Credere alla possibilità dell'impossibile

di lunettaop
(/viewuser.php?uid=767597)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solita routine ***
Capitolo 2: *** Incontro a cena ***
Capitolo 3: *** Lo scheletro ***
Capitolo 4: *** Credi nell'impossibile ***
Capitolo 5: *** Tentare il tutto per tutto ***
Capitolo 6: *** Sotto processo ***
Capitolo 7: *** Sentenza ***
Capitolo 8: *** Io ti salverò ***
Capitolo 9: *** Verità svelate ***
Capitolo 10: *** Alla ricerca dei tesori ***
Capitolo 11: *** Decisione ***



Capitolo 1
*** Solita routine ***


C’era una volta… eh sì, sembra proprio l’inizio di una bella fiaba; una di quelle storie che i bambini amano tanto.
Ma se la favola, non fosse affatto una favola?
Se fosse una storia realmente accaduta?
Soffia un alito di verità, celato sotto il manto della fantasia. Una verità troppo assurda per essere creduta, eppure si paleseranno: sbucando dalla terra che calpestiamo. Una verità segreta; così terrificante che la storia ha dovuto essere riscritta e così... è nata la favola. I peccati dei nostri padri stanno per essere puniti… "dopo secoli di attesa."
 
 
 
Sopra una collina, in una piccola cittadina dell’Inghilterra, si trovava un antico castello. Molte erano le storie che giravano su quel castello. Attorno vi era stato costruito un cantiere, per vari lavori strutturali al terreno sottostante.
Dopodiché, in quel terreno sarebbe sorto un casinò, ma durante gli scavi gli operai scoprirono qualcosa di interessante.
La ruspa scavando il terreno, portò alla luce delle enormi ossa.
“Max! Max! Corri, vieni a vedere!” esclamò un operaio.
“Che cos’è?” chiese l’altro operaio uscendo dalla ruspa.
“Non lo so, sembrerebbe un osso” sibilò incredulo.
“Come un osso?”
Nel frattempo il cielo diventava sempre più scuro. Il tempo stava cambiando in fretta ma erano troppo assorti dalla novità per rendersene conto.
“Guardi capo c’è né sono molti altri quaggiù” indicò l'operaio.
Iniziò a piovere, mentre gli operai continuarono a scavare, trovando sempre più ossa.
“Abbiamo riportato alla luce un dinosauro. Questi rettili potevano divorare la tua casa e la mia vecchia, così, in un sol boccone! Ahah! E' una grande scoperta ragazzi!” osservò il capo aiutato dagli altri operai ad uscire dalla buca che avevano scavato.
Due operai caddero nella buca, ormai piena d’acqua.
“Attenti al cavo!” urlarono gli uomoni. “Prendete una scala!”
Un fulmine colpì in pieno il generatore. Percorrendo il terreno, la scarica finì nella buca dove vi erano i poveri operai intrappolati.
“Tirateli fuori!”
“Per l’amor di Dio! Tirateli fuori!” continuarono ad urlare gli uomini.
Ma ormai il danno era fatto... e degli operai rimaneva solo cenere.

 

 
L’avello scoperchiato, ha scatenato grandi oscure forze, non le sentite?
Circondano il mondo.
 
 
 
Era una giornata bella e soleggiata. In un bosco un padre giocava col proprio figlio.
Il padre lo lanciava in aria: “Vola Sebastian! Vola!”
“Ahaha che bello papà!” rideva il piccolo.
“Più in alto delle stelle, piccolo mio!” disse il padre che all'improvviso afferò il bambino e si fermò guardandosi attorno. Si fermò per qualche secondo e terrorizzato si rivolse al figlio: “Adesso corri verso casa. Corri più veloce che puoi!”
Entrambi si misero a correre, guardandosi indietro. Erano inseguiti da qualcosa ma non riuscivano a capire cosa.
“Più veloce Sebastian!” gridò il padre.
Il piccolo cadde a terra.
“Sebby!” eslcamò padre afferrandolo.
“Papà!” urlò il bambino.
Il padre guardò in alto, sopra la sua testa e sgranò gli occhi per la paura.
“NOOO!!”



Un incubo. Era stato solo un incubo. Pensò Sebastian con il fiatone, mettendosi a sedere sul letto.
“Buongiorno Signore” disse il maggiordomo entrando nella stanza, scostando con un pulsante le sinuose tende.
“I soliti incubi?” chiese avvicinandosi al letto.
“Buongiorno Tanaka” rispose Sebastian, ancora affannato eludendo la domanda.
“I fax pervenuti durante la notte” disse il maggiordomo porgendoglieli.
“Grazie.”
“Caffè o proteine?” chiese nuovamente l'anziano maggiordomo.
“Soltanto il caffè grazie” rispose Sebastian guardando i fax.
“Sta arrivando il dottor Lau” lo informò Tanaka con un leggero sorriso.
Sebastian sbuffò: “Soltanto le proteine grazie” cambiò idea, visto l'arrivo del medico.
“Altri esami? Che noia le compagnie di assicurazione” si lamentò il corvino alzandosi dal letto.
“Sono solo molto scrupolosi” rispose il maggiordomo, aiutandolo a mettersi la vestaglia.
“Sai cosa mi piace di te?” osservò Sebastian.
“No Signore.”
“Hm... non lo so neanche io” rispose il moro dandogli una pacca sulla spalla, andando in bagno.
“Ah, l’arguzia, il suo più grande pregio Signore” commentò Tanaka, fiero del suo padrone.
Dopo un pò Sebastian cominciò a fare esercizi
 sul tapirulan, con i macchinari attaccati.
“Il battito cardiaco lo vedo, ma dove sei con la mente Sebastian?” chiese il dottor Lau con un lieve ghigno.
“Guarda, cosa ti suggerisce quella nuvola laggiù?” disse Sebastian guardando dalla grande vetrata.
“Io vedo due occhi, una bocca…” continuò sognante.
“Sebastian ci sei?” chiese Lau preoccupato.
“ Sto bene non si vede?” rispose il corvino schernendolo.
“Quando dici che stai bene, intendi molto bene o solo abbastanza?” chiese il dottore annotando sulla cartelletta.
“Intendo molto bene.”
“Cioè quanto con esattezza?” ribadì il dottore scrupoloso.
Il corvino sospirò: “Mi sento un leone, vergognosamente bene, esattamente come il mese scorso e due mesi fa” rispose sperando che quell'interrogatorio finisse al più presto .
“Hm... D’accordo” rispose Lau spegnendo il tapirulan. “Funzioni vitali nella norma” disse finendo di compilare la cartella.
“Sì, come vedi non sono moribondo quindi non trattarmi come tale” gli suggerì Sebastian asciugandosi il sudore con l’asciugamano.
“Tanaka! Il dottor Lau se ne va” disse allontanandosi per andare a farsi una doccia.
“Di buon grado messo alla porta” commentò il maggiordomo, avvinandosi al medico.
“Va bene Sebastian vado via, ma ti ricordo che mi avevi promesso una partita a golf. Quand’è stato? Tre mesi fa?”
Disse Lau, poggiandosi sul tavolo, aspettando che Sebastian uscisse dalla doccia.
“Va bene, se ti farà sentire meglio andremo a giocare a golf” asserì il moro cominciando a vestirsi.
“Non fai altro che lavorare, ti sei mai chiesto il perché?” chiese Lau.
“Ci sono molte persone che dipendono da me per il loro sostentamento” rispose mettendosi la cravatta per poi voltarsi verso di lui: “Per cui, visto che ho una riunione di consiglio tra cinque minuti esatti, se non devi dirmi altro”
aggiunse facendosi mettere la giacca da Tanaka.
“Voi Michaelis, a forza di lavorare, vi scavate la fossa con le vostre mani. Non ti turba che nessun uomo della tua famiglia, da oltre dieci generazioni, ha superato i trent'anni?” chiese il dottore.
“No, no davvero. E poi mio padre è morto pilotando un aereo” scrollò le spalle il moro.
“E che ne dici di tuo nonno? Del tuo bisnonno, che fine hanno fatto?” insistette Lau.
“Ok concesso. Sembra che il ramo maschile della famiglia sia stato un po’ sfortunato” ammise il giovane.
“Fatti dare un consiglio. Prenditela con calma, vattene in vacanza, frequenta qualche ragazza, come si chiamava quella che-“
“Le ragazze sono una complicazione che non posso permettermi” precisò Sebastian, interrompendolo.
“Non puoi? Sebastian tu sei nato con la camicia, avessi io la fortuna che hai tu. Hai tanti soldi che non sai come spenderli, goditi la vita, prima di-“
“Prima di cosa dottore? Tu che ne dici Tanaka?” chiese Sebastian.
“Nel vecchio continente abbiamo la convinzione che sia necessario patire i tormenti e le ingiustizie della vita, per comprende a pieno il dolore e l’angoscia della morte” rispose il maggiordomo saggiamente.
“Sentito? Come vedi ho qualcosa da attendere con ansia” Scherzò Sebastian  rivolgendosi al dottore.
“Farò molto tardi Tanaka” proferì andando via.
“I miei piedi rimarranno incollati al suolo fino al suo ritorno Signore” s'inchinò il maggiordomo.  
Salutò entrambi e andò in ascensore.
In breve tempo arrivò a lavoro, cominciando a salutare i suoi collaboratori.
“Buongiorno Walter.”
“Buongiorno Signor Michaelis.”
“Quanti chili hai perso?” chiese serio.
“Eh... Ne ho persi tre Signore” rispose l'impiegato.
“Complimenti” sorrise avanzando verso il suo ufficio, quando una donna gli andò incontro.
“Ciao Sebastian.”
“Ciao Angelina.”
“Ecco l’ordine del giorno, corretto e purtroppo una dozzina di messaggi” disse la donna porgendogli i fogli.
Sebastian gli diede un’occhiata veloce, mentre camminava seguito dalla sua segretaria. “Ed ecco una dozzina di messaggi, che tornano da te” scherzò ridandogli i fogli.
“D’accordo!” esclamò Angelina, sorridendo.
“E il Signor Faustus è tornato dall'aeroporto. Gli ho detto di aspettarti, ma naturalmente ha voluto cominciare lo stesso senza di te” aggiunse Angelina.
Sebastian sorrise: “Claude non cambierà mai” Sussurrò, guardando verso lo studio della segretaria.
C’era un ragazzo. Davvero di bell’aspetto: camicia bianca dentro i pantaloni neri, scarpe nere, capelli color antracite tirati all’indietro. Stava a braccia conserte appoggiato alla parete. Era davvero affascinante.
“Angelina, chi c’è nel tuo ufficio?” chiese Sebastian scrutando quella figura minuta.
“Oh suppongo che sia uno dei tanti pretendenti alla tua mano, lo sai che mi tormentano anche i ragazzi. Me la sbrigo io tranquillo” la donna alzò gli occhi al cielo.
Sebastian continuò a fissare il ragazzo.
“O se preferisci, posso farmi lasciare il numero di telefono” aggiunse la donna notando un certo interesse negli occhi del suo capo.
Il ragazzo improvvisamente alzò lo sguardo verso Sebastian. Quest’ultimo rimase folgorato da quello sguardo e da quegli occhi, blu come il cielo; ma non lo diede a vedere.
“N-no, d’accordo pensaci tu, toglimelo di torno” disse noncurante.
“Come al solito” sospirò Angelina sperando che per una volta qualcuno avesse attirato la sua attenzione.
Sebastian prima di andare diede un ultimo sguardo al ragazzo, il quale rimase a fissarlo con aria curiosa.
“Grazie, cosa farei senza di te, mia cara” gli ammiccò allontanandosi insieme ad Angelina.
“All’ora di  pranzo c’è una riunione nella sala conferenza, su al quinto piano” continuò la donna ad informarlo sugli appuntamenti.
“Motivo?” chiese il moro.
“Vogliono riunirsi in memoria di tuo padre. Oggi sono vent’anni esatti” rispose Angelina con tatto.
“Oh, capisco.”
“Perdonami non volevo rattristarti” disse dispiaciuta.
“No figurati è che.. certo hai ragione, dovrei esserci anche io” annuì il corvino.
“Bravo e non dimenticare la cena con il signore Donovan responsabile dell’orfanotrofio e non mi chiedere di rimandarla un’altra volta!” esclamò esasperata.
Mph, va bene ci andrò. Lo so che è per una giusta causa. Grazie Angelina” salutandola entrò nella sala dove si sarebbe svolta la riunione mentre la donna sospirò e tornò nel suo ufficio, dove avrebbe svolto il lavoro impeccabile per conto del suo capo.
 
 



 

Angolo dell’autrice
 
 
Salve a tutti amici miei!
Ed eccoci qui con una nuova storia!
Questa sarà molto diversa rispetto alla precedente è più un racconto fantastico, ma non mancheranno momenti di tristezza e dolcezza ^^
Sarà la favola di Sebastian e del fagiolo magico >.<
Sì è vero non sono sana di mente :P  ma amo viaggiare con la fantasia e qui possiamo farlo liberamente *^*
Spero che questo primo capitolo vi abbia fatto capire un po’ la situazione.
Sebastian ha già incontrato Ciel anche se solo di vista. Ma lo rivedrà molto presto tranquilli.
La persona che inizia narrando con c’era una volta, ve lo dico ora così capirete meglio, è la nostra Regina Vittoria ma qui sarà la prozia di Sebastian.
Mi serviva una persona anziana e altrettanto saggia per raccontare la storia >.< quindi quando vedrete il cambio di scrittura sarà lei che narrerà alcuni pezzi di storia, già si capisce che sa più di quanto non dica <.<
Ma lo scopriremo più avanti!
Adesso vi saluto e spero di avervi incuriosito!
A presto! Baciii <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Incontro a cena ***


Sebastian entrò in sala riunione sistemandosi la giacca.
“Oh ecco il nostro presidente” disse Claude.
“Buongiorno a tutti” rispose Sebastian andando accanto a lui.
“Signore e Signori scusate il ritardo, ma i nostri assicuratori sono sempre più avidi di dettagli, sul mio stato fisico” sospirò il corvino.
“Spero che non abbiano riscontrato nessuno problema” osservò Claude stringendo la mano di Sebastian.
“Sono lieto di informavi che godo di perfetta salute” rispose Sebastian sedendosi.
“Ne sono sollevato” disse Claude sedendosi anche lui.
“Non ti sei perso granché, stavamo completando le proiezioni della divisione Europea, relativa al prossimo anno fiscale. Qui troverai la documentazione” lo informò Claude dandogli i fascicoli.
“Che succede al cantiere del castello? Ho ricevuto un fax che dice che è tutto fermo” chiese Sebastian al suo braccio destro.
“Si tratta di un ostacolo temporaneo. Niente di più. Ti aggiornerò sui dettagli in seguito” lo tranquillizzò Claude.
“D’accordo”annuì Sebastian.
“Prossimo argomento: Nord America” annunciò Claude agli altri azionisti.
“La divisione di Bard divora denaro sonante come se si trattasse di bruscolini” osservò un membro del consiglio.
“Non è un linguaggio molto tecnico ma rende l’idea”  commentò Sebastian ricevendo una risata dal consiglio.
“Ascolta, abbiamo a che fare con l’alternativa energetica di Bard da oltre due decenni senza alcun risultato positivo”
gli fene notare Claude, cercando di fargli cambiare idea sul progetto e abbandonarlo.
“Io consiglio caldamente-“ la porta si aprì interrompendo Claude.
In sala entrò Bard, autoinvitandosi alla riunione: “Sebastian, scusa è più di un ora che sono di là devo parlarti.”
"Scusaci Bard ma dovrai aspettare ancora, accomodati fuori" disse Claude con tono severo.
“Claude lascia stare” disse Sebastian.
“Bard parlavamo appunto del tuo progetto, perché non entri e ti siedi?” chiese il moro invitandolo.
“Sebastian lo sai che stanno facendo? Ci stanno bloccando il progetto proprio ora che comincia  a funzionare”
gli comunicò Bard innervosito.
“Sappiamo cosa ci hai venduto fin ora: biomassa. Carburante non inquinante che proviene da raccolti scadenti”
ribadì il membro del consiglio.
“In avanzata putrefazione” specificò Bard.
“La tua ricerca fino ad oggi ha inghiottito milioni e milioni di dollari e dov’è questa grande fonte inesauribile di energia che tu ci prometti da anni? Io non la vedo. Non esiste. Smentiscimi” proferì Claude assottigliando lo sguardo. Lui era assolutamente contrario a questo progetto e stava cercando di far cambiare idea anche a Sebastian.
“Sebastian ascoltami, non puoi bloccare tutto” disse Bard avvicinandosi a lui.
“Siediti Bard” lo invitò Sebastian.
Bard si sedette con in mano una scatola.
“Non è una decisione che prendiamo a cuor leggero. Tutte le divisioni della nostra società che non sono redditizie devono essere liquidate” spiegò Claude.
“Il profitto. Solo questo vi interessa. Soldi, soldi, né volete ancora e poi ancora. Avidi strozzini che non siete altro”
rispose Bard con odio, guardando Claude.
“Bard ascoltami, non è il linguaggio giusto” gli suggerì Sebastian cercando di calmare i toni.
“Guarda cosa ho qui” Bard aprì la scatola e immerse le mani di Sebastian in essa. C’era della terra, con dei semi.
“Non crederai ai tuoi occhi. Questo è il frutto del nostro lavoro. Un legume del deserto ibrido, manipolato geneticamente. In grado di raggiungere la completa maturità con meno 6 cm di pioggia all’anno. Potremo combattere la fame e le carestie nel deserto” spiegò Bard, elettrizzato.
“Bard ascoltami-“ tentennò Sebastian.
“Intere popolazioni non patiranno più la fame, non capisci? Salverai l’umanità che soffre” insistette il biondo.
“Sono semi Bard, io non vedo altro” rispose Sebastian cautamente.
“Tuo padre ha investito nel nostro progetto pensando a te Sebastian” gli confessò Bard.
“Io ti capisco, davvero, ma vedi... Qui si tratta di affari. Questa compagnia ha troppi impiegati sia qui che all’estero e non saranno le nazioni del terzo mondo a mantenerli. Non credi?” spiegò Sebastian, in fondo gli dispiaceva dire quelle cose ma era la verità. Nel frattempo Claude se ne stava in silenzioso con un espressione soddisfatta.
“Sono addolorato” aggiunse Sebastian.
“No io sono ad essere addolorato” rispose Bard chiudendo la scatola, mettendosi una sigaretta in bocca. “Continuate pure a inaridire sulle vostre poltrone. Avreste i mezzi per essere utili al prossimo, ma vi interessa solo fare i vostri porci comodi” concluse andando via, sbattendo la porta.
“Bene facciamo una pausa” suggerì Claude, con l’approvazione del consiglio.
Angelina stava per entrare nella sala quando Claude la bloccò: “Vuole scusarci Angelina? Ho bisogno di parlare con Sebastian da solo” disse chiudendo la porta ricevendo un’occhiataccia della donna; a quanto pare non gli stava per niente simpatico.
“Povero Bard, non è stata una cosa facile” riflettè Sebastian.
“Hai agito nell’unica maniera possibile Sebastian” rispose Claude.
“Tu credi?” dubitò.
“Assolutamente” annuì il corvino deciso.
“Allora che mi dici delle interruzioni dei lavori al castello?” Chiese nuovamente.
“Fidati me ne sto occupando, ti chiamerò domani dall’Inghilterra. Ma non credo che sia questo a turbarti realmente” osservò Claude.
“Sai che giorno è oggi?” chiese Sebastian con un filo di voce, avanzando verso le grandi vetrate dell'aula.
“Certo che lo so” rispose Claude mettendogli una mano sulla spalle.
“Tuo padre… Il mio diceva che aveva sempre avuto un sesto senso. Era un uomo fuori dal comune. Lui restò accanto a tuo padre per molto tempo, come io adesso sto accanto a te. Faccio quel che posso e spero di esserti di qualche utilità.”
Sebastian sorrise a quelle parole: “Che dici Claude, lo sai che sei indispensabile per me qui.”
“Ti ringrazio” concluse Claude uscendo dalla sala, lasciando Sebastian solo mentre osservava i semi di Bard nella sua mano.
 
 
 
 
Sebastian la sera si recò al ristorante, in attesa di incontrare il famoso signore dell’orfanotrofio.
“Mi scusi Signore ecco il suo ospite” disse il cameriere annunciandolo.
Sebastian si ritrovò davanti di nuovo quegli occhi color cielo che tanto lo avevano colpito.
“Sebastian Michaelis?” chiese il giovane porgendogli la mano.
“Ehm, sì.” rispose sorpreso stringendogliela.
“Ciel” disse il ragazzo.
“Ciel, Ciel Donovan suppongo: dell’assistenza agli orfani, prego si accomodi” rispose Sebastian invitandolo a sedersi.
“Ehm veramente no” rispose il ragazzo sedendosi.
“No? Non era nel mio ufficio oggi?” chiese Sebastian guardandolo con attenzione.
“Sì infatti. E’ da molto tempo che cerco di incontrarla” confessò Ciel.
“Ah davvero? Beh ecco, mi ha incontrato” rispose il moro sorridendo, rimanendo incantato dallo sguardo del ragazzo, fisso su di lui.
“Ciel... è un nome francese?” osservò il corvino.
“Così mi dicono” rispose continuando a fissarlo.
“Dunque Ciel, cosa posso fare per lei?”
“Ah certo... Sono qui per intervistarla, Sebastian Michaelis. Su di lei e la sua società, la Michaelis International.”
rispose il giovane.
“E’ un giornalista” constatò il moro sedendosi più lontano. “Beh devo avvertirla, sono l’intervistato più noioso al mondo. Dico sul serio. Il signor Claude Faustus, ecco chi dovrebbe intervistare. E’ il capo della divisione estera, lavora con noi da anni, posso presentarglielo se vuole.”
Ciel si mise più vicino a Sebastian.
“E’ da lei che voglio ascoltare la storia, dall’ultimo Sebastian” sussurrò senza smettere di guardarlo negli occhi.
“Ultimo Sebastian? ripetè il moro.
“Lei non ha eredi. Vero Sebastian Michaelis?” chiese Ciel scrutandolo.
“Non ancora” rispose normalmente.
“E si sta avvicinando ai
 trent'anni, sì o no?” continuò a chiedere il ragazzo avvicinandosi sempre di più.
Sebastian si era completamente perso in quei meravigliosi occhi, ma cercava con tutto se stesso di rimanere concentrato sulla conversazione. “A dire il vero no, ci vorrà ancora qualche annetto. Ma non capisco dove voglia-“
“Chiedo scusa signor Michaelis” disse il cameriere dietro le sue spalle, facendo indietreggiare Ciel, sedendosi composto.
“Per cominciare gradisce lo champagne, come aperitivo?”
“Eh sì, Cristal del 90.” ordinò il ragazzo.
“90 ottima scelta” disse il maggiordomo.
Sebastian notò lo sguardo confuso di Ciel.
“No un momento” fermò i camerieri.
“Non vi piace lo champagne?” gli chiese col fare un gentleman.
“Io... non l’ho mai assaggiato” rispose Ciel, in difficoltà.
I camerieri restarono colpiti, guardandosi l' uno l'altro.
“Ok portate pure lo champagne” disse Sebastian a quest’ultimi, i quali andarono via.
“Non l’ha mai assaggiato? Ma da dove viene?” chiese sorridendo.
“Conosce la storia di Sebastian e del fagiolo magico? chiese Ciel a bruciapelo, senza tanti giri di parole.
“Cosa? La favola, sì certo la conosco, ma cos’ha a che fare con-“
“Con lei?” finì Ciel la frase anticipandolo.
“La sua vita non assomiglia a quella favola?” chiese il ragazzo continuando a guardarlo negli occhi.
Quello sguardo metteva Sebastian particolarmente a disagio.
“Non saprei.”
“Ci pensi bene” incalzò il giovane.
“Beh come Sebastian do la scalata al gigante del capitalismo, arrampicandomi sulla pianta degli affari.”
“Sì... e Sebastian ucciso il gigante gli rubò tutti i suoi tesori” osservò Ciel misticamente.
“E visse felice e contento. Solo che di recente non ucciso giganti né trovato tesori” rispose Sebastian, con un leggero sorriso.
“Però vedo che sta vivendo felice e contento lo stesso” gli fece notare Ciel, inchiodandolo con i suoi occhi.
Sebastian sorrise, leccandosi istintivamente il labbro inferiore: “Lo sa... voi siete un ragazzo inquietante. Bello e inquietante” confessò a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
Ciel abbassò lo sguardo imbarazzato.
“La tomba, dove sta costruendo il casinò, il castello.” disse il giovane riguardandolo con sguardo accusatorio.
“Quale tomba?” chiese Sebastian ignaro.
“L’hanno scoperta e hanno fermato i lavori, non è vero?” gli domandò Ciel sarcastico.
“Non capisco di cosa parla. Non sarà mica una specie di spia delle assicurazioni o qualcosa del genere?” Ipotizzò Sebastian allontanandosi di nuovo.
Ciel gli si avvicinò nuovamente senza demordere: “Lei sa benissimo cosa c’è in quel terreno. I crimini che avete sepolto per tutti questi anni. La verità nascosta sulla provenienza dei beni della sua famiglia” sussurrò Ciel.
“Senta questa conversazione sta diventando strana. Dichiaro chiusa l’intervista” rispose Sebastian alzandosi dal tavolo.
“Desolato di importunarla signor Michaelis, è arrivato un altro signor Donovan” disse il cameriere.
“Signor Michaelis che piacere vederla. Mi deve scusare l’imperdonabile ritardo” lo salutò l’uomo stringendogli la mano.
“Ho ricevuto una telefonata in cui mi diceva che aveva rimandato l’incontro, così ho chiamato la sua segretaria che è un angelo...” continuò l’uomo.
Ciel si alzò dal tavolo dirigendosi verso l’uscita con una camminata molto seducente. Prima uscire volse un ultimo sguardo a Sebastian il quale rispose sorridendo. Quel ragazzo era davvero misterioso, pensò il moro.
 
 
 
 
“Pronto?”
“Claude sono Sebastian.”
“Sebastian sono le sette del mattino qui” disse il corvino guardando l'orologio.
“Ho bisogno di sapere cosa sta succedendo laggiù. Ho sentito parlare di una tomba oggi” gli comunicò Sebastian, girandosi tra le mani i semi di Bard.
“Una tomba?” chiese Claude.
“Sì. Un ragazzo insolito e affascinante si è inaspettatamente seduto al mio tavolo stasera e mi ha fatto una serie di domande sui lavori al castello” spiegò Sebastian.
“Non è opportuno discutere di affari di famiglia con degli sconosciuti” gli fece notare Claude.
“Io... non ho discusso, l’ho solo ascoltato. Che sta succedendo si può sapere Claude?”
“Diciamo che c’è stato un piccolo impedimento. Un curioso incidente” rispose il corvino noncurante.
“Vuoi spiegarti meglio?” domandò Sebastian cominciando a perdere la pazienza.
“Niente di importante, bazzecole. Speravo di riuscire a risolverlo prima che ti allarmassi.”
“Perché non devo allarmarmi? Cos’è sono forse il primo Michaelis che ha a cuore le attività dell’azienda?” Disse intimorendolo.
“Certo che no e nemmeno l’ultimo. Te lo auguro Sebastian” rispose Claude con un tono di voce strano, riattaccando poco dopo.
“Claude? Claude?” ripetè ma il suo braccio destro gli aveva chiuso il telefono in faccia.
Nel frattempo gli arrivò un fax, quando Sebastian lo prese restò scioccato. Era una foto di ossa giganti con sotto scritto: Sebastian Michaelis ladro e assassino.
Tanaka gli arrivò alle spalle silenziosamente spaventandolo.
“Oddio, mi hai fatto prendere un colpo!” esclamò Sebastian.
“Sono desolato Signore. Un sandwich? Qualcosa da bere?”
Sebastian non rispose, sedendosi sul divano a guardare la foto.
“Oh le ho messo da parte un articolo di casalinga moderna. Lo zen e l’arte delle tubature” disse Tanaka sarcasticamente.
“E’ interessante?” chiese il moro.
“La verità si trova raramente nelle opinioni altrui. Occorre andare dritti alla fonte del canale di scolo per trovare l’intasamento” suggerì il maggiordomo tra le righe.
“Stai dicendo che ho qualche canale intasato?” chiese Sebastian inarcando un sopracciglio, come se sapesse qualcosa che lui non sapeva.
“Buona notte” Rispose Tanaka inchiandosi, andando verso la porta.
“Tanaka” lo chiamò fermandolo.
“Signore” disse l'anziano tornando indietro.
Sebastian guardò ancora la foto e i semi in mano e presa una decisione: “Chiama l’hangar, fa prepara il jet” ordinò perentorio.
“Sarà fatto” ripose Tanaka sorridendo, fiero del suo padrone che aveva preso la scelta più giusta.
 
 
 
Che sia vivo o che sia morto sarà il suo scheletro a concimarmi l’orto. L’hai già sentita questa filastrocca scommetto.
Non è un pensiero consolante… essere sepolti ancora vivi.
 
 
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
 

Ed eccoci al secondo capitolo ^^
Ciel e Sebastian hanno avuto un bel dialogo.
Ciel è molto spavaldo a mio parere °O° si avvicinava sempre più del dovuto ed è riuscito a mettere a disagio Sebastian ehehe.
Finalmente Sebastian si decide a partire per l’Inghilterra.
Le parole di Claude non lo rassicurano per niente. Vedremo cosa succederà una volta arrivato.
Al prossimo capitolo
Baci <3

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lo scheletro ***


La limousine di Sebastian arrivò presto a destinazione e fu accolta dai cittadini inferociti che si avventarono contro la macchina.
“Basta con l’edilizia!"
"Sfruttatori!"
 "Andate via famiglia maledetta! Pagherete per i vostri crimini!”
“Ma che sta succedendo? E’ morto qualcuno? Nessuno mi ha avvertito” chiese Sebastian all’autista vedendo i cartelli della gente mentre si rivoltavano contro la macchina.
“Uno degli operai rimasti feriti nell’incidente. E’ morto oggi.” rispose l’autista cercando di non ferire la gente.
Sebastian prese il telefono e chiamò Claude: “Claude sono qui, sono arrivato.”
“Come?” chiese sorpreso.
“E’ proprio una bazzecola avevi ragione” lo riprese Sebastian sarcasticamente.
“Ma perché non mi hai avvisato del tuo arrivo?” chiese Claude guardando dalla finestra del castello la gente furiosa.
“Le autorità hanno sigillato il cantiere. Dichiarandolo corpo del reato” spiegò Claude.
“Che cosa? Claude non riesco a sentirti” disse Sebastian.
“Signore sarà meglio allontanarsi da qui” suggerì l’autista.
“Sebastian non c’è da preoccuparsi. Ci vediamo in paese alla taverna Stokers. Non dire il tuo nome a nessuno. Come puoi aver notato gli indigeni da queste parti sono parecchio riottosi” gli consigliò Claude.
“D’accordo ci vediamo lì” sospirò Sebastian riagganciando.
In mezzo alla folla Sebastian  scorse una figura che ben conosceva: Ciel che lo osservava con le mani dentro le tasche del giubbotto con uno sguardo accusatorio.
“Io conosco quel ragazzo” sibilò scendendo dalla macchina, senza pensarci due volte.
“Signor Michaelis!” lo chiamò in vano l’autista cercando di fermarlo.
Sebastian si mise a cercare in mezzo alla folla: "Ciel! Ciel!” gridò il suo nome inutilmente e fu attaccato dai cittadini spingendolo a terra.
Non riuscendo a trovare Ciel si recò in breve tempo alla taverna scortato da un'uomo.
“Giornalista scommetto?” chiese la donna dietro il bancone.
“Eh... sì infatti” rispose Sebastian per non attirare l’attenzione.
“Se vuole la mia opinione questa storia del casinò è una patata bollente” commentò la donna.
“No lasci perdere, la birra gliela offre quel signore” lo stesso che l’aveva salvato poco fa.
Sebastian gli fece un segno di ringraziamento e ascoltando quello che diceva la TV si sedette ad un tavolo.
Poco dopo  davanti ai suoi occhi vide Ciel che si sedette al suo tavolo, di fronte a lui; come se niente fosse.
“Ma guarda chi c’è” commentò Sebastian.
“Ti stavo aspettando” rispose Ciel serio.
“Come facevi a saperlo? Sono arrivato con un jet privato e tu sarai partito ancor prima che io decidessi di venire. Come potevi aspettarmi?” chiese riluttante, sospettando che fosse una specie di fantasma che lo perseguitava.
“Ho altre domande da farti” rivelò Ciel.
“Davvero? Anche io ho qualche domanda da rivolgerti. Questo è da parte tua vero? Ladro e assassino” chiese facendogli vedere il fax.
Il giovane guardò il documento senza proferire parola.
“Forte come affermazione no?” chiese il moro leggermente offeso.
Ciel alzò lo sguardo su di lui: “Hai paura vero?” chiese scrutandolo.
“Paura? Nemmeno un po’” rispose il corvino con fare spavaldo.
"Dovresti” gli consigliò Ciel.
Ma Sebastian continuava a non capire: “E di cosa dovrei aver paura?”
“Di quello che c’è nella tomba. Dovrebbe spaventarti la sorte degli uomini della tua famiglia”asserì Ciel.
“Va avanti” lo incitò Sebastian, non potendogli staccare gli occhi di dosso.
“Tuo padre morì quando tu avevi quattordici anni e lui trenta. Il padre di tuo padre morì a trent'anni e il tuo bisnonno non-“
“Non li aveva ancora compiuti, lo so. E anche suo padre e il padre di suo padre, lo so bene. Si chiama la maledizione dei Michaelis, è una superstizione che ha preso piede da queste parti, ma non voglio parlarne” rispose il moro interrompendolo.
“Devi parlarne” Ciel insistette.
“Perché? Sembra che tutte le persone che mi circondano vogliano costantemente ricordarmi la tragica storia della mia famiglia” osservò Sebastian scocciato.
“Temi che se anche tu avessi un erede, potresti morire?” sussurrò Ciel, guardandolo intensamente negli occhi.
“Se c’è una cosa di cui ho il terrore, è il pensiero di fare un figlio con la consapevolezza che crescerà senza suo padre. Tu hai una vaga idea di cosa significa? Tu lo sai? Non credo proprio. Quindi non venirmi a dire quello che devo fare. Non auguro a nessun bambino la vita che ho avuto io. A nessuno. Tanto meno a mio figlio” concluse alzandosi.
“Credi di essere il solo ad aver sofferto? Milioni di persone soffrono. Tu... almeno hai tutte le tue ricchezze per alleviare le tue pene” ribattè Ciel fregandosene delle offese arrecatigli.
Sebastian si appoggiò al tavolo avvicinandosi al viso di Ciel: “E tu credi sul serio che il mio denaro possa sostituire le persone che amavo?” Chiese in un sussurro.
“No. Non lo credo certo. Niente potrebbe ripagarmi della perdita della mia famiglia” rispose Ciel abbassando lo sguardo.
Sebastian sospirò e si risedette: “Dimmi che cosa vuoi” chiese quest’ultimo.
“Voglio la verità” disse il ragazzo.
“Su cosa, su quelle ossa? Ti giuro che non ho idea di cosa sia stato rinvenuto in quello scavo” confessò sincero.
“Ma come fai a non saperlo? Come fai a ignorare quale sia la fonte della tua ricchezza?” ribadì Ciel cercando di aprirgli gli occhi.
“L’unica fonte di tutti i miei averi, sono il sangue e il sudore versati dai miei antenati” spiegò il moro.
“Ti stai ingannando Sebastian” ribatté Ciel, dandogli del tu.
“Per quanto ne so non c’è altra verità che questa. Se conosci qualcosa che ignoro ti prego di dirmelo” disse il corvino sorridendo.
“Non vedi che la gente continua a morire a causa tua?” gli fece notare il giovane.
“Ma chi? Di chi stai parlando?” chiese Sebastian avvicinandosi al viso del ragazzo.
Ciel gli guardò le labbra poi incontrò i suoi occhi: “Davvero non lo sai?”
Lo sguardo incredulo di Sebastian era troppo veritiero, a menochè non fosse uno splendido attore, ma Ciel dubitava.
Il giovane sospirò e mostrò una foto a Sebastian. “Conosci questa donna?”
“Vittoria. E’ passato tanto tempo. Era una mia prozia” rispose Sebastian.
Ciel gli mostrò un’altra foto: “La contessa Fonstrohime, la tua parente più anziana” gli spiegò Ciel.
“Non può essere la stessa persona. Tra una foto e l’altra ci saranno 60-70 anni è impossibile” disse Sebastian, alzando gli occhi dalla foto incontrando quelli profondi del ragazzo.
“Perché non mi aiuti a ritrovarla?” chiese Ciel.
“Lo farei volentieri. Ma è passata a miglior vita quando ero ancora ragazzo” gli comunicò il moro.
Ciel chiuse gli occhi sospirando: “Era la mia ultima speranza” sussurrò stringendo i pugni sul tavolo.
“L’ultima speranza per cosa? Dimmi che cosa ti affligge” lo incitò Sebastian ad aprirsi con lui.
Ciel lo guardò nuovamente negli occhi: “Io cerco i sacri tesori. La fonte di tutta la tua ricchezza. I tesori rubati dai tuoi antenati, ladri e assassini-“
“Ma guarda un po’ chi si vede, guardate chi c’è! Quando si parla del diavolo” disse un uomo prendendo per la camicia Sebastian.
“Il signor Michaelis, mister miliardo in persona. Sei venuto a gettare la maledizione sul nostro paese?"
Ciel uscì dalla taverna, mentre l’uomo che poco prima aveva salvato Sebastian, verso la birra addosso all’uomo che lo stava aggredendo.
“Ma che diavolo fai!” urlò l'uomo.
“Scusi mi dispiace! Vada via da qui” sussurrò a Sebastian.
“Per farmi perdonare gliene offro una io, venga.” disse l'uomo distraendo l'aggressore mentre Sebastian usciva dalla taverna.
“Ciel! Ciel!” provò a chiarmarlo ma niente. Ciel era di nuovo sparito nel nulla.
 
 
 
 
“Si è scatenato uno strano temporale, proprio lì guarda, nella zona sud del parco. Stavano preparando delle fondazioni e hanno trovato delle ossa” Spiegò Claude, affacciandosi dal balcone seguito da Sebastian.
“Allora la tomba c’era” riflettè quest’ultimo.
“Fammi finire. Sono ossa enormi e non appartengono a nessuna specie preistorica” disse il corvino.
“E allora di cosa sono?” domandò Sebastian.
“E’ un mistero. Ma è meglio che tu venga a vedere con i tuoi occhi” concluse Claude facendogli strada.
“Le prime sei vertebre sono state polverizzate, evidenti fratture multiple al cranio. A quanto pare la morte è stata causata da un violento trauma cranico, che ha danneggiato l’osso del collo spezzando la spina dorsale” spiegò il medico a Sebastian, il quale era rimasto impalato da quello che aveva di fronte: uno scheletro gigante alto più 30 metri.
“Come potete escludere che sia una specie preistorica? Magari salterà fuori la coda” ipotizzò Sebastian.
“Signor Michaelis le assicuro che la nostra equipe è altamente qualificata. Ciò che abbiamo qui, è la negazione di tutto ciò che credevamo di sapere sulla storia evolutiva del genere umano degli ultimi centomila anni” spiegò il medico smentendolo.
“Scusi mi sta dicendo che si tratta di un essere umano? Di un vero gigante?” chiese Sebastian inarcando un sopracciglio.
“So che sembra una cosa assurda ma è un gigante” confermò il medico.
“Claude, abbiamo un gran bello scheletro nell’armadio” osservò il moro a braccia conserte.
“Credo che la morte sia avvenuta tre o quattrocento anni fa. Ci sono vari colpi alla testa, causati da un’arma tagliente. Questa creatura è morta di morte violenta” continuò il medico.
“Davvero?” chiese Sebastian.
“Suggerirei di fare un passo indietro. Dunque, o questa cosa è la scoperta scientifica più importante del secolo o è una grande bufala ben elaborata, finchè non c’è né accertiamo, da qui non deve uscire una parola” disse Claude, mentre Sebastian continuava a fissare l’enorme scheletro.
 
 
 
 
E’ inutile continuare a nasconderla, la verità è emersa dalle tenebre.
Ragazzo mio ti aspetto, torna a casa.
 
 
 
 
Sebastian continuava a  fare sempre lo stesso incubo. Si svegliò di soprassalto guardandosi attorno. Sentì dei passi nella stanza, vide l’ombra di un uomo nascosto.
Prese il telefono e glielo tirò addosso: “Chi sei! Come hai fatto ad entrare!?” esclamò Sebastian  afferrano l'uomo per scaraventarlo a terra .
“La prego aspetti!” implorò l'uomo.
“Cosa? Ma io ti conosco” disse il corvino fermandosi.
Era l’uomo che l’aveva salvato alla taverna.
“Mi manda lei, vuole vederla” gli comunicò l’uomo indicando un ritratto sul quale era raffigurata la sua prozia.
“Quella donna è morta!” esclamò Sebastian strattonandolo.
“N-no! Non è morta! Le dico che è viva” gli giurò l'uomo.
“Allora portami da lei” gli ordinò.
Entrarono in macchina e si avviarono verso la residenza della donna. Una volta arrivati l’uomo lo fece entrare. Trovarono la donna in piedi di fronte al camino: capelli bianchi/grigi legati, un vestito lungo verde scuro e un portamento fuori da quell'epoca.
“Buonasera, sono Sebastian Michaelis” proferì il corvino.
“So perfettamente chi sei” rispose la donna, voltandosi verso di lui sorridente.
“Santo cielo… Vittoria” sussurrò palesemente sconvolto.
 
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
 

Ok! Allora a quanto pare la prozia di Sebastian è davvero viva!
Mi sembra al quanto scioccato poverino u.u
Ma perché la donna voleva vederlo? Cosa vorrà mai da lui?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo ^^
Intanto abbiamo scoperto che Ciel come al solito non ha i genitori ma altre verità si celano dietro quegli occhioni blu *^*
A presto! <3
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Credi nell'impossibile ***


“Santo cielo... Vittoria” sussurrò Sebastian palesemente sconvolto.
“Sono tanti anni che attendo il tuo arrivo, mi sembrano secoli” ripose la donna sorridendogli.
“Ma... Claude ha detto che tu eri...”
“Che ero morta? Forse l’ha detto per proteggerti” ipotizzò la donna.
“Ma perché? Sei viva e vegeta” disse incredulo.
“Ahaha che spirito di osservazione. Ma perché non vieni più vicino, voglio guardarti meglio” disse la donna tendendo le braccia. “Abbracciami forte, non mordo mica.”
Sebastian l’abbracciò piano, ancora sotto shock.
“Mhh sei rigido come un tronco” rise la donna.
“Eh io... non sei affatto cambiata” sussurrò il moro guardandola.
“Quale gioia mi dai ricordandoti di me! Quanto ci speravo!” esclamò contenta, facendogli segno di sedersi.
“Avevi solo sei anni l’ultima volta che tuo padre ti portò qui a casa mia. Già da allora io sapevo. Avevi una luce particolare negli occhi e c’è l’hai anche adesso” osservò la donna guardando i suoi splendidi occhi cremisi.
“Davvero?”
“Sì. Sebastian io non riesco ancora a comprenderne il senso ma si sono scatenate forze arcane.”
“Che cosa vorresti dire?” domandò ancora un po’ intontito.
“Lo so che sei spaventato.”
Sebastian si alzò andando verso il camino: “Vedi Vittoria, con tutto il rispetto, io speravo di aver trovato qualcuno che potesse dare un senso a questa follia” confessò Sebastian stanco di tutti quegli enigmi.
“Ecco perché ti ho mandato a chiamare, perché a differenza di tuo padre e dei tuoi sciocchi antenati, tu sei alla ricerca della verità.”
“Ma certo che cercò la verità. In questi ultimi giorni, mi sono successe tante di quelle cose strane, è tutto molto confuso” ringhiò stanco.
“Lo so. Me ne rendo conto. Vieni, siedi qui accanto a me e io cercherò di spiegarti.”
Sebastian si sedette per terra accanto alla donna che gli teneva la mano. Era pronto ad ascoltarla con la dovuta attenzione.
“La storia è formata da tante piccole storie. Le storie degli eroi, dei grandi condottieri, dei grandi esploratori ma a volte può succedere che una storia non viene creduta, perché ritenuta strana e allora i fatti accaduti vengono riscritti e nasce una favola. Riesci a seguire quello che sto dicendo?” chiese la donna.
“Sì, almeno penso” rispose Sebastian.
“Sai, credere nell’incredibile è già difficile per la maggior parte di noi ma cercare di convincere qualcun altro a crederci beh.. è un impresa quasi impossibile” disse l’anziana donna sospirando.
“Tanti anni fa, una terribile maledizione venne scagliata su di noi. I delitti dei nostri antenati aspettano di essere puniti da ben quattrocento anni. E’ una maledizione che solo tu puoi annullare: solo il giusto Sebastian può porre fine all'orrore.”
“Il giusto Sebastian? Forze scatenate? La maledizione dei Michaelis” ripetè il moro confuso.
“Ritieni di essere troppo cresciuto per credere nell'impossibile? Quello che devi fare è liberare la mente, ascoltare con attenzione, perché questa non è altro che la tua storia Sebastian. Quindici generazioni fa, vale a dire trecento anni or sono. Nella primavera dell’anno domini 1611, è allora che tutto ebbe inizio.” cominciò la donna a raccontare.

 
 C’era una volta…
 
 
“Andiamo bella muoviti!”
Un’insolita stagione di carestia. La pioggia cadeva, tuttavia i raccolti erano aridi.
La madre di Sebastian faceva del suo meglio per trarre beneficio dall'arido terreno del suo perduto sposo.
L’animale la trascinò a terra e scappò via: “Stupida mucca!” “Sebastian! Sebastiaaaan!” lo chiamò in vano, Sebastian non era in casa.
“Osservate amici” disse Sebastian facendo un gioco di prestigio con tre vasetti.
Mosse i vasi velocemente con maestria per poi fermarsi di colpo: “Ok ditemi dov’è.”
I ragazzi indicarono un vasetto.
“Spiacente non è qui, ho vinto io” disse prendendosi la posta in gioco, cercando di andarsene.
“Aspetta. Non cercare di fare il furbo con noi Sebastian” lo riprese il ragazzo aprendosi la mano, scoprendo il trucco.
“Oh oh, questo sì che è strano” commentò il corvino cercando di scappare ma si ritrovò i ragazzi addosso.
“Dove scappi vieni qui!”
“Oh cielo, il povero Sebastian è col sedere per terra, proprio come quell'ubriacone di suo padre.”
“Era un guerriero! E aveva più coraggio di tutti voi pidocchiosi messi insieme!” esclamò dandogli un calcio, scappando via.
”Sì scappa! Corri a farti coccolare da mamma, femminuccia!”
Sebastian era anche un piccolo mariuolo, ma nonostante la sua sfortuna, era determinato a prendersi cura di sua madre, con ogni mezzo.
Disgraziatamente a dispetto dei suoi sforzi, Sebastian non ne combinava mai una giusta.
“Lascia perdere la legna, sei tale e quale a tuo padre. Non sei capace di fare niente” sospirò la madre, ormai rassegnata.
Sebastian gli porse quello che aveva vinto. Tutto ciò che desiderava era che sua madre fosse fiera di lui.
“Formaggio e un mezzo scellino. Come hai fatto ad averli?” chiese la madre scrutandolo.
“Li ho guadagnati madre” rispose procurando nella madre una fragorosa risata.
“Credimi” insistette il giovane.
“Ho i miei dubbi su questo, ahaha ma spero tanto che sia vero Sebby” rise la donna dandogli un pizzicotto sulla guancia.
La situazione peggiorò sensibilmente, quando la mucca Milky smise di fare il latte.
“Moriremo di fame prima che arrivi la prossima pioggia” osservò la madre. “Questa povera bestia è rimasta a secco, ma non ho cuore di farla macellare. Domani mattina la porterò al mercato, dovremmo ricavarci qualcosa.”
“Madre lascia che c’è la porti io” propose Sebastian.
La madre lo guardò incredula.
“Fidati, riuscirò a venderla al giusto prezzo, è una promessa. Non ti stupire se mi vedrai tornare con una fortuna.
Rinnoviamo tutta la baracca, mettiamo su una locanda, sarai la regina del villaggio.”
La madre sorrise alla fantasia del ragazzo: “Scapperesti con i soldi, come tuo padre” disse la donna con sguardo triste.
“Non lo farei mai, io non voglio lasciarti” asserì deciso.
“Va bene Sebastian, vendila. Ricavane qualcosa. E’ l’ultimo bene che ci rimane” sospirò la donna.
“Sta tranquilla madre, non te ne pentirai.”
Sebastian si ripromise di dimostrare la sua abilità non solo a sua madre ma anche a se stesso.
Il giorno dopo Sebastian si stava recando al villaggio per vendere Milky.
“Andiamo bella su, coraggio.” sussurrò incoraggiandola.
“Ciao Sebby” i ragazzi con cui aveva discusso il giorno prima lo circondarono. “Vogliamo la rivincita.”
“Ascolta Ronald parliamone. Possiamo risolvere la questione da buoni amici” cercò di furviarli.
“Ahaha certo da buoni amici” rispose il ragazzo tirandogli un pugno in pieno volto facendolo cadere a terra.
“E ora dacci quello che hai” disse minacciandolo con un martello.
“Non ho niente con me” rispose Sebastian.
“E se ci prendessimo questo vecchio sacco d’ossa” propose l’altro ragazzo riferendosi alla mucca.
“Ho un idea migliore Eric. Che dite di fracassare il cranio a questo vecchio sacco d’ossa!”
 “NO!” esclamò Sebastian.
Ronald fu bloccato da un anziano signore: “Ragazzi vi porgo i miei omaggi, è una radiosa giornata non trovate?”
“Cosa vuoi vecchio? Perché non te ne vai” disse Ronald scocciato.
“Perché non te ne vai tu e tornate  a casa vostra, prima che racconti alle vostre madri che fine avete fatto fare ieri al cane dei vicini?” disse l'uomo con un lieve ghigno malefico.
“Che cosa blateri? Sei solo un vecchio pazzo” si giustificò Ronald visibilmente in difficoltà.
“Lascia stare andiamo via” gli sussurrò Eric trascinandolo via.
“Ma come faceva a sapere del cane?”. “Che ne so!”bisbigliarono allontanandosi.
“Vi ringrazio infinitamente” proferì Sebastian inchinandosi.
“E’ stato un piacere. Mi domando che genere di profitto, un ragazzo intelligente come te, speri di ottenere trascinando Milky al mercato del paese” osservò il vecchio.
“E’ una mucca preziosa, di gran valore. Sono sicuro che mi farà guadagnare bene” rispose Sebastian.
“Lo credi sul serio?” domandò il vecchio. Fece un movimento con la mano davanti al suo viso. “Allora Sebastian, è così che ti chiami giusto? Dimmi quanti fagioli servono per farne cinque?”
“Vi burlate di me?” rispose sorridendo.
“No no che non ti burlo” rise l'uomo.
“D’accordo. Due nella mano destra, due nella sinistra e uno in bocca” rispose Sebastian.
“Te la sentiresti di giocartici la tua vita stessa?” chiese il vecchio interessato a quella sfida.
“Sì” rispose il giovane deciso.
“Eccellente! Ahaha” esclamò il vecchio. “Sei un ragazzo sveglio” concluse mettendogli in mani cinque fagioli color argento.
“Ora rifletti. Ti ritieni un ragazzo di buoni sentimenti e puro di cuore?” domandò ancora.
“Sono solo Sebastian” rispose umilmente.
“Bene solo Sebastian. Se tu potessi diventare un’altra persona? Un valoroso cavaliere? Un Re? Chi vorresti essere?”
Domandò l’anziano signore.
“Io voglio solo badare a mia madre. Farla stare bene.”
“Allora sei certamente un ragazzo puro di cuore. Da oggi in avanti, tua madre dovrà baciare la terra su cui cammini. Mi sembra un cambio vantaggioso per una mucca che non dà più latte” commentò il vecchio.
“Sono semplici fagioli” osservò Sebastian.
“Ah non farmi ridere. Sono molto più di questo. Te ne renderai conto vedrai. Tu e tua madre non patirete mai più la fame. Devi credere alla possibilità dell’impossibile.”
E così Sebastian, che voleva diventare un eroe agli occhi di sua madre, concluse un affare che avrebbe cambiato la sua vita, per sempre.
“Cinque fagioli?  Hai preso la mia unica vacca per venderla al mercato e cosa mi porti a casa? Cinque miserabili fagioli secchi!” urlò la madre in collera.
“Madre no! Sono magici, non soffriremo più la fame me l’ha detto il vecchio” spiegò il ragazzo.
“Sebastian! Io ho creduto in te. E tu ricompensi la mia fiducia con questi!?” esclamò la madre spingendo Sebastian, buttando i fagioli dalla finestra.
“Stasera non abbiamo niente da mangiare e temo che non l’avremo neppure nei giorni a venire” disse sconvolta andando nella sua stanza.
E mentre Sebastian stentava ad addormentarsi, sperando di ritrovare quel vecchietto che lo aveva raggirato e gli aveva negato l’unica possibilità di rendere sua madre orgogliosa di lui, qualcosa di straordinario stava per accadere.
I semi vennero assorbiti dal terreno. Un’enorme pianta iniziò a crescere. Le radici sbucarono dal pavimento della baracca, arrivando fino al letto dove riposava Sebastian. La baracca iniziò a tremare e Sebastian venne svegliato dal terremoto.
“Sebastian!” esclamò la madre entrando nella stanza.
“Mamma!” il ragazzo andò verso di lei per proteggerla.
La baracca stava cadendo a pezzi e i due si precipitarono fuori. Non appena uscirono restarono sconvolti da quello che videro. Un’enorme pianta era cresciuta sulla loro casa, arrivando fino in cielo.
Sebastian e sua madre non avevano mai visto niente di così straordinario, in tutta la loro vita. Senza dubbio qualcosa di meraviglioso lo attendeva sulla cima. Deciso ad andare incontro al destino che lo aspettava contro le nuvole, Sebastian si arrampicò sul gambo del fagiolo.
“Sebastian, fai attenzione figlio mio. Coraggio!”  esclamò sua madre incitandolo a salire.





“E Sebastian salì sulla pianta, in alto fino al cielo. Sì, lo so.” disse Sebastian alzandosi da terra. “Conosco questa storia: Sebastian e il fagiolo magico. E’ solo una favola” osservò sedendosi sul divano.
“Non è solo una favola. E’ accaduto realmente e tu reagisci come tuo padre” rispose Vittoria in modo tranquillo.
“Davvero?”
“Sì. Sei oltremodo sgarbato e non cogli il punto” osservò la donna, versandosi da bere.
“Ah sì?” chiese il corvino inarcando un sopracciglio.
“Sono già cominciati gli incubi ricorrenti?” chiese la donna a bruciapelo.
Sebastian sgranò gli occhi sorpreso. Come faceva a sapere dei suoi incubi?
“Anche tuo padre li aveva lo sai? Tutti i Sebastian Michaelis soffrono, presto o tardi” concluse sorseggiando il suo bicchiere di vino. “Da quanto tempo vanno avanti?” chiese nuovamente.
“Sono cominciati circa due anni fa... li ho quasi ogni notte”sospirò Sebastian.
“Eh sì, il tuo tempo sta per scadere” annunciò Vittoria.
“Che significa?” chiese il moro alzandosi.
“Le ossa le hai già viste?” domandò guardandolo.
“S-sì, perché me lo chiedi?”
“I giganti verranno presto a cercati. Scoperchiare quella fossa ha fatto si che si scatenassero immani energie. Caro Sebastian, possibile che non le avverti? ”
“Perché scusa? Che dovrei avvertire?” chiese con un sorriso nervoso.
“La storia non è finita” disse Vittoria gettando il vino nel camino, alimentando le fiamme.
 
 

 
 
Sebastian continuò ad arrampicarsi, gli sembrava di non arrivare mai. E poi finalmente, si ritrovò sulla cima del fusto dell’immensa pianta. Era esausto, aveva a malapena il fiato per respirare. Una volta arrivato in cima, restò incantato dal meraviglioso paesaggio che gli si parò davanti.
Un altro mondo si celata su quelle nuvole. Sebastian davanti a sé vide un immenso castello, con un portone gigantesco. Decise di avvicinarsi.
“C’è nessuno? C’è nessuno nel castello!?” Esclamò guardandosi attorno.
Una vecchia si affacciò dalla finestra e gettò degli scarti di cibo, colpendo in pieno Sebastian.
“Ma che mi state buttando in testa?”
“E tu? Che cosa stavi cercando la sotto, piccolo ficcanaso?” chiese la vecchia accorgendosi di lui.
“Io... voglio rendere mia madre orgogliosa, ma svengo dalla fame” si lamentò.
“Se non te ne vai subito di qui questa sera sarai tu il piatto forte” lo avvertì l’anziana signora.
“Che cosa?”
“Ah! Forza cervellone entra e fa presto” disse sbrigativa aprendogli il portone.

Inconsapevole del pericolo che lo attendeva, Sebastian si inoltrò nel castello di Kelvin.
“Svelto! Vieni qua” sussurrò la donna. “Se vuoi mangiare, devi lavorare” Disse  porgendogli degli abiti adatti alla situazione.
Presa una cipolla e gliela strofinò sul collo: “Tieni strofinati tutto! Non devi mai fargli sentire il tuo odore, lui odia tutti gli inglesi, se li mangia!”
“Lui chi?” chiese Sebastian.
“Kelvin, tienilo bene a mente” lo avvertì la signora.
Nel frattempo Sebastian vide tante pecorelle dentro un enorme pentolone che veniva spinto dentro la fornace.
Le povere pecorelle furono cucinate all’istante da una violenta fiamma.

Kelvin... Sebastian udì pronunciare quel nome per giorni e giorni. Un nome il cui suono faceva impallidire i lavoranti del castello, costretti a cucinare enormi porzioni di cibo.
“Questo Kelvin deve avere parecchi invitati. Magari ha il verme solitario ahaha” ridacchiò Sebastian a uno dei lavoratori che lo ignorò completamente.
Alla fine, giunse il fatidico giorno. C’erano vivande sufficienti a sfamare più di cento bocche.
“Sbrigatevi! Mettete forchetta e coltello! Tutto al loro posto, svelti! svelti!” esclamò la vecchia alla servitù.
Sebastian vide enormi posate venir trasportate davanti ai suoi occhi. All'improvviso un rumore assordante, seguito da un terremoto. Sebastian perse l’equilibrio. In realtà non si trattava di un terremoto.

Il gigante Kelvin era entrato nella sala.
“Svelti! Non battete la fiacca! E’ arrivato servite a tavola!” ribadì la vecchia.
Sebastian si nascose dietro un pilastro, ma riusciva ad intravederlo.
“Avanti con la prima portata!” incitò la vecchia.
“PANE” disse il gigante.
Prese il pane e iniziò a mangiare.
“Svelti portare il vino. Attenti a non versarlo!”
I lavoranti portarono la prima portata. Il gigante prese una pecorella, ormai abbrustolita e le staccò la testa con un morso. Sebastian terrorizzato iniziò a strofinarsi di nuovo la cipolla addosso. Kelvin bevve il vino dopodiché scagliò il bicchiere contro i lavoranti facendoli scappare, solo la vecchia restò, ormai lo conosceva.
Il gigante pr
ese una scatola e mise in tavola un’arpa d’oro e un’oca.

“UOVA” ordinò Kelvin all’oca.
“Tsk” rispose l’oca stizzita.
“UOVA” ribadì.
“Oh eh certo, secondo te come faccio ad entrare nell’umore giusto se continui a pestarmi col tuo alito eh!?” esclamò l’oca.
Sebastian assistette alla scena sconvolto. Un'oca che parlava? Quello sì che era un mondo davvero strano.
“UOOOVAA!!” urlò il gigante.
“Eh come non detto” sbuffò l'oca, rivolgendosi all'arpa accanto a lei: “Mia cara, sai quanto ti adoro ma se ti sbrigassi a suonarmi qualcosa di carino potremo evitare la solita sceneggiata” .
“Shh, rilassati mi prenderò cura di te dolcezza” Rispose l’arpa con tono pacato.

“UOVO! UOVO! UOVO!” continuò ad urlare Kelvin facendo un fracasso infernale.
“Senti bello sai che ti dico? Che con tutti questi urli, mi stai facendo diventare stitica!” esclamò la povera oca.

 L’arpa incantata cominciò a suonare una meravigliosa melodia, il cui potere ebbe sull’anatra un effetto a dir poco insolito.
Uova d’oro uscirono dall’anatra mentre il potere di quella melodia fece addormentare il gigante sul tavolo.
Un uovo cadde in direzione di Sebastian il quale lo raccolse. 
Alla vista delle uova d’oro, l’avidità di Sebastian aumentava sempre di più.
Il gigante si svegliò di colpo e iniziò ad annusare l’aria.
“Sciagurato! Non dovevi venire qui sotto allontanati!” esclamò la vecchia accorgendosi della sua presenza, spingendolo via da lì.
“SENTO LA PUZZA DI UN INGLESE” osservò il gigante con tono scocciato.
“No non c’è né sono più da anni di inglesi da queste parti, non ne vedo da un eternità, figurati!” disse la vecchia nervosa.
“Forse tu hai sentito Antonio, non è inglese è italiano” continuò prendendo il povero Antonio per un braccio.
“Oh Santa Maria madre di Dio, mannaggia alla miseria, proteggi questo povero pasticciere!” esclamò il poverino.
Il gigante lasciò perdere entrambi e tornò a dormire.

Sebastian stringeva  l’uovo che era caduto tra le sue mani. Il suo potere lo aveva già soggiogato. Con un simile tesoro, sua madre non avrebbe mai più vissuto di stenti. La sua audacia, lo spinse a volerne sempre di più.
“Ti ho ospitato, ti ho sfamato, ti proteggo dal suo naso e dalla sua vista e tu che cosa fai in cambio? Ti metti a banchettare alla sua tavola come se fossi tu il padrone. Ma lo sai che se ti avesse scoperto ci avrebbe ammazzato tutti solo per il fatto di averti accolto!” lo rimproverò la vecchia, mentre Sebastian stringeva le uova.
Gli diede uno schiaffo sulle mani facendogli posare le uova: “Posa l’osso, se ne manca uno quello se ne accorge.”
“Non ne manca nessuno” rispose con fare innocente.
“E quello che ti sei messo in tasca?” osservò la donna.
Sebastian sbuffò e lo tirò fuori. La vecchia cercò di prenderlo ma Sebastian non lo mollava.
“Stupido bamboccio che cos’hai nella zucca!” esclamò dandogli uno schiaffo.
Sebastian a quel punto prese tutte le uova e le mise un sacco.

“Potrei diventare un grande cavaliere, mia madre una regina, non soffriremo mai più la fame. C’è né sono abbastanza anche per te”  gli disse cercando di convincerla.
“Lui sarebbe capace di ucciderti solo per averlo pensato” rispose la vecchia.
Sebastian prese anche l’anatra.
“Oh che bello, facciamo una passeggiata? Non sono mai uscita di qui, Ahaha” osservò l’anatra entusiasta.
Sebastian la mise in un sacco mentre la vecchia lo guardava con aria scioccata.
“Chiunque abbia toccato il suo tesoro non ha vissuto abbastanza per raccontarlo” lo avvertì.
“E’ soltanto un gigante malvagio. Quell'egoista non merita la grazia di tutti questi tesori” q
uando ci si metteva, Sebastian sapeva essere molto persuasivo. La sua bellezza lo aiutava molto in certi casi.
I due scapparono dal castello da cui all’interno di sentì un urlo disumano.
“Corri presto!” disse Sebastian alla vecchia.
“Se ci prende ci ammazzaaa!” urlò la donna terrorizzata.
“Corri!!” la incitò il ragazzo.

 

“E’ fuggita con l’inglese maestà. Lui dice di essere salito sulla pianta di fagiolo” confessò Antonio minacciato da un forchetta gigante.
“L’INGLESE? CHE LA PESTE... LO COLGAAA!!” il gigante uscì dal castello correndo a più non posso. “DOV’E’ QUELL’INGLESEEE!?”
“Coraggio su c’è la farai” disse Sebastian alla vecchia mentre iniziava a scendere dalla pianta.
“Forse quand’ero giovane e forte ma alla mia tenera età non me la sento” scuotè il capo la donna.
Il gigante stava arrivando.
“Sbrigati vieni!” esclamò Sebastian tendendole la mano.
“Tu pensa a salvarti, scappa, non darti pena per me. Mi nasconderò col mio gruzzolo da qualche parte. Scappa, scappa!”

Lasciata quella vecchia signora in balia del suo destino, Sebastian cominciò a scendere dalla pianta del fagiolo.
Sua madre lo attendeva da un tempo infinito, nutrendosi con gli enormi fagioli che maturavano sulla pianta.
All'improvviso un uovo d’oro cadde dal cielo.
“Che succede in nome di Dio?” disse la madre guardando in alto vedendo Sebastian scendere dalla pianta.
“Non sono solo purtroppo!” esclamò il ragazzo. Sebastian si lasciò cadere per far prima finendo a terra.
“Sebastian! Figlio mio!”
“Presto dobbiamo abbatterlo ci ucciderà” affermò agitato.
“Credevo... che ti fossi dimenticato della tua vecchia mamma!” pianse la donna.
“Madre!" esclamò prendendola per le spalle per farla ragionare: "Un orrendo, enorme gigante sta scendendo dalla pianta per ucciderci e riprendersi l’oro!”
La donna annuì, assimilando la notizia: “Ok. Dammi quest’ascia!”
Insieme cominciarono a colpire la pianta, che pian piano iniziava a  scomparire. Il gigante guardando i due intenti a far cadere la pianta, tentò di tornare su iniziò ma invece precipitò giù.
“Scappiamo!” esclamò Sebastian portando la madre lontano.
Un tonfo li fece cadere a terra. Si voltarono entrambi per vedere il gigante steso a terra, inerme: era morto. Madre e figlio si abbracciarono felici di essere di nuovo insieme
Dopo qualche mese...
“Grazie Eric" disse Sebastian prendendo una mela dal vassoio di colui che ormai era il suo cameriere.
Si era sposato e la madre era felice.
“Viva gli sposi!” 
E così Sebastian l’uccisore del gigante, divenne il più famoso ladro di tutti i tempi.
 
 
 
 
“Sebastian” Vittoria richiamò la sua attenzione.
“Ti ascolto zia. Sto davvero tentando di credere a quello che dici però…” tentennò il ragazzo.
“Però?” ribadì Vittoria.
“Tu mi stai chiedendo di dar credito a una favola.”
“Ascoltami bene. Sebastian Michaelis era un volgare ladro. Ha preso ciò che apparteneva ad altri ed era anche un assassino. La nostra famiglia vive nel disonore. Le tue immense ricchezze, il tuo potere, tutto quello che hai, è maledetto dall'avidità di quel lontano antenato” spiegò Vittoria.
“E secondo te dovrei credere alle cose insensate che racconti?” chiese scettico.
“Temo che ci possa essere qualcosa di peggio. Il primo Sebastian, ti ho raccontato la sua versione dei fatti ma sarà tutta la verità? Hm... non ne sono sicura. Potrebbe aver mentito” alluse Vittoria.
“Ma come devo dirtelo? Io ho una mente troppo razionale per credere a questa leggenda” rispose Sebastian.
Mph, che tu ci creda o no...” disse la donna dandogli un bacio in fronte. “Resti l’unico in grado di scoprire la verità fino in fondo e annullare la maledizione per sempre. Altrimenti, quella stessa verità ti ucciderà.” concluse dandogli le spalle.
“M-ma.. cosa pensi che dovrei fare?” chiese Sebastian in un sussurro.
Vittoria si tolse il medaglione che aveva al collo. Era di un verde smeraldo bellissimo. “Voglio che tu tenga questo, mi è stato donato... tanto tempo fa.”
“Che cos’è?”
“Ah, è il tuo destino” rispose Vittoria mettendogli il medaglione tra le mani.
“Il mio destino?” ripetè incredulo.
“Apri la tua mente e saprai anche cosa fare. Cerca solo di non rimuginare troppo. Non ti rimane ancora molto.”
Dandogli un altro bacio in fronte, Vittoria si alzò e andò via. Sebastian rimase a guardare il medaglione, cercando di prendere alla fine… la scelta più giusta.
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
Wow che capitolo lungo! °O°
Ho dato il meglio di me stavolta :D
Beh tutta la storia doveva essere raccontata in un unico capitolo se no sarebbe stato tutto sconnesso.
Kelvin come al solito è rappresentato come il cattivo della situazione ma attenzione sarà davvero così?
Potrei sorprendervi stavolta >.<
Cosa deciderà di fare adesso Sebastian?
Lo so, in questo capitolo Ciel non si è visto ma non temete sarà presente dal prossimo capitolo in poi!
Ne vedremo delle belle ^^
Spero che la storia vi piaccia, grazie per chi continua a seguirla.
A presto!
Baci <3
 

 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tentare il tutto per tutto ***


Sebastian si era recato di nuovo al laboratorio, dov’erano state conservate le ossa. Il temporale quella sera rendeva tutto più arcano, più oscuro. Guardandosi attorno cercava di darsi una spiegazione, di trovare una soluzione.
“Allora, adesso credi ai tuoi occhi? Sebastian Michaelis.”
Udendo quella voce Sebastian alzò gli occhi vedendo Ciel poggiato alla ringhiera.
“Tempismo perfetto. Il misterioso Ciel. Avevi ragione ci sono delle ossa, enormi, spaventose, degne di un gigante”
rispose Sebastian mentre Ciel scendeva dalla scala continuando a fissarlo.
“Era un amico” proferì Ciel.
“Un tuo amico?" chiese scettico. "Ciel, questo mucchio d’ossa avrà quattrocento anni come minimo.”
“Nel tuo mondo” rispose Ciel continuando a scendere.
“Nel mio mondo? Cavillo interessante” ribatté Sebastian sorridendo.
Ciel scesa la scala e si fermò davanti ad essa, senza proseguire. Adesso Sebastian poteva vederlo in tutta la sua bellezza; restò incantato: indossava una tutina blu attillata con una lunga cerniera che andava dal petto fino a sotto l'ombelico. Era davvero provocante e Sebastian istintivamente avrebbe tanto voluto abbassare quella cerniera.
Stivaletti neri, una grande cintura nera che gli stringeva la vita e una sacca di juta sulla spalla destra. Adesso i capelli non era più tirati all’indietro ma ricadevano lungo il suo delicato viso. Sembrava un angelo.
“Tu non sei una creatura terrena?” sussurrò Sebastian credendo di aver capito la verità.
Ciel fece segno di no col capo.
“Vieni da-da lassù?” domandò, indicando il cielo.
Ciel annuì mentre  Sebastian pian piano si avvicinava a lui.
“Senti Ciel... voglio aiutarti” disse deciso. Lui non era quello stupido marmocchio del suo antenato.
“Sì... sì lo so” rispose il giovane avvicinandosi a lui sorridendo maliziosamente, guardandolo intensamente.
“D-davvero lo sai?” chiese avvicinandosi anche lui.
Per un attimo tutto intorno a loro era come sparito. Non esisteva più lo scheletro, né il fatto che Ciel non appartenesse a questo mondo, né la maledizione: erano solo loro due.
“Ah l-lei mi ha dato una cosa” balbettò  ebastian all’improvviso.
“Lei chi?” domandò Ciel. “La contessa? Allora è viva.” disse Ciel sgranando i suoi bei occhi.
“Ha detto che questo annullerà la maledizione” spiegò il moro mostrandogli il medaglione.
“No... quel medaglione è stato rubato. Insieme a tutto il resto” constatò Ciel, abbassando lo sguardo.
“Questo? E’ questo ciò che il mio antenato ha tolto alla tua gente?” domandò Sebastian ridendo.
“No. Ha portato via l’arpa d’oro e Galaga l’oca selvatica. Questo è un nuovo fatto da lei” spiegò Ciel porgendogli l’uovo. “Ti ha detto dove sono finite?” chiese ancora.
“Cosa? N-no.”
Improvvisamente porta si aprì e numerose torce vennero puntate contro di loro.
“Chi siete? Che sta succedendo? Chiamate il signor Faustus” dissero le guardie.
“Sebastian” sussurrò Ciel, mettendosi dietro di lui.
“Abbiamo sorpreso degli intrusi, attendo istruzioni. Voi due, rimanete fermi dove siete.”
“Cerca di capire, sono stato mandato qui per cercare il tesoro, se non lo trovo devo portarti con me” gli sussurrò Ciel alle sue spalle.
“Portarmi con te? E come?” chiese Sebastian sorridendo. In fondo non gli dispiaceva affatto seguire quella splendida creatura.
Ciel prese delle fiale con delle punte di ferro. Premette le punte, le quali sprigionarono energia. Le fiale diventarono azzurro fosforescente.
“State lontani!” intimò Ciel mettendole davanti a se, arretrando.
Claude arrivò nella sala della sorveglianza e vide il monitor.
“M-ma che cos’ha in mano? Ha dell’esplosivo, dov’è la polizia?” chiese alla guardia.
“Mandate agenti armati in laboratorio” ordinò la guardia.
Claude prese il telefono: “Il signor Michaelis si trova in grave pericolo, potremo esserlo tutti, presto!”
“Si calmi signorino, cerchi di stare calmo” la guardia cercava di calmare Ciel.
“Fermi! State là” ordinò Sebastian bloccandoli. “Ascolta Ciel, verrò con te, ovunque tu mi voglia portare ti seguirò.”
“Fermo dove sei! Avanza lentamente, metti giù quello che hai in mano, qualunque cosa sia. Poggialo lentamente e porta le mani dietro la testa” gli ordinò la guardia armata.
“Non vi agitate! Non ha cattive intenzioni” disse Sebastian cercando di placare gli animi.
“Cosa aspetta? Fermatelo sparate” ordinò Claude.
“Si butti a terra signor Michaelis!”
FERMATEVI!” esclamò Ciel, sgranando gli occhi.
“Ciel” sussurrò Sebastian sentendolo urlare per la prima volta.
“Non ti muovere!” gli intimò la guardia.
Ciel allargò le braccia, con l’intenzione di unire di colpo le fiale.
Le guardie si mossero verso di loro per bloccarlo.
“Fuoco! Fuoco!” ordinò Claude.
Due guardie allontanarono Sebastian mentre Ciel unì le fiale sprigionando un’aura azzurra attorno a lui.
Si guardarono entrambi, poi ci fu un’esplosione e di colpo Ciel sparì.
A causa dell'urto Sebastian finì a terra.
“Signor Michaelis sta bene?” chiese la guardia.
“Sì, sì” rispose sconvolto.
“Menomale, è tutto finito. Andiamo.”
 
 
 
 
 
“Un bel check up e tornerai come nuovo” disse Claude accompagnando Sebastian sull'ambulanza.
“Dov’è Ciel? Dobbiamo trovarlo.”
“Polverizzato Sebastian. Dopo quell’esplosione non è rimasta traccia di lui. Non ti stancare adesso. Portate il signor Michaelis all’ospedale, isolamento completo, niente visite. Ti raggiungo appena possibile. Mettete i sigilli all’edificio. Niente stampa, niente curiosi.” Ordinò il braccio destro prendendo in mano la situazione.
“Ciel” sussurrò Sebastian guardando il medaglione nella sua mano.
“Come si sente signore?”
“Bene grazie” sospirò il corvino.
“Si metta comodo e lasci fare tutto a noi” disse l’autista dell’ambulanza. “Ha solo qualche lieve abrasione, ma sarà meglio assicurarsi che non ci siano contusioni” dichiarò per telefono, quando si voltò Sebastian non era più dentro l’ambulanza.
“Signor Michaelis?”
Sebastian si recò nel bosco, dove faceva sempre quello strano sogno. Si mise in ginocchio ed aprì il medaglione.
La sfera conteneva un liquido verde smeraldo che Sebastian versò a terra. All’interno della sfera vi era un fagiolo.
Sebastian lo nascose nel terreno coprendolo con le foglie. Ormai non aveva più speranze di ritrovare Ciel. Chissà, magari se quella pazzia avesse funzionato avrebbe potuto raggiungerlo. Si appoggiò vicino al tronco di un albero, aspettando. Tremando come una foglia per il freddo si addormentò. Poco dopo una luce verde scese dal cielo, venendo assorbita dal fagiolo sepolto nel terreno. La pianta iniziò a crescere velocemente, aprendo un varco nel cielo. Quando Sebastian si svegliò, restò allibito. Si avvicinò alla pianta, la toccò incredulo.
Sì... era vera, era tutto vero allora. In quel momento gli vennero in mente tutte le frasi che gli avevano detto in quei giorni.
“-Devi credere alla possibilità dell’impossibile. - Conosci la storia di Sebastian e del fagiolo magico? - E’ il tuo destino. - Lei è il quindicesimo discendente del primo Sebastian Michaelis. - Tuo padre ha sempre avuto un sesto senso. - Sei l’unico che può annullare la maledizione.- Solo il giusto Sebastian potrà porvi fine."
Sebastian sorrise ripensando a tutte quelle frasi e cominciò ad arrampicarsi. Si fermò di fronte al varco. Mise una mano la cui prese una leggera scossa. Ma non faceva poi così male. Inserì un braccio nel varco e lo tirò indietro.
Sano e salvo, pensò.
Doveva andare avanti non poteva restare li per sempre.
Chiuse gli occhi e sussurrò: “Larga la foglia, stretta la via, io vado lassù e così sia” concluse superando il varco, ignaro di quello che da li a poco l’avrebbe atteso.
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
 

Allora!!!!
Come sempre i dialoghi tra i nostri due personaggi preferiti sono sempre pieni di tensione, è ovvio che si piacciono chissà chi dei due farà il primo passo u.u
Poi Ciel con quella tutina beh :Q__
Ma cosa più importante… Sebastian troverà Ciel dopo aver passato il varco?
Lo scoprirete presto ^^
Bye bye <3
 

 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sotto processo ***


C’era una volta un giovane valoroso, intrepido e gentile di nome Sebastian.
 
 
 
Mentre Sebastian si arrampicava, un rumore sotto di lui lo porto a guardare in basso. La pianta stava pian piano scomparendo. Sebastian iniziò ad arrampicarsi più in fretta che poteva. Era quasi arrivato ma la pianta sparì del tutto. Il moro riuscì ad aggrapparsi con una mano sulla roccia. Con tutta la forza che aveva riuscì a tirarsi su.
Si ritrovò davanti tanti uomini vestiti in modo strano, con degli abiti arabi e delle lance che gli stavano puntando contro.
“Ehi! D’accordo non sparate! Voglio dire... non mi infilzate!” esclamò Sebastian, ridendo leggermente.
“Io... mi sono perso, cioè so che a prima vista può sembrare pazzesco ma sono salito sul oooh oooh!” stava per cadere nel vuoto quando un uomo lo afferrò.
“Woh gr-grazie” sospirò Sebastian affannato dando una pacca sulla spalla all'uomo.
“Mi sono... arrampicato... sul fagiolo! Ci ho messo due giorni ihihih” era praticamente sconvolto. Sembrava un pazzo. Come dargli torto, in fondo, dopo tutto quello che aveva visto.
“Arrivava fin quassù la pianta” la indicò girandosi ma era sparita “Che strano adesso non c’è. Voi l’avete visto vero?”
chiese ancora più sconvolto. Credeva di esser diventato pazzo.
Da dietro gli uomini una figura di fece avanti, con un grande copricapo arabo blu come tutto il vestito. La figura si tolse il copricapo mostrando il suo splendido volto.
“Ciel!” esclamò Sebastian andando verso di lui ma fu bloccato dalla guardia che poco prima lo aveva salvato.
Era l’unica a portare un abito diverso, escluso quello di Ciel, doveva essere il capo di quegli uomini.
“Ciel... ti credevo morto e.. invece eccoti qua” sussurrò il corvino continuando ad ansimare come un idiota.
“Sì, questo è il mondo Sebastian. E incredibile, ma vero, sei qui” rispose Ciel con fare molto serio.
“Ma certo! Il fagiolo! Il fagiolo magico! Ho piantato i semi nella terra ed cresciuta una pianta alta fino al cielo, come nella favola. Ah il medaglione” disse porgendolo a Ciel.
“Sì, puoi darlo a me adesso” rispose con aria di sufficienza. Sembrava come se Ciel volesse stargli lontano.
“Dio mio credevo che fossi morto in quella... esplosione ah! Ah!"
Il ragazzo lo guardava come se volesse dirgli tante cose ma preferiva essere distante come al suo solito.
"Bene... sono qui eccomi!” sorrise allargando le braccia. “Beh chi sono i tuoi amici? Ciao Sebastian Michaelis.”
Ciel guardò la guardia, che sotto suo ordine silenzioso colpì alla testa Sebastian facendogli perdere i sensi.
Gli uomini caricarono Sebastian su un cavallo, salirono sui propri e partirono.
Poco dopo riprese conoscenza.
“Perché mi avete legato? Ciel devo... considerarmi prigioniero?" gli chiese ancora stordito.
Ma non rivette alcuna risposta dal giovane.
"Mi ascolti?”
Ciel, sul proprio cavallo, continuava a guardare davanti a sé, indifferente.
“Lo sai che ho un gran mal di testa? Mi hai procurato un grande trauma cranico” disse sarcasticamente alla guardia che camminava a cavallo a fianco a lui.
Poi si rivolse di nuovo a Ciel, voleva avere una sua reazione. Non sopportava il fatto che lo ignorasse.
“Oh Sebastian, posso fare qualcosa per alleviare le tue pene? No non devi preoccuparti. Vuoi un’aspirina? No grazie, sto bene.” recitò drammatico ma  niente: Ciel continuava ad ignorarlo.
“Sono... costernato-“
“Ti do un’altra botta in testa!?” esclamò la guardia spazientita.
“Agni no. Sta zitto Sebastian” gli ordinò Ciel guardandolo malamente.
“Come vuoi. Posso chiederti almeno dove stiamo andando?” domandò il corvino serio.
“Andiamo verso Magslek” rispose Ciel.
“E una notizia buona o cattiva?” chiese Sebastian mentre attraversavano un deserto grigio, privo di vita.
Solo enormi scheletri di animali, erano presenti.
“Una carovana!”
“Vi prego aiutateci!” “Abbiate pietà!"
“Abbiamo fame!”
“Moriremo tutti!”
“Ciel non dovremo fare qualcosa per quella povera gente?” chiese Sebastian mentre gli passava accanto.
“Al galoppo!” ordinò Ciel a tutti i suoi sottoposti allontanandosi da quelle persone.

  
 
La sera gli uomini si accamparono. Agni badava al fuoco insieme agli altri uomini. Ciel osservava la vallata, in piedi con le mani dietro la schiena. Diede una breve occhiata a Sebastian, seduto vicino ad un altro fuoco poco distante da lui.
“Qui una volta era tutto diverso. Questa era... una vallata rigogliosa. Crescevano fiori ovunque. Ora crescono dolore e sofferenza, giorno dopo giorno” gli raccontò Ciel.
“Da quanto tempo è ridotta così?” chiese Sebastian guardando la vallata.
“Secondo il tuo calendario? Da quando il tuo antentato ha rubato Galaga e l’arpa. Sono trecentonovant'anni, che è morto Kelvin” sibilò tristemente.
“Hai detto che era un tuo amico, com’è possibile? Tu non hai cerco quattrocento anni” osservò Sebastian, vedendo Ciel avvicinarsi.
“No... ne ho molti di più. Secondo i tuoi parametri” rispose sedendosi accanto a lui.
Sebastian sorrise scuotendo il capo.
“Ti riesce difficile credermi?” chiese Ciel osservando quel sorriso mellifluo, che lo attirava come una falena è attirata dalla luce.
“Il tempo è diverso nel nostro mondo. Ogni anno che passa giù da voi, corrisponde a un giorno dei nostri” spiegò il ragazzo dagli occhi color del cielo.
“Scusa ma allora mi stai dicendo, che il mio antenato Sebastian che ha scalato la pianta del fagiolo trecentonovant' anni fa nel mio tempo, nel vostro tempo è arrivato solo trecentonovanta giorni fa?” chiese scettico.
“Esatto” sibilò il ragazzo.
“Quindi... se tu hai... diciamo... una ventina d’anni nel mio tempo, vuol che sei nato...-“ si fermò terrorizzato da quello che stava per dire.
“7300 anni fa. Secondo il tuo tempo” sorrise Ciel terminando la frase.
“Permettimi di dirti che te li porti alla grande” osservò il moro ridendo.
Ciel gli diede un’occhiataccia e si alzò.
“Scherzavo” si giustificò credendo che il giovane si fosse offeso.
“Vuoi sapere dove andiamo? Ti stiamo portando al tribunale di Magslek”gli confessò Ciel.
“Perché al tribunale?” domandò il corvino.
“Per i crimini della tua famiglia contro il nostro popolo” rispose dispiaciuto.
Si guardarono per qualche secondo, come se volessero dimenticare tutto quello che era accaduto.
Ma Ciel distolse lo sguardo: “Ora va a dormire Sebastian... devi riposare” sussurrò entrando nella tenda.
Sebastian avrebbe tanto voluto seguirlo ma preferì restare vicino al fuoco, continuando a guardare la vallata.
Il giorno dopo ripartirono. Passato il fiume, videro davanti a sé uomini armati.
“Agni” sussurrò Ciel voltandosi verso di lui.
“Svelto, svelto” sussurrò a Sebastian allontanandolo.
Ma furono bloccati da altri uomini.
“Maledetti. Voglio il sangue del ladro, non il nostro” disse Agni stringendo i denti.
“Eccola lì la causa dei nostri tormenti! Solo la sua morte porrà fine al nostro dolore!” esclamò il capo della banda.
“Nessuno lo può toccare finché è sotto la mia scorta. Lo porteremo al consiglio Edward, non sarai tu a decidere il suo destino” gli intimò Ciel.
“Tu ti fidi ancora degli anziani!” esclamò Edward a Ciel. “Hanno perso il loro vigore e intanto soffriamo la fame  e i nostri figli muoiono! Solo noi possiamo giudicarlo e la sentenza è la morte!”
“Ricordati che siamo parenti” gli sussurrò Ciel trafiggendolo con lo sguardo.
“Non ci lasci altra scelta” rispose Edward guardando un suo soldato.
Uno degli uomini prese la rincorsa per attaccare.
“No non farlo!” esclamò Ciel alzandosi sul suo cavallo dandogli un calcio facendolo cadere.
Agni proteggeva Sebastian buttandosi a terra con lui. Ciel sferrava calci a più non posso, mandando a terra tutti gli uomini che osassero avvicinarsi a lui.
Edward mirò Sebastian e iniziò a rincorrerlo.
“Sebastian!” esclamò Ciel.
“No fermati!” urlò mettendosi davanti per proteggerlo.
Edward lo spinse e il ragazzo cadde da cavallo, Sebastian fortunatamente lo prese al volo come una sposa.
Velocemente prese la borsa di Ciel e la scaraventò in volto ad Edward che cadde sbattendo la testa su una roccia.
Gli altri uomini nel frattempo si ritirarono.
“Sei ferito?” domandò Sebastian precipitandosi addosso a Ciel cingendogli i fianchi.
Quest’ultimo lo spinse. Ora non era il momento per le smancerie.
Agni poggiò Edward a terra mentre Ciel gli teneva la testa.
“Siamo parenti, è mio cugino. L’ultimo che mi è rimasto” disse Ciel a Sebastian con un filo di voce.
“La nostra terra agonizza e noi ci siamo ridotti ad ucciderci l’un l’altro grazie a te” lo accusò Agni.
“Accusate me di quest’orrore? Qual è la mia colpa? Il crimine di cui mi sono macchiato?” domandò rivolgendosi a Ciel.
“Sono arrivato fin quassù, Dio solo sa che mondo è, per darvi il mio aiuto” continuò, aiutando uno degli uomini feriti.
Ciel lo guardò con sguardo triste: “Perché sei venuto? Per quale motivo non sei rimasto nel tuo mondo?”
“Sono qui, non è ciò che volevi?” rispose Sebastian diretto.
“Hai scalato tu la pianta di fagiolo, nessuno ti ha costretto” ribattè Ciel come se fosse colpa sua quella situazione.
L’uomo sotto Sebastian si lamentava: “Dammi una benda adesso”
Ciel titubante gliela porse, iniziando a curare Edward.
Una volta curati i feriti ripartirono, Arrivando in poco tempo al tribunale.
Ciel scese da cavallo, guardandosi intorno. Il popolo attorno al tribunale incitava la condanna di Sebastian.
“La colpevolezza di un uomo dev’essere provata ma sembra che voi mi abbiamo già condannato” proferì Sebastian a Ciel.
“Non accade lo stesso nel tuo mondo?” ribattè il ragazzo, lanciandogli un'occhiataccia.
Entrambi salirono al centro della pedana dell’aula. Sebastian era incatenato ma Agni levò le catene e restò accanto a lui mentre Ciel si posizionò davanti a loro.
“Tutti in piedi, si riunisce oggi il gran consiglio di Magslek” annunciò una guardia.
Pian piano entrarono dei giganti.
“William” un gigante dall’atteggiamento molto serio e dallo sguardo gelido.
“Grell” un tipo molto strano, indossava lungo vestito rosso, lunghi capelli altrettanto rossi con dei fiori in testa e una risata molto maliziosa.
“Elizabeth” una biondina con dei lungi capelli ricci, un vestito azzurro e uno sguardo angelico. Molto graziosa.
“E il grande saggio Undertaker. Arbitro supremo della giustizia” un altro tipo altrettanto strano. Indossava una tunica nera, capelli lunghi bianchi legati in una lunga coda. La cosa che colpiva era la grande cicatrice che aveva in volto e i suoi occhi di un verde acceso che metteva i brividi.
Un silenzio tombale calò nell’aula.
Un altro gigante entro in sala, sembrava il più giovane. Un ragazzo dai capelli biondi, vestito come uno del popolo con un cappello di paglia dietro la schiena.
Il consiglio di accomodò mentre solo Undertaker restò in piedi.
“Sono passati, già 391 lunghi giorni quando scese su di noi la notte. Oggi il consiglio si riunisce per giudicare l’umano... noto come Sebastian Michaelis” dichiarò Undertaker.
Un boato si alzò in sala; Sebastian era molto agitato.
William si avvicinò: “Sebastian Michaelis, come ultimo discendente della tua stirpe, sei formalmente accusato dell’ingiusta uccisione del gigante Kelvin” lo informò.
“Scusate, posso dire una cosa?” chiese Sebastian.
“Non ancora. Dovrai aspettare che ti sia concessa la facoltà di parlare” disse la ragazza dai capelli biondi.
“Sei inoltre accusato dell’oltraggioso furto dei sacri tesori del nostro regno: l’oca della prosperità e l’arpa dell’armonia” concluse William.
“L’oca e l’arpa furono create molti secoli or sono. Catalizzano le energie che regolano il susseguirsi delle stagioni. Senza quelle forze, il nostro mondo è condannato all'estinzione. I campi saranno sterili e invano aspetteremo la primavera” gli spiegò Elizabeth.
Solo ora Sebastian iniziava a comprendere quanto fosse grave la situazione.
“Ciel” Undertaker si rivolse al ragazzo il quale alzò lo sguardo verso di lui.
“Visto che hai appena fatto ritorno da un mondo nel quale a nessuno di noi è stato mai concesso di entrare, vuoi dire a questa corte cos’hai trovato laggiù?”
Ciel guardò Agni il quale aprì un sacchetto e ne versò a terra il contenuto. I giganti si avvicinarono per guardare.
“Di chi sono quei poveri resti?” chiese Undertaker.
“Senza dubbio sono di Kelvin. Ho visto le sue spoglie” rispose Ciel serio come non mai.
Mentre il medico spiegava a Sebastian che il gigante era morto di morte violenta, Ciel si era mimetizzato come uno della equipe e ascoltò tutta la spiegazione.
“Il corpo, fu seppellito nella terra appartenente ai suoi antenati” concluse Ciel.
Il ragazzo biondo chinò la testa con sguardo triste.
“Sebastian... Michaelis” sussurrò Undertaker con rabbia. 
“Undertaker si sta riferendo a te, fa un passo avanti e ascolta” gli ordinò William guardandolo malamente mentre Agni lo spinse in avanti.
“Come ti dichiari? Colpevole o innocente?” gli chiese Elizabeth con tono dolce.
Sebastian le sorrise, era l’unica gentile lì dentro, poi rispose: “Non ho mai conosciuto questo Kelvin, dichiaro quindi con tutte le mie forze che sono innocente!”
Di nuovo un boato si alzò da parte del popolo che non era assolutamente d’accordo. Undertaker alzò il braccio per dirgli di stare calmi.
“Non sono io il Sebastian Michaelis che cercate voi” aggiunse il corvino.
“L’imputato si dichiara innocente” disse William sarcasticamente, tornando al suo posto.
“Beh secondo me potremo dargli il beneficio del dubbio” proferì Grell ricevendo occhiatacce da tutti.
“Oh andiamo! Sto solo consigliando di non prendere scelte affrettate, è pure carino sarebbe un peccato ucciderlo”
aggiunse ghignando.
“Grell la vuoi smettere! Anche al consiglio devi fare l’idiota!”
“Sei geloso mio caro Wiru?” gli ammiccò il rosso.
“I vostri affari personali teneteli per voi” gli ordinò Undertaker.
“Scusa Undy” sussurrò Grell intimorito.
“Fino a pochi giorni fa, non sapevo nemmeno della vostra esistenza. I delitti di cui mi accusate sono avvenuti, quasi 400 anni or sono” osservò Sebastian rifendosi al saggio.
“Fortunatamente per noi qui, sono trascorsi solo 391 giorni se fossero stati 391 anni la nostra terra sarebbe ridotta a una distesa di cenere e ogni forma di vita estinta” spiegò Undertaker.
“Ma... che cos’ha a che fare questo con me?” ribadì Sebastian.
“Sicuramente anche nel tuo mondo se trai profitto dalle azioni malvagie compiute dai tuoi antenati, erediti anche l’inconvenza, di riparare i loro torti. E se tu non lo farai, a chi toccherà?” osservò Undertaker.
“Beh mi sembra giusto ascoltare il racconto di chi ha direttamente vissuto quelle nefandezze” proferì Grell. “Ciel, dal giorno in cui perdesti i tuoi genitori, Kelvin ti accolse in casa come un figlio” osservò il rosso, con un leggero sorriso, stavolta non malizioso.
Il biondino guardò Ciel non aria triste. Quel biondino si chiamava Finny ed era il figlio di Kelvin.
“Puoi raccontarci con parole tue, il susseguirsi degli eventi?” gli chiese Elizabeth.
Ciel si fece avanti, con lo sguardo basso. “Era come un padre per me” dichiarò il ragazzo guardando Finny, ricevendo un sorriso.
Con quella frase, Ciel avrebbe rivelato una volta per tutte, la vera storia, ricca di mistero di Sebastian e il fagiolo magico.
 
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
 

Povero Sebastian gli stanno rivolgendo accuse molto gravi >.<
Chissà cosa racconterà Ciel e se questo potrà aiutare Sebastian. La giuria dei giganti sono sempre i nostri personaggi preferiti ^^
Non potevo non far litigare Grell e William come una coppietta, capirete più avanti perché ;)
Penso che Undertaker come capo supremo ci sta da Dio, sarà che io sono di parte *^*
E poi Ciel qui non ha i soliti 13-14 anni ma bensì 20 *^* ancora più figo!!!!!
Beh al prossimo capitolo!
Bacini baciotti :*





 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Sentenza ***


“C’è nessuno? C’è qualcuno nel castello?” chiese Sebastian guardando l'edifcio.
A quel punto Ciel si affacciò dal balcone. Sebastian restò incantato dinanzi a tale bellezza. Aveva un completo azzurro: pinocchietto e una maglietta aderente, attorno ai capelli aveva una piccola cordicina bianca.
“Allora questo è il paradiso. E tu devi essere un angelo” sorrise deliziato.
“Mph, no” rispose Ciel sorridendo.
“Ah mi chiamo Sebastian, sono arrivato dalle nuvole, scalando una pianta di fagiolo... dico la verità.”
“Pianta di fagiolo?” chiese Ciel incredulo.
“Sì. E ho una fame che mi sento svenire.”
“Beh... allora vieni dentro. Sebastian delle nuvole” rispose il ragazzo scherzosamente.

 
 
“Disse di essersi avventurato qui per sua madre, perché fosse fiera di lui. Mi raccontò gli orrori della sua terra, la miseria in cui vivevano e disse che sua madre aveva solo lui al mondo. Mi chiese se il castello era mio”
Spiegò Ciel alla corte dei giganti.
 
 
“Questa frutta è deliziosa” commentò il corvino assaporandola.
“Vieni sediamoci” disse Ciel.
“Tu sei il principe di questo castello?” gli domandò curioso.
“Ahaha no” rise Ciel.
Un tonfo fece allarmare Sebastian e finì sotto il tavolo.
“Che succede?” chiese impaurito.
“Non ti allarmare è solo Kelvin” lo tranquillizò Ciel abbassandosi sotto il tavolo.
“Chi?”
“Kelvin” ribadì Ciel.
“OH, BEN ARRIVATO OMETTINO” disse Kelvin sorridendo.
Sebastian uscì da sotto il tavolo e si mise di fronte a lui.
“Eh... salute a lei Signore” proferì il giovane.

“Oh come siamo gentili. Ciel quest’oggi sei di ottimo umore vedo” osservò Kelvin.
“Kelvin lui è Sebastian, cenerà con noi” disse Ciel elettrizzato.
“Ahaha bravo Ciel e bravo Sebastian” concluse Kelvin andando via.

 
 
“Kelvin si sentì subito conquistato da Sebastian. Lo accolse nel suo cuore, nella sua dimora, nella sua famiglia”
Continuò a raccontare Ciel al consiglio.
 
 
Quella sera fecero una piccola festa. Danzano tutti e si divertivano molto. Finny suonava insieme agli altri musicisti, molto più piccoli di lui. Sebastian restò seduto a guardare e ridere nel vedere gli altri divertirsi.
Ogni tanto guardava Kelvin, il quale gli incitava di ballare. Ciel si avvicinò a Sebastian volteggiando su stesso, era davvero incantevole, pensò il moro.
“Dai vieni a ballare” disse Ciel prendendogli la mano.
“Ma dove la prendi tutta questa energia, è quasi l’alba” rispose Sebastian tirandolo, facendolo sedere sulle sue gambe.
“Oh bella scusa questa per farmi sedere su di te” osservò Ciel sorridendo.
“Che vuoi farci, è colpa tua” sussurrò baciandogli una spalla.
“SI FERMINO LE DANZE ADESSO, CREDO CHE CI SIAMO” annunciò Kelvin.
“GALAGA MIA PREZIOSA AMICA SEI PRONTA?” gli chiese l'uomo dolcemente.
“Oh tu sì che sai come conquistarmi!” rispose Galaga.
“Oh Signore, un’oca parlante” disse Sebastian scioccato.
“Ssh e non hai ancora visto niente” sussurrò Ciel al suo orecchio.
“Certo che sono pronta, è tutta la notte che sto in fermento!” rispose l’oca eccitata.
“SEBASTIAN, AVREI PIACERE CHE CONOSCESSI UN’AMICA” disse Kelvin tirando fuori l’arpa.
Finny sorrise a quel gesto.
“BUONGIORNO MIO SPLENDENTE TESORO” disse l'uomo.
“Buongiorno mio padrone” rispose l’arpa.
“VUOI SUONARE IN ONORE DELL’AURORA?”
“E’ questo il mio compito, ma farlo per te, lo renderà ancora più piacevole” rispose suadente.
“Ehm scusate, sono dolente di interrompere l’idillio ma io sto scoppiando, mi sentirei meglio se cominciassi... a suonare!”Esclamò l’oca.
Una prima nota uscì dall’arpa.
“Oh ti ringrazio” rispose l’oca sollevata.

(
https://www.youtube.com/watch?v=soWGr-QZ99w )
 
Tutti intorno si sedettero, per ascoltare la magnifica melodia suonata dall’arpa. Sebastian guardava incuriosito mentre Ciel lo osservava alle sue spalle sorridendo. L’oca iniziò a fare uova d’oro, ancora e ancora. Le piante iniziarono a crescere nei vasi vuoti e intorno alle porte con dei magnifici rampicanti fioriti. Ciel fece notare a Sebastian che nel vasetto accanto a lui stavano bocciando dei fiori. Restò meravigliato. Prese il fiore sbocciato e lo donò a Ciel. Kelvin prese un uovo d’ora e lo fece rotolare sul tavolo fino ad arrivare a Sebastian il quale preso lo al volo.
“Grazie” disse Sebastian.
Ciel fu sorpreso dal gesto di Kelvin. La musica nel frattempo finì e l’arpa tornò a dormire.
“Ma questo è oro?” chiese Sebastian a Kelvin, il quale rispose annuendo.
 
 

“Ogni giorno maledico me stesso, per quello che feci” continuò a raccontare Ciel al consiglio. “Lo condussi per mano dove Kelvin custodiva i suoi tesori.”
 
 
“Ecco l’arpa” Sussurrò Ciel mostrandola a Sebastian in una delle stanze segrete del gigante. “Ssh, fa piano che Galaga dorme.”
“Misericordia” commentò Sebastian prendendo un uovo.
“Vedi e qui che si mettono le uova” Ciel aprì un forno.
“Che cos’è?” chiese il moro.
“La fonte di tutto ciò che vedi. Il calore, la prosperità, la fertilità dei campi, la nostra vita” spiegò Ciel, prendendo l’uovo dalle mani di Sebastian e lanciandolo nel forno.
“Quindi voi fondete tutto quest’oro” osservò Sebastian.
“Sì. Confesso che non so come funziona veramente, so di sicuro che senza l’oro morirebbe ogni cosa. Andiamo”
concluse prendendolo per mano.
Andarono in giardino, sedendosi su dei gradini accanto ad una fontana.
“Sebastian, mia madre me lo diede prima di morire. Sarem
o uniti per sempre se lo terrai tu” disse Ciel porgendogli il ciondolo verde smeraldo.
“Ciel... tu sei dolce come... un budino di natale.”
Entrambi risero a quella battuta.
“Questi sono stati senza dubbio, i giorni più felici della mia vita” confessò Sebastian accarezzandogli la guancia.
“Rimani qui allora, non andare via” sussurrò Ciel guardandolo supplicante.
“E’ mia madre. La vita non è stata clemente con lei” sospirò il corvino, combattuto.
“Lo so Sebastian, è molto triste” concordò Ciel.
“Ma se solo potessi prendere l’oca in prestito, solo per un po’, scusa nessuno ci farebbe caso. Quanto potrei renderla felice.”
“Sebastian, Galaga e l’arpa non possono separarsi. Senza la musica dell’arpa, Galaga non riuscirebbe a deporre le uova" confessò il giovane.
“Non riesco a seguirti” disse Sebastian.
“L’oca è l’arpa sono un solo essere, come noi due, non possono essere divise” spiegò Ciel sorridendo.

Sebastian lo fece sedere su di sé: “Era solo pensiero sciocco, amore mio.”
“Sebastian... Kelvin ha fiducia in te. Promettimi che non lo tradirai mai” si raccomandò Ciel.
“Te lo prometto, angelo mio. Te lo giuro.” concluse baciandolo.

 

 
“Ma Sebastian non tenne fede al giuramento, nemmeno per una notte, accecato com’era dall’avidità” spiegò il Ciel tenendo lo sguardo basso. Faceva male raccontare la verità ma glielo doveva, a tutti loro.
 
 

Sebastian baciò sulla guancia Ciel che dormiva accanto a lui. Scese dal letto e si diresse nella stanza dei tesori.
“Ssh, tranquilla dormi” sussurrò accarezzando l’oca.
“Sebastian, tu non dovresti essere qui” disse Ciel dietro di lui.
“Non riuscivo a prendere sonno, tranquillo torna a letto” lo rassicurò.
“Non vieni con me?” gli chiese il giovane.
“Sì amore, arrivo” rispose continuando ad accarezzare l’oca.
“Sebastian... dimmi che non mi tradirai mai” ribadì Ciel avendo un cattivo presentimento.
“Come puoi dubitarne? Non mi ami forse?” chiese il corvino sorridendo.
“Con tutto il cuore” rispose Ciel.

“Allora abbi fiducia, arrivo subito” gli ammiccò tranquillizzandolo.


 
“Me ne andai lasciandolo lì da solo, ero inquieto però... non volevo credere all'evidenza dei fatti. Niente era vero, tutte le sue promesse erano menzogne” continuò a raccontare Ciel con gli occhi lucidi.
Sebastian ora iniziava a capire perché quel ragazzo adesso fosse così freddo e distante e non gli dava tutti i torti.
 
 
 
“No! Brutto furfante riportami indietro! Rapitore!” esclamò l’oca.
Ciel era sul letto in lacrime, mentre Sebastian si dava alla fuga con i tesori.
Arrivò alla pianta e iniziò a scenderla. Kelvin aprì la stanza dei tesori per cercare la sua oca.
“GALAGA! GALAGAAA!” urlò addolorato.

 


“Informare Kelvin, che Sebastian ci aveva traditi, fu la cosa più difficile che avessi mai fatto” disse Ciel rammaricato davanti ai giganti che ascoltavano con attenzione la storia.
 
 

“RIPORTALA QUI SEBASTIAN! TI PREGO!” Kelvin iniziò a correre e arrivò alla pianta.
“TI DARO’ TUTTE LE UOVA D’ORO CHE VUOI! TI PREGO! TU NON TI RENDI CONTO DELLE CONSEGUENZE!” continuò a supplicarlo.
“SEBASTIAN TI PREGO! ASPETTA!” Kelvin iniziò a scendere la pianta, nella speranza di raggiungere Sebastian.
“PADRE MIO!” esclamò Finny con in mano Ciel. “TORNA INDIETRO, LASCIALO ANDARE TORNA SU.”
“NO, SENZA GALAGA E L’ARPA IL NOSTRO MONDO MORIRA’. LE DEVO RECUPERARE O SARA’ LA FINE PER NOI” disse Kelvin deciso.
Ma man mano la pianta iniziò a svanire sotto di sè.
“Salvalo Finny! Tiralo su!” esclamò Ciel.

“PADREE!” Finny lo prese per una mano, mentre Kelvin penzolava nel vuoto.
“RESISTI PADRE!”
Kelvin provò a tirarsi su ma non ci riusciva e nemmeno Finny.
Finny cominciò a piangere mentre Kelvin sorrise: “LASCIAMI CADERE.” gli disse per paura di trascinare anche il figlio con lui.
“NO! NON TI LASCERO’” scuotè il capo.
“FINNY, TU HAI UN CUORE GRANDE” sorrise il padre per poi lasciare la mano di Finny e precipitare nel vuoto.
“PADREEE!!!!! NOOOOO!!!” Urlò Finny con tutto se stesso.
 



 
“Ha tradito Kelvin, ha tradito la mia fiducia, ha tradito il nostro popolo” concluse Ciel mentre delle lacrime rigavano il suo volto.
William si fece di nuovo avanti: “Tutte le tue sterminate ricchezze, gli innumerevoli facili successi della tua vita adorata, si basano su un’azione deliberatamente malvagia e immorale. Il furto e un assassinio che hanno distrutto tutto un intero mondo.”
“Speravo di poter riparare quel torto venendo qui” rispose Sebastian.
“Quei tesori appartengono al nostro mondo, finchè resteranno nel tuo, una parte della loro energia distruggerà i discendenti di chi li rubò. Perché solo quando la sua stirpe sarà estinta, potranno tornare” gli spiegò Elizabeth visibilemente emozionata dal racconto di Ciel.
“Quindi... essendo l’ultimo Michaelis, se io morissi-“
“Se tu morissi si ristabilirebbe l’equilibrio trai nostri due mondi. Perché l’oca e l’arpa tornerebbero in nostro possesso, recuperando in pieno i loro poteri. Nel tuo mondo diventerebbero solamente un’oca come tante altre e una semplice arpa, niente di più” spiegò Undertaker.
“Abbiamo ascoltato abbastanza, è giunto il momento di emettere il verdetto. Non ho ragione?” disse William.
“OH! Will sei sempre così frettoloso, tranne che per una cosa” osservò Grell, sventolandosi con la mano.
“Vuoi farla finita!” esclamò il corvino.
“Papà durerà ancora tanto la riunione?” disse un piccolo gigante entrando in sala.
Aveva i capelli rossi ma lo stesso taglio di William, portava degli occhiali neri ed aveva gli occhi verdi come i giganti.
“Non dovresti essere qui, Ethan” osservò William.
Il bambino si intimorì.
“Ah non badare a tuo padre, la riunione finirà tra poco tesoro, saremo subito da te” gli ammiccò Grell.
“Ok papà!” esclamò il piccolo gigante uscendo dalla sala.
“Ma... cosa?” Sebastian era incredulo.
“Eh sì dolcezza. Ethan è figlio mio e di William. Qui nel nostro mondo possono accadere cose molto interessati, è meraviglioso non trovi!?” Esclamò Grell.
“Eh bhe... io non so...” balbettò Sebastian.
“Ma come? Ciel non gliel’hai detto che gli uomini del nostro mondo posso essere ingravidati?” chiese Grell con un sorriso malizioso.
“V-volevo evitargli questo particolare” sussurrò Ciel imbarazzato.
“D’accordo torniamo a noi” suggerì Elizabeth.
“Tutti i membri del consiglio si ritengono soddisfatti?” chiese Undertaker.
“Sì pienamente” decretò William.
“Beh io non sarei proprio d’accordo ma-“ disse Grell mentre William gli tirò i capelli. “Ahi! Ahi! Va bene! Sono d’accordo anche io” sbuffò. “Mi dispiace dolcezza” sussurrò a Sebastian.
“In tal caso, la parola al consiglio” disse Undertaker.
“- Per aver affamato e sfinito il nostro popolo, colpevole. - Per l’assassinio di un amico innocente, dal cuore sincero e generoso, colpevole. - Per la distruzione della prosperità. - Per i bambini che non vedranno più il sole. - Per furto e assassinio, colpevole.”
Elizabeth non sapeva che dire, abbassò lo sguardo sussurrando: “In conformità alle leggi di queste terre... colpevole.”
“Il consiglio è di parere un’anime. Non rimane altra scelta che emettere una sentenza di morte” proferì Undertaker.
Ciel sgranò gli occhi e il boato del popolo inondò la sala.
“Non è giusto... non si uccide con tanta leggerezza. Io sono venuto in cerca di una risposta, di un senso. Ammetto che per anni ci è stata tramandata una storia falsa per nascondere la verità. Il mio antenato ha ingannato tutti anche nel mio mondo e la vostra gente ha pagato un prezzo orribilmente alto. Ma vi supplico, fatemi provare a riscattare il torto” provò a replicare Sebastian.
Il popolo non era d’accordo e gli urlava contro.
Ciel si girò verso di loro: “Ha diritto alla parola! Dovete ascoltarlo!” esclamò zittendo tutti in un secondo.
“Troverò l’arpa e l’oca e ve le riporterò indietro” promise Sebastian.
“Ma se neanche tu sei al corrente di dove si trovino quei tesori. L’hai affermato tu stesso” osservò William.
“Se avrò salva la vita voglio tentare” rispose deciso
“Sono dolente Sebastian Michaelis, siamo stati fin troppo pazienti. Non altra scelta se non quella di confermare la sentenza di morte e di conseguenza porre fine alla maledizione” decretò Undertaker.
Si alzò in pieni: “Che il sangue maledetto di quest’uomo, venga versato per salvare il nostro mondo” concluse andando via.
Elizabeth abbassò lo sguardo, non era d’accordo con quella sentenza ma il suo voto non avrebbe cambiato le cose.
Le guardie portarono via Sebastian, Ciel era scioccato non sapeva cosa fare, doveva trovare una soluzione e alla svelta.
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
 
Tra racconti e i battibecchi di Grell e William, finalmente il processo è finito anche se non a buon fine -.-
Bella sorpresa quella che gli uomini di quel mondo posso essere ingravidati eheh u.u tutto può accadere nei mondi di fantasia!
Alla fine Kelvin era il gigante buono u.u Per una volta non ho voluto rappresentarlo cattivo e perverso. Rendiamo giustizia anche a lui ogni tanto ;) Il povero Sebastian è condannato a morte oddio °o°
Cosa farà Ciel per salvarlo!!!???
Ve lo dico nel prossimo capitolo! :P
Baciiii <3

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Io ti salverò ***


Stabilita la sentenza di morte, Sebastian fu portato in prigione scorta da Agni che lo scaraventò a terra, dandogli un’occhiataccia prima di uscire dalla cella.
Sebastian si appoggiò ad un una roccia. Sentendo qualcosa nella tasca del giubbotto; aveva ancora il portafogli con sè e quando lo aprì trovò dentro i semi di Bard. Si ricordò delle parole dell'uomo. Aveva ragione su tutto e non l'aveva ascoltato solo per il benessere della sua società, infischiandosene delle persone che potevano essere salvate. Si diede dell'idiota in quel momento quando vide Agni entra nuovamente in cella con il suo pasto. Il corvino nascose i semi nel terreno; essendo celle antiche non avevano neanche il pavimento e questo facilitò l'uomo senza farsene accorgere.
“Fai giardinaggio?” gli domandò Agni serio.
“E’ più di un anno che non cresce nulla su questa terra. Dovresti saperlo meglio di chiunque altro” lo accusò l'albino posando il vassio per terra per poi uscire dalla cella.
In quel momento un'idea folgorò la sua mente del corvino. Una volta solo, Sebastian prese il bicchiere con l’acqua dal vassoio e lo versò nel terreno dove aveva piantato i semi, sperando che la sua idea potesse funzionare.
 
 
 
 
”Finny, come mai mi sento tanto depresso?” chiese Ciel, seduto sui gradini dov’era stato un anno fa con il primo Sebastian.
“Ipotesi uno: perché la sua morte non riscatterà le nostre pene passate. Ipotesi due: perché sei perdutamente innamorato di lui” rispose Finny con un sorriso comprensivo.
“No. Hai visto che successo quando mi sono innamorato dell’altro Sebastian” scuotè il capo il giovane, promettendo a sè stesso di non compiere lo stesso errore un'altra volta.
“Quello non conta Ciel. Non hai mai pensato che probabilmente ti eri innamorato del Sebastian sbagliato?” gli fece notare Finny.
Ciel sospirò. Quelle parole lo colpirono in pieno come un fulmine. Alzò lo sguardo verso Finny: "Kelvin aveva ragione, hai un cuore davvero generoso” sorrise il giovane.
Finny ricambiò il sorriso: “Pensaci Ciel, non è tutto perduto” proferì andando via, dandogli modo di riflettere.
 
 
 
 
La sera calò presto. Sebastian ormai non aveva più speranze. Volse lo sguardo dove prima aveva piantato i semi ed erano cresciuti dei fiori: il piano aveva funzionato. Sorrise contento, Bard allora aveva ragione, pensò.
La cella si aprì di colpo destante Sebastian dai suoi pensieri. Voltandosi vide Ciel entrare, seguito da un’altra guardia. Il giovane era teso e triste. Sembrava pronto a scoppiare in lacrime da un  momento all’altro.
“Sebastian, voglio dirti che... che mi dispiace tanto, per ciò che è successo” proferì con difficoltà.
Sebastian gli regalò uno dei suoi meravigliosi sorrisi: “Hai salvato la tua gente. Hai compiuto quello che ti eri proposto” rispose abbassando lo sguardo.
“Tu credi?” Ciel guardò l’ingresso della cella. Delle donne entrarono con dei vassoi.
“Dovresti... mangiare qualcosa” suggerì il ragazzo, continuando a guardare ovunque tranne che Sebastian. Non riusciva a reggere il suo sguardo.
“Grazie ma non ho molta fame. Non è il caso che sprechiate cibo. Usatelo per nutrire i vostri figli” disse Sebastian alla donna col vassoio in mano, rifiutando il cibo.
Ciel restò ancora più colpito dall’animo nobile e gentile del moro. La donna guardò Ciel, confusa, il quale gli fece segno di andare. A quel punto le donne uscirono e la guardia chiuse la cella, facendo sì che i ragazzi restassero da soli.
“E che... ti aspetterebbe l’ultimo pasto” gli comunicò Ciel confuso, guardando finalmente Sebastian.
“So affrontare l’idea anche senza” rispose il moro alzando gli occhi scarlatti, incontrando quelli color cielo del ragazzo.
“I-io non so... non so cosa dire” balbettò Ciel, sentendo il senso di colpa attanagliarli le membra. “E'  mia la colpa, se tu sei qui” confessò rammaricato.
Il moro si girò dando le spalle a Ciel, gesto che fece molto male al giovane.
“Sebastian, n-non credevo che finisse così” provò a giustificarsi quando vide il corvino voltare nuovamente verso di sè con dei fiori in mano, porgendoglieli. Il giovane sgranò gli occhi, prendendoli incredulo.
“Oh Sebastian...” sussurrò flebile con un sorriso. “Sono fiori veri. Come, come hai fatto?”
“Hai sorriso. Allora ne sei capace” osservò il corvino beandosi di quell'immagine più che poteva.
Ciel si mise una mano davanti al viso scoppiando a piangere.
“Ehi...” sussurrò Sebastian alzandosi, cingendogli i fianchi. “Non volevo farti piangere. Ti chiedo scusa” sussurrò a pochi centimetri dal suo viso.
Ciel lo guardava scuotendo la testa. Quei modi così gentili erano in grado di fargli perdere il controllo. Alla fine si lasciò andare a quello che i suoi sentimenti provavano realmente.
Si fiondò sulle labbra di Sebastian con impeto, spingendolo contro la parete. Fu un bacio intenso ma anche triste, sapeva di addio. Sebastian attirò a sé Ciel ricambiando immediatamente il bacio. Le loro lingue si incontrarono subito. Calde, sinuose, esprimevano tutta la voglia e la tensione che i due avevano provato in quei giorni. Se solo non fossero stati in quella situazione Sebastian l'avrebbe fatto suo all'istante; era troppa la voglia di averlo per sè. Sentendo la mancanza d'aria Ciel tornò in sé staccandosi da Sebastian come scottato. Fece un lungo sospiro per calmarsi. Restò a bocca aperta per il gesto che aveva appena fatto, non pensava di perdere così facilmente il controllo. Nemmeno con il primo Sebastian aveva mai fatto un gesto tanto avventato e desideroso.
Sebastian gli accarezzò dolcemente il viso e lui tornò a piangere. Ciel non voleva separarsi da lui, ma parlare adesso sarebbe stato troppo doloroso; dopo quello che era successo e che aveva dato la  conferma dei suoi sentimenti.
Scuotendo il capo il giovane lo allontanò e si diresse verso la porta: “Guardia” chiamò per farsi aprire la cella.
Si scambiarono un ultimo, intenso sguardo e Ciel scappò via, portando con sé i fiori donatigli.
Sebastian si appoggiò nuoamente alla parete di pietra sospirando: “Wow” sussurrò ancora scosso per il bacio.
 
 
 
 
 
“E’ una richiesta illecita” disse Undertaker mentre leggeva un libro nella biblioteca privata, riservata solo agli anziani.
“Mi impegnerò a non perderlo mai di vista. Sono convinto che sotto la mia guida li troveremo” disse Ciel cercando di convincerlo.
“Ne sei convinto?” chiese Undertaker guardando il giovane.
“La vita di un uomo non vale almeno un tentativo?” osservò il ragazzo facendo riflettere l'anziano.
Finny era seduto accanto ad Undertaker, mentre ascoltava la conversazione, senza permettersi di proferire parola.
“Ciel, lo sai che non c’è quasi nessuno in questo mondo che io apprezzi più di te. Eppure quando hai provato a recuperare i nostri tesori, non ci sei riuscito. Ora che c’è di diverso?” chiese Undertaker quasi sul punto di cedere.
“Non è stato lui a macchiarsi di quei delitti, è innocente. Non è un dettaglio trascurabile” precisò Ciel imperterrito.
Undertaker e Finny si guardarono un momento.
“Ciel neanche di me si può dire che sono... innocente” proferì l'albino sospirando.
Ciel non capiva quello che volesse dire.
“Ho commesso un errore” confessò.
Il vecchio che aveva dato i fagioli al primo Sebastian, stava sistemando i libri della biblioteca, alle parole di Undertaker si girò verso di lui, intuendo quello che volesse dire l'anziano.
“Ho fatto un indebito uso della nostra antica sapienza e ho creato i semi del fagiolo magico, responsabili di tutto. Ho mandato a cercare un uomo integro e speciale perché salisse fin qui e venisse ispirato dal  nostro modo di vivere. E in seguito insegnasse agli uomini ad applicare la nostra armonia, nel suo mondo d’origine. Ma ahimè, le mie buone intenzioni... mi si sono rivoltate contro” spiegò Undertaker con lo sguardo basso. “No Ciel no. Non lascerò che tu vada di nuovo, sarebbe troppo rischioso per te. Il tempo guarirà le ferite del tuo cuore” concluse saggiamente intuendo i sentimenti del giovane.
“C-come, come fai a vedere nel mio cuore?” chiese Ciel sorpreso.
Abbassando lo sguardo Ciel poggiò a terra davanti ai giganti, i fiori regalati da Sebastian e andò via senza aggiungere altro.
Finny guardò Undertaker con disappunto, scosse il capo e rincorse Ciel. Undertaker, rimasto da solo, prese in mano i fiori e rimase ad osservarli chiedendosi se aveva davvero preso la decisione giusta.
 
 
 
 
Ciel tornò alla fontana, luogo di incontri con il primo Sebastian, sfregandosi gli occhi.
“Che cos’hai Ciel?” chiese una grande figura preoccupata per lui.
“Oh, Ethan… non ti avevo visto” rispose Ciel continuando a guardare in basso.
“Mph, è difficile che passi inosservato. Perché stai piangendo?” chiese il piccolo gigante avvicinandosi a lui.
“I-io non sto… piangendo” ribatté.
“Sì certo, e io sono alto quanto te” commentò prendendolo in giro.
Ciel gli lanciò un’occhiataccia: “Non sei divertente Ethan.”
“Fammi indovinare, centra per caso il bel moro arrivato qui per il processo?” chiese il ragazzino tale e quale a suo padre Grell.
“Sei molto perspicace Ethan” osservò Finny raggiungendoli.
“Immaginavo, si vede lontano un miglio che sei innamorato di lui Ciel” constatò Ethan.
“Mph, il ragazzino è sveglio” disse Finny accarezzandogli il capo.
“La volete smettere! Io non sono innamorato di nessuno!” urlò Ciel visibilmente imbarazzato.
“Sai qual è la cosa bella Ciel?” gli domandò Ethan.
“Q-quale?” chiese il giovane in un sussurro.
“Che anche lui è innamorato di te. Anche un cieco lo noterebbe.”
Ciel si zittì riflettendo sulle parole del ragazzino.
“Beh, per quanto io ami i miei genitori, non sopporto le ingiustizie, quindi ti aiuteremo! Vero Finny!?” disse entusiasta.
“Puoi contarci” rispose il biondo sorridendo.
“G-grazie ragazzi” sorrise Ciel rincuorato.
 
 
 
 
Il momento era arrivato. Le guardie stavano portando Sebastian nella sala dove si sarebbe svolta la sua condanna. Il popolo gli fischiava contro mentre Agni si posizionò davanti a lui con un enorme spada. A quanto pare avrebbe eseguito lui la condanna.
I giganti entrarono nella sala prendendo le proprie postazioni.
“Stai tremando, Agni?” gli domandò Sebastian a fianco a lui.
“Fino ad oggi nessuno era condannato alla pena capitale” spiegò l'albino dispiaciuto.
“Consolante” commentò il corvino sarcasticamente.
Non appena il silenzio calò nell'aula, Undertaker si rivolse al moro: “Sebastian Michaelis, questa corte ti ha condannato a morte.”
“Ti auguro una fine misericordiosa e veloce” sussurrò Elizabeth, con sguardo triste.
 
 
Nel frattempo Ciel correva a cavallo come un professionista seguita da Finny ed Ethan. Sperava con tutto il cuore di arrivare in tempo.
 
 
“Agni, procedi” gli 
ordinò William.
Inginocchiarono Sebastian e Agni si mise davanti a lui; alzò la spada pronto a colpirlo quando Finny arrivò e si sedette come se niente fosse accanto ad Elizabeth.
NO!!!” esclamò Ciel entrando nell'aula.
Agni si fermò subito guardandolo. Si voltarono tutti verso Ciel, che fu bloccato dalle guardie con le spade incrociate per non farlo avanzare oltre.
“Sebastian, giura di non tradirmi mai” gli disse sorridendo.
“Lo giuro. Te lo giuro” rispose il corvino ancora in ginocchio, con un sorriso innamorato.
Ciel si tolse il mantello, mettendo ko una delle guardie gli prese la lancia e si lanciò verso Sebastian. Iniziò ad attaccare tutte le guardie stendendole come se niente fosse. Era un ottimo combattente e nessuno riusciva a tenergli testa.
“E’ un’azione oltraggiosa!” disse William alzandosi.
“Finny!” esclamò Ciel.
Finny corse verso di loro e si sedette davanti per tener lontane le guardie. Mentre Ethan bloccò le guardie all’entrata: "Non osate fare un altro passo o vi mangio a colazione" li intimorì il piccolo gigante con un ghigno inquietante.
Ciel puntò la lancia verso la gola di Agni per tenerlo a distanza.
“Sebastian prendi nella mia sacca le fiale quelle che brillano” gli disse mentre teneva a bada l'albino.
“Ciel non saresti dovuto venire qui” esordì Undertaker, sorpreso per il suo gesto.
“Le ho trovate” sussurrò il moro.
“Mi dispiace Undertaker” proferì Ciel.
Quest’ultimo guardo nella sua tasca ed erano rimaste solo due fiale, capì subito cosa sarebbe successo.
“Fermateli” Ordinò alle guardie.
“No Agni... Sebastian no, non oggi” avvertì Ciel, guardandolo deciso.
“Sta giù” sussurrò Agni al giovane. I due si abbassarono e Agni fece finta di colpirli.
“Che cosa devo fare?” domandò Sebastian.
“Unisci le mani!” gli suggerì Ciel prendendogli le mani unendole alle sue.
Unì le fiale sprigionando l’ennesima energia. I giganti rimasero a guardare sbalorditi mentre Ciel e Sebastian venivano inghiottiti dalla luce, scomparendo.
Finny guardò Elizabeth e i due sorrisero con complicità.
Ethan fece l’occhiolino a Grell, orgoglioso di suo figlio.
“Te l’ha fatta, mio caro Undy” commentò il rosso, soddisfatto. “Bravo Ciel” sussurrò alla fine.
 
 
 
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
Che salvataggio trionfale ha fatto il nostro Ciel *^*
E quel bacio u.u
Ma quanto è audace qui Ciel u.u
Troppo dolce Ethan, ha capito tutto dalla vita! Proprio come suo padre Grell lol.
Dove andranno adesso i nostri amati!! °o°
Lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Bacini baciotti :*

 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Verità svelate ***


Dopo l'esplosione delle fiale, Ciel e Sebastian comparvero improvvisamente nel bosco in cui il corvino aveva scalato la pianta di fagiolo.
 “Siamo passati” asserì Ciel affannato, ancora stretto a Sebastian.
“Passati?Passiti dove? ATTENTO!” urlò scandando Ciel. Erano finiti sulla strada vicino al bosco e Sebastian aveva appena salvato Ciel da un pullman.
Si guardarono attorno con aria smarrita.
“Siamo a casa. C’è l’abbiamo fatta! Grazie mi hai salvato!” esclamò Sebastian prendendo in braccio Ciel.
“Sebastian aspetta, non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo trovare i tesori” gli suggerì Ciel cercando di rimanere concentrato.
“Non crederai che ci seguiranno fin qui?” ipotizzò Sebastian.
Ciel sospirò: “Altroché se lo faranno.”
“Quanto abbiamo di franchigia?” chiese il moro.
Ciel si sfregò il mento: “Fammi pensare, dunque, se conti il tempo per organizzare una pattuglia... trenta secondi circa” spiegò il giovane.
“Trenta secondi!? Solo trenta secondi.” disse il corvino allarmato.
”Trenta secondi lassù. Quaggiù invece saranno... tre ore e due secondi” precisò il giovane audace.
“Wow, sei incredibile” sussurrò Sebastian, facendo sorridere il ragazzo.
In quel momento gli avrebbe dato l'ennesimo bacio da togliere il fiato, ma
per il momento doveva concentrarsi sul da farsi.
“Dai il castello è da questa parte andiamo” suggerì il moro prendendo per mano Ciel.
“Sebastian, abbiamo un’altra cosa da considerare” gli fece notare il giovane.
“Eccola qui, la pianta del fagiolo o quel che ne resta” disse il moro guardandola.
“E’ stata recisa. L’hanno abbattuta di proposito” osservò Ciel.
“Chi sarà stato? Come hanno fatto così in fretta” pensò Sebastian a voce alta.
“E… p-proprio quello che cercavo di dirti” balbettò il ragazzo.
“Andiamo, siamo quasi arrivati” ma Sebastian non lo ascoltò e riprese a correre.
“Aspetta… Sebastian” cercò di avvisarlo.
I due si fermarono guardando il panorama di fronte a loro. Sebastian restò a bocca aperta.
“Mi dispiace, ti volevo appunto avvertire” proferì Ciel osservandolo.
Davanti a loro c’era una grande città con palazzi enormi, con insegne tecnologiche, tutto diverso dalla città che Sebastian si era lasciato alle spalle, prima di partire.
“Quanto siamo mancati?” chiese Sebastian.
“Nel mio mondo una settimana” rispose Ciel guardando i palazzi.
“Vale a dire sette anni” constatò Sebastian.
“Andiamo” annuì deciso portante Ciel con sè.
Appena arrivarono in città, Sebastian prese un cappotto blu dal seggiolino di un trenino di una giostra e lo mise addosso a Ciel, per nascondere i suoi abiti ed entrarono nel palazzo che una volta apparteneva a Sebastian.
C’era una festa, con tanti poliziotti appostati da guardia.
“Posso esservi utile?” disse una donna poliziotto alla reception.
“Sì, voglio vedere Claude” rispose Sebastian.
“Come scusi?” ripetè la donna.
“Claude Faustus, lavora ancora qui?” domandò Sebastian.
“Non è rintracciabile in questo momento. Se mi lascia il numero gli farò avere un messaggio” asserì la donna.
Ciel lanciò un’occhiataccia alla donna. “Tsk, il numero”sussurrò fra sé e sé, infastidito e ingelosito.
Sebastian prese il portafogli e uscì la tessera di riconoscimento.
“Eccomi, Sebastian Michaelis, il presidente”
La donna osservò la tessera con attenzione e senza rispondere  li fece accomodare in una stanza.
“Senta è una questione molto urgente, crede sia possibile contattarlo telefonicamente?” gli chese il corvino cercando di accellerare i tempi.
“Dovete aspettare qui” rispose la poliziotta chiudendo la porta.
Ciel iniziò a guardarsi intorno.
“Mio dio, 7 anni. Ma allora scusa… Ciel! Ho 33 anni ormai, ho fregato la maledizione dei Michaelis” disse inseguendo Ciel per la stanza.
“No, non hai 33 anni, qui sono passati 7 anni è vero però… sei più vecchio solo di 7 giorni” spiegò il giovane fermandosi davanti ad un quadro. Era il ritratto della contessa e portava lo stesso ciondolo di Ciel, il quale sgranò gli occhi toccando il ciondolo che aveva al collo.
“E’ vero, non ho fregato un bel niente. E secondo il ritratto, sono già morto. Non mi somiglia neanche un po’” commentò quando la porta si aprì.
“Buonasera, Charles Grey supervisore della sicurezza interna” disse l'albino avanzando verso di loro.
“Avevo chiesto di parlare con Claude.”
“Il presidente non è disponibile, signor?”
“Michaelis. Il presidente, ho sentito bene?” ripetè Sebastian accigliandosi.
“Signore... Sebastian Michaelis è scomparso 7 anni or sono ed è stato dichiarato  legalmente defunto-“
“Sì questo lo vedo anche io, ma sono qui in carne e ossa!” alzò il tono di voce mentre  Ciel continuava a girare per la stanza.
“Non so che dirle signore-”
“No ora mi stai a sentire” gli intimò Sebastian prendendolo per un braccio. “Il terreno su cui avete costruito questo baraccone è ancora mio, anche se sono legalmente defunto come dici. Quindi se non mi porti subito qui il signor Faustus andrò a cercarlo di persona” esordì il corvino, avendo perso completamente la pazienza.
“Signore si calmi, ora vedrò cosa posso fare” concluse Charles uscendo dalla stanza.
“Tsk, Claude presidente. Sono ufficialmente spodestato” commentò con le mani sui fianchi.
“Perdiamo ore preziose così. Qui non c’è niente da fare, quell’uomo non ti chiamerà il tuo presidente” proferì Ciel.
“Vuoi vedere?” lo sfidò Sebastian andando verso la porta.
Ciel sbuffò seguendolo con lo sguardo. Uscendo dalla porta Sebastian vide Charles salire velocemente le scale con dei poliziotti: “Venga qui signor Michaelis!”
Chiuse subito la porta e si rivolse verso il giovane: “Avevi ragione, andiamo!” lo prese per mano e  insieme saltarono dalla finestra.
“Sfondate questa porta!” ordinò Charles ma quando entrarono i due erano spariti.
Charles si diresse verso Claude, il quale stava parlando con degli ospiti.
“Signore permette una parola?” sussurrò all’orecchio di Claude. “C’è un uomo che afferma di essere Sebastian Michaelis.”
“Che cosa!? E’ impossibile è morto. Cosa ti ha detto esattamente?” chiese allarmato.
“H-ha detto solo che le voleva parlare con urgenza signore, la somiglianza è impressionante” ammise l'albino.
Claude in quel momento ebbe paura, vera paura, come mai in quegli anni. "Adesso vai, tienimi aggiornato" ma una degli ospiti gli offrì da bere catturando la sua attenzione e la seguì, lasciando Sebastian alle spalle.
 
 
 
 
Nel frattempo Ciel e Sebastian arrivarono alla villa della contessa con un taxi.
“Dovremo forzare il lucchetto” sussurrò Sebastian, mentre Ciel aveva già scavalcato agilmente il cancello.
“Oh, perché non scavalchiamo invece” il corvino scrollò le spalle sarcasticamente, imitandolo.
Arrivando all'entrata Sebastian bussò alla porta: “Ehilà! Allora non c’è nessuno in casa!?”
“Che volete è notte fonda” rispose un uomo dietro la porta.
“Sto cercando la contessa Vittoria” rispose Sebastian.
“Desolato, la contessa è morta più di 60 anni fa. Buona notte.” asserì l'uomo.
 “Come può essere?” sussurrò Sebastian guardando Ciel. “Un momento… Tanaka?” riconobbe la voce del suo maggiordomo.
La porta si aprì, improvvisamente, affacciando la figura dell'uomo: “Sebastian?”
“Tanaka! Sono io!”
“Sebastian!” esclamò Tanaka spalancando la porta; Sebastian gli si fiondò addosso abbracciandolo. “O mio Dio Sebastian! Ma allora sei vivo!”
“Che cosa fai qui Tanaka?” gli chiese il corvino.
“Aspetta fai entrare il signorino” disse il maggiordomo accompagnando Ciel dentro.
“Sapevo che non eri morto, per via della maledizione. Prego accomodatevi” fece l'uomo.
“Vivi qui?” domandò Sebastian.
“Sì certo. Ma ora voglio sapere tutto, insomma che ti è successo, si può sapere dove sei stato in questi 7 anni?” chiese Tanaka andando verso il camino con le mani ai fianchi.
“E’ una lunga storia” rispose Sebastian in un sussurro.
Tanaka sorrise guardando verso la poltrona, prese la mano di una donna e l’aiuto ad alzarsi.
“Vittoria?” sibilò il moro sorpreso.
“Certo, sono io!” rispose la donna contenta.
“Ma Tanaka che centra, che ci fa qui?” continuò a chiedere il corvino.
“Sono moltissimi anni ormai che Tanaka è al mio servizio. Aveva il compito di occuparsi di te e di tenermi informata sui tuoi progressi” spiegò Vittoria.
Sebastian sorrise: “Oddio scherzi?” disse andando verso di lei abbracciandola.
“Sei stato nel loro mondo? Hai visto quelle meraviglie? Sapessi quanto ti invidio” fece la donna.
“Rimarresti delusa, è un posto orribile. I lutti della nostra famiglia non sono niente in confronto alle loro sofferenze e la colpa è nostra” la informò tristemente.
“Sebastian, c’è rimasto pochissimo tempo”proferì Ciel attirando la loro attenzione.
“Ciel, la contessa Vittoria. Zia ti presento Ciel” disse Sebastian.
La contessa e Ciel si guardarono a lungo come si conoscessero già. “Oh vedo che hai trovato un giovane collo per il medaglione che ti ho dato” osservò Vittoria.
“Apparteneva a lui” spiegò Sebastian toccando il medaglione al collo di Ciel; ogni scusa era buona per toccarlo.
“L’avevo regalato a Sebastian” rispose Ciel.
Vittoria sorrise: “Oh tu l’hai conosciuto, allora provieni da lassù?” chiese la donna ammirata da tanta bellezza.
“Ha distrutto il mio mondo” sussurrò il ragazzo con voce rotta.
Vittoria si sedette sospirando: “Oh, perdonaci.”
“No, lui si riferisce al primo Sebastian, quello di 400 anni fa” specificò Sebastian.
“Lo so a chi si riferisce… lo allevato io” confessò Vittoria scioccandoli.
“L’hai allevato tu?” chiese il moro confuso.
“Il povero, giovane, incauto che scalò la pianta del fagiolo, nel lontano 1611, era mio figlio” rivelò la donna.
“M-ma come può essere?” sussurrò Sebastian inginocchiandosi davanti a lei.
“I tentacoli di una maledizione sono infiniti Sebastian, spaventosi. La mia condanna è stata quella di veder morire mio figlio e suo figlio dopo di lui. Li ho visti morire uno dopo l’altro, sopravvivendo a tutti” spiegò Vittoria, disgustata.
Sebastian era sconvolto, Ciel aveva gli occhi lucidi per la storia della donna.
“Il mio peccato, forse il più grave di tutti è stato… il mio grande amore di madre” disse prendendo l’uovo d’oro conservato per 400 anni. “Quell'irrefrenabile, tremenda smania che ti assale… di esser fiera a tutti i costi di tuo figlio.”
 
 

 
“C’è l’abbiamo fatta! Non vivremo mai più di stenti!” esclamò la madre di Sebastian.
Kelvin non morì del tutto, era rimasto immobile a terra, senza poter parlare, ma guardava Sebastian con degli occhi che chiedevano aiuto.
“Completiamo l’opera, finiscilo figlio mio!” lo incitò la donna.
“Non me la sento, madre” sussurrò il ragazzo, dispiaciuto per il gigante.
La madre a quel punto prese l’ascia e chiudendo gli occhi colpì a morte il gigante Kelvin.

 
 
 
 
“No, no… ma zia” scuotè il capo Sebastian.
“Tu… l’hai ucciso tu?” domandò Ciel ringhiando.
Vittoria si mise una mano in volto: “Sono stata io e sono stata io a spingere mio figlio a commettere quelle azioni. Pensavo solo a me stessa, alla mia ricchezza e al mio prestigio e ora anche tu morirai a causa mia” confessò prendendo il viso di Sebastian. “Non riuscirò a sopportare un altro lutto." 
"Io non morirò se ci aiuti a trovare l’oca e l’arpa, la catena si potrà spezzare se le riporteremo indietro” la informò il nipote.
“Ne sei sicuro?” chiese Vittoria sorpresa.
“Certo” annuì sorridendole.
“Allora dovete trovarle subito.”
“Ma abbiamo poco tempo, pochissimo tempo” osservò Ciel.
“Tanaka! Prepara la macchina!” esclamò Vittoria alzandosi dalla poltrona.
“Agli ordini Madame” disse l'uomo inchinandosi.
“Ho un mio piano. Non vedo l’oca e l’arpa da secoli. C’è una vecchia miniera nei sotterranei del castello, veniva utilizzata per nascondere i tesori di famiglia ogni volta che scoppiava una guerra. E’ un nascondiglio perfetto e insospettabile, soprattutto per custodire un’oca dalle uova d’oro. C’è una porta segreta per accedere alla miniera, solo la nostra famiglia ne era a conoscenza” spiegò Vittoria sperando di essere utile.
“Grazie zia” proferì Sebastian dandole un bacio, prese Ciel per mano e andarono via.
“Vai Sebastian, spezza finalmente questa dannata maledizione” disse Vittoria speranzosa.
“Sono sicuro che ci riuscirà” constatò Tanaka abbracciandola da dietro.
 
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
 

Ok! Siamo alla resa dei conti ormai.
Vittoria ha dato le giuste dritte a Ciel e Sebastian.
Speriamo riescano a trovare i tesori prima dell’arrivo dei giganti °O°
Ma quanto sono carini Vittoria e Tanaka u.u ihihih una coppia che non si mai vista nelle fanfiction di Kuro ^^
D’accordo vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Kissolotti. 





 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Alla ricerca dei tesori ***


Una volta in macchina, Ciel e Sebastian, si recarono di nuovo al castello.
“Dev’essere questa la porta di cui parlava” osservò Sebastian buttandola giù con una spallata.
Entrarono nella vecchia miniera: era tutto vecchio, rotto, lugubre.
“Vieni” disse Sebastian cercando di prendere in braccio Ciel per aiutarlo a scendere dal muretto ma il ragazzo come al solito l’aveva già preceduto.
“E’ questa la strada” osservò il moro seguendo i binari.
“Quanto tempo di rimane?”
Ciel prese il polso di Sebastian guardando il suo orologio: “Circa un ora, forse meno” rispose.
Continuarono a cercare.
“Sebastian…” Ciel trovò una grande porta blindata con accanto i numeri per inserire il codice d’accesso o per una tessera.
Sebastian prese la sua tessera guardandola: “Sono passati 7 anni, tanto vale tentare” disse il moro sorridendo, passando la tessera: si accese la luce verde.
“Sì! Almeno il computer mi crede vivo.”
Ciel fece per entrare ma Sebastian lo bloccò per i fianchi: “Ascolta Ciel… se dovesse andar male, l’unica possibilità di salvare il tuo mondo sarebbe che io venissi ucc-“
Ciel gli tappò la bocca per non fargli finire la frase. Lo guardò sorridendo e lo baciò famelico per qualche secondo, mordendogli un labbro. Si staccò poco dopo entrando come se niente fosse mentre Sebastian sorrise come un ebete a quel gesto: “Messaggio ricevuto” sussurrò, seguendo Ciel.
Entrando si nascosero dietro un muro vedendo un uomo in una muta bianca con la maschera entrando nella stanza principale. La porta si chiuse poco dopo il suo ingresso. Ciel e Sebastian guardavano attraverso il vetro, vedendo l’uomo estrarre delle boccette chimiche. Improvvisamente sentirono starnazzare e videro tante oche in delle teche.
“S-sono oche.” sussurrò Sebastian a Ciel il quale annuì sgranando gli occhi, facendo per premere il pulsante per aprire la porta.
“Aspetta, al mio tre” disse Sebastian.
“Uno… due…”
L’uomo gli voltò di spalle sistemando le provette.
“Tre.”
Ciel premette il pulsante ed entrarono.
“Buonasera, sono un vecchio amico di Galaga come sta?” disse Ciel.
“Cosa? Non si può entrare qui” rispose l’uomo cercando di avvisare qualcuno per telefono ma fu bloccato da Sebastian alle spalle.
Ciel buttò l’uomo a terra per colpirlo.
“Che cosa volete fare? Chi siete?” domandò l'uomo.
Sebastian riconobbe la voce: “Fermo, fermo Ciel.”
L’uomo si levò la maschera guardando il corvino.
“Bard?”
“Sebastian” sussurrò sorpreso.
Il moro aiutò Bard ad alzarsi: “Sebastian, non eri morto?”
“Non ancora. Ciel lui è Bard, il responsabile di quell’omaggio floreale che ti ho fatto in galera” spiegò Sebastian.
“Molto gentile, dov’è Galaga? Che ne avete fatto?” chiese Ciel, andando verso le oche.
“L’oca, quell’oca” specificò Sebastian.
“Ahh, ora ho capito, si chiama Galaga? Non sapevo che si battezzassero anche le oche” commentò Bard a Sebastian.
“Queste altre, sono uguali a lei ma lei non c’è” osservò Ciel.
“Sono dei cloni, sono soltanto banali oche” spiegò Bard.
Ciel spinse le teche le quali racchiudevano un’altra stanza nella quale c’era un’oca in una teca centrale.
“Galaga!” esclamò Ciel toccando il vetro.
L’oca si mise a starnazzare come non mai alla vista del ragazzo.
“Non chi lei sia signorino… ma le ha letteralmente ridato la vita” commentò Bard sorpreso.
“Che razza di posto è questo?” chiese Sebastian, girando per la stanza.
“Lo so Sebastian è molto tetro. Claude vuole che cloni un centinaio di oche per avere uova d’oro 24 ore al giorno” spiegò lo scienziato.
“Dov’è l’arpa?” domandò Ciel.
“L’arpa?” ripetè il biondo.
“Senza di lei non ci riesce” spiegò Ciel.
“Ahh, la musica. Naturalmente. Claude la faceva suonare dal vivo una volta, ma adesso preferisce che l’oca ascolti un cd” rispose Bard.
“Sai come si fa ad entrare? Ci saranno dei codici” osservò Sebastian.
“A me non li hanno mai forniti. Io le do da mangiare, le prelevo il sangue e campioni di tessuto con quei macchinari. Nessuno può accedere a quel piccolo tesoro” rivelò l'uomo.
Ciel arrivò di corsa con un estintore in mano, scaraventandolo sul vetro, liberando così l’oca. Gli allarmi iniziarono a suonare e Bard e Sebastian restarono sbalorditi vedendo Ciel prendere l’oca per poi saltar fuori dalla teca.
"Ciao piccola" disse dolcemente all'animale per poi voltarsi verso gli uomini: “Presa!” esclamò correndo.
“L’ha presa” ribadì Sebastian ridendo, elettrizzato da quel modo di fare del giovane.
“Oh sì… dove hai detto di averlo incontrato?” chiese Bard affascinato.
“Lascia perdere” rispose Sebastian dandogli un’occhiataccia.
I monitor della sala controllo cominciarono a dare delle anomalie.
“Ho un pessimo presentimento” disse una guardia.
Arrivò Charles nel frattempo: “Chiamate subito il signor Faustus, immediatamente” ordinò.
Ciel nel frattempo era uscito dalla stanza con l’oca in braccio.
“Ciel fermati!” urlò il corvino inseguendolo.
“Sebastian, non ha la voce non può parlare nel tuo mondo!” lo informò Ciel preoccupato per Galaga.
“Dove vuoi andare?” continuò a inseguirlo per i corridoi della struttura.
“A cercare l’arpa” rispose il giovane tenendo l'oca stretta a sè.
“Ma se non sai dov’è.” gli fece notare il moro.
Ciel a quel punto si fermò,  avvicinandosi a Sebastian con gli occhi lucidi: “Aiutami allora” sussurrò supplicante. Non poteva farla da solo, gli serviva aiuto.
Come poteva Sebastian dire di no a quel ragazzo... a quegli occhi...
“Bard, la collezione di strumenti antichi è ancora nel castello?” chiese Sebastian.
“Beh dunque vediamo un po’. C’è una bellissima collezione effettivamente, flauti, arpe-“ riflettè Bard.
“Dove!?” esclamò Ciel senza farlo finire.
“Bard dove?” ribadì Sebastian.
Il biondo annuì: “Venite con me” rispose facendo strada.
 
 
 
Intanto Claude era nella camera con la ragazza che l’aveva sedotto poco prima.
“Dovete occuparvi di questo con la massima discrezione, mi raccomando chiamatemi quando avete contattato Bard” si raccomandò Claude alla guardia per telefono.
“Basta lavoro Claude, me l’avevi promesso” sussurrò la donna.
“Mi dispiace mia cara Hannah, ma il lavoro chiama, purtroppo” rispose chinandosi su di lei nel letto. “Tu nel frattempo-“
“Non toccare niente, lo so” l’anticipò la ragazza sospirando.
“Brava” ammiccò il corvino dirigendosi verso la porta: “Torno presto.”
 
 
 
 
“Entrate” disse Bard.
I due entrarono in una camera con centinaia e centinaia di uova d’oro disposte accuratamente sugli scaffali.
“Mio Dio. Nessuna meraviglia che questa povera bestia abbia perso la voce” osservò Sebastian.
“Quindici uova al giorno. Un orologio svizzero. Stupefacente” rispose Bard soddisfatto.
“Andava avanti da anni. Come potevo immaginare una cosa simile” sussurrò il moro sconvolto di quello che avevano fatto alle sue spalle.
“Base chiama la zona 23, ripeto, base chiama la zona 23” Bard rispose alla chiamata del walkie talkie: “Qui è Bard dimmi.”
“Abbiamo registrato un’inflazione nella zona di sicurezza” disse una delle guardie attraverso l'apparecchio.
“Oh sì è trattato di un falso contatto, è tutto nella norma” li rassicurò Bard come meglio poteva.
“Comunicare codice di sicurezza passo” insistette la guardia.
“Sentite non c’è né alcun bisogno, ho tutto sotto controllo” ribadì Bard guardando Sebastian.
“Codice di sicurezza passo.” la guardia non demorse.
“Scusate ma ora ho da fare, passo e chiudo” si defilò spegnendo l'apparecchio per poi rivolgersi ai ragazzi: “Avete trenta secondi per svignarvela venite. E’ un vecchio condotto dell’aria che porta direttamente al castello. Abbiamo copiato l’idea dai romani che a loro volta la rubarono ai greci. Presto cercherò di trattenerli!”
Sebastian prese in braccio Ciel il quale entrò nel condotto.
“Sebastian aspetta. Quanto alla clonazione…” disse Bard.
“Tranquillo” sorrise il moro scuotendo il capo.
“Tu e Claude mi avevate bloccato il progetto, ero disperato, ho una famiglia da mantenere” si giustificò l'uomo.
“Bard, sono io che ti porgo le mie scuse più sincere. Ti ringrazio.”
“Grazie a  te Sebastian” annuì il biondo.
Il moro gli sorrise ed entrò nel condotto.
“Corri ora e che Dio ti assista!” esclamò Bard chiudendo di nuovo il condotto.
Charles arrivò con le guardie e trovò Bard con in braccio un’oca.
“Era ora che arrivaste. H-ha tentato di scappare ma ora è tranquilla. Va tutto a meraviglia” disse alle guardie fingendo che l’oca fosse Galaga, sperando di fargli perdere un pò di tempo affichè i ragazzi recuperassero l'arpa.
Ciel e Sebastian intanto arrivarono al castello, nella sala principale. Stando attendi a non farsi vedere dalla servitù.
“Eccola lì!” disse Ciel riferendosi all’arpa.
“Finalmente” sussurrò Sebastian prendendola.
“No, non quella! Quell’altra” esclamò Ciel. “Oh povera piccola” Ciel l’accarezzò.
Sebastian la prese dalla postazione e cominciò a suonare l’allarme. “Scappiamo presto!”
“Sebastian, Sebastian! Vieni qui! Le fiale nella mia borsa!” lo fermò Ciel.
“Fermi tutti! Non fate un passo!” esclamò Charles.
“Presto dai” lo incitò Ciel.
“Mani dietro la testa è un ordine!” ribadì l'albino.
“Si allontani signorino!” le guardie strattonarono Sebastian al quale fecero cadere una delle fiale. Adesso non avevano più possibilità di scappare. Ciel guardò Sebastian con gli occhi lucidi.
“Sono Sebastian Michaelis, il vostro presidente. Controllate pure i documenti, sono nella tasca della giacca.”
“Non sarà necessario” disse Claude avanzando attraverso le guardie: “Sebastian… è della famiglia.”
Le guardie a quel punto lasciarono il moro.
“Sebastian sei davvero tu?” chiese sistemandosi gli occhiali.
“Ciao Claude” rispose freddamente.
“Ti credevo morto, ti credevamo tutti morto. Lascia che ti abbracci” Claude lo abbracciò falsamente.
“Signor Grey faccia tornare gli uomini al loro posto” gli ordinò poco dopo.
“Agli ordini.”
“Coraggio su. L’allarme è cessato andate” continuò Claude, mentre Ciel teneva a sé stretta Galaga.
Non si fidava per niente di quel tizio.
“Sebastian, hai l’aspetto di un barbone ma sei la cosa più consolante che vedo da 7 anni a questa parte” commentò il moro.
Sebastian aveva una mano sulla spalla di Ciel: “Ciel questo è Claude” disse il corvino sempre freddamente.
“Ciel… che bel nome, ma noi ci siamo già visti. La notte che Sebastian scomparve. Sei molto affascinante, Sebastian aveva ragione” osservò andandogli molto vicino, leccandosi il labbro inferiore con fare maniacale.
“Quando pensavi di dirmelo?” domandò Sebastian distraendolo da Ciel.
“Dirti che cosa?”
Sebastian lo fissò con sguardo serio.
“Oh andiamo, così mi fai sentire… il cattivo della favola. Ascolta, fu tuo padre a chiedermi quando ero ancora un ragazzino di aspettare dirtelo, ho solo rispettato la sua volontà” cercò di giustificarsi.
“Ma davvero?” chiese il corvino sarcastico, ma dietro quella frase non c'era niente di sarcastico.
“Suvvia Sebastian come avresti potuto credere a una simile? Sai Sebastian c’è qualcosa che devi sapere. Tutti i beni della tua famiglia sono dovuti a un’oca che un tuo antenato ha rubato a un gigante uccidendolo. Un’oca che depone uova d’oro per un valore di 250 mila dollari al giorno!” imitò quello che potrebbere stata la situazione.
Sebastian iniziò a ridere insieme a lui.
“Oh dimenticavo. Hai una zia che la bellezza di 400 anni. Ahaha." continuò Claude ridendo.
“Ahaha aspetta, né ho una migliore” rise Sebastian, sotto lo sguardo scioccato di Ciel.
“Senti questa. Torno adesso da Gigantilandia. Mi hanno processato e mi hanno intimato di restituire immediatamente l’oca e l’arpa altrimenti… mi avrebbero staccato la testa dal collo, Ahaha.”
Tutte quelle risate erano ovviamente sarcastiche.
Claude smise di ridere: “Se non restituisci l’oca e l’arpa ti… Oh… Però vedi Sebastian… io non credo che te lo consentirò” asserì Claude cambiando completamente espressione, come se fosse un’altra persona.
“Sì lo so. Chi ha abbattuto la pianta del fagiolo aveva una motivazione e tu ne avevi una molto forte signor presidente” sottolineò a tono Sebastian.
“Sai credevo che la parte più complicata sarebbe stata falsificare il tuo testamento, dove mi nominavi tuo unico erede ma alla fine non c’è né stato alcun bisogno. In fondo tu eri solo al mondo e lo sapevano tutti che mi volevi bene, come un fratello” confessò Claude.
“Infatti ti volevo bene... come un fratello” rispose Sebastian infilzandolo con lo sguardo.
Claude prese una dalla giacca una pistola e la puntò verso di lui. Sebastian annuì, in fondo se lo aspettava una mossa del genere.
“Lo so, ho barato. Però dopotutto questa non è una casa di gioco.”
“Lo pianificavi da molto tempo, vero Claude? I tuoi affettuosi consigli di stare alla larga dalle donne ed evitare il matrimonio. Volevi impedire che avessi un erede. Le decisioni dolorose maturano l’uomo, vero?” osservò Sebastian  mentre la sua rabbia aumentava sempre di più.
Ciel, nel frattempo, guardando in alto notò negli angoli della sala delle scariche elettriche. Quello era il segnale che i giganti sarebbero apparsi a momenti: “Ci siamo arrivano” sussurrò a Sebastian.
“Coraggio spara” lo incitò il corvino alzando le mani.
“E’ un piacere e un dovere” rispose Claude soddisfatto.
“In ogni caso perderai di tutto” affermò Sebastian con un ghigno.
“Di che stai parlando?” chiese Claude agitato.
“La maledizione dei Michaelis. Anche lei vuole mia morte, siete in due. Quello che non sai è che quando morirò con le uova della tua oca, potrai farci solo delle frittate” lo provocò Sebastian.
Cremisi e oro si stavano sfidando. Intanto i fulmini diventavano sempre di più, spargendosi in tutta la sala, sotto lo sguardo agitato di Ciel.
“Anche se fosse vero quello che dici, nei sotterranei c’è oro per 20  miliardi. Le mie ambizioni volavano più in alto però… ma ci posso stare” scrollò le spalle Claude.
“Sei un folle” commentò Sebastian disgustato.
“No Sebastian, sono soltanto avido. Te lo concedo."
Anche Sebastian iniziò a vedere l’elettricità passare sulle pareti mentre Claude parlava.
“Ma vedi Sebastian è l’avidità che rende grandi gli uomini. Grandi i governi! Grande la civiltà! E farà grande anche me! Sono il più grande!” urlò Claude quando un forte vento inondò la sala.
“Arrivano!” urlò Ciel.
I fulmini iniziarono a colpire tutti gli oggetti nella sala: tavoli, sedie, quadri, facendo cadere anche il grande telo decorato che copriva lo scheletro di Kelvin. Tutti i grandi lampadari appesi caddero, uno ad uno mentre Sebastian proteggeva Ciel col proprio corpo. Claude provò a sparargli ma i proiettili venivano bloccati da uno scudo: i giganti li stavano proteggendo.
Prima che Claude potesse capire cosa stesse succedendo, una grande luce blu si formò in alto nella stanza e di colpo comparvero Finny, William e Grell.
“I giganti… andate via!” esclamò Claude impaurito.
I tre guardarono lo scheletro e capirono subito che apparteneva a Kelvin. Uno sguardo triste comparse sul volto dei giganti, quando uno sparò colpì Grell, senza scalfirlo minimamente.
“Andate via maledetti!” gridò Claude mentre tremava come una foglia.
Grell avanzò verso di lui sferrandogli un calcio, facendolo volare dall’altra parte della sala.
"Tzè, inetto" commentò il rosso.
I tre giganti guardarono Ciel e Sebastian sorridendo compiaciuti; adesso avevano sia l’oca che l’arpa in mano.
L’incubo era finito.
 
 
 
 

Angolo dell’autrice
 
 


E finalmente l’oca e l’arpa ritorneranno nel loro mondo!
Vi annuncio miei cari che il prossimo sarà l’ultimo capitolo.
Vedremo adesso cosa succederà e soprattutto se Ciel e Sebastian resteranno insieme.
A presto!!! <3
 

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Decisione ***


Una volta tornati nel mondo di Ciel, i due si recarono nella sala del consiglio. Sebastian portava l’arpa mentre in Ciel l’oca. Entrambi salirono con gioia al centro della pedana.
“Te lo giuro, hanno usato stimoli elettrici! E poi-” disse l’oca a Ciel.
“Ssh...” fece Ciel con un sorriso.
“Ah certo, ma che ne sai tu. Mica hai dovuto tener chiuso il becco per quattro secoli. Ah! Non reggeresti per i primi cent’anni.” sbraitò l’oca stizzita mentre Ciel sorrideva e l’accarezzava.
“Il cervello fonde a forza di pensare e basta. In compenso, ho avuto tempo di elaborare un interessante teoria sulle origini del mondo” commentò Galaga continuando a parlare.
“Ssh...” gli sussurrò nuovamente Ciel, guardando i giganti che sorridevano a quella scena.
“Va bene! Ho capito. E’ un momento sacro bla bla mm… mmm… Molla.. mm.. molla..” Ciel gli tappò delicatamente il becco e la ripose sul suo nido al centro della pedana mentre  Sebastian posò accanto l’arpa.
I giganti erano felici e annuirono con gioia.
“Sebastian Michaelis, a nome del mio mondo, ti ringrazio” Esordì Undertaker sorridendo.
Ciel e Sebastian si scambiarono un’occhiata soddisfatta.
“Armonia, vuoi suonare in onore del nuovo giorno?” chiese Elizabeth all'arpa.
“Coraggio bellezza” la incitò l’oca.
“E’ questo il mio compito” rispose l’arpa stiracchiandosi.
 
(
https://www.youtube.com/watch?v=FzcIp0fh1Qk )
 
Armonia iniziò a suonare, sotto lo sguardo felice del popolo e dei giganti. Sebastian non l’aveva ancora sentita suonare e né restò meravigliato. Non si accorse nemmeno che Ciel lo stava guardando. I giganti annuivano al suono di quella dolce melodia.
Fiori colorati iniziarono a crescere sotto la roccia dov’era poggiata l’arpa che si propagarono lungo tutta la sala raggiungendo l’enorme porta, incorniciandola di rose rampicanti. La vallata cominciò a tingersi di verde, i fiumi tornarono al loro vigore. Il verde raggiunse  la vallata, dove vi era Finny, seduto sul prato accanto ad un grande cumulo di terra sulla quale adesso giaceva Kelvin. Adesso il ragazzo avrebbe avuto una tomba su cui piangere il padre ma in quel momento vedendo il suo mondo tornare alla luce non ci pensò. Sorrise e si godette l’aria pura e il suono dell’arpa che si propagava sempre di più.
Il popolo applaudì felice, così come i giganti, persino William sorrise abbracciando Ethan. Ciel e Sebastian guardavano la sala trasformarsi e il popolo che li applaudiva. Il loro sguardo si incontrò. Ciel gli donò uno dei suoi più rari sorrisi mentre Sebastian lo strinse a sé; Ciel ricambiò immediatamente l’abbraccio. Mentre il popolo continuava ad applaudire, l’arpa suona e Agni dietro di loro applaudiva e annuiva contento.
 
 
 
 
Ciel e Sebastian dopo quel momento sacro di sedettero sui gradini della grande fontana. Adesso il paesaggio era ben diverso. Sembrava tutto un sogno accanto a loro ma Ciel era malinconico; continuava a guardare in basso perchè sapeva cosa sarebbe successo a momenti.
“Perché non vieni con me?” gli chiese Sebastian prendendogli le mani.
“Perché qui sono a casa” rispose il giovane sospirando. “Il nostro mondo ha di nuovo un avvenire. Potresti essere felice qui” osservò Ciel sperando che il corvino cambiasse idea.
“Devo tornare. Dio sa se vorrei restare con te… ma non posso… Spero tanto che tu riesca a capire” spiegò Sebastian tristemente.
“Undertaker non farebbe obiezioni. Se te ne vai… non potrai più tornare.” gli rivelò a fatica. “Altri contatti, tra i nostri due mondi sono stati proibiti” spiegò Ciel mentre Sebastian aveva il capo poggiato dietro la sua spalla.
“Devo andare” sussurrò al suo orecchio. “C’è una brutta pagina di storia che va riscritta” aggiunse deciso.
Ciel strizzò gli occhi, cercando di trattenere le lacrime: “Sto perdendo un altro Sebastian. E stavolta era quello giusto" confessò con un filo di voce.
Lentamente si girò verso di lui guardandogli le labbra e gli occhi intensamente. Sebastian non sapeva resistere a quegli occhi; avrebbe fatto l'amore con lui su quelle scale fregandosene di tutto, se solo avesse ascoltato il suo cuore. Ma per non rendere tutto più doloroso abbassò lo sguardo, seguito da Ciel che fece lo stesso  voltandosi dall’altra parte.
 
 
 

“Alcuni anni fa abbiamo creato un ibrido. Un legume del deserto manipolato geneticamente, in grado di raggiungere la completa maturazione con meno di 6 cm di pioggia all’anno” spiegò Bard intervistato dai giornalisti, mostrandogli dei fiori cresciuti con quel seme. “E applicando la medesima tecnica dei semi di soia, al grano, alle patate e alla frutta, saremo presto in grado di combattere la carestia e la fame in tutto il mondo” aggiunse soddisfatto.
“Mi scusi chi è che finanzierà questa ricerca?” chiese un giornalista.
Bard sorrise: “Come vi ho detto tutte le risorse della compagnia saranno impiegate nel progetto." 
"Ma la Michaelis Enterprises ha un attivo di duecento miliardi di dollari” osservò il giornalista.
“Sì, esatto” rispose Bard ridendo.
“Cosa? Ma com’è possibile?” mormoravano i giornalisti.
“Rendiamo possibile, l’impossibile. E’ questo che Sebastian mi ha detto di comunicarvi” annuciò Bard mentre Angelina assisteva commossa all’intervista.
“Vi ringrazio” concluse lo scienziato con un inchino, ricevendo un forte applauso.
Mentre un cittadino accanto a loro, leggeva un articolo dove veniva annunciato l’arresto di Claude Faustus.
 
 
 
 
Una volta tornato nel suo mondo, Sebastian si recò al castello della zia.
“La maledizione è stata sconfitta” disse Vittoria ormai stanca, distesa sul letto, mentre Sebastian gli accarezzava il viso.
“Sei il primo nella lunga genealogia dei Michaelis ad aver veduto e udito la verità e ora… so che la stirpe continuerà” sispirò stanca.
“Zia… mi hai aiutato a vedere cose che non avrei mai immaginato. La mia vita è diversa ora. Grazie.”
Vittoria sorrideva mentre gli teneva le mani.
“Ma il fatto è che ora non so più quale sia il mio posto” confesso Sebastian.
“Ascolta il tuo cuore. Sarà lui a dirtelo” gli suggerì Vittoria, mentre Tanaka accanto al letto sorrideva.
“Ora va. La vita ti attende, vivila sempre nella sua pienezza. Figlio mio.”
Sebastian ricambiò il sorriso e gli baciò le mani.
“Sono 400 anni che non chiudo occhio” sospirò la donna ad occhi chiusi.
Quelle furono le ultime parole che udì. Sebastian alzò lo sguardo e diventò serio: Vittoria era morta ma con il sorriso sulle labbra.
Tanaka si avvicinò a Sebastian poggiandogli una mano sulla spalla per dargli sostegno. Quest’ultimo diede un ultimo bacio in fronte alla tanto amata ma ormai defunta zia.
 
 
 
 
“Romeo e Giulietta” proferì Undertaker reggendo i fiori dati da Ciel.
“Io ho fatto soltanto quello che mi è stato chiesto” si giustificò il bibliotecario.
“Però hai sbagliato persona" osservò l'anziano.
“Sono un bibliotecario, non un esperto di fagioli” ribatté il vecchio.
Ciel entrò nella stanza ma venne bloccato dalle guardie che unirono le lance per non farlo passare.
“Lo so che è tardi, ma devo vederlo. E’ molto importante” disse Ciel.
Undertaker voltandosi vide Ciel sotto di sé e sorrise: era pronto ad ascoltarlo, qualsiasi cosa egli volesse dirgli.
 
 
 
 
Sebastian nel frattempo si trovava al parco. Scriveva tutto quello che aveva visto in un diario. Ripensò a tutti i momenti con Ciel. Quando gli diede i fiori e lui sorrise per la prima volta; sorriso che gli rimase impresso nella mente. Quando Ciel lo baciò in galera con una foga inaudita. Quando il ragazzo si batté per farlo fuggire dal processo e gli chiese di non tradirlo mai. E anche quando nel loro ultimo incontro il ragazzo gli sussurrava di restare con lui.
Quei flashback fecero sorrise il corvino. Quei pensieri vennero destati da un padre che parlava inginocchiato sul terreno davanti al suo figlioletto; poco distanti da lui.
“Sarà il tuo scheletro a concimarmi l’orto. Disse allora il gigante cattivo” gli raccontò l’uomo.
“Ma perché il gigante era così cattivo?” chiese il bambino inginocchiato come il padre.
“Mah, perché è così che dice la storia” disse il padre.
“E se fosse stato buono invece?” domandò il piccolo.
“Beh come avrebbe fatto Sebastian?” gli chiese il padre.
“Non lo so, sei tu quello che sa tutto” disse il bambino, sorprendendolo.
“Non avrebbe più potuto vivere felice e contento” rispose il padre prendendolo in braccio, ridendo insieme al figlio.
Sebastian sorrise a quella scena, tornando a guardare il suo diaro.
“Ma chi l’ha detto, che non poteva vivere felice e contento?” proruppe una voce alle sue spalle.
Sebastian chiuse gli occhi, mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso sfavillante: “Non voglio girarmi, sei un’allucinazione” disse riaprendoli poco dopo, ritrovandosi Ciel accanto.
Indossava abiti normali jeans chiaro, scarpe bianche, maglietta nera e un giubbetto di jeans sempre bianco. Si era adattato alla moda di quel mondo e stava davvero bene; pensò Sebastian guardandolo negli occhi poco dopo.
“Ho dimenticato di dirti una cosa importante prima che ne andassi” rivelò Ciel.
“Io ti amo” lo anticipò Sebastian.
“Sì” rispose Ciel sorridendo soddisfatto.
“Sì?” chiese il moro alzandosi.
“Era questo che volevo dirti” sorrise Ciel quando Sebastian lo prese per le braccia e lo attirò velocemente a sé baciandolo con foga.
“Tre mesi! Stavo andando fuori di testa di te” confessò Sebastian reggendolo per le spalle mentre Ciel se la rideva.
“Tu hai resisto tre mesi io solo sei ore” rispose Ciel frugando nella sua borsa. “Credo che Undertaker mi abbia dato le fiale per esasperazione. Guarda me ne ha concesse due extra per il ritorno. Se… tu volessi venire con me” sussurrò guardandolo negli occhi.
“Se volessi venire con te? Di volata!” esclamò Sebastian prendendolo in braccio come una sposa mentre Ciel ridacchiava felice.
“Quanto tempo ci resta?” chiese il moro.
“Sette giorni” rispose Ciel a un centimetro dalle sue labbra, riferendosi al suo mondo.
Il corvino pensò qualche secondo: “Sette anni” osservò Sebastian  soddisfatto, riferendosi al suo mondo.
Lo sistemò meglio tra le braccia e iniziò ad incamminarsi per la radura verdere che avevano davanti.
“Senti, quante persone pensi che possano portare, quelle fiale esplosive?” domandò Sebastian.
“Perché?” gli chiese Ciel.
“Beh stavo pensando… Sette anni… per allora potrebbero esserci anche tanti piccoli Michaelis, tu che ne dici?” gli ammiccò audace.
Entrambi risero felici, contento Ciel tutto sommato che Sebastian non si fosse dimenticato di quel particolare.
 


 
E così… da allora, vissero felici e contenti.
Sia in questo mondo che in quell’altro.
Sempre se siete capaci di credere alla possibilità dell’impossibile.
 



 
                                           The end.
 
 
 





Angolo dell’autrice
 
 

Fine!!!!
Spero che vi sia piaciuta questa piccola storiella. La prima di genere fantastico su cui mi cimento, spero sia venuta discreta. Come sempre grazie a tutti per aver letto e recensito la storia.
Ci vedremo presto con un’altra fanfiction state tranquilli, la vostra lunetta non vi lascia in pace :P
A presto miei cari! <3

 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3149203