The fault in our stars Katniss and Peeta

di the_KP_company
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

                                        Prologo

 

POV KATNISS

Mi chiamo Katniss  Everdeen, ho 16 anni e sono sopravvissuta  miracolosamente ad una cura sperimentale contro il cancro al cervello. Ho una sorella di nome Primrose di 12 anni che soffre d’attacchi d’ asma e porta sempre con se il suo fedele puf  per respirare bene.

Mia madre è un' infermiera quindi per le mie  cure è, come dire, agevolata. Mio padre è morto quando avevo 11 anni in un incidente di lavoro, così da allora vivo solo con mia madre e mia sorella.

Mi è stato diagnosticato il cancro al cervello due mesi dopo il mio primo menarca: “Wow sei appena diventata donna.  Perfetto, ora muori.”

“Mamma, non voglio andare al gruppo di supporto.”Dico a mia madre. Lei è convinta che io sia depressa, quando la depressione è un effetto collaterale del cancro, che a sua volta è un effetto collaterale del morire di cancro.

“Ma dai, tesoro, non sarà mai così brutto. E poi sarà divertente ! Conoscerai gente nuova.” Mi dice lei.

“Mamma, se vuoi che io abbia una vita sociale non mandarmi ad un gruppo di supporto pieno di gente malata.” Provo a dissuaderla dal mandarmi in quel maledetto gruppo; non fa altro che alimentare la mia depressione.

“Katniss, non farmi incavolare e vai al gruppo di supporto, hai 16 anni  e devi vivere la da vita da teenager! “ Solo ora mi rendo conto di quanto io le assomigli, in particolar modo nei momenti di rabbia.

“ Se vuoi che io viva una vita da teeneger, non mandarmi in gruppi per depressi! Procurami documenti falsi per spararmi droga e farmi andare nei locali a bere! Ma no, con te di questo non posso parlare perché io sono la povera malata di cancro che deve fare tutto quello che dice mamma.”

La osservo come faccio sempre. E' una cosa che ho preso da papà, osservare le persone  quando sono deluse,  tristi, arrabbiate , o semplicemente apatiche come lo era mia madre nei suoi momenti  in cui decideva di estraniarsi dal mondo e da se stessa, quando cadeva nel limbo della depressione, dalla quale si è ripresa solo dopo che sono stata ricoverata d’urgenza nel reparto di oncologia. Da quel famoso giorno ha iniziato a seguirmi la dottoressa Coin: un medico specializzato nella neurochirurgia infantile. Quando mia madre e la dottoressa scoprirono che il cancro mi aveva portato via  metà delle cellule del cervello, quando credevano che stessi per morire, la Coin ha avuto l’idea di togliermi il sangue e ri iniettarmelo endovena in modo che le poche cellyule salvate vivessero.

“Katniss” La sua voce soave mi richiama stavolta più dolcemente, forse sperando che non le risponda. “ Su… sali in macchina e quando hai finito andiamo al centro commerciale.” Non posso dire no ormai. Non che io compri qualcosa nei centri commerciali, non mi è mai piaciuto fare shopping.

“Siamo arrivate, scendi e divertiti, ci vediamo qui fuori” dice come se fosse una cosa ovvia. Ma la voglia di entrare nel seminterrato della chiesa mi è passata del tutto. Il “capo” del gruppo di supporto si chiamo Seneca Crane: un tizio asociale, a cui hanno asportato le palle per un tumore ai testicoli, vive nella casa della madre dopo che sua moglie e suoi amici l’hanno lasciato, solo dopo la scoperta del tumore. Passa la sua giornata a giocare ai videogames  e poi a parlare nel gruppo di supporto.

Oggi c’è al gruppo un ragazzo davvero bello, per avere il cancro: è biondo, muscoloso, alto, occhi azzurri da far cadere qualsiasi ragazza ai suoi piedi, labbra perfette da baciare e complessivamente è davvero sexy. Non capisco poi perché continua a fissarmi. Io non sono bella: ho i capelli neri perennemente crespi, la pelle pallida per via del farmaco che prendo, sono magra e bassa.

Durante le sedute non mi piace parlare, preferisco ascoltare. Seneca fa fare il consueto giro delle presentazioni e quando tocca al biondo mi sorprendo dal sapere cos’ ha avuto “Mi chiamo Peeta Mellark, ho 17 anni e un anno fa ho avuto un osteosarcoma e mi ha portato via mezza gamba sinistra” “E dicci, Peeta, come ti senti, vuoi parlarne?” gli chiede Seneca.” Sto bene, vivo la vita come un treno che va solo in salita” Ok lo ammetto questo ragazzo è davvero strano, cioè ha il cancro! Dovrebbe essere triste ... ma non lo è .

“Su Katniss, dicci tu come ti senti oggi.” “ Mi chiamo Katniss Everdeen, ho 16 anni e ho un tumore al cervello, sto così e così”

“Ciao” Stranamente mi ritrovo il biondo davanti. Non capisco cosa ci trovi in me di tanto attraente. “Ciao Katniss Everdeen” “Peeta  Mellark ma mi pare di avertelo già fatto notare, prima sai” “Oh si me ne sono accorta, Biondo” “Ti va andare a vedere un film da me?” ”Senti, Peeta, io non so cosa tu sia, per quanto ne so potresti essere un killer o uno stalker” “Andiamo, Everdeen! Secondo te ho la faccia da assassino?” “No, però…” “Perfetto, sali in macchina?” “Devo prima avvertire mia madre, poi vengo.” Chiamo mia madre e le racconto del ragazzo, sembra entusiasta e mi dice che va bene “Va bene Mellark, vengo con te” “Perfetto”

FINE PROLOGO

N.d.a.

Ciao siamo due scrittrici e abbiamo deciso di unire due storie in una sola storia:

Colpa delle stelle e Hunger Games.

Come avrete capito siamo due fan sfegatate dei due libri..e bhe vi auguriamo una buana lettura

Al prossimo capitolo

Mr_Mrs_Mellark e Kat004

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


1 Prima di entrare nell'auto di Peeta, ricevo una chiamata da mia madre.
“Senti, Katniss, dì al ragazzo che hai un impegno e da lui ti ci porto io stasera, così hai anche il tempo di prepararti.” 
“Va bene."
Okay, ora che gli dico? Idea! Gli dico che devo fare una tacca quindi ci vediamo la sera.”Ehm... scusa, Peeta, ma mamma mi ha chiamato dicendomi che oggi pomeriggio devo fare una tacca, ti spiace se vengo stasera?” “No, no, devi fare una tacca, va bene per stasera quindi.” 
Okay, ha creduto alla mia scusa.
Ero stranamente in fibrillazione, agitata come non lo ero mai stata. Saltellavo allegramente per casa e inciampavo in oggetti casuali che avevo sparso per il pavimento.
Mentre camminavo, inciampai su un libro, scaraventandolo a due metri di distanza.
"Perché devo sempre spargere i miei libri ovunque? Quanto posso essere disordinata?" ripetevo tra me e me, anche se niente avrebbe potuto mettermi di cattivo umore, in quel pomeriggio sereno.
Mia madre si precipitò da me, con un'espressione preoccupata impressa sul volto.
“ Katniss, stai bene? “ mi chiese. 
“ Sì, perché? Mai stata meglio!" esclamai, evidentemente su di giri. 
Mamma sorrise, con l'aria di chi la sa lunga,
e assunse la sua posa da "ammetti che ho ragione, che è come dico io": braccia conserte, sopracciglio inarcato e sorriso. 
“Andiamo, sei felice perché vai a vedere il film da quel ragazzo,
Peeta. Non è vero?” disse.
“Eh?” fu la mia risposta. La risposta più stupida che potessi dare, ma l'unica che mi era venuta in mente.
Avevo preso un colorito violaceo, probabilmente.

“ Sei arrossita! “ esclamò lei.
“ E'un'idea carina, quella del film. Nulla di più. Peeta mi sta indifferente. “
In quel mentre, torturai le punte dei miei capelli, come facevo sempre quando ero in difficoltà.
“ Ti conosco troppo bene. Era evidente. “
Mamma se ne andò senza lasciarmi l'opportunità di replicare.
Non sarebbe servito a nulla, non me la cavavo con le parole. Notai che il nostro rapporto era migliorato. Avevamo quasi rimosso la nostra ultima lite. 
Mi avvicinai al libro che avevo scaraventato lontano da me.
Era il mio preferito, "Colpa delle stelle."
Avevo praticamente divorato quel libro - non aveva poi così tante pagine - e in due giorni l'avevo già finito.
"Okay, libro, come ho potuto trattarti così? Devi scusarmi, sono maldestra!" ripetei ad alta voce, ignorando il fatto che mia madre mi stava ascoltando e mi guardava come se fossi una psicopatica.
All'improvviso, squillò il telefono.
Inutile dire che mi precipitai a rispondere, per la paura che potesse essere Peeta.
E se avesse risposto mia madre, sfacciata com'era, sarebbe stata capace di rispondergli: "Uh, ciao, ragazzo che mia figlia ama!" e non avevo alcuna voglia di fare una figura del genere.
“ Pronto? “ dissi alzando la cornetta.
“E tu sei pronta per guardare un film stupendo? “ domandò la voce. Era una voce maschile che mi sembrava di aver già sentito.
“ Che?”
“ Andiamo, Katniss! Possibile che tu non abbia riconosciuto la mia magnifica voce? “ sghignazzò. Era Peeta.
“ In ogni caso, perché mi chiami? “
“ Mi domandavo, che film ti va di guardare? Io non ho una minima idea. “
“ Che ragazzo fantasioso! “ commentai, quando neppure io non riuscivo a pensare minimamente ad un film. Quale avremmo potuto vedere?
“ Proponi qualcosa. “
“ Va bene tutto. “
“ Mi assicurerò di trovare il miglior film per te, Katniss!" esclamò.
Impulsivamente chiusi la cornetta.
Cosa avevo fatto?
Trattenni l'impulso di gridare, per non far preoccupare nessuno.



Sera.

La sera giunse incredibilmente presto. 
Mi ero seduta sul divano, a leggere dei nuovi libri, con una coppa di gelato in mano, quando mamma fece il suo ingresso in soggiorno.
“ Ehm, Kat ... Tra dieci minuti dovresti andare da Peeta. “
Fissai mia madre: “ Che? Cosa, cosa, cosa? E'già così tardi? “
Inutile dire che entrai in crisi ed entrai subito nella mia camera per prepararmi. 
Trovai dei vestiti, sul letto.
Erano stupendi, fin troppo eleganti.
“ Di chi sono? “ dissi, portandoli da mamma.
“ Ehm, tuoi. Considerali un regalo per il tuo appunt- “
“ Mamma, non è un appuntamento! “ la interruppi. “ E comunque sono bellissimi, ti ringrazio! “
Mi vergognavo profondamente a presentarmi a casa di Peeta con dei vestiti del genere. 
"Immagino le battute sciocche che farà!" pensai. In ogni caso, era troppo tardi.
Il viaggio in macchina - dato che alla fine avevo deciso di farmi accompagnare in macchina da mamma e Prim - durò pochissimo e in un attimo mi trovai davanti al cancello di casa Mellark, indecisa se suonare il campanello oppure no. Dopo circa dieci minuti, quando mamma e Prim se n'è erano già andate, mi decisi a premere quel pulsante.
Mentre attendevo una risposta, vidi uno specchietto nelle vicinanze.
Lo afferrai e cercai di sistemarmi i capelli. 
Poco dopo mi accorsi di Peeta, che mi aveva osservato per tutto il tempo dal balcone.
“ Non preoccuparti, Katniss, i tuoi capelli erano perfettamente in ordine! “ sghignazzò lui.
"Bene. La prima figura della serata era già stata compiuta.
Si attendono con ansia le altre!" pensai.
Bene, ora sta scendendo! Che faccio? “Be', come prima cosa potresti sorridere e togliere finalmente il tuo solito sguardo truce.Sai, sei più carina senza quello sguardo!” mi ricordò la mia vocina interiore, tutt’ad un tratto la porta si spalanca e io mi ritrovo davanti Peeta. Okay devo ammettere che stasera è davvero bello. Sì, dovrei vedermi più spesso con dei ragazzi.
“Bene, Katniss, quando sono andato a prendere i film il negoziante mi ha consigliato tutta la saga di Harry Potter, per te va bene o no? Comunque non la potremmo cambiare perché ora la videoteca è chiusa, quindi accontentati.”
“ Okay, la saga di Harry Potter va bene,ma hai intenzione di farmi entrare o mi farai rimanere alla porta per tutta la sere? No, perché, sai fa un po’ freddino” gli chiedo nella vana speranza che mi faccia entrare, effettivamente comincia a fare freddo.<< Oh scusa, non me ne ero accorto che eri rimasta fuori potevi entrare comunque>> okay… questo ragazzo è davvero strano, io ho solo seguito la buona educazione.
“ Ah, Everdeen comunque sei bellissima stasera.” 
Lo dice sapendo che mi farà arrossire. “ Bene, seguimi che ti porto nella mia stanza.” Wow, la sua stanza è bellissima e ordinata, spaziosa, soleggiata, ed è fatta a vetri. Si trova sul retro della casa.
“Ehm, terra chiama Katniss, ti senti bene?” “ Sì, sì sto bene. Allora, dove lo vediamo il film? E dato che ho letto i libri so che il primo è Harry Potter e la Pietra Filosofale, hai preso tutti e otto i DVD o li hai presi sparsi?” “ Tranquilla, Everdeen, non sono così scemo da non controllare prima su internet l’intera saga” mi dice come se io non facessi caso a questo. 
“ Ah, e l’ hai fatto?” 
Il mio tono non nasconde la sfida, sono proprio curiosa di vedere se si è documentato sulla saga. “Sì. Credi che io sia uno stolto?” domanda, ridendo. “No, ovvio, ma…” 
“ Ma cosa, cosa sta insinuando, Miss Everdeen? Io mi documento sempre prima di invitare una bella ragazza a vedere un film nel mio bellissimo appartamento.
” “Mi stai dicendo che sono venute anche altre ragazze prima di me? Be' allora non hai mai letto il manuale su come trattare una ragazza quando la inviti nel tuo fantomatico appartamento”
Non vorrei aver mostrato gelosia. E poi io non sono gelosa, assolutamente no.
“Bene, ora che abbiamo finito di parlare vieni a vedere il film?” “Sì, arrivo”
La televisione è una TV a schermo piatto di 50 pollici: uno spettacolo per gli occhi!
Mette il DVD nel lettore, prende i pop-corn e parte il film.
“Katniss, prima di guardare il film, parlami un po’di te” chiede lui. 
“ Be', sai tutto di me. Ho un cancr-” 
“ No, non della malattia, dei tuoi hobby,le tue passioni, la tua famiglia.”
“Ho una sorella che soffre d’ asma dalla nascita, una madre infermiera in oncologia e mio padre è morto quando avevo undici anni. Un anno dopo abbiamo scoperto della mia malattia ... i miei hobby sono ...be', non saprei, sono ossessionata da un libro. Si chiama Colpa delle stelle e parla di cancr-"
“Alt! Ti avevo detto che non volevo sentir parlare di cancro.” 
“No, okay. Ti stavo dicendo che lo scrittore Haymitch Abernathy riesce a descrivere la morte in modo dettagliato, pur non essendo morto.
” “Oh… la storia si fa interessante, Kat. Allora io leggerò il tuo libro e tu dovrai leggere il libro che sceglierò io per te”
“Affare fatto” gli dico, sperando che poi non entrerà nel limbo dove la sua domanda sarà e poi che vita avrà Hazel dopo la morte del suo grande amore.
“Ora sono io a voler sapere la tua storia, d'altronde io ti ho detto tutto di me ma io non so niente di te”
gli chiedo. Infondo io mi sono esposta tantissimo per i miei standard. 
“Allora, prima di scoprire che avevo il cancro, ero un ragazzino felice e spensierato, giocavo a basket ma lo facevo solo per fare un piacere a mio padre che ne era appassionato, e poi a 16 anni mi hanno scoperto il cancro alla gamba e un mese dopo hanno dovuto tagliare.” 
Credo che abbia notato la mia faccia perplessa, quindi mi dice:"Bene, ora godiamoci il film."
NOTE DELLE AUTRICI. 
NOTE DI KAT004

Salve gente!

come promesso (non è vero) siamo tornate presto! Speriamo che il capitolo vi piaccia... ci siamo impegnate tanto! Sappiamo che alcune cose sono simili (se non uguali) al libro "Colpa delle Stelle" ma d'altronde è tratto da lui, perciò...
Per eventuali errori (in particolare la tac o la tacca, non le sappiamo distinguere) avvertiteci mediante le recensioni! Sono sempre gradite, ovviamente!
le (da oggi) tre scrittrici
Kat004, Mr_Mrs_Mellark e _Jenna_ (che le prime due ringraziano molto per l'aiuto)
alla prossima!
NOTE DI Mr_Mrs_Mellark
Ciao a tutte le lettrici, ecco a voiil primo capitolo.
Spero che ci fate sapere le vostre opinioni con delle recensioni
altrimente facciamo morire Peeta "risatina malvagia"
Vi aspettiamo in tante.
Al prossimo capitolo
Eccocome immagina Mr_Mrs_Mellark i vestiti di kat e peeta
VESTITI PEETA
http://www.polyvore.com/peeta/set?id=154893442
VESTITI KATNISS
http://www.polyvore.com/katniss/set?id=154890445

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


Capitolo 2

Io e mamma torniamo a casa. Alle 23:30 mia madre si era presentata a casa di Peeta.
In macchina, mamma non mi aveva fatto tante domande. Me l'ero cavata con un: "Ti sei divertita?".
Avevo risposto con un semplice "sì". In effetti, era vero.
 
Mi ero divertita con Peeta, inaspettatamente.
Io e mamma torniamo a casa e notiamo la luce spenta:
conoscendo Prim, si sarà ritirata nella sua cameretta variopinta e infantile, intimorita. So perfettamente che non le piace restare sola a casa, specialmente di notte.
<> dico, alzando la voce per farmi sentire.
<< Forse starà dormendo ... è tardi. Va a dormire anche tu,
Katniss! >> sorride mamma.
 
Spengo la luce e mi dirigo verso la mia camera.
 
A letto non riesco a dormire e mi rigiro e rigiro una decina di volte. Il buon vecchio Harry mi ha davvero fatto passare la capacità di dormire? Sicuramente domani la mia testa ne risentirà.
 
Non posso fare a meno di pensare a ospedali, ricoveri, terapie intensive e chemio. Ho paura che un giorno, non potrò più svegliarmi qui. Non potrò più vivere la mia vita. Ho paura che un giorno smetterò di combattere. Ho paura di lasciare la mia famiglia, le persone a cui voglio bene, e anche lui ... anche Peeta.
 
Per fortuna, smetto all'istante di pensarci.
 
Mi domando per quale motivo la mia mente sia impostata continuamente su "Se qualcosa di male dovesse succedere,
succederà e basta."

Sento dei passi in corridoio: qualcuno sta accendendo la luce.
 
E se fossero i ladri?
Mi tranquillizzo quando vedo una testolina curiosa che fa capolino dalla porta della mia camera.
Si tratta di Prim.
 
<> esclamo. È il "vezzeggiativo" che ho attribuito a mia sorella.
Lei ride, come fa sempre quando la chiamo così.
 
<< Che fai, non dormi? >> mi chiede.
<< Non ci riesco ... tu, piuttosto, perché non stai ancora dormendo? Credevo che a quest'ora già dormissi pacificamente nel tuo lettino rosa da principessa! >> la punzecchio.
 

<<
Ah ah, che simpatica! Sai che detesto quando mi tratti come una bambina di tre anni!>> risponde lei, incrociando le braccia. << In ogni caso, ho avuto un attacco d'asma. E poi Ranuncolo aveva sete, povero! >> aggiunge. 
<< Povero? Quello stupido gatto? >> le rispondo, ridacchiando. So che questo la infastidisce molto, e infastidirla mi diverte!
<< Pensala come vuoi ... e con Peeta? Vi siete divertiti? >> chiede lei.
Non l'avevo mai sentita parlare con questo tono, stranamente malizioso.
Io sbuffo.
 
Possibile che mia madre non mi abbia investito di domande( come suo solito), e adesso debba farlo Prim?
<< Sì.>> rispondo, con tono indifferente. << Abbiamo guardato Harry Potter e mangiato popcorn>>.
<< Uh, okay>>.
<< E parlato di cose da grandi! >> le dico, liquidandola con una risata.
 
<< Cose da grandi, eh?
 
Risparmia i dettagli, grazie>>.
Okay, questo è decisamente troppo!
Mi alzo dal letto e le lancio un cuscino.
Lei lo schiva agilmente e sguscia fuori dalla mia camera, lasciandomi a fissare la porta.
Ora posso finalmente dormire in pace. Come non detto, è rientrata. Sicuramente mi tartasserà di domande sul mio pseudo-appuntamento con Peeta.
<< Allora, com'è andata? Ti sei divertita? Che avete fatto? Vi siete baciati? Insomma, lo fa ogni adolescente >> chiede a raffica, come se non ci fosse un domani in cui potrei rispondere alle sue domande.
 

<< Prima cosa: no, non ci siamo baciati. Noi siamo solo amici! E tra me e lui non ci può essere nulla, dato che siamo anche troppo diversi. Seconda cosa: sì, mi sono divertita. No, mammina, non abbiamo fatto nulla, mi ha solo passato questo libro da leggere che poi è una saga >>.
<< Cosa ne sai tu di quello che fanno le adolescenti oggi? >> le chiedo.
<< Io lo so e basta. E secondo me ti ha prestato "50 sfumature di grigio">>.

<< Ehm, Katniss, ci sei? >> mi chiede mia madre. Ah, è vero, mi ero dimenticata che lei fosse qui.
<< Sì, sì, ci sono >> rispondo a mia madre, che non dovrebbe pormi domande a quest'ora.
Poi mi volto verso Prim: << Non è quel libro che hai menzionato tu, è Shadowhunters: sono sei libri dei quali è uscito anche un film che io non ho visto, e ora ne vogliono fare una serie TV! Contenta?!>> le chiedo con la speranza che smetta con queste domande inopportune.

<< Va bene, ora me ne vado e ti lascio dormire in pace. Kat, prometto di non disturbarti più >> mi dice e io la ringrazio mentalmente. Sono stanca, ma non posso fare a meno di non pensare a Peeta.
<< Sì, Prim, sarebbe meglio se tu andassi a dormire >> interviene mia madre.
<< Mamma, grazie. >> le dico, anche se l’ho sussurrato so che mi ha sentito, perché si blocca e si gira di scatto.
<<
Katniss, perché grazie, insomma io non ho fatto nulla!>> esclama sorpresa.
<< Si che hai fatto invece, ti sei presa cura di me dopo che hai scoperto della malattia, e mamma se io non dovessi vivere abbastanza, sappi che ti voglio bene. >> le dico, perché so che io un giorno ... non voglio neppure pronunciare quelle parole.
 
<< Te ne voglio anche io, bambina mia >> mi dice lei. Non so che sensazione mi diano quelle parole, ma mi fanno sentire meglio all'istante.
<< Ora buonanotte, Kat, ti sveglio io domani mattina >>.
 
Questa è decisamente il suo "buonanotte" definitivo.
 
<< Buona notte anche a te, mamma>> le rispondo, sapendo che sarà una lunga notte. Da un bel po'di tempo trascorro delle notti tormentate da incubi. Incubi che riguardano perlopiù la morte di mio padre, oppure il breve periodo di depressione di mia madre.
 


5.00
Strano, per me, alzarmi alle cinque del mattino.
Mi alzo perché sono stanca di svegliarmi circa ogni due ore, a causa di incubi.
 
Decido di iniziare al leggere il libro che mi ha dato Peeta. Be', è carino come libro, ma avendo letto solo l’inizio non posso dirlo con sicurezza, quindi aspetterò.
Alle otto mi arriva una chiamata sul cellulare da un numero sconosciuto. Chi mi chiamerebbe a quest'ora?
Il cellulare continua squillare, quando mi decido a rispondere:
<< Buongiorno, Miss Everdeen, pronta per una meravigliosa giornata da passare con il sottoscritto?! >> sento dire.
Il sottoscritto?
Per un attimo assumo un'espressione perplessa, poi comprendo la situazione.
<< Buongiorno anche a lei, Mister Mellark! No, non sono ancora pronta per uscire con il sottoscritto, ma potrei sapere come fa ad avere il numero del mio cellulare? La ringrazio>>.
<< Sa che oggi esistono i Social Network, Miss Everdeen? Io ho trovato lì il suo numero di cellulare, comunque mi farebbe il piacere di venire con me alla mostra d’ arte che si terrà oggi a Long Beach? Conoscete quella mostra che si tiene ogni anno nella nostra meravigliosa città, dove splende sempre il sole? >> risponde, ridendo.
 
<< Mister Mellark>> ripeto << I biglietti per la mostra d’arte sono limitati, come crede di entrare, volando? >>.

<< Oh, Miss Everdeen, non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. Comunque ho già i biglietti. Me li ha dati mio fratello che ci doveva andare con sua moglie, ma ha avuto un imprevisto di lavoro e così non possono andare più, ed ha regalato i biglietti a me. Allora viene o no?>>
<< Sì, Peeta, piantiamola adesso con questi Mister e Miss.
Verrò, contento? >> taglio corto.
 
<< Grazie, Katniss. Ah, quasi dimenticavo! Vestiti elegante.”
<< Davvero secondo te non lo sapevo? Con mio padre da bambina ci andavo sempre a questa mostra! >> rispondo.
 
<< Calma, Katniss, scherzavo! Ti passo a prendere alle diciassette di questo pomeriggio. Va bene? >>.
<< Sì, Peeta, va bene. A dopo>>.
Riattacca senza nemmeno salutarmi. 
Che educazione, il caro Peeta!
<< Buongiorno Katniss, come mai sei già sveglia? Ieri sera sei andata a letto tardi! Credevo avresti dormito un po’ di più! Dopotutto ne hai tutto il diritto, sei andata a letto tardi >> mi dice mamma.
 
D'altronde, ha anche ragione, potevo restare a letto un po'di più. Se solo fossi riuscita a chiudere occhio.
<< Mamma, st- >> provo a dirle ma vengo subito interrotta da lei che inizia a parlare.
<< Sì, Kat stasera puoi uscire con Peeta, so che andate alla galleria d’arte più famosa della città. Non bere troppo che non vengo a recuperarti per strada mezza ubriaca o fatta. Sono stata chiara? >> mi dice tutto di un fiato.
Come se la cosa non fosse già ovvia.
Non ero mai stata quel genere di persona, che si ritirava a casa quasi di notte,
che passava più tempo in discoteca che a casa, che trasgrediva le regole.
E poi andavo in una galleria d'arte!
<< Bene.. quindi ora devi andare a fare shopping, deduco. Prendi questa carta di credito e comprati qualcosa di elegante per stasera.
Sai, non abbiamo problemi economici >> dice lei.
Vero, non abbiamo di questi problemi, altrimenti non avremmo questa villa e io non porterei indossare vestiti firmati o avere una Mercedes classe A. In ogni caso, non mi piace che la gente spenda troppo a causa mia.
<< Ci vediamo dopo! >> esclamo uscendo di casa e sbattendo la porta.
Salgo in macchina ingrano la marcia e parto sgommando, arrivo nella zona più popolata di boutique di Long Beach. Qui ci sono i vestiti più costosi che una persona possa trovare.
 

Mentre sto camminando non mi accorgo di essere arrivata nella mia Boutique preferita: Valentino Dresser.
<< Buongiorno, signorina, possiamo esserle di aiuto? >> mi chiede cortesemente una commessa, una donna sui trent'anni, vestita elegante. Mi sento per un secondo fuori posto perché indosso un paio di jeans neri aderenti e una camicetta nera.
<< Mi servirebbe un abito da sera, color argento. Sarebbe preferibile né troppo lungo, né troppo corto. E anche delle scarpe con il tacco, una giacca da metterci sopra, e gli accessori. Sono KatnissEverdeen, la figlia di Jason Everdeen>> dico alla commessa.
Quando pronuncio la mia ultima frase resta senza parole. Mio padre era un ricco imprenditore, ma probabilmente tutti lo ricordavano per la sua umanità, per la sua dolcezza e comprensione. Per quanto riguarda l'azienda, adesso la sta gestendo mia madre, quando non lavora in ospedale.
Mamma ha sempre detto che l'azienda non le piace.
So bene che non le piace perché le ricorda lui, mio padre. Perché le ricorda il suo sorriso, le sue dolci parole.
<< Bene,mi segua che la porto dal nostro stilista. Oggi è venuto qui per la sfilata delle nostre nuove collezioni Primavera-Estate>>.
La commessa mi indica la strada fin quando non mi apre la porta e io non mi ritrovo davanti lo stilista.
<> mi chiede lo stilista.
E'un uomo a cui interessa solamente il denaro, lo conosco da tanto.
 
<<
Beh.. immagino che la sua commessa glielo abbia già detto. Dico bene? >> la commessa sbianca all’udire le mie parole.
<< Cosa non mi hai detto, Cassidy? >> le chiede lo stilista, con una voce gelida.
<< Oh, ni-ni-ente- signore >> risponde la donna balbettando e dicendo poi allo stilista cosa voglio per filo e per segno.
<< Vieni, Katniss, oggi avrai la sfilata privata proprio per te, che sei uno dei nostri clienti più fidati >>.
Si alza dalla scrivania del suo ufficio per condurmi nella stanza privata delle sfilate.
In questo momento davanti a me scorrono le più famose modelle di fama mondiale fino a quando il mio sguardo non si posa su un vestito: arriva a meta coscia. E'argento ma ha un chiaroscuro con il nero, come dei riflessi di luce. Le scarpe sono delle decolletè con un tacco di quindici centimetri. Accanto noto una pochette bianca e vengo colpita anche dai capelli intrecciati in una complicata crocchia.
E'perfetto per me.
 
<< Stop! Questo è perfetto! >> esclamo io posando il bicchiere di champagne che mi avevano offerto.
<< Ottima scelta, Katniss, vieni alla cassa a pagare >> mi dice lo stilista accompagnandomi alla cassa.
<< Allora sono £7000. Paghi con la carta o in contanti? >>.
Io gli porgo la mia carta di credito. Lui la scruta con fare stupito ma non dice nulla, mi porge la busta e mi raccomanda di tornare presto.
Ora non resta che arrivi stasera.

 

NOTE DI Mr_Mrs_Mellark.

Per prima cosa mi scuso solo io ovvio perché colpa mia del ritardo sono stata impegnatissima con la scuola che ho fatto diverse gite e poi ero il lutto per Derek Sheperd.

Salve gente piaciuto il capitolo?

No questo non lo so, ancora perché non leggo nelle vostre menti!

Allora qui vediamo una Katniss con meno problemi economici ma non facciamo caso a questo.. poi chi non non vorrebbe avere tanti soldi come Kat. Io per prima.. ma senza tumore a cervello ovvio.

Da specificare il negozio Valentino Dresser non esiste è di mia invenzione.. per gli stilisti non ho messo ne Cinna ne Portia perché avranno un ruolo importate nella storia, ma, questo solo in seguito.

Fateci sapere cosa ne pensate con delle recensioni anche piccole piccole.

NOTE DELL’ALTRA PERSONA CHE VI DISTRUGGERA’ I FEELS:
egregi saluti, care lettrici… no, ok…
ehm.. salve plebe! (ci siamo)
è con mio grande onore che vi presento il secondo *rullo di tamburi* capitolo di TFIOSKAP!
Siii!!! Bhè, che dire? Vi piace? La mia socia ha avuto la brillante idea di creare una Suora ricca… devo dire che è abbastanza strano… ma funziona, no?
Grazie per l’ascolto… se vi va lasciate anche una piccola recensione… non ci dispiacerebbe affatto, anzi!
Kat004

NOTA di ___jenna___:
Dunque, in questo capitolo - come avete visto - la scintilla Everlark sta divampando sempre di più. 
In questo capitolo abbiamo scritto tutte e tre la nostra parte. 
Speriamo che la storia vi sia piaciuta, che la troviate coinvolgente.
Le recensioni sono sempre ben apprezzate!
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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


gh

La sera arriva,

senza preavviso. Avverto una sensazione di timore, di un timore mai provato prima. Non posso aver paura di un appuntamento con Peeta Mellark. Lui è solo un ragazzo, è solo un amico, un conoscente. Probabilmente gli sto simpatica e ha deciso di invitarmi ad un'uscita, ad una mostra d'arte. Mi tormento una ciocca di capelli, attendendo l'arrivo di Peeta. Mi viene da ridere al pensiero di quando stamattina, a telefono, ci chiamavamo "Mr Mellark" e "Miss Everdeen".

Sussulto quando sento il campanello.

Cerco di correre velocemente verso la porta, ma i tacchi me lo impediscono. Prim mi precede e cerca di affacciarsi allo spioncino.

<< Paperella, levati da lì. Sei troppo bassa per arrivare allo spioncino! >> le dico, scherzando. Lei mi lancia un'occhiata minacciosa, ma sorride.

<< E tu troppo goffa sui tacchi per muoverti di un altro millimetro! >> ribatte.

<< Come osi? Io so camminare sui tacchi >> dico ridendo, e con non troppa convinzione. Prim ride di gusto.

 

<< Katniss, ti sei resa conto che stiamo discutendo da mezz'ora e quel babbeo o quella babbea dietro la porta sta aspettando? >> chiede Prim, sbellicandosi dalle risate.

Io rido, poi mi ricordo che "quel babbeo dietro la porta" è probabilmente Peeta.

Mia sorella si affretta ad aprire la porta.

Sì, è lui.

E'Peeta Mellark.

A stento lo riconosco: ha i capelli un po'tirati all'indietro ed indossa una camicia con una giacca e cravatta.

<< Guarda chi c'è, Kat. E'il tuo fidanzatino! >> mormora Prim, ridacchiando e guadagnandosi una mia occhiataccia. Per fortuna se ne va subito in camera sua, dato che doveva dar da mangiare a Ranuncolo.

<< Sei molto più elegante del solito >> dico a Peeta.

<< Si può dire lo stesso di te.>>

 

 

<< Mamma, io e Peeta allora andiamo! >> grido per farmi sentire da mamma, che si trova al piano di sopra.

<< Okay, state attenti.>>

Mi trattengo dal non gridare "Mamma, non ho tre anni" e mi dirigo verso la porta. Devo allontanare al più presto Peeta dalla mia stramba famiglia.

Quando siamo fuori da casa, dico a Peeta: << Un po'strana la mia famiglia, eh? >>.

<< No, perché? >> commenta lui un po'a disagio.

<< Il più normale è il gatto, Ranuncolo >> dico, facendolo ridere. << Andiamo a piedi? >> aggiungo.

Peeta mi osserva come se fossi un'aliena provenuta da Marte. << A piedi fino alla mostra d'arte? No, altrimenti a cosa sarebbe servito portare la mia fiammeggiante macchina? >> mi dice, ridendo.

<< Salga a bordo della mia bellissima macchina,

Miss Everdeen! >> aggiunge.

<< Non cominciamo, Peeta >> taglio corto, salendo in macchina.

 

**

Un'ora dopo io e Peeta arriviamo alla mostra. Il viaggio mi è sembrato interminabile, ma eccoci qui, alla galleria d'arte.

La galleria è più affollata di quanto io ricordassi, e ci sono dappertutto delle guide che somigliano a delle formichine operose. Io e Peeta ci avviciniamo ad un quadro.

<< E'carino >> commento, un po'a disagio. Peeta, per tutta risposta, annuisce distrattamente.

<< Non ti ho mai visto così silenzioso. Che ti succede? >> proseguo.

Lui mi sorride e non dice nulla.

<< E'una galleria d'arte, dobbiamo tacere. C'è ... tanta gente importante qui >> mi sussurra.

Io alzo gli occhi al cielo. Davvero a Peeta importa l'impressione che la gente ha di lui? Mi è sempre sembrato di no. Forse non lo conosco così bene.

 

<< Gente, la sottoscritta si sta annoiando. Peeta Mellark, questo ragazzo accanto a me, mi sta mettendo a tacere perché dice che c'è tanta gente importante qui. Io sono Katniss Everdeen! >> grido. Adesso qualcuno mi butterà a calci fuori da qui, oppure mi rinchiuderà in un manicomio, ma almeno ho movimentato il mio appuntamento.

<< Sei forse impazzita? Che ti è preso? >> ridacchia Peeta.

<< Scusami se cercavo di rendere il tutto più divertente>>.

Stiamo passando in rassegna l'ennesimo quadro: cos'ha di speciale e di diverso dagli altri? E'un dipinto azzurro, che raffigura delle onde e un sole giallo ocra.

<< Disegnavo meglio io a tre anni. E non sono mai stata un asso in disegno, Mellark >> sussurro.

<< Katniss! >> esclama lui, in tono di rimprovero.

Gli occhi stanno per chiudersi.

Non posso addormentarmi davanti a tutti. Non davanti a Peeta, almeno.

All'improvviso vedo un bagliore rosso. Un rosso vivo, acceso.

E'un dipinto. E'un dipinto che si distingue dagli altri.

<< Quel quadro è stupendo! >> dico a Peeta.

<< E'la prima volta nella giornata che percepisco tanto entusiasmo nella tua voce >> ride lui.

Mi avvicino ancor di più al quadro.

Non è particolarmente bello, ma è unico nel suo genere. Rappresenta il fuoco.

Dalla cornice, si levano alte fiamme.

Fisso il dipinto per circa dieci minuti, fin quando Peeta mi trascina a guardare altri quadri e ad "esporre la mia opinione".

<< Di questo? Che te ne pare? >> mi chiede, indicandomi un quadro verde.

<< Il colore è stupendo, il resto non mi piace. Adesso possiamo andarcene? >> borbotto. Probabilmente sto diventando un peso per Peeta. Intuisco dalla sua espressione che portare me in questa galleria è stato come portare una sorellina di due anni piuttosto lamentosa.

<< Preferiresti mille volte essere qui con un'altra persona, no? >> chiedo a Peeta, sorridendo.

<< Sarebbe più comodo e più tranquillo, ovviamente.

Però non proverei le stesse sensazioni che provo con te, adesso >> mi risponde.

Questa risposta è maledettamente giusta.

<< Te la cavi con le parole >> dico.

Come si è potuto intuire, io invece non ne dico una buona.

 

<< Vuoi tornare a casa? >> chiede Peeta.

<< No, ma non ti nascondo che questa galleria d'arte è una noia assoluta! >> rispondo.

<< E se io riuscissi a renderla divertente? >>.

Dubito ci riuscirebbe, dato che le gambe reggono a stento e mi sto quasi addormentando.

<< Provaci, Mellark. Sarebbe impossibile, ma okay >> rispondo, noncurante.

Vedo Peeta che estrae il cellulare dalle sue tasche, poi clicca su "playlist".

Parte una canzone.

<< E'questo il tuo modo di farmi divertire? Farmi ascoltare una canzone? Potresti far di meglio >> rido.

<< E infatti ...>> risponde lui, lasciando la frase a metà.

Subito dopo mi ritrovo al centro della sala.

<< Ti va di ballare, Everdeen? >> chiede.

<< Non sono brava, ma va bene. Farei di tutto pur di non esaminare un altro quadro >> rispondo sorridendo.

Ballo goffamente e ne sono consapevole, ma dopo cinque minuti la musica mi pervade e comincio a rilassarmi.

<< Sei una brava ballerina >> dice Peeta.

Le guide della galleria d'arte ci guardano con perplessità. Mi aspetto che qualcuno ci venga a rimproverare e ci costringa ad andarcene, ma nessuno lo fa.

Si forma un cerchio di persone che ci guardano sbigottite o meravigliate.

<< Sai come metterti al centro dell'attenzione, Peeta >> sussurro.

<< Sono un leader nato, Kitkat >>.

Dovrebbe smettere di affibbiarmi soprannomi.

 

Improvvisamente, le gambe mi reggono a stento, la vista si offusca e la testa comincia a girarmi.

Mi sento come se stessi per crollare a terra.

E non è il sonno.

Sono consapevole che si tratta di qualcosa molto più grave.

<< Peeta, io ...>> comincio a dire.

L'impatto con il cemento è piuttosto violento.

Ho perso i sensi.

 

 

 

 

***

quando mi sveglio trovo ad "accogliermi" un soffitto bianco e spoglio... sembra tanto il soffitto dell' ospedale... aspetta! Ospedale?! Che ci faccio qui?

Mi dimeno nel letto ma una mano pesante mi ferma intimandomi di non muovermi, cerco di calmarmi ma quando capisco in che stato mi trovo inizia a risultare impegnativo: un paio di tubi partono dal mio addome per fornirmi di vari antidolorifici potenti e per quanto posso vedere ho anche una manciata di flebo nel braccio per non parlare di delle dosi di morfina iniettate non so dove... ok, il solito.

il dottore si alza, va alla porta ed esclama: "Ha preso conoscenza, potete vederla"

vedo entrare una Prim con gli occhi lucidi e mia madre con un'espressione angosciata, mi insospettisco "Mamma che succede? Mamma che hai???" "Katniss... mi.. dispiace, io..." balbetta con un paio di lacrime agli occhi "Non sono stata una brava madre, amore, non avrei dovuto per metterti di uscire così tanto... tu sei malata, lo sarai sempre tesoro!" sbuffo, come se già non lo sapessi che il mio amico cancro non mi abbandonerà per un bel pò"Mamma... che è successo?" ora credo di aver paura "Il tumore potrebbe essersi sviluppato in altre parti del tuo corpo... che abbia avuto delle metastasi, ecco... loro hanno detto che ti devono fare ancora un paio di controlli, ma non credo che riprenderai la scuola tornata a casa. Ecco diciamo che le uscite saranno limitate, poche passeggiate e Peeta, bè, lui è qui fuori, dice che vorrebbe parlarti" asserisce mentre io mi sento mancare. Peeta non deve sapere è troppo buono e ha gia sofferto tanto anche lui... no non posso fargli questo. "Mamma digli che sono stanca, non voglio vederlo".

i giorni in ospedale si susseguono tra medici, tac, visite e controlli con la conferma che il mio ricovero in ospedale è dovuto appunto a delle possibili metastasi del mio tumore...

mentre leggo il terzo romanzo della saga che mi ha consigliato Peeta sento una dottoressa parlare con mia madre dietro la porta... ficco il libro sotto il cuscino e chiudo gli occhi mentre tendo l'udito per sentire:

"Le metastasi al cervello, i tumori intracranici più comuni negli adulti, sono 10 volte più frequenti dei tumori cerebrali primari. Si verificano nel 20-40% degli adulti con cancro e sono associate soprattutto con il carcinoma polmonare e mammario e col melanoma.

Queste lesioni sono il risultato della propagazione di cellule cancerose attraverso il sangue e sono massimamente presenti alla connessione della materia grigia con quella bianca, dove il calibro dei vasi sanguigni cambia, intrappolando così gli emboli tumorali.

L'80% delle lesioni si verificano negli emisferi cerebrali, il 15% nel cervelletto e il 5% nel tronco encefalico. Approssimativamente l'80% dei pazienti hanno una storia di cancro sistemico e il 70% presentano metastasi cerebrali multiple." spiega la dottoressa Coin tutto d'un fiato " La ragazza è un soggetto forte ma non presenta particolari sintomi di guarigione, come sa il suo cervelletto ha subito danni irreparabili quindi non saprei che dedurre... le zone controllate non presentano metastasi ma ci mancano i polmoni, il cuore e il pancreas da verificare..." mia madre mi accarezza delicatamente la testa mentre io inizio a preoccuparmi. La dottoressa non è una che cerca di evitarti le cattive notizie... lei le dice e basta! Quindi non siamo mai state grandi amiche o, per così dire, collaboratrici. So solo una cosa certa...

 

devo dire addio a Peeta.

 

 

I giorni all'ospedale trascorrono lenti, anche se Prim mi viene a trovare ogni giorno. Lei dice che non mi vuole lasciare sola un attimo! Sospetto abbia paura di potermi perdere in qualunque momento e voglia godersi gli ultimi momenti insieme. Non nego che in questi giorni la mia depressione stia salendo alle stelle!

Non è solamente per la malattia, per il rischio alto di morte, o i medicinali troppo potenti per il mio fisico esausto. Credo che da quando Peeta se ne sia andato( o meglio, sono stata io a lasciarlo andare), tutto è più grigio del solito. Lo ammetto, mi mancano le sue prese in giro, la sua risata, il suo sorriso, persino quella parte arrogante e insopportabile del suo carattere; so che è colpa mia se lui ora non è qui a farmi ridere. Ho chiesto a mia madre di cacciare via Peeta una decina di volte, ma lui continuava a venire in sala d'attesta e mi aspettava. Mi ha sempre aspettato, credo. Un giorno decisi di farlo entrare per poi chiedergli, in modo molto carino, di uscire dalla mia vita perché stava diventando troppo per me. Io non volevo né dipendere né costringere qualcuno ad affrontare una perdita. Non l'ho più visto da quel giorno...

Mentre penso a questi ombrosi giorni trascorsi,

vedo Prim entrare nella stanza con le lacrime agli occhi.

- Paperella, che è successo?- le domando. Lei esita, facendo salire la mia preoccupazione alle stelle.

- Be', niente, solo...-. Non riusciva neppure a parlare. La conosco troppo bene, purtroppo per lei.

-Già, come no, sei tornata ora da fisioterapia con la Paylor?- dissi.

La mia Prim ha una scoliosi dorsale di una ventina di gradi... roba da poco, ma lei l'ha presa abbastanza tragicamente.

- Oh, Kat! Mi hanno detto che per migliorare la scoliosi ...be', gli esercizi non mi stanno aiutando abbastanza! Quindi dovrò mettere ... il busto - dice lei, abbassando improvvisamente la voce sulla parola "busto".

 

Povera la mia piccola Prim...perché la sfortuna deve colpire sempre noi?

 

-Ehy.. Paperella, dai non piangere, shhh... vieni qui.-

Stringo la mia sorellina al petto, attenta a non urtare nessuna flebo.

-Non voglio diventare una persona di plastica, Kat...- dice lei. Quelle parole mi colpiscono, non è mai stata così tanto spaventata e allo stesso tempo saggia.

- Tu non sarai mai una persona di plastica... non dire mai più una cosa del genere! Magari io fossi bella come te...- le dico.

Lei scoppia a ridere in una risata fragorosa, poi mi dice: -Certo, come no! Vorrei io essere come te!-

Non potrei mai resistere senza la mia Prim che mi rallegra la giornata.

 

 

Vedo mia madre entrare nella stanza e alzare le tapparelle, prima abbassate per non disturbare una Prim dormiente.

-Vieni amore, devi fare una tac.. oggi controllano il cuore, sai, è essenziale verificare che vada tutto bene e poi sarà tutto finito... spero, ok?- mi dice.

Guardo mia madre. E'stanca, chiaramente non dorme da giorni. Sono un peso così grande, è tutta colpa mia! Ho cacciato Peeta, ho fatto disperare Prim e ...mia madre si sta pian piano struggendo dal dolore, per la terza volta.

Ormai non può andare peggio di così.

Un paio di tac dopo qualcuno bussa (nuovamente) alla porta, e quando quel qualcuno entra vorrei sprofondare nel lettino... è Peeta con una mazzo di denti di leone in mano.

Lo guardo scossa, senza capire, mentre lui sorride e si siede nella poltroncina di fianco al letto. La poltrona è di un vede acqua spento, triste come il luogo in cui si trova.

Peeta posa i fiori sul comodino di legno plastificato. Successivamente, inizia la conversazione con un "Ciao, Everdeen."

lo lo fisso per qualche minuto, in silenzio.

- Ranuncolo ti ha mangiato la lingua? So che ti odia, ma ha proprio esagerato questa volta!- scherza. Per fortuna Prim sta ancora dormendo, Peeta si sarebbe guadagnato una sua occhiataccia. Mia sorella tiene così tanto a quel gatto.

-Che ci fai qui?- sbotto, infastidita.

Stavolta è Peeta a tacere.

-Ti avevo detto chiaramente che...- continuo, ma vengo interrotta.

-Si, lo so, non me ne sono dimenticato... ma sono pronto a soffrire per qualcuno che mi renderebbe la persona più felice del mondo, anche solo per pochi minuti. Sai, Katniss, tutti un giorno ce ne andremo! Soffriremo in ogni caso. Ti giuro che preferirei perderti standoti accanto che saperlo da qualcun altro. Non ho paura di questo, perché ti amo, Katniss.-

Resto zitta, con un'espressione basita scolpita sul mio volto.

- E lo so che con questo potresti rovesciarmi la flebo in faccia o metterti a urlare a qualche infermiera che cercavo di molestarti. Tu sei una ragazza di fuoco, proprio come il quadro che contemplavi alla mostra d'arte. Non sei proprietà di nessuno, e hai paura di bruciare tutti. E'per questo che cerchi di limitare le vittime... ma sappi che il tuo fuoco non deve per forza scottare, potrebbe riscaldare un cuore quasi morto di freddo... quindi, ti prego, dammi una possibilità...- continua lui.

 

 

Non parlo, nonostante l'espressione afflitta di Peeta.

- Sei sempre stato bravo con le parole - commento, stupidamente. Sono completamente incantata dalle sue ultime frasi ..."la ragazza di fuoco".

- Non era esattamente la reazione che attendevo, ma grazie - scherza lui. - Allora, hai deciso? - continua.

Io sospiro, in modo leggermente tragico. Non so cosa fare, non so bene quali sentimenti provo per Peeta e ho quasi paura di sembrare stupida.

- Davvero faresti tutto questo per me? Rischieresti ... -

-Rischierei tutto. -

-Se un giorno ...be', se un giorno dovessi andarmene, tu ti dispereresti. Non voglio farti del male, voglio proteggerti. Il mio fuoco, come dici tu, esploderà. Probabilmente, dopo che io me ne sarò andata, non mi ricorderai più. Avrai una nuova vita. -

 

Peeta abbassa lo sguardo. - Non voglio avere rimpianti - dice.

- Io ...non so cosa fare. Tu ...insomma, io ...potrei - mormoro, confusa.

- Devi dire sì o no - mi dice. - Una di queste parole. Sii sincera-.

 

-E'troppo complicato ... Non so dirti. Non penso a nulla, adesso, solo a quando il mio fuoco esploderà. Non posso pensare a un sì o a un no. E'una scelta importante, potrei pentirmene. -

 

Provo a darmi una risposta. Vorrei rispondere "sì" istintivamente, ma il "no" continua a tormentarmi. La seconda opzione sarebbe meglio, significherebbe proteggere Peeta.

- Io non mi arrendo con te, ragazza di fuoco. Poniamola in modo diverso, allora - ride.

- Ti ascolto - rispondo esausta.

-Tu mi ami. Vero o falso? - chiede.

Fisso per un po'di tempo la stanza, poi cerco di concentrarmi. Vero o falso? Cosa provo per Peeta? I miei sentimenti sono veri o falsi? Ci rifletto talmente tanto, che Peeta ad un certo punto sta per andarsene, ma riesco a bloccarlo.

- Ho la risposta - gli dico, un po'titubante.

- Sono tutto orecchi ...Vero o falso? - chiede.

-Vero - rispondo. - Assolutamente vero - ripeto.

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