La strega

di Dian87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caccia alla strega ***
Capitolo 2: *** Il rifugio ***
Capitolo 3: *** Il sabba delle streghe ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Caccia alla strega ***


CACCIA ALLA STREGA


Un sasso volò attraverso l'aria, scagliato con rabbia...
«Vattene da qui!»
«Tornatene all'inferno.»
colpendo il braccio di una ragazzina dai capelli rossi. Gli occhi rossi della piccola osservarono prima la torma di persone davanti a lei e poi la casa del padre dal quale l'avevano tirata fuori a forza.
«Padre! Padre!» chiamò.
Un uomo le si avvicinò con un nodoso bastone in mano e lo alzò, ma la piccola si girò, cominciando a correre più forte che poteva.


Le rane gracidavano nell'oscurità che precedeva l'aurora, mentre un usignolo si preparava ad intonare il suo canto mattutino.
«Si dice che la strega abiti in questo bosco.» commentò una ragazzina, scavalcando un grosso tronco.
«E chi te l'ha detto?» chiese un'altra.
«Tutti lo dicono... ma hanno troppa paura per cacciarla.» rispose la prima, lisciandosi con le mani la gonna.
«Ma forse dovremmo lasciarla lì, no?» il tono era tentennante e l'altra ricacciò nervosamente un ciuffo di capelli ribelle dietro all'orecchio.
« E se lanciasse qualche maledizione? E se volesse prendere il tuo fratellino per preparare qualche intruglio? No, noi saremo le eroine che la cacceranno da qui.» ben più decisa della compagna, la giovinetta prese in mano un ramo molto sottile.
«Aurora, siamo solo delle ragazzine.»
«Io ho ben dodici anni, Odilia.» Aurora alzò il viso, ostentando dei lineamenti decisi. «Inoltre la strega dorme a quest'ora... la spaventeremo e la cacceremo.»
Aurora e Odilia avanzarono nel bosco e ben presto notarono uno stagno presso il quale era montata una tenda. Aurora mise la mano libera sulla spalla della compagna e gliela indicò con un cenno della testa, quindi la lasciò e sollevò lievemente la gonna per non inciampare. Cercò di avvicinarsi silenziosamente, anche se i suoi piedi spezzavano continuamente dei rami secchi e le rane smisero di gracidare.
La ragazzina osservò la tenda, ancora immobile.
Ad una decina di passi si fermò, deglutendo per farsi forza, poi cominciò a gridare, correndo verso la tenda e colpendola col bastoncino.
«Quanto rumore per nulla...»
La voce giunse dalle spalle di Odilia e la ragazzina sobbalzo, lanciando uno strillo e voltandosi di scatto. Appoggiata all'albero alle sue spalle, appena distinguibile nell'aurora nascente, si trovava una donna con le braccia conserte.
«Non serve strillare, credo che anche la tua amica ti abbia sentito.» la voce proveniva dalla donna ed era alquanto spazientita.
Odilia provò a dire qualcosa, ma la voce le morì in gola e si voltò verso Aurora, che si era fermata per curiosare nella tenda, poi tornò a girarsi verso la donna. La sconosciuta si staccò dall'albero e sollevò una mano, dalla quale scaturì una fiammella che la illuminò. Odilia rimase bloccata ad osservare quella donna dai capelli rossi avvicinarlesi, ma quello che la trattenne maggiormente furono gli occhi: non riusciva a staccare lo sguardo da quegli occhi rossi.
«Dimmi, ragazzina, cosa dovrei fare con voi?» indagò con tono serio.
Odilia cercò le parole mentre la donna si fermava a qualche passo da lei e le avvicinava la fiamma ai capelli dorati, ma nulla riuscì ad uscirle dalle labbra.
Aurora, nel frattempo, aveva studiato l'interno della tenda pensando di trovarci ogni sorta di oggetto malefico, ma l'unica cosa che aveva trovato era stata l'erba. Udì il grido dell'amica e uscì dal riparo, vedendo una donna con una fiamma in mano vicina a Odilia.
«Lasciala stare, strega!» gridò, prendendo tutto il coraggio che poté e si lanciò verso la donna, incespicando di quando in quando nella gonna.
La donna portò lo sguardo annoiato sull'altra ragazzina e sollevò la mano senza fiamma, chiudendola come se la stesse prendendo per il collo. Aurora si bloccò di scatto, venne sollevata dal suolo e cominciò a scalciare.
«Se vi uccidessi ora, i vostri genitori mi darebbero la caccia.» commentò pacatamente la donna, con lo sguardo annoiato.
Con la mano semi-chiusa fece il gesto di buttare via qualcosa e Aurora volò poco distante, finendo nello stagno. La ragazzina si mise seduta, osservandosi prima il vestito sporco di fango e poi la coppia rimasta.
«Andatevene a casa, mocciose.» la sconosciuta portò lo sguardo su Odilia e alla ragazzina sembrò prendere fuoco. «Andatevene e potrete vivere le vostre misere vite.»
Odilia tremava come una foglia, ma fu in grado di fare appena un cenno d'assenso prima di cominciare a correre verso il villaggio.
La strega lanciò un'occhiata rovente anche ad Aurora e pure lei iniziò a correre come se avesse i cani alle calcagna.
«Padrona Ainara, non sarete stata troppo gentile con quelle due ragazzine?» gracchiò una voce.
La donna spostò lo sguardo sull'imp che stava discendendo da un albero e si tolse qualche foglia dai capelli.
«Impacchetta la tenda, ce ne andiamo.» rispose Ainara all'essere infernale dotato di ali, rosso come i suoi capelli.
«Avete detto loro di lasciarvi in pace, padrona Ainara... dovranno ascoltare una persona potente come voi.» ribatté l'imp, pur andando a togliere la tela dai supporti.
«Come tutte le altre volte... arriveranno qui con torce e forconi pronti a darmi fuoco.» Ainara fece un gesto annoiato con la mano, sospirando. «È un peccato, mi piaceva questo spiazzo.»
Iniziò ad incamminarsi, lasciando all'imp il compito di ripiegare la tenda e arrancare con lo zaino.
«Padrona Ainara, ci fermeremo mai in un posto? Vostra madre potrebbe trovarvi un posto a palazzo.» chiese l'imp, volando al fianco della donna e tenendo tra le mani lo zaino carico.
«Mia madre vive negli inferi, Flicker.» spiegò Ainara, con un sospiro scocciato. «Il che vuol dire essere evocati dal primo che ha bisogno di una succube, essere discriminati per il fatto di essere una mezzosangue e cercare di farsi la pelle a vicenda ogni volta possibile.»
«Ma io non vi discrimino, padrona Ainara... siete la mia amata padrona!» L'imp lasciò un attimo a terra lo zaino e andò ad appoggiarsi sulla guancia di Ainara, strusciandosi.
Ainara si concesse un sorriso ed un usignolo iniziò a salutare il sole con un melodioso canto.
«E vorresti mettere la bellezza dei boschi e le melodiose voci degli uccelli a confronto con il monotono panorama di lava e fiamme e le urla dei dannati?» il tono di Ainara si addolcì. «No, meglio esser vittima delle parole dell'indovino che restare laggiù... “È proprio quando si crede che sia tutto finito, che tutto ricomincia”.»
L'imp volò via dalla spalla di Ainara e tornò a prendere lo zaino, continuando ad accompagnarla.
[B][URL=http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3140075&i=1]La strega[/URL][/B] Autore sul forum \ sito : Dian87
Genere storia : fantasy
Rating : Arancione
Introduzione:
Ainara ha sempre vissuto in fuga, fuga dal suo villaggio, fuga da ogni riparo che ha trovato, fuga da ogni umano, sempre con le parole di un indovino alle spalle.

[I]Le rane gracidavano nell'oscurità che precedeva l'aurora, mentre un usignolo si preparava ad intonare il suo canto mattutino.
«Si dice che la strega abiti in questo bosco.» commentò una ragazzina, scavalcando un grosso tronco.
«E chi te l'ha detto?» chiese un'altra.
«Tutti lo dicono... ma hanno troppa paura per cacciarla.» rispose la prima, lisciandosi con le mani la gonna.
«Ma forse dovremmo lasciarla lì, no?» il tono era tentennante e l'altra ricacciò nervosamente un ciuffo di capelli ribelle dietro all'orecchio.
« E se lanciasse qualche maledizione? E se volesse prendere il tuo fratellino per preparare qualche intruglio? No, noi saremo le eroine che la cacceranno da qui.» ben più decisa della compagna, la giovinetta prese in mano un ramo molto sottile. [/I]

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Capitolo 2
*** Il rifugio ***


CAPITOLO 2 – IL RIFUGIO

I due camminarono per giorni, trovando sentieri sempre più ripidi che costeggiavano dei burroni. Ainara aveva l'immagine della mappa in mente: avrebbe dovuto attraversare i monti del Piccolo Popolo per poter cambiare regno e cominciare nuovamente una vita tranquilla... fino a quando non sarebbe stata cacciata di nuovo.
Ainara pensò a tutti i regni che aveva attraversato da quando l'avevano cacciata dalla casa paterna, alle genti dagli usi più disparati, alcuni segregavano le donne, altri gli uomini e in soltanto pochi di questi tutti godevano degli stessi diritti. Ainara aveva passato la maggior parte del tempo in quegli ultimi, ma alla fine era stata costretta ad andarsene.
Il sole iniziò a calare e Flicker volò un po' più in alto.
«Padrona Ainara, vedo una casa... sembra che sia vuota.» disse l'imp.
«Guidami.» comandò Ainara.
Flicker la guidò lungo gli alberi sempre più radi e quindi in un prato su cui i fiori si stavano chiudendo per la notte. Anche Ainara riuscì a vedere la piccola costruzione di pietra dal tetto formato anch'esso da lastre di pietra ed il suo passo si fece più leggero. Non vi era alcuna luce alle finestre ed il piccolo orto davanti alla costruzione era abbandonato a se stesso. Ainara socchiuse la porta.
«C'è nessuno?» chiese, aprendola e richiamando con uno sforzo di volontà una fiammella sulla sua mano.
Nemmeno il vento rispose al suo appello e la donna osservò l'interno, vi erano sole due stanze e quella più distante dall'ingresso conteneva un letto ed un armadio semi-distrutto, mentre quella precedente un tavolo che traballava, un paio di sedie e un caminetto annerito. Lanciò la fiammella verso il caminetto pronunciando qualche parola a mezza voce e le fiamme divamparono, iniziando a riscaldare lentamente la stanza.
«Ci fermeremo qui.» disse, andando ad appoggiarsi alla finestra e lanciando un'occhiata all'esterno: il nero della notte era punteggiato soltanto dalle stelle.

Il giorno successivo Ainara si trovava già di prima mattina con la zappa in mano. I lunghi capelli rossi erano stati raccolti in uno chignon e le maniche della blusa erano state arrotolate, mentre indossava anche dei pantaloni di tessuto scuro.
«Padrona Ainara! Padrona Ainara! Mucche!» gridò Flicker, volando il più velocemente possibile.
Ainara sollevò il capo, portando una mano a farsi ombra.
«Come “mucche”?» chiese.
«Arrivano tante mucche, padrona Ainara, con un pastore.» il piccolo imp ronzava come una zanzara attorno alla donna, non sapendo cosa fare.
«Vai sul tetto, se il pastore avesse intenzioni ostili puoi bruciarlo.» gli ordinò e lui sfrecciò come se avesse un sacerdote alle calcagna.
Ainara riprese a zappare l'orto e poco dopo udì lo scampanio delle mucche. Sollevò lo sguardo verso i grossi animali con un lieve sorriso e poi vide un giovanotto con una blusa aperta davanti e pantaloni corti, in mano teneva un lungo bastone. Si soffermò sul viso di lui, contornato da corti capelli mori e con i segni di una vita passata all'aria aperta.
«Non sapevo ci fosse di nuovo qualcuno quassù.» commentò il giovane, sorpreso.
«Come, scusate?» chiese Ainara, perplessa.
«Dicono che questa casa sia stregata, siete sola? Avete un bel coraggio a viverci...»
Lo sguardo della donna rimase perplesso.
«Come sapete che ci vivo?» commentò Ainara, sospettosa e stringendo forte la zappa.
«State sistemando l'orto, non credo che qualcuno lo farebbe se non avesse intenzione di restare.» fu la naturale risposta con un sorriso. «Mi fa piacere che qualcuno sia tornato qui: è una bella casa.» il giovanotto si batté una mano sulla fronte. «Perdonate la mia scortesia, se mio padre venisse a sapere che sto importunando una bella fanciulla senza presentarmi sarebbero cinghiate per me: il mio nome è Peter.»
Ainara sbatté gli occhi, perplessa dal comportamento del giovane. Evidentemente non doveva aver visto né i suoi occhi né i capelli visto che non stava scappando a gambe levate e non stava cercando di colpirla col bastone...
«Non... preoccupatevi... non sarò io a riferirglielo.» rispose la donna, abbassando gli occhi per riprendere a zappare. «Cosa mi potete dire di questa casa?»
Peter spostò lo sguardo sulla casa di pietra.
«Dicono che ci si sente, allo scoccare della mezzanotte di ogni luna piena tre streghe si ritrovino per compiere i loro malefici e gli spiriti di quanti muoiono ogni anno sui monti vengano a salutarle e a porsi al loro servizio.» Peter ebbe un brivido. «E se riescono a mettere le mani su un bambino, lo aprono per leggere il futuro nelle sue viscere. Dopo essersi accoppiate con un montone tornano da dove erano venute fino alla luna successiva.»
La zappa di Ainara colpì un sasso e la donna s'inginocchiò per rimuoverlo.
«Non mi sorprende che questa casa sia deserta.» rispose lei, seguendo il bordo della pietra con le dita per scalzarlo. “Sembra la casa adatta a me.”
«Potrei sapere il vostro nome?» le chiese Peter, osservandola attentamente.
Ainara non riuscì a rispondere che le mucche iniziarono a muggire terrorizzate e scapparono in ogni direzione. Peter lanciò un lamento e si mise all'inseguimento delle bestie, mentre Ainara si rialzava con una pietra tonda in mano.
«Ainara, il mio nome è Ainara.» mormorò la donna.
Un secchio si avvicinò lentamente a lei, grattando con un rumore metallico quando incontrava un sasso.
«State bene, padrona Ainara?» chiese la vocetta gracchiante e un po' metallica di Flicker. «Vi ha fatto del male?»
«Sto bene, ho... parlato con una persona senza... che scappasse via...» mormorò, rimanendo come inebetita ad osservare la direzione in cui era scappato Peter.
Flicker sollevò il secchio, osservando la donna ferma come una statua a guardare l'orizzonte. Che ne era stato della sua padrona pronta ad aggredire qualunque persona si avvicinasse e partire il prima possibile?

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Capitolo 3
*** Il sabba delle streghe ***


CAPITOLO 3 – IL SABBA DELLE STREGHE

I giorni passarono e Peter portò spesso le mucche al pascolo presso la nuova casa di Ainara. A lei faceva piacere poter passare del tempo con un'altra persona e Flicker iniziava a sentirsi geloso.
«Domani sarà la prima notte di luna piena.» disse Peter. «Scendi al villaggio, sarai al sicuro.»
Già da qualche settimana erano passati ad una forma di cortesia più intima, ma a quelle parole Ainara indietreggiò di un passo e gli occhi si spalancarono, spaventati.
«No, non posso.» rispose.
«Sono preoccupato per te, Ainara... solo per questa notte.» insistette Peter, avvicinandolesi e prendendole una mano.
Ainara strappò la mano dalle sue e la mantenne alta mentre richiamava le fiamme per far sì che si allontanasse.
«Le streghe non sono un pericolo per me.» rispose con un sibilo la donna, mentre Flicker si lanciava dal tetto dove si era sempre rifugiato per andare a volare davanti a lui.
«Vattene, vattene, misero umano.» lo spronò, facendogli un cenno eloquente con le mani. «Proteggerò io la padrona Ainara, tu non sei nulla.»
Peter indietreggiò, preso alla sprovvista dalla comparsa sia di quel piccolo essere rosso sia dalle fiamme che danzavano sulla mano di Ainara. Si voltò e prese a correre, richiamando a sé le mucche. Ainara lo vide sparire tra gli alberi e si accasciò, respirando a fondo e cercando di controllare il movimento delle fiamme.
«Va tutto bene, padrona Ainara, ci sono io con te.» disse Flicker, appoggiandosi sulla spalla della donna e posando la guancia su quella di lei. «Andiamo via prima che quell'infido umano porti i suoi simili quassù?»
Ainara scosse il capo.
«Ormai è tardi per partire, ma domattina ci metteremo in marcia non appena sorgerà il sole.» stabilì.
Pensava di aver finito di muoversi, ma come ogni volta doveva riprendere la fuga...
Flicker volò verso la casa e iniziò a preparare lo zaino, mentre Ainara si rialzava e osservava il sole che calava. Durante la notte si sarebbero ritrovate le streghe... sarebbe stato davvero così?

Ainara spense il fuoco, rimanendo acquattata presso la finestra. Il sole era calato da qualche ora e aveva deciso di restare di guardia. Non sapeva cos'avrebbe fatto alle streghe, se fossero comparse, ma non poteva svegliare e trovarsele attorno al letto pronte a sacrificarla a chissà chi.
«Uh, uh.»
Ainara e Flicker tesero l'orecchio, cercando di capire da dove venisse quel suono.
«Uh, uh.»
Un gufo volò davanti alla finestra, afferrò un topolino e si levò silenzioso nel cielo. Ainara e Flicker trassero un sospiro di sollievo, facendo un mezzo sorriso.
«Uh, uh.»
Questa volta una vecchia rinsecchita comparve alla loro destra e posò qualcosa a terra.
«Uh, uh. Venite, sorelle, la notte ci chiama.» disse la vecchia, sollevando le braccia al cielo.
Un'altra vecchia rinsecchita giunse da sinistra e un'altra davanti a loro.
«Dicci, sorella, cos'hai visto nei tuoi viaggi?» chiese una delle vecchie.
«Ho visto l'imperatore della terra e del mare dare in sposa sua figlia al re del cielo.» rispose la prima vecchia. «E tu cos'hai visto?»
«Ho visto il vecchio del mare cercare di abbattere il cielo per salvare il nipote che gli era stato rapito da un'aquila.» rispose lei, poi si voltò verso quella che non aveva parlato. «E tu cos'hai visto, sorella?»
«Ho visto la figlia della regina delle fiamme innamorarsi di un mortale proprio su questi campi.» disse l'ultima. «Ma la passione viene sopita in quanto anche il più tenue alito di vento la fa tremolare e scappare come un fil di fumo.»
A quelle ultime parole il viso di Ainara prese metaforicamente fuoco e Flicker poté vedere che le sue dita si stringevano al davanzale della finestra.
La prima vecchia sollevò l'oggetto che aveva posato a terra ed il pianto di un neonato si fece largo tra le orecchie di tutti i presenti. Lo sguardo di Ainara divenne più serio e scivolò verso la porta senza fare rumore.
«Venite, sorelle, vediamo quale glorioso futuro ci attende.» gracchiò la vecchia con il bimbo in mano, mentre il piccolo dava sfogo ai suoi polmoni.
«Posate quel bambino, maledette!»
Ainara non riuscì a credere alle sue orecchie: la voce era quella di Peter. Socchiuse la porta e vide il pastore con una spada arrugginita in mano dirigersi a passo sicuro verso le tre. Ainara si morse il labbro mentre le racchie sogghinavano ed una puntò il dito secco e nodoso verso il giovane. Peter non riuscì più ad avanzare e le braccia si abbassarono.
«Padrona Ainara, lasciate che capisca cosa si vuol dire immischiarsi con cose più grandi di lui.» le consigliò Flicker, ma lei spalancò la porta.
Un vento scuro l'avvolse mentre mutava, sciogliendo l'incantesimo che l'aveva trattenuta in forma umana. Le ali si aprirono sulla sua schiena come se fossero quelle di un grosso pipistrello che si stiracchiava, un paio di corna spuntarono dalla sua fronte, arrotolandosi come quelle di un montone e i vestiti maschili divennero un semplice abito aderente nero, tenuto sulla schiena da soli lacci di cuoio e dal quale sbucava una lunga coda, e le scarpe svanirono. Le megere spostarono lo sguardo su di lei e una fece con sorriso con la bocca sdentata.
«Ecco la figlia della regina delle fiamme che ci onora della sua presenza.» disse quella che aveva già parlato di lei.
«Ainara... scappa...» mormorò Peter, mentre la spada iniziava a puntare al suo collo.
Una fiamma avvampò attorno alla mano della donna, ormai nella forma da succube con cui sua madre l'aveva fatta nascere, e lei mosse la mano ad avvolgerla, lanciandola poi verso la strega che teneva l'incanto su Peter. La vecchia bruciò come un legno secco e l'uomo crollò al suolo, con la spada lontana dalla propria gola.
Il bimbo continuò a strillare e la megera che lo teneva in mano puntò il pugnale al suo indifeso ventre. Peter si sollevò a fatica e corse verso la strega con un grido belluino. Riuscì a piantarle nella schiena la spada e le mani della vecchia si aprirono dalla sorpresa, lasciando cadere il bimbo. Un fulmine rosso prese al volo il bimbo e questo sorrise all'imp, prendendogli la faccia con le manine paffute.
«Padrona Ainara... cosa devo farne? Odio i mocciosi...» piagnucolò Flicker, mentre portava al sicuro il bimbo sul tetto.
«Aspetta che abbia finito.» fu la secca risposta di lei, mentre lanciava un'altra palla di fiamme contro la strega ancora illesa e anche lei arse in un attimo.
Le ali di Ainara si mossero nuovamente e le ceneri vennero spazzate via, mentre la strega trafitta si voltava verso di lei e iniziava a recitare in una lingua oscura che non era mai stata udita prima. L'aria iniziò a sfrigolare attorno ad Ainara e dei fulmini saettarono all'interno della sfera che la stava circondando.
«Padrona Ainara!» udì gridare Flicker.
«Uh, uh... la figlia della regina delle fiamme... la tua carne mi donerà un potere mai visto prima...» sghignazzò la vecchia, avvicinandosi con la spada ancora nelle viscere, mentre Peter era sgomento.
Un fulmine colpì Ainara al ginocchio, facendola crollare, e le fiamme sulla sua mano divennero più fioche. La donna strinse i denti, ma poi allargò lo sguardo, sorpresa, nel vedere che Peter si stava riprendendo e aveva preso un pugnale. L'uomo saltò sulla strega e le pugnalò più volte alla schiena, tenendosi con una mano alla sua spalla. La strega tentò di scrollarselo di dosso, ma poi cadde in ginocchio e Peter continuò a pugnalarla finché non si mosse più.
La gabbia di fulmini che aveva circondato Ainara si dissolse lentamente ed un versino gioioso provenne dal tetto della casa.
«Ainara, stai bene?» chiese Peter, avvicinandosi e inginocchiandosi davanti a lei.
«Vattene.» sibilò la succube. «Flicker, dagli il bimbo.»
L'imp osservò il bimbo che aveva tra le braccia che si era addormentato beatamente e si alzò in volo, abbandonandolo con ogni delicatezza tra le mani di Peter. Ainara si alzò senza guardarli e si alzò in volo, dirigendosi verso il monte.
«Ainara!» gridò Peter, angosciato.

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


EPILOGO

NdA: consiglio di accompagnare la lettura con il video "Celtic Woman, New Journey Live at Slane Castle, Ireland 2006"


Il sole illuminò Ainara, seduta su un masso presso la cima del monte. Flicker era assente, avendo deciso di accompagnare Peter ed il moccioso al sicuro della valle.
“Mi sarebbe piaciuto rimanere...” pensò la donna, ancora nella forma di succube.
La coda si arrotolava sulla pietra e le ali erano chiuse, ma lo sguardo rosso era ancora puntato verso l'orizzonte.
«Se sei così forte, perché scappi sempre?» chiese una voce, prendendola di sorpresa.
Ainara spostò lo sguardo su Peter, che si trovava qualche metro più in basso.
«Perché sono sola, dici? Perché gli umani mi hanno sempre voluto uccidere.» rispose lei, seria. «Vuoi finire quello che hai iniziato con le streghe?»
Peter scosse piano la testa, avvicinandosi di qualche passo.
«Non potrei mai farlo, Ainara.» ribatté lui. «Dalla prima volta che ti ho visto ho capito che eri speciale, anche se non avrei mai immaginato così speciale...»
Lei fece un sorriso tirato e spostò lo sguardo su di lui.
«Il tuo... amico... sta portando il bimbo al villaggio.» si sentiva quasi a disagio per quella creatura che si era offerta insistentemente per portare il bimbo al villaggio. «Voleva che ti portassi un messaggio: “non partire, mi piace stare qui”.»
Il sorriso della donna si fece amaro e lei scosse la testa.
«Non possiamo restare...» iniziò Ainara.
«Sì che potete, di cos'hai paura?» commentò lui, avvicinandosi e prendendole le mani.
Ainara portò lo sguardo su di lui, seria, mentre gli occhi rossi ospitavano una lunga serie di emozioni.
«Di voi umani.» furono le sue parole.
«Di noi... umani?» Peter non riuscì a trattenere una risata divertita. «Ainara, nessun umano potrebbe mai farti veramente del male. Hai bruciato due streghe con uno schiocco delle dita e hai paura di qualche umano che è molto più debole.»
Le strinse le mani e la tirò a sé, abbracciandola.
«Nessuno può farti del male, Ainara, e se non credi in te stessa, credi a me.» posò la testa di lei al suo petto e quindi le sussurrò. «Ti proteggerò sempre.»
Ainara sentì la stretta di Peter, si sentiva insolitamente bene e tranquilla in quell'abbraccio, ma non sapeva quanto poteva durare.
«Dobbiamo andare, quando vorranno portare su le mucche... o vorranno salire in montagna...» sentiva che stava iniziando a tremare, non poteva permetterselo, sarebbe dovuta partire subito.
«Ci penserò io.»
Le prese il viso tra le mani.
«Ti amo, Ainara.» le sussurrò, baciandola.

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