Le mirabolanti avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou

di Liberty89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 1: L’inizio dell’avventura - Mettiti questo! ***
Capitolo 2: *** Episodio 2: Ronda notturna - Questo è un complotto! ***
Capitolo 3: *** Episodio 3: SOS - Una luce irrompe da quella finestra! ***
Capitolo 4: *** Episodio 4: Messaggi in bottiglia - Gli eroi devono essere veloci! ***
Capitolo 5: *** Episodio 5: Lontano cugino - Il Generale Scar! ***
Capitolo 6: *** Episodio 6: Messaggio segreto - La grande battaglia! ***
Capitolo 7: *** Episodio 7: Lo smemorato delle Destiny Islands - Arrivano i rinforzi! ***
Capitolo 8: *** Episodio 8: Speranza - L’onore è tutto nostro! ***
Capitolo 9: *** Episodio 9: Colpo di grazia - Non si esce senza mantello! ***
Capitolo 10: *** Episodio 10: Fuoricampo - Capitan chi? ***
Capitolo 11: *** Episodio Extra: La nascita di Capitan Riku ***



Capitolo 1
*** Episodio 1: L’inizio dell’avventura - Mettiti questo! ***


Titolo: Le mirabolanti avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou
Autore: Liberty89
Genere: Comico, Demenziale
Rating: Verde
Fandom: Kingdom Hearts
Personaggi: Sora, Riku, Un po' tutti
Avvertimenti: OOC
Note dell'autrice: Dunque, sì. Buona sera, sono pazza, ormai è appurato, ma non solo io! Su un gruppo di librofaccia, abbiamo trovato questa immagine e qualcuno ha detto “scriviamoci una fic”, ebbene, eccone l’inizio xD Questo è il primo "capitolo", breve ma intenso (?). Non so quanti ne usciranno né quando riuscirò ad aggiornare questa storia perché ne ho altre in corso che pretendono la mia attenzione, questa credo che la scriverò a tempo perso, non appena avrò l'ispirazione. Comunque, se vi può rallegrare (?) ho già in mente cosa scrivere nel secondo capitolo e in quello seguente.
Spero che questo delirio vi piaccia e vi diverta. Buona lettura!

Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono. La fic non è stata scritta a scopo di lucro.

Episodio 1: L’inizio dell’avventura - Mettiti questo!

Sora sapeva che l’Oscurità non era una cosa buona -ci aveva lottato contro per anni, qualcosa l’aveva pure imparata. Tutti quanti lo sapevano. Corrompeva i cuori della gente, la trasformava in Heartless e Nobodies, distruggeva i mondi, e faceva tante altre cose che venivano catalogate senza dubbio come “cattive”.
Ciò che l’eroe dei mondi non credeva possibile era il declino mentale che potesse subire una persona, che per troppo tempo era rimasta in stretto -strettissimo in realtà- contatto con l’Oscurità, anche a distanza di mesi. Sapeva che la gente tendeva a impazzire e fare cose che normalmente non avrebbe fatto, quando si faceva corrompere dal potere oscuro, ma non pensava davvero che qualcuno potesse dare i numeri.
Dopo la sconfitta di Xemnas, lui e Riku erano tornati finalmente a casa e avevano ripreso le loro vite da dove si erano interrotte, anche se con una certa fatica. Dopotutto, non era una cosa semplice riabituarsi alla normale routine dopo quasi due anni di battaglie continue. Nonostante le piccole difficoltà iniziali, tutto stava andando meravigliosamente bene a detta del castano, finché non giunse quel funesto Venerdì tredici, o meglio la sua funesta e inquietante notte.
Era a letto già da un pezzo quando sentì bussare alla finestra della sua stanza, incuriosito, si sporse e non fu molto sorpreso di trovare il suo migliore amico che lo guardava dal basso, non era raro che lo andasse a cercare a qualsiasi orario, ma il suo tono gioioso e la sua espressione bizzarra -rischiarata dalla luce del lampione- lo preoccuparono non poco.
-Sora scendi! Sbrigati, se no facciamo tardi!- esclamò l’argenteo, eccitato come un bimbo a Natale.
Il custode della Catena Regale inarcò un sopracciglio. -Tardi per cosa?-
-Te lo spiego dopo, ora spicciati!- replicò Riku, sistemandosi una sacca in spalla.
Con un sospiro lo accontentò, quindi vestito e infilate le scarpe scese e uscì, trovando l’amico impegnato a sistemarsi qualcosa sulla faccia.
-Riku… cosa stai facendo?- chiese titubante, notando solo ora che il suo migliore amico, solitamente un ragazzo tutto d’un pezzo, stava indossando una calzamaglia blu sotto a un paio di slip rossi.
-Allora? Come ti sembro?- domandò invece il maggiore, mostrando il viso coperto da una piccola mascherina dai bordi neri che gli celava lo sguardo. -Bellissimo non è vero? Ora tocca a te, forza, mettiti questo!- proseguì, buttandogli in mano un costume simile al suo, senza dargli il tempo di ribattere in qualche modo.
-…come?- mormorò Sora, fissando malissimo la calzamaglia gialla che teneva tra le braccia.
-Andiamo Sora, non abbiamo mica tutta la notte!- lo rimproverò Riku, riprendendosi tutto e cominciando a infilargli la maglia dell’abito.
Dopo un comico quarto d’ora di tira e molla, il castano capitolò e fece tutto da solo. La sola idea dell’amico che tentava di mettergli gli slip arancioni gli faceva venire i brividi. A un certo punto si era anche ricordato un passaggio che aveva letto sul libro di psicologia, che diceva qualcosa a proposito di assecondare i malati di mente perché se si innervosivano, potevano rivelarsi pericolosi. Ormai gli era chiaro che al custode della Via per l’Alba doveva essere saltata qualche rotella, quindi aveva preferito dargli corda piuttosto che rischiare di ritrovarsi di fronte a un pazzo furioso armato di keyblade. Così si ritrovò vestito di un giallo sgargiante e una maschera a forma di paopou a nascondergli il viso.
-Sei perfetto!- esclamò l’argenteo, alzando entrambi i pollici.
-Ok… perfetto per cosa, di grazia?-
A quella domanda, Riku lo acchiappò e gli mise un braccio attorno alle spalle, girandolo in direzione delle altre case. -Amico mio, siamo stati fermi per troppo tempo. Le ombre avanzano. Si nascondono alla luce del sole, ma di notte riemergono dai loro anfratti bui per divorare i cuori dei nostri amati compaesani.- spiegò con enfasi. -Ma noi impediremo la loro rivalsa! Noi salveremo le Destiny Islands! Io e te, amico mio! Capitan Riku e Mr. Paopou!- esclamò infine, alzando un pugno al cielo e scoppiando in una breve risata sommessa.
Mentre il suo cervello andava in morte cerebrale, tutto ciò che Sora riuscì a fare fu tremare e piangere, chiedendosi cos’avesse mai fatto di male -lui o il suo Nobody a questo punto, chi poteva sapere se Roxas aveva combinato qualcosa, seppur piccola, che avesse causato lo scoppio dei neuroni di Riku?- per meritarsi un simile destino.

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Capitolo 2
*** Episodio 2: Ronda notturna - Questo è un complotto! ***


Buona sera a tutti! Non mi aspettavo di scrivere così presto il secondo capitolo di questa pazza fan fiction, invece eccomi qui :3 L'ispirazione per altro in questo periodo è ballerina, quindi mi sono potuta dedicare a questa con mente leggera. Il delirio mentale del grande Riku continua e spero di farvi ridere ancora :3
Prima di lasciarvi alla lettura, dedico due righe ai ringraziamenti.
Grazie a darkroxas92, iris dedivitiis e Miryel che hanno messo la fic tra le preferite.
Grazie a darkroxas92, Devilangel476, EternalSunrise, GoldenEFP, hinata 92, hufflerin e Miryel per averla messa tra le seguite.
Non mi aspettavo tutta questa affluenza, grazie mille a tutti quanti <3
E ora, buona lettura!


Episodio 2: Ronda notturna - Questo è un complotto!

-Forza, seguimi! E resta all’ombra, non dobbiamo farci vedere!- ammonì Riku, prima di voltarsi e sgattaiolare dietro il muro della casa successiva, facendo attenzione a non entrare nel raggio di luce del lampione vicino.
Sora sospirò un assenso e lo imitò come meglio poté. Durante la sua avventura in giro per i mondi ne aveva provate tante: era stato trasformato in un mezzo delfino per salvare il regno sottomarino di Atlantica, a Halloween Town era diventato un vampiro, e nelle Pride Lands la magia di Paperino l’aveva fatto diventare un leoncino. Forse, ne aveva viste abbastanza da bastargli per una vita intera, ma proprio non riusciva ad abituarsi a quella buffa mise gialla e arancione: era talmente aderente da dargli l’impressione di star girando in mutande.
Forse era il caso di tentare di far rinsavire l’amico…
-Senti Riku.- chiamò in un sussurro, guardando come l’altro si acquattava dietro un cespuglio.
-Cosa fai in piedi? Vieni giù!- replicò lui, tirandolo per il braccio e facendolo inginocchiare accanto a sé. -Non devi usare il mio nome, adesso io sono Capitan Riku!-
…oppure era meglio fargli notare che dal suo nome di tutti i giorni a quello dell’identità “segreta” non cambiava poi molto?
-Ma dimmi tutto Mr. Paopou!-
Guardando verso l’alto in completa esasperazione, il castano si disse che probabilmente avrebbe fatto meglio a tacere e assecondare la follia del suo migliore amico, che da due notti lo trascinava in giro per l’isola in cerca di chissà cosa o chi, ma ottenendo un nulla di fatto al rientro.
-…ecco, cosa stiamo facendo esattamente?- domandò con voce tranquilla. -Abbiamo sconfitto gli Heartless e i Nobodies, è la seconda notte che giriamo senza trovarne traccia, quindi cosa stiamo facendo?-
Il silenzio che ricevette in cambio quasi lo spaventò, non si udiva nulla in quella notte priva di luna, anche il vento aveva smesso di soffiare e il respiro del mare non era altro che un fruscio lontano. E il non vedere lo sguardo dell’altro, a causa della retina bianca che gli copriva gli occhi, lo metteva a disagio. Si diede dell’idiota e dello stupido, dicendosi che non avrebbe dovuto aprire bocca perché ora rischiava di essere trafitto dal keyblade di un custode pazzo.
Deglutì, stringendo i pugni posati sulle gambe e soffrendo in silenzio per i pizzicotti che si tirò da solo, quella calzamaglia era davvero fin troppo aderente!
Sobbalzò quando l’argenteo gli posò le mani sulle spalle. -Mr. Paopou, anzi Sora.- esordì con voce grave.
-S-Sì?-
-Davvero non hai capito? L’intera comunità delle Destiny Islands dipende da noi e dalla nostra ronda.-
-Ronda? È questo che stiamo facendo?- chiese Sora, perplesso. -Ma non c’è alcun pericolo!-
-Questo è quello che vogliono farci credere.- bisbigliò Riku, facendosi più vicino all’amico e fissandolo attraverso la mascherina. -In realtà sono qui in mezzo a noi, aspettando il momento migliore per tornare alla carica e distruggerci tutti quanti. E noi due saremo i primi a cadere sotto questa congiura, ecco perché non dobbiamo usare i nostri nomi e dobbiamo mimetizzarci con la notte in cui loro vivono.-
Il tono serio e la convinzione con cui aveva esposto la teoria del complotto l’avevano quasi convinto, ma la spiegazione che aveva dato all’importanza dell’usare nomi fittizi e quelle ridicole e scomode calzamaglie l’avevano riportato sulla giusta strada: il suo amico era completamente impazzito.
Con un sospiro di sollievo, Capitan Riku tornò ad acquattarsi, pronto a scattare. -Bene, ora che è tutto più chiaro, possiamo proseguire. Dobbiamo arrivare fino al quartiere sud, oggi. Poi, domani notte riprenderemo da quello nord e scenderemo a ovest.-
-Domani? Rik- Cioè, Capitano ma lunedì c’è scuola, non possiamo uscire la notte prima!- obiettò, guadagnandosi la sua attenzione e quasi sicuramente un’occhiata stranita.
-E allora? Il nemico non si fermerà di certo fino al prossimo fine settimana. Gestiremo entrambe le nostre identità senza problemi, vedrai! Gli eroi non possono fermarsi di fronte a piccolezze come la scuola! Ora seguimi Mr. Paopou, la notte è ancora lunga!-
Dal retro della sua maschera a forma di stella, che per nulla si mimetizzava con l’ambiente circostante come il resto del suo vestiario, Sora sentì le sue ultime speranze di tornare a vivere una vita normale farsi piccole e lontane, esattamente come la sanità mentale del suo migliore amico, ora tutto impegnato in una capriola che era terminata chissà come a testa in giù in una pozzanghera.
Sospirando afflitto, Mr. Paopou si affrettò a seguire il suo compagno, evitando ovviamente di farsi lo shampoo nel fango.

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Capitolo 3
*** Episodio 3: SOS - Una luce irrompe da quella finestra! ***


Buona sera a tutti! Eccoci qua con il terzo episodio delle avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou, in cui verrà introdotto un nuovo personaggio, mi direte voi se farlo ricomparire in futuro o meno ù.ù Fate bene attenzione al titolo dell'episodio, c'è una citazione importante!
Bene, non mi dilungo con altre chiacchiere. Buona lettura!



Episodio 3: SOS - Una luce irrompe da quella finestra!

-Non sto scherzando!- esclamò Sora a bassa voce, stando attentissimo a non farsi sentire da anima viva.
Con un sospiro, la ragazza dai capelli rossi si sedette sul lettino dell’infermeria, mettendo una mano sulla fronte dell’amico per sentirne la temperatura.
-Non hai la febbre, eppure sembri stanco morto e ti sei beccato una pallonata in faccia.- disse Kairi, incrociando le braccia sul petto. -E dici che è colpa delle… ronde notturne che fai con Riku.- riassunse.
-Esatto!- replicò il ragazzo. -Venerdì notte s’è presentato a casa mia con dei costumi assurdi e mi ha trascinato in una missione di salvataggio, peccato che non ci sia nulla da salvare!-
-E perché parli a bassa voce?- chiese incuriosita. -Siamo soli qui dentro.-
-Perché bisogna proteggere l’identità segreta e perché se viene a sapere che te ne ho parlato mi infilzerà con il keyblade!- spiegò lui, scattando a sedere e stringendo le lenzuola nei pugni. -È impazzito, l’Oscurità deve avergli fritto il cervello!-
-Non è che ti stai confondendo con un… incubo un po’ troppo realistico?- domandò ancora, correggendosi in tempo sul sostantivo da usare, perché effettivamente non si sarebbe mai potuto parlare di un sogno in un caso simile. -A me stamattina è sembrato il solito Riku: sguardo gelido verso chiunque all’infuori di noi due, risposte a monosillabi quando strettamente necessarie e consueto saluto silenzioso quando ci siamo separati per entrare a lezione.- elencò tranquilla, ricordandosi perfettamente l’espressione e i comportamenti dell’amico nei confronti suoi e dei loro compagni o di chiunque altro avessero incontrato lungo la strada per andare a scuola.
L’idea dell’impassibile Riku vestito con uno strambo completino blu la lasciava decisamente perplessa e ben poco convinta. Guardò il ragazzo nel letto, soffermandosi sulle profonde occhiaie e il viso sciupato evidenti segni di chi aveva dormito molto poco, e cominciò a chiedersi se non ci fosse un fondo di verità in tutto quello che aveva sentito negli ultimi dieci minuti.
-È tutto vero!- affermò Sora. -Fa così per mantenere il segreto, te l’ho detto!-
Dopo la terza, inutile, infruttuosa e imbarazzante ronda -purtroppo, alla fine, Capitan Riku aveva costretto la sua fedele spalla a nascondersi nella cuccia vuota di un cane per non farsi vedere da un uomo che rientrava in compagnia della sua signora, mentre lui si era cacciato senza troppi problemi in un bidone vuoto dell’immondizia- Sora era giunto alla conclusione che da solo non ce l’avrebbe mai fatta a sistemare quel catastrofico pasticcio, quindi chi meglio dell’amica Kairi avrebbe potuto dargli una mano? Ma la ragazza non gli aveva creduto e come darle torto? Quella storia era assurda e a dir poco stramba dall’inizio alla fine, dalle calzamaglie attillate alle acrobazie fallite di Riku -perché dopo la pozzanghera era voluto passare a tutti i costi in mezzo a una siepe, strisciando sul terreno, e si era riempito di terriccio e foglie, gli mancavano solo i segni neri sulle guance e avrebbe potuto far compagnia agli indiani.
Mentalmente e fisicamente stanco, il castano si passò una mano sul viso. -Kairi, ti prego di credermi. Io non so proprio cosa fare con lui… So che è assurdo, persino io mi rendo conto di aver detto delle cose inverosimili, ma ti giuro che non mi sto immaginando nulla.-
La principessa dal cuore puro trattenne un sospiro, dicendosi che comunque qualcosa bisognava farla, che fosse uno o l’altro quello matto. -Perché non mi fai vedere questo fantomatico costume?-
-Perché alla fine della ronda se lo porta via lui, altrimenti te l’avrei già detto…- mormorò il ragazzo, prima di rialzare il capo, colto da un’improvvisa illuminazione. -Ci sono! Puoi vederci durante la ronda!-
-E come?- chiese Kairi, incuriosita.
-Lo convincerò a passare nella zona di casa tua stanotte, dato che abbiamo finito il giro e dobbiamo ricominciare da capo. Tu affacciati alla finestra verso-
-Permesso.- esordì una profonda voce maschile da dietro la porta dell’infermeria, anticipando l’ingresso del tenebroso e imperturbabile Riku con la cartella sottobraccio. -Ciao Sora, ho sentito cos’è successo, stai bene?-
Il castano s’era zittito immediatamente e ci stava mettendo qualche momento di troppo a rispondere, quindi Kairi andò in suo soccorso. -Sì, per fortuna la pallonata non era forte, ma è caduto per terra e il professore ha preferito mandarlo qui in infermeria per farlo stare tranquillo.- spiegò, ottenendo un muto assenso.
L’argenteo si sedette sul lettino accanto con un piccolo sospiro. -Dovresti stare più attento.- osservò. -Comunque, quando te la senti andiamo a casa.-
Sora non poté far altro che annuire, gettando un rapido sguardo a Kairi, pregandola in silenzio di farsi trovare alla finestra quella notte, anche se non aveva fatto in tempo a dirle un orario preciso né altri dettagli.

-Mi sembra un’ottima idea, Mr. Paopou!- esclamò Capitan Riku, sottolineando la sua approvazione con un cenno del capo. -Andare a controllare che la nostra principessa sia sana e salva è uno dei primi compiti degli eroi!- aggiunse per poi stringerlo in un abbraccio fraterno. -Sono contento di sentire che finalmente anche tu hai compreso l’importanza del nostro compito. Ora andiamo, la notte ci attende!-
Esclamata la sua frase di partenza, il maggiore era partito nella sua corsa controllata, saltando da un’ombra di un edificio all’altra, con il suo partner che lo seguiva a pochi passi.
Il castano si sentì di sperare in un miglioramento. Non era stato difficile convincere l’amico che era meglio fare la ronda nel quartiere in cui viveva Kairi, ora doveva solo sperare che la ragazza fosse affacciata alla finestra e che li vedesse mentre si muovevano di soppiatto tra le case. Ma era fiducioso, sapeva che l’amica non l’avrebbe abbandonato al suo triste destino legato con nodo scorsoio all’imbarazzante identità segreta di Mr. Paopou.
-Alt!- esclamò a voce bassissima l’eroe di blu vestito, appiattendosi contro il muro. -Guarda laggiù.- disse, indicandogli con un cenno l’abitazione successiva.
Incuriosito, Sora si sporse e ciò che vide lo gelò sul posto: la suddetta amica che avrebbe dovuto aiutarlo era sì affacciata al davanzale, ma con la lampada accesa che oltre a rendere ben visibile la sua figura, illuminava quasi a giorno l’intero giardino. Ripresosi dalla morte apparente, il castano avrebbe tanto voluto sbattere la testa contro la parete più vicina.
-Osserva Mr. Paopou, la luce del cuore puro della nostra principessa irrompe dalla finestra, illuminando tutto al pari del sole. Riesci a vederla?-
-Fin troppo bene, Capitano.- commentò Sora con tono neutro. -Possiamo passare a salutarla? Ovviamente non le diremo chi siamo, visto che dobbiamo nascondere la nostra vera identità.- tentò, cercando di raggiungere in qualche modo il suo obiettivo.
-Potremmo, ma non lo faremo.- disse Riku, facendo scempio delle sue ultime speranze. -È vero, dobbiamo proteggere la principessa, ma non è necessario che lei sappia della nostra esistenza. E ora che sappiamo che è al sicuro, possiamo proseguire con la ronda. Andiamo, presto!-
Così detto, Capitan Riku fece dietro front e attraversò la strada, prendendo la direzione opposta a quella in cui la sua spalla voleva condurlo per rendere pubblica la sua pazzia. Afflitto per l’ennesima sconfitta, l’eroe dei mondi lo seguì di nuovo, sentendo un altro cappio legarlo a quella follia che, ne era certo, lo avrebbe distrutto sotto ogni punto di vista.

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Capitolo 4
*** Episodio 4: Messaggi in bottiglia - Gli eroi devono essere veloci! ***


Salve a tutti lettrici e lettori affezionati! Pensavate che fossi scomparsa nel nulla eh? Invece no! Il buco nero degli esami ancora non mi ha trascinata in un universo alternativo e ho potuto continuare a scrivere questa delirante fic. Mi sto divertendo un mondo, giuro x'D
Ma passiamo al prossimo punto: i ringraziamenti. E oggi sono tanterrimi!
Ringrazio Filippo739 e Oxydebast per aver inserito la fic tra le preferite; e ringrazio DolceAmu, Filippo739, Oxydebast e _monique_ per averla inserita tra le seguite. Ovviamente ringrazio anche tutti quelli che leggono e, ultimi ma non meno importanti, tutti i patatini e le stelline che mi sostengono durante la scrittura e che mi danno sempre spunti su cui lavorare e costruire situazioni sempre più assurde e deliranti. Grazie cari <3
Per contro, Sora non li ringrazia. Capirete presto il perché. Ma sono fatti suoi ù.ù
Buona lettura!


Episodio 4: Messaggi in bottiglia - Gli eroi devono essere veloci!

Per qualche giorno, Sora limitò al necessario le discussioni con Kairi, che si era mostrata dispiaciuta fin dal mattino seguente. Nel vederlo arrivare al fianco dell’amico -segretamente- pazzo con due occhiaie che avrebbero potuto far invidia al davanzale di una finestra, aveva finalmente capito che l’eroe dei mondi non mentiva e che non era lui ad aver perso qualche rotella.
Nonostante le scuse espresse in modi diversi, il castano non l’aveva ancora perdonata e le stava a distanza, per quanto potesse, e quando erano insieme, cercava di comportarsi normalmente per non insospettire né impensierire nessuno, primo fra tutti Riku. Dopotutto, se il suo migliore amico riusciva a fingersi normale durante il giorno mentre di notte dava libero sfogo alla sua follia conclamata, perché non doveva essere in grado di fare lo stesso? Doveva però dare una svolta alla sua routine, altrimenti non ne sarebbe uscito sano di mente, ne era più che certo.
Da quel momento, quindi, Sora iniziò a impegnarsi nello studio, cercando di stare il più possibile attento alle lezioni e avere meno lavoro da fare a casa, così da potersi riposare in vista delle ronde notturne su cui Riku era tanto fissato e per poter preparare messaggi di aiuto. Arresosi al fatto che non avrebbe ricevuto sostegno né soccorso da Kairi -l’unica che avrebbe potuto sostenerlo nella loro situazione-, Sora aveva capito che doveva rivolgersi ad altri, che si trovavano però fuori dalle Destiny Islands.
Rubacchiate dai rifiuti casalinghi due bottiglie di vetro e scritti i messaggi, il custode del keyblade attendeva solo il momento giusto per recarsi in spiaggia e affidare le sue speranze al mare e ai mondi che aveva protetto con tutto se stesso. Con un sospiro, Sora nascose le due missive sotto il proprio letto, assicurandole a un’asse mobile che creava un nascondiglio perfetto per il suo scopo.
Aveva appena terminato, quando il consueto sassolino picchiò contro il vetro della sua finestra, cogliendolo però di sorpresa e facendogli sbattere la testa contro le doghe del suo giaciglio. Trattenendo imprecazioni, maledizioni e quant’altro potesse venirgli in mente da rivolgere al creato, all’amico pazzo e mille altre cose, Sora si preparò psicologicamente a vestire per l’ennesima volta gli sgargianti panni di Mr. Paopou.

-Sai cosa faremo questa sera, Mr. Paopou?- domandò Capitan Riku, sistemandosi la mascherina sul viso.
-Ehm… proteggeremo la pace dei mondi…?- tentò il castano, finendo di allacciarsi la cintura.
-Apprezzo l’impegno, ma no, anche per oggi ci limiteremo alle nostre amate Destiny Islands.- affermò l’argenteo.
A quella frase, Sora strinse il pugno per non schiaffarsi una mano in faccia. Davvero questo era lo stesso ragazzo che per tutta la loro infanzia aveva progettato di andarsene dalla loro isola e che alla fine ne aveva causato la distruzione per mano dell’Oscurità? Se gliel’avessero raccontato non ci avrebbe mai creduto. Mai.
-Tuttavia, Mr. Paopou, dobbiamo apportare delle modifiche al nostro operare!- proseguì Riku, nascondendo in un cespuglio la sacca che aveva usato per trasportare i costumi e tirando fuori qualcos’altro da sotto i rami della pianta. -Siamo troppo lenti e per poter combattere con efficacia ed efficienza le orde oscure dobbiamo essere decisamente più veloci!- affermò, tornando in piedi e mostrando all’amico ciò che aveva in mano. -Ti presento i nostri mezzi di trasporto!-
Sbattendo gli occhi nascosti dall’imbarazzante maschera a forma di stella, Sora osservò incredulo e perplesso i due skateboard che l’altro custode gli stava mostrando. Il primo aveva le rotelle rosse, la tavola blu totalmente ricoperta di brillantina color argento e le lettere "C" e "R", incastrate l’una nell’altra, dipinte di bianco, da tutto ciò comprese che quello doveva essere il “mezzo di trasporto” del Capitano. Il secondo avrebbe dovuto portare in giro lui, l’eroe dei mondi, il custode del keyblade per antonomasia, quindi con un peso sul cuore e il terrore che si faceva largo a grandi falcate nella sua mente, passò a guardare il secondo skate. Quattro rotelle arancioni erano fissate a una tavola dipinta con un motivo a frutti paopou su sfondo giallo chiaro e la scritta “Mr.P” in arancio scuro proprio nel centro. Il colpo di grazia al suo orgoglio, però, lo diedero i tre frutti paopou attaccati sul davanti dello skateboard, come la polena di una nave.
-Belli vero?- domandò Capitan Riku, porgendo al partner la sua tavola. -Con questi, saremo molto più veloci e potremo fare molta più strada!-
Sora deglutì a vuoto, cercando una scusa qualunque che distruggesse la logica inoppugnabile di quel delirio che lo stava riducendo a un ammasso inguardabile di stelline gialle con le foglioline verdi e la calzamaglia aderente.
-Ma… non faremo rumore sulla strada?- tentò. -Potrebbero sentirci.-
Il sorriso del pazzo che aveva preso il posto del suo migliore amico e l’indice che si muoveva in segno negativo gli piantarono una freccia nel petto.
-Mi credi così sprovveduto, Mr. Paopou?- chiese. -Ovviamente ho usato una magia per silenziare i nostri bolidi.-
La freccia affondò con crudeltà inaudita, mentre la sua dignità faceva i bagagli con aria offesa e se ne andava senza nemmeno salutare.
-Un’idea geniale, non è vero?-
Come si poteva contraddire qualcuno che ti mostrava la cosa più orrida e raccapricciante mai vista sulla faccia dell’intero universo, con un sorriso così sincero e una gioia che avrebbe potuto farsi persona e mettersi a ballare in mezzo a loro tanto era grande?
-…genialissima, Capitano. Non avrei saputo fare di meglio.-
Non si poteva, semplice.

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Capitolo 5
*** Episodio 5: Lontano cugino - Il Generale Scar! ***


Buonsalve appassionati di avventure mirabolanti (?)! Come ho detto, questa fic la scrivo a tempo perso e durante la preparazione degli esami mi è stata molto d'aiuto per rilassarmi e distrarmi un po'. Ma veniamo a noi! Eravamo rimasti col povero Sora e i suoi messaggi in bottiglia, sarà riuscito a "spedirli"? E se sì, gli interpellati risponderanno alla chiamata d'aiuto? Leggete e scoprite! ù.ù
Prima di lasciarvi, mi prendo la solita riga per i ringraziamenti. Grazie a Doll_Enamel per aver messo la fic tra le seguite :3
E ora, ciancio alle bande, buona lettura!



Episodio 5: Lontano cugino - Il Generale Scar!

I giorni passavano fin troppo rapidamente per i gusti del prescelto del keyblade, ormai conosciuto dai suoi neuroni come Sora il Martire, mentre le notti -sempre per il suddetto santo privo di aureola- parevano sempre più lunghe e andavano ben oltre il limite sancito da una cosa un tempo a lui nota come amor proprio.
Passando completamente una notte in bianco, alla fine l’eroe dei mondi era riuscito a sgattaiolare fuori di casa prima dell’alba e ad affidare le sue richieste di soccorso al destino, sperando che si rivelasse magnanimo e di umore così buono da permettergli di ricevere almeno un sostegno psicologico nella sua odissea personale.
Dalla nefasta notte in cui Riku gli aveva appioppato quell’imbarazzante tavola a rotelle -chiamarla con il suo nome originale sembrava quasi un insulto- e dall’alba di due giorni dopo in cui aveva “spedito” i messaggi erano passate due settimane abbondanti, e Sora cominciava a capire il reale significato della parola rassegnazione.
Come facesse Re Topolino a fargli arrivare i messaggi in bottiglia al momento opportuno restava un mistero, ma se lo sarebbe fatto svelare nel caso in cui avesse ricevuto risposta dal sovrano, dato che uno dei destinatari era proprio lui. Il castano sapeva che Riku e il Re avevano trascorso molto tempo insieme l’anno in cui lui era rimasto addormentato, quindi aveva pensato che non poteva esserci candidato migliore per la missione di soccorso, però per sicurezza, si era rivolto anche a qualcun altro. Sora poteva vantarsi di avere tanti amici, ma a conti fatti, erano pochi quelli in grado di dargli una mano in quella situazione, e credeva che Cid e gli altri avrebbero potuto fare qualcosa. Erano riusciti a mettere insieme un Comitato di Restauro per Hollow Bastion, quanta differenza poteva esserci tra un mondo sull’orlo della rovina -scampata soprattutto per merito suo, ma sono banali cavilli- e una mente completamente scoppiata? A parere suo e dell’ultima, flebile scintilla di speranza rimastagli, talmente poca da risultare nulla.
Così, Sora aspettava, sospirando dalla finestra con gli occhi fissi sulle stelle, come una fanciulla innamorata in attesa del suo principe azzurro sul cavallo bianco pronto a cantarle una serenata al chiaro di luna. Sora aspettava e inesorabilmente perdeva fiducia, sentendo la corda del cappio fare un altro letale giro per legarlo sempre di più alla calzamaglia gialla di Mr. Paopou.
-Cosa credevo?- pensò il ragazzo, camminando lentamente verso casa dopo aver salutato Riku a un bivio. -I mondi sono divisi ormai, come ho potuto pensare che una bottiglia di vetro buttata in mare potesse viaggiare per i mondi e recapitarsi da sola al destinatario? Perché non esistono dei postini speciali, eh?- proseguì, giungendo di fronte all’uscio della sua dimora.
Sospirò afflitto, pescando le chiavi dalla cartella. -Sono senza speranza…-
-Ehi, Sora!-
Il custode scosse il capo con un altro sospiro. -No anzi, peggio. Sono ridotto all’osso, mi è sembrato di sentire la voce di- una mano sulla sua spalla lo zittì e lo costrinse a voltarsi. -Leon…-
-Ciao, ho ricevuto il tuo messaggio, sono venuto appena ho potuto.- asserì il ragazzo, celando la preoccupazione che sentiva salire a ogni secondo per le condizioni in cui versava l’amico: viso sciupato e occhi increduli che presto si riempirono di lacrime come quelli di un bimbo per il sollievo di vederlo. -…Allora, cos’è successo?- domandò, prima di essere trascinato dentro l’abitazione.

Dire che Leon era confuso sarebbe stato un mero eufemismo. Consumato un rapido pranzo, nella lieve ombra creata dalle tende ben tirate, il keyblader aveva preso tutto il proprio coraggio e aveva raccontato quanto stava succedendo da quasi un mese. E ora erano lì in silenzio, il padrone di casa desideroso di trovare una fossa per seppellire se stesso e la propria vergogna e l’ospite che lo fissava con le braccia incrociate sul petto.
Sbattute le palpebre un paio di volte, Leon si strinse il ponte del naso, sfiorando la cicatrice e riflettendo sul da farsi. Due giorni prima Yuffie si era precipitata da lui con una bottiglia che aveva ripescato dalla fontana del mercato, ed era rimasto incredibilmente sorpreso quando aveva scoperto da dove arrivava il messaggio al suo interno. Una richiesta di aiuto in poche, urgenti parole da parte dell’eroe dei mondi non poteva essere presa alla leggera, quindi era partito. Giunto sull’isola con una gummiship monoposto, Leon non aveva faticato nel trovare l’amico bisognoso, ma ora stava faticando parecchio a credere a ciò che aveva sentito. Nemmeno per un attimo, però, pensò che il ragazzo gli avesse mentito. Se era certo di una cosa, questa era la sincerità del custode e sincera era anche la sua disperazione, che trapelava dalla sua voce e dal suo sguardo.
Non aveva mai incontrato il famoso Riku, ma dai racconti del Re e dello stesso Sora aveva compreso che doveva essere un ragazzo molto simile a lui e la sola idea di trovarsi in una situazione del genere lo faceva rabbrividire.
Si schiarì la voce, attirando su di sé le iridi azzurre dell’altro. -Quindi non sai cosa gli sia accaduto per farlo diventare così?- chiese, cercando di dare una logica a quegli eventi bizzarri.
-M-Mi credi…?- replicò Sora in un soffio sorpreso, facendogli alzare un sopracciglio.
-Sì, perché non dovrei? Certo, la situazione è assurda, ma non penso che- s’interruppe quando il più giovane gli gettò le braccia al collo per abbracciarlo.
-G-Grazie!- mormorò commosso. -Grazie Leon!- ricevute un paio di fraterne pacche sulla schiena, Sora tornò a sedersi. -Io non so cosa sia successo… Una sera s’è presentato sotto la mia finestra e ha tirato fuori quei costumi, Capitan Riku e… Mr. Paopou… Ma con gli altri, con Kairi, a scuola, si comporta normalmente…- spiegò, piegandosi in avanti con i gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli. -Forse è l’Oscurità? Un frammento lasciato dall’Heartless di Xehanort? Oppure…- sgranò gli occhi quando ebbe un’illuminazione, che sembrò accendergli un coro angelico nelle orecchie. -…e se avesse semplicemente sbattuto la testa?-
-Non ci avevi pensato?-
-No… Non ti sembra un po’ troppo per una botta in testa?-
-Effettivamente la sua… follia sembra fin troppo articolata.- rifletté Leon. -Però, sono convinto che scoprendo com’è cominciata questa storia, troveremo il modo di risolverla.-
-Hai ragione!- disse Sora. -Cercherò di scoprire se ha un bernoccolo da qualche parte… se è stato davvero un colpo alla testa a farlo impazzire, dev’essere stato bello forte e il segno dovrebbe vedersi ancora.-
Il bussare alla porta frenò qualsiasi replica da parte del ragazzo con la cicatrice sul viso, mentre il custode gelava sul posto e gli occhi gli si allargavano come palline da golf. Aveva chiesto aiuto a qualcuno esterno al suo mondo senza pensare alle conseguenze che ne sarebbero venute. A quanto pareva, era già inconsciamente istruito sul significato di rassegnarsi. Altri colpi, più decisi, lo risvegliarono dalle sue riflessioni.
-Se è Riku, o Kairi, sei venuto a trovarmi per vedere come sto, se è mia madre stessa cosa, mentre se è un’altra persona qualsiasi sei un lontano cugino da parte di mio padre.- senza attendere una risposta, Sora andò ad aprire e nemmeno una magia Blizzard gli avrebbe fatto sentire così freddo.
-Era ora! Stavo per prendere la chiave di scorta, si può sapere dove ti eri cacciato?- domandò l’argenteo, prima di notare il paio di scarpe sconosciute nell’ingresso.
A confronto con lo sguardo sospettoso e affilato che Riku lanciò all’interno della casa, un Blizzard si sarebbe sciolto per la fifa, gocciolando umilmente sul pavimento.

-Bene Mr. Paopou, la grande battaglia che aspettavo è giunta!- affermò gravemente Capitan Riku.
Uno strano istinto cominciò a risvegliarsi nel cuore dell’eroe dei mondi, ma non capiva cosa volesse dirgli. Era indeciso tra il “fuggi finché sei in tempo” e il “forse ti conviene fingerti morto, magari la scampi”.
-Di cosa stai parlando, Capitano?- chiese, deglutendo, mentre un pericoloso sospetto iniziava a farsi le unghie sulla sua calzamaglia gialla.
-L’Oscurità ha mandato il primo dei suoi uomini migliori: il Generale Scar!- spiegò, controllando che le ruote del suo skateboard non avessero danni. -Dobbiamo fermarlo prima che metta in pericolo la nostra principessa e le Destiny Islands!-
Il sospetto divenne una certezza e gli squartò costume e pelle. Doveva correre ai ripari. -M-Ma Capitano! Leon è un amico, ha protetto molte persone! Non è un soldato dell’Oscurità!-
-Ti ha ingannato, Mr. Paopou!- sibilò l’argenteo. -Che motivo avrebbe di venire qui a cercarti? Ricordi cosa ti ho detto all’inizio della nostra missione? Noi saremo i primi a essere presi di mira, i primi a cadere nell’inganno dei nostri nemici!-
Preoccupato per il tono assunto dal migliore amico, Sora tacque. Cosa si era detto fin dal principio? Non doveva farlo arrabbiare se non voleva finire infilzato da un keyblade. Prendendo un paio di respiri profondi, il castano tornò a mente lucida e si preparò a una nuova battaglia verbale con cui sperava di guadagnare un po’ di tempo.
-Allora cosa faremo, Capitano? Leon- Cioè, il Generale Scar è sull’isola dei bambini e di notte è pericoloso avventurarsi in mare.- asserì serio. -È vero che gli eroi non devono fermarsi di fronte a niente, ma il mare non segue regole che non siano le sue.-
A quelle parole, Riku si calmò e si portò una mano al mento per riflettere. Poco dopo, alzò il volto verso il cielo scuro, privo della luce abbagliante della luna.
-Credo che tu abbia ragione Mr. Paopou. Per stanotte faremo la solita ronda, nel frattempo penserò a qualcosa per contrastare le possibili mosse del nostro avversario.- disse, annuendo. -Grazie Mr. Paopou, stavo per compiere una sciocchezza.- aggiunse con un sorriso prima di abbracciarlo.
Con un sospiro di sollievo, Sora ricambiò la stretta. -Ehi, sono il tuo partner, è compito mio farti ragionare.-
Capitan Riku rise di cuore. -Hai ragione! Ora seguimi Mr. Paopou, la notte è ancora lunga!- esclamò a bassa voce, prima di salire sullo skateboard e darsi la spinta per partire.
O almeno, il piano era quello. La pietra in cui inciampò e che lo fece finire a gambe all’aria doveva evidentemente pensarla in modo diverso.





Ordunque, non potevo lasciarvi così, senza due righe a fondo pagina ù.ù
L'aiuto che Sora cercava è giunto, ma con esso è arrivato anche il nemico che Capitan Riku aspettava da sempre (?): Leon/il Generale Scar. Non vi dico perché ho scelto questo nome per l'antagonista, vediamo se lo capite da soli. Tanto è facilissimo ù.ù Leon, a differenza di Kairi, ha creduto al povero custode sfortunato ed è pronto ad aiutarlo, mentre Riku non vede l'ora di scontrarsi con lui per difendere le Destiny Islands. Cosa succederà lo scoprirete la prossima volta ù.ù
Spero che questo episodio vi sia piaciuto e che vi abbia fatto scappare almeno una risata :3
Alla prossima!
See ya!

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Capitolo 6
*** Episodio 6: Messaggio segreto - La grande battaglia! ***


Ben ritrovati appassionati di avventure mirabolanti! Approfittando del tempo libero e della connessione in biblioteca, eccomi qui con un aggiornamento infrasettimanale ù.ù È rarissimo, ma ogni tanto può capitare ù.ù
Ma torniamo a noi! Avevamo lasciato i nostri (super)eroi alle porte della battaglia con il Generale Scar, il terribile messo dell'Oscurità secondo i neuroni scoppiati di Capitan Riku. Non è un capitolo lunghissimo, ma spero possa piacervi comunque :3
Prima di lasciarvi alla lettura, ringrazio pandora tsubasa per aver messo la fic tra le seguite! E ovviamente, ringrazio tutti i lettori silenziosi, tutti quelli che commentano e anche chi mi sostiene da dietro le quinte :3 Grazie a tutti quanti! <3
Ora vi lascio, ci vediamo a fondo pagina ù.ù Buona lettura!


Episodio 6: Messaggio segreto - La grande battaglia!


Rinunciando ancora una volta alle sue preziose -poche e quasi sconosciute a dirla tutta- ore di sonno, Sora si era diretto all’isola dei bambini per avvertire l’amico in visita delle intenzioni di Capitan Riku. Lo trovò ancora placidamente addormentato nella baracca sulla spiaggia e quasi gli dispiacque disturbarlo. Il maggiore scattò seduto non appena lo sentì avvicinarsi, ma si rilassò quando lo riconobbe e lo salutò con un piccolo sorriso.
Aggiornato sulle novità, il giovane gunblader inarcò un sopracciglio. -Generale Scar, eh?- ripeté dopo aver sentito il proprio “nome di battaglia”. -Certo che il tuo amico ne ha di fantasia.-
-Non credevo ne avesse così tanta, davvero.- sospirò Sora. -Leon, io non voglio farti rischiare… Forse è meglio se ritorni a Radiant Garden.-
-Non esiste.- affermò categorico il guerriero. -Non posso lasciarti in balia di questa follia, sei esausto. Non me ne vado senza averti aiutato in qualche modo.-
Il custode liberò un altro sospiro, appoggiandosi alla parete della baracca. -Grazie Leon.-
Il maggiore sorrise, scompigliandogli i capelli. -Prego, gli amici servono a questo, no?-
-Giusto… E se Riku viene a cercare il Generale Scar?-
-Ci inventeremo qualcosa.-

Lasciata l’isola dei bambini, Sora si affrettò a tornare a casa per poi avviarsi al bivio dove incontrava sempre il migliore amico per andare a scuola. Camminare al fianco di Riku in tutta tranquillità, per un po’ diede al castano una parvenza di normalità che aveva quasi dimenticato. Parlare di compiti in classe, partite di blitzball e altre cose normali, per qualche minuto fece dimenticare a Sora tutta quell’assurda storia e le sue improponibili componenti -calzamaglia aderente e mezzo di trasporto.
Ovviamente quell’idillio non poteva durare troppo e a decretarne il rigor mortis -il decesso era avvenuto dopo i primi due minuti- fu un biglietto ripiegato che l’eroe dei mondi si ritrovò nella mano libera dalla cartella.

Questa notte agiremo, Mr. P., l’appuntamento è in spiaggia alle ore 20:00.
La battaglia con il Generale Scar non può più attendere, le Destiny Islands contano su di noi.

C.R.

Ps: il biglietto prenderà fuoco tra pochi minuti.

Strabuzzando gli occhi e trattenendo un urlo in falsetto, il quindicenne non ebbe altra scelta che fare il messaggio a brandelli e buttarlo nel primo cestino vuoto che incontrò, per fortuna ci riuscì qualche secondo prima che una magia Fire lo riducesse in cenere.
Con un sospiro di stanco sollievo, Sora tornò a concentrarsi sul cammino e sul proprio amico che non aveva fatto la minima piega. Infatti l’argenteo continuava a guardare dritto verso l’orizzonte, mettendo un piede avanti all’altro, come se nulla fosse accaduto, e il castano quasi lo invidiò. Quasi. Non ci teneva poi molto a diventare pazzo.

Leon, all’anagrafe Squall Leonhart, guerriero esperto nell’uso del gunblade, dall’alto dei suoi ventisei anni*, poteva dire di aver visto abbastanza stranezze e particolarità da non stupirsi più di tanto di fronte a delle novità. Dovette però ricredersi profondamente quando, a mezzanotte sotto la luce candida e brillante della falce lunare, si ritrovò davanti a Capitan Riku e alla sua sfortunata spalla, e comprese che in realtà di cose che potevano sorprenderlo ce n’erano ancora fin troppe.
-Sora… cosa diavolo ti sei messo?- riuscì a chiedere dopo un paio di tentativi andati a vuoto che gli valsero una buona imitazione di un pesce.
-Qui non c’è nessun Sora!- replicò l’argenteo, battagliero. -Stai per incontrare la tua ora Generale Scar! Capitan Riku e Mr. Paopou sono qui per fermarti!-
Non visto dal migliore amico, l’eroe dei mondi si sbatté una mano sulla faccia coperta dalla maschera a forma di stella.
-Impugna la tua arma Generale!- proseguì Riku, estraendo la propria.
Nel vedere la fionda blu con l’elastico rosso e nel trovarsene in mano una identica solo gialla e con l’elastico arancione, il custode della Catena Regale avrebbe tanto voluto buttarsi in mare legato a uno scoglio, perché scavarsi una fossa in cui seppellirsi non sarebbe bastato. Ma probabilmente nemmeno tutto l’oceano di quel mondo sarebbe stato sufficiente per lavar via la sua vergogna sempre più indelebile.
Perplesso, Leon obbedì all’ordine e impugnò il Revolver con entrambe le mani, accettando in silenzio la sfida del ragazzo impazzito. Visto che Sora stava al gioco, lo avrebbe fatto anche lui, confidando nel celere arrivo di un’idea che potesse fermare quel teatrino.
La sua buona stella, però, doveva essersene andata in vacanza con quella del custode castano, perché si ritrovò bersagliato da una pioggia di biglie a cui non sapeva bene come rispondere, senza fare del male al sedicenne. Scure come la notte che aveva attorno, le sfere di vetro erano piccole e difficili da scorgere e lo colpirono ripetutamente alle gambe e qualche volta sulle spalle. Nonostante tutto, doveva ammettere che Riku era un tiratore eccellente e preciso, di cui riuscì finalmente a deviare numerosi attacchi grazie alla lama del gunblade posta di traverso. Sora contribuiva con scarsi tiri, fingendo entusiasmo e spirito combattivo, dando prova di una notevole dote recitativa.
-Cosa aspetti Generale Scar? Non contrattacchi?- domandò Capitan Riku, aprendo una nuova borsetta di proiettili di vetro.
-Se è questo che vuoi, Capitano.- rispose Leon, puntando in avanti la propria arma. -Morfeo.- bisbigliò premendo il grilletto.
Intuendo la direzione del dardo, l’argenteo si voltò immediatamente verso il suo partner per proteggerlo col proprio corpo.

Mr. Paopou si levò la maschera a forma di stella e deglutì, gettando un’occhiata ansiosa all’amico prono a terra a cui sfilò la mascherina. -Era proprio necessario sparargli?- domandò, accucciandosi accanto a lui.
-Era solo una magia per farlo dormire.- spiegò il gunblader, chinandosi a sua volta per mostrare che non c’era alcun proiettile sulla schiena del presunto eroe. -Visto?-
Sora sospirò di sollievo. -Scusa, non è che non mi fidi di te…-
-Non preoccuparti.- replicò il maggiore, prendendo l’argenteo tra le braccia e tornando in piedi. -Lo porto nella baracca?-
-No, seguimi. Nel Luogo Segreto abbiamo i sacchi a pelo e due lanterne.- rispose il custode, avviandosi verso la grotta nascosta dai cespugli. -Finalmente potrò vedere se ha un bernoccolo o due da accusare per la sua pazzia…- mormorò poi, dando un rapido sguardo al ragazzo beatamente addormentato con la mano ancora stretta sulla fionda.
Lo osservò con dolcezza e un piccolo sorriso. Nonostante lo scoppio di quella vena folle e le sue terrificanti conseguenze -soprattutto la calzamaglia- Sora sapeva che quel ragazzo era ancora Riku, il suo migliore amico, e avrebbe fatto di tutto per aiutarlo a tornare come prima, gli voleva bene e non poteva lasciarlo in quelle condizioni.
In più, dubitava seriamente di sopravvivere molto a lungo con questa doppia vita.






Rieccoci. Battaglia epica, neh? Oh, andiamo quando mai vi ricapiterà di vedere Riku e Sora sfidare il più esperto gunblader con una fionda e delle biglie? Roba che manco i peggiori vicoli di Topolinia o Paperopoli (?). Poi, avete presente l'Ispettore Gadget e i suoi biglietti che esplodevano dopo cinque minuti? Ecco da dove arriva il biglietto per Mr. Paopou che prende fuoco ù.ù
Parlando di Leon, avrete notato l'asterisco che ho lasciato di fianco alla sua età. Ebbene, facendo ricerche sulla wikia (trovate qui la scheda di Leon) ho scoperto che ai tempi del primo Kingdom Hearts, Leon aveva 25 anni, quindi visto che la matematica non è un'opinione ed è passato un anno, facciamo insieme 2+2 che non fa pesce ù.ù
Bene benissimo! Nel prossimo episodio saprete cos'è successo a Riku: bernoccolo oppure ricaduta causata da residui di Ansem?
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia divertiti! Alla prossima!
See ya!

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Capitolo 7
*** Episodio 7: Lo smemorato delle Destiny Islands - Arrivano i rinforzi! ***


Buongiorno a tutti amici avventurieri (?)! Pensavate che mi fossi dimenticata di Capitan Riku e di Mr. Paopou? Giammai! ù.ù Mi sono voluta prendere del tempo per lavorare ad altre fan fiction, per programmare bene questa, e per riprendere in mano altri progetti che forse un giorno riuscirò a pubblicare seriamente. Ma veniamo a noi!
Eravamo rimasti alla conclusione della grande battaglia contro il Generale Scar: finalmente verrà rivelata la natura della pazzia del grande Riku.
Ultima cosa, se leggendo il titolo vi viene in mente un film di Totò state tranquilli perché è un riferimento voluto ùwù
Detto questo, vi auguro una buona lettura!


Episodio 7: Lo smemorato delle Destiny Islands - Arrivano i rinforzi!


Alla fine l’aveva scoperto.
Il suo migliore amico, il grande Riku, non era caduto di nuovo tra le grinfie dell’Oscurità. Piuttosto, pareva che qualcosa di molto pesante gli fosse caduto sulla testa, lasciandogli due bernoccoli belli grossi come ricordo, nonostante fossero passate molte settimane dall’inizio di quella faccenda. Come fosse accaduto, probabilmente sarebbe rimasto un mistero irrisolto.
La mattina seguente allo “scontro” con il Generale Scar, l’argenteo aveva i ricordi abbastanza confusi da credere al racconto della sua fedele spalla, che lo vedeva vincitore di quella terribile battaglia al chiaro di luna di cui aveva preso le redini, e che si era conclusa con la vergognosa fuga del loro nemico, senza promessa di ritorno per un’eventuale vendetta nei loro confronti. Capitan Riku non poteva che essere soddisfatto e compiaciuto dell’incredibile coraggio dimostrato dal suo partner.
Nella versione ufficiale dei fatti, Leon era tornato a Radiant Garden in cerca di consiglio e di una soluzione magica da parte del saggio Merlino, perché nonostante avessero scoperto l’origine di quella terrificante follia i due castani non avevano saputo che pesci prendere. Di certo non potevano tirargli un altro colpo in testa, visti gli effetti dei primi due non osavano pensare a un possibile sviluppo di un terzo bernoccolo.
Così la vita era ripresa tale e quale a prima per Sora il Martire, tra scuola, ronde notturne fortunatamente prive di imprevisti impossibili da gestire -ogni tanto dovevano nascondersi nei posti più impensabili, ma ormai Mr. Paopou si era affezionato al cane di quella famosa cuccia-, e tristi mattine dei fine settimana passate sui doveri scolastici, i giorni passavano sempre più veloci. Ne erano passati così tanti che l’eroe dei mondi si era dimenticato di aver affidato le sue speranze a un secondo messaggio in bottiglia. La rassegnazione ormai aveva messo radici profonde nel cuore del giovane keyblader.

Quando un sassolino colpì la sua finestra, Sora sobbalzò con tanta violenza da rompere la punta della matita con cui stava scrivendo gli esercizi di matematica. Preso dal panico, il castano corse a guardare l’orologio ma si calmò immediatamente quando vide che era fin troppo presto perché iniziasse la ronda. Una seconda pietruzza rimbalzò piano sul vetro e il custode cominciò seriamente a preoccuparsi: chi poteva essere se non Riku?
Deglutendo, si avvicinò al davanzale e aprì la finestra, quindi guardò giù per poi sgranare gli occhi celesti, incredulo.
-Ehilà Sora!- esclamò a bassa voce Re Topolino, salutandolo con un gran sorriso e un energico gesto del braccio. -Come te la passi?-
-V-Vostra Maestà!- replicò il ragazzo, sporgendosi del tutto. -Cosa fate qui?-
L’altro prescelto gli rivolse uno sguardo perplesso. -Mi hai chiamato tu! Vedi?- disse lui, mostrando la bottiglia e il messaggio al suo interno. -Credo di essere un po’ in ritardo, ma non sono potuto venire prima. Ero dal Maestro Yen Sid e- si zittì quando l’amico sembrò letteralmente precipitarsi fuori dalla sua stanza e poi giù per le scale, fermandosi solamente dopo averlo raggiunto e stretto in un abbraccio spacca-costole degno di Pippo.
-Sono così felice che siate qui!- esclamò il ragazzo con voce disperata.
Confuso, il sovrano si limitò a farsi stringere e a battere amichevolmente una mano sulla schiena del giovane. -Anch’io sono contento di vederti, Sora.- asserì dopo qualche secondo. -Il tuo messaggio mi ha fatto preoccupare, però. Vuoi dirmi cosa sta succedendo?-

Il sovrano di Disney Castle era rimasto a bocca aperta quando ancora non era arrivato a metà del racconto -al punto in cui si era dovuto nascondere dentro un cespuglio su ordine di Capitan Riku- e ora che era finito, la sua mascella sembrava pronta a staccarsi per cadere fragorosamente sul pavimento di legno della stanza di Sora. Ma non lo fece, forse per rispetto dell’imbarazzante silenzio che era calato come un macigno tra i due custodi.
Topolino si destò dal suo stupore con qualche attimo di ritardo, quindi chiuse la bocca, sbatté e palpebre e si schiarì la voce. -Quindi… quanto tempo fa è andato via Leon?-
-Sei giorni fa.- rispose prontamente il ragazzo. -Ha deciso di tornare a Radiant Garden per chiedere consiglio a Merlino, forse lui conosce un incantesimo che può aiutare Riku a tornare normale…-
-Accipicchia, ad averlo saputo prima avrei chiesto consiglio a Yen Sid.- rifletté il Re, incrociando le braccia. -E tu? Hai pensato a qualche soluzione?-
Il castano liberò un lungo sospiro stanco. -Ci penso ogni giorno e ogni notte, ma non mi viene in mente nulla di utile… Ho pensato persino a un esorcismo, ma non credo che faccia al caso nostro.-
Il custode dalle orecchie tonde ridacchiò appena. -Oh, andiamo! Un esorcismo mi sembra un po’ esagerato.-

Quando meno di un’ora dopo, Re Topolino si ritrovò davanti a Capitan Riku e Mr. Paopou pensò che forse l’idea di Sora non fosse poi così assurda.
-Vostra Maestà!- esclamò l’argenteo, correndo ad abbracciare l’amico di tante avventure, che rimase stupito per un attimo dalla formalità con cui era stato chiamato. -È un onore avervi qui sulle nostre umili spiagge! Cosa ci fate qui?-
Finalmente libero dalla stretta del sedicenne, il sovrano diede un’occhiata rapida al custode castano, che gli fece numerosi gesti -anche molto plateali- per fargli capire che non doveva parlare assolutamente del suo messaggio in bottiglia.
-Mi ha chiamato Sora!- esclamò poi e l’interpellato gelò.
Forse la sua mimica non era stata abbastanza chiara? Forse aveva sbagliato qualcosa col cenno negativo della testa e il segno di decapitazione? Forse il Re lo voleva morto, trafitto dal keyblade di un prescelto pazzo? Sora iniziò a mangiarsi le unghie attraverso i guanti arancioni -sfavillante novità di quella sera- e a ragionare su quale potesse essere la causa dell’odio del sovrano di Disney Castle. Forse era stata quella volta ad Hollow Bastion, che aveva disobbedito al suo ordine e si era buttato a capofitto sull’orda di Heartless che stava per invadere la città? Forse…
-Mi ha raccontato dei vostri nobili intenti e così sono venuto a dare una mano!-
…aveva già detto che era felice di averlo lì?
Sobbalzò per la sorpresa quando le mani di Riku gli si posarono con fermezza sulle spalle. Non poteva vederlo bene, ma avrebbe giurato di scorgere uno strano e inquietante luccichio dietro le retine bianche della mascherina.
-Mr. Paopou, sono orgoglioso di te.- pronunciò fiero il sedicenne, stringendo la presa. -Ora ne sono certo, la nostra missione può proseguire solo nel migliore dei modi.-
Topolino osservò in silenzio lo scambio di battute tra i due custodi e l’atteggiamento del maggiore gli fece quasi tenerezza. Nonostante la stramba pazzia che pareva averlo colpito duramente, il suo amico aveva sempre a cuore la salvezza dei mondi prima di ogni altra cosa.
-Benissimo!- esclamò Capitan Riku, battendo un pugno sull’altra mano aperta. -Il Generale Scar è stato sconfitto, ma non possiamo abbassare la guardia! I messi dell’Oscurità sono sempre in agguato!- avvertì, abbassando all’improvviso la voce e guardandosi attorno. -Visto che il Re è qui con noi, stasera rinunceremo ai nostri mezzi di trasporto.-
A quelle parole, Sora mandò una preghiera di ringraziamento a Kingdom Hearts e qualsiasi altra divinità o essere ultraterreno che quella sera aveva deciso di scomodarsi a guardare da quelle parti.
-Seguimi Mr. Paopou! La notte è ancora lunga!- annunciò poi, prima di voltarsi verso il loro illustre ospite. -Vostra Maestà-
-Capitan Riku…- lo interruppe gentilmente il sovrano dalle orecchie tonde. -…puoi chiamarmi per nome, ricordi?- disse, fissando attentamente la mascherina che celava lo sguardo acquamarina del ragazzo.
Riku era suo amico, anche se separati avevano lottato insieme contro l’Oscurità che albergava nei corridoi di Castle Oblivion, ed era stato laggiù che aveva detto al giovane di non usare titoli per rivolgersi a lui. Possibile che quei letali bernoccoli gliel’avessero fatto dimenticare?
-Ricordo perfettamente, Vostra Maestà.- rispose l’argenteo, avviandosi verso l’esterno del cortile di casa dell’amico. -Ma non posso mancarvi di tanto rispetto.- affermò serio. -Io sono solo un umile servitore della Luce che ha l’importante compito di difendere quest’isola!- proseguì, prima di girarsi un’ultima volta. -Andiamo Mr. Paopou!- concluse, avviandosi.
-Visto?- fece Sora, affiancando il Re rimasto attonito. -Completamente andato.-
Topolino non poté far altro che annuire in silenzio. E davvero, forse l’esorcismo non era un’idea così stupida da prendere in considerazione.




Ebbene sì, Riku ha ricevuto un gran colpo sulla capoccia ed è impazzito! ù.ù Come si risolverà la questione lo scoprirete presto.
Nel mentre è arrivato anche Re Topolino a dare sostegno psicologico al nostro povero Martire, che ne ha tanto, tantissimo bisogno ù.ù
Spero che anche questo episodio vi sia piaciuto e che vi abbia fatti divertire! Alla prossima!
See ya!

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Capitolo 8
*** Episodio 8: Speranza - L’onore è tutto nostro! ***


Salve a tutti amanti delle avventure folli (?)! Ormai siamo alle battute finali di questa tortura nei confronti di Sora il Martire, già perché il decimo sarà l'ultimo episodio... se non cambio i progetti, ovvio ù.ù
Ma veniamo a questo episodio: eravamo rimasti con l'arrivo della pantegana di Re Topolino alle Destiny Islands per dare sostegno all'eroe dei mondi. Come sarà proseguita l'avventura? Anche il sovrano sarà caduto vittima della pazzia che ha colpito il grande Riku o sarà scampato a questo infame destino? Vedrete da voi ù.ù Buona lettura!



Episodio 8: Speranza - L’onore è tutto nostro!


Nonostante tutta la propria esperienza, Re Topolino ammise di non sapere proprio cosa fare.
I colpi che si erano abbattuti sulla testa di Riku erano stati senza alcun dubbio belli forti, visto che erano stati in grado di riscrivere gran parte della personalità del ragazzo e sostituirla con qualcosa di inatteso -a voler essere gentili. Qualcosa che molto probabilmente avrebbe dato del filo da torcere persino al suo prode Capitano armato di scudo, che di certo non brillava per intelligenza. Il Mago di Corte forse sì, ma non il Cavaliere.
Poteva, però, tirare un piccolo -ma proprio piccolo, eh- sospiro di sollievo, perché almeno Capitan Riku non era pericoloso. Né per gli altri, né per se stesso, non ancora. L’unico che sembrava risentire fisicamente e mentalmente di tutta quella faccenda era il custode della Catena Regale, e Topolino non poteva che essere preoccupato. Dando prova di un affetto infinito e di una pazienza e una resistenza fuori dall’ordinario, Sora teneva duro, reggeva il gioco all’amico impazzito e nel frattempo cercava una soluzione al problema.
Soluzione che non si trovava ancora e più si aspettava, più c’era il rischio che la mente di Riku si stabilizzasse su questa buffa personalità, aveva riflettuto il Re. Sospirando, Topolino riprese ad agitare il ventaglio davanti al viso del ragazzo castano collassato poco prima sul pavimento della sua stanza.
Forse non avrebbe dovuto esporgli quel possibile sviluppo degli eventi.
Era lì da quattro giorni e il quindicenne poteva solo gioirne, dato che la sua presenza gli aveva risparmiato ben tre viaggi su quella che lui chiamava “tavola a rotelle”. Quando vi aveva riservato uno sguardo più lungo e attento, il sovrano dalle orecchie tonde non aveva trovato motivo di non concordare. Persino lui aveva più gusto nel fare le decorazioni.
-Mi dispiace Sora.- esordì il keyblader quando gli occhi azzurri dell’altro si posarono sul suo viso. -Non volevo darti altre preoccupazioni…-
-Lo so Maestà… Non è una cosa grave.- minimizzò, tirandosi a sedere per poggiare la nuca contro il materasso. -Almeno non mi sono preso una pallonata in faccia.-
-Ti senti meglio?- chiese poi, smettendo di sventolare e scrutando il viso dell’altro. -Mi sembri un po’ pallido.-
-Tranquillo, sto bene.- sorrise il castano. -Ho solo bisogno di mangiare qualcosa e magari fare un pisolino prima della ronda.-

Quando rientrarono la mattina seguente, Topolino si disse che dovevano intervenire quanto prima, mentre si liberava delle foglie che gli erano rimaste appiccicate ai vestiti. Guardò Sora con occhi pieni di ammirazione.
Quella notte anche lui aveva avuto un assaggio delle manovre repentine di Capitan Riku, e c’era mancato veramente pochissimo che li scoprissero tutti e tre, aggrappati come koala ai rami dell’albero più grosso che erano riusciti a trovare in un raggio di dieci metri. Fortunatamente per lui, l’eroe dei mondi era diventato pratico di manovre furtive e l’aveva aiutato a reggersi senza fare rumore né movimenti che avrebbero potuto rivelare la loro presenza. Oltre a essere motivo di ammirazione, questa prontezza era preoccupante: Sora si stava abituando a quella vita pazzesca senza capo né coda e non poteva permettere che andasse oltre. Dopotutto, di matto ne bastava e avanzava uno.
Deciso ad agire, Topolino tornò alla sua gummiship prima del sorgere del sole, lasciando Sora ai suoi compiti per scuola. Grande fu il suo stupore, quando poco dopo il rientro lo schermo s’illuminò, segnalando l’arrivo di una chiamata da Radiant Garden.

-Grandi notizie!- affermò il Re, prendendo le mani del quindicenne tra le proprie. -Leon mi ha contattato.-
-Davvero?!- esclamò Sora, pieno di speranza e con occhi quasi sognanti.
Il sovrano annuì fermamente. -Merlino sta già lavorando a qualcosa che farà tornare Riku com’era prima.-
-Questo è fantastico!- disse il castano, saltando in piedi. -Quanto tempo ci vorrà?-
-Purtroppo questo non ha saputo dirmelo…- ammise con una nota triste nella voce. -Ma non disperare! Merlino lavorerà più in fretta che può, non ti abbandonerà.-
Felice come non mai, il ragazzo non riuscì a trattenersi dall’abbracciare l’altro prescelto che ricambiò la stretta con affetto.
-Grazie!- disse. -Senza tutti voi non so proprio come avrei fatto…-
-Non devi ringraziarci, Sora.- replicò Topolino, guardandolo con un sorriso. -Gli amici servono a questo, no? Tu ci hai aiutati sempre quando abbiamo avuto bisogno, ricambiare è il minimo che possiamo fare.-
L’eroe dei mondi fu solo in grado di annuire, mentre un’ondata di sollievo sgorgata direttamente dal cuore andava a bagnargli il viso sorridente con una scia di lacrime. Il sovrano lo abbracciò di nuovo, contento di aver visto ancora una volta il sorriso sul suo volto.

-E così ci lasciate Maestà?- domandò Capitan Riku con una nota triste nella voce.
L’interpellato annuì con un’espressione mesta. -Mi duole, ma a casa è richiesta la mia presenza. Ho deciso di partire domani mattina, però, così posso accompagnarvi ancora questa notte.-
Sora era stato avvertito in anticipo, ma questo non rendeva il saluto meno amaro. Dal giorno seguente sarebbe stato nuovamente solo con la sua bizzarra avventura casalinga, e a tenerlo in piedi ci sarebbe stata, insieme alla sua grande forza di volontà, la rinnovata speranza dell’aiuto in preparazione a Radiant Garden. In ogni caso, la permanenza di Re Topolino gli aveva fatto bene anche se per pochi giorni. Lo aveva aiutato a restare in piedi, a non cedere alle stramberie di Capitan Riku e alla morsa letale della calzamaglia aderente di Mr. Paopou. Le cose piacevoli, però, non durano per sempre.
-Comprendo perfettamente, Vostra Maestà!- affermò l’argenteo prima di sfoderare un sorriso enorme e a tratti inquietante. -Per fortuna sono riuscito a finire in tempo!-
-…che cosa?- domandò il sovrano, osservando con un sopracciglio inarcato l’amico che trafficava con la sacca da cui aveva tirato fuori il suo costume e quello dell’altro ragazzo.
Non dovette aspettare molto per avere la risposta. In un attimo, infatti, si ritrovò tra le mani il proprio costume da supereroe. La semplice e morbida mascherina nera in un primo momento l’aveva tratto in inganno, ci aveva messo qualche secondo a notare che i “cerchi” per gli occhi avevano la forma della sua testa: un cerchio più grande sovrastato da due più piccoli posti ai lati per dare la forma delle orecchie. Fu il rettangolo di stoffa sottostante a farlo rabbrividire: aveva lo sfondo di un rosso accesissimo ed era trapunto di stelline gialle e altre caricature nere della sua testa. Con orrore celato, Re Topolino alzò lo sguardo e deglutì.
-Grazie Capitan Riku, per me è un grande onore…-
Il ragazzo lo interruppe, accovacciandosi davanti a lui. -L’onore è tutto nostro, Vostra Maestà! Giusto Mr. Paopou?-
Sentendosi schiacciare dall’enorme macigno del senso di colpa, Sora convenne che le cose piacevoli oltre a durare poco venivano prese brutalmente a calci da quelle brutte e imbarazzanti.
-…assolutamente Capitano. L’onore è tutto nostro.-
-Ormai fate parte della squadra! Non potevate stare senza costume… mi dispiace non essere riuscito a trovarvi un’identità segreta…- si scusò l’argenteo.
-N-Non fa niente! Ci penserai per la prossima volta, d’accordo?- fece il Re, posando una mano sulla spalla dell’altro.
-Avete ragione!- esclamò Capitan Riku, alzandosi subito dopo. -Ci rifletterò per bene, sarete orgoglioso del nome che porterete!-
Topolino si trattenne dal cadere a terra e optò per infilarsi il proprio corredo, mentre Sora si risparmiò l’ennesima mano in faccia. Soddisfatto del risultato, il pazzo si voltò verso la strada e indicò il nulla con l’indice sinistro.
-Ora che siamo al completo, non ci resta altro da fare che partire! La notte è ancora lunga!- aggiunse poi il temerario eroe, correndo fuori dal giardino e svanendo nell’ombra della casa di fronte con una capriola involontaria, ma sicuramente voluta da qualche pietra del selciato.
-Mi dispiace che alla fine siate rimasto coinvolto in questa storia Maestà…- disse Sora con un lungo sospiro.
Il custode dalle orecchie tonde sorrise grato e gli posò una mano sul braccio. -Non importa, se è per aiutarti sono disposto anche a indossare questo costume.- affermò, per poi incamminarsi al fianco del castano.







Ovviamente no, nemmeno Topolino poteva sfuggire a questa pazzia ù.ù
Spero che anche questo episodio vi sia piaciuto e che vi abbia divertiti almeno un po'! Ringraziando tutti quelli che commentano e anche i lettori silenziosi, vi do appuntamento alla prossima scorribanda!
See ya!

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Capitolo 9
*** Episodio 9: Colpo di grazia - Non si esce senza mantello! ***


Buona sera amici avventurieri!  Ora posso annunciarlo senza timore e in tutta certezza: questa fan fiction si concluderà tra due capitoli. Nel prossimo vedrete l'epilogo di questa follia che sta logorando il nostro povero Martire, mentre quello seguente sarà un piccolo extra di cui non anticipo nulla ù.ù Ma veniamo all'episodio attuale: avevamo lasciato Sora all'ultima notte in compagnia di Re Topolino, che si era guadagnato uno sfavillante mantello e una particolarissima mascherina, che effetto avrà avuto tutto questo sulla ronda della notte successiva? Non vi svelo nulla ù.ù
Prima di lasciarvi, ringrazio Evan Gallaway per aver inserito la fic tra le preferite e le seguite e Destyno per averla inserita tra le seguite :3 Grazie mille!
Detto questo, buona lettura!



Episodio 9: Colpo di grazia - Non si esce senza mantello!


Quando vide la gummiship di Re Topolino ridursi a un puntino nel cielo fermo in quell’attimo in cui non è né notte né giorno, Sora sospirò affranto, poggiandosi totalmente al davanzale della propria finestra. Subito dopo, però, si schiaffò le mani su entrambe le guance, tornando a mostrare uno sguardo determinato.
Non poteva abbattersi. Aveva resistito fino a quel momento, aveva sopportato tutte le stramberie in cui il suo migliore amico impazzito l’aveva coinvolto senza troppi rimorsi, quindi non poteva e non doveva arrendersi. Non ora che riusciva a scorgere la fine di quel lungo tunnel tappezzato di frutti di paopou. Non ora che i suoi amici erano giunti in suo aiuto e presto gli avrebbero portato la soluzione definitiva a quel bizzarro disastro. Con un sorriso ottimista si alzò in piedi, fiducioso che quella situazione non potesse peggiorare ancora.

Era evidente che l’eroe dei mondi dopo i suoi viaggi e le sue imprese non aveva imparato assolutamente nulla sulle leggi cosmiche che regolavano la fortuna di qualcuno e che spesso e volentieri si facevano beffe dei comuni mortali. Sicuramente con lui e il suo ottimismo si stavano facendo delle grasse risate che sarebbero state ricordate nei secoli dei secoli. Se avesse imparato qualcosa, anche solo una briciola, sui sopracitati capisaldi dell’esistenza umana, Sora non avrebbe mai e poi mai osato adagiarsi sugli allori. Probabilmente per levarsi del tutto la tentazione li avrebbe estirpati dalla propria mente come si fa con le erbacce.
-…cos’è questo?- domandò con un filo di voce, mentre fissava con ansia crescente il telo di stoffa gialla che gli era stato messo tra le mani.
-Non si capisce? È un mantello!- rispose con entusiasmo Capitan Riku. -Esattamente come il mio!- proseguì, aprendo un lembo del rettangolo blu che gli pendeva dalle spalle.
-…perché?- chiese ancora, la mente che si rifiutava di comprendere l’ennesimo tiro mancino dell’amico pazzo.
-Erano giorni che pensavo che ci mancasse qualcosa, poi ho avuto l’illuminazione oggi durante la lezione di storia.- spiegò lui. -La scuola è veramente utile, anche quando meno te l’aspetti.-
Dentro di sé, il castano aggiunse una voce alla lunga lista dei motivi per cui detestava la scuola. Con dita tremanti per la paura -che Riku interpretò come emozione gioiosa- Sora stese il mantello davanti a sé, tenendolo dagli angoli superiori. Lo fissò perplesso per un lungo e silenzioso minuto.
-…è a forma di paopou.- dedusse, infine, scrutandone la forma a cinque punte e lanciando un’occhiata quasi assassina alle foglioline verdi che pendevano dalle due inferiori.
-È perfetto, vero?- ribatté l’argenteo dopo aver annuito con forza.
-…assolutamente.- soffiò il custode della Catena Regale con un sorriso stentato, per poi infilarsi l’ennesimo accessorio di quell’aderente mise che stata diventando una pericolosa seconda pelle.
Dopo qualche altro minuto di raccoglimento, i due eroi partirono a bordo dei loro skateboard e presero a sfrecciare per le strade buie e silenziose delle Destiny Islands. Dandosi nuovamente la spinta per mantenere la velocità, Sora compì un altro errore: pensò che peggio di così non poteva andare.

-Scusa Capitano…- iniziò Sora, seguendo l’amico mentre strisciava lungo un muro per poi scattare verso una siepe. -…posso farti una domanda?-
Il sedicenne cominciò a infiltrarsi tra i rami colmi di foglie scure. -Dimmi Mr.- Arriva qualcuno!- avvisò subito a bassa voce, spedendo con un gesto rapido la propria spalla verso il muro da cui erano giunti, mentre lui finiva d’incastrarsi nella siepe con lo skateboard al seguito.
Come se avesse una mandria di Darkside alle calcagna, il castano fuggì al riparo, appiattendosi contro la parete e schiacciando l’odiosa stoffa gialla dietro la schiena e la “tavola a rotelle” contro il proprio fianco, per celare all’ombra ogni scheggia di colore. Sudando freddo come mai gli era capitato, il quindicenne osservò con la coda dell’occhio il trio di ragazzi che camminava al centro della strada: Tidus, Wakka e Selphie -questa in mezzo agli amici e a braccetto col primo- passeggiavano tranquilli, chiacchierando a bassa voce del più e del meno. Deglutì a vuoto, gettando uno sguardo al migliore amico nascosto e trattenendo il respiro quando il trio gli passò accanto.
-La settimana prossima ci sarà la partita di baseball tra le sezioni del secondo anno, vero?- domandò Wakka, cacciando le mani in tasca.
-Già! Ovviamente la nostra sezione non può che vincere!- esclamò l’altro ragazzo in risposta, sfoderando un gran sorriso.
-Non per distruggere i tuoi sogni, Tidus, ma devo ricordarti chi ha ottenuto una vittoria schiacciante l’anno scorso?- replicò invece la ragazza, inarcando un sopracciglio.
-Sì lo so, ha vinto la sezione B, ma quest’anno abbiamo Sora!-
-È bravo con la spada di legno, questo non vuol dire che lo sia anche con una mazza da baseball.- osservò con un ghigno il giocatore di blitzball.
-Siete due guastafeste! Vi faremo vedere di cosa siamo capaci noi ragazzi della sezione A!- ribatté Tidus con un finto broncio che fece ridere gli altri due.
Senza far caso al fatto di essere l’oggetto della discussione, l’eroe dei mondi riprese con gioia a respirare quando i tre compagni di scuola sparirono lungo la strada fiocamente illuminata. Si fece scivolare fino a sedersi per terra, quasi accucciato sul suo nuovo mantello, e sospirò di sollievo, poi si girò verso la siepe, aspettandosi di vedere l’amico pazzo uscire con una capriola vistosa e maldestra abbastanza da lasciarlo a testa in giù. Quando quasi due minuti dopo non vide nulla di tutto ciò, né qualcosa di alternativo, iniziò a preoccuparsi.
-Capitano?- chiamò con un sussurro, alzandosi e avvicinandosi. -Capitan Riku?- tentò, accovacciandosi accanto a lui.
-Ho incontrato una difficoltà inaspettata, Mr. Paopou.- ammise l’argenteo con voce tesa.
-Cioè?-
-Nella fretta di non rivelare la mia presenza, il mantello mi si è avvolto addosso e si è incastrato nei rami.-
Schiaffandosi mentalmente un’enorme mano in faccia, il castano si mise all’opera per aiutare l’amico pazzo a liberarsi da quella trappola fornita con grande affetto da Madre Natura.
-Capitano…- esordì poi, riprendendo la domanda che non aveva posto poco prima. -…il mantello era davvero necessario?-
-Ovviamente sì! Nessun eroe va in missione senza mantello!-
In quel momento, Sora sentì di aver ricevuto il colpo di grazia definitivo. Guardò in alto per un momento, rivolgendo una muta preghiera alle stelle, a Kingdom Hearts, a qualsiasi entità esistente o meno che potesse aiutarlo a uscire da quel folle oceano di frutti paopou che lo stava trascinando sempre più giù.






Ebbene il costume è al completo e Sora il Martire sente di aver toccato il vero fondo dopo aver continuato a scavare per quattro puntate (?). E visto che ha raschiato il fondo, l'avventura può terminare. Come detto, infatti, il prossimo capitolo metterà la parola fine ai patimenti del nostro custode del keyblade. Dispiace un sacco anche a me, ve lo giuro çWç mi stavo divertendo tantissimo con questa fan fiction çWç
Concludendo, spero che anche questo episodio vi sia piaciuto e che vi abbia strappato almeno un sorriso :3 Alla prossima!
See ya!

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Capitolo 10
*** Episodio 10: Fuoricampo - Capitan chi? ***


Ben ritrovati amanti dell'avventura! Con oggi, i patimenti di Sora il Martire avranno termine, ma non la fanfiction! Eh no ù.ù Settimana prossima la chiuderò con un extra e solo allora potrà dirsi completa. Ma torniamo a noi. Spero che siate curiosi di scoprire come Capitan Riku ci lascerà e che il capitolo non vi risulti troppo pesante, perché mi sono resa conto che è venuto molto più lungo rispetto agli altri.
Prima di lasciarvi, ringrazio Exodd per aver messo la fic tra le seguite! E ovviamente ringrazio anche tutti i lettori silenziosi che mi hanno seguita fin qui :3
Buona lettura!


Episodio 10: Fuoricampo - Capitan chi?


Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo. Gli sembrava di essere tornato a quando era ancora un ragazzino ingenuo che passava le nottate a guardare il cielo, cercando di capire se quelle che vedeva erano realmente stelle o se erano qualcos’altro come supponeva il suo migliore amico, oppure cercando risposte a mille e più domande, mentre sognava la partenza con la zattera che avrebbero costruito.
Quella sera, però, Sora scrutava la volta celeste alla ricerca di un segno, uno qualunque, che indicasse l’arrivo di una gummiship e con essa la sua salvezza, perché sentiva di aver raggiunto il fondo del baratro. L’unica cosa positiva che aveva ricavato da tutta quella storia era un netto miglioramento della sua media scolastica e sua madre non poteva che esserne felice, ma allo stesso tempo non voleva che ci rimettesse la salute perché gli era sembrato stanco nell’ultimo periodo. Poteva dirle che ormai della sua salute sia mentale che fisica, era rimasto molto poco? Ovviamente no, quindi l’aveva rassicurata con un sorriso e un bacio sulla guancia prima di ritirarsi nella sua stanza e sedersi sul davanzale della finestra. Dalla volta in cui era stato aggiunto il mantello a forma di frutto paopou, elemento che aveva così completato la sua sfavillante mise, il custode aveva preso quell’abitudine per rassicurare se stesso e il proprio cuore, per dirsi che non era solo e che presto sarebbe giunta la cura per la pazzia radicale che aveva colpito Riku.
Quando giunse il sassolino e la pessima imitazione di un miagolio -chiunque avrebbe pensato a quale atroce destino stesse affrontando la povera bestia per lamentarsi così- l’eroe dei mondi si preparò psicologicamente a un’altra notte d’infruttuosa ronda alla ricerca di nemici assenti. Quelli inesistenti, a conti fatti, già li aveva affrontati.

La mano che gli si posò con fermezza sulla spalla destra per un attimo lo rese incapace di respirare.
-Allora Sora, sei pronto?- domandò l’argenteo con un sorriso accennato.
Sora, non Mr. Paopou, rifletté il castano, ricordandosi che era giorno e che si trovavano davanti al cancello della scuola. Ora veniva la parte difficile.
-Pronto per cosa?- replicò infatti, scatenando uno sbuffo quasi esasperato dall’amica dai capelli rossi che gli camminava all’altro fianco.
-Davvero te ne sei dimenticato?- asserì Kairi, scrutandolo con occhi dubbiosi. -Tidus non parla d’altro che di questa partita da settimane.-
In un flash improvviso ricordò la sera in cui Capitan Riku era rimasto intrappolato nella siepe per un dispetto del suo stesso mantello e il discorso che aveva sentito fare ai tre ragazzi che li avevano costretti a nascondersi in fretta e furia.
-Ah, ma certo!- esclamò Sora, portandosi una mano sulla nuca con una risatina nervosa. -La partita con la sezione B!- aggiunse, ricevendo un sospiro divertito dal migliore amico.
-Che c’è? Sei così tranquillo da averla dimenticata?-
Il castano ridacchiò, decidendo di seguire quella strada già avviata. -Già, in fondo, tengo la spada allo stesso modo di una mazza da baseball, le regole le conosco, che problemi posso avere?-
-Ricordati di non esagerare.- gli sussurrò Riku all’orecchio. -Stiamo parlando di una palla, non di un Heartless.-
-Tranquillo!- disse lui, mostrando un ampio sorriso rassicurante. -Voi del terzo anno verrete ad assistere?-
L’altro ragazzo scosse il capo sbuffando. -No, purtroppo. Abbiamo matematica a quell’ora e il professore è stato categorico.- spiegò amaramente. -Però nulla mi vieta di dare una sbirciata dalla finestra, dato che sono in fondo all’aula. Farò il tifo per te.- proseguì, donandogli un nuovo sorriso fiducioso.

-Ehi Sora.- chiamò la principessa del cuore, tirandogli il bordo della maglietta.
-Mh? Dimmi Kairi.- rispose lui, distratto, mentre s’infilava il casco e raccoglieva la mazza per prepararsi al suo turno di battuta.
-Vacci piano.- suggerì lei, attirando finalmente i suoi occhi celesti su di sé. -È un gioco, non devi metterci troppa forza, te lo ricorderai?-
Il sorriso che le donò valeva più di mille parole. -Contaci!-
Alla fine, Sora aveva perdonato la disastrosa gaffe dell’amica, ma aveva evitato di dirle altro circa la sua seconda identità e l’evoluzione che aveva subito nelle ultime settimane. Scosse piano la testa, non doveva pensare a quell’orribile calzamaglia, doveva concentrarsi sulla partita e come gli avevano fatto notare entrambi i suoi amici, doveva stare attento a non lasciarsi andare. Stava impugnando una mazza da baseball non il keyblade, se avessero perso la partita la sua vita sarebbe stata comunque in pericolo a causa del risentimento di Tidus, ma a quello poteva sopravvivere. Non poteva, però, rischiare di mostrare che la sua forza era aumentata nell’ultimo anno e mezzo o sarebbero sorte delle domande scomode.
Quando lo chiamarono alla battuta, il suo esaltato compagno gli mise un braccio attorno alle spalle.
-Se riesci a fare un fuori campo, la partita è nostra.- disse Tidus con voce terribilmente seria. -Ci serve un fuori campo, non possiamo permetterci altro. Hai capito?-
Deglutendo, il custode annuì -gli faceva quasi più paura di Capitan Riku- e si avviò al suo posto. Smosse un po’ il terreno su cui avrebbe dovuto poggiare i piedi, quindi impugnò la mazza e prese posizione, assottigliando lo sguardo azzurro sotto la visiera scura, concentrato sul proprio compito.

Riku trattenne uno sbuffo scocciato. Aveva notato che il suo migliore amico stava avviandosi alla battuta, ma il professore di matematica si era accorto della sua distrazione e l’aveva minacciato con un richiamo sul registro di classe.

Nell’esatto momento in cui colpì la palla si diede dell’idiota completo. Sentiva Tidus che esultava e gli urlava di correre per tutte le basi, ma lui non aveva occhi che per il proiettile appena sparato. Un bellissimo home run per tutti gli studenti normali, ma per Sora il Martire quell’innocente sfera che si stava dirigendo a una velocità spropositata fin troppo lontana dal campo, era divenuta una crudele e beffarda condanna.

Arresosi, l’argenteo tornò a concentrarsi sulla lezione, finché non sentì un rumore di vetri infranti e un dolore fulminante alla testa, che lo mandò dritto sul pavimento.

-…cos’ho fatto?- balbettò Sora, crollando in ginocchio accanto al letto dell’infermeria. -L’ho ucciso…-
Mordendosi un labbro, Kairi gli posò una mano sulla spalla. -Non è stata colpa tua… L’infermiera ha detto che si riprenderà.-
-Io volevo solo che tornasse normale…- mormorò il castano come se fosse in trance. -Non volevo ucciderlo con una palla da baseball…-
La rossa sospirò, guardando il soffitto. -Sora, guarda che respira ancora.-
Il ragazzo fissò l’amico svenuto -che indubbiamente stava respirando- e con la testa fasciata, e un pensiero terrificante gli attraversò la mente. -…e se è peggiorato?- chiese in un soffio, gli occhi larghi come piattini. -E se s’inventa qualcosa di peggio di Mr. Paopou e la calzamaglia gialla?!-
-Non ti sembra di esagerare…?-
-No, certo. Peggio di quello non può esserci, non dopo il mantello a forma di paopou…- rifletté l’eroe dei mondi, senza dar segno d’aver sentito le parole dell’amica, mentre tornava in piedi. -Non oso pensare a qualcosa di peggio…-
La ragazza gli mise entrambe le mani sulle spalle e gliele strinse. -Sora, calmati! Vedrai che andrà tutto bene!-
-Come faccio?!- esplose infine, sull’orlo delle lacrime. -Due bernoccoli lo hanno ridotto a… lo hanno ridotto così, ci pensi ai possibili effetti di un terzo?!-
-…che sta succedendo?- biascicò il ragazzo steso nel letto, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco l’ambiente circostante. -…Sora?- chiamò, quando scorse l’amico accanto a sé con gli occhi lucidi. -Stai… piangendo?-
-Riku!- esclamò il castano, inginocchiandosi ancora vicino al letto. -Stai bene?! Non volevo che quella palla ti finisse in testa, perdonami!-
L’argenteo lo fissò con sguardo confuso, quindi passò a guardare l’amica che si era seduta sul materasso. -Cos’è successo? Di quale palla sta parlando?-
-Non ricordi?- disse tempestivamente Kairi, impedendo al custode bruno di precederla con una probabile crisi isterica come quella di poco prima. -Oggi noi del secondo anno dovevamo giocare una partita di baseball tra le nostre sezioni.- spiegò con calma per dare il tempo al sedicenne di assimilare le informazioni. -Tu eri in classe e Sora con un incredibile fuoricampo ti ha preso dritto in testa.-
-Giuro che non volevo ucciderti!- squittì il quindicenne, stringendo la mano dell’altro ragazzo per chiedere ulteriore perdono.
Kairi sospirò portandosi una mano alla fronte. -Sora continui a esagerare.-
-…ricordo vagamente di aver ricevuto un colpo in testa.- confermò Riku. -…ma che giorno è oggi? Mi sembra di aver dormito per settimane.-
A quelle parole, l’eroe dei mondi gelò. Deglutì e cercò di mantenere un’espressione almeno in apparenza normale.
-Oggi è Martedì. Ieri hai avuto un compito in classe, te lo ricordi? Ne avevi parlato e studiavi da molto per prepararti.- asserì per capire quanto e cosa il suo migliore amico ricordasse delle ultime lunghe settimane.
-Certo che ricordo, il compito di storia, senza dubbio…- rispose lui, guardando il soffitto come se stesse cercando di leggervi qualcosa che continuava a sfuggirgli. -Ricordo anche di aver preso un buon voto la settimana scorsa e che a te si era ribaltato completamente il cestino del pranzo quel giorno… Eppure…-
-Eppure?- ripeté il minore tremando internamente.
-Eppure manca qualcosa…- concluse Riku con un sospiro stanco.
Nuovamente, Sora deglutì a vuoto. C’era solo un modo per scoprire se le rotelle del suo migliore amico erano tornate al loro posto, perfettamente funzionanti come dovevano essere.
-Se ti dico “Capitan Riku” e “Mr. Paopou”, cosa ti viene in mente?- domandò con una nota d’ansia nella voce.
Il maggiore portò l’attenzione degli occhi acquamarina ancora su di lui, guardandolo con perplessità, come se avesse appena parlato in una lingua che non conosceva.
Inarcò un sopracciglio, sinceramente incuriosito. -Capitan chi? Di cosa stai parlando?- replicò poi, alzandosi sui gomiti. -Sora? Va tutto bene?- chiese incerto e sempre più preoccupato nel vedere il volto dell’amico invaso dalle lacrime.
Alla fine, l’eroe dei mondi crollò con il viso sul materasso, nascosto tra le braccia, piangendo tutto il suo sollievo e borbottando frasi criptiche per l’argenteo tra cui figuravano ringraziamenti a questo o quell’altro essere divino per il suo ritorno alla normalità, immensa gioia per non dover indossare più un costume di cui non sapeva nulla e tante altre di cui riuscì a tradurre solo “cuccia”, “siepi” e “bidone dell’immondizia”.
-Ma che gli prende?- domandò all’amica, che stava porgendo una scatola di fazzoletti al ragazzo in crisi.
-È solo contento che tu stia bene.- disse lei semplicemente, mentre Sora si esibiva in una rumorosa soffiata di naso. -Pensava di averti ucciso con quella palla.-
Riku sorrise, intenerito, e posò una mano sulla testa bruna dell’amico. -Dai calmati, sei perdonato con effetto immediato.- affermò, ottenendo un assenso e un bofonchiato ringraziamento. -Che ne dite se ce ne andiamo a casa?-
Per l’ennesima volta in pochissimi minuti -troppo, troppo pochi- l’eroe dei mondi smise di respirare e avvertì un gelo spettrale congelargli lo stomaco. Esattamente come alle persone che in punto di morte rivedono tutta la loro vita, Sora il Martire analizzò ciò che implicava la frase appena detta dall’argenteo.
Andiamo a casa.
Casa.
Casa di Riku.
Casa di Riku dov’erano nascosti i costumi.
-No!- scattò il castano, realizzando del tutto il pericolo che stava correndo. -Non puoi tornare a casa!- aggiunse, fissando il migliore amico negli occhi, fermatosi nell’atto di scostare le lenzuola.
-Ma mi sento bene, sono perfettamente in grado di tornare a casa.- obiettò con calma. -Si può sapere che ti prende?- chiese poi, per essere ignorato senza riguardi.
-Kairi mi fido di te.- dichiarò grave l’eroe dei mondi, posando le mani sulle spalle dell’amica. -Devo andare a controllare una cosa, vado e torno!-
-Ehm… ok?-
-Perfetto! Tu tienilo inchiodato qui. Non permettergli di uscire da quel letto prima che io ritorni, d’accordo?!- proseguì, quasi volando fuori dall’infermeria.
Doveva bruciare quella calzamaglia maledetta.
Solo allora avrebbe potuto dire che quella storia era davvero finita.






Eccoci in fondo~
Non vi annoierò troppo. Spero che questo episodio vi abbia strappato un sorriso e che non mi vogliate troppo male per il congedo di Capitan Riku... È giusto che Sora torni alla sua pace, no? Dubito seriamente che avrebbe potuto resistere ancora a lungo xD
Bene, al prossimo aggiornamento con il capitolo conclusivo!
See ya!

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Capitolo 11
*** Episodio Extra: La nascita di Capitan Riku ***


Buonsalve a tutti! Ho deciso di pubblicare un giorno in anticipo perché forse domani non avrò la possibilità di farlo e anche perché non vedevo l'ora x3 Certo, ammetto che mettere la parola fine a questa fic un po' mi dispiace. Mi stavo divertendo tantissimo a scriverla, ogni riga era una risata e quest'ultimo capitolo non è stato da meno; in più, ogni volta che una fic finisce per noi scrittori è sempre sia una gioia che un piccolo dispiacere. Ma ciancio alle bande! Alla fine del capitolo troverete una piccola sorpresina, che vi spiegherò con due righe, dopo quella ci rivediamo per i saluti finali. E ora, buona lettura!
 

Episodio Extra: La nascita di Capitan Riku


-Sono a casa!- avvertì Riku mentre oltrepassava la porta per poi chiudersela alle spalle.
-Bentornato caro.- rispose sua madre, mostrandosi dalla cucina con un ampio sorriso a illuminarle il viso dalla pelle candida. -Tutto bene a scuola oggi?-
-I professori cominciano a insistere per gli esami di fine trimestre, ma per il resto tutto bene.- raccontò il ragazzo, togliendosi le scarpe e avviandosi in direzione della donna per darle un bacio sulla guancia.
Lei sorrise ancora di più, scostandosi una ciocca di capelli argentei dietro l’orecchio e facendo poi lo stesso con quelli del figlio. -Se non sei troppo stanco potresti sistemare un po’ il tuo armadio? Sei cresciuto così tanto e molte cose non ti andranno più.-
Nemmeno per un momento il custode aveva pensato di negare quella richiesta. Quando era tornato, sua madre era rimasta in silenzio, interdetta, nel trovarlo tanto cambiato nell’aspetto e nello sguardo, ma poi l’aveva abbracciato senza remore e con tutto l’amore che aveva da donargli. Non aveva chiesto nulla sul viaggio che l’aveva tenuto lontano per più di un anno, gli aveva semplicemente detto “Bentornato” e nell’ascoltare la sua voce, Riku si era reso conto all’improvviso di quanto gli fosse mancata in tutto quel tempo. Si era anche sentito in colpa per essere sparito e per essersi ripresentato così diverso dall’ultima volta che si erano visti, ma sua madre non aveva detto niente nemmeno su questo, le era sfuggito solo un commento sul fatto che il suo bambino fosse ormai diventato un uomo, quando avevano dovuto ordinare una nuova divisa per la scuola, e l’aveva detto quasi con orgoglio. Per tutto questo e per mille altre cose che non avrebbe mai finito di elencare, Riku avrebbe sempre esaudito i desideri e le richieste di sua madre.
-Certo, lo faccio subito.- rispose prontamente. -Dove metto le cose da scartare?-
-Troverai uno scatolone appena fuori dalla tua stanza.- spiegò lei, tornando in cucina.

Con un sospiro stanco, Riku si rialzò dallo scatolone e si voltò a guardare il proprio armadio. Trovò abbastanza desolante la vista di ciò che era rimasto: tre paia di pantaloni, tre magliette a maniche corte, una camicia, una maglia a maniche lunghe, una felpa e un giaccone -che gli sarebbe andato leggermente corto, ma per l’inverno seguente sarebbe andato benissimo. Sapeva, però, che quel fine settimana lo avrebbe passato a fare shopping con sua madre per colmare quella triste desolazione.
All’improvviso il suo sguardo era salito sul ripiano alto dell’armadio, che sembrava pronto a esplodere per la quantità di cose che vi erano stipate. A un’occhiata più attenta, si rese conto che l’asse di legno era pericolosamente piegata verso l’interno e quindi, presto o tardi, avrebbe ceduto al peso del suo fardello. Presa la sua decisione, il ragazzo recuperò la prima scatola di scarpe per vedere cosa ci fosse al suo interno.
Col passare delle ore gli scatoloni erano diventati due e sua madre era stata più che contenta di dargliene un terzo per ogni eventualità. C’erano un sacco di ricordi tra quelle cianfrusaglie, era persino saltato fuori un album di fotografie e si era preso il suo tempo per guardarle tutte. Aveva riservato un sorriso dolce per tutte quelle della sua famiglia e uno divertito per quelle in cui compariva la buffa faccia di Sora, imbronciata o sorridente che fosse. Era ormai sera quando Riku recuperò uno dei tre scatoloni rimasti. Gemette sotto il peso inaspettato, ma fu lesto a posare sul pavimento il contenitore per poi sedervisi davanti, dando le spalle all’armadio e al suo ripiano.
Quando l’aprì, il custode della Via per l’Alba si sentì travolgere dalla nostalgia. All’interno della scatola vi era una collezione di fumetti e alcuni gadget tutti accuratamente conservati e ordinati in modo tale che non si rovinassero. Prese un numero a caso e cominciò a sfogliare quelle pagine colorate, ricordando con una risata sommessa di quanto lui e il suo migliore amico amassero le avventure di quella coppia di supereroi che agiva all’oscuro degli abitanti della città per proteggerli dai malfattori e occasionalmente dalle invasioni aliene, che minacciavano la loro pace. Lui e Sora avevano sempre sognato di diventare come quegli eroi su carta, avevano sempre desiderato diventare forti abbastanza per difendere tutti e avrebbero anche tanto voluto incontrare qualche alieno.
-Beh, alla fine siamo riusciti a fare tutto, anche se non nel modo che speravamo da bambini.- rifletté l’argenteo, osservando la copertina del fumetto dove i due protagonisti si esibivano in una posa eroica nei loro attillatissimi costumi, uno blu e uno giallo. -Certo che avevano dei costumi davvero ridi-
Uno scricchiolio lo interruppe e lo costrinse a voltarsi. Fissò con occhi larghi la mensola alta dell’armadio che subdola, cedeva le armi dopo tanti anni di onorato servizio e riversava il proprio carico sul suo padrone. Riku alzò prontamente le braccia per proteggersi il viso, ma nulla impedì alle due grosse scatole di cadergli sulla testa.

Quando sua madre gli disse che un ladro aveva rubato due coppie di lenzuola -gialle e blu- dal suo bucato steso ad asciugare, Riku rise appena.
-Ma dai, sarà stato il vento a portarle via. Cosa se ne fa la gente di due lenzuoli?-
-Quattro in realtà, sia quello sopra che quello di sotto… ma forse hai ragione tu…- capitolò la donna con un sospiro. -Però è strano, sono spariti solo quelli e il resto del bucato è rimasto dov’è.-
-Non pensarci più. Le ricompreremo, no?- disse lui, alzandosi da tavola e andando a darle un bacio sulla guancia. -Io vado a scuola, ci vediamo più tardi.-
-Buona giornata caro, stai attento mi raccomando!-
Salutandola un’ultima volta, Riku uscì e con passo spedito si diresse al bivio dove s’incontrava con il migliore amico. Un sorriso enorme gli allungò le labbra e i suoi occhi presero a brillare per l’eccitazione.
-Domani sarà tutto pronto.- pensò orgoglioso. -E tra due notti Capitan Riku e Mr. Paopou potranno cominciare la loro missione!-
Il ragazzo fremeva per l’eccitazione, ma s’impose il controllo. Non poteva rischiare che la sua identità segreta venisse scoperta, quindi spense il proprio sorriso e lo sostituì con la consueta espressione neutra e rilassata che mostrava ogni giorno al mondo.
Poco dopo alzò una mano per salutare il castano in arrivo e mentalmente sovrappose alla sua figura il costume a cui stava lavorando. Si complimentò con se stesso per l’idea che aveva avuto e si chiese come aveva potuto non pensarci fino a quel momento. Lui e Sora erano tornati a casa, avevano vinto la battaglia contro Xemnas, ma le forze dell’Oscurità non si sarebbero di certo date per vinte per così poco. No, sarebbero state sempre in agguato, per coglierli di sorpresa e vendicarsi e per proseguire nella conquista dell’universo.
Non poteva assolutamente permetterlo. Lui e Sora, con le loro nuove identità segrete -tutta quella storia dopotutto doveva restare un segreto-, avrebbero protetto le Destiny Islands e gli altri mondi dall’Oscurità e i suoi messi.
-Capitan Riku e Mr. Paopou.- riassunse nella sua mente. -Saranno perfetti.-




Ed ecco svelato come al grande Riku sia venuta la "brillante" idea di fare il supereroe xD Banale, ma efficace, no? xD Passando oltre, vi avevo annunciato una piccola sorpresa. La mia amica hinata 92 ogni tanto si diverte a parodiare canzoni e quando ha sentito "Hanno ucciso l'uomo ragno" degli 883 le è venuto il lampo di genio per creare una nuova parodia su Capitan Riku e Mr. Paopou. Il risultato mi ha fatta impazzire, l'ho adorata fin dalla prima strofa. Buon ascolto e buona lettura ù.ù


Solita notte nelle Destiny Islands
Nel buio si aggirano strane figure.
Loschi individui si muovono in skate
Pieni di paopou e brillantini.
Tutto d'un tratto si chiede Sora
Quale sarà la causa di questa novità.
Povero Sora non può sapere che
Da Riku l'armadio ha fatto SDANG!

È nato Capitan Riku
Come Sora non lo sa,
Forse una botta in testa
Forse è l'Oscurità!
È nato Capitan Riku
Sora non capisce perché
Gli è toccato fare Robin
A un pazzo che quasi non sa più chi è.

Chiedendo aiuto a chiunque ci sia,
Sora cerca soluzioni alla sua traversia.
Un modo per farlo rinsavir ci sarà
O anche lui presto impazzirà!
Né guerrieri né sovrani sanno che cosa far
Per farlo ritornare alla normalità,
Fino a un home run sulla testa di Riku
Quando nessuno ci sperava più.

Ha ucciso Capitan Riku
Grazie a una casualità.
Sora torna a sperare
Nella sua normalità.
Ha ucciso Capitan Riku
Ora spera solo che
Mr. Paopou l'abbia seguito più veloce della luce.

Giù nelle strade non si vedono più
Quei due pazzi di Mr. Paopou e Capitan Riku,
A rischiarare di lucida follia
Le notti dell'umanità.
I personaggi di film e fumetti
Sono eroi per un'ora o poco più.
Invece lui, sì lui era una star,
Chissà se mai ritornerà.

Dov'è ormai Capitan Riku
Nessuno dircelo potrà,
La nostra unica certezza
È che ci mancherà.
Dov'è ormai Capitan Riku
C'è una possibilità
È nell'inconscio dell'albino
Pronto a salvar l'umanità.
© hinata 92





Meravigliosa non è vero? x3 Non smetterò mai di ringraziare hinata per questa bellissima sorpresa che ha voluto farmi. Siategli grati anche voi, su ù.ù
Parlando di ringraziamenti, qui c'è da farne al mondo. Allora, prima di tutto un grazie megagigante va a chi mi ha sopportata in altra sede mentre scrivevo questa storia tragica demenziale quindi alla mia fragolina di bosco e alle mie tre stelline, che mi hanno dato un sacco di suggerimenti per la fic (Vedi Sora? È con loro che devi prendertela ù.ù NdA). Un grazie immenso anche a chi mi ha seguita fin qui, chi ha recensito qui e in altra sede, ma anche ai lettori silenziosi e a tutti quelli che hanno inserito la fic tra le preferite e/o le seguite.
Non pensavo che da un lavoretto demenziale e breve come questo avrei ottenuto così tanta soddisfazione e che sarebbe piaciuto a così tante persone. Grazie a tutti!
Alla prossima fan fiction!
See ya!

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