Pillole d'amore!

di Mings Kuran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La voce della vita. ***
Capitolo 2: *** Cap 2: Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio! ***



Capitolo 1
*** La voce della vita. ***


Pillole d'amore!
Primo capitolo:  La voce della vita. 
Aprì gli occhi e quello che vide fu una stanza molto illuminata, che non aveva niente a che fare con la sua.
La stanza era si molto illuminata ma estremamente spoglia e silenziosa, se non per quel monitor alla sua destra che ogni manciata di secondi emanava un bip che se ascoltati in sequenza potevano assomigliare ad una melodia, certo un po' triste ma pur sempre una melodia. 
Dal monitor si districavano una miriade di fili collegati al suo cuore, alla mascherina dell'ossigeno che portava... Tutto ciò le fece capire immediatamente dove si trovava... Era in una stanza d'ospedale... Però dopo alcuni istanti si ritrovó nuovamente immersa nel buio. 
                             ...
Le orecchie di Margot erano accarezzate da suoni che lei ormai conosceva bene, urla assordanti, frasi d'incitamento che provenivano dalle centinaia di persone sedute sugli spalti più che pronto ad ascoltare la sua voce e la musica prodotta dai quattro ragazzi alle sue spalle che per Margot erano come una famiglia... La musica iniziò a risuonare in tutto l'ambiente circostante, e Margot inizio subito a muovere le labbra per pronunciare quel testo che ormai sapeva a memoria, ma qualcosa non gli tornava.
A guardarsi intorno tutto sembrava normale, come al solito, gli spettatori erano esaltati come al solito, i suoi amici suonavano felici e concentrati come sempre, ma allora perché, perché l'unico suono che non riusciva a sentire in quell'enorme sala era la sua voce?! 
Impaurita si guardò intorno senza però smettere di muovere le labbra, quasi come fosse un gesto automatico, quando dalla sua mano iniziò a salire su fino ad arrivare al cuore un calore che mai prima aveva provato, che proiettò davanti ai suoi occhi una luce accecante che a quanto sembrava solo lei poteva vedere. Pian piano tutto il resto, gli spettatori, la sua band, tutto era sparito così l'unica cosa che fece dopo i primi istanti di panico fu correre inconsciamente contro quella luce. 
Ora i suoi occhi vedevano si una luce, ma molto diversa da quella di prima. Stava fissando una lampada al neon appesa ad un soffitto totalmente bianco    e gli sembrò di averla già vista ma il suo sforzo di concentrarsi per capire dove avesse già visto quella lampada al neon fu reso vano da una voce squillante e che lei conosceva molto bene -Margot! Margot amore finalmente hai aperto gli occhi! Sono così felice!- al suono di queste amorevoli parole giro debolmente la testa verso il punto da cui proveniva e ciò che si ritrovò davanti agli occhi furono in paio d'occhi umido di lacrime che appartenevano al suo amato Carmine.
Margot strinse la mano di Carmine che non aveva mai sentito così calda prima di allora e con la mano libera dal cavo della flebo si tolse dalla bocca la mascherina dell'ossigeno che a suo dire sapeva un po' troppo di plastica. 
Guardandolo fisso negli occhi Margot mosse le labbra... In quel momento voleva dirgli quanto fosse importante per lei che lui fosse lì, si perché lui era diventato una parte importante della sua famiglia sopratutto da quando i suoi genitori e i suo due adorato fratelli erano morti in quel brutto incidente stradale tre anni fa... Ma presto si accorse che nonostante muovesse le labbra la sua voce non si sentiva, allora si ricordò immediatamente del sogno. Si, era tutto proprio come nel suo sogno o meglio nel suo incubo. 
Sconcertata guardò Carmine con occhi pieni di terrore e strinse più forte che poté la mano del suo ragazzo che spiazzato alla vista dell'espressione di lei, con voce calma e dolce che si impose di avere per non atterrire maggiormente Margot disse -sta tranquilla- e gli accarezzò dolcemente la fronte mettendogli dietro l'orecchio una ciocca di capelli per poi stampargli un bacio all'angolo della bocca ormai tremante. 
Dopo avergli asciugato con il pollice le lacrime che avevano iniziato a solcare il volto di Margot aggiunse -aspettami qui, vado a chiamare il dottore- e dopo avergli fatto un'ultima dolce carezza  uscì dalla statica e spoglia stanza d'ospedale della ragazza che per ora non poteva far altro che piangere guardando nuovamente l'ormai familiare lampada la neon appesa al soffitto con davvero poca speranza nel fatto che il dottore potesse in qualche modo aiutarla perché a dirla tutta lei la fiducia nelle persone chiamate dottori l'aveva persa ben tre anni fa quando un équipe di dottori plurilaureati per diversi minuti, ma che a lei sembrarono ore, non avevano fatto altro che rassicurarla dicendogli che sarebbe andato tutto bene dicendogli che avrebbe presto riabbracciato la sua famiglia ma invece non riuscirono a salvare un bel niente. 
Però almeno per questa volta si sarebbe dovuta fidare di loro.

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Capitolo 2
*** Cap 2: Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio! ***


Capitolo 2: fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio!
Più lei aspettava, più quella dannata porta non si apriva. Ma dove era andato Cam a cercare un medico, sulla Luna?
Ormai stufa di aspettare, ma soprattutto di starsene sdraiata in quel letto dal materasso troppo duro per chiunque, decise prima di tutto di togliersi la mascherina dell’ossigeno che le pendeva dal collo, liberandosi finalmente da quell’orribile elastico giallognolo. Poi puntando con decisione i gomiti sul materasso cercò di mettersi a sedere, riuscendoci però solo al terzo tentativo.
 
                                                         …
La porta si aprì di colpo, tanto da farla sobbalzare. Margot fissò immediatamente il dottore che si trovava sulla soglia della porta della sua camera con uno sguardo di assoluto disprezzo, che il dottore non mancò di notare all’istante.
Margot osservò più attentamente quella persona con il camice bianco, e notò che nonostante fosse un dottore, “razza” che lei odiava profondamente, era davvero un bell’uomo che poteva dimostrare si e no 45/50 anni. Mentre esso si avvicinava con passo deciso al letto di Margot, lei si soffermò ad osservarlo prestando più attenzione: Aveva dei folti capelli neri perfettamente pettinati con la riga dalla parte destra, gli occhi erano di un marrone nocciola davvero particolare ed insolito, il naso era leggermente appunta, all’angolo sinistro della bocca spiccava un piccolo neo che Margot trovò estremamente sexy (Ma abbandonò immediatamente quest’idea ricordandosi che quello che stava osservando era pur sempre un’odiatissimo dottore.), la barba era anch’essa perfettamente in ordine come si si fosse rasato poco prima di entrare nella sua stanza, aveva una corporatura alta e slanciata e il suo odore era un misto di menta e dopobarba.
Appena fu vicino al suo letto il dottore chiese a Cam di entrare e di chiudere la porta dietro di se. Cam obbedì e si mise in un’angolo della stanza vicino alla finestra semichiusa con le spalle rivolte verso il muro e con le braccia conserte restando in assoluto silenzio per non disturbare. 
Fu il dottore il primo a parlare =Ciao Margot! Piacere di conoscerti, sono il Dottor Collins.= e dopo un breve sorriso  che a Margot sembrò molto, troppo finto e di circostanza, continuò =Allora dimmi che cosa è successo?= Lo disse mentre tra le mani si rigirava la sua cartella. A Margot toccò ammettere che nonostante tutto il Dottor. Collins aveva delle gran belle mani.
Margot alzò gli occhi al cielo  e pensò <>.
Il dottor Collins si avvicinò ancora di qualche passo e posò una delle sue grandi mani sulla fronte di lei =Bene, vedo che la febbre non ce l’hai!= Margot pensò sospirando <>
                                                               …
Finalmente quel fastidioso dottore se n’era andato, ma non senza avvertire che sarebbe tornato appena gli esami appena effettuati su Margot fossero stati pronti.
Cam la distolse dai suoi pensieri =Ho appena mandato un messaggio ai ragazzi della band per farli stare tranquilli, visto quando è accaduto il tutto sono andati nel pallone= Margot non riusciva proprio a ricordare come fosse arrivata in quella spoglia e triste stanza d’ospedale ma decise di non pensarci per il momento, anche perché ora quello che la preoccupava di più era capire che cosa fosse successo alla sua voce.
Margot di scatto tolse di mano il cellulare a Cam ed iniziò a scrivere –Raccontami come sono arrivata qui, ma soprattutto dimmi cosa ti ha detto il dottore che non ha detto a me. Non mentire perché ho visto che parlavate tra di voi prima.- Finito di scrivere gli ripassò il telefono con un gesto fluido della mano e lo fissava impaziente di sapere quale fosse la risposta... Passarono alcuni istanti prima che Cam smise di fissare alternativamente lo schermo del suo telefono e il viso della sua ragazza Prima di rispondergli <> Disse il tutto mentre stringeva Margot in un tenero abbraccio. Margot cercò di assimilare il tutto cercando la fregatura… e si, perché i dottori in un modo o nell’altro te la danno sempre,
La risposta di Margot fu breve e coincisa.
                                                        …
Margot ora era finalmente sola nella sua stanza, proprio come desiderava. Aveva mandato via anche Cam perché sentiva il disperato bisogno di piangere e odiava farlo davanti ad altri, perché aveva imparato  a sue spese che non bisogna mai mostrarsi deboli alle altre persone, perché quest’ultime  ne avrebbero sicuramente approfittato. A lei era già successo, infatti a poche settimane dalla morte della sua famiglia, disperata si era aggrappata  a chiunque avesse potuto anche di poco tirarla su dal baratro nel quale si trovava e si… in molti se non tutti ne avevano approfittato.
Il turbinio dei suoi pensieri venne interrotto da una melodia e da delle parole che a Margot erano più che familiari:
Ehi adesso come stai? 
Tradita da una storia finita 
E di fronte a te l'ennesima salita. 
Un po' ti senti sola, 
Nessuno che ti possa ascoltare, 
Che divida con te i tuoi guai. 
Mai! tu non molare mai! 
Rimani come sei, 
Insegui il tuo destino, 
Perché tutto il dolore che hai dentro 
Non potrà mai cancellare il tuo cammino 
E allora scoprirai 
Che la storia di ogni nostro minuto 
Appartiene soltanto a noi. 
Ma se ancora resterai, 
Persa senza una ragione 
In un mare di perché 
Dentro te ascolta il tuo cuore 
E nel silenzio troverai le parole. 
Chiudi gli occhi e poi tu lasciati andare, 
Prova a arrivare dentro il pianeta del cuore 
È difficile capire 
Qual è la cosa giusta da fare 
Se ti batte nella testa un'emozione. 
L'orgoglio che ti piglia, 
Le notti in cui il rimorso ti sveglia 
Per la paura di sbagliare, 
Ma se ti ritroverai 
Senza stelle da seguire 
Tu non rinunciare mai 
Credi in te! Ascolta il tuo cuore! 
Fai quel che dice anche se fa soffrire. 
Chiudi gli occhi e poi tu lasciati andare, 
Prova a volare oltre questo dolore. 
Non ti ingannerai 
Se ascolti il tuo cuore, 
Apri le braccia fino quasi a toccare 
Ogni mano, ogni speranza, ogni 
sogno che vuoi 
Perché poi ti porterà fino al cuore 
di ognuno di noi. 
Ogni volta, che non sai cosa fare, 
Prova a volare, dentro il pianeta del cuore.
[Laura pausini “Ascolta il tuo cuore”]
Ma da dove provenivano?

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