17 - Fiumi e Metropolitane.

di Baileys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I: Straordinario. ***
Capitolo 2: *** II: Bimbetta. ***
Capitolo 3: *** III: Crescere. ***
Capitolo 4: *** IV: Altrove. ***
Capitolo 5: *** V: Fra Amplificatori. ***
Capitolo 6: *** VI: Sogni infranti. ***
Capitolo 7: *** VII: Settembre. ***
Capitolo 8: *** VIII: Le cose cambiano. ***
Capitolo 9: *** IX: Sulla mia spina dorsale. ***
Capitolo 10: *** X: Fino ai settanta. ***
Capitolo 11: *** XI: Scottatura solare. ***
Capitolo 12: *** XII: L'altra metà. ***
Capitolo 13: *** XIII: Qualsiasi cosa. ***
Capitolo 14: *** XIV: Adesso. ***
Capitolo 15: *** XV: Bruciare. ***
Capitolo 16: *** XVI: Tranquillo. ***
Capitolo 17: *** XVII: Sigarette. ***
Capitolo 18: *** XVIII: Il cuore della notte. ***
Capitolo 19: *** XIX: White Eskimo. ***



Capitolo 1
*** I: Straordinario. ***


17 - Fiumi e metropolitane.
(Parte prima)
I: Straordinario.

     Zoe strinse forte la bottiglia nel suo palmo destro, respirando profondamente ad occhi chiusi: doveva proprio calmarsi, le sue gambe stavano tremando, le sue mani stavano tremando, non certamente per il freddo dell’una di notte del nove agosto. D’altronde cosa poteva perdere? Era solo una chiacchierata fra ‘amici’.
Parola grossa, amici.
«Vieni a sederti, Zoe» la invitò Harry, appena uscito dalla yogurteria con un cono che avrebbe sfamato almeno cinque persone. Si sedette fra Harry e Miles, mentre Will e Tom erano seduti nella panchina a fianco a gustarsi il proprio, di yogurt.
«Potevi prenderlo anche tu» la rimbeccò Miles, mentre assaporava gustosamente il suo bicchiere di yogurt.
«No grazie – rispose lei prontamente – preferisco il gelato»
Harry Styles era il ragazzo più bello che avesse mai visto, ci credeva sul serio. Coi suoi riccioli scuri disordinati e le sue fossette che gli incorniciavano un sorriso perfetto, gli occhi verdi dei prati primaverili e il suo carattere... particolare.
Se dobbiamo essere precisi, dobbiamo contare anche i suoi venti anni che gli davano un’aria più matura, ma che erano il muro che li divideva brutalmente.
Zoe Hooker aveva soli quindici anni, alta un metro e tanta voglia di crescere, capelli scuri e lunghi ed occhi color nocciola, delle labbra carnose e perennemente screpolate dalla sua insana abitudine a mordersele quando era nervosa. E anche lei aveva un carattere un po’ così, un po’ speciale.
Miles e Tom Rattle erano gemelli, dagli occhi chiarissimi e i capelli biondi, di diciotto anni, distinguibili unicamente dallo stile omosessuale di Miles. Erano entrambi ragazzi vivaci, Tom forse più di Miles che a confronto risultava educato e composto.
Mentre Will Sweeney aveva diciassette anni e gli occhi e i capelli scuri, e suonava nei White Eskimo assieme ad Harry. Zoe lo avrebbe descritto certamente con più parole, in quanto era stato il suo primo, grande, amore.
E Will era lo stesso che le aveva presentato Harry, una sera di fine maggio, al pub. La prima cosa che Harry le disse fu ‘mi offri un goccio di birra?’. Per Zoe quello era stato l’inizio di qualcosa di nuovo.
«Harry, hai visto quel tipo? – disse Will, col sorriso sulle labbra – aveva le tette! Una terza come minimo! » esclamò, ridendo di un ragazzo passato pochi secondi prima davanti a loro.
«Come Zoe! » rispose Harry, sorridendo beffardo all’unica ragazza, che gli fece il verso, mentre si girava una sigaretta.
«Will guarda quelle ragazze! » si intromise Tom, indicando con la testa un gruppo di tre ragazze, una più bella dell’altra «Adesso le inseguo! » esclamò il biondo, alzandosi e inseguendole seriamente, sotto le risate della compagnia. «Grazie per avermi tenuto l’acqua» disse Harry, riprendendosi la propria bottiglietta dalle mani della mora.
«Nulla» disse, abbozzando un sorriso, mentre ancora tentava inutilmente di smetterla di tremare, come la California.
«Vuoi un po’ d’acqua? » le chiese Harry.
«No»
«Eddai ciuccia! »
«No»
«Infila in bocca! » esclamò ancora lui.
«Ti ho detto di no Harry, basta! »
«A Zoe dovresti infilarci altro in bocca! » esclamò Will, facendo arrossire la ragazza violentemente.
«Torniamo al bar? » propose Miles, alzandosi dalla panchina.
I ragazzi si incamminarono verso l’Old Red Lion, dove certamente il resto della compagnia li stava aspettando.
«Allora mi dici questa cosa? » le sussurrò Harry, mentre camminavano. «Da soli» gli ripeté lei, facendogli notare la presenza dei suoi amici.
«Non puoi scrivermelo per messaggio? » chiese lui, sbuffando.
«No, non voglio – parlò a fatica, cercando le parole giuste – che con i nostri discorsi seri si arricchiscano solo le compagnie telefoniche» spiegò quasi come e stesse cercando di liberarsi da un peso. Harry aggrottò le sopracciglia, per poi scuotere la testa.
L’Old Red Lion era il bar più famoso di Holmes Chapel, ritrovo di moltissimi ragazzi che col tempo avevano tutti stretto amicizia fra loro.
Seduti nei tavoli esterni li aspettavano Holly Jensen, Mike Oliver e Tom, che nel frattempo aveva smesso di inseguire quelle povere tre ragazze.
Holly Jensen era una gran bella ragazza, di quasi diciotto anni, dai fianchi grossi e lineamenti del viso sottili, gli occhi chiari e dei capelli biondi lisci che le terminavano sotto le spalle.
Mike Oliver era un ragazzo un po’ grassoccio dal cuore d’oro, di diciannove anni. Aveva capelli scuri e occhi azzuri.
In quel momento Mike stava ridendo oscillando sulla sedia, mentre Holly alzava gli occhi al cielo, sbuffando di tanto in tanto seccata dagli atteggiamenti da sbronza del migliore amico.
Holly non era certamente una cattiva persona, ma spesso Zoe si era ritrovata a criticare alcuni suoi atteggiamenti antipatici, nonostante questa fosse una delle sue più care amiche.
«Mike sempre più sbronzo! » disse Will, avvicinandosi all’amico e poggiandogli una mano sulla spalla, mentre questo rideva.
Harry rise, accendendosi una sigaretta, mentre si sedeva al tavolo vicino ad Holly.
Come da copione. Fu il primo, unico pensiero di Zoe, che chiuse gli occhi per qualche secondo per idratarli a sufficienza. Che Harry fosse cotto di Holly era palese, che Holly lo fosse a sua volta di lui invece no. Holly non sapeva cosa provava, nella sua testa aveva solo confusione e consapevole dei sentimenti di Zoe respingeva il riccio ogni volta, nonostante se ne pentisse subito dopo.
Ed Holly era palesemente gelosa di Zoe.
«Mi accompagni a casa in auto? » chiese Will al riccio.
Harry guardò l’amico con un’espressione corrucciata, prese un ultimo tiro dalla sigaretta che poi spense sul posacenere «Zoe vieni con noi? » chiese alla mora, che serrando gli occhi annuì, sentendo il suo cuore battere nuovamente fortissimo e strani coniati di vomito riempirle la gola di un sapore amaro. «Dove credi di andare? Sei appena tornata! » esclamò la bionda. «Torno subito, giuro» si giustificò lei.
«Non devo portarti a casa? » chiese Harry conferma. Zoe guardò il telefono, erano le due del mattino: sì, era davvero ora di tornare a casa. «Giusto – si ricordò – scusa Holly, ci vediamo in settimana» sorrise all’amica, per poi salutare il resto dei ragazzi e avviarsi assieme ad Harry e Will verso la macchina del riccio.
Il viaggio verso casa di Will fu silenzioso, almeno per lei. Will ed Harry non facevano che discutere della band e di quando fosse più opportuno fare le prove. A Zoe faceva strano vedere il suo primo amore e la sua cotta più grande tutti e due, seduti vicini a scherzare. Ricordava ancora quel weekend di fine maggio, quando aveva conosciuto il riccio. Le era piaciuto fin da subito, fin dalla prima parola che le aveva rivolto.
Ricordava il fine settimana successivo, quando alla festa paesana di Goostrey erano seduti vicino la pista da ballo. Andiamo a ballare, scherzava Zoe con un’amica, ed Harry ridendo la assecondava. Andiamo a ballare, non credeva certamente che il riccio parlasse sul serio, ma quando vide che le stava prendendo la mano ormai era troppo tardi: il riccio l’aveva già presa e portata a ballare la samba in mezzo agli anziani del paese, fra le risate di Will e dell’amica, che nel frattempo li stavano guardando. Zoe era totalmente rossa dall’imbarazzo. Ma quello era il momento in cui nel suo cuore si era fatto spazio ed era entrato Harry.
«Allora Zoe, hai intenzione di passare avanti? » chiese Harry, riprendendola da quei ricordi. Will era appena sceso ed Harry stava aspettando che la mora passasse nei posti davanti.
A breve ripartirono alla volta di Goostrey, dove la piccola Zoe abitava. C’era silenzio, un silenzio imbarazzante. Zoe continuava a respirare profondamente per far calmare il proprio cuore. Avrebbe trovato il coraggio di parlargli in quel modo?
«Ehi – la richiamò lui, sorridendo, per poi poggiarle una mano sulla coscia – va tutto bene» Zoe arrossì pesantemente a quel contatto, continuando a guardare la grande mano poggiata sui suoi jeans. «Siamo solo due persone che conversano, non ti devi vergognare a dirmi nulla, puoi stare tranquilla e respirare e.. » a Zoe scoppiava la testa. Nel vano tentativo di tranquillizzarla Harry la stava terrorizzando ancora di più «Vuoi stare zitto cazzarola!? – urlò lei spalancando gli occhi – Volevo solo dirti che sei bello! » si portò le mani alla bocca, come se avesse parlato troppo, e forse era così, ma ormai il dado era tratto. «Volevo dirti che non ti incolpo di aver scelto – Zoe rimase a bocca aperta, tentando di trovare le parole adatte alla situazione – altro» forse non era la parola più adatta per descrivere quella che considerava una delle sue più care amiche, ma aveva pensato a quel discorso giorno e notte nelle ultime due settimane e adesso sembrava totalmente privo di senso.
«Cosa intendi per ‘altro’? » chiese Harry, aggrottando le sopracciglia.
«Oh ma per favore! Lo sanno tutti che sei pazzo di Holly»
«Chi lo dice? »
«Non importa Harry – rispose Zoe, scuotendo la testa, quel ragazzo aveva il potere di non farle capire nulla – sto cercando di stare calma ma c’è un fiume sotterraneo che scorre dentro di me e…» si bloccò ancora una volta, per poi ridere tristemente «Vorrei proprio saper parlare facile, in modo che tu possa capire, ma… hai scelto altro, e il tuo compito non è quindi neanche cercare di capire – prese un respiro – me» gli prese la mano che lui aveva poggiato sulla sua coscia, iniziando a  giocare con le sue dita «e la prima sera, in macchina con te, io ci ho creduto davvero, almeno per un secondo»
In quel preciso momento i due giovani arrivarono davanti al cancello della casa di Zoe. Harry si fermò davanti e ritrasse la mano da quella della mora, rimanendo fermo, in silenzio. Zoe respirò ancora una volta. «Te la ricordi quella sera Harry? Ti sei seduto al mio fianco e mi hai fatto compagnia mentre stavo male. E ti ricordi l’ultima sera che sono stata all’Old Red Lion prima di partire per due settimane a Londra? – Harry restava in silenzio, con lo sguardo perso – mi hai rimproverato tutta la sera perché non parlavo mai, ma se avessi saputo il casino che c’è nella mia testa la maggior parte del tempo sapresti che amo sentirti parlare, e che anche se attorno a noi pioveva per me c’era il Sole, perché il mio Sole sei tu» non si era mai vergognata tanto in vita propria, ma d’altronde era uscito tutto di getto, perché era stanca di trattenere tutto dentro come aveva sempre fatto. «Buonanotte Harry, e grazie del passaggio» disse lei, baciando il ragazzo sulla guancia. Un semplice bacio che fece formicolare ogni parte di lei. Stava aprendo la portiera della Range Rover nera, quando Harry le prese un polso «Giusto perché tu lo sappia – Zoe si voltò a guardarlo – mi hai stupito di più tu questa sera, che Holly in tutto questo tempo» Zoe sorrise esageratamente a labbra strette. Era la cosa più bella che potesse sentirsi dire, certamente. «E io non ho scelto altro, ricordatelo – continuò – sei una ragazza straordinaria ed ogni ragazzo farebbe bene a sceglierti»
Zoe sorrise ancora «Buonanotte Hazza» gli sussurrò lei.
«Buonanotte Zoe» sussurrò lui.
Solo allora Zoe chiuse definitivamente la portiera ed entrò nel vialetto che conduceva alla propria casa, voltandosi una volta sulla soglia a guardare l’auto nera che spariva piano piano, in lontananza.
 
 
Straordinaria.
Aveva davvero utilizzato quell’aggettivo?
Straordinaria,
Zoe rise, scuotendo la testa. Altro, era straordinario ai suoi occhi.
La mora non aveva mai visto camminare un angelo, ma Harry quando camminava calcava il terreno. Zoe amava sentirlo parlare, ma la musica aveva un suono molto più melodioso. Gli occhi di Harry non erano come gli smeraldi, che erano assai più luminosi. Se il suo sorriso era bello, molto più bello era il sorriso della luna crescente. L’erba bagnata aveva un profumo più fresco del fiato che egli esalava. Zoe aveva visto rose colorate, rosse e bianche, ma quelle rose non le vedeva sulle sue gote.
Eppure agli occhi di Zoe lui era straordinario, più di qualsiasi altro uomo falsamente esaltato con immagini esagerate.

 

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Salve!
Lo so ogni tanto ritorno e poi sparisco e poi ritorno con qualcosa di nuovo.
Mi dispiace sinceramente, ma questa storia è qualcosa a cui tengo molto.
Sto lavorando molto ai personaggi, voglio che siano strani, diversi, come ho anche citato nel testo avranno caratteri particolari.
Spero di sentirvi in molti come facevate tempo fa.
Ciao dolcini!

 

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Capitolo 2
*** II: Bimbetta. ***



(Parte prima)
II: Bimbetta.
     «Haydn? » lo chiamò Harry, non distogliendo gli occhi dalla strada. La radio trasmetteva a basso volume qualche strana intervista che nessuno stava ascoltando. Zoe si girò per guardare dietro al sedile e rise nel notare che il ragazzo aveva preso sonno. «Dorme, è proprio ubriaco»
Haydn Morris era il chitarrista dei White Eskimo, biondo, magro come uno stecco e un faccino troppo da bambino per i suoi ventuno anni.
«Parli? » la provocò lui. La mora gli fece il verso, magari non era nel pieno delle sue facoltà mentali, ma il peggio era passato. «Vai a destra» sorvolò lei, indicandogli la strada al riccio. Era stata una vera fortuna convincere Harry a portarla a casa, certamente non era una gran prospettiva vomitare tutta la notte a casa di Holly.
«Eh dai, di qualcosa» si lamentò Harry, che non sopportava quello stato di semi-silenzio.
«Cosa vuoi che dica? » chiese lei.
«Non so.. quanti anni hai? » le chiese lui. Zoe trattenne il respiro. Non poteva dirglielo fra qualche anno, tipo quando ne avrebbe avuti diciotto? O non poteva semplicemente mentirgli? Tanto ormai era un mese che il riccio credeva Zoe avesse circa diciassette anni.
«Quindici» disse, tremante. Harry sembrò prenderla bene, quasi di buon grado. Magari non gli importava.
«Bimbetta» sorrise lui, scuotendo la testa e alzando il volume della radio che passava una di quelle canzoni che andavano di moda di quel periodo. Zoe rimase a bocca aperta, era troppo presto per cantare vittoria. L’aveva chiamata con quell’appellativo. «Cosa c’è? Non ti piace la musica? » chiese.
«No, è terribile» rispose lei, riferendosi sia alla musica che all’appellativo.
«Eh dai, che gusti complicati» rispose lui, che per un instante si voltò a guardarla sorridendo. «Guarda la strada scemo, e gira a sinistra» lo rimproverò lei. Harry rise ancora, per poi cambiare stazione radio, giusto quando svoltarono il vico. «Fanculo, solo ora metti musica decente» sbuffò la ragazza «Fermati qui – disse, e quando l’auto si fermò aprì la portiera – Buonanotte Hazza, grazie per il passaggio» sorrise Zoe, aprendo la portiera «Buonanotte bimbetta»
 
 
«Quindi cosa ti ha detto? »
«Mi ha detto che sono straordinaria e che qualsiasi ragazzo farebbe bene a scegliermi»
«E intanto lui ha scelto Holly»
Zoe sospirò, appoggiata al muro del corridoio, continuando a lanciare la palla da tennis per terra, che rimbalzava contro il muro e poi tornava a lei. Con l’altra mano era ancora intenta a portare avanti la conversazione telefonica con Cherry. «Non ha proprio scelto Holly» cercò di difendersi Zoe, o meglio di difenderlo. Dopotutto, secondo Zoe, Harry non aveva colpe in tutta questa storia.
«Apri gli occhi Zoe! È ovvio che gli piace Holly, smettila di credere che in realtà ti ama ma solo perché avete una grande differenza di età non ti vuole! » la sincerità di Cherry a volte poteva essere dolorosa, ma Zoe ne aveva proprio bisogno. Ci furono attimi di silenzio, e anche Zoe smise di far rimbalzare la palla.
«Hai ragione – si limitò a dire, rientrando nella propria camera – ma ha detto che sono straordinaria! » esclamò e le due iniziarono ad urlare di gioia.
Cherry era l’amica più sincera che si potesse desiderare, a volte forse troppo. Era una ragazza intelligente e riusciva sempre a tirare giù dalle nuvole Zoe. Cherry aveva appena compiuto sedici anni, ed aveva occhi grigi tendenti all’azzurro e capelli lunghi castani, labbra gonfie ed un bel fisico.
«Devo andare a pranzo»
«Va bene, ciao Cherry Bomb! »
«Ciao Zoe Boom! »
Il tempo esatto di buttare giù il telefono che subito si ricordò che erano le undici, e doveva uscire con Liam. Senza neanche cambiarsi, nel suo pigiama di pantaloncini corti da basket e maglia del McDonald a mezze maniche, infilò la felpa griga e le Superga nere, per poi mettere il guinzaglio al collo di Brandy e uscire di casa. Il tempo era nuvoloso e preannunciava una pessima giornata, il suo San Bernardo nero, marrone e bianco camminava al suo fianco, mentre insieme arrivavano davanti all’abitazione di Liam Payne, migliore amico storico di Zoe.
 
«Si vede che gli piaci» le aveva detto Zoe. Holly scosse la testa «Non credo»
La mora rise, infilandosi sotto le coperte «io dico di sì»
Holly imitò l’amica, spegnendo anche la luce della sua camera. Nel buio della stanza Holly parlò «Ti da fastidio? »
Zoe rimase in silenzio, la risposta la sapevano entrambe, e Zoe non era mai stata bugiarda «Sì – rispose solamente, ed Holly sospirò – Ma sono io quella di troppo, in questa situazione»
Nessuna delle due riusciva a dormire, ma non volevano neanche parlare. Nessuno dei tre si preoccupava mai di parlare di quella situazione.
Erano le due meno venti quando il telefono di Holly squillò: sconosciuto. «Ce ne avete voglia di fare scherzi telefonici a quest’ora eh! Ma andate a dormire! » disse la bionda, per poi chiudere la telefonata senza neanche dargli il tempo di rispondere.
Erano le due meno dieci del mattino quando la telefonata arrivò a Zoe: sconosciuto, ancora. Per quanto addormentata Zoe non era stupida, e l’unico ragazzo che sapeva che la mora e la bionda dormivano insieme, quella sera, era solo lui.
«Amore» rispose la voce oltre il telefono, modificata e irritante.
«Hazza butta giù»
«Amore come stai? » insisteva la voce.
«Hazza, butta giù» poteva certamente buttare giù lei, ma qualche parte dentro di lei desiderava scoprire la verità, e per quando storpiata, la sua voce che la chiamava amore era straordinaria.
«Amore ma chi è Hazza? »
«Hazza non rompere il cazzo e butta giù» ripeté la mora, per poi sentire delle risate provenire dall’altra parte del telefono. «Ci hai sgamati» rispose Harry, con una voce normale.
«Ricordati che io so tutto – scherzò Zoe – buonanotte Hazza»
«Buonanotte bimbetta»
E nel buio della notte Zoe sorrise.
 
«Straordinaria? » chiese Liam.
«Straordinaria» confermò lei.  Quella parola continuava a risuonare nella sua mente ogni volta.
«E intanto continua a piacergli Holly»
«Probabilmente» rispose lei.
Liam aveva diciassette anni ed era il suo migliore amico da quando lei ne aveva sei. Aveva capelli castani ed occhi color del miele.
«Sa che si sta perdendo una ragazza straordinaria ma continua a inseguire una ragazza irraggiungibile»
Zoe rise, scuotendo la testa.
 
Da: Holly, 1 luglio ore 19.47
Harry mi ha detto che gli piaccio.
 
«Cosa gli hai risposto? » chiese Zoe, non appena Holly rispose al telefono. «Che per me è solo un amico – disse, Zoe fece un sospiro di sollievo – ma che deve aprire gli occhi»
Zoe aggrottò le sopracciglia, cosa intendeva?
«Mi ha detto ‘lo so, forse piaccio a Zoe?’ – continuò Holly – e io gli ho detto ‘non lo so, chiedilo a lei’ e lui ‘no, se gli piaccio me lo deve far capire’»
Zoe respirò a fondo «scusa Holly, ci sentiamo per messaggio»
Il suo battito era aumentato, cercava inutilmente di calmarsi e di non piangere, non lì, in autobus, in mezzo a tutti.
 
A: Hazza, 1 luglio ore 20.08
Come dovrei fartelo capire?
 
Da: Hazza, 1 luglio ore 20.10
Quindi è vero?
 
A: Hazza, 1 luglio ore 20.35
Sì.
 
«Ti piace più di Will? » le chiese Liam.
Zoe prese un tiro di sigaretta, con le sopracciglia aggrottate, mentre osservava Brandy e Marley – il pastore maremmano di Liam – giocare nel prato vicino al lago di Goostrey.
«Nah – rispose, buttando via la sigaretta – di Will ero innamorata persa»
 
Dietro le quinte Zoe respirava a fatica, un altro assurdo attacco di panico. Alzando lo sguardo però incrociò quello di un ragazzo, con le bacchette da batterie in mano, che la fissava. Nella sua innocenza da dodicenne Zoe distolse lo sguardo, ma quello di lui continuava a incombere su di lei. Zoe sorrise, era un ragazzo davvero carino.
 
«Will lo amavo come si ama la cioccolata – spiegò Zoe, facendo ridere Liam – sai che ti fa male, ma continui a mangiarla perché ti toglie di dosso tutta la tristezza, e poi è così buona! » i due migliori amici risero, per il paragone così azzeccato.
 
Ogni sguardo.
Ogni abbraccio.
Ogni risata ed ogni cena fuori a base di kebab.
Ogni birra consumata nella casetta sul retro di casa sua.
Ogni momento.
Ogni secondo.
Will, per Zoe era stato la sua luce alla fine di una strada scura. La classica ragazza triste e sola che trova l’amore che le salva la vita e vivono per sempre felici e contenti.
Sbagliato. Zoe e Will non erano mai stati insieme. Will per tutto questo tempo non aveva neanche mai immaginato dei sentimenti che Zoe aveva provato per lui. Zoe, con l’aiuto indiretto di Will, si era salvata da sola.
E quando Zoe glielo aveva rivelato, il suo amore, dopo anni, lui l’aveva rifiutata, poiché incapace di tenersi una storia seria, e Zoe era meglio delle altre e non avrebbe mai voluto spezzare il cuore ad una ragazza come lei.
Magari infondo al suo cuore Zoe continuava a sperare che un giorno Will avrebbe capito che era pronto per una relazione seria, un giorno avrebbe capito che nessuno lo avrebbe mai amato per i suoi pregi e soprattutto per i suoi difetti la metà di quanto lo amava lei. Avrebbe capito che c’era un motivo per cui odiavano entrambi il cocco. Avrebbe capito che c’era un motivo ché i suoi occhi da quando hanno iniziato a incontrarsi con quelli di lei si erano scuriti, diventando sempre più marroni, come quelli di Zoe. Avrebbe ricordato la prima volta che si erano visti, e Zoe ci piangeva ancora e si emozionava ogni volta che ci pensava.
Zoe ancora sperava che Will avrebbe capito un giorno tutto questo, e sarebbe tornato.
Perché Zoe sapeva che se lo avrebbe fatto avrebbe mollato qualsiasi ragazzo – perfino Harry – per lui.
 
«Sabato suonano i White Eskimo al Red Lion di Goostrey» affermò Zoe, ancora seduta sul prato vicino a Liam.
«Io sono ad Holmes Chapel ad un compleanno» si giustificò il ragazzo.
«Tranquillo vado con Cherry e Niall» sorrise Zoe, guardando l’amico.
«Com’è il rapporto fra te e Niall? » chiese Liam.
«Perfetto, nessuno ci pensa più» spiegò la mora, felice.
Niall era stato una cotta da nulla per Zoe, certo, duratura, ma da nulla. I due in quel momento erano migliori amici.
Niall era un biondo tinto, dagli occhi blu, aveva quasi diciotto anni e ogni giorno di più che Zoe e Niall si conoscevano si stupivano della loro incredibile uguaglianza, nel carattere, nelle paure, nelle opinioni. I due ragionavano proprio allo stesso modo, e Zoe lo sapeva, Niall se lo sarebbe portato all’altare, per quanto non fosse innamorata di lui, era in assoluto il ragazzo perfetto da sposare. Quei due erano fatti a posta l’uno per l’altro, lo sapevano tutti.
«Comunque fidati di me, tu ti innamorerai di Harry, ti conosco bene» la rimbeccò Liam. Zoe rise, avrebbe fatto di tutto per impedirlo, dopotutto per lui era solo una bimbetta.
 
«Smettila di bere e fumare così tanto, che poi continui a sentirti male! » la rimproverava ancora una volta Harry.
«Ho capito, basta» ripeteva Zoe con la testa fra le mani.
«Ma cosa posso pretendere da una bimbetta? » disse, con tono di scherno lui.
«Smettila di chiamarmi così! » si arrabbiò Zoe, non sopportava quell’appellativo, lo sapeva già di suo che la distanza di età era tanta.
«Perché? Non sei mica la mia ragazza» rispose lui beffardo.
«Appunto per questo smettila»
«Ma c’è chi lo dice in modo affettivo» le sorrise lui, dolcemente, e il cuore di Zoe si scolse.
 
Dopotutto, lei era la sua bimbetta.

 
.::
E dai, recensite!
Vi prego, recensite!
Se no mi fate piangere:c
No vabbé apparte gli scherzi.
Ci ho buttato tremila personaggi solo in sto capitolo, e tranquilli che ce ne sono degli altri!
Cherry mi piace molto come persona, è una tipa tosta e dice le cose in faccia,
è un personaggio di cui vado fiera.
Mentre come vedete, ho deciso di raccontare del primo grande amore di Zoe un po' superficialmente, 
il motivo è che vorrei approfondirlo più avanti, Will è un personaggio molto particolare.
Niall invece è stata una cotta passeggera, ma i due sono identici in carattere e atteggiamenti e Zoe non è stupida
sa bene che sono l'uno per l'altra, ma il sentimento che la lega lui è pura amicizia e non scoccherà mai in qualcosa di più.
Ho deciso poi di mettere alcuni flashback della storia fra Harry e Zoe, piccole cose (non in ordine cronologico)
Il San Bernardo che si chiama Brandy concedetemelo, sono scema chi mi conosce lo sa.
VI VOGLIO BENE.
ma recensite.
Lovelove

 

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Capitolo 3
*** III: Crescere. ***



(Parte prima)
III: Crescere.
     La casa di Zoe era grandissima, a due piani, forse un po’ antica e mal tenuta, a causa dei problemi economici della famiglia. Il giardino era vasto e pieno di alberi, un piccolo orticello era recintato da una staccionata, dei sassi formavano una strada che portava ad un gazebo con un tavolo di legno e ad una casetta non troppo grande, ad una stanza, dove spesso Zoe passava le giornate coi suoi amici.
La famiglia Hooker non era niente di speciale, niente disastri come morti precoci o abbandoni. Era una semplice famiglia dai genitori separati. Zoe abitava con Dennis, suo fratello, e sua madre, Julia.
Suo padre – Ted – abitava ad Holmes Chapel in un appartamento assieme alla nuova compagna, Felicity. La sorellastra di Zoe, Diana, studiava all’università di Edimburgo.
Niente di così strano, una normale famiglia, niente odi fra fratellastri o matrigne cattive.  
«Mamma? Sono a casa! » annunciò il suo rientro Zoe, seguita a ruota da Liam.
«Cosa ti urli cretina? Mamma non c’è! » la rimproverò Dennis, in soggiorno. «Sempre antipatico come la merda tu» lo rimbeccò lei, facendogli il verso. Dennis aveva quasi diciotto anni, capelli rossi e occhi chiari. Sembrava quasi impossibile che i due fossero fratelli.
Zoe oltrepassò l’arco che portava alla cucina, e subito iniziò a smanettare con la credenza, tirando fuori le patatine in busta, e facendo segno di seguirla al suo amico uscì dalla porta finestra che portava al giardino sul retro, avviandosi verso il gazebo. Lei e il castano si sederono e iniziarono a mangiare le loro patatine.
«Allora – iniziò Liam, mentre assaporava quel concentrato di calorie – mi spieghi dove cazzo hai trovato il coraggio di dire certe cose ad Harry? »
Zoe rise, coprendosi la bocca con una mano «Lo so, non è da me, non sono mai così mielosa»
«Già – acconsentì il castano – ma ti ho raccontato del mio sabato sera? »
«No a proposito, dimmi! » sorrise Zoe. Erano veramente rari i sabato sera che i due migliori amici passavano insieme, entrambi avevano altre compagnie totalmente diverse.
«Sono stato a Manchester, a casa di Zayn» spiegò lui.
«Mi immagino allora quanto tu fossi sobrio! » scherzò Zoe, facendo scoppiare a ridere Liam.
«Credo di aver baciato la mia compagna di classe – spiegò lui – e anche la sua amica» Zoe rise fragorosamente, mentre Liam cercava di contenersi «e poi lei e la sua amica si sono baciate, è stata una scena epica» continuò lui, facendo ridere ancora Zoe, che nel frattempo aveva finito di mangiare  le sue patatine. Come preannunciato dai nuvoloni di quel primo pomeriggio, iniziò a piovere verso le cinque.
«Resti a cena? » gli propose Zoe.
«Stasera birra e videogame? »
«Tequila e videogame» rettificò lei.
«Allora no, devo ancora riprendermi da ieri» disse, facendo ridere Zoe «Allora facciamo birra e videogame»
«Brava, meglio – sorrise Liam, mentre Zoe guardava il telefono – Chi è? » chiese quando vide Zoe sorridere.
«è quello scemo di Niall» scherzò lei, scuotendo la testa.
«Che dice? » chiese Liam.
«Che sabato prossimo ha un provino a Liverpool per un concorso di musica, e quindi non può venire a sentire i White Eskimo – disse, leggendo il messaggio, per poi aggiungere un – sparati, Nialler»
«Poverino dai, ha da fare! » disse Liam.
«Sì ma saremo solo io e Cherry! »
«Holly? »
«Holly non ne ha voglia» si lamentò Zoe.
«Non ha mai voglia di far nulla quella ragazza» constatò Liam. Il ragazzo aveva visto Holly solo una volta, non l’aveva certo giudicata antipatica! Ma un po’ strana, quello sì.
«e udite udite, ci sarà anche Amanda» annunciò Zoe, con disgusto.
«Quell’Amanda? » chiese Liam.
«Sì»
Amanda May Carter era la cugina di Mike Oliver, ex di Will Sweeny, che aveva tradito con Tom Rattle, tempo prima era stata molto amica di Liam, e odiava Zoe più di quanto si possa odiare un calzino indossato in una giornata estiva nel deserto sotto il naso, un sentimento ricambiato anche da parte di Zoe.
Amanda aveva lunghi capelli biondi, occhi forse un po’ troppo distanti e verdi, aveva quasi diciassette anni e un bel fisico. Era una ragazza bellissima, e a Zoe costava fin troppo ammetterlo ad alta voce.
Magicamente, Amanda, aveva fatto pace con Will e Tom, ed era impegnata con Louis Tomlinson, e adesso era tornata a uscire con la loro compagnia.
«Dai, pensa che vedrai Harry»
«La mia sola ed unica consolazione»
 
Quella sera i due migliori amici rimasero nella casetta nel giardino di Zoe, a giocare ai videogame e bere birra, fumando di tanto in tanto una cicca. «Ti spacco il culo Payne! » gridava Zoe, mentre giocavano a Tekken. Prima che potesse vincere, un tuono spaventoso cadde a pochi metri dalla sua abitazione, e la corrente saltò.
«Fico» disse solamente lei, per poi scoppiare a ridere con Liam e farsi luce col cellulare per prendere delle candele da un cassetto.
A lume di candela, i due iniziarono a giocare a carte, sinché dopo una decina di minuti la luce tornò nuovamente.
«Restiamo al buio? È più fico! » esclamò Liam, facendo ridere Zoe.
 
A: Niall, 10 agosto ore 22.07
C’è stato un tuono allucinante ed è saltata la luce, non ti immagini che caga hahahah
 
Da: Niall, 10 agosto ore 22.09
Vuoi le coccole?
 
A: Niall, 10 agosto ore 22.10
Sì:(
 
Da: Niall, 10 agosto ore 22.11
Amoreeeee

 
A: Niall, 10 agosto ore 22.13
Da Harry però!
 
Da: Niall, 10 agosto ore 22.14
Uffa:(
 
«Ma che bastarda che sei! » rise Liam, seguito a ruota da Zoe.
«Mi spieghi come torni a casa con questa pioggia? » chiese Zoe, ridendo.
«Infatti dormo qui» sorrise Liam beffardo.
«No ma prego autoinvitati» scherzò lei.
«Ma basta, sono di casa ormai»
I due amici risero, ripulendo la casetta pronti a tornare in casa. «Però sappilo, Brandy dorme nel mio letto» disse lei.
 
«Mamma! – urlò Zoe – Liam dorme qua! »
«Lo so! – le rispose Julia – non ti facevo di certo tornare a casa con questo diluvio universale! » spiegò rivolgendosi al ragazzo. La madre di Zoe venerava Liam, che da anni ormai frequentava quell’abitazione. «Volete della cioccolata? »
«Ma ti pare? » chiese Zoe, atterrita, mentre trascinava Liam su per le scale.
La camera di Zoe si trovava in mansarda, non era molto spaziosa ma conteneva tutto ciò che serviva alla mora per la sua sopravvivenza: Chitarra acustica blu elettrico e violino. Puntualmente, la mora, proclamava il suo amore nei confronti dei suoi due amati strumenti preferiti, questo implicava l’impossibile utilizzo da parte altrui della sua amata ‘Priscilla’ e del suo ‘Dustin’. Persino a Liam era vietato sfiorarli, anche solo col pensiero.
Zoe avviò il suo giradischi, per poi buttarsi sul letto di peso, e così fece Brandy, saltandole addosso e leccandole la faccia. «Basta Brandy! » si lamentò lei, ridendo, per poi tirarsi su. Liam già era intento a tirare giù un materasso dall’anta più alta dell’armadio. «Potresti aiutarmi» si lamentò lui. «Hai ragione, potrei» rispose lei, tornando a sdraiarsi, con le mani dietro la nuca, sul letto. Liam sbuffò, era sempre la solita storia con Zoe. Sistemò il materasso per terra, vicino al letto della mora, mise copriletto, lenzuola e cuscino, e rubando una tuta dall’armadio di Dennis si infilò sotto le coperte.
Zoe guardava silenziosamente il soffitto, la luce era spenta e la pioggia scrosciava veloce fuori dalla finestrella. «A cosa pensi? » le chiese Liam.
Zoe rifletté ancora pochi istanti, prima di schiarirsi la voce con un colpo di tosse. «Ad Harry» rispose, e Liam soffocò una risata, quel ricciolo ormai era sempre nei pensieri dell’amica.
«Ti ricordi quando ti ho detto, dopo di aver confessato i miei sentimenti per lui, che non capivo perché non mi avesse detto addio? – chiese lei, Liam aggrottò le sopracciglia – ecco, credo di averglielo letto negli occhi, ieri sera»
«Che intendi? »
«Non riesco a spiegarlo – sospirò lei, chiudendo gli occhi – il suo cuore è esattamente come il mio, trattiene il dolore all’interno»
«Zoe – la richiamò il castano – devi provare ad essere saggia»
Fra i due calò il silenzio, assordante.
«Ha vent’anni, Zoe, ormai è un adulto, lavora, ha determinate responsabilità. Ti conosco abbastanza bene da sapere che tu non ti curi di queste responsabilità, ti comporti da quindicenne, e va bene così perché questi sono gli anni che hai! Ma vivete in due mondi diversi, per adesso, stare con lui implicherebbe crescere e tu… »
«Ed io non voglio ancora crescere» concluse lei.
Zoe di sicuro non aveva mai voluto aver a che fare con l’amore non corrisposto, ma adesso lo ammetteva che c’era dentro e doveva capire cosa cazzo fare. Come se fosse stata catapultata fuori dall’universo senza alcuna scelta.
Era amore poi ciò che provava per Harry?
Si era sempre ripetuta di no, no, non era amore. Ma era certamente qualcosa di molto simile. Qualcosa che ti toglie il fiato. Qualcosa di più grande di te.
«Quando l’ho guardato negli occhi, Liam – disse lei, cercando le parole adatte – ho visto un sentimento trattenuto»
 
Holly si avvicinò a Will, girato di spalle, intento a sostenere una conversazione con due ragazzi. Uno era Nick Clough, bassista dei White Eskimo, l’altro aveva non l’aveva mai visto prima. Zoe osservava la scena seduta al tavolo, col suo bicchiere di birra pieno. Pochi secondi dopo, Holly, Will e quei ragazzi erano seduti al suo stesso tavolo. Nick portava capelli biondo platino, un po’ lunghi, mentre l’altro dei riccioli castani. Il ragazzo dai riccioli era in assoluto il ragazzo più carino che avesse mai visto, più di Will, forse.
Oh, al Diavolo quel forse! Quel ricciolino era assolutamente perfetto!
Stavano tranquillamente scherzando fra di loro quando fu proprio il ricciolino a parlargli «Mi offri un goccio di birra? » le chiese lui.
«Non credo gradiresti, è birra per celiaci» spiegò lei. Lui aggrottò le sopracciglia, per poi tornare a parlare con i suoi amici. Tra una parola e l’alta Zoe capì che lo chiamavano Hazza. Ma il nome non riuscì ad identificarlo. Sapeva però che era il nuovo cantante dei White Eskimo.
Unicamente il giorno dopo lo scoprì, andandolo a cercare sulla pagina della band dei White Eskimo. Harry Styles.
 
Quella sera Zoe non avrebbe mai creduto che fosse stato l’inizio di qualcosa di nuovo, di bellissimo. 


 
.::
Salve salivno!
Volevo aggiornare mercoledì, ma m'è partito il mouse e non potevo usare il computer fino a ieri,
ieri sera avrei potuto benissimo aggiornare!
Se non mi fossero venuti a prendere e se non fossi andata al bowling.
Ma adesso ho aggiornato, quindi yee
yee un cazzo.
Non avete idea di come sono felice che avete iniziato a recensire!
Mi sentivo spastica a scrivere senza ricevere recensioni..

Comunque, parlando del capitolo.
Ho voluto mostrare il rapporto fra Liam e Zoe, quanto sono dolcini? eh? Quanto?
Credevate che Liam fosse un ragazzo per benino eh! Ma anche lui va a sbronzarsi il sabato sera
Come vedete ho introdotto anche Zayn e Louis, che avranno un ruolo più importante nella seconda parte
- sì esseri umani, questa è la prima parte -
Cosa ne pensate di Amanda? Mi interessa molto la vostra opinione su di lei perché avrà un ruolo fondamentale!
E di Niall? Il rapporto fra lui e Zoe, come ho già spiegato nel capitolo precedente, è di semplice amicizia,
ma cosa ne pensate dei messaggi che si sono scambiati?
Lo so che è corticello, ma è un capitolo di passaggio.  Zoe ha capito ciò che Harry intendeva con 'sei troppo piccola'
tuttavia notiamo che Zoe afferma di aver letto negli occhi di Harry un sentimento trattenuto
che anche lui provi qualcosa?

Spero di ricevere tante tante recensioni, ciao dolcine:3

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Capitolo 4
*** IV: Altrove. ***



(Parte prima)
 
IV: Altrove.
 
     Ultimo accesso oggi alle 17.58
 
Harry ripose il telefono nella tasca, bloccando lo schermo. Era forse la quinta volta che controllava il suo ultimo accesso. Non sapeva effettivamente neanche perché, per cercarla? O aspettava solo che lo cercasse lei?
«Niente lavoro stasera? » gli chiese Gemma, sua sorella maggiore, sedendosi in soggiorno, al suo fianco.
«No – rispose lui quasi seccato – giorno di chiusura» le ricordò. Tutte le domeniche sua sorella si dimenticava che il ristorante in cui il riccio lavorava era chiuso, e allora a ripetizione gli chiedeva come mai era chiuso in casa.
Harry abitava ad Holmes Chapel assieme a sua madre, Anne, sua sorella maggiore Gemma e suo padre, Des.
Una famiglia normale, Harry aveva un rapporto estremamente stretto con la madre, più che con il padre che a differenza preferiva l’amata Gemma, e aveva mandato il ragazzo a lavorare pochi giorni dopo aver terminato gli studi – con un anno di ritardo.
Sapeva che al ragazzo non importava la scuola e quindi non era minimamente intenzionato a spendere soldi inutilmente per mandarlo all’università, e grazie al suo vasto giro di conoscenze gli aveva trovato un lavoro piuttosto impegnativo in un ristorante come aiuto cuoco.
Harry guardò ancora una volta il suo ultimo accesso: 17.58.
«Con chi parli? » lo disturbò Gemma.
«Fatti i cazzi tuoi» rispose lui, sgarbato.
«Dai che rompipalle! Dovrò pur sapere chi è lei! » esclamò sorridente, avvicinandosi di più per sbirciare nello schermo del telefono qualche messaggio, o            qualche nome.
«Nessuna Gemma, fatti i cazzi tuoi» ripeté, alzandosi mentre digitava un numero sullo schermo dell’iPhone.
«Harry? »  rispose l’amico.
«Cinque minuti e sono da te» disse solamente, per poi prendere le chiavi dell’auto e uscire di casa.
 
Erano le dieci di sera e pioveva a dirotto, Haydn stava entrando in auto di Harry chiudendo l’ombrello dietro di sé.
«Come mai questa chiamata? » chiese il biondo, senza neanche salutare l’amico. Lui grugnì, svogliato, prima di mettere in moto. Nella sua tasca il telefono vibrò, e subito lo prese in mano, guardando il mittente del messaggio. Holly.
«Non messaggiare mentre guidi, vorrei arrivare a destinazione vivo! » lo rimproverò Haydn, prendendogli il telefono dalle mani. Harry grugnì ancora, non era di ottimo umore, e Haydn, che lo conosceva da quando erano bambini, lo sapeva.
«Cosa è successo? » chiese il biondo.
«Mio padre mi ha trovato un’offerta di lavoro in un ristorante a cinque stelle» rispose lui, senza guardare l’amico. Haydn osservò Harry a lungo, cercando una smorfia, un’espressione sul suo volto. «Non è una bella cosa? » chiese infine.
«Londra – continuò – il ristorante è a Londra»  dopo dieci minuti di viaggio fermò l’auto in un parcheggio fuori città, isolato e privo di altre macchine, poi tirò fuori dalla tasca un joint e iniziò a fumare, aprendo i finestrini per far uscire il fumo.
«Ora mi puoi ridare il telefono» si lamentò il riccio, prendendo dalle mani dell’amico il telefono.
 
Da: Holly, 10 agosto ore 22.08
Ciao Harry! Come stai? :)
 
Harry rimase fermo ad osservare la schermata dei messaggi con Holly. Iniziò a scorrere in su, guardando tutti i vecchi messaggi, mentre con una mano continuava a fumare.
«Come va con lei? » gli chiese Haydn. Harry alzò lo sguardo per osservare l’espressione di Haydn, che sperava di condurre una conversazione con un certo filo logico assieme ad Harry. Questo invece gli passò il joint, e pochi minuti dopo i due erano intenti a ridere per nulla.
 
Da: Holly, 10 agosto ore 22.36
Perché non mi rispondi?
 
Da: Holly, 10 agosto ore 22.52
Vaffanculo
 
Harry osservò gli ultimi messaggi che Holly gli aveva inviato, scoppiando poi a ridere per il suo basso livello di coscienza.
«Rispondile» rise Haydn.
«Nah – si rifiutò lui – sai quando ti piace una persona, e poi magari la conosci meglio, e forse ti rendi conto che non ti piaceva così tanto? »  parlò atono, per poi tornare a ridere come uno stupido «E poi magari ti rendi conto che c’è qualcuna che ti apprezza veramente, ed è la ragazza perfetta per te, ma è troppo piccola, e non glielo diresti mai» continuò, sempre ridendo.
 
Ultimo accesso oggi alle 23.14
 
Harry fece una smorfia, era entrata e non lo aveva cercato. E ancora vide la sua foto assieme ad un ragazzo che non conosceva, con capelli castani e occhi marroni, come immagine di Whatsapp.
«Non glielo diresti mai» ripeté ancora, per poi scoppiare a ridere con Haydn.
 
~×~×~
 
     Holly era raggomitolata sotto le coperte col telefono fra le mani. Aveva proprio voglia di sentire Harry, guardarlo andare via con Zoe, la sera precedente, le aveva dato una cattiva sensazione di gelosia. Zoe era troppo piccola per lui, era ovvio che ad Harry piacesse lei, lo sapeva bene. Non era certo una ragazza ingenua Holly, sapeva quando un ragazzo ci provava con lei, e questo la lusingava sempre. E adesso sapeva che ad Harry lei piaceva certamente, e che non gli importava nulla di Zoe, quindi era inutile che l’amica si ostinasse a provarci: a lui non interessava la mora.
Tuttavia notava che in quel momento il riccio non la stava affatto considerando. Gli aveva scritto alle dieci, e adesso erano le undici meno dieci. Perché non rispondeva? Sbuffò sonoramente, inviandogli un terzo messaggio, e ancora una volta il riccio entrò su Whatsapp ma non rispose.
Si alzò dalle sue coperte e andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Suo padre e la compagna già dormivano, mentre suo fratello di dieci anni – Eric – era a dormire da un amico.
E se fosse con qualcuna?
Si chiese all’improvviso, andò a guardare la chat con Zoe, per sfogarsi con l’amica riguardo le sue paure. Ultimo accesso oggi alle 17.58.
Sbiancò di colpo: e se fosse con Zoe?
 
A: Zoe, 10 agosto ore 22.55
Ciao Zoe, che fai?
 
E se la sera prima Zoe avesse convinto Harry a stare con lei? Se lo avesse spronato a dimenticare Holly? Mille paranoie si aggiravano fra i pensieri della bionda.
Holly forse non lo avrebbe mai ammesso, ma amava le piccole attenzione che Harry le riservava, le piaceva sapere che lui era cotto di lei, ma non gli importava di stare con lui.
 
Da: Zoe, 10 agosto ore 23.07
Heeey sono con Liam, te? :)
 
Holly fece un respiro profondo, felice.
Ma se le stesse mentendo?
 
A: Zoe, 10 agosto ore 23.09
Nulla di che.. in che condizioni siete?

 
Da: Zoe, 10 agosto ore 23.13
Pessime hahahahah
 
Allegato all’ultimo messaggio di Zoe, Holly trovò una foto dei due ragazzi che facevano facce strane, mentre con una mano Zoe reggeva una birra.
Respirò affondo, per poi rimettersi a letto, Harry non era con Zoe, e questo la rassicurava molto.
 
A: Zoe, 10 agosto ore 23.16
Hahhaha che buffi, io vado a nanna, buonanotte!
 
Scrisse l’ultimo messaggio e si abbandonò alle braccia del sonno.
 
~×~×~
 
     «Una foto per Holly! » disse la mora, impostando l’autoscatto e facendosi una foto scema col suo migliore amico.
«Questa va come immagine di Whatsapp! » esclamò Zoe, mettendosi a ridere assieme a Liam, per poi poggiare la birra a lato del letto. Le arrivò un ultimo messaggio da parte di Zoe. Senza aprire la chat, guardò dalla schermata in alto che le stava dando la buonanotte, così poggiò il suo telefono sul comodino.
«Gente che ti cerca solo per sapere che fai» disse lei, ridendo.
«Ti ricordo che una volta mi hai cercato solo per sapere come stavo» le ricordò Liam.
«Quando? » chiese lei ridendo, con gli occhi serrati.
«Ciao Liam come stai? – imitò lui la voce di Zoe, rendendola stridula e fastidiosa – Hey Zoe, tutto bene te? Normale, ciao! »
«Io non parlo così! » si imbronciò lei.
Liam rise, poi la suoneria del telefono di Zoe li distrasse.
La mora si allungò verso il comodino, leggendo il mittente: Cherry.
 
Da: Cherry Bomb, 10 agosto ore 23.18
Zoe Boom prima ho visto Harry!
 
La ragazza aggrottò le sopracciglia.
 
A: Cherry Bomb, 10 agosto ore 23,19
Dove?
 
Da: Cherry Bomb, 10 agosto ore 23.20
È venuto a prendere Haydn e l’ho visto in auto
 
~×~×~
 
     Cherry era affacciata in terrazzo, ad osservare la casa di Haydn Morris, la sua più grande cotta dall’età di sette anni. Peccato che a quei tempi Haydn ne avesse già dodici e che non si curasse di quella bambina che Cherry era.
Non sapeva neanche perché gli piacesse, poi, che tanto non si erano mai parlati.
Ebbene sì, abitavano uno di fronte all’altro da sedici anni e non si erano mai parlati.
Cherry era una ragazza forte, di sicuro, sincera e piena di vita, ma su questo verso era una vera cacasotto.
Solo con lui, poi. Perché Cherry di ragazzi ne aveva avuti, e anche parecchi, peccato che l’unico che restava sempre nella sua mente era lui. Haydn Morris. Chitarrista dei White Eskimo e grande amico di Harry Styles, grande cotta di una delle sue più care amiche.
Cherry sospirò, aprendo la schermata di Whatsapp, finalmente, dopo ore, le funzionava di nuovo.
La prima cosa che fece fu appunto informare Zoe degli spostamenti di Harry avvistati, la seconda fu inviare un messaggio al padre.
 
 
A: Papà, 10 agosto ore 23,19
Ciao papà, tutto bene?

 
Da: Papà, 10 agosto ore 18.22
Tutto bene, tu?
 
A: Papà, 10 agosto ore 23.26
Tutto bene:)
 
Avere il padre a distanza oltremare non era mai stato facile, c’erano volte in cui le mancava terribilmente.
Cherry aveva sempre pensato che la cosa migliore, quando qualcuno era così lontano, era fargli sapere che andava tutto bene.



 
.::
Salve salvino!
è un capitolo molto breve e di passaggio, e si,
prima o poi riuscirà a trascorrere questo dannato 10 agosto,
è tre capitoli che si parla di questa giornata,
tralasciando ciò
che siete tenere quando recensite!
Aspetta.. non volevo dire questo!
Comunque
in questo capitolo troviamo alcuni accenni alle varie famiglie
come quella di Harry - totalmente normale -
con solo il padre un po' troppo severo nei suoi confronti
e questa offerta di lavoro?
cosa ne pensate?
Poi abbiamo Holly. 
di Holly sappiamo che ha un fratellino e scopriamo un po' di più
per quanto riguarda i suoi sentimenti verso Harry 
Secondo voi le piace davvero o vuole solo possederlo?
Abbiamo un'altro sprazzo di vita fra quei due scemi di Zoe e Liam che serve unicamente
ad introdurre Cherry
sì, prima o poi vi racconterò perché si chiamano Cherry Bomb e Zoe Boom.
Lovelove

 

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Capitolo 5
*** V: Fra Amplificatori. ***



(Parte prima)
 
V: Fra amplificatori.
 
     La casa di Ted Hooker non era granché grande. Era un’appartamento in centro città, con due camere da letto: una matrimoniale, ed una dove Zoe o Dennis dormivano quando occasionalmente erano invitati lì, o quando la loro sorellastra Diana tornava da Edimburgo.
Zoe stava mangiando disgustata un’insipida insalatina, mentre suo fratello si abbuffava di ogni genere di porcheria contenente glutine. Detestava particolarmente che Ted dimenticasse ogni volta la pasta per celiaci.
Sospirò rumorosamente, mentre Felicity rimproverava Ted con lo sguardo. Quella donna era una santa, per Zoe.
«Allora Dennis, come va a casa? » chiese Ted. Quello era un altro dei problemi – o delle seccature – di andare a mangiare da suo padre: il parlare di nulla in particolare. Tuttavia era costretta, quel giorno.
«Niente di che papà» rispose il rosso, continuando ad ingozzarsi. Ci furono attimi di silenzio, in cui Zoe studiò suo padre, e il momento giusto in cui avrebbe dovuto dirgli ciò per cui era venuta. Insomma, la prima volta che glielo aveva detto era il primo d’aprile di due anni prima. ‘papà’ aveva detto ‘C’è da pagare la retta del conservatorio, sono duemila sterline’ il padre era diventato paonazzo terrorizzato dal dover spendere tutti quei soldi ‘Pesce d’aprile papà! Sono solo quattrocento!’ sempre una quota troppo alta per lui.
«Papà» lo chiamò, ma giusto in quel momento il telefono di Zoe vibrò, e si affrettò a rispondere a Cherry.
«Boom come ci vengo a Goostrey oggi? » le chiese, preoccupata.
«Sta tranquilla Cherry Bomb sono anche io a Holmes Chapel, ci accompagna mio papà» la rassicurò lei, sorridendo.
«Va bene, a che ora vieni? »
«Per le sei, ora stacco che sono a pranzo – terminò Zoe – Ciao Cherry Bomb! »
«Ciao Zoe Boom» riattaccò lei, poi Zoe prese un profondo respiro. «Papà – disse, e l’uomo la fissò accigliato – c’è la retta del conservatorio da pagare, sono trecento sterline»
L’uomo sbiancò, quasi non gli venne un attacco di panico, e subito Felicity iniziò a fargli aria con un ventaglio.
 
~×~×~
 
Da: Zoe Boom, 16 agosto ore 17.50
Non abbiamo il passaggio, ci aspetta una lunga camminata Cherry Bomb
 
Cherry sospirò, iniziando a camminare verso casa del padre di Zoe, per poi partire entrambe per Goostrey, quando voltandosi alla sua destra notò che Haydn Morris stava caricando la chitarra nel cofano della sua auto. Non sapeva neanche lei dove, ma trovò la forza di avvicinarsi a lui, le sue gambe camminavano da sole e la sua bocca parlò di sua spontanea volontà «Ciao – disse – sono un’amica di Zoe, vorremmo venirvi a sentire ma abbiamo perso il passaggio all’ultimo minuto»
Haydn squadrò la ragazza dalla testa ai piedi, per poi sorridere «Abiti qui di fronte vero? » chiese lui conferma. Cherry annuì lentamente. Haydn rise «Sali su»
Cherry sorrise esageratamente, il suo cuore batteva all’impazzata mentre apriva la portiera davanti, salendo vicino al posto del guidatore. Haydn la imitò e mise in moto.
 
A: Zoe Boom, 16 agosto ore 17-57
Abbiamo il passaggio
 
«Sei la figlia della signora Jett, vero? »
«Sì» rispose lei.
«Dopo sedici anni ci conosciamo, allora» sorrise lui. Cherry sentì le sue guance andare a fuoco. Dopo sedici anni.
 
~×~×~
 
Caricarono Zoe all’Old Red Lion, e Will a Twemlow Green, un paese a metà strada fra Holmes Chapel e Goostrey, dove il castano abitava.
 «Hey cos’è tutta sta gente quì dentro? » chiese scherzoso, sistemandosi il cappellino sulla testa.
«Piccole fan che all’ultimo hanno perso il passaggio» scherzò Haydn.
«A proposito, come mai abbiamo perso il passaggio? » chiese Cherry.
Zoe rise «ho detto a mio padre della retta del conservatorio e si è arrabbiato perché dice che andiamo da lui solo per chiedergli soldi e per dispetto ha detto che non ci accompagnava»  rise Zoe, facendo ridere anche gli altri.
«Quest’anno fai il terzo anno? » chiese Will.
«Sì, inizio anche pianoforte» sorrise Zoe, elettrizzata. La musica era tutto ciò per cui viveva.
Il suo violino e la sua chitarra, e presto anche il suo pianoforte.
Il viaggio terminò in fretta con l’arrivo dei quattro al Red Lion, dove già li aspettavano Harry, Nick, Tom, Miles, Mike, Louis e.. Amanda May.
«Grazie infinite Haydn! » disse Cherry, forse un po’ troppo smielosa. Zoe scosse la testa, ridendo. Era proprio fiera dell’amica, che finalmente aveva avuto l’occasione di parlare con la sua più grande cotta dall’età di sette anni, nonostante abitasse davanti a lei. D’improvviso Will le circondò il collo con un braccio, mentre inspirava il fumo di una sigaretta e sorridendo i due entrarono nel giardino del locale. «Will! » esclamò Amanda, correndo incontro al castano, una volta entrato nel suo raggio di vista, separandolo da Zoe per abbracciarlo. La mora fece una smorfia, mentre osservava i due abbracciarsi «Ciao anche a te» disse ironica alla bionda. Amanda si staccò da Will e guardò la mora con un sorriso «Ciao Zoe»
La mora incrociò le braccia e le diede le spalle, iniziando a camminare verso lo spiazzo dedicato al concerto. Era così arrabbiata con Amanda! Fin da quando erano bambine non si erano mai sopportate, e quando lei aveva scoperto dell’amicizia fra la mora e Will aveva iniziato ad odiarla, e umiliarla quando poteva, dimostrandole ogni volta quanto più bene Will volesse alla bionda, invece che a Zoe.
«Non si saluta neanche più? » chiese una vocina un po’ stordita e fra le nuvole, che Zoe non faticò a riconoscere. «Cathleen» sorrise Zoe, voltandosi e abbracciando la rossa.
Cathleen aveva quindici anni e lunghi capelli rossi accesi, tinti, occhi marroni e delle fossette attorno alle guance. Era un po’ stordita, ma con un gran cuore e voglia di vivere.
«Non sapevo venissi anche tu» disse la mora.
«Neanche io, ma Bree mi ha costretta» disse la rossa con voce vellutata e occhi stralunati. A fianco alla rossa, Zoe notò solo in quel momento la presenza di una ragazza di circa diciotto anni, dai lineamenti asiatici e lunghi capelli blu. «Bree» si presentò la ragazza, sorridendo.
«Zoe – ricambiò il sorriso, stringendole la mano – suoni anche tu stasera? »
«Sì, ma da solista – spiegò la ragazza – sono sui generi country»
«Adoro il country! » disse entusiasta Zoe, mentre le tre si sedevano sul prato.
Zoe aveva conosciuto Cath a scuola, quell’inverno. Al primo sguardo le aveva dato subito l’impressione di essere un po’ tocca, ed è buffo raccontare che si conobbero nel bagno della scuola.
 
«Che fai? » le aveva chiesto la rossa, con un sorriso un po’ stralunato. «Mi nascondo fu la risposta della mora, che in quel momento aveva interrogazione di storia – te? »
«Anche» aveva sorriso lei.
 
Cath era estremamente dolce, una di quelle pane e miele che credono nell’amore che non finisce, eterno. Era solo grazie a lei che Zoe adesso si era addolcita, non era più la stronza di una volta. Solo grazie a lei adesso Zoe era in grado di fare discorsi come quello della settimana precedente. Cath era in grado di tirar fuori la parte migliore di Zoe.
«Perché Amanda adesso sta appiccicata ad Harry? » chiese la mora, con un velo di disprezzo, notando che la bionda in quel momento stava trascinando una panchina col riccio, ridendo e scherzando con lui. Non andava proprio bene, non andava affatto bene. Non poteva pensare a quel figo del suo ragazzo e lasciare in pace gli altri?
Insomma, Louis era bellissimo, coi capelli castani e gli occhi azzurri e la sua voglia di vivere. Non gli bastava?
«Mi vai a prendere una birra? » chiese Will alla mora, che sussultò per non averlo visto arrivare. «Perché non ci vai da solo? » chiese Zoe, ridendo.
«Dobbiamo sistemare gli amplificatori e il resto delle cose – spiegò, per poi tirare fuori cinque sterline da una tasca – per favore» la supplicò. Zoe rise, alzandosi in piedi e prendendogli di mano i soldi «ma il resto non torna» rise lei.
«No, no hey! » la fermò lui, riprendendosi i suoi soldi, scoppiando poi a ridere entrambi.
«Dai scherzavo Will, torna il resto, sta tranquillo» gli sorrise lei.
Will era un po’ incerto, ma poi le ridiede i soldi «Se torna ti do un centesimo! – poi ci ripensò – no un centesimo è troppo, facciamo che ti regalo la mia fiducia» Zoe rise, scuotendo la testa, per poi andare a prendere la birra al banco.
«Sempre a bere» scherzò Harry, avvicinandosi.
«è per il tuo batterista» spiegò lei. Lui fece una smorfia, per poi ordinare una birra. «Non bere che poi devi guidare» lo rimproverò lei, con una smorfia, e ridendo si allontanò, portando la birra a Will. «Grazie Zoe – le sorrise il castano – sei promossa a portatrice ufficiale di birra della band»
«Preferisco rimanere al mio titolo di più grande fan» scherzò lei.
«Hey, senza di te non potremmo suonare! » ribatté Will. Zoe scosse la testa, quello era proprio lo stesso Will di cui si era innamorata anni prima. «Vai a sistemare le tue cose stupido» scherzò lei, per poi tornare dalle sue amiche sedute sul prato. Nello stesso momento le raggiunse anche Cherry, che aveva civettato fino a quel momento con Haydn.
«Hai finito di zoccoleggiare? » la rimproverò scherzosa Zoe.
«Non stavo zoccoleggiando! » ribatté lei, con il sorriso sulle labbra, mentre guardava Haydn sul palco.
Presto i White Eskimo iniziarono a suonare, e tutti i loro fan più importanti erano sotto al palco a cantare e ballare al loro sound, come sempre, divertendosi come pazzi. Zoe in prima fila urlava con la sua birra in mano, mentre Cherry guardava Haydn con occhi sognanti.
Amanda era scomparsa da qualche parte con Louis, e lei si riteneva una grande amica di Will?
 
Da: Holly, 16 agosto ore 20.37
Come stanno andando i White Eskimo?
 
Zoe guardò il messaggio dopo venti minuti buoni, il tempo che i ragazzi terminassero di suonare.
 
A: Holly, 16 agosto ore 21.03
Benissimo, benissimo:)
 
Non appena scesero dal palco, Zoe saltò al collo di Will, abbracciandolo e stringendolo forte. «Sei sempre il migliore» sussurrò, sotto lo sguardo truce di Harry.
Pochi minuti dopo, Bree era pronta a suonare, con la sua chitarra e la sua bella voce e le sue canzoni country. Zoe sedeva con Cath su una panchina, ascoltando la musica decisamente più rilassante rispetto alla band precendente, mentre Cherry era sparita.
«Harry prima ti fissava» affermò Cathleen.
«Notato – rispose lei, fredda, non levando gli occhi dal palcoscenico – come torni a casa? » chiese Zoe, sapendo che la rossa abitava a Twemlow Green. «Non lo so» rispose la rossa, facendo scoppiare a ridere Zoe.
 
Da: Holly, 16 agosto ore 21.17
Harry?
 
A Zoe infastidì quel messaggio, non doveva importargli a lei di Harry, non doveva, era lei che lo aveva rifiutato tutto questo tempo e non doveva illuderlo ancora.
 
A: Holly, 16 agosto ore 21.17
È vivo.
 
«Vuoi dormire da me? » propose la mora. Cath accettò di buon grado, abbracciando l’amica, piena di euforia. «A proposito di Harry, sta venendo qui» sussurrò Cathleen, facendo colorare le guance dell’amica di rosso. La figura imponente di Harry si ritrovò a coprirle la visuale sul palco. Il riccio si morse le labbra, mentre fissava la mora dall’alto al basso, per poi prenderle una mano, e contro ogni aspettativa la portò a ballare sulla pista, facendola volteggiare su se stessa, e poi unirsi agli adulti di mezza età che già facevano balli simili alla quadriglia, ballando anche loro lì in mezzo, fra risate e piedi pestati per la scarsa coordinazione di entrambi. «Non sono brava a ballare» scherzò la mora, ridendo.
«Io sono peggio» rise anche lui, facendola volteggiare ancora.
Magari era una cosa da niente, quella, però Zoe per un secondo ancora, si convinse che non era così difficile. Si convinse che forse erano soltanto loro a volerlo render tale.
E allora se qualcuno le avesse chiesto perché non volesse dirgli addio, lei sapeva da qualche parte dentro al suo cuore che c’era una luce speciale, che brillava ancora anche nelle notti più oscure, non poteva negarlo. Non contava quanto Zoe si sforzasse di convincersi che era tutta una bugia, un’illusione, non importava quanto cercasse di ripararsi dal dolore, non poteva negarlo, con nessun altro si era mai sentita così viva.
 
~×~×~
 
«MAMMAA, CI SONO CHERRY E CATHLEEN» urlò Zoe, entrando in casa, nonostante fossero le undici di sera.
«CIAO RAGAZZE! » urlò sua madre dalla sua camera al piano terra.
«CHE CAZZO URLATE? » urlò a sua volta Dennis dalla sua camera al piano superiore. Cath guardò Cherry e le due risero sotto i baffi per i modi di fare della famiglia Hooker.
Le tre andarono sotto al gazebo nel giardino sul retro, sedendosi al tavolo a giocare a carte, mentre mangiavano un pacco di patatine al formaggio.
«Allora Cherry, hai concluso con Haydn? » chiese Zoe, senza mollare lo sguardo dalle proprie carte. Cherry arrossì violentemente «mi ha dato un bacio a stampo prima che andassi via» disse lei, e subito nel gruppo si levarono applausi felici.
 


 
.::

Eh sì umani, ho aggiornato!
Ho avuto impegni, cene di famiglia, pranzi di famiglia, colazioni di famiglia, spuntini di mezzanotte di famiglia
Bella roba
Ciò che conta è che adesso ho aggiornato!
In questo capitolo introduciamo Bree e Cathleen,
la prima una nuova conoscenza di Zoe, la seconda una vecchia amica, un po’ fuori di testa e stralunata e totalmente tocca
Ed Harry che porta Zoe a ballare?
Cosa ne pensate?
Si farà avanti? Smetterà di farsi pippe mentali?
E Zoe e Will? Come li trovate?
Amanda è un personaggio un po’ particolare,
ho letto che a molte sta già antipatica
ma vi lascio col dubbio
infondo Will è una brava persona, gli amici li sa scegliere
Cosa ne pensate di Cherry e Haydn? Come li vedete insieme?
 (per quel poco che conosciamo entrambi)
Holly è quasi totalmente assente durante questo capitolo, ma appare di tanto in tanto con dei messaggi, che Zoe trova di cattivo gusto.
Mentre di Ted Hooker? Quali sono le vostre opinioni su di lui?
Bastadomande
Mi sono rotta
Lovelovedolcine

 
 (PERDONATEMI, LO SO, FA SCHIFO)
Da sinistra a destra, in ordine: Holly, Bree, Cathleen, Cherry, Zoe, Amanda.
(Ashley Benson-Hayley Kiyoko-Ariana Grande-Miley Cyrus-Emma Roberts-Amanda Seyfried)

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Capitolo 6
*** VI: Sogni infranti. ***



(Parte prima)
 
VI: Sogni infranti.
     «Due settimane» rispose Zoe, lanciando la sua pallina da baseball verso il soffitto, per poi riprenderla al volo quando scendeva. Al fianco al suo corpo rilassato sul letto, il telefono in vivavoce, da cui usciva la voce di Niall.
«E stasera non lo vedi? » le chiese lui.
«Boh, probabile – sbuffò lei – è dal concerto che non si fa vedere né sentire» per un po’ ci fu silenzio, interrotto solo dal rumore sordo della pallina che colpiva il soffitto, per poi riscendere e finire esattamente nelle mani della mora.
Zoe era confusa dal comportamento di Harry, prima la rifiutava, poi le diceva che era straordinaria e la portava a ballare, poi nuovamente non si faceva sentire o vedere per due settimane. Cosa aveva per la testa?
«Posso farti una domanda? » chiese Zoe.
«Dimmi» rispose l’amico.
«Se un ragazzo non ti cerca è perché non gli interessi? »
«Ehm, non lo so, credo dipenda da ragazzo a ragazzo ecco.. » farfugliò Niall, non sapendo cosa rispondere. Zoe smise di lanciare la pallina e riprese il telefono in mano, togliendo il vivavoce, per poi tirarsi su, seduta sulle sue lenzuola verdi.
«Molto d’aiuto» rispose la ragazza, scherzosa.
«Scusa – rise Niall a sua volta – ora tocca a me farti una domanda! »
«Spara»
«Perché voi ragazze andate in bagno insieme? » Zoe scoppiò a ridere sonoramente, sdraiandosi nuovamente sul letto, tenendosi la pancia.
«Sono serio! »
«Non lo so Niall io non lo faccio! » rise ancora Zoe.
Riuscì a calmarsi pochi minuti dopo, per il dolore alle gengive che l’aveva presa il rider troppo.
«Ma alla fine quest’anno tornerai alla Middlewich? » chiese il biondo.
«Non mi parlare di scuole che dopodomani si rinizia! » si lamentò Zoe, rotolandosi nel letto.
«Dai son serio! Non l’hai fatto il cambio alla Holmes Chapel? » chiese lui.
«No Niall resto alla Middlewich – rispose lei – però Cherry si è trasferita alla Holmes Chapel»
«Non me ne frega un cazzo di Cherry! » si lamentò lui. Zoe rise ancora «Julia non mi farà cambiare» spiegò.
La madre di Zoe, Julia, fin da piccola l’aveva iscritta alla scuola di Middlewich, sotto consiglio delle amiche che affermavano fosse una scuola migliore. Distava quaranta minuti di autobus da casa sua, non era certo il massimo della comodità, inoltre Niall, Liam, Tom, Miles, Will, Holly e da quest’anno Cherry, andavano alla Holmes Chapel.
Privata della sua vicina di banco storica, Zoe subì oltre il danno anche la beffa: aveva scoperto pochi giorni prima che avevano una ripetente in classe, l’unica che Zoe non avrebbe voluto: Amanda May Carter.
Possibile che fosse sempre in mezzo alle scatole? Perfino a scuola, adesso, Zoe l’avrebbe dovuta sopportare.
«Sono in classe con Amanda» piagnucolò Zoe.
«Me la presenti? È troppo figa quella ragazza! »
«No! » sbottò Zoe, offesa.
«Eh dai amore, non ti arrabbiare»
«Vaffanculo Nialler» rispose lei. Per poi scoppiare a ridere entrambi «Però scordati che te la presenti, guarda che divento gelosa! »
 
~×~×~
 
L’ultimo sabato prima dell’inizio della scuola non poteva che esser passato a Manchester, per Liam. A Manchester con Zayn e i suoi compagni di scuola, a fare baldoria nell’appartamento di un compagno del moro. 
Zayn Malik aveva diciannove anni ed era il migliore amico di Liam, aveva la pelle ambrata e profondi occhi scuri, misteriosi.
La casa che quella sera ospitava la festa era l’appartamento di Lucas Mclean, compagno universitario di Zayn.
Liam respirò a fondo alle spalle di Zayn, il freddo serale iniziava a riempire l’aria di Manchester. Zayn suonò al campanello, erano ancora le nove di sera, la festa non era ancora iniziata; Lucas aprì felice, accogliendo i due con una birra in mano. Liam entrò a seguito di Zayn, la casa aveva uno stile moderno che caratterizzava una famiglia piuttosto benestante. «Lucas! » si sentì una ragazza urlare, mentre furiosa scendeva le scale. Era una ragazzina, dell’età di Zoe, all’incirca, dai lunghi e ricci capelli biondo cenere.
«Lasciate stare mia sorella – si scusò Lucas – Sally torna al piano di sopra! » la rimproverò il fratello maggiore.
«Credi che non sappia perché mi hai fatto sgomberare le camere? Ho quasi quindici anni Lucas non sono una bambina! » si lamentò la ragazza.
«Sally torna al piano di sopra, chiuditi a chiave e non uscire per tutta la sera, intesi? » sbraitò Lucas contro la sorellina, che sbuffò sonoramente, tornando al piano di sopra. Liam e Zayn risero, concedendosi il primo bicchiere di Vodka della serata. «Scusate mia sorella – ripeté Lucas – è un uragano di energia»
 
 
Liam osservava il trambusto appoggiato al tavolo, al fianco di Zayn.
«Cinque dollari che al prossimo bicchiere Lucas vomita» scommise Zayn.
«Andata» rise Liam prendendo della birra dalla bottiglia che teneva in mano. Il telefono di Liam vibrò nella sua tasca.
 
Da: Zoe, 30 agosto ore 23.56
Domani ci vediamo? Per favore..
 
«La tua ragazza? » scherzò Zayn.
«Nono, è solo Zoe» sorrise Liam.
 
A: Zoe, 30 agosto ore 23.57
Pomeriggio Zoe:)
 
«Zoe eh – sorrise Zayn – fammela un po’ vedere» Liam rise, scuotendo la testa, per poi fargli vedere una sua foto. «Hai una migliore amica così figa e non me la presenti? Che pessimo amico! » si lamentò scherzoso Zayn.
«Non gli piaceresti – rise Liam – è un po’ particolare, nei gusti per i ragazzi»
Zayn scosse la testa «Che tipo di ragazzo le piace? » chiese curioso.
«So che adesso le interessa Harry, Harry Styles» raccontò Liam.
«Hazza? – serrò gli occhi Zayn – era in classe con me alle superiori, quando vivevo ancora ad Holmes Chapel! » scosse la testa divertito «Allora capisco che tipo le piace, quelli strani – continuò Zayn – Andiamo, Lucas ha vomitato»
 
 
«Dovresti essere in camera chiusa a chiave, ragazzina» scherzò Liam, appoggiandosi alla ringhiera vicino alla sorellina di Lucas.
«Torna dalla fogna da dove sei uscito, se devi prendere in giro» sbuffò Sally, incrociando le braccia. Liam rise «che caratterino»
Sally fece una smorfia, che divertì Liam «Odio quando mio fratello invita i suoi amici del cazzo» si lamentò. «Hey, mi ritengo offeso» rise ancora Liam.
«Sei troppo ubriaco per  offenderti» ribatté Sally.
«Cosa te lo fa credere? » la sfidò lui, una mossa azzardata, perché pochi secondi dopo era piegato in due a vomitare giù dalla balconata. Sally rise, tenendogli la fronte mentre vomitava «immagina se qualcuno passasse per la strada adesso» rise Sally. Sicuramente una serata che Liam non avrebbe dimenticato.
 
~×~×~
 
Il citofono trillava ripetutamente, ma Liam aveva tutto, tranne che la forza di alzarsi e andare ad aprire.
Assieme al citofono, anche il telefono continuava a vibrare, ma ancora Liam non aveva la forza di prenderlo in mano.
D’improvviso sia il citofono che il telefono smisero di distrarlo dal suo sonno, ma era ancora presto per cantar vittoria, il vetro della sua finestra iniziò a ticchettare ripetutamente. Costretto a girarsi e ad aprire gli occhi, Liam vide la figura di Zoe non troppo rilassata, anzi, profondamente adirata. Liam si tirò su immediatamente e aprì la finestra, dalla quale Zoe entrò.
«Zoe, amica mia» affermò mieloso Liam provando ad abbracciarla. «amicamiastocazzo» urlò lei, iniziando a tirargli pugni sullo stomaco, e in men che non si dica si ritrovarono a fare la lotta come fratelli, per poi scoppiare a ridere allegri. «Ti ho lasciato centinaia di messaggi! » lo rimproverò lei, una volta che si furono seduti a terra, con la schiena poggiata al muro.
«Scusa è stata una serata davvero – cercò le parole adatte ma l’unica cosa che uscì dalla sua bocca fu – wow»
«Wow? » rise Zoe.
«Wow – confermò Liam – ma tu non dovevi venire di pomeriggio? »
«Liam» lo richiamò lei.
«Dimmi»
«Sono le quattro del pomeriggio»
Liam serrò gli occhi, alzandosi dal pavimento, iniziando a ripulire la camera «mamma e papà saranno qui fra mezzora! » urlava, ripulendo il tutto, mentre Zoe rideva, scuotendo la testa. «Potresti aiutarmi! » si lamentò Liam.
«Sì, potrei, ma non lo farò – rise Zoe – ricordi? Abbiamo già affrontato questa conversazione»
«Sì, più o meno tutte le volte che bisogna lavorare» la rimbeccò lui.
Pochi minuti dopo la camera era tutta in ordine, Liam era vestito e stava trascinando Zoe fuori di casa.
 
~×~×~
 
«Niente niente? »
«Niente»
«Ma sul serio? »
«Giuro»
«Non ci credo»
«E non ci credere»
«Harry è pazzo» concluse Liam. Zoe rise, appoggiandosi poi alla sua spalla, mentre erano seduti sul prato, lei con gli occhi lucidi, cercando di non piangere. «Insomma, perfino Zayn dice che sei figa, e lo sei cazzo! Se non se ne accorge ha delle fette di prosciutto al posto degli occhi»
«Zayn ha detto che sono figa? » rise Zoe.
«Sì ieri sera, suppongo» rispose Liam, scoppiando a ridere.
 
«Mi accompagni a casa? » gli chiese dolcemente Zoe, con un gran sorriso.
«No Zoe, non sono il tuo taxista» si lamentò Harry, acido. Zoe aggrottò le sopracciglia «si può sapere che ti prende? – gli urlò lei – un giorno non mi vuoi, l’altro mi dici che sono straordinaria e che ogni ragazzo sarebbe fortunato ad avermi, l’altro ancora mi porti a ballare e poi invece mi rispondi così male»
«Cosa ti aspetti Zoe? Te l’ho già detto cosa penso, sei una bimbetta e non voglio avere assolutamente niente con te»
 
«Beh – si consolò Zoe – Zayn è un gran figo, me lo presenti? » scherzò.
«Forse, ma non è il tuo tipo – rise Liam – ma almeno non si fa complessi se una ragazza è più piccola di lui»
«Già, almeno quello – rise Zoe, abbracciando il migliore amico – Grazie per esser qui, con me, Liam»

 
 

 
.::
Premesso che mi sto deprimendo per le scarse recensioni
approfitto delle vacanze per aggiornare un po' di più, in quanto appena tornerò a casa mia sarò troppo occupata
Eh sì, quindi sparirò per un po'
Ma voi non dovete smettere di recensire, vi prego
mi deprimo

Tralasciando la mia depressione, parlando del capitolo,
Qualcuno negli scorsi capitoli mi aveva chiesto di Liam ubriaco
ed eccolo qui!
Fatto male, ma fatto per una ragione
Forse qualcuno indovinerà quale
soprattutto chi mi segue da tanto, che sa bene che qualsiasi cosa faccio è stata creata per essere funzionale
premetto che avrei voluto scriverlo meglio, ma le parti fondamentali erano queste
il risveglio poi, con Zoe superarrabbiataallariscossa
Ebbene sì, Harry ancora una volta ha dimostrato di reputare Zoe ancora una bambina e l'ha rifiutata, anzi,
ha rifiutato addirittura di darle anche solo un misero passaggio
Harrycattivo.
Ah sì, e la questione delle scuole? 
Cosa ne pensate di Amanda in classe con Zoe?
Riuscirà a convincere sua madre a farle cambiare scuola come ha fatto Cherry?
Oppure litigherà tutti i giorni del prossimo anno scolastico con Amanda?
Domande stupide
vabbuò, ciao dolcine!


 

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Capitolo 7
*** VII: Settembre. ***


 

(Parte prima)
Penso che abbiamo un emergenza;
Se pensavi che avrei mollato ti sbagliavi
perchè io non smetterò di tenere duro.
Emergency - Paramore.

 
VII: Settembre.
     La luce penetrava dalla finestra semiaperta, Brandy dormiva ai piedi di Zoe, che intanto si era girata e rigirata almeno cinque volte fra le lenzuola. Un leggero venticello scuoteva lo scaccia sogni appeso al soffitto, tutto era calmo.
«Zoe se non ti svegli subito vengo in mansarda! » sbraitò Julie, dal piano inferiore. Nell’udire quelle parole Zoe serrò subito gli occhi, e leggendo l’orario sulla sveglia si alzò subito in piedi, inciampando sulle lenzuola e finendo muso a terra.
«Zoe? Cos’era questo tonfo? Sei sveglia? » sbraitò nuovamente sua madre. «Tu che dici? » rispose Zoe, a bassa voce, soffiando per levarsi un ciuffo che le era finito davanti alla faccia, mentre Brandy le correva incontro per giocare. «Non ora Brandy» si lamentò Zoe, che rialzandosi in piedi ricevette una chiamata da Cherry.
«Cherry» la salutò lei, inespressiva, mentre con una mano teneva il telefono e con l’altra prendeva i vestiti.
«Pronta al primo giorno di scuola? » le chiese lei.
«Ma vaffanculo mi lasci anche sola» si lamentò Zoe, mettendo il vivavoce mentre infilava i pantaloni.
«Ma dai, credevo cambiassimo insieme! E poi sono stanca di fare avanti e indietro in autobus sapendo che c’è una scuola anche ad Holmes Chapel» si giustificò Cherry.
Zoe fece una smorfia, continuando a vestirsi «ma perché sei sveglia a quest’ora? Non inizi fra un ora? »
«Beh sì, ma vado a fare colazione con una mia nuova compagna di classe, l’ho conosciuta su facebook è simpatica, sai? »
«Buon per te, io sono con Amanda» ribatté Zoe, mentre si lavava i denti nel piccolo bagno a fianco alla sua camera.
«Mi dispiace – affermò Cherry – mi prometti che non mi sostituisci con lei? »
«Ma che razza di domande sono? – sbottò Zoe – non ho tempo per certe cose Cherry, ci sentiamo» concluse, riattaccando la telefonata, mentre, ormai vestita, prendeva lo zaino e scendeva le scale.
 
Zoe era mezza addormentata sull’autobus, raggomitolata nel suo sedile, quando un fastidioso ticchettio la risvegliò. Voltandosi notò che era Mike, con Amanda al suo fianco. «è ora di scendere» le ricordò lui, mentre svogliata, Zoe riprendeva il suo zaino sulle spalle e seguiva Mike e Amanda. Arrivarono davanti alla porta della scuola e Zoe si girò una sigaretta, così come Mike e Amanda.
«Avevi proprio preso sonno» rise Mike, accendendosi la sigaretta.
«Eh sì» rise a sua volta lei, mentre tirava fuori la scatoletta di fiammiferi.
«Perché accendi con i fiammiferi? » chiese Mike.
Zoe scosse le spalle «mi diverte di più»
Amanda, al loro fianco rise, persino la sua risata disturbava Zoe.
Iniziavano a girare ragazzi di fronte al cortile, e Zoe salutava la maggior parte di loro, sino ad allontanarsi da Mike e Amanda quando passarono Cathleen e Bree.
 
Zoe si ritrovò a correre velocemente verso l’aula, come tutti gli anni, per riuscire a prendere il suo meraviglioso posto infondo e vicino alla finestra. Tuttavia, entrando nell’aula appurò che quel posto era già stato occupato da Amanda. Delusa, ma non abbattuta, si sistemò davanti a lei, sempre vicino alla finestra. Quasi a dire ‘io sono superiore a certe cose’ e la ignorò, a lungo.
 
~×~×~
 
     Zoe strizzò gli occhi per mettere a fuoco l’immagine dall’altra parte della sua casa delle vacanze. C’erano molti membri della sua famiglia, sua nonna Regina, sua madre, suo fratello, perfino suo cugino Andy, come sempre erano loro nella casa al mare, e allora cosa c’entrava Harry assieme a loro?
Era più che convinta a lasciarlo perdere, lasciarlo andare. Si era sforzata per tre settimane di lasciare che tutto scorresse. Di lasciare che lui trovasse una ragazza della sua età. E allora perché adesso era lì, in mezzo alla sua famiglia?
Zoe fece una smorfia, salendo le scale che portavano alle camere e si rinchiuse nella propria. Non riusciva a credere a ciò che aveva visto.
«Posso? » chiese lui, entrando nella camera di Zoe.
«No Harry, va fuori! » lo cacciò lei, alzando il dito verso la porta per enfatizzare. Harry sembrava non voler muoversi, così si avvicinò, per spingerlo fuori dalla sua camera e chiudere la porta a chiava. Il tempo di allontanarsi, due passi esatti, e la porta si aprì di nuovo, lasciando intravedere Harry che  stava rientrando in camera.
«Ti ho detto che devi stare fuori! » si lamentò lei.
«Come siamo acidi» scherzò lui, con un sorrisetto sghembo.
«Vai fuori! » lo rimproverò, cacciandolo fuori e chiudendo ancora una volta la porta a chiave, e sedendosi davanti, per bloccarla. Tuttavia pochi secondi dopo la porta era inspiegabilmente aperta, e il volto di Harry sbucava da questa e fissava Zoe con un sorriso.
«Va’ via! » sbottò ancora Zoe, cacciandolo nuovamente via. Chiudendo la porta a chiave e posizionando l’armadio davanti alla porta, per non lasciarlo passare. Tornò indietro e si sdraiò sul letto, con le lacrime agli occhi. Guardò verso la porta, l’armadio era tornato al suo posto e la porta si stava aprendo ancora. Esasperata, Zoe rinunciò a cacciare ancora una volta via Harry, che si sdraiò al suo fianco, pancia all’aria, e rimase in silenzio, mentre Zoe piangeva.
 
«Sapete, mia madre è in grado di interpretare i sogni» affermò Bree. Zoe era seduta sugli scalini nel giardino della scuola, ginocchia al petto e volto affondato in queste. «Hai detto che c’era una porta che non si chiudeva, no? » chiese conferma la ragazza.
Zoe annuì, quasi impercettibilmente.
«E adesso aspettiamo che risponda» disse la ragazza, inviando un messaggio alla madre.
«Dai Zoe, non può essere niente di grave» la rincuorò Cathleen.
Zoe, di tutta risposta grugnì, senza alzare la testa dalle ginocchia. Era di pessimo umore, quel sogno l'aveva sconvolta, sballottata come su una nave in un mare in tempesta. 
«Mi ha risposto» sorrise Bree, aprendo il messaggio.
«Allora – cominciò – ha detto che quando in sogno troviamo una porta che continua a riaprirsi dopo che abbiamo provato più volte a chiuderla, allora questo indica che non è arrivato ancora il momento per quella porta di chiudersi definitivamente. Il nostro inconscio sta cercando di farci capire che anche se noi “razionalmente” pensiamo di essere arrivati alla fine di un percorso - che può riguardare il nostro lavoro, la nostra famiglia o anche una relazione personale - in realtà non è ancora arrivato il momento di chiuderlo una volta e per tutte»
Appena Bree terminò, Zoe tirò uno schiaffo sul braccio di Cathleen.
«Aiah! Perché lo hai fatto!? » si lamentò la rossa.
«Perché mi avevi detto che non poteva essere niente di terribile! » piagnucolò Zoe, togliendo finalmente la testa dalle ginocchia.
«Dai non è così male – la consolò Bree – semplicemente non è arrivato il momento di dire addio ad Harry»
«Bree – la richiamò Zoe – sono settimane ormai che provo a non pensarlo, è due sabati di fila che non faccio serata al bar così non posso vederlo, non puoi venirmi a dire che è una cosa positiva sapere che non è il momento di lasciarlo andare, quando è stato lui a ricordarmi chiaramente, l’ultima volta, che sono una bimbetta e che non vuole avere niente a che fare con me»
 
~×~×~
 
«Cherry? » la chiamò Zoe, non appena rispose al telefono.
«Dimmi Zoe! »
«Oggi vieni da me? » le propose, con un filo di speranza.
«Uhm, non posso, sono da Eleanor per una ricerca, ci sentiamo ok? » concluse, prima di riattaccare.
Zoe sbuffò, prima di buttarsi sul letto.
Tutti gli anni era sempre la stessa storia. Ogni volta che iniziava l’anno scolastico Liam e Niall sparivano, e da quell’anno anche Cherry era sparita, troppo occupata a passare del tempo con le sue nuove compagne di classe.
Eppure non aveva affatto intenzione di passare il giovedì pomeriggio in casa, così si alzò dal letto e infilata la felpa si precipitò giù dalle scale, verso la fermata dell’autobus.
 
Venti minuti più tardi era seduta all’Old Red Lion, gustandosi un caffè, mentre impegnata a leggere il libro di filosofia, preparandosi all’interrogazione del giorno dopo.
Non le erano mai piaciute le materie letterarie, tanto meno la filosofia: un’insieme di informazioni e sentenze che la metteva in confusione, giri di parole che non facevano che farle chiedere “quante pippe si facevano questi?”
«Zoe – la richiamò Mike, vedendola ai tavoli – cosa ci fai lì tutta sola? » Zoe rise «Studio, non si vede? »
«Ma cosa studi! Dai vieni con noi a fare aperitivo! » la incitò. Zoe rise ancora, e riponendo il libro nello zaino seguì Mike, che la condusse verso Will e Tom. «Dove andiamo? » chiese Zoe.
«Al George and Dragon – rispose Will – comunque ciao eh» si lamentò.
«Ciao Will» rise Zoe, abbracciandolo.
«Quanto amore» affermò inespressivo qualcuno, alle spalle di Zoe. E forse lei riconosceva la voce.
E non si sbagliava: era proprio Harry. «Vogliamo andare? » chiese, retorico.
Il cuore di Zoe iniziò a pompare sangue a velocità supersonica. Quei venti giorni senza vederlo non l’avevano che reso più bello agli occhi della mora, era davvero troppo presto per lasciarlo andare?
I ragazzi si misero in cammino verso il pub, un locale piacevole dove trascorrere il pomeriggio.
«Secondo me è meglio il Crown Goostrey» ribatté Mike ad una discussione su quale pub facesse i migliori drink in zona.
«è ovvio, noi di Goostrey siamo i migliori in questo campo» si vantò Zoe, scherzosa.
«Se sono tutti come te ne dubito – scherzò Will – i drink finirebbero prima di arrivare al tavolo»
«Hey! » sbottò Zoe, offesa, mentre tutto il gruppo rideva, Harry compreso. Non le restava altro da fare allora, se non accettare l’evidenza: sì, i suoi amici avevano proprio ragione, quei drink sarebbero finiti prima di arrivare a tavolo. I ragazzi si sedettero al tavolo nel cortile esterno, Zoe fra Will e Mike.
«Sta arrivando anche Amanda con Louis» annunciò Mike.
«Siamo già qui in realtà» scherzò Amanda, arrivando alle spalle di Zoe.
La mora sospirò a fondo, Amanda ormai era ovunque.
Era al bar, al pub, a scuola, in biblioteca.
Se la ritrovava perfino in giro per Goostrey!
Amanda e il suo ragazzo si sedettero fra Will e Tom.
«Posso portarvi? » chiese gentilmente la cameriera, con in mano un taccuino e una penna. Una ragazza di circa venticinque anni, dai bei lineamenti e un gran sorriso.
«Rum e Cola» ordinò Will.
«Sambuca» disse solamente Amanda.
La cameriera guardò Louis «devo guidare» si giustificò, alzando le braccia a mo’ di ‘sono innocente! Non fatemi del male!’
«Una Guinness» ordinò a sua volta Tom.
«Un Long Island» continuò Harry.
«Long Island anche a me» terminò Mike.
«Lei signorina ? » chiese gentilmente la cameriera.
Zoe, notando che la ragazza l’aveva interpellata andò quasi nel pallone «Ehm io nulla» balbettò.
«Non ci credo che non vuoi nulla» rise Will.
«Non ho abbastanza soldi dietro» spiegò lei, vergognandosi quasi.
«Le porti un Tequila Sunrise» parlò Harry. La cameriera sorridente si appuntò l’ultimo drink e sparì nel locale.
«Non posso pagarlo Harry! » sbottò Zoe.
«Infatti lo pago io» rispose, mentre dalla tasca tirava fuori un pacchetto di sigarette. Zoe sorrise esageratamente, per poi guardare in basso per coprire il rossore che le ricopriva le guancie, le sue piccole attenzioni che le riservava le erano sempre piaciute  «Lascia – disse, prendendo il suo pacchetto di sigarette – offro io» Harry accettò di buon grado. 
«Hey Zoe – la richiamò Will – ma la tua amica, Cherry, ha intenzione di rubarci Haydn? » scherzò, con un gran sorriso.
«Non lo so – rise Zoe – non vedo Cherry Bomb da un bel po’» spiegò, accendendosi la sigaretta con il fiammifero, come al suo solito.
«Ma perché Cherry Bomb? » le chiese Louis.
«Me lo sono sempre chiesto anche io» commentò Will.
Zoe rise «Come la canzone – spiegò – dei Runaways» Tom alzò un sopracciglio. «Non pretendo che la conosciate» rise ancora Zoe.
«Devo andare in bagno» affermò Will.
«Vai» lo esortò Mike.
«Mi accompagni? » chiese all’amico.
«No! »
«Tom mi accompagni? »
«Ma vai! » lo rimproverò anche Tom.
«Hazza? »
«Ma è a due passi Will! » si lamentò Harry.
«Ma vai, cos’è? Dobbiamo reggerti il cazzo? » scherzò Mike.
«No ma non voglio andarci da solo! » si lamentò ancora Will, giusto in tempo che arrivarono le ordinazioni.
«Zoe cos’abbiamo da fare per domani? » chiese Amanda, mentre beveva beata il suo drink.
«Filosofia» rispose Zoe.
«Cosa? »
«Parmenide e Zenone – continuò Zoe – stavo ripassando finché Mike non mi ha proposto di venire a fare aperitivo»
«Direi che era una prospettiva più allettante di fare i compiti» scherzò Will.
«Puoi dirlo forte» rispose la mora.
«Alla Holmes Chapel non si fa filosofia – appurò Harry – o sbaglio? »
«Non sbagli» confermò Tom.
«Ma perché voi siete poco acculturati» scherzò Louis.
Louis aveva quasi vent’anni  ed era uscito dalla Middlewich – dove aveva conosciuto Amanda – da circa un anno.
«Comunque Zoe – la richiamò Amanda – qual è Parmenide? »
«La teoria dell’essere e il non essere» le ricordò Zoe.
«Mmh.. – rifletté Amanda – ma è quella che ti fa fare mille pippe mentali! O sbaglio? »
«Non sbagli – ribatté Zoe – l’essere è e non può non essere e il non essere non è e non può essere» citò la mora, bevendo un sorso di bevanda.
«Oddio, già mi vedo a impazzire per ‘sta roba, stasera» si lamentò scherzosamente Amanda, facendo ridere Zoe.
«Zenone è quello dei paradossi? » chiese ancora conferma.
«Sì» rispose la mora.
«Ma non hanno senso quei paradossi! » sbottò la bionda.
«Come quello di Achille e la tartaruga – confermò Zoe, esasperata – no non funziona così!»
Amanda sospirò «Oltre a filosofia abbiamo altro? » chiese ancora la bionda.
«Matematica»
«Ma tu non ce l’hai un’agenda dove ti segni i compiti? » scherzò Tom.
«No, è lei la mia agenda» scherzò Amanda.
Effettivamente la bionda era da un po’ che aveva affittato Zoe come agenda personale, tuttavia la cosa non la disturbava, e non capiva perché.
Zoe guardò l’orario. Era tardi. «Devo proprio andare – si congedò Zoe – se perdo l’autobus  sono a piedi e il signor Styles di sicuro non accompagna una bimbetta a casa» scherzò la mora, beffarda.
«Ti sto pagando il Drink» la ricattò Harry, col sorriso sulle labbra. «Ti ho dato una sigaretta» ribatté la mora, Harry fece una smorfia.
«Grazie» sussurrò lei, sincera, per poi salutare tutti e correre verso la fermata.
Era davvero così? Era davvero troppo presto per chiudere quella porta? Era troppo presto per chiudere Harry fuori dalla sua vita?
Zoe guardò alle sue spalle, verso il George and Dragon, e rivide nella sua mente Harry sorridere.
Era troppo presto per chiudere Harry fuori da quella porta, fuori dalla sua vita.

 
.::
Allora
Io vi voglio un gran bene
ma perché non recensite?
Io ho bisogno che voi recensiate
se no mi deprimo
ora, non so neanche perché sto aggiornando oggi, probabilmente sarete tutte impegnatissime nei compiti
ma volevo farvi una sorpresa
quindi buona epifania!
Quanti dolci avete ricevuto?
Io tanti
e non fatevi fregare! Se i vostri vi dicono che siete grandi per avere la calza
non credetegli! Non siete mai troppo grandi
semplicemente non vogliono spendere soldi
Ababababapproposito
Parlando della storia:
è un capitolo lungolungolungo
e pieno di informazioni
Primo giorno di scuola - raccontato alla cazzo, ne sono cosicente -
Il sogno.
Cosa ne pensate?
E del pomeriggio al George and Dragon?
Ci tengo a ricordare che tutti i locali che troverete in questo testo esistono sul serio e si trovano esattamente dove ho scritto
La cosa che mi preme di più è chiedervi cosa ne pensate di Amanda
Vi sta più simpatica? 
Vi sta ancora sul cazzo?
Anche voi odiate filosofia quando la odiamo io e Zoe?
Non centra nulla, ma vabbé
Ciao dolcine!


 

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Capitolo 8
*** VIII: Le cose cambiano. ***


 

(Parte prima)
Perché ti importa di cosa pensa la gente?
Sei legato al loro guinzaglio?
Anklebiters - Paramore.

 
VIII: Le cose cambiano.
     Non era riuscita a studiare assolutamente nulla.
Tutta quella filosofia girovagava nella sua mente senza meta, nomi greci e pensieri che nella mente di Zoe non avevano né capo né coda.
E di sicuro studiare in autobus non era granché utile, ma Zoe ci avrebbe provato comunque. D’altronde odiava prendere brutti voti.
Non che fosse il genio della classe – escludendo chimica, fisica e matematica, materie in cui eccelleva – ma se la cavava, e non voleva portare brutti voti a casa.
Stanca, scese dall’autobus e si tolse le cuffie dalle orecchie «Zoe! » la chiamò Amanda, apparendole al suo fianco. «Dimmi» si sforzò di sorridere Zoe, mentre già si avviava verso la scuola.
«Io e Camille saltiamo scuola, vieni? » chiese, sorridente. Zoe si fermò, e guardò Amanda. Non c’era cattiveria nei suoi occhi, e questa poteva essere un’occasione per non prendere qualche brutto voto di filosofia.
Zoe sospirò affondo «Andiamo»
 
Camille era una loro compagna di classe, una ragazza piccolina e dai lunghi capelli rossi, una ballerina nata, ed un piccolo genio a scuola, ma un genio più ribelle. Erano ferme al Kings Arms a fare una ricca colazione a base di cornetti alla cioccolata. «Ma lo sapete che a Middlewich esiste il Golden Lion? » chiese Camille, mentre addentava il suo cornetto.
«Leoni ovunque» scherzò Zoe, pensando al Red Lion di Goostrey e all’Old Red Lion di Holmes Chapel.
«Camille smettila di essere così sotuttoio» la rimproverò Amanda, scherzosamente, mentre si accendeva una sigaretta. «Ma io so tutto sull’argomento! » citò il personaggio di Hermione Granger, per poi scoppiare a ridere assieme alle due compagne.
«Ieri sono stata a casa di O’Neal» affermò Camille entusiasta, cambiando argomento. O’Neal era il cognome del ragazzo con cui Camille andava a letto da ormai un anno. «Mi ha fatto un succhiotto sulla tetta! »
«Che puttanella che sei» scherzò Amanda, continuando a fumare la sua sigaretta, per poi voltarsi verso Zoe «Dai Zoe, dì qualcosa! » la spronò la bionda, sorridente.
«Tipo? » chiese la mora, inspirando un tiro dalla propria sigaretta.
«Tipo con Hazza! » esordì, alzando un sopracciglio in segno d’intesa.
Zoe arrossì immediatamente, nascondendosi nella felpa «è una lunga storia» farfugliò, cercando di non tradirsi.
«Abbiamo una mattinata intera! – esclamò Camille, sorridente – ma qual è Hazza? »
«Quello coi capelli ricci» le spiegò Amanda.
«Quello perennemente in paranoia! » intuì la rossa, per poi scoppiare a ridere.
«Dai spiega! » la esortò Amanda, con un gran sorriso.
«Ma scusa come fai a saperlo? » le chiese Zoe, alquanto incuriosita, glielo aveva detto Harry? Parlava di loro in giro?
«Si vedeva ieri che c’era qualcosa fra di voi – spiegò la bionda – e allora ho chiesto a Will ma lui non sapeva niente, anzi era stupito quanto me! » continuò il suo racconto. Zoe fece una smorfia, perché non aveva parlato di lei a Will? Dopotutto era uno dei suoi più cari amici. Non capiva se lo avesse fatto poiché era una persona riservata, o semplicemente perché considerava Zoe un dettaglio da niente, una cosa insignificante, priva di qualsiasi tipo di importanza.
«E allora siamo andati a chiedere ad Harry stesso e ha negato tutto» terminò il suo racconto la bionda. «Ma ora racconta tu! »
Zoe respirò «nulla di che – iniziò, spegnendo la sigaretta nel posacenere – l’ho conosciuto a giugno e mi interessava, ma a lui piace Holly, o almeno così sembra, non si capisce granché – rifletté la mora – a volte si comporta come se gli interessassi e a volte come se non contassi niente» e forse non contava veramente niente, se non aveva parlato di lei ad uno dei suoi più cari amici.
«Ma se gli interessi perché non ci prova? » chiese Camille, socchiudendo gli occhi.
Zoe rimase a bocca aperta, mentre stava per parlare, poi quella parola fece irruzione nella sua mente: bimbetta. «Perché sono troppo piccola» spiegò infine Zoe.
«Vedi? – esclamò Camille – l’ho detto che è pieno di paranoie quel ragazzo! »
Zoe scoppiò a ridere «sì, effettivamente è vero»
«Dai allora ci parlo io! Lo convinco! » terminò entusiasta Amanda, mentre anche lei spegneva la sua sigaretta nel posacenere.
Zoe sorrise, scuotendo la testa.
Forse non era davvero così male come sembrava, Amanda. Era una bella persona, dopotutto, ed aveva provato fino a quel momento ad esserle amica. Ripensando ad ogni suo sguardo, non notava cattiveria nei suoi occhi, tutti i sorrisi che le aveva rivolto erano sinceri. E allora perché lei doveva fare la bimbetta e starle alla larga per una stupida antipatia infantile? No, doveva dimostrare di essere matura, doveva comportarsi da adulta, doveva appurare che infondo Amanda era simpatica.
«Zoe! – la richiamò Camille – appare prof di letteratura inglese selvatica! »
Zoe fece in tempo a voltarsi per notare la prof di inglese  che stava ordinando un caffè.
Subito Zoe, Camille e Amanda si infilarono i propri cappucci in testa e lasciando i soldi sul tavolo si misero a correre fuori dal Kings Arms, verso il canale di Middlewich.
«Facciamo il canale? » propose Amanda, le ragazze si guardarono fra loro «andata! » esclamò Camille.
Pagarono il battello e salirono, pronte a fare un giro del canale di Middlewich.
«Questa mattinata resterà nella storia» Affermò Amanda.
«Assolutamente! » acconsentì Camille. Zoe sorrise, osservando le due ragazze con lei, per poi affacciarsi alla ringhiera del battello e guardare l'acqua muoversi.
 
~×~×~
 
«Mi stai dicendo.. – iniziò Liam, con tono pacato, mentre seduti sotto al gazebo nel giardino sul retro della casa di Zoe – che dopo che mi hai rotto il cazzo per un mese con ‘sono in classe con Amanda gne gne non ci voglio stare in classe con quella’ adesso sei diventata sua amica? » continuò, con un tono meno pacato.
«Suppongo di sì » rise Zoe, mentre mangiava le patatine con avidità.
«C’è un circolo nell’inferno per le persone come te» assottigliò gli occhi lui, rendendogli lo sguardo un po’ più truce.
Zoe rise ancora, mandandogli dei bacini volanti.
 
«Posso farti una domanda? » gli chiese lei.
«Spara»
«Se un ragazzo non parla di te ad uno dei suoi più cari amici, è perché non sei poi così importante? » chiese conferma lei. Quella domanda la torturava da quella mattina.
«Beh – balbettò Liam – di sicuro non è un buon segno»
Gli occhi di Zoe si spensero, cercava davvero di comprendere quel labirinto intricato di paranoie che era Harry.
«Io a Zayn gli dico persino della persona più insignificante con cui sono andato in discoteca»
Zoe sospirò. Ormai era ufficiale: Ad Harry lei non interessava.
 
~×~×~
 
Zoe scese dall’autobus, in compagnia di Mike e Amanda, come ogni mattina dall’inizio della scuola, e come ogni mattina da una settimana, si fermarono al Kings Arms a fare colazione, per poi entrare a scuola giusto in tempo per l’inizio delle lezioni, alle quali Zoe prendeva sempre posto alla sinistra di Amanda.
«Zoe – la richiamò Amanda – ‘sto pomeriggio vieni all’Old Red Lion? Mi devi aiutare di chimica» le chiese la bionda, speranzosa.
«Mi offri il cornetto» la ricatto la mora.
«Andata» rise gioiosa la bionda, motivata positivamente allo studio di quella materia da lei tanto odiata.
 
 
«Zoe? » parlò la voce al telefono, non appena la mora fece scorrere il tasto verde.
«Dimmi» rispose la mora, indaffarata nel riempire lo zaino coi libri che le sarebbero stati utili a quel pomeriggio di studi con Amanda.
«Che dici se oggi ci vediamo? » le propose la ragazza, al telefono.
Zoe si stupì, e non positivamente. Cherry non si faceva sentire da una settimana, non si faceva vedere dall’inizio della scuola, e così, quando Zoe si era arresa al tentativo di cercarla, aveva deciso di riapparire.
«Scusa Cherry, sono con Amanda» si scusò, poco dispiaciuta, mentre usciva dalla camera e percorreva il corridoio che l’avrebbe condotta alle scale.
«Con Amanda? Cosa vai a fare con Amanda? » chiese, sorpresa e non poco.
«A studiare»
«Ma non ti stava sul cazzo? » chiese, alterandosi.
«Le cose cambiano Cherry – rispose semplicemente la mora – per tutti»


 
.::
Salve salvino!
So che sono in un ritardo pazzesco e che il capitolo non è niente di che,
solo una serie di informazioni e di svolte
il personaggio di Camille non era previsto, lo giuro
inizialmente doveva essere sostituito da Mike
ma quelli affrontati sono discorsi da femmine, non di certo da maschi
Cosa ne pensate adesso di Amanda?
E di Cherry?
E del nuovo personaggio, Camille? Compagna di classe secchiona ribelle fuori di testa ballerina aaaah
Harry birichino, secondo voi perché non ha parlato di Zoe a Will?
Lo scoprirete nelle prossime puntate!
nanana nana naaa
Ciao:3

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Capitolo 9
*** IX: Sulla mia spina dorsale. ***



(Parte prima)
Pensavo ci volesse tutto il mio tempo per analizzarti,
a tua mente nella mia mente
Thinking of you - Tracy Chapman

 
IX: Sulla mia spina dorsale. 
 
    
 La colonna vertebrale degli esseri umani è formata da trentatré o trentaquattro vertebre. La sua funzione principale – oltre a quella motoria – è quella di sostenere il corpo.
La mia aveva ceduto.
 
Zoe scese dalla mansarda con gli occhi gonfi e lo zaino sulle spalle; dietro di lei, Brandy la seguiva, convinto – come ogni mattina – che la ragazza lo avrebbe portato a spasso.
«Auguri Zoey» affermò la madre, appena la vide comparire in soggiorno, baciandole la fronte.
La ragazza si sforzò di sorridere e sussurrare un pacato «grazie» prima di accarezzare il San Bernardo e uscire di casa.
Per il suo ‘giorno speciale’ aveva indossato dei semplici pantaloni larghi, che si stringevano con un risvolto poco sopra alla caviglia, le Converse bianche, una felpa del padre con il simbolo dell’azienda per cui lavorava, coperta da un eskimo verde scuro. Il suo stile, insomma rispecchiava la sua svogliatezza mattiniera, anche nel suo ‘giorno speciale’.
 
Da: Liam, 7 novembre ore 00.00
Sono sempre il primo a farti gli auguri! Sono troppo bravo!
Auguri Zoey, ti voglio bene! (ma tanto non ci vengo comunque stasera ad Holmes Chapel)
 
Zoe sorrise leggendo il messaggio inviatole quella notte, ormai erano anni che Liam era il primo a farle gli auguri, a mezzanotte. Rise leggendo l’avvertimento del ragazzo, per quanto bene le volesse non sarebbe mai uscito per quella città invece che starsene a Manchester con quel pazzo di Zayn. E faceva bene, neanche lei, quella sera, aveva così tanta voglia di stare ad Holmes Chapel, fra auguri di compleanno che non desiderava ricevere e fra auguri che avrebbe al contrario voluto ricevere.
Per esempio quelli da parte di Harry. O di Will. Will non le faceva mai gli auguri in orario, un anno non glieli aveva affatto resi e un altro li aveva inviati il giorno prima. Quindi, secondo questa logica, questo era l’anno buono, forse glieli avrebbe davvero fatti in orario.
Rise, non appena la figura di Will si focalizzò nella sua mente: balle, Will era Will, ed era troppo pretendere un misero augurio da uno così fuori di testa.
Sospirò, poi salì in corriera, tirando fuori i libri di matematica e iniziando a svolgere i compiti che non aveva terminato la sera precedente.
«Cosa studi Zoe!? -la rimproverò Amanda, sedendosi al suo fianco – Auguri, a proposito» le sorrisero, sia lei che Mike, mentre quest’ultimo si sedeva nei sedili davanti.
Zoe rise, scuotendo la testa e chiudendo i libri di matematica.

 
~×~×~
 
«Mamma» la richiamò Zoe, entrando in casa, guardandosi intorno. Dennis doveva essere dall’amico Peter. Zoe cercò la madre in soggiorno e in cucina, fallendo in entrambi  i casi, sinché non sentì dei singhiozzi provenire dalla sua camera da letto.
«Mamma? » la richiamò Zoe, vedendola seduta sul letto, asciugandosi le lacrime, il telefono accanto a lei, sul letto. «Ci hanno staccato il gas» disse solamente lei. Zoe rimase in silenzio, non trovando le parole da dire.
 
Settemila sterline erano il debito che Ted Hookers aveva con l’usuraio.
Non erano mai stati pieni di soldi, mai; dopo la separazione, poi, le cose erano peggiorate, i soldi non bastavano mai e questo aveva portato Ted a provare a risolvere la questione in un altro modo, un modo che non avrebbe portato nulla di buono. Solo quel giorno, l’aveva scoperto, suo padre aveva riempito di bugie tutti, perfino Felicity.
Giocare d’azzardo era diventata un’abitudine per Ted, e adesso non avevano più soldi, avevano staccato il gas.
E Zoe sentiva il peso del mondo sulle sue spalle, una figlia non dovrebbe consolare una madre, ma le lacrime di Julie non toccavano terra, si infrangevano sulle spalle di Zoe, che gentilmente la consolava, come dovrebbe contrariamente fare Julie.
 
La colonna vertebrale degli esseri umani è formata da trentatré o trentaquattro vertebre. La sua funzione principale – oltre a quella motoria – è quella di sostenere il corpo.
La mia aveva ceduto.
Ma se era così che doveva andare, allora perché la maggior parte di noi ignora la possibilità di sbagliare?
 
Ma Zoe non aveva mai lasciato che qualcosa la buttasse giù, o almeno, non avrebbe mai lasciato che qualcuno le leggesse così nell’animo, che qualcuno si avvicinasse così tanto da ferirla, i problemi rimanevano suoi e così dovevano essere.
 
Per questo quella sera Zoe mostrava un gran sorriso.
«Sta arrivando Harry» annunciò Will, guardando il telefono.
E per la prima volta a Zoe non importava, non era lui il peggiore dei suoi problemi, lui a confronto era una briciola. Un’insignificante briciola.
«Will hai dimenticato qualcosa? » le chiese Amanda, arrivando con due bicchieri di alcolici al tavolo, dando quello di Gin a Zoe.
«Cosa? » chiese il ragazzo. Guardando la bionda con fare interrogativo.
«è il compleanno di Zoe! » esclamò Camille, sorridente.
«Oh, non era domani? » chiese, confuso.
«No Will» rise Mike.
«Oh, scusa Zoe, auguri! » esclamò, offrendole il suo bicchiere di Whiskey, per farsi perdonare. Zoe rise a sua volta, Will, ancora una volta aveva dimenticato il suo compleanno, e ancora una volta utilizzava su di lei il suo grande potere di far star bene le persone che parlano con lui. Lo aveva sempre fatto.
«Come siete allegri questa sera – scherzò Harry, sedendosi al tavolo con loro, poi guardò Zoe – ciao Zoe» le sorrise.
La mora, d’altro canto, seppur felice di tale attenzioni non ce la faceva davvero più a perdere tempo dietro a lui, non poteva perdere ancora tempo dietro a lui.
«Zoe! » la richiamò una voce femminile, la voce di Holly. Zoe si alzò dal tavolo e si avvicinò all’amica, sforzandosi di sorridere. «Sono passata a portarti il regalo di compleanno – spiegò la bionda, tirando fuori dalla borsa una bustina di color verde – mi dispiace se non sono più così presente, ma sai, sono così triste ultimamente che non ho voglia di uscire, mi sento così sola» provò a giustificarsi lei. Zoe si limitò ad ascoltarla, mentre apriva la bustina di color verde.
Il contenuto era un ciondolo in ferro a forma di quadrifoglio «un portafortuna» aveva sorriso Holly. Zoe abbracciò cordialmente Holly, per ringraziarla del regalo, e sforzandosi di sorridere.
«Ora però devo andare, mi sono venuti a prendere, andiamo a ballare – si giustificò – tu con chi sei? »
«Con Amanda, Will e gli altri» rispose prontamente Zoe, cosciente dell’antipatia che le due bionde provavano l’una per l’altra.
«Ah – rispose solamente – devo andare» farfugliò «Grazie per il regalo» sorrise Zoe, con un velo di sincerità.
«Ciao Zoe – rispose lei – ciao Harry! » salutò anche il riccio, speranzosa. Ma questo le fece un cenno con la testa, facendola andare via con un ghigno.
 
«Sono triste non esco più mi sento sola.. – iniziò Zoe a fare l’imitazione di Holly – e poi se ne va a ballare» rise, scuotendo la testa «ipocrisia portami via»
«E mi considera ancora il suo migliore amico – affermò Mike – dopo che è scomparsa da settembre»
«Sbagliato! – lo corresse Zoe – ogni tanto si fa sentire, ma solo per compiangere la sua pseudo-finta-depressione»
«Io l’ho sempre detto che il suo vittimismo è più grande della persona che è» terminò Amanda.
In tutta la discussione Harry, Camille, Will e Louis erano rimasti in silenzio, non sapendo cosa dire. Forse perché quelli di loro che avevano più ragione di arrabbiarsi erano Zoe e Mike.
 
Erano nello spiazzo all’esterno del bar, la radio esterna aveva iniziato a dare le note dei Fall Out Boy.
«Balla, balla Camille» rideva Amanda, mentre Dance, Dance veniva suonata alla radio, e anche Zoe e Will ballavano, in modi molto più primordiali e stupidi, rispetto a Camille che a confronto sembrava una professionista.
Intanto la mora intonava con la band «Why don’t you show me little bit of spine? » con lo sguardo rivolto ad Harry. Per poi prendere la bottiglia di birra per terra e bere.
 
«Non mi hai neanche fatto gli auguri di compleanno» affermò Zoe. Lo sapeva, lo avevano fatto a posta gli altri a lasciarli da soli, seduti su un muretto al fianco del bar.
«Era il tuo compleanno? » chiese il riccio.
«Fino a quarantatré minuti fa sì» rise lei, guardando l’orario.
«Auguri» si scusò lui, guardando il basso.
«Troppo tardi» rispose lei, non smettendo di sorridere «Solo – continuò, pensandoci un po’ su – mi sto annoiando ad aspettarti, non stiamo certamente diventando più giovani» 
«No, quello no.. » rispose Harry, imbarazzato. Zoe era in grado di colpire i punti deboli di Harry, involontariamente.
«Cosa faresti – Zoe respirò, chiudendo gli occhi – se adesso scoppiassi a riderti in faccia? Se ti dicessi che mi stai lasciando una ferita aperta come.. » Zoe si guardò intorno, per trovare un comparativo. «Come un panorama»
Harry provò a rispondere, aprendo la bocca, ma fu subito interrotto da quella piccoletta. «Non ti ho mai incolpato di nulla, lo sai»
«Lo so» rispose lui, pensieroso.
Zoe si alzò dal muretto «Fatti dare un consiglio da una bimbetta -  parlò guardandolo dall’alto al basso – smettila di lasciare che le tue paure gestiscano la tua vita»
Le parole trafissero Harry come lame taglienti, che avrebbe sempre voluto dare sfogo alla sua attrazione per la bimbetta, ma le sue paure avevano sempre avuto la meglio. Harry per la prima volta smise di pensare e alzandosi in piedi prese la testa di Zoe fra le sue mani e posò le sue labbra su quelle della bimbetta, per poi premerle per trasformarle in un bacio. «Consideralo il tuo regalo di compleanno» sussurrò il riccio, a fior di labbra.

 
~×~×~

Tutti i sensi di Zoe prendevano vita, mentre barcollava verso casa mezza ubriaca. Lui l'aveva baciata. 
Non che si aspettasse nessun grande cambiamento, conosceva Harry e non si aspettava nulla. Ma era felice, che per almeno una volta nella vita lui avesse lasciato da parte le sue paure e avesse vissuto l'attimo per quello che era. 

Non saremo mai più giovani come lo siamo in questo momento.


 
.::
Dandandaaaaan
Eh si umani, sono viva ed Harry a baciato Zoe.
Esultate finché potete, perché al nono capitolo dovreste conoscere almeno un po' Zoe e almeno un po' Harry.
Lui non può rendere tutto semplice, sarebbe troppo facile vivere se lo facesse.

I problemi familiari di Zoe!
Cosa pensate della sua famiglia?
Spoilerando un po' presto arriveranno capitoli in cui vedremo il rapporto che Zoe ha con i suoi familiari
non spesso narrato in molte storie ma che a mio avviso considero fondamentale,
soprattutto se la storia narra di adolescenti
E spoilerando ancora un po'
la storia avrà ben 40 capitoli, suddivisi in 3 parti.  
Inoltre avrà 1 missing moment (che pubblicherò fra il trentanovesimo capitolo e l'epilogo)
e se la storia mi appassionerà avrà ben 2 sequel
(sì, voglio fare le cose in grande questa volta, ma non è niente di sicuro!)
Fatemi sapere le vostre opinioni,
ciao dolcini! :3

 

 
 

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Capitolo 10
*** X: Fino ai settanta. ***



(Parte prima)
X: Fino ai settanta. 
Dove saremo relegati, quando scongeleremo tutti i nostri silenzi?
Chiediamoci cosa diventeremo Harry, cosa saremmo diventati.
 
«Non ti ha più cercata? » chiese Amanda, quel giovedì pomeriggio, seduta all’Old Red Lion. Zoe scosse la testa, provando a concentrarsi sul libro di fisica, per prepararsi all’imminente verifica del giorno successivo. Masticava nervosamente l’estremità della sua penna. A distanza di quasi una settimana lei ed Harry non si erano sentiti, non che fosse stupita.
Dopotutto lei era solo una bimbetta, pensare che potesse cambiare un ragazzo come lui era fuori dalla sua portata, sapeva che era stato solo un impulso, una risposta alla sua provocazione.
«Sai – iniziò Amanda – l’altra sera i ragazzi avevano le prove» Zoe staccò gli occhi dal libro, per guardare il suo interlocutore. « Will scherzava chiedendogli come andasse con te»
Il cuore di Zoe perse un battito, era sempre stata curiosa di scoprire cosa dicesse lui ai suoi amici, riguardo lei.
«Nick non sapeva neanche che ci fosse qualcosa con te – continuò Amanda – mentre Harry continuava a negare tutto, dicendo di non avere neanche il tuo numero»
Zoe provò una fitta di rabbia, rabbia perché era stato lui stesso a chiederle il numero quell’estate, rabbia perché poteva capire fosse stato un impulso, ma non doveva tagliarla fuori, fare finta che lei non esistesse e che fra loro non ci fosse mai stato nulla. «E tu questo come lo sai? » chiese la mora, ingoiando della saliva, mentre la mano stringeva forte la matita dal nervoso.
«Me lo ha detto Will – rispose Amanda – non voleva neanche che te lo dicessi perché pensava ti saresti arrabbiata»
Zoe respirò affondo, provando a mantenere la calma e cercando di concentrarsi sul libro di fisica ancora una volta. Forse la cosa che la irritava di più era che non avesse neanche avuto il coraggio di cercarla lui stesso per farle sapere che non contava nulla per lui. Dio, in quel momento Zoe avrebbe solo voluto che lui la scalfisse, la danneggiasse in qualsiasi modo, in modo che finalmente potesse capire che lui la sfregiava e poi se ne andava come una scottatura solare. Zoe appurò che ci era voluto tutto il suo tempo per analizzarlo, la sua mente nella propria. Appurò che aveva sperato che Galileo avesse ragione, che la terra fosse tonda e che lui sarebbe tornato da lei; ma seppur cercandolo non era da nessuna parte in vista. Il mondo doveva essere piatto, i Babilonesi avevano ragione. Zoe iniziò a pensare di considerare la gravità, se lo metteva su un piedistallo sarebbe scivolato e caduto innamorato di lei. Ma lui era volato via nell’aria, alla velocità della luce. Probabilmente, al mondo ci sono alcuni oggetti che sfidano leggi che non riusciamo a concepire.
E stava maledicendo ogni nervo e neurone del suo cervello poiché non volevano farla smettere di pensare a lui.
«Zoe? » la richiamò la bionda, davanti a lei.
«Non ho bisogno del suo amore, ok? – sbottò Zoe – Ma mi tratta come una sconosciuta e mi sembra scortese! »
«Zoe io.. »
«E non mi ha mai voluta cazzo, non ha mai avuto bisogno di me – continuava a sbraitare – ma va bene no? C’è sempre un altro giorno! »
Amanda serrò gli occhi, quasi spaventata: non aveva mai visto Zoe così arrabbiata. «Vuole più di me, no? E allora cosa sta aspettando? Io non lo sto più ad inseguire, mi ha fatto sentire piccola troppe volte ed io.. » balbettò, guardandosi intorno, notando che molti dei clienti si erano girati a guardarla, solo allora abbassò il volume della voce «non so davvero come possa credere di trovarmi qui per lui, ultimamente»
Poi abbassò la testa, tornando a concentrarsi sul libro di fisica, sostenendo la fronte con una mano. Amanda osservò un po’ Zoe, ci pensò più volte prima di parlare, continuando ad aprire e chiudere la bocca incerta.
«Volevo solo chiederti se mi spiegavi quest’argomento.. »
 
Le due amiche pagarono il barista, Ronald sforzandosi di sorridere per scusarsi della scenata che Zoe aveva fatto all’esterno. «Non ti ho mai visto così arrabbiata» scherzò Ronald, che ormai aveva un po’ di confidenza con gran parte dei suoi clienti. Zoe rise istericamente, prima di uscire dal locale. «Andiamo per negozi? » propose la bionda, e subito Zoe acconsentì, sapendo che il metodo più sicuro per far tornare il sorriso ad una donna è quello di portarla a fare shopping.
Peccato che guardare tutti quei bei vestiti e non poterli comprare era una gran seccatura, che le ricordava ancora una volta quanto suo padre avesse sbagliato e di come la sua situazione economica non fosse delle migliori.
«Provatela» le sorrise Amanda. Zoe scosse la testa, tornando sul pianeta terra. La bionda si riferiva infatti ad una gonna nera a vita alta, con fantasie floreali di colori pallidi, che Zoe stava osservando da ben due minuti, sovrappensiero.
«Non potrei comprarla» rispose lei, sforzandosi di sorridere all’amica.
«Zoe! » la richiamò una voce familiare, alle sue spalle. Zoe si voltò e vide Cherry venirle incontro, assieme a sua madre, in una delle loro famose giornate madre-figlia che da quando il padre non c’era più si ostinavano a fare.
«Ciao Cherry» sorrise lei, o almeno ci provò.
«Come stai? » le chiese, con un gran sorriso la ragazza.
«Si va avanti» rispose, mentre vedeva Amanda allontanarsi verso i camerini «devo andare» si giustificò, per poi correre dietro all’amica.
 
Da: Cherry Bomb, 13 novembre ore 17,11
Zoe
 
La ragazza guardò il telefono, mentre camminava al fianco di Amanda verso il muretto vicino all’Old Red Lion, dove le due avrebbero potuto sedersi senza l’obbligo di ordinare qualcosa.
 
A: Cherry Bomb, 13 novembre ore 17,12
Dimmi

Da: Cherry Bomb, 13 novembre ore 17,13
Sei strana
 
Zoe sospirò, mentre si girava una sigaretta.
«Grazie per le ripetizioni di fisica – scherzò Amanda – ti devo un rene» Zoe rise, accendendosi la sigaretta con un fiammifero.
«Guarda che me lo segno – rispose la mora, beffarda – il giorno che ne avrò bisogno sarai la prima che cercherò» le due scoppiarono a ridere, divertite da tali conversazioni.
 
Da: Cherry Bomb, 13 novembre ore 17,17
Cosa ti succede?
 
Zoe sospirò a quella domanda, e la rabbia provata nei confronti di Harry quel pomeriggio faceva nuovamente spazio dentro di lei.
 
A: Cherry Bomb, 13 novembre ore 17,19
Non mi succede niente Cherry. Niente di che. Sono solo un po’ stanca e stanca di parlare di me. Di dire come sto e di sapere cosa ne penso e cosa non ne penso.
 
Da: Cherry Bomb, 13 novembre ore 17,20
Non credo di aver capito..
 
Zoe inspirò la sigaretta profondamente e contò fino a dieci.
 
A: Cherry Bomb, 13 novembre ore 17,19
Non puoi, non ci sei stata e non ci sei ancora adesso.
 
«Ma che belle signorine» scherzò un uomo anziano, passando di lì. Avrà avuto circa ottant’anni, il bastone che lo sosteneva, capelli bianchi bianchi, come le nuvole e due profondi occhi azzurri. Portava due borse della spesa nella mano libera.
«Siete così giovani, godetevi la vostra giovinezza ragazze! » Zoe sorrise imbarazzata, guardando il basso. «State attente a noi maschi ragazze, mi raccomando – disse con un sorriso sornione – perché siamo un po’ scemi»
Zoe rise fra sé ‘credo di averlo capito da sola questo’ «Sapete, io ho conosciuto mia moglie ad una festa paesana, non sapevo neanche il suo nome ma l’ho portata a ballare lo stesso – affermò, accendendosi la sua pipa, da cui aspirò del fumo – Creature meravigliose, che siete voi donne» affermò, sorridente «Noi uomini non possiamo fare a meno di amarvi»
Magari, pensò Zoe, sospirando.
«Ed io l’ho fatto, sì, l’ho amata mia moglie – continuò a parlare – per cinquant’anni, lei è stata tutto, una donna perfetta, una moglie perfetta, una perfetta casalinga, ed io ecco l’ho amata ogni giorno della mia vita, perché anche nelle notti più buie lei riusciva a farmi innamorare ancora e ancora»
Zoe sorrise profondamente, con le lacrime agli occhi. Sarebbe bello.
«E due mesi prima dei nostri cinquant’anni insieme lei se n’è andata»
Zoe provò un profondo senso di angoscia nell’udire quelle parole.
«Ed io ecco, vorrei che quello lì che sta lassù – indicò il cielo – com’è che lo chiamano? Ecco, io vorrei che ci facesse vivere due volte»
Zoe chiuse gli occhi, per idratarli a fondo «Perché la seconda sarebbe sempre migliore»
Alla sua destra anche Amanda era presa dalle parole dell’anziano signore.
«Ha bisogno di una mano, signore? » le chiese una donna, anche lei sulla settantina, dal dolce sorriso e gli occhi profondi.
«Le sembro così vecchio? » scherzò il signore, senza perdere il suo sorriso sornione.
«No ma si figuri! » rise l’anziana signora.
«Lei invece, non le do più di quarant’anni! » disse, pieno di allegria.
«Dio, dovrei darti tre baci! » scherzò la signora, e lo fece per davvero, gli diede tre baci sulla guancia. Una scena da film, pensò Zoe, sorridente.
«Scusate per avervi disturbate, ragazze» affermò l’uomo, una volta che la donna andò via.
«Si figuri, è stato un vero piacere ascoltarla» sorrise profondamente Zoe, ancora rapita dalle parole dell’anziano signore.
«Mi raccomando, state attente a noi maschi! » scherzò infine, prima di andare via. Zoe rise ancora una volta, scuotendo la testa, riflettendo su quanto sarebbe bello, infondo, avere qualcuno con cui addormentarsi la notte, qualcuno da baciare la mattina, qualcuno con cui litigare perché ha perso l’ennesimo paio di calzini, qualcuno per cui varrebbe la pena invecchiare.
Nella sua mente si fece spazio il volto di Harry, per un solo secondo.
«Andiamo a prendere l’autobus? » propose Amanda.
Zoe annuì, alzandosi dal muretto e avviandosi alla fermata.
Quando le sue gambe non l’avrebbero retta più come prima, quando la sua testa se ne andrà e le sue memorie spariranno, quando le sue mani non suoneranno più allo stesso modo, qualcuno che l’avrebbe amata fino e oltre i settant’anni, magari il suo cuore batterà ancora più forte di quando ne aveva quindici. No. Non le sarebbe dispiaciuto un cazzo invecchiare con qualcuno.
Ma quel qualcuno non era Harry.
 
Si suppone che dobbiamo provare ad essere realisti, e non siamo insieme e mi sono sentita così piccola, e questo è reale. 

 
.::
Tadaaan sorpresa!
Ringraziate Straightandfast  perché è lei che mi ha spronato ad aggiornare così in fretta
E me perché non vedo l'ora di arrivare alla seconda parte
Allora, cosa ne pensate di questa Zoe così furiosa che finalmente sbotta e si arrabbia per colpa di Harry?
Credevate davvero che lui avesse già capito eh? HAHAH illuse. 
è stupido, è un maschio, lo dice anche il vecchietto. 
Ci tengo a chiarire che Zoe non è una lunatica pazza e può aver trattato male Cherry, ma semplicemente perché è una persona
che tiene molto alla fiducia e all'esserci, da entrambe le parti.
E la scena col vecchietto? Cosa ne pensate soprattutto dell'affermazione finale, riguardante Harry?
Zoe non vuole invecchiare con lui. DAN DAN DAAAAN.
Gna, non ho più voglia di continuare, godetevi il capitolo
Ciao dolcini:3

 

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Capitolo 11
*** XI: Scottatura solare. ***


 

(Parte prima)
Will you stay?
Will you stay away forever?
XI: Scottatura solare. 
     L’atmosfera in casa Hooker era apparentemente tranquilla: Zoe, Dennis e Julie erano seduti a tavola mangiando un piatto a base di pollo. Fuori il cielo era nuvoloso, ma non minacciava pioggia. Il rosso lasciò parte del pollo sul piatto, prima di alzarsi e tornare in camera sua a giocare a qualche videogame. Zoe e Julie rimasero a terminare i propri e anche quello avanzato di Dennis. Ormai in quella casa non si buttava niente.
«Pensavo – iniziò Julie – non ti ho preso neanche il regalo di compleanno» Zoe rise sotto i baffi, scuotendo la testa «Non lo voglio mutty, non è importante»
«Invece sì, vestiti che andiamo a fare shopping»
 
Il fatto che sua madre avesse messo da parte alcuni soldi guadagnati facendo da babysitter o le pulizie di casa a qualche vicino solo per comprarle un misero regalo di compleanno la riempiva di gioia. Zoe sorrideva mentre attraversava il viale di Holmes Chapel, trascinando la madre dentro al negozio dove due giorni prima aveva visto la gonna a fiori, assieme ad Amanda. Per lei, anche solo quel misero regalo l’avrebbe resa la ragazza più felice del Cheshire.
«Come mi sta? » chiese Zoe, uscendo dal camerino.
«Sei bellissima Zoey – sorrise sua madre – ma chi è lui? »
Zoe arrossì di colpo, prima di chiudere la tenda imbarazzata.
 
«Si chiama Harry» disse semplicemente Zoe, in un attimo di silenzio, alla madre. Stavano tornando da quel poco di shopping che avevano fatto, ma pur sempre felici di aver trascorso una giornata insieme. «Harry eh? E com’è? » le chiese.
«Un pezzo di merda» rispose la mora, facendo scoppiare a ridere la madre.
«E ne sei innamorata? » chiese ancora Julie.
Zoe trattenne il respiro, ne era innamorata?
Comparò ciò che provava quando parlava con Harry, a ciò che anni prima aveva provato  anche solo guardando Will, poi scosse la testa «Non sono mai caduta innamorata di lui – rispose, guardando fuori dal finestrino – diciamo che mi ha fatto inciampare»
Julie rise ancora, assieme a Zoe, che intanto pensava che la sua era la mamma migliore del mondo.

 
~×~×~
 
Zoe si riguardò allo specchio per l’ultima volta, ancora incerta se lasciarsi quella gonna addosso. La canottiera scura e le calze nere. Respirò per ancora una volta affondo, prima di mettere il giubbotto lungo scuro, e uscire di casa.
 
Arrivò all’Old Red Lion alle nove di sera, dove Amanda, Louis, Mike, Will, Tom, Miles e Camille già la aspettavano.
«Dio, Zoe con una gonna! Ragazzi datemi un pizzicotto perché credo di star sognando! » rise Amanda.
«Sono fiera di te! » urlò invece Camille, asciugandosi una finta lacrima per poi correre incontro e abbracciare la mora.
«Non mi fissate» piagnucolò invece Zoe coprendosi col giubbotto, imbarazzata.
«Hey aspetta – continuò Amanda, avvicinandosi a Zoe e schiudendo gli occhi per vederci meglio – ma tu hai le tette! »
Si levò una risata generale del tavolo, con una Zoe ancora più imbarazzata di prima «Suppongo di sì Amanda, sono una ragazza, di solito le ragazze ce le hanno»
 
La serata continuò leggera fino alle dieci e mezza, quando Will fece un annuncio che catturò il cattivo umore di Zoe. Sta arrivando Harry.
Era pronta a rivederlo? Magari a urlargli in faccia, oppure ignorarlo. Non sapeva neanche come comportarsi quando le si sarebbe piazzato davanti, non sapeva cosa avrebbe potuto dire.
Il fatto era che conserviamo le risposte nel profondo della nostra mente, consapevolmente le dimentichiamo. È così che funziona la mente umana, ogni qualvolta qualcosa è troppo doloroso, troppo umiliante per noi da ricordare lo rigettiamo, lo cancelliamo dalla nostra memoria, ma il ricordo è sempre lì.
Il fatto era che probabilmente, fra Zoe ed Harry, era finita prima ancora di iniziare.
Il fatto era che Zoe non amava Harry.
Per questo lo aveva evitato tutta la sera, parlando con altre persone, non coinvolgendolo nelle conversazioni e evitando qualsiasi contatto visivo con quel diavolo di riccio. Scappava, si nascondeva.
«Zoe – ma Harry era sempre capace di trovarla – sei arrabbiata con me? » Zoe si voltò a guardarlo. Erano nello spiazzo al fianco al bar ed erano tutti intenti a parlare fra loro, divertirsi. Zoe si concentrò per non urlargli contro, poi i pugni chiusi si rilassarono e lei contò fino a dieci e non era più arrabbiata. «No, no, non sono arrabbiata – Harry alzò un sopracciglio, come a farle capire che non ci credeva – ok, lo sono stata, ma adesso non penso più male di te! » ancora una volta, Harry alzò il sopracciglio «Non più? »
«Va bene, qualche volta l’ho fatto – si arrese lei – dipende dai giorni, ok? L’estensione della mia inutile rabbia, ma non sono più arrabbiata»
Harry si rilassò, per poi allargare il sorriso «Mi fa piacere sapere..»
«Non sentirti soddisfatto – lo rimbeccò lei – è solo perché ho realizzato che tu non ne vali la lotta» terminò, fermamente convinta di ciò che stava dicendo. Dopotutto non era mai servito a nulla arrabbiarsi con Harry perché lui non era mai cambiato.
Harry corrucciò nuovamente l’espressione, quasi dispiaciuto «E inoltre sto voltando pagina» terminò Zoe, per poi bere dalla propria birra e tornare da Camille.
 
«Un brindisi – affermò Will, in piedi sul muretto vicino al bar – ad Harry, e alla sua ultima serata ad Holmes Chapel»
Tutti alzarono le birre al cielo, molti di questi confusi da questa novità.
«Che intendi, Will? » gli chiese Amanda, quando il castano scese dal muretto «Si trasferisce, sua padre gli ha trovato lavoro a Londra» spiegò semplicemente, per poi tornare a far baldoria assieme a Tom e Miles. Zoe ascoltò la risposta e perse un battito. Le era poi davvero così indifferente? Aveva davvero voltato pagina. Zoe lo guardò ridere con gli amici che presto non avrebbe più visto. Forse un po’ le sarebbe mancato.
Lo osservò davvero, come poche altre volte aveva fatto. Forse erano davvero così simili, i loro cuori, conservavano il dolore all’interno. Ma la sua calma apparente era biecamente diversa dall’apparente spensieratezza di Zoe, erano due mondi diversi. Il mondo dei piccoli e quello dei grandi. Harry ormai era grande, aveva determinate responsabilità. Harry era un adulto, e Zoe solo una bimbetta.
«Londra, eh? » chiese conferma, sedendosi al suo fianco.
«Già» si sforzò di sorridere Harry, mentre si fumava una sigaretta. Zoe annuì, stringendo le labbra e guardandosi intorno, imbarazzata come fosse la prima volta che aveva parlato con lui.
«Quanto – iniziò, per poi mordersi la lingua – quanto pensi di stare? »
Harry prese l’ultimo tiro di sigaretta, per poi buttarla per terra e soffiare via il fumo dalla gola. «Per sempre, credo»
Zoe strinse le labbra, guardando il basso «Per sempre è tanto, tanto tempo – iniziò, Harry si voltò per guardarla – soprattutto quando si  perde la propria strada»
I due rimasero in silenzio per qualche minuto, prima che Harry si alzasse «Devo andare a casa, parto domani mattina presto» si giustificò.
«O-ok» sussurrò, annuendo. Harry salutò il resto dei ragazzi e poi andò via con l’auto, come se fosse una normale serata, come se il sabato successivo lui sarebbe tornato al bar.
Ma Harry non sarebbe più tornato all’Old Red Lion.
C’era un vento terribile quella sera, Zoe se lo sarebbe ricordato sempre.
 
 A: Harry, 16 novembre ore 02,57
A proposito, stavo provando a dirti che avevo ragione quando dicevo che tu mi ferisci e poi te ne vai, come una scottatura solare.
 
Da: Harry, 16 novembre ore 03,02
A proposito, stavo provando a dirti che stasera eri straordinaria, bimbetta.
 
Zoe sorrise a labbra strette fra le lenzuola e bloccò il telefono, e quando anche quel filo di luce proveniente dal telefono svanì Zoe si rigirò fra le lenzuola, per lui, lei era straordinaria.

 
~×~×~
 
«Chef in un ristorante di lusso Londra? » chiese stupito Liam. Zoe lanciò il bastone a Brandy, che subito corse a prenderlo nel grande parco vicino al lago di Goostrey. «Sì» rispose semplicemente. «E ti mancherà, secondo te? »
Zoe respirò a fondo «Non ero innamorata di lui»
Con quella semplice risposta Zoe credeva di aver risposto, se non era innamorata di lui, non le sarebbe mancato.
«E non gli hai detto nulla? Non vi siete dati neanche il bacio d’addio? » scherzò Liam. Zoe rise, scuotendo la testa «ti pare? Mi ha solo detto che sono straordinaria, e lo ha anche fatto per messaggio»
Liam rise, sedendosi sul prato. Zoe imitò l’amico, sedendosi al suo fianco, per poi sdraiarsi a guardare il cielo, stranamente limpido. «Cerco di convincermi che le distanze siano una cosa bellissima – iniziò Zoe – e lo sono, di sicuro! »
I due amici si guardarono negli occhi, per poi scoppiare a ridere «ma vaffanculo»
 
Sono seduta tutta sola, e mi sento vuota.
Ti ho guardato a lungo l'altra sera. Forse i nostri cuori sono davvero così simili, conservano il dolore all'interno. Ti ho guardato a lungo e ho comparato la tua calma apparente alla mia apparente spensieratezza e adesso so che siamo come natura e artificio. C'è una metropolitana che ti passa attraverso, ed un fiume in piena che mi scorre dentro.
Ma non vorrei parlare del passato adesso, non mancherà sempre qualcosa, non mi sentirò sempre così vuota. Voglio solo pensare al futuro e ai miei sogni, non voglio perdermi nei ricordi.
Perché questo non è colpa tua, ma mi hai fatto sentire piccola, troppe volte. 

 
.::
Salve salvino!
Ce l'ho fatta ad aggiornare, che miracolo
pensate ragazzi che ho iniziato finalmente a studiare qualcosa, a metà anno scolastico ormai!
Ma apparte questi miracoli, 
il capitolo è molto tirato, ma io adoro il rapporto fra Zoe e la sua Mutty! E lo adorerò ancora di più nei prossimi capitoli.
Fra Zoe ed Harry troviamo invece un confronto iniziale, dove Zoe è ancora furiosa con Harry, ma poi si calma realizzando che non ne vale la pena di arrabbiarsi
e diventa addirittura triste quando scopre che Harry partirà per sempre
Voi cosa ne pensate di questa partenza? Insomma, lo avevo già accennato in Altrove, il rapporto fra Harry e suo padre è complicato
in quando lo reputa un buono a nulla e non gli importa sapere ciò che vuole Harry, ma solo di mandarlo a lavorare.
Zoe e Liam sono i più patatini punto e basta. Sto quasi pensando di farli sposare. Assolutamente. 
Ciao dolcinee :3

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Capitolo 12
*** XII: L'altra metà. ***


 

(Parte prima)
And we’re set alight, we’re afire love.
XII: L'altra metà.
     «Zoe sembri in un percorso di formula uno» scherzò Amanda, guardando la mora che sfogliava pagina dopo pagina per ripassare la lezione di filosofia. Zoe ignorò la bionda e continuò a ripetere mentalmente tutti quei pensieri sconnessi. Socrate bla bla bla madre levatrice bla bla bla maieutica. Era inutile provare a fermare Zoe quando era in paranoia per un interrogazione.
«Zoe – la bloccò nuovamente Camille, sedendosi nel banco a fianco ad Amanda – ho visto la signora Hathaway andare via piangendo, non credo proprio che oggi faccia lezione»
 
Il marito della signora Hathaway era morta quella mattina.
Per quanto Zoe non andasse d’accordo con quell’insegnate, fu triste nel mettersi nella sua posizione.
L’insegnante era molto legata al marito, tanto da parlarne in continuazione a scuola, menzionarlo spesso durante le lezioni.
E fu il pensiero di perdere una persona cara, che spronò Zoe a portare un dolce a casa della signora Hathaway, con tanto di fiori.
«Hooker, non me l’aspettavo» affermò la donna, con le lacrime agli occhi, quando aprì la porta di casa e si ritrovò davanti i presenti. «Non è solo un modo per saltare l’interrogazione, vero? » si sforzò poi di scherzare, facendo accomodare Zoe in casa.
La casa della signora Hathaway aveva uno stile datato, trascurato, di chi passa la maggior parte del proprio tempo a pensare ad altro.
Isabella Hathaway era una donna bellissima, a parer di Zoe, nonostante i suoi cinquantotto anni suonati. Era piccolina, dai lineamenti fini e gli occhi azzurrissimi, e le sue due uniche emozioni erano sempre felicità o paranoia.
Tranne per quel maledetto giovedì di metà dicembre.
«Della cioccolata? » le chiese l’insegnante.
«Sì per favore» sorrise Zoe, sedendosi sul divano. La mora osservò come la signora si muoveva elegantemente per casa, era bella. Nei movimenti, nel suo modo di fare. Si muoveva anche solo per preparare della cioccolata calda ed era ugualmente bella. Zoe avrebbe pagato oro solo per essere bella la metà, e non sempre così goffa. Era che Zoe non si sentiva bellissima, che voleva essere qualcun'altra, magari più simpatica, magari una di quelle che non sono bellissime ma quando le vedi te ne innamori a pelle perché brillano di luce propria un po’ come le stelle, che le vedi e te ne innamori. Ma Zoe non si sentiva una stella, Zoe si sentiva come uno di quei satelliti che non riescono a brillare, che si aggrappano alle stelle e le guardano splendere e vorrebbero splendere come loro, ma non possono.
Dopo pochi minuti la donna versò della cioccolata nella tazza di Zoe, e se ne versò un po’ nella propria. Si sedette e rimase con lo sguardo perso per parecchi minuti, mentre entrambe si concedevano il calore di quella tazza.
«Mi dispiace molto – disse solamente Zoe, stanca di quel silenzio imbarazzante – per la sua perdita»
La signora Hathaway rispose con un sorriso gentile, rimanendo in silenzio. Zoe si trovò a ripensare ad Harry: era un mese ormai che era partito. Non si era neanche fatto sentire, in quel mese. Evidentemente la verità era che la pensava raramente.
Ed ecco, avrebbe voluto mancargli di più, o mancargli almeno un po’, ma poi guardò la signora Hathaway e pensò che provare la mancanza di qualcuno fosse tremendo. E ora gli sembrava così egoista, ciò che aveva pensato.
Quindi avrebbe solo voluto che lui andasse affanculo.
«Lo amava tanto? » chiese Zoe.
La signora sorrise ancora una volta, alzandosi per portare le tazze in cucina, per poi tornare lentamente in salotto. «Non lo abbiamo ancora studiato ma – iniziò l’insegnante – All’origine dei tempi gli esseri umani non erano suddivisi per genere, ciascuno di essi aveva quattro braccia, quattro gambe e due teste»
Zoe corrucciò lo sguardo, cosa diamine stava blaterando?
«Per gelosia nei confronti della perfezione umana, Zeus li separò in due parti con un fulmine – respirò a fondo prima di continuare – da allora ogni essere umano è in perenne ricerca della propria metà perduta»
Zoe pensò a quanto tutto questo fosse triste. Che il signor Hathaway fosse la parte mancante della signora? Lei aveva trovato la sua parte mancante, e aveva passato la vita con lui.
«Mi diceva  potrei guardarti negli occhi finché non sorge il sole» disse la donna, per poi ridere fra sé e sé. «Mi diceva ti amo senza un suono, io dicevo che avrei dato la vita per un suo bacio, che avrei vissuto per un suo sorriso e sarei morta per un suo abbraccio»
Zoe sorrise ancora «sembra bellissimo»
«E lo era – affermò la donna – la cosa che amavo era che non ci siamo mai rincorsi come in quei film melodrammatici della televisione»
Ci pensò su, per poi sedersi a fianco a Zoe «Sai Zoe – disse, chiamandola per nome per la prima volta – I rapporti non funzionano come li vediamo in televisione o al cinema: dopo vicissitudini sono felici per sempre.. Ma non è così, in sostanza, le coppie giuste sguazzano nello stesso fango degli altri, la grossa differenza è che non si lasciano sommergere»
I signori Hathaway, secondo Zoe, erano amore in fiamme.

 
~×~×~
 
«Ti spacco il culo May! » urlava Zoe all’amica bionda. Era una tranquilla serata in casa Hooker passata a giocare ai videogiochi, con una birra sul tavolo e il tabacco sparso per la casetta sul retro.
Amanda May ormai aveva perso l’incontro di lotta, e offesa si rifiutava di continuarne un altro.
«Questa birra è finita» si lamentò Zoe, scuotendone il fondo.
«Fai la raccolta differenziata» la rimbeccò Amanda, con sguardo truce.
«Agli ordini» rispose Zoe, portandosi la mano alla fronte a mo’ di militare.
«Non scherzarci, Zoe, sai quanto ci mette una bottiglia di vetro a degradarsi? » chiese, con fare quasi serio.
Zoe scosse la testa «Quattrocento anni! – sbraitò Amanda – e quelle di plastica da cento a mille anni! »
Zoe rise, scuotendo la testa, se solo anche lei fosse stata di plastica, o di qualche altro materiale stabile, non degradabile.
«Lo guardavo l’altro giorno con Louis, un documentario su questa roba»
Zoe sorrise, prendendo il pacco di carte dagli scaffali e una birra dal minifrigo.
Iniziarono a giocare a carte, Zoe rifletté sulla relazione fra Amanda e Louis, stavano insieme da così tanto. Ripensò poi alle parole della signora Hathaway e al suo amore per il marito. Che anche Amanda avesse trovato la parte perduta di sé?
«Come è iniziata fra voi? – chiese Zoe, d’un tratto – fra te e Louis? »
Amanda ci pensò su, scartando una carta dal suo mazzo «L’ho conosciuto a scuola, in biblioteca, era in punizione per i fogli appesi in tutta la scuola con scritte e disegni, te li ricordi? »
Zoe rise, se li ricordava bene.
«Ed io per aver saltato la prima ora, e ci siamo presentati e dopo quel giorno avevo tutto, tranne dimenticato qual’era il colore dei suoi occhi» Amanda aveva un’espressione felice, nel ricordare quei  particolari.
«Ma a quei tempi stavi ancora con Will» le ricordò Zoe.
«Sì beh – continuò lei – io e lui eravamo praticamente amici che andavano a letto, non sembravamo affatto fidanzati, non ci sentivamo affatto fidanzati»
Zoe comprese, forse era stato meglio così, per entrambi. «E dire che ci siamo odiate per tutto questo tempo»
«Eri tu che mi odiavi! – ribatté Amanda – eri gelosa marcia»
Zoe rise ancora, era proprio vero. Era davvero gelosa di Amanda, che aveva avuto Will fra le sue braccia e l’aveva lasciato scivolare via. «La cosa che più mi ha colpita di Louis era la sua situazione, insomma, non era un bel periodo per lui – continuò il suo racconto la bionda – era caduto in un giro non così positivo di persone, e faceva cose sbagliate ed ecco io non lo odiavo per questo» Amanda guardò Zoe «volevo solo salvarlo»
E ce l’aveva fatta. Amanda aveva davvero salvato Louis.
Forse come Will aveva inconsciamente salvato Zoe. Anche lei, aveva tutto, tranne dimenticato qual era il sorriso di Will, quando si erano conosciuti. E Zoe aveva sempre odiato vedere il cuore di Will spezzarsi, soprattutto quando era Amanda a farlo accadere. Will l’aveva salvata. Ed è incredibile come il più piccolo e insignificante gesto possa salvarti dal baratro.
La cosa strana dell’amore, è che non sai mai come andrà a finire.
«Will non se la passa bene, in questo periodo – affermò Amanda – con la famiglia intendo»
Zoe ascoltò attentamente «sua madre è una stronza, e suo padre lo odia, non si trova bene con nessuno di loro»
E Zoe voleva solo salvarlo dal baratro, finché era rimasto qualcosa da salvare di lui.
E forse Zoe non amava Harry, ma Will, oh sì. Will era stato amore, quell’amore che ti toglie il respiro.
Zoe si era trovata a pensare all’amore spesso, negli ultimi due giorni, e  quanto volte è difficile da conprendere.
Poi Zoe guardò Amanda che messaggiava con Louis, e sorrideva come se fosse una bambina.
A volte invece, l’amore è visibile a tutti.

 
.::
Salvissimo a tuttii
Sono stata un po' assente nell'ultimo periodo, causa verifiche, interrogazioni, verifche su interrogazioni, verifiche utilizzate per verificare le interrogazioni
insomma tutto una gran merda
e a proposito di verifiche e scuola, nel capitolo troviamo un'insegnante patatina che racconta del suo grande amore a Zoe, e lei ne rimane affascinata
tanto da chiedere ad Amanda di Louis,
e rimbalziamo come una trottola anche su Will, 
che in realtà sarebbe dovuto comparire fisicamente in questo capitolo, ma ho cambiato all'ultimo secondo (zorry)
Qualcuno mi pare si aspettasse che Harry non partisse
SBAGLIATO.
Non siamo in nessun film melodrammatico di merda, non vogliamo cadere nel solito cliché della confessione dei propri sentimenti al momento della partenza.

Quindi sì umani, Harry è davvero partito, mi dispiace.
Cosa pensate invece di Will?
Fattemi sapere in una recensione, pleeeeease, ciao dolcine:3

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Capitolo 13
*** XIII: Qualsiasi cosa. ***


 

(Parte prima)
"There are birds
And some are singing
To great every new day that may come
Like the first of spring"
XIII: Qualsiasi cosa. 
«Mi vergogno un sacco» si lamentò Zoe col migliore amico, mentre andavano verso Manchester in treno. La mora malediceva ogni nervo del suo cervello e – più in generale – quello stupido neurone femminile che fa accettare qualsiasi programma e appuntamento perché all’inizio sembra così bello, poi ci si ripensa e ci si rende conto di quanto in realtà sia brutto, noioso, o – nel caso di Zoe – imbarazzante. Insomma, avrebbe certamente preferito stare con Amanda, Louis, Will e gli altri da qualche parte, ma Amanda aveva ricevuto per Natale un weekend romantico assieme a Louis, Will suonava a Liverpool con la band, e per quanto avrebbe voluto andarci, suo padre lo aveva scoperto e aveva buttato giù il mondo perché ‘non esisteva che sua figlia andasse così lontano assieme a quel Will Sweeny’. Meglio che nulla, allora, avrebbe passato capodanno con Liam. Non era certamente per Liam! Era piuttosto per Zayn e tutti i suoi altri amici che non conosceva, e conoscendo la sua stessa propensione a bere e – in caso – a rigettare ciò che aveva bevuto, realizzò che magari non era il caso di vomitare a casa di quel Lucas Mclean.
«Perché ti vergogni? » le chiese Liam, facendosi una risata.
«Andiamo, conosco solo te e Zayn per sentito nominare – frignò come una bambina, mentre si accartocciava nel sedile – e poi odio quella musica che mettono i tuoi amichetti»
«Se ti da così fastidio fare serata con me potevi andartene a Liverpool con Sweeny» si offese, incrociando le braccia con fare serio. Zoe si sentì in colpa, dopotutto era il suo migliore amico, ed erano mesi che gli prometteva di fare serata con lui. «Scusa, hai ragione» si limitò a rispondere, andandosi a sedere vicino all’amico, per poi abbracciargli il braccio muscoloso e appoggiare la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e provando a riposare almeno dieci minuti, sapendo che non avrebbe chiuso occhio tutta la notte.
 
«Ho sentito Hazza l’altro giorno» affermò Haydn, spiazzando tutti, al tavolo.
«è ancora vivo? » scherzò Nick.
Era un giovedì di metà dicembre, Zoe, Will, Haydn, Nick, Amanda, Louis e Mike erano all’Old Red Lion a bere una birra, mentre le uniche due ragazze studiavano fisica.
Nell’udire le parole di Haydn sollevò lo sguardo, curiosa di sapere come quello stupido se la cavasse a Londra.
«Ha detto che si trova bene, che ci sono un sacco di ragazze e che se ne è già portate a letto due»
Zoe digrignò i denti e tornò a leggere il libro di fisica, se la cavava decisamente meglio che lei. Chissà se le capitava fra i pensieri, qualche volta. Magari mentre riportava a casa qualcuna delle sue ragazze.
 
«Siamo arrivati» la svegliò Liam dolcemente, e guardò fuori dal finestrino la stazione di Manchester ancora mezza intontita dalla semi-dormita, ma fortunatamente il migliore amico l’aveva già trascinata giù dal treno.
Il famoso Zayn Malik li stava aspettando all’uscita della stazione, salutando l’amico Liam con un caloroso abbraccio, quando lo vide arrivare. «Pronto per la serata, amico? » sorrise il moro, poi il suo occhio cadde sulla piccola mora al fianco di Liam, con lo sguardo ancora assonnato e sì, forse un po’ disorientato. «Zoe, vero? – disse porgendole la mano – sono Zayn»
Zoe arrossì subito, appena realizzò che il ragazzo di fronte a lei era un gran pezzo di figo. Si limitò a stringergli la mano e sorridere.
 
Zayn li aveva accompagnati in auto fino all’appartamento di Lucas Mclean, dove erano tutti pronti a festeggiare fino a tarda notte «Lei è Zoe» continuavano a ripetere in alternanza Zayn e Liam a tutti gli invitati che man mano entravano nell’appartamento – dovevano essere almeno quindici, secondo i conti di Zoe. La spaventava l’idea di dover dormire nella stessa casa assieme a tutti quegli sconosciuti, per di più fra tutti era Liam il più piccolo, di diciassette anni.
O almeno così credeva Zoe.
«Lucas – urlò una ragazzina, scendendo le scale – Sophie non può ospitarmi stasera»
Doveva essere la sorella del proprietario di casa, appurò Zoe, e constatò che la ragazza aveva più o meno la sua età.
«Non me ne frega Sally, qui coi miei amici non resti»
«Potrebbe restare qui con me» ipotizzò Zoe, che fino a quel momento non aveva aperto bocca.
Sally non parve accettare subito di buon grado, convinta che anche Zoe fosse un’altra delle ‘amichette’ di suo fratello maggiore. Quando però, dopo un paio di chiacchere, realizzò che la ragazza aveva solo un anno in più di lei, ed era la migliore amica di Liam, e ne conosceva quanto lei sugli altri invitati alla festa, fu felice di passare del tempo con la ragazza.
La festa iniziò sul presto, già alle nove di sera erano tutti allegri a passarsi bicchieri di birra ed altri superalcolici.
«Liam è molto carino» commentò Sally, mentre era seduta in disparte assieme a Zoe.
«Ti piace? » chiese Zoe, con sguardo complice.
«No, no ma che vai a pensare! » sbiascicò imbarazzata Sally, arrossendo violentemente, e non per la birra che stava ingerendo. Zoe rise, scuotendo la testa «se ti interessa, le piacciono le ricce» disse, facendole l’occhiolino.
«Zoe – la richiamò un ragazzo, costringendo la mora ad alzare lo sguardo – prendi un po’ di birra» disse, offrendogli un bicchiere pieno davanti al naso.
«No grazie» si sforzò di sorridere la mora, abbassando lo sguardo.
«Dai, non dirmi che sei astemia» scherzò lui, provando a fare il simpatico.
«No, sono celiaca» rispose, secca.
Vide Zayn in difficoltà, che farfugliò un ‘ah’ e se ne andò quasi triste.
Sally si avvicinò all’orecchio di Zoe «A Zayn piacciono le more, invece»
Zoe arrossì, per poi scoppiare a ridere assieme alla nuova amica.
 
«Mi hai fatto fare una figura di merda» piagnucolò  Zayn da Liam.
«Perché mai? » chiese il castano, mentre lasciava un discorso sospeso a metà con una biondina.
«Non mi hai detto che è celiaca»
Liam rise sonoramente «Se ti interessa, va pazza per la tequila»
La biondina sbuffò sonoramente, per poi allontanarsi dai due amici e andare verso il proprietario di casa. «Vada per la tequila» sorrise Zayn.
 
Zoe era in piedi davanti al bancone, ancora indaffarata in una conversazione con Sally, quando, girandosi improvvisamente, qualcuno le versò addosso un bicchiere di alcolici. Alzando lo sguardo, realizzò che l’emerito deficiente, era nessun’altro che Zayn Malik in persona, rosso dall’imbarazzo, che continuava a scusarsi con la ragazza. «Scusami, davvero, ti stavo portando un bicchiere di tequila ma mi è scivolato di mano.. » continuava a blaterare, Zoe portava lo sguardo dal suo maglione scuro al volto di Zayn, per poi guardare Sally e scoppiare a ridere entrambe, di fronte all’evidente scena esilarante.
«è tutto ok – rideva Zoe, cercando di tranquillizzare il moro – davvero, Zayn»
«Mi dispiace infinitamente» continuò, avvilito.

 
 
 Harry si trovava ad una festa a casa dell’unico collega di lavoro della sua età che aveva. Ormai era quasi mezzanotte, pochi minuti e sarebbe stato un nuovo anno. Non che gli importasse tanto di queste fesserie, dopotutto non sarebbe cambiato nulla fra un secondo e l’altro.
Non sarebbe cambiato nulla, ma gli sarebbe mancato qualcosa, quello era sicuro.
Pochi secondi mancavano al nuovo anno.
Dieci, per la sua famiglia lontana.
Nove, per il suo migliore amico.
Otto, per quel pazzo di Will.
Sette, per la piccola Zoe, che non aveva più visto.
Sei, per la sera della festa del paese
Cinque, perché le augurava tutto il bene del mondo.
Quattro, per dimenticarla.
Tre, per la sua band.
Due, per le serate al bar.
Uno, per dire addio alle sue paure.
 
Tirò fuori il suo cellulare e iniziò a scrivere un messaggio:
Auguri bimbetta :)
 
La gente urlava, festeggiava, gettava spumante e brindava.
Harry cancellò il messaggio.
 
Zero, perché non ne era ancora in grado.

~×~×~
 
«Harry era in classe mia, quando abitavo ad Holmes Chapel» affermò Zayn, mentre seduto sulla sdraio sul terrazzo, ammirava le stelle al fianco di Zoe. Entrambi erano imbottiti di giubbotti pesanti e coperte, per il freddo delle cinque meno un quarto del mattino.
«Sì? – sorrise Zoe – era già così rintronato a quei tempi? »
La serata si era evoluta nel più strano dei modi. Insomma, chi avrebbe mai pensato che la piccola Sally avrebbe avuto le palle di baciare Liam alla mezzanotte? E chi avrebbe mai pensato che sarebbero poi andati a dormire insieme, lasciando Zoe e Zayn da soli?
E loro non riuscivano proprio a dormire, non con quel cielo sopra le loro teste.
«Sì, sì, abbastanza – rise il moro, per poi fare una pausa – Quant’è che non lo vedi? » chiese.
«Un mese e mezzo» rispose lei, rabbuiando il volto.
«E ci stai male? » chiese lui, provando a leggere l’espressione di Zoe nell’oscurità.
La ragazza si accese una sigaretta, aspirando il fumo «Non ero innamorata di lui» era il modo in cui Zoe cercava sempre di scappare da quella domanda scomoda che molti le ponevano. Pensava fosse sufficiente, come se compensasse quel qualcosa che non voleva ammettere. Forse perché non ci aveva mai seriamente pensato.
«Ah no? »
Zoe scosse la testa, mentre osservava Zayn accendersi a sua volta la propria sigaretta. «Diciamo che è già finita a spargimenti di sale sul mio cuore un po’ di tempo fa»
«Quindi il tuo cuore è in un certo senso sterile» affermò Zayn. Zoe ammirava molto il ragazzo e il suo modo di parlare, di capirla e di ragionare sulle cose.
«Hai centrato perfettamente il punto»
Zayn smorzò una risata, poi rimasero entrambi in silenzio.
«A cosa pensi? » gli chiese lei, dopo infiniti minuti.
«Che vuoi fare la tipa tosta – appurò, prendendo un ennesimo tiro di sigaretta – ma secondo me sei gentile, e dal grande cuore»
Zoe si ritrovò a sorridere imbarazzata, abbassando lo sguardo, per poi prendere l’ultimo tiro di sigaretta e gettarla dal balcone. «Mi pare di non poter aver segreti con te» obbiettò lei, quasi come se Zayn potesse essere pericoloso, poiché non aveva mai permesso a nessuno di leggerla così a fondo, tanto da poterla ferire.
«No, infatti, e lo so bene che per te non è stato facile cancellare Harry»
Zoe si rannicchiò, tirando fuori dal collo la collana regalatole da Holly a forma di quadrifoglio, iniziando a giocarci, nervosa. «Ho voglia di urlare»
Zayn rise, per poi alzarsi in piedi, ormai era quasi l’alba, le prime luci del mattino stavano rischiarando il cielo notturno. «Fallo» disse, porgendo la mano verso Zoe. La ragazza la prese e si alzò dalla sdraio, con ancora la coperta attorno al corpo.
«Adesso? » chiese lei. Zayn acconsentì, sorridendo, avvicinando la ragazza alla ringhiera. «E cosa devo urlare? » chiese lei.
«Qualsiasi cosa – disse lui – basta urlare! » gridò poi. Zoe scoppiò a ridere «Qualsiasi cosa! » urlò lei.
«Qualsiasi cosa! » urlò ancora Zayn. Zoe rise ancora, urlando ancora, liberandosi da tutta quella rabbia repressa. Liberandosi di tutte quelle volte che ha dovuto far finta di niente. Liberandosi per tutte quelle volte che ha chiuso in un cassetto tutto ciò che provava, senza far nulla, andando avanti.
«e smettetela! » si lamentò qualcuno, da dentro la casa. I due iniziarono a ridere, per poi urlare insieme: «Chicchirichì! » si divertirono a fare il verso del gallo, per far svegliare tutti.
«Carina» affermò Zayn, guardando la collana di Zoe, dopo aver riso per interminabili minuti. Zoe guardò il piccolo quadrifoglio «porta fortuna? » le chiese. Zoe ci pensò su, per poi riflettere che niente era veramente andato come doveva, da quando portava la collana. «No, una sfiga epocale! »
«E allora perché la tieni? » chiese lui. Zoe ci rifletté, poi la slacciò dal collo, e la lanciò fuori dal balcone, nella strada. Per poi ridere ancora assieme al moro.
 
 .::
Ok, sono stata via un sacco
e torno con sta schifezza
non odiatemi, io vi voglio un sacco bene..
Comunque, parlando del capitolo
Finalmente Zoe conosce Zayn!
Cosa pensate di loro due insieme?
E per quanto riguarda Harry,
cosa ne pensate? 
Dite che riuscirà a dimenticare Zoe?

Spero che continuerete a leggere nonostante la mia assenza,
prometto che non lo farò più
fatevi sentire, ciao dolcine:3

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Capitolo 14
*** XIV: Adesso. ***


 

(Parte prima)
XIV: Adesso. 
     La fredda pioggia di quel ventitré gennaio aveva privato Zoe dall’occasione di uscire il pomeriggio. Non le piaceva affatto trascorrere tutto, ma proprio tutto, il giorno in casa. Aveva bisogno di prendere aria, come se in quella casa non ne transitasse abbastanza. Tuttavia la prospettiva di uscire era vana, la pioggia sembrava non cessare. La mora era seduta a tavolo, aspettando le prelibatezze che sua madre Julia stava cucinando. Non era proprio la sua vocazione, cucinare, tuttavia se la cavava, e qualcosa di buono di tanto in tanto da quella cucina sfornava.
Ed ecco che il buon piatto di minestrone appariva davanti al suo volto stanco, mentre la madre serviva le porzioni. «Dennis! A tavola!» lo Julia, con voce flebile. Zoe iniziò a mangiare con gusto, mentre Julia si sedeva di fronte a lei.
«Vai a chiamare tuo fratello» le disse la madre, sempre con quel tono flebile.
«DENNIS! » urlò invece Zoe, così forte che Julia dovette massaggiarsi l’orecchio.
«Lo sapevo fare anche io così! » la rimproverò la donna.
«E allora perché non l’hai fatto? » chiese Zoe, incurante, continuando a mangiare.
In quell’istante Dennis scese velocemente le scale, con un’espressione adirata e poco amichevole, alla ‘dammi da mangiare e poi stammi lontano’.
«Cos’è questo schifo? » chiese Dennis, guardando il piatto di minestrone sul tavolo.
«è minestrone» rispose gentilmente Julia.
«Non la mangio questa roba» si lamentò lui, allontanando il piatto da sé.
«Andiamo Dennis, ti farà un po’ di caldo» provò a convincerlo sua madre.
«Un po’ di caldo? – sbottò il rosso – sai cosa fa caldo? I riscaldamenti! Non questa merda»
«Sai bene che non possiamo accendere i riscaldamenti, Dennis, adesso siediti e mangia»
Era sempre la solita storia in casa, da quando quel giorno di novembre gli avevano levato il gas dalla casa. E ancora non lo avevano ripristinato, a distanza di mesi.
Era difficile resistere in quel freddo inverno, era difficile non scoppiare a piangere da un momento all’altro, difficile non parlare a nessuno dei suoi problemi e del perché in casa loro bisognava sempre tenere il giubbotto. Ma Zoe non aveva mai ceduto, non era mai scoppiata a piangere, nessuno sapeva il suo segreto.
«E quando li riavremo? » urlò Dennis, non riuscendo a stare zitto.
«Non adesso Dennis, non abbiamo i soldi, neanche per mangiare, te ne rendi conto? »
«E quando troverai un lavoro tu? »
«Non è così semplice trovare un lavoro alla mia età, non capisci? »
Zoe lasciò il piatto a metà, per poi alzarsi dal tavolo, indossare il giubbotto pesante e la sciarpa e uscire di casa.
La pioggia era cessata da circa venti minuti, Zoe accarezzò Brandy energicamente prima di uscire e raggiungere il lago, immersa fra i pensieri.
A volte le sarebbe piaciuto essere qualcun altro, magari con una famiglia diversa.
Poi però ripensava a sua madre e a tutti i sacrifici che faceva per lei, e a suo fratello che per quanto fosse noioso e rompipalle, era sempre suo fratello.
«Zoe! » la salutarono in coro, erano tutti i suoi compagni di scuola delle elementari e medie, tutti vicini di casa. Li vedeva di rado, da quando aveva cambiato compagnia, e non erano mai stati davvero amici. La giusta definizione era ‘persone che mi fanno ridere’, poiché effettivamente, quei ragazzi erano esilaranti.
Fuori di testa, pazzi.
Sapevano come divertirsi.
«Come mai da queste parti? » chiese uno di loro.
«Facevo un giro» dileguò la domanda lei.
«Vuoi un tiro? » chiese un altro, mostrandole una canna già girata.
Zoe guardò l’oggetto per svariati secondi. Poteva essere un metodo per scappare dai suoi problemi, poteva dimenticarli, poteva metterli da parte.
Ma per quanto?
Solo per qualche ora. Non ne valeva la pena, no.
I suoi problemi non sarebbero sfumati via, doveva affrontarli in un altro modo, diverso dall’utilizzo di sostanze illegali. «Oh no,  ho smesso» disse infine, per poi sorridere agli amici.
Pochi minuti dopo, gli altri erano tutti strafatti che ridevano e urlavano spensierati, per poi gettarsi sul ghiaccio del lago, e pattinare con le scarpe. «Vieni Zoe, avanti! » urlavano i ragazzi, chiamando anche l’unica ragazza del gruppo, che rise e si buttò anche lei nella mischia.
Questo le faceva dimenticare tutto, ridere, scherzare, fare pazzie.
«Sta piovendo di nuovo» si lamentò uno.
«Non è pioggia, è neve! » esclamò Zoe, piroettando sul ghiaccio, per poi scivolare e cadere, e ridere ancora. I ragazzi ridevano felici, spensierati, mentre fra lividi e cadute dimenticavano i loro problemi.
 
«La sapevi questa? » chiese Rob alla mora, mentre si avvicinavano ad un camion.
«Cosa? » chiese lei, curiosa. Rob si appese alla maniglia, e con un po’ di forza questa si aprì.
Zoe, Rob e gli altri due ragazzi entrarono nel camion, carichi di adrenalina.
Zoe si sedette nei posti dietro, al fianco un altro ragazzo, davanti Rob e un altro ragazzo ancora, che si stavano girando beatamente una paglia.
«Ma è sicuro? » chiese Zoe, ridendo.
«Diciamo di si» rispose uno, per poi accendere la paglia e iniziare a fumare.
Zoe rise, guardando fuori dal finestrino, le natura vivente, la neve che cadeva fuori, mentre loro si riscaldavano in un sedile scomodo di un camion quasi abbandonato.
«Da quanto hai smesso? » chiese Rod, mentre si faceva passare la paglia dall’amico.
«Sette mesi» rispose lei, contando con le dita della mano i mesi da quando conosceva Harry.
«Wow» commentò l’altro, per poi farsi passare la paglia a sua volta.
«Come hai fatto? » chiese quello davanti.
«Basta trovare la persona per cui – Zoe si interruppe, poteva dirlo veramente? Non poteva spiegarlo ad altre parole – ne vale la pena»
«Ne vale la pena? » chiese Rod.
«Sì, insomma, una persona che ti faccia capire perché è sbagliato, e non ti costringa a smettere» rispose lei, cercando di ricordare quella sera.
 
«Smettila di bere e fumare così tanto, che poi continui a sentirti male! » la rimproverava ancora una volta Harry. 
«Ho capito, basta» ripeteva Zoe con la testa fra le mani.
«Ma cosa posso pretendere da una bimbetta? » disse, con tono di scherno lui.
«Smettila di chiamarmi così! »
 
«E tu l’hai trovata? » chiese Rod.
Zoe si riscosse dai suoi pensieri «Credevo di sì» rispose, stranita.
«è il tuo ragazzo? »
Zoe scosse energicamente la testa «Mai stati insieme»
«Come mai credevo? » chiese un altro.
«Non lo vedo da mesi, è andato a lavorare a Londra – iniziò – e credo non ne valesse poi così tanto la pena di scomodarsi per lui»
Ci fu silenzio fra di loro, mentre i ragazzi spegnevano la paglia e iniziavano a sputare nello stesso camion. Zoe continuava a pensare a ciò che aveva fatto: aveva smesso di fare una cosa che adorava per un ragazzo. Lei che aveva sempre detto ‘non smetterò per nessuno’, aveva ceduto.
Aveva ceduto per uno qualunque. Aveva ceduto perché non voleva che lui la considerasse una bimbetta. Perché lei non voleva esserlo. Non voleva essere una bimbetta. Non voleva essere la sua bimbetta.
«E ti manca? » chiese Rod, infine.
Zoe trattenne il respiro, pronta a rispondere ciò che rispondeva a qualsiasi domanda di quel tipo: non sono innamorata.
Sarà stato il passivo assimilato, ma quella volta la risposta fu diversa:
«A volte tanto che fa quasi male»
Non avrebbe mai creduto di poter dire una cosa del genere, per di più a loro: i suoi compagni di classe delle elementari, non amici. Semplici persone che erano in grado di farla ridere.
«Cazzo» biascicò uno, mettendo la sicura al camion «a terra, tutti! »
Zoe si nascose nel buio della notte, mentre le luci di un’auto di pattuglia illuminavano a intermittenza. Furono attimi di terrore, per i poveri ragazzi. Attimi che passarono solo dopo diversi minuti, quando ebbero il coraggio di rialzarsi a controllare: l’auto era andata via. Tirarono un sospiro di sollievo, era fatta.

 
~×~×~
 
Zoe tornò a casa all’una del mattino, dopo una serata assieme ai ragazzi. Aveva liquidato la madre con un 'avevo bisogno di aria' ed era salita in mansarda, in camera sua.
Era nel letto, a guardare il soffitto. Si sentiva come se stessero smantellando tutti i suoi sogni, glieli stessero portando via, prima che si addormentasse. Era una di quelle notti bizzarre, in cui ti sorprendi a curiosare i cassetti della tua vita, spolverarli. Zoe non amava pensare troppo ai problemi. Preferiva evaderli, subirli passivamente. Non definirli tali così che non la potessero disturbare. Ma arriva per tutti il momento di buttarli fuori, e se non era quello, quando sarebbe stato?
Prese il telefono e chiamò la prima persona che le venne in mente.
Ci vollero diversi squilli, prima che l’interlocutore rispondesse, con voce assonnata.
Zoe si limitò a urlare contro il cuscino e piangere, e dire fra le lacrime «se questa è la mia vita, adesso, non la voglio, Cherry Bomb, non la voglio»
 
FINE PRIMA PARTE
 
.::
Seraa
Aggiorno ora perché ero particolarmente depressa
E m’è presa di scrivere
Così, per divertimento.
Parlando del capitolo:
Zoe non sopporta proprio i litigi in casa e se ne va a fare un giro
Si diverte un po’
Poi arriva a trattare un argomento delicato: Harry
E finalmente ammette che gli manca
Tanto che a volte fa quasi male.
Non sforziamoci troppo!
Alla fine del capitolo, Zoe ha una crisi
Ci tengo a dire che non vuole suicidarsi ne nulla hahahah
Semplicemente – mi riconosco molto in lei in questo –
ha un atteggiamento passivo-aggressivo.
Diciamo che lei è calma, spensierata, non le piace farsi compatire
E né accetta che il dolore la turbi particolarmente
Ma arriva il momento che tutto ciò che ha passivamente assorbito
Scoppia, tutto in una volta sola.
I suoi alti e bassi sono elevati, questo implica che quando tocca il fondo
Lo tocca per davvero
Tanto da chiamare Cherry, con cui se ricordate aveva litigato.
Ed ecco, lo so che è un modo triste finire la prima parte di questa storia così
Ma era previsto solo il fatto che Zoe ammettesse che Harry gli manca.
Ci tengo anche a dire che il fatto di non chiamare i ragazzi per nome
è voluto non dalla mia scarsa fantasia nei nomi
 ma da una scelta personale, in quanto persone non importanti
l’unico che verrà nominato anche nella seconda parte è Rod
(Motivo per cui gli è stato dato un nome)
E boh, spero vi sia piaciuto
E spero recensiate, con tutto il cuore
Ciao dolcine:3

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Capitolo 15
*** XV: Bruciare. ***


 

(Parte seconda)
But when I see your face
my heart burst into fire!
XV: Bruciare. 
    Erano passati esattamente due anni e sette mesi che Harry abitava a Londra. Solo due volte era tornato nella piccola cittadina dove aveva vissuto gran parte della sua vita. Una settimana d’estate, era l’unico lusso che si concedeva, per tornare ad Holmes Chapel a trovare i suoi familiari e amici. Il resto dell’anno il ragazzo lavorava nel ristorante, cosa che gli procurava una gran quantità di denaro.
O almeno così era stato fino a quella sera di metà giugno in cui una furibonda litigata col capo-chef gli aveva fatto perdere il lavoro, non con una grande quantità di tristezza.
Dopotutto, la monotonia e i ritmi frenetici del luogo lo stavano logorando, lentamente, e lui aveva ancora ventitré anni, era nel centro della sua vita e voleva evitare di trascorrerla tutta dietro i fornelli.
Non stiamo certamente diventando più giovani.
Non ricordava esattamente chi gli avesse detto quella frase, né dove l’avesse magari letta. Sapeva unicamente che quelle parole coglievano il suo pensiero. Quelle erano state le parole che lo avevano spronato a lasciare il lavoro.
Era poi stato un caso che Harry avesse visto nel sito dei White Eskimo che erano alla ricerca di un nuovo cantante, non aveva esitato a chiamare il buon vecchio Haydn.
 
«Pronto chi parla? »
«Vorrei fare l’audizione come cantante»
«Certamente, ha delle preferenze di orario?»
«Guardi, preferirei verso le sei, visto che parto quella mattina da Londra»
«Va benissimo, mi lasci nome e cognome e indirizzo di casa»
«Abito nella strada parallela alla tua, coglione»
«Cosa.. ma chi cazzo parla? »
Harry scoppiò a ridere sulla cornetta del telefono.
«Harry, figlio di buona donna! »
 
I ragazzi erano felici del ritorno del ragazzo nella band, mancava un po’ a tutti, dopotutto. Ed era per questo, che adesso Harry si trovava in auto. Dietro i suoi occhiali oscurati lesse il cartello di destinazione, e sorridendo lo superò, respirando a pieni polmoni l’aria della regione del Cheshire, l’aria di casa.

 
~×~×~
 
«Harry, finalmente sei a casa» lo accolse sua madre, con le lacrime agli occhi. Era tempo che non lo vedeva, erano rari i fine settimana che lo andavano a trovare a Londra, quasi inesistenti.
«Mi sei mancata mamma» sorrise lui, sinceramente, per poi abbracciare la madre.
«E io non ti sono mancata? » chiese sua sorella, uscendo dalla cucina.
«Oh, tu per niente! » scherzò il ragazzo sulla sorella maggiore, che gli fece un verso, per poi correre ad abbracciarlo.
Il padre, contrariamente dalle due donne di casa Styles, non era entusiasta per quel ritorno improvviso. Forse per i soldi che avrebbero perso, forse per quella opportunità gettata al vento, forse perché Harry per lui non sarebbe mai stato abbastanza.
E Harry si sentiva di aver sbagliato tutto per l’ennesima volta.

 
~×~×~
 
«Come se ce ne fosse stato bisogno di farti l’audizione! » scherzò Haydn, mentre si dirigevano verso il buon vecchio Old Red Lion, come ai vecchi tempi. Come se non fosse passato un solo giorno dall’ultima volta che aveva messo piede lì dentro.
I due arrivarono a destinazione e si sedettero in un tavolo. Erano le nove di sera, il luogo ci avrebbe messo un po’ a riempirsi. Ordinarono una birra e si fermarono a parlare, allegri.
«Avresti potuto farti sentire in questi anni, più che una volta all’anno, quando tornavi qui per l’estate! » si offese il ragazzo.
Harry rise, per poi prendere un goccio di birra e accendersi una sigaretta «Parli? Che non avevi neanche più il mio numero? »
«Ho fatto un casino col telefono» rise Haydn, che aveva sempre avuto una propensione a distruggere, perdere, abbandonare e/o sventrare gli oggetti di alta tecnologia con la sola forza del pensiero, secondo alcuni.
Stavano ancora parlando quando lo sguardo di Haydn si gelò, fisso verso un punto alle spalle di Harry. Il riccio si voltò, a cercare di capire chi o cosa l’amico stesse guardando.
Fu solo in quel momento che il suo sguardo cadde su di lei. Non che fosse cambiata molto, era forse un po’ più magra e dai lineamenti più maturi, ma aveva ancora i capelli neri di chi si tinge in continuazione, e gli occhi ridenti di chi sa godersi la vita.
Erano esattamente due anni e sette mesi che Harry non la vedeva.
Ma ogni volta, il cuore di Harry bruciava nel fuoco.
Era tornato a casa, era stato via troppo a lungo, e dal sorriso che lei gli regalava Harry aveva capito che anche lei si ricordava ancora di lui.
L’amica, al suo fianco, però la trascinò subito via, senza opportunità di ribattere.
«Cosa c’è, Haydn? » chiese Harry, ripresosi dall’incontro con la mora.
«La bionda era Cherry» disse lui. Harry guardò la ragazza allontanarsi: non l’avrebbe mai riconosciuta, lei era cambiata per davvero. I suoi lunghi capelli castani erano diventati corti e biondi, rasati ai lati e sul retro. Era dimagrita tantissimo, e si vedeva.
«Com’è finita, con lei? » Harry sapeva che fra lei e Haydn c’era stato un lungo tira e molla, durato un’infinità di tempo, che aveva distrutto le forze di entrambi i giocatori. Per entrambi erano stati l’uno il primo amore dell’altro, e il primo amore non si scorda mai, o così dicono.
«Si sposa a fine luglio – iniziò Haydn – con Zayn Malik»
 
.::
Boom! Notiziona flash
Lo so, è cortissimo, chiedo venia!
Ma è solo di passaggio.
Indovina indovinello chi sarà mai la mora
Ma chi può mai essere?
Quindi, mie care piccole fan,
sono passati due anni e sette mesi dalla partenza di Harry,
sono tutti cresciuti, e la piccola Cherry è diventata una figona
e chi va a conquistare? Proprio il cuore di Zayn!
Lo so mie care, anche a me sarebbe piaciuto vederlo con Zoe, erano patatini
Spero di sentirvi recensire,
ciao dolcine:3

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Capitolo 16
*** XVI: Tranquillo. ***



(Parte seconda)
I want you, thin fingers
I wanted you, thin fingernails
Make you better - The decemberist.

 
XVI: Tranquillo.
     «Sei davvero sicura – iniziò la piccola Zoe, con una sigaretta fra le labbra, gli occhi socchiusi per il sole che batteva in quel caldo giorno di giugno, le gambe incrociate mentre sedeva sul muretto all’esterno dell’Old Red Lion – che vuoi sposarlo? »
Cherry buttò la propria sigaretta per terra, spegnendola con la scarpa bianca e con la suola più alta, che le concedeva quei pochi centimetri in più di altezza. «Certo» disse lei, ma Zoe sapeva che l’amica non era del tutto certa. «E dopo? » provò a chiedere.
«Cosa vuoi dire? »
Zoe si morse un labbro, per poi tirare dalla propria sigaretta e abbassare gli occhiali da sole sugli occhi. Portò le ginocchia al petto, che circondò con le proprie braccia. «Cosa succederà dopo, quando sarai sposata? »
Cherry guardò l’amica, con area spaesata «Non so – disse – non ci ho pensato»
«Faresti meglio a pensarci» rispose la mora, convinta che un passo del genere richiedesse una preparazione psicologica di almeno sei mesi.
Fra Cherry e Zayn era iniziato tutto per caso, circa sette mesi prima. Zoe si stava facendo una doccia quando ricevette una chiamata da Zayn, Cherry rispose al posto suo e avevano iniziato a parlare così. Quando si erano visti quello stesso sabato, Cherry non ci aveva pensato due volte a portarselo a letto. Ma se per Cherry era stato un modo per dimenticare Haydn, per Zayn era stato amore a prima vista.
Dopo solo sei mesi, Zayn le aveva chiesto di sposarlo, e lei aveva accettato emozionata.
 
Cherry ci provò, allora. Chiuse gli occhi e pensò a loro in cucina, a sminuzzare e rimescolare. Pensò ai cesti dei panni sporchi e alle cenette romantiche. «Niente – disse – è tutto tranquillo. È come.. non so, cadere da un precipizio» la ragazza rise da sola, convinta di ciò che diceva. «penso che la mia vita si fermerà quando mi sposerò.. punto e basta»
«Comunque devo andare, Zayn mi sta aspettando» disse la bionda, per poi salutare l’amica e  dirigersi verso casa a passo svelto. Zoe terminò la sigaretta e la buttò per terra. Tirò il telefono dalla tasca e controllò l’orario: 15.46
Niall sarebbe arrivato di lì a mezzora. Nel suo perenne ritardo, però, Zoe sapeva avrebbe dovuto aspettarlo assai di più. Decise così di entrare nel bar, a sostenere magari una conversazione di poco senso assieme a Ronald, il barista. Che seppur gli anni passassero, rimaneva il solito rompicoglioni.
«Cambia stazione radio» chiese Zoe a Ronald, al bancone. Tutti i clienti abituali del bar ormai avevano una certa confidenza con Ronald, un ragazzo di trent’anni circa, che aveva ereditato il bar di famiglia.
«No» si rifiutò lui, restando fermo, a braccia conserte, dall’altra parte del bancone, l’aria di sfida e gli occhi socchiusi. Zoe sbuffò sonoramente, detestava quella stazione radio, e se Ronald non cambiava subito gli avrebbe fatto uno sgambetto mentre serviva i tavoli.
Scosse la testa, per poi guardare dalla finestra, fuori dal locale.
D’un tratto riconobbe i capelli castani di un ragazzo dallo stile rock. Jeans aderenti e gilet di pelle. Sorrise, per poi correre fuori dal locale ad abbracciare l’amico.
«Will! » lo salutò lei, abbracciandolo forte come solo lei sapeva fare. «Hey, hey tranquilla» rise lui, stringendola al suo petto.
Quando finalmente si staccarono, Zoe notò la figura alle spalle del ragazzo: Harry.
Non era poi cambiato molto da quando lo aveva conosciuto. Adesso i ricci erano tirati indietro da un velo di gel, e forse era un po’ più grosso, non più così ossuto. Lo aveva già visto qualche sera prima, ma Cherry gli aveva impedito di salutarlo, correndo via appena aveva visto Haydn seduto al tavolo.
«Harry – lo salutò lei, con un sorriso – quando sei tornato? »
«Qualche giorno fa» rispose lui, intento a squadrarla dalla testa ai piedi.
«Dove andate di bello? » chiese lei, guardando di nuovo Will.
«Aperitivo al George and Dragon – rispose il castano, per poi volgere un sorriso alla mora – vieni? »
«C’è da chiederlo? »

 
~×~×~
 
«L’ho sempre detto che la Middlewich è una scuola strana» rise Will, mentre discutevano davanti a un drink a base di Gin.
«No dai, è una cosa carina – rise Zoe – è come un ballo di fine anno»
I due stavano discutendo sul perché la Middlewich – che a differenza della Holmes Chapel – non aveva fatto il ballo di fine anno a maggio, ma si accingeva a dare una festa simile a fine giugno, quindi dopo la chiusura della scuola. Era più una festa di addio, dato che potevano parteciparvi solo gli studenti dell’ultimo anno, che presto sarebbero partiti per l’università. Era un modo per salutarsi.
In molti sarebbero partiti a luglio, per l’università. E quella era davvero l’ultima sera che trascorrevano insieme. Un esempio era Camille.
Camille sarebbe partita a luglio per Oxford, e per quanto Amanda e Zoe fossero felici dell’opportunità dell’amica, che da brava so-tutto-io aveva ottenuto una borsa di studio, stavano male al solo pensiero di separarsi da lei.
Negli ultimi anni, loro tre erano diventate inseparabili. Con loro Zoe aveva un rapporto ancora più stretto che con Cherry. Forse perché Amanda e Camille non erano mai andate via, non l’avevano mai abbandonata. E si sa, i migliori non se ne vanno.
Zoe ricordava una sera, in cui Will era ubriaco, e seduto per terra aveva preso ad urlare «siete voi la mia famiglia», riferendosi ai presenti, ossia Zoe, Camille, Amanda, Louis, Haydn, Tom e Mike. Zoe, a sua volta, aveva pensato a quell’affermazione, e aveva capito che quella era anche la sua, di famiglia. Quella era la loro famiglia.
«Comunque abbiamo complottato con Bree – la quale organizzava la festa – e ha detto che se volete, il gruppo può venire» spiegò Zoe.
«Non mi perderei per nulla al mondo una festa alla Middlewich» disse Will, sarcastico. Zoe gli fece il verso, sorseggiando il suo bicchiere. «potresti venire – continuò – è l’ultima sera della tua adorata Camille»
Sapeva che per Will quello era un tasto dolente. Sapeva che Will si innamorava facilmente e velocemente, e in quel periodo era proprio Camille la prescelta, che purtroppo però, aveva ancora una relazione con O’Neal, il suo scopamico dell’età di sedici anni.
«Allora vengo» rise Will, convinto.
Harry osservava la scena, mentre ancora beveva il proprio drink.
Non se li ricordava proprio così amici, Zoe e Will. Ma forse la sua memoria gli stava giocando brutti scherzi.
 
Zoe era bella. Molto bella. Di quella bellezza ormai matura, cresciuta, quella bellezza che prima le mancava. Osservava le sue dita sottili avvolgere il bicchiere di alcol e il sorriso che non aveva ancora perso da quando si erano visti all’Old Red Lion.
«Comunque posso chiedere a Bree se vi fanno suonare – continuò Zoe – ora che avete di nuovo un cantante» la mora guardò il riccio e gli sorrise gentilmente.
D’improvviso una vibrazione e Zoe prese in mano il telefono, per poi ridere «quello scemo di Niall è arrivato, ci vediamo presto» disse lei, per poi terminare tutto di un sorso il drink, e lasciando un bacio sulla guancia di Will. «Fammi sapere! » le ricordò Will.
«Tranquillo! » esclamò lei, mentre si allontanava di fretta.
Harry la guardò andare via. Chi era questo Niall? Si era fidanzata? E soprattutto, era più importante di quanto fosse stato lui per lei, anni prima?

 
~×~×~

Zoe arrivò da Niall con il fiatone, e fra un respiro e l’altro farfugliava: «Scusa – respiro – ero con Will – respiro – e Harry» tosse.
«Harry? – chiese lui, stupito – è tornato? » chiese il ragazzo, puntando i suoi occhi blu sulla mora.
«Già – rispose lei – ed è il doppio più figo» scherzò lei, mentre a braccetto con l’amico, andavano verso il centro di Holmes Chapel.
«Vedi di non caderci di nuovo» la rimproverò lui, protettivo.
«Stai tranquillo – rispose lei, sicura – tanto non avrebbe senso, starò qui ancora due mesi e mezzo»
«Non me lo ricordare»

 
 
.::
Salve cucciole!
So che sono in ritardo
Ma speravo in qualche recensione in più
Mi deprime leggerne solo una..
Faccio così schifo?
Va beh, tralasciamo!
Finalmente i due rompiballe si incontrano per bene
E vanno a fare aperitivo insieme
CHE STRANO.
Si accettano scommesse:
Come andrà secondo voi il matrimonio fra Cherry e Zayn?
E cosa ne pensate del nuovo rapporto fra Zoe e Will
O fra Zoe, Amanda e Camille?
E della nuova Cherry?
Fatemi sapere!
Ps. Sto lavorando al trailer,
ma per metterlo su youtube mi ci mette un secolo e mezzo
è normale?
 
Ciao dolcine:3

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Capitolo 17
*** XVII: Sigarette. ***



(Parte seconda)
Give me one reason to stay
and I'll turn back around
Give Me One Reason - Tracy Chapman

 
XVII: Sigarette.
     Zoe era stranamente di buon umore, quella mattina. Saltellava giù dalle scale ancora in pigiama, un calzino si e l’altro no, e Brandy alle calcagna dello stesso umore.
Canticchiava Tracy Chapman danzando per casa, fino ad entrare in cucina.
«Come siamo allegre stamattina» scherzò Julie, guardando la figlia.
«Dici? » chiese la mora, sorridendo a trentadue denti, andando a prendere la scatola del latte nel frigorifero. Ne versò un po’ in una tazza e andò alla ricerca di qualche biscotto.
«Mutty – la richiamò Zoe – mi dai una sigaretta? »
«Fumati le tue» la rimproverò sua madre, mentre nonostante il rimproverò gli lanciò il proprio pacchetto sul tavolo. Zoe ne prese una e se la mise dietro l’orecchio, per poi iniziare a mangiare. Fra un biscotto e l’altro guardava il pacchetto di sigarette della madre.
«Che schifo di sigarette» affermò, guardando la marca.
«Allora fuma le tue» la rimproverò di nuovo sua madre. Zoe rise «è più divertente prenderle dalle tue»
Terminati i biscotti e bevuto il latte, Zoe si alzò e con un colpo d’anca colpì la madre, giocosamente, che a sua volta le lasciò un bacio sulla guancia, mentre Zoe si accendeva la sigaretta dentro casa.
Era ben poco che Julie lasciava fumare i suoi amati figli in casa, circa quattro mesi. E Zoe ci aveva subito preso l’abitudine, soprattutto a scroccare le sigarette in giro.
Scavalcò il divano del soggiorno e si sedette al fianco di Dennis, che stava guardando la tv. «Dede» lo salutò lei, aspirando il fumo di sigaretta.
Dennis gli fece un cenno di saluto, per poi continuare a guardare la televisione.
I fratelli Hooker erano rinomati per il loro tatto, soprattutto durante film che almeno teoricamente dovevano far piangere. Ecco, loro erano particolari, erano la coppia di fratelli che al momento in cui il Titanic stava affondando avevano preso a ridere e gridare «Guarda come cadono! Sfigati! »
«Che guardate? » chiese sua madre, sedendosi sul divano. 
«Film di merda – rispose Dennis – ho bisogno di aria fresca»
«Dammi una sigaretta» disse Zoe.
«Fumati le tue » rispose Dennis, poi gliene diede una.
«Che schifo di sigarette» si lamentò Zoe, accendendola.
«Ho bisogno di aria fresca» continuò Dennis.
«Le finestre sono aperte» rispose Julie.
Dennis sbuffò.

~×~×~
 
Zoe tornava dal conservatorio di Manchester, dove era stata fino a quel momento a suonare e a risolvere questioni come quella del trasferimento. Era stata la sua ultima lezione in quell’aula e non poteva essere più triste di così.  Dopotutto c’era cresciuta lì dentro, assieme ai suoi compagni di corso e al suo insegnante.
Avrebbe avuto bisogno di rallentare un po’ i ritmi, forse. Nella sua vita, tutto era sempre andato a velocità supersonica.
 
Da: Amanda, 18 giugno ore 17,01
Appena arrivi ad Holmes Chapel vieni al bar!
 
Zoe sorrise, non aveva proprio voglia di tornare a casa e le faceva bene stare in mezzo ai suoi amici, in quel giorno così triste.

 
A: Amanda, 18 giugno ore 17,04
Aaaarrivooo
 
Solo pochi minuti dopo Zoe correva verso l’Old Red Lion, con il violino nella mano destra e il sorriso sulle labbra. E sempre sorridendo rallentò vedendo le figure di Amanda, Camille, Will e Harry. «Eccomiiii» urlò Zoe, con un sorriso a trentadue denti, poggiando il violino alla destra di una sedia. «Com’è andata? » chiese Camille.
«Di merda, stavo per piangere» rispose Zoe, scoppiando poi a ridere mentre si sedeva e si guardava attorno per richiamare Ronald.
«Ma dai» rise Amanda, scuotendo la testa.
Harry guardava la ragazza sorridere, mentre ordinava una bottiglia d’acqua e anche se – a quanto pareva – stesse per piangere, riusciva a riderci su. E questo non faceva che accrescere la sua stima e sì, la sua attrazione, per la mora.
Perché ormai lui lo sapeva, che era attratto da lei.
«Da quanto suoni il violino? » chiese Harry.
«Da cinque anni, più o meno» sorrise Zoe.
Harry si stupì, non sapeva questa cosa, eppure tre anni prima lei già lo suonava il violino.
Zoe prese la custodia dello strumento «vuoi sentire? » chiese, sorridente, prima di aprirla, prendere lo strumento, tirare le corde dell’archetto e alzandosi in piedi iniziò a suonare nell’esterno del locale. Doveva essere una canzone di Bach, o almeno così presumeva Harry. Non era mai andato pazzo per la musica classica, la considerava noiosa.
Tuttavia Zoe era bravissima, e sentirla era un vero onore.
«Bourée, non è vero? » sorrise Will, riconoscendo la canzone. Zoe sorrise, annuendo.
«Ma come faccio io senza di te cinque anni? » piagnucolò Camille, quando Zoe ebbe finito di suonare.
«Ritieniti fortunata! – scherzò Amanda – io la dovrò sopportare per altri cinque! » Zoe le fece il verso, mettendo lo strumento a posto nella sua custodia.
«Se non mi vuoi come coinquilina te ne trovi un'altra» ribatté Zoe.
«Ti voglio bene» rispose Amanda, mandandole un bacio volante.
Harry osservò lo scambio di battute, poi aggrottò le sopracciglia «coinquiline? » chiese, curioso di saperne di più.
«Oh sì! – esclamò Zoe – cinque anni a Cambridge! » esultò, felice di aver ottenuto una borsa di studio per un università così prestigiosa.
Anche Amanda esultò, contenta a sua volta di essere stata ammessa, e anche se le dispiaceva staccarsi da Camille, aveva ancora Zoe.
«Siete delle merde mi lasciate sola ad Oxford» si lamentò Camille.
«Sei tu in minoranza» si giustificò Zoe, alzando le braccia.
«Quando partite? » si intromise Harry, con gli occhi serrati dallo stupore.
«Io fra dieci giorni» rispose Camille.
«Noi a settembre» concluse Amanda.
E il mondo di Harry crollò, un pochino. Aveva sperato fosse il momento giusto, con Zoe, ma a quanto pareva, per loro non ci sarebbe stato un momento giusto.
«Zoe tu resti stasera? » le chiese Will.
«Non posso, ci sono gli amici di Mutty a casa»

 
~×~×~
 
«Dammi una sigaretta» disse Zoe.
«Fumati le tue» rispose Dennis, e poi gliene diede una.
Era la solfa di tutte le serate in casa fra fratelli. Zoe che chiedeva una sigaretta, Dennis che rifiutava e poi gliela dava lo stesso.
Era diventato quasi noioso.
Gli amici di sua madre erano tutti in giardino a ridere e scherzare, mentre i due fratelli si tenevano in disparte davanti alla tv, alternando a colpi di tosse piccole richieste, come quella delle sigarette.
 
Da: Amanda, 18 giugno ore 20.09
Ho da dirti una cosaa
 
Zoe osservò il messaggio di Amanda. Sospirò, ed aspirò del fumo, per poi rispondere.
 
A: Amanda, 18 giugno ore 20,10
Dimmi
 
Da: Amanda, 18 giugno ore 20.13
Will mi ha detto che piaci ad Harry
 
Zoe aggrottò le sopracciglia, rilesse il messaggio, una, due, tre, quattro volte.
Niente, rimaneva lo stesso.

 
A: Amanda, 18 giugno ore 20,17
Scherza di meno stronza hahah
 
Non poteva essere che uno scherzo, insomma, Harry che si interessava a lei?
 
Da: Amanda, 18 giugno ore 20.13
Non sto scherzando
~×~×~
 
Non gli ci era voluto molto a convincere suo fratello a portarla ad Holmes Chapel, anche lui aveva voglia di uscire. Così mezzora dopo, Zoe si trovava all’Old Red Lion, ancora in pigiama – o meglio, già in pigiama – che andava incontro alle due migliori amiche.
«Come gasi stasera» scherzò Camille, vedendo arrivare la mora.
«è il mio pigiama» rise Zoe, osservando il suo completo da notte: pantaloni da basket del fratello e maglietta a mezze maniche extralarge.
«Dov’è Harry? » sussurrò poi la mora alle due amiche.
Le due si voltarono e lo indicarono con lo sguardo, stava appiccicato ad una biondina: Holly.
Doveva sempre stare in mezzo quella ragazza, ogni volta.
Zoe sbuffò «meglio, serata fra ragazze»
 
Gli ci vollero venti minuti buoni ad Harry per accorgersi della presenza di Zoe, tuttavia continuò a provarci spudoratamente con Holly. Non sapeva se sperava di infastidirla o stava provando a non pensare al fatto che presto sarebbe partita per Cambridge.
«Ti serve un passaggio? » chiese a Zoe, sul tardi. La mora lo guardò un po’, con gli occhi stralunati, poi scosse la testa «C’è mio fratello in giro, passa lui»
«Non sapevo avessi un fratello» rispose lui, seriamente stupito.
Era la seconda volta che sentiva una frase simile da parte di Harry, e iniziò a domandarsi perché.
Perché a lui piaceva lei, se non la conosceva affatto?
«Come faccio a piacerti se non mi conosci affatto? » chiese lei, di getto, guardandolo negli occhi.
Harry serrò gli occhi e scosse la testa, per poi aggiustarsi i capelli.
«Chi ti dice che mi piaci? » chiese lui.
«Me lo ha detto Amanda, che glielo ha detto Will»
Lui scosse la testa, non sapendo cosa dire, Zoe si aspettò una risposta, che però non arrivò. Il telefono della ragazza iniziò a squillare e sul displayer apparve il nome di Dennis. Era ora di andare.
«Scusa io devo proprio andare» disse lei, provando ad allontanarsi. «No.. hey.. aspetta! » la provò a fermare lui, prendendole un braccio e tirandola indietro «io.. » iniziò, per poi scuotere la testa e avvicinarsi a Zoe. Le labbra di Harry si stavano per posare su quelle di Zoe, quando la mora si scansò. «Hey, hey, hey, frena! » lo fermò, allontanandosi.
Harry la guardò, esterrefatto.
«Non voglio storie adesso, Harry, sto per partire»
Zoe guardò il riccio, che intanto si muoveva nervosamente per l’imbarazzo, e a denti stretti farfugliava qualcosa.
«cosa? » chiese lei.
«Non partire»
Zoe scoppiò in una fragorosa risata. Chi era lui, per tornare così, da un momento all’altro e chiederle di non partire? Di non partire per il suo futuro, di non partire per Cambridge, per studiare filosofia nell’università dei suoi sogni?
Eppure quell’idea passò fulminea, di non partire.
Di restare ancora un anno, prenderselo sabatico, stare ferma così.
Nella sua vita, tutto era sempre andato a velocità supersonica. Adesso avrebbe solo voluto rallentare un po’.
Fu per questo che smise di ridere e guardò quel ragazzo quasi con dolcezza, che così timidamente le aveva chiesto di restare.
«Facciamo così – iniziò lei – ci sono diciassette cose che puoi fare prima di baciarmi, e io partirò fra due mesi esatti»
Harry la guardò confuso.
«Convincimi a restare» disse lei, spalancando le braccia, per poi camminare all’indietro verso la macchina del fratello. Lui la guardò, e lei gli mostrò un sorriso sincero, prima di voltarsi e salire in auto, e partire, per tornare a casa.
Zoe sorrideva, era felice. Forse quello, poteva essere un segno, un motivo per fermarsi.
«Dammi una sigaretta» disse Dennis.
«Fumati le tue» disse lei, e poi gliela diede. 

 
.::
Buonasera!
Come state dolcine?
Ho notato che le recensioni sono leggermente aumentate
e questo mi fa un sacco piacere,
ho letto anche c
he mi avete consigliato di fare i capitoli più lunghi
ed io, ecco, ci provo!
Non vi assicuro nulla hahah
è abbastanza lungo?
Come vede
te,
contiene un sacco di informazioni
Zoe che parte per Cambridge assieme ad Amanda
Harry che dice a Will che gli piace Zoe
il quale lo dice ad Amanda, che lo dice a Zoe hahahah
Il ritorno di Holly, la vendetta dan dan DAAAAAN
e va beh, la proposta di Zoe, di convincerla a restare. 
Senza contare i pezzi di vita della sua strana strana famiglia
!
Per chi mi seguiva dai tempi di Ordinaria Follia, 
come vedete il rapporto fra fratelli è molto diverso rispetto a quello  della mia precedente ff
sono fratelli un po' più, normali, diciamo, che si scannano e si prendono a parole
e si rubano sigarette l'uno con l'altro
personalmente, lo preferisco, come rapporto.
Spero di sentirvi ancora tante, vi voglio un sacco bene!
Ciao Dolcine:3


 

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Capitolo 18
*** XVIII: Il cuore della notte. ***



(Parte seconda)
And I would have stayed up
with you all night
How to save a life - The Fray
 
XVIII: Il cuore della notte.
     Zoe si svegliò al suono del telefono che squillava. Non aveva certamente mai amato certi risvegli, ma leggere sul displayer il nome di Harry la fece istintivamente sorridere. «Che testa di cazzo» disse solamente, scuotendo la testa. Il ragazzo stava certamente provando a convincerla a restare, e per quanto la sua cotta adolescenziale per il ragazzo grande e maturo fosse scomparsa negli anni non poteva che farle piacere sapere che dopo tutto questo tempo finalmente Harry provasse qualcosa per lei.
«Hey bimbetta» parlò la voce al telefono, mentre Zoe si rigirava nel letto.
«Parti male Hazza» lo rimproverò lei, mentre guardava il soffitto ancora sdraiata e con la voce impastata dal sonno.
«Stavo pensando che non ce la faccio proprio a non baciarti se non prima di aver fatto diciassette cose» spiegò, ironicamente. Zoe rise «Vuoi che te ne abboni qualcuna? »
«Mi faresti un favore»
Zoe rise ancora, ripensando alla sua ultima estate da quindicenne. «Sei stato tu a rivolgermi per primo parola, te lo concedo» iniziò, ripensando alla sera in cui si conobbero «E tu mi hai preso e portato a ballare la samba in mezzo agli anziani alla Sagra di Goostrey, mi hai già accompagnato a casa in auto e mi hai offerto da bere – contò mentalmente le cose che Harry aveva già fatto anni prima – e mi hai aiutato più di una volta quando ho vomitato per eccesso d’alcol, quindi ti restano solo dodici cose da fare» disse lei.
«Ancora dodici!? » esclamò Harry, frustrato «cosa devo fare ancora? »
«Aguzza l’ingegno» lo provocò lei.
«Sei una merda»
«Allora butto giù» rispose lei, speranzosa di tornare a dormire.
«Nono hey dai! » la richiamò lui.
«Cosa vuoi? »
Dall’altra parte della cornetta ci fu silenzio, Zoe guardò l’orario sull’orologio-sveglia alla sua destra: 03.47 del mattino.
«Allora? » chiese lei, curiosa di sapere la risposta.
«io.. » balbettò l’interlocutore. La mora rise fra sé e sé, era il solito codardo.
Zoe iniziò a fargli il verso del pollo al telefono.
«Smettila dai! » disse lui, vergognandosi.
Ma Zoe non smetteva, continuava a imitare un pollo o una gallina, coccodé!
«Per favore Zoe!»
«Sei un codardo! » rispose lei, per poi ridere.
Harry respirò a fondo «volevo solo parlare con te»
Zoe sorrise «era quello che volevo sentirmi dire»
Ammirava quei piccoli sforzi di coraggio che Harry stava facendo. Ammirava che mettesse da parte le proprie paure una volta tanto e che ammettesse – seppur con imbarazzo – che aveva piacere a parlare con lei, che aveva piacere che lei restasse un altro anno.
«Allora.. – iniziò lui – è un po’ che non ci vedevamo» iniziò Harry.
«Cosa facevi a Londra oltre che lavorare al ristorante e scoparti puttanelle? » chiese Zoe, colpendolo alla sprovvista.
«E tu come.. ? »
«Haydn» rise lei.
«Niente di che, comunque, lavoro e feste, tutto qui» rispose, con un velo di imbarazzo.
«Bello»
«Allora, cosa vuoi studiare a Cambridge? »
«Filosofia»
«Non sapevo ti interessassi a questa materia»
«No infatti – continuò Zoe – diciamo che mi sono interessata alla filosofia dopo la tua partenza»
 
 
«Ho dei problemi con i motivi geometrici» confessò Zoe.
Harry rise fragorosamente.
«Dico sul serio! Tappeti orientali, pavimenti piastrellati, tende stampate, cose di questo genere»
Harry continuava a ridere, era una cosa assai buffa.
«Con i supermercati è particolarmente dura, sai, tutti quei lunghi e ipnotici corridoi a scacchi! Quando guardo quelle cose all’interno ne vedo altre. Non ho allucinazioni, giuro! Pare che ogni riquadro sia in potenza qualcosa che possa contenere un guizzo di vita, come una foresta!»
«In potenza? »
«Sì, potenza e atto! »
«Non credo di capire»
«La potenza è la possibilità, da parte della materia, di essere trasformata o di assumere una determinata forma, mentre l’atto designa l’esistenza dell’oggetto nella sua realizzazione qui e ora, è la forma»
«Non capisco il tuo ragionamento»
«In atto, quelle sono solo piastrelle, in potenza io ci vedo delle foreste o che so.. delle catene montuose»
«Tu sei – iniziò Harry – assolutamente fuori di testa! »
«Solo un po’» rispose lei, dalla finestra aperta si riusciva ad intravedere uno spiraglio delle prime luci che illuminavano il vespro. Alzò una mano verso il soffitto ed una impercettibile mano scura si dipinse sottoforma di ombra sul muro.
«Non hai mai pensato che il mondo sia soltanto l’ombra della cosa reale che noi non vediamo? »
«Che intendi? »
«La cosa reale non è l’ombra, la cosa reale è una cosa perfetta e una cosa perfetta può vivere solo in un mondo perfetto»
«Mi pare logico»
«E allora se esiste questo mondo perfetto, magari ne esistono altri»
«Certamente»
«Mondi di pazzi, criminali, storpi, moribondi, forse anche di morti! Sono mondi paralleli e a questo gli somigliano, ma non ne fanno parte»
«No»
«Ed io avevo sempre amato la fisica sinché non ho iniziato a pensare che magari in questi mondi le leggi della fisica si sospendono e ciò che sale non scende, un corpo in stato di quiete non tende a rimanerci e non è detto che ogni azione provochi una reazione uguale o contraria »
«Possibile »
«E anche il tempo scorre in un modo diverso: va avanti, e poi indietro e poi di nuovo avanti, la disposizione stessa delle molecole è fluida: i tavoli diventano orologi, le facce fiori»
«E le piastrelle foreste»
«Personalmente sono ossessionata dal tempo che passa, pensaci: tutto questo tempo che stiamo  perdendo in questi futili discorsi non tornerà indietro»
«No, infatti»
«Poi pensaci, il tempo è stato creato per dare ordine al corso degli eventi naturali e umani. Il tempo con i suoi ritmi ordinati in cui si succedono con costanza il passato, il presente e il futuro imita l’eternità, vale a dire il perenne ‘è’ del presente»
«…»
«Quindi il tempo è un immagine mobile dell’eternità»
«Zoe»
«Dimmi»
«Credo di non seguirti più»
Zoe rise, effettivamente quando un argomento le piaceva straparlava.
«Scusa»
«Tranquilla»
«Parliamo d’altro? »
«Di cosa vuoi parlare? »
«Non saprei.. » Zoe era indecisa, e non aveva neanche più sonno. Erano le 5.34 del mattino ed erano a telefono da poco meno di due ore.
«Secondo te il nostro destino è dato dal caso o dalle nostre scelte? »
Zoe trattenne il respiro.
«Sono convinto che venga determinato dal caso»
«Non credo il caso esista» rispose Zoe.
«No? »
«No»
«Perché dici questo? »
«Perché ogni trasformazione, ogni passaggio dall’atto alla potenza necessita di almeno due cause»
«Ossia? »
«Una causa efficiente e una causa finale»
«Spiegati meglio»
«La prima genera un mutamento, e la secondo è lo scopo, niente avviene senza uno scopo, per caso»
«Credi in Dio? »
«Credo in un primo motore di tutto l’universo che sia fuori dal movimento sostanziale che genera e uccide»
Harry rimase in silenzio per circa un minuto, metabolizzando le informazioni ricevute.
«Cosa c’è secondo te dopo la morte? » le chiese lui poi, d’improvviso.
«Non saprei»
«A volte ci penso»
«Non dovresti farlo spesso»
«Non voglio mica suicidarmi! »
Zoe rise debolmente.
«Intendo, non ti sei mai chiesta cosa c’è.. dopo? »
«Tu che idee hai? »
«Nero, una grande macchia nera, e delle ombre, di tanto in tanto che passano»
«Una visione triste»
«Ti immagini come sarebbe non avere più l’anima? »
«Chi ti dice che un giorno non l’avremo più? »
«L’anima è mortale o immortale? »
« Se pensiamo a Platone, lui riteneva che in quanto l’anima aveva una natura affine al mondo delle idee, l’iperuranio, perfetto e immutabile, ed essendo essa connessa strutturalmente all’idea di vita, doveva per forza essere immortale»
«E tu? »
«Per Aristotele invece il corpo è soltanto materia e potenza che in virtù dell’anima si traduce in vita in atto. Corpo ed anima costituiscono quindi un’unità indissolubile, pertanto l’anima non sopravvive dopo la morte»
«Tu cosa pensi dell’anima? »
«Comunque la chiami, anima, carattere, psiche, a tutti piace pensare che abbiamo qualcosa di più grande che la somma dei nostri neuroni che ci anima. Gran parte della psiche infondo non è che cervello»
«Zoe»
«Secondo me, è immortale»
«Lo penso anche io»
Zoe sorrise, guardo l’orologio nuovamente: 5.47
«Sono due ore che siamo al telefono» disse, sospirando.
«Forse dovremmo dormire»
«Magari»
«Buonanotte»
«Al massimo buongiorno» scherzò lei.
«Già – rise – buongiorno»
«Ah Harry – lo richiamò, prima che lui potesse staccare – meno undici»

 
~×~×~
 
Quel giorno Liam sarebbe tornato dall’università. Zoe era felice, saltellava da una parte all’altra nonostante avesse dormito si e no due ore. Era iperattiva, come sempre dopo non aver dormito per nulla. Ma era sveglia comunque alle otto del mattino ed era in giro in pigiama ad aspettare Liam davanti a casa sua, attendendo la sua auto. Se le era mancato? Da morire. Le mancava non poter stare tutto quel tempo con lui, trascorrere insieme le giornate nel suo cortile, bere la cioccolata calda davanti al camino e la tequila davanti ai videogiochi. Le mancava perché per lei Liam era stato sempre il suo lato razionale. La mente che la costringeva a riflettere su ciò che faceva, e la rimproverava amorevolmente se sbagliava. Gli mancava perché era il suo unico e vero migliore amico. Gli voleva bene in modo disinteressato, non per piacere ne per utilità. Gli voleva bene per ciò che era veramente, senza compromessi.
E naufragando fra questi pensieri non si accorse che il migliore amico era appena sceso dalla sua auto e le stava venendo incontro. Lei non esitò e iniziò a correre, per poi abbracciarlo forte forte per non lasciarlo più andare.
 
 
«Indovina chi è tornato? »
«Il fattorino delle pizze» rispose Liam, ricordando alla mora della stupida cotta che si era presa qualche anno prima per il fattorino, tanto da ordinare una pizza almeno una volta a settimana, finché questo non smise di lavorare in pizzeria.
«Gne gne» rispose lei, facendo il verso.
«Dai, dimmi» rise Liam, appoggiando i piedi sul tavolo del giardino di casa Hooker.
«Harry Styles» rispose lei.
Per poco Liam non cadde dalla sedia a sentire quel nome «Ma dai! » urlò sorpreso.
«Te lo giuro! E pare anche che io gli interessi! »
«Adesso? » chiese Liam, ancora più sorpreso di prima.
«Assurdo vero? – acconsentì Zoe – ieri ha anche provato a baciarmi e al mio no mi ha chiesto di restare e non partire per Cambridge»
«Fammi indovinare, gli hai riso in faccia? »
«Come mi conosci bene» Zoe rise, scuotendo la testa.
«Me lo aspettavo – rispose lui – ma che non rompa le palle, ti voglio a Cambridge con me! »
«Ma.. » continuò lei.
«Ma cosa? »
«Gli ho detto che può provare a convincermi a restare»
Liam questa volta cadde per davvero dalla sedia, forse perché quelle sedie di plastica non lo reggevano, e inoltre, stava barcollando su due gambe di questa.
Zoe scoppiò a ridere, per poi aiutare l’amico a tirarsi su da terra.
«Perché mai fare una cosa del genere? » chiese lui, quasi disperato.
Zoe arrossì, e mentre tornava a sedersi al suo posto disse «Perché per una volta ha avuto le palle di dire ciò che pensava»

 
.::
Eh si signori e signori
Sono di nuovo io, il vostro capo!
Non è vero
Comunque, il ritorno di Liam!
Ecco che fine aveva fatto, era a Cambridge!
Lo so che il capitolo è complesso
Ci ho messo un giorno intero a scriverlo
Tutte quelle nozioni di filosofia aaah
-prese da Platone e Aristotele, ho fatto un po’ un mischione-
Mi piace raccontare questi frammenti,
spesso conversazioni del genere non vengono riportate
si dice solo ‘abbiamo parlato tutta la notte’
e invece no, io voglio raccontare.
Voglio far vedere come da un discorso si passa ad un altro
È un capitolo che personalmente mi piace
Spero che piaccia anche a voi
E non vi annoi troppo
Eppoi eppoi eppoi:
Zoe non è uscita di testa a dare una possibilità a Harry
lei ha dato una possibilità a sé stessa
e a lui perché ha apprezzato che per una volta abbia detto ciò che pensava
senza paura

Siete il mio orgoglio dolcine!
Vi voglio bene:3

     

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Capitolo 19
*** XIX: White Eskimo. ***



(Parte seconda)
I wanted you, I needed you,
to make me better.
Make you better - The Decemberist
 
XIX: White Eskimo
     «Allora.. – iniziò Amanda, con sguardo complice – tu ed Harry andrete insieme? » chiese, sdraiata sul letto di Zoe, mentre questa cercava in tutto l’armadio un cazzo di vestito decente. «Cosa? NO! » sbraitò lei, mentre lanciava l’ennesimo vestito fuori dall’armadio, che prontamente Camille prendeva.
«Ma come? Non ti ha chiesto di andarci insieme al ballo? » scherzò Camille, con voce mielosa.
«L’unico motivo per cui stasera ci sarà anche lui è che Bree ha chiamato i White Eskimo a suonare» le rimbeccò lei. Si vergognava da morire ad ammettere che parlava nuovamente con Harry, e che fra loro ci fosse qualcosa. Forse perché Amanda l’aveva guardata in modo severo e le aveva detto: non fare stronzate, stiamo per partire per Cambridge.
Ed ecco, una piccola parte di Zoe sperava che Harry non riuscisse a darle altri undici motivi per restare, sarebbe stato tutto realmente più semplice. Non avrebbe dovuto tormentarsi con quella domanda che tanto la affliggeva: partire o restare?
Si trattava del suo futuro, e a Zoe non era mai piaciuto parlare tanto di questo, aveva sempre preferito guardare al presente, non perdersi nei ricordi, né nelle speranze.
«Vestito nero e tacco rosso» affermò Camille, all’improvviso. Zoe si risvegliò dai suoi pensieri, scuotendo la testa e guardando l’amica con sguardo stralunato.
«Quello corto» disse, indicando un abito nero all’interno dell’armadio. cadeva ampio su tutta la lunghezza del suo corpo fino a metà coscia. «Andata» sospirò Zoe, esausta per quel pomeriggio passato interamente a decidere vestiti.
Le tre migliori amiche indossarono gli abiti scelti, per Amanda un abito rosso, perché si sapeva, Amanda amava il rosso. O meglio, il colore rosso amava Amanda, tanto da risaltarne i biondi capelli e gli occhi azzurri. Mentre Camille aveva puntato sul viola, nel suo stile un po’ ribelle, con le calze scure strappate.

 
~×~×~
 
La festa procedeva tranquillamente, Amanda stava ballando con Louis, divertendosi come pazzi, mentre Camille era troppo impegnata a baciare O’Neal su un divanetto. Zoe, dal canto suo, era stata costretta da Bree a correre da una parte all’altra della sala per aiutarla con i continui imprevisti e la gestione della festa. Tutto quel correre aveva costretto Zoe a levarsi i tacchi prima ancora di metà festa, sostituendoli con delle converse nere basse, portate di ricambio per il ritorno.
«White Eskimo sul palco in cinque secondi o vi riempio di botte» sbraitò Zoe, in preda ad una crisi di nervi, mentre si avvicinava a Will, Nick, Haydn ed Harry, che avevano appena varcato la porta di ingresso.
«Stai un po’ schizzando? » chiese Will retorico, nel vedere l’amica così in paranoia. «Dici? – chiese lei, retorica a sua volta – Bree mi sta facendo impazzire! » urlò, per poi trascinare i ragazzi sul palco e aiutarli a sistemare gli amplificatori e gli strumenti.
«Belle le converse sotto il vestito» scherzò Harry, mentre Zoe gli passava a fianco. Zoe gli fece il verso, prima di aiutarlo a sistemare il microfono.
«Sei bellissima, le sussurrò all’orecchio, mentre lei collegava il microfono. Zoe arrossì violentemente, prima di sussurrare un in bocca al lupo e correre giù dal palco.
«Sei rossa come un pomodoro» affermò Mike, quando lei lo raggiunse. «Shh» gli disse lei, provando a zittirlo.
I White Eskimo iniziarono a suonare, in molti ascoltavano, ma c’era qualcosa di strano, di diverso. Il pubblico non era carico, non era motivato, erano tutti un po’ mosci. Non era mai successo ad un loro concerto che il pubblico non si sentisse carico, e forse Zoe aveva individuato il motivo: Harry non era più abituato a cantare su un palco, non si scatenava, non si divertiva, e di rimando neanche il pubblico lo faceva.
«Non me li ricordavo così mosci i White Eskimo» affermò Louis, avvicinandosi con Amanda a Mike e Zoe.
«Vero» commentò Mike. La gente non si divertiva, e quindi Bree andava in paranoia, andando da una parte all’altra della sala e trascinando con sé anche Zoe.
Unicamente durante la pausa che i White Eskimo fecero, a metà serata, anche Bree ne concesse una a Zoe. La ragazza uscì dalla sala, e chiudendo la porta alle sue spalle urlò nervosa. Accendendosi subito dopo una sigaretta.
«Nervosa? » chiese Harry, uscendo anche lui dalla porta.
«Stai zitto o ti ammazzo di botte» borbottò, nervosa, per poi aprire il pacchetto di sigarette e offrirne una ad Harry. Il ragazzo l’accettò di buon grado, ridendo del carattere lunatico della ragazza.
«Sta andando di merda» affermò Harry.
«Lo so»
Harry rise, scuotendo la testa e prendendosi un tiro di sigaretta.
«Quanto di merda? » chiese lui.
«Tanto di merda»
Harry rise di nuovo.
«Dovresti solo – iniziò Zoe, per poi tirare dalla sigaretta, aspirare il fumo e rigettarlo in una nube – divertirti di più»
«Forse hai ragione» rispose lui, pensieroso.
«Meno male che non indosso i tacchi»
«Ho notato che saltavi da una parte all’altra della sala» scherzò lui.
«Colpa di Bree, mi stanno anche enormi ste scarpe»
«Che numero sono? »
«Trentasette»
«E ti stanno larghe? » chiese, confuso.
«Io porto il trentacinque e mezzo» rise Zoe, imbarazzata allo stesso tempo per i suoi piedi da bambina.
Harry rise con lei, mentre guardava la ragazza. Le piaceva sempre di più, giorno dopo giorno, parola dopo parola, per ogni discorso privo di senso che lei riusciva a portare avanti.
«Che albero era secondo te quello? » chiese Zoe, osservando il tronco di un albero ormai spoglio.
«Non saprei.. »
«Un salice» disse lei.
«Potrebbe essere una quercia»
«Un salice ti dico»
«Tanto è morto»
«Finito di piangere»
Harry rise «Sai, c’è una leggenda che narra che ogni salice piangente accoglie un amore finito male, e che ogni ramo si dispera per esso»
«E questa chi te l’ha detta? » chiese Zoe, curiosa.
Harry sospirò «non lo so»
Zoe rise, per poi buttare la sigaretta finita sul pavimento «Sarebbe meglio se rientrassimo» disse lei. Harry annuì, per poi varcare la porta d’ingresso assieme a Zoe e risalire sul palco.
Questa volta però fu diverso. Harry pensò a quell’unica frase che la ragazza gli aveva detto: dovresti solo divertirti di più. E lo fece, si divertì sul palco, si divertì e divertì tutti i presenti. I White Eskimo erano tornati, e con loro i loro fan, che sotto al palco ballavano e ridevano. Bree finalmente si era calmata ed era stata trascinata a ballare da Tom Rattle, mentre Zoe si divertiva assieme a Mike.
Quella fu la prima volta che Zoe realizzò di quanto grande fosse quel momento, e quanto piccolamente lei lo stesse vivendo. Quel momento non sarebbe più tornato, ne era certa. Quel momento era uno di quelli da fermare come in una foto. Zoe non sarebbe mai tornata alla Middlewich High School e non sarebbe più stata interrogata dalla signora Hathaway di filosofia. Non avrebbe più saltato la prima ora con Camille e Amanda e non avrebbe più trascorso un viaggio in autobus la mattina con Mike che le dava fastidio. Con quel ballo Zoe chiudeva un capitolo di vita, nonostante non si sentisse pronta, nonostante tutto fosse andato a velocità supersonica.
 
Ma per Zoe, i suoi piedi da bambina erano l’unico mezzo di trasporto, quindi doveva andare avanti.

 
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Salve umani!
Volevo gentilmente informarvi che ho appena terminato

e pubblicato
il TRAILER
Amatemi, umani. 
Diciamo che youtube mi fa smattare, ok? ok.

Comunque
non dite nulla
è corto.
lo so.

fa schifo.
lo so.
è un capitolo particolarmente inutile, probabilmente.
non giudicatemi, ne sono a conoscenza. 
insomma, non accade niente di che,
ci sono solo quei due che parlano ed Harry che non riusciva a cantare
va beh, spero recensirete comunque
perché io vi voglio bene!
Ciao dolcine:
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