Torture
e Confessioni
Passarono
alcune ore e, per fortuna, la calura estiva sembrò
dare
tregua ai due prigionieri. Nessuno era venuto a dar loro conforto o
cibo ed Isabeau cominciava a sentirsi affamata ed anche molto
assetata.
"Callisto!
Callisto svegliati! Dannazione!" Bisbigliò
lei,
in direzione dello stregone, per non farsi sentire dagli altri maghi.
L'uomo lentamente si riscosse dal torpore e ci mise un po' ad
accorgersi di essere legato come un salame, incatenato all'albero
della nave, senza alcuna colpa. Diede alcuni strattoni alle catene,
ma non accadde nulla, anzi quei tentativi di liberarsi non fecero che
peggiorare la situazione.
"Dannazione!
Maledetti maghi! Me la pagheranno! Gli farò
passare
la voglia di giocare a guardie e ladri!.. Isabeau.. come stai? Ti
hanno fatto del male - tesoro -?".
Lo stregone era abbastanza arrabbiato, ma non riusciva in alcun modo
a liberarsi, non dovevano essere catene comuni, probabilmente quegli
stolti avevano incantato quella ferraglia, perché
risultasse
molto solida ed assolutamente impossibile da scardinare.
"Non
mi hanno fatto nulla per ora, almeno non fisicamente, sono stata solo
ferita nell'orgoglio.."
Isabeau ripensò
al
modo in cui Vargas se ne era andato lasciandola lì,
senza risposte, come biasimarlo? Anche lei era fuggita da lui senza
spiegarsi.
Doveva
trovare il modo di farsi ascoltare dal mago, lui doveva sapere cosa
significava per lei, se gli avesse confessato i suoi sentimenti in
quel frangente non le avrebbe mai creduto. Doveva liberarsi.
"Ehi
voi! Teste di cazzo! Ho seteeeeee! Cosa si deve fare qui per avere un
po' d'acqua?"
Gridò
all'improvviso
Callisto, sperando di attirare l'attenzione di qualcuno di quegli
elfi pazzi che lo avevano imbrigliato, contemporaneamente lanciò
un'occhiatina
complice ad Isabeau. Lei sembrava non capire.
Per
fortuna non giunsero da loro né
Mestus,
né Lindir,
ma la sagoma ben più
familiare
del mezz'elfo dai capelli neri.
"Sei
impazzito? Idiota di uno stregone! Ti sentiranno se continui così,
ed io non potrò
fare
il mio lavoro.."
L'apostrofò il
mezz'elfo irritato e preoccupato. Si avvicinò
a
Callisto, che era stato legato con le mani dietro la schiena, con le
catene saldamente fissate al legno.
"Ora
devi stare completamente fermo, non vorrei averti sulla coscienza"
Intimò
Vargas
allo stregone.
"Ehi
mezz'orecchie che vuoi fare? non vorrai usare uno dei tuoi
incantesimi ravvicinati per liberarmi? Se qualcosa dovesse andare
storto di me non resterebbe altro che cenere, lasciami tentare di
scassinare queste maledette catene da solo, piuttosto pensa ad
Isabeau!"
Callisto non poteva guardare negli occhi Vargas poichè
lui
gli era alle spalle, sapeva per certo che qualsiasi cosa aveva in
mente non si sarebbe fermato, doveva aver perso anche lui la ragione.
La distanza tra l'incantatore ed il bersaglio era troppo ristretta
perchè lo
stregone non corresse il rischio di morire per l'urto o la
deflagrazione. Sarebbe stato libero sì,
ma non tutto intero.
"Ma
Callisto io -sto- pensando ad Isabeau, liberando te aiuto entrambi.
Tu potrai fuggire, cercare soccorso, e una volta trovato, tornare a
salvarci. Non fa una piega no?" A Callisto
parve di aver colto una sfumatura di divertimento nella voce di
Vargas, probabilmente era contento di poterlo tenere sulle spine,
tutto dipendeva dalla concentrazione, e dalla precisione, del mago.
Se anche solo una minima cosa fosse andata storta sarebbero morti
entrambi, mago e stregone.
"Se
non c'è
proprio
un altro modo.."
Rispose rassegnato Callisto, non lo dava a vedere, ma sudava freddo,
l'idea di morire così,
legato come un animale e per mano del mezz'orecche, proprio non gli
andava giù.
"No,
non c'è!
E ora fa silenzio! Ho bisogno di concentrarmi e non ho molto tempo
prima che tornino gli altri. Un ultimo desiderio per il
condannato?..." Adesso
il mago era sarcastico, il fatto di avere la vita dello stregone
nelle sue mani, lo rendeva fin troppo spavaldo.
"Oh
si... prima di morire.. vorrei proprio fottermi la tua bella
druida..Scusa -tesoro- ma è
la
verità.."
Rispose a tono Callisto, rivolgendomi un'occhiatina, non aveva
intenzione di farla passare liscia a Vargas. Per tutta riposta il
mago lo colpì
violentemente
alla nuca, un lampo di disprezzo e gelosia negli occhi.
"Non
ti permettere di usare questo tono stregone, altrimenti penso che
sbaglierò
incantesimo
di proposito. Comunque lei non è
mia,
quindi mettiti in fila, se proprio devi e, ora fa' silenzio!".
Vargas
ci mise un po' a raccogliere le energie e a concentrarsi, quei minuti
sembrarono ore e sia Isabeau, che Callisto, attesero non osando quasi
respirare, tanta era la tensione.
Quando
sentirono pronunciata la parola dell'incantesimo, entrambi chiusero
gli occhi, preparandosi al peggio.
Ci
fu una lieve esplosione e una luce, seguita dal rumore metallico di
catene spezzate.
Callisto
era libero e tutto d'un pezzo, a parte una lieve bruciatura sui polsi
e su parte dell'avambraccio.
"Bene!
Bravo mezz'orecchie, ma potevi anche evitare di bruciacchiarmi le
braccia, mi rimarrà
il
segno!"
Si lamentò
Callisto
all'indirizzo del mago, mentre si sgranchiva gli arti.
Lo
stregone volle subito liberare la druida, fu fermato dal mago che,
visibilmente provato nel fisico, gli ordinò
di
scappare via subito. Non c'era tempo da perdere! Disse che lui, e le
sue poderose ali, erano la loro unica speranza.
Doveva
andare, prima che lo fermassero.
"Va'
ora! Penserò
io
a lei, ma tu torna presto, non so per quanto riuscirò
a
tenerli a bada!".
Non
mentiva.
Mentre
lo stregone evocava il talento draconico del volo, fu protetto dallo
scudo magico di Vargas, che avendo sentito i maghi giungere pronti ad
ucciderli, doveva dargli tempo, ma le sue forze stavano cedendo.
Quando
Callisto, con un balzo saltò
in
direzione del mare aperto, allontanandosi sempre di più
da
loro, allora, e solo allora, Vargas dissolse lo scudo protettivo
evocato sullo stregone.
Ormai
era fuori portata di incantesimo e di tiro.
Callisto
si volse appena in tempo, per vedere il mago accasciarsi a terra, e
gli altri avventarglisi contro, la druida gridò
ma
nessuno badò a
lei.
Lo
stregone ebbe la fortissima tentazione di tornare indietro per
spaccare la faccia a quei bastardi, ma quello sarebbe stato un atto
suicida. Lo sapeva.
Doveva
trovare aiuto e subito, se non per Vargas almeno per Isabeau.
Provava
un forte sentimento per la ragazza, e l'idea che fosse in balia di
quei pazzi scatenati senza protezione alcuna, lo faceva ribollire di
rabbia e lo riempiva di terrore al tempo stesso.
Pregò
solo
di non trovarli tutti morti al suo ritorno.
"Bene,
bene, che abbiamo qui? Un altro traditore eh? Hai liberato lo
stregone, beh non avresti dovuto, ora sono -molto- arrabbiato, e
quando sono arrabbiato non controllo bene le mie reazioni.."
Il
mago di nome Lindir colpì
violentemente
con il bastone il viso del povero Vargas, che riscosse dallo
svenimento con una smorfia di dolore.
Si
guardò
brevemente
intorno. Si ritrovava esattamente nello stesso punto dove prima era
legato lo stregone, solo in posizione inversa.
Non
le mani legate dietro la schiena, bensì
davanti
al corpo, stesse catene, stesso albero maestro.
Lo
avevano privato della tunica e degli anelli che indossava
abitualmente.
Sul
dorso nudo del mezz'elfo e sul braccio, ancora i recenti segni dello
schianto alla linea dell'oblio. Alcuni tagli non ancora del tutto
rimarginati, non era certo un bel vedere, ma se conosceva bene
Lindir, quello che ne sarebbe seguito sarebbe stato anche peggio di
quello che aveva patito sul campo di battaglia.
Sollevò
la
testa e guardò
davanti
a sé.
A pochi passi di distanza ancora incatenata, stava Isabeau, i due
pali a cui erano stati legati erano speculari, quindi potevano
guardarsi negli occhi. Non sarebbe stato facile.
La
druida sembrava star bene, Vargas lesse solo una profonda angoscia
nello sguardo che lei gli rivolse.
"State
bene? Vi hanno fatto del male?"
Era dannatamente preoccupato e si maledisse per aver ceduto ed aver
permesso loro di legarlo; se fosse stato più
forte
ora non si troverebbero in quella situazione.
"Tranquillo
Simenon non le ho torto un capello, non ancora almeno".
Fece
un sorrisetto in direzione della fanciulla e, a lei, si gelò
il
sangue al pensiero di cosa aveva in mente.
"Se
osi farle del male giuro che non avrò
pace
finché
anche
l'ultimo dei pezzi del tuo cadavere non sarà
stato
dato in pasto ai pesci! Come puoi fare questo? Abbiamo anche
combattuto insieme, ti ho aiutato innumerevoli volte, pensavo fossi
un mago rispettabile, non un sadico bastardo!".
Gridò
Vargas,
se solo le parole avessero avuto il potere di ferirlo, a quest'ora
Lindir sarebbe morto, solo per la forza della rabbia nella voce del
mago.
"Sai
Simenon.. sono indeciso se intrattenermi prima con lei, oppure
toglierti una volta per tutte quell'aria di superiorità
che
ti porti appresso, sei solo un Adandhel, un essere inferiore e te lo
dimostrerò
subito".
Lindir
si allontanò
dalla
druida e si posizionò
alle
spalle del mezzelfo.
"Vedo
che il colpo di Helevorn giù
alla
-linea- ha lasciato un bel segno su di te, ma non abbastanza".
Nelle mani dell'elfo, dai lunghi capelli dorati e dagli occhi
cerulei, si materializzò
un
bastone, con punte di ferro posizionate su gran parte della
lunghezza. Lo soppesò
un
istante e poi colpì.
Fu
rapido e preciso, il bastone ferrato andò
a
conficcarsi nella schiena del povero mezzelfo, il quale trattenne a
stento un grido di dolore.
Sulla
schiena già
martoriata
del prigioniero, si impressero alcuni solchi profondi che iniziarono
a sanguinare, e come se ciò
non
bastasse, si riaprirono anche le vecchie ferite, causandogli
ulteriore sofferenza.
Era
deciso a non cedere al dolore. Lo doveva a lei, che lo stava
guardando con occhi pietrificati dal terrore.
Non
voleva dimostrarsi un debole, era pur sempre un uomo, un mezz'elfo
dopotutto.
"Forse
sono stato troppo brusco cosa dici Simenon? Eppure non ti sei
lamentato, o forse sono stato fin troppo cauto? Dovrò
rimediare."
E il bastone andò
di
nuovo a segno.
La
seconda volta fu più
forte
della prima. Un grido uscì
dalle
labbra di Vargas e Isabeau lo vide contrarsi, era evidente quanto
soffrisse.
Il
bruciore era insopportabile, ed ogni volta che estraeva quel bastone
dalla sua povera schiena era come se gli strappassero le carni di
dosso.
Non
sapeva quanto avrebbe resistito, ma doveva farlo, per non lasciare
che quel maledetto si sfogasse su Isabeau.
"..
cciderò"
disse
il mago ansimando con un filo di voce, appena si riscosse da quel
dolore pungente.
"Come?
Parla più
forte
Simenon non riesco a sentirti".
Lindir
lo colpì con
il bastone appuntito per la terza volta, era deciso ad umiliarlo,
annientarlo, forse anche ucciderlo.
Questa
volta a Vargas parve di essere di nuovo sul punto di svenire, gridò
mentre
il suo carnefice rideva.
Isabeau
con occhi velati di lacrime implorava.
Per
Vargas era quasi più
insopportabile
sentirla piangere e soffrire per lui, che non la tortura che stava
subendo. Avrebbe voluto dirle di stare zitta, ma non ne aveva le
forze e preferì
conservare
la sua rabbia per il vero bersaglio di quella situazione orrenda,
Lindir.
"Giuro
che ti ucciderò
con
le mie mani! Tu non rivedrai la luce del giorno! È'
una promessa!" Ebbe
la forza di gridare contro il suo aggressore.
"E
dimmi Adanedhel, come pensi di fare? Vorresti forse uccidermi con la
forza del pensiero? Perché
dubito
che tu, in queste condizioni, possa farmi qualcosa a parte essere un
piacevole diversivo. Forse hai fatto confusione di ruoli".
Lindir ora si era messo accovacciato di fronte al mezzelfo e lo
guardava negli occhi.
"Guardati,
non riesci neanche a stare in piedi, non è
bello
stare in ginocchio davanti ad una signora".
Lo tirò su
violentemente e lo rimise in piedi, spostando le catene più
in
alto su un chiodo posizionato sopra la testa di Vargas, di modo che
lui non potesse lasciarsi scivolare giù,
avrebbe dovuto mantenere la posizione eretta con le braccia tese
sopra la testa.
Questa
posizione lo faceva soffrire terribilmente, aveva tutti i muscoli
dorsali in tensione e la pelle tirava, così
come
anche le ferite e le cicatrici. Lindir lo colpì
ancora
un paio di volte con quel maledetto arnese e lui, stavolta, desiderò
davvero
di sprofondare nell'oblio dei sensi.
"Lascialo
stare, lâche
bâtard!"
lo insultò
furiosa
la druida. Piangeva, ma la collera era talmente grande che avrebbe
potuto scatenare un terremoto con il solo pensiero.
"Oh..
ma che onore, la tua puttanella mi insulta in francese.. Dimmi
Simenon.. è
così
focosa
anche sotto le lenzuola? O forse -vile bastardo- è
l'appellativo
con cui ti chiama quando te la scopi?"
Lindir si avvicinò
alla
druida e le immobilizzò
il
viso con una mano, costringendola a guardarlo. Lei gli restituì
uno
sguardo carico d'odio, uno di quelli capaci di incenerire con un solo
battito di ciglia.
"Suvvia
sono così
odiosamente
brutto? Non mi merito neanche una piccola ricompensa? Sono stato
gentile con te, in fondo non ti ho gettato in mare quando ne ho avuto
l'occasione, dovresti ringraziarmi figlia di Adamo".
Sempre
tenendole fermo il viso con la mano, la baciò.
La
sua lingua perfida si insinuò
fra
le sue labbra e lei ebbe un conato di nausea, il labbro inferiore
riprese a sanguinare ed il sangue si mescolò
agli
umori di quel bacio forzato. La voleva umiliare, come se non bastasse
quello che stava facendo a Vargas.
Fu
Lindir a staccarsi da lei, sputando.
"Il
tuo sangue ha un sapore orrendo!". Disse
pulendosi la bocca.
"Non
sapevo che il sangue potesse avere un buon sapore, a meno che voi non
siate un vampiro.." Disse
sarcasticamente lei.
Anche
in quella situazione riusciva a mantenere un certo carattere. Era
forte questo Vargas lo sapeva, ma per quanto ancora?
Il
panico stava invadendo ogni piccola parte del suo cervello, non
voleva essere toccata da quell'elfo sadico.
Fisicamente
Lindir era la personificazione della perfezione.
Occhi
di un viola intenso, le iridi al sole cangiavano virando verso la
sfumatura dell'oro, il fisico slanciato, lunghissimi capelli biondi,
lineamenti gentili. Purtroppo la sua mente ed il suo cuore erano
freddi e aridi come il ghiaccio, e per questo non esisteva cura.
Voleva
vederlo morto.
Si
chiese se Callisto sarebbe mai arrivato in tempo per salvarli da
quell'inferno.
"Bene
ricominciamo dal principio, mi pare che qui qualcuno non sia stato
sincero, vero Simenon?".
Lindir
si avvicinò
nuovamente
al mezzelfo e lui trattenne il fiato, aspettandosi l'ennesimo colpo,
che per il momento non arrivò.
"Avanti
Simenon sii sincero con la puttanella. Facciamo un gioco. Tu dici a
lei quello che ti chiederò,
e io prometto che non le farò
alcun
male, se però
dovessi
mentire, allora mi prenderò
una
rivincita su di lei, a te la scelta". Nel
suo delirio di onnipotenza quell'elfo sembrava dannatamente lucido. Di
sicuro non avrebbe tardato a mettere in pratica ciò
che
diceva.
"Raccontale
di come è
morta
Agata, dille di come l'hai uccisa, e poi sei fuggito senza
prendertene la responsabilità".
Incalzò
Lindir
avvicinandosi minacciosamente ad Isabeau.
"Io
non ho ucciso Agata, le volevo bene.. è
stato
un incidente.."
Vargas vacillava, quel ricordo dovette ferirlo molto.
"Risposta
sbagliata... Su Simenon puoi fare di meglio...".
Lindir strappò
parte
della veste di Isabeau, lasciando le sue nudità
esposte
impietosamente.
Lei,
per quanto fosse impaurita dall'elfo, cercò
di
sostenere il suo sguardo, cosa che fece infuriare ancora di più
Lindir.
Voleva che tutti lo temessero.
"Forse
hai bisogno di un incentivo per convincerti a parlare.."
Prese il bastone chiodato e sporco del sangue di Vargas, fece
scomparire la punte da esso e al suo posto comparve una fiamma ed un
marchio incandescente.
Con
un ghigno di soddisfazione l'elfo lo avvicinò
e
lo impresse sopra il seno sinistro della druida, che fu marchiata
proprio come fosse una vacca con un simbolo elfico che stava ad
indicare "Nadorhuan",
ovvero "Vile,
Cane".
La
druida lanciò
un
grido, ansimava e piangeva, l'odore della sua stessa carne bruciata
le dava la nausea.
"E
adesso chi è
il
lâche
bâtard?
Ho inciso quello che mi hai detto sulla tua pelle, così
ogni
volta che lo vedrai penserai a me, è
romantico
non trovi? E ora torniamo a te, caro Simenon. Ora ti conviene essere
sincero, ti ripeto la domanda: -come é
morta
Agata?- Dì
a
questo bel fiorellino la verità,
altrimenti sarò
costretto
a rovinare qualche altro petalo e tu non lo vuoi, vero?"
Lindir rise di gusto. Torturare quei due gli procurava un piacere
immenso, un godimento che non provava da tanto tempo.
"Va
bene.. Va bene.. Cosa vuoi che dica? Che ho ucciso Agata? Che é
stata
tutta colpa mia e del mio stupido orgoglio? È
così...
ho evocato io la creatura che l'ha uccisa. Lei mi amava ed io l'ho
mandata a morire. E' stata tutta colpa mia e della stupida mia
ambizione". La
voce gli si incrinò,
e quella fu una delle rare volte in cui Isabeau vide Vargas versare
lacrime, piangeva per Agata, per la sua perdita, e per essere stato
uno sciocco egoista. Era solo un ragazzo quando successe, ma avrebbe
potuto evitarlo, se non solo non fosse stato così
pieno
di sé.
Vederlo
così afflitto,
sofferente e vulnerabile spezzò
il
cuore alla druida, voleva abbracciarlo, consolarlo, portarlo via dal
quel ricordo.
"Bravo
Simenon, vedo che cominci a capire cosa significa la sincerità.
Adesso perchè
non
dici alla druida che ti sei portato a letto Agata, pur sapendo che il
tuo migliore amico ne era innamorato, fregandotene anche del fatto
che lei ti amasse e tu non la ricambiavi?"
Infierì Lindir
non contento del dolore fisico e psicologico inferto già
alla
sua vittima.
Isabeau
si chiese come mai Lindir sapesse tutte queste cose sul passato di
Vargas, evidentemente doveva essere stato un suo amico in passato,
come lo era stato anche Dorlas. Forse non un amico sincero.
"Non
l'ho fatto di proposito, ero solo un ragazzo, non volevo ferire
nessuno, tantomeno Agata, eravamo giovani, ubriachi, inesperti.. Io
non sapevo..".
Rispose
Vargas tra le lacrime.
In
quel momento non era più
il
mezzelfo adulto, diventato potente mago. In quel momento, mentre
confessava, era ancora il ragazzo di diciassette anni con il corpo,
senza vita, di Agata tra le braccia.
"Ancora
una volta la risposta non è
corretta.
Simenon proprio non vuoi imparare, dovrò
rinfrescarti
la memoria".
Questa
volta Lindir estrasse un pugnale, riccamente lavorato sia sulla lama
che sull'impugnatura e lo accostò
alla
bella druida, scendendo con la lama fino ai polsi.
"Lasciala
stare, ti dirò
tutto
quello che vuoi però,
ti scongiuro, non toccarla!".
Implorò
il
mezzelfo quando vide il luccichio della lama del pugnale.
"Sai
Simenon potrei anche darti ascolto, ma in un gioco ci sono delle
regole e tu non le hai rispettate, io ti avevo avvertito, poi detesto
sentirti implorare.." Lindir
afferrò la
mano sinistra della druida la girò
palmo
in sù e
vi affondò il
pugnale senza esitazione, passandole la mano da parte a parte. Il
sangue corse sulla lama e cadde in terra, sulle assi.
Lei
gridò,
il dolore era insopportabile, ma non staccò
lo
sguardo dagli occhi di Vargas, guardarli era l'unica cosa che le
permetteva di non arrendersi.
Lui
le restituì lo
sguardo e qualcosa, in quel preciso istante, mutò
nel
mezzelfo.
La
ferita di Isabeau, il suo sangue unito al dolore innescarono una
reazione dirompente nel mago.
Egli
lanciò un
grido disumano, sul suo corpo comparvero dei segni, neri come
l'inchiostro, si incisero lentamente sulla sua pelle come fossero
scie di fuoco, lo strano disegno partì
dalle
mani per poi scendere fino alla testa.
Il
viso si trasfigurò,
e gli occhi da bruni che erano, divennero completamente neri, vacui.
Anche
gli altri tratti del volto assunsero caratteristiche ferine.
Si
stava trasformando, ma né
Lindir
né la
druida sapevano in che cosa.
L'elfo
iniziò ad
arretrare, quando vide che il mezzelfo stava tentandoncon successo,
di liberarsi dalle catene che lo tenevano avvinto.
Ancora
poco ed avrebbe spezzato anche l'albero maestro.
Isabeau
ne era terrorizzata, ma anche magneticamente attratta, qualcosa in
quella trasformazione la ipnotizzava.
Lindir
si riscosse quasi subito dalla sorpresa e, senza dare il tempo al
mezzelfo di liberarsi dalle catene, lo colpì
con
un potente incantesimo di stordimento.
Vargas
si accasciò
completamente
privo di coscienza e di forza.
I
segni sul suo corpo iniziarono a svanire rapidamente e il giovane
mago riprese le usuali sembianze, il viso pallido, ma rilassato.
"Non
lascerò
che
tu mi faccia questo scherzetto un'altra volta, adesso basta giocare,
è ora
che tu muoia, maledetto Adanedhel!". Con
il pugnale sguainato Lindir si avventò
sul
corpo esanime del povero Vargas, mirando dritto al cuore. Isabeau non
osò guardare.
Si
può dire
che il mago fu salvato dal tempismo perfetto di Callisto, il quale,
con sprezzo del pericolo, si lanciò
a
tutta velocità
contro
l'elfo dai capelli dorati, scaraventandolo a terra e facendogli
scivolare via di mano l'arma.
L'impatto
fu piuttosto forte, tanto che Lindir faticò
a
riprendere fiato, Callisto incombeva sopra di lui con il peso del suo
corpo, fisicamente più
forte,
gli assestò un
pugno in pieno viso e, finalmente, anche l'intoccabile elfo Lindir
iniziò a
sanguinare.
"Brutto
Bastardo, io ti ammazzo, hai capito? Ma prima ti farò
soffrire
come tu hai fatto soffrire i miei amici!"
Callisto era fuori controllo, un fascio di rabbiosa furia e nervi.
Lo
picchiava a mani nude, lo calciava con gli stivali, poi lo tirava su
e ricominciava da capo. Il bel viso dell'elfo era ridotto ad un
ammasso di lividi. Eppure quel pazzo bastardo rideva ancora , osava
ridere ancora.
"Cosa
ti fa ridere tanto? Ti farò
sputare
tutti denti a suon di schiaffi! Ti piace torturare gli altri vero?
Ora vedrai cosa si prova a stare dall'altra parte!"
Callisto era lucido, lo avrebbe torturato e poi ucciso.
"Rido
perchè
tra
poco saremo morti tutti comunque, annegati o peggio.. Non mi fai
paura stregone" . Rispose
Lindir tranquillamente.
"Parla!
cosa vuoi dire? Pazzo bastardo!".
Callisto lo incalzava per fargli vuotare il sacco, ma venne
interrotto da un grosso scossone alla nave, come se avesse urtato
qualcosa di molto grosso.
"Che
diavolo è?"
Si chiese Callisto e obbligò
Lindir
a liberare sia il mezzelfo che la druida. Lui rise e facendo
spallucce, con un gesto semplice, li liberò.
Non
avevano più
importanza
per lui. Si era divertito abbastanza.
Caddero
entrambi a terra, Vargas non aveva ancora ripreso i sensi, Isabeau
era visibilmente provata nel corpo e nello spirito, la mano
sanguinava ancora e non aveva più sensibilità
alle
dita.
Feriti,
torturati, umiliati, ma vivi. Era questo l'importante.
Callisto
legò Lindir
come lui aveva fatto con i suoi amici e per il momento lo lasciò
lì.
Il
suo pensiero andò
prima
ad Isabeau che cercò
di
coprire con la tunica, poi a Vargas.
La
druida chiese a Callisto di accompagnarla dal mezzelfo, voleva
curarlo, toccarlo, sentire che era ancora vivo. Erano solo a pochi
passi di distanza, ma lei da sola non ce la faceva. Aveva bisogno
anche di lui in quel momento.
Un
altro scossone fece vacillare il vascello, il quale si inclinò
pericolosamente
da un lato, Isabeau dovette puntellarsi con i piedi per non scivolare
e cadere, Callisto con agile manovra alare riuscì,
invece, a rimanere in equilibrio e la tenne salda per le spalle.
Lei
si accucciò a
fianco del corpo del mezzelfo, questa scena a Callisto pareva un
fastidioso Deja-vu, ci si sarebbe dovuto abituare. Prima veniva
Vargas poi, forse, lui.
"Callisto
aiutami! Non riesco a girarlo.. Mi serve la mia sacca..
Maledizione.."
Le mani le tremavano, non riusciva a concentrarsi, già
qualche
giorno addietro aveva provato quella spiacevole sensazione di nodo
alla gola, nausea e profonda paura. Paura di perderlo.
Lo
stregone aiutò
Isabeau
a girare il mago sul fianco e non nascose una smorfia di disgusto nel
vedere come era ridotta la schiena del mezzelfo.
"Ci
è andato
giù
pesante
il bastardo.. Odio ammetterlo ma ho voglia di fargliela pagare anche
per questo. Tu stai tranquilla, puoi farcela. Lo hai già
aggiustato
una volta, lui ha bisogno di te, io vi lascio un attimo tranquilli..
Vado a cercare le tue cose.. E tu non osare proferire parola,
altrimenti quella lingua te la taglio..".
Lo
stregone lanciò
uno
sguardo di morte in direzione di Lindir, il quale osava ancora
sorridere, compiaciuto del suo capolavoro sul corpo di Vargas.
Callisto
lasciò la
coppia di liberati, il pazzo elfo legato e si avviò
sotto
coperta.
Voleva
scoprire cosa era quel baccano, che fine avevano fatto Dorlas e
Mestus e cosa stava accadendo alla nave.
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