Il passato che studia il futuro

di Lost_blood_Guardian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 

Il corridoio sotterraneo sarebbe stato sommerso dalle tenebre se non fosse per la luce della torcia dell’archeologa Catriona Drum ,esperta in storia moderna rinascimentale e umanistica.
Erano mesi che stava cercando qualche indizio sull’appartenenza di quel palazzo a qualche potente signore locale della storia,ma ancora niente. Sembrava che qualsiasi tipo di traccia fosse scomparsa nello scorrere del tempo. Nessun documento,nessun ritratto,niente di niente. Eppure lei sapeva che c’era qualcosa. I suoi colleghi avevano ormai perso ogni speranza,il loro pensiero era che se non avevano trovato niente a quel punto,allora non c’era davvero nulla da scoprire. Ma Catriona che sapeva essere testarda come un mulo,continuava a cercare.
L’archeologa spense la torcia e con un sospiro stanco si diresse lentamente agli scalini che portavano all’uscita di quel posto che presumeva una volta fossero state le prigioni private del signorotto. Aveva appena appoggiato un piede sopra il primo scalino,quando un suono attutito la fece fermare di colpo. Lentamente si volse indietro,tutto il suo corpo le urlava di scappare il più velocemente possibile da quel posto che a quell’ora della notte non era sicuramente un luogo sicuro. Ma la vena di curiosità che ogni storico possedeva,le diceva di andare a controllare. Con passo leggermente tramante ritornò nelle profondità del sotterraneo,accendendo nel mentre la torcia. Si guardò attorno ma non vide nulla di strano. Sollevata non si accorse di aver trattenuto il respiro. “Quel suono è solo stato frutto della mia mente” si disse per tranquillizzarsi,visto che il tremore dello spavento non era ancora passato. Ritornò indietro,alle scale.
Una forte scossa fece tremare l’intero edificio. Catriona si accovacciò velocemente su se stessa,coprendosi la testa con le mani. La scossa non si fermava e vari detriti del soffitto cominciarono a caderle in testa,graffiandole le mani. L’archeologa si strinse ancor di più a se,chiudendo il più possibile gli occhi. Lo spavento di poco prima non era nulla in confronto a quello che stava provando in quel momento. Pensava di morire sotto le macerie di quel vecchio palazzo.
La scossa,cosi come era arrivata,si fermò di colpo. Catriona rimase in quella posizione ancora per qualche minuto,temendo che un’altra scossa arrivasse. Notando che non accadeva nulla lentamente sollevò la testa. Si guardò attorno e si accorse che la scossa non aveva fatto alcun danno ai sotterranei. Confusa si alzò sulle gambe ancora instabili. Era sicura al cento per cento che la scossa avesse fatto crollare parte del soffitto,facendole cosi cadere in testa un mucchio di detriti,che l’aveva anche graffiata. Si guardò le mani per avere la certezza che tutto quello che era successo non era stato un sogno e con sollievo notò che vi erano alcuni graffi,fortunatamente superficiali.
Ormai certa che tutto era passato,raccolse la torcia che le era caduta e si diresse verso le scale,per uscire da quel posto che per quella sera le aveva regalato fin troppe emozioni.
Una porta si spalancò all’improvviso facendo sussultare la giovane archeologa. “Strano” pensò lei “sono più che sicura che avessero tolto la porta per farla restaurare proprio stamattina.”
Scosse la testa,pensando di essersi confusa con qualche altra porta della casa, riprese a salire gli scalini,fino a quando una voce sconosciuta non la bloccò.
<< Qui non avremo orecchie indiscrete,altezza. >>
<< Bene. >> Era stata un’altra voce a parlare,più sottile ma allo stesso tempo severa.
Sentì i passi dei due uomini scendere le scale e avvicinarsi inesorabilmente a lei. Catriona si guardò alle spalle cercando un qualche posto per nascondersi. Ma non aveva tempo,era a metà della scalinata e nel tempo di scendere senza fare rumore e nascondersi,l’avrebbero sicuramente trovata. Si volse di nuovo verso l’uscita,notando che la luce della torcia si avvicinava sempre di più. Appena la notarono i due uomini si fermarono. Il secondo,quello che era stato chiamato altezza,parlò << Chi siete? >>
L’archeologa con la voce più tonante che le veniva rispose << Chi siete voi invece? Questa è una proprietà privata e voi non avete il permesso di stare qui! >>
<< E chi siete voi per dirlo >> disse ancora l’uomo con un tono leggermente divertito,ora.
Irritata la donna fece un passo avanti ed impertinente gli rispose a tono << Sono la persona a cui dovete chiedere il permesso prima di entrare in questo edificio. >>
L’uomo non poté fare a meno di trattenere una risata. << Avete sentito,amico mio? Questa donna afferma che questa proprietà non sia più vostra! >> L’amico rispose con un grugnito,chiaramente irritato dall’atteggiamento di quella sconosciuta,che non sapeva tenere a freno la lingua.
<< Presentatevi. >> Questa volta era stato l’altro uomo a parlare,aveva una voce più profonda e roca,quasi provenisse dalle profondità dell’inferno stesso.
<< Prima voi >>
Il primo uomo questa volta rise di pancia. Dopo qualche secondo smise e rimettendosi in ordine fece un passo avanti,lasciando così che la luce della torcia gli illuminasse il volto,che ora era "decorato" da un ghigno divertito e da un paio di occhi lucidi per la risata di prima.
Catriona Drum pensava di aver visto qualunque cosa a questo mondo. Come archeologa di successo aveva viaggiato in lungo e in largo,ed aveva visto posti che alla mente umana potevano sembrare quasi impossibili. Ma ora quello,o meglio chi si trovava davanti era davvero impossibile!
<< Tu…. Tu non puoi essere vero! Dovresti essere morto secoli fa,non puoi essere davanti a me ora! >>
L’uomo che l’aveva sconvolta fece un passo avanti preoccupato per il colorito che aveva assunto il viso della donna,era diventata bianca come un lenzuolo. Ma non fece neanche in tempo ad allungare un braccio che gli occhi della donna si erano girati all’indietro ed era svenuta. Il secondo uomo,che aveva già previsto la sua reazione, l’aveva afferrata al volo prima che cadesse sulle scale e si facesse molto male.
L’ultimo pensiero della donna,prima di svenire,fu “ Lorenzo de’ Medici,il Magnifico!”

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 

L’uomo dalla voce roca portò la ragazza fuori dai sotterranei. Era leggera,quasi non ne sentiva il peso. Dietro di lui,Lorenzo de’Medici lo seguiva preoccupato per la donna,che al solo vedere il suo viso era svenuta. Lorenzo pensava e ripensava alle parole che la donna aveva sussurrato,non capiva perché dovesse essere morto. Nel frattempo salirono le scale che portava alle camere da letto del padrone del palazzo e girato qualche angolo si ritrovarono di fronte alle porte della camera padronale che doveva spettare alla signora del palazzo. Lorenzo aprì la porta aiutando il suo amico, che in quel momento era impossibilitato a fare qualunque tipo di movimento se non tenere in braccio quella strana sconosciuta. L’appoggiarono delicatamente sul letto,coprendola poi con delle pesanti coperte.

<< Secondo voi chi è,amico mio? >> chiese Lorenzo che ora fissava il viso della fanciulla alla calda luce delle candele della stanza. Era molto bella e aveva dei lineamenti che non aveva mai visto,sicuramente non era di Firenze o tanto meno italiana. La sua carnagione era leggermente olivastra come se fosse stata perennemente sotto la luce del sole,ma in realtà era naturale. Volse il capo in direzione dell’amico e notò che questi la fissava che la stessa intensità o forse anche di più. Era chiaramente incuriosito tanto quanto lui. Una giovane donna era spuntata dal nulla nei sotterranei segreti del palazzo senza che lui lo venisse a sapere,e per di più la stessa donna affermava che questo palazzo fosse suo e non del suo fidato amico.

<< Non lo so vostra grazia. Ma di sicuro non è una spia della vostra famiglia nemica. >>

<< E voi come fate ad esserne così sicuro? >> Gli era già venuto questo sospetto a Lorenzo. Da mesi la sua famiglia stava cercando un modo per estirpare la famiglia de’Pazzi dalla sua amata Firenze. Troppe volte avevano cercato di uccidere lui e la sua famiglia e ora era arrivato il momento di fare lo stesso con loro.

<< Guardatela. Non sembra affatto una spia,vostra grazia. >> Il secondo uomo era assolutamente certo delle sue parole,quella donna non sembrava affatto un spia,troppo imprudente.

<< L’aspetto inganna amico mio. Non abbiamo nessuna prova che non lo sia. >> Lorenzo faceva fatica a fidarsi delle sue parole. Troppe volte aveva dato ascolto al suo istinto e troppe volte la sua famiglia ci aveva rimesso quasi la vita per la sua imprudenza. Non avrebbe fatto più un errore del genere,ormai non era più un ragazzino e oltre a lui doveva pensare al benessere anche di altre famiglie fiorentine, che lo sostenevano. Nessuno voleva che i Pazzi diventassero i nuovi signori di Firenze.

<< Ne sono consapevole. Per questo vi chiedo di guardare questo. >> Il secondo uomo tolse le coperte dalla donna facendo notare a Lorenzo il suo strano abbigliamento. Indossava una semplice camicia bianca e degli strani calzoni aderenti che le fasciavano le gambe in modo quasi indecente. Il Duca la osservò curioso,non aveva mai visto nulla del genere.

<< Chiaramente non è fiorentina e la famiglia de’ Pazzi non è così potente da permettersi un alleato al di fuori dell’Italia. >> Aggiunse il secondo uomo.

<< Avete ragione come sempre amico mio. >> Anche se Lorenzo pronunciò queste parole non era certo di potersi fidare di quella donna,troppi pericoli lo aspettavano ad ogni angolo e lui non voleva correre rischi. In fondo come diceva sua moglie,la prudenza non era mai troppa per un signore locale potente come lui.

I due uomini rimasero ancora qualche minuto ad osservare la donna,poi vedendo che quest’ultima non accennava a muoversi decisero di sedersi sulle poltrone accanto alla finestra della camera padronale. Bevvero qualche sorso di Chianti nell’attesa. Non parlarono,troppo occupati dai loro pensieri e poi parlare in un luogo così scoperto non era per niente sicuro, di quei tempi anche i muri avevano le orecchie a Firenze.

Solo dopo un’ora di silenzio i due uomini sentirono il fruscio delle lenzuola che venivano smosse. Si voltarono in contemporanea verso il letto e videro che la donna si era sollevata a sedere tenendosi la testa con una mano,come se fosse troppo pensante per tenerla in posizione eretta. Si alzarono e lentamente si diressero verso di lei che li notò solo quando ormai erano talmente vicini che la coprivano con le proprie ombre.

Catriona alzò lentamente lo sguardo cercando di abituarsi a quella luce soffusa che c’era nella stanza. Puntò i suoi occhi su i due uomini e non poté fare a meno di spalancarli alla vista di Lorenzo de’Medici. Si rese conto che tutto quello che aveva visto prima di svenire non era solo un sogno ma pura verità. Ancora scossa guardò l’altro uomo e si accorse di non avere la minima idea di chi fosse. Era molto alto ed aveva le palle larghe quasi come un soldato ma i suoi abiti dicevano tutt’altro. Erano pregiati e decorati con motivi che si inspiravano molto alla moda bizantina,c’erano molte rifiniture in oro. L’uomo la stava osservando con la medesima attenzione che lei gli stava riservando e sentendosi come colta in flagrante abbassò il capo. Sentiva che le sue guancie stavano letteralmente andando a fuoco,non le era mai capitato di sentirsi così in soggezione alla presenza di un uomo.

Fece un respiro profondo cercando di far scomparire quel calore che si era addensato sulle sue guancie,e quando fu certa di esserci riuscita alzò nuovamente la testa.

<< Chi sei? >> chiese con voce leggermente roca la donna all’uomo di fronte a lei.

<< Giovanni de’Monreale >> le rispose. Giovanni piegò leggermente la testa verso sinistra,come se la stesse incitando a fare lo stesso con lui. Da quel movimento quasi impercettibile capì che quell’uomo non doveva essere un tipo molto loquace.

<< Catriona Drum >>

<< Che nome bizzarro! Non pensate anche voi,amico mio? >> Questa volta era stato Lorenzo a parlare. La sua voce era severa ma in qualche modo le ispirava fiducia. Osservò meglio il famoso Duca di Firenze e notò che portava gli stessi abiti che aveva il suo compare. Il suo aspetto era esattamente come veniva ritratto nei quadri che erano arrivati sin alla sua epoca. Aveva capelli lunghi e neri che gli arrivavano alle spalle,il naso prominente e quell’espressione rilassata tipica di un uomo che sa di avere sempre il coltello dalla parte del manico.

<< Il mio nome è normale,vostra grazia. Solo non è italiano >> Catriona era leggermente offesa dall’osservazione del Duca. Lei amava molto il suo nome,era originale e ben poche volte aveva incontrato qualcuno con un nome uguale al suo. Ne andava molto fiera.

<< Mi scuso,madonna. Non volevo offendervi,è solo che qui a Firenze non si sentono molto spesso nomi particolari come il vostro. >> L’uomo sembrava sinceramente pentito di averla offesa,quindi gli sorrise in segno di ringraziamento per le sue scuse. Non poteva essere arrabbiata per una simile sciocchezza con qualcuno del suo calibro. Tutti gli storici conoscevano il suo nome e tutti ne portavano rispetto,pochi avevano avuto il suo stesso genio politico.

<< Avete detto di non essere italiana,quindi da dove venite? >>  Le chiese il Duca.

<< Sono originaria della Bulgaria ma ho sempre vissuto in Inghilterra. >> A quella risposta i due uomini parvero molto sorpresi dalla sua risposta.

Giovanni fissava la donna cercando di capire se quello che stava dicendo fosse vero oppure no,ma dopo qualche attimo di attenta osservazione dovette momentaneamente arrendersi.

Rimasero per qualche minuto in silenzio fino a quando un urlo agghiacciante non fece loro scattare la testa verso la porta. Pensando di avere avuto solo un’allucinazione i tre non si mossero,ma quando sentirono di nuovo quell’urlo i tre uscirono dalla stanza.

<< Da dove veniva? >> chiese la donna a Giovanni,che presumeva fosse il proprietario del palazzo. Aveva dedotto di non trovarsi più nella sua epoca,era troppo intelligente per illudersi che tutto quello che stava passando fosse solo un sogno.

<< Veniva dalle stanze della servitù a pianterreno. >>

L’uomo non aveva nemmeno finito di pronunciare la frese che Catriona si era già gettata sulle scale,scendendo a tutta velocità. Sentì ancora quell’urlo e si diresse dalla sua parte. Quando finalmente arrivò forse a destinazione notò che davanti ad una porta vi era un piccola folla,composta interamente dalla servitù. Con alcuni spintoni riuscì ad entrare nella piccola stanza e notò una donna distesa sul letto che si teneva la pancia gravida,urlando di dolore per le contrazioni che stavano squassando il suo esile corpo. Catriona non perse tempo e si diresse immediatamente verso la partoriente. Era sola, nessuno entrava in quella stanza,troppo timorosi di farle ancora più male se l’avessero toccata,tutti tranne una donna anziana che le asciugava la fronte con un panno fresco. L’archeologa la guardò e cercò di capire com’era la situazione,avvicinandosi ancora un po’ chiese alla donna anziana << Da quanto tempo è in questo stato? >>

La donna anziana sollevò lo sguardo,aveva le pupille dilatate ,chiaramente anche lei spaventata dalla situazione. << Signora! >> urlò Catriona,cercando di destarla da quella specie di trance in cui era caduta.

<< Io….io non lo so! >> urlò la signora in risposta.

Catriona decise di prendere in mano la situazione,a quel punto era l’unica cosa che poteva fare per aiutare quella povera donna sofferente. Con un colpetto sulla spalla alla signora le fece cenno di allontanarsi per lasciarle maggior spazio di manovra,ma quella protestò vivacemente rifiutandosi di lasciare la mano alla giovane donna stesa sul letto. Con sguardo preoccupato si girò verso la porta e notò che Giovanni e Lorenzo l’avevano raggiunta e che ora erano nella stanza che guardavano la situazione con l’apprensione che solo un uomo poteva avere in momenti del genere.

<< Giovanni porta per favore la signora lontano da qui! >> urlò Catriona.

Giovanni come un automa eseguì gli ordini della donna,ignorando la sua maleducazione nel dargli del tu. In quelle situazione era meglio affidarsi ad una donna.

<< Duca vieni qui e tienile la mano,ben forte! >> disse ancora l’archeologa. Anche Lorenzo eseguì senza tentennamenti. Pur avendo avuto molti figli non era mai stato presente ad un parto.

La donna si volse verso la partoriente e prendendole il viso a due mani le disse quello che ora stava per fare << Ascoltami bene,ora controllerò fino a che punto sei dilatata e poi vedremo di far uscire il bambino,okay? >>

La partoriente ormai preda delle contrazioni annuì con il capo incapace di parlare. Catriona si spostò verso la fine del letto,sollevò le gonne della donna e notò che ormai era il momento che la donna aveva atteso per nove mesi.

<< Quando arriva un’altra contrazione devi spingere! >>

L’archeologa si mise più comoda e quando vide la donna irrigidirsi urlò << Spingi! >>

La donna spinse e spinse,con il sudore che le imperlava ogni parte del corpo e con la gola ormai dolorante per i troppi urli. Qualche minuto dopo Catriona teneva in braccio un bel maschietto che piangeva con i polmoni di un tenore. A quel suono tutta la piccola folla che si era radunata fuori dalla porta,esplose in urla festanti e gioiose. L’archeologa prese un piccolo coltello che portava sempre con se e girandosi verso la fosse disse,anche lei con il sorriso << Chi è il padre? >>

Dalla folla emerse un piccolo uomo che teneva nelle mani tremanti un cappello,ormai completamente stropicciato a causa della tensione. Catriona gli porse fiduciosa il coltello indicandogli quello che doveva fare. Ancora incerto l’uomo le si avvicinò e guardando quel piccolo miracolo che era suo figlio recise con un taglio netto il cordone ombelicale. Catriona si affrettò a fermale la fuoriuscita di sangue legando il cordone,poi prese un paio di lenzuola dal letto e ci avvolse il bambino,che diede subito al padre.

Si allontanò per lasciare un po’ di privacy ai neo genitori. Fece un cenno del capo al Duca di Firenze che nel frattempo era rimasto immobile a fissare la scena con un sorriso felice sulle labbra. Comprendeva benissimo la gioia che dovevano avere i due neo genitori. Insieme uscirono dalla stanza e si chiusero la porta alle loro spalle suscitando alcune piccole proteste che vennero subito sedate dallo sguardo glaciale della donna. Seguita dai due uomini la giovane archeologa uscì dagli alloggi della servitù per trovarsi nell’androne principale del palazzo. Voltandosi verso Giovanni e Lorenzo apri le braccia e con un sorriso disse << Avanti,domandate tutto quello che volete sapere. >>

I due uomini si guardarono con uno sguardo di intesa. Avevano molte cose da chiederle.

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