7days of OutlawQueen

di B_Regal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Teen OutlawQueen ***
Capitolo 2: *** Out of Storybrooke ***
Capitolo 3: *** Write a Story ***
Capitolo 4: *** First Date ***
Capitolo 5: *** Happy Bday ***
Capitolo 6: *** Archery ***
Capitolo 7: *** OutlawQueen Baby ***



Capitolo 1
*** Teen OutlawQueen ***


Nell’ultima stanza non aveva trovato molti oggetti di valore, ma almeno c’era un balcone aperto che dava su un terrazzo, sul quale a sua volta si affacciava un maestoso albero di mele con dei robusti rami intrecciati tra loro : Una via di fuga perfetta.
Si sistemò meglio la sacca sulla spalla e uscì all’aria aperta, dove una brezza frizzantina gli accarezzò il viso. Rapido e silenzioso come sempre scavalcò le inferriate del balcone e fece per mettere piede su uno dei rami quando qualcosa lo fece arretrare di colpo.
Una figura incappucciata si stava arrampicando pochi metri sotto di lui e sembrava intenzionato a raggiungere la terrazza. Lo avevano scoperto?
Non aveva molto tempo per pensare a un piano, doveva improvvisare, così imbracciò l’arco e prese una freccia, poi rimase in attesa ad osservare la figura che con mosse agili atterrava sul pavimento.
“Non avvicinarti!”
Solo in quel momento la figura si accorse di lui, indietreggiò di colpo, forse per la sorpresa, e il cappuccio che indossava scivolò via, liberando una chioma di capelli scuri come la notte e mostrando il viso spaventato di una ragazzina.
“Chi siete?”
Lui fu sorpreso ma non abbassò la guardia “Non sono affari vostri, piuttosto chi siete voi?”
“Io vivo qui, questo è il balcone delle mie stanze..” La ragazza fece un paio di passi, cauta “Siete un ladro?”
Il volto di lui si contrasse in una smorfia divertita, ma non rispose alla domanda  “Mi spiace avervi spaventata, milady!” Si scusò, abbassando l’arco e rivolgendole un leggero inchino.
Lei quasi rise, per la contraddittorietà di quelle parole “Rubate in casa mia e vi spiace di avermi spaventata?”
“Ho rubato per necessità, non c’era alcun motivo per mettervi paura. .” Spiegò, con naturalezza, come se per lui quel discorso fosse quasi ovvio “Adesso però devo proprio andare!” Il giovane la superò con passi rapidi e si avvicinò alla ringhiera, pronto a fuggire.
“Aspettate!”
“Cosa c’è?”
“Cosa c’è?” La giovane sembrava indignata, con le mani portate ai fianchi e l’espressione severa “Non potete scappare via così e pretendere che non faccia nulla..”
Quello soppesò quelle parole, senza però mostrare alcuna preoccupazione, e inclinò la testa incuriosito, quasi si stesse facendo beffe di lei “Davvero? E che avete intenzione di fare?”
La ragazza incrociò le braccia “Beh, io.. chiamerò le guardie!”
Lui scoppiò a ridere “Prima che riusciate ad avvisarle sarò già scappato. E se per caso avete intenzione di parlare ai vostri genitori del nostro incontro, dovreste prima trovare una scusa per giustificare il fatto che foste scappata in piena notte invece che essere a riposare nel vostro letto. Dico bene?”
“Io.. Beh, io potrei sempre dire che mi avete svegliata voi. E comunque non ero scappata, volevo solo stare un po’ all’aria aperta. Sono chiusa tra quattro mura da giorni!” Quasi lo urlò, risultando più aggressiva di quanto volesse.
Lui sembrò un po’ destabilizzato da quella strana reazione “Non dovete giustificarvi con me, Milady..”
“Oh, già..” La ragazza tentennò, un po’ in imbarazzo, poi riprese il controllo del suo corpo e incrociò le braccia con una mossa decisa  “Beh, allora facciamo così.. voi mi restituite quello che avete preso dalla mia stanza, e il resto potete tenerlo..”
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, per nulla intimorito “E’ un ricatto?”
“No, è un accordo!” Fu la risposta, poi il volto della fanciulla divenne più serio “C’era una catenina d’oro, sul mio comodino, con un ciondolo a forma di ferro di cavallo. Me l’ha regalato mio padre, il giorno in cui mi ha insegnato a cavalcare, ci tengo molto..”
Il ladro la guardò a lungo, poi infilò una mano nella tasca dei suoi pantaloni e né tirò fuori una collana “E’ questa?”
Gli occhi di lei si illuminarono “Si!”
Quando  fece qualche passo verso di lei, allungando la mano per restituirle la catenina, la ragazza non riuscì a trattenere un espressione sorpresa “Posso riaverla?”
Lui annuì “Certo, se ci tenete così tanto non è giusto che ci rinunciate..”
“Grazie!” Esclamò, sinceramente riconoscente, mentre lui le faceva scivolare la collana sul palmo aperto “Mia madre non mi permette di indossarla, dice che non è abbastanza elegante, ma io trovo che sia deliziosa e poi simboleggia la mia più grande passione, adoro cavalcare e soprattutto adoro farlo con mio padre, lui dice che sono brava, non so se è vero o se cerca solo di rendermi felice, ma comunque credo di cavarmela bene. Non bene come mio padre, ovviamente, lui è il migliore. Credo che mi abbia trasmesso lui l’amore per..”
“Voi parlate sempre così tanto?”
Lei avvampò a quell’interruzione “Io.. no..” balbettò, imbarazzata “Scusate, è solo che era da tanto che non parlavo con qualcuno..”  Si ricordò di non essersi nemmeno presentata e questo doveva essere stato molto scortese, o almeno così avrebbe pensato sua madre “Beh, mi chiamo Regina, comunque!”
Il giovane la guardò con attenzione. Aveva dei lunghi capelli neri decorati con qualche treccia, dei profondi occhi castani e labbra rosee e sottili. Era bella, e c’era qualcosa di particolare in lei. Modi composti da principessa che tradivano un animo irrequieto, una lieve apparente timidezza in contrasto con la vivacità e l’audacia dei suoi occhi vispi.
“E io Robin..” Rispose, allungando una mano verso di lei.
Regina tentennò, abituata più ai fastidiosi e distaccati baciamano dei nobili piuttosto che a un gesto così amichevole e che, almeno da come le era stato insegnato, poteva essere concesso solo agli uomini. Rispose alla stretta con entusiasmo – pensando alla faccia che avrebbe fatto sua madre se l’avesse vista - e sorrise “Ciao Robin!”
“Perché siete stata rinchiusa all’interno del palazzo?”
“Perché sono in punizione..” Spiegò semplicemente lei, con uno sbuffo.
Robin sorrise divertito “Che cosa avete combinato?”
“Niente!” Si difese, con foga, quasi avesse paura di essere giudicata “Niente di grave, voglio dire. E’ solo che mia madre si arrabbia per così poco. E forse anche io faccio la mia parte. Sai, non credo di essere la figlia che desidera, per la verità penso di essere proprio una delusione per lei. Ma.. sto di nuovo parlando a vanvera, vero?” Si portò una mano alla bocca, preoccupata.
Il ragazzo scosse la testa, appoggiandosi alla ringhiera del balcone “Mi piace ascoltarvi!”
“Davvero?” Regina sorrise, felice. Nessuno era interessato ad ascoltarla, di solito, eccetto suo padre, qualche volta. E invece quel ragazzo sconosciuto, quel giovane ladruncolo che doveva avere solo qualche anno in più a lei, invece di scappare restava lì, a parlare con lei, correndo il rischio di essere scoperto e arrestato “Ma, parlatemi un po’ di voi, adesso!”
Quello alzò le spalle “Non c’è molto da dire..”
“Beh, per esempio.. perché rubate?”
“Per vivere, no?”
“Per vivere?”
“Si, per vivere. Cosa c’è di strano?”
“E’ solo che.. non capisco.. Non potete lavorare come tutte le altre persone?”
Il viso del ragazzo, che fino a quel momento era stato amichevole e rilassato, si oscurò di colpo “E credete che sia facile trovare un lavoro?”
Regina si pentì subito di aver posto quella domanda “Io..”
“Mio padre ce l’aveva un lavoro, poi mia madre è morta e lui ha iniziato a trascurarlo per occuparsi della sua famiglia ed è stato cacciato. Noi siamo gente per bene, non siamo degli scansafatiche, rubiamo perché non abbiamo altra scelta. Sapete, principessa, non tutti hanno la fortuna di nascere in una famiglia ricca come la vostra!”
La ragazza abbassò lo sguardo  “Mi dispiace, vi chiedo scusa.. io non avevo capito..”
“Non fa niente, non mi aspetto che una principessina viziata capisca..” Rispose, risultando più brusco di quanto volesse veramente. Quando la guardò, e notò l’espressione mortificata che si era dipinta sul volto della ragazza, si pentì di aver reagito tanto male “Adesso però sono io che vi chiedo scusa, ho esagerato!”
“No, avete detto la verità, invece. Anche mia madre me lo dice sempre..”
“Che siete viziata?”
“Che non mi rendo conto di quanto sono fortunata..”
“Non credete di esserlo?”
“Si, io so di esserlo, e sono grata delle possibilità che la vita mi ha offerto, davvero.. E’ solo che vorrei poter fare una vita normale, ogni tanto. Vorrei poter parlare con le persone, avere degli amici..”
“Quindi voi.. non avete amici?”
Regina scosse la testa “Non ci sono ragazzi della mia età, qui. A parte i figli della servitù, ma mia madre non mi ha mai permesso di avere contatti con loro, nemmeno da bambina. Una volta mi ha sorpresa a giocare con loro in cortile e si è arrabbiata molto..”
“Cioè voi non avete mai giocato con altri bambini?”
Regina scosse la testa e Robin strabuzzò gli occhi, incredulo. Lui era sempre stato povero, ma con i suoi fratelli e gli altri bambini del villaggio, avevano imparato a divertirsi con poco e aveva tanti ricordi felici della sua infanzia. Non vi avrebbe rinunciato per tutto l’oro del mondo. “Vi sentite sola, qui dentro, vero?”
Per la prima volta dopo parecchi minuti Regina si voltò a guardarlo “Non immaginate quanto!”
Ad un tratto, tutto gli fu più chiaro “E’ per questo che non mi avete lasciato andare, non volevate davvero denunciarmi alle guardie, voi.. volevate solo chiacchierare un po’!”
Regina non provò nemmeno a negare, limitandosi a mordersi un labbro, imbarazzata “Non ne potevo più di parlare con il mio cavallo!”
“Potevate dirmelo..”
“Me ne vergognavo..”
Robin ci pensò solo un attimo, poi allungò una mano verso di lei, entusiasta dell’idea che aveva appena avuto “Venite con me!”
“Dove?”
“Al villaggio, c’è una locanda in cui i giovani del paese si incontrano fino a tarda notte, c’è musica e si balla e ci si diverte.. vi piacerà!”
“Robin, io..” Regina esitò, allettata dalla proposta ma troppo spaventata per pensare di accettare “Non posso! Un conto è uscire in giardino, un altro è andare al villaggio. Se lei mi scoprisse..”
“Non lo farà, vi riporterò a casa prima dell’alba. Forza, andiamo!”
Regina titubò ancora un po’. Era una follia, non avrebbe dovuto neppure pensarci, eppure l’idea le sembrava così allettante. Uscire dopo il tramonto, vedere il paese, conoscere gente nuova, ragazzi come lei.. quante volte l’aveva desiderato.
“E va bene, andiamo!” Esclamò di getto, prima che potesse cambiare idea.
Robin non se lo fece ripetere due volte, le afferrò la mano e la trascinò verso l’albero.
 
Era stato come saltare in un portale e trovarsi in una dimensione totalmente nuova.
Le luci, la musica, i suonatori, il chiacchiericcio degli altri ragazzi che si muovevano attorno a lei, ridendo e scherzando. Nessuno la squadrava e nessuno cercava di compiacerla. Loro non sapevano chi fosse, e lei poteva comportarsi come le pareva senza il terrore di essere sotto il perenne giudizio di qualcuno. Si sentiva talmente libera.
“Ecco qua, milady..” Robin tornò al tavolo posandole davanti un boccale di birra “Per voi!”
Lei guardò il boccale come se avesse davanti la peggiore delle tentazioni. Le fanciulle per bene bevevano solo tè.“Ma io.. non so se posso..”
“Che cosa vi ho detto, prima? Stanotte dovete dimenticare chi siete, dovete dimenticare le regole e le buone maniere.. stanotte siete solo una ragazza in un bar!”
Regina sorrise, incoraggiata, prese il boccale e lo portò alla bocca prendendo un sorso della bevanda. Robin si mise a ridere quando vide la sua espressione disgustata “Com’è?”
“Orribile!” Rispose Regina, ridendo anche lei “Potete finirla voi..”
“Va bene, non insisto solo perché non voglio che vi sentiate male..”
La ragazza annuì “Infatti, non mi sembra il caso di dare modo a mia madre di sospettare qualcosa, domani mattina..”  Il suo viso si oscurò all’improvviso, mostrando un ondata di preoccupazione “Oh, mi auguro davvero che non si sia accorta di nulla.. Se sapesse dove sono adesso io.. non immagino neanche cosa potrebbe fare!”
Robin si soffermò qualche secondo sull’ espressione di Regina, sembrava davvero ossessionata dall’idea di sua madre “Lei vi mette paura. Che cosa vi fa?”
“Beh..” Regina esitò, si vedeva chiaramente che non aveva voglia di rispondere a quella domanda “Io non vorrei parlare di questo, se non vi dispiace..”
“Regina..” Robin si sporse sul tavolo, verso di lei “Se siete in pericolo io posso aiutarvi, posso portarvi via da quel posto!”
Gli occhi di lei si spalancarono di colpo, allarmati “Oh, no! Non sono in pericolo, mia madre non mi farebbe mai del male e poi c’è mio padre, lui è così buono e..” La musica nel locale cambiò di colpo e le note di una ballata si diffusero nell’aria, invitando alcuni clienti ad alzarsi per ballare. Regina sorrise, entusiasta, e anche un po’ sollevata per quell’interruzione “Balliamo?”
Robin non rispose subito. Avrebbe voluto indagare, capire cosa quella ragazza gli stesse nascondendo, perché ne era sicuro, non gli aveva detto tutta la verità.
Poi si soffermò su quegli occhi entusiasti che si erano posati sulle persone al centro del locale e non se la sentì di insistere. L’aveva portata in quel posto per distrarla dalla sua prigionia perenne, non certo per renderla ancora più triste di quando non le fosse sembrata al palazzo.
Si alzò e fece un lieve inchino davanti a lei “Mi concede l’onore di questo ballo, milady?”
 
Quando mise piede nella sua stanza, tutto sembrava essere come l’aveva lasciato, il cuscino che doveva simulare il suo corpo era ancora sotto le coperte e Regina lasciò andare un sospiro di sollievo: Non era stata scoperta.
Si lasciò cadere sul letto, sorridendo “E’ stata una serata meravigliosa!” Esclamò, gli occhi che brillavano nella semioscurità della stanza “La più bella della mia vita!”
“Sono contento che vi siate divertita!” Robin fece qualche passo verso di lei, guardandola con tenerezza. Mai si sarebbe aspettato che la cosa che più potesse rendere felice una principessa forse trascorrere quella che per lui era una normalissima serata al villaggio. Le cose erano sempre così diverse da come uno se le aspettava o forse era solo lei ad essere.. speciale.
“Grazie a voi, Robin. Io non so davvero come ringraziarvi..”
Robin mostrò la sua sacca, con una smorfia “Credo di essere già stato ripagato abbastanza..”
Regina rise, rimettendosi seduta  “Allora non ho alcun debito nei vostri confronti?”
“No, al massimo la prossima volta la birra la offrite voi..”
Lei abbassò gli occhi, dispiaciuta “Robin, non so se ci sarà una prossima volta..”
“Perché no? io voglio rivedervi!”
“Oh, Robin. Vorrei rivedervi anche io, è solo che.. ci è andata bene una volta, ma quanto possiamo scherzare con il fuoco?”
“Allora verrò a trovarvi qui. Se per caso qualcuno dovesse scoprirci mi scambierebbe per un semplice ladro, vostra madre non potrebbe dirvi nulla..”
“Non è per me che sono preoccupata, almeno non solo!”
“Non dovete preoccuparvi per me, Regina,  so badare a me stesso!”
“Dite così perché non conoscete mia madre..”
“E vostra madre non conosce me. A presto, milady!” Si avvicinò alla ragazza, e rapido le posò un piccolo bacio sulle labbra, casto e delicato, poi, altrettanto velocemente, corse alla finestra senza nemmeno dare il tempo a Regina di rendersi conto di cosa fosse successo.
E quando la principessa si portò l’indice sulla bocca, che si piegò in quel momento in un piccolo sorriso, di lui era rimasto solo  il calore confortante delle sue labbra, e un vago e piacevole odore di foresta.
 

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Capitolo 2
*** Out of Storybrooke ***


Ciao OQ, ritorno con il II prompt della settimana e mi scuso per il clamoroso ritardo. 
Questa volta c'è meno dolcezza e più SassyQueen..  perchè se c'è una cosa che adoro più di vedere Robin e Regina scambiarsi effusioni romantiche, è vedere Robin e Regina battibeccare come due dirimpettaie acide. Mi fanno morire, davvero. ** 
Quindi, buona lettura! <3 



Out Of Storybrooke
 
“Robin, ti calmi per piacere?”
“Io sono calmo!”
“Non mi sembra, sono già dieci minuti che ti muovi su questo sediolino, trova una posizione e restaci!”
Robin Hood sbuffò, guardando fuori dal finestrino “E’ solo che ancora non capisco come hai fatto a convincermi a salire su questo coso!”
“Questo coso si chiama aereo e non ti ho convinto, ti ho costretto!”
“E’ incredibile come tu lo dica senza provare un minimo di rimorso!”
Regina alzò lo guardo dal giornale che teneva sulle gambe “Chi è stato a dire che dovevamo uscire per un pò da Storybrooke? Che il mondo è troppo grande per pensare di restare tutta la vita in una piccola cittadina del Maine?”
“Quando l’ho detto pensavo fosse scontato che avremmo usato l’auto per uscire da Storybrooke. Dopo tutta la fatica che ho fatto per imparare a guidare, poi..”
“L’America è enorme e la California è dall’altro lato del paese, ci avremmo messo una settimana con l’auto!”
“Non sarebbe stata la prima volta, i viaggi nella Foresta Incantata duravano sempre giorni!”
“Qui però abbiamo l’opportunità di accorciare i tempi, ed è quello che stiamo facendo. E comunque abbiamo già affrontato il discorso un milione di volte, e se pure questa volta riuscissi a farmi cambiare idea – e ti assicuro che non ci riusciresti – sarebbe inutile visto che siamo praticamente già partiti!”
Robin quasi sobbalzò dal sediolino “Siamo già partiti?”
Lei trattenne una risata, scuotendo la testa, mentre una testolina riccia faceva capolino dai sediolini davanti “Hai paura, papa?”
“Roland, siediti immediatamente e allaccia la cintura!”
“Henry ha detto che devo allacciarla quando si accende quella luce!” Ribattè il bambino, indicando la spia ancora spenta “Guarda, non è accesa!”
“Non ha importanza, potrebbe essere rotta o potrebbero aver dimenticato di accenderla.. allaccia la cintura Roland, e anche tu!” Aggiunse, voltandosi a guardare Regina, che sbuffò in risposta“E ragazzino, lo stesso vale per te, anche se stai fingendo di non sentire!”
“Non è vero, io sento e pure benissimo!” Henry chiuse il libro che stava leggendo e si sporse verso dietro “E tu mi sembri un pò troppo in ansia!”
“Sei perspicace, tesoro!” Esclamò Regina con una nota di sarcasmo nella voce, tornando a prestare attenzione alla sua rivista.
“Tu dimmi come faccio a non essere in ansia quando mi ritrovo questo proprio davanti agli occhi!” Esclamò, iniziando a sventolare davanti agli occhi del ragazzo il foglio plastificato che elencava tutte le misure di emergenza da adottare in caso di necessità.
“E’ per precauzione, Robin, non significa che deve per forza accedere qualcosa del genere.. per la verità gli incidenti aerei sono molto rari, ormai!”
“Molto rari non mi sembra una percentuale soddisfacente!”
Regina alzò gli occhi al cielo, esausta “Vi avverto, la prossima vacanza la facciamo nel Vermont, tra le montagne. Un paio d’ore in macchina ed è fatta!”
“No mamma, abbiamo già stabilito che dobbiamo andare in Europa!” Protestò Henry.
“Davvero vuoi attraversare l’oceano con lui che fà così?”
Lui è qui vicino a te e ci sente benissimo!” Protestò Robin “E’ facile parlare quando vivi in questo mondo da più di trent’anni!”
“Se vogliamo essere precisi è la prima volta anche per me, ma sto dando di matto come stai facendo tu. La gente prende gli aerei tutti i giorni e non succede nulla, perchè dovremmo schiantarci da qualche parte proprio oggi?”
“Noi non siamo come la gente normale, lo sai benissimo. Non mi stupirei se dopo che siamo sopravvissuti a mostri di ghiaccio, scimmie alate e streghe cattive morissimo proprio per colpa di un aeroplano!” Aveva alzato un pò troppo il tono della voce e se ne accorse solo quando notò i due ragazzi seduti nella fila accanto alla loro fissarlo perplessi.
“Sta scherzando!” Lo giustificò Regina, forzando un sorriso divertito, prima di girarsi a guardare il marito con aria truce “Continua così e ti faranno scendere sul serio, ma per portarti in un ospedale psichiatrico!”
“La luce, si è accesa la luce Henry!” La voce entusiasta di Roland attirò l’attenzione degli altri tre “Stiamo partendo!”
“Si, si.. siediti e fatti allacciare la cintura e non urlarmi nelle orecchie per piacere!” Rispose il fratello, ridendo.
Robin aspettò impaziente che Regina mettesse a posto la rivista, si sistemasse i capelli e finalmente – Poteva giurare che lo stesse facendo apposta – allacciarsi la cintura di sicurezza.
Poi inchiodò la testa sul sediolino, inspirando profondamente e provando a concentrarsi su altro che non fosse quel rombo inquietante che arrivava da sotto i suoi piedi.
“Hanno solo acceso i motori!” Gli spiegò Regina, guardandolo di sottecchi.
Lui annuì, senza osare muoversi “Non ho detto niente!”
La moglie rise mentre allungava una  mano su quella di lui, stringendogliela “Stai tranquillo!”
Infondo lo capiva, lei e tutti gli altri erano arrivati a Storybrooke con nuove vite e nuovi ricordi, la tecnologia di quel mondo gli era stata familiare dall’inizio ma per Robin era tutto nuovo, e si trovava ogni giorno di fronte a oggetti e invenzioni che non sarebbe riuscito neanche a figurarsi nella mente.
“Spero che tu ti renda conto di quale grande dimostrazione di amore e fiducia ti ho dato, accettando di salire su questo coso!”
“Me ne ricorderò..” Assicurò lei, stringendogli più forte la mano e iniziando ad accarezzargli il dorso con il pollice “Adesso però rilassati e goditi il viaggio!”
Robin fece sfiorare le loro teste, sorridendo malizioso “Sai, se tu potessi aiutarmi, magari..”
Lei non lo fece nemmeno finire di parlare che si sporse verso di lui, prendendogli il viso in una mano e schioccandogli un sonoro bacio sulla bocca.
“Io e te ci intendiamo alla grande!” Esclamò lui, soddisfatto, e poi fu lui a catturare le labbra di lei in un bacio più approfondito.
E quando l’aereo iniziò a decollare, nessuno dei due se ne accorse.
 
Il sole della California li accolse non appena uscirono dall’areoporto e Regina inspirò a fondo, beandosi di quell’aria completamente nuova. Strinse un pò di più la mano di Roland e si voltò per aspettare Robin ed Henry, rimasti indietro ad ammirare la maestosa struttura che si erigeva sulle loro teste.
“Hai visto? Siamo di nuovo con i piedi per terra e indovina? Senza neanche un graffio!”
Robin annuì, continuando a spingere il carrello con le valigie “Devo ammetterlo, è stato meglio di quanto mi aspettassi, quasi non me ne sono accorto!”
“Per forza, siete stati tutto il tempo a sbaciucchiarvi come due ragazzini!” Esclamò Henry.
Regina avvampò mentre Robin colpiva affettuosamente il ragazzino dietro la nuca  “E tu che ne sai, eh?”
Henry alzò le spalle, rispondendo con una smorfia “Vi ho visti forse?”
“E’ vero papà, è vero, vi ho visti anche io che vi sbaciucchiavate!” Rise Roland, girandosi a guardare il padre.
“Non avete capito niente, è che vostra madre era nervosa, aveva bisogno di essere tranquillizzata e quindi..”
“Ah, alla fine è così? Io ero nervosa?” Regina scosse la testa, ridendo, mentre allontanava il marito con una spinta “Ma và!”
Di tutta risposta Robin le circondò le spalle con il braccio libero, mettendosi a camminare accanto a lei “Ora posso confessare, in realtà la mia era tutta una messa in scena, ho finto di avere paura perchè sapevo che tranquillizzando me avresti tranquillizzato anche te stessa, e infatti ha funzionato, modestamente!”
Regina si mise a fissarlo, perplessa “Amore, qualcosa mi dice che per te questa vacanza sta per iniziare molto male..”
“Intanto vedo che hai già preso il comando, mentre io faccio il facchino!” Le fece notare, con un cenno del capo rivolto al carrello che stava trasportando.
La donna annuì, mettendosi a consultare alcuni fogli che aveva tirato fuori dalla borsa “Perché come ben sai ho programmato tutto nei minimi dettagli, so perfettamente dove andare e cosa fare!”
“Attenzione ragazzi, la Regina è pronta a conquistare il mondo fuori da Storybrooke!” Henry e Roland risero, e così fece Regina mentre lui la stringeva e le baciava affettuosamente una tempia.

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Capitolo 3
*** Write a Story ***


La settimana OutlawQueen è finita ormai, avrei voluto riuscire a postare con regolarità ma gli esami mi hanno bloccata, togliendomi tutto il tempo che avrei voluto dedicare alla raccolta.
Ma lasciare le cose incompiute non mi piace, quindi, se pure dovessi metterci un anno, vorrei provare lo stesso a finirla. 
Vediamo un pò che ne viene fuori..
Baci a chi legge! <3 
Write a Story 

“Roland, puoi smetterla di distrarti e provare a concentrarti sul quaderno?”
“Ma io non lo so fare!”
“Per questo ti sto aiutando, ma non posso fare tutto il lavoro da solo.. dai, vieni qui!”
“No!”
“Roland!”
“Che sta succedendo?” Regina entrò nel grande salone della sua casa soffermandosi sulla scena che si trovava davanti: Henry seduto al tavolo davanti a una pila di fogli, a sorreggersi la testa con un espressione annoiata e Roland comodamente disteso sul divano con gli occhi rivolti verso il soffitto.
“Non vuole fare i compiti!” Si lamentò subito il più grande dei due, visibilmente a corto di pazienza.
Il più piccolo subito rispose a tono “Si che voglio, è solo che non lo so fare!”
Henry spostò lo guardo dalla madre al fratello “Non ci stai neanche provando!”
“Perché è difficile!” Spiegò quello con una smorfia.
“Ok, calmiamoci..” Regina portò le mani avanti, per  proporre una tregua “Posso sapere di cosa si tratta?”
“Deve inventare una storia, ho provato a dargli qualche spunto ma non ne vuole sapere..”
Regina sospirò pazientemente, preparandosi ad affrontare la sfida: Roland aveva appena iniziato la terza elementare e non si stava rivelando un bambino troppo diligente. L’intelligenza c’era, ma il suo temperamento vivace e iperattivo gli rendevano particolarmente difficile concentrarsi sullo studio, Henry non aveva mai dato alcun problema a scuola e per Regina questa situazione era completamente nuova.
“Tesoro, conosci un sacco di storie, puoi partire da una delle tue preferite per farti venire in mente qualche idea!”
“Non è vero, io non conosco un sacco di storie!”
Il ragazzo gli lanciò un occhiataccia “Bugiardo, te le racconto tutte le sere..”
“Allora le ho dimenticate!” Si impuntò il più piccolo.
“Certo, perché tu ti ricordi solo le cose che non dovresti nemmeno sentire, vero?”
“Ehi, facciamo così!” Esclamò Regina, interrompendo l’ennesima discussione “Ti racconto una storia io e poi ne scriviamo una simile, ti va?”
Roland alzò gli occhi al cielo, scocciato “Non mi va, non mi piacciono le storie, sono finte!”
“Oh, non credo proprio!” Rise Henry, scambiandosi un occhiata complice con la madre.
“Allora raccontami una storia vera!” La sfidò il bambino.
“Raccontagli la tua storia, mamma!”
Regina storse le labbra, sorpresa dalla proposta di Henry, poi scosse la testa “Oh no, non credo sia la storia adatta!”
Roland però drizzato le orecchie interessato “Si, si voglio ascoltare la tua storia!”
“Dai mamma, raccontaci di quando eri bambina!”
“Tesoro, è una storia lunga e anche un po’ complicata.. non vi va qualcosa di più semplice?”
“No, voglio ascoltare la tua storia.. ti prego, Regina!”
Regina non riuscì a non cedere quando il bambino le gettò le braccia alla vita, implorandola, così fece cenno ai due ragazzi di sedersi assieme a lei sul divano.
“Dunque..” Iniziò a raccontare “Questa storia parla di una bambina, una bambina normale  che viveva in un bel palazzo ai confini della foresta incantata. Lei aveva una madre molto severa, pretendeva che tutti attorno a lei fossero impeccabili, ma più di tutti pretendeva che lo fosse sua figlia, e si arrabbiava se le cose non andavano come voleva, e quando si arrabbiava usava la magia e alla bambina non piaceva la magia, ne aveva paura e odiava che venisse usata su di lei, quindi cercava sempre di comportarsi al meglio e di essere come sua madre desiderava che fosse..”
“Regina..” Esclamò d’un tratto Henry.
“Cosa?”
“Chiamala per nome, la bambina. Chiamala Regina!”
La donna annuì, paziente “Regina nel complesso era una brava bambina. Osservava le regole, studiava, era educata e si sforzava di comportarsi come una signorina per bene, nonostante a lei piacessero cose diverse, come avventurarsi nei boschi e giocare come tutti gli altri bambini della sua età. Quando sua mamma non poteva vederla scappava in giardino, andava in giro dove poteva essere libera di fare ciò che le piaceva, chiacchierava con la servitù, si sporcava gli abiti di terriccio, si stendeva nell’erba o si fermava ad accarezzare gli animali della tenuta, e tante altre cose che Cora le vietava. Qualche volta veniva scoperta da sua madre e punita, ma a lei non importava, anche quando era costretta a rimanere chiusa nella sua camera per giornate intere, lei lo accettava perché si accontentava di quei pochi momenti di libertà che riusciva a ritagliarsi di nascosto. Quindi cresceva così, cercando di vivere la vita che voleva nonostante i mille divieti della madre,  aveva almeno il permesso di andare a cavallo che era la sua più grande passione in assoluto, l’equitazione le diede anche modo di conoscere il suo primo amico in assoluto, lo stalliere di famiglia, e quell’amico pian piano divenne qualcosa di più di un semplice amico..”
“Si erano innamorati!” Concluse Roland, orgoglioso della sua intuizione.
La donna annuì, con un ampio sorriso “Daniel era un ragazzo intelligente, non aveva studiato ed era di umili origini ma aveva i modi gentili di un principe. Lei non si era mai sentita così amata, nemmeno dai suoi genitori, Daniel la rendeva felice e l’amore che i due capirono di provare l’uno per l’altra era così forte che sentivano di poter affrontare qualsiasi cosa, che nessuno li avrebbe potuti dividere. Ma si sbagliavano..”
“Perché? Cosa è successo a Daniel?”
Regina esitò, non era sicura di voler parlare a Roland di quella parte della storia ma il bambino sembrava finalmente interessato e lei poteva cercare di rendere il racconto il meno cruento possibile “Tutto cominciò un giorno di primavera, i due innamorati erano andati a cavalcare quando notarono una bambina su un cavallo imbizzarrito e Regina corse subito a salvarla , solo che quella non era una bambina qualunque, era la figlia del Re, che, credendo in quel modo di ringraziarla, la chiese in moglie. E sua madre accettò per lei..”
“Poteva farlo?” Chiese Henry.
“Oh si, certo che poteva. Lo fece. Ma lei non voleva, aveva paura, non conosceva quell’ uomo e poi amava Daniel e Daniel era l’unico che avrebbe voluto sposare. Ma non poteva certo dirlo a Cora, lei non avrebbe mai approvato che sposasse uno stalliere. Per lei il matrimonio con il re era la realizzazione di tutti i suoi sforzi, sua figlia sarebbe diventata regina, come lei aveva sempre sognato, niente le avrebbe fatto cambiare idea e Regina lo sapeva bene. Così la notte stessa  corse nelle e lei e Daniel decisero che sarebbero scappati insieme. Ma la bambina li scoprì  e ne fu sconvolta, lei voleva che Regina sposasse il suo papà e diventasse la sua mamma..”
“Ma lei non era innamorata del suo papà!” Protestò Roland, contrariato.
“No, infatti Regina glielo spiegò e la bambina sembrò capire, ma Cora era furba e abile, capì che qualcosa non andava e riuscì a farsi svelare il segreto, e per evitare che sua figlia scappasse con lo stalliere, lo uccise e obbligò la figlia a sposare il Re..”
“Uffa!” Protestò Roland “Non mi piace che lui muoia, non mi piace questa storia, adesso Regina è triste!”
Regina sorrise teneramente accarezzando la testa del bambino “Si Roland, adesso lei è triste, ma finisci di ascoltare e vedrai che questa storia finisce bene..”
“Perché, che succede dopo?”
“Dopo Regina si trasferì al castello e divenne la regina. Ma, come hai detto tu, lei era molto triste e poi piano piano arrivò anche la rabbia. Lei era molto arrabbiata, soprattutto con le persone che le stavano attorno e che sembravano felici, perché a lei non era stato permesso di essere felice e non le era stato permesso di scegliersi la vita che voleva..”
“Era arrabbiata anche con quella bambina?”
Regina annuì “Si, soprattutto con lei. Era talmente arrabbiata che a volte credeva di impazzire e allora chiese aiuto a un signore, un uomo che le disse che poteva aiutarla ma in realtà non lo fece. Quell’uomo convinse Regina che l’unico modo che aveva per potersi opporre a quelle persone che l’avevano costretta a fare delle cose che non voleva fare era imparare la magia, e lei lo fece. Imparò la magia e per la prima volta nella sua vita si sentì forte, iniziò a pensare a tutte quelle cose che poteva fare con la magia, pensò che poteva persino riportare Daniel da lei, ma le cose non andarono affatto come credeva e con il tempo iniziò a perdere sempre più il controllo. Si era ripromessa che non sarebbe mai stata come sua madre e invece alla fine lo diventò. E quella che all’inizio era solo la regina divenne per tutti la Regina Cattiva..”
“Era davvero cattiva?” Domandò Roland, con aria assorta.
“Si, lo era. Cercava di farsi amare dal suo popolo ma lo faceva nel modo sbagliato, terrorizzandoli e trattandoli male, e poi continuava a tormentare quella bambina, la figlia del Re, che ormai era diventata una donna ma la regina non le aveva mai perdonato di averle portato via il suo amore.
Fece tante cose brutte,  cose imperdonabili e la cosa peggiore era che lei non se ne rendeva conto, credeva di avere ragione e puniva tutti quelli che non la pensavano come lei.
E più si comportava così, più il suo cuore diventava nero e la sua anima oscura, e precipitava sempre più a fondo fino a diventare un vero e proprio mostro.
Ma c’era dell’altro, che nessuno poteva vedere. La regina dentro di sé era distrutta, piena di dolore e si sentiva sola e perduta. Voleva davvero trovare un po’ di serenità, ma non aveva idea di come fare, e così commetteva sbagli su sbagli e le cose andavano sempre peggio, fino al giorno in cui decise di lanciare una maledizione, come ultima possibilità di trovare ciò che cercava..”
Roland spalancò gli occhi “E che cosa cercava?”
“La felicità..” Rispose Regina, semplicemente.
“E la trovò?”
Quella annuì “Anche se non era quello che si aspettava, e le ci volle ancora del tempo per ottenerla.
Le cose iniziarono a cambiare quando nella sua vita arrivò un piccolo principe, un bambino bellissimo che le regalò una gioia immensa. La regina credeva di non essere più capace di amare  ma quel bambino le dimostrò che si sbagliava, perché lei si innamorò di lui non appena lo vide e ogni volta che lo teneva tra le braccia si sentiva bene come non le era mai capitato. Lui diventò la cosa più importante della sua vita, avrebbe fatto di tutto pur di proteggerlo e di tenerlo accanto.
C’era il problema però che lei aveva dimenticato come amare, forse non l’aveva mai saputo, fece degli sbagli e rischiò di perderlo, ma per fortuna alla fine le cose andarono bene e lei e il suo piccolo principe si riunirono per sempre..” Incrociò lo sguardo di Henry, che le stava sorridendo, e ricambiò quel sorriso prima di tornare a parlare “E poi, qualche tempo dopo, arrivarono altri due principi a riempire la vita della regina che non aveva nemmeno osato pensare di potersi meritare tanto.. ma loro arrivarono, proprio quando meno se lo aspettava..”
“E chi erano?” Domandò Roland, ma con l’aria furbetta di chi sapeva di aver già capito.
“Uno era il principe dei ladri, ed era bello, gentile e coraggioso e l’altro  era un piccolo cavaliere con tanti capelli ricci, un bel sorrisone contagioso e due occhi vispi e intelligenti, ed era il cavaliere più dolce che la regina avesse mai avuto al suo fianco..”
Roland rise, portandosi una mano alla bocca “Mhhh, forse li conosco questi principi!”
“Si, eh?” Anche Regina rise di rimando “Beh, allora sai bene anche quanto la regina li ami!” Allungò un braccio facendo in modo che il bambino si avvicinasse un po’ di più a lei “Hai presente quando ti ho detto che nell’animo della regina c’erano delle cose che nessuno vedeva? Beh, quel principe dei ladri per qualche strana ragione ci riusciva. Lui non giudicò mai la regina, sapeva che aveva fatto delle cose molto brutte ma non gli importava, lui la trattava sempre con gentilezza e la guardava come nessuno l’aveva guardata da tempo..”
“con amore?”
“Esatto, Roland, proprio con amore. Quel principe dovette lottare per conquistarsi la fiducia della regina, che era diffidente e spaventata, ma lui non si arrese mai e alla fine vinse, e il cuore della regina, dopo tanti anni, tornò a battere di nuovo per qualcuno che non fosse il suo bambino. Quel principe salvò la regina cattiva, spezzò la maledizione che la teneva imprigionata e anche se ci furono tanti ostacoli a dividerli, e la regina a un certo punto ebbe paura che non avrebbe mai avuto la famiglia che desiderava, alla fine i due principi tornarono da lei per sempre e la resero la donna più felice del reame..”
Roland si mosse felice ed eccitato sul divano, decisamente soddisfatto di quel finale “E vissero per sempre felici e contenti?”
“Puoi giurarci, Roland!” La voce di Robin li sorprese da dietro,tutti e tre si voltarono e l’uomo li raggiunse accomodandosi accanto a Regina, dall’altro lato rispetto ai due ragazzi “Così felici da credere che non sarebbero potuti essere più felici di come già erano, ma si sbagliavano. La regina e il principe non pensavano che potesse essere possibile, ma avevano sottovalutato la potenza del vero amore e così, poco tempo dopo nella loro famiglia arrivò una piccola principessa, bellissima proprio come la sua mamma!”
Regina sorrise dolcemente mentre allungava le braccia verso Robin per farsi passare sua figlia,  che proprio in quel momento si stava sporgendo verso di lei, il cuccio stretto in bocca e i capelli spettinati “La signorina si è già svegliata?”
“In realtà non si è mai addormentata..” Precisò lui, con aria esasperata “Ho provato di tutto, ho giocato con lei per farla stancare, ho passeggiato per tutta la casa e l’ho cullata per un ora ma non ha funzionato.. Oggi ha deciso che vuole solo la sua mamma!”
“Allora adesso la porta mamma a fare il riposino, vero cucciola?” Esclamò, stampando un bacio sulla guancia rosea della sua bimba di appena due anni, che si accoccolò sulla sua spalla “Tu invece aiuti Roland con i compiti!”
Robin spalancò gli occhi, preoccupato “Non sono bravo quanto te a scrivere storie.. e sicuramente nessuno batte Henry!”
“Non ci provare, io mi arrendo!” Lo avvertì il ragazzo, puntandogli un dito contro.
“Ehi, allora mi volete dire come finisce questa storia???” Roland attirò la loro attenzione mettendosi a saltellare sul divano, in attesa.
“E chi ti ha detto che finisce?” Rispose suo padre, prendendoselo tra le braccia “La storia continua!”
“Come?” Domandò il bambino, impaziente.
“Beh, questo è un segreto.. non lo sa nessuno, ma dicono che sia un continuo meraviglioso!” Spiegò, guardando Regina con un sorriso complice.
“Ma io voglio saperlo!”
“Te l’ho detto, non si può..” Fece una pausa, fingendo di pensarci su “Ma forse possiamo dargli un anticipazione, vero Regina?”
La donna annuì, sistemandosi meglio la figlia su una spalla e accarezzandole la schiena “credo di si!”
Robin afferrò una mano di Roland e la portò sulla pancia di Regina “Pare proprio che la regina e il principe presto dovranno comprare un'altra culla!”
Henry quasi saltò dal divano alla notizia “Mamma.. aspetti un bambino?”
Regina annuì, lottando contro il pizzichio agli occhi, e il rischio di mettersi a piangere davanti a tutta la sua famiglia fu fortunatamente scongiurato quando il figlio maggiore la strinse in un abbraccio, sovrastandola con le sue spalle da diciottenne. La bambina tra le sue braccia si mosse infastidita, probabilmente non gradendo l’intrusione, e Henry rise scompigliandole affettuosamente i capelli scuri “Ehi, antipatica.. inizia ad abituarti, presto non avrai più le attenzioni della mamma tutte per te!”
 “Regina?” Roland si sporse dalle braccia del padre verso la donna, richiamandola con un paio di tocchi sul ginocchio “Mi è piaciuta questa storia!”
“Mi fa piacere, tesoro. Adesso sei pronto a scriverne una tu?”
Il bambino annuì “Si, ma posso fare che io ed Henry siamo due cavalieri che combattiamo contro un drago e salviamo la regina?”
“Puoi fare quello che vuoi!”
“Sai qual è la cosa più bella delle storie, Roland?” gli chiese suo padre, mentre cingeva con un braccio il busto della moglie per accarezzarle il ventre ancora piatto “Che sono imprevedibili!”
“Ok, vieni Henry, andiamo a scrivere!” Il bambino prese per mano il fratello maggiore trascinandolo verso il tavolo, e il ragazzo lo seguì rassegnato, non prima di aver lanciato uno sguardo omicida a Robin.
Lui rise, poi si sporse per baciare Regina sulla fronte “Grazie per quello che hai detto su di me..”
La donna arricciò le labbra, fingendosi arrabbiata “Hai origliato?”
“No, ho lasciato che lei ascoltasse la tua voce, speravo la rilassasse!”
“Si, certo!” Finse di credergli, ma in realtà non le dispiaceva che anche lui avesse ascoltato il suo racconto “E’ una bella storia, vero? Quella che stiamo scrivendo.. è proprio una bella storia!”
Robin la guardò negli occhi, annuendo “E’ una storia meravigliosa!” E le sfiorò le labbra con un bacio.

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Capitolo 4
*** First Date ***


Dire che sono in ritardo è riduttivo, ma riesco a scrivere solo nelle pause tra un' esame e l'altro, ieri ne ho dato uno e stamattina ho potuto dedicarmi alla raccolta.
Anche perchè in questi giorni c'è stata la Con e mi sono distratta anche più del necessario.. Ma come si fa a restare indifferenti?
Li adoro tutti, sono un cast splendido e Lana.. Lana è meravigliosa e basta! 
Comunque, sto divagando. 

Buona lettura!
First Date 

“Pronto?”
“Amore? Ti disturbo? Devo dirti una cosa..”
“No, non ti preoccupare, non stavo facendo nulla di così importante..” Regina posò la penna sulla scrivania del suo ufficio e si mosse sulla sedia, cercando di assumere una posizione comoda “E’ successo qualcosa?”
“Henry è venuto da me, prima. Per dei consigli..” La voce di Robin appariva stranamente incerta “sai, ha intenzione di chiedere un appuntamento a una sua compagna di classe..”
“Davvero?” Regina sorrise, intenerita e anche sorpresa, non sapeva che suo figlio avesse iniziato a pensare a cose come le ragazze  “Il mio bambino è davvero cresciuto..” Esclamò, quasi commossa.
“Già, ma non è questo il punto. Sai, lui voleva sapere come ti ho chiesto di uscire con me..”
Regina non capiva il motivo per cui il tono di voce del compagno apparisse così serio “Questo è molto bello, significa che sei un esempio per lui.. sono contenta che il vostro rapporto cresca di giorno in giorno!”
“Anche io, ma non è nemmeno questo il punto..”
Regina aggrottò le sopracciglia, c’era qualcosa che Robin voleva dirle e continuava a girarci intorno “E qual è, allora?”
“Che mi sono accorto che io non ti ho mai chiesto di uscire con me!”
Il tono allarmato con cui lo disse la fece involontariamente scoppiare in una risata “Robin..”
“No, Regina. Dico sul serio, non te l’ ho mai chiesto!” Protestò lui.
“Ricordo benissimo che mi hai invitata a bere un drink insieme, invece!”
“In realtà ti ho direttamente offerto un drink, che tu hai molto gentilmente rifiutato. E non ricordarmi questa cosa che credo che la ferita nel mio orgoglio non si sia ancora risanata del tutto” Le ricordò, una punta di ironia nella voce “Comunque sia, resta il fatto che non è stato un appuntamento!”
“E la nostra serata di fronte al camino, con il vino rosso?”
“Non conta, non era organizzata, non ti avevo invitata io e poi eravamo nel tuo ufficio.  Non era un vero appuntamento, giusto?  Ti prego, non dirmi che conta. Non dirmi che sei stata tu a invitarmi per il nostro primo appuntamento, non credo di poter accettare una cosa così imbarazzante!”
“Robin, siamo nel ventunesimo secolo,  non è importante chi sia a invitare chi.  E non preoccuparti, anche se non mi hai mai chiesto di uscire nel modo tradizionale nel termine, mi hai corteggiata bene e sei sempre stato un perfetto gentiluomo!”
“Regina?”
“Si?”
“Ti andrebbe di uscire con me, stasera?”
“Robin, davvero, non devi farlo..  e poi non ha senso, ormai stiamo insieme e..”
“Regina?”
“Che c’è?”
“Mi farebbe davvero piacere se accettassi di uscire con me, stasera..”
La risata cristallina di Regina arrivò chiaramente dall’altro capo del telefono “Va bene Robin, accetto volentieri!”
 
 
Robin la teneva per mano e lei si lasciava trascinare, non conosceva quel percorso ma il bosco di Storybrooke per Robin non aveva segreti e lei si sentiva sicura, nonostante il buio e il silenzio quasi inquietante.  Però era curiosa, credeva che si sarebbe ritrovata a cenare al ristorante ed era rimasta sorpresa quando avevano lasciato il centro della città per iniziare a incamminarsi nella foresta.
“Dove mi stai portando?” Non riuscì a trattenersi dal chiedere, senza mai distogliere lo sguardo da terra e dai suoi tacchi che si muovevano incerti. Due volte aveva rischiato di inciampare e due volte sarebbe finita per terra se non fosse stato per il compagno.
Robin alzò le spalle, senza fermarsi “Vedrai, siamo quasi arrivati! Attenta a quel ramo..”
Regina abbassò la testa evitando il colpo giusto un secondo prima “Questa non è neanche la strada per l’accampamento, non ti sarai perso?”
“Io che mi perdo? Per chi mi hai preso!” Rise, e iniziò a rallentare il passo “Avevo pensato al solito ristorante ma sai, mi sembrava talmente banale, volevo che il nostro primo appuntamento fosse speciale, che facessi qualcosa che non ti aveva mai fatto fare nessun’altro. E poi mi piaceva l’idea che questa serata fosse solo per noi due, con del tempo solo per noi due e dello spazio solo per noi due, letteralmente..” E con lo sguardo le indicò il posto in cui – Regina nemmeno se ne era accorta – erano appena arrivati.
La schiera di alberi che avevano seguito sino a quel momento si era interrotta aprendosi in una radura circolare di erba rigogliosa, al centro del quale era stata stesa un’enorme coperta rossa e dei cuscini, tantissimi cuscini colorati e al centro un cestino da picknick.  Tutto intorno delle lanterne illuminavano la radura, ma non così tanto da impedire alle stelle di splendere nel cielo sopra di loro.
Regina era senza parole, quel posto era un angolo di paradiso e Robin l’aveva creato apposta per lei.
“E’ bellissimo!” esclamo, a bassa voce, quasi avesse timore di disturbare l’aura di quiete che regnava attorno a loro.
Lui sorrise orgoglioso, mentre la conduceva verso la coperta “E in realtà ero un po’ agitato e sai, in un bosco sono più a mio agio che in un ristorante lussuoso e non rischio di fare figuracce..”
Regina sorrise, girandosi a guardarlo “Amore, cosa c’è da essere agitati? Abbiamo cenato insieme così tante volte ormai..”
“Si ma, te l’ho detto, questa non è una serata come le altre!” Rispose, mentre si sedeva e invitava la donna a fare lo stesso “Voglio che sia indimenticabile!”
“Siamo già sulla buona strada!” Esclamò lei, un sorriso enorme a incorniciarle il volto.
“Togliti le scarpe!”
“Che?”
“Dai, togli le scarpe, non puoi partecipare a un picnic nel bosco con i tacchi!”
Regina era incerta, ma si lasciò andare e velocemente si sfilò gli stivaletti, poi strisciò verso Robin e
sorrise, entusiasta “Anche la cena è opera tua?”
“Ovviamente, con la partecipazione straordinaria di due ragazzini che hanno passato un paio d’ore in cucina con me, prima che tu tornassi a casa!”
L’idea che a quella sorpresa avessero partecipato anche Henry e Roland la rese se possibile ancora più felice “Ah, quindi eravate d’accordo, voi tre!”
“Non sarei riuscito a organizzare tutto questo senza quei due, devo ammetterlo!”
“Avete fatto un ottimo lavoro insieme!”
“Si, siamo una bella squadra noi tre!”
Regina sorrise, lo erano davvero, i suoi tre meravigliosi uomini. Se li immaginò per un momento mentre lavoravano per lei e quasi si commosse, così si affrettò ad accantonare il discorso “Quindi.. mangiamo?”
Robin sorrise e annuì, iniziando a tirare fuori dei sandwitches dal cestino.
 
Due ore dopo erano stesi uno accanto all’altro, comodamente poggiati sui cuscini –  Regina sul petto di Robin – e una coperta li riparava dal freddo umido che era sceso con la notte. Guardavano entrambi in alto, verso le stelle.
“Avevo dimenticato come fosse..”
“Come fosse cosa?”
“Guardare le stelle..”
“Lo facevi?”
Lei annuì impercettibilmente “Da bambina, tutte le volte che litigavo con mia madre mi addormentavo accanto alla finestra, guardare il cielo in qualche modo mi tranquillizzava. All’inizio anche al castello di Leopold, quando non riuscivo a dormire, ma per qualche ragione non faceva più effetto, e così ho smesso. Anche perché sai, quando sei in trappola cerchi evitare le cose che ti ricordano la libertà che hai perduto..”
“Ehi, non volevo questo!” Si scusò Robin, baciandole i capelli “Portarti alla mente certi ricordi, non volevo..”
Regina alzò un po’ la testa e gli sorrise “I ricordi ci sono, non ci possiamo fare niente, la cosa importante è che adesso non fanno più male come prima.. grazie a te!”
Lo baciò e lui ne approfittò per guardarla negli occhi e assicurarsi di non aver rovinato la serata e gli bastò un attimo per capire che era sincera. Quelle iridi scure non avevano segreti per lui, poteva accorgersi di ogni suo minimo cambiamento di umore e poteva percepire ogni lieve turbamento che la coglieva anche all’improvviso.
Robin la capiva e quello che aveva organizzato per lei ne era la prova, perché chiunque conoscesse Regina Mills, chiunque si fosse trovato di fronte alla sua aria austera, al portamento regale e ai suoi vestiti firmati non avrebbe esitato a definirla una donna da appuntamenti galanti e ristoranti di classe , ma lui sapeva quanto l’apparenza ingannasse, soprattutto se si trattava di lei.
A Regina piaceva la riservatezza, le piacevano i momenti normali – del resto ne aveva avuti così pochi – le piaceva sentire la vicinanza delle persone a lei care e le piaceva essere coccolata più che ammirata.
La sentì rabbrividire e rannicchiarsi un po’ di più contro di lui – probabilmente per il freddo – e le sistemò meglio la coperta, coprendola sino al collo.
“Hai freddo?” Le domandò, baciandole una tempia “Vuoi tornare a casa?”
Regina scosse la testa “Non voglio andare via, si sta talmente bene qui. Potrei restare così per sempre..”
“Per sempre forse è un tantino esagerato, ma abbiamo tutta la notte!”
“Tutta la notte mi piace!”
“Anche a me, poi se proprio la temperatura continuasse a scendere potremmo trovare.. non so.. dei metodi alternativi per scaldarci!”
Regina alzò il viso per guardarlo, un po’ stupita e un po’ divertita “A che cosa stai pensando?”
“Hai capito!” Rispose, un lampo malizioso negli occhi.
La donna rise, facendo sfiorare i loro nasi “Robin Hood, per chi mi hai preso? Sono il sindaco, è mio dovere mantenere un minimo di decenza!” Avvicinò la bocca al suo orecchio per sussurrare “Non posso fare certe cose in luoghi pubblici!”
“Tecnicamente non è un luogo pubblico, ci siamo solo io e te qui!” Robin si mosse velocemente in modo da ritrovarsi sopra la compagna “Le assicuro che nessuno verrà a sapere di questo suo piccolo peccato, signor Sindaco!”
Iniziò a baciarle la bocca, il mento per poi scendere sul collo, e Regina soffocò una risata contro la sua spalla cercando di bloccargli le mani che erano già finite sotto la sua camicetta.
“Robin, aspetta.. dico davvero, non so se possiamo!” Dovette finire ad usare la mano per fermare i baci di sui sul suo viso, e riuscì ad allontanarlo di qualche centimetro “Voglio dire, qui? Nel bosco, all’ aperto?”
 “All’aperto, Regina. Come pensi facessero quando non esistevano ancora le case?”
Regina scoppiò a ridere, alzando il collo per non lasciarsi baciare di nuovo “Ma che cosa c’entra questo? Cerca almeno di inventare una giustificazione migliore!”
Robin la guardò, ma non rideva più ed era serio, il suo sguardo vivido e intenso“Ti voglio, Regina Mills. Ti desidero come non mai e ti desidero adesso, va bene questa come giustificazione?”
La donna si morse il labbro inferiore, e annuì piano, il tono di voce con cui le aveva detto quelle parole le provocò un intenso brivido dietro la schiena e stavolta su lei a prendere l’iniziativa e ad alzare la testa, quel poco per catturargli la bocca in un bacio.
“Per essere una che voleva mantenere la propria decenza ti sei lasciata convincere piuttosto facilmente, lo sai?” Esclamò Robin, l’aria soddisfatta, quando si staccò per riprendere fiato.
Lei rise, consapevole di non essere nella posizione di obiettare “Cretino!” Si limitò a esclamare, cercando di colpirlo con una mano che lui però bloccò in un delicato ma saldo morso.
Con l’altra tirò verso di loro il lembo della coperta che era scivolata via e lasciò che Robin iniziasse lentamente a spogliarla.
Fecero l’amore sotto le stelle, come se fosse la prima volta e come se l’avessero fatto da sempre, e quando si ritrovarono di nuovo con i visi a guardare il cielo, la stessa coperta che ora copriva due corpi nudi e due mani intrecciate, nessuno dei due disse nulla perché era come se non ci fosse bisogno di altre parole, in quel momento.
Poi Regina ruppe il silenzio, sorreggendosi la testa con il gomito e guardando nella direzione del compagno “Grazie, è stato il miglior primo appuntamento che potessi desiderare!”
Robin sorrise, felice e orgoglioso di essere riuscito nel suo obiettivo “Ti amo così tanto, Regina!”
Lei gli circondò il collo con le braccia e fece sfiorare ancora una volta le loro labbra, chiudendo gli occhi  “Ti amo anche io!”

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Capitolo 5
*** Happy Bday ***


 Stavolta ritorno dopo una breve assenza, mi sono concessa questo piccolo lusso perchè questa shot è stata la prima che ho scritto ed era già quasi pronta.
E poi avevo un disperato bisogno di scrivere un pò di Regina e Robin, dopo questa fantastica convention di Rio - non so se l'avete seguita - di cui i nostri OutlawQueen sono stati praticamente i protagonisti.
E Sean è stata una meravigliosa sorrpesa. Lana è fantastica e lo sapevo, ma anche lui è splendido, un uomo proprio da sposare! **
Comunque, tornando alla raccolta.. grazie a chi sta leggendo e sopratutto grazie a chi recensisce.. la mia amica EvilV, 5vale5 che non manca mai, Ladyforseiya_15 e _Marlee_ .  Vi ringrazio tanto per i vostri complimenti! <3 

Per la prossima ci vorrà un pò, non ho ancora le idee chiare, intanto spero che questa vi piaccia!

Happy Birthday

Era una estiva giornata di sole a Storybrooke e la grande villa di Regina Mills era silenziosa.
Henry era a studiare in biblioteca con un suo compagno di classe e Roland stava trascorrendo il pomeriggio in compagnia dello zio Will e della sua nuova fiamma, Ruby Lucas.
Regina non era troppo felice che fosse stato affidato a una coppia di totali sprovveduti e incompetenti, come li aveva definiti, ma Robin sembra fidarsi del suo vecchio amico di scorribande e comunque quel pomeriggio aveva bisogno che la sua piccola peste  non fosse in casa, considerato quello che avevano in programma lei e Robin.
Il giorno dopo Roland avrebbe compiuto 6 anni, sarebbe stato il suo primo compleanno a Storybrooke e Regina ci teneva che fosse perfetto. Aveva organizzato una festa in giardino con i suoi compagni di classe – L’aveva convinta Robin a farlo, lei temeva che gli altri genitori non avrebbero mai mandato i propri figli a casa della Regina Cattiva – e aveva accuratamente ricercato su internet la ricetta per la più buona e invitante torta al cioccolato in circolazione, visto che Roland ne era ghiotto dal primo momento in cui gliel’aveva fatto assaggiare.
L’intenzione era di prepararla da sola, ma Robin aveva partecipato all’organizzazione della festa dal principio ed era fermamente intenzionato a non perdersi nulla, così aveva insistito per aiutarla e lei aveva dovuto acconsentire, rinunciando alla tranquillità a cui era abituata ogni volta che si metteva ai fornelli.
E poi le piaceva che Robin fosse così partecipe all’organizzazione domestica, aveva imparato a guidare per poter accompagnare i ragazzi a scuola e le aveva chiesto di insegnargli a cucinare, a usare la lavastoviglie e persino la lavatrice, e lei non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno che l’aveva trovato in una pozza d’acqua con i piedi nudi, i pantaloni arrotolati, una sfilza di vestiti tra le mani e l’aria perduta, alla ricerca di un modo per fermare il flusso inarrestabile dell’acqua.
Avevano riso fino alle lacrime e poi avevano messo a posto insieme, senza magia, schizzandosi acqua a vicenda come due bambini.
 
Un sorriso le sorse spontaneo quando, entrando in cucina, lo vide chino sul tavolo a studiarsi la ricetta neanche fosse un trattato di anatomia.
“Tempo scaduto, adesso ti interrogo!” Esclamò divertita, richiamando la sua attenzione, mentre si infilava il grembiule immacolato.
L’ uomo alzò la testa dai fogli e la squadrò, sovrappensiero, senza fare troppo caso alla battuta “Sei sicura che non vogliamo prenderla da Granny’s?”
Regina, che aveva già tirato fuori da un mobile un grosso recipiente di vetro, inarcò le sopracciglia “Pensi che le torte di Granny siano migliori delle mie?”
“No, ma.. E’ solo che non hai mai fatto questo tipo di torta. Sembra più difficile del previsto..”
“E’ una torta al cioccolato, Robin!” Rispose lei tranquilla, mentre si lavava le mani “Non sarà tanto diverso dalle altre..”
“Tanto per cominciare qui c’è scritto che dobbiamo prima versare la farina..” Osservò l’uomo contrariato, gettando uno sguardo alla compagna che aveva iniziato a rompere delle uova e a versarne il contenuto nel recipiente.
“Non importa, possiamo aggiungerla dopo!”
Lui prese uno dei fogli e lo sventolò nell’aria, confuso “Scusa, che l’hai cercata a fare se non hai intenzione di seguirla?”
“Per i passaggi successivi, i dettagli..  Con le torte si comincia sempre allo stesso modo!” Rispose, muovendosi con sicurezza dietro il piano cucina “Non ti preoccupare, so quello che faccio!”
“Non ho dubbi, però..” I suoi occhi si mossero per un paio di volte da una parte all’altra, prima verso la compagna che sbatteva le uova nel recipiente come l’aveva vista fare tante volte, poi su quei fogli stampati che indicavano tutt’altra cosa.
Regina era un’ ottima cuoca e lui non lo metteva in dubbio, però aveva anche il vizio di credere di aver sempre ragione. E se avessero sbagliato e rovinato il compleanno di Roland? La prima a rimanerci male sarebbe stata proprio Regina, che si stava dedicando all’evento con tanto impegno.
Ma contestare ancora non avrebbe funzionato, doveva portarla a seguire la ricetta facendole credere che lo avesse deciso da sola, e non che gliel’avesse imposto lui. Quella tattica funzionava sempre.
Senza contraddirla oltre, e in silenzio, Robin si allungò verso il mobile sulla testa di Regina, dove doveva trovarsi la farina, e la individuò dietro un paio di barattoli. Si sporse oltre il corpo della donna e si alzò sulle punte per afferrarla, ma proprio in quel momento Regina avvertì il movimento sopra di lei, si voltò e urtò contro il compagno, il quale indietreggiò bruscamente a causa della spinta e lasciò la presa sul pacco di farina, già aperto, che cadde rovinosamente sul piano cucina.
Non fu solo la quantità abnorme di farina finita nel contenitore con le uova e lo zucchero a preoccuparlo, quanto quella che aveva investito Regina, sporcandole capelli, viso, e camicetta e lasciandole uno strato bianco e polveroso su tutto il corpo.
“Ops.” Fu il primo, involontario commento di Robin quando si rese conto di cosa avesse combinato.
Regina rimase immobile, gli occhi chiusi, le braccia sospese e il petto che si muoveva con inspirazioni profonde, segno inconfondibile dell’autocontrollo che stava cercando di mantenere. Sentiva la farina fin dentro i vestiti, e pensò allo shampoo appena fatto, al tempo speso a sistemare i capelli e alle sue uova contaminate.
“Regina, scusami, non l’ho fatto apposta, te lo giuro!” Stava dicendo intanto Robin, restando a distanza di sicurezza. Sapeva di averla fatta grossa ma vederla conciata a quel modo, sporca come una bambina, quella deliziosa macchia bianca sulla punta del naso, non potè che fargli sorgere un sorriso spontaneo che tratteneva a stento una fragorosa risata.
 “Lo sai chi mi ricordi?” Le chiese, chinando la testa per non ridere “La tua amica, quella con i capelli bianchi e neri. Si chiamava Crudelia, giusto? Sei identica!” Prese una manciata di farina dal mucchio e la fece cadere sull’altra metà della testa della donna “Ecco, così almeno è uniforme!”
“Ma sei..” Stavolta lei reagì d’istinto, si divincolò e prese a sua volta un po’ di farina nel pugno lanciandola alla cieca verso Robin “Sei un idiota! Fammi capire, ti diverti?”
“In realtà si!”
Lei strinse gli occhi e gli lanciò altra farina “Stupido!”
“Ah, vuoi la guerra?” Rise l’uomo, afferrandole entrambi i polsi e bloccandola contro il piano cucina “Vuoi combattere?”
Regina mosse i polsi cercando di liberarsi “Lasciami!”
“Non ci penso proprio!”
“Robin, lasciami!” Urlò più forte, lasciandosi sfuggire una piccola risata per poi tornare immediatamente seria “Per l’ultima volta, LA-SCIA-MI!”
Lui sorrise, soddisfatto “Liberati da sola!”
“Mi stai sfidando?”
“Non è ovvio?”
Regina lo guardò negli occhi, avvicinò il viso a quello di lui e gli catturò le labbra in un bacio famelico. Lo sentì rispondere dapprima sorpreso e poi sempre più coinvolto, la mano sinistra, che prima stringeva il polso di lei, lasciò la presa per andare a posarsi prima sulla sua schiena e poi sul suo collo.
La donna allora mosse il braccio libero all’indietro, tastando gli oggetti alla ricerca di qualcosa, continuando a baciare Robin. E lui si staccò di colpo, disorientato, quando qualcosa di fragile e umido gli si frantumò in testa.
L’uomo ci mise qualche secondo a realizzare: Si tastò i capelli e osservò le macchie d’uovo presenti sulle dita, poi alzò gli occhi verso la donna, confuso e quasi incredulo per essersi lasciato ingannare a quel modo “Questo è sleale!”
“Sleale? Quando hai stabilito le regole, scusa?!” Regina rise soddisfatta, le mani ai fianchi, ma quando lo vide afferrare la bomboletta di panna sul tavolo scattò in cerca di una via di fuga “No Robin, basta, adesso siamo pari!”
“Questo lo dici tu!” La rincorse, lei iniziò a girare attorno al bancone pregandolo di fermarsi ma lui non sembrava intenzionato a mollare. Si rincorsero per qualche secondo, correndo e ridendo come due bambini, fino a quando Robin non riuscì ad afferrarla per la vita e gli ci volle poca forza per tirarsela contro, bloccarla con un braccio mentre con l’altro la minacciava con la panna.
Regina si dimenava, scuotendo la testa e tutto il corpo e cercando di liberarsi dalla quella presa salda “No, ti prego, ti prego basta, per favore, ti prego!”
“Chiedi scusa!”
“Io? Hai iniziato tu!”
“Tu ti sei approfittata di me!”
“Tu mi hai sfidata, sai che non hai scampo contro di me!”
Robin agitò la bomboletta e un mucchio di panna finì sul collo di Regina “Vuoi vedere?”
“Daiii!!” Lei cercò di ripararsi alla meglio, portandosi una mano sul viso e accartocciandosi contro il corpo di lui “SMETTILA!!”  
“Chiedi scusa!”
Lei rialzò la testa, lentamente, per mostrargli un sorriso sadico “Mai!”
“Ok!” Di nuovo Robin riprese a premere la bomboletta, lottando contro il corpo della compagna che si agitava con forza tentando di sfuggire alla presa “Tanto sai che non mi sfuggi!”
“No, lasciami! Robin, basta! Lasciami immediatamente!” Tentava di proteggersi da quella pioggia di panna sul viso e allo stesso tempo di scappare, ma lui era troppo forte e sembrava trattenerla senza troppa fatica “ROBIN!!” Urlò più forte, ma stavolta il tono autoritario sfumò sotto una risata sfuggita al suo controllo “BASTA! Guarda che non sto scherzando, smettila o ti giuro che..”
“Ma che state combinando?”
I due smisero di lottare, immobilizzandosi e girando solo le teste nella direzione da cui avevano udito quelle parole.
Henry era sull’uscio della porta, lo zaino su una spalla e gli occhi spalancati, l’espressione perplessa di fronte alla scena che gli si poneva davanti: sua madre bloccata tra le braccia di Robin, i capelli sul viso, la pelle arrossata e i segni di chi aveva appena smesso di ridere, entrambi completamente sporchi di farina, il viso ricoperto di panna e di qualsiasi altro tipo di ingrediente di cui l’intera cucina portava traccia.
“Mamma?!?”
Robin lasciò andare la compagna e posò la panna sul mobile accanto a lui, sorridendo innocentemente al figliastro “Henry, sei tornato!”
“Tesoro!” Regina cercò di nascondere l’affanno nella voce ma non fu sicura del risultato “Come stai?”
 “Io sto bene!” Rispose il ragazzo ponendo l’accento sul pronome  “E voi?”
“Benissimo, grazie!” Esclamò Robin, e intanto si passava un fazzoletto sui capelli unti di uovo.
Henry non parve convinto, e lanciò ancora ai due un’ occhiata perplessa “Sicuri?”
“Certo!” Sua madre sorrise, forzatamente, e si passò le mani sui vestiti, cercando di darsi una ripulita e un contegno, soprattutto. Aveva l’aria di un’adolescente che cercava di negare l’evidenza di fronte ai genitori che l’avevano colta sul fatto “Stiamo preparando la torta per il compleanno di Roland!”
“Si, lo vedo.” Annuì quello, stringendo le labbra per non riderle in faccia “Beh, continuate pure e.. state attenti a non farvi male!”
Regina lo osservò attentamente sparire verso il piano di sopra, e quando fu certa che non fosse più nei paraggi si voltò verso Robin con le mani sui fianchi “Sei contento adesso?”
“Oh, andiamo, stavamo solo giocando un po’…” Fece una pausa, Regina era silenziosa e seria e quello non era un buon segno “Dai, ti sei arrabbiata?”
Lei fu rapidissima, afferrò la bomboletta e iniziò a spruzzare panna con tutta la forza che aveva contro la faccia di Robin, tanto che l’uomo dovette usare le mani per ripararsi.
Quando riuscì a liberarsi il viso quel tanto per poter riaprire gli occhi, Regina era già corsa via.
“La doccia è mia!” la sentì urlare, probabilmente già dalle scale.
“REGINAAA!”




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Capitolo 6
*** Archery ***


Ciao! Ritorno con il penultimo prompt e questa volta l'ho utilizzato per fare una cosa che avrei voluto fare da tanto.. scrivere una shot OutlawBandit.
Io adoro Regina Mills, e non la cambierei per nulla al mondo, ma chi di noi non si è innamorato subito di quella bandita solitaria e pungente che non voleva avere nulla a che fare con un ragazzino farneticante e che avrebbe rotto il naso a Robin Hood se mai l'avesse incontrato?
La storia di Regina e Robin nel mondo di Isaac mi è piaciuta tantissimo, una sola cosa mi ha lasciato perplessa, che alla fine lui abbia comunque sposato Zelena.. allora ho immaginato cosa sarebbe successo se non fosse andata così? Se Robin avesse capito in tempo di amare Regina e avesse annullato il matrimonio? Regina avrebbe avuto il suo lieto fine?



Archery 


Robin Hood tese l’arco, i muscoli rigidi, gli occhi puntati su un fagiano posato sul ramo dell’albero di fronte a lui. Sicuro di averlo nella propria linea di tiro, era pronto a lasciar andare le dita che tenevano la corda quando, del tutto improvvisamente, vide la sua preda precipitare a peso morto verso il suolo, trafitta da una freccia che decisamente non era la sua.
“Ma che..” Esclamò, confuso, mentre dai cespugli si faceva largo la sagoma di una donna.
Aveva dei lunghi capelli neri raccolti in una treccia, un gilet di pelle che risaltava le forme e un arco tra le mani.
“Ehi, era la mia preda quella!” Si lamentò l’uomo, quando la vide.
“Una preda non ti appartiene fino a quando non l’hai infilzata con la tua freccia!” Rispose quella, continuando ad avanzare con un sorriso beffardo dipinto sul volto. Si fermò accanto all’uomo e si inginocchiò, per afferrare un sottile rametto che giaceva proprio ai loro piedi, e che lui avrebbe sicuramente calpestato se fosse avanzato di un solo passo “Una persona mi ha insegnato che la prima regola di un buon cacciatore non è centrare la mira, quanto saper essere discreti e silenziosi!”
“Tecnicamente, quella è la prima regola di un buon ladro!” Obiettò Robin, mentre rimetteva a posto la sua freccia “E comunque, cosa vorresti dimostrare? Che l’allieva sta superando il maestro?”
La donna scoppiò a ridere “Allieva? Io? Non sono mai stata tua allieva, non ne ho bisogno. Semmai tua rivale!”
“Già!” Annuì lui, strisciando un po’ di più verso di lei “La più bella rivale che io abbia mai avuto!”
Le afferrò i fianchi con le mani e le catturò le labbra in un bacio, al quale lei rispose lasciando scivolare l’arco per terra e circondandogli il collo, poi si staccò, solo per potergli sorridere “E anche la più temibile!”
“Mhhh” Lui finse di pensarci su “Questo non lo so, di certo non la più modesta!”
“Ammettilo, sono la migliore!” Insistette, ancora abbracciata a lui “Lo sai, o non mi avresti mai proposto di sostituirti alla guida dei tuoi uomini!”
“Si, infatti!” Annuì Robin “Sei la migliore in circolazione, se escludiamo me!”
Regina rise ma scosse la testa “Nah, sono più brava persino di te!”
“Ne sei convinta, vero?” L’uomo fece una smorfia prima di far sfiorare i loro nasi “Allora dimostramelo!”
“Mi stai sfidando Robin Hood?” Domandò, portandosi entrambe le mani ai fianchi, un lampo divertito negli occhi.
“Che c’è? Paura di fare brutta figura?”
“Certamente no, e tu?”
Robin si limitò a ridere mentre le spostava una ciocca di capelli dal viso “Tornando seri, che cosa ci fai qui? Non avevamo detto che saresti andata con gli altri alla miniera di ferro?”
“Si, solo che poi ci ho pensato e  ho riflettuto che saremmo dovuti passare per il villaggio, così ho lasciato il comando della spedizione  a Little John e ti ho raggiunto..Ti dispiace?”
Lui scosse la testa “Sai che adoro averti attorno, è solo che mi sentivo più tranquillo a sapere te con i ragazzi!”
“Sanno cavarsela, lo sai. E io non posso permettere che la gente del villaggio mi veda assieme ai Marry Men!”
“Regina..”
“No, no, niente Regina..” Lo interruppe, con fermezza “L’unico motivo per cui la regina Snow White non ti sta col fiato sul collo è che è troppo concentrata a cercare me, se dovesse scoprire che mi sono unita a voi ti metterei nei guai!”
“Tanto il mio manifesto è già appeso per tutta la foresta..” Osservò lui, con nonchalance “Non devi preoccuparti per me, non corro il rischio di perdere la stima della nostra sovrana!”
“Robin, sono seria. Non voglio che vi succeda qualcosa per colpa mia, né a te né a nessuno dei tuoi uomini!”
“Ehi, ehi!” Robin le afferrò le spalle, per farsi guardare in faccia “Tu sei una di noi, adesso. E i Marry Man combattono insieme, punto!”
“Lo so, ma..”
“Niente ma, non lascerò che quella donna ti faccia del male, nessuno di noi lo permetterà!” Fece toccare le loro fronti e le accarezzò il viso “Siamo una famiglia, e in una famiglia ci si guardano le spalle a vicenda!”
Regina annuì, sentendo gli occhi che cominciavano a inumidirsi a quelle parole.  Lei non ce l’aveva mai avuta una famiglia, e adesso avere qualcuno che si preoccupasse per lei, che fosse pronto a proteggerla, era una sensazione così nuova e così confortante. L’avrebbe abbracciato e sarebbe rimasta stretta a lui per sempre, ma lei non si faceva mai vedere debole quindi sorrise e cercò di dissimulare “Guarda che io so difendermi da sola!”
“Non ho mai avuto dubbi a riguardo, ma un aiuto ogni tanto non fa male!” Le sorrise pizzicandole leggermente lo zigomo con due dita “Allora, vogliamo cominciare questa sfida o tutto questo era solo un modo elegante per tirarti indietro?”
“Ti piacerebbe!”
Robin sorrise beffardo e alzò un dito verso l’alto “Allora, vedi il fungo su quel tronco? Quello più piccolo, giallo e tondo?” Aspettò che Regina alzasse lo guardo e annuisse “Bene, chi ci si avvicina di più vince!”
“Sarà come bere un bicchiere d’acqua!” Esclamò Regina, facendo un passo indietro per lasciare campo libero a Robin.
L’ uomo però si limitò ad un inchino “Prima le signore..” Esclamò con riverenza, cedendole il posto.
Regina annuì e imbracciò l’arco, mentre ispezionava la zona per decidere quale fosse la postazione migliore. Una volta trovata, bilanciò il proprio peso, sollevò l’arco fino all’altezza delle spalle e si preparò a tirare. Quando lasciò andare la corda, la freccia scoccò verso l’alto andandosi a conficcare nella corteccia dell’albero, a pochi millimetri dal fungo.
Sorrise soddisfatta mentre si scambiava uno sguardo con Robin.
“Vediamo cosa sai fare tu, adesso!”
L’ uomo si posizionò un poco più dietro rispetto a dove Regina aveva tirato, divaricò le gambe e sollevò l’arco, portando una mano dietro le spalle per prendere la freccia.
Mentre la agganciava alla corda, con la coda dell’occhio si mise a osservare Regina. Aveva le braccia incrociate e lo sguardo sollevato verso l’alto, come se aspettasse già di veder arrivare la freccia e sorrideva, i tratti del viso erano rilassati e divertiti, tanto da farla sembrare quasi una bambina.
Lui adorava vederla così e adorava quel lato del loro rapporto, quell’essere prima di tutto amici e compagni di avventure, oltre che amanti.  Con Regina condivideva tutto, dalle battute di caccia alle notti abbracciati in tenda, dalle imboscate alle serate attorno al fuoco, più il tempo passava più si rendeva conto di quanto fosse simile a lui e di quanto fosse perfetta per lui, era la sua anima gemella e non si capacitava del fatto che stesse per sposare una donna che non amava nemmeno la metà di quanto sentisse di amare Regina, anche se ancora non gliel’aveva detto.
“Allora, vuoi tirare o no?”
La voce un po’ spazientita della donna lo riportò alla realtà, punto gli occhi sull’obiettivo e lasciò andare la freccia, impulsivamente,  e solo quando la vide conficcarsi a un paio di centimetri dal fungo si rese conto che non si era concentrato a dovere.
“Accidenti!” Esclamò, deluso ma anche un po’ divertito dal modo in cui Regina stava saltellando sul posto, entusiasta.
“Mi sa che Robin Hood sta per perdere il primato di miglior arciere del regno!”
“E colpa tua!” Si difese, contrariato  “Sei troppo bella, mi distrai!”
Regina tentennò, un attimo destabilizzata da quel complimento fatto con tale naturalezza, e non riuscì a non sorridere dolcemente per quanto continuasse a gongolare per la vittoria “Questa è la migliore scusa che tu potessi inventarti ma non funziona lo stesso, ho vinto io Hood, ammetti la sconfitta, sono più brava di te!”
Robin scosse la testa, incrociando le braccia “Un tiro d’arco non è sufficiente a stabilire chi è il migliore tra noi due!”
“Ah no?”
“Ti ho salvato la vita!”
Lei alzò gli occhi al cielo, quante altre volte glielo avrebbe rinfacciato? “Ti ho già detto che avevo la situazione sotto controllo!”
“E mi sono preso cura della tua mano ferita!”
“Era solo un graffio..”
“Ho lasciato la mia quasi moglie all’altare per te!”
Regina si mise a ridere “E questo che c’entra?”
 “E’ un atto di coraggio!”
Lei alzò gli occhi al cielo “Per favore, Hood. L’atto di coraggio lì è stato chiederle di sposarti! Che diavolo avevi visto in quella donna?”
“Mhh, ecco che arriva la scenata di gelosia!”
“Non sono gelosa!” Obiettò  “E’ solo che sul serio, era insopportabile e tu hai rischiato di rinunciare a tutto per lei!”
“In effetti avevo davvero preso un bel granchio!” Rifletté Robin, mentre rimetteva a posto l’arco, dietro le spalle “Per fortuna che ho incontrato questa bella signorina in difficoltà, così ho salvato la sua vita..” Le prese il viso tra le mani per depositarle un piccolo bacio sulla bocca “E la mia!”
“Per l’ultima volta..” Mugolò lei, contro le labbra dell’uomo, staccandosi giusto quei pochi millimetri per poter scandire le parole “Non mi hai salvato la vita, io..”
“Avevi perfettamente la situazione sottocontrollo!” Concluse lui. Non era vero, ma aveva troppa voglia di baciarla per mettersi a discutere.
 

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Capitolo 7
*** OutlawQueen Baby ***


Alla fine ce l'ho fatta, a concludere questa raccolta! =D

Vorrei approfittare di questo spazio, però, per cercare di risolvere una spiacevole situazione che è capitata: una delle mie oneshot, per essere precisi la terza, è stata quasi interamente copiata e spacciata per propria da un utente di questo sito, tra l'altro (poco furbamente) proprio in questa sezione. 
Non voglio fare nomi e sto cercando in tutti modi di non dovermi rivolgere all'amministrazione, perchè non voglio arrivare a far bloccare l'account a questa persona; Ho mandato un messaggio privato ma non ho ricevuto risposta e la sua storia risulta ancora pubblicata, quando io avevo chiesto di cancellarla. Ne ho fatto menzione qui perchè sono quasi sicura che questa persona leggerà e, mi auguro, agirà di conseguenza. 

Io non mi ritengo nessuna grandissima scrittrice e non voglio usare paroloni come plagio e diritti d'autore e tutto il resto, semplicemente mi piace immaginare delle situazioni e mi piace renderle più reali mettendole per iscritto, sono solo semplici idee buttate giù al momento ma sono le mie idee, e mi infastidisce che vengano copiate senza nemmeno che mi si chieda il permesso.

Detto questo, e sperando di risolvere la cosa tra di noi, auguro a tutti una buona lettura e grazie per avermi seguito sino a qui! <3

OutlawQueen Baby

Fu una fitta al basso ventre che le fece aprire gli occhi.
All’inizio non capì bene dove si trovasse, si sentiva confusa, le orecchie le fischiavano e le palpebre erano pesanti, e nella sua testa sembrava esserci solo nebbia.
Poi i ricordi iniziarono a riaffiorare e l’angoscia prese il sopravvento, facendo leva sui gomiti cercò di mettersi a sedere e non fu il dolore sordo alla schiena a fermarla, ma due mani che si posarono sulle sue spalle, decise.
“Ferma, ferma Regina, ti farai staccare i punti!”
Riconobbe la voce di Robin ma non lo guardò nemmeno per un attimo, i suoi occhi erano puntati dritti sul suo corpo, avvolto da una coperta bianca ma non abbastanza da impedirle di notare che quella curva abituata a vedere ogni mattina non c’era più.  E capì anche cos’era quella strana sensazione che avvertiva da quando si era svegliata. Lei era.. vuota. Spalancò gli occhi inorridita mentre il respiro diventava più difficoltoso “Che è successo?” Domandò, allarmata e tentando di nuovo di alzarsi.
“Sei stata colpita, e..”
Scosse la testa, se lo ricordava bene ma non era quello che voleva sapere “No, che è successo? La bambina.. Robin, la bambina.. io..”
“Regina!” Robin le aveva afferrato i polsi, costringendola a fermarsi “Regina, è tutto ok, sta bene, lei sta bene, ok? Calmati!”
“No!” Esclamò, le lacrime che già le bagnavano il viso “Non c’è, io lo sento, non c’è.. che è successo alla bambina, Robin? E’ colpa mia?” Urlò, iniziando a singhiozzare “Sono stata io?”
“No, no amore mio, ascoltami, lei è nata..” Robin le sorrise, cercando di tranquillizzarla e non appena si accorse che la compagna si era immobilizzata, smettendo di lottare per alzarsi, le lasciò i polsi portando le mani sul suo viso, per asciugarle le lacrime “ E’ per questo che non la senti, non è più dentro di te, la nostra bambina è nata e sta bene, è un po’ piccola ma è tanto forte, come sua madre, e sta bene, capito?”
Regina scosse la testa, confusa. Credeva alle parole di Robin ma come poteva essere possibile? Come poteva non essersi accorta di nulla? Un attimo prima la sua piccola era al sicuro nella sua pancia e adesso era da qualche parte lì fuori  “Ma.. Robin.. è ancora presto, non può essere nata.. come..” balbettò.
“Avevi preso una brutta caduta e hai avuto.. un distacco di placenta, l’hanno chiamato così..” Robin iniziò a spiegarle pazientemente, mentre l’aiutava a risistemarsi a letto, approfittando di quel momento di calma “Hanno dovuto fare un cesareo d’urgenza, ma è andato tutto bene..  l’hanno tenuta qualche ora in incubatrice ma poi hanno visto che rispondeva bene all’ambiente esterno e l’hanno spostata in culla.. le infermiere mi hanno detto che è una piccola guerriera.. non avevo dubbi, conoscendo la mamma!”
Per la prima volta da quando si era svegliata Regina sorrise, una nuova lacrima scivolò sulla sua guancia ma l’espressione stavolta era di gioia “E’ nata..”
Robin annuì, baciandole la fronte “Si tesoro, è nata ed è così bella.. dopo che è nata l’ho vista solo per pochi secondi ma l’ho notato subito, è uguale a te, ha i capelli neri come i tuoi..”
“Voglio vederla..”
“La vedrai, Emma è andata a prenderla.. Non credo tu te ne sia accorta ma c’era anche lei quando ti sei svegliata.. E Mary Margaret e Killian sono in sala d’aspetto.. I ragazzi invece sono con David, ma sono stati qui fino a oggi pomeriggio.. aspettavamo tutti che ti svegliassi!”
“Quanto tempo ho.. dormito?”
“Poco più di 24 ore, ti hanno sedata un po’ per il piccolo trauma cranico che hai avuto, e un po’ perché se ti fossi svegliata prima che avessero potuto portarti la bambina avresti sicuramente dato di matto!”
Regina fece per rispondere ma la porta si spalancò e il suo cuore perse un battito quando notò la piccola culletta di plastica che veniva trasportata nella stanza da una sorridente Emma.
“Scusate l’attesa, non volevano darmela.. ho dovuto spaventarli dicendo che li avresti inceneriti tutti!”
Robin sorrise ringraziandola con lo sguardo mentre si alzava per raggiungere la culla, si chinò e con delicatezza sollevò un esserino di poco più di due kili avvolto in una coperta rosa che a confronto sembrava enorme, tornò verso di letto dove la compagna attendeva, trepidante.
Quando la bambina le scivolò tra le braccia, a Regina sembrò che il cuore avesse iniziato a battere così forte da poterle saltare fuori da un momento all’altro.  Solo pochi secondi prima il pensiero di averla potuta perdere l’aveva terrorizzata era ora ce l’aveva lì, stretta al petto, era così reale e come se l’era immaginata tante volte, ma l’immaginazione non arrivava l0ntanamente alle emozioni che stava provando, era come quando aveva visto Henry per la prima volta ma stavolta c’era qualcosa di diverso, stavolta quella bambina l’aveva generata lei, era come un pezzo di lei e semmai gliel’avessero tolta sarebbe stato come toglierle un braccio, una gamba o peggio.
Quella era la sua bambina, sua e dell’uomo che amava, l’avevano desiderata pur consapevoli di non poterla avere e quando avevano saputo che sarebbe arrivata l’avevano attesa con trepidazione, e ora lei si sentiva una stupida per aver rischiato di perderla.
“E’ bellissima!” Esclamò, emozionata a tal punto che persino parlare le sembrava difficoltoso “Non posso credere che sia qui.. la mia bambina!”
“Non vedeva l’ora di conoscere la sua mamma!” Rispose Emma, sorridente “Vi lascio soli!”
Regina annuì, ricambiando il sorriso, mentre si concedeva i suoi primi momenti di intimità con la figlia. Se la portò vicino al viso baciandole più volte la testa, le accarezzò la manina e intanto le sussurrava parole all’orecchio.
Robin le ammirava, incantato, e felice di poter finalmente condividere quell’emozione con lei. Prendere in braccio sua figlia era stato meraviglioso, ma non si era sentito completo, non senza Regina accanto a lui.
“Mi dispiace..” La sentì esclamare all’improvviso e si accorse che non stava guardando più la bambina, ma lui  “So di essermi comportata da incosciente, ma non potevo non intervenire. Dopo tutto quello che Emma ha passato sacrificandosi al posto mio.. come potevo lasciare che combattesse da sola?”
“Lo so.. non ti devi giustificare. E poi è andato tutto bene, solo questo conta adesso!”
“Io credevo.. non lo so, pensavo di potercela fare, di poter aiutare Emma e tenere al sicuro la bambina..”  Guardò sua figlia che nel frattempo aveva afferrato una piega del suo camice all’interno del piccolo pugno, e si morse il labbro inferiore  “Questo non è esattamente un buon inizio come madre, vero?  Nemmeno è nata e già non sono stata capace di fare la cosa giusta per lei..”
“Non dire così, sai che non è vero.. non si tratta di quale fosse la cosa più giusta da fare,  c’era bisogno di te e non ti sei tirata indietro, dovresti andarne fiera!”
“Ma se sei stato il primo a dirmi di non fare mosse azzardate!”
“Si, perché egoisticamente era quello che volevo, non c’è nulla che desideri di più di sapere che la mia famiglia sia al sicuro, ma sapevo benissimo che non mi avresti dato ascolto, perché Emma è tua amica, le vuoi bene e non l’avresti mai lasciata sola, e non potrei mai biasimarti per questo perché l’avrei fatto anche io e perché hai dimostrato ancora una volta che donna meravigliosa tu sia e quando la nostra cucciola sarà più grande e le racconteremo la storia di come è nata, lei sarà fiera della sua mamma!”
Regina gli sorrise, grata per come ancora una volta lui avesse le parole giuste per rincuorarla e per farla sentire meglio “Se c’è qualcuno di cui dovrà andare fiera nostra figlia è di suo padre.. Grazie!” Allungò una mano e aspettò che lui la afferrasse, per poi stringere la presa “E non solo per aver capito. Non avevo mai creduto a questa gravidanza, sono stata scettica persino quando l’abbiamo scoperto, ero sempre convinta che qualcosa sarebbe andata male ma tu non hai mai mollato, ci hai creduto sin dal primo momento, hai sopportato i miei malumori, i miei sfoghi e le mie ansie e se adesso lei è qui è soprattutto grazie a te.  Mi hai fatto il più bel regalo che potessi mai ricevere..”
Robin sorrise, sporgendosi per baciarla “Se lei è qui è grazie a noi, se siamo riusciti a superare quest’ostacolo è perché quello che ci lega è vero ed è forte, e sai una cosa? Sono sicuro che non è stato un caso isolato.. vedrai, tra qualche anno metteremo su una squadra di calcetto!”
Regina rise, asciugandosi gli occhi “Mi piacerebbe, ma per il momento concentriamoci su di lei..” Esclamò, ritornando a guardare la bambina “Dobbiamo ancora scegliere il nome!”
“Si, beh.. per questo credo che dovremo aspettare i ragazzi. Sai, gli ho promesso che l’avremmo scelto tutti insieme, di comune accordo!”
“Mi sembra giusto..” Concordò la donna “Non vedo l’ora di vederli!”
“E loro non vedono l’ora di vedere te. Sei stanca?” Le chiese, quando la vide muoversi alla ricerca di una posizione più comoda “Vuoi che la rimetta nella culla?”
“No!” Esclamò lei, quasi allarmata “I punti tirano un po’, ma sto bene, voglio tenerla ancora!”
“Guarda che nessuno te la porterà via..”
“Lo so, è solo che.. è stata fin troppo senza di me. Non vedo l’ora di portarla a casa, quando credi che ci lasceranno andare?”
“Non lo so, credo ancora un paio di giorni. Ma passeranno in fretta, vedrai!” Aggiunse, quando vide il viso della donna rabbuiarsi “E quando saremo a casa e ci sveglierà ogni tre ore di notte rimpiangerai questi momenti!”
“Ma no, non ci darà troppo fastidio, non vedi quanto è buona?”
“E’ vero, sembra una bambina tranquilla.. questo l’ha preso sicuramente da me!”
“Che vorresti dire?” Replicò lei, alzando un sopracciglio “Spero che non abbia preso anche l’appetito da te, altrimenti finirò disidratata!”
Robin rise “Ne riparliamo tra sei mesi, quando assaggerà la sua prima lasagna!”
Lei strabuzzò gli occhi, immaginandosi per un attimo la scena di Robin che propinava alla loro bimba appena svezzata una generosa forchettata di lasagna “Non ci pensare proprio!”
Quando vide l’ennesima smorfia di fastidio, Robin si alzò dal letto chinandosi a prendere la bambina dalle braccia di Regina, che lo guardò confusa.
“Non te la sto togliendo!” la rassicurò “Solo cambia posizione, mettiti stesa, la ferita farà meno male..”  L’aiuto a stendersi mentre con un solo braccio teneva la figlia, sembrava a suo agio e Regina non potè fare a meno di notarlo.
“Come fai ad essere così tranquillo e agile? Io ho paura di romperla!”
“Sai, quando cresci un neonato nel mezzo di una foresta, diventi abbastanza pratico!”
“Sei così bravo anche a cambiare i pannolini?” Chiese, reprimendo una smorfia mentre si lasciava scivolare sul materasso.
“Non quelli di questo mondo, ma imparo in fretta.. ”
“Si, come quando hai dovuto montare la culla o fissare il sediolino in auto?”
“Ehi, ti ricordo che sono cose nuove per me!” Quando fu certo che Regina fosse comoda, le lasciò la mano per concentrarsi esclusivamente sulla bambina “Non ti preoccupare piccolina, papà non si lascerà spaventare dalle diavolerie del mondo moderno!”
Regina sorrise, vedeva Robin interagire con la loro figlia per la prima volta ed erano meravigliosi insieme, non aveva mai avuto alcun dubbio sul fatto che Robin sarebbe stato un padre esemplare, lo era con Roland, con Henry e non sarebbe stato da meno con l’ultima arrivata, considerato anche che era andato fuori di testa quando aveva saputo che avrebbe avuto una femminuccia.
Da come la guardava, era chiaro che fosse già innamorato pazzo di lei.
“Che c’è?” Le chiese, quando si accorse che lo stava fissando.
Lei sorrise “Niente, siete bellissimi!”
Anche lui fece un sorriso, senza distogliere lo sguardo dalla figlia “Mh si, credo che siamo una bella coppia, dai!”
“Lo siete, e vi guarderei per ore, ma adesso me la ridai?” Allungò un braccio verso di lui “Ti prego, già mi manca!”
Robin rise mentre si avvicinava “Ricordati questo momento, però!” La avvertì. Si chinò verso di lei ma invece di appoggiare la bambina sul petto di Regina, la lasciò scivolare sul materasso, abbastanza vicino alla madre affinchè lei potesse girarsi su un fianco e circondarla con un braccio.
“Così puoi tenerla tutto il tempo che vuoi senza stancarti!” Esclamò, mentre le copriva entrambe con il lenzuolo “Anzi, cercate di dormire un po’, tutte e due!”
“Tu dove vai?”
“A telefonare a Henry, gli avevo promesso che l’avrei chiamato quando ti fossi svegliata..” Le spiegò, mentre alzava la sbarra del letto di Regina dal lato della bambina, per evitare che cadesse “poi magari dico a David di portarli qui, così scegliamo il nome a questo pulcino!”
“Ok, torna presto però!” Non lo disse, ma non si sentiva pronta a restare da sola con la bambina. E se avesse avuto bisogno di qualcosa? Lei non poteva nemmeno muoversi.
Lui annuì, bacio la testolina della figlia e poi le labbra della compagna, prolungando volutamente il contatto, fino a quando non sentì le loro lingue intrecciarsi e si perse qualche secondo in quel bacio, interrotto imprevedibilmente da un vagito della bambina, che fece sorridere entrambi.
“Eh no eh, se iniziamo così, non andiamo proprio bene!”
Regina rise, girandosi verso la figlia e posandole un bacio sull’orecchio, poi chiuse gli occhi, beandosi del calore che la piccola emanava contro il suo petto.
Robin si voltò un ultima volta prima di uscire dalla stanza, guardò le sue due donne riposare assieme, entrambe tranquille, entrambe bellissime. Quello che era iniziato come un incubo era finito nel migliore dei modi, e finalmente potè tirare un sospiro di sollievo. 

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