.
- Graffie, fignore. Io
fono Dorcaf, piacere! - e alzò le spalle in un gesto
amichevole.
- Vedi, Bree era la mamma e la nonna di tutte le altre. Da
allora
si sono moltiplicate a dismisura... ma non capisco, non so
perché si sia allontanata tanto da non poter più
tornare,
stavolta... ormai mi sono rassegnato. Non serve a nulla starci a
pensare.
Gli occhi socchiusi, accoccolato tra i suoi seni, parlava e parlava,
lasciandosi sfuggire un sospiro di gioia di tanto in tanto. Poi si
drizzò a sedere e la strinse forte.
- Il mio nido, 'Mona. La mia casa. Il mio tesoro. - Baci e ancora baci.
Fece scorrere le dita sulle ombre che lei aveva sotto le palpebre e
baciò anche quelle.
No, non
poteva credere che la perdita di Bree non lo avesse ferito
profondamente, e nemmeno che non avesse dei sospetti sui fratelli
Carrow o su qualche studente di Slytherin. Lo conosceva bene. Si
sentiva fiera di essere l'unica a conoscere la verità con
certezza, comunque.
Sarebbe rimasta così, abbracciata a lui, a
guardarlo dormire. E prima dell'alba, quando non ci fosse stato nessuno
per
i corridoi, l'avrebbe svegliato, perché potesse tornare
nella
sua stanza senza essere visto.
- Non venire
più, ti prego. Mi fa ancora più male, capisci?
- Non dirai davvero?
Lei annuì,
lentamente. - Ho troppa paura.
- Non è vero che non finirà, questo tormento. -
Di nuovo
quelle mani fresche e delicate sul suo viso. - Non lo credo... un
giorno sarà sempre così, per noi... Staremo
insieme,
sempre, sempre...
Sempre.
Non bastava una parola, anche se racchiudeva un'infinità di
promesse.
Non bastavano quegli occhi adoranti, scolpiti nella memoria recente. La
primavera era al termine - ma la nebbia e il freddo non erano arretrati
di un passo - e l'Esercito stava ormai rinchiuso nella sua
fortezza, con ben poche eccezioni, e non
valsero né l'amore né i ricordi a sostenerla quando Alecto sferrò
il suo ultimo attacco.
- Non mi
basta, lo sai?
L'aveva
gettata sul letto puntandole la bacchetta alla gola.
Pomona si era
assopita di nuovo così, d'improvviso, lasciando cadere il
libro che teneva in grembo.
Non era ancora notte
fonda, e la volontà di Alecto era vigile in
quella dimensione distorta e oscura... pronta ad afferrarla e violare
ancora una volta la sua anima.
-
Voglio di più. Voglio possederti davvero.
E se cercherai di sottrarti a me, qualcuno a cui tieni
soffrirà
moltissimo. Non mi soffermerò più sui suoi...
animaletti
ornamentali, stavolta.
Fu l'ultima volta, già, l'ultima terribile violenza, ma la
colpì tanto forte da offuscare completamente la
lucidità che le era rimasta.
Solo pensieri confusi vorticavano nella sua mente, mentre tentava di
arrivare alla fine di ogni giornata senza crollare.
"Non è stata lei ad uccidere Benjamin. L'ho capito dal suo
sguardo."
Questo non vuol dire che
non abbia il coraggio di fare del male a Filius.
"Allora digli che è in pericolo."
E' in pericolo solo
finché sta con me.
"Minerva ha ancora qualche influenza su Snape... potrebbe..."
Non voglio coinvolgerla.
Non voglio coinvolgere nessuno!
"La guerra finirà, Harry Potter può vincere,
Albus sapeva quello che faceva..."
Ma io non posso
più vivere così... sporca...
E si ritrovò davanti allo specchio, ancora una volta. No,
non somigliava davvero ad Alecto. Ma non era più nemmeno se
stessa.
Bisbigliò un nome, che apparve e scomparve nella nebbia
della sua mente lasciando una decisione irrevocabile a guidare i suoi
gesti stanchi.
Con pochi colpi di bacchetta fece sparire le occhiaie, si
ravviò i capelli e si cambiò d'abito.
Non aveva più paura di nulla, non per sé, almeno:
scese le scale senza guardarsi intorno, e bussò ad una porta
che prima di allora aveva sempre sdegnato.
Non hai nessuna colpa,
lo so. Ma ferire te è l'ultima delle mie preoccupazioni,
amico mio.
La risata isterica che le salì alle labbra non esplose.
Horace Slughorn aveva aperto la porta, con un'espressione sorpresa - ma
certo non irritata. I suoi sentimenti non erano cambiati, probabilmente.
***
ANGOLINO DI SAKI...
E siamo tornati alla scena del primo capitolo. Che fatica^^
Ora rileggetelo e attendete.
Non so quanto dovrete attendere, ormai lo sapete.
Ho pochi minuti (una certa lettrice mi aspetta su MSN stile
Sadako/Samara, e ho paura che mi faccia squillare il telefono ed esca
dallo schermo) quindi ringrazio velocemente Caillean, Lily_Snape (no, non
sei tu Myron... almeno non ho pensato a te mentre calavo la
mannaia!!!), ferao
(lo sapevo che non mi avevi abbandonato!) e lyrapotter (io amo
le slash, anche se non mi cimento spesso in questo tipo di storie, mi
spiace di non averti avvertita prima).
A presto (spero!!)
|
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Capitolo 9 *** I Custodi del Sapere ***
Qualcuno voleva vedere Sevvie? Accontentata, cara! ;)
C'è da farsi una scorpacciata della sua stupenda ironia!
Spero di finire al più presto l'ultimo capitolo di Colin's Legacy e
continuare in fretta con questa, perché manca ancora tantissimo alla
conclusione. A presto, spero,
Saki
P.S. Scusate se sono tuttora latitante da MSN,
ma ho dei problemini tecnici^^ perdono!
Con la scusa di un banale mal di stomaco, era stato esentato
dalla ronda serale. Naturalmente; Amycus preferiva sempre fare da solo,
augurandosi di trovare qualche studente in giro per il castello per
sfogare la sua crudeltà: perciò non aveva dovuto
insistere per poter tornare subito nella sua stanza.
Stringendo la bacchetta nella mano malferma, aspettò.
Sperò che lei avesse cambiato idea. Ma non vederla arrivare poteva
anche voler dire qualcos'altro... di peggiore. Per esempio poteva aver
trovato un altro modo per giungere al suo scopo.
No, non doveva succedere.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Finalmente sentì la porta aprirsi. Trattenne il respiro.
La vide avanzare fino agli scaffali, con passo risoluto, aprire la
boccetta e berne il contenuto tutto d'un fiato.
Sebbene sapesse con certezza che non c'era nessun pericolo, immaginò la
stessa scena in un contesto diverso...
Se non si fosse accorto delle
sue intenzioni, la sera prima-
Amaro.
Forte.
Da stordire.
Ma non le bruciava lo stomaco... cosa stava succedendo?
Non sentiva il mondo spegnersi, come aveva sperato che accadesse... al
contrario, si lasciò sorreggere dalle braccia apparse
all'improvviso accanto a lei, e la lingua le si sciolse in un desiderio
irrefrenabile di liberarsi di ogni dettaglio della sua sofferenza.
Senza
pensare alle conseguenze.
Era in trance, persa in quello sguardo reso ancora più trasparente
dalle lacrime - verde come l'erba appena nata -
Minuti. Ore. Lui si asciugava il sudore dalla fronte con un
fazzoletto, il cuore gonfio e incredulo mentre ascoltava quel
terribile racconto.
- Che cosa mi hai fatto? - Tentò di alzarsi dal divano, ma
l'effetto del Veritaserum era svanito solo parzialmente, e ricadde in
preda alle vertigini.
- Che cosa volevi farti... tu! - ribatté Horace. - Mi detesti
così tanto? Mi avresti lasciato vivere con questo rimorso? Io
non pretendo... che tu ti confidassi con me. Ma Minerva avrebbe potuto
aiutarti, qualcuno...
Lei scosse la testa.
-
No. Lasciami. Cosa... cosa ti ho detto? - Si premette la bocca con le
mani, orripilata. - Cosa mi hai fatto, tu- tu, Slytherin! Sei d'accordo
con lei, non è vero? Vuoi che continui a torturarmi!
Horace si morse le labbra, era sul punto di chiamarla ingrata e
stupida, ma si trattenne. Sapeva che erano la paura e la diffidenza,
insieme
alla vergogna di essere stata sul punto di compiere un gesto
irreversibile, a farla parlare in quel modo. Ma erano lo stesso
parole orribili da sentire.
- Ti ho salvato la vita! Perché non m'importa se non mi ami, io
voglio solo che tu sia felice... che cosa pensi di me? Non voglio che
mi ringrazi, no... ma almeno non denigrarmi, ti prego!
Ecco, l'aveva detto.
Ma non era con le dichiarazioni e le frasi fatte che l'avrebbe
sottratta a quell'inferno. Per la prima volta nella sua vita, doveva
comportarsi da uomo... agire.
Deglutì. Non sarebbe servito a nulla affrontare Alecto personalmente,
se ne
rendeva conto; non gli avrebbe mai dato retta, e rischiava di
inimicarsela. Sarebbe stato controproducente. No, quella bestia avrebbe
dato retta solo ad un suo pari: ad un Mangiamorte.
Io voglio che tu sia
felice...
Mi detesti così tanto?
No, non lo detestava affatto. Non si era mai fidata del tutto di lui,
ma non perché era uno Slytherin...
Semplicemente,
conservava dentro di sé il rancore di quando, a diciassette anni, aveva
ricevuto quella lettera colma di pomposità e scherno. Il mito della sua
adolescenza era crollato di colpo, quel giorno. Ed ecco, cinquant'anni
dopo aveva cominciato a rivolgerle sguardi adoranti, e fino all'ultimo
aveva rivaleggiato con Filius per conquistarla, e con una presa di
posizione inequivocabile non si era presentato al loro matrimonio...
Eppure lei non era mai cambiata dai tempi della scuola. Era la stessa
ragazzina paffuta e scarmigliata, anche se i suoi capelli avevano
cambiato colore e aveva rughe sulla fronte e ai lati degli occhi, e le
sue risate si erano fatte più rare e discrete, man mano che perdeva
entusiasmo e speranza.
Lui era
cambiato, eccome. Dentro. E non era stata in grado di capirlo.
Non
sarebbe cambiato nulla, beninteso. Forse, se avessero stretto
maggiormente i rapporti durante il precedente anno scolastico, ora si
sarebbe sentita in colpa per averlo illuso...
Perché lei apparteneva a Filius, sempre e comunque.
E
se davvero Horace aveva una soluzione per salvare
entrambi, era
disposta a credergli, ad affidarsi a lui. Non avrebbe mai avuto il
coraggio di ripetere quel gesto orribile.
Valeva la pena aspettare... ancora una notte...
Si
raggomitolò sul divano, con la tacita promessa di non allontanarsi
dalla stanza. Non si sentiva più soltanto una donna minacciata, ma una
bambina indifesa: e attendeva che una mano amica scacciasse il mostro
nascosto nell'armadio.
La porta si richiuse. Strinse i pugni e ricominciò a sperare.
Il gargoyle lo lasciò entrare nella Torre senza chiedergli nemmeno la
parola d'ordine, e la porta si spalancò in automatico. Severus Snape
era in piedi dietro la scrivania, perfettamente sveglio e vestito. Non
notò traccia di stupore, né di preoccupazione, nulla di nulla. La
medesima maschera impassibile di ogni giorno.
- C'è
qualche problema, Horace? - Mosse le sopracciglia in modo
impercettibile. - Si tratta di quei delinquenti del cosiddetto Esercito?
- Nossignore. Devo parlarti di Alecto Carrow.
- Qualsiasi punizione abbia inflitto agli studenti, ha il mio pieno
appoggio e non ho intenzione di discutere di ciò. Buonanotte...
- Non c'entrano gli studenti! Ha a che fare con una nostra
collega.
- Ah. - Il suo volto cambiò espressione. - Questo cambia le cose, mi
pare. Ebbene?
- La... professoressa Carrow... ha una perversione, ecco, particolare.
Le ha lanciato un incantesimo. Le entra in sogno e... le fa del male.
- Gradirei sapere di chi si tratta, se non ti dispiace.
- Severus, ti prego.
Il suo viso impallidì ulteriormente, alla luce delle candele, cosa che
non avrebbe mai pensato di vedere.
- Non posso fare nulla altrimenti, non ti sembra?
- N-non lo credo n-necessario... - balbettò. Lo sguardo di Snape
sembrava farsi beffe di lui.
- Decido io che cos'è necessario, Horace Slughorn. Va bene, farò da me.
Vide la bacchetta del Preside puntata su di sé, e una forza
incredibile lo avvolse, mentre la sua mente si apriva come un baule
ricolmo di immagini, alcune nitide, altre confuse.
Cadde con le braccia in avanti, aggrappandosi alla scrivania appena in
tempo.
- Ho visto abbastanza, puoi andare.
- M-ma la farai smettere?
Snape sembrò considerare quella domanda come un insulto alla sua
intelligenza. Con un
gesto della mano, gli intimò di lasciare la Torre. Slughorn si
incamminò verso la porta, ma la voce beffarda di Severus lo fece
sobbalzare.
- Puoi salvarle la vita cento volte, ma non sarà mai tua. Ha scelto un
altro, Horace, fattene una ragione.
"Ora Severus sa del matrimonio tra 'Mona e Filius... e se lui stesso
utilizzasse questo contro di loro... oh, ma perché mi sono
fidato di lui? Non c'era altra soluzione, è vero, ma potrei
averla messa in pericolo ancora maggiormente di quanto già non
fosse!"
Rimasto solo, Severus digrignò i denti, non a causa di
ciò che aveva letto nella mente di Horace, ma cercando di
scacciare i suoi stessi ricordi, che la situazione così
sorprendentemente simile era riuscita a risvegliare.
Lily.
Lily aveva scelto un
altro.
Anche se fosse riuscito
a salvarla, se Voldemort l'avesse risparmiata... lei non l'avrebbe mai
amato.
All'alba si recò alla porta dell'ufficio di Alecto e
l'aprì con un cenno di bacchetta. La strega l'accolse con sospetto,
capì subito che non si trattava di una visita di cortesia.
Ciò che il Preside di Hogwarts le disse sembrò dapprima uno sfoggio di
retorica sull'importanza che il loro ruolo aveva agli occhi del Signore
Oscuro. Sembravano parole lusinghiere e soddisfatte, ma presto il
discorso prese una piega differente:
- Esistono due tipi di sapere magico: quello relativo alle arti oscure,
che noi Mangiamorte padroneggiamo pressoché alla perfezione, e quello
più generale.
Sto parlando della capacità di eseguire... ad esempio... incantesimi
complessi e volti alle più svariate attività, della conoscenza di
eventi della nostra gloriosa storia, dell'interazione con animali e,
vediamo, piante magiche. Tale sapere, in questa scuola, è custodito e
divulgato da individui di varia, e talvolta dubbia, estrazione... non
sei d'accordo con me, Alecto?
- Assolutamente - boccheggiò lei. L'enfasi con cui aveva fatto accenno
a piante e incantesimi le diede la certezza che avesse scoperto tutto.
Rimase ad ascoltare, la gola riarsa, chiedendosi stupidamente perché le
fosse permesso torturare gli studenti, anche di ottima
famiglia, ma non divertirsi
con una collega mezzosangue.
- Ciò sarà risolto il più presto possibile. Il Signore Oscuro
provvederà a tutto... ma per ora è nostro compito preservare la vita e
le facoltà fisiche e mentali degli attuali custodi del sapere. Ragion
per cui...
Alecto lo prevenne. - Capisco, Severus... - Finì di colpo contro il
muro, battendo la testa e le spalle. I suoi occhi si allargarono.
- Capisci la volontà del nostro Signore?
- S-sì, io...
- Quindi cosa farai? - Severus si mise a braccia conserte, attendendo
una risposta.
- Cancellerò l'Introibo.
Mi dispiace, non accadrà più.
A pochi passi dalla porta. al sottile riparo di un incantesimo di
Disillusione, dietro una statua, Horace Slughorn ringraziava con le
lacrime agli occhi la decisione presa.
Severus uscì dall'ufficio e riuscì ad intercettarlo:
- Puoi anche evitare di provare a nasconderti, se questi sono i
risultati, amico mio.
Io non sono tuo amico...
e ciò che hai fatto non cambierà le cose... ma non posso fare a meno di
provare gratitudine, ora.
- Ora dimmi dov'è lei. Ha bisogno di dimenticare un po' di cose, non
trovi? - Per un istante credette che lo sguardo di Snape in quel
momento fosse umano, incredibilmente... compassionevole...
Ma era soltanto un'impressione. Il ghigno stampato sulle sue labbra non
lasciava dubbi. A Severus non importava di Pomona, voleva soltanto fare
bella figura con Voldemort.
Con Riddle,
sussurrarono i suoi ricordi.
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Capitolo 10 *** Riconciliazione ***
Will things ever be the same again?
It's the final countdown...
[Europe, The Final Countdown]
Niente trasmissioni,
stasera.
Eppure sono sicuro che
là fuori stia succedendo qualcosa di grosso.
Forse vorrei essere
anch'io là fuori, con l'Ordine. Con Harry.
Oppure no?
Se
chiudo gli occhi e ascolto i battiti del mio cuore, e respiro
lentamente fino a non sentire più l'ansia e la rabbia, sento
galleggiare una certezza.
Io appartengo a Hogwarts.
Non è come
per gli altri, lo so: tutti sognano di intraprendere una carriera al
Ministero o viaggiare per il mondo... un tempo io rifuggevo questi
desideri perché credevo di non avere capacità, ma ora è diverso.
So
che quando questa guerra finirà avrò molte strade davanti, non avrei
timore di nulla. Semplicemente io voglio restare qui,
per sempre. Per questo credo di poter affrontare qualsiasi cosa, pur di
difendere Hogwarts: io difendo il mio stesso futuro.
-
AMICI! HARRY POTTER, RON WEASLEY E HERMIONE GRANGER SONO FUGGITI DAI
SOTTERRANEI DELLA GRINGOTT SU UN DRAGO ENORME! CREDETEMI, MANCA
POCHISSIMO, E I NOSTRI GUAI SARANNO FINITI!
Hayden
quasi si soffocò con il succo di zucca, stringendo sotto il tavolo la
mano di Anthony. Terry non poteva aver fatto quello che... aveva
appena fatto... Merlino! L'avrebbero torturato a morte!
Amycus
Carrow si alzò, furioso, e si diresse verso il tavolo dei Ravenclaw con
l'espressione più feroce che gli avessero visto sul volto.
- Boot! Questa volta hai finito di raccontare stupidaggini!
Un
colpo di bacchetta, e Terry cadde all'indietro con tutta la sedia.
Anthony fece per aiutarlo, ma Alecto o il preside Snape dovevano aver
combinato qualcosa, perché non riuscì a muoversi dalla sedia.
Mentre veniva trascinato fuori dalla Sala, Terry continuò a gridare con
tutto il fiato che aveva in corpo:
- QUESTA E' L'ULTIMA VOLTA, ME LO SENTO! PRESTO SAREMO LIBERI!
Poteva anche essere l'ultima volta, ma ne avrebbe portato i segni per
molto tempo.
Da una delle finestre che davano sul parco di Prewett Manor si
intravide il bagliore di una candela.
La
donna bussò con energia al portone: non aveva più la bacchetta, le
scarpe, la borsa... solo quel suo strambo cappello rimaneva saldo sulla
sua testa, permettendo a Prue di riconoscerla e scendere ad aprire.
Il
rancore che provava per lei era ancora molto forte, ma ciò non le
impedì di lasciarlo da parte e permettere all'urgenza della situazione
di passare in primo piano.
- Augusta! Enid mi ha detto che... ti avevano arrestata...
- E ci riproveranno, se non mi fai entrare - ribatté l'altra, decisa.
- Oh, sì, certamente. - Si spostò dalla soglia e la lasciò passare
nell'ingresso. Il portone si richiuse da solo, sprangandosi.
Indossava
un abito semplice, ma senza dubbio costoso, di foggia Babbana. Era così
raffinato che solo guardandolo attentamente Augusta si rese conto che
era una camicia da notte. Anche la cuffia posata sui capelli bianchi
sembrava adatta ad una passeggiata in carrozza, più che per andare a
letto.
- La situazione è tanto grave? Anche a Hogwarts?
Augusta
sbuffò. - Hai sempre vissuto tra le tue ricchezze, senza darti
un'occhiata intorno. Il mondo sta crollando e tu passi le giornate
dalla sarta, o giochi a bridge con Ethel Macmillan, mentre suo nipote
cerca di salvare la
situazione insieme a Neville...
Sapeva che quel nome avrebbe fatto sciogliere di colpo tutta la sua
freddezza.
- Nev... è in pericolo? - Sempre quel tono di voce controllato,
-
Non più di me e te, ma se hanno mandato quel Dawlish ad arrestarmi
significa che si sta dando da fare, e dà molto fastidio agli scagnozzi
di Tu-Sai-Chi che comandano a Hogwarts. E' figlio dei suoi genitori,
dopotutto, non è vero Prue?
L'orgoglio brillò all'unisono nei loro occhi. Poi Prue scrollò le
spalle, riprendendo la solita nonchalance:
- Cosa possiamo fare?
-
Andiamoci. So come fare, Neville me l'ha spiegato quando è venuto a
casa per Pasqua. Immaginava che prima o poi avrei dovuto
raggiungerlo... c'è una stanza, nella scuola, in cui quella gentaglia
non può entrare. Perciò, dritte a Hogsmeade!
Le
parole che si dissero quella sera andarono perdute nella confusione
dell'Hog's Head, tra studenti impauriti e in lacrime, panico e cattivo
odore, ma non persero il loro valore.
Parole di riconciliazione.
Dov'è lui?
Se
avessi saputo il rischio che correvamo tutti... non gli
avrei scritto, in questi mesi, per dirgli solo sciocchezze. Ma
adesso devo buttare via la mia ostinazione.
Io
devo vederlo ancora una volta, dirgli che ha sempre avuto ragione. Che
non serve a nulla chiudersi in un palazzo e non guardarsi intorno...
mettere il giudizio degli altri al primo posto, e non i sentimenti...
Perché
io l'avrei sposato.
Tutte
le sue idee assurde... in qualche modo simili a quelle dei loro nemici,
che avrebbero massacrato suo figlio.
Non
siamo mai stati una famiglia! Ed è solo colpa mia!
-
Non credo di essere capace di Disilluderti, chissà se... sai, tu non
sei ricercata come me, sarebbe meglio se non dessi nell'occhio.
- Oh, dimenticavo,
signora Longbottom, lei è sempre stata un disastro con la bacchetta.
Ho portato un Mantello dell'Invisibilità, era di... Benjy...
E' un po' largo, ma
dovrebbe funzionare ancora.
Augusta fece una smorfia. - Ma ci
starebbero una dozzina di persone...
Prima che potesse chiudere il passaggio, tre ragazzini, due maschi e
una femmina, si intrufolarono.
- E voi cosa credete di fare?
- Combattere! E non cerchi di fermarci, abbiamo sentito che è una
schiappa, signora.
- Impertinenti! Tornate subito nel pub!
Il più basso dei tre si fece avanti a testa alta:
- No, signora, con permesso, noi torniamo al castello. Ci fa un po' di
posto, lei?
Si
era rivolto a Prue, che alzò il mantello per coprirli e si accorse dei
colori di Ravenclaw che ornavano la divisa della ragazzina. Avrebbe
voluto chiederle di Filius, ma non davanti ad Augusta, di
sicuro,
per sentirsi dire che era un po' troppo tardi per fingere di provare
tenerezza... lei, la dama di ghiaccio!
La regina dei salotti, la
brunetta purosangue che dettava la moda, ma era rimasta
zitella a
causa di quel suo capriccio per un uomo poco gradito alla buona
società, soprattutto da quando aveva sfidato un mago oscuro ed era
stato costretto a rifugiarsi a Hogwarts, interrompendo la sua carriera
di duellante: senza fama, senza gloria, non basta un bel viso
e
una mente sveglia a riscattare un retaggio innominabile.
- E che ne è stato, Prudence,
del vostro gnometto da giardino? Vi ha lasciata con un bambino da
crescere...
-
Ma vi pare, Callidora? Se fosse stato per lui, ora sarei sua moglie,
oh! Non avrei più potuto mettere piede al maniero dei Malfoy o a villa
Macmillan... Morgana me ne liberi! E per quanto riguarda Benjamin, sta
più spesso con suo padre che con me. Sono proprio della stessa pasta,
quei due.
- Siete dell'Esercito, almeno? - si era spazientita Augusta, un po' in
ansia perché stava lasciando passare dei clandestini.
- Sicuro! Ma la professoressa McGonagall non ci ha permesso di
restare...
- Ora fate silenzio e non vi inciampate... anche tu, Prue, con quelle
babbucce!
Appena
fuori dalla Stanza delle Necessità, i tre sgattaiolarono via da sotto
il
mantello, bacchette in pugno, a caccia di guai. Anche Prue se ne
liberò. In quel momento le due ragazze con cui Augusta si era
intrattenuta le raggiunsero: la piccola Weasley, non riconoscendo Prue,
la fissò con sospetto.
- I-il mio nome è Prudence Prewett, e sono...
Sono una gran dama che
veste di seta e nastrini?
La madre inconsolabile
di un martire della Prima Guerra?
Signorina Prudence
Athina Prewett, prego.
Chi sono?
Soltanto una donna che ha scelto la strada più facile per se stessa...
e la meno felice!
- E' mia cugina, garantisco per lei, dobbiamo andare da Neville,
adesso! - si spazientì Augusta.
- Credo sia con la professoressa Sprout, avevano in mente di combattere
con le piante...
- Ah, lo dico sempre io che spesso la bacchetta non è l'arma migliore -
ribatté lei soddisfatta. - Andiamo, Prue, lo troveremo!
Ma
l'altra era già sparita tra la polvere dei muri crollati e i guizzi di
luce delle bacchette dei combattenti. Per quanto volesse bene a suo
nipote, era un'altra persona che desiderava rivedere con tutte le sue
forze.
Augusta corse per i corridoi, evitando le maledizioni e
aggrappandosi alle balaustre, quando i passi dei giganti facevano
tremare il pavimento. Trovò l'ingresso di una torre, quasi guidata
dall'istinto, e salì i gradini senza nemmeno tirare fuori la bacchetta
per precauzione... non le sarebbe servita granché, in ogni caso.
- L'avevo detto a zia Prue che ci sarebbe stato anche il tuo amico
Ernie.
Neville
l'accolse con un gran sorriso, ma poi tornò concentrato a lanciare
baccelli di Pugnacio da una delle finestrelle, insieme agli altri. - Ci
dai una mano, nonna?
- Sicuro! - rispose lei, ma non appena si
avvicinò alla pianta, un ramo le portò via il cappello. Pomona
ridacchiò e scosse la testa: - Lascia stare, Augusta Byrne, apprezzo il
tentativo...
- Hai fatto pace con zia Prue? - Neville era
sinceramente sorpreso, mentre le sue mani si muovevano sicure tra quei
rami spinosi e afferrava i baccelli uno dopo l'altro.
- Già, ma ci siamo separate... credo sia andata a chiedere perdono al
suo vecchio amore...
In quei pochi giorni, Pomona si era trasformata totalmente.
Non
si era resa conto di nulla, i suoi ricordi di Alecto ora si fermavano
al giorno della famigerata lezione in compresenza. L'ansia per Irma...
bigliettini d'amore... la stanza delle Necessità, il pasticcio che
aveva combinato Susan... ma nessuna traccia di quel dolore, di quella
tortura.
Era combattiva, determinata, piena di energie, ma lo stesso aveva perso
qualcosa.
Non seppe mai del grandissimo dono che le aveva fatto Severus Snape.
E arrivò a dimenticare quanto Horace l'amasse.
Ma era così che dovevano sdipanarsi le loro vite, questi erano i loro
destini.
Prue, su una scala in bilico che portava al quinto piano, con le
babbucce inzaccherate e la camicia da notte strappata.
Colin
Creevey, Jimmy Peakes e Hayden Toots circondati da un gruppo di
Mangiamorte, non esattamente indifesi, ma comunque in difficoltà.
Antonin
Dolohov, senza maschera, gli occhi trionfanti per aver ucciso Remus
Lupin davanti agli occhi della sua mogliettina mezzosangue.
"Prima
che questa battaglia sia finita dovrai scontrarti con me, assassino.
Perché Remus aveva appena avuto un bambino... e quando arrivò a
Hogwarts sarei stato così fiero di averlo nella mia Casa... e poi noi
due abbiamo un conto in sospeso, non è vero?
Millenovecentoquarantanove. Ti ricordi di Rowan, non è vero, Darkhov?"
------------------
ANGOLINO DI SAKI...
Non
è stata una lunga attesa stavolta, vero? *Saki si ripara dai Cruciatus
di Lilicka bella* Mi sono tuffata nei musical, la mia passione più
grande (che sovrasta quella per Nana e HP, ed è già dire tutto!), e tra
"Mamma Mia!" e "Notre-Dame de Paris" (je t'aime, Pierre Gringoire!) sto
tirando matta il mio lui^^
Grazie alle mie fedelissime
Lily_Snape, HarryEly,
lyrapotter e
Caillean,
nonché a ferao
che mi segue comunque! Vero pucciola?
Per
chi si chiedesse dove sia finito Filius, beh, l'ultima battuta è sua. E
dire che non so ancora come far continuare la battaglia, ho solo
qualche idea fumosa. Qualcuno ci saluterà dalla barchetta come il
governatore Swann, poco ma sicuro. E non solo quelli che sono scritti
sul libro *espressione sadica alla Ino
chan*
Sbaciucchiottoli!!
|
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Capitolo 11 *** Istanti strappati alla furia del Male ***
Per una volta, era il sapore del proprio sangue che sentiva
in bocca, e non era molto gradevole.
Ferendosi
con i cocci della sfera che l'aveva colpito, Fenrir si rimise in piedi,
mirando di nuovo alla sua preda. Schiumando di desiderio e piacere,
raggiunse di nuovo la ragazza e affondò i denti nel suo visino,
lacerandolo brutalmente.
Ma i richiami dei Mangiamorte, al di sopra
del fragore della battaglia, lo distolsero dai suoi istinti: la voce di
Voldemort
li richiamava a sé. Avrebbe potuto infischiarsene - non aveva il
Marchio, lui - ma d'altra parte, una volta sconfitto quel Potter,
avrebbe potuto divertirsi a suo piacimento. Schioccò la lingua e
schizzò fuori dal castello, evitando per quanto possibile i ragni
giganti che a loro volta si precipitavano all'esterno come attratti da
una forza invisibile.
- Io lo sapevo che non mi ci ammazzavano. Sono i figlioli di Aragog, mi
conoscono, eh! - commentò Hagrid, ammaccato ma soddisfatto. Ma nessuno
faceva caso a lui.
- Patil, Thomas, la prossima volta lo lasciate a me quel farabutto di
Dolohov, chiaro?
-
Chiarissimo, professor Flitwick! - ridacchiò Parvati, soddisfatta della
sua performance,
sporgendosi dalla balaustra - Ma... vuol dire che
torneranno?
- Sicuro che torneranno. Non è finita. - Sybill tirò su
col naso, scendendo nell'ingresso: aveva finito le munizioni. - Oh! La
mia piccola signorina Brown! - Parvati si sporse ancora di più, ma Dean
la trattenne.
- Lasciamiiiii! - Dean non mollò la presa, tirandola
per la tunica finché non caddero tutti e due all'indietro. - Devo
andare da lei... devo vedere cosa le hanno fatto! Lav-vy...
-
Credevo di averlo sistemato - ripeteva Sybill, fuori di sé, torcendosi
le mani. - Credevo di averlo sistemato una volta per tutte... Greyback,
si chiama così, non è vero? Non è soltanto malvagio... è... sadico! Mia
povera, povera cara. Che futuro potrà mai avere, adesso? Non ho certo
bisogno del terzo occhio per immaginarlo. - mormorò, disfatta.
Mentre
lei e Poppy si affaccendavano avanti e indietro, lo sguardo di Filius
si posò
sulla figura accanto a Lavender, stesa in una posizione innaturale, che
respirava a fatica. I capelli color della neve erano sfuggiti alla
cuffia da notte e gli occhi erano socchiusi, ma non appena si chinò su
di lei, si spalancarono di colpo e trovò la forza di attirarlo a sé.
- Non... riuscivo... a trovarti...
La sua voce era un gorgoglìo. Dalle labbra uscì un filo di sangue.
- Non mi hai mai detto se... mi hai perdonata.
- Merlino santo, Prue...
Cosa poteva dirle?
Cosa poteva fare?
Pietà
era la parola d'ordine in una simile situazione, contro tutti i
risentimenti covati nell'animo, contro il passato e ciò a cui non si
poteva rimediare.
Una frase rassicurante, una carezza forse, bastava
poco. Non era la verità che lei cercava! Non era la sincerità! Aveva
saputo mentirle in cento e più lettere, in quei vent'anni, perché non
concludere l'intera farsa in modo coerente? Bastava un sì, bastava un...
- No - gli scappò detto, e si morse la lingua per essere stato tanto
crudele.
Dal giorno del loro primo incontro
(Avevo
sempre desiderato incontrare il campione del Bedfordshire, chiunque
fosse! Dicono meraviglie della sua bacchetta... oh, Callidora, non in
quel senso, sciocca!)
aveva capito che non sarebbe
servito a nulla essere se stesso con lei, che non era capace di alcuna
tenerezza. Non era la primogenita, poteva permettersi senza troppi
scandali di schizzare di fango il blasone dei Prewett. Stanca dei
giovani maghi con la borsa piena, ma senza arte né parte, che i
genitori le presentavano ormai sempre più raramente, si era
incapricciata di lui: dei suoi titoli sportivi, per meglio dire. Era
rimasta davvero delusa quando, dopo l'affare Darkhov, aveva lasciato il
circuito e si era praticamente murato vivo a Hogwarts. Esistevano
ancora i fine settimana, naturalmente, esisteva Madam Puddifoot's e
qualche volta anche Diagon Alley.
Ma era pur sempre una donna.
Poteva essere anticonformista quanto le permetteva il suo status
sociale e l'epoca in cui viveva, ma alla natura non si può sfuggire.
Era odio, quello che le aveva letto nello sguardo mentre gli comunicava
che avrebbero avuto un bambino? Non era amore, di questo era sicuro, e
non fu più amore nemmeno per lui, da quel momento
(E
se dovessi innamorarmi ancora, un giorno, terrò i sentimenti dentro di
me, non rischierò un'altra volta di soffrire in questo modo...)
Trasse un sospiro. Poteva farcela, allo stesso modo in cui il suo cuore
era riuscito ad amare di nuovo. Se non le avesse permesso di andarsene
in pace, non sarebbe più riuscito a guardarsi allo specchio, né a
considerarsi un uomo degno di questo nome - degno di Pomona,
soprattutto.
- No - ripeté. - Non ho bisogno di perdonarti, io... ti voglio bene, te
ne ho sempre voluto.
Non
c'era nient'altro da dire. Si augurò soltanto che quell'ennesima
menzogna fosse andata a segno, così come tutte le lettere scritte fino
a quel momento... quelle non intercettate, s'intende.
E
l'espressione che le rimase negli occhi - sollievo, curiosa leggerezza
- lo convinse che ancora una volta aveva preso la decisione giusta.
Un'ombra sopra di sé lo riscosse.
- Dovremmo... sgomberare,
ecco, la professoressa McGonagall ci ha detto... mi perdoni. - Oliver
Wood sembrava quasi intimorito. Perché? Perché riusciva a ispirare
soggezione, quando era l'ultima cosa che avrebbe desiderato?
Nessuno gli aveva mai detto che vi era un'atmosfera intorno a lui, a
suscitare rispetto in chi gli si avvicinava.
Un'aria antica, distinta, per quanto si sforzasse di apparire
stravagante.
Perché faccio sempre la
cosa giusta... anche quando odio... e quando mi odio...
- Non avreste dovuto! Come ti è saltato in mente? Cosa credevate di
fare?
Quel
corpo scosso dai singhiozzi, così stretto contro il suo, gli dava i
brividi. Non erano mai stati tanto... intimi. Avrebbe voluto
accarezzare quei seni che premevano contro il suo petto, baciarla
ancora e ancora. L'ansia che provava per lei, il dispetto che aveva
provato per averla vista tornare, rischiando la vita, si trasformava in
desiderio.
- Colin e Jimmy sono... li hanno...
- Lo so - mormorò Anthony, sfiorandole i capelli, trasognato. - E' un
miracolo che tu sia ancora qui.
- La nonna di Neville si è messa in mezzo, e hanno colpito lei al mio
posto - rispose Hayden, tremando. - E' colpa mia...
- E' colpa di Voldemort - ribattè lui - e lo sai.
- Si può dire quel nome?
-
Si deve dire. - Anthony si sciolse dall'abbraccio, dolcemente. - Ma è
meglio che Neville non sappia mai quello che è successo. - aggiunse,
riflettendo. - Guardami, e credimi se ti dico che sono innamorato di te.
Hayden si morse il labbro, annuendo.
- Tra poco torneranno, e dovremo ricominciare a combattere. Noi... ma
non tu. Ti prego, non voglio che ti succeda qualcosa.
Lei
non rispose, ma qualcosa nel suo sguardo gli diceva che non lo avrebbe
ascoltato. Di nuovo la paura lo colse, prepotente: avrebbe voluto
scuoterla, gridarle addosso... ma non lo fece. C'era davvero poco tempo
per riuscire a convincerla, ma abbastanza per godere insieme a lei di
quella tregua, di quegli istanti strappati al caos e alla tragedia.
Si sporse verso di lei e la baciò.
- Potrebbe essere l'ultima volta, lo sai.
-
Di sicuro sarà la prima... per me. - Era arrossita, le labbra le
tremavano: un particolare che gli procurò un sottile e irresistibile
piacere. Anche lei lo voleva! Non pensò più a niente, né agli amici
perduti, né ai pericoli scampati o a quelli che sarebbero arrivati di
lì a poco. Solo al tesoro che aveva accanto, a quel presente con gli
occhi pieni di lacrime e di amore.
I'll do anything
for my
sweet sixteen
and I'll
do anything
for little
run away child
[Sweet Sixteen, Billy Idol]
Più tardi, mentre lei si
lasciava rivestire come una bambina, le ripeté più e più volte di
restare in quell'aula, nascosta sotto la cattedra della professoressa
Babbling, ad aspettare la fine della battaglia. Ma sapeva già che erano
parole inutili.
Voldemort annunciò la morte di Harry.
E loro erano là fuori, tutti.
Anthony e Hayden. Neville e Luna. Ron e Hermione. Dean e Seamus. Filius
e Pomona.
L'Amore contro il Male.
Stanotte ho perduto tutta la mia
famiglia. Non mi rimane più nessuno.
Perché
chi è sopravvissuto... Algernon Byrne, Enid Sandwhite... non è qui, e
se non è qui non merita niente. E io lo cancello dalla mia vita.
Perché non dovrei
affrontare Voldemort? Cosa ho da perdere ancora?
Io sono rabbia e dolore
allo stato puro. Avanzo verso di lui, mi disarma, mi schernisce, mi
disgusta con la sua offerta.
E le fiamme che mi
avvolgono non sono nulla, nulla in confronto a ciò che mi brucia dentro.
-----------------------------------------
ANGOLINO DI SAKI...
Ragazzi, questa volta (come tutte le volte) pensavo proprio di non
riuscire a mettere in fila due parole.
Poi, a due a due, ce l'ho fatta. Credo che questo sia più corto del
solito, ma purtroppo le seghe mentali dei protagonisti devono fare i
conti con l'urgenza della battaglia.
Ora che ho assassinato tutto l'assassinabile senza uscire dal canon
(spero), quali maledizioni mi lancerete?
Ma soprattutto, quando tornerà l'ispirazione?
Cosa accadrà durante lo scontro finale tra Rowan e Darkhov?
Il segreto che solo Horace e Severus conoscono resterà tale?
E quali difficoltà si presenteranno per la famiglia Lovegood?
La risposta a questi e altri interrogativi nel prossimo capitolo.
Bacioni e abbraccioni alle mie fedelissime: ferao, Lily_Snape (ma che
bel faccinooooo!), Caillean,
lyrapotter e
HarryEly.
E tranquille: Hayden non morirà mai in questa fic. E' così
insignificante che non avrebbe senso ucciderla. Che gusto c'è?
Saki
|
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Capitolo 12 *** Qualcosa di personale ***
Non
appena Filius udì la formula malefica, e scorse quel raggio di luce
sprigionarsi dalla bacchetta di Dolohov, un turbinìo di pensieri si
impossessò di lui.
Ricordi amari. Insopportabili. Una verità troppo grande che si svelava
d'improvviso...
Il
pavimento esplose, ma era saltato in tempo all'indietro, e per qualche
istante la polvere oscurò l'aria tra loro: un diversivo che gli permise
di riprendere le redini dello scontro.
- Che tu sia dannato, Rowan!
Sudicio gnomo, schifosa spia!
Rowan
era il suo secondo nome; suo padre era stato un mago incline
all'umorismo fuori luogo. "Piccolo e rosso" significava, in gaelico, a
sottolineare come se l'era trovato davanti appena nato. Ma invece di
piangersi addosso e prepararsi a diventare lo zimbello dei suoi
coetanei, si era armato di una forte autoironia e portava
quell'appellativo come una bandiera vittoriosa, facendone il proprio
nome di battaglia nel circuito dei duelli agonistici.
Ragazze appena
uscite da Hogwarts (e già infelicemente fidanzate), zitelle purosangue
e madri di famiglia sorridevano guardando la sua foto sul giornale, con
un poco di rossore e quel tipico "Carino! Fa tenerezza, eh!". Perché
aveva davvero un bel viso, gli occhi grandi e scuri, la barbetta rossa
che non riusciva a nascondere un sorriso largo e accattivante.
Di
trionfo in trionfo, la sua fama aveva varcato i confini del
Bedfordshire fino a farlo sbarcare tra le stelle del campionato
nazionale.
Fu allora che Prudence Prewett si era fatta avanti,
inondandolo del suo profumo costoso e di chiacchiere futili - non solo
di quelle, si capisce, altrimenti Benjy non sarebbe mai nato - e
facendogli provare un'ebbrezza che lo studio e le solide amicizie
maschili, capisaldi della sua vita, non gli avevano mai potuto donare.
Ricordava
quegli anni come folli ed euforici, un tempo profondamente diverso sia
dalla giovinezza che dalla maturità: un tempo distaccato da tutto il
resto.
In nessun altro periodo della sua vita, infatti, avrebbe
commesso un'imprudenza così grande: denunciare il suo sfidante per
utilizzo di incantesimi impropri durante l'incontro e accusarlo
pubblicamente di far
parte di una nota cricca di Knockturne Alley, mandando tale Darkhov ad
Azkaban per qualche mese.
Rendendosi
conto del guaio in cui si era
cacciato, aveva scritto ad Armando Dippet, pregandolo di essere assunto
ad Hogwarts. La sua carriera di duellante era finita per sempre, questo
era chiaro. Era stata dunque una decisione presa in fretta e furia,
con il desiderio di sparire dalla circolazione finché non si fossero
calmate le acque... Senonché aveva scoperto una vera e propria
vocazione all'insegnamento, e anche in seguito all'ascesa di Voldemort,
quando credeva ormai che il losco figuro in questione avesse progetti
ben diversi dal
vendicarsi di un rivale sportivo, era rimasto.
- E' la tua
maledizione segreta, non è vero? Non credi che le tue abilità vadano
sprecate con un vecchio come me? - Filius tentò di Schiantarlo, senza
risultati. Erano davvero allo stesso livello.
- Un vecchio
goblin babbanofilo con la lingua lunga... no, ucciderti non è
abbastanza, mi fai troppo schifo. Voglio vederti ridotto a pezzettini
piccoli piccoli, ah ah!
Fu allora che ebbe la certezza dei suoi
timori. Si sentì soffocare, mentre la bacchetta vibrava violentemente,
stretta tra le sue mani:
- E' così che facevi sparire i ragazzi dell'Ordine, Darkhov? È così che
funziona?
-
I ragazzi dell'Ordine? Come sei sentimentale... - ghignò Antonin. In
quel momento Yaxley cadde in mezzo a loro, colpito da George Weasley,
sollevando ulteriore polvere. Dolohov ne approfittò per lanciare contro
Filius un'altra maledizione, questa volta al massimo della potenza,
scandendo bene la formula: invece della luce tra il viola e il rosso
che era apparsa poco prima, si vide una sorta di fiammata multicolore,
che per un istante non centrò il bersaglio. Colpì invece il corpo di
Yaxley, che esplose in un'orribile poltiglia schizzando sangue
tutt'intorno. Dolohov non sembrò provare dispiacere per la fine del suo
collega Mangiamorte.
- Se vuoi saperlo, Rowan... solo le carogne, gli infiltrati. Poveri
stupidi senza cervello...
Non
completò la frase: cacciò un urlo che sembrò non finire mai, finché non
cadde a terra di schianto. Filius rimase a guardarlo con aria
stralunata, con la bacchetta
che gli scivolava piano dalle dita, e le lacrime dagli occhi - finché
lo strepito della battaglia non cessò e solo la conversazione tra Harry
e Voldemort risuonò nella Sala.
Ma tutto era liquido, irreale, non aveva nessuna importanza.
Esplosero le grida di trionfo: tutto normale.
Aveva vendicato Remus.
Aveva vendicato Benjy, e per qualche istante ancora nient'altro ebbe
senso.
Ciò
che sentiva non era gioia, e solo in parte era sollievo; non era
togliendo la vita a qualcuno che poteva riavere chi aveva perduto...
era stata una vittoria a metà, per lui, per tutti.
Per Neville, con in mano una spada che rifletteva visi amici, ma
nessuno del suo sangue.
Per
Pomona, che sembrava non aver vissuto nemmeno un istante di quei mesi
angoscianti, le guance rosse dalla fatica e da una nuova, arruffata
giovinezza.
Bella, si
disse, bella e mia.
I pensieri confusi gli offuscavano la vista e scendevano a chiudergli
la gola... nella calca per stringere la mano a Harry, per ringraziarlo
di aver regalato un futuro a chi era rimasto, la sfiorò.
Si guardarono.
Non
riuscivano ancora a capacitarsi di poter cadere l'uno tra le
braccia dell'altra
senza altre conseguenze che tenui risatine e applausi, o forse niente
del tutto.
E così rimasero, stupiti, a sbirciare dalle vetrate tiepide di sole che
scintillavano fino a far male agli occhi.
-
Guardali. - C'era tutto in quella parola, in quella voce. Rimpianto,
dispetto, invidia, amore, indulgenza. Un sospiro di rassegnazione
finale, si sarebbe detto.
Minerva non poteva fare altro che guardarli, in effetti. Il senso
del dovere che aveva tenuto insieme i pezzi di se stessa in nome di
Hogwarts era ormai molto meno forte. La guerra era finita, ma non
significava niente. Il passato tornava a galla, insieme alla parte
peggiore del suo inconscio.
- Li vedo - rispose aspra.
- Capisci che non posso restare, non è vero?
- Horace!
-
Non sono portato al masochismo, tutto qui. Preferisco tornare a godermi
la pensione, e non più scroccando la casa a Babbani ignari. Torno a
Cardiff e con grande gioia.
Ma nessuno avrebbe potuto scorgere la
più lieve contentezza sul suo viso, né tantomeno una traccia dei
segreti che portava con sé.
Here we stand just me and
you
With everything and nothing, too
...
Honey take me home
Let's go back to yesterday
(Neil Sedaka, The Hungry Years)
Una famiglia si può perdere.
Ma una famiglia si può scegliere.
Se
Neville non fosse stato consapevole di questo, una volta smorzato il
clamore, soddisfatte le curiosità dei giornalisti, espletate le odiose
formalità che un ragazzo di diciotto anni non dovrebbe avere sulle
spalle, si sarebbe chiuso in un angolo a piangersi addosso.
Il
mondo che stava sorgendo non sarebbe stato perfetto e nemmeno noioso.
Quell'angoscia insistente e continua non aveva più motivo di esistere,
e persino il dolore aveva un suo ciclo di vita, al termine del quale
avrebbe preso posto tra le ombre nette del mezzogiorno.
Quasi diciotto anni, e un amore, e un futuro pieno di sorridenti
certezze.
Certezze che Luna, proprio perché non aveva ancora perso tutto, non
poteva trovare. Luna... che attendeva ancora.
- Due mesi! E non mi hanno permesso di vederlo!
Azkaban si era svuotata degli innocenti, e di nuovo colmata di maghi
oscuri, finalmente privati del loro Signore.
Non
c'erano più Dissennatori, soltanto guardie umane e incantesimi di
sicurezza di alto livello. Eppure un uomo, l'unico tra i prigionieri
dei Mangiamorte ad occupare ancora una cella, aveva freddo. Troppo
freddo.
- Non hanno tenuto conto delle dichiarazioni di Harry!
Non è cambiato niente, niente! Burocrati con la testa infarcita di
Nargilli!
La data del processo si avvicinava, e Luna si sforzava di sorridere e
mostrarsi fiduciosa, ma le sue guance pallide e il modo in cui
torturava i suoi fantasiosi orecchini tradivano nervosismo e paura.
- Tu, voglio sapere tu cosa
pensi di lui. Che cos'avresti fatto al suo posto?
Neville si sentiva imbarazzato, non aveva mai vissuto appieno l'essere
figlio, figurarsi padre.
Era innamorato di Luna, ma quando aveva saputo che i Mangiamorte
l'avevano rapita non si era certo precipitato a tradire l'Esercito e
Harry in cambio della salvezza di entrambi. No, non avrebbe mai
compreso appieno il gesto di Xenophilius. Nondimeno era a disagio
quando lo pensava ancora tra le sbarre, mentre Lucius Malfoy era stato
rilasciato dopo il primo interrogatorio...
- Io... in qualche modo lo capisco. Ti ama tantissimo, sei la sua
bambina. Sei sempre stata l'unica cosa importante al mondo, per lui...
La sua voce aveva un tono delicato, triste e un poco allusivo, e lei
gli circondò il collo con le braccia, in un silenzioso "grazie".
- E sei importante per me. - Rinnovarono la promessa fatta un anno
prima, sotto lo stesso sole cocente, ma con un dolore moltiplicato
cinquanta volte. Con un egoismo tutto maschile lui avrebbe desiderato
vederla scoppiare in lacrime, anziché arricciare le labbra e resistere
e vomitare parole gelide e taglienti; e pensò a quel libro che
Seamus gli aveva prestato e che non aveva ancora finito di leggere, a
Inman che tornava a Cold Mountain e non era un eroe, solo un uomo
stanco di guerra e di sangue...
Lui invece aveva fatto la sua bella figura, si era beccato persino un
lungo soprannome simile a quello di Harry e naturalmente gli elogi
ufficiali del nuovo Ministro.
- Non vale nulla che si sia battuto dalla parte della verità, per tutto
quel tempo? E' bastato un gesto disperato per trasformarlo in un mostro
davanti agli occhi di tutti... solo perché tiene a me più che a tutto
il resto del mondo! Perché sono tutto quello che gli rimane...
Ti prego, Luna, sai che
mi spaventi, così furiosa e fredda.
Coraggio.
Non senti che ti stringo
forte? Non ti lascerò andare, non cadrai, non ti perderai.
Ti tengo con me. Ma tu
devi piangere, anche una volta sola. E poi lotteremo contro l'intero
Wizengamot, se sarà necessario.
---------------------------
ANGOLINO DI SAKI...
Un mese? Noooo ragazze è un'impressione!
E poi avete visto quante altre belle cosine ho scritto *si abbassa per
schivare un Cruciatus*
Lo soooooooooooooo che sono OOC da fare schifo. Ma detesto come Luna
continui a negare la realtà dei fatti, nel libro. E dagliela con quel
corno, e dagliela che non crede che la sua casa sia esplosa^^ Secondo
me dopo la Battaglia si sarà pur data una svegliata, il che equivale
più o meno ad impazzire.
È un'opinione molto personale che spero di aver reso in
maniera decente. In ogni caso, questo e il prossimo capitolo
(ovviamente ancora da scrivere!) sono dedicati a ladymarie, che ama
Xeno quanto e più di me. Vedrete, vedrete...
Caillean:
buon senso e sensibilità, ecco il ritratto perfetto di Fil. Grazie per
averlo compreso davvero, chèrie. E Neville, beh, rieccolo.
lyrapotter:
spero che questo ritardo tremendo non ti abbia fatto dimenticare di
me... grazie per la tua fedeltà^^ Sono stata cattiva, beh, ovvio! Sono
o non sono l'allieva di Ino chan? XD
Lily_Snape:
che belle le tue recensioni lunghe, polifoniche e articolate! Mi sembra
di trovarmi di fronte a Naraku, altro che a Sadako ;P Ti adoro Lilička!
Au revoir,
Saki
|
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Capitolo 13 *** Il processo ***
Luna mi fa davvero paura. Quando allarga gli occhi e quando
li
socchiude con un sorriso trasognato; con le braccia conserte o che
dondolano sui fianchi. Fa paura perché alza la voce solo fino
ad un certo punto, qualsiasi cosa dica. Perché non si decide ad
esprimere ciò che prova davvero, e protesta per le ingiustizie come
farebbe chiunque altro... chiunque non sia coinvolto nella
vicenda fino in fondo...
Solo chi la conosce a sufficienza, e mi ritengo tra quei pochi
fortunati,
capisce che cercare di riportarla con i piedi per terra sarebbe come
tentare
di aggirare la legge di Gamp: perché lei non è mai stata una persona
razionale.
A che servirebbe insistere? Dimostra di comprendere fin troppo
bene la situazione, nonostante tutto. Non bisogna farsi ingannare dal
suo atteggiamento... presto tutto finirà nel migliore dei modi,
sarà libera di comportarsi come desidera e al contempo
essere felice.
Andrà tutto bene. Deve finire bene. Abbiamo sconfitto un esercito
di Mangiamorte, il Mondo Magico ha subìto un rinnovamento senza eguali,
perché preoccuparsi? Nessuno, tra i membri del Wizengamot, avrebbe il
coraggio di
condannare quell'uomo!
E se invece l'avessero?
Non
sono così ingenuo da credere che lei si accontenterebbe di fare come
me, di considerare Hogwarts la sua nuova casa, e i nostri insegnanti
degli zii e delle zie improvvisati che sapranno riempire il vuoto che
sente. Lei non è come me, e non farò finta del contrario, non le
chiederò di dire o fare mai nulla che non appartenga alla sua natura.
Non sono nemmeno così sicuro che ci sposeremo tanto presto. Tagliando i
ponti con i Byrne ho rinunciato a ogni pretesa sull'eredità. Se mia
nonna lo sapesse si rivolterebbe nella tomba, ma ho preferito così;
voglio guadagnarmi ogni singolo zellino con le mie mani, anche se
finché
durerà il tirocinio conto di vederne ben pochi.
Lei dorme, adesso. Profondamente, e non si sveglierà prima che tutto
sia concluso.
Mi
dispiace aver versato quella pozione nella sua tisana, ma era
necessario. Assistere al processo è fuori discussione per lei, eppure
mi sento un poco in colpa... è come se la privassi della possibilità di
crescere. Sarà perché anch'io, pur avendo scoperto il mio coraggio e le
mie potenzialità, non disdegno di restare adolescente?
È per questo che sono innamorato di lei, temo.
In
principio non avevo idea del perché la professoressa Sprout (ha detto
che dovrei darle del tu, a partire da settembre, ma mi sembra una cosa
strana...) abbia insistito per essere presente, per tutto l'anno ha
avuto un aspetto così fragile! E poi, a pochi giorni dalla battaglia
finale, l'ho vista recuperare le energie tutte in una volta, e
combattere con una grinta indiscutibile. E sembra che la sua lotta non
sia ancora conclusa, a giudicare da come guarda Luna: occhi carichi di
promesse che sinceramente io non mi sento di fare. Che abbia una carta
da giocare?
Mi
sembra improbabile... nessuno di noi era là, soltanto Harry, Hermione e
Ron, e loro hanno già ripetuto un milione di volte come sono andate le
cose -
- In piedi! Entrano il Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt e i
Consiglieri Anziani del Wizengamot!
Dean
mi dà una gomitata mentre ci alziamo. - Sembra davvero un processo
Babbano, avranno rimodernato le procedure di un bel po'. - È
preoccupato per l'esito almeno quanto me, si è affezionato moltissimo a
Luna durante il loro soggiorno nella casa di Bill Weasley. Seamus è
tornato in Irlanda, a "preparare" in qualche modo i suoi genitori prima
di presentarglielo... è abbastanza fiducioso nella loro larghezza di
vedute, comunque.
- E dici che i Babbani sono più... giusti, quando devono
giudicare qualcuno?
Lui scuote la testa, non lo saprebbe dire. Il mondo gira tutto uguale,
mi fa capire con una scrollata di spalle.
Il
Ministro Shacklebolt (è strano chiamarlo così, dopo aver combattuto
fianco a fianco con lui) ha un'espressione seria, direi accigliata. Non
sembra entusiasta di mandare ad Azkaban un mago perbene. Prende la
parola: la sua voce è profonda e calda. Mi sento sempre più
rassicurato, mentre ci rimettiamo a sedere.
- Come Ministro ad
interim,
finora mi è stata attribuita, erroneamente, la guida del Consiglio. Mi
dispiace di aver lasciato credere di aver accettato questa ulteriore
responsabilità. Pensavo di riuscire a... - Un brusio si leva tra i
banchi dell'aula. - Silenzio, prego. Pensavo di esserne in grado, ma
sapete, finché si trattava di giudicare un Mangiamorte eravamo tutti
d'accordo. Non mi sento imparziale, in questo e nei casi immediatamente
successivi.
- Ma Signor... - fa una vocetta ansante e un poco incrinata dagli anni.
-
Consigliere Doge, in realtà pensavo proprio a Lei. - Shacklebolt si fa
da parte, occupando un posto vuoto, ma l'omettino non sembra
intenzionato ad occupare la carica. Solo dopo ripetute insistenze
sospira e accetta di presiedere il Consiglio, tra l'acclamazione
generale degli altri membri del Wizengamot e i bisbigli eccitati degli
insegnanti di Hogwarts, che occupano la fila davanti a me e Dean.
-
Potrei ugualmente affermare di sentirmi un poco di parte, avendo
conosciuto l'imputato ad una festa di matrimonio, guardacaso il funesto
giorno della caduta del Ministero - esordisce Doge.
Qualcuno ridacchia, ma subito smette.
-
Basarsi esclusivamente sulle simpatie o antipatie personali, o sui
fatti nudi e crudi, o ancora su congetture astruse... ognuno di questi
metodi non porta da nessuna parte, se preso singolarmente. O meglio,
porta ad una soluzione semplice. Questo caso semplice non lo è affatto,
amici. Abbiamo, da una parte, un passato pressoché
irreprensibile, costellato da numerose stravaganze, senza
dubbio,
ma nulla, nulla che possa far pensare ad una benché minima affiliazione
ai Mangiamorte. E dall'altra, un tradimento orribile.
La gola
mi si chiude e torno a pensare che malgrado tutto la situazione è
davvero delicata. Non potrei biasimarli se lo condannassero. Se non
fosse il padre di Luna, io...
- Abbiamo ascoltato le
testimonianze di Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley.
Abbiamo udito il Salvatore del Mondo Magico paragonare l'imputato a sua
madre, Lily Evans Potter, che morì per salvarlo da Voldemort.
Un'affermazione di tale portata mi lascia perplesso, in verità. È certo
un gesto nobile perdonare i propri nemici, ma io non mi sarei spinto a
tanto. - Tossicchia, guardandosi intorno. Un membro del Consiglio, una
donna dai tratti orientali, si alza in piedi e chiede di parlare.
- Non ha figli, Elphias, questo si capisce chiaramente.
Invece di inorridire per la confidenza presa e il tono brusco
dell'intervento, Doge annuisce tranquillo. Sono sbalordito.
- Non ho questo piacere, infatti... Xuan. Ma se ne
avessi, mi si taccerebbe ugualmente di non essere obiettivo.
Altre risatine soffocate.
Ma
è un processo o una schermaglia filosofica? Sembrano essersi
dimenticati che stanno parlando di un uomo presente in
aula. Dean mi dà un'altra gomitata e lo vedo alzare le
sopracciglia un po' schifato. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda, e
adesso non provo altro che pena per il signor Lovegood. Non so se siano
meglio i tribunali dei maghi o quelli dei Babbani, ma vorrei più che
mai che tutto finisse, in un modo o nell'altro.
Si
alza un certo numero di persone, una dopo l'altra, a balbettare o
bisbigliare il poco che possono dire in difesa dell'accusato oppure
contro.
C'è Rita Skeeter, senza il suo taccuino incantato, ma
con la stessa espressione strafottente di quando intervistò Harry ai
tempi del Torneo Tremaghi... e tutto quello che ha da dichiarare è "Il
defunto Voi-Sapete-Chi era troppo intelligente per avere tra le sue
fila una testa matta del genere, caro Dodgy" (a quel punto due Auror si
sono mossi verso di lei, e sono sicuro che sarebbe bastato un cenno del
suo interlocutore e avrebbe pagato caro quel nomignolo)
C'è il
signor Diggory, che sembra invecchiato di trent'anni anziché tre, e
sembra schiumare di rabbia al pensiero che Harry non abbia formulato
un'accusa ufficiale, eppure alla domanda "Crede che Lovegood
simpatizzasse con i Mangiamorte?" scuote la testa e si rimette a
sedere, sconfitto.
Non riesco a seguire l'intera udienza, sono nauseato e non so più per
cosa prego.
O
forse lo so: per Luna, per la sua serenità, comunque vada, comunque
vada... non vedo più niente intorno a me, c'è il suo viso fragile
davanti ai miei occhi, il suo viso addormentato che ho sfiorato con le
labbra prima di venire qui a Londra.
- 'Mona, sei sicura? Te la
senti, davvero? - È una voce conosciuta quella che riesce a riportarmi
al presente. La profesoressa Sprout ha deciso di dire la sua. Male non può fare,
è il primo pensiero che mi viene in mente.
Ad
un lieve movimento della mano di Doge, che la autorizza a parlare, lei
arrossisce di colpo. Ma non è vergogna, non è timidezza: è rabbia.
Stringe i
pugni e lo guarda dritto negli occhi.
- Grazie, Elphias. Sei
gentile come quel giorno di sessant'anni fa, mentre stavo su
quell'albero e mi hai allungato un'Ape Frizzola...
Risatine.
- Credevo te ne
fossi dimenticata. Non hai dato segno di riconoscermi, al matrimonio di
Lupin. - Poi, severo: - Non è di Lovegood che vuoi lanciare la tua
difesa, giusto? Sei qui per ritrovare te stessa.
- Sia come dici. Le sentenze del Wizengamot si basano spesso sui
precedenti. È difficile che, se un imputato viene condannato in una
particolare catena di eventi, in futuro il Consiglio prenda un'altra
strada: correggetemi, se sbaglio.
Dean mi informa sottovoce che questa è anche la prassi nei tribunali
Babbani degli Stati Uniti. Non potrebbe importarmene meno.
-
È per questo che non posso restare a guardare, capite? Non deve
succedere di nuovo! Non di nuovo! Luna non deve soffrire come... ho
sofferto io.
Una strega robusta dai capelli arancione
le chiede di essere più esplicita. Altri alzano le sopracciglia e
sbuffano.
- Nel '73 alcuni di voi
giudicarono un uomo la cui unica colpa era quella di amare sua figlia
più di se stesso. Ferì un Auror in duello, e per questo fu condaprima
di presentarglielo... è abbastanza fiducioso nella loro larghezza di
vedute, comunque.nnato
senza indugi. Senza alcuna considerazione di un passato e una
reputazione impeccabili, né della sua appartenenza all'ordine
della Fenice... Da come abbassate gli occhi sembrate aver capito. Sto
parlando di Vertumnus Sprout, mio padre. Sì, sono patetica, e ora mi
chiederete di tacere...
Alcuni Consiglieri Anziani si scambiano un'occhiata
rapida e si fanno pensierosi, ma la lasciano proseguire.
-
Morì di dolore e di nostalgia in una cella di Azkaban, credo che mai i
Dissennatori abbiano banchettato con più gusto... tutto l'amore che
aveva dentro doveva avere un buon sapore...n-n-n-
Si porta le mani
al volto e per un momento ho l'impulso di sporgermi a sfiorarle le
spalle, a confortarla. Ma c'è il professor Flitwick accanto a lei, e mi
trattengo. Non c'è bisogno di me...
Per ora.
- Se,
a causa di questo tradimento, Harry Potter fosse morto, io non
sarei qui a difenderlo. E se mio padre avesse ucciso Rufus, quel
giorno... forse avrei accettato la sentenza, non so, non so... ma è
andato tutto bene, capite? Non potete dimenticare? Luna ha diciassette
anni, è già orfana di madre. Volete che resti completamente sola? Non
state processando un mago oscuro, Morgana benedetta! L'ha fatto per
amore, non aveva scelta! Con o senza Dissennatori, quell'uomo morirà...
- grida indicando Xeno.
E d'un tratto mi rendo conto che è vero.
È svuotato di ogni speranza, gli occhi spenti, senza più colori in
volto. Sembra dire: fate
in fretta, per me non c'è perdono, lo so. Abbasso la
testa, non voglio più vedere. Penso a quando ha tentato di consegnare
Harry ai Mangiamorte, e sento che non me ne importa più niente. Lui fa
parte della mia nuova famiglia.
- È più o meno ciò che intendevo poco
fa, insomma. Chi non ha figli non può capire davvero. Se avessero
rapito la mia Cho, io non sono sicura che... - si intromette la
donna di nome Xuan.
- Oh, consigliere Chang, è quello che stavo per dire, ma non metta il
dito nella piaga. Non posso più ovviare a
questa mancanza, sono troppo vecchio. - La voce di Doge è sempre più
incerta e commossa. - Lo sapevo, non dovevo accettare di sedermi qui.
Non solo conosco l'attuale imputato, ma facevo già parte del Wizengamot
all'epoca dei fatti che la signora ha menzionato... e non mi fu
permesso di votare. Perché... Vertumnus era uno dei miei più cari amici.
Si leva un brusìo.
-
E dovrei ricordare anche Percival Dumbledore, che punì dei ragazzini
Babbani per aver fatto del male alla sua figlia più
piccola... Kingsley, hai fatto male a lasciarmi
quest'incombenza.
Dare un'opinione secondo la mia coscienza fa parte del mio lavoro, ma
essere ricordato come artefice di una somma ingiustizia non è il
testamento che desidero lasciare alle nuove generazioni.
Nemmeno lui vuole un fardello così grande, e allora a chi passerà la
palla? A qualche burocrate con meno filosofie e il pugno di ferro?
Luna, piccola...
Piccolo amore.
Continua a dormire, ancora, ancora.
-
E comunque, era una Cioccorana, non un'Ape Frizzola, signora Flitwick.
C'era la figurina
di Helga Hufflepuff, dentro, e ti dissi che sarebbe stato il
tuo destino, ricordi? - Mentre la professoressa Sprout si asciuga le
lacrime e forse medita sul fatto che è la prima volta che qualcuno la
chiama con il suo nuovo nome, Doge si volta verso il Consiglio. - Non
succederà un'altra volta, signori. Siamo qui per giudicare le
intenzioni, non la necessità. In questi mesi abbiamo già rifornito
Azkaban a sufficienza, a mio parere.
Un altro brusìo, ma ora mi sembra di approvazione. Dean accenna ad un
gesto di vittoria che non mi sento ancora di imitare.
Sono tutti così sollevati.
- Due anni di arresti domiciliari, il che vuol dire che il Cavillo
continuerà ad andare in stampa regolarmente...
- E continuerà a sparare stupidaggini...
- Non più di quelle che spari tu, Rita.
- Vai a prendere Luna e portala qui, ehi! Ti sei incantato, Nev?
Cosa
diceva la Grubbly-Plank sulle Puffole appena nate? Che seguono la prima
creatura che vedono, perché la scambiano per la loro madre.
Io oggi credo di aver subìto un incanto del genere.
Ma forse questo pensiero è una bestemmia, un insulto ai miei genitori...
Posso essere felice? Loro lo vorrebbero.
E se la mia felicità è Hogwarts, che cosa faccio di male?
- Grazie... Pomona. Posso chiamarti così adesso, vero?
Per la seconda volta, la sua risposta è un sorriso che terrò stretto
per sempre.
-----------------------------------------------------------------------
ANGOLINO DI SAKI...
Il prossimo potrebbe essere l'ultimo capitolo, oppure no.
Parlo di questa parte, ovviamente, perché la serie è ancora moooolto
lunga.
Grazie come sempre a...
ferao: Sì,
faccelo il pensierino... un po' di tempo fa ho letto delle lodi nei
tuoi confronti nel forum di EFP, sai? Non sono l'unica che crede in te!
Lily_Snape:
Come sarebbe a dire un Calimero in rosso? Aveva i capelli rossi da
giovane, ma che c'entra Calimerooooo? XD Naraku è il cattivone di
Inuyasha, un conglomerato di allegri (si fa per dire) demoni. Io non
sono cattiva con Lulù, non più di quanto lei lo sarà nel seguito
*fischietta per mandar via gli spoiler dall'aria*
Caillean:
"Il miglior Neville che si possa chiedere" mi suona proprio come... "La
miglior agenzia di viaggi in città" ^_^ Neville è il migliore,
always and forever. Grazie perché ami questa storia anche più di me.
lyrapotter:
No, non danno retta a Harry, perché sono tutti colmi di spirito
vendicativo! Non so ballare la conga, ma un po' di salsa e bachata
sì... va bene lo stesso per organizzare una danza collettiva
anti-Dolohov? Il monumento accanto a quello di Molly va bene, ma di
sicuro vicino a quello di Kingsley no, perché si noterebbe troppo la
differenza di statura XD (NdFilius: signorina, è un po' troppo
indisciplinata, un po' di rispetto! NdSaki: ma nooo, lo sa che le
voglio troppo bene signor Direttore!)
A presto (ehm si fa per dire) e un abbraccio fortissimo.
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Capitolo 14 *** Niente vi fermerà ***
Fin dove posso spingermi? Fino a
che punto
posso gridarle il mio affetto e la mia gratitudine?
È tutto troppo perfetto.
Io le devo tutto, tutto
quello che so e che sono.
Ma chi potrebbe capirmi?
- Che significa "blasfemo", ragazzo mio?
Faceva ancora molto caldo: l'estate non voleva finire, eppure era già
tutto pronto per l'inizio
dell'anno scolastico. Minerva non aveva dato segni di cedimento; era
stata troppo indaffarata per fermarsi a pensare ed intristirsi,
probabilmente.
- Io l'anno scorso ho chiesto di poter restare qui, per studiare,
capisce. Ma ora non è più solo questo. Hogwarts è...
Neville
si volse verso il castello e spalancò le braccia. Era di nuovo quello
di prima, come se non ci fosse mai stata la Battaglia, come se più di
cinquanta persone non avessero subìto una morte orribile.
Era sempre lì, solido e rassicurante.
- Un nido, che ti accoglie implume, e che lascerai quando le tue ali
saranno robuste e la tua anima priva di ogni insicurezza.
Lui
sembrò turbato. Si aspettava parole di saggezza, certo, perché allora
aveva chiesto consiglio a lui? Ma quel fiotto di versi tiepidi...
-
La filastrocca del Cappello Parlante, durante la cerimonia dello
Smistamento del 1969. - Filius sottolineò l'anno con uno sguardo
eloquente, e Neville non ebbe esitazioni.
- L'anno in cui i miei genitori entrarono a scuola!
- Ecco, vedi. E tu temi di offenderli, perché non hai seguito la loro
strada?
Neville
scosse la testa con decisione. - No, no! Non è questo, io non ho mai
pensato di essere ammesso all'addestramento con soli tre M.A.G.O., ci
mancherebbe... e sento che è la scelta giusta, davvero! Ma Lei lo sa
che cosa provo. Lo sa perché la ama, e forse si chiede... come possano
gli altri non amarla.
Filius si fermò. Con un gesto noncurante raccolse un sassolino e lo
gettò nel lago. Poi aggrottò le sopracciglia e rispose:
- È questo, allora. Ti spaventa il fatto che le vuoi troppo bene?
Accidenti. Era un modo troppo buffo di metterla. Accennò a una risatina,
(non esiste volere troppo bene a qualcuno)
ma l'altro non aveva voluto fargli davvero una battuta. Era più serio
che mai.
-
Non è come se dovrai stare qui per sempre, sai. Un giorno ti alzerai e
sentirai che il posto in cui vivi ti sta stretto. E nessuno potrà
fermarti, né gli amici, né i ricordi, né tantomeno qualche vecchio
insegnante a cui ti sei stranamente affezionato...
No, non sta scherzando,
ascoltalo fino alla fine.
- E nemmeno l'amore, Neville.
Rabbrividì. Pensare di lasciare la sua ragazza per andare in cerca di
avventure, era davvero assurdo.
-
Senza contare che quando succederà, la piccola Lovegood verrà
con
te. Una vera squadra di naturalisti, solo in campi diversi...
-
No, Luna lavorerà al giornale, è sicuro. - Quel ragazzo era
testardo, decisamente. - Non torna a scuola, suo
padre ha bisogno di lei e il reporter che hanno assunto è una vera
schiappa. - Si aspettava un rimprovero, ma non ci fu. Nessun "Pessima
decisione, una mente così brillante andrà sprecata a scrivere
stupidaggini!". Filius rispose, invece:
- Quello che ho detto per te, vale anche per lei.
Niente la fermerà. Tuttavia... so che per quanto potrai essere lontano,
ciò che chiami "volere troppo bene" non svanirà. Perché sarei così
sereno, se non sapessi che in ogni momento Pomona potrà contare su di
te?
Pensare al significato di quelle parole metteva i brividi. Brividi
sottili nell'afa di fine agosto.
- Professor Flitwick, io...
- Basta così - replicò lui con semplicità: - Non è ancora quel momento.
Gentile signor Toots,
Le
rispondo in merito alla sua lettera datata 14 luglio. Perdoni il
ritardo, ma la ricostruzione della scuola è stato un lavoro faticoso e
impegnativo.
Generalmente,
in casi come quello di sua figlia, preferiamo evitare rischi inutili. I
buoni risultati dei G.U.F.O. le permettebbero di trovare comunque un
impiego dignitoso, in futuro.
Tuttavia,
dal momento che sua moglie farà parte del nostro staff, sono disposta
ad accettare che Hayden ritorni a Hogwarts per il suo sesto anno, a
specifiche condizioni:
Sarà
esentata dalle lezioni pratiche di Incantesimi, Difesa contro le Arti
Oscure e Trasfigurazione. Porterà quindi un programma esclusivamente
teorico per gli esami finali, considerato anche il fatto che dovrà
assentarsi, a partire da febbraio, per almeno due mesi.
Non potrà partecipare ad
eventuali selezioni per la squadra di Quidditch della sua Casa.
Verrà
costantemente seguita dalla signora Pomfrey, nel caso dovessero
presentarsi disturbi anomali, e ne verrete informati tempestivamente.
In
via eccezionale, e in nessun caso durante gli esami di fine trimestre,
il signor Goldstein potrà venire a farle visita durante i fine
settimana.
Immagino che diventare
nonno sia un'esperienza insolita per la sua giovane età, ma mi creda,
sarà una grandissima gioia.
Le porgo i miei più
distinti e affettuosi saluti,
Minerva McGonagall
Preside della Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts
La
differenza che balzò subito agli occhi di tutti furono le tavole già
imbandite all'arrivo degli studenti, e di certo nessuno protestò.
Il discorso inaugurale di Minerva fu conciso e un poco distaccato. Non
ci furono frasi retoriche né eccessi di tristezza, ma una corposa lista
di ringraziamenti.
Vennero poi presentati i nuovi insegnanti.
Neville stava per cadere dalla sedia quando riconobbe la titolare della
cattedra di Trasfigurazione. Era una strega molto anziana, dall'aspetto
nobile ma gioviale, robusta e con un forzato accento tedesco, e si era
presentata come Kayleigh Schwartz.
- Chi credi di prendere in giro?
- le bisbigliò all'orecchio, durante la cena. - La tua faccia mi è
rimasta sullo stomaco insieme a quelle tremende caramelle alla
Radigorda!
- Tu saresti, ragazzo...? - finse lei. Che faccia tosta.
Neville
sospirò. Credeva di essersi sbarazzato di tutti i suoi inutili, noiosi
parenti dal lato dei Byrne e dei Prewett, ma aveva dimenticato un altro
ramo che non era stato tagliato abbastanza alla radice.
- Callidora Black Longbottom, credo proprio che ti abbiano riconosciuto
tutti, qui
- si intromise Bathsheba, trattenendo a stento una risata. - Neville,
sbaglio o si tratta della tua... bisnonna?
Magari si
fosse sbagliata.
- Non mi dirai che tua nuora ti è apparsa in sogno pregandoti di
vegliare su di me... da molto vicino, nonché in incognito?
La
strega lo fissò con un sorrisetto divertito e gli strizzò l'occhio. -
Un po' di rispetto non guasterebbe, nipotino caro. Oh, credo che la
Preside stia per... - Improvvisamente non c'era più traccia del suo
accento, e sfoggiava una flautata cadenza londinese.
- Non me ne importa! - replicò lui a bassa voce. - Non ho bisogno di
una babysitter, e tu non hai bisogno di un lavoro!
Filius
alzò gli occhi alle stelle del soffitto. Testardo e ben
poco accomodante quando ci si metteva, oh sì. Meglio, ci sarebbe stato
da divertirsi. Fece volteggiare
un'albicocca, che centrò in pieno la fronte di Neville.
- E fai
meno chiasso, per Merlino...
Daisy Hookum, la madre di Hayden nonché
nuova insegnante di Babbanologia, rischiò di soffocarsi e schizzò il
succo di zucca in faccia a Rolanda Hooch, che la prese con filosofia e
si ripulì senza alzare gli occhi dal piatto, per nascondere un ghigno
tremendo in attesa di esplodere. Minerva disapprovò un poco l'ilarità
generale e iniziò lo Smistamento.
- Alfred Cattermole!
- Gryffindor! - trillò, sicuro, il Cappello Parlante.
Il ragazzo prese posto al tavolo, tra le grida di benvenuto e le
strette di mano dei suoi nuovi compagni.
- Hey! Nick! Mia sorella Maisie mi ha incaricato di salutarti, e non
vede l'ora di rivederti, sai?
Il
ricordo delle torture di quella bambina terribile, durante il
matrimonio dell'estate precedente, avrebbe fatto rabbrividire Sir
Nicholas se fosse stato ancora in carne e ossa. "Il più tardi
possibile, per carità. Spero si riveli una Magonò, anche se non è
carino pensarlo..."
- Thomas Cresswell!
- Oh, vediamo... ma certo. Hmmm... però-
-
Capita spesso che sia indeciso? - chiese la vecchia Schwartz (o Black,
o come verrà in mente di chiamarla) a Filius. Questi la guardò di
storto e in principio non rispose, tenendo d'occhio sia la cerimonia
che un'eventuale ritorsione da parte di Neville, sottoforma di prugne o
noccioline. Nemmeno lui, in fondo, aveva desiderio di mostrarsi
accomodante. - Non so, gli gnomi da giardino come me non sono molto
informati sulle abitudini del Cappello.
Lei impallidì, poi divenne
violacea e poi verdognola, tanto che Poppy si premurò di farle annusare
la boccetta dell'aceto per evitarle uno svenimento, ma si sporse troppo
e... splash!
- Ho trovato. Hufflepuff!
Tra gli applausi
della tavolata e le baruffe tra i professori, la Sala Grande aveva
un'atmosfera davvero vivace.
Ma Minerva, con il cuore stretto, guardò il piccolo Tommy avviarsi a
passo incerto verso il suo posto,
mentre Pomona rimbrottava il marito e Neville di essere stati così
scortesi con la nuova arrivata.
Hermione
chiacchierava fitto fitto con Ginny, facendo scommesse e indicando un
punto imprecisato tra i Ravenclaw, le mani sul ventre ad imitare
Hayden; Vicky Frobisher e Ritchie Coote si guardavano di sottecchi al
di sopra dei piatti, con tutta l'intenzione di farsi compagnia a
vicenda per l'anno a venire.
-
Vuoi dirmi che cosa ti ha fatto quella poverina? - insistette Pomona
più tardi, in camera da letto. Filius la fissò senza dire nulla, e
quasi dimenticò perché aveva stuzzicato la nuova collega.
Era così infantile, quando teneva il broncio. E carina. E sua.
- O me lo dici, o stanotte dormi nel tuo ufficio.
Oh-oh. Di colpo si fece tornare la memoria.
-
Era amica di Prue, e non le sono mai piaciuto. Non che m'importasse,
allora, che una Black mi concedesse stima, ma lavorarci insieme è un
altro paio di maniche. Può cambiare nome venti volte, ma resterà
sempre... beh, una Black.
Pomona si stropicciò gli occhi e
sbadigliò: - Aaah, ma che discorsi. Tu e Nev siete così testardi. La
tua suprema saggezza non ti suggerisce di dare un'altra possibilità
alle persone? O in tempo di pace non funziona? Tesoro, siamo
sopravvissuti al più grande degli incubi, lasciamo i rancori da
parte... hmmm...
Si era addormentata nel bel mezzo del discorso, e
sorridendo Filius capì che era proprio come diceva. Potevano allentare
le difese, finalmente. Ma anche tirare la frutta a tavola, almeno
finché
Minerva non avesse decretato che era di cattivo esempio per gli
studenti.
Si ficcò tra le lenzuola, il viso affondato nel collo di
lei, senza immaginare l'orrore che aveva dovuto subire nei mesi
precedenti. Il più grande degli incubi, che non era stato la guerra...
Tutto finito e dimenticato, o quasi.
Pareva un miracolo: persino gli ultimi sensi di colpa che 'Mona provava
si erano dispersi nella sua stessa veemente difesa dell'amore paterno.
Un precedente per il Wizengamot, se davvero si sarebbe ispirato al
sistema giudiziario americano da quel momento in poi, e un altro
frammento di ombra che si staccava dal cuore, lasciandola finalmente
libera.
Svegliati,
amore mio,
'Ché la notte è già
passata
Svegliati, vieni qua:
fra le mie mani
Nasce il sole.
- Buon giorno, signora Flitwick.
-
Hmm. Salve. Dimmi che oggi non è il due settembre, dimmi che non sono
le sei e che possiamo restare ancora un po' a letto - si
lamentò
Pomona.
- Se vuoi te lo dico, ma non cambierebbe niente - ridacchiò
Filius sgattaiolando sul fondo del letto e facendole il solletico sotto
i piedi.
- No, noooo! Mi alzo! Un momento... Ah, questo è un colpo basso,
professore... - rise lei, scattando a scompigliargli i capelli.
Non pensare
al passato,
Quanta
nebbia c'è là!
Stringimi
e parlami ancora
E
vedrai si rivivrà...
Ignari,
quindi, e sereni, e con la mente già occupata da mille battibecchi,
pettegolezzi, programmi didattici e gite a Hogsmeade di classi
scalmanate, e baci teneri, viaggetti improvvisati, e giornali che
annunciano notizie sempre migliori: così li lasceremo, per adesso, a
farsi le coccole come due ragazzini, e magari a fantasticare già sulle
decorazioni per gli alberi di Natale, perché quando si
è felici il tempo scorre molto, molto più in fretta.
FINE (per ora)
---------------------------------------------------------------------------------------
ANGOLINO DI SAKI...
Chi ha avuto la fort- ehm, il caso di leggere la mia vecchia
fic Legacy
Troubles (miracolosamente incompiuta) conosce già
Callidora Black, moglie di Harfang Longbottom nell'albero genealogico
compilato dalla Row. Se no, dire che era la suocera di Augusta basta e
avanza. Cambiare nome, alla luce del nuovo Mondo Magico, è auspicabile
per chi ha un retaggio così scomodo, no?
Il brano di cui ho estrapolato due strofe è "Mille lune, mille onde" di
Andrea Bocelli, che mia madre ascolta 100 volte al giorno e che mi
sembrava adatto all'atmosfera.
Ebbene sì, questo era l'ultimo sofferto (per me) capitolo di Surviving a Nightmare.
Ci sarà un ulteriore seguito, come molti di voi già sanno, che
completerà la quadrilogia; perciò continuate a tenere d'occhio il mio
profilo. Il titolo sarà una sorpresa, ma credo che manterrà una
certa... circolarità all'interno della serie.
Per adesso ci tengo a ringraziare chi ha seguito e/o recensito questa
storia finora, in rigoroso ordine ad capocchiam: la mie fedeli lyrapotter, ferao e HarryEly,
l'insostituibile Lily_Snape
(che mi ha tenuto su di morale durante i miei lunghissimi "Writer's
Blocks"), le mie dolcissime ladymarie
e Caillean,
con cui divido un bel po' della mia anima, e le "silenziose" Elysion e Novalee
(quest'ultima mi piacerebbe conoscerla meglio, a questo punto). Vi
adoro, ragazze!
Vi auguro un bellissimo anno.
Angstily yours,
Saki
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