Il serpente la strega e l'Armadio

di Snaps
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- L'ultimo sguardo ***
Capitolo 2: *** Intrusi in biblioteca ***
Capitolo 3: *** La corrispondenza di Narcissa ***
Capitolo 4: *** La lezione di Trasfigurazione ***
Capitolo 5: *** Il segreto dietro l'arazzo ***



Capitolo 1
*** Prologo- L'ultimo sguardo ***


La ragazza urlava. Vedeva la stanza lussuosa dal basso, la faccia sul tappeto costoso. Ogni fibra del suo corpo gridava, come se venisse bruciata pezzo dopo pezzo.
Poi, nel mare della sua agonia, vide i suoi occhi. Grigi, bellissimi. Pensò che fosse una cosa bella da guardare per l’ultima volta, prima di lasciare così presto il mondo.
Poi dietro quegli occhi, vide un’intenzione. L’intenzione di intervenire, di salvarla.
No. Non lo fare. No.
Guardandolo, scosse lievemente la testa. Dall’esterno poteva sembrare uno spasmo, ma il ragazzo la capì subito. La capiva sempre. Anche quando era arrabbiata e non voleva darlo a vedere. O quando era preoccupata e pensierosa. Le diede un ultimo sguardo, prima di fare un passo avanti. Puntò la bacchetta verso Bellatrix Lestrange e urlò: “Expelliarmus!”
La bacchetta volò alta, disegnando un arco.
La ragazza, in quel momento, si accasciò a terra, priva di forze. Venne trasportata indietro, in tempi più felici, quando lui l’aveva guardata sorridendo ironico e aveva detto: “E quando mai ti do retta?”
Il ragazzo la guardava, non aveva mai distolto lo sguardo da lei. La guardava mentre i suoi amici la portavano via da quella casa, approfittando del diversivo che lui aveva creato. La guardava sparire, mentre la bacchetta irosa di Bellatrix cambiava bersaglio e puntava su di lui.
Gli sembrò di vederla ancora nella stanza mentre sua madre urlava di risparmiarlo.
Per un attimo intravide i suoi occhi castani sorridergli mentre una voce urlava ‘Crucio’.
 

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Capitolo 2
*** Intrusi in biblioteca ***


Il sesto anno di Hermione Granger era appena iniziato. Hogwarts non era cambiata affatto, le materie si mantenevano appassionanti come sempre, eppure qualcosa turbava la ragazza. O meglio, qualcuno. E quel qualcuno aveva anche un nome: Ronald Weasley.
Hermione non riusciva più a sopportarlo da qualche tempo a quella parte. Si era fatto geloso e invadente, sempre sulle sue e pronto ad offendersi. Il suo atteggiamento con Ginny non le piaceva affatto, sempre a criticarla perché aveva un fidanzato.
Questi difetti caratterizzavano Ron già da un bel po’, ma Hermione cominciava a farvi caso solo perchè adesso vedeva il ragazzo sotto una luce nuova. In pratica le piaceva. Ma ancora non era sicura delle sue emozioni e lui di certo non la aiutava a schiarirsi le idee, visto quanto era lunatico.
Il rifugio di Hermione era diventata la biblioteca. Ormai di rado si avventurava nella Sala Comune, non aveva voglia di vedere Ron. Non da quanto sembrava incollato per le labbra da quella scema di Lavanda Brown. Hermione scosse la testa per scacciare il pensiero. No, doveva proprio finire quel tema di pozioni, non le poteva importare di meno di Ron e dell’oca che si portava dietro.
La sua penna tornò con decisione verso la pergamena, iniziando a scrivere in maniera quasi automatica.
Intanto, l’altro seccatura della sua vita entrò in biblioteca.
Draco Malfoy, senza degnarla della minima attenzione, si diresse sicuro verso il Reparto Proibito. La frequenza del serpeverde in biblioteca era aumentata notevolmente, aveva notato Hermione, doveva studiare molto. Eppure i suoi voti, non brillanti come quelli di Hermione ma comunque buoni, erano notevolmente peggiorati in quell’ultimo periodo. La McGranitt lo aveva punito almeno una dozzina di volte da quando erano iniziate le lezioni, ma delle volte addirittura non si presentava. Poi c’era anche un altro motivo che stuzzicava la curiosità della ragazza: da quanto non la chiamava sporca mezzosangue? Da quanto non faceva più il bullo per il corridoio con la sua autorità di prefetto? Da quanto non chiamava Ron lenticchia? Insomma, che gli era successo? I suoi vecchi nemici sembravano essere scomparsi dalla sua mente, stava sempre sulle sue, neppure Pansy Parkinson riusciva più a parlargli.
Ecco, in sostanza Draco Malfoy incuriosiva enormemente Hermione.
Harry non smetteva di proporre quella sua assurda teoria secondo cui Draco avesse sostituito suo padre come Mangiamorte, ma questo era impossibile: era brillante, senza dubbio, ma non abbastanza né aveva le esperienze necessarie, aveva sedici anni!
Chiuse con decisione Pozioni Avanzate e lo infilò nella borsa insieme al tema quasi finito. Mentre usciva dalla biblioteca vide il biondo, seduto a gambe incrociate, a maniche di camicia, con un volume polveroso sulle ginocchia. La testa era chinata sul petto, intento in un’attenta lettura.
Hermione gettò uno sguardo fuori della finestra, e vide che era quasi buoi, tra poco Madama Pince avrebbe chiuso la biblioteca.
Ancora incerta si diresse verso il ragazzo, chiamandolo timidamente.
"Draco?"
Gli si avvicinò cautamente, ma lui non fece una mossa.
Arrivatogli di fronte, si inginocchiò e vide che era profondamente addormentato.
Il suo aspetto spaventò la ragazza: la sua pelle aveva un tono malaticcio, grigiasrto, profonde occhiaie gli scavavano il volto. Si rialzò e gli diede un impietoso calcio sulla gamba.
Lui sobbalzò e aprì finalmente gli occhi grigi.
"Granger?" si alzò velocemente, lasciando cadere il libro.
"Attento!" lo redarguì lei, chinandosi nuovamente e prendendo il libro.
"Cosa ci fai con un libro del genere, si può sapere?" era una sorta di manuale di istruzioni.
"Fatti gli affari tuoi, mezzosangue!" le disse riprendendo sgarbatamente il libro e riponendolo nella borsa.
Senza dire nient’altro, si avviò verso la porta e Hermione lo seguì, chiusa in un simile silenzio.
"Oh no. Nonono!" la porta era chiusa a chiave: Madama Pince aveva chiuso. "Cazzo!"
"Linguaggio!" esclamò Hermione, pur essendo anche lei turbata.
Malfoy diede qualche calcio bene assestato alla porta, scuotendo il battente ma inutilmente, rimaneva decisamente chiusa.
"Insomma, sei un mago o uno scimmione?" sbottò infine la ragazza, sprezzante.
"Se pensi che voglia passare la notte chiuso con te in biblioteca ti sbagli di grosso, mezzosangue!"
"Oh, stai tranquillo, il sentimento è più che condiviso! Voglio solo vedere quanto ci metti!"
"Ci metto a fare cosa?"
Hermione gli riservò un sorriso di superiorità irritante, che ogni tanto riserbava a Ron o Harry quando non afferravano l’ovvio.
Con aria di sufficienza tirò fuori la bacchetta e puntandola sulla porta esclamò: "Alohomora!"
La porta si aprì con un cigolio e lei, senza proferir verbo, uscì dalla stanza, lasciandolo sulla soglia, come un idiota.
 
 
 

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Capitolo 3
*** La corrispondenza di Narcissa ***


Malfoy era sdraiato sul letto, vestito di tutto punto, mentre i suoi compagni di stanza dormivano profondamente. Lui, nonostante fosse stanchissimo non riusciva a dormire.
Ogni volta che provava a chiudere gli occhi rivedeva lo sguardo penetrante e spietato del Signore Oscuro che rideva delle sue urla mentre gli imprimevano il Marchio Nero sul braccio, segnandolo per sempre.
Nei suoi sogni vedeva i suoi genitori uccisi a causa della sua incompetenza e poi vedeva se stesso, urlante, mentre il Signore Oscuro poneva fine alla sua vita.
Lui non era speciale, impensabile che se la cavasse con una cicatrice come Potter.
Vedeva e rivedeva la sua fine, e ne aveva paura.
L’Armadio si ostinava a rimanere rotto, nessuno poteva attraversarlo incolume.
Qualche volta lo aveva preso anche a calci, ma poi ricordava la Granger che gli diceva: " Malfoy, sei un mago o uno scimmione?" e allora smetteva subito.
Quella sporca mezzosangue l’aveva umiliato quella sera, ma non c’era proprio tempo per una vendetta. Guardando le enormi schiene di Tiger e Goyle che ronfavano sui loro letti, Malfoy venne colto a tradimento da una fitta di gelosia. Ogni tanto gli capitava di pensare che se Potter fosse stato al suo posto, avrebbe potuto contare sul sostegno incondizionato dei suoi amici, mentre lui non poteva nemmeno affermare di averne. Tiger e Goyle erano tirapiedi, e anche ribelli ultimamente. Si erano messi in testa di voler sapere del piano, ma Draco non si fidava nemmeno un po’ di confidarlo a loro. Erano ottimi body guard, certo, ma non proprio dei confidenti affidabili.
Con un sospiro Draco decise che era venuto il momento di dormire. Senza svestirsi, si rannicchiò su un fianco e chiuse gli occhi.
Nella notte fece un sogno molto strano, di certo non da lui.
Sognò Voldemort ma non stava torturando lui o i suoi genitori, ma Hermione.
La vedeva contorcersi e gridare, mentre lui era come intrappolato in una gabbia invisibile e insonora, dove non potevano sentirlo né intervenire.
Quando si svegliò, di soprassalto, gli sembrava ancora di udire la risata di Voldemort.
"Ehi, tutto ok?" gli chiese pigramente Zabini.
"Sì certo." fu l’asciutta risposta che ricevette. Era già vestito e pronto per scendere per la colazione, mentre Draco non sapeva neppure che lezioni aveva quel giorno.
Quando scese in Sala Grande per la colazione, ricevette immediatamente una lettera dal suo barbagianni. Era sua madre.
 
Caro Draco,
come stai? Spero bene. Noi stiamo bene, le cose vanno come al solito anche se tua zia è un po’ impaziente di rivederti. Come va quella commissione che ti avevamo affidato? Tutto bene? qui cominciano ad essere un po’ impazienti e io sono un po’ preoccupata per te. Ricorda di rivolgerti al professor Piton se dovessi avere qualche problema
                                                                                                        Narcissa
 
Draco fissò a lungo la breve lettera di sua madre. “cominciano ad essere un po’ impazienti” significava sicuramente che il Signore Oscuro e i mangiamorte volevano che si muovesse, ma lui era ad un punto morto con la riparazione di quell’aggeggio. Inoltre sua madre continuava ad insistere perché si rivolgesse a Piton, ma lui sapeva che voleva semplicemente la gloria che gli sarebbe spettata dopo la morte di Silente.
Perso ogni appetito, uscì dalla Sala Grande, per dirigersi nella Stanza delle Necessità.
Non notò due intensi occhi castani che lo fissavano mentre usciva.
Di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo, la porta della Stanza si aprì per lui.
La stanza, simile ad una cattedrale, era stipata di tutti gli oggetti possibili che generazioni di studenti a Hogwarts vi avevano abbandonato. Il suo Armadio Svanitore si trovava poco distante dall’entrata, semi nascosto  da una pesante libreria.
La gabbia di uccellini che usava per i suoi esperimenti era poggiata a terra, accanto all’armadio. L’aprì con cautela e ne prese uno. Questi lo guardò con l’occhio vivace da dentro l’armadio, prima che chiudesse l’anta. Fece un respiro profondo, appoggiando la fronte sul legno. Impugnò la bacchetta, con la mano un po’ tremante e sussurrò: "Armonia nectere passus."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** La lezione di Trasfigurazione ***


Hermione si mordicchiava nervosamente le unghie, seduta al suo banco. La McGranitt ancora non era entrata in aula, ma la lezione di trasfigurazione stava per iniziare. Finalmente si cominciava con la trasfigurazione di livello avanzato, e lei non vedeva l’ora di mettersi alla prova. Qualcuno però non la pensava come lei.
Il banco di Draco era vuoto. Hermione non sapeva perché il suo sguardo continuava a soffermarsi lì. Intanto la McGranitt aveva iniziato la spiegazione.
"Da adesso esigo la vostra massima attenzione, perché inizieremo con degli incantesimi che finora non abbiamo mai affrontato sia per difficoltà che per concentrazione. Vi conviene impegnarvi fin dal primo giorno…" ma la professoressa venne interrotta dalla porta dell’aula che si aprì rumorosamente, mentre un tranquillissimo Draco Malfoy si dirigeva verso il suo banco.
"Ah bene, anche il signor Malfoy ci degna della sua presenza finalmente!"
Malfoy non rispose e si limitò a sedersi, come se le parole della professoressa fossero indegne della sua attenzione.
"Signor Malfoy! Sto parlando con te!"
"Non dovrebbe fare lezione, professoressa McGranitt?"
"Ma come ti permetti? Voglio vederti dopo le lezioni!"
"Sa cosa? Se lo può scordare, mi sono stufato!" e si alzò.
"Malfoy!" ma non era la professoressa a chiamarlo. Era Hermione. Draco si voltò verso di lei e sorrise della sua indignazione prima di andarsene.
 
Alla fine della lezione, Hermione, trasportando con qualche difficoltà la borsa stracarica di libri, aveva tutte le intenzioni di fermarsi un attimo in biblioteca. Mentre scendeva lungo il passaggio segreto nascosto dietro l’arazzo, però, vide una figura rannicchiata in fondo alle scale. Una figura dai capelli biondi.
Malfoy poggiava il mento sulle ginocchia, e sembrava molto pensieroso se non preoccupato.
Il colorito e l’aria stanca gli conferivano un aspetto meno giovane e meno sano di quanto Hermione non riuscisse a ricordare.
La ragazza scese le scale. Lui, che sicuramente l’aveva sentita, non alzò nemmeno lo sguardo.
"Che fai qui Granger? Mi segui?"
"Lungi da me! Andavo solo in biblioteca, mio caro egocentrico. Si può sapere che ti è preso con la McGranitt?"
"E da quando ti devo spiegazione su quello che faccio, Granger?"
"Bè… no ovviamente non me le devi! Era solo curiosità!" Hermione si sentiva presa in contropiede e vagamente a disagio. "Posso chiederti, senza essere fraintesa, cosa ti prende ultimamente? Non mi chiami nemmeno più ‘sporca mezzosangue’… non so se essere commossa o preoccupata."
"Ti manco, eh, Granger?" il sorriso ironico di Malfoy sembrava avergli restituito parte della vecchia spavalderia.
"Non credo proprio!"
Ma lo sguardo del ragazzo si era fatto di nuovo cupo.
"Sono sicura che la professoressa non si arrabbierà tanto se le chiedi scusa!" gli disse Hermione, fraintendendo il suo umore.
"Che vuoi che me ne importi della vecchia? Ho altro per la testa!"
"E cosa avresti di così importante cui pensare?"
"Forse tu potresti aggiustarlo." Malfoy la guardava in un modo che non aveva mai fatto, come vedendola per la prima volta dopo sei anni. "Forse potresti farcela."
"Cosa? Aggiustare cosa?"
Draco scosse la testa. "Ah sei fortunata Hermione. E è fortunato Potter e lenticchia." intanto si era alzato, issando sulla spalla la borsa di scuola.
"Che vuoi dire?"
Lui non rispose e se ne andò, lasciandola indietro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Il segreto dietro l'arazzo ***


Forse potresti aggiustarlo. Forse potresti farcela. Quelle parole tormentarono Hermione per il resto della settimana. Era distratta e ogni volta cercava la sua figura tra la folla.
Draco Malfoy era entrato nella sua mente e non aveva nessuna intenzione di uscirne.
Anche Harry aveva notato il suo cambiamento. Chiedere lo stesso da parte di Ron era fantascienza, visto quanto si concentrava su se stesso.
"Questo fine settimana si andrà ad Hogsmead, ok? Così potremo rilassarci un po’, che dici?" Harry era preoccupato, ma riteneva che i malumori di Hermione dipendessero solo dall’impegno scolastico non indifferente. Era della convinzione che era uno stato che poteva essere combattuta con una buona Burrobirra ai Tre Manici di Scopa.
Solo Ginny aveva sospettato il motivo del suo comportamento, ma la sua conoscenza sull’argomento si fermava a questa intuizione, visto che Hermione si era rifiutata di confidarsi anche con lei.
Il fatto è che prima di rendersene conto, aveva deciso che voleva aiutare Malfoy. Evidentemente aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse (del resto non gli aveva detto: ‘sei fortunata Hermione. E lo è anche Potter e Lenticchia’? in quell’occasione e per la prima volta, l’aveva chiamata per nome). Era chiaro che il serpeverde non avesse nessuno su cui contare al castello. E lei era decisa a scoprire cosa avesse.
Harry aveva notato che il ragazzo scompariva dalla Mappa del Malandrino periodicamente e per lunghi intervalli di tempo. Hermione si era resa immediatamente conto che questo significava che il ragazzo si rifugiava nella Stanza delle Necessità, che non era riportata sulla Mappa, ma non lo aveva confidato agli amici: temeva che Harry prendesse l’abitudine di appostarsi là davanti.
Sicuramente alla fine anche lui avrebbe capito ma la ragazza non voleva di certo facilitargli le cose. Come Harry anche Hermione voleva scoprire cosa tramava Malfoy, ma non per la voglia di coglierlo con le mani nel sacco come l’amico, ma per aiutarlo se le era possibile.
Sperava profondamente che non fosse qualcosa di disonesto o peggio ancora, un servizio da Mangiamorte. Il desiderio di scoprirlo le toglieva il sonno e la concentrazione per studiare.
Doveva sapere assolutamente.
Prese a seguire Malfoy dovunque andasse, approfittando delle rare ore libere che aveva e che avrebbe dovuto impiegare –e il senso di colpa l’assalì qualche volta- per studiare.
Per la prima volta nella sua vita, Hermione sentiva che un ragazzo era più importante dell’esame. Forse perché non era semplice infatuazione la sua, ma bisogno di aiutare qualcuno che evidentemente non riusciva a chiederlo.
Una volta seguì passo passo Malfoy fino al bagno dei maschi del sesto piano, raramente utilizzato perché Mirtilla Malcontenta aveva preso l’abitudine di appostarsi lì a spiare.
Si era appena affacciata, non senza sentirsi arrossire violentemente, e le sembrava di aver sentito un singhiozzo. Poi Mirtilla Malcontenta parlare. A quanto pare consolava qualcuno che stava piangendo. Ma in bagno non c’era che Malfoy… poteva essere? Le sembrava impossibile che quello stesso ragazzo che faceva lo spavaldo nei corridoi solo un anno prima adesso si trovasse a doversi confidare con Mirtilla Malcontenta.
Ad ogni modo non le andava molto l’idea che lui la trovasse lì, appostata, a spiarlo, per cui stava per andarsene, persa totalmente nelle sue riflessioni.
Quando una voce la fece raggelare.
"Chi è quella lì" era Mirtilla che l’aveva vista alla porta, cui Malfoy dava le spalle.
Il ragazzo si voltò di scatto e fece in tempo a vedere una chioma castana sparire oltre l’angolo.
 
L’esperienza era decisamente bastata ad Hermione. Il rischio che aveva corso di essere scoperta le faceva ancora battere forte il cuore per l’agitazione. Ogni volta che vedeva il ragazzo abbassava lo sguardo e avvampava, anche perché lui sembrava guardarla molto più spesso del solito. Sentiva il suo sguardo freddo sulla nuca mentre mangiava in Sala Grande, mentre andavano a lezione di Trasfigurazione e in Biblioteca. Pur di evitarlo aveva anche rinunciato ad andarvi, sebbene sentiva che quel luogo era l’unico in cui potesse stare in pace.
Non c’era il chiasso della Sala Comune, non c’era il via vai continuo o frisbee zannuti che volavano qua e là facendo cadere tutti i suoi appunti dal tavolo. E poi non c’era Ronald Weasley, che ancora non le rivolgeva la parola. Aveva anche smesso di soffrire per questo. Tutta se stessa era tesa verso Draco Malfoy. Non riusciva a pensare ad altro.
Dopo una lezione particolarmente difficile di Aritmanzia, Hermione stava scendendo le scale, controllando delle tabelle dai calcoli complessi segnati sulla pergamena. Intanto si mordicchiava il labbro distrattamente. Non guardava neppure dove andava e forse fu per questo che si spaventò quando Draco Malfoy svoltò con sicurezza da un arazzo nascosto nella parete, parandosi di fronte a lei.
"Malfoy!" Hermione era nel panico e Draco sembrava essersene accorto, perché la squadrò con arroganza prima di dire: "È maleducazione spiare la gente, Granger."
"Cosa? Io non spiavo nessuno! Sei tu che mi tendi agguati, Malfoy!" era arrossita fino alla punta dei capelli. Allora l’aveva vista in bagno…
"Cosa hai sentito?"
Visto che negare era ormai inutile, Hermione decise di non farlo.
"E tu perché piangevi?"
Ora fu il turno di Malfoy arrossire.
"Io non… io non piangevo!"
"Ah no? O eri tu o era Mirti…" ma prima che potesse finire, Malfoy l’aveva presa per un braccio e l’aveva trascinata dietro l’arazzo da cui era sbucato fuori.
"Ascolta mezzosangue… tu non ti devi impicciare dei fatti miei, hai capito?"
"Tu stai nascondendo qualcosa… e io posso aiutarti!"
Draco la guardò, profondamente sorpreso.
"Vuoi aiutarmi? E perché mai?"
"Bè perché sembra che tu ne abbia bisogno." la ragazza evitava di guardarlo negli occhi.
"Sei più stupida di quanto sembri insomma."
Lei alzò infine lo sguardo, profondamente ferita.
"Io volevo solo darti una mano, ma sai cosa? Cavatela da solo, serpe!" e fece per andarsene con le lacrime agli occhi.
Prima Ron, poi Draco Malfoy…
Ma prima che potesse uscire dal passaggio nascosto, Draco le afferrò la mano, spinse Hermione verso di sé.
"Nessuno mi può aiutare, Granger..."
E prima che si rendesse conto di averlo fatto, senza averlo minimamente premeditato, la baciò con passione.
 
Hermione stava tornando in Sala Comune, totalmente stralunata.
L’aveva baciata. L’aveva davvero baciata.
Il ritratto si aprì davanti a lei, lasciando scorgere l’interno confortevole della Sala, dove molti studenti si erano già radunati, chi a studiare, chi a chiacchierare di fronte al camino.
L’aveva attirata a sé e aveva premuto le sue labbra sulle sue, aggrappandosi a lei, quasi con disperazione.
Meccanicamente sorrise a Ginny, seduta su una poltrona vicino alla finestra, con in braccio Grattastinchi. Gli grattava le orecchie mentre lui faceva le fusa. Hermione si avvicinò all’amica, lascandosi cadere mollemente sulla poltrona morbida.
E lei glielo aveva lasciato fare!
"Hermione? Tutto ok?" Ginny la guardava con uno strano sguardo, quasi avesse capito cosa passava per la testa dell’amica.
"Sì… tutto ok, Ginny, sono solo un po’ stanca sai, per gli esami. Credo che andrò a letto." e così dicendo si alzò, dirigendosi verso la scala del dormitorio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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