La linea dell'oblio. Il naufragio

di Ladyhawke83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Catene e Sentimenti ***
Capitolo 2: *** Torture e Confessioni ***
Capitolo 3: *** Naufragio e Ripensamento ***



Capitolo 1
*** Catene e Sentimenti ***


Catene e Sentimenti


Il mare beccheggiava e la calura era quasi diventata insopportabile. A bordo della nave, ormai riparata, alcuni maghi cercavano un po' di refrigerio all'ombra delle vele.

L'aria era resa ancora più pesante dal fatto che non spirasse un alito di vento.

Callisto e gli altri membri del magico equipaggio riposavano, soltanto Vargas era sveglio, scrutava l'orizzonte, sperando di non essersi sbagliato.

Poco prima gli era parso di udire il verso di un falco, il cuore gli era balzato nel petto, colmo di speranza al pensiero di rivedere lei. Poi la parte elfica del suo sangue aveva preso il sopravvento su quel sentimento, riportandolo ad una gelida razionalità.

Per troppo tempo aveva permesso alla sua parte umana di emergere, portando con sé tutta una serie di sentimenti che lui ora era deciso ad ignorare.

L'amore, quale grandiosa bugia ed illusione.

Aveva amato solo due donne in vita sua e le aveva "perse" entrambe. La prima circa otto addietro e la seconda solo pochi giorni prima. Non voleva illudersi, non voleva in alcun modo cedere all'amore ed alla speranza, contro il bel paladino, il francese dagli occhi di ghiaccio e dai biondi capelli nulla poteva, anche se la la druida avesse rinnegato il suo amore per il Capitano Navarre, se fosse tornata, cosa che non credeva, per quanto sarebbe rimasta?

Inutile negarlo, quei due erano parti della stessa medaglia, lui era stato solo un "incidente di percorso". Una piccolissima parte del suo cuore, però, ancora sperava.

Desiderava ardentemente di scorgere in cielo quel bellissimo falco; Isabeau gli era entrata dentro e da quando se ne era andata in lacrime da quella nave, qualcosa in lui si era spezzato, si sentiva inquieto, turbato, vulnerabile come mai prima.

Come conferma ai suoi pensieri, ecco che nel cielo comparvero le ali del rapace, che rapidamente ridiscese fino a poggiarsi sulla balaustra, poco distante da lui.

Vargas distolse lo sguardo, fissando un punto vago nella direzione opposta, e quando si voltò di nuovo verso il falco, vide lei. Le gambe ed i piedi nudi rivolti verso il mare e le braccia ben salde sulla presa.

Fu sorpreso di notare i capelli cortissimi della giovane, che avevano sostituito la chioma fluente e mossa di qualche giorno prima. Quel taglio le conferiva un tocco selvaggio ed un po' meno dolce, ma non per questo meno attraente, chissà per quale motivo avesse deciso di rinunciare alla sua bella chioma?

Vargas dissimulò bene la sorpresa e il sollievo di riaverla lì, fingendo indifferenza.

Non voleva cedere e non lo avrebbe fatto.

Se lei era destinata ad un altro che senso aveva elemosinare il suo amore? Per poi essere scartato nel momento in cui avrebbe rincontrato il paladino?

"Siete tornata dunque" disse il mago tentando di trasmettere assunta freddezza con quelle parole.

"Si, ne siete forse scontento?" chiese lei guardandolo con occhi sinceri.

Occhi nei quali ci si poteva perdere, ma il mago era fermamente deciso a non lasciarsi andare. Quanto avrebbe voluto, invece, stringerla e baciare quelle labbra screpolate dal vento e dall'aria salmastra, dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo, inspirò forte prima di risponderle.

"La cosa mi lascia indifferente, ma se siete qui significa che non vi siete ricongiunta ai francesi ed al vostro cavaliere, o mi sbaglio?" Mentiva spudoratamente, e se lei avesse fatto un altro passo verso di lui, la sua maschera di indifferenza sarebbe rovinosamente caduta, lasciando in bella vista i suoi sentimenti ed il suo cuore ferito.

Lei gli si fece vicino, poggiando i piedi nudi sulle assi, che ad ogni movimento crepitavano. Un'espressione afflitta si dipinse sul suo viso, oscurando per un attimo il verde intenso dei suoi occhi.

"Purtroppo non ho potuto raggiungerli, hanno superato il valico ed io, da sola, non posso seguirli. Dovrò attendere di attraversare il mare e di giungere a terra, sempre che io sia ancora la benvenuta su questa nave.." Chiese con fare interrogativo.

Vargas non fece in tempo a risponderle, che venne superato dai due maghi Mestus e Lindir, i quali immobilizzarono la ragazza tenendole saldamente le braccia. Lei cercò di divincolarsi, fu colta da un improvviso senso di smarrimento e terrore, istintivamente cercò con lo sguardo gli occhi di Vargas che, per tutta risposta, erano sorpresi quanto i suoi.

"Cosa diavolo fate?" Chiese il mago ai suoi colleghi, che nel frattempo avevano trascinato Isabeau vicino ad uno dei tre alberi maestri e si apprestavano a metterle catene di ferro ai polsi e ai piedi.

"Simenon lei ha ucciso uno dei nostri, la sgualdrina deve pagare! La legheremo all'albero maestro e qui rimarrà finché i corvi non decideranno di cibarsene, oppure finché non giungeremo a destinazione, così che possa essere sbattuta in cella per il suo crimine, è un'assassina, avrebbe fatto meglio a non ritornare, peggio per lei!" Detto questo Mestus la legò con le catene fissandole all'albero maestro, in modo che potesse muoversi, ma che non potesse né liberarsi né fuggire.

"Siete impazziti! Animali!" Questa volta a gridare fu Callisto, lo stregone, che tentò subito di liberare la ragazza, ma fu colpito violentemente da entrambi i maghi e cadde a terra svenuto, purtroppo non aveva ancora ripreso le forze, in seguito allo scontro con Helevorn. Purtroppo anche Vargas era consapevole della propria debolezza, non si era ancora ristabilito del tutto, decise di prendere tempo per capire le intenzioni dei due maghi elfi.

"Non è stata la druida ad uccidere il ragazzo, cioè materialmente sì, ma la sua mente era sotto l'influsso di Helevorn, quindi il mandante è lui, non lei, liberatela subito!" Intimò il mago ai due.

"Altrimenti cosa farai? Desideri anche tu fare compagnia allo stregone? Da retta a me, è inutile esporsi per una puttanella druida, tranquillo la tratteremo bene.." Rispose Lindir, ponendo l'accento sulle ultime parole, non lasciando presagire nulla di buono.

A malincuore Vargas dovette ammettere che non l'avrebbe spuntata contro i due maghi. Non era ancora abbastanza forte, inoltre era turbato dalla facilità con la quale avevano reso innocuo Callisto, dovevano aver rinforzato i loro poteri in qualche modo.

Isabeau cercava di ribellarsi, gridava, strattonava le catene di ferro, ma esse le bruciavano i polsi e le caviglie, più tirava più il dolore cresceva. Con esso montava anche la rabbia, quando vide che legavano, più o meno allo stesso modo, il suo amico Callisto, la cui unica colpa era quella di aver cercato di aiutarla.

"Siete dei bastardi, liberateci subito, Vargas fa' qualcosa!" Gridò lei cercando appoggio e solidarietà nel mezz'elfo. Purtroppo quello che vide la lasciò senza parole. Vargas invece di lottare contro quell'ammutinamento imprevisto, distolse lo sguardo da quella scena pietosa in cui, la sua donna e lo stregone, erano alla mercé di quei due pazzi.

Se solo fosse stato più forte. Sapeva di non potercela fare in uno scontro diretto, dovette accettare quello spettacolo odioso e ingoiare ondate di rabbiosa vendetta.

"Simenon, la puttanella si prende un po' troppa confidenza con te, non trovi? Dovresti punirla. O forse sei troppo sensibile per farlo? Posso pensarci io se vuoi, vedrai che le farò rimpiangere di essere tornata" Lindir con una mano la prese per i capelli e la costrinse a guardarlo negli occhi. E le si fece talmente vicino che poteva sentire il suo respiro sul viso.

"Oh forse ti piace essere maltrattata? Se Simenon non vuole divertirsi con te, posso sempre farlo io.." Continuò l'elfo di nome Lindir, anche lui, come Helevorn, sembrava trarre piacere nel soggiogare e torturare altri esseri umani.

Isabeau era in preda al terrore, ma non volle dare alcuna soddisfazione al suo assalitore, pregò solo che Vargas intervenisse in qualche modo, se non per liberarla, almeno per distogliere l'attenzione di quell'elfo da lei.

Il mezz'elfo dai capelli corvini fece l'unica cosa che poteva: finse di volersi approfittare della druida, esattamente come Lindir si aspettava.

Si avvicinò a lei e per un attimo ad Isabeau parve di intravedere un suo sguardo complice, si sbagliava, il mago le assestò un sonoro ceffone che le fece voltare la faccia dall'altra parte. Vargas aveva colpito piuttosto forte, abbastanza forte, da spaccarle il labbro con il dorso dell'anello che il mago portava all'indice destro.

Solo in quel momento, quando il sangue le sporcò la bocca, Isabeau vide l'espressione terrorizzata e dispiaciuta sul viso del mago. Sembrava chiedere perdono, probabilmente non era stata sua intenzione colpire con tanta veemenza.

Fu un fugace attimo, ma la druida capì che lui l'aveva fatto per allontanare gli altri due da lei; ferendola le aveva dimostrato quanto realmente tenesse a lei.

Una lacrima solcò la guancia arrossata della druida, ma fu una lacrima di sollievo, non di pena.

Vargas si voltò verso gli altri due e disse loro che ci avrebbe pensato lui a -raddrizzare- la ragazza. Fu abbastanza convincente, tanto che Lindir se ne andò sottocoperta di malavoglia, non prima di essersi lamentato di non potersi divertire con la druida.

Mestus non amava pratiche sadiche, gli premeva solo fare giustizia per il compagno morto, quindi con un'alzata di spalle seguì Lindir sottocoperta, assecondando le sue frasi sconce sulle donne e su Isabeau in particolare.

Il mezz'elfo aspettò che i due fossero fuori portata di udito, e subito si chinò a tamponare il sangue della ferita con un fazzoletto, la sua mano destra tremava e lo sguardo era preoccupato.

"Sto bene, non c'è bisogno, davvero.. sono una druida e la ferita guarirà in fretta. Solo la prossima volta vi chiederei di colpirmi, se proprio dovete, senza anelli alle dita, mi avete fatto un male cane sapete?" Disse Isabeau scostando il viso dal fazzoletto, che il mago le porgeva, e accennando un lieve sorriso.

"Perdonatemi, non sapevo cosa fare, a quanto pare sono molti più i nemici che gli amici qui, mi dispiace non posso liberarvi. Non sono ancora abbastanza forte, la parte sinistra del mio corpo fatica a guarire e, così conciato non posso fare molto, rischierei di sbagliare incantesimo e ferire qualcuno". Pareva sconsolato, si sentiva responsabile, a torto o a ragione, tutto era di nuovo nelle sue mani, e Isabeau dubitava che lui potesse portare un simile peso da solo.

"E Dorlas? Non può aiutarvi? Non potete riferire questi comportamenti ai -piani alti-?" Sperava di ottenere buone risposte, non ne poteva già più di stare in catene, nei punti in cui il metallo toccava la sua pelle si stavano formando ustioni dolorose.

"Dorlas si è ammalato il giorno dopo che voi ve ne siete andata, non ho potuto fare molto per lui. Ho il sospetto che lo abbiano avvelenato per non farlo parlare, non credo sia in pericolo di vita, ma sta veramente male. Callisto si è ripreso da poco e io non ho forze, siamo in minoranza, purtroppo. Quando la nave giungerà a terra me la pagheranno, ve lo giuro!" Un lampo di determinazione, e di vendetta, attraversò gli occhi scuri del mago.

"Vi proteggerò come posso, ma non devono sapere del nostro legame, altrimenti si divertiranno a farvi del male solo per punire me. Voi dovrete fingere che io sia come loro, sperando che se la bevano. Intanto io cercherò di liberare Callisto, per quanto odi ammetterlo, ho bisogno di lui se vogliamo uscire vivi da questa situazione.

Prima di lasciarla la baciò dolcemente, stando attento a non toccare il punto in cui l'aveva ferita. Voleva rassicurarla, ma più forse rassicurare se stesso.

A quel bacio, casto e gentile, lei rispose con molta più passione di quanta Vargas si aspettasse. La bocca di lei si posò avidamente su quella di lui, come un assetato che finalmente trovi una fonte d'acqua limpida dopo giorni di deserto e privazioni.

La lingua di lei incontrò la sua più volte, e il mago si sorprese di come, quel singolo contatto, avesse già innescato nel suo corpo una prepotente eccitazione.

Ebbe la forza di staccarsi da lei, solo quando avvertì il sapore del sangue mescolato alla saliva, il labbro doveva aver ripreso a sanguinare. Non intendeva ferirla ancora, anche se tutto in lui spingeva per possederla in quel momento, per un attimo lasciò che la sua mente immaginasse di prenderla violentemente incatenata così com'era.

Per fortuna il sapore metallico del sangue, ed un flebile gemito di lei lo riscossero, facendogli riprendere il controllo di sé, o quasi.

"Se fate così non risponderò più delle mie azioni sono pur sempre un uomo!.. Maledizione, vi ho fatto sanguinare di nuovo" La guardò con occhi e fare premuroso, per nulla lascivo, nonostante il desiderio non lo avesse abbandonato ancora.

"I vostri colleghi maghi, soprattutto quel Lindir, non aspettano altro che umiliarmi e procurarmi dolore..Se lo fate voi non oseranno fermarvi. Loro non sanno di noi, quindi potremmo fingere che io abbia paura e che voi vogliate solo divertirvi, sento che lo volete..".

Il mago però a quella proposta così diretta si ritrasse, quasi disgustato, un'espressione dura, di rancore, si disegnò sul bel volto dai lineamenti decisi.

"No, non se ne parla nemmeno, non così, non qui e.. non adesso. Non adesso che so. Non sono né un animale, né uno stolto. Cosa direbbe il vostro bel capitato Navarre di questo? Non siete forse la sua promessa sposa? Ho sbagliato una volta, non lo farò di nuovo!" Si alzò e, senza neanche guardarla, se ne andò sempre tenendosi al suo bastone, lasciò un'assenza gelida dove prima c'era stato calore.

Possibile che si fosse sbagliata? Possibile che lui non la volesse? Come poteva quello stupido anche solo pensare che lei sarebbe ritornata dal Capitano Navarre, quando ormai era persa d'amore per lui, e per di più portava in grembo il frutto di quell'amore acerbo, ma fortissimo? Sciocco mago! Non aveva compreso che l'unico motivo per cui lei era andata in cerca di Navarre, era per scusarsi con il cavaliere e per rompere il loro fidanzamento.

Si erano amati molto in passato, ma da quando quella maledizione li aveva divisi, privando sia lei sia Navarre della loro reciproca memoria, lei aveva trovato lui, Simenon Vargas, e non intendeva lasciarlo.

Ora però, il mezz'elfo non sembrava consapevole dei sentimenti della druida e le cose, per entrambi, potevano mettersi molto male.

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Capitolo 2
*** Torture e Confessioni ***


Torture e Confessioni


Passarono alcune ore e, per fortuna, la calura estiva sembrò dare tregua ai due prigionieri. Nessuno era venuto a dar loro conforto o cibo ed Isabeau cominciava a sentirsi affamata ed anche molto assetata.

"Callisto! Callisto svegliati! Dannazione!" Bisbigliò lei, in direzione dello stregone, per non farsi sentire dagli altri maghi. L'uomo lentamente si riscosse dal torpore e ci mise un po' ad accorgersi di essere legato come un salame, incatenato all'albero della nave, senza alcuna colpa. Diede alcuni strattoni alle catene, ma non accadde nulla, anzi quei tentativi di liberarsi non fecero che peggiorare la situazione.

"Dannazione! Maledetti maghi! Me la pagheranno! Gli farò passare la voglia di giocare a guardie e ladri!.. Isabeau.. come stai? Ti hanno fatto del male - tesoro -?". Lo stregone era abbastanza arrabbiato, ma non riusciva in alcun modo a liberarsi, non dovevano essere catene comuni, probabilmente quegli stolti avevano incantato quella ferraglia, perché risultasse molto solida ed assolutamente impossibile da scardinare.

"Non mi hanno fatto nulla per ora, almeno non fisicamente, sono stata solo ferita nell'orgoglio.." Isabeau ripensò al modo in cui Vargas se ne era andato lasciandola lì, senza risposte, come biasimarlo? Anche lei era fuggita da lui senza spiegarsi.

Doveva trovare il modo di farsi ascoltare dal mago, lui doveva sapere cosa significava per lei, se gli avesse confessato i suoi sentimenti in quel frangente non le avrebbe mai creduto. Doveva liberarsi.

"Ehi voi! Teste di cazzo! Ho seteeeeee! Cosa si deve fare qui per avere un po' d'acqua?" Gridò all'improvviso Callisto, sperando di attirare l'attenzione di qualcuno di quegli elfi pazzi che lo avevano imbrigliato, contemporaneamente lanciò un'occhiatina complice ad Isabeau. Lei sembrava non capire.

Per fortuna non giunsero da loro né Mestus, né Lindir, ma la sagoma ben più familiare del mezz'elfo dai capelli neri.

"Sei impazzito? Idiota di uno stregone! Ti sentiranno se continui così, ed io non potrò fare il mio lavoro.." L'apostrofò il mezz'elfo irritato e preoccupato. Si avvicinò a Callisto, che era stato legato con le mani dietro la schiena, con le catene saldamente fissate al legno.

"Ora devi stare completamente fermo, non vorrei averti sulla coscienza" Intimò Vargas allo stregone.

"Ehi mezz'orecchie che vuoi fare? non vorrai usare uno dei tuoi incantesimi ravvicinati per liberarmi? Se qualcosa dovesse andare storto di me non resterebbe altro che cenere, lasciami tentare di scassinare queste maledette catene da solo, piuttosto pensa ad Isabeau!" Callisto non poteva guardare negli occhi Vargas poichè lui gli era alle spalle, sapeva per certo che qualsiasi cosa aveva in mente non si sarebbe fermato, doveva aver perso anche lui la ragione. La distanza tra l'incantatore ed il bersaglio era troppo ristretta perchè lo stregone non corresse il rischio di morire per l'urto o la deflagrazione. Sarebbe stato libero sì, ma non tutto intero.

"Ma Callisto io -sto- pensando ad Isabeau, liberando te aiuto entrambi. Tu potrai fuggire, cercare soccorso, e una volta trovato, tornare a salvarci. Non fa una piega no?" A Callisto parve di aver colto una sfumatura di divertimento nella voce di Vargas, probabilmente era contento di poterlo tenere sulle spine, tutto dipendeva dalla concentrazione, e dalla precisione, del mago. Se anche solo una minima cosa fosse andata storta sarebbero morti entrambi, mago e stregone.

"Se non c'è proprio un altro modo.." Rispose rassegnato Callisto, non lo dava a vedere, ma sudava freddo, l'idea di morire così, legato come un animale e per mano del mezz'orecche, proprio non gli andava giù.

"No, non c'è! E ora fa silenzio! Ho bisogno di concentrarmi e non ho molto tempo prima che tornino gli altri. Un ultimo desiderio per il condannato?..." Adesso il mago era sarcastico, il fatto di avere la vita dello stregone nelle sue mani, lo rendeva fin troppo spavaldo.

"Oh si... prima di morire.. vorrei proprio fottermi la tua bella druida..Scusa -tesoro- ma è la verità.." Rispose a tono Callisto, rivolgendomi un'occhiatina, non aveva intenzione di farla passare liscia a Vargas. Per tutta riposta il mago lo colpì violentemente alla nuca, un lampo di disprezzo e gelosia negli occhi.

"Non ti permettere di usare questo tono stregone, altrimenti penso che sbaglierò incantesimo di proposito. Comunque lei non è mia, quindi mettiti in fila, se proprio devi e, ora fa' silenzio!".

Vargas ci mise un po' a raccogliere le energie e a concentrarsi, quei minuti sembrarono ore e sia Isabeau, che Callisto, attesero non osando quasi respirare, tanta era la tensione.

Quando sentirono pronunciata la parola dell'incantesimo, entrambi chiusero gli occhi, preparandosi al peggio.

Ci fu una lieve esplosione e una luce, seguita dal rumore metallico di catene spezzate.

Callisto era libero e tutto d'un pezzo, a parte una lieve bruciatura sui polsi e su parte dell'avambraccio.

"Bene! Bravo mezz'orecchie, ma potevi anche evitare di bruciacchiarmi le braccia, mi rimarrà il segno!" Si lamentò Callisto all'indirizzo del mago, mentre si sgranchiva gli arti.

Lo stregone volle subito liberare la druida, fu fermato dal mago che, visibilmente provato nel fisico, gli ordinò di scappare via subito. Non c'era tempo da perdere! Disse che lui, e le sue poderose ali, erano la loro unica speranza.

Doveva andare, prima che lo fermassero.

"Va' ora! Penserò io a lei, ma tu torna presto, non so per quanto riuscirò a tenerli a bada!".

Non mentiva.

Mentre lo stregone evocava il talento draconico del volo, fu protetto dallo scudo magico di Vargas, che avendo sentito i maghi giungere pronti ad ucciderli, doveva dargli tempo, ma le sue forze stavano cedendo.

Quando Callisto, con un balzo saltò in direzione del mare aperto, allontanandosi sempre di più da loro, allora, e solo allora, Vargas dissolse lo scudo protettivo evocato sullo stregone.

Ormai era fuori portata di incantesimo e di tiro.

Callisto si volse appena in tempo, per vedere il mago accasciarsi a terra, e gli altri avventarglisi contro, la druida gridò ma nessuno badò a lei.

Lo stregone ebbe la fortissima tentazione di tornare indietro per spaccare la faccia a quei bastardi, ma quello sarebbe stato un atto suicida. Lo sapeva.

Doveva trovare aiuto e subito, se non per Vargas almeno per Isabeau.

Provava un forte sentimento per la ragazza, e l'idea che fosse in balia di quei pazzi scatenati senza protezione alcuna, lo faceva ribollire di rabbia e lo riempiva di terrore al tempo stesso.

Pregò solo di non trovarli tutti morti al suo ritorno.


"Bene, bene, che abbiamo qui? Un altro traditore eh? Hai liberato lo stregone, beh non avresti dovuto, ora sono -molto- arrabbiato, e quando sono arrabbiato non controllo bene le mie reazioni.."

Il mago di nome Lindir colpì violentemente con il bastone il viso del povero Vargas, che riscosse dallo svenimento con una smorfia di dolore.

Si guardò brevemente intorno. Si ritrovava esattamente nello stesso punto dove prima era legato lo stregone, solo in posizione inversa.

Non le mani legate dietro la schiena, bensì davanti al corpo, stesse catene, stesso albero maestro.

Lo avevano privato della tunica e degli anelli che indossava abitualmente.

Sul dorso nudo del mezz'elfo e sul braccio, ancora i recenti segni dello schianto alla linea dell'oblio. Alcuni tagli non ancora del tutto rimarginati, non era certo un bel vedere, ma se conosceva bene Lindir, quello che ne sarebbe seguito sarebbe stato anche peggio di quello che aveva patito sul campo di battaglia.

Sollevò la testa e guardò davanti a sé. A pochi passi di distanza ancora incatenata, stava Isabeau, i due pali a cui erano stati legati erano speculari, quindi potevano guardarsi negli occhi. Non sarebbe stato facile.

La druida sembrava star bene, Vargas lesse solo una profonda angoscia nello sguardo che lei gli rivolse.

"State bene? Vi hanno fatto del male?" Era dannatamente preoccupato e si maledisse per aver ceduto ed aver permesso loro di legarlo; se fosse stato più forte ora non si troverebbero in quella situazione.

"Tranquillo Simenon non le ho torto un capello, non ancora almeno".

Fece un sorrisetto in direzione della fanciulla e, a lei, si gelò il sangue al pensiero di cosa aveva in mente.

"Se osi farle del male giuro che non avrò pace finché anche l'ultimo dei pezzi del tuo cadavere non sarà stato dato in pasto ai pesci! Come puoi fare questo? Abbiamo anche combattuto insieme, ti ho aiutato innumerevoli volte, pensavo fossi un mago rispettabile, non un sadico bastardo!".

Gridò Vargas, se solo le parole avessero avuto il potere di ferirlo, a quest'ora Lindir sarebbe morto, solo per la forza della rabbia nella voce del mago.

"Sai Simenon.. sono indeciso se intrattenermi prima con lei, oppure toglierti una volta per tutte quell'aria di superiorità che ti porti appresso, sei solo un Adandhel, un essere inferiore e te lo dimostrerò subito". Lindir si allontanò dalla druida e si posizionò alle spalle del mezzelfo.

"Vedo che il colpo di Helevorn giù alla -linea- ha lasciato un bel segno su di te, ma non abbastanza". Nelle mani dell'elfo, dai lunghi capelli dorati e dagli occhi cerulei, si materializzò un bastone, con punte di ferro posizionate su gran parte della lunghezza. Lo soppesò un istante e poi colpì.

Fu rapido e preciso, il bastone ferrato andò a conficcarsi nella schiena del povero mezzelfo, il quale trattenne a stento un grido di dolore.

Sulla schiena già martoriata del prigioniero, si impressero alcuni solchi profondi che iniziarono a sanguinare, e come se ciò non bastasse, si riaprirono anche le vecchie ferite, causandogli ulteriore sofferenza.

Era deciso a non cedere al dolore. Lo doveva a lei, che lo stava guardando con occhi pietrificati dal terrore.

Non voleva dimostrarsi un debole, era pur sempre un uomo, un mezz'elfo dopotutto.

"Forse sono stato troppo brusco cosa dici Simenon? Eppure non ti sei lamentato, o forse sono stato fin troppo cauto? Dovrò rimediare." E il bastone andò di nuovo a segno.

La seconda volta fu più forte della prima. Un grido uscì dalle labbra di Vargas e Isabeau lo vide contrarsi, era evidente quanto soffrisse.

Il bruciore era insopportabile, ed ogni volta che estraeva quel bastone dalla sua povera schiena era come se gli strappassero le carni di dosso.

Non sapeva quanto avrebbe resistito, ma doveva farlo, per non lasciare che quel maledetto si sfogasse su Isabeau.

".. cciderò" disse il mago ansimando con un filo di voce, appena si riscosse da quel dolore pungente.

"Come? Parla più forte Simenon non riesco a sentirti".

Lindir lo colpì con il bastone appuntito per la terza volta, era deciso ad umiliarlo, annientarlo, forse anche ucciderlo.

Questa volta a Vargas parve di essere di nuovo sul punto di svenire, gridò mentre il suo carnefice rideva.

Isabeau con occhi velati di lacrime implorava.

Per Vargas era quasi più insopportabile sentirla piangere e soffrire per lui, che non la tortura che stava subendo. Avrebbe voluto dirle di stare zitta, ma non ne aveva le forze e preferì conservare la sua rabbia per il vero bersaglio di quella situazione orrenda, Lindir.

"Giuro che ti ucciderò con le mie mani! Tu non rivedrai la luce del giorno! È' una promessa!" Ebbe la forza di gridare contro il suo aggressore.

"E dimmi Adanedhel, come pensi di fare? Vorresti forse uccidermi con la forza del pensiero? Perché dubito che tu, in queste condizioni, possa farmi qualcosa a parte essere un piacevole diversivo. Forse hai fatto confusione di ruoli". Lindir ora si era messo accovacciato di fronte al mezzelfo e lo guardava negli occhi.

"Guardati, non riesci neanche a stare in piedi, non è bello stare in ginocchio davanti ad una signora". Lo tirò su violentemente e lo rimise in piedi, spostando le catene più in alto su un chiodo posizionato sopra la testa di Vargas, di modo che lui non potesse lasciarsi scivolare giù, avrebbe dovuto mantenere la posizione eretta con le braccia tese sopra la testa.

Questa posizione lo faceva soffrire terribilmente, aveva tutti i muscoli dorsali in tensione e la pelle tirava, così come anche le ferite e le cicatrici. Lindir lo colpì ancora un paio di volte con quel maledetto arnese e lui, stavolta, desiderò davvero di sprofondare nell'oblio dei sensi.

"Lascialo stare, lâche bâtard!" lo insultò furiosa la druida. Piangeva, ma la collera era talmente grande che avrebbe potuto scatenare un terremoto con il solo pensiero.

"Oh.. ma che onore, la tua puttanella mi insulta in francese.. Dimmi Simenon.. è così focosa anche sotto le lenzuola? O forse -vile bastardo- è l'appellativo con cui ti chiama quando te la scopi?" Lindir si avvicinò alla druida e le immobilizzò il viso con una mano, costringendola a guardarlo. Lei gli restituì uno sguardo carico d'odio, uno di quelli capaci di incenerire con un solo battito di ciglia.

"Suvvia sono così odiosamente brutto? Non mi merito neanche una piccola ricompensa? Sono stato gentile con te, in fondo non ti ho gettato in mare quando ne ho avuto l'occasione, dovresti ringraziarmi figlia di Adamo".

Sempre tenendole fermo il viso con la mano, la baciò.

La sua lingua perfida si insinuò fra le sue labbra e lei ebbe un conato di nausea, il labbro inferiore riprese a sanguinare ed il sangue si mescolò agli umori di quel bacio forzato. La voleva umiliare, come se non bastasse quello che stava facendo a Vargas.

Fu Lindir a staccarsi da lei, sputando.

"Il tuo sangue ha un sapore orrendo!". Disse pulendosi la bocca.

"Non sapevo che il sangue potesse avere un buon sapore, a meno che voi non siate un vampiro.." Disse sarcasticamente lei.

Anche in quella situazione riusciva a mantenere un certo carattere. Era forte questo Vargas lo sapeva, ma per quanto ancora?

Il panico stava invadendo ogni piccola parte del suo cervello, non voleva essere toccata da quell'elfo sadico.

Fisicamente Lindir era la personificazione della perfezione.

Occhi di un viola intenso, le iridi al sole cangiavano virando verso la sfumatura dell'oro, il fisico slanciato, lunghissimi capelli biondi, lineamenti gentili. Purtroppo la sua mente ed il suo cuore erano freddi e aridi come il ghiaccio, e per questo non esisteva cura.

Voleva vederlo morto.

Si chiese se Callisto sarebbe mai arrivato in tempo per salvarli da quell'inferno.

"Bene ricominciamo dal principio, mi pare che qui qualcuno non sia stato sincero, vero Simenon?".

Lindir si avvicinò nuovamente al mezzelfo e lui trattenne il fiato, aspettandosi l'ennesimo colpo, che per il momento non arrivò.

"Avanti Simenon sii sincero con la puttanella. Facciamo un gioco. Tu dici a lei quello che ti chiederò, e io prometto che non le farò alcun male, se però dovessi mentire, allora mi prenderò una rivincita su di lei, a te la scelta". Nel suo delirio di onnipotenza quell'elfo sembrava dannatamente lucido. Di sicuro non avrebbe tardato a mettere in pratica ciò che diceva.

"Raccontale di come è morta Agata, dille di come l'hai uccisa, e poi sei fuggito senza prendertene la responsabilità". Incalzò Lindir avvicinandosi minacciosamente ad Isabeau.

"Io non ho ucciso Agata, le volevo bene.. è stato un incidente.." Vargas vacillava, quel ricordo dovette ferirlo molto.

"Risposta sbagliata... Su Simenon puoi fare di meglio...". Lindir strappò parte della veste di Isabeau, lasciando le sue nudità esposte impietosamente.

Lei, per quanto fosse impaurita dall'elfo, cercò di sostenere il suo sguardo, cosa che fece infuriare ancora di più Lindir. Voleva che tutti lo temessero.

"Forse hai bisogno di un incentivo per convincerti a parlare.." Prese il bastone chiodato e sporco del sangue di Vargas, fece scomparire la punte da esso e al suo posto comparve una fiamma ed un marchio incandescente.

Con un ghigno di soddisfazione l'elfo lo avvicinò e lo impresse sopra il seno sinistro della druida, che fu marchiata proprio come fosse una vacca con un simbolo elfico che stava ad indicare "Nadorhuan", ovvero "Vile, Cane".

La druida lanciò un grido, ansimava e piangeva, l'odore della sua stessa carne bruciata le dava la nausea.

"E adesso chi è il lâche bâtard? Ho inciso quello che mi hai detto sulla tua pelle, così ogni volta che lo vedrai penserai a me, è romantico non trovi? E ora torniamo a te, caro Simenon. Ora ti conviene essere sincero, ti ripeto la domanda: -come é morta Agata?- Dì a questo bel fiorellino la verità, altrimenti sarò costretto a rovinare qualche altro petalo e tu non lo vuoi, vero?" Lindir rise di gusto. Torturare quei due gli procurava un piacere immenso, un godimento che non provava da tanto tempo.

"Va bene.. Va bene.. Cosa vuoi che dica? Che ho ucciso Agata? Che é stata tutta colpa mia e del mio stupido orgoglio? È così... ho evocato io la creatura che l'ha uccisa. Lei mi amava ed io l'ho mandata a morire. E' stata tutta colpa mia e della stupida mia ambizione". La voce gli si incrinò, e quella fu una delle rare volte in cui Isabeau vide Vargas versare lacrime, piangeva per Agata, per la sua perdita, e per essere stato uno sciocco egoista. Era solo un ragazzo quando successe, ma avrebbe potuto evitarlo, se non solo non fosse stato così pieno di sé.

Vederlo così afflitto, sofferente e vulnerabile spezzò il cuore alla druida, voleva abbracciarlo, consolarlo, portarlo via dal quel ricordo.

"Bravo Simenon, vedo che cominci a capire cosa significa la sincerità. Adesso perchè non dici alla druida che ti sei portato a letto Agata, pur sapendo che il tuo migliore amico ne era innamorato, fregandotene anche del fatto che lei ti amasse e tu non la ricambiavi?" Infierì Lindir non contento del dolore fisico e psicologico inferto già alla sua vittima.

Isabeau si chiese come mai Lindir sapesse tutte queste cose sul passato di Vargas, evidentemente doveva essere stato un suo amico in passato, come lo era stato anche Dorlas. Forse non un amico sincero.

"Non l'ho fatto di proposito, ero solo un ragazzo, non volevo ferire nessuno, tantomeno Agata, eravamo giovani, ubriachi, inesperti.. Io non sapevo..".

Rispose Vargas tra le lacrime.

In quel momento non era più il mezzelfo adulto, diventato potente mago. In quel momento, mentre confessava, era ancora il ragazzo di diciassette anni con il corpo, senza vita, di Agata tra le braccia.

"Ancora una volta la risposta non è corretta. Simenon proprio non vuoi imparare, dovrò rinfrescarti la memoria".

Questa volta Lindir estrasse un pugnale, riccamente lavorato sia sulla lama che sull'impugnatura e lo accostò alla bella druida, scendendo con la lama fino ai polsi.

"Lasciala stare, ti dirò tutto quello che vuoi però, ti scongiuro, non toccarla!".

Implorò il mezzelfo quando vide il luccichio della lama del pugnale.

"Sai Simenon potrei anche darti ascolto, ma in un gioco ci sono delle regole e tu non le hai rispettate, io ti avevo avvertito, poi detesto sentirti implorare.." Lindir afferrò la mano sinistra della druida la girò palmo in sù e vi affondò il pugnale senza esitazione, passandole la mano da parte a parte. Il sangue corse sulla lama e cadde in terra, sulle assi.

Lei gridò, il dolore era insopportabile, ma non staccò lo sguardo dagli occhi di Vargas, guardarli era l'unica cosa che le permetteva di non arrendersi.

Lui le restituì lo sguardo e qualcosa, in quel preciso istante, mutò nel mezzelfo.

La ferita di Isabeau, il suo sangue unito al dolore innescarono una reazione dirompente nel mago.

Egli lanciò un grido disumano, sul suo corpo comparvero dei segni, neri come l'inchiostro, si incisero lentamente sulla sua pelle come fossero scie di fuoco, lo strano disegno partì dalle mani per poi scendere fino alla testa.

Il viso si trasfigurò, e gli occhi da bruni che erano, divennero completamente neri, vacui.

Anche gli altri tratti del volto assunsero caratteristiche ferine.

Si stava trasformando, ma né Lindir né la druida sapevano in che cosa.

L'elfo iniziò ad arretrare, quando vide che il mezzelfo stava tentandoncon successo, di liberarsi dalle catene che lo tenevano avvinto.

Ancora poco ed avrebbe spezzato anche l'albero maestro.

Isabeau ne era terrorizzata, ma anche magneticamente attratta, qualcosa in quella trasformazione la ipnotizzava.

Lindir si riscosse quasi subito dalla sorpresa e, senza dare il tempo al mezzelfo di liberarsi dalle catene, lo colpì con un potente incantesimo di stordimento.

Vargas si accasciò completamente privo di coscienza e di forza.

I segni sul suo corpo iniziarono a svanire rapidamente e il giovane mago riprese le usuali sembianze, il viso pallido, ma rilassato.

"Non lascerò che tu mi faccia questo scherzetto un'altra volta, adesso basta giocare, è ora che tu muoia, maledetto Adanedhel!". Con il pugnale sguainato Lindir si avventò sul corpo esanime del povero Vargas, mirando dritto al cuore. Isabeau non osò guardare.

Si può dire che il mago fu salvato dal tempismo perfetto di Callisto, il quale, con sprezzo del pericolo, si lanciò a tutta velocità contro l'elfo dai capelli dorati, scaraventandolo a terra e facendogli scivolare via di mano l'arma.

L'impatto fu piuttosto forte, tanto che Lindir faticò a riprendere fiato, Callisto incombeva sopra di lui con il peso del suo corpo, fisicamente più forte, gli assestò un pugno in pieno viso e, finalmente, anche l'intoccabile elfo Lindir iniziò a sanguinare.

"Brutto Bastardo, io ti ammazzo, hai capito? Ma prima ti farò soffrire come tu hai fatto soffrire i miei amici!" Callisto era fuori controllo, un fascio di rabbiosa furia e nervi.

Lo picchiava a mani nude, lo calciava con gli stivali, poi lo tirava su e ricominciava da capo. Il bel viso dell'elfo era ridotto ad un ammasso di lividi. Eppure quel pazzo bastardo rideva ancora , osava ridere ancora.

"Cosa ti fa ridere tanto? Ti farò sputare tutti denti a suon di schiaffi! Ti piace torturare gli altri vero? Ora vedrai cosa si prova a stare dall'altra parte!" Callisto era lucido, lo avrebbe torturato e poi ucciso.

"Rido perchè tra poco saremo morti tutti comunque, annegati o peggio.. Non mi fai paura stregone" . Rispose Lindir tranquillamente.

"Parla! cosa vuoi dire? Pazzo bastardo!". Callisto lo incalzava per fargli vuotare il sacco, ma venne interrotto da un grosso scossone alla nave, come se avesse urtato qualcosa di molto grosso.

"Che diavolo è?" Si chiese Callisto e obbligò Lindir a liberare sia il mezzelfo che la druida. Lui rise e facendo spallucce, con un gesto semplice, li liberò.

Non avevano più importanza per lui. Si era divertito abbastanza.

Caddero entrambi a terra, Vargas non aveva ancora ripreso i sensi, Isabeau era visibilmente provata nel corpo e nello spirito, la mano sanguinava ancora e non aveva più sensibilità alle dita.

Feriti, torturati, umiliati, ma vivi. Era questo l'importante.

Callisto legò Lindir come lui aveva fatto con i suoi amici e per il momento lo lasciò lì.

Il suo pensiero andò prima ad Isabeau che cercò di coprire con la tunica, poi a Vargas.

La druida chiese a Callisto di accompagnarla dal mezzelfo, voleva curarlo, toccarlo, sentire che era ancora vivo. Erano solo a pochi passi di distanza, ma lei da sola non ce la faceva. Aveva bisogno anche di lui in quel momento.

Un altro scossone fece vacillare il vascello, il quale si inclinò pericolosamente da un lato, Isabeau dovette puntellarsi con i piedi per non scivolare e cadere, Callisto con agile manovra alare riuscì, invece, a rimanere in equilibrio e la tenne salda per le spalle.

Lei si accucciò a fianco del corpo del mezzelfo, questa scena a Callisto pareva un fastidioso Deja-vu, ci si sarebbe dovuto abituare. Prima veniva Vargas poi, forse, lui.

"Callisto aiutami! Non riesco a girarlo.. Mi serve la mia sacca.. Maledizione.." Le mani le tremavano, non riusciva a concentrarsi, già qualche giorno addietro aveva provato quella spiacevole sensazione di nodo alla gola, nausea e profonda paura. Paura di perderlo.

Lo stregone aiutò Isabeau a girare il mago sul fianco e non nascose una smorfia di disgusto nel vedere come era ridotta la schiena del mezzelfo.

"Ci è andato giù pesante il bastardo.. Odio ammetterlo ma ho voglia di fargliela pagare anche per questo. Tu stai tranquilla, puoi farcela. Lo hai già aggiustato una volta, lui ha bisogno di te, io vi lascio un attimo tranquilli.. Vado a cercare le tue cose.. E tu non osare proferire parola, altrimenti quella lingua te la taglio..".

Lo stregone lanciò uno sguardo di morte in direzione di Lindir, il quale osava ancora sorridere, compiaciuto del suo capolavoro sul corpo di Vargas.

Callisto lasciò la coppia di liberati, il pazzo elfo legato e si avviò sotto coperta.

Voleva scoprire cosa era quel baccano, che fine avevano fatto Dorlas e Mestus e cosa stava accadendo alla nave.


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Capitolo 3
*** Naufragio e Ripensamento ***


Cap III Naufragio e Ripensamento

Da ore la nave era in balia di quello strano mostro marino, o divinità, come si era auto definita all'equipaggio. Pak il suo nome, un gigantesco spirito del vento, dal colore rosato, gli occhi acuti e lunghissime orecchie appuntite, li teneva in ostaggio come se la nave per lui non fosse altro che un giocattolo e il mare una mera pozza in cui farsi un bagno.
Non aveva avanzato particolari richieste, solo un accenno ad un tesoro che la nave trasportava, Callisto immaginò si riferisse alle cassa piena di strani oggetti magici che era ben nascosta nella stiva.
Dorlas era stato curato da Isabeau, che aveva provveduto a rimuovere da lui ogni traccia del veleno usato per tentare di ucciderlo, Mestus purtroppo era stato freddato da Lindir e Vargas stava riprendendo conoscenza in quei momenti.
Quell'essere enorme chiamato Pak continuava a scuotere la nave come fosse un sonaglio, si divertiva facendoli sobbalzare più e più volte, per poi sbatterli sulla superficie dell'acqua con violenza. Isabeau, Dorlas e Callisto si guardarono consapevoli che non avrebbero resistito ancora per molto, il legno della nave continuare ad essere sul punto di spezzarsi.
Si erano dovuti legare con delle corde per non finire fuoribordo in mare aperto.
Lindir sembrava l'unico tranquillo, anzi a volte rideva pure, lo stregone provò più volte l'irrefrenabile voglia di ucciderlo, ma Isabeau lo aveva sempre frenato.
"Oh mio Dio..." Esclamò ad un tratto Dorlas, tutti immaginarono fosse per via dei giochi del mostro Pak, ed invece si trattava di una gigantesca onda, alta più di trenta metri che si stava per abbattere su di loro, un'onda anomala scatenata dai maghi che con quell'incantesimo speravano di arrestare l'avanzata degli orchi sulle navi, senza sapere che in mezzo a tutto ciò c'era anche quella sparuta nave di maghi in fuga, con a bordo i pochi superstiti della battaglia alla linea dell'oblio, ovvero, Vargas, Dorlas, Callisto, il traditore Lindir e la giovane druida Isabeau.
"Ci schiaccerà come formiche! Riparatevi, tenetevi forte!" Urlò Callisto tentando di evocare uno scudo che li proteggesse tutti, ma da solo non era in grado di coprire tutto il perimetro della nave, fu aiutato da Dorlas, mentre Vargas, non potendo ancora usare i propri poteri, per via della debolezza fisica e mentale, cercò invano di convincere quel gigante rosa a trarli in salvo da quell'enorme muro d'acqua che incombeva su di loro.
"Che cosa vuoi? Non abbiamo molto per te, aiutaci, se ci permetterai di salvarci ti daremo quello che cerchi" Disse il mago mezzelfo dai capelli neri all'indirizzo di Pak, sapeva che non poteva dargli la cassa con gli oggetti incantati, ma sperava di poterlo convincere con una promessa di esaudire qualcosa di più grande.
Il gigante capriccioso diede un'altro scossone al veliero, rifiutando la proposta del mago mezzelfo, tutti furono sbalzati nuovamente qua e là, Isabeau perse la presa e finì fuori bordo con un grido, Vargas che era il più vicino alla ragazza, con uno scatto fulmineo l'afferrò proprio poco prima che si schiantasse in mare aperto. Non potendo usare nessun incantesimo al momento, si affidò solo alla sua forza fisica.
Lei tenne gli occhi serrati aspettandosi di finire in acqua, quando li riaprì si trovò sospesa sopra quella enorme distesa di mare in tempesta, la nave pericolosamente inclinata da un lato e la mano di Vargas ed il suo braccio che la tenevano saldamente, però così facendo anche lui si era spinto troppo oltre la balaustra, erano in bilico, sospesi sopra quel baratro di mare mosso, se avessero preso un altro colpo sarebbero finiti entrambi in acqua.
Isabeau lo fissò, lui non ricambiò lo sguardo, era teso nello sforzo di reggerla, ma con il dolore alla schiena non riusciva a issarla al sicuro e lei poteva fare presa con i piedi, poichè le onde ed il vento erano troppo forti.
Si volse verso l'enorme e gigantesca onda che stava per inghiottirli, il suo corpo ondeggiava al vento come una bandiera trattenuto solo dalla mano di Vargas.
"Lasciatemi, me la caverò, sono una druida... potrei trasformarmi in una qualche creatura acquatica e non annegare... Lasciatemi andare, non mi succederà nulla... Mettetevi in salvo..."
Non ne era del tutto sicura, non aveva abbastanza tempo per richiamare a sé la metamorfosi animale e lo schianto con l'acqua da quell'altezza avrebbe anche potuto farle perdere i sensi, facendola inevitabilmente annegare, per non parlare della forza dirompente che avrebbe avuto quella gigantesca onda, una volta che si fosse abbattuta su di lei e su di loro.
Lui non accennò a lasciarla, anche se stava perdendo le forze, Callisto e Dorlas non potevano aiutarlo, impegnati com'erano a restare a bordo della nave e a rinforzare lo scudo difensivo.
"Da qui o ce ne andiamo tutti insieme, o non se ne va' nessuno avete capito? Io non vi lascio...". Dovette urlare per far sentire la sua voce, al di sopra di tutto quel frastuono delle onde, cercò di tirarla su, ma il dolore alla spalla e alla schiena era ancora troppo forte e gli sfuggì un'imprecazione piuttosto volgare; contemporaneamente Pak, stufo del suo gioco, e attirato dalla gigantesca onda, lasciò andare la nave.
Vargas fu sospinto indietro, la mano di lei gli scivolò via dalle dite, la vide precipitare, la chiamò disperatamente. Cercò di lanciare un incantesimo ma non ci riuscì.
Fu sorpassato da Callisto che, fulmineo, si gettò in picchiata per agguantare Isabeau prima fosse inghiottita dalle acque.
Quando lo stregone fu ad un soffio da lei spiegò le ali per frenare la picchiata e la agganciò all'ultimo istante, tanto che finirono entrambi in acqua, ma lui voltandosi di schiena la protesse dall'urto.
La temperatura dell'acqua era gelida, furono attimi concitati, entrambi riemersero poco dopo, il respiro affannoso, la gola bruciata dall'acqua salmastra, la corrente fortissima li allontanò in fretta dal vascello e quell'onda gigantesca incombeva su di loro.
Dorlas all'ultimo momento, mantenendo comunque in piedi lo scudo difensivo, riuscì ad utilizzare la sua abilità evocando una corda incantata che raggiunse Callisto ed Isabeau e li trasse in salvo, tutto questo accadeva sotto gli occhi attenti e angosciati di Vargas, e le risa di Lindir.
"E va bene Pak, o come diavolo ti chiami... Salvaci e io ti darò qualsiasi oggetto incantato tu voglia da quella cassa" Gridò Vargas rivolto alla enorme creatura marina.
Il mostro giocoso tutto contento del suo scambio accettò, prese la nave con sé e attraverso enormi balzi si allontanò dalla gigantesca onda magica che stava per abbatterli tutti.
Tutti si misero al riparo sottocoperta, aspettandosi il peggio, dimenticandosi persino di Lindir ancora legato sul ponte, ad uno degli alberi maestri.
La nave si capovolse più e più volte, e molta acqua entrava dalle crepe degli alloggi. Nessuno osava fiatare, né chiedersi cosa ne sarebbe stato di loro, si strinsero, maghi, stregone e druida in un religioso silenzio, tutti con il fiato sospeso, ascoltando la tempesta, il fragore del mare, le onde, e con la speranza di sopravvivere a tutto quel disastro.
Il tempo trascorse, le ore lunghe come giorni, poi videro la luce del sole filtrare da una spaccatura del legno, non udivano più il fragore del mare, né il vento in tumulto.
Tutto taceva immobile, anche quel che ne restava della nave.
Del gigante Pak nessuna traccia, come non ve era nessuna neanche del baule con il prezioso carico, spariti entrambi, volatilizzati.
Quando il piccolo gruppo uscì allo scoperto dal relitto ebbe una visione che lasciò tutti senza parole. Si trovavano ora in cima ad una collina erbosa, tutto intorno si dispiegava una lussureggiante vallata, con un fiume argenteo sulla destra, qualche centinaio di metri più in basso e montagne dalle cime poco innevate sulla sinistra.
Come ci erano finiti lì dal mare? Si chiesero tutti senza darsi una risposta plausibile, l'unico responsabile di quell'assurdo naufragio doveva essere stato proprio Pak.
Li aveva tratti in salvo in cambio della ricompensa luccicante e magica, ma nessuno di loro aveva idea di dove si trovassero in quel momento.

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