Surviving a nightmare

di SakiJune
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nebbia su Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Dear Prudence ***
Capitolo 3: *** Questione di contenuti ***
Capitolo 4: *** Entrerò nei tuoi sogni ***
Capitolo 5: *** "Credete di essere soli nel buio..." ***
Capitolo 6: *** Una lunghissima notte ***
Capitolo 7: *** L'avvertimento ***
Capitolo 8: *** Fino a desiderare il nulla ***
Capitolo 9: *** I Custodi del Sapere ***
Capitolo 10: *** Riconciliazione ***
Capitolo 11: *** Istanti strappati alla furia del Male ***
Capitolo 12: *** Qualcosa di personale ***
Capitolo 13: *** Il processo ***
Capitolo 14: *** Niente vi fermerà ***



Capitolo 1
*** Nebbia su Hogwarts ***


Benvenuti nell'atmosfera cupa di Hogwarts nel settimo libro.
E bentornati con il terzo capitolo dell'unica saga Charming Roots italiana, a quanto ne so (se mi sbaglio, fatemelo sapere!).
A chi si è perso le precedenti vicende, ecco i link.
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Siccome non pretendo che leggiate tutti quei capitoli, ho provveduto ad un breve riassunto sul mio Live Space: qui

Come al solito cercherò di essere il più fedele al canon possibile, anche se non necessariamente IC.

Angstily yours,

Saki






[aprile 1998]


La stanza era calda e spaziosa, arredata con ricercatezza. Le sarebbe piaciuto stendersi su quel divano, raggomitolarsi in un angolo... e dormire. Raccontargli tutto, liberarsi dal peso orribile di lunghi mesi di torture e ricatti. Erano amici, no? E lui aveva abbastanza influenza su Snape da poterla proteggere.

Sarebbero bastate poche parole: sarebbe bastato essere sincera.
Ne fu tentata, perché tutto in quella stanza invitava a lasciarsi andare. I dolciumi sul tavolo, le tende vistose, il tappeto soffice. Ma non era il suo mondo...
In nessun posto sarebbe stata al sicuro... doveva farla finita.
Socchiuse gli occhi per mettere a fuoco le etichette delle lunghe file di flaconi sugli scaffali.

- Allora, che cos'è che devi dirmi? - Era visibilmente imbarazzato. Non sapeva cosa temere o sperare da quella visita inaspettata, in piena notte.
- Non è facile parlarne per me, Horace. Non so da dove iniziare, per la verità.
Dovette ricacciare indietro le lacrime, altrimenti non sarebbe riuscita a leggere nulla.
- Dal principio, giusto?
- Forse.
- Beh, siediti, almeno. Le parole verranno.
Ma aveva già trovato ciò per cui era venuta, non c'era più motivo di inventare scuse. Accettò un bicchierino di liquore, che la scaldò un poco.
- Senti, è tardi, ne parliamo un'altra volta.
- Riguarda... Filius?
- Anche. - Aveva alzato gli occhi, in un goffo tentativo di lusinga.
- Domani ho il turno di ronda, però, non mi troveresti. Preferirei che me ne parlassi adesso, di qualsiasi cosa si tratti... possiamo trovare una soluzione.
Erano frasi vuote. Vuote come la nebbia che circondava il castello, nonostante fosse primavera inoltrata. Nebbia e gelo, creati dalla presenza dei Dissennatori tutt'intorno alle mura.

Domani. Sarà domani, allora.
Sarà tutto finito.


***


Appena la porta si fu richiusa dietro di lei, Horace boccheggiò, crollando sul divano con la testa tra le mani.
Non era uno stupido, non del tutto.
Non era un bambino.
Sapeva che le allusioni di lei erano una terribile bugia, che mai avrebbe ricambiato i suoi sentimenti, che mai avrebbe messo in discussione il suo matrimonio. Perché non era amore ciò che l'aveva spinta a piombare nella sua stanza nel cuore della notte, era soltanto terrore, terrore e disperazione.
Non gli era sfuggito quello sguardo fisso sugli scaffali delle pozioni... non era di lui che aveva bisogno, ma di qualcosa di molto preciso... e pericoloso. E quando l'aveva trovato, se n'era andata, riuscendo persino ad accertarsi di quando avrebbe avuto via libera per impossessarsene.

Veleno antilumache.

Un intruglio che i pozionisti di Knockturn Alley non sarebbero mai stati capaci di preparare: letale per qualsiasi animale, incluso l'uomo, non aveva alcun effetto sulle piante: gli era stato commissionato da Hagrid, disperato per le sue zucche, ma era rimasto inutilizzato dopo il tentato arresto e la fuga di quest'ultimo.
Doveva averne parlato a Pomona all'inizio dell'anno, in qualche suo accesso di vanità, e ora si pentiva amaramente di averlo fatto.
Saltò su, corse ad afferrare la boccetta e la gettò a terra, dove si infranse, e un odore nauseabondo si diffuse per la stanza. Lanciò un incantesimo per ripulire il pavimento, poi prese un flacone vuoto e lo riempì di un liquido semitrasparente. Aggiunse qualche goccia di clorofilla, un poco di aloe e un ingrediente non del tutto legale da utilizzare all'infuori del Ministero... ma non era il caso di badare alle convenzioni, in una situazione così disperata.
Quando ebbe finito, vi applicò un'etichetta identica e lo mise al posto di quello che aveva appena distrutto.
Affannato, con il sudore che gli imperlava la fronte, emise un profondo sospiro e tentò di controllare il tremito delle mani che solo allora si impossessava di lui.
- Cara, mia cara... che cosa ti spinge a desiderare la morte? Chi?

Il vento spalancò la finestra, e lasciando entrare quel freddo insopportabile. Horace rabbrividì nella sua leggera vestaglia di seta. In fondo aveva avuto una risposta: una parte della risposta, almeno.

Domani, quindi.
Domani saprò tutto.
E se riesco a salvarla, non voglio nulla in cambio.
Solo il suo sorriso, solo la sua felicità.
Perché nessuno possa ancora vedere in me uno Slytherin pavido e vanesio.
Fosse l'ultima cosa che farò...


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Capitolo 2
*** Dear Prudence ***




Between the iron gates of fate

The seeds of time were sown,
And watered by the deeds of those
Who know and who are known.
(King Crimson, Epitaph)



Sarebbe banale dire che tutto era cominciato con il ritorno di Snape, nel suo nuovo ruolo di Preside mandato dal Ministero, seguito dai suoi "collaboratori". Tutto lo staff viveva una situazione quasi insopportabile, nel dover sottostare alle nuove regole e in un certo senso assecondare il volere di Tu-Sai-Chi, non ribellandosi ai nuovi criteri di insegnamento per salvaguardare l'incolumità degli alunni.
Minerva, da parte sua, non si sentiva umiliata dalla perdita di autorità, si sentiva anzi intimamente più motivata a lottare, a resistere a testa alta e non mostrarsi sconfitta. La depressione, in cui era silenziosamente sprofondata in seguito al matrimonio di Filius e Pomona, in apparenza svanì, per lasciare il posto all'usuale determinazione e prontezza di spirito.
Tutti loro, in breve, non avevano altra scelta che far pressione su se stessi, per poter comunicare anche solo un briciolo di serenità agli studenti; ed avevano ben poco tempo per lamentarsi della situazione. Ma ciò non significa che non soffrissero. Avevano adattato ai loro volti una maschera adatta allo scopo: e potevano solo sperare che a Snape e ai Carrow piacesse, quella rappresentazione. Non sapevano che Voldemort riponeva in loro una qualche sorta di stima e rispetto; credevano di essere ingranaggi facilmente sostituibili, e solo il loro senso di responsabilità, appunto, li tratteneva dal lasciarsi trasportare dalle emozioni violente di cui traboccavano.

Dirò allora che tutto cominciò con quell'incontro in biblioteca, perché fu allora che l'imprudenza e la ribellione vinsero sulla fragile razionalità della nostra protagonista, e la condussero ad un passo dalla follia e dalla morte.

Era, quella stanza, uno dei luoghi in cui Snape non metteva quasi mai piede: agli occhi dei ragazzi era ancora il regno incontrastato di Irma Pince, con le sue regole ferree ma comprensibili, persino rassicuranti.
Ma la bibliotecaria non aveva più l'aspetto severo e impassibile di un tempo.
Trasaliva ad ogni libro chiuso di scatto, girava lo sguardo non più con sospetto, ma con timore.
In alcuni momenti era persino più nervosa del solito: ecco, per esempio, quella sera...

C'entrava la professoressa Carrow, Pomona ne era certa.
Non seppe decifrare subito lo sguardo che Alecto teneva puntato in modo ossessivo verso Irma: in esso non c'era nulla di prevedibile.
Non era la palese ferocia delle occhiate oblique di Amycus, e nemmeno la sprezzante superiorità di Snape. Era fantasioso divertimento, desiderio di sfruttare il suo potere diversamente... perversamente...

Fu per afferrare il volume per cui si era recata in biblioteca e uscire il prima possibile in corridoio, quando intercettò l'implorazione silenziosa di Irma:

"Lei mi vuole. In quel senso. E Argus non può aiutarmi".

Non erano mai state amiche, a scuola, e il motivo era lo stesso per cui non aveva mai capito il carattere di Augusta: la facoltà di dominare le emozioni, il riserbo, erano per lei vizi più che virtù. Minerva, è vero, non piangeva mai, ma se sollecitata spiegava almeno ciò che la turbava. Irma no. Se ora dunque le chiedeva di aiutarla, seppure senza parole, era perché l'orrore di ciò che stava per accadere era insopportabile -

"E se fosse toccata a me? Se guardasse me in quel modo? Neppure Filius potrebbe fare nulla, non deve mettersi contro di loro... figurarsi un Magonò..."

Pansy Parkinson dominava il gruppo di ragazze Slytherin sedute ad un tavolo, che terminavano i compiti per l'indomani. Loro non sembravano affatto impaurite dalla professoressa Carrow. Erano complici di quell'oscurità, e lo ammetteva a se stessa suo malgrado, perché mai, in tutta la sua carriera, aveva osato interpretare come frutto di malafede le azioni dei suoi studenti.
Nemmeno con Evan Rosier.
Nemmeno con Severus Snape.

Aveva imparato ad odiare Snape abbastanza recentemente, a dire il vero: da quando aveva cominciato a prendere di mira Neville, già. Non c'entrava nulla il suo passato di Mangiamorte, allora... lei voleva solo proteggere il suo -

(basta! non era suo. non lo sarebbe mai stato)

- Professoressa Sprout, ho forse il cappello di traverso?

Si riscosse, rendendosi conto con apprensione che mentre aveva lasciato vagare il pensiero, gli occhi le erano rimasti fissi su Alecto, la quale ora sembrava spazientita.

- Mi perdoni, in realtà non stavo guardando da nessuna parte - improvvisò. Era buffo, involontariamente aveva ottenuto l'effetto desiderato: l'aveva distratta da Irma, che era riuscita ad uscire inavvertita dalla stanza.
- Humph. Parkinson, accompagni le sue compagne in dormitorio. E' ora di andare a letto. - Si rivolse di nuovo a Pomona, con un brillìo nello sguardo. - Sa, ho in mente di parlare alla classe delle piante Babbane, la prossima settimana. Le andrebbe di dire due cosette?
- Intende... una compresenza? - Cercò di mantenere un tono disinvolto, ma era molto difficile. - Certo, con piacere.
- Perfetto! Giovedì pomeriggio ha lezione?
Lei fece cenno di no. Mentire sarebbe stato inutile, in fondo.
Il sorriso ampio e irregolare che la Mangiamorte esibì le fece tremare le gambe, mentre un presentimento la attraversava tutta.
Voleva correre via, correre, fuggire, gridare. Lontano da lei. Tra le braccia di Filius. Ma era impossibile...
- Siamo d'accordo allora! - esclamò Alecto, posandole una mano scivolosa sul braccio e leccandosi le labbra. Pomona ebbe un sussulto, che l'altra finse di ignorare.

Quella notte non riuscì a dormire, totalmente pervasa dalla nausea e dalla paura.
Fu un peccato.
Per molto tempo, non avrebbe più avuto occasione di rifugiarsi in un sogno che le appartenesse.




Nel deserto
io guardo con asciutti occhi me stesso.
(C. Sbarbaro)


Cara Prue,
mi chiedi se ho ancora visto A., ma come potrei? Non sono previsti incontri con le famiglie degli allievi, quest'anno. Secondo me dovresti parlarle e basta. Sai dove abita, dopotutto; e se il vostro litigio fu così terribile, puoi sempre chiedere a Enid di tastare il terreno in quel senso. E' una cara persona.
Non capisco perché tu non mi abbia raccontato prima un episodio così importante. Siccome è passato molto tempo - non fraintendere, ti prego - non me la sento di giudicare né te né lei. Non so cos'avrei provato al posto di Harold, come lui non ha mai saputo come mi sento. Ma io e Harold non abbiamo mai avuto modo di confrontarci sul rispettivo dolore. Chiedersi se sia peggiore la pazzia o la morte, per chi rimane... non sono un filosofo, per fortuna. E sfortunatamente ho provato insieme a te una di queste esperienze.
Siamo tutti così ansiosi di chiarire la nostra buona fede, di questi tempi, non è vero? Ieri mi sono scusato con il signor Filch per aver camminato sul pavimento che aveva appena lavato. Tanto per dire.

Filius rilesse quanto aveva appena scritto, sorridendo amaramente. Tutte quelle iniziali e quei giri di parole... Snape leggeva tutto ciò che doveva partire via gufo dal castello.
Brutta cosa, la censura.
Terminò la lettera con qualche altra frase di circostanza, poi la mise da parte e prese un'altra pergamena, strappandone un frammento e tracciandovi solo poche parole con inchiostro invisibile.

My life, don't lose your hope,
As my hope is you, and you alone.
My hope, keep your life tight,
As my life is you.

your Little Son


Ora doveva solo escogitare un modo per farlo avere a 'Mona senza che venisse intercettato.
Erano arrivati a questo punto... le loro camere erano a sessanta metri di distanza, eppure...
Ma se voleva salvaguardare la sua stessa sanità mentale, non poteva permettersi di interrompere i contatti, né con sua moglie, né con Prudence. Anche con la consapevolezza del rischio e i compromessi del caso.

Già.
Lesse ancora una volta la lettera lunga. Pomona sarebbe stata terribilmente gelosa se avesse saputo che da quindici anni corrispondeva con la sua ex compagna. O forse no? Forse la guerra pone anche questioni del genere sotto un aspetto relativo?
Ne dubitava. Le passioni sono semmai amplificate, la frustrazione porta a idealizzare ciò che non si può avere.

Solo che aveva smesso da secoli di considerare Prue come una donna... in quel senso.
Era stato un giorno d'autunno, Londra era umida e cupa, e i Babbani avevano mandato nello spazio un salettile o qualcosa del genere. Lei indossava un vestito molto elegante, ma così ampio da nascondere totalmente il suo stato...
Dal momento in cui aveva intuito che lei si vergognava, che la sua vanità era più forte dell'orgoglio materno, smise di amarla. Non servì osservarla e restarle accanto negli anni successivi, rendersi conto del fatto che si era poi dimostrata una buona madre: l'incanto si era spezzato.
Ma aveva lasciato una scia di tenerezza severa, tristezza di capire che non sarebbe mai cambiata, che le maschere e le parole raffinate non impediscono di invecchiare e la vedeva così indifesa di fronte al tempo, di fronte a se stessa...
Prue.
Che ora si preoccupava di ricucire i rapporti con i parenti del Lancashire. Ma cosa aveva portato quelle due, tanti anni prima, ad avviare una conversazione tanto delicata e inconcludente? Immaginava Augusta lasciare il palazzo dei Prewett disgustata, con l'avvoltoio di traverso e borbottando insulti, magari trascinando Neville per un braccio, e lui che si guardava indietro, verso il giardino...
Era stato così sciocco da parte loro! Se non fosse accaduto, avrebbero mantenuto la loro pur fredda amicizia, confortandosi un poco.

- Alice è mia nipote! Non è vero che non soffro per lei! Ma non è la stessa cosa, non puoi venire a dirmi che è uguale...
- Io ti dico che è peggio.
- Stai attenta, Augusta, stai offendendo la memoria di mio figlio...
- Non capisci. Io preferirei che Frank fosse morto, piuttosto che vederlo in questo stato, anno dopo anno.
- Attenta a quello che dici! Non sai di che parli!

A quel punto forse il piccolo aveva guardato la nonna, chiedendosi perché stesse dicendo quelle cose brutte a zia Prue sul suo papà. Quella stessa espressione che Pomona aveva scorto sul suo visetto sperduto al primo anno a Hogwarts... e nel frattempo aveva visto Harold ammalarsi e morire, e Algernon l'aveva sottoposto a quegli strani esperimenti...
Inutile tentare di ricostruire la scena, era stata senza dubbio più penosa di quanto potesse inventare.
Tornò al presente, ai compiti da correggere, al pensiero dei suoi studenti torturati da Amycus quella mattina, a cui non era stato permesso di recarsi in infermeria.

Buffo, Neville non sapeva nemmeno del loro matrimonio. E nemmeno la giovane Lovegood.
Cosa stessero complottando, loro due e Ginevra Weasley, era abbastanza chiaro. Pregò che stessero attenti, che non dessero troppo nell'occhio, ma non se la sentiva di intervenire... era troppo disgustato dalla situazione per non ammirare il loro coraggio.





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Innanzitutto grazie a ferao, lyrapotter e HarryEly.
Ci ho provato.
Nel mezzo del cammin della matura, ho postato il nuovo capitolo. Naturalmente per capire tutto ciò che stava per succedere nel prologo dovrete aspettare, anche se qualcosa si può già intuire. Voi siete mai finiti nei guai nel tentativo di salvare un amico da una brutta situazione? A mia madre succede di continuo. E ora che mi ci fate pensare, lei e Pomona si somigliano molto fisicamente^^
Ed è con rulli di tamburi e grandi inchini che vi ho presentato Prudence Prewett, prozia di Neville e madre di Benjamin... nonché gran dama della buona società Pureblood inglese. Lo scioglilingua nel nome è voluto... voglio sfidarvi a pronunciarlo.
E' una mia invenzione che il nonno di Nev si chiamasse Harold. Innanzitutto somiglia un po' a Harfang, che compare nell'albero di famiglia dei Black. Poi si abbrevia in Harry, ed è tutto dire^^
Ci si rivede, spero, dopo l'orale, cioè non prima della metà di luglio. Il che non significa che non ci scappi qualche drabble nel frattempo...
Un grande abbraccio!
Saki

P.S. Per chi non lo sapesse, ho giocato alla kamikaze e ho scelto la tipologia A della prima prova: l'analisi della poesia di Montale. Alias come complicarsi la vita...
P.P.S. Il titolo del chap è una canzone dei Beatles. Chi ha visto al cinema "Across the universe" la conosce.

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Capitolo 3
*** Questione di contenuti ***




Knowledge is a deadly friend
When no one sets the rules.
The fate of all mankind I see
Is in the hands of fools.


Che sarà mai.

L'ho fatto molte altre volte.
E' solo una compresenza, come capitava a volte con...
Con Charity.
No, è peggio se penso a lei, a tutta quella storia, quando ero gelosa di Fil e tutto era molto più semplice e c'era ancora tempo da perdere, da sprecare con le sciocchezze...

Cercava di farsi forza, fuori dall'aula di Babbanologia, calcolando che un'ora era tutto sommato breve, e poi si era preparata perfettamente le cose da dire...
Solo che con Alecto Carrow non bastava prepararsi: la sua malvagità era imprevedibile.
Rabbrividì ancora una volta al pensiero del suo sguardo lascivo e di quando l'aveva toccata
(insudiciata)
ed aprì la porta dopo un lungo respiro.

- Alla buon'ora, professoressa Sprout. Avevo già finito di spiegare alla classe la lezione che affronteremo oggi... - L'afferrò per un braccio e la spinse dentro con malagrazia, rischiando di far cadere il grosso vaso che Pomona teneva tra le mani. - Aspettavamo solo lei, sa?

Il fatto che l'aula fosse piena di studenti la rassicurava; era nel suo elemento, dopotutto. Erano del quinto anno, Gryffindor e Ravenclaw.
- C-come la professoressa Carrow vi avrà... vi ha anticipato, oggi parleremo degli usi alimentari e curativi delle più comuni piante Babbane - cominciò, posando il vaso, che conteneva un arbusto di rosmarino.

- Che buon odore! - commentò una ragazzina del primo banco, ma Alecto la zittì duramente e si rivolse a Pomona:
- Ma quali usi curativi! Solo le piante magiche hanno potere, tutte le altre sono erbaccia inutile!
Con un ringhio le si piazzò davanti, minacciosa.
- Veda di non dire fesserie davanti agli studenti o sarà peggio per lei. Credevo avesse capito su quali principi si fonda l'istruzione a Hogwarts, da quest'anno. Evidentemente non le è ancora chiaro - sibilò, trattenendola per il davanti della tunica, mentre qualcuno dei ragazzi si sporgeva dai banchi per vedere meglio.
Non avrebbe dovuto umiliarla davanti a tutti.
Nessuno, mai, aveva messo in dubbio le sue conoscenze. Si liberò dalla stretta di Alecto e tentò di salvare la situazione, spiegando ulteriormente il suo punto di vista.
- E' chiaro che la magia è qualcosa di unico e prezioso. L'effetto di una Pozione Digestiva è molto più efficace e rapido di una semplice tisana di salvia e limone, su questo non c'è dubbio. Ma sfido chiunque di voi ad aromatizzare una pietanza di carne con la Puzzalinfa...
Gli studenti, che prima avevano un'aria preoccupata, scoppiarono in una risata liberatoria, dimenticando la presenza della professoressa Carrow, che ora se ne stava truce in un angolo, gli occhi ridotti a due fessure, torcendosi le mani.
- E' vero che con i cetrioli frullati si può fabbricare una maschera di bellezza? - chiese incuriosita Romilda Vane.
Alecto si sedette, continuando a fissare Pomona che rispondeva alle domande con sempre maggiore disinvoltura. Quando la campanella suonò, i ragazzi si alzarono e uscirono dall'aula: Slughorn li aspettava per accompagnarli nei sotterranei per la lezione di Pozioni.

- E lei dove crede di andare?
Pomona rabbrividì. Ora che l'entusiasmo era svanito, restava la dura realtà, la sensazione dapprima vaga, poi sempre più concreta, di aver sbagliato a sfidarla in quel modo.
- Ha del fegato. E' sicura di essere stata in Hufflepuff?
In quel momento non era sicura di niente, nemmeno del proprio nome
(l'altro nome... quello che avrebbe voluto gridare al mondo)
e se ne pentì amaramente, eccome se avrebbe desiderato tornare indietro e cancellare quella bravata...
(me la farà pagare, oh sì, e se sapesse il mio segreto, la farebbe pagare anche a lui)

- Sono sicura che lei non è una Sanguesporco.
- Mia nonna era Babbana - puntualizzò Pomona, malgrado se stessa. Istintivamente aveva cercato di porre un muro tra di loro, perché...
No, non sapeva il motivo della ribellione che esplodeva nelle sue parole e nei suoi gesti. Erano diverse come il giorno e la notte, giusto? Allora a che scopo peggiorare la situazione, cosa stava cercando di dimostrare? Vattene, pensava, chiedi scusa ed esci da qui!
- Beh, nessuno è perfetto - grugnì l'altra scrollando le spalle. - Solo il Signore Oscuro è perfetto, mia cara!
Non che Alecto non sapesse delle origini di Voldemort.
Ma era così poco intelligente, così poco obiettiva da riuscire a prescindere da quel particolare.
Se era diventata una Mangiamorte, comunque, non era soltanto per una questione ideologica o per seguire il fratello nelle sue imprese, e tantomeno per adorazione pura e semplice nei confronti di Voldemort.
La sua malvagità era innata. Prepotente. Perversa. Prendere il Marchio aveva significato suggellare la propria natura, né più né meno.

- Io devo... andare. Mi aspettano per la prossima lezione.
- Aspetti un momento. Mi è piaciuta oggi, sì sì - Si avvicinò e fece per sfiorarle il viso. Pomona sobbalzò e fece un passo indietro, allungando un braccio verso la porta.
- Mi è piaciuta molto. - Sottolineò quelle parole con un moto civettuolo della testa.

Incespicando, Pomona corse in corridoio, che era già vuoto. Nessuno, nessuno... Solo i volti stupiti dei ritratti, che scomparivano dalle cornici man mano che li superava.
Poi quella risata, e una luce violacea. Doveva averle lanciato un incantesimo dritto nella nuca. Non riusciva più a muoversi, si sentì soffocare. Ma non cadde. Rimase là, stordita, a sentirla ridere, mentre sentiva i suoi passi avvicinarsi.
- D'ora in poi io e lei ci divertiremo.
Le braccia di Alecto la strinsero da dietro, con la bacchetta le accarezzava il collo.
- La...scia...mi.
- Come vuoi. Che tu lo voglia o no, ora mi appartieni.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, e per un istante desiderò che quella maledizione fosse letale. Avrebbe preferito morire, piuttosto che restare in balìa di quell'essere disgustoso.
Ma non morì. Non svenne. Lentamente, riuscì a muoversi e la sua mente tornò lucida.
Alecto la lasciò andare, senza smettere di ridacchiare tra sé. In lontananza, Pomona sentì la porta dell'aula di Babbanologia richiudersi.
Il grido che aveva dentro non uscì nemmeno allora.




Sola nella Sala Comune di Ravenclaw, Hayden Toots rifletteva.
Non le era piaciuta per niente l'espressione della professoressa Carrow quella mattina a lezione, e men che meno il suo gesto. Non che solitamente le stesse simpatica, beninteso: detestava i nuovi insegnanti, come tutti i suoi compagni di Casa. Soprattutto da quando Anthony era tornato dalla sua punizione più morto che vivo.
- Morgana, che cosa ti hanno fatto?
- I cavoli tuoi, Toots, ricordati.
Decisamente, quel ragazzo non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. Ma sperava che, almeno, la considerasse una di fiducia: desiderava con tutte le sue forze unirsi alla resistenza, qualunque cosa comportasse. I suoi genitori avevano cresciuto lei e i suoi fratelli nel rispetto di ogni creatura, mago, Babbano, elfo o gnomo che fosse, e sperava davvero che Harry Potter fosse vivo e stesse lottando contro Tu-Sai-Chi, come sostenevano Anthony e Michael.

Hayden, inoltre, era cresciuta con una religione: suo padre. Il più grande Erbologo d'Inghilterra, più grande di Phyllida Spore (e anche più bello). Una delle punte di diamante della WWN, forse più famoso ancora di Glenda Chittock, al punto che non esisteva mago o strega in tutto il Paese che non conoscesse la sua voce strascicata e cantilenante.
E Tilden Toots, a sua volta, aveva sempre raccontato alla sua famiglia quant'era stato determinante per la sua futura carriera avere un'insegnante gentile e capace come Pomona Sprout.
Hayden non era stata smistata in Hufflepuff, e nemmeno era una cima in Erbologia. Si era rassegnata a non seguire le orme di papà, nonostante lo ammirasse tanto, e aveva scelto Babbanologia al suo terzo anno per diventare almeno come la mamma, divenuta celebre per aver vissuto un anno senza fare uso dei suoi poteri magici e aver raccontato quell'esperienza in un libro.
Però era sicura che se Alecto Carrow avesse fatto del male alla professoressa Sprout, e lei, Hayden, non avesse fatto nulla per impedirlo, non sarebbe mai più riuscita a guardare suo padre negli occhi.

- Signorina Toots! Non le sembra l'ora di andare a letto? - la riscosse un noto squittìo.
Hayden si giustificò mostrando il tema di Incantesimi non ancora terminato.
- Come sa, io non bado alla lunghezza, sono i contenuti che contano.
Lei sorrise a quel gioco di parole.
- La ringrazio, signor Direttore, ma preferirei finire se non le dispiace - disse tutto d'un fiato.
- Come desidera, ma si ricordi... non esca dalla Torre per nessun motivo, e vada a letto non appena ha finito, va bene?
- Certo, professor Flitwick.
Finse di rimettere mano alla piuma, ma un sospiro involontario le sfuggì.
Sul punto di uscire dalla Sala Comune, Filius indugiò.
- Sicuro che vada tutto bene, Toots? Si ricordi cosa vi ho detto all'inizio dell'anno.

Se notate qualcosa di veramente terribile, che vada oltre le punizioni e il cambio di rotta che già avete notato, non esitate ad avvertire me o la professoressa McGonagall.

Era stato veramente "terribile"? L'insegnante di Arti Oscure ordinava a quei due di Slytherin di cruciare i compagni, che c'era di strano se sua sorella tirava una collega per il vestito?
Hayden rifletté.
C'era una differenza.

- Oggi... durante l'ora di Babbanologia...
Filius tornò sui suoi passi. Era sicuro che quella sera non fosse solo la cotta per il signorino Goldstein a rendere quella ragazza così pensierosa.
- Non aver paura. Non farò nulla che possa metterti in pericolo. Non lo dirò a nessuno. - Era passato dal lei al tu, quella ragazzina gli sembrava così indifesa... ma c'era coraggio nei suoi occhi, e odio per l'ingiustizia...
- Ma io mi fido di lei. - puntualizzò Hayden, temendo di offenderlo.
Da cinquant'anni, ormai, Filius viveva per quest'unica certezza. Il cuore gli si allargò.
Finché i miei studenti sentiranno di poter contare su di me... finché meriterò la loro stima e il loro rispetto... io avrò una ragione per continuare a vivere, qualunque cosa accada.

- Allora raccontami tutto.

Le parole di Hayden ebbero l'effetto di uno Schiantesimo su di lui e subito la ragazza si pentì di essersi confidata.
Temette che gli venisse un colpo o che avesse intenzione di andare a sfidare la professoressa Carrow; non l'aveva visto tanto sconvolto nemmeno quando gli era stato proibito da Snape di insegnare gli Incantesimi Rallegranti, anzi, nemmeno quando avevano tentato di catturare Hagrid.
- Non deve toccarla... non deve permettersi... schifosa!
Aveva parlato tra sé e con una voce tanto acuta da spaventare Hayden.
Sembrava quasi essersi dimenticato della sua presenza, finché lei abbassando la testa non si era voltata per salire nel suo dormitorio:
- Non commetterò imprudenze. Un Ravenclaw non commette mai imprudenze, ma ti prego di farmi sapere se accadrà ancora qualcosa di simile. Me lo prometti, Toots?
Lei annuì e scomparve su per la scala.

Filius posò gli occhi sullo scrittoio, contando meccanicamente i centimetri di pergamena.
Settantadue.
E quel compito non era abbastanza lungo?

- Papà, a me non piace fare i temi.
- Perfetto. Non avrai il tuo GUFO.
- Ma io sono bravissimo con la bacchetta. A che serve scrivere e scrivere, e fare ricerche...
- La bacchetta non è tutto, Benjy. Il cervello è tutto, il cervello e il cuore. E' da lì che sgorga la magia. Un mago ignorante non è degno di questo nome.


Non toccare mia moglie, Alecto Carrow. Non toccarla più, altrimenti... potrei strozzarti con queste mani.

Ma non ce ne fu bisogno.
Non ci furono altre scenate.
Perché Alecto non aveva più bisogno di avvicinarsi a Pomona: erano legate a doppio filo, in un mondo che non apparteneva a quella realtà.
E là, davvero, avrebbe potuto fare di lei ciò che desiderava.




***************************

La strofa iniziale è della stessa canzone dello scorso capitolo. Giusto per non avere grane.
E mentre la storia va avanti i personaggi nuovi spuntano come funghi o gnomi da giardino che dir si voglia...
Tilden Toots e sua moglie sono canon, almeno secondo le Figurine delle Cioccorane nel sito di JKR. La figlia Hayden, Ravenclaw del quinto anno, è invece frutto della mia testolina^^

Grazie a ferao, lyrapotter, HarryEly e Caillean. Bacioni!



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Capitolo 4
*** Entrerò nei tuoi sogni ***




Fu quella sera stessa.
Aveva sprangato la porta con due sigilli magici, e credeva di essere ragionevolmente al sicuro. Inoltre non aveva accusato nessun sintomo strano a causa di quell'incantesimo che Alecto le aveva lanciato nel corridoio. Niente bolle in faccia, piaghe o formicolii diffusi. Forse si era soltanto divertita a spaventarla.

"Che tu lo voglia o no, ora mi appartieni"

Che significava quella frase? Che genere di minaccia era?
Quella donna era folle, punto e basta. Non le aveva lanciato un Imperius, questa era l'unica cosa di cui era sicura, ma in quale altro modo avrebbe potuto appartenerle?

Al chiuso della sua camera, tra le coperte, l'intera vicenda le sembrava ridimensionata.
Chiuse gli occhi, mentre pensava:

"Io appartengo soltanto a una persona, e questo non cambierà..."

Fu allora.

Si ritrovò in una stanza che conosceva, anche se era allo stesso tempo molto diversa. Alla luce di strane candele dall'odore nauseante, la minuscola vetrinetta che aveva contenuto un allegro servizio da té le apparve opaca e vuota. Al posto della macchina per scrivere, sul tavolino sotto la finestra, c'erano una quantità di libri antichi. Libri di Arti Oscure, probabilmente. Dalle pareti erano scomparse le fotografie di attori Babbani, e si potevano vedere ancora i segni sulla tappezzeria.

Quella era stata la camera di Charity. E adesso...

- Che cosa mi hai fatto?
La voce le uscì stridula e innaturale. Quel posto esisteva, eppure non si trovava davvero là.
Anche il silenzio aveva un'eco e l'aria vibrava... quando provò a camminare la stanza sembrò muoversi con lei.

- Benvenuta. Che cos'ho fatto lo vedi da te. Cosa farò lo vedrai... adesso.
Alecto Carrow emerse dall'ombra e le si avvicinò, scoprendo i denti in un ghigno sinistro.
Pomona non riuscì ad urlare. Più che altro, forse, sapeva che era inutile. Quella dimensione esisteva solo per loro due.
Alecto mosse la bacchetta e le fece saltare i bottoni della camicia da notte. Respirava forte, tirando su col naso e facendo un rumore disgustoso.
- Questo è la mia camera, e questo è il mio sogno, e se io decido che non puoi fuggire, resterai con me finché ne avrò voglia...
E aveva davvero molta voglia.
Il suo alito era nauseante, le sue mani orribili.

- Non trovi che ci assomigliamo?

Non era abbastanza buio.
Non sarebbe mai stato abbastanza buio.

...


- Uffa! Chi si è chiuso nel Bagno dei Prefetti? Volevo farmi un bagno prima di colazione! - La voce di Blaise Zabini era inconfondibile, così come la risatina acuta di Tracey Davis.
Pomona sentì i passi e le voci allontanarsi e si rituffò nell'acqua calda.
Non riusciva ad eliminare quella sensazione. Non importava quanto strofinasse, le sembrava che le impronte di quelle dita fossero ancora lì, sulla sua pelle.

E sarebbe tornata. Forse quella notte stessa... non avrebbe più avuto pace.

Si sarebbe lasciata stordire dal caldo e dall'umidità ancora a lungo, se la piccola Myrtle non fosse arrivata a curiosare.
Myrtle, la triste, eterna ragazzina, la prima vittima di Tom Riddle.
Aveva sempre provato un certo senso di colpa in sua presenza
(la colpa di essere viva)
così scivolò fuori, si asciugò, si rivestì e si presentò a fare lezione come ogni mattina.


Irma le cercò i libri che le servivano. Buffo, no? Era stato per salvare lei che si trovava in quella situazione: ma non aveva più molta importanza.
Cercò, sfogliò, frugò per ore, finché non riuscì a scoprire di quale incantesimo si trattava.


- Somnium Introibo -

Permette di collegare la propria dimensione onirica a quella della persona a cui viene indirizzato.
Colui che l'ha lanciato riesce, se lo desidera, a mantenere uno stato vigile e controllare le proprie azioni all'interno del sogno, mentre la persona colpita non può sottrarsi all'interazione se non con il risveglio. Eventuali ferite, traumi, ogni tipo di magia effettuata all'interno della dimensione onirica non hanno alcun effetto fisico, ma in caso di soggetto non consenziente vi sono elevate possibilità di shock e danni mentali, che dipendono naturalmente dalle azioni subite durante il sogno. Può essere annullato esclusivamente da chi l'ha lanciato, non esistono altri rimedi.


Decise di sfuggirle il più possibile.
Non era impossibile restare sveglia, per quanto si sentisse galleggiare sulle nuvole e tremendamente stanca. Arrivò a bere sei caffé al giorno. Poi c'erano le Pozioni Rinvigorenti, che funzionarono fino ad un certo punto. Non esiste magia che possa sostituire il sonno, per un essere umano, dopotutto. Ma non si sarebbe fatta vedere debole davanti ai suoi studenti.



Confusion will be my epitaph.
As I crawl a cracked and broken path
If we make it we can all sit back
and laugh.
But I fear tomorrow I'll be crying,
Yes I fear tomorrow I'll be crying.



Soffrivano,
mostravano cicatrici sempre più profonde.
Ma tenevano la testa alta, e riuscivano a studiare, persino a scherzare tra loro, e si scambiavano furtive occhiate d'intesa durante le lezioni.
Lei sapeva delle scritte sui muri e aveva capito che avevano ricominciato ad usare la Stanza delle Necessità.
Neville aveva davvero lo sguardo di chi non ha paura di nulla, e spesso gli lesse negli occhi il desiderio di tenerla a parte delle loro attività, di chiederle di unirsi a loro, ma forse non si fidava abbastanza di lei. O semplicemente, era un rischio troppo grande. Non avevano certo l'opportunità di parlare, sia Malfoy che il suo amico Goyle frequentavano Erbologia.
Ma poi arrivò Natale. Snape si assentò dalla scuola, lasciando i due fratelli a sorvegliare i pochi studenti rimasti per le vacanze e i colleghi restii a "collaborare".

Alecto la seguiva per i corridoi, spesso rendendosi invisibile, colmando l'aria di risatine vogliose, facendo scricchiolare gli scalini e godendo immensamente del suo terrore.
Contava i giorni, desiderando intorno a sé i piccoli del primo anno, con i loro visetti impauriti da colmare segretamente di carezze... e i suoi ragazzi...
Seamus, svuotato della sua parte migliore. Indifferente alle torture; senza l'incoraggiamento di Neville e Ginny, forse si sarebbe gettato dalla Torre di Gryffindor: ne parlavano sottovoce a cena, scuotendo la testa...
Susan, così ottimista e determinata, e Luna, che non aveva mai perso la sua fantasiosa ribellione di fronte alla realtà.
Ma proprio lei non tornò, e non fu difficile immaginare cosa le fosse accaduto.

"Papà non si arrende, non si arrenderà mai. Tutti i lettori del Cavillo ormai stanno dalla nostra parte... dalla parte di Harry. E' la strada giusta, capite? Nessuno darà più ascolto alle stupidaggini che scrivono sul Profeta, vedrete, l'intero Mondo Magico aprirà gli occhi..."

Era la strada giusta, certo, ma Xeno si arrese, o forse era accaduto qualcosa anche a lui. Nessuno osava più contraddire il Ministero.

Da allora il coraggio di Neville si trasformò in pura e semplice rabbia. Per la prima volta capì lo struggimento di Ginny: ora erano soli, a guidare l'Esercito, entrambi lontani dalle persone che amavano, ansiosi sul loro destino. Si strinsero l'uno all'altra, lucidamente disperati...




Hayden sospirò e andò a sedersi proprio di fronte all'oggetto dei suoi desideri.
Scrisse due lettere nel puré con la forchetta, poi girò il piatto e gli piantò gli occhi addosso.
Anthony sobbalzò. Tossì. Era la sigla dell'Esercito.

- Toots, ma sei sicura?

Lei indicò il piatto e poi se stessa.
Anthony alzò un sopracciglio e diede di gomito a Terry, che gli stava di fianco.

- Toots, ma sei-
- Gliel'ho già detto io.
- Hai solo quindici anni - sbottò Terry.
- Sedici a gennaio - replicò Hayden, senza smettere di guardare Anthony, ma accorgendosi di avere le guance calde.
 - Non vi fidate di me?
A quel punto doveva essere diventata viola... chinò lo sguardo e cominciò a mangiare.
- Ti faremo sapere - fu la risposta.

Hayden sentì il cuore battere forte. E non era solo la presenza del ragazzo che le piaceva ad emozionarla. Era vicina al grande momento in cui avrebbe fatto parte della gloriosa Resistenza di Hogwarts.



- Come hai detto che si chiama? - Neville aggrottò le sopracciglia, cercando di fare mente locale. I Carrow erano astuti come volpi e non era così improbabile che cercassero di infiltrare spie per smascherare l'Esercito e soprattutto scoprire l'ingresso della Stanza delle Necessità. La prudenza non era mai troppa.
- Hayden Toots, sta nella mia Casa. Ha una cotta per Anthony - grugnì Terry, esaminandosi allo specchio. La lezione di Arti Oscure era finita maluccio, ma era riuscito a non piangere.
- Non me ne importa di chi sia innamorata o amica o altro - si intromise Ginny. - Ti ricordi Marietta Edgecombe? E Peter Pettigrew, se è per questo? E Snape, che...
Non riuscì a proseguire. Erano discorsi inutili, non servivano a convincere nessuno. Snape era al posto di Dumbledore e Voldemort imperava e c'era ancora gente che non lo credeva.
Neville controllò il suo galeone: Luna si era fatta sentire due giorni prima ma poi più nulla... aveva bisogno di sapere se stava bene, se le davano da mangiare, se aveva freddo... non poteva fare nulla per lei, era così frustrante!
Cercò di scacciare i pensieri tristi, e si rivolse di nuovo a Terry:
- Toots, eh? Un momento! Non sarà parente di quel genio della WWN!
- Sì, Tilden Toots è suo padre. "L'uomo con tre pollici verdi" eccetera... peccato che una tua compagna di casa, che fa lezione con lei, dice che in Erbologia è una frana. Mi sa che non lo passa, il GUFO.

Ma a Neville i pettegolezzi non interessavano. Sua nonna diceva sempre che Tilden Toots era l'uomo con la voce più affascinante del mondo, per via del suo accento "familiare". Peccato, aggiungeva, che parlasse solo di "stupidaggini". Lui stava zitto, non era il caso di contraddirla, e durante le vacanze seguiva sempre la sua rubrica prendendo appunti.
Pur con tutte le cautele, non si figurava proprio la figlia di un tipo così simpatico fare la spia per i Mangiamorte.
- Dille che può venire alla prossima riunione, non ci sono problemi. E adesso vediamo dove sbuca la porta, stanotte. L'altra settimana eravamo proprio davanti all'ufficio della professoressa Carrow. La sentivo mugolare e ridere nel sonno... da brivido.




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Ho parlato di questa storia con il mio miglior amico, e mi ha detto che dev'essere davvero difficile da scrivere. Spero che anche voi ve ne rendiate conto. E se pensate che è solo l'inizio... mi scoraggia l'idea di avere ancora quasi tutta una vita da raccontare (già!) e non sono sicura di riuscire a portare a termine la saga.

Grazie a:

HarryEly
lyrapotter
Lily_Snape
Caillean

P.S. Se pensate che debba mettere rating rosso, ditemelo. Io cerco di non scendere in particolari, però... datemi qualche consiglio a riguardo.
P.P.S. La strofa è sempre di quella canzone... anzi veramente è il ritornello^^

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Capitolo 5
*** "Credete di essere soli nel buio..." ***



- "Getterei volentieri in pasto ai Dissennatori i miei primi quarant'anni, ma vorrei rinascere così come sono. Come lei mi ama, come lei mi vede". No, aspetta a ridere, non è finita, il meglio viene adesso. "Amica mia! Non smetterò mai di provare gratitudine per lo splendido dono che mi hai fatto, anche se è andato distrutto nella tempesta..."
Runcorn sghignazzò così forte da far echeggiare il corridoio e Mrs. Norris girò l'angolo in gran fretta. - Tu sai di chi sta parlando, vero Amycus? Altrimenti non me l'avresti fatta leggere...

- Veramente, no - L'altro cascò dalle nuvole. Gliel'aveva mostrata soltanto per fargli capire che lui e sua sorella marcavano stretto i loro colleghi, che seguivano alla lettera le direttive dell'Oscuro Signore. E poi lo divertivano quelle lettere scritte con parole sofisticate e piene di sdolcinatezze.
- La destinataria è Prudence Prewett, Lancashire - si affrettò a dire, tronfio.
- Per forza, c'è scritto sulla busta, razza di Troll! Io intendevo chi sia quella che "lo ama". Si dà il caso che io lo sappia, e saperlo vi potrà servire a tenere buoni tutti e due in caso di, diciamo, comportamenti strani...

Gli raccontò quello che aveva saputo da Dolores Umbridge riguardo al matrimonio celebrato in tutta fretta da Cattermole, quel cretino che aveva sposato una sanguesporco. Potter e i suoi erano riusciti a fare scappare lui e la sua schifosa famiglia, mesi prima...
- Sicuro, se quella sottospecie di goblin oserà aizzarmi contro gli studenti, saprò come farlo stare al suo posto - concluse vivacemente Amycus. - E viceversa... ma credo che ci sia già mia sorella a tenere a bada la signora delle mandragole...
- Meglio così - annuì Runcorn. - Che dicevi, prima, di quegli scalmanati?
- Weasley. Finnigan. Goldstein. Macmillan. - Amycus sputò a terra mentre enumerava i nomi dei membri dell'ES sulle dita giallastre - sono tanti, più di quello che immaginiamo. E Snape dice di non farli fuori, quei maledetti. Cospirano, e non credo di sbagliarmi se penso che siano in contatto con... Potter - Abbassò la voce. - Ma il peggiore di tutti è quel Longbottom. Non serve a niente punirlo, non caccia fuori una lacrima.
- Conosco. Provvederemo noi a fargli dare una calmata, non ci sarà bisogno nemmeno di sfiorarlo - fece l'altro, pratico. - Ora abbiamo già abbastanza da fare con i sanguesporco, ma appena posso sguinzaglio Dawlish e vediamo se quel signorino non se la farà sotto dalla paura.



- Che diranno le tue compagne di stanza? - chiese Terry con voce strascicata, soffocando uno sbadiglio.
- Penseranno che sia scappata nelle cucine - si affrettò a rispondere Hayden. - L'anno scorso lo facevo sempre. Mi piace chiacchierare con gli elfi.
Anthony si voltò e portando un dito alle labbra guardò la ragazzina con un cipiglio così severo che lei temette che le dicesse di tornare alla Torre. Ma lui non disse nulla e proseguirono per le scale, per fortuna senza incontrare gli insegnanti di ronda.
Hayden camminava al loro fianco tenendo la testa bassa, si vergognava di averlo deluso...
Forse si era già pentito di aver accettato di farla entrare nell'Esercito... Decisamente non l'avrebbe mai guardata in quel modo!

Ma quando comparve la porta e si trovò in mezzo agli altri, che l'accolsero con una cordialità insperata, non ebbe più tempo per pensarci. C'era un gran caos. Neville e il suo amico Seamus si sfidavano dall'altra parte della stanza (sembrava che sfogassero una rabbia tremenda, viscerale, ma quando smisero di combattere, si guardarono l'un l'altro con affetto), una Hufflepuff dell'ultimo anno di cui non conosceva il nome aveva attaccato bottone con lei e sembrava eccitatissima di avere una nuova recluta, e la Brown, quella ragazza bellissima di Gryffindor a cui aveva sempre desiderato assomigliare, pregava tutti quanti di fare silenzio perché non riusciva a sintonizzare la radio. Si era già rassegnata e l'aveva riposta sotto un letto quando finalmente Anthony riuscì a prendere la parola e ad avere l'attenzione di tutti.
- La cara prof di Babbanologia ne sta combinando un'altra delle sue - dichiarò. - Non è una novità che maltratti noi... ma da quando ora se la prendono anche con i Direttori delle Case?
- E' strano, infatti! - rispose Neville. - Nemmeno Snape osa insultare la McGonagall. Sembrava si fossero tracciati dei limiti, in modo che l'anno scolastico si svolga regolarmente... beh, per quanto può essere regolare, mi avete capito. Che ha fatto la Carrow?
Terry s'intromise e raccontò quello che aveva visto Hayden a lezione, abbellendo la storia con pittoreschi insulti all'indirizzo di Alecto. Neville rimase stranamente impassibile; non fece commenti, non si indignò, ma un tremito alle labbra e un improvviso pallore tradirono il dispiacere che aveva pervaso il suo animo.
- C'è un'altra cosa, Boot. Magari lasciamo parlare lei, no? Se no che è venuta a fare? - Anthony si era spazientito. Hayden lo guardò, incerta se sentirsi grata o offesa dalla sua uscita. Ma era in ballo.
- Non so se ho fatto male... ho raccontato al professor Flitwick quello che è successo - disse tutto d'un fiato. - Capisco che sia stato imprudente, ma sono sicura che lui li odia quanto noi... i Mangiamorte, voglio dire.
Ginny Weasley aveva annuito con sguardo pensieroso. Hayden la fissò con adorazione... la ragazza di Harry Potter, accidenti!
- Lo penso anch'io, di lui ci si può fidare. Il problema credo sia un altro. Nev, che ne pensi?
- Penso quello che pensi tu, Gin. - Si era seduto su un letto, la faccia verso il muro. In questo modo la sua voce era un po' amplificata. - Vedi, il motivo per cui finora abbiamo cercato di non coinvolgere gli insegnanti non è il fatto che pensiamo male di loro. E' tutto il contrario. Non vogliamo che abbiano problemi, capisci? E poi... - non si capì se stesse davvero ridacchiando o fosse solo uno sfogo di nervi - come hai detto che ti chiami?
- Hayden Toots. Mio padre è Tilden Toots. E' abbastanza famoso - precisò con una punta d'orgoglio.
Neville si voltò e le rispose che il cognome se lo ricordava, eccome.
La ragazza Hufflepuff scoppiò a ridere. - Stai parlando con il suo fan più accanito. Con la scusa di cercare Potterwatch, Neville non si perde mai una puntata della sua trasmissione! E' noiosissimo... oh, scusa, voglio dire, a chi non interessano granché le piante...
- Noiosissima sarai tu, Bones! - la rimbeccò Ginny. - Sembri Hermione quando le ho presentato Luna, e prendeva in giro il Cavillo. Ma almeno lei non sapeva che il direttore della rivista fosse suo padre, mentre tu lo fai proprio apposta!
L'atmosfera era più rilassata e Hayden iniziò a sentirsi a suo agio. Lavender tirò di nuovo fuori la radio e anche se per quella giornata non ci furono trasmissioni segrete dell'Ordine, parve loro di captare un messaggio di speranza tra le righe dell'ultimo successo dei Weird Sisters.

You think you are alone,
in the darkness, in the haze
but the sun will rise
when that boy comes back again...

Com'è che non l'avessero ancora censurata, era un mistero!
La voce di Myron Wagtail era insolitamente calda e intimista. Ginny aveva il viso bagnato di lacrime e Seamus le porse un fazzoletto già umido. Forse anche a lui mancava qualcuno...
- Allora, alla fine, ho fatto male a raccontare tutto al professor Flitwick? - sussurrò Hayden a Neville, che ora sorrideva.
- Solo perché adesso soffrirà moltissimo, vedi - Il capo dell'ES alzò le spalle con un gesto buffo. - Per quanto ne so, lui e la professoressa Sprout si vogliono bene.




Lo specchio le mostrava un'immagine che aveva imparato a temere.
Il suo viso, un tempo florido e roseo, appariva ora tirato, con gli occhi gonfi e ombre scure sotto le palpebre.
Quel riflesso le ricordava la stessa Alecto, si era convinta di essere uguale a lei. Avevano la stessa corporatura, pressappoco; e anche riguardo alle altre fattezze, si sarebbe detto che se Pomona avesse intrapreso la strada delle Arti Oscure, in gioventù, la loro somiglianza sarebbe stata anche maggiore.
No, non posso farmi ingannare dalla paura. Non deve convincermi con le sue parole. Non posso perdere la ragione, non posso permettermelo. Se fossi sola, potrei lasciarmi andare... ma devo resistere, resistere...

Uscì dalla camera quasi di corsa, inorridita da ciò che per quegli istanti si era ritrovata a credere.

C'è un posto dove posso nascondermi da lei?
Dove posso chiudere gli occhi e dormire, senza che mi trovi?
Sono così stanca... ho tanta paura...

Si appoggiò al muro freddo, nascondendo il viso tra le mani.

Un posto dove Alecto Carrow non possa trovarmi, nemmeno in sogno.

Aprì gli occhi, e fu per perdere l'equilibrio. Si sentiva debole, e ora la mancanza di sonno le provocava persino delle allucinazioni, non c'era altra spiegazione... com'era possibile?
Non aveva sceso le scale. Non aveva cambiato piano.
I ritratti alle pareti erano gli stessi, le armature anche.
Ma quella porta non...

- Merlino, grazie - sussurrò, gli occhi colmi di lacrime.
Era la Stanza delle Necessità! Era apparsa per lei!
Girò la maniglia e spinse la porta, ancora incredula, ma felice.
C'era sicuramente un letto ad aspettarla, e coperte, e un cuscino dove affondare il viso e i pensieri prima di annullare la paura in un sonno di pace e salute. Ma anche se avesse trovato una stanza buia, spoglia, e anche gelida, non sarebbe rimasta delusa, perché tutto ciò di cui aveva bisogno era stare al sicuro da lei... finalmente...
Ma non appena attraversò la soglia, udì una voce femminile, e un lampo rosso esplose nell'oscurità.




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ANGOLINO DI SAKI (A VOLTE RITORNANO)


Scusate se ho tagliato il capitolo con questo colpo di scena, mi sarebbe piaciuta una conclusione tranquilla, ma la tentazione è stata troppo forte^^
Ho aggiornato presto, vero? Ah no? Ooops!
Sapete, sono molto presa dalla mia attività di betareader a tempo pieno e a litigare con il mio ragazzo. Metteteci anche le traduzioni (non ditemi che non siete ancora stati nel profilo di OSUSprinks) e il lavoro. Quando scrivo?
Cosa ci faccia Runcorn a Hogwarts non lo so nemmeno io, ma mi ispirava!
Mi sa di "visita del Ministero per capire a che punto è il lavaggio del cervello degli studenti" o qualcosa del genere. Ma il pettegolezzo è contagioso e Amycus è peggio di una vecchia comare, in questo^^

Grazie a lyrapotter, Caillean e Lily_Snape, la mia cricetina (scusa-scusa-scusaaaa scherzavo!!!)

Baciottoli

Saki

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Capitolo 6
*** Una lunghissima notte ***




- Susan, ti rendi conto di che accidenti hai combinato, vero?
- C-credo di sì, Neville. Ma come potevo saperlo?

I bisbigli si facevano sempre più fitti, e la confusione nella sua mente si andava diradando.
- Cosa... chi...
Erano tutti intorno a lei, le facce pallide o rosse d'imbarazzo. Qualcuno accennava a una smorfia divertita, altri erano molto seri, come se si aspettassero un rimprovero. E in effetti, fino a qualche mese prima, un attentato del genere avrebbe avuto conseguenze inenarrabili.

- Mi permetta di porgerle le nostre scuse, professoressa - disse con gravità Neville. - Temevamo si trattasse del signor Filch o di qualche altra... insomma... persona sospetta.
- Mi perdoni, mi perdoni, signora Direttrice! Non mi sarei mai sognata di schiantarla, se avessi immaginato... oh che guaio!
Ma Pomona non sembrava affatto arrabbiata. Per la prima volta dopo mesi, sorrise.
- Bones? Non ti vergogni, tu?
- Sì, mi vergogno tanto! Non lo dica al professor Carrow, la scongiuro... Ernie è ancora in infermeria dopo la punizione della settimana scorsa...

Denunciarla ad Amycus? Ma che cosa temevano? Chi credevano che fosse?
Era una vittima, come e più di tutti loro... ma non poteva dirlo, non poteva coinvolgerli.

- Volevo dire, Bones, che dovresti vergognarti di essere così brava in Difesa, e di trascurare completamente la mia materia! - Lei arrossì. - E così, è qui che vi allenate. Lo trovo straordinario. Però, ragazzi, dovete fare attenzione, ve lo dico con tutto il cuore...

Nessuno di loro aveva intenzione di essere prudente. Quello era il loro piccolo mondo libero nella prigione che Hogwarts era diventata.
(li invidiava, né più né meno)
Era anche un nido accogliente, e caldo, ed era... un'altra dimensione.
"Forse qui non mi troverà davvero: nemmeno in sogno"

- Posso chiedervi un favore?
Ancora un poco intimorita, Susan sarebbe stata disposta ad affrontare un Ungaro Spinato pur di farle piacere e farsi perdonare la situazione insieme comica e imbarazzante di poco prima.
- Tutto quello che desidera, signora Direttrice...
- No, è solo... potrei dormire un po' qui?

Neville sentì un nodo alla gola. Mai avrebbe creduto di vedere una simile espressione di supplica negli occhi di un adulto. Percepì tutta la sua fragilità - per la prima volta, e per sempre, trattenne quell'espressione spaurita nel cuore.
Anni dopo, da una feritoia della Guferia, avrebbe lasciato volar via tanti e tanti foglietti di carta nel vento, con lo stesso impeto d'intenso affetto ed estrema illusione.

Ma non era ancora il tempo d'essere l'unico e il solo.
Scrollò le spalle, in un gesto che gli era abituale, e sfoderò quel sorriso umile, discreto, ma luminoso...
- Ma le pare?
- Ci fa anche un favore, se resta qualcuno qui dentro stanotte - s'intromise Terry, ma Ginny lo guardò scandalizzata.
- Hai la delicatezza di un Troll - gli disse all'orecchio, abbastanza forte perché gli altri sentissero. - Della specie che Quirrell aveva fatto entrare a scuola al primo anno di Ron e Harry!
- Che ne sai, tu, eri ancora una mocc...
- In guardia, Boot!

Hayden non sapeva nulla della storia da brivido del professor Quirrell, ma rise lo stesso.
- Domani ti interrogo sul concime di sterco di drago, quindi fai bene a divertirti ora - sbadigliò Pomona, ficcandosi tra le coperte. La ragazzina spalancò la bocca con un'espressione così buffa che Anthony le promise che l'avrebbe aiutata a ripassare prima di andare a letto: al che Hayden non capì davvero più nulla e si lasciò trascinare via da Terry, spaventatissimo dal pensiero di un duello serio con Ginevra Weasley.

La stanza si svuotò in poco tempo. Il silenzio fu dunque improvviso e spezzarlo sembrò dolce e opportuno.

- Neville?
- Sì, professoressa?
- Tu... rimani? - La sua voce sembrava quella di una bambina.
- Beh, sì, volevo provare ancora un po'... A volte i gemelli e Remus trasmettono di notte...
- Remus Lupin? Sta bene? - Pomona si alzò a metà dal cuscino, con gli occhi socchiusi.
- Sicuro. Quelli dell'Ordine sono troppo forti, non si faranno mai prendere. E Harry vincerà, non ho nessun dubbio! - Quella voce estatica la commosse oltre ogni dire. Anche lei voleva crederci... per quanto tutto, fuori da quella stanza, gridasse il contrario.
- Se mi senti gridare, o dire qualsiasi cosa mentre dormo, tu... mi svegli, non è vero?
Temette che avrebbe fatto domande, ma così non avvenne.
Lo vide annuire e tornare ad armeggiare con la radio. Non c'era bisogno di tante spiegazioni, con lui.
E non ci furono sogni quella notte, né belli né brutti. Solo tanta pace.



Don't you know?
I need you

I keep hoping you'll come back to me
Oh let it be
Please let it be
Oh, my love, please end
These sleepless nights for me

(Sleepless nights, Norah Jones)



- E le dosi sono... quattro centimetri... ogni metro di terra. - Hayden aveva sonno, ma era determinata a non sfigurare nell'interrogazione dell'indomani, nonché a stare con Anthony tutto il tempo possibile.
- Questo per i sempreverdi. E i tuberi antropomorfi?
- Non abbiamo mai studiato niente di simile a un tubero antromorso! - ribatté lei, ma Terry ficcò la testa tra i due, da vero impiccione:
- Le mandragole, Toots, le mandragole... si studiano al secondo anno! Ma sei sicura di essere figlia di tuo padr...
Lo schiaffo colpì Terry così d'improvviso che cadde all'indietro su un divano. Hayden capì che sarebbe nata una lite e cercò di calmare le acque:
- No, Anthony, era solo un modo di dire, non intendeva-
- Non mi interessano le intenzioni, ma i risultati - rispose lui. - Ti ha offeso, punto e basta. E' meglio se non mi vieni davanti per un po', tu - continuò rivolto a Terry. - E chiedi scusa.
- Scusami Toots - sussurrò l'altro, massaggiandosi la guancia, senza guardare i compagni negli occhi. Lo videro salire in dormitorio e per un po' non dissero più nulla.

Il libro di Erbologia restò aperto davanti a loro, mentre Hayden aveva preso a canticchiare la canzone dei Weird Sisters.

There will be battles
And there will be fights
And we will fight together...

- Insieme... non l'uno contro l'altro, Anthony. Non voglio che litigate per me.
Il ragazzo la fissò, trasognato, e socchiuse le palpebre. - Di che colore hai i capelli? Sono biondi o rossi?
- Tutt'e due - balbettò lei, cercando di tornare al suo libro di Erbologia. - Per le mandragole occorrono sei centimetri al primo stadio, poi...
Anthony avvicinò il viso al suo, tanto che se si fosse voltata le loro labbra si sarebbero sfiorate.
E Hayden si voltò.


Il battente della porta non recitò l'indovinello del giorno, perché a lui l'ingresso era libero in qualsiasi momento, figurarsi. Ma si volle divertire lo stesso.
- Per ampliare la Sua già smisurata conoscenza, La informo che due studenti del settimo e quinto anno stanno
allegramente amoreggiando in Sala Comune. Crede sia saggio interromperli?
- La risposta è "no", naturalmente - sospirò Filius, e fece per tornare a letto. Ma poi tornò indietro e bussò.
- Se la risposta era "no", perché vuole entrare lo stesso?
La porta si aprì e due figure scattarono in piedi.
- Stavamo... studiando... - cercò di giustificarsi il ragazzo.
- Andiamo subito a... - sibilò lei.
- Goldstein, in dormitorio, prego. Toots, tu rimani qui.
Anthony esitò, ma gli ordini non si discutevano. Certo, se si fosse trattato del professor Carrow, non l'avrebbe lasciata sola. Mosse le dita per salutare Hayden, camminando all'indietro, e scomparve su per la scala dove era già salito Terry.

Hayden attese la sfuriata, che non venne. Solo qualche frase sconnessa, in attesa di arrivare al punto.
- Sei entrata nell'Esercito, non è vero?
Non era il caso di negare, non aveva proprio senso.
- Goldstein è un bravo ragazzo. Già... Che succede, ti aspetti una punizione perché il ragazzo di cui sei innamorata ti corrisponde? Mi hai preso per-
Si morse le labbra.
- Nossignore, gliel'ho già detto. Lei non è come loro. Non sarà mai come loro - rispose sicura Hayden, con un sorriso.
- Grazie. Ho bisogno di un favore. Amycus Carrow è a conoscenza della mia... vita intima. L'ho sentito parlarne con un dirigente del Ministero. Non posso più scrivere a nessuno, né arrischiarmi a comunicare con...
Alzò lo sguardo al libro rimasto aperto sul tavolo, il che non sfuggì alla ragazza.
- Domani mattina... cioè, tra quattro ore esatte, ho lezione di Erbologia. Ha da affidarmi un messaggio per la professoressa Sprout?
Hayden Toots non era stata smistata a Ravenclaw per un caso fortuito: aveva un cervellino molto, molto perspicace.
Ma aveva anche più tatto di Terry Boot (comunque non si era offesa per niente, figurarsi, fisicamente lei era il ritratto di suo padre!), e non menzionò quello che era successo nella Stanza delle Necessità. Non voleva più vederlo soffrire inutilmente come l'altra volta.
Prese la lettera che lui le porse e promise che sarebbe stata attenta a non farsi vedere da nessuno. In un modo o nell'altro, anche se non le era stata affidata da Neville o Ginny Weasley, sentiva che quella era la sua prima missione.




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ANGOLINO DI SAKI

Prima di tutto, grazie grazie grazie a Lily_Snape per aver completato il testo della canzone! (il pezzettino che canta Hayden è suo, già!).
Che dite, Terry si fa odiare? Non volevo caratterizzarlo così male, però sono stufa di immaginare lui e Anthony come gemelli separati alla nascita, senza nessuna differenza tra loro^^ Il mio ragazzo a volte è proprio uguale a lui: sforna battute che non c'entrano nulla con la situazione e offende la gente senza accorgersene...
Sondaggino: secondo voi Hayden è una Mary Sue? Considerando questo capitolo, ho paura che si avvicini molto a diventarlo...

ferao: non ti preoccupare, anch'io sto diventando tirchia nelle rece^^ purtroppo non posso uccidere Alecto, perché la storia è inserita nel canon. ma qualcosa succederà!
lyrapotter: Filius sa solo di quello che è successo davanti agli studenti alla lezione di Babbanologia... magari si accorge che ha le occhiaie stile vampiro, ma ha un po' le mani legate... più che guai per Neville, saranno guai per Dawlish, vista la determinazione di una certa vecchietta di nostra conoscenza!
Lily_Snape: grazie ancora per la song e ti prometto che non ti chiamerò più con il soprannome dell'altra volta! Eccoti una conclusione tranquilla... Buone vacanze a te e a me! XDDD
Caillean: se Neville ti piace così tanto sarai contenta di sapere che la quarta parte del ciclo si incentrerà principalmente su di lui. Ma non ho ancora scritto niente, eh, se ne parla l'anno prossimo...

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Capitolo 7
*** L'avvertimento ***



Un avviso: c'è un piccolo accenno slash in questo capitolo (e probabilmente in qualche altro in futuro). Se vi dà fastidio, saltate direttamente all'articolo di giornale più sotto^^




- Non piangere... non piangere... ma come, non sei felice? Sono al sicuro! Stanno tutti bene!
Neville non osava nemmeno sfiorarlo, non sapeva come comportarsi. Capì che l'ansia di mesi e mesi aveva trovato un'apertura attraverso cui esplodere verso l'esterno. Seamus era troppo felice, per questo non riusciva a controllarsi.
Gli vide cambiare più volte colore e tormentarsi il viso con entrambe le mani, con tanta forza che temette che le cicatrici più recenti si riaprissero. Oltretutto il dittamo procuratogli da Aberforth era finito e non era il caso di mettere ulteriormente nei pasticci la signora Pomfrey.
Era l'alba, al termine di quella lunga notte insonne.
- Ehi, basta adesso, coraggio... - Finalmente lo circondò con le braccia e pian piano sentì che si calmava.
Stringeva ancora il galeone in una mano, da quando il messaggio di Luna era arrivato: sentendolo di nuovo bruciare lo lasciò cadere sul letto. Le parole che si formarono lasciarono entrambi piacevolmente sorpresi.

TI AMO SEAMUS.
TORNERÒ DA TE.

Neville non aveva mai avuto la curiosità di sfogliare quel libro Babbano che l'anno prima stava sempre a turno sui comodini di Seamus e Dean, altrimenti avrebbe apprezzato maggiormente quella frase. Non sapeva nulla della Guerra Civile americana, e di un disertore dell'esercito confederato, e del ricordo di un bacio che gli aveva dato forza per raggiungere la sua donna in un viaggio quasi senza fine... ma immaginò lo stesso come doveva sentirsi Dean in quel momento. E di come si sentisse Luna, naturalmente... ma la situazione era totalmente diversa. Dopotutto lei non era mai stata davvero a rischio, era una Purosangue: a meno di un passo falso eclatante, non l'avrebbero mai uccisa.

- Nev, lo so, non ti ho mai detto niente...
- Ti sembra di aver bisogno di giustificazioni? Sei stato male per tutto questo tempo, e non hai pensato a confidarti con noi, per chi ci hai preso?
- E' che quando lui si è lasciato con Ginny l'anno scorso, abbiamo capito- cioè, lui è un ragazzo... credevo che tu-
- Santo Merlino Finnigan, neanche stessi con un Mangiamorte! - rise Neville, e Seamus gli chiese scusa per non essersi fidato di lui. Erano nella stessa situazione, loro due e Ginny... avevano un amore prezioso e lontano.
In realtà combattevano per estirpare tutti i pregiudizi dal mondo magico: non solo quelli relativi al sangue. Perché era ancora più stupido, a pensarci, che esistessero pregiudizi sui sentimenti.

Parvati si affacciò nel dormitorio con gli occhi gonfi e in mano una copia del Profeta un po' stropicciata. Quando i due compagni le dissero che poteva entrare, porse il giornale a Neville e se ne tornò di sotto con un:
- Dovevamo aspettarcelo... quegli assassini...

Non era nemmeno l'articolo principale, figurarsi.
Stava in un angolo della prima pagina e sembrava una notizia come tutte le altre, cronaca locale e niente di più.


TROVATO UCCISO NOTO MUSICISTA
Sospettati spacciatori di droga Babbani

Ieri mattina è stato rinvenuto cadavere nella sua casa di Londra M.W., il leader di una popolare band giovanile. Pare che facesse uso di droghe Babbane e che per questo avesse dei conti da regolare con i suoi fornitori abituali. La band è nota per le sue canzoni che inneggiano al terrorismo e alla ribellione, nonché alla babbanofilia. Si spera che episodi come questo insegnino al Mondo Magico la strada da seguire...


Chini sulla pagina, come poco prima sul galeone, Neville e Seamus stettero a bocca aperta, avvertendo una sorta di torpore alle mani, mentre lo stomaco si chiudeva in una morsa...
Ma in un lentissimo crescendo, quasi impercettibile dapprima, poi sussurrato, poterono nuovamente udire quella canzone. Era più di una magia, era la forza della volontà.

The sun will rise
when that boy comes back again.

- Arrivederci, Myron, e grazie - mormorò Neville. Non c'era molto altro da dire.



- Ma da quando se la prendono con la gente famosa? - sbottò Aurora, per poi tapparsi la bocca subito dopo e guardarsi intorno. Apparentemente nessuno dava segno di averla sentita, tranne la sua interlocutrice. - Voglio dire, - continuò a mezza voce - la prossima volta toccherà a Celestina Warbeck? O al portiere dei Cannons, o a quel tizio delle piante alla radio, oppure...
Bathsheba strabuzzò gli occhi allarmata e le fece segno di tacere. Aveva accompagnato i ragazzi del quinto anno sulla Torre di Astronomia (un luogo più che mai da brivido, dopo quanto vi era accaduto, ma ormai l'intera Hogwarts aveva ben poco di rassicurante) per la lezione teorica, e ci mancava soltanto che-
- Professoressa Babbling, Hayden si sente male - la tirò per un braccio Vicky Frobisher, e voltandosi 'Sheba vide una figuretta accasciarsi a terra e cominciare a tremare.
- Aurora, sei un mostro di delicatezza, lo sapevi? - sibilò, bisbigliando un incantesimo davanti al viso della ragazzina e aiutandola ad alzarsi.


In Sala Comune Hayden si sentì un po' sciocca, cioè, crollare così, proprio lei che si era fatta un punto d'onore di essere coraggiosa, ma le parole della professoressa Sinistra non erano campate in aria... era vero che suo padre era in pericolo, e anche la mamma, soprattutto lei che aveva scritto un libro sulla vita Babbana...
La mamma che riusciva a tenere a posto i capelli solo con la pozione lisciante e gli occhiali che scivolavano sul naso mentre scriveva... e quella tunica verde acceso che metteva allegria e su cui papà scherzava sempre.
(Io metto le mani su tutto ciò che è verde, mia cara)
Cercò di scacciare i pensieri orribili che continuavano ad accavallarsi e a tormentarla, e di riposarsi un po' visto che quella notte non aveva dormito affatto: in teoria era esentata dal resto delle lezioni per quella mattina, ma si ricordò in tempo della lettera che doveva consegnare. Mancava ancora parecchio alla lezione di Erbologia, però. Rigirandola tra le mani non poté trattenersi dall'aprirla.
Possibile che il professor Flitwick si fidasse così tanto di lei da non averla nemmeno sigillata?
E lei che stava facendo?
La stava per leggere, ovviamente.
Sei un'impicciona, Hayden Toots. Una femmina facile agli svenimenti e per di più impicciona.
La voce della sua coscienza, perentoria e razionale, non le impedì di scorrere con gli occhi le righe vergate con una calligrafia fine e graziosamente démodé.


Amore mio,
sapevo che avrei trovato un modo sicuro per scriverti.
E tuttavia non mi basta.
Tutto ciò che vorrei dirti non riesce ad uscire dalla piuma, è troppo grande, è troppo luminoso, potremmo esplodere entrambi.
Ti ho atteso per un tempo che nemmeno immagini, ma ora è diverso, tu mi comprendi?
Ora ti appartengo.
Tenterò di essere prudente, ma non posso promettertelo. Amycus sa di noi, che differenza farebbe ormai?
Non riesco più a trovare Bree, deve averla uccisa un Dissennatore mentre svolazzava intorno al castello, credo.
Sarà un pensiero assurdo, ma forse siamo più al sicuro qui. Odio ammetterlo, ma per quanto i Carrow siano crudeli, Snape non osa intromettersi in affari che non riguardino direttamente i ragazzi. Per quanto lo odii, cerco di ragionare in modo pratico.
No, ma che dico! Io non sono un uomo pratico, non sono saggio, sono solo un vecchio sentimentale. Fiero di esserlo, tra l'altro, ma non è il massimo in piena guerra, non è vero? I ricordi mi assalgono e ciò che mi è accaduto più di vent'anni fa mi sembra successo ieri.


Udì un fruscìo e notò Michael Corner sistemare i suoi appunti di Aritmanzia, seduto sulle scale. Il divano dove era sdraiata era proprio davanti alla rampa.
- Salve signor Prefetto - Non pensò affatto che lo avrebbe spaventato, ma fu proprio quello che accadde.
Scattò in piedi rovesciando tutti i fogli.
Hayden fu divertita dalla sua reazione, un poco perché quell'anno era subentrato ad Anthony nella carica e anche perché lei era fondamentalmente una ragazzina che amava distrarsi dai pensieri troppo angoscianti.
- Ah, sei tu, quella che ha fatto perdere la testa ad Anthony... Terry mi ha svegliato in piena notte per raccontarmi qualcosa a proposito di una rissa tra loro due qui in Sala.
Hayden arrossì e non disse nulla.
- Non sono potuto venire alla riunione, ma... benvenuta nell'Esercito.



La situazione stava precipitando. Solo Minerva era in una certa misura libera di agire per difendere gli studenti della sua Casa, e sembrava mantenere una certa influenza sulle decisioni di Snape. Ma Seamus rimase lo stesso in punizione per tre giorni, dopo l'ennesima strapazzata di Amycus, trascorsi i quali per lui, Neville e Susan non vi fu altra scelta che tagliare i ponti con tutto e tutti, concentrandosi sulle notizie sempre più concitate che giungevano dall'esterno, da Royal e Romulus e dai gemelli... nessuno poté rimproverare Molly Weasley se aveva deciso di tenere Ginny a casa dopo le vacanze di Pasqua, anche se fu dura per i suoi amici restare senza di lei.

E Pomona tornò a passare le notti nella sua camera, con nient'altro che parole tra le mani, parole tanto belle da far male.

Parole lette e rilette, nascoste tra i compiti da correggere, mentre le palpebre si appesantiscono e la trappola torna a scattare.
In un istante è di nuovo in quella stanza.
Alecto resta nascosta tra le ombre mentre lei avanza a tastoni cercando come sempre una via d'uscita, e come sempre inutilmente. Non è aprendo una porta che potrebbe salvarsi, e nemmeno chiudendo gli occhi... solo aprendoli nel suo mondo.

Ma a quell'ora cosa mai potrebbe svegliarla?

C'è la luna piena, e la nebbia fitta non riesce a soffocare del tutto la sua luce.
C'è un tavolo al centro della stanza.
C'è qualcosa sul tavolo. Qualcosa che somiglia ad una grande libellula morta. Solo che Pomona sa benissimo che non è una libellula: è una fata.

Amycus sa di noi.
Bree...

Non era stato un Dissennatore, ma lo stesso una persona senz'anima...
- Non devi fargli del male! Non devi! No!
Alecto sogghignò, afferrandola da dietro.
- E' interessante quello che mi ha raccontato mio fratello. Un matrimonio segreto, andiamo, alla nostra età è una cosa un po' infantile.
- Non fargli... del male...
Sentiva quell'alito caldo sul collo, le unghie affondate nella sua pelle.
- Stupida. Questo è solo un avvertimento. Non me ne importa di quel vecchio stravagante, io voglio te. E se continui a sfuggirmi, mi fai arrabbiare, capisci?
Le diede un piccolo morso sul braccio, eccitata.
- Era solo una stupida fatina. Nemmeno gli avessi ucciso un figlio!
Pomona si liberò dalla sua stretta e la guardò con gli occhi pieni di lacrime:
- E chi mi dice che non sia stata tu già allora?
Lo stupore di Alecto fu genuino, perlomeno. Stupore che crebbe nel vederla svanire dal sogno tanto presto, e si trasformò in rabbia sorda.


Erano colpi alla porta, leggeri, insistenti.

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ANGOLINO DI SAKI...



*Un minuto di silenzio per la fatina Bree*

No, io smetto di scusarmi tutte le volte... non serve a nulla. Sarei ipocrita! La mia ispirazione è così sporadica da poter essere paragonata alla pioggia nel deserto.
Sono alle prese con la prima grande crisi sentimentale da tre anni a questa parte. Non ho più da pensare alla scuola, naturalmente, ma il tempo libero non mi fa scattare la fantasia a comando, purtroppo.
Scusate per il cambio di tempi verbali, alla fine, non mi è riuscito molto bene! Andrebbe regolato ad arte, se non evitato del tutto, ma ho voluto provarci.
Il libro/film a cui si accenna nella prima parte del capitolo è Ritorno a Cold Mountain, su cui ho anche scritto una fic.
Grazie a chi ha recensito la shot su Horace e Min, ho capito che ormai siete abituati alle mie stranezze^^
E grazie a...

Lily_Snape: Tommy è un Gary Stu, ma in senso buono, nel senso che nella fic è praticamente perfetto! Però anche nella realtà è una bella persona, me ne accorgo sempre di più! E' proprio un ragazzo d'oro, magari alla tua età avessi avuto un amico così.
lyrapotter: se ti piace il rapporto tra loro, non posso che esserne contenta perché mi incoraggi a scrivere la quarta parte, in cui... e vabbé, niente spoiler ;)
Caillean: sei la mia fan-artist ufficiale! Smack!
A proposito, chi non ha ancora visto i lavori grafici della Caill vi prego di rimediare! *link* e *link*


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Capitolo 8
*** Fino a desiderare il nulla ***




E' la fine. La fine.

Cercò a tastoni la bacchetta, sigillò la porta, ma non sarebbe servito, no... non sarebbe bastato a fermarla...
Poi un guizzo di razionalità. Non era facile, dopo quel risveglio. La faccia di Alecto era ancora davanti ai suoi occhi, ripugnante, minacciosa. Ma capì che non poteva essere fuori dalla porta; se nel sogno si era trovata nella sua stanza, significava che lei era laggiù, aveva studiato troppo bene quell'incantesimo, nel disperato tentativo di trovare un modo per sottrarsi ad esso, e sapeva che funzionava in quel modo. Anche se nel frattempo fosse uscita, non poteva essere già arrivata dal secondo al settimo piano.
Tirò su una manica, in cerca del segno che Alecto doveva averle fatto con quel morso, ma naturalmente non c'era nulla. Nessuna prova di quella tortura, nessuna traccia se non nella sua mente.

Con un filo di voce, riuscì a mormorare:
- Chi è?
- Sono io.

No! Non può essere così imprudente da piombare qui in piena notte! Non adesso, ti prego, mai più... lei è capace di tutto! Se avessi fatto finta di dormire e basta, se ne sarebbe tornato in camera sua, ma adesso...

Rimase in silenzio. Il sudore si raffreddava sulla sua pelle, ebbe un brivido.
Di nuovo quei colpi discreti, quasi un tamburellare lieve e impaziente.

Se passasse la ronda... no, non devono vederlo lì fuori, c'è Amycus di turno. E' vero che sa tutto anche lui, ma...
Come devo fare, come devo fare?

Sbloccò la porta. Poi, con fare noncurante:
- Chi mi dice che sei tu?
- Lo leggerai sui necrologi del Profeta domani, se mi beccano i Carrow!
Lui scivolò dentro, sigillò di nuovo l'entrata della stanza:
- Lo so che in teoria non è stata una buona idea. Ma non posso farne a meno. Non posso fare...a meno... di te.
Si avvicinò e le sfiorò il viso con la punta delle dita. Lei si ritrasse.
- No, non è stata affatto una buona...
Le chiuse la bocca con un bacio. Leggero, impalpabile, fresco. Per un attimo tutto le sembrò possibile... ma poi la paura e l'incertezza tornarono prepotenti a farsi valere, insieme alla realtà, ad un tempo invisibile e fin troppo concreta, in cui annaspava da mesi.
- Non dovevi venire. E se anche Snape venisse a saperlo?
(Snape, che ti ha già fatto del male una volta, che ha osato colpirti a tradimento, che avrebbe potuto ucciderti)
- Sei stato tu a dirmi che dobbiamo aspettare, aspettare che tutto questo finisca...
- E se non finisse mai?
- No! - Lui non poteva immaginare cosa si nascondesse in quel grido soffocato, quale sofferenza, quale terrore, infinitamente più grande del suo.
- Non vuoi che resti? - Ora sembrava deluso, come chi abbia attraversato un oceano di fiamme e maledizioni per raggiungere la sua terra, ciò che gli appartiene, e venga accolto con indifferenza.
- Io... - Pomona tentò di assumere un'espressione dura, ma come poteva pretendere di essere presa sul serio, se con le braccia lo attirava a sé con disperata frenesia?
Le carezze sembravano non bastare, ma per fortuna Filius non aveva intenzione di smettere.


- Io voglio andarci con tutti e due.
Era sacrosanto, a dire il vero. Qualunque undicenne desidera essere accompagnato al binario 9 e 3/4 da entrambi i genitori, se ha la fortuna di averli. E Benjamin F. Flitwick non era orfano, ergo deteneva questo diritto. Perciò Prudence aveva disdetto l'appuntamento con la sarta e il brunch della signora Macmillan per indossare un vestito poco appariscente e recarsi a Londra con il figlioletto e l'ex compagno che, naturalmente, sarebbe salito a sua volta sul treno.
- Arrivederci, madre.
Era stato Benjy ad alzarsi in punta di piedi per baciarle la guancia, lei aveva accennato soltanto ad un sorrisetto nervoso, per quanto impercettibilmente commosso.
Filius si era morso le labbra, sforzandosi di tacere. Non poteva cambiarla, lo sapeva bene. Ci aveva provato, e aveva fallito.
- Papà, saliamo, dai! Fai volare i bagagli, voglio uno scompartimento tutto per noi!
Era così diverso quando stavano insieme, senza di lei. Spensierato, come dire... ecco, dimostrava la sua età, senza gli obblighi dell'etichetta e le dame noiose che affollavano Prewett Manor.

Di scompartimenti vuoti non ce n'erano, ma andava bene lo stesso, perché quello dove decisero di sistemarsi per il viaggio era occupato da un ragazzino che Benjy conosceva di vista. Era l'erede di un'antica casata purosangue, e sua zia era la persona più falsa e noiosa che avesse mai incontrato.
- Salve, Doc.
- Oh, ma guarda, Ben. - Accennò un saluto rispettoso verso Filius, e Benjy scommetté dieci a uno che Caradoc aveva pensato fosse suo nonno e non suo padre. Ma era più divertente così.
- Tu in che Casa vorresti andare? I miei parenti erano tutti Hufflepuff, ma chissà che io non faccia la differenza.
- Se non entro a Ravenclaw, mio padre mi uccide - sibilò Ben nell'orecchio di Caradoc. Filius scosse la testa.
- Non diventarmi bugiardo, signorino. Io non uccido nessuno, sarei fiero di te anche se finissi a Slytherin, e...
- Addirittura? - saltò su il biondino, che solo ora aveva compreso la parentela tra i due. - Io non vorrei mai.
La porta si aprì e una ragazzetta, con i brufoli e i codini dritti sulla testa, ficcò la testa dentro.
- Chi vuol fare un'opera buona? Dei tizi fi divertivano a ftuzzicarla. Io non poffo tenerla, e voi?
Benjy non rise per educazione, ma anche perché era curioso di sapere di cosa stesse parlando.
La tipetta entrò e aprì le mani con delicatezza. Una fatina se ne stava tutta rannicchiata, le ali scheggiate, e tremava di paura.
Fu così che Brittany, o Bree, entrò nella loro vita.
E siccome le storie si ripetono, la vita è un cerchio eccetera eccetera, non stupirà sapere che dovettero arrivare al quarto anno perché quella goffa ragazzina si trasformasse in uno stupendo cigno e il biondino riuscisse a capire cosa provava per lei. Ma questa era un'altra storia.
- La vuoi tu?
Benjy annuì. - Posso, papà?
Filius sorrise. - Ti dirò di più. La terrò nel mio ufficio, e verrai a vederla quando vuoi. Per ora è meglio che le dia un'occhiata la signora Pomfrey, appena arriviamo.
- Graffie, fignore. Io fono Dorcaf, piacere! - e alzò le spalle in un gesto amichevole.


- Vedi, Bree era la mamma e la nonna di tutte le altre. Da allora si sono moltiplicate a dismisura... ma non capisco, non so perché si sia allontanata tanto da non poter più tornare, stavolta... ormai mi sono rassegnato. Non serve a nulla starci a pensare.
Gli occhi socchiusi, accoccolato tra i suoi seni, parlava e parlava, lasciandosi sfuggire un sospiro di gioia di tanto in tanto. Poi si drizzò a sedere e la strinse forte.
- Il mio nido, 'Mona. La mia casa. Il mio tesoro. - Baci e ancora baci. Fece scorrere le dita sulle ombre che lei aveva sotto le palpebre e baciò anche quelle.

No, non poteva credere che la perdita di Bree non lo avesse ferito profondamente, e nemmeno che non avesse dei sospetti sui fratelli Carrow o su qualche studente di Slytherin. Lo conosceva bene. Si sentiva fiera di essere l'unica a conoscere la verità con certezza, comunque.
Sarebbe rimasta così, abbracciata a lui, a guardarlo dormire. E prima dell'alba, quando non ci fosse stato nessuno per i corridoi, l'avrebbe svegliato, perché potesse tornare nella sua stanza senza essere visto.


- Non venire più, ti prego. Mi fa ancora più male, capisci?

- Non dirai davvero?

Lei annuì, lentamente. - Ho troppa paura.

- Non è vero che non finirà, questo tormento. - Di nuovo quelle mani fresche e delicate sul suo viso. - Non lo credo... un giorno sarà sempre così, per noi... Staremo insieme, sempre, sempre...


Sempre.
Non bastava una parola, anche se racchiudeva un'infinità di promesse.
Non bastavano quegli occhi adoranti, scolpiti nella memoria recente. La primavera era al termine - ma la nebbia e il freddo non erano arretrati di un passo -  e l'Esercito stava ormai rinchiuso nella sua fortezza, con ben poche eccezioni, e
non valsero né l'amore né i ricordi a sostenerla quando Alecto sferrò il suo ultimo attacco.


- Non mi basta, lo sai?

L'aveva gettata sul letto puntandole la bacchetta alla gola.

Pomona si era assopita di nuovo così, d'improvviso, lasciando cadere il libro che teneva in grembo.
Non era ancora notte fonda, e la volontà di Alecto era vigile in quella dimensione distorta e oscura... pronta ad afferrarla e violare ancora una volta la sua anima.

- Voglio di più. Voglio possederti davvero. E se cercherai di sottrarti a me, qualcuno a cui tieni soffrirà moltissimo. Non mi soffermerò più sui suoi... animaletti ornamentali, stavolta.


Fu l'ultima volta, già, l'ultima terribile violenza, ma la colpì tanto forte da offuscare completamente la lucidità che le era rimasta.
Solo pensieri confusi vorticavano nella sua mente, mentre tentava di arrivare alla fine di ogni giornata senza crollare.

"Non è stata lei ad uccidere Benjamin. L'ho capito dal suo sguardo."
Questo non vuol dire che non abbia il coraggio di fare del male a Filius.

"Allora digli che è in pericolo."
E' in pericolo solo finché sta con me.

"Minerva ha ancora qualche influenza su Snape... potrebbe..."
Non voglio coinvolgerla. Non voglio coinvolgere nessuno!

"La guerra finirà, Harry Potter può vincere, Albus sapeva quello che faceva..."
Ma io non posso più vivere così... sporca... 

E si ritrovò davanti allo specchio, ancora una volta. No, non somigliava davvero ad Alecto. Ma non era più nemmeno se stessa.
Bisbigliò un nome, che apparve e scomparve nella nebbia della sua mente lasciando una decisione irrevocabile a guidare i suoi gesti stanchi.
Con pochi colpi di bacchetta fece sparire le occhiaie, si ravviò i capelli e si cambiò d'abito.

Non aveva più paura di nulla, non per sé, almeno: scese le scale senza guardarsi intorno, e bussò ad una porta che prima di allora aveva sempre sdegnato.

Non hai nessuna colpa, lo so. Ma ferire te è l'ultima delle mie preoccupazioni, amico mio.

La risata isterica che le salì alle labbra non esplose.
Horace Slughorn aveva aperto la porta, con un'espressione sorpresa - ma certo non irritata. I suoi sentimenti non erano cambiati, probabilmente.





***

ANGOLINO DI SAKI...

E siamo tornati alla scena del primo capitolo. Che fatica^^
Ora rileggetelo e attendete.
Non so quanto dovrete attendere, ormai lo sapete.
Ho pochi minuti (una certa lettrice mi aspetta su MSN stile Sadako/Samara, e ho paura che mi faccia squillare il telefono ed esca dallo schermo) quindi ringrazio velocemente Caillean, Lily_Snape (no, non sei tu Myron... almeno non ho pensato a te mentre calavo la mannaia!!!), ferao (lo sapevo che non mi avevi abbandonato!) e lyrapotter (io amo le slash, anche se non mi cimento spesso in questo tipo di storie, mi spiace di non averti avvertita prima).
A presto (spero!!)


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Capitolo 9
*** I Custodi del Sapere ***


Qualcuno voleva vedere Sevvie? Accontentata, cara! ;)

C'è da farsi una scorpacciata della sua stupenda ironia!
Spero di finire al più presto l'ultimo capitolo di Colin's Legacy e continuare in fretta con questa, perché manca ancora tantissimo alla conclusione. A presto, spero,

Saki

P.S. Scusate se sono tuttora latitante da MSN, ma ho dei problemini tecnici^^ perdono!






Con la scusa di un banale mal di stomaco, era stato esentato dalla ronda serale. Naturalmente; Amycus preferiva sempre fare da solo, augurandosi di trovare qualche studente in giro per il castello per sfogare la sua crudeltà: perciò non aveva dovuto insistere per poter tornare subito nella sua stanza.

Stringendo la bacchetta nella mano malferma, aspettò.
Sperò che lei avesse cambiato idea. Ma non vederla arrivare poteva anche voler dire qualcos'altro... di peggiore. Per esempio poteva aver trovato un altro modo per giungere al suo scopo.
No, non doveva succedere.
Non se lo sarebbe mai perdonato.

Finalmente sentì la porta aprirsi. Trattenne il respiro.
La vide avanzare fino agli scaffali, con passo risoluto, aprire la boccetta e berne il contenuto tutto d'un fiato.

Sebbene sapesse con certezza che non c'era nessun pericolo, immaginò la stessa scena in un contesto diverso...


Se non si fosse accorto delle sue intenzioni, la sera prima-



Amaro.
Forte.
Da stordire.
Ma non le bruciava lo stomaco... cosa stava succedendo?
Non sentiva il mondo spegnersi, come aveva sperato che accadesse... al contrario, si lasciò sorreggere dalle braccia apparse all'improvviso accanto a lei, e la lingua le si sciolse in un desiderio irrefrenabile di liberarsi di ogni dettaglio della sua sofferenza. Senza pensare alle conseguenze.

Era in trance, persa in quello sguardo reso ancora più trasparente dalle lacrime - verde come l'erba appena nata -

Minuti. Ore. Lui si asciugava il sudore dalla fronte con un fazzoletto, il cuore gonfio e incredulo mentre ascoltava quel terribile racconto.

- Che cosa mi hai fatto? - Tentò di alzarsi dal divano, ma l'effetto del Veritaserum era svanito solo parzialmente, e ricadde in preda alle vertigini.
- Che cosa volevi farti... tu! - ribatté Horace. - Mi detesti così tanto? Mi avresti lasciato vivere con questo rimorso? Io non pretendo... che tu ti confidassi con me. Ma Minerva avrebbe potuto aiutarti, qualcuno...
Lei scosse la testa.
- No. Lasciami. Cosa... cosa ti ho detto? - Si premette la bocca con le mani, orripilata. - Cosa mi hai fatto, tu- tu, Slytherin! Sei d'accordo con lei, non è vero? Vuoi che continui a torturarmi!
Horace si morse le labbra, era sul punto di chiamarla ingrata e stupida, ma si trattenne. Sapeva che erano la paura e la diffidenza, insieme alla vergogna di essere stata sul punto di compiere un gesto irreversibile, a farla parlare in quel modo. Ma erano lo stesso parole orribili da sentire.
- Ti ho salvato la vita! Perché non m'importa se non mi ami, io voglio solo che tu sia felice... che cosa pensi di me? Non voglio che mi ringrazi, no... ma almeno non denigrarmi, ti prego!

Ecco, l'aveva detto.
Ma non era con le dichiarazioni e le frasi fatte che l'avrebbe sottratta a quell'inferno. Per la prima volta nella sua vita, doveva comportarsi da uomo... agire.

Deglutì. Non sarebbe servito a nulla affrontare Alecto personalmente, se ne rendeva conto; non gli avrebbe mai dato retta, e rischiava di inimicarsela. Sarebbe stato controproducente. No, quella bestia avrebbe dato retta solo ad un suo pari: ad un Mangiamorte.



Io voglio che tu sia felice...
Mi detesti così tanto?

No, non lo detestava affatto. Non si era mai fidata del tutto di lui, ma non perché era uno Slytherin...
Semplicemente, conservava dentro di sé il rancore di quando, a diciassette anni, aveva ricevuto quella lettera colma di pomposità e scherno. Il mito della sua adolescenza era crollato di colpo, quel giorno. Ed ecco, cinquant'anni dopo aveva cominciato a rivolgerle sguardi adoranti, e fino all'ultimo aveva rivaleggiato con Filius per conquistarla, e con una presa di posizione inequivocabile non si era presentato al loro matrimonio... Eppure lei non era mai cambiata dai tempi della scuola. Era la stessa ragazzina paffuta e scarmigliata, anche se i suoi capelli avevano cambiato colore e aveva rughe sulla fronte e ai lati degli occhi, e le sue risate si erano fatte più rare e discrete, man mano che perdeva entusiasmo e speranza.

Lui era cambiato, eccome. Dentro. E non era stata in grado di capirlo.
Non sarebbe cambiato nulla, beninteso. Forse, se avessero stretto maggiormente i rapporti durante il precedente anno scolastico, ora si sarebbe sentita in colpa per averlo illuso...

Perché lei apparteneva a Filius, sempre e comunque.
E se davvero Horace aveva una soluzione per salvare entrambi, era disposta a credergli, ad affidarsi a lui. Non avrebbe mai avuto il coraggio di ripetere quel gesto orribile.
Valeva la pena aspettare... ancora una notte...
Si raggomitolò sul divano, con la tacita promessa di non allontanarsi dalla stanza. Non si sentiva più soltanto una donna minacciata, ma una bambina indifesa: e attendeva che una mano amica scacciasse il mostro nascosto nell'armadio.
La porta si richiuse. Strinse i pugni e ricominciò a sperare.



Il gargoyle lo lasciò entrare nella Torre senza chiedergli nemmeno la parola d'ordine, e la porta si spalancò in automatico. Severus Snape era in piedi dietro la scrivania, perfettamente sveglio e vestito. Non notò traccia di stupore, né di preoccupazione, nulla di nulla. La medesima maschera impassibile di ogni giorno.

- C'è qualche problema, Horace? - Mosse le sopracciglia in modo impercettibile. - Si tratta di quei delinquenti del cosiddetto Esercito?
- Nossignore. Devo parlarti di Alecto Carrow.
- Qualsiasi punizione abbia inflitto agli studenti, ha il mio pieno appoggio e non ho intenzione di discutere di ciò. Buonanotte...
- Non c'entrano gli studenti! Ha a che fare con una nostra collega.
- Ah. - Il suo volto cambiò espressione. - Questo cambia le cose, mi pare. Ebbene?
- La... professoressa Carrow... ha una perversione, ecco, particolare. Le ha lanciato un incantesimo. Le entra in sogno e... le fa del male.
- Gradirei sapere di chi si tratta, se non ti dispiace.
- Severus, ti prego.
Il suo viso impallidì ulteriormente, alla luce delle candele, cosa che non avrebbe mai pensato di vedere.
- Non posso fare nulla altrimenti, non ti sembra?
- N-non lo credo n-necessario... - balbettò. Lo sguardo di Snape sembrava farsi beffe di lui.
- Decido io che cos'è necessario, Horace Slughorn. Va bene, farò da me.
Vide la bacchetta del Preside puntata su di sé, e una forza incredibile lo avvolse, mentre la sua mente si apriva come un baule ricolmo di immagini, alcune nitide, altre confuse.
Cadde con le braccia in avanti, aggrappandosi alla scrivania appena in tempo.
- Ho visto abbastanza, puoi andare.
- M-ma la farai smettere?
Snape sembrò considerare quella domanda come un insulto alla sua intelligenza. Con un gesto della mano, gli intimò di lasciare la Torre. Slughorn si incamminò verso la porta, ma la voce beffarda di Severus lo fece sobbalzare.
- Puoi salvarle la vita cento volte, ma non sarà mai tua. Ha scelto un altro, Horace, fattene una ragione.
"Ora Severus sa del matrimonio tra 'Mona e Filius... e se lui stesso utilizzasse questo contro di loro... oh, ma perché mi sono fidato di lui? Non c'era altra soluzione, è vero, ma potrei averla messa in pericolo ancora maggiormente di quanto già non fosse!"



Rimasto solo, Severus digrignò i denti, non a causa di ciò che aveva letto nella mente di Horace, ma cercando di scacciare i suoi stessi ricordi, che la situazione così sorprendentemente simile era riuscita a risvegliare.

Lily.
Lily aveva scelto un altro.
Anche se fosse riuscito a salvarla, se Voldemort l'avesse risparmiata... lei non l'avrebbe mai amato.

All'alba si recò alla porta dell'ufficio di Alecto e l'aprì con un cenno di bacchetta. La strega l'accolse con sospetto, capì subito che non si trattava di una visita di cortesia.
Ciò che il Preside di Hogwarts le disse sembrò dapprima uno sfoggio di retorica sull'importanza che il loro ruolo aveva agli occhi del Signore Oscuro. Sembravano parole lusinghiere e soddisfatte, ma presto il discorso prese una piega differente:
- Esistono due tipi di sapere magico: quello relativo alle arti oscure, che noi Mangiamorte padroneggiamo pressoché alla perfezione, e quello più generale. Sto parlando della capacità di eseguire... ad esempio... incantesimi complessi e volti alle più svariate attività, della conoscenza di eventi della nostra gloriosa storia, dell'interazione con animali e, vediamo, piante magiche. Tale sapere, in questa scuola, è custodito e divulgato da individui di varia, e talvolta dubbia, estrazione... non sei d'accordo con me, Alecto?
- Assolutamente - boccheggiò lei. L'enfasi con cui aveva fatto accenno a piante e incantesimi le diede la certezza che avesse scoperto tutto. Rimase ad ascoltare, la gola riarsa, chiedendosi stupidamente perché le fosse permesso torturare gli studenti, anche di ottima famiglia, ma non divertirsi con una collega mezzosangue.
- Ciò sarà risolto il più presto possibile. Il Signore Oscuro provvederà a tutto... ma per ora è nostro compito preservare la vita e le facoltà fisiche e mentali degli attuali custodi del sapere. Ragion per cui...
Alecto lo prevenne. - Capisco, Severus... - Finì di colpo contro il muro, battendo la testa e le spalle. I suoi occhi si allargarono.
- Capisci la volontà del nostro Signore?
- S-sì, io...
- Quindi cosa farai? - Severus si mise a braccia conserte, attendendo una risposta.
- Cancellerò l'Introibo. Mi dispiace, non accadrà più.

A pochi passi dalla porta. al sottile riparo di un incantesimo di Disillusione, dietro una statua, Horace Slughorn ringraziava con le lacrime agli occhi la decisione presa.
Severus uscì dall'ufficio e riuscì ad intercettarlo:
- Puoi anche evitare di provare a nasconderti, se questi sono i risultati, amico mio.

Io non sono tuo amico... e ciò che hai fatto non cambierà le cose... ma non posso fare a meno di provare gratitudine, ora.

- Ora dimmi dov'è lei. Ha bisogno di dimenticare un po' di cose, non trovi? - Per un istante credette che lo sguardo di Snape in quel momento fosse umano, incredibilmente... compassionevole...
Ma era soltanto un'impressione. Il ghigno stampato sulle sue labbra non lasciava dubbi. A Severus non importava di Pomona, voleva soltanto fare bella figura con Voldemort.
Con Riddle, sussurrarono i suoi ricordi.


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Capitolo 10
*** Riconciliazione ***


Will things ever be the same again?
It's the final countdown...
[Europe, The Final Countdown]





Niente trasmissioni, stasera.
Eppure sono sicuro che là fuori stia succedendo qualcosa di grosso.
Forse vorrei essere anch'io là fuori, con l'Ordine. Con Harry.
Oppure no?
Se chiudo gli occhi e ascolto i battiti del mio cuore, e respiro lentamente fino a non sentire più l'ansia e la rabbia, sento galleggiare una certezza.
Io appartengo a Hogwarts.
Non è come per gli altri, lo so: tutti sognano di intraprendere una carriera al Ministero o viaggiare per il mondo... un tempo io rifuggevo questi desideri perché credevo di non avere capacità, ma ora è diverso.
So che quando questa guerra finirà avrò molte strade davanti, non avrei timore di nulla. Semplicemente io voglio restare qui, per sempre. Per questo credo di poter affrontare qualsiasi cosa, pur di difendere Hogwarts: io difendo il mio stesso futuro.



- AMICI! HARRY POTTER, RON WEASLEY E HERMIONE GRANGER SONO FUGGITI DAI SOTTERRANEI DELLA GRINGOTT SU UN DRAGO ENORME! CREDETEMI, MANCA POCHISSIMO, E I NOSTRI GUAI SARANNO FINITI!

Hayden quasi si soffocò con il succo di zucca, stringendo sotto il tavolo la mano di Anthony. Terry non poteva aver fatto quello che... aveva appena fatto... Merlino! L'avrebbero torturato a morte!

Amycus Carrow si alzò, furioso, e si diresse verso il tavolo dei Ravenclaw con l'espressione più feroce che gli avessero visto sul volto.

- Boot! Questa volta hai finito di raccontare stupidaggini!

Un colpo di bacchetta, e Terry cadde all'indietro con tutta la sedia. Anthony fece per aiutarlo, ma Alecto o il preside Snape dovevano aver combinato qualcosa, perché non riuscì a muoversi dalla sedia.
Mentre veniva trascinato fuori dalla Sala, Terry continuò a gridare con tutto il fiato che aveva in corpo:

- QUESTA E' L'ULTIMA VOLTA, ME LO SENTO! PRESTO SAREMO LIBERI!

Poteva anche essere l'ultima volta, ma ne avrebbe portato i segni per molto tempo.





Da una delle finestre che davano sul parco di Prewett Manor si intravide il bagliore di una candela.
La donna bussò con energia al portone: non aveva più la bacchetta, le scarpe, la borsa... solo quel suo strambo cappello rimaneva saldo sulla sua testa, permettendo a Prue di riconoscerla e scendere ad aprire.
Il rancore che provava per lei era ancora molto forte, ma ciò non le impedì di lasciarlo da parte e permettere all'urgenza della situazione di passare in primo piano.
- Augusta! Enid mi ha detto che... ti avevano arrestata...
- E ci riproveranno, se non mi fai entrare - ribatté l'altra, decisa.
- Oh, sì, certamente. - Si spostò dalla soglia e la lasciò passare nell'ingresso. Il portone si richiuse da solo, sprangandosi.
Indossava un abito semplice, ma senza dubbio costoso, di foggia Babbana. Era così raffinato che solo guardandolo attentamente Augusta si rese conto che era una camicia da notte. Anche la cuffia posata sui capelli bianchi sembrava adatta ad una passeggiata in carrozza, più che per andare a letto.
- La situazione è tanto grave? Anche a Hogwarts?
Augusta sbuffò. - Hai sempre vissuto tra le tue ricchezze, senza darti un'occhiata intorno. Il mondo sta crollando e tu passi le giornate dalla sarta, o giochi a bridge con Ethel Macmillan, mentre suo nipote cerca di salvare la situazione insieme a Neville...

Sapeva che quel nome avrebbe fatto sciogliere di colpo tutta la sua freddezza.
- Nev... è in pericolo? - Sempre quel tono di voce controllato,
- Non più di me e te, ma se hanno mandato quel Dawlish ad arrestarmi significa che si sta dando da fare, e dà molto fastidio agli scagnozzi di Tu-Sai-Chi che comandano a Hogwarts. E' figlio dei suoi genitori, dopotutto, non è vero Prue?
L'orgoglio brillò all'unisono nei loro occhi. Poi Prue scrollò le spalle, riprendendo la solita nonchalance:
- Cosa possiamo fare?
- Andiamoci. So come fare, Neville me l'ha spiegato quando è venuto a casa per Pasqua. Immaginava che prima o poi avrei dovuto raggiungerlo... c'è una stanza, nella scuola, in cui quella gentaglia non può entrare. Perciò, dritte a Hogsmeade!


Le parole che si dissero quella sera andarono perdute nella confusione dell'Hog's Head, tra studenti impauriti e in lacrime, panico e cattivo odore, ma non persero il loro valore.
Parole di riconciliazione.


Dov'è lui?
Se avessi saputo il rischio che correvamo tutti... non gli avrei scritto, in questi mesi, per dirgli solo sciocchezze. Ma adesso devo buttare via la mia ostinazione.
Io devo vederlo ancora una volta, dirgli che ha sempre avuto ragione. Che non serve a nulla chiudersi in un palazzo e non guardarsi intorno... mettere il giudizio degli altri al primo posto, e non i sentimenti...
Perché io l'avrei sposato.
Tutte le sue idee assurde... in qualche modo simili a quelle dei loro nemici, che avrebbero massacrato suo figlio.
Non siamo mai stati una famiglia! Ed è solo colpa mia!


- Non credo di essere capace di Disilluderti, chissà se... sai, tu non sei ricercata come me, sarebbe meglio se non dessi nell'occhio.
- Oh, dimenticavo, signora Longbottom, lei è sempre stata un disastro con la bacchetta. Ho portato un Mantello dell'Invisibilità, era di... Benjy... E' un po' largo, ma dovrebbe funzionare ancora.
Augusta fece una smorfia. - Ma ci starebbero una dozzina di persone...

Prima che potesse chiudere il passaggio, tre ragazzini, due maschi e una femmina, si intrufolarono.
- E voi cosa credete di fare?
- Combattere! E non cerchi di fermarci, abbiamo sentito che è una schiappa, signora.
- Impertinenti! Tornate subito nel pub!
Il più basso dei tre si fece avanti a testa alta:
- No, signora, con permesso, noi torniamo al castello. Ci fa un po' di posto, lei?
Si era rivolto a Prue, che alzò il mantello per coprirli e si accorse dei colori di Ravenclaw che ornavano la divisa della ragazzina. Avrebbe voluto chiederle di Filius, ma non davanti ad Augusta, di sicuro, per sentirsi dire che era un po' troppo tardi per fingere di provare tenerezza... lei, la dama di ghiaccio!

La regina dei salotti, la brunetta purosangue che dettava la moda, ma era rimasta zitella a causa di quel suo capriccio per un uomo poco gradito alla buona società, soprattutto da quando aveva sfidato un mago oscuro ed era stato costretto a rifugiarsi a Hogwarts, interrompendo la sua carriera di duellante: senza fama, senza gloria, non basta un bel viso e una mente sveglia a riscattare un retaggio innominabile.


- E che ne è stato, Prudence, del vostro gnometto da giardino? Vi ha lasciata con un bambino da crescere...
- Ma vi pare, Callidora? Se fosse stato per lui, ora sarei sua moglie, oh! Non avrei più potuto mettere piede al maniero dei Malfoy o a villa Macmillan... Morgana me ne liberi! E per quanto riguarda Benjamin, sta più spesso con suo padre che con me. Sono proprio della stessa pasta, quei due.


- Siete dell'Esercito, almeno? - si era spazientita Augusta, un po' in ansia perché stava lasciando passare dei clandestini.
- Sicuro! Ma la professoressa McGonagall non ci ha permesso di restare...
- Ora fate silenzio e non vi inciampate... anche tu, Prue, con quelle babbucce!

Appena fuori dalla Stanza delle Necessità, i tre sgattaiolarono via da sotto il mantello, bacchette in pugno, a caccia di guai. Anche Prue se ne liberò. In quel momento le due ragazze con cui Augusta si era intrattenuta le raggiunsero: la piccola Weasley, non riconoscendo Prue, la fissò con sospetto.
- I-il mio nome è Prudence Prewett, e sono...

Sono una gran dama che veste di seta e nastrini?
La madre inconsolabile di un martire della Prima Guerra?
Signorina Prudence Athina Prewett, prego.
Chi sono?
Soltanto una donna che ha scelto la strada più facile per se stessa... e la meno felice!


- E' mia cugina, garantisco per lei, dobbiamo andare da Neville, adesso! - si spazientì Augusta.
- Credo sia con la professoressa Sprout, avevano in mente di combattere con le piante...
- Ah, lo dico sempre io che spesso la bacchetta non è l'arma migliore - ribatté lei soddisfatta. - Andiamo, Prue, lo troveremo!

Ma l'altra era già sparita tra la polvere dei muri crollati e i guizzi di luce delle bacchette dei combattenti. Per quanto volesse bene a suo nipote, era un'altra persona che desiderava rivedere con tutte le sue forze.
Augusta corse per i corridoi, evitando le maledizioni e aggrappandosi alle balaustre, quando i passi dei giganti facevano tremare il pavimento. Trovò l'ingresso di una torre, quasi guidata dall'istinto, e salì i gradini senza nemmeno tirare fuori la bacchetta per precauzione... non le sarebbe servita granché, in ogni caso.

- L'avevo detto a zia Prue che ci sarebbe stato anche il tuo amico Ernie.
Neville l'accolse con un gran sorriso, ma poi tornò concentrato a lanciare baccelli di Pugnacio da una delle finestrelle, insieme agli altri. - Ci dai una mano, nonna?
- Sicuro! - rispose lei, ma non appena si avvicinò alla pianta, un ramo le portò via il cappello. Pomona ridacchiò e scosse la testa: - Lascia stare, Augusta Byrne, apprezzo il tentativo...
- Hai fatto pace con zia Prue? - Neville era sinceramente sorpreso, mentre le sue mani si muovevano sicure tra quei rami spinosi e afferrava i baccelli uno dopo l'altro.
- Già, ma ci siamo separate... credo sia andata a chiedere perdono al suo vecchio amore...



In quei pochi giorni, Pomona si era trasformata totalmente.
Non si era resa conto di nulla, i suoi ricordi di Alecto ora si fermavano al giorno della famigerata lezione in compresenza. L'ansia per Irma... bigliettini d'amore... la stanza delle Necessità, il pasticcio che aveva combinato Susan... ma nessuna traccia di quel dolore, di quella tortura.
Era combattiva, determinata, piena di energie, ma lo stesso aveva perso qualcosa.
Non seppe mai del grandissimo dono che le aveva fatto Severus Snape.
E arrivò a dimenticare quanto Horace l'amasse.

Ma era così che dovevano sdipanarsi le loro vite, questi erano i loro destini.

Prue, su una scala in bilico che portava al quinto piano, con le babbucce inzaccherate e la camicia da notte strappata.
Colin Creevey, Jimmy Peakes e Hayden Toots circondati da un gruppo di Mangiamorte, non esattamente indifesi, ma comunque in difficoltà.
Antonin Dolohov, senza maschera, gli occhi trionfanti per aver ucciso Remus Lupin davanti agli occhi della sua mogliettina mezzosangue.


"Prima che questa battaglia sia finita dovrai scontrarti con me, assassino. Perché Remus aveva appena avuto un bambino... e quando arrivò a Hogwarts sarei stato così fiero di averlo nella mia Casa... e poi noi due abbiamo un conto in sospeso, non è vero? Millenovecentoquarantanove. Ti ricordi di Rowan, non è vero,   Darkhov?"





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ANGOLINO DI SAKI...

Non è stata una lunga attesa stavolta, vero? *Saki si ripara dai Cruciatus di Lilicka bella* Mi sono tuffata nei musical, la mia passione più grande (che sovrasta quella per Nana e HP, ed è già dire tutto!), e tra "Mamma Mia!" e "Notre-Dame de Paris" (je t'aime, Pierre Gringoire!) sto tirando matta il mio lui^^
Grazie alle mie fedelissime Lily_Snape, HarryEly, lyrapotter e Caillean, nonché a ferao che mi segue comunque! Vero pucciola?
Per chi si chiedesse dove sia finito Filius, beh, l'ultima battuta è sua. E dire che non so ancora come far continuare la battaglia, ho solo qualche idea fumosa. Qualcuno ci saluterà dalla barchetta come il governatore Swann, poco ma sicuro. E non solo quelli che sono scritti sul libro *espressione sadica alla Ino chan*
Sbaciucchiottoli!!

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Capitolo 11
*** Istanti strappati alla furia del Male ***





Per una volta, era il sapore del proprio sangue che sentiva in bocca, e non era molto gradevole.
Ferendosi con i cocci della sfera che l'aveva colpito, Fenrir si rimise in piedi, mirando di nuovo alla sua preda. Schiumando di desiderio e piacere, raggiunse di nuovo la ragazza e affondò i denti nel suo visino, lacerandolo brutalmente.
Ma i richiami dei Mangiamorte, al di sopra del fragore della battaglia, lo distolsero dai suoi istinti: la voce di Voldemort li richiamava a sé. Avrebbe potuto infischiarsene - non aveva il Marchio, lui - ma d'altra parte, una volta sconfitto quel Potter, avrebbe potuto divertirsi a suo piacimento. Schioccò la lingua e schizzò fuori dal castello, evitando per quanto possibile i ragni giganti che a loro volta si precipitavano all'esterno come attratti da una forza invisibile.

- Io lo sapevo che non mi ci ammazzavano. Sono i figlioli di Aragog, mi conoscono, eh! - commentò Hagrid, ammaccato ma soddisfatto. Ma nessuno faceva caso a lui.


- Patil, Thomas, la prossima volta lo lasciate a me quel farabutto di Dolohov, chiaro?
- Chiarissimo, professor Flitwick! - ridacchiò Parvati, soddisfatta della sua performance, sporgendosi dalla balaustra - Ma... vuol dire che torneranno?
- Sicuro che torneranno. Non è finita. - Sybill tirò su col naso, scendendo nell'ingresso: aveva finito le munizioni. - Oh! La mia piccola signorina Brown! - Parvati si sporse ancora di più, ma Dean la trattenne.
- Lasciamiiiii! - Dean non mollò la presa, tirandola per la tunica finché non caddero tutti e due all'indietro. - Devo andare da lei... devo vedere cosa le hanno fatto! Lav-vy...
- Credevo di averlo sistemato - ripeteva Sybill, fuori di sé, torcendosi le mani. - Credevo di averlo sistemato una volta per tutte... Greyback, si chiama così, non è vero? Non è soltanto malvagio... è... sadico! Mia povera, povera cara. Che futuro potrà mai avere, adesso? Non ho certo bisogno del terzo occhio per immaginarlo. - mormorò, disfatta.

Mentre lei e Poppy si affaccendavano avanti e indietro, lo sguardo di Filius si posò sulla figura accanto a Lavender, stesa in una posizione innaturale, che respirava a fatica. I capelli color della neve erano sfuggiti alla cuffia da notte e gli occhi erano socchiusi, ma non appena si chinò su di lei, si spalancarono di colpo e trovò la forza di attirarlo a sé.
- Non... riuscivo... a trovarti...
La sua voce era un gorgoglìo. Dalle labbra uscì un filo di sangue.
- Non mi hai mai detto se... mi hai perdonata.
- Merlino santo, Prue...

Cosa poteva dirle?
Cosa poteva fare?
Pietà era la parola d'ordine in una simile situazione, contro tutti i risentimenti covati nell'animo, contro il passato e ciò a cui non si poteva rimediare.
Una frase rassicurante, una carezza forse, bastava poco. Non era la verità che lei cercava! Non era la sincerità! Aveva saputo mentirle in cento e più lettere, in quei vent'anni, perché non concludere l'intera farsa in modo coerente? Bastava un sì, bastava un...

- No - gli scappò detto, e si morse la lingua per essere stato tanto crudele.

Dal giorno del loro primo incontro

(Avevo sempre desiderato incontrare il campione del Bedfordshire, chiunque fosse! Dicono meraviglie della sua bacchetta... oh, Callidora, non in quel senso, sciocca!)

aveva capito che non sarebbe servito a nulla essere se stesso con lei, che non era capace di alcuna tenerezza. Non era la primogenita, poteva permettersi senza troppi scandali di schizzare di fango il blasone dei Prewett. Stanca dei giovani maghi con la borsa piena, ma senza arte né parte, che i genitori le presentavano ormai sempre più raramente, si era incapricciata di lui: dei suoi titoli sportivi, per meglio dire. Era rimasta davvero delusa quando, dopo l'affare Darkhov, aveva lasciato il circuito e si era praticamente murato vivo a Hogwarts. Esistevano ancora i fine settimana, naturalmente, esisteva Madam Puddifoot's e qualche volta anche Diagon Alley.

Ma era pur sempre una donna. Poteva essere anticonformista quanto le permetteva il suo status sociale e l'epoca in cui viveva, ma alla natura non si può sfuggire. Era odio, quello che le aveva letto nello sguardo mentre gli comunicava che avrebbero avuto un bambino? Non era amore, di questo era sicuro, e non fu più amore nemmeno per lui, da quel momento

(E se dovessi innamorarmi ancora, un giorno, terrò i sentimenti dentro di me, non rischierò un'altra volta di soffrire in questo modo...)


Trasse un sospiro. Poteva farcela, allo stesso modo in cui il suo cuore era riuscito ad amare di nuovo. Se non le avesse permesso di andarsene in pace, non sarebbe più riuscito a guardarsi allo specchio, né a considerarsi un uomo degno di questo nome - degno di Pomona, soprattutto.

- No - ripeté. - Non ho bisogno di perdonarti, io... ti voglio bene, te ne ho sempre voluto.

Non c'era nient'altro da dire. Si augurò soltanto che quell'ennesima menzogna fosse andata a segno, così come tutte le lettere scritte fino a quel momento... quelle non intercettate, s'intende.

E l'espressione che le rimase negli occhi - sollievo, curiosa leggerezza - lo convinse che ancora una volta aveva preso la decisione giusta. Un'ombra sopra di sé lo riscosse.

- Dovremmo... sgomberare, ecco, la professoressa McGonagall ci ha detto... mi perdoni. - Oliver Wood sembrava quasi intimorito. Perché? Perché riusciva a ispirare soggezione, quando era l'ultima cosa che avrebbe desiderato?

Nessuno gli aveva mai detto che vi era un'atmosfera intorno a lui, a suscitare rispetto in chi gli si avvicinava.
Un'aria antica, distinta, per quanto si sforzasse di apparire stravagante.

Perché faccio sempre la cosa giusta... anche quando odio... e quando mi odio...



- Non avreste dovuto! Come ti è saltato in mente? Cosa credevate di fare?
Quel corpo scosso dai singhiozzi, così stretto contro il suo, gli dava i brividi. Non erano mai stati tanto... intimi. Avrebbe voluto accarezzare quei seni che premevano contro il suo petto, baciarla ancora e ancora. L'ansia che provava per lei, il dispetto che aveva provato per averla vista tornare, rischiando la vita, si trasformava in desiderio.
- Colin e Jimmy sono... li hanno...
- Lo so - mormorò Anthony, sfiorandole i capelli, trasognato. - E' un miracolo che tu sia ancora qui.
- La nonna di Neville si è messa in mezzo, e hanno colpito lei al mio posto - rispose Hayden, tremando. - E' colpa mia...
- E' colpa di Voldemort - ribattè lui - e lo sai.
- Si può dire quel nome?
- Si deve dire. - Anthony si sciolse dall'abbraccio, dolcemente. - Ma è meglio che Neville non sappia mai quello che è successo. - aggiunse, riflettendo. - Guardami, e credimi se ti dico che sono innamorato di te.
Hayden si morse il labbro, annuendo.
- Tra poco torneranno, e dovremo ricominciare a combattere. Noi... ma non tu. Ti prego, non voglio che ti succeda qualcosa.
Lei non rispose, ma qualcosa nel suo sguardo gli diceva che non lo avrebbe ascoltato. Di nuovo la paura lo colse, prepotente: avrebbe voluto scuoterla, gridarle addosso... ma non lo fece. C'era davvero poco tempo per riuscire a convincerla, ma abbastanza per godere insieme a lei di quella tregua, di quegli istanti strappati al caos e alla tragedia.
Si sporse verso di lei e la baciò.
- Potrebbe essere l'ultima volta, lo sai.
- Di sicuro sarà la prima... per me. - Era arrossita, le labbra le tremavano: un particolare che gli procurò un sottile e irresistibile piacere. Anche lei lo voleva! Non pensò più a niente, né agli amici perduti, né ai pericoli scampati o a quelli che sarebbero arrivati di lì a poco. Solo al tesoro che aveva accanto, a quel presente con gli occhi pieni di lacrime e di amore.


I'll do anything
for my sweet sixteen
and I'll do anything
for little run away child

[Sweet Sixteen, Billy Idol]


Più tardi, mentre lei si lasciava rivestire come una bambina, le ripeté più e più volte di restare in quell'aula, nascosta sotto la cattedra della professoressa Babbling, ad aspettare la fine della battaglia. Ma sapeva già che erano parole inutili.
Voldemort annunciò la morte di Harry.
E loro erano là fuori, tutti.
Anthony e Hayden. Neville e Luna. Ron e Hermione. Dean e Seamus. Filius e Pomona.
L'Amore contro il Male.



Stanotte ho perduto tutta la mia famiglia. Non mi rimane più nessuno.
Perché chi è sopravvissuto... Algernon Byrne, Enid Sandwhite... non è qui, e se non è qui non merita niente. E io lo cancello dalla mia vita.
Perché non dovrei affrontare Voldemort? Cosa ho da perdere ancora?
Io sono rabbia e dolore allo stato puro. Avanzo verso di lui, mi disarma, mi schernisce, mi disgusta con la sua offerta.
E le fiamme che mi avvolgono non sono nulla, nulla in confronto a ciò che mi brucia dentro.





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ANGOLINO DI SAKI...


Ragazzi, questa volta (come tutte le volte) pensavo proprio di non riuscire a mettere in fila due parole.
Poi, a due a due, ce l'ho fatta. Credo che questo sia più corto del solito, ma purtroppo le seghe mentali dei protagonisti devono fare i conti con l'urgenza della battaglia.
Ora che ho assassinato tutto l'assassinabile senza uscire dal canon (spero), quali maledizioni mi lancerete?
Ma soprattutto, quando tornerà l'ispirazione?

Cosa accadrà durante lo scontro finale tra Rowan e Darkhov?
Il segreto che solo Horace e Severus conoscono resterà tale?
E quali difficoltà si presenteranno per la famiglia Lovegood?
La risposta a questi e altri interrogativi nel prossimo capitolo.


Bacioni e abbraccioni alle mie fedelissime: ferao, Lily_Snape (ma che bel faccinooooo!), Caillean, lyrapotter e HarryEly.
E tranquille: Hayden non morirà mai in questa fic. E' così insignificante che non avrebbe senso ucciderla. Che gusto c'è?

Saki

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Capitolo 12
*** Qualcosa di personale ***


Non appena Filius udì la formula malefica, e scorse quel raggio di luce sprigionarsi dalla bacchetta di Dolohov, un turbinìo di pensieri si impossessò di lui.
Ricordi amari. Insopportabili. Una verità troppo grande che si svelava d'improvviso...

Il pavimento esplose, ma era saltato in tempo all'indietro, e per qualche istante la polvere oscurò l'aria tra loro: un diversivo che gli permise di riprendere le redini dello scontro.

- Che tu sia dannato, Rowan! Sudicio gnomo, schifosa spia!

Rowan era il suo secondo nome; suo padre era stato un mago incline all'umorismo fuori luogo. "Piccolo e rosso" significava, in gaelico, a sottolineare come se l'era trovato davanti appena nato. Ma invece di piangersi addosso e prepararsi a diventare lo zimbello dei suoi coetanei, si era armato di una forte autoironia e portava quell'appellativo come una bandiera vittoriosa, facendone il proprio nome di battaglia nel circuito dei duelli agonistici.
Ragazze appena uscite da Hogwarts (e già infelicemente fidanzate), zitelle purosangue e madri di famiglia sorridevano guardando la sua foto sul giornale, con un poco di rossore e quel tipico "Carino! Fa tenerezza, eh!". Perché aveva davvero un bel viso, gli occhi grandi e scuri, la barbetta rossa che non riusciva a nascondere un sorriso largo e accattivante.
Di trionfo in trionfo, la sua fama aveva varcato i confini del Bedfordshire fino a farlo sbarcare tra le stelle del campionato nazionale.
Fu allora che Prudence Prewett si era fatta avanti, inondandolo del suo profumo costoso e di chiacchiere futili - non solo di quelle, si capisce, altrimenti Benjy non sarebbe mai nato - e facendogli provare un'ebbrezza che lo studio e le solide amicizie maschili, capisaldi della sua vita, non gli avevano mai potuto donare.

Ricordava quegli anni come folli ed euforici, un tempo profondamente diverso sia dalla giovinezza che dalla maturità: un tempo distaccato da tutto il resto.

In nessun altro periodo della sua vita, infatti, avrebbe commesso un'imprudenza così grande: denunciare il suo sfidante per utilizzo di incantesimi impropri durante l'incontro e accusarlo pubblicamente di far parte di una nota cricca di Knockturne Alley, mandando tale Darkhov ad Azkaban per qualche mese.
Rendendosi conto del guaio in cui si era cacciato, aveva scritto ad Armando Dippet, pregandolo di essere assunto ad Hogwarts. La sua carriera di duellante era finita per sempre, questo era chiaro. Era stata dunque una decisione presa in fretta e furia, con il desiderio di sparire dalla circolazione finché non si fossero calmate le acque... Senonché aveva scoperto una vera e propria vocazione all'insegnamento, e anche in seguito all'ascesa di Voldemort, quando credeva ormai che il losco figuro in questione avesse progetti ben diversi dal vendicarsi di un rivale sportivo, era rimasto.

- E' la tua maledizione segreta, non è vero? Non credi che le tue abilità vadano sprecate con un vecchio come me? - Filius tentò di Schiantarlo, senza risultati. Erano davvero allo stesso livello.

- Un vecchio goblin babbanofilo con la lingua lunga... no, ucciderti non è abbastanza, mi fai troppo schifo. Voglio vederti ridotto a pezzettini piccoli piccoli, ah ah!

Fu allora che ebbe la certezza dei suoi timori. Si sentì soffocare, mentre la bacchetta vibrava violentemente, stretta tra le sue mani:

- E' così che facevi sparire i ragazzi dell'Ordine, Darkhov? È così che funziona?

- I ragazzi dell'Ordine? Come sei sentimentale... - ghignò Antonin. In quel momento Yaxley cadde in mezzo a loro, colpito da George Weasley, sollevando ulteriore polvere. Dolohov ne approfittò per lanciare contro Filius un'altra maledizione, questa volta al massimo della potenza, scandendo bene la formula: invece della luce tra il viola e il rosso che era apparsa poco prima, si vide una sorta di fiammata multicolore, che per un istante non centrò il bersaglio. Colpì invece il corpo di Yaxley, che esplose in un'orribile poltiglia schizzando sangue tutt'intorno. Dolohov non sembrò provare dispiacere per la fine del suo collega Mangiamorte.

- Se vuoi saperlo, Rowan... solo le carogne, gli infiltrati. Poveri stupidi senza cervello...

Non completò la frase: cacciò un urlo che sembrò non finire mai, finché non cadde a terra di schianto. Filius rimase a guardarlo con aria stralunata, con la bacchetta che gli scivolava piano dalle dita, e le lacrime dagli occhi - finché lo strepito della battaglia non cessò e solo la conversazione tra Harry e Voldemort risuonò nella Sala.

Ma tutto era liquido, irreale, non aveva nessuna importanza.
Esplosero le grida di trionfo: tutto normale.
Aveva vendicato Remus.
Aveva vendicato Benjy, e per qualche istante ancora nient'altro ebbe senso.
Ciò che sentiva non era gioia, e solo in parte era sollievo; non era togliendo la vita a qualcuno che poteva riavere chi aveva perduto... era stata una vittoria a metà, per lui, per tutti.

Per Neville, con in mano una spada che rifletteva visi amici, ma nessuno del suo sangue.
Per Pomona, che sembrava non aver vissuto nemmeno un istante di quei mesi angoscianti, le guance rosse dalla fatica e da una nuova, arruffata giovinezza.

Bella, si disse, bella e mia. I pensieri confusi gli offuscavano la vista e scendevano a chiudergli la gola... nella calca per stringere la mano a Harry, per ringraziarlo di aver regalato un futuro a chi era rimasto, la sfiorò.

Si guardarono.
Non riuscivano ancora a capacitarsi di poter cadere l'uno tra le braccia dell'altra senza altre conseguenze che tenui risatine e applausi, o forse niente del tutto.
E così rimasero, stupiti, a sbirciare dalle vetrate tiepide di sole che scintillavano fino a far male agli occhi.


- Guardali. - C'era tutto in quella parola, in quella voce. Rimpianto, dispetto, invidia, amore, indulgenza. Un sospiro di rassegnazione finale, si sarebbe detto.
Minerva non poteva fare altro che guardarli, in effetti. Il senso del dovere che aveva tenuto insieme i pezzi di se stessa in nome di Hogwarts era ormai molto meno forte. La guerra era finita, ma non significava niente. Il passato tornava a galla, insieme alla parte peggiore del suo inconscio.
- Li vedo - rispose aspra.
- Capisci che non posso restare, non è vero?
- Horace!
- Non sono portato al masochismo, tutto qui. Preferisco tornare a godermi la pensione, e non più scroccando la casa a Babbani ignari. Torno a Cardiff e con grande gioia.
Ma nessuno avrebbe potuto scorgere la più lieve contentezza sul suo viso, né tantomeno una traccia dei segreti che portava con sé.



Here we stand just me and you
With everything and nothing, too
...
Honey take me home
Let's go back to yesterday
(Neil Sedaka, The Hungry Years)





Una famiglia si può perdere.
Ma una famiglia si può scegliere.
Se Neville non fosse stato consapevole di questo, una volta smorzato il clamore, soddisfatte le curiosità dei giornalisti, espletate le odiose formalità che un ragazzo di diciotto anni non dovrebbe avere sulle spalle, si sarebbe chiuso in un angolo a piangersi addosso.
Il mondo che stava sorgendo non sarebbe stato perfetto e nemmeno noioso. Quell'angoscia insistente e continua non aveva più motivo di esistere, e persino il dolore aveva un suo ciclo di vita, al termine del quale avrebbe preso posto tra le ombre nette del mezzogiorno.

Quasi diciotto anni, e un amore, e un futuro pieno di sorridenti certezze.

Certezze che Luna, proprio perché non aveva ancora perso tutto, non poteva trovare. Luna... che attendeva ancora.

- Due mesi! E non mi hanno permesso di vederlo!

Azkaban si era svuotata degli innocenti, e di nuovo colmata di maghi oscuri, finalmente privati del loro Signore.
Non c'erano più Dissennatori, soltanto guardie umane e incantesimi di sicurezza di alto livello. Eppure un uomo, l'unico tra i prigionieri dei Mangiamorte ad occupare ancora una cella, aveva freddo. Troppo freddo.


- Non hanno tenuto conto delle dichiarazioni di Harry! Non è cambiato niente, niente! Burocrati con la testa infarcita di Nargilli!

La data del processo si avvicinava, e Luna si sforzava di sorridere e mostrarsi fiduciosa, ma le sue guance pallide e il modo in cui torturava i suoi fantasiosi orecchini tradivano nervosismo e paura.

- Tu, voglio sapere tu cosa pensi di lui. Che cos'avresti fatto al suo posto?

Neville si sentiva imbarazzato, non aveva mai vissuto appieno l'essere figlio, figurarsi padre.
Era innamorato di Luna, ma quando aveva saputo che i Mangiamorte l'avevano rapita non si era certo precipitato a tradire l'Esercito e Harry in cambio della salvezza di entrambi. No, non avrebbe mai compreso appieno il gesto di Xenophilius. Nondimeno era a disagio quando lo pensava ancora tra le sbarre, mentre Lucius Malfoy era stato rilasciato dopo il primo interrogatorio...

- Io... in qualche modo lo capisco. Ti ama tantissimo, sei la sua bambina. Sei sempre stata l'unica cosa importante al mondo, per lui...

La sua voce aveva un tono delicato, triste e un poco allusivo, e lei gli circondò il collo con le braccia, in un silenzioso "grazie".

- E sei importante per me. - Rinnovarono la promessa fatta un anno prima, sotto lo stesso sole cocente, ma con un dolore moltiplicato cinquanta volte. Con un egoismo tutto maschile lui avrebbe desiderato vederla scoppiare in lacrime, anziché arricciare le labbra e resistere e vomitare parole gelide e taglienti; e pensò a quel libro che Seamus gli aveva prestato e che non aveva ancora finito di leggere, a Inman che tornava a Cold Mountain e non era un eroe, solo un uomo stanco di guerra e di sangue...
Lui invece aveva fatto la sua bella figura, si era beccato persino un lungo soprannome simile a quello di Harry e naturalmente gli elogi ufficiali del nuovo Ministro.

- Non vale nulla che si sia battuto dalla parte della verità, per tutto quel tempo? E' bastato un gesto disperato per trasformarlo in un mostro davanti agli occhi di tutti... solo perché tiene a me più che a tutto il resto del mondo! Perché sono tutto quello che gli rimane...


Ti prego, Luna, sai che mi spaventi, così furiosa e fredda.
Coraggio.
Non senti che ti stringo forte? Non ti lascerò andare, non cadrai, non ti perderai.
Ti tengo con me. Ma tu devi piangere, anche una volta sola. E poi lotteremo contro l'intero Wizengamot, se sarà necessario.





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ANGOLINO DI SAKI...

Un mese? Noooo ragazze è un'impressione!
E poi avete visto quante altre belle cosine ho scritto *si abbassa per schivare un Cruciatus*
Lo soooooooooooooo che sono OOC da fare schifo. Ma detesto come Luna continui a negare la realtà dei fatti, nel libro. E dagliela con quel corno, e dagliela che non crede che la sua casa sia esplosa^^ Secondo me dopo la Battaglia si sarà pur data una svegliata, il che equivale più o meno ad impazzire.
È un'opinione molto personale che spero di aver reso in maniera decente. In ogni caso, questo e il prossimo capitolo (ovviamente ancora da scrivere!) sono dedicati a ladymarie, che ama Xeno quanto e più di me. Vedrete, vedrete...

Caillean: buon senso e sensibilità, ecco il ritratto perfetto di Fil. Grazie per averlo compreso davvero, chèrie. E Neville, beh, rieccolo.
lyrapotter: spero che questo ritardo tremendo non ti abbia fatto dimenticare di me... grazie per la tua fedeltà^^ Sono stata cattiva, beh, ovvio! Sono o non sono l'allieva di Ino chan? XD
Lily_Snape: che belle le tue recensioni lunghe, polifoniche e articolate! Mi sembra di trovarmi di fronte a Naraku, altro che a Sadako ;P Ti adoro Lilička!

Au revoir,

Saki


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Capitolo 13
*** Il processo ***


Luna mi fa davvero paura. Quando allarga gli occhi e quando li socchiude con un sorriso trasognato; con le braccia conserte o che dondolano sui fianchi. Fa paura perché alza la voce solo fino ad un certo punto, qualsiasi cosa dica. Perché non si decide ad esprimere ciò che prova davvero, e protesta per le ingiustizie come farebbe chiunque altro... chiunque non sia coinvolto nella vicenda fino in fondo...

Solo chi la conosce a sufficienza, e mi ritengo tra quei pochi fortunati, capisce che cercare di riportarla con i piedi per terra sarebbe come tentare di aggirare la legge di Gamp: perché lei non è mai stata una persona razionale.
A che servirebbe insistere? Dimostra di comprendere fin troppo bene la situazione, nonostante tutto. Non bisogna farsi ingannare dal suo atteggiamento... presto tutto finirà nel migliore dei modi, sarà libera di comportarsi come desidera e al contempo essere felice.

Andrà tutto bene. Deve finire bene. Abbiamo sconfitto un esercito di Mangiamorte, il Mondo Magico ha subìto un rinnovamento senza eguali, perché preoccuparsi? Nessuno, tra i membri del Wizengamot, avrebbe il coraggio di condannare quell'uomo!

E se invece l'avessero?
Non sono così ingenuo da credere che lei si accontenterebbe di fare come me, di considerare Hogwarts la sua nuova casa, e i nostri insegnanti degli zii e delle zie improvvisati che sapranno riempire il vuoto che sente. Lei non è come me, e non farò finta del contrario, non le chiederò di dire o fare mai nulla che non appartenga alla sua natura. Non sono nemmeno così sicuro che ci sposeremo tanto presto. Tagliando i ponti con i Byrne ho rinunciato a ogni pretesa sull'eredità. Se mia nonna lo sapesse si rivolterebbe nella tomba, ma ho preferito così; voglio guadagnarmi ogni singolo zellino con le mie mani, anche se finché durerà il tirocinio conto di vederne ben pochi.

Lei dorme, adesso. Profondamente, e non si sveglierà prima che tutto sia concluso.
Mi dispiace aver versato quella pozione nella sua tisana, ma era necessario. Assistere al processo è fuori discussione per lei, eppure mi sento un poco in colpa... è come se la privassi della possibilità di crescere. Sarà perché anch'io, pur avendo scoperto il mio coraggio e le mie potenzialità, non disdegno di restare adolescente?
È per questo che sono innamorato di lei, temo.

In principio non avevo idea del perché la professoressa Sprout (ha detto che dovrei darle del tu, a partire da settembre, ma mi sembra una cosa strana...) abbia insistito per essere presente, per tutto l'anno ha avuto un aspetto così fragile! E poi, a pochi giorni dalla battaglia finale, l'ho vista recuperare le energie tutte in una volta, e combattere con una grinta indiscutibile. E sembra che la sua lotta non sia ancora conclusa, a giudicare da come guarda Luna: occhi carichi di promesse che sinceramente io non mi sento di fare. Che abbia una carta da giocare?

Mi sembra improbabile... nessuno di noi era là, soltanto Harry, Hermione e Ron, e loro hanno già ripetuto un milione di volte come sono andate le cose -


- In piedi! Entrano il Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt e i Consiglieri Anziani del Wizengamot!
Dean mi dà una gomitata mentre ci alziamo. - Sembra davvero un processo Babbano, avranno rimodernato le procedure di un bel po'. - È preoccupato per l'esito almeno quanto me, si è affezionato moltissimo a Luna durante il loro soggiorno nella casa di Bill Weasley. Seamus è tornato in Irlanda, a "preparare" in qualche modo i suoi genitori prima di presentarglielo... è abbastanza fiducioso nella loro larghezza di vedute, comunque.
- E dici che i Babbani sono più... giusti, quando devono giudicare qualcuno?
Lui scuote la testa, non lo saprebbe dire. Il mondo gira tutto uguale, mi fa capire con una scrollata di spalle.

Il Ministro Shacklebolt (è strano chiamarlo così, dopo aver combattuto fianco a fianco con lui) ha un'espressione seria, direi accigliata. Non sembra entusiasta di mandare ad Azkaban un mago perbene. Prende la parola: la sua voce è profonda e calda. Mi sento sempre più rassicurato, mentre ci rimettiamo a sedere.

- Come Ministro ad interim, finora mi è stata attribuita, erroneamente, la guida del Consiglio. Mi dispiace di aver lasciato credere di aver accettato questa ulteriore responsabilità. Pensavo di riuscire a... - Un brusio si leva tra i banchi dell'aula. - Silenzio, prego. Pensavo di esserne in grado, ma sapete, finché si trattava di giudicare un Mangiamorte eravamo tutti d'accordo. Non mi sento imparziale, in questo e nei casi immediatamente successivi.
- Ma Signor... - fa una vocetta ansante e un poco incrinata dagli anni.
- Consigliere Doge, in realtà pensavo proprio a Lei. - Shacklebolt si fa da parte, occupando un posto vuoto, ma l'omettino non sembra intenzionato ad occupare la carica. Solo dopo ripetute insistenze sospira e accetta di presiedere il Consiglio, tra l'acclamazione generale degli altri membri del Wizengamot e i bisbigli eccitati degli insegnanti di Hogwarts, che occupano la fila davanti a me e Dean.

- Potrei ugualmente affermare di sentirmi un poco di parte, avendo conosciuto l'imputato ad una festa di matrimonio, guardacaso il funesto giorno della caduta del Ministero - esordisce Doge.
Qualcuno ridacchia, ma subito smette.
- Basarsi esclusivamente sulle simpatie o antipatie personali, o sui fatti nudi e crudi, o ancora su congetture astruse... ognuno di questi metodi non porta da nessuna parte, se preso singolarmente. O meglio, porta ad una soluzione semplice. Questo caso semplice non lo è affatto, amici. Abbiamo, da una parte, un passato pressoché irreprensibile,  costellato da numerose stravaganze, senza dubbio, ma nulla, nulla che possa far pensare ad una benché minima affiliazione ai Mangiamorte. E dall'altra, un tradimento orribile.

La gola mi si chiude e torno a pensare che malgrado tutto la situazione è davvero delicata. Non potrei biasimarli se lo condannassero. Se non fosse il padre di Luna, io...

- Abbiamo ascoltato le testimonianze di Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley. Abbiamo udito il Salvatore del Mondo Magico paragonare l'imputato a sua madre, Lily Evans Potter, che morì per salvarlo da Voldemort. Un'affermazione di tale portata mi lascia perplesso, in verità. È certo un gesto nobile perdonare i propri nemici, ma io non mi sarei spinto a tanto. - Tossicchia, guardandosi intorno. Un membro del Consiglio, una donna dai tratti orientali, si alza in piedi e chiede di parlare.

- Non ha figli, Elphias, questo si capisce chiaramente.

Invece di inorridire per la confidenza presa e il tono brusco dell'intervento, Doge annuisce tranquillo. Sono sbalordito.

- Non ho questo piacere, infatti... Xuan. Ma se ne avessi, mi si taccerebbe ugualmente di non essere obiettivo.

Altre risatine soffocate.

Ma è un processo o una schermaglia filosofica? Sembrano essersi dimenticati che stanno parlando di un uomo presente in aula. Dean mi dà un'altra gomitata e lo vedo alzare le sopracciglia un po' schifato. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda, e adesso non provo altro che pena per il signor Lovegood. Non so se siano meglio i tribunali dei maghi o quelli dei Babbani, ma vorrei più che mai che tutto finisse, in un modo o nell'altro.

Si alza un certo numero di persone, una dopo l'altra, a balbettare o bisbigliare il poco che possono dire in difesa dell'accusato oppure contro.
C'è Rita Skeeter, senza il suo taccuino incantato, ma con la stessa espressione strafottente di quando intervistò Harry ai tempi del Torneo Tremaghi... e tutto quello che ha da dichiarare è "Il defunto Voi-Sapete-Chi era troppo intelligente per avere tra le sue fila una testa matta del genere, caro Dodgy" (a quel punto due Auror si sono mossi verso di lei, e sono sicuro che sarebbe bastato un cenno del suo interlocutore e avrebbe pagato caro quel nomignolo)
C'è il signor Diggory, che sembra invecchiato di trent'anni anziché tre, e sembra schiumare di rabbia al pensiero che Harry non abbia formulato un'accusa ufficiale, eppure alla domanda "Crede che Lovegood simpatizzasse con i Mangiamorte?" scuote la testa e si rimette a sedere, sconfitto.
Non riesco a seguire l'intera udienza, sono nauseato e non so più per cosa prego.
O forse lo so: per Luna, per la sua serenità, comunque vada, comunque vada... non vedo più niente intorno a me, c'è il suo viso fragile davanti ai miei occhi, il suo viso addormentato che ho sfiorato con le labbra prima di venire qui a Londra.
- 'Mona, sei sicura? Te la senti, davvero? - È una voce conosciuta quella che riesce a riportarmi al presente. La profesoressa Sprout ha deciso di dire la sua. Male non può fare, è il primo pensiero che mi viene in mente.
Ad un lieve movimento della mano di Doge, che la autorizza a parlare, lei arrossisce di colpo. Ma non è vergogna, non è timidezza: è rabbia. Stringe i pugni e lo guarda dritto negli occhi.

- Grazie, Elphias. Sei gentile come quel giorno di sessant'anni fa, mentre stavo su quell'albero e mi hai allungato un'Ape Frizzola...
Risatine.
- Credevo te ne fossi dimenticata. Non hai dato segno di riconoscermi, al matrimonio di Lupin. - Poi, severo: - Non è di Lovegood che vuoi lanciare la tua difesa, giusto? Sei qui per ritrovare te stessa.
- Sia come dici. Le sentenze del Wizengamot si basano spesso sui precedenti. È difficile che, se un imputato viene condannato in una particolare catena di eventi, in futuro il Consiglio prenda un'altra strada: correggetemi, se sbaglio.
Dean mi informa sottovoce che questa è anche la prassi nei tribunali Babbani degli Stati Uniti. Non potrebbe importarmene meno.
- È per questo che non posso restare a guardare, capite? Non deve succedere di nuovo! Non di nuovo! Luna non deve soffrire come... ho sofferto io.
Una strega robusta dai capelli arancione le chiede di essere più esplicita. Altri alzano le sopracciglia e sbuffano.
- Nel '73 alcuni di voi giudicarono un uomo la cui unica colpa era quella di amare sua figlia più di se stesso. Ferì un Auror in duello, e per questo fu condaprima di presentarglielo... è abbastanza fiducioso nella loro larghezza di vedute, comunque.nnato senza indugi. Senza alcuna considerazione di un passato e una reputazione impeccabili, né della sua appartenenza all'ordine della Fenice... Da come abbassate gli occhi sembrate aver capito. Sto parlando di Vertumnus Sprout, mio padre. Sì, sono patetica, e ora mi chiederete di tacere...
Alcuni Consiglieri Anziani si scambiano un'occhiata rapida e si fanno pensierosi, ma la lasciano proseguire.
- Morì di dolore e di nostalgia in una cella di Azkaban, credo che mai i Dissennatori abbiano banchettato con più gusto... tutto l'amore che aveva dentro doveva avere un buon sapore...n-n-n-
Si porta le mani al volto e per un momento ho l'impulso di sporgermi a sfiorarle le spalle, a confortarla. Ma c'è il professor Flitwick accanto a lei, e mi trattengo. Non c'è bisogno di me...

Per ora.

- Se, a causa di questo tradimento, Harry Potter fosse morto, io non sarei qui a difenderlo. E se mio padre avesse ucciso Rufus, quel giorno... forse avrei accettato la sentenza, non so, non so... ma è andato tutto bene, capite? Non potete dimenticare? Luna ha diciassette anni, è già orfana di madre. Volete che resti completamente sola? Non state processando un mago oscuro, Morgana benedetta! L'ha fatto per amore, non aveva scelta! Con o senza Dissennatori, quell'uomo morirà... - grida indicando Xeno.

E d'un tratto mi rendo conto che è vero.
È svuotato di ogni speranza, gli occhi spenti, senza più colori in volto. Sembra dire: fate in fretta, per me non c'è perdono, lo so. Abbasso la testa, non voglio più vedere. Penso a quando ha tentato di consegnare Harry ai Mangiamorte, e sento che non me ne importa più niente. Lui fa parte della mia nuova famiglia.

- È più o meno ciò che intendevo poco fa, insomma. Chi non ha figli non può capire davvero. Se avessero rapito la mia Cho, io non sono sicura che... - si intromette la donna di nome Xuan.
- Oh, consigliere Chang, è quello che stavo per dire, ma non metta il dito nella piaga. Non posso più ovviare a questa mancanza, sono troppo vecchio. - La voce di Doge è sempre più incerta e commossa. - Lo sapevo, non dovevo accettare di sedermi qui. Non solo conosco l'attuale imputato, ma facevo già parte del Wizengamot all'epoca dei fatti che la signora ha menzionato... e non mi fu permesso di votare. Perché... Vertumnus era uno dei miei più cari amici.
Si leva un brusìo.
- E dovrei ricordare anche Percival Dumbledore, che punì dei ragazzini Babbani per aver fatto del male alla sua figlia più piccola... Kingsley, hai fatto male a lasciarmi quest'incombenza. Dare un'opinione secondo la mia coscienza fa parte del mio lavoro, ma essere ricordato come artefice di una somma ingiustizia non è il testamento che desidero lasciare alle nuove generazioni.

Nemmeno lui vuole un fardello così grande, e allora a chi passerà la palla? A qualche burocrate con meno filosofie e il pugno di ferro?
Luna, piccola...
Piccolo amore.
Continua a dormire, ancora, ancora.


- E comunque, era una Cioccorana, non un'Ape Frizzola, signora Flitwick. C'era la figurina di Helga Hufflepuff, dentro, e ti dissi che sarebbe stato il tuo destino, ricordi? - Mentre la professoressa Sprout si asciuga le lacrime e forse medita sul fatto che è la prima volta che qualcuno la chiama con il suo nuovo nome, Doge si volta verso il Consiglio. - Non succederà un'altra volta, signori. Siamo qui per giudicare le intenzioni, non la necessità. In questi mesi abbiamo già rifornito Azkaban a sufficienza, a mio parere.

Un altro brusìo, ma ora mi sembra di approvazione. Dean accenna ad un gesto di vittoria che non mi sento ancora di imitare.



Sono tutti così sollevati.

- Due anni di arresti domiciliari, il che vuol dire che il Cavillo continuerà ad andare in stampa regolarmente...

- E continuerà a sparare stupidaggini...

- Non più di quelle che spari tu, Rita.

- Vai a prendere Luna e portala qui, ehi! Ti sei incantato, Nev?

Cosa diceva la Grubbly-Plank sulle Puffole appena nate? Che seguono la prima creatura che vedono, perché la scambiano per la loro madre.
Io oggi credo di aver subìto un incanto del genere.
Ma forse questo pensiero è una bestemmia, un insulto ai miei genitori...
Posso essere felice? Loro lo vorrebbero.
E se la mia felicità è Hogwarts, che cosa faccio di male?

- Grazie... Pomona. Posso chiamarti così adesso, vero?

Per la seconda volta, la sua risposta è un sorriso che terrò stretto per sempre.





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ANGOLINO DI SAKI...

Il prossimo potrebbe essere l'ultimo capitolo, oppure no.
Parlo di questa parte, ovviamente, perché la serie è ancora moooolto lunga.

Grazie come sempre a...
ferao: Sì, faccelo il pensierino... un po' di tempo fa ho letto delle lodi nei tuoi confronti nel forum di EFP, sai? Non sono l'unica che crede in te!
Lily_Snape: Come sarebbe a dire un Calimero in rosso? Aveva i capelli rossi da giovane, ma che c'entra Calimerooooo? XD Naraku è il cattivone di Inuyasha, un conglomerato di allegri (si fa per dire) demoni. Io non sono cattiva con Lulù, non più di quanto lei lo sarà nel seguito *fischietta per mandar via gli spoiler dall'aria*
Caillean: "Il miglior Neville che si possa chiedere" mi suona proprio come... "La miglior agenzia di viaggi in città" ^_^ Neville è il migliore, always and forever. Grazie perché ami questa storia anche più di me.
lyrapotter: No, non danno retta a Harry, perché sono tutti colmi di spirito vendicativo! Non so ballare la conga, ma un po' di salsa e bachata sì... va bene lo stesso per organizzare una danza collettiva anti-Dolohov? Il monumento accanto a quello di Molly va bene, ma di sicuro vicino a quello di Kingsley no, perché si noterebbe troppo la differenza di statura XD (NdFilius: signorina, è un po' troppo indisciplinata, un po' di rispetto! NdSaki: ma nooo, lo sa che le voglio troppo bene signor Direttore!)

A presto (ehm si fa per dire) e un abbraccio fortissimo.

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Capitolo 14
*** Niente vi fermerà ***





Fin dove posso spingermi? Fino a che punto posso gridarle il mio affetto e la mia gratitudine?
È tutto troppo perfetto.
Io le devo tutto, tutto quello che so e che sono.
Ma chi potrebbe capirmi?


- Che significa "blasfemo", ragazzo mio?
Faceva ancora molto caldo: l'estate non voleva finire, eppure era già tutto pronto per l'inizio dell'anno scolastico. Minerva non aveva dato segni di cedimento; era stata troppo indaffarata per fermarsi a pensare ed intristirsi, probabilmente.
- Io l'anno scorso ho chiesto di poter restare qui, per studiare, capisce. Ma ora non è più solo questo. Hogwarts è...
Neville si volse verso il castello e spalancò le braccia. Era di nuovo quello di prima, come se non ci fosse mai stata la Battaglia, come se più di cinquanta persone non avessero subìto una morte orribile.
Era sempre lì, solido e rassicurante.
- Un nido, che ti accoglie implume, e che lascerai quando le tue ali saranno robuste e la tua anima priva di ogni insicurezza.
Lui sembrò turbato. Si aspettava parole di saggezza, certo, perché allora aveva chiesto consiglio a lui? Ma quel fiotto di versi tiepidi...
- La filastrocca del Cappello Parlante, durante la cerimonia dello Smistamento del 1969. - Filius sottolineò l'anno con uno sguardo eloquente, e Neville non ebbe esitazioni.
- L'anno in cui i miei genitori entrarono a scuola!
- Ecco, vedi. E tu temi di offenderli, perché non hai seguito la loro strada?
Neville scosse la testa con decisione. - No, no! Non è questo, io non ho mai pensato di essere ammesso all'addestramento con soli tre M.A.G.O., ci mancherebbe... e sento che è la scelta giusta, davvero! Ma Lei lo sa che cosa provo. Lo sa perché la ama, e forse si chiede... come possano gli altri non amarla.
Filius si fermò. Con un gesto noncurante raccolse un sassolino e lo gettò nel lago. Poi aggrottò le sopracciglia e rispose:
- È questo, allora. Ti spaventa il fatto che le vuoi troppo bene?
Accidenti. Era un modo troppo buffo di metterla. Accennò a una risatina,
(non esiste volere troppo bene a qualcuno)
ma l'altro non aveva voluto fargli davvero una battuta. Era più serio che mai.
- Non è come se dovrai stare qui per sempre, sai. Un giorno ti alzerai e sentirai che il posto in cui vivi ti sta stretto. E nessuno potrà fermarti, né gli amici, né i ricordi, né tantomeno qualche vecchio insegnante a cui ti sei stranamente affezionato...
No, non sta scherzando, ascoltalo fino alla fine.
- E nemmeno l'amore, Neville.
Rabbrividì. Pensare di lasciare la sua ragazza per andare in cerca di avventure, era davvero assurdo.
- Senza contare che quando succederà, la piccola Lovegood verrà con te. Una vera squadra di naturalisti, solo in campi diversi...
- No, Luna lavorerà al giornale, è sicuro. - Quel ragazzo era testardo, decisamente. - Non torna a scuola, suo padre ha bisogno di lei e il reporter che hanno assunto è una vera schiappa. - Si aspettava un rimprovero, ma non ci fu. Nessun "Pessima decisione, una mente così brillante andrà sprecata a scrivere stupidaggini!". Filius rispose, invece:
- Quello che ho detto per te, vale anche per lei. Niente la fermerà. Tuttavia... so che per quanto potrai essere lontano, ciò che chiami "volere troppo bene" non svanirà. Perché sarei così sereno, se non sapessi che in ogni momento Pomona potrà contare su di te?
Pensare al significato di quelle parole metteva i brividi. Brividi sottili nell'afa di fine agosto.
- Professor Flitwick, io...
- Basta così - replicò lui con semplicità: - Non è ancora quel momento.




Gentile signor Toots,

Le rispondo in merito alla sua lettera datata 14 luglio. Perdoni il ritardo, ma la ricostruzione della scuola è stato un lavoro faticoso e impegnativo.
Generalmente, in casi come quello di sua figlia, preferiamo evitare rischi inutili. I buoni risultati dei G.U.F.O. le permettebbero di trovare comunque un impiego dignitoso, in futuro.
Tuttavia, dal momento che sua moglie farà parte del nostro staff, sono disposta ad accettare che Hayden ritorni a Hogwarts per il suo sesto anno, a specifiche condizioni:
Sarà esentata dalle lezioni pratiche di Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure e Trasfigurazione. Porterà quindi un programma esclusivamente teorico per gli esami finali, considerato anche il fatto che dovrà assentarsi, a partire da febbraio, per almeno due mesi.
Non potrà partecipare ad eventuali selezioni per la squadra di Quidditch della sua Casa.
Verrà costantemente seguita dalla signora Pomfrey, nel caso dovessero presentarsi disturbi anomali, e ne verrete informati tempestivamente.
In via eccezionale, e in nessun caso durante gli esami di fine trimestre, il signor Goldstein potrà venire a farle visita durante i fine settimana.

Immagino che diventare nonno sia un'esperienza insolita per la sua giovane età, ma mi creda, sarà una grandissima gioia.

Le porgo i miei più distinti e affettuosi saluti,

Minerva McGonagall
Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts




La differenza che balzò subito agli occhi di tutti furono le tavole già imbandite all'arrivo degli studenti, e di certo nessuno protestò.
Il discorso inaugurale di Minerva fu conciso e un poco distaccato. Non ci furono frasi retoriche né eccessi di tristezza, ma una corposa lista di ringraziamenti.
Vennero poi presentati i nuovi insegnanti. Neville stava per cadere dalla sedia quando riconobbe la titolare della cattedra di Trasfigurazione. Era una strega molto anziana, dall'aspetto nobile ma gioviale, robusta e con un forzato accento tedesco, e si era presentata come Kayleigh Schwartz.
- Chi credi di prendere in giro? - le bisbigliò all'orecchio, durante la cena. - La tua faccia mi è rimasta sullo stomaco insieme a quelle tremende caramelle alla Radigorda!
- Tu saresti, ragazzo...? - finse lei. Che faccia tosta.
Neville sospirò. Credeva di essersi sbarazzato di tutti i suoi inutili, noiosi parenti dal lato dei Byrne e dei Prewett, ma aveva dimenticato un altro ramo che non era stato tagliato abbastanza alla radice.
- Callidora Black Longbottom, credo proprio che ti abbiano riconosciuto tutti, qui - si intromise Bathsheba, trattenendo a stento una risata. - Neville, sbaglio o si tratta della tua... bisnonna?
Magari si fosse sbagliata.
- Non mi dirai che tua nuora ti è apparsa in sogno pregandoti di vegliare su di me... da molto vicino, nonché in incognito?
La strega lo fissò con un sorrisetto divertito e gli strizzò l'occhio. - Un po' di rispetto non guasterebbe, nipotino caro. Oh, credo che la Preside stia per... - Improvvisamente non c'era più traccia del suo accento, e sfoggiava una flautata cadenza londinese.
- Non me ne importa! - replicò lui a bassa voce. - Non ho bisogno di una babysitter, e tu non hai bisogno di un lavoro!
Filius alzò gli occhi alle stelle del soffitto. Testardo e ben poco accomodante quando ci si metteva, oh sì. Meglio, ci sarebbe stato da divertirsi. Fece volteggiare un'albicocca, che centrò in pieno la fronte di Neville.
- E fai meno chiasso, per Merlino...
Daisy Hookum, la madre di Hayden nonché nuova insegnante di Babbanologia, rischiò di soffocarsi e schizzò il succo di zucca in faccia a Rolanda Hooch, che la prese con filosofia e si ripulì senza alzare gli occhi dal piatto, per nascondere un ghigno tremendo in attesa di esplodere. Minerva disapprovò un poco l'ilarità generale e iniziò lo Smistamento.

- Alfred Cattermole!
- Gryffindor! - trillò, sicuro, il Cappello Parlante.
Il ragazzo prese posto al tavolo, tra le grida di benvenuto e le strette di mano dei suoi nuovi compagni.
- Hey! Nick! Mia sorella Maisie mi ha incaricato di salutarti, e non vede l'ora di rivederti, sai?
Il ricordo delle torture di quella bambina terribile, durante il matrimonio dell'estate precedente, avrebbe fatto rabbrividire Sir Nicholas se fosse stato ancora in carne e ossa. "Il più tardi possibile, per carità. Spero si riveli una Magonò, anche se non è carino pensarlo..."

- Thomas Cresswell!
- Oh, vediamo... ma certo. Hmmm... però-

- Capita spesso che sia indeciso? - chiese la vecchia Schwartz (o Black, o come verrà in mente di chiamarla) a Filius. Questi la guardò di storto e in principio non rispose, tenendo d'occhio sia la cerimonia che un'eventuale ritorsione da parte di Neville, sottoforma di prugne o noccioline. Nemmeno lui, in fondo, aveva desiderio di mostrarsi accomodante. - Non so, gli gnomi da giardino come me non sono molto informati sulle abitudini del Cappello.
Lei impallidì, poi divenne violacea e poi verdognola, tanto che Poppy si premurò di farle annusare la boccetta dell'aceto per evitarle uno svenimento, ma si sporse troppo e... splash!

- Ho trovato. Hufflepuff!

Tra gli applausi della tavolata e le baruffe tra i professori, la Sala Grande aveva un'atmosfera davvero vivace. Ma Minerva, con il cuore stretto, guardò il piccolo Tommy avviarsi a passo incerto verso il suo posto, mentre Pomona rimbrottava il marito e Neville di essere stati così scortesi con la nuova arrivata.

Hermione chiacchierava fitto fitto con Ginny, facendo scommesse e indicando un punto imprecisato tra i Ravenclaw, le mani sul ventre ad imitare Hayden; Vicky Frobisher e Ritchie Coote si guardavano di sottecchi al di sopra dei piatti, con tutta l'intenzione di farsi compagnia a vicenda per l'anno a venire.


- Vuoi dirmi che cosa ti ha fatto quella poverina? - insistette Pomona più tardi, in camera da letto. Filius la fissò senza dire nulla, e quasi dimenticò perché aveva stuzzicato la nuova collega.
Era così infantile, quando teneva il broncio. E carina. E sua.
- O me lo dici, o stanotte dormi nel tuo ufficio.
Oh-oh. Di colpo si fece tornare la memoria.
- Era amica di Prue, e non le sono mai piaciuto. Non che m'importasse, allora, che una Black mi concedesse stima, ma lavorarci insieme è un altro paio di maniche. Può cambiare nome venti volte, ma resterà sempre... beh, una Black.
Pomona si stropicciò gli occhi e sbadigliò: - Aaah, ma che discorsi. Tu e Nev siete così testardi. La tua suprema saggezza non ti suggerisce di dare un'altra possibilità alle persone? O in tempo di pace non funziona? Tesoro, siamo sopravvissuti al più grande degli incubi, lasciamo i rancori da parte... hmmm...
Si era addormentata nel bel mezzo del discorso, e sorridendo Filius capì che era proprio come diceva. Potevano allentare le difese, finalmente. Ma anche tirare la frutta a tavola, almeno finché Minerva non avesse decretato che era di cattivo esempio per gli studenti.
Si ficcò tra le lenzuola, il viso affondato nel collo di lei, senza immaginare l'orrore che aveva dovuto subire nei mesi precedenti. Il più grande degli incubi, che non era stato la guerra...
Tutto finito e dimenticato, o quasi.
Pareva un miracolo: persino gli ultimi sensi di colpa che 'Mona provava si erano dispersi nella sua stessa veemente difesa dell'amore paterno. Un precedente per il Wizengamot, se davvero si sarebbe ispirato al sistema giudiziario americano da quel momento in poi, e un altro frammento di ombra che si staccava dal cuore, lasciandola finalmente libera.


Svegliati, amore mio,
'Ché la notte è già passata
Svegliati, vieni qua: fra le mie mani
Nasce il sole.



- Buon giorno, signora Flitwick.
- Hmm. Salve. Dimmi che oggi non è il due settembre, dimmi che non sono le sei e che possiamo restare ancora un po' a letto - si lamentò Pomona.
- Se vuoi te lo dico, ma non cambierebbe niente - ridacchiò Filius sgattaiolando sul fondo del letto e facendole il solletico sotto i piedi.
- No, noooo! Mi alzo! Un momento... Ah, questo è un colpo basso, professore... - rise lei, scattando a scompigliargli i capelli.

Non pensare al passato,
Quanta nebbia c'è là!
Stringimi e parlami ancora
E vedrai si rivivrà...
 

Ignari, quindi, e sereni, e con la mente già occupata da mille battibecchi, pettegolezzi, programmi didattici e gite a Hogsmeade di classi scalmanate, e baci teneri, viaggetti improvvisati, e giornali che annunciano notizie sempre migliori: così li lasceremo, per adesso, a farsi le coccole come due ragazzini, e magari a fantasticare già sulle decorazioni per gli alberi di Natale, perché quando si è felici il tempo scorre molto, molto più in fretta.



FINE (per ora)




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ANGOLINO DI SAKI...

Chi ha avuto la fort- ehm, il caso di leggere la mia vecchia fic Legacy Troubles (miracolosamente incompiuta) conosce già Callidora Black, moglie di Harfang Longbottom nell'albero genealogico compilato dalla Row. Se no, dire che era la suocera di Augusta basta e avanza. Cambiare nome, alla luce del nuovo Mondo Magico, è auspicabile per chi ha un retaggio così scomodo, no?

Il brano di cui ho estrapolato due strofe è "Mille lune, mille onde" di Andrea Bocelli, che mia madre ascolta 100 volte al giorno e che mi sembrava adatto all'atmosfera.
Ebbene sì, questo era l'ultimo sofferto (per me) capitolo di Surviving a Nightmare. Ci sarà un ulteriore seguito, come molti di voi già sanno, che completerà la quadrilogia; perciò continuate a tenere d'occhio il mio profilo. Il titolo sarà una sorpresa, ma credo che manterrà una certa... circolarità all'interno della serie.

Per adesso ci tengo a ringraziare chi ha seguito e/o recensito questa storia finora, in rigoroso ordine ad capocchiam: la mie fedeli lyrapotter, ferao e HarryEly, l'insostituibile Lily_Snape (che mi ha tenuto su di morale durante i miei lunghissimi "Writer's Blocks"), le mie dolcissime ladymarie e Caillean, con cui divido un bel po' della mia anima, e le "silenziose" Elysion e Novalee (quest'ultima mi piacerebbe conoscerla meglio, a questo punto). Vi adoro, ragazze!

Vi auguro un bellissimo anno.

Angstily yours,

Saki

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