Le mirabolanti avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou di Liberty89 (/viewuser.php?uid=56500)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 1: L’inizio dell’avventura - Mettiti questo! ***
Capitolo 2: *** Episodio 2: Ronda notturna - Questo è un complotto! ***
Capitolo 3: *** Episodio 3: SOS - Una luce irrompe da quella finestra! ***
Capitolo 4: *** Episodio 4: Messaggi in bottiglia - Gli eroi devono essere veloci! ***
Capitolo 5: *** Episodio 5: Lontano cugino - Il Generale Scar! ***
Capitolo 6: *** Episodio 6: Messaggio segreto - La grande battaglia! ***
Capitolo 7: *** Episodio 7: Lo smemorato delle Destiny Islands - Arrivano i rinforzi! ***
Capitolo 8: *** Episodio 8: Speranza - L’onore è tutto nostro! ***
Capitolo 9: *** Episodio 9: Colpo di grazia - Non si esce senza mantello! ***
Capitolo 10: *** Episodio 10: Fuoricampo - Capitan chi? ***
Capitolo 11: *** Episodio Extra: La nascita di Capitan Riku ***
Capitolo 1 *** Episodio 1: L’inizio dell’avventura - Mettiti questo! ***
Titolo: Le
mirabolanti avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou
Autore:
Liberty89
Genere:
Comico, Demenziale
Rating: Verde
Fandom:
Kingdom Hearts
Personaggi:
Sora, Riku, Un po' tutti
Avvertimenti:
OOC
Note dell'autrice:
Dunque, sì. Buona sera, sono pazza, ormai è
appurato, ma non solo io! Su un gruppo di librofaccia, abbiamo trovato questa
immagine e qualcuno ha detto “scriviamoci una
fic”, ebbene, eccone l’inizio xD Questo
è il primo "capitolo", breve ma intenso (?). Non so quanti
ne usciranno né quando riuscirò ad aggiornare
questa storia perché ne ho altre in corso che pretendono la
mia attenzione, questa credo che la scriverò a tempo perso,
non appena avrò l'ispirazione. Comunque, se vi
può rallegrare (?) ho già in mente cosa scrivere
nel secondo capitolo e in quello seguente.
Spero che questo delirio vi piaccia e vi diverta. Buona lettura!
Disclaimer: i personaggi di questa
fic non mi appartengono. La fic non è stata scritta a scopo
di lucro.
Episodio 1: L’inizio
dell’avventura - Mettiti questo!
Sora sapeva che l’Oscurità non era una cosa buona
-ci aveva lottato contro per anni, qualcosa l’aveva pure
imparata. Tutti quanti lo sapevano. Corrompeva i cuori della gente, la
trasformava in Heartless e Nobodies, distruggeva i mondi, e faceva
tante altre cose che venivano catalogate senza dubbio come
“cattive”.
Ciò che l’eroe dei mondi non credeva possibile era
il declino
mentale che potesse subire una persona, che per troppo
tempo era rimasta in stretto -strettissimo in realtà-
contatto con l’Oscurità, anche a distanza di mesi.
Sapeva che la gente tendeva a impazzire e fare cose che normalmente non
avrebbe fatto, quando si faceva corrompere dal potere oscuro, ma non pensava
davvero che qualcuno potesse dare
i numeri.
Dopo la sconfitta di Xemnas, lui e Riku erano tornati finalmente a casa
e avevano ripreso le loro vite da dove si erano interrotte, anche se
con una certa fatica. Dopotutto, non era una cosa semplice riabituarsi
alla normale routine dopo quasi due anni di battaglie continue.
Nonostante le piccole difficoltà iniziali, tutto stava
andando meravigliosamente bene a detta del castano, finché
non giunse quel funesto Venerdì tredici, o meglio la sua
funesta e inquietante notte.
Era a letto già da un pezzo quando sentì bussare
alla finestra della sua stanza, incuriosito, si sporse e non fu molto
sorpreso di trovare il suo migliore amico che lo guardava dal basso,
non era raro che lo andasse a cercare a qualsiasi orario, ma il suo
tono gioioso e la sua espressione bizzarra -rischiarata dalla luce del
lampione- lo preoccuparono non poco.
-Sora scendi! Sbrigati, se no facciamo tardi!- esclamò
l’argenteo, eccitato come un bimbo a Natale.
Il custode della Catena Regale inarcò un sopracciglio.
-Tardi per cosa?-
-Te lo spiego dopo, ora spicciati!- replicò Riku,
sistemandosi una sacca in spalla.
Con un sospiro lo accontentò, quindi vestito e infilate le
scarpe scese e uscì, trovando l’amico impegnato a
sistemarsi qualcosa sulla faccia.
-Riku… cosa stai facendo?- chiese titubante, notando solo
ora che il suo migliore amico, solitamente un ragazzo tutto
d’un pezzo, stava indossando una calzamaglia
blu sotto
a un paio di slip
rossi.
-Allora? Come ti sembro?- domandò invece il maggiore,
mostrando il viso coperto da una piccola mascherina dai bordi neri che
gli celava lo sguardo. -Bellissimo non è vero? Ora tocca a
te, forza, mettiti questo!- proseguì, buttandogli in mano un
costume simile al suo, senza dargli il tempo di ribattere in qualche
modo.
-…come?- mormorò Sora, fissando malissimo la
calzamaglia gialla
che teneva tra le braccia.
-Andiamo Sora, non abbiamo mica tutta la notte!- lo
rimproverò Riku, riprendendosi tutto e cominciando a
infilargli la maglia dell’abito.
Dopo un comico quarto d’ora di tira e molla, il castano
capitolò e fece tutto da solo. La sola idea
dell’amico che tentava di mettergli gli slip arancioni gli
faceva venire i brividi. A un certo punto si era anche ricordato un
passaggio che aveva letto sul libro di psicologia, che diceva qualcosa
a proposito di assecondare i malati di mente perché se si
innervosivano, potevano rivelarsi pericolosi. Ormai gli era chiaro che
al custode della Via per l’Alba doveva essere saltata qualche
rotella, quindi aveva preferito dargli corda piuttosto che rischiare di
ritrovarsi di fronte a un pazzo furioso armato di keyblade.
Così si ritrovò vestito di un giallo sgargiante e
una maschera a forma di paopou a nascondergli il viso.
-Sei perfetto!- esclamò l’argenteo, alzando
entrambi i pollici.
-Ok… perfetto per cosa, di grazia?-
A quella domanda, Riku lo acchiappò e gli mise un braccio
attorno alle spalle, girandolo in direzione delle altre case. -Amico
mio, siamo stati fermi per troppo tempo. Le ombre avanzano. Si
nascondono alla luce del sole, ma di notte riemergono dai loro anfratti
bui per divorare i cuori dei nostri amati compaesani.-
spiegò con enfasi. -Ma noi impediremo la loro rivalsa! Noi
salveremo le Destiny Islands! Io e te, amico mio! Capitan Riku e Mr.
Paopou!- esclamò infine, alzando un pugno al cielo e
scoppiando in una breve risata sommessa.
Mentre il suo cervello andava in morte cerebrale, tutto ciò
che Sora riuscì a fare fu tremare e piangere, chiedendosi
cos’avesse mai fatto di male -lui o il suo Nobody a questo
punto, chi poteva sapere se Roxas aveva combinato qualcosa, seppur
piccola, che avesse causato lo scoppio dei neuroni di Riku?- per
meritarsi un simile destino.
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Capitolo 2 *** Episodio 2: Ronda notturna - Questo è un complotto! ***
Buona sera a tutti! Non
mi aspettavo di scrivere così presto il secondo capitolo di
questa pazza fan fiction, invece eccomi qui :3 L'ispirazione per altro
in questo periodo è ballerina, quindi mi sono potuta
dedicare a questa con mente leggera. Il delirio mentale del grande Riku
continua e spero di farvi ridere ancora :3
Prima di lasciarvi alla
lettura, dedico due righe ai ringraziamenti.
Grazie a darkroxas92, iris
dedivitiis
e Miryel che hanno messo la fic tra le
preferite.
Grazie a darkroxas92, Devilangel476, EternalSunrise, GoldenEFP, hinata 92, hufflerin e Miryel per averla messa tra le seguite.
Non mi aspettavo tutta
questa affluenza, grazie mille a tutti quanti <3
E ora, buona lettura!
Episodio 2: Ronda notturna -
Questo è un complotto!
-Forza, seguimi! E resta all’ombra, non dobbiamo farci
vedere!- ammonì Riku, prima di voltarsi e sgattaiolare
dietro il muro della casa successiva, facendo attenzione a non entrare
nel raggio di luce del lampione vicino.
Sora sospirò un assenso e lo imitò come meglio
poté. Durante la sua avventura in giro per i mondi ne aveva
provate tante: era stato trasformato in un mezzo delfino per salvare il
regno sottomarino di Atlantica, a Halloween Town era diventato un
vampiro, e nelle Pride Lands la magia di Paperino l’aveva
fatto diventare un leoncino. Forse, ne aveva viste abbastanza da
bastargli per una vita intera, ma proprio non riusciva ad abituarsi a
quella buffa mise gialla e arancione: era talmente aderente da dargli
l’impressione di star girando in mutande.
Forse era il caso di tentare di far rinsavire
l’amico…
-Senti Riku.- chiamò in un sussurro, guardando come
l’altro si acquattava dietro un cespuglio.
-Cosa fai in piedi? Vieni giù!- replicò lui,
tirandolo per il braccio e facendolo inginocchiare accanto a
sé. -Non devi usare il mio nome, adesso io sono Capitan
Riku!-
…oppure era meglio fargli notare che dal suo nome di tutti i
giorni a quello dell’identità
“segreta” non cambiava poi molto?
-Ma dimmi tutto Mr. Paopou!-
Guardando verso l’alto in completa esasperazione, il castano
si disse che probabilmente avrebbe fatto meglio a tacere e assecondare
la follia del suo migliore amico, che da due notti lo trascinava in
giro per l’isola in cerca di chissà cosa o chi, ma
ottenendo un nulla di fatto al rientro.
-…ecco, cosa stiamo facendo esattamente?- domandò
con voce tranquilla. -Abbiamo sconfitto gli Heartless e i Nobodies,
è la seconda notte che giriamo senza trovarne traccia,
quindi cosa stiamo facendo?-
Il silenzio che ricevette in cambio quasi lo spaventò, non
si udiva nulla in quella notte priva di luna, anche il vento aveva
smesso di soffiare e il respiro del mare non era altro che un fruscio
lontano. E il non vedere lo sguardo dell’altro, a causa della
retina bianca che gli copriva gli occhi, lo metteva a disagio. Si diede
dell’idiota e dello stupido, dicendosi che non avrebbe dovuto
aprire bocca perché ora rischiava di essere trafitto dal
keyblade di un custode pazzo.
Deglutì, stringendo i pugni posati sulle gambe e soffrendo
in silenzio per i pizzicotti che si tirò da solo, quella
calzamaglia era davvero fin troppo aderente!
Sobbalzò quando l’argenteo gli posò le
mani sulle spalle. -Mr. Paopou, anzi Sora.- esordì con voce
grave.
-S-Sì?-
-Davvero non hai capito? L’intera comunità delle
Destiny Islands dipende da noi e dalla nostra ronda.-
-Ronda? È questo che stiamo facendo?- chiese Sora,
perplesso. -Ma non c’è alcun pericolo!-
-Questo è quello che vogliono farci credere.-
bisbigliò Riku, facendosi più vicino
all’amico e fissandolo attraverso la mascherina. -In
realtà sono qui in mezzo a noi, aspettando il momento
migliore per tornare alla carica e distruggerci tutti quanti. E noi due
saremo i primi a cadere sotto questa congiura, ecco perché
non dobbiamo usare i nostri nomi e dobbiamo mimetizzarci con la notte
in cui loro vivono.-
Il tono serio e la convinzione con cui aveva esposto la teoria del
complotto l’avevano quasi convinto, ma la spiegazione che
aveva dato all’importanza dell’usare nomi fittizi e
quelle ridicole e scomode calzamaglie l’avevano riportato
sulla giusta strada: il suo amico era completamente impazzito.
Con un sospiro di sollievo, Capitan Riku tornò ad
acquattarsi, pronto a scattare. -Bene, ora che è tutto
più chiaro, possiamo proseguire. Dobbiamo arrivare fino al
quartiere sud, oggi. Poi, domani notte riprenderemo da quello nord e
scenderemo a ovest.-
-Domani? Rik- Cioè, Capitano ma lunedì
c’è scuola, non possiamo uscire la notte prima!-
obiettò, guadagnandosi la sua attenzione e quasi sicuramente
un’occhiata stranita.
-E allora? Il nemico non si fermerà di certo fino al
prossimo fine settimana. Gestiremo entrambe le nostre
identità senza problemi, vedrai! Gli eroi non possono
fermarsi di fronte a piccolezze come la scuola! Ora seguimi Mr. Paopou,
la notte è ancora lunga!-
Dal retro della sua maschera a forma di stella, che per nulla si
mimetizzava con l’ambiente circostante come il resto del suo
vestiario, Sora sentì le sue ultime speranze di tornare a
vivere una vita normale farsi piccole e lontane, esattamente come la
sanità mentale del suo migliore amico, ora tutto impegnato
in una capriola che era terminata chissà come a testa in
giù in una pozzanghera.
Sospirando afflitto, Mr. Paopou si affrettò a seguire il suo
compagno, evitando ovviamente di farsi lo shampoo nel fango.
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Capitolo 3 *** Episodio 3: SOS - Una luce irrompe da quella finestra! ***
Buona sera a tutti!
Eccoci qua con il terzo episodio delle avventure di Capitan Riku e Mr.
Paopou, in cui verrà introdotto un nuovo personaggio, mi
direte voi se farlo ricomparire in futuro o meno
ù.ù Fate bene attenzione al titolo dell'episodio,
c'è una citazione importante!
Bene, non mi dilungo con
altre chiacchiere. Buona lettura!
Episodio 3: SOS - Una luce
irrompe da quella finestra!
-Non sto scherzando!- esclamò Sora a bassa voce, stando
attentissimo a non farsi sentire da anima viva.
Con un sospiro, la ragazza dai capelli rossi si sedette sul lettino
dell’infermeria, mettendo una mano sulla fronte
dell’amico per sentirne la temperatura.
-Non hai la febbre, eppure sembri stanco morto e ti sei beccato una
pallonata in faccia.- disse Kairi, incrociando le braccia sul petto. -E
dici che è colpa delle… ronde notturne che fai
con Riku.- riassunse.
-Esatto!- replicò il ragazzo. -Venerdì notte
s’è presentato a casa mia con dei costumi assurdi
e mi ha trascinato in una missione di salvataggio, peccato che non ci
sia nulla da salvare!-
-E perché parli a bassa voce?- chiese incuriosita. -Siamo
soli qui dentro.-
-Perché bisogna proteggere l’identità
segreta e perché se viene a sapere che te ne ho parlato mi
infilzerà con il keyblade!- spiegò lui, scattando
a sedere e stringendo le lenzuola nei pugni. -È impazzito,
l’Oscurità deve avergli fritto il cervello!-
-Non è che ti stai confondendo con un… incubo un
po’ troppo realistico?- domandò ancora,
correggendosi in tempo sul sostantivo da usare, perché
effettivamente non si sarebbe mai potuto parlare di un sogno in un caso
simile. -A me stamattina è sembrato il solito Riku: sguardo
gelido verso chiunque all’infuori di noi due, risposte a
monosillabi quando strettamente necessarie e consueto saluto silenzioso
quando ci siamo separati per entrare a lezione.- elencò
tranquilla, ricordandosi perfettamente l’espressione e i
comportamenti dell’amico nei confronti suoi e dei loro
compagni o di chiunque altro avessero incontrato lungo la strada per
andare a scuola.
L’idea dell’impassibile Riku vestito con uno
strambo completino blu la lasciava decisamente perplessa e ben poco
convinta. Guardò il ragazzo nel letto, soffermandosi sulle
profonde occhiaie e il viso sciupato evidenti segni di chi aveva
dormito molto poco, e cominciò a chiedersi se non ci fosse
un fondo di verità in tutto quello che aveva sentito negli
ultimi dieci minuti.
-È tutto vero!- affermò Sora. -Fa così
per mantenere il segreto, te l’ho detto!-
Dopo la terza, inutile, infruttuosa e imbarazzante ronda -purtroppo,
alla fine, Capitan Riku aveva costretto la sua fedele spalla a
nascondersi nella cuccia vuota di un cane per non farsi vedere da un
uomo che rientrava in compagnia della sua signora, mentre lui si era
cacciato senza troppi problemi in un bidone vuoto
dell’immondizia- Sora era giunto alla conclusione che da solo
non ce l’avrebbe mai fatta a sistemare quel catastrofico
pasticcio, quindi chi meglio dell’amica Kairi avrebbe potuto
dargli una mano? Ma la ragazza non gli aveva creduto e come darle
torto? Quella storia era assurda e a dir poco stramba
dall’inizio alla fine, dalle calzamaglie attillate alle
acrobazie fallite di Riku -perché dopo la pozzanghera era
voluto passare a tutti i costi in mezzo a una siepe, strisciando sul
terreno, e si era riempito di terriccio e foglie, gli mancavano solo i
segni neri sulle guance e avrebbe potuto far compagnia agli indiani.
Mentalmente e fisicamente stanco, il castano si passò una
mano sul viso. -Kairi, ti prego di credermi. Io non so proprio cosa
fare con lui… So che è assurdo, persino io mi
rendo conto di aver detto delle cose inverosimili, ma ti giuro che non
mi sto immaginando nulla.-
La principessa dal cuore puro trattenne un sospiro, dicendosi che
comunque qualcosa bisognava farla, che fosse uno o l’altro
quello matto. -Perché non mi fai vedere questo fantomatico
costume?-
-Perché alla fine della ronda se lo porta via lui,
altrimenti te l’avrei già detto…-
mormorò il ragazzo, prima di rialzare il capo, colto da
un’improvvisa illuminazione. -Ci sono! Puoi vederci durante
la ronda!-
-E come?- chiese Kairi, incuriosita.
-Lo convincerò a passare nella zona di casa tua stanotte,
dato che abbiamo finito il giro e dobbiamo ricominciare da capo. Tu
affacciati alla finestra verso-
-Permesso.- esordì una profonda voce maschile da dietro la
porta dell’infermeria, anticipando l’ingresso del
tenebroso e imperturbabile Riku con la cartella sottobraccio. -Ciao
Sora, ho sentito cos’è successo, stai bene?-
Il castano s’era zittito immediatamente e ci stava mettendo
qualche momento di troppo a rispondere, quindi Kairi andò in
suo soccorso. -Sì, per fortuna la pallonata non era forte,
ma è caduto per terra e il professore ha preferito mandarlo
qui in infermeria per farlo stare tranquillo.- spiegò,
ottenendo un muto assenso.
L’argenteo si sedette sul lettino accanto con un piccolo
sospiro. -Dovresti stare più attento.- osservò.
-Comunque, quando te la senti andiamo a casa.-
Sora non poté far altro che annuire, gettando un rapido
sguardo a Kairi, pregandola in silenzio di farsi trovare alla finestra
quella notte, anche se non aveva fatto in tempo a dirle un orario
preciso né altri dettagli.
-Mi sembra un’ottima idea, Mr. Paopou!- esclamò
Capitan Riku, sottolineando la sua approvazione con un cenno del capo.
-Andare a controllare che la nostra principessa sia sana e salva
è uno dei primi compiti degli eroi!- aggiunse per poi
stringerlo in un abbraccio fraterno. -Sono contento di sentire che
finalmente anche tu hai compreso l’importanza del nostro
compito. Ora andiamo, la notte ci attende!-
Esclamata la sua frase di partenza, il maggiore era partito nella sua
corsa controllata, saltando da un’ombra di un edificio
all’altra, con il suo partner che lo seguiva a pochi passi.
Il castano si sentì di sperare in un miglioramento. Non era
stato difficile convincere l’amico che era meglio fare la
ronda nel quartiere in cui viveva Kairi, ora doveva solo sperare che la
ragazza fosse affacciata alla finestra e che li vedesse mentre si
muovevano di soppiatto tra le case. Ma era fiducioso, sapeva che
l’amica non l’avrebbe abbandonato al suo triste
destino legato con nodo scorsoio all’imbarazzante
identità segreta di Mr. Paopou.
-Alt!- esclamò a voce bassissima l’eroe di blu
vestito, appiattendosi contro il muro. -Guarda laggiù.-
disse, indicandogli con un cenno l’abitazione successiva.
Incuriosito, Sora si sporse e ciò che vide lo
gelò sul posto: la suddetta amica che avrebbe dovuto
aiutarlo era sì affacciata al davanzale, ma con la lampada
accesa che oltre a rendere ben visibile la sua figura, illuminava quasi
a giorno l’intero giardino. Ripresosi dalla morte apparente,
il castano avrebbe tanto voluto sbattere la testa contro la parete
più vicina.
-Osserva Mr. Paopou, la luce del cuore puro della nostra principessa
irrompe dalla finestra, illuminando tutto al pari del sole. Riesci a
vederla?-
-Fin troppo bene, Capitano.- commentò Sora con tono neutro.
-Possiamo passare a salutarla? Ovviamente non le diremo chi siamo,
visto che dobbiamo nascondere la nostra vera identità.-
tentò, cercando di raggiungere in qualche modo il suo
obiettivo.
-Potremmo, ma non lo faremo.- disse Riku, facendo scempio delle sue
ultime speranze. -È vero, dobbiamo proteggere la
principessa, ma non è necessario che lei sappia della nostra
esistenza. E ora che sappiamo che è al sicuro, possiamo
proseguire con la ronda. Andiamo, presto!-
Così detto, Capitan Riku fece dietro front e
attraversò la strada, prendendo la direzione opposta a
quella in cui la sua spalla voleva condurlo per rendere pubblica la sua
pazzia. Afflitto per l’ennesima sconfitta, l’eroe
dei mondi lo seguì di nuovo, sentendo un altro cappio
legarlo a quella follia che, ne era certo, lo avrebbe distrutto sotto
ogni punto di vista.
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Capitolo 4 *** Episodio 4: Messaggi in bottiglia - Gli eroi devono essere veloci! ***
Salve a tutti lettrici e
lettori affezionati! Pensavate che fossi scomparsa nel nulla eh? Invece
no! Il buco nero degli esami ancora non mi ha trascinata in un universo
alternativo e ho potuto continuare a scrivere questa delirante fic. Mi
sto divertendo un mondo, giuro x'D
Ma passiamo al prossimo
punto: i ringraziamenti. E oggi sono tanterrimi!
Ringrazio Filippo739 e Oxydebast per aver inserito la fic tra le
preferite; e ringrazio DolceAmu, Filippo739, Oxydebast e _monique_ per averla inserita tra le
seguite. Ovviamente ringrazio anche tutti quelli che leggono e, ultimi
ma non meno importanti, tutti i patatini e le stelline che mi
sostengono durante la scrittura e che mi danno sempre spunti su cui
lavorare e costruire situazioni sempre più assurde e
deliranti. Grazie cari <3
Per contro, Sora non li
ringrazia. Capirete presto il perché. Ma sono fatti suoi
ù.ù
Buona lettura!
Episodio 4: Messaggi in bottiglia
- Gli eroi devono essere veloci!
Per qualche giorno, Sora limitò al necessario le discussioni
con Kairi, che si era mostrata dispiaciuta fin dal mattino seguente.
Nel vederlo arrivare al fianco dell’amico -segretamente-
pazzo con due occhiaie che avrebbero potuto far invidia al davanzale di
una finestra, aveva finalmente capito che l’eroe dei mondi
non mentiva e che non era lui ad aver perso qualche rotella.
Nonostante le scuse espresse in modi diversi, il castano non
l’aveva ancora perdonata e le stava a distanza, per quanto
potesse, e quando erano insieme, cercava di comportarsi normalmente per
non insospettire né impensierire nessuno, primo fra tutti
Riku. Dopotutto, se il suo migliore amico riusciva a fingersi normale
durante il giorno mentre di notte dava libero sfogo alla sua follia
conclamata, perché non doveva essere in grado di fare lo
stesso? Doveva però dare una svolta alla sua routine,
altrimenti non ne sarebbe uscito sano di mente, ne era più
che certo.
Da quel momento, quindi, Sora iniziò a impegnarsi nello
studio, cercando di stare il più possibile attento alle
lezioni e avere meno lavoro da fare a casa, così da potersi
riposare in vista delle ronde notturne su cui Riku era tanto fissato e
per poter preparare messaggi di aiuto. Arresosi al fatto che non
avrebbe ricevuto sostegno né soccorso da Kairi
-l’unica che avrebbe potuto sostenerlo nella loro
situazione-, Sora aveva capito che doveva rivolgersi ad altri, che si
trovavano però fuori dalle Destiny Islands.
Rubacchiate dai rifiuti casalinghi due bottiglie di vetro e scritti i
messaggi, il custode del keyblade attendeva solo il momento giusto per
recarsi in spiaggia e affidare le sue speranze al mare e ai mondi che
aveva protetto con tutto se stesso. Con un sospiro, Sora nascose le due
missive sotto il proprio letto, assicurandole a un’asse
mobile che creava un nascondiglio perfetto per il suo scopo.
Aveva appena terminato, quando il consueto sassolino picchiò
contro il vetro della sua finestra, cogliendolo però di
sorpresa e facendogli sbattere la testa contro le doghe del suo
giaciglio. Trattenendo imprecazioni, maledizioni e
quant’altro potesse venirgli in mente da rivolgere al creato,
all’amico pazzo e mille altre cose, Sora si
preparò psicologicamente a vestire per l’ennesima
volta gli sgargianti panni di Mr. Paopou.
-Sai cosa faremo questa sera, Mr. Paopou?- domandò Capitan
Riku, sistemandosi la mascherina sul viso.
-Ehm… proteggeremo la pace dei mondi…?-
tentò il castano, finendo di allacciarsi la cintura.
-Apprezzo l’impegno, ma no, anche per oggi ci limiteremo alle
nostre amate
Destiny Islands.- affermò l’argenteo.
A quella frase, Sora strinse il pugno per non schiaffarsi una mano in
faccia. Davvero questo era lo stesso ragazzo che per tutta la loro
infanzia aveva progettato di andarsene dalla loro isola e che alla fine
ne aveva causato la distruzione per mano
dell’Oscurità? Se gliel’avessero
raccontato non ci avrebbe mai creduto. Mai.
-Tuttavia, Mr. Paopou, dobbiamo apportare delle modifiche al nostro
operare!- proseguì Riku, nascondendo in un cespuglio la
sacca che aveva usato per trasportare i costumi e tirando fuori
qualcos’altro da sotto i rami della pianta. -Siamo troppo
lenti e per poter combattere con efficacia ed efficienza le orde oscure
dobbiamo essere decisamente più veloci!- affermò,
tornando in piedi e mostrando all’amico ciò che
aveva in mano. -Ti presento i nostri mezzi di trasporto!-
Sbattendo gli occhi nascosti dall’imbarazzante maschera a
forma di stella, Sora osservò incredulo e perplesso i due
skateboard che l’altro custode gli stava mostrando. Il primo
aveva le rotelle rosse, la tavola blu totalmente ricoperta di
brillantina color argento e le lettere "C" e "R", incastrate
l’una nell’altra, dipinte di bianco, da tutto
ciò comprese che quello doveva essere il “mezzo di
trasporto” del Capitano. Il secondo avrebbe dovuto portare in
giro lui, l’eroe dei mondi, il custode del keyblade per
antonomasia, quindi con un peso sul cuore e il terrore che si faceva
largo a grandi falcate nella sua mente, passò a guardare il
secondo skate. Quattro rotelle arancioni erano fissate a una tavola
dipinta con un motivo a frutti paopou su sfondo giallo chiaro e la
scritta “Mr.P” in arancio scuro proprio nel centro.
Il colpo di grazia al suo orgoglio, però, lo diedero i tre
frutti paopou attaccati sul davanti dello skateboard, come la polena di
una nave.
-Belli vero?- domandò Capitan Riku, porgendo al partner la
sua tavola. -Con questi, saremo molto più veloci e potremo
fare molta più strada!-
Sora deglutì a vuoto, cercando una scusa qualunque che
distruggesse la logica inoppugnabile di quel delirio che lo stava
riducendo a un ammasso inguardabile di stelline gialle con le
foglioline verdi e la calzamaglia aderente.
-Ma… non faremo rumore sulla strada?- tentò.
-Potrebbero sentirci.-
Il sorriso del pazzo che aveva preso il posto del suo migliore amico e
l’indice che si muoveva in segno negativo gli piantarono una
freccia nel petto.
-Mi credi così sprovveduto, Mr. Paopou?- chiese. -Ovviamente
ho usato una magia per silenziare i nostri bolidi.-
La freccia affondò con crudeltà inaudita, mentre
la sua dignità faceva i bagagli con aria offesa e se ne
andava senza nemmeno salutare.
-Un’idea geniale, non è vero?-
Come si poteva contraddire qualcuno che ti mostrava la cosa
più orrida e raccapricciante mai vista sulla faccia
dell’intero universo, con un sorriso così sincero
e una gioia che avrebbe potuto farsi persona e mettersi a ballare in
mezzo a loro tanto era grande?
-…genialissima, Capitano. Non avrei saputo fare di meglio.-
Non si poteva, semplice.
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Capitolo 5 *** Episodio 5: Lontano cugino - Il Generale Scar! ***
Buonsalve appassionati
di avventure mirabolanti (?)! Come ho detto, questa fic la scrivo a
tempo perso e durante la preparazione degli esami mi è stata
molto d'aiuto per rilassarmi e distrarmi un po'. Ma veniamo a noi!
Eravamo rimasti col povero Sora e i suoi messaggi in bottiglia,
sarà riuscito a "spedirli"? E se sì, gli
interpellati risponderanno alla chiamata d'aiuto? Leggete e scoprite!
ù.ù
Prima di lasciarvi, mi
prendo la solita riga per i ringraziamenti. Grazie a Doll_Enamel per aver messo la fic tra le
seguite :3
E ora, ciancio alle
bande, buona lettura!
Episodio 5: Lontano cugino - Il
Generale Scar!
I giorni passavano fin troppo rapidamente per i gusti del prescelto del
keyblade, ormai conosciuto dai suoi neuroni come Sora il Martire,
mentre le notti -sempre per il suddetto santo privo di aureola-
parevano sempre più lunghe e andavano ben oltre il limite
sancito da una cosa un tempo a lui nota come amor proprio.
Passando completamente una notte in bianco, alla fine l’eroe
dei mondi era riuscito a sgattaiolare fuori di casa prima
dell’alba e ad affidare le sue richieste di soccorso al
destino, sperando che si rivelasse magnanimo e di umore così
buono da permettergli di ricevere almeno un sostegno psicologico nella
sua odissea personale.
Dalla nefasta notte in cui Riku gli aveva appioppato
quell’imbarazzante tavola a rotelle -chiamarla con il suo
nome originale sembrava quasi un insulto- e dall’alba di due
giorni dopo in cui aveva “spedito” i messaggi erano
passate due settimane abbondanti, e Sora cominciava a capire il reale
significato della parola rassegnazione.
Come facesse Re Topolino a fargli arrivare i messaggi in bottiglia al
momento opportuno restava un mistero, ma se lo sarebbe fatto svelare
nel caso in cui avesse ricevuto risposta dal sovrano, dato che uno dei
destinatari era proprio lui. Il castano sapeva che Riku e il Re avevano
trascorso molto tempo insieme l’anno in cui lui era rimasto
addormentato, quindi aveva pensato che non poteva esserci candidato
migliore per la missione di soccorso, però per sicurezza, si
era rivolto anche a qualcun altro. Sora poteva vantarsi di avere tanti
amici, ma a conti fatti, erano pochi quelli in grado di dargli una mano
in quella situazione, e credeva che Cid e gli altri avrebbero potuto
fare qualcosa. Erano riusciti a mettere insieme un Comitato di Restauro
per Hollow Bastion, quanta differenza poteva esserci tra un mondo
sull’orlo della rovina -scampata soprattutto per merito suo,
ma sono banali cavilli- e una mente completamente scoppiata? A parere
suo e dell’ultima, flebile scintilla di speranza rimastagli,
talmente poca da risultare nulla.
Così, Sora aspettava, sospirando dalla finestra con gli
occhi fissi sulle stelle, come una fanciulla innamorata in attesa del
suo principe azzurro sul cavallo bianco pronto a cantarle una serenata
al chiaro di luna. Sora aspettava e inesorabilmente perdeva fiducia,
sentendo la corda del cappio fare un altro letale giro per legarlo
sempre di più alla calzamaglia gialla di Mr. Paopou.
-Cosa credevo?- pensò il ragazzo, camminando lentamente
verso casa dopo aver salutato Riku a un bivio. -I mondi sono divisi
ormai, come ho potuto pensare che una bottiglia di vetro buttata in
mare potesse viaggiare per i mondi e recapitarsi da sola al
destinatario? Perché non esistono dei postini speciali, eh?-
proseguì, giungendo di fronte all’uscio della sua
dimora.
Sospirò afflitto, pescando le chiavi dalla cartella. -Sono
senza speranza…-
-Ehi, Sora!-
Il custode scosse il capo con un altro sospiro. -No anzi, peggio. Sono
ridotto all’osso, mi è sembrato di sentire la voce
di- una mano sulla sua spalla lo zittì e lo costrinse a
voltarsi. -Leon…-
-Ciao, ho ricevuto il tuo messaggio, sono venuto appena ho potuto.-
asserì il ragazzo, celando la preoccupazione che sentiva
salire a ogni secondo per le condizioni in cui versava
l’amico: viso sciupato e occhi increduli che presto si
riempirono di lacrime come quelli di un bimbo per il sollievo di
vederlo. -…Allora, cos’è successo?-
domandò, prima di essere trascinato dentro
l’abitazione.
Dire che Leon era confuso sarebbe stato un mero eufemismo. Consumato un
rapido pranzo, nella lieve ombra creata dalle tende ben tirate, il
keyblader aveva preso tutto il proprio coraggio e aveva raccontato
quanto stava succedendo da quasi un mese. E ora erano lì in
silenzio, il padrone di casa desideroso di trovare una fossa per
seppellire se stesso e la propria vergogna e l’ospite che lo
fissava con le braccia incrociate sul petto.
Sbattute le palpebre un paio di volte, Leon si strinse il ponte del
naso, sfiorando la cicatrice e riflettendo sul da farsi. Due giorni
prima Yuffie si era precipitata da lui con una bottiglia che aveva
ripescato dalla fontana del mercato, ed era rimasto incredibilmente
sorpreso quando aveva scoperto da dove arrivava il messaggio al suo
interno. Una richiesta di aiuto in poche, urgenti parole da parte
dell’eroe dei mondi non poteva essere presa alla leggera,
quindi era partito. Giunto sull’isola con una gummiship
monoposto, Leon non aveva faticato nel trovare l’amico
bisognoso, ma ora stava faticando parecchio a credere a ciò
che aveva sentito. Nemmeno per un attimo, però,
pensò che il ragazzo gli avesse mentito. Se era certo di una
cosa, questa era la sincerità del custode e sincera era
anche la sua disperazione, che trapelava dalla sua voce e dal suo
sguardo.
Non aveva mai incontrato il famoso Riku, ma dai racconti del Re e dello
stesso Sora aveva compreso che doveva essere un ragazzo molto simile a
lui e la sola idea di trovarsi in una situazione del genere lo faceva
rabbrividire.
Si schiarì la voce, attirando su di sé le iridi
azzurre dell’altro. -Quindi non sai cosa gli sia accaduto per
farlo diventare così?- chiese, cercando di dare una logica a
quegli eventi bizzarri.
-M-Mi credi…?- replicò Sora in un soffio
sorpreso, facendogli alzare un sopracciglio.
-Sì, perché non dovrei? Certo, la situazione
è assurda, ma non penso che- s’interruppe quando
il più giovane gli gettò le braccia al collo per
abbracciarlo.
-G-Grazie!- mormorò commosso. -Grazie Leon!- ricevute un
paio di fraterne pacche sulla schiena, Sora tornò a sedersi.
-Io non so cosa sia successo… Una sera
s’è presentato sotto la mia finestra e ha tirato
fuori quei costumi, Capitan Riku e… Mr. Paopou…
Ma con gli altri, con Kairi, a scuola, si comporta
normalmente…- spiegò, piegandosi in avanti con i
gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli. -Forse è
l’Oscurità? Un frammento lasciato
dall’Heartless di Xehanort? Oppure…-
sgranò gli occhi quando ebbe un’illuminazione, che
sembrò accendergli un coro angelico nelle orecchie.
-…e se avesse semplicemente sbattuto la testa?-
-Non ci avevi pensato?-
-No… Non ti sembra un po’ troppo per una botta in
testa?-
-Effettivamente la sua… follia sembra fin troppo
articolata.- rifletté Leon. -Però, sono convinto
che scoprendo com’è cominciata questa storia,
troveremo il modo di risolverla.-
-Hai ragione!- disse Sora. -Cercherò di scoprire se ha un
bernoccolo da qualche parte… se è stato davvero
un colpo alla testa a farlo impazzire, dev’essere stato bello
forte e il segno dovrebbe vedersi ancora.-
Il bussare alla porta frenò qualsiasi replica da parte del
ragazzo con la cicatrice sul viso, mentre il custode gelava sul posto e
gli occhi gli si allargavano come palline da golf. Aveva chiesto aiuto
a qualcuno esterno al suo mondo senza pensare alle conseguenze che ne
sarebbero venute. A quanto pareva, era già inconsciamente
istruito sul significato di rassegnarsi. Altri colpi, più
decisi, lo risvegliarono dalle sue riflessioni.
-Se è Riku, o Kairi, sei venuto a trovarmi per vedere come
sto, se è mia madre stessa cosa, mentre se è
un’altra persona qualsiasi sei un lontano cugino da parte di
mio padre.- senza attendere una risposta, Sora andò ad
aprire e nemmeno una magia Blizzard gli avrebbe fatto sentire
così freddo.
-Era ora! Stavo per prendere la chiave di scorta, si può
sapere dove ti eri cacciato?- domandò l’argenteo,
prima di notare il paio di scarpe sconosciute nell’ingresso.
A confronto con lo sguardo sospettoso e affilato che Riku
lanciò all’interno della casa, un Blizzard si
sarebbe sciolto per la fifa, gocciolando umilmente sul pavimento.
-Bene Mr. Paopou, la grande battaglia che aspettavo è
giunta!- affermò gravemente Capitan Riku.
Uno strano istinto cominciò a risvegliarsi nel cuore
dell’eroe dei mondi, ma non capiva cosa volesse dirgli. Era
indeciso tra il “fuggi finché sei in
tempo” e il “forse ti conviene fingerti morto,
magari la scampi”.
-Di cosa stai parlando, Capitano?- chiese, deglutendo, mentre un
pericoloso sospetto iniziava a farsi le unghie sulla sua calzamaglia
gialla.
-L’Oscurità ha mandato il primo dei suoi uomini
migliori: il Generale Scar!- spiegò, controllando che le
ruote del suo skateboard non avessero danni. -Dobbiamo fermarlo prima
che metta in pericolo la nostra principessa e le Destiny Islands!-
Il sospetto divenne una certezza e gli squartò costume e
pelle. Doveva correre ai ripari. -M-Ma Capitano! Leon è un
amico, ha protetto molte persone! Non è un soldato
dell’Oscurità!-
-Ti ha ingannato, Mr. Paopou!- sibilò l’argenteo.
-Che motivo avrebbe di venire qui a cercarti? Ricordi cosa ti ho detto
all’inizio della nostra missione? Noi saremo i primi a essere
presi di mira, i primi a cadere nell’inganno dei nostri
nemici!-
Preoccupato per il tono assunto dal migliore amico, Sora tacque. Cosa
si era detto fin dal principio? Non doveva farlo arrabbiare se non
voleva finire infilzato da un keyblade. Prendendo un paio di respiri
profondi, il castano tornò a mente lucida e si
preparò a una nuova battaglia verbale con cui sperava di
guadagnare un po’ di tempo.
-Allora cosa faremo, Capitano? Leon- Cioè, il Generale Scar
è sull’isola dei bambini e di notte è
pericoloso avventurarsi in mare.- asserì serio.
-È vero che gli eroi non devono fermarsi di fronte a niente,
ma il mare non segue regole che non siano le sue.-
A quelle parole, Riku si calmò e si portò una
mano al mento per riflettere. Poco dopo, alzò il volto verso
il cielo scuro, privo della luce abbagliante della luna.
-Credo che tu abbia ragione Mr. Paopou. Per stanotte faremo la solita
ronda, nel frattempo penserò a qualcosa per contrastare le
possibili mosse del nostro avversario.- disse, annuendo. -Grazie Mr.
Paopou, stavo per compiere una sciocchezza.- aggiunse con un sorriso
prima di abbracciarlo.
Con un sospiro di sollievo, Sora ricambiò la stretta. -Ehi,
sono il tuo partner, è compito mio farti ragionare.-
Capitan Riku rise di cuore. -Hai ragione! Ora seguimi Mr. Paopou, la
notte è ancora lunga!- esclamò a bassa voce,
prima di salire sullo skateboard e darsi la spinta per partire.
O almeno, il piano era quello. La pietra in cui inciampò e
che lo fece finire a gambe all’aria doveva evidentemente
pensarla in modo diverso.
Ordunque, non potevo
lasciarvi così, senza due righe a fondo pagina
ù.ù
L'aiuto che Sora cercava è giunto, ma con esso è
arrivato anche il nemico che Capitan Riku aspettava da sempre (?):
Leon/il Generale Scar. Non vi dico perché ho scelto questo
nome per l'antagonista, vediamo se lo capite da soli. Tanto
è facilissimo ù.ù Leon, a differenza
di Kairi, ha creduto al povero custode sfortunato ed è
pronto ad aiutarlo, mentre Riku non vede l'ora di scontrarsi con lui
per difendere le Destiny Islands. Cosa succederà lo
scoprirete la prossima volta ù.ù
Spero che questo episodio vi sia piaciuto e che vi abbia fatto scappare
almeno una risata :3
Alla prossima!
See ya!
|
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Capitolo 6 *** Episodio 6: Messaggio segreto - La grande battaglia! ***
Ben ritrovati
appassionati di avventure mirabolanti! Approfittando del tempo libero e
della connessione in biblioteca, eccomi qui con un aggiornamento
infrasettimanale ù.ù È
rarissimo, ma ogni tanto può capitare
ù.ù
Ma torniamo a noi!
Avevamo lasciato i nostri (super)eroi alle porte della battaglia con il
Generale Scar, il terribile messo dell'Oscurità secondo i
neuroni scoppiati di Capitan Riku. Non è un capitolo
lunghissimo, ma spero possa piacervi comunque :3
Prima di lasciarvi alla
lettura, ringrazio pandora
tsubasa per
aver messo la fic tra le seguite! E ovviamente, ringrazio tutti i
lettori silenziosi, tutti quelli che commentano e anche chi mi sostiene
da dietro le quinte :3 Grazie a tutti quanti! <3
Ora vi lascio, ci
vediamo a fondo pagina ù.ù Buona lettura!
Episodio 6: Messaggio segreto -
La grande battaglia!
Rinunciando ancora una volta alle sue preziose -poche e quasi
sconosciute a dirla tutta- ore di sonno, Sora si era diretto
all’isola dei bambini per avvertire l’amico in
visita delle intenzioni di Capitan Riku. Lo trovò ancora
placidamente addormentato nella baracca sulla spiaggia e quasi gli
dispiacque disturbarlo. Il maggiore scattò seduto non appena
lo sentì avvicinarsi, ma si rilassò quando lo
riconobbe e lo salutò con un piccolo sorriso.
Aggiornato sulle novità, il giovane gunblader
inarcò un sopracciglio. -Generale Scar, eh?-
ripeté dopo aver sentito il proprio “nome di
battaglia”. -Certo che il tuo amico ne ha di fantasia.-
-Non credevo ne avesse così tanta, davvero.-
sospirò Sora. -Leon, io non voglio farti
rischiare… Forse è meglio se ritorni a Radiant
Garden.-
-Non esiste.- affermò categorico il guerriero. -Non posso
lasciarti in balia di questa follia, sei esausto. Non me ne vado senza
averti aiutato in qualche modo.-
Il custode liberò un altro sospiro, appoggiandosi alla
parete della baracca. -Grazie Leon.-
Il maggiore sorrise, scompigliandogli i capelli. -Prego, gli amici
servono a questo, no?-
-Giusto… E se Riku viene a cercare il Generale Scar?-
-Ci inventeremo qualcosa.-
Lasciata l’isola dei bambini, Sora si affrettò a
tornare a casa per poi avviarsi al bivio dove incontrava sempre il
migliore amico per andare a scuola. Camminare al fianco di Riku in
tutta tranquillità, per un po’ diede al castano
una parvenza di normalità che aveva quasi dimenticato.
Parlare di compiti in classe, partite di blitzball e altre cose
normali, per qualche minuto fece dimenticare a Sora tutta
quell’assurda storia e le sue improponibili componenti
-calzamaglia aderente e mezzo di trasporto.
Ovviamente quell’idillio non poteva durare troppo e a
decretarne il rigor mortis -il decesso era avvenuto dopo i primi due
minuti- fu un biglietto ripiegato che l’eroe dei mondi si
ritrovò nella mano libera dalla cartella.
“Questa notte
agiremo, Mr. P., l’appuntamento è in spiaggia alle
ore 20:00.
La battaglia con il
Generale Scar non può più attendere, le Destiny
Islands contano su di noi.
C.R.
Ps: il biglietto
prenderà fuoco tra pochi minuti.”
Strabuzzando gli occhi e trattenendo un urlo in falsetto, il
quindicenne non ebbe altra scelta che fare il messaggio a brandelli e
buttarlo nel primo cestino vuoto che incontrò, per fortuna
ci riuscì qualche secondo prima che una magia Fire lo
riducesse in cenere.
Con un sospiro di stanco sollievo, Sora tornò a concentrarsi
sul cammino e sul proprio amico che non aveva fatto la minima piega.
Infatti l’argenteo continuava a guardare dritto verso
l’orizzonte, mettendo un piede avanti all’altro,
come se nulla fosse accaduto, e il castano quasi lo invidiò.
Quasi. Non ci teneva poi molto a diventare pazzo.
Leon, all’anagrafe Squall Leonhart, guerriero esperto
nell’uso del gunblade, dall’alto dei suoi ventisei
anni*, poteva dire di aver visto abbastanza stranezze e
particolarità da non stupirsi più di tanto di
fronte a delle novità. Dovette però ricredersi
profondamente quando, a mezzanotte sotto la luce candida e brillante
della falce lunare, si ritrovò davanti a Capitan Riku e alla
sua sfortunata spalla, e comprese che in realtà di cose che
potevano sorprenderlo ce n’erano ancora fin troppe.
-Sora… cosa diavolo ti sei messo?- riuscì a
chiedere dopo un paio di tentativi andati a vuoto che gli valsero una
buona imitazione di un pesce.
-Qui non c’è nessun Sora!- replicò
l’argenteo, battagliero. -Stai per incontrare la tua ora
Generale Scar! Capitan Riku e Mr. Paopou sono qui per fermarti!-
Non visto dal migliore amico, l’eroe dei mondi si
sbatté una mano sulla faccia coperta dalla maschera a forma
di stella.
-Impugna la tua arma Generale!- proseguì Riku, estraendo la
propria.
Nel vedere la fionda blu con l’elastico rosso e nel
trovarsene in mano una identica solo gialla e con l’elastico
arancione, il custode della Catena Regale avrebbe tanto voluto buttarsi
in mare legato a uno scoglio, perché scavarsi una fossa in
cui seppellirsi non sarebbe bastato. Ma probabilmente nemmeno tutto
l’oceano di quel mondo sarebbe stato sufficiente per lavar
via la sua vergogna sempre più indelebile.
Perplesso, Leon obbedì all’ordine e
impugnò il Revolver con entrambe le mani, accettando in
silenzio la sfida del ragazzo impazzito. Visto che Sora stava al gioco,
lo avrebbe fatto anche lui, confidando nel celere arrivo di
un’idea che potesse fermare quel teatrino.
La sua buona stella, però, doveva essersene andata in
vacanza con quella del custode castano, perché si
ritrovò bersagliato da una pioggia di biglie a cui non
sapeva bene come rispondere, senza fare del male al sedicenne. Scure
come la notte che aveva attorno, le sfere di vetro erano piccole e
difficili da scorgere e lo colpirono ripetutamente alle gambe e qualche
volta sulle spalle. Nonostante tutto, doveva ammettere che Riku era un
tiratore eccellente e preciso, di cui riuscì finalmente a
deviare numerosi attacchi grazie alla lama del gunblade posta di
traverso. Sora contribuiva con scarsi tiri, fingendo entusiasmo e
spirito combattivo, dando prova di una notevole dote recitativa.
-Cosa aspetti Generale Scar? Non contrattacchi?- domandò
Capitan Riku, aprendo una nuova borsetta di proiettili di vetro.
-Se è questo che vuoi, Capitano.- rispose Leon, puntando in
avanti la propria arma. -Morfeo.- bisbigliò premendo il
grilletto.
Intuendo la direzione del dardo, l’argenteo si
voltò immediatamente verso il suo partner per proteggerlo
col proprio corpo.
Mr. Paopou si levò la maschera a forma di stella e
deglutì, gettando un’occhiata ansiosa
all’amico prono a terra a cui sfilò la mascherina.
-Era proprio necessario sparargli?- domandò, accucciandosi
accanto a lui.
-Era solo una magia per farlo dormire.- spiegò il gunblader,
chinandosi a sua volta per mostrare che non c’era alcun
proiettile sulla schiena del presunto eroe. -Visto?-
Sora sospirò di sollievo. -Scusa, non è che non
mi fidi di te…-
-Non preoccuparti.- replicò il maggiore, prendendo
l’argenteo tra le braccia e tornando in piedi. -Lo porto
nella baracca?-
-No, seguimi. Nel Luogo Segreto abbiamo i sacchi a pelo e due
lanterne.- rispose il custode, avviandosi verso la grotta nascosta dai
cespugli. -Finalmente potrò vedere se ha un bernoccolo o due
da accusare per la sua pazzia…- mormorò poi,
dando un rapido sguardo al ragazzo beatamente addormentato con la mano
ancora stretta sulla fionda.
Lo osservò con dolcezza e un piccolo sorriso. Nonostante lo
scoppio di quella vena folle e le sue terrificanti conseguenze
-soprattutto la calzamaglia- Sora sapeva che quel ragazzo era ancora
Riku, il suo migliore amico, e avrebbe fatto di tutto per aiutarlo a
tornare come prima, gli voleva bene e non poteva lasciarlo in quelle
condizioni.
In più, dubitava seriamente di sopravvivere molto a lungo
con questa doppia vita.
Rieccoci. Battaglia
epica, neh? Oh, andiamo quando mai vi ricapiterà di vedere
Riku e Sora sfidare il più esperto gunblader con una fionda
e delle biglie? Roba che manco i peggiori vicoli di Topolinia o
Paperopoli (?). Poi, avete presente l'Ispettore Gadget e i suoi
biglietti che esplodevano dopo cinque minuti? Ecco da dove arriva il
biglietto per Mr. Paopou che prende fuoco ù.ù
Parlando di Leon, avrete notato l'asterisco che ho lasciato di fianco
alla sua età. Ebbene, facendo ricerche sulla wikia (trovate qui la
scheda di Leon) ho scoperto che ai tempi del primo Kingdom Hearts, Leon
aveva 25 anni, quindi visto che la matematica non è
un'opinione ed è passato un anno, facciamo insieme 2+2 che non fa pesce
ù.ù
Bene benissimo! Nel prossimo episodio saprete cos'è successo
a Riku: bernoccolo oppure ricaduta causata da residui di Ansem?
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia
divertiti! Alla prossima!
See ya!
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Capitolo 7 *** Episodio 7: Lo smemorato delle Destiny Islands - Arrivano i rinforzi! ***
Buongiorno a tutti amici
avventurieri (?)! Pensavate che mi fossi dimenticata di Capitan Riku e
di Mr. Paopou? Giammai! ù.ù Mi sono voluta
prendere del tempo per lavorare ad altre fan fiction, per programmare
bene questa, e per riprendere in mano altri progetti che forse un
giorno riuscirò a pubblicare seriamente. Ma veniamo a noi!
Eravamo rimasti alla
conclusione della grande battaglia contro il Generale Scar: finalmente
verrà rivelata la natura della pazzia del grande Riku.
Ultima cosa, se leggendo
il titolo vi viene in mente un film di Totò state tranquilli
perché è un riferimento voluto
ùwù
Detto questo, vi auguro
una buona lettura!
Episodio
7: Lo smemorato delle Destiny Islands - Arrivano i rinforzi!
Alla fine l’aveva scoperto.
Il suo migliore amico, il grande Riku, non era caduto di nuovo tra le
grinfie dell’Oscurità. Piuttosto, pareva che
qualcosa di molto pesante gli fosse caduto sulla testa, lasciandogli
due bernoccoli belli grossi come ricordo, nonostante fossero passate
molte settimane dall’inizio di quella faccenda. Come fosse
accaduto, probabilmente sarebbe rimasto un mistero irrisolto.
La mattina seguente allo “scontro” con il Generale
Scar, l’argenteo aveva i ricordi abbastanza confusi da
credere al racconto della sua fedele spalla, che lo vedeva vincitore di
quella terribile battaglia al chiaro di luna di cui aveva preso le
redini, e che si era conclusa con la vergognosa fuga del loro nemico,
senza promessa di ritorno per un’eventuale vendetta nei loro
confronti. Capitan Riku non poteva che essere soddisfatto e compiaciuto
dell’incredibile coraggio dimostrato dal suo partner.
Nella versione ufficiale dei fatti, Leon era tornato a Radiant Garden
in cerca di consiglio e di una soluzione magica da parte del saggio
Merlino, perché nonostante avessero scoperto
l’origine di quella terrificante follia i due castani non
avevano saputo che pesci prendere. Di certo non potevano tirargli un
altro colpo in testa, visti gli effetti dei primi due non osavano
pensare a un possibile sviluppo di un terzo bernoccolo.
Così la vita era ripresa tale e quale a prima per Sora il
Martire, tra scuola, ronde notturne fortunatamente
prive di imprevisti impossibili da gestire -ogni tanto dovevano
nascondersi nei posti più impensabili, ma ormai Mr. Paopou
si era affezionato al cane di quella famosa cuccia-, e tristi mattine
dei fine settimana passate sui doveri scolastici, i giorni passavano
sempre più veloci. Ne erano passati così tanti
che l’eroe dei mondi si era dimenticato di aver affidato le
sue speranze a un secondo messaggio in bottiglia. La rassegnazione
ormai aveva messo radici profonde nel cuore del giovane keyblader.
Quando un sassolino colpì la sua finestra, Sora
sobbalzò con tanta violenza da rompere la punta della matita
con cui stava scrivendo gli esercizi di matematica. Preso dal panico,
il castano corse a guardare l’orologio ma si calmò
immediatamente quando vide che era fin troppo presto perché
iniziasse la ronda. Una seconda pietruzza rimbalzò piano sul
vetro e il custode cominciò seriamente a preoccuparsi: chi
poteva essere se non Riku?
Deglutendo, si avvicinò al davanzale e aprì la
finestra, quindi guardò giù per poi sgranare gli
occhi celesti, incredulo.
-Ehilà Sora!- esclamò a bassa voce Re Topolino,
salutandolo con un gran sorriso e un energico gesto del braccio. -Come
te la passi?-
-V-Vostra Maestà!- replicò il ragazzo,
sporgendosi del tutto. -Cosa fate qui?-
L’altro prescelto gli rivolse uno sguardo perplesso. -Mi hai
chiamato tu! Vedi?- disse lui, mostrando la bottiglia e il messaggio al
suo interno. -Credo di essere un po’ in ritardo, ma non sono
potuto venire prima. Ero dal Maestro Yen Sid e- si zittì
quando l’amico sembrò letteralmente precipitarsi
fuori dalla sua stanza e poi giù per le scale, fermandosi
solamente dopo averlo raggiunto e stretto in un abbraccio
spacca-costole degno di Pippo.
-Sono così felice che siate qui!- esclamò il
ragazzo con voce disperata.
Confuso, il sovrano si limitò a farsi stringere e a battere
amichevolmente una mano sulla schiena del giovane. -Anch’io
sono contento di vederti, Sora.- asserì dopo qualche
secondo. -Il tuo messaggio mi ha fatto preoccupare, però.
Vuoi dirmi cosa sta succedendo?-
Il sovrano di Disney Castle era rimasto a bocca aperta quando ancora
non era arrivato a metà del racconto -al punto in cui si era
dovuto nascondere dentro
un cespuglio su ordine di Capitan Riku- e ora che era finito, la sua
mascella sembrava pronta a staccarsi per cadere fragorosamente sul
pavimento di legno della stanza di Sora. Ma non lo fece, forse per
rispetto dell’imbarazzante silenzio che era calato come un
macigno tra i due custodi.
Topolino si destò dal suo stupore con qualche attimo di
ritardo, quindi chiuse la bocca, sbatté e palpebre e si
schiarì la voce. -Quindi… quanto tempo fa
è andato via Leon?-
-Sei giorni fa.- rispose prontamente il ragazzo. -Ha deciso di tornare
a Radiant Garden per chiedere consiglio a Merlino, forse lui conosce un
incantesimo che può aiutare Riku a tornare
normale…-
-Accipicchia, ad averlo saputo prima avrei chiesto consiglio a Yen
Sid.- rifletté il Re, incrociando le braccia. -E tu? Hai
pensato a qualche soluzione?-
Il castano liberò un lungo sospiro stanco. -Ci penso ogni
giorno e ogni notte, ma non mi viene in mente nulla di
utile… Ho pensato persino a un esorcismo, ma non credo che
faccia al caso nostro.-
Il custode dalle orecchie tonde ridacchiò appena. -Oh,
andiamo! Un esorcismo mi sembra un po’ esagerato.-
Quando meno di un’ora dopo, Re Topolino si ritrovò
davanti a Capitan Riku e Mr. Paopou pensò che forse
l’idea di Sora non fosse poi così assurda.
-Vostra Maestà!- esclamò l’argenteo,
correndo ad abbracciare l’amico di tante avventure, che
rimase stupito per un attimo dalla formalità con cui era
stato chiamato. -È un onore avervi qui sulle nostre umili
spiagge! Cosa ci fate qui?-
Finalmente libero dalla stretta del sedicenne, il sovrano diede
un’occhiata rapida al custode castano, che gli fece numerosi
gesti -anche molto plateali- per fargli capire che non doveva parlare
assolutamente del suo messaggio in bottiglia.
-Mi ha chiamato Sora!- esclamò poi e
l’interpellato gelò.
Forse la sua mimica non era stata abbastanza chiara? Forse aveva
sbagliato qualcosa col cenno negativo della testa e il segno di
decapitazione? Forse il Re lo voleva morto, trafitto dal keyblade di un
prescelto pazzo? Sora iniziò a mangiarsi le unghie
attraverso i guanti arancioni -sfavillante novità di quella
sera- e a ragionare su quale potesse essere la causa
dell’odio del sovrano di Disney Castle. Forse era stata
quella volta ad Hollow Bastion, che aveva disobbedito al suo ordine e
si era buttato a capofitto sull’orda di Heartless che stava
per invadere la città? Forse…
-Mi ha raccontato dei vostri nobili intenti e così sono
venuto a dare una mano!-
…aveva già detto che era felice di averlo
lì?
Sobbalzò per la sorpresa quando le mani di Riku gli si
posarono con fermezza sulle spalle. Non poteva vederlo bene, ma avrebbe
giurato di scorgere uno strano e inquietante luccichio dietro le retine
bianche della mascherina.
-Mr. Paopou, sono orgoglioso di te.- pronunciò fiero il
sedicenne, stringendo la presa. -Ora ne sono certo, la nostra missione
può proseguire solo nel migliore dei modi.-
Topolino osservò in silenzio lo scambio di battute tra i due
custodi e l’atteggiamento del maggiore gli fece quasi
tenerezza. Nonostante la stramba pazzia che pareva averlo colpito
duramente, il suo amico aveva sempre a cuore la salvezza dei mondi
prima di ogni altra cosa.
-Benissimo!- esclamò Capitan Riku, battendo un pugno
sull’altra mano aperta. -Il Generale Scar è stato
sconfitto, ma non possiamo abbassare la guardia! I messi
dell’Oscurità sono sempre in agguato!-
avvertì, abbassando all’improvviso la voce e
guardandosi attorno. -Visto che il Re è qui con noi, stasera
rinunceremo ai nostri mezzi di trasporto.-
A quelle parole, Sora mandò una preghiera di ringraziamento
a Kingdom Hearts e qualsiasi altra divinità o essere
ultraterreno che quella sera aveva deciso di scomodarsi a guardare da
quelle parti.
-Seguimi Mr. Paopou! La notte è ancora lunga!-
annunciò poi, prima di voltarsi verso il loro illustre
ospite. -Vostra Maestà-
-Capitan Riku…- lo interruppe gentilmente il sovrano dalle
orecchie tonde. -…puoi chiamarmi per nome, ricordi?- disse,
fissando attentamente la mascherina che celava lo sguardo acquamarina
del ragazzo.
Riku era suo amico, anche se separati avevano lottato insieme contro
l’Oscurità che albergava nei corridoi di Castle
Oblivion, ed era stato laggiù che aveva detto al giovane di
non usare titoli per rivolgersi a lui. Possibile che quei letali
bernoccoli gliel’avessero fatto dimenticare?
-Ricordo perfettamente, Vostra Maestà.- rispose
l’argenteo, avviandosi verso l’esterno del cortile
di casa dell’amico. -Ma non posso mancarvi di tanto
rispetto.- affermò serio. -Io sono solo un umile servitore
della Luce che ha l’importante compito di difendere
quest’isola!- proseguì, prima di girarsi
un’ultima volta. -Andiamo Mr. Paopou!- concluse, avviandosi.
-Visto?- fece Sora, affiancando il Re rimasto attonito. -Completamente
andato.-
Topolino non poté far altro che annuire in silenzio. E
davvero, forse l’esorcismo non era un’idea
così stupida da prendere in considerazione.
Ebbene sì,
Riku ha ricevuto un gran colpo sulla capoccia ed è
impazzito! ù.ù Come si risolverà la
questione lo scoprirete presto.
Nel mentre è arrivato anche Re Topolino a dare sostegno
psicologico al nostro povero Martire, che ne ha tanto, tantissimo
bisogno ù.ù
Spero che anche questo episodio vi sia piaciuto e che vi abbia fatti
divertire! Alla prossima!
See ya!
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Capitolo 8 *** Episodio 8: Speranza - L’onore è tutto nostro! ***
Salve a tutti amanti
delle avventure folli (?)! Ormai siamo alle battute finali di questa
tortura nei confronti di Sora il Martire, già
perché il decimo sarà l'ultimo episodio... se non
cambio i progetti, ovvio ù.ù
Ma veniamo a questo episodio: eravamo rimasti con l'arrivo della pantegana
di Re Topolino alle Destiny Islands per dare sostegno all'eroe dei
mondi. Come sarà proseguita l'avventura? Anche il sovrano
sarà caduto vittima della pazzia che ha colpito il grande
Riku o sarà scampato a questo infame destino? Vedrete da voi
ù.ù Buona lettura!
Episodio 8: Speranza -
L’onore è tutto nostro!
Nonostante tutta la propria esperienza, Re Topolino ammise di non
sapere proprio cosa fare.
I colpi che si erano abbattuti sulla testa di Riku erano stati senza
alcun dubbio belli forti, visto che erano stati in grado di riscrivere
gran parte della personalità del ragazzo e sostituirla con
qualcosa di inatteso -a voler essere gentili. Qualcosa che molto
probabilmente avrebbe dato del filo da torcere persino al suo prode
Capitano armato di scudo, che di certo non brillava per intelligenza.
Il Mago di Corte forse sì, ma non il Cavaliere.
Poteva, però, tirare un piccolo -ma proprio piccolo, eh-
sospiro di sollievo, perché almeno Capitan Riku non era
pericoloso. Né per gli altri, né per se stesso,
non ancora. L’unico che sembrava risentire fisicamente e
mentalmente di tutta quella faccenda era il custode della Catena
Regale, e Topolino non poteva che essere preoccupato. Dando prova di un
affetto infinito e di una pazienza e una resistenza fuori
dall’ordinario, Sora teneva duro, reggeva il gioco
all’amico impazzito e nel frattempo cercava una soluzione al
problema.
Soluzione che non si trovava ancora e più si aspettava,
più c’era il rischio che la mente di Riku si
stabilizzasse su questa buffa personalità, aveva riflettuto
il Re. Sospirando, Topolino riprese ad agitare il ventaglio davanti al
viso del ragazzo castano collassato poco prima sul pavimento della sua
stanza.
Forse non avrebbe dovuto esporgli quel possibile sviluppo degli eventi.
Era lì da quattro giorni e il quindicenne poteva solo
gioirne, dato che la sua presenza gli aveva risparmiato ben tre viaggi
su quella che lui chiamava “tavola a rotelle”.
Quando vi aveva riservato uno sguardo più lungo e attento,
il sovrano dalle orecchie tonde non aveva trovato motivo di non
concordare. Persino lui aveva più gusto nel fare le
decorazioni.
-Mi dispiace Sora.- esordì il keyblader quando gli occhi
azzurri dell’altro si posarono sul suo viso. -Non volevo
darti altre preoccupazioni…-
-Lo so Maestà… Non è una cosa grave.-
minimizzò, tirandosi a sedere per poggiare la nuca contro il
materasso. -Almeno non mi sono preso una pallonata in faccia.-
-Ti senti meglio?- chiese poi, smettendo di sventolare e scrutando il
viso dell’altro. -Mi sembri un po’ pallido.-
-Tranquillo, sto bene.- sorrise il castano. -Ho solo bisogno di
mangiare qualcosa e magari fare un pisolino prima della ronda.-
Quando rientrarono la mattina seguente, Topolino si disse che dovevano
intervenire quanto prima, mentre si liberava delle foglie che gli erano
rimaste appiccicate ai vestiti. Guardò Sora con occhi pieni
di ammirazione.
Quella notte anche lui aveva avuto un assaggio delle manovre repentine
di Capitan Riku, e c’era mancato veramente pochissimo che li
scoprissero tutti e tre, aggrappati come koala ai rami
dell’albero più grosso che erano riusciti a
trovare in un raggio di dieci metri. Fortunatamente per lui,
l’eroe dei mondi era diventato pratico di manovre furtive e
l’aveva aiutato a reggersi senza fare rumore né
movimenti che avrebbero potuto rivelare la loro presenza. Oltre a
essere motivo di ammirazione, questa prontezza era preoccupante: Sora
si stava abituando
a quella vita pazzesca senza capo né coda e non poteva
permettere che andasse oltre. Dopotutto, di matto ne bastava e avanzava
uno.
Deciso ad agire, Topolino tornò alla sua gummiship prima del
sorgere del sole, lasciando Sora ai suoi compiti per scuola. Grande fu
il suo stupore, quando poco dopo il rientro lo schermo
s’illuminò, segnalando l’arrivo di una
chiamata da Radiant Garden.
-Grandi notizie!- affermò il Re, prendendo le mani del
quindicenne tra le proprie. -Leon mi ha contattato.-
-Davvero?!- esclamò Sora, pieno di speranza e con occhi
quasi sognanti.
Il sovrano annuì fermamente. -Merlino sta già
lavorando a qualcosa che farà tornare Riku com’era
prima.-
-Questo è fantastico!- disse il castano, saltando in piedi.
-Quanto tempo ci vorrà?-
-Purtroppo questo non ha saputo dirmelo…- ammise con una
nota triste nella voce. -Ma non disperare! Merlino lavorerà
più in fretta che può, non ti
abbandonerà.-
Felice come non mai, il ragazzo non riuscì a trattenersi
dall’abbracciare l’altro prescelto che
ricambiò la stretta con affetto.
-Grazie!- disse. -Senza tutti voi non so proprio come avrei
fatto…-
-Non devi ringraziarci, Sora.- replicò Topolino, guardandolo
con un sorriso. -Gli amici servono a questo, no? Tu ci hai aiutati
sempre quando abbiamo avuto bisogno, ricambiare è il minimo
che possiamo fare.-
L’eroe dei mondi fu solo in grado di annuire, mentre
un’ondata di sollievo sgorgata direttamente dal cuore andava
a bagnargli il viso sorridente con una scia di lacrime. Il sovrano lo
abbracciò di nuovo, contento di aver visto ancora una volta
il sorriso sul suo volto.
-E così ci lasciate Maestà?- domandò
Capitan Riku con una nota triste nella voce.
L’interpellato annuì con un’espressione
mesta. -Mi duole, ma a casa è richiesta la mia presenza. Ho
deciso di partire domani mattina, però, così
posso accompagnarvi ancora questa notte.-
Sora era stato avvertito in anticipo, ma questo non rendeva il saluto
meno amaro. Dal giorno seguente sarebbe stato nuovamente solo con la
sua bizzarra avventura casalinga, e a tenerlo in piedi ci sarebbe
stata, insieme alla sua grande forza di volontà, la
rinnovata speranza dell’aiuto in preparazione a Radiant
Garden. In ogni caso, la permanenza di Re Topolino gli aveva fatto bene
anche se per pochi giorni. Lo aveva aiutato a restare in piedi, a non
cedere alle stramberie di Capitan Riku e alla morsa letale della
calzamaglia aderente di Mr. Paopou. Le cose piacevoli, però,
non durano per sempre.
-Comprendo perfettamente, Vostra Maestà!- affermò
l’argenteo prima di sfoderare un sorriso enorme e a tratti
inquietante. -Per fortuna sono riuscito a finire in tempo!-
-…che cosa?- domandò il sovrano, osservando con
un sopracciglio inarcato l’amico che trafficava con la sacca
da cui aveva tirato fuori il suo costume e quello dell’altro
ragazzo.
Non dovette aspettare molto per avere la risposta. In un attimo,
infatti, si ritrovò tra le mani il proprio costume da
supereroe. La semplice e morbida mascherina nera in un primo momento
l’aveva tratto in inganno, ci aveva messo qualche secondo a
notare che i “cerchi” per gli occhi avevano la
forma della sua testa: un cerchio più grande sovrastato da
due più piccoli posti ai lati per dare la forma delle
orecchie. Fu il rettangolo di stoffa sottostante a farlo rabbrividire:
aveva lo sfondo di un rosso accesissimo ed era trapunto di stelline
gialle e altre caricature nere della sua testa. Con orrore celato, Re
Topolino alzò lo sguardo e deglutì.
-Grazie Capitan Riku, per me è un grande onore…-
Il ragazzo lo interruppe, accovacciandosi davanti a lui.
-L’onore è tutto nostro, Vostra Maestà!
Giusto Mr. Paopou?-
Sentendosi schiacciare dall’enorme macigno del senso di
colpa, Sora convenne che le cose piacevoli oltre a durare poco venivano
prese brutalmente a calci da quelle brutte e imbarazzanti.
-…assolutamente Capitano. L’onore è
tutto nostro.-
-Ormai fate parte della squadra! Non potevate stare senza
costume… mi dispiace non essere riuscito a trovarvi
un’identità segreta…- si
scusò l’argenteo.
-N-Non fa niente! Ci penserai per la prossima volta,
d’accordo?- fece il Re, posando una mano sulla spalla
dell’altro.
-Avete ragione!- esclamò Capitan Riku, alzandosi subito
dopo. -Ci rifletterò per bene, sarete orgoglioso del nome
che porterete!-
Topolino si trattenne dal cadere a terra e optò per
infilarsi il proprio corredo, mentre Sora si risparmiò
l’ennesima mano in faccia. Soddisfatto del risultato, il
pazzo si voltò verso la strada e indicò il nulla
con l’indice sinistro.
-Ora che siamo al completo, non ci resta altro da fare che partire! La
notte è ancora lunga!- aggiunse poi il temerario eroe,
correndo fuori dal giardino e svanendo nell’ombra della casa
di fronte con una capriola involontaria, ma sicuramente voluta da
qualche pietra del selciato.
-Mi dispiace che alla fine siate rimasto coinvolto in questa storia
Maestà…- disse Sora con un lungo sospiro.
Il custode dalle orecchie tonde sorrise grato e gli posò una
mano sul braccio. -Non importa, se è per aiutarti sono
disposto anche a indossare questo costume.- affermò, per poi
incamminarsi al fianco del castano.
Ovviamente no, nemmeno
Topolino poteva sfuggire a questa pazzia ù.ù
Spero che anche questo episodio vi sia piaciuto e che vi abbia
divertiti almeno un po'! Ringraziando tutti quelli che commentano e
anche i lettori silenziosi, vi do appuntamento alla prossima
scorribanda!
See ya!
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Capitolo 9 *** Episodio 9: Colpo di grazia - Non si esce senza mantello! ***
Buona sera amici
avventurieri! Ora posso annunciarlo senza timore e in tutta
certezza: questa fan fiction si concluderà tra due capitoli.
Nel prossimo vedrete l'epilogo di questa follia che sta logorando il
nostro povero Martire, mentre quello seguente sarà un
piccolo extra di cui non anticipo nulla ù.ù Ma
veniamo all'episodio attuale: avevamo lasciato Sora all'ultima notte in
compagnia di Re Topolino, che si era guadagnato uno sfavillante
mantello e una particolarissima mascherina, che effetto avrà
avuto tutto questo sulla ronda della notte successiva? Non vi svelo
nulla ù.ù
Prima di lasciarvi, ringrazio Evan
Gallaway per aver inserito la fic tra le preferite e le
seguite e Destyno
per averla inserita tra le seguite :3 Grazie mille!
Detto questo, buona lettura!
Episodio 9: Colpo di grazia - Non
si esce senza mantello!
Quando vide la gummiship di Re Topolino ridursi a un puntino nel cielo
fermo in quell’attimo in cui non è né
notte né giorno, Sora sospirò affranto,
poggiandosi totalmente al davanzale della propria finestra. Subito
dopo, però, si schiaffò le mani su entrambe le
guance, tornando a mostrare uno sguardo determinato.
Non poteva abbattersi. Aveva resistito fino a quel momento, aveva
sopportato tutte le stramberie in cui il suo migliore amico impazzito
l’aveva coinvolto senza troppi rimorsi, quindi non poteva e
non doveva arrendersi. Non ora che riusciva a scorgere la fine di quel
lungo tunnel tappezzato di frutti di paopou. Non ora che i suoi amici
erano giunti in suo aiuto e presto gli avrebbero portato la soluzione
definitiva a quel bizzarro disastro. Con un sorriso ottimista si
alzò in piedi, fiducioso che quella situazione non potesse
peggiorare ancora.
Era evidente che l’eroe dei mondi dopo i suoi viaggi e le sue
imprese non aveva imparato assolutamente nulla sulle leggi cosmiche che
regolavano la fortuna di qualcuno e che spesso e volentieri si facevano
beffe dei comuni mortali. Sicuramente con lui e il suo ottimismo si
stavano facendo delle grasse risate che sarebbero state ricordate nei
secoli dei secoli. Se avesse imparato qualcosa, anche solo una
briciola, sui sopracitati capisaldi dell’esistenza umana,
Sora non avrebbe mai e poi mai osato adagiarsi sugli allori.
Probabilmente per levarsi del tutto la tentazione li avrebbe estirpati
dalla propria mente come si fa con le erbacce.
-…cos’è questo?- domandò con
un filo di voce, mentre fissava con ansia crescente il telo di stoffa
gialla che gli era stato messo tra le mani.
-Non si capisce? È un mantello!- rispose con entusiasmo
Capitan Riku. -Esattamente come il mio!- proseguì, aprendo
un lembo del rettangolo blu che gli pendeva dalle spalle.
-…perché?- chiese ancora, la mente che si
rifiutava di comprendere l’ennesimo tiro mancino
dell’amico pazzo.
-Erano giorni che pensavo che ci mancasse qualcosa, poi ho avuto
l’illuminazione oggi durante la lezione di storia.-
spiegò lui. -La scuola è veramente utile, anche
quando meno te l’aspetti.-
Dentro di sé, il castano aggiunse una voce alla lunga lista
dei motivi per cui detestava la scuola. Con dita tremanti per la paura
-che Riku interpretò come emozione gioiosa- Sora stese il
mantello davanti a sé, tenendolo dagli angoli superiori. Lo
fissò perplesso per un lungo e silenzioso minuto.
-…è a forma di paopou.- dedusse, infine,
scrutandone la forma a cinque punte e lanciando un’occhiata
quasi assassina alle foglioline verdi che pendevano dalle due inferiori.
-È perfetto, vero?- ribatté l’argenteo
dopo aver annuito con forza.
-…assolutamente.- soffiò il custode della Catena
Regale con un sorriso stentato, per poi infilarsi l’ennesimo
accessorio di quell’aderente mise che stata diventando una
pericolosa seconda pelle.
Dopo qualche altro minuto di raccoglimento, i due eroi partirono a
bordo dei loro skateboard e presero a sfrecciare per le strade buie e
silenziose delle Destiny Islands. Dandosi nuovamente la spinta per
mantenere la velocità, Sora compì un altro
errore: pensò che peggio di così non poteva
andare.
-Scusa Capitano…- iniziò Sora, seguendo
l’amico mentre strisciava lungo un muro per poi scattare
verso una siepe. -…posso farti una domanda?-
Il sedicenne cominciò a infiltrarsi tra i rami colmi di
foglie scure. -Dimmi Mr.- Arriva qualcuno!- avvisò subito a
bassa voce, spedendo con un gesto rapido la propria spalla verso il
muro da cui erano giunti, mentre lui finiva d’incastrarsi
nella siepe con lo skateboard al seguito.
Come se avesse una mandria di Darkside alle calcagna, il castano
fuggì al riparo, appiattendosi contro la parete e
schiacciando l’odiosa stoffa gialla dietro la schiena e la
“tavola a rotelle” contro il proprio fianco, per
celare all’ombra ogni scheggia di colore. Sudando freddo come
mai gli era capitato, il quindicenne osservò con la coda
dell’occhio il trio di ragazzi che camminava al centro della
strada: Tidus, Wakka e Selphie -questa in mezzo agli amici e a
braccetto col primo- passeggiavano tranquilli, chiacchierando a bassa
voce del più e del meno. Deglutì a vuoto,
gettando uno sguardo al migliore amico nascosto e trattenendo il
respiro quando il trio gli passò accanto.
-La settimana prossima ci sarà la partita di baseball tra le
sezioni del secondo anno, vero?- domandò Wakka, cacciando le
mani in tasca.
-Già! Ovviamente la nostra sezione non può che
vincere!- esclamò l’altro ragazzo in risposta,
sfoderando un gran sorriso.
-Non per distruggere i tuoi sogni, Tidus, ma devo ricordarti chi ha
ottenuto una vittoria schiacciante l’anno scorso?-
replicò invece la ragazza, inarcando un sopracciglio.
-Sì lo so, ha vinto la sezione B, ma quest’anno
abbiamo Sora!-
-È bravo con la spada di legno, questo non vuol dire che lo
sia anche con una mazza da baseball.- osservò con un ghigno
il giocatore di blitzball.
-Siete due guastafeste! Vi faremo vedere di cosa siamo capaci noi
ragazzi della sezione A!- ribatté Tidus con un finto broncio
che fece ridere gli altri due.
Senza far caso al fatto di essere l’oggetto della
discussione, l’eroe dei mondi riprese con gioia a respirare
quando i tre compagni di scuola sparirono lungo la strada fiocamente
illuminata. Si fece scivolare fino a sedersi per terra, quasi
accucciato sul suo nuovo mantello, e sospirò di sollievo,
poi si girò verso la siepe, aspettandosi di vedere
l’amico pazzo uscire con una capriola vistosa e maldestra
abbastanza da lasciarlo a testa in giù. Quando quasi due
minuti dopo non vide nulla di tutto ciò, né
qualcosa di alternativo, iniziò a preoccuparsi.
-Capitano?- chiamò con un sussurro, alzandosi e
avvicinandosi. -Capitan Riku?- tentò, accovacciandosi
accanto a lui.
-Ho incontrato una difficoltà inaspettata, Mr. Paopou.-
ammise l’argenteo con voce tesa.
-Cioè?-
-Nella fretta di non rivelare la mia presenza, il mantello mi si
è avvolto addosso e si è incastrato nei rami.-
Schiaffandosi mentalmente un’enorme mano in faccia, il
castano si mise all’opera per aiutare l’amico pazzo
a liberarsi da quella trappola fornita con grande affetto da Madre
Natura.
-Capitano…- esordì poi, riprendendo la domanda
che non aveva posto poco prima. -…il mantello era davvero
necessario?-
-Ovviamente sì! Nessun eroe va in missione senza mantello!-
In quel momento, Sora sentì di aver ricevuto il colpo di
grazia definitivo. Guardò in alto per un momento, rivolgendo
una muta preghiera alle stelle, a Kingdom Hearts, a qualsiasi
entità esistente o meno che potesse aiutarlo a uscire da
quel folle oceano di frutti paopou che lo stava trascinando sempre
più giù.
Ebbene il costume
è al completo e Sora il Martire sente di aver toccato il
vero fondo dopo aver continuato a scavare per quattro puntate (?). E
visto che ha raschiato il fondo, l'avventura può terminare.
Come detto, infatti, il prossimo capitolo metterà la parola
fine ai patimenti del nostro custode del keyblade. Dispiace un sacco
anche a me, ve lo giuro çWç mi stavo divertendo
tantissimo con questa fan fiction çWç
Concludendo, spero che anche questo episodio vi sia piaciuto e che vi
abbia strappato almeno un sorriso :3 Alla prossima!
See ya!
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Capitolo 10 *** Episodio 10: Fuoricampo - Capitan chi? ***
Ben ritrovati amanti
dell'avventura! Con oggi, i patimenti di Sora il Martire avranno
termine, ma non la fanfiction! Eh no ù.ù
Settimana prossima la chiuderò con un extra e solo allora
potrà dirsi completa. Ma torniamo a noi. Spero che siate
curiosi di scoprire come Capitan Riku ci lascerà e che il
capitolo non vi risulti troppo pesante, perché mi sono resa
conto che è venuto molto più lungo rispetto agli
altri.
Prima di lasciarvi,
ringrazio Exodd per aver messo la fic tra le
seguite! E ovviamente ringrazio anche tutti i lettori silenziosi che mi
hanno seguita fin qui :3
Buona lettura!
Episodio 10: Fuoricampo - Capitan
chi?
Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo. Gli sembrava di
essere tornato a quando era ancora un ragazzino ingenuo che passava le
nottate a guardare il cielo, cercando di capire se quelle che vedeva
erano realmente stelle o se erano qualcos’altro come
supponeva il suo migliore amico, oppure cercando risposte a mille e
più domande, mentre sognava la partenza con la zattera che
avrebbero costruito.
Quella sera, però, Sora scrutava la volta celeste alla
ricerca di un segno, uno qualunque, che indicasse l’arrivo di
una gummiship e con essa la sua salvezza, perché sentiva di
aver raggiunto il fondo del baratro. L’unica cosa positiva
che aveva ricavato da tutta quella storia era un netto miglioramento
della sua media scolastica e sua madre non poteva che esserne felice,
ma allo stesso tempo non voleva che ci rimettesse la salute
perché gli era sembrato stanco nell’ultimo
periodo. Poteva dirle che ormai della sua salute sia mentale che
fisica, era rimasto molto poco? Ovviamente no, quindi l’aveva
rassicurata con un sorriso e un bacio sulla guancia prima di ritirarsi
nella sua stanza e sedersi sul davanzale della finestra. Dalla volta in
cui era stato aggiunto il mantello a forma di frutto paopou, elemento
che aveva così completato la sua sfavillante mise, il
custode aveva preso quell’abitudine per rassicurare se stesso
e il proprio cuore, per dirsi che non era solo e che presto sarebbe
giunta la cura per la pazzia radicale che aveva colpito Riku.
Quando giunse il sassolino e la pessima imitazione di un miagolio
-chiunque avrebbe pensato a quale atroce destino stesse affrontando la
povera bestia per lamentarsi così- l’eroe dei
mondi si preparò psicologicamente a un’altra notte
d’infruttuosa ronda alla ricerca di nemici assenti. Quelli
inesistenti, a conti fatti, già li aveva affrontati.
La mano che gli si posò con fermezza sulla spalla destra per
un attimo lo rese incapace di respirare.
-Allora Sora, sei pronto?- domandò l’argenteo con
un sorriso accennato.
Sora, non Mr. Paopou, rifletté il castano, ricordandosi che
era giorno e che si trovavano davanti al cancello della scuola. Ora
veniva la parte difficile.
-Pronto per cosa?- replicò infatti, scatenando uno sbuffo
quasi esasperato dall’amica dai capelli rossi che gli
camminava all’altro fianco.
-Davvero te ne sei dimenticato?- asserì Kairi, scrutandolo
con occhi dubbiosi. -Tidus non parla d’altro che di questa
partita da settimane.-
In un flash improvviso ricordò la sera in cui Capitan Riku
era rimasto intrappolato nella siepe per un dispetto del suo stesso
mantello e il discorso che aveva sentito fare ai tre ragazzi che li
avevano costretti a nascondersi in fretta e furia.
-Ah, ma certo!- esclamò Sora, portandosi una mano sulla nuca
con una risatina nervosa. -La partita con la sezione B!- aggiunse,
ricevendo un sospiro divertito dal migliore amico.
-Che c’è? Sei così tranquillo da averla
dimenticata?-
Il castano ridacchiò, decidendo di seguire quella strada
già avviata. -Già, in fondo, tengo la spada allo stesso
modo di una mazza da baseball, le regole le conosco, che problemi posso
avere?-
-Ricordati di non esagerare.- gli sussurrò Riku
all’orecchio. -Stiamo parlando di una palla, non di un
Heartless.-
-Tranquillo!- disse lui, mostrando un ampio sorriso rassicurante. -Voi
del terzo anno verrete ad assistere?-
L’altro ragazzo scosse il capo sbuffando. -No, purtroppo.
Abbiamo matematica a quell’ora e il professore è
stato categorico.- spiegò amaramente. -Però nulla
mi vieta di dare una sbirciata dalla finestra, dato che sono in fondo
all’aula. Farò il tifo per te.-
proseguì, donandogli un nuovo sorriso fiducioso.
-Ehi Sora.- chiamò la principessa del cuore, tirandogli il
bordo della maglietta.
-Mh? Dimmi Kairi.- rispose lui, distratto, mentre s’infilava
il casco e raccoglieva la mazza per prepararsi al suo turno di battuta.
-Vacci piano.- suggerì lei, attirando finalmente i suoi
occhi celesti su di sé. -È un gioco, non devi
metterci troppa forza, te lo ricorderai?-
Il sorriso che le donò valeva più di mille
parole. -Contaci!-
Alla fine, Sora aveva perdonato la disastrosa gaffe
dell’amica, ma aveva evitato di dirle altro circa la sua
seconda identità e l’evoluzione che aveva subito
nelle ultime settimane. Scosse piano la testa, non doveva pensare a
quell’orribile calzamaglia, doveva concentrarsi sulla partita
e come gli avevano fatto notare entrambi i suoi amici, doveva stare
attento a non lasciarsi andare. Stava impugnando una mazza da baseball
non il keyblade, se avessero perso la partita la sua vita sarebbe stata
comunque in pericolo a causa del risentimento di Tidus, ma a quello
poteva sopravvivere. Non poteva, però, rischiare di mostrare
che la sua forza era aumentata nell’ultimo anno e mezzo o
sarebbero sorte delle domande scomode.
Quando lo chiamarono alla battuta, il suo esaltato compagno gli mise un
braccio attorno alle spalle.
-Se riesci a fare un fuori campo, la partita è nostra.-
disse Tidus con voce terribilmente seria. -Ci serve un fuori campo, non
possiamo permetterci altro. Hai capito?-
Deglutendo, il custode annuì -gli faceva quasi
più paura di Capitan Riku- e si avviò al suo
posto. Smosse un po’ il terreno su cui avrebbe dovuto
poggiare i piedi, quindi impugnò la mazza e prese posizione,
assottigliando lo sguardo azzurro sotto la visiera scura, concentrato
sul proprio compito.
Riku trattenne uno sbuffo scocciato. Aveva notato che il suo migliore
amico stava avviandosi alla battuta, ma il professore di matematica si
era accorto della sua distrazione e l’aveva minacciato con un
richiamo sul registro di classe.
Nell’esatto momento in cui colpì la palla si diede
dell’idiota completo. Sentiva Tidus che esultava e gli urlava
di correre per tutte le basi, ma lui non aveva occhi che per il
proiettile appena sparato. Un bellissimo home run per tutti gli
studenti normali, ma per Sora il Martire quell’innocente
sfera che si stava dirigendo a una velocità spropositata fin
troppo lontana dal campo, era divenuta una crudele e beffarda condanna.
Arresosi, l’argenteo tornò a concentrarsi sulla
lezione, finché non sentì un rumore di vetri
infranti e un dolore fulminante alla testa, che lo mandò
dritto sul pavimento.
-…cos’ho fatto?- balbettò Sora,
crollando in ginocchio accanto al letto dell’infermeria.
-L’ho ucciso…-
Mordendosi un labbro, Kairi gli posò una mano sulla spalla.
-Non è stata colpa tua… L’infermiera ha
detto che si riprenderà.-
-Io volevo solo che tornasse normale…- mormorò il
castano come se fosse in trance. -Non volevo ucciderlo con una palla da
baseball…-
La rossa sospirò, guardando il soffitto. -Sora, guarda che
respira ancora.-
Il ragazzo fissò l’amico svenuto -che
indubbiamente stava respirando- e con la testa fasciata, e un pensiero
terrificante gli attraversò la mente. -…e se
è peggiorato?- chiese in un soffio, gli occhi larghi come
piattini. -E se s’inventa qualcosa di peggio di Mr.
Paopou e la calzamaglia gialla?!-
-Non ti sembra di esagerare…?-
-No, certo. Peggio di quello non può esserci, non dopo il
mantello a forma di paopou…- rifletté
l’eroe dei mondi, senza dar segno d’aver sentito le
parole dell’amica, mentre tornava in piedi. -Non oso pensare
a qualcosa di peggio…-
La ragazza gli mise entrambe le mani sulle spalle e gliele strinse.
-Sora, calmati! Vedrai che andrà tutto bene!-
-Come faccio?!- esplose infine, sull’orlo delle lacrime. -Due
bernoccoli lo hanno ridotto a… lo hanno ridotto così, ci
pensi ai possibili effetti di un terzo?!-
-…che sta succedendo?- biascicò il ragazzo steso
nel letto, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco
l’ambiente circostante. -…Sora?-
chiamò, quando scorse l’amico accanto a
sé con gli occhi lucidi. -Stai… piangendo?-
-Riku!- esclamò il castano, inginocchiandosi ancora vicino
al letto. -Stai bene?! Non volevo che quella palla ti finisse in testa,
perdonami!-
L’argenteo lo fissò con sguardo confuso, quindi
passò a guardare l’amica che si era seduta sul
materasso. -Cos’è successo? Di quale palla sta
parlando?-
-Non ricordi?- disse tempestivamente Kairi, impedendo al custode bruno
di precederla con una probabile crisi isterica come quella di poco
prima. -Oggi noi del secondo anno dovevamo giocare una partita di
baseball tra le nostre sezioni.- spiegò con calma per dare
il tempo al sedicenne di assimilare le informazioni. -Tu eri in classe
e Sora con un incredibile fuoricampo ti ha preso dritto in testa.-
-Giuro che non volevo ucciderti!- squittì il quindicenne,
stringendo la mano dell’altro ragazzo per chiedere ulteriore
perdono.
Kairi sospirò portandosi una mano alla fronte. -Sora
continui a esagerare.-
-…ricordo vagamente di aver ricevuto un colpo in testa.-
confermò Riku. -…ma che giorno è oggi?
Mi sembra di aver dormito per settimane.-
A quelle parole, l’eroe dei mondi gelò.
Deglutì e cercò di mantenere
un’espressione almeno in apparenza normale.
-Oggi è Martedì. Ieri hai avuto un compito in
classe, te lo ricordi? Ne avevi parlato e studiavi da molto per
prepararti.- asserì per capire quanto e cosa il suo migliore
amico ricordasse delle ultime lunghe settimane.
-Certo che ricordo, il compito di storia, senza dubbio…-
rispose lui, guardando il soffitto come se stesse cercando di leggervi
qualcosa che continuava a sfuggirgli. -Ricordo anche di aver preso un
buon voto la settimana scorsa e che a te si era ribaltato completamente
il cestino del pranzo quel giorno… Eppure…-
-Eppure?- ripeté il minore tremando internamente.
-Eppure manca qualcosa…- concluse Riku con un sospiro stanco.
Nuovamente, Sora deglutì a vuoto. C’era solo un
modo per scoprire se le rotelle del suo migliore amico erano tornate al
loro posto, perfettamente funzionanti come dovevano essere.
-Se ti dico “Capitan Riku” e “Mr.
Paopou”, cosa ti viene in mente?- domandò con una
nota d’ansia nella voce.
Il maggiore portò l’attenzione degli occhi
acquamarina ancora su di lui, guardandolo con perplessità,
come se avesse appena parlato in una lingua che non conosceva.
Inarcò un sopracciglio, sinceramente incuriosito. -Capitan
chi? Di cosa stai parlando?- replicò poi, alzandosi sui
gomiti. -Sora? Va tutto bene?- chiese incerto e sempre più
preoccupato nel vedere il volto dell’amico invaso dalle
lacrime.
Alla fine, l’eroe dei mondi crollò con il viso sul
materasso, nascosto tra le braccia, piangendo tutto il suo sollievo e
borbottando frasi criptiche per l’argenteo tra cui figuravano
ringraziamenti a questo o quell’altro essere divino per il
suo ritorno alla normalità, immensa gioia per non dover
indossare più un costume di cui non sapeva nulla e tante
altre di cui riuscì a tradurre solo
“cuccia”, “siepi” e
“bidone dell’immondizia”.
-Ma che gli prende?- domandò all’amica, che stava
porgendo una scatola di fazzoletti al ragazzo in crisi.
-È solo contento che tu stia bene.- disse lei semplicemente,
mentre Sora si esibiva in una rumorosa soffiata di naso. -Pensava di
averti ucciso con quella palla.-
Riku sorrise, intenerito, e posò una mano sulla testa bruna
dell’amico. -Dai calmati, sei perdonato con effetto
immediato.- affermò, ottenendo un assenso e un bofonchiato
ringraziamento. -Che ne dite se ce ne andiamo a casa?-
Per l’ennesima volta in pochissimi minuti -troppo, troppo
pochi- l’eroe dei mondi smise di respirare e
avvertì un gelo spettrale congelargli lo stomaco.
Esattamente come alle persone che in punto di morte rivedono tutta la
loro vita, Sora il Martire analizzò ciò che
implicava la frase appena detta dall’argenteo.
Andiamo a casa.
Casa.
Casa di Riku.
Casa di Riku dov’erano nascosti i costumi.
-No!- scattò il castano, realizzando del tutto il pericolo
che stava correndo. -Non puoi tornare a casa!- aggiunse, fissando il
migliore amico negli occhi, fermatosi nell’atto di scostare
le lenzuola.
-Ma mi sento bene, sono perfettamente in grado di tornare a casa.-
obiettò con calma. -Si può sapere che ti prende?-
chiese poi, per essere ignorato senza riguardi.
-Kairi mi fido di te.- dichiarò grave l’eroe dei
mondi, posando le mani sulle spalle dell’amica. -Devo andare
a controllare una cosa, vado e torno!-
-Ehm… ok?-
-Perfetto! Tu tienilo inchiodato qui. Non permettergli di uscire da
quel letto prima che io ritorni, d’accordo?!-
proseguì, quasi volando fuori dall’infermeria.
Doveva bruciare quella calzamaglia maledetta.
Solo allora avrebbe potuto dire che quella storia era davvero finita.
Eccoci in fondo~
Non vi annoierò troppo. Spero che questo episodio vi abbia
strappato un sorriso e che non mi vogliate troppo male per il congedo
di Capitan Riku... È giusto che Sora torni alla sua pace,
no? Dubito seriamente che avrebbe potuto resistere ancora a lungo xD
Bene, al prossimo aggiornamento con il capitolo conclusivo!
See ya!
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Capitolo 11 *** Episodio Extra: La nascita di Capitan Riku ***
Buonsalve a tutti! Ho
deciso di pubblicare un giorno in anticipo perché forse
domani non avrò la possibilità di farlo e anche
perché non vedevo l'ora x3 Certo, ammetto che mettere la
parola fine a questa fic un po' mi dispiace. Mi stavo divertendo
tantissimo a scriverla, ogni riga era una risata e quest'ultimo
capitolo non è stato da meno; in più, ogni volta
che una fic finisce per noi scrittori è sempre sia una gioia
che un piccolo dispiacere. Ma ciancio alle bande! Alla fine del
capitolo troverete una piccola sorpresina, che vi spiegherò
con due righe, dopo quella ci rivediamo per i saluti finali. E ora,
buona lettura!
Episodio Extra: La nascita di
Capitan Riku
-Sono a casa!- avvertì Riku mentre oltrepassava la porta per
poi chiudersela alle spalle.
-Bentornato caro.- rispose sua madre, mostrandosi dalla cucina con un
ampio sorriso a illuminarle il viso dalla pelle candida. -Tutto bene a
scuola oggi?-
-I professori cominciano a insistere per gli esami di fine trimestre,
ma per il resto tutto bene.- raccontò il ragazzo,
togliendosi le scarpe e avviandosi in direzione della donna per darle
un bacio sulla guancia.
Lei sorrise ancora di più, scostandosi una ciocca di capelli
argentei dietro l’orecchio e facendo poi lo stesso con quelli
del figlio. -Se non sei troppo stanco potresti sistemare un
po’ il tuo armadio? Sei cresciuto così tanto e
molte cose non ti andranno più.-
Nemmeno per un momento il custode aveva pensato di negare quella
richiesta. Quando era tornato, sua madre era rimasta in silenzio,
interdetta, nel trovarlo tanto cambiato nell’aspetto e nello
sguardo, ma poi l’aveva abbracciato senza remore e con tutto
l’amore che aveva da donargli. Non aveva chiesto nulla sul
viaggio che l’aveva tenuto lontano per più di un
anno, gli aveva semplicemente detto “Bentornato” e
nell’ascoltare la sua voce, Riku si era reso conto
all’improvviso di quanto gli fosse mancata in tutto quel
tempo. Si era anche sentito in colpa per essere sparito e per essersi
ripresentato così diverso dall’ultima volta che si
erano visti, ma sua madre non aveva detto niente nemmeno su questo, le
era sfuggito solo un commento sul fatto che il suo bambino fosse ormai
diventato un uomo, quando avevano dovuto ordinare una nuova divisa per
la scuola, e l’aveva detto quasi con orgoglio. Per tutto
questo e per mille altre cose che non avrebbe mai finito di elencare,
Riku avrebbe sempre esaudito i desideri e le richieste di sua madre.
-Certo, lo faccio subito.- rispose prontamente. -Dove metto le cose da
scartare?-
-Troverai uno scatolone appena fuori dalla tua stanza.-
spiegò lei, tornando in cucina.
Con un sospiro stanco, Riku si rialzò dallo scatolone e si
voltò a guardare il proprio armadio. Trovò
abbastanza desolante la vista di ciò che era rimasto: tre
paia di pantaloni, tre magliette a maniche corte, una camicia, una
maglia a maniche lunghe, una felpa e un giaccone -che gli sarebbe
andato leggermente corto, ma per l’inverno seguente sarebbe
andato benissimo. Sapeva, però, che quel fine settimana lo
avrebbe passato a fare shopping con sua madre per colmare quella triste
desolazione.
All’improvviso il suo sguardo era salito sul ripiano alto
dell’armadio, che sembrava pronto a esplodere per la
quantità di cose che vi erano stipate. A
un’occhiata più attenta, si rese conto che
l’asse di legno era pericolosamente piegata verso
l’interno e quindi, presto o tardi, avrebbe ceduto al peso
del suo fardello. Presa la sua decisione, il ragazzo
recuperò la prima scatola di scarpe per vedere cosa ci fosse
al suo interno.
Col passare delle ore gli scatoloni erano diventati due e sua madre era
stata più che contenta di dargliene un terzo per ogni
eventualità. C’erano un sacco di ricordi tra
quelle cianfrusaglie, era persino saltato fuori un album di fotografie
e si era preso il suo tempo per guardarle tutte. Aveva riservato un
sorriso dolce per tutte quelle della sua famiglia e uno divertito per
quelle in cui compariva la buffa faccia di Sora, imbronciata o
sorridente che fosse. Era ormai sera quando Riku recuperò
uno dei tre scatoloni rimasti. Gemette sotto il peso inaspettato, ma fu
lesto a posare sul pavimento il contenitore per poi sedervisi davanti,
dando le spalle all’armadio e al suo ripiano.
Quando l’aprì, il custode della Via per
l’Alba si sentì travolgere dalla nostalgia.
All’interno della scatola vi era una collezione di fumetti e
alcuni gadget tutti accuratamente conservati e ordinati in modo tale
che non si rovinassero. Prese un numero a caso e cominciò a
sfogliare quelle pagine colorate, ricordando con una risata sommessa di
quanto lui e il suo migliore amico amassero le avventure di quella
coppia di supereroi che agiva all’oscuro degli abitanti della
città per proteggerli dai malfattori e occasionalmente dalle
invasioni aliene, che minacciavano la loro pace. Lui e Sora avevano
sempre sognato di diventare come quegli eroi su carta, avevano sempre
desiderato diventare forti abbastanza per difendere tutti e avrebbero
anche tanto voluto incontrare qualche alieno.
-Beh, alla fine siamo riusciti a fare tutto, anche se non nel modo che
speravamo da bambini.- rifletté l’argenteo,
osservando la copertina del fumetto dove i due protagonisti si
esibivano in una posa eroica nei loro attillatissimi costumi, uno blu e
uno giallo. -Certo che avevano dei costumi davvero ridi-
Uno scricchiolio lo interruppe e lo costrinse a voltarsi.
Fissò con occhi larghi la mensola alta
dell’armadio che subdola, cedeva le armi dopo tanti anni di
onorato servizio e riversava il proprio carico sul suo padrone. Riku
alzò prontamente le braccia per proteggersi il viso, ma
nulla impedì alle due grosse scatole di cadergli sulla testa.
Quando sua madre gli disse che un ladro aveva rubato due coppie di
lenzuola -gialle e blu- dal suo bucato steso ad asciugare, Riku rise
appena.
-Ma dai, sarà stato il vento a portarle via. Cosa se ne fa
la gente di due lenzuoli?-
-Quattro in realtà, sia quello sopra che quello di
sotto… ma forse hai ragione tu…-
capitolò la donna con un sospiro. -Però
è strano, sono spariti solo quelli e il resto del bucato
è rimasto dov’è.-
-Non pensarci più. Le ricompreremo, no?- disse lui,
alzandosi da tavola e andando a darle un bacio sulla guancia. -Io vado
a scuola, ci vediamo più tardi.-
-Buona giornata caro, stai attento mi raccomando!-
Salutandola un’ultima volta, Riku uscì e con passo
spedito si diresse al bivio dove s’incontrava con il migliore
amico. Un sorriso enorme gli allungò le labbra e i suoi
occhi presero a brillare per l’eccitazione.
-Domani sarà tutto pronto.- pensò orgoglioso. -E
tra due notti Capitan Riku e Mr. Paopou potranno cominciare la loro
missione!-
Il ragazzo fremeva per l’eccitazione, ma s’impose
il controllo. Non poteva rischiare che la sua identità
segreta venisse scoperta, quindi spense il proprio sorriso e lo
sostituì con la consueta espressione neutra e rilassata che
mostrava ogni giorno al mondo.
Poco dopo alzò una mano per salutare il castano in arrivo e
mentalmente sovrappose alla sua figura il costume a cui stava
lavorando. Si complimentò con se stesso per l’idea
che aveva avuto e si chiese come aveva potuto non pensarci fino a quel
momento. Lui e Sora erano tornati a casa, avevano vinto la battaglia
contro Xemnas, ma le forze dell’Oscurità non si
sarebbero di certo date per vinte per così poco. No,
sarebbero state sempre in agguato, per coglierli di sorpresa e
vendicarsi e per proseguire nella conquista dell’universo.
Non poteva assolutamente permetterlo. Lui e Sora, con le loro nuove
identità segrete -tutta quella storia dopotutto doveva
restare un segreto-, avrebbero protetto le Destiny Islands e gli altri
mondi dall’Oscurità e i suoi messi.
-Capitan Riku e Mr. Paopou.- riassunse nella sua mente. -Saranno
perfetti.-
Ed ecco svelato come al
grande Riku sia venuta la "brillante" idea di fare il supereroe xD
Banale, ma efficace, no? xD Passando oltre, vi avevo annunciato una
piccola sorpresa. La mia amica hinata 92 ogni tanto si diverte a
parodiare canzoni e quando ha sentito "Hanno
ucciso l'uomo ragno" degli 883 le è venuto il
lampo di genio per creare una nuova parodia su Capitan Riku e Mr.
Paopou. Il risultato mi ha fatta impazzire, l'ho adorata fin dalla
prima strofa. Buon ascolto e buona lettura ù.ù
Solita notte nelle Destiny
Islands
Nel buio si aggirano
strane figure.
Loschi individui si
muovono in skate
Pieni di paopou e
brillantini.
Tutto d'un tratto si
chiede Sora
Quale sarà la
causa di questa novità.
Povero Sora non
può sapere che
Da Riku l'armadio ha
fatto SDANG!
È nato
Capitan Riku
Come Sora non lo sa,
Forse una botta in testa
Forse è
l'Oscurità!
È nato
Capitan Riku
Sora non capisce
perché
Gli è toccato
fare Robin
A un pazzo che quasi non
sa più chi è.
Chiedendo aiuto a
chiunque ci sia,
Sora cerca soluzioni
alla sua traversia.
Un modo per farlo
rinsavir ci sarà
O anche lui presto
impazzirà!
Né guerrieri
né sovrani sanno che cosa far
Per farlo ritornare alla
normalità,
Fino a un home run sulla
testa di Riku
Quando nessuno ci
sperava più.
Ha ucciso Capitan Riku
Grazie a una
casualità.
Sora torna a sperare
Nella sua
normalità.
Ha ucciso Capitan Riku
Ora spera solo che
Mr. Paopou l'abbia
seguito più veloce della luce.
Giù nelle
strade non si vedono più
Quei due pazzi di Mr.
Paopou e Capitan Riku,
A rischiarare di lucida
follia
Le notti
dell'umanità.
I personaggi di film e
fumetti
Sono eroi per un'ora o
poco più.
Invece lui,
sì lui era una star,
Chissà se mai
ritornerà.
Dov'è ormai
Capitan Riku
Nessuno dircelo
potrà,
La nostra unica certezza
È che ci
mancherà.
Dov'è ormai
Capitan Riku
C'è una
possibilità
È
nell'inconscio dell'albino
Pronto a salvar
l'umanità.
© hinata 92
Meravigliosa non
è vero? x3 Non smetterò mai di ringraziare hinata
per questa bellissima sorpresa che ha voluto farmi. Siategli grati
anche voi, su ù.ù
Parlando di
ringraziamenti, qui c'è da farne al mondo. Allora, prima di
tutto un grazie megagigante va a chi mi ha sopportata in altra sede
mentre scrivevo questa storia tragica demenziale quindi alla mia fragolina
di bosco e
alle mie tre
stelline,
che mi hanno dato un sacco di suggerimenti per la fic (Vedi Sora?
È con loro che devi prendertela ù.ù
NdA). Un grazie immenso anche a chi mi ha seguita fin qui, chi ha
recensito qui e in altra sede, ma anche ai lettori silenziosi e a tutti
quelli che hanno inserito la fic tra le preferite e/o le seguite.
Non pensavo che da un
lavoretto demenziale e breve come questo avrei ottenuto così
tanta soddisfazione e che sarebbe piaciuto a così tante
persone. Grazie a tutti!
Alla prossima fan
fiction!
See ya!
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