Matt e la Penna. Il Mistero del Muro di Fuoco.

di Tears Wave
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Introduzione ***
Capitolo 2: *** 2.1 Una Risorsa ***
Capitolo 3: *** 2.2 La Penna Misteriosa ***
Capitolo 4: *** 3.1 Altruismo ***
Capitolo 5: *** 3.2 Eravamo così Simili... ***
Capitolo 6: *** 3.3 Siamo Ancora in Tempo! ***



Capitolo 1
*** 1.Introduzione ***


~~
Silenzio.
In quel lunghissimo Viale, deserto ed assolato, non c'era più anima viva ormai.
Sarebbe presto diventato il campo di battaglia decisivo. Avrebbe determinato la salvezza di un intera regione, e forse dell' intero mondo. Un mondo sicuramente diverso dal nostro, ma simile nella sua realtà.
Dopo un'attesa lunga più di cinquanta anni, la regione di Calvas avrebbe nuovamente assistito impotente alla guerra tra bene e male, vita e morte.

Una bellissima ragazza, oramai adulta, accese il televisore. Entro pochi minuti, avrebbero mandato in onda, in diretta mondiale il confronto tanto atteso; centinaia di migliaia di persone avrebbero assistito ad un destino che avrebbero condiviso in futuro. Per lei era diverso. Per lei questa battaglia contava più di ogni altra cosa.
La donna, con accanto la sua adorata madre, si sedette rapidamente, non smettendo di fissare lo schermo. D'un tratto, un piccolo bambino di quasi tre anni entrò nella stanza:
"Dov'è papà?" sussurrò la creaturina.
"Tornerà presto, ora è uscito. Ma tornerà tra poco, capito?" rispose la donna prendendolo in braccio "Ora andiamo a nanna, va bene?"
Il bambino annuì, e assieme alla madre ritornò in camera da letto, nella sua culla. Nel frattempo, il conto alla rovescia era scattato.

Un uomo sulla trentina decisamente corpulento si stava avvicinando al Viale con la sua decappottabile; il vento scompigliava i suoi capelli a spazzola e la sua lunga barba nera, mentre il fumo di una sigaretta - forse l'ultima che avrebbe potuto permettersi - si disperdeva dalla sua bocca nell'aria più pura.
Sorrise. Non si era mai sentito così. Non vedeva l'ora della resa dei conti.
Nel contempo, una cinquantaseienne dai capelli argentati e dal temperamento calmo e deciso, stava meditando a pochi passi dal futuro campo di battaglia, che l'avrebbe coinvolta in prima persona. Sul tetto dove lei si trovava, c'era un'atmosfera pacifica e serena. Poteva essere l'ultima possibilità di assaporare tutto questo.
La donna aprì gli occhi verde smeraldo. Era tempo di andare. Gli altri due la stavano già aspettando.
Nel Viale desolato, un ultimo uomo, sulla quarantina, aveva atteso l'arrivo degli altri due. Col suo smoking nero sempre elegante e formale, aveva ordinato ai suoi uomini di evacuare il luogo, per evitare qualsiasi coinvolgimento dei civili. Quest'uomo, dopo aver caricato la sua pistola, prese il suo distintivo e lo fissò: Capitano Ufficiale dei Servizi Segreti dello stato di Gracalm. La responsabilità era anche sulle sue spalle.
Le telecamere non la smettevano d'infastidirlo...e la tensione sembrava impossibile da sopportare.
"Ce la faremo." gli disse l'uomo corpulento, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Russell! Sei giunto dunque. Sai, mi stavo godendo quelli che potrebbero essere i nostri ultimi momenti." rispose l'altro.
"Non lo saranno." disse Russell sorridendo "Solo noi possiamo fermarli. Siamo o non siamo la Triade di Gracalm?"
L'uomo guardò Russell negli occhi, poi si lasciò scappare una leggera risata:
"Sei sempre il solito! Il solito ottimista!"
"No. Forse per prima volta nella mia vita, sono veramente serio. Abbiamo troppo da perdere, Victor."
D'un tratto, i due sentirono delle urla provenire da pochi isolati di distanza:
"Che succede?!" esclamò Russell.
Una giovane ragazzina, con un bambino di un anno in braccio, spuntò da una via parallela al grande Viale, correndo verso i due uomini terrorizzata. Mentre gli agenti sottoposti a Victor cercarono di farla riprendere dallo shock, i due uomini guardarono davanti a loro: un artiglio dal colore verdognolo, proveniente dalla parallela da dove la ragazza era fuggita, poggiò le sue grinfie su una parete del Viale, graffiandolo. Si udirono dei versi orribili, dei versi che Russell e Victor conoscevano fin troppo bene: era un esemplare di Green Blood.
Mostri umanoidi violenti, sanguinari e unicamente alimentati dall'odio.
Erano di aspetto molto simili agli umani, ma il loro corpo - se così si poteva chiamare, dato che pur essendo di materia solida, non possedevano alcun tipo di organo o tessuto - era completamente verde. Al posto delle mani avevano artigli affilati, e come delle vere e proprie bestie, erano in possesso di una dentatura molto sviluppata, che rendeva le loro fauci realmente pericolose. La loro peculiarità maggiore erano le iridi giallissime, e le pupille simili a quelle di un felino, dieci volte più terrificanti.
Il mostro ringhiò ai due eroi, che si prepararono alla battaglia, prima del previsto. Improvvisamente, una fiammata investì il mostro, ustionandolo a morte. Betty, la donna dai capelli argentati, aveva prontamente lanciato un incantesimo dal tetto più vicino, dove stava meditando poco prima. La donna era conosciuta per la sue incredibili doti nel campo della magia nera:
"Non ho resistito, scusatemi." esordì Betty salutando i due "Siamo al completo dunque, ci siamo tutti. Manca solo il nemico..." dopo le sue parole, la maga scomparve per un istante, per poi riapparire accanto ai suoi compagni. Era uno dei suoi trucchi preferiti.
"L'ora X scatterà alle quindici in punto. Abbiamo a malapena sessanta secondi." affermò Victor guardando l'orologio "Qualche rimpianto?"
"L'unico mio rimpianto sarà...lasciare in vita anche uno solo di quei mostri!" dichiarò Russell stringendo i pugni.
Le lancette ticchettarono frettolosamente, fino a quando scoccarono le quindici. Mentre varie emittenti televisive cominciarono il loro servizio dell'anno, riprendendo il tutto dai tetti, rapidamente il Viale si svuotò. Rimasero solo gli agenti dei servizi segreti, un plotone dell'esercito della Difesa di Gracalm, e loro tre.
Davanti alla Triade, un'oscura nebbia verde si concentrò, diventando fitta, sempre più fitta.
Un'orda di oltre mille Green Blood, armati con taglienti spadoni e protetti da armature d'acciaio, oltre che da scudi altrettanto resistenti, si rivelò agli umani:
"Non sarà un patetico migliaio di mostri a fermarmi." sussurrò Russell prima di andare alla carica.
I Green Blood erano sempre più vicini.
La giovane madre guardò lo schermo con timore, i suoi splendenti occhi neri mostravano quanto fosse tesa e preoccupata. Una dolce vecchina le strinse la mano. Non poteva lasciare sua figlia da sola. Non in quel momento. :
"Leila! Dobbiamo contare su di lui. E per il resto...possiamo solo sperare."
Leila si sedette nuovamente. In quell'istante, i tre nel Viale si scagliarono contro l'orda di mostri. Il combattimento era iniziato.
Russell sfoderò il primo pugno, sfondando letteralmente il volto del primo Green Blood che trovò davanti a sè, nonostante quest'ultimo fosse protetto da un elmo d'acciaio. Victor sparò sette colpi con la sua pistola, centrando tutti e sette i bersagli in mezzo agli occhi, nel giro di pochi secondi. Betty invece, vedendo che il gruppo di mostri stava tentando di accerchiarli, posizionò le mani in segno di preghiera, chiudendo gli occhi per pochi istanti: quando li riaprì, un'onda d'urto che provenne dal suo corpo sbalzò tutti i Green Blood vicini a venti metri di distanza. Così facendo, i tre ebbero un attimo di respiro prima di ricominciare a combattere. L'esercito e gli agenti segreti erano pronti a supportarli con ogni mezzo.
Russell, Victor e Betty si guardarono negli occhi. Russell fece un ghigno beffardo, che gli altri due non compresero pienamente, dopodiché i mostri attaccarono di nuovo.
Leila non fu capace di guardare tutto quello che stava accadendo. Non fece altro che pregare, nel silenzio. Improvvisamente, il segnale del canale che stava riprendendo il conflitto s'indebolì, disturbando la trasmissione. Leila provò a cambiare canale, ma non servì a nulla. Ogni televisore di ogni abitazione presente nella regione di Calvas, stava mostrando lo stesso tipo di anomalia.
"Che cosa sta succedendo?" esclamò Leila "Questo non va bene...io devo raggiungerlo!"
"Non puoi." replicò la madre severa "Ti metteresti soltanto in pericolo. E se ti succedesse qualcosa? I tuoi bambini diventerebbero orfani. E' questo che vuoi?"
Leila non rispose. Si era accorta di qualcosa di molto più importante, qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
C'era solo fuoco. Un muro di fiamme, alto quanto un palazzo di quattro piani, aveva completamente racchiuso il campo di battaglia. Come se non bastasse, questo muro era lungo quanto l'intero Viale, che divideva in due la regione di Calvas. La vita si ritrovò spezzata da una profonda ferita bruciante.
Tutti i cameraman, radunati sopra i tetti che affiancavano il Viale, scapparono in preda al panico, cosi come tutti gli inviati. Nessuno riuscì a scorgere alcun segno di vita nel cuore delle fiamme. Non si udì più alcun rumore.
"No...Russell..." furono le uniche parole che Leila riuscì a sussurrare, prima di avere un mancamento e cadere tra le braccia della madre.

Russell, Victor e Betty, membri della Triade di Gracalm, perirono il diciassette Marzo di quell'anno, assieme a cento cinquanta soldati dell'esercito e a cinquanta agenti dei servizi segreti. La più grande strage causata dai Green Blood di sempre.
La regione di Calvas, da quell'avvenimento in poi, diventò un regno fatto di paura ed inquietudine.
E quel muro di fuoco, non smise mai di bruciare. Nemmeno la pioggia fu in grado di estinguere la sua voglia di ardere. Le fiamme dividevano fiere la regione, e nell'indifferenza, gli abitanti di Calvas cominciarono ad abituarsi a quella situazione.
Ma non lui. Matt non si era mai arreso a quell'apatia.
Oramai aveva tredici anni da poco.
Era il diciassette Marzo. E dopo dieci anni...il muro di fuoco bruciava ancora, in quel Viale che era stato rinominato come "Via del Diavolo."
L'avventura di Matt, tuttavia, doveva ancora cominciare.

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Capitolo 2
*** 2.1 Una Risorsa ***


~~
Una fresca brezza primaverile ed un sole tiepido, rasserenavano l'atmosfera di una giornata che, almeno in teoria, doveva essere una delle tante. Quel caldo tepore accompagnò il giovane Matt fin dal mattino.
Il ragazzino si recò a scuola come sempre, senza battere ciglio. Il mondo, nonostante l'amarezza di una cicatrice che non smetteva di bruciare, andava avanti impassibile.
La Scuola media dove Matt studiava si trovava ad Est del muro di fuoco, mentre casa sua, quasi per una crudele ironia, era situata poco più ad Ovest delle fiamme. Ciò significava che, volente o nolente, il ragazzino era costretto ad attraversare il muro di fuoco almeno due volte al giorno.
Tutto ciò non era pericoloso, dato che molti regni finanziarono la costruzione di speciali ponti ignifughi, situati proprio sopra i tetti delle abitazioni che davano sulla Via del Diavolo, immuni al calore. Era il senso d’impotenza che affliggeva Matt, nell’osservare il muro di fuoco ancora acceso, che rendeva tutto più difficile.
Mancava solo la ciliegina sulla torta. Un compito era stato fissato per quella data, preparato dalla terribile e temuta professoressa Loretta: era una donna sulla cinquantina dai capelli rosso bordeaux, vivacizzati da una perenne permanente. Il ritratto era completato dai suoi temibili occhi di ghiaccio. Il suo sguardo era capace di spaventare chiunque in poco meno di un istante, nonostante fosse spesso camuffato dai suoi fedeli occhiali da vista azzurri. Pietrificare gli studenti era normale amministrazione per lei.
Per quella occasione, la professoressa aveva predisposto un tema: "Descrivi la situazione attuale di una città a tuo piacimento.", chiedeva il testo.
Molti studenti si sentirono subito in difficoltà. Per Matt era tutto diverso: era un ragazzino piuttosto timido, ma riusciva perfettamente ad esprimere le sue emozioni attraverso l’inchiostro, ogni tema era un opportunità per scoprire qualcosa di nuovo sul suo carattere controverso.
Dopo circa due ore, suonò la campanella, tempo scaduto. Mentre i ragazzini andarono in mensa per pranzare, Loretta cominciò a sfogliare i temi della sua classe.
«Mmh...banale. E questo, oh! Questo é scritto bene, manca solo di contenuto. Vediamo quest'altro...poteva sprecarsi di più non c'è che dire!» la professoressa poi, osservò il compito di Matt «Umh...qualche errore qua e là, ma dovrebbe essere a posto...»
La professoressa cominciò a studiare il tema del ragazzino. Non riuscì a reprimere la curiosità di svelare le impressioni di uno studente che conosceva come le sue tasche. Alla fine della lettura, si sentì un po' scoraggiata.
«Povero ragazzo. Ho avuto proprio un pessimo tempismo. Forse potrei fare qualcosa per lui…»
Dopo pranzo, gli studenti tornarono in classe. Loretta prese in disparte Matt appena ne ebbe l’occasione.
«Il tema che hai scritto é farina del tuo sacco?» disse sottovoce.
«Si, professoressa!» rispose il ragazzino in tono cordiale «I temi mi piacciono particolarmente, e sono troppo orgoglioso per copiare da qualcuno.»
«Bene, mi fido di te. Ora dimmi, saresti contento se il tuo tema venisse pubblicato nel giornale della scuola? Il tuo compito ha qualche errore, ma trovo che abbia il suo significato.»
La solita espressione cupa di Matt – amplificata forse dalle sue bizzarre occhiaie, avute fin dalla nascita – lasciò il posto ad un grande entusiasmo: i suoi occhi color nocciola cominciarono a brillare gioiosi, le sue piccole mani toccarono i suoi capelli castani, che teneva sempre corti, portando un buffo ciuffo  spettinato sopra la fronte. La sua piccola presenza, di statura non molto alta e di fisico snello, sembrò letteralmente scoppiare d’allegria.
«Grazie infinite professoressa! M’impegnerò al massimo!»
«Allora recati alla sala computer, ti aspetta uno studente di terza media. Trascriverà tutto il tuo tema, tu dovrai semplicemente dettarlo. Continua così Matt.»
Il ragazzino si fiondò dal secondo piano al piano terra, dove si trovava l'aula di Informatica. All’ingresso, trovò un ragazzino massiccio, che lo stava aspettando da qualche minuto.
«Ah, eccoti. Mike Barret presumo.»
«No, in realtà mi chiamo Matt Wolfram. C'é qualche problema?» rispose perplesso.
«Ah, scusami, mi ero scordato che la professoressa é spesso indecisa sul da farsi.»
«Capisco…cioè non capisco, ma non importa. Possiamo cominciare? Non voglio perdere tempo!»
«Bene, comincia a dettare.» rispose lo studente di terza media, posizionandosi davanti allo schermo di un computer appena acceso.
Il ragazzino prese un bel respiro, e cominciò a leggere ad alta voce, seguendo le correzioni scritte dalla professoressa.
«Descrivere la mia città non é semplice, ma credo che sia giusto osservare la situazione della città in cui vivo.
Abito attualmente nella città di Calvas, nell'omonima regione. E' piuttosto grande rispetto alle altre,  assomiglia ad un grande zona di periferia con tanti spazi verdi ed una quiete bizzarra. All'inizio non era così, ma dieci anni fa la situazione cambiò, e pian piano, la città si svuotò, lasciando un triste senso di desolazione.
Tutto questo, a causa dei Green Blood. In questa città sembrano trovarsi piuttosto bene.
La cosa buffa? Questi non sono dei mostri venuti dal nulla, queste creature vivono tra noi.
I Green Blood non sono altro che delle anime ribelli, che si lasciano appositamente plagiare per riassaporare qualche spiraglio di vita. Il prezzo della loro "resurrezione" è la totale fedeltà ed obbedienza ad un entità ben più malvagia di loro: la Green Soul, il vero problema.
Si sa poco a riguardo di questa creatura. Si dice che sia il primo Green Blood esistito e che possa generarne degli altri catturando le anime prima del loro trapasso.
Sta di fatto che la presenza sempre maggiore di quei mostri nella mia città fa presumere che si nasconda proprio qui, ma nessuno ha il coraggio di cercarla, ne di combatterla.
Calvas dunque, sembrerebbe una città perduta, se non fosse per un piccolo spiraglio di luce.
E' grazie alle Risorse che il genere umano può reggere il confronto contro i Green Blood: sono delle essenze misteriose, che vivono negli oggetti più disparati, dall’insignificante all’utile, senza esclusioni. Queste essenze si rivelano solo a chi sentono di appartenere, dopodiché fanno trasformare l'oggetto in cui si sono insediate in vere e proprie armi. Una forchetta potrebbe trasformarsi in un tridente, per esempio.
Le Risorse non si rivelano a tutti, sono rare, e solitamente scelgono pochi eletti, anche se non si sa il perché. Una cosa è sicura. I possessori di Risorse si battono in prima linea per difenderci dai mostri che ci minacciano ogni giorno. Sfortunatamente, a Calvas queste persone si vedono oramai di rado, perciò questo non fa che alimentare la furia dei Green Blood.
Un'altra arma che la gente di Calvas aveva a disposizione, ovvero la presenza della stirpe dei Draghi, che si dice risiedessero proprio qui, é andata perduta: non si sa nemmeno se esistano ancora, o se la Green Soul sia riuscita ad ucciderli tutti.
Perché allora ci sono ancora delle persone che vogliono vivere in questo posto? Calvas é l'ombra della città che era un tempo, dove la pericolosità dei Green Blood non fa che salire. Il governo non può nulla contro queste creature, e l'esercito, anche se si é stanziato qui, non può proteggere tutti. Ma é proprio per questo che bisogna restare.
La gente ha costantemente paura, ma fuggire non é la soluzione.
Più noi fuggiamo, più la nostra paura si alimenta, diffondendosi veloce come una malattia. Ma non possiamo permettere che la città in cui siamo nati, in cui siamo cresciuti, e in cui vorremmo vivere in pace, ci venga strappata dalla forza bruta dei Green Blood.
Io non voglio crescere nel terrore. Io voglio credere che, un giorno, una persona con una Risorsa straordinaria, giunga qui per salvarci tutti.
Credere nel futuro in fondo, che cosa costa?»
Matt espirò profondamente dopo aver finito il suo discorso, mentre lo studente di terza media gli sorrise. Non gli restò altro che tornare in classe.
Con fare trionfante, Matt entrò in aula nel bel mezzo della lezione, e come al solito, si sedette al primo banco per prendere subito appunti.
D'un tratto, sentì un brivido lungo la schiena. Glaciale.
Un paio d'occhi lo stavano osservando, anzi, lo stavano fissando con aria minacciosa.
Chi poteva essere?
Il ragazzino si voltò verso i suoi compagni, e la sensazione svanì momentaneamente, ma appena si voltò, il brivido ricominciò a tormentarlo.
«Che diamine mi sta succedendo?»  pensò Matt stranito.
Dopo due ore, arrivò finalmente l'agognato suono della campanella. Matt uscì per primo, voleva trovare un posto silenzioso dove poter chiamare la madre al cellulare. Quel giorno aveva deciso di rientrare per la prima volta a casa da solo, ma cominciò a preoccuparsi. Aveva bisogno che qualcuno lo rassicurasse. Il cellulare della madre era però occupato, per cui non riuscì nel suo intento.
Matt svoltò verso sinistra e proseguì dritto, in un vialetto alberato. Prima di girare a destra, il ragazzo si fermò di colpo. Ancora quella sensazione.
Egli si guardò intorno ma non riuscì a scorgere nessuno, perciò decise di proseguire la sua camminata, con un ritmo molto più veloce.
I suoi passi si facevano sempre più frequenti. Alla sua destra, Matt guardò con ammirazione un cantiere in pieno movimento: stavano costruendo dei nuovi palazzi per le migliaia di sfollati che avevano perso la casa a causa del muro di fuoco, mancava loro davvero poco per terminare gli edifici.
Camminando distrattamente senza guardare davanti a sé, non si rese conto che qualcuno lo stava aspettando. Il ragazzino fu talmente sbadato che non solo ignorò completamente chi gli stava di fronte, ma riuscì perfino a sbattergli contro con una nonchalance incredibile.
Particolarmente seccato, Matt sbuffò ad alta voce:
«Ma che diamine?! Le persone oggigiorno non stanno mai...»
Non riuscì a finire la frase, poiché si trovò davanti l'unico individuo che non avrebbe voluto incontrare in quel momento: Mike Barret, il bullo più scaltro di tutta la Scuola Media di Calvas.
«Ch-che cosa ci fai qui?!» bofonchiò Matt impaurito.
«Dovresti saperlo, Matt. Dovresti sapere che ormai mi hai stancato!» rispose Mike fin troppo serio.
Matt realizzò solo in quell'istante, che Loretta aveva deciso di far pubblicare il suo tema, al posto di quello di Mike. E non era nemmeno la prima volta che accadevano certi tipi di favoritismi.
Purtroppo, Matt era a tutti gli effetti, senza ombra di dubbio, il pupillo della maestra. Questa sua preferenza non era altro che di tipo affettivo, non l'avrebbe mai avvantaggiato in termini scolastici.
Purtroppo, l'affettività della professoressa venne tradotta da tutti gli studenti come un vero e proprio affronto. I ragazzi giovani sono facile preda dei pregiudizi, e Matt non era ben visto nella sua scuola.
«Nanerottolo! Il mio articolo meritava di essere pubblicato quanto il tuo, perché dovrei accettare tutto questo...quando posso ricattarti?» ridacchiò Mike.
Matt non aveva alcuna possibilità di scamparla contando sulle proprie forze: Mike era più alto di lui di ben quindici centimetri, oltre ad essere più robusto di costituzione. Il bulletto dai cortissimi capelli rossi e dai verdi occhi l'avrebbe sopraffatto, se avesse cercato di scontrarsi con lui. Tuttavia, farsi ricattare non era nello stile di Matt. Si sarebbe fatto malmenare piuttosto che lasciare che il suo tema venisse oscurato.
«Se il mio tema é stato scelto al posto del tuo un motivo ci sarà!» si fece scappare di bocca Matt «La creatività non é alla portata di tutti...»
Si rese conto di aver gettato benzina sul fuoco. Mike sembrava decisamente infastidito.
«Allora la tua risposta é no. Ma sai, io posso essere molto, e dico molto, convincente...»
Mike si avvicinò con passo deciso verso il ragazzino. Aveva poco tempo per pensare ad una soluzione.
Guardò alla sua destra, era proprio vicino all'entrata del cantiere, sarebbe stato azzardato entrare...ma di affrontare il bulletto non ne aveva proprio l'intenzione.
In preda al panico, si sfilò rapidamente lo zaino di dosso, e lo lanciò contro il bulletto. Il robusto ragazzino lo prese al volo, e dopo un attimo di esitazione, lo poggiò a terra. In quel lasso di tempo, Matt era già scappato, gambe in spalla, verso l'entrata del cantiere.
«Maledetto gnomo da giardino! Torna subito qui!» gli urlò Mike da lontano, ma alla fine decise di rincorrerlo.
Matt corse a per di fiato, sapeva che da li a poco la sua presenza sarebbe stata notata, per cui aveva bisogno di un nascondiglio da trovare il più presto possibile.
Si nascose momentaneamente tra le siepi cresciute nelle vicinanze, e guardò davanti a sé: un'officina abbandonata, con un'entrata sotterranea, si trovava ad ore nove. Nessuno l'avrebbe cercato in un luogo che a breve sarebbe stato demolito dagli operai.
Matt fece un ultimo scatto, e riuscì a raggiungere l'entrata dello stabilimento. Dentro non c'era anima viva, il luogo era completamente spoglio, consumato dal tempo.
Il ragazzino non doveva far altro che nascondersi da qualche parte.
Mike l'aveva intercettato, e i suoi passi facilmente udibili, rimbombavano da parete a parete, rendendoli ancora più forti e sgradevoli allo stesso tempo. Quello che i due non si aspettavano, è che l'officina, costruita almeno quarant’anni prima, si reggeva per miracolo.

Una leggera scossa di terremoto fece tremare la fragile officina, che cominciò a sgretolarsi improvvisamente. Calvas non era territorio sismico, il sisma proveniva da una regione confinante, ma questo bastò a far dilaniare le fondamenta all'officina, un castello di carte.
Una grande porzione di soffitto cadde proprio davanti all'entrata, impedendo a Mike di raggiungere Matt, che cominciato il sisma, si rannicchiò proteggendosi la testa vicino ad una colonna portante. Era nel panico come non mai.
Le mura dello stabilimento cominciarono a cedere, pezzi di calcinaccio e mattoni piovvero pericolosamente senza sosta. Un'enorme crepa si formò sulla colonna di fronte a Matt, ma fortunatamente, fu una delle poche cose che riuscì a reggere. Il luogo rimase immerso nell'oscurità, ancora intatto, chissà ancora per quanto.
Matt terrorizzato non si mosse; tremava come una foglia, e le lacrime che scesero dai suoi occhi, lo lavarono dalla polvere che gli era piombata sul volto. Sembrava non ci fosse via d'uscita.
Pochi secondi dopo, una calda e tenue luce arancione, come una grande lucciola, si materializzò al centro della stanza.
Quella, era la Risorsa che gli avrebbe cambiato la vita per sempre.

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Capitolo 3
*** 2.2 La Penna Misteriosa ***


~~
«Sono ancora vivo?» pensò il ragazzino ancora terrorizzato «Cos'é… quella luce?»
Sotto shock e con la vista offuscata, si avvicinò alla tenue luce arancione, sperando che non fosse solo il frutto della sua immaginazione. Cosa mai poteva brillare nell'oscurità così vivacemente?
Matt si avvicinò ancora. La polvere che gli era finita negli occhi se n'era andata, la sua vista era tornata quella di sempre.
La luce cominciò a prendere forma, la forma di una bizzarra penna: una comunissima biro di plastica, colorata di giallo dorato e con inchiostro arancione, fluttuava avvolta da una luminescenza del medesimo colore. Possedeva un tappo brillante, decorato con due ali bianche incise con precisione, perfettamente spolverato da un’aurea pennellata.
Nonostante tutte le sfumature, nonostante tutte le decorazioni applicate, la penna risultava di scarsa qualità. Non sembrava affatto adatta per scrivere qualcosa.
Dopo pochi secondi, cominciò a pensare che si trattasse di una Risorsa. Ma perché rivelarsi in quel momento?
Le pareti dell'edificio tremarono ancora, Matt istintivamente si coprì la testa.
«Devo uscire da qui. Forse l'unico modo é...»
Il ragazzino provò a toccare la penna, ma quando fu in procinto di sfiorarla, una leggera scossa dalle saette arancioni respinse ogni tipo di contatto.
Matt rimase molto stupito dalla reazione di quella bizzarra entità, tutte le Risorse documentate si erano sempre poste al servizio dell’umanità.
Mentre il dubbio stava per affliggerlo, la penna cominciò a vibrare da sola, come se avesse voluto farla finita, facendosi esplodere. Andando contro alle apparenze, l’oggetto si diresse in un attimo verso il soffitto, e con la sua lucentezza, rischiarò un'uscita d'emergenza: una botola che conduceva all’esterno, unica via di fuga, era accompagnata da una scaletta di ferro. Grazie al piccolo sisma, si era abbassata da sola, rendendola raggiungibile al ragazzino.
La Risorsa, dopo aver mostrato la via a Matt sfondò la botola di sicurezza situata all'apice della scala. Non restava altro che arrampicarsi sulla scala e fuggire prima che l'edificio crollasse.
Il ragazzino fece un salto per aggrapparsi alla scaletta. Dopo essersi attaccato all' estremità più vicina, con un piccolo sforzò riuscì a tirarsi su, riuscendo a fuggire con facilità. Non aveva mai pensato di rivedere la luce del sole.
Il ragazzino si guardò attorno, e si rese conto di trovarsi nel bel mezzo delle siepi vicino al cantiere, in una posizione più vicina all'uscita. Qualcosa lo distrasse.
Individuò la penna proprio ai suoi piedi, e si chinò per osservarla: continuava a tremare in preda a strane convulsioni, non sembrava che questo suo comportamento fosse normale.
Quando la Risorsa si riprese, Matt notò che le decorazioni alate sembravano macchiate di verde. Nel momento in cui trionfante, riuscì ad afferrare l’oggetto, le chiazze scomparvero come per magia.
Matt sapeva di non avere molto tempo per analizzare la Risorsa, sapeva bene che se fosse tornato a casa tardi, la madre l'avrebbe sgridato fino a terrorizzarlo. Il peggio era passato, ora era il momento di tornare sui propri passi.
Il ragazzino si sporse dal suo nascondiglio, e vide che l'uscita più vicina non era per niente difficile da raggiungere, sarebbe bastato superare una grande buca scavata nella terra da alcune gru.
Con l'agilità di un gatto, Matt superò le siepi e cominciò a discendere verso il centro della buca, ma sbadatamente non resto coi piedi sufficientemente a terra, e capitombolò in mezzo alla buca. La penna gli sfuggì di mano cadendo poco più avanti al suo ciuffo spettinato.
Dopo essersi imbronciato per la caduta, fece una mezza risata. Gli ritornò il mente Russell, suo padre.

Aveva guardato quei DVD un infinità di volte. La cosa che ritraevano le esperienze e le epiche battaglie del padre. Era il suo unico idolo, e le sue dichiarazioni dirette al pubblico alla fine di ogni conflitto, lo riempivano sempre di gioia e ammirazione.
«Le avversità? Ah-ah! Bazzecole! Le avversità fanno parte del gioco, che é la nostra stessa vita. Nessuno ha detto che la vita é un gioco semplice, anzi, é quello più complicato e misterioso. Ma è proprio per il suo valore che la vita non può piegarsi alle avversità. Capito? Mi sono spiegato? E poi...non sarebbe tutto così eccitante, se la vita fosse un percorso semplice no?»
Quelle parole risuonarono nella mente di Matt, un eco in lontananza, il loro suono era chiaro e dolce allo stesso tempo, e rasserenarono l'animo pessimista del ragazzino. Si rialzò.
A Matt non importava se la Risorsa non fosse stata destinata a lui, l'avrebbe tenuta al sicuro fino all'arrivo del suo vero possessore, se avesse dovuto.
Il ragazzino scorse la Risorsa nella buca, coperta di terra, ma appena prima di potersi avvicinare alla penna, qualcuno lo immobilizzò con una strettissima presa.
«Finalmente ti ho trovato, piccolo furfante!» ridacchiò Mike «Sai mi hai fatto preoccupare un pochino,ma… vedo che non ti sei fatto niente, te la sei cavata. Sai un'altra cosa? uesto a me non importa affatto!»
Mike aveva bloccato il compagno di classe afferrandolo alle spalle con tenacia, impedendogli di muovere braccia e spalle, merito della sua poderosa stretta allo stomaco. Inutile fu per Matt agitarsi come un pesce fuor d'acqua, così non fece altro che sprecare le proprie forze.
«Ma che fai?! Mollami subito!» strillò.
«Solo se mi prometti che sarà il mio articolo ad andare sul giornale!»
«Mai! Neanche per sogno!» ribatté Matt.
«Ah, si? Allora vediamo se ti convinco così.»
Mike sollevò di peso il ragazzino fino ad alzarlo sopra la propria testa, tenendolo per le anche. Non fu difficile per un bulletto così in forma sollevare il piccolo Matt, una vera piuma.
Tenendo la presa ben salda, Mike cominciò a girare su se stesso più velocemente possibile, il povero Matt cominciò a piagnucolare frastornato:
«Aaah! Aiuto! Lasciami andare, così mi fai girare la testa!»
«Ti arrendi allora?» gli chiese Mike fermandosi per attendere la risposta del nanetto.
Dalla bocca di Matt sarebbe uscito un temerario "no" –che sicuramente avrebbe movimentato la situazione– se non fosse stato per la penna. Dopo essersi posizionata velocemente proprio davanti agli occhi del bulletto, la Risorsa s’illuminò di colpo, abbagliando il malcapitato.
Sia per lo spavento, sia poiché non vide più nulla per qualche secondo, mollò istantaneamente la presa facendosi cadere Matt addosso, mettendosi al tappeto da solo.
Dopo un attimo di esitazione, il ragazzino si rialzò con fare esultante.
«Ah! Ecco! E' quello che si merita un ragazzaccio come te! Non ho mai avuto l'occasione di potermi vendicare di tutta la tua prepotenza...» Matt fece per avvicinarsi a Mike, non avendo certo dei buoni propositi. La penna lo fermò in un istante, dandogli una leggera scossa sulla mano.
«Ehi! Tutto questo é così ingiusto! Perché non posso...» assunse un espressione pensierosa, poi si rivolse alla penna, che al momento stava fluttuando vicino a lui «Certo, le Risorse sono essenze pure, e dunque si scagliano contro ogni tipo di ingiustizia. Ecco perché non posso vendicarmi...che noia!»
Matt notò che il bulletto stava cominciando a riprendere i sensi. Si avvicinò alla penna e le rivolse la parola allungando la sua mano aperta, come se avesse voluto stringerle la mano:
«Io mi chiamo Matt. So che tu sei una Risorsa, ma so anche che…non sono io la persona che stai cercando. Non preoccuparti, non ti farò del male, ti terrò al sicuro, promesso.»
Dopo qualche secondo, la penna si avvicinò pian piano alla mano di Matt, fino al contatto.
Il ragazzino strinse la mano per qualche attimo, prima di nascondere la Risorsa in una delle tante, enormi tasche beige che i suoi pantaloni preferiti possedevano. Sapeva che stava facendo la cosa giusta e questo lo rincuorava.
Il ragazzino uscì dal cantiere, e per evitare che Mike lo scorgesse da lontano e ritentasse di inseguirlo, si diresse alla stazione della metropolitana, giusto a pochi passi dal cantiere.

Lo stato di Gracalm poteva vantare un buon sistema di treni che collegava quasi tutte le sue regioni: le stazioni era sempre ben pulite, e colorate di un bianco puro. I treni stessi erano considerati tra i migliori in quanto a tecnologia e comfort.
La regione di Calvas voleva preservare questo bene nazionale, perciò nelle stazioni la sicurezza veniva sempre prima di tutto. Molto spesso, le forze di Polizia perlustravano gli angoli più remoti delle reticolate piante di quei stabilimenti. Con degli agenti a piede libero, Mike non si sarebbe nemmeno azzardato a torcergli un capello, nel caso sfortunato in cui avesse deciso di perlustrare la metropolitana.
Era il posto perfetto per stare un po' per conto proprio. Aveva bisogno di pensare.
Matt si sedette su una panchina, vicino ad una piccola fontana a forma di cuore, con una scultura di marmo al centro che raffigurava la famosa Betty. Una statua costruita in sua memoria poco dopo la fatidica battaglia dieci anni prima.
Il rumore dell'acqua era molto rilassante, cosicché Matt riuscì a sciogliere tutta la tensione che aveva accumulato. Quello scroscio lo distese, e lo rasserenò. Chiuse gli occhi, trovando la pace.
«Se questa Risorsa si fida di me ci sarà un motivo. Forse sono la persona che la farà congiungere al suo possessore...ma come posso trovarlo? Sarà davvero utile tenerla nascosta?» si mise nuovamente a riflettere, portando la mano al mento con un certo tono saccente «Umh...potrebbe anche finire in mani inconsapevoli, e potrebbe mettere in pericolo chiunque possieda questa Risorsa...me compreso! Come posso fare? Forse il coraggio non basta... »
La penna si mosse di nuovo nella sua mano, e Matt la fece uscire allo scoperto.
Pensò che la Risorsa volesse comunicargli qualcosa, invece l’oggetto si proiettò come un fulmine verso le gallerie.
«No! Dove stai andando?!» gridò il ragazzino sorpreso, lanciandosi all'inseguimento della penna.
Il ragazzino seguì la Risorsa, che pareva davvero impazzita, oltre le macchine obliteratrici. Oltrepassandole senza utilizzare alcun biglietto, attirò l'attenzione del controllore di turno, che decise di seguire il marmocchio.
La penna raggiunse una fermata della metropolitana e si fermò di scatto vicino alle rotaie. In pochi secondi Matt la raggiunse, prendendosi un attimo per respirare.
In quel lasso di tempo il controllore lo afferrò per un braccio, con lo scopo di portarlo all'uscita, fino a che qualcosa d’oscuro accadde: una leggera nebbiolina verdognola si materializzò in qualche istante, investendo quelle rotaie desolate. La sua fu una vita breve, ma diradandosi, diede vita a cinque esemplari di Green Blood dalla sembianze umanoidi –quelli più comuni esistenti– assetati di sangue e pronti ad uccidere.
Dato che alla fermata opposta non c'era nessuno, localizzarono subito Matt, osservandolo con sguardi minacciosi. Il controllore non seppe resistere alla paura e fuggì lasciando il ragazzino al suo destino.
I cinque Green Blood salirono sulla pensilina con dei balzi agilissimi, e Matt si ritrovò circondato. La sua vita poteva spegnersi in un istante.
Il ragazzino cercò di indietreggiare verso una parete, ma quando si ritrovò con le spalle al muro, sembrò davvero la fine. Un solo tentativo sarebbe bastato, quei abomini non fallivano il bersaglio.
«No...questo non é possibile. Non può finire tutto così...la Risorsa non si trasforma, non sono io il suo possessore…» la penna in effetti, non si muoveva. Sembrava volesse assistere alla furia assassina dei mostri «E' così...sbagliato...non posso accettare tutto questo...»
La paura di Matt si trasformò in ira.
Anche se la sua condanna sembrava ormai inevitabile, non ci si poteva arrendere.
Tutti gli insegnamenti del padre a cosa sarebbero serviti? E come Leila avrebbe potuto sopportare la morte del figlio per mano dei Green Blood?
Piangendo, il ragazzino strinse i pugni, e mentre i mostri si avvicinavano sempre più, dichiarò:
«Se devo morire, lo farò combattendo! Voi...voi avete ucciso mio padre! Maledetti!»
Matt si preparò a sferrare un gancio destro con tutta la sua forza. Gli mancava solo il coraggio di agire, sferrando il primo colpo.

Il coraggio...è potere, il potere che hai sempre desiderato...ma sei davvero degno di tutto ciò? Dimostralo!

Matt udì quelle strane parole nella sua mente, dopodiché, senza pensarci due volte, scagliò il suo pugno. Colpì in pieno il volto della creatura, scagliandola a metri di distanza. Il Green Blood poi, cominciò a ritornare nebbia, soffrendo come solo una creatura demoniaca poteva fare.
L'aveva eliminato lui. Proprio con le sue mani.

I mostri si innervosirono, vedendo che Matt si era trasformato da preda a cacciatore.
Un altro esemplare cercò di saltargli addosso, ma il ragazzino ebbe la prontezza di spostarsi, evitando quella furia bestiale che si infranse sulla parete della stazione.
Ci fu un attimo di tregua.
Rendendosi conto di quello che poteva fare, Matt decise di non tirarsi più indietro: aspettò l'assalto successivo da parte del Green Blood più agguerrito, che cercò di graffiarlo con i suoi artigli. Il ragazzino si abbassò, evitando nuovamente la minaccia, prima di sferrare un micidiale montante sul mento della creatura. Essa venne sbalzata fino al soffitto, e l'impatto le fracassò la testa. E ne rimasero soltanto altre tre.
I Green Blood lo circondarono di nuovo. I loro orribili versi risuonarono nella stazione. Il combattimento silenzioso non era ancora terminato. All'improvviso, si percepì un altro rumore.
Il treno stava giungendo alla sua fermata, ignaro del pericolo a cui si stava rapidamente avvicinando.
Matt capì che se il treno sarebbe arrivato in stazione, centinaia di persone avrebbero potuto rischiare la vita. Doveva fermarli.
Il ragazzino prese l’iniziativa, ma stavolta i Green Blood furono più scaltri, e facendo gioco di squadra, riuscirono ad afferrarlo, immobilizzandolo nelle loro grinfie. Il loro intento era cambiato, miravano a qualcosa di più sanguinoso. L’avrebbero gettato sulle rotaie, trasformandole in una tomba senza ritorno.
Nonostante il potere che non aveva mai posseduto, Matt non riusciva a liberarsi dalla presa delle tre creature, oramai mancava solo un passo prima che riuscissero a farlo cadere. Il treno era sempre più vicino.
Uno sparo spezzò quel momento. Uno dei Green Blood cadde a terra, morente, e Matt riuscì a liberarsi dalla presa.
Un poliziotto, in compagnia di Mike, era riuscito ad agire appena in tempo.
«Mi ha trovato!» esclamò Matt terrorizzato.
«Microbo! Le trattative le facciamo dopo..» gli rispose Mike, che corse verso il ragazzino, con aria decisa.
Sembrò che Mike dovesse colpire senza alcun ritegno il suo compagno di classe, data la sua espressione minacciosa. In realtà, il suo obiettivo erano i due Green Blood rimasti.
Incredibilmente,  le sue braccia cominciarono a cangiar pelle, diventando similia roccia lavica di colore nero. Il bulletto afferrò le teste delle due creature, e le sbatté entrambe sulla pavimentazione della stazione con una forza micidiale. I due esseri morenti si dissolsero in nebbia. Finalmente era tutto finito.

Non ci fu spazio per festeggiare.
Senza alcun preavviso, Matt si sentì come una batteria scarica, e non riuscì a restare in piedi.
Mike lo afferrò e lo tenne stretto, dopodiché lo fece aggrappare alle sue spalle, in modo da poterlo trasportare senza problemi. Le sue intenzioni non erano chiare.
«Mi sento...debole...che mi sta succedendo?» disse con una flebile voce.
«Non ora. Abbassati il cappuccio. Ti porterò via da qui.»
«Perché?!» rispose dubbioso Matt.
«Se per caso dovessero chiederti delle informazioni o persino interrogarti, come faresti a nascondere il tutto ai tuoi genitori? Si vede che sei un novellino. Hai persino lasciato qui a terra la tua Risorsa.»
Mike si accovacciò con Matt ancora sulle spalle, e afferrò la penna. Risultò misteriosamente meno luminescente del solito, inoltre non fluttuava più per conto suo.
Il bulletto porse la penna a Matt, il quale avvertì una sensazione particolare. Fu come un piacevole risveglio dopo una bella dormita. Si sentì rinvigorito e pieno di energie, nonostante la stanchezza.
«Allora...mi stavi solo mettendo alla prova...mi hai dato la forza solo quando ho avuto il coraggio di reagire...pur non avendo alcuna speranza di cavarmela...» pensò Matt guardando la penna, che sembrava molto più serena ora.
Quella Risorsa era veramente destinata a lui, era oramai un dato di fatto.
«Pensavo che avere una Risorsa fosse un processo ben più immediato...ma ora so che cosa devo fare, questa non può essere una coincidenza.»
«Dobbiamo parlare.» lo interruppe Mike «Andiamo in un posto più tranquillo.»
Mike corse davanti al poliziotto con il ragazzino sulle spalle, e gli riferì con una certa nota di sarcasmo, che Matt era rimasto illeso. Inoltre gli riferì , siccome il suo compagno era molto spaventato, sarebbe stato meglio portarlo a casa, facendogli dimenticare l'accaduto.
Chissà per quale motivo, il poliziotto acconsentì alla richiesta del bulletto. Forse la personalità di Mike fece il lavoro sporco: era un ragazzino piuttosto convincente con le parole, nonostante il suo aspetto da ragazzaccio presagisse proprio l'opposto.
Mike trasporto il suo fardello fino a quando non giunsero vicini alla Via del Diavolo. Il ragazzino indebolito cominciò a sentirsi meglio, decise di camminare con le proprie gambe.
Si fermarono sul ponte ignifugo più vicino, difficilmente qualcuno li avrebbe disturbati.
Nessuno si sarebbe mai fermato per osservare il panorama per più di mezzo secondo, osservando l'ardente spettacolo che si trovava di fronte.

Raggiungere i tetti dei palazzi sembrò semplice, ma all’inizio le cose erano diverse.
Il governo di Calvas aveva fatto istallare a fianco dei palazzi, due grandi ascensori, simili a delle piattaforme mobili, che potevano trasportare fino a cinquanta persone.
Era l'unico modo per raggiungere il ponte che collegava le due metà spezzate della regione.
I due si ritrovarono finalmente sul ponte ignifugo, da soli.
Erano intrappolati in una struttura chiusa ermeticamente, con una porticina automatica come accesso. Il ponte possedeva un sistema auto-idratante –importato dalla regione di Wayspot, che in campo tecnologico era davvero all’avanguardia– assieme ad un sistema auto-refrigerante, che permetteva al ponte di non bruciarsi, nonostante la vicinanza con il muro di fuoco sottostante.
Con aria malinconica, Matt guardò le fiamme e fece un sospiro, poi si voltò verso Mike.
«Vorrei ringraziarti. Mi hai salvato la vita.»
«Normale amministrazione!» rispose Mike altezzoso.
«Non sto scherzando. Io non sapevo cosa si potesse provare con il potere di una Risorsa al proprio fianco, sono stato incauto.»
Mike si avvicinò al ragazzino, e gli strinse amichevolmente la spalla.
«Non preoccuparti. E' accaduta la stessa cosa anche a me. La prima volta che ho sfruttato i poteri della mia Risorsa sono rimasto confuso. Non capivo cosa provavo, non capivo perché avesse scelto me. E' solo questione di abitudine.»
«Perché non hai detto niente a nessuno?» gli domandò Matt.
«Perché avere una Risorsa, in questo mondo, é un'arma a doppio taglio. Se un Green Blood venisse a conoscenza di un potere in grado di minacciare la sua razza, sarebbe disposto a tutto pur di farti fuori. Siamo noi i loro bersagli più importanti.»
«Davvero?!» reagì turbato.
"Certamente! Non farti prendere dal panico come sempre, nanetto! Le Risorse sono fatte anche per proteggerci, perciò se terrai questo segreto al sicuro non ti succederà nulla di male.» rispose Mike ridacchiando.
«Ma...che cosa devo fare adesso? Io non so come poter usare questa penna, non sono sicuro di saper utilizzarla nel migliore dei modi…»
«Questo, caro gnomo, lo devi scoprire da solo. Ognuno di noi ha un legame speciale con la propria Risorsa. Solo quel legame ti mostrerà ciò che devi fare.»
Matt era soddisfatto. Non era mai venuto a conoscenza di tutte quelle informazioni.
Finalmente, poteva conoscere delle cose che nessuno gli aveva mai potuto dire.
Finalmente, avrebbe compreso cosa significasse possedere del vero potenziale.
Finalmente, si sentiva più vicino a suo padre, come mai prima d'ora.
Capendo che Matt aveva recepito il messaggio, Mike decise di congedarsi.
«Bene. Questa volta te la sei cavata, ma sappi che non sarò così buono con te la prossima volta! Cerca di non perdere la tua Risorsa alla prima occasione...e fatti valere, microbo.»
Mike si diresse verso casa, anche Matt avrebbe dovuto farlo alla svelta. Non riuscì a farlo, aveva ancora un piccolo compito da svolgere.
Guardò nuovamente quel muro di fuoco inestinguibile, fissandolo intensamente.
«Troverò il modo. Te lo prometto, papà.»

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Capitolo 4
*** 3.1 Altruismo ***


~~
La chiacchierata con Mike aveva chiarito non poche domande, ma Matt non si sentì per niente soddisfatto.
Avrebbe voluto qualcosa di più, ma sfortunatamente, quel 18 Marzo cadde proprio di Sabato. C’era da attendere tutto il lungo e maledettissimo week-end, dato che non aveva idea di dove Mike potesse abitare.
La povera madre di Matt lavorava anche il sabato, per cui il ragazzino poté svegliarsi nella quiete della sua casa, accarezzata dai primi raggi del mattino.
Si lanciò dal suo letto a castello poco energicamente, e fece uno sbadiglio simile ad un ruggito, infine prese da sotto il cuscino la sua magnifica Risorsa.
Per il momento sembrava filare tutto liscio: la madre si era bevuta tutte le frottole che Matt le aveva propinato, cercando in qualche modo di giustificare il suo ritardo. Non fu semplice per lui, trovare una storiella che fosse un tantino convincente. Da pessimo mentitore, era rimasto sul vago, e aveva temuto che la madre avesse voluto approfondire la situazione.
«Ehm...in realtà...mi sono perso. Non mi ricordavo che ieri sarei dovuto tornare a casa per conto mio. Ho avuto dei dubbi sulla strada da percorrere, e alla fine ci ho messo molto più del dovuto.»
«Stai…scherzando?!» gli rispose la madre incredula.
«No, mamma. E' la pura...verità.» rispose Matt già con la coda tra le gambe.
«Quanto sei imbranato! Cerca di stare più attento la prossima volta, dovrai imparare a cavartela da solo…prima o poi.»
Ripensando a quel discorso, Matt non aveva creduto nemmeno alle sue stesse parole. Era riuscito ad evitare l'ira funesta della madre, non c'era più niente di cui preoccuparsi. Almeno per quanto riguardava la madre apprensiva.
A piedi scalzi, vestito con un pigiama di color blu notte, si recò verso il bagno di casa sua, cominciò a pensare a l'unico punto dolente di tutta quella faccenda: sua sorella. Sembrava quasi che gli avesse letto nel pensiero, e che sapesse già dal principio che tutto quel che gli era accaduto era ben diverso. Bisognava trovare un modo per depistarla.
Quando Matt arrivò alla porta del bagno si accorse che qualcuno si era chiuso a chiave dall'interno. Il ragazzino cominciò a bussare con leggerezza alla porta, ma nessuno venne ad aprirgli. Matt allora poggiò l'orecchio sulla superficie della porta, e sentì chiaramente che dentro c'era qualcuno, perciò perse subito la pazienza:
«Muoviti! Jane, aprì subito la porta!»
Dopo qualche secondo di silenzio, Jane aprì la porta con una flemma incredibile. Una ragazzina di undici anni appena, cominciò a scrutarlo col suo viso da bambina, estremamente sospettosa.
Poco più bassa del fratello, la ragazzina dai capelli biondo cenere, raccolti con una lunga treccia, stava fissando Matt quasi ipnotizzata. Sembrò come guardarsi allo specchio, dato che Jane aveva gli stessi occhi del fratello, escluse le occhiaie.
La ragazzina aveva sulla testa delle grandi cuffie con cui stava ascoltando una musica, e sul suo  naso minuto, portava dei grandi occhiali rosso fuoco. Indossava addosso un pigiama color cielo, adornato da un ricamo su entrambe le maniche che ritraevano un piccolo pinguino.
Sempre con una calma e con un linguaggio quasi irreale per una ragazzina della sua età, Jane si rivolse a Matt:
«C'era bisogno di scaldarsi tanto?»
«Certo! Mi hai fatto aspettare una vita!» rispose Matt adirato.
La sorella gli passò accanto con indifferenza, dirigendosi verso il freezer in cucina. Prese un ghiacciolo alla fragola –mangiava gelati durante tutte le stagioni dell'anno, anche al mattino– e cominciò a strappare con lentezza l'involucro che lo conteneva. Sembrò quasi una minaccia, dato che mentre strappò la plastica, guardò il fratello in una posa diffidente.
Dopo aver gustato per qualche secondo il suo ghiacciolo, ignorando completamente il mondo esterno, fece un espressione sarcastica:
«Senti...ma per caso mi nascondi qualcosa? Il discorso che hai fatto con mamma non sembrava poi così convincente.»
«Ma che dici?!» rispose Matt cercando di mettersi sulla difensiva. «Come potrei mentire su una cosa così importante? Quei ghiaccioli ti fanno congelare il cervello!»
«Vuoi davvero che ti dica come la penso?» ribatté in modo altezzoso.
La ragazzina, palesemente scocciata, si avvicinò alla poltroncina color ocra situata nella stanza. Si sedette sul suo trono, accavallando le gambe con lentezza, e poi emise la sentenza:
«Mi insospettisce una cosa che la mamma non ha proprio notato: quando sei tornato, ti sei fiondato nella nostra camera da letto, e quando lei ti ha sentito, tu sei uscito dalla stanza chiudendo la porta dietro di te...ho capito il perché, sai?»
Matt deglutì e diventò di pietra. Jane era molto sveglia, ma scoprire un segreto del genere dopo nemmeno un giorno sarebbe stato inconcepibile. Tutto ciò andava oltre la normale perspicacia. La sorellina continuò il suo solenne ragionamento.
«Si, l'ho capito. Hai dimenticato il tuo zaino a scuola!»
«Cosa?!» realizzò che la sorella, per quanto fosse stata intuitiva, non aveva messo in luce il suo reale mistero, perciò decise di recitare «Hai...colto nel segno! L'ho dimenticato in classe, e siccome la scuola era già chiusa quando me ne sono accorto, ho cercato di entrare da un uscita secondaria. Per questo motivo ci ho messo così tanto a tornare a casa.»
Bugia dopo bugia, menzogna dopo menzogna, Matt si stava assicurando che la sua Risorsa rimanesse solo una vaga fantasia, almeno nel suo ambiente familiare. Non voleva condividere con nessuno quello strano legame che aveva creato con la penna, era come un tesoro sepolto nell'abisso più remoto.
La sorella minore di Matt fu molto appagata dalla falsa risposta del fratello: fece una risata quasi malvagia, in seguito decise di tornare nella camera da letto orgogliosa. Prima di aprire la porta imbiancata di neve, si girò di spalle e fece un ultimo annuncio.
«Attento Matt. Ti conviene non fare stupidaggini, perché d'ora in poi ti terrò d'occhio. Sarà molto divertente smascherarti davanti alla mamma!» la ragazzina poi, tornò nelle sue stanze.
Matt fece un respiro di sollievo. Jane era ancora molto lontana dalla soluzione.
Purtroppo, nei periodi in cui era particolarmente annoiata, la ragazzina si dilettava nell’indagare su tutte le abitudini dello sciagurato fratello maggiore, cercando di trovarci il minimo difetto.
Adorava riferire tutte le monellate di Matt alla madre, e quando ci riusciva, si sentiva sempre su un piedistallo: Jane e Leila pensavano esattamente sulla stessa lunghezza d’onda, per questo nelle discussioni in famiglia Matt risultava spesso svantaggiato.
«Quell'esaltata...» pensò il fratello perplesso «Mi ha fatto quasi venire un infarto...ma almeno so che questa volta, non potrà ostacolarmi come sempre!»

Leila era piuttosto indaffarata. La sua alta professione non esigeva quasi alcun periodo di ristoro.
Si era specializzata in Medicina Legale un anno e mezzo prima della strage del muro di fuoco, bruciando le tappe in modo semplicemente strabiliante: aveva cominciato l’università all’età di sedici anni.
Ma non si era fermata all’ovvio, aveva una mansione che in pochissimi esercitavano.
Il suo compito principale, era studiare attentamente le vittime uccise dai Green Blood, e ciò non era per nulla semplice: la materia verdognola che costituiva i Green Blood, tendeva a dissolversi nel caso l’esemplare venisse eliminato. Per questo motivo, nessuno era mai riuscito a conoscere il segreto della loro composizione chimica. Sarebbe una scoperta scientifica sensazionale per l'umanità, poiché avrebbe permesso di conoscere le basi molecolari delle creature, potendo così trovare i suoi punti deboli.
Da tanti anni ambiva a questa rivelazione, lei stessa aveva inaugurato questo mirabolante progetto. Tuttavia, fino ad ora le ricerche avevano portato a ben pochi risultati. Ogni traccia lasciata sulle loro vittime spariva sempre prima di essere analizzata.
Proprio per la grande dedizione che Leila esercitava al lavoro, Matt sapeva che non sarebbe stato in pericolo fino all’ora di cena. Aveva tutto il tempo per testare le sue nuove capacità.
La sua Risorsa gli aveva sicuramente donato una grande forza fisica, che un ragazzino così esile non si sarebbe mai immaginato di possedere, ma questo non gli bastava. La curiosità lo stava letteralmente divorando.
Dato che Jane sembrava si stesse riposando nella loro camera da letto, sarebbe bastato chiudersi in una stanza differente per scoprire cosa la sua Risorsa fosse in grado di fare. Con un ghigno malizioso, Matt si guardò attorno...fino a quando, in preda alle sue fantasie più strampalate, si accorse che il campanello stava suonando.
Jane andò alla porta, e appena si accorse di chi fosse l'ospite, lo fece entrare, esprimendo grande calore ed un affetto fuori dall'ordinario: era arrivata Mina, la loro unica nonna.
La vecchina aveva un taglio di capelli corto con una chioma color grigio pallido tutta riposta da un lato, con uno stile che si usava ai tempi in cui era giovane. I suoi occhi azzurri non erano mai invecchiati, e sprizzavano sempre vitalità e giovinezza. Aveva un viso tondo e paffuto, che la rendeva ancor più buffa quando sorrideva. Era una sessantenne piena di energia e di caparbietà.
Matt non fu del tutto contento della visita, visto che così facendo non poté escogitare le sue bizzarre macchinazioni. Mentre il ragazzino stava riflettendo, Mina lo abbracciò con forza stringendolo come una bambola di pezza:
«Il mio piccolo nipotino! Oggi resto io con te, ci divertiremo un mondo!» esordì la nonnina.
«Beh, in realtà io...»
«Hai qualcosa da ridire, fratellone? Non vorrai uscire da solo vero?» lo interruppe Jane.
A quel punto, Matt capì di essere inchiodato a casa. Non era il momento di dare alla sorella degli elementi per cui dubitare di lui.

La giornata che i tre passarono a casa fu alquanto bizzarra.
Mentre nonna e nipotina sfruttarono appieno il loro tempo libero per compiere attività di ogni genere, Matt restò in disparte. Sembrava che gli avessero rapito quella spensieratezza che solo i bambini possiedono. Per tutto il giorno non fece altro che pensare, immerso nell'apatia più remota.
Jane si rese conto del comportamento del fratello, dato che lo aveva squadrato per bene durante tutta la giornata. Poco prima di cena, lo prese in disparte e lo portò nella loro camera da letto, che ben presto diventò la stanza degli interrogatori:
«Che cosa mi nascondi?»
«Io non so di cosa stai parlando.» rispose in modo automatico.
«Forza dimmelo! Dev'essere qualcosa di importante...se me l'hai nascosto per tutto questo tempo...»
«La pianti? Sei davvero un'ossessione!» replicò il maggiore, dando uno spintone alla sorellina.
«Come ti sei permesso?!» strepitò Jane, in procinto di ricambiare il gesto.
Appena Jane sfiorò il corpo del fratello, la penna si fece avanti, lanciandole una piccola scossa.
Tremendamente confusa, Jane non si sarebbe mai aspettata un epilogo del genere, all'inizio pensò quasi di scappare in preda al panico. Purtroppo, l’allegra sorellina possedeva un amore sconfinato per la sua stessa ostinazione, cosa che la invogliò a restare sui suoi passi.
La ragazzina, ancora con gli occhietti spaventati, cominciò a bisbigliare cautamente.
«Che trucco hai usato? Oppure era...)
A questo punto, fidandosi della reazione apparentemente docile della sorella, Matt vuotò il sacco.  Mostrò la penna a Jane, che la osservò senza azzardarsi a toccarla:
«Jane...ti presento la penna. Questa é la mia Risorsa.»
«Una Risorsa?» replicò scocciata «Tu sei stato prescelto da una Risorsa? Questo non ha senso!»
«Non é questo il punto...io non voglio tirarmi indietro. Papà non ne sarebbe fiero. Voglio tenere con me questa penna, e tu dovrai coprirmi. Questo segreto é molto pericoloso.» le confidò con tono serio e pacato.
Jane pensò un attimo a cosa rispondere, ma il suo mezzo sorriso gli fece capire che la discussione avrebbe preso una brutta piega:
«E per quale motivo dovrei farlo? Non puoi nascondere una cosa del genere alla mamma, in effetti saremmo davvero in pericolo! La nostra famiglia ha diritto di sapere che disastri potresti causare…con quell’affare!» sentendosi adulta, con un tono di voce caritatevole, aggiunse «D'altronde, questa é la cosa giusta da fare.»
Jane cominciò a dirigersi verso la cucina, dove Mina stava preparando la cena, ma Matt le sbarrò la strada:
«Aspetta Jane. Ne possiamo parlare,non decidi tu della mia vita. Questa Risorsa potrebbe cambiare tutto! Non lo capisci? Forse, anche se in minima parte, potrei cambiare le cose! Potrei proteggervi!» la scongiurò Matt.
A quel punto Jane si adirò:
«E così vorresti morire per una causa persa? Vorresti questo?»
Matt non seppe come rispondere.
«Vuoi finire come papà? Accomodati!» uno scatto di rabbia aveva preso possesso della ragazzina, o forse era tutta recitazione «Forza, fatti mangiare dai Green Blood per cena! Tanto alla fine, quelle che soffriamo siamo io e la mamma. Per il suo stupido altruismo, papà non ha fatto altro che condannarsi da solo. Tu vuoi fare lo stesso?»
Mentre lo sguardo della sorellina –che finalmente assunse le sembianze di una bambina della sua età–  penetrava negli occhi e nell'animo di Matt, qualcosa ruppe quel malinconico silenzio.
I due fratelli udirono un rumore di piatti infranti. La loro discussione si interruppe come se il tempo si fosse fermato, ed insieme, Jane e Matt si diressero in cucina.
Il loro peggior incubo non sarebbe stato nulla a confronto dell'orribile spettacolo a cui dovettero assistere.
Mina, pallida e priva di conoscenza, stava fluttuando come un fantasma proprio davanti a loro, sorretta da una forza misteriosa. I due ragazzini non poterono trattenere le urla dopo un simile trauma, almeno dopo il primo terribile impatto.
Quando i due cercarono di ritornare alla ragione, la forza che pareva tenesse il corpo di Mina appeso ad un invisibile filo si ruppe. Le luci di tutta la casa si spensero in un istante, mentre i fratelli si abbracciarono spaventati.
La corrente tornò, e i due guardarono Mina, distesa supina sul pavimento.
Non sapevano cosa dire. Non sapevano cosa fare. Rimasero immobili, fino a che un’ultima e inaspettata sorpresa li coinvolse: una luminescenza leggera, come polvere di stelle, investì la donna fino a ricoprirla completamente. Il suo corpo poi, cominciò a cambiare.
I capelli divennero lunghi e color argento splendente, mentre i suoi occhi, da azzurri, diventarono verde smeraldo. Matt e Jane assistettero impotenti a tutta la trasformazione, fino a quando la farfalla uscì dal bozzolo e fu visibile ai loro occhi impauriti:
«Ma quella é...Betty?» esordì Matt.
«Si, non c'é ombra di dubbio, é proprio lei...ma la nonna dov'é finita?» rispose preoccupata.
«Perché é successo tutto questo? Perché proprio alla nonna?» si disperò Matt.
«E' colpa tua. Hai visto cosa succede quando non ci si fa gli affari propri?» lo accusò Jane.
«Risparmia le tue accuse campate in aria. Il nostro discorso non é ancora finito, e la penna rimane con me.»
Jane capì che per il momento il fratello era davvero irremovibile, perciò decise di concentrarsi su faccende più urgenti.
«Che cosa dobbiamo fare? Sembra che Betty sia incosciente, e se chiamassimo un' ambulanza?»
«Neanche per sogno.» rispose immediatamente il fratello, scuotendo la testa «Se chiamiamo aiuto, mamma verrebbe a sapere dell'accaduto, e noi dovremmo trovare un motivo per spiegarle tutto questo...sarebbe una follia.»
«Quindi sono immischiata in questa storia come te. E' questo che mi stai dicendo?» ribatté Jane ironica.
«Esattamente. Per il momento é meglio spostare Betty in camera nostra, poi quando si sveglia...»
Non riuscì a finire la frase. Leila, in quel momento, stava per aprire la porta.
I due fratelli si guardarono negli occhi, con la bocca aperta. Il loro piano era fallito prima ancora di cominciare.
Leila entrò in casa, senza che i figli emettessero il più piccolo respiro: avevano sempre ammirato quei magnifici capelli, ora non più raccolti, ma lunghi e ondulati come un mare nero dai riflessi rossi. Rimanevano affascinati dal volto da ragazza che ormai, ritraeva una splendida donna, matura ma allo stesso tempo amorevole. Non avevano mai pensato che sarebbe arrivato il momento sbagliato per constatare tutto ciò.
Leila notò subito il corpo di Betty per terra. I suoi occhi neri brillarono per lo stupore, e subito dopo, cominciarono a rallegrarsi, vedendo in quella donna una cara amica da tempo dimenticata.
«E' un miracolo! E' viva!» disse dopo aver percepito il battito cardiaco dal suo polso «Ma che cosa ci fa qui? E poi dov'é mia madre?»
I ragazzini non risposero. Per qualche strana ragione, Leila percepì subito che qualcosa non andava, e cercò di riformulare la frase in modo più severo e convincente:
«Dov'é mia madre? Allora?!»
Quegli attimi di silenzio sembravano non passare mai, mentre gli occhi neri di Leila cominciarono a diventare lucidi. Matt però non ce la faceva più. Non riusciva a sopportare tutta quella pressione. L'avrebbero scoperto, gli avrebbero confiscato la penna e tutto sarebbe finito. Questo non poteva permetterlo a nessuno.
La sua Risorsa cominciò a scuotersi nel suo pugno chiuso, nascosto dietro la schiena. Non ci fu bisogno di altre spiegazioni.
Quando Matt aprì la mano, la penna emise un bagliore tale da cancellare qualsiasi cosa dalla vista di Jane e Leila. Il bagliore durò per qualche secondo, ma questi furono sufficienti al ragazzino per uscire dalla porta e scappare di casa.

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Capitolo 5
*** 3.2 Eravamo così Simili... ***


Matt uscì dal suo condominio veloce come il vento. Aprì in tutta fretta il portone che l'avrebbe condotto fuori, allo scoperto. Ma nulla gli importava, oramai non aveva più paura di nulla e di nessuno.
Si guardò intorno intimidito e preoccupato, aveva bisogno di un luogo dove avrebbe potuto facilmente rimanere da solo, ma dove? Era scappato così rapidamente che non aveva pensato nemmeno a dove rifugiarsi. Un viandante senza meta.
Come se non bastasse, il ragazzino aveva una pessima memoria. Almeno se si trattava di destreggiarsi tra le numerose, intricate vie di Calvas. Fuggire alla cieca equivaleva a smarrirsi nel giro di poco tempo.
Con tutta quell'agitazione nella mente e nel cuore, riflettere con lucidità era quasi impossibile.  Matt riuscì a pescare un idea da quelle onde impetuose che erano i suoi pensieri, ma la cosa non fu per niente facile, soprattutto per un bambino cresciuto come lui.
«L'unico posto che conosco come se fosse casa mia...l'unico posto che frequento tutti i giorni...é la scuola! Dovrò nascondermi lì per il momento.»
Matt s’incamminò verso il Viale del Diavolo, per poter raggiungere quel confine ardente che gli sbarrava la strada. Cominciò a correre, sempre più velocemente. La sua energia sembrava infinita, ma non era altro che la forza del panico. La suggestione gli continuava a fare dei brutti scherzi, facendogli credere di essere costantemente inseguito da qualcuno.
Matt riuscì a raggiungere per un pelo l’enorme ascensore che l’avrebbe portato sui tetti, ma solo allora si accorse di un dettaglio: durante la sera e per tutta la notte, le forse dell'Esercito di Gracalm pattugliavano costantemente i tetti dei palazzi adiacenti alla Via del Diavolo. Se Matt avesse attirato l'attenzione anche per un istante, i soldati, vedendolo tutto solo, si sarebbero insospettiti facilmente. L'unica cosa da fare era confondersi nel gregge.
Il ragazzino raggiunse il tetto davanti a lui, e poggiò le sue scarpe da ginnastica sopra le fredde tegole arancioni. Dopo aver fatto qualche passo, si rese subito conto di un altro errore di calcolo da lui commesso: a quell'ora il numero di persone che normalmente si spingevano  sui tetti per passare da una parte all'altra del muro di fuoco era veramente esiguo.
Matt si ritrovò da solo, immerso in quel mare di tegole arancioni, senza alcuna via di fuga apparente.
Il ragazzino guardò i soldati che facevano la guardia nella zona, e capì che la sua presenza sarebbe risultata bizzarra. Un buco nero sopra un lenzuolo bianco.
Sentendosi sempre più osservato, decise di escogitare un diversivo frettoloso.
Il ragazzino lasciò cadere la penna sulle tegole, e fece per dirigersi verso il ponte ignifugo non molto lontano da lui. Ovviamente due soldati non esitarono a bloccarlo, chiedendogli se qualcuno lo accompagnasse. A quel punto l'esca stava per abboccare.
Con un cenno impercettibile, Matt ordinò alla sua Risorsa di prendere luce all'improvviso, cosa che fece scattare i soldati quasi meccanicamente. Le due pedine, in piena allerta, puntarono le loro armi verso quella fonte di luce sconosciuta. I loro mirini laser si erano già adagiati sulla superficie della Risorsa. Il secondo comando arrivò puntualissimo.
Un altro lieve movimento di falangi, e la penna venne incitata a tornare verso il suo possessore. Un proiettile appena sparato, che si librò in aria e si proiettò verso Matt, passandogli a pochi centimetri dal viso. Anche questo era nel copione.
Il bambino e quella strana essenza stavano davvero diventando una cosa sola, e questo permise loro la buona riuscita del diversivo. Erano riusciti ad allertare i soldati, e a dare l'impressione che la Risorsa fosse una minaccia non collegata alla presenza del ragazzino.
La penna, simile ad una stella cadente, si scaraventò verso gli sconfinati tetti della Via del Diavolo, e la coppia di soldati la inseguì con prontezza. Intimando il ragazzino di non muoversi, i militari corsero verso la brillante luminescenza che sparì piano piano nell'orizzonte.
«Se questi fanno la guardia ogni giorno non siamo per niente al sicuro!» pensò il furbetto.
Non era stato molto difficile ingannarli. Forse la tensione che avevano accumulato durante i loro estenuanti turni di lavoro li avevi resi particolarmente suscettibili.
Non c'era tempo da perdere. Un soldato di pattuglia sarebbe potuto comparire da un momento all'altro, e oltretutto, stare con le mani in mano in quel luogo desolato l'avrebbe sicuramente turbato.
Il ragazzino raggiunse senza problemi il ponte ignifugo, dove decise di riposarsi per qualche attimo. La sua Risorsa non tardò a raggiungerlo sul posto, e il ragazzino se la mise velocemente nella tasca della felpa cercando di essere discreto. Aveva ancora tanta strada da fare.
Sfortunatamente, poco prima che riuscisse a poggiare piede sul ponte, un ufficiale lo prese per il cappuccio bianco, lo sollevo e lo voltò per parlare con lui a quattrocchi.
Matt si ritrovò faccia a faccia con un soldato davvero particolare: aveva un volto molto mascolino, con tanto di barba folta e nera, baffi compresi. Portava un orecchino d’acciaio circolare al lobo sinistro, mentre i suoi occhi erano neri e penetranti. Dal suo sguardo, il ragazzino capì che non sarebbe stato facile passarla liscia con un tipo del genere.
«Ehm...salve, signor soldato. Io in realtà mi ero...»
«Sei tu il ragazzino fuggito dall'area A1 vero?» lo interruppe «Non ti avevano detto di restare buono al tuo posto? Quanti anni hai?» gli chiese ridacchiando.
«Ehm...ne ho tredici signore. Appena compiuti.»  rispose intimidito.
«Tredici eh?» continuava a ridere sotto i baffi «Non sei più un bambino, dovresti sapere che agli ordini si deve obbedire. Per noi soldati è una regola basilare, un vero tabù da rispettare. Lo sai che non si disobbedisce ad un soldato?» mollò la presa dal cappuccio bianco, facendolo atterrare in piedi.
«Certo che lo so. Come ha detto, non sono più un bambino, per questo non prendo ordini da nessuno. E lo sa perché?» rispose Matt cercando di gonfiarsi timidamente.
«Ti ascolterò, ma solo se ti farai accompagnare in una zona sicura. Prometto che ti tratterò come un vero uomo! Dobbiamo andarcene, i tetti di questa zona di notte posso rivelarsi pericolosi.»
Matt accettò la proposta, non vedendo altre alternative, e pensando che la sua rapida fuga fosse già giunta al termine.
I due cominciarono ad allontanarsi dal ponte, e il soldato fu di parola. Disse a Matt di esprimere il suo pensiero, e tirar fuori tutto ciò che sentiva. Quando c'era da lamentarsi, Matt non si tirava mai indietro, per nessun motivo.
«Io non obbedisco sempre agli adulti, almeno senza prima pensare. Per me sarebbe come ricevere degli ordini che non hanno senso. I grandi spesso credono che il loro pensiero sia più importante del mio solo perché…sono adulti. Altre volte danno tante cose per scontate, e questo non lo sopporto!» il soldato spalancò gli occhi, non immaginandosi una risposta del genere da parte di un ragazzino dall'aria infantile «Non li sopporto soprattutto quando…danno per scontato che i Green Blood non potranno mai essere sconfitti. Oppure quando dicono che il muro di fuoco non si spegnerà mai!»
In quel momento, il soldato vide se stesso, con un salto all'indietro di ben sette anni, negli occhi lucenti e speranzosi di quel ragazzino dall'animo sincero ed ostinato. Ritrovò una parte di sé che forse aveva dimenticato, nelle parole spontanee di Matt, che risuonarono nella sua anima.
«Gli adulti non credono alla speranza. Per questo molte volte si abbattono alle più piccole avversità, gettando la spugna senza combattere. Beh, io voglio combattere. E non smetterò mai di farlo, anche quando tutto va storto. Arrendersi é da perdenti, in ogni caso.»
Il soldato rimase allibito. Quelle parole le aveva già sentite. Erano le stesse parole che aveva pronunciato ben sette anni prima, e che aveva abbandonato nella sua memoria passata.
Non si era mai sentito così prima d'ora.
Un semplice ragazzino, che sorridente, lo guardava con uno sguardo deciso, l'aveva fatto travolgere dalle sue stesse emozioni.
«Sono stato un po’ ripetitivo? Spero di non averla annoiata.» commentò Matt.
Il soldato non riuscì a rispondere. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole gli si bloccarono in gola, un ingorgo di lettere confuse che non portarono altro che al silenzio. Era incredibile come un misero pizzico del suo perduto passato fosse stato in grado di sconvolgerlo in maniera così profonda.
Fu proprio durante quel bislacco momento, che il male decise di agire.

All'improvviso, uno stridio terrificante ed assordante venne udito da Matt e dal soldato. I due si tapparono le orecchie per il fastidio. Non c'era nulla lì intorno, eppure qualcosa stava per arrivare.
Il soldato riuscì a localizzare la minaccia, che proveniva dal cielo. Anche Matt si accorse che una malefica creatura stava volando proprio sopra di loro, e cominciò ad avere la tremarella:
un enorme pipistrello stava sorvolando la zona minaccioso. Il colore verdognolo del pelo, le dimensioni esagerate delle fauci e degli artigli, ed infine, le ali di un color giallo traslucido, suggerirono ai due che il mostro si trattava di un esemplare particolare di Green Blood.
«Una forma di Deep Green...ci mancava solo questa.» esclamò il soldato.


Deep Green. Una specie particolare di Green Blood, molto più temibile e minacciosa. Queste creature, non erano altro che il frutto delle stragi di massa accadute per incidente, oppure compiute dalle stesse entità mostruose, nelle più disparate occasioni.
In questi casi, la Green Soul era facilitata nell'impedire un trapasso regolare, e molto spesso erano le stesse vittime ad accorrere da lei.
Utilizzando le arti più oscure, generava degli esseri mostruosi dotati di poteri ben maggiori rispetto ai classici Green Blood. La loro forza distruttiva era proporzionata al numero di anime utilizzate e da ciò che queste provarono prima di trovare la morte.
Dato il profondo astio generale che spesso si accumulava durante la generazione dei Deep Green, il risultato finale era la creazione di veri e propri abomini, unicamente alimentati dalla sete di sangue.

La creatura continuò a svolazzare sopra i suoi due bersagli. Mentre il soldato tentò di prendere la sua ricetrasmittente per allertare i suoi compagni del pericolo, il Deep Green emise ancora quel verso agghiacciante, e questo non fu solo un gesto intimidatorio: le onde sonore che aveva emesso erano riuscite a mettere fuori uso l'unico mezzo di comunicazione che avrebbe potuto chiamare i rinforzi.
Come di consueto, Matt cominciò ad agitarsi quasi automaticamente, mentre il soldato afferrò il suo fucile d'assalto semi-automatico e lo puntò contro la creatura. Quest'ultima non sembrò intimidita dall’arma pesante, e scese a terra per poggiare le sue zampe sulle tegole, con grande altezzosità. Matt e l’ufficiale videro avvicinarsi un mostro alto quasi quattro metri, non c'era più tempo per tergiversare.
«Ora ci penso io a te, maledetta bestiaccia!» la mitragliatrice obbedì senza farsi troppe domande.
Nello stesso momento in cui il suo dito premette il grilletto, il Deep Green decise di passare all'offensiva. La bestia venne perforata da parecchi proiettili, ma nessuno di questi le fu fatale. Fu così che la creatura riuscì ad avvicinarsi a sufficienza, per scagliare una testata durissima a quella sfortunata uniforme. Il soldato venne scagliato a qualche metro di distanza. L'impatto con le tegole fu molto violento, e generò un grande polverone nella zona.
Nel buio della notte e in quell'atmosfera confusa, Matt scorse chiaramente due occhi bestiali, giallissimi e assassini, avvicinarsi sempre di più. Purtroppo, le sue gambe tremavano a tal punto che gli fu impossibile scappare. L'unico movimento che riuscì a compiere fu gattonare disperatamente, cercando di allontanarsi dalla bestia.
Era solo questione di tempo. Il Deep Green l'avrebbe sicuramente raggiunto. Quelle sfere impietose gialle l'avrebbero divorato, senza alcuna pietà. Sembrava tutto perduto, ma un'altra luce era pronta a brillare, tra l'oscurità e la polvere.
Il soldato si tolse il giaccone verde militare, poi gettò il mitra sulle tegole, ed afferrò dalla tasca un distintivo. Un cimelio che apparteneva alle forze di Polizia di Calvas, a forma di goccia, fatto di metallo dorato e luccicante.
Il soldato lo strinse con la mano, e guardò la scritta incisa su di esso. Erano passati dieci anni da quando suo fratello glielo aveva lasciato come pegno. Era la sua unica Risorsa.
Il distintivo dorato emano un forte bagliore della stessa cromia, e cominciò a plasmare se stesso in qualcosa di totalmente diverso: la Risorsa aumentò a dismisura la sua grandezza, fino a che non raggiunse la dimensione di un pallone da calcio. In seguito, il distintivo si forgiò ancora, fino a diventare la pesante testa di un dorato maglio, conservando però la forma a goccia dell'oggetto precedente. Al fine di completare l'opera, un possente manico nero di un metro fuoriuscì dalla testa dell'arma.
La Risorsa aveva completato la sua mutazione. Il grande maglio dorato, assieme al suo possessore, era pronto a distruggere qualsiasi cosa avrebbe tentato di ostacolarli.

Il polverone si diradò nella fresca brezza notturna.
Il Deep Green nel frattempo aveva raggiunto Matt, e stava per sferrare il suo attacco fatale.
Il soldato afferrò la sua Risorsa con entrambe le mani, facendo risaltare la sua forza muscolare. Con una forza devastante, colpì il muso della creatura.
La conformazione dei Green Blood non possedeva alcun tipo di struttura ossea. Nonostante ciò, il maglio dorato riuscì a spezzare la materia che formava le fauci della bestia. Con la mandibola martoriata, la creatura si accasciò sulle tegole, e si dissolse in nebbia verde, disperdendosi nella notte.
Matt aveva chiuso gli occhi per lo spavento, e quando li riaprì, scorse davanti a lui una persona totalmente diversa. Rimosso il casco da soldato, il ragazzo con la barba nera sfoggiava una capigliatura particolare: mentre sulla testa aveva una chioma riccioluta di color pece, ai lati e dietro il capo i suoi capelli erano rasati e corti.
Sotto l'uniforme, il ragazzo indossava una tunica medievale nera, abbellita con dei ricami di arabesque bianchi vicino alle maniche. Matt comprese subito che quel ragazzo in realtà non era un soldato appartenente alle Forze Armate, bensì un Guerriero Ardente.
Valorosi guerrieri, i Combattenti Ardenti erano un piccolo gruppetto di combattenti freelance, che venne istituito poco dopo la comparsa del muro di fuoco. Una timida organizzazione clandestina formata esclusivamente da ex-abitanti della Via del Diavolo.
Si occupavano dello sterminio dei Green Blood sui tetti adiacenti al muro di fuoco, tentando in ogni modo di vendicare i loro compagni caduti durante l’ardente disgrazia. Tuttavia questa organizzazione venne considerata fuorilegge, dato che alcuni dei suoi elementi erano stati capaci di atti delittuosi, pur di trovare un modo per estinguere le fiamme che opprimevano il loro paese.
Matt riuscì finalmente ad alzarsi. Nonostante avesse potuto combattere, la paura e lo sgomento, che gli impedirono quasi di respirare, non gli avevano permisero di trovare la forza necessaria.
«Sei...davvero formidabile!» affermò Matt esultante «L'hai fatto fuori con un sol colpo! Grazie per avermi salvato la vita.»
«Dovere.» rispose freddo il ragazzo con la barba nera, non capendo quale fosse l'opinione di Matt a suo riguardo.
«Non preoccuparti.» disse il ragazzino con un tono rilassato «Non rivelerò a nessuno la tua copertura, é il minimo che possa fare per ringraziarti.»
«Davvero?» rispose stranito «Non mi disprezzi nonostante tu sappia chi sono?»
«I pregiudizi sono un'altra cosa che non sopporto.» era ritornato il professore saccente di poco prima «Posso capire se una persona merita disprezzo solo dopo averla conosciuta, non in anticipo. E tu non appartieni a quella schiera.»
Il sorriso di Matt, quasi scontato alla fine della frase, diede una scarica di gioia a quel misterioso ragazzo.
«Sei uno sfrontato. Credi davvero di sapere tutto dalla vita...mi ricordi davvero qualcuno...» il Guerriero si avvicinò a Matt e gli porse la mano «Mi chiamo Angel, sono contento che esistano ancora dei ragazzini svegli come te.»
Matt gli strinse la mano, e nonostante il ragazzo con la barba portasse dei guanti neri di cuoio, riuscì comunque a percepire un certo senso di approvazione nei suoi confronti.
«Io mi chiamo Matt. Anche io vorrei che questa fosse una città migliore...»
D'un tratto, il fiato di Matt si fermò improvvisamente. La causa della sua reazione ansiosa fu quello che riuscì a scorgere a poca distanza dal ponte ignifugo.
Il Deep Green che avevano affrontato prima non era giunto da solo, ma si era fatto accompagnare da un esemplare di ancora più possenti dimensioni. Possedeva una criniera di pelo verde scuro attorno al muso, era sicuramente il pezzo grosso.
Angel si rese conto che entrambi erano stati imbrogliati.
«Non ci credo...il Deep Green di prima era solo un'insignificante esca! Si é fatto scortare da un esemplare molto più forte, solo per riuscire ad eliminare l'eventuale bersaglio individuato...» guardò Matt negli occhi «Il bersaglio siamo io e te...dei possessori di Risorse. Ho capito subito che eri un mio collega, in questo senso.»
«Non mi tirerò indietro stavolta.» esclamò Matt.
«Bene, ma sappi che potrebbero arrivare tardi per salvarci, dato che il simpatico mostro di prima mi ha distrutto la radio-trasmiettente. Non solo ci ha tagliati fuori, ma ci ha impedito di fuggire prima dell'arrivo della sua spalla, che ad occhio e croce sembra decisamente una creatura ben più pericolosa.» commentò Angel.
Il Deep Green, che si era appollaiato sopra il ponte ignifugo, aprì le fauci ed emise un grido di sfida. Si alzò in volo, dirigendosi a tutta velocità verso i due ragazzi. Si misero in guardia.
«Aspetta che giunga vicino, lo colpiremo assieme.» bisbigliò Angel, costatando che questa volta, Matt sembrava ammaestrare con successo i suoi nervi.
Il Deep Green si avvicinò rapidamente, fino a quando arrivò a pochi passi dai due ragazzi. In quell'istante, Angel ordinò a Matt di attaccare. Il primo scagliò poderoso gancio, il secondo brandì il suo maglio dorato, centrando in pieno il muso della bestia.
La bestia alata venne arrestata dai due assalti istantaneamente. Aveva poggiato le zampe sulle tegole dei tetti, e sembrava che avesse consumato le batterie, talmente risultò statica.
A breve, avrebbero scoperto il risultato dei loro gesti. Andò tutto contro pronostico.
«Sconfiggere questo Deep Green non sarà affatto facile. Non gli abbiamo fatto niente!» strillò Matt impietrito.
La creatura, come se avesse ricevuto il soffio di un venticello primaverile, scosse il muso, facendo muovere tutta la sua criniera. In qualche istante si ricompose, mettendosi sulle due zampe, per scrutare con sguardo omicida i due giovani ragazzi.
Nonostante gli sforzi di Matt ed Angel, la creatura riportò solamente un leggero graffio sulla parte interessata.
«Non sarà facile come prima.» confidò Angel a Matt con uno sguardo insicuro «Dovremo sfruttare al massimo le nostre Risorse, e tutte le potenzialità di cui disponiamo. Se non ci impegneremo al massimo ci rimetteremo la vita...e io non ci tengo ad essere ucciso da un essere disgustoso come questo. Sei pronto?»
«Ehm...si, ce la metterò tutta!» rispose poco convinto Matt «Se sapesse che possiedo la mia Risorsa solo da ieri gli verrebbe un colpo!» ripensò colpevole, ma ironico.
Era l’unico modo che aveva per sdrammatizzare il duello con la morte.

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Capitolo 6
*** 3.3 Siamo Ancora in Tempo! ***


Angel si affiancò al piccolo Matt, che cercò di concentrarsi il più possibile. Ogni minimo errore sarebbe potuto costare caro.
Il guerriero bisbigliò al ragazzino di restare al suo posto, e di intervenire solo al momento opportuno. Matt decise di fidarsi totalmente dello stratega al suo fianco, una semplice questione di esperienza, che suggerì al ragazzino la decisione maggiormente accorta.
Angel raccolse tutta la furia ed il desiderio di vendetta che tanto anelavano nel suo cuore. Temerario, si scagliò contro il Deep Green, in attesa della prima mossa.
Affogata dalla sua altezzosità, la bestia si era già incoronata la vincitrice dello scontro. Non si degnò nemmeno di fare un passo: con i suoi robustissimi artigli color verde pallido, riuscì ad intercettare tutti i colpi sferrati dal Guerriero Ardente. A quel punto, prima che il Deep Green avesse potuto contrattaccare, Angel guardò con la coda dell'occhio il ragazzino, comunicandogli che era giunto il suo turno.
Per un istante, Matt si sentì un grande peso sulle spalle, dato che l'esito della battaglia sarebbe stato deciso anche dalle sue azioni. Si sentì il capitano di una nave alla deriva, solo lui avrebbe potuto farla sopravvivere alla tempesta. E quella salvezza era il coraggio latente che aveva scoperto dentro di se, era tempo di sfruttarlo.
Il Deep Green passò all'offensiva, avvalendosi nuovamente dei suoi artigli affilati, che cercarono di strappare la vita di Angel. Il ragazzo con la barba però, ebbe la giusta prontezza per schivare la minaccia. In quegli scambi di spade, Matt era riuscito a posizionarsi proprio alle spalle del mostro, aggirando la sua orrida vista. Un'occasione così propizia difficilmente sarebbe capitata due volte.
Fece un grosso respiro, e cominciò a correre. Voleva abbattere quel muro di paure che aveva costruito per tutta la sua vita. Angel riuscì a colpire nel costato il Deep Green, che non riuscì ad accorgersi del ragazzino dietro di lui. Matt raccolse tutta la sua forza in quell'unico gancio destro, e lo sferrò alla creatura.
Un sorriso di gioia invase il suo visino, quando riuscì a constatare che la sua piccola mano era riuscita a perforare la robustissima ala destra del Deep Green. La bestia alata gridò come se le stesse strappando lentamente le carni, un canto doloroso e tragico. L'attacco era andato a buon fine, ma c'era ancora un piccolo dettaglio da considerare, Angel se ne accorse immediatamente:
«Matt, ottimo lavoro! Ora togli il tuo braccio prima che la creatura si riprenda!»
«Io...mi sono incastrato!» gridò Matt nel panico.
Il ragazzino, aveva trapassato col suo braccino la parte più interna dell'ala, quella più robusta, perciò non riuscì a tirare fuori l'arto, mettendosi irrimediabilmente nei guai.
Il Deep Green, cominciando a convivere col dolore, decise di approfittare della situazione, e come un falco che ha localizzato la sua preda, spiccò il volo trascinando anche il giovane Matt. La ferita che il ragazzino gli aveva inferto non era sufficiente per impedirgli di volare.
Un giocoso soffio di vento investì tutta l'area. Una pioggia leggera venne mandata dal cielo proprio in quel momento, le sue gocce accarezzarono il viso preoccupato di Angel, che stava guardando il Deep Green salire sempre più in alto nel cielo. Aveva capito perfettamente che, se la creatura avesse raggiunto una certa altezza, sarebbe poi scesa in picchiata facendo ricadere l'impatto sul corpo di Matt. Doveva impedirlo a tutti i costi. Quel ragazzino era troppo speciale.
Angel prese il suo maglio dorato e lo strinse con tutte le sue forze, la Risorsa si illuminò, come per comunicare al suo possessore che non c'era tempo da perdere, aveva un solo colpo da sparare.
Con uno sforzo immane unito ad un grido di battaglia che quasi squarcio le nuvole, Angel lanciò il suo maglio dorato nel cielo, scagliandolo con entrambe le mani, facendolo roteare vorticosamente verso l'obbiettivo. Il maglio colpì in pieno il Deep Green, e nello stesso istante, il ragazzino riuscì a sfilare il braccio dall'ala della bestia.
Matt si ritrovò nel vuoto, a venticinque metri di altezza, ma non ebbe paura, sapeva che Angel aveva calcolato anche questo. Il Guerriero si concentrò profondamente mentre il tempo sembrava si fosse congelato. Era tempo di mostrare il suo Talento.

I Talenti erano delle abilità nascoste, molto spesso capacità innate, trasmesse di generazione in generazione. Essi nacquero ancora prima delle Risorse, e perfino dei Green Blood; questi Talenti solitamente non garantivano delle abilità eccezionali, tuttavia furono l'ancora di salvezza della specie umana, dato che le Risorse vennero scoperte qualche anno dopo la prima apparizione dei Green Blood. Precisamente cinquant’anni prima della comparsa del muro di fuoco.
In ogni regione del globo, i Talenti posseduti dalle persone erano ben differenti. Spesso questi ricalcavano la personalità degli abitanti del luogo, oppure le loro occupazioni quotidiane. I Talenti dunque, potevano rivelarsi una risorsa semplice quanto essenziale, l'asso della manica nelle situazioni più difficili.
Solo il trenta per cento della popolazione di Calvas sapeva utilizzare correttamente il proprio Talento: la manipolazione delle molecole composte nei liquidi. Angel era uno di loro.

Mentre Matt cominciò a cadere da un'altezza considerevole, il Guerriero Ardente sfruttò la pioggia per salvare il ragazzino da una caduta letale: utilizzando il suo Talento alla perfezione, Angel fece accumulare una gran quantità d'acqua attorno a Matt, cosicché riuscì a racchiuderlo in una sfera perfetta. Prima dell' impatto, stringendo i pugni, fece fermare improvvisamente l'acqua che aveva racchiuso il ragazzino: in questo modo, Angel fece ridurre al minimo la velocità di caduta che Matt aveva accumulato.
Il ragazzino, dopo lo scossone subito a causa del blocco improvviso dell'acqua che lo aveva racchiuso, cadde sulle tegole fuoriuscendo dalla sfera, ma riuscì comunque a non procurarsi ferite di grave entità.
Angel andò a sincerarsi delle condizioni del ragazzino, che non si era ancora alzato:
«Non avevo altra scelta. Se non avessi agito così ti saresti schiantato al suolo...»
«Non mi sono spaventato, é stato quasi divertente, a parte qualche litro d’acqua nei polmoni.» scherzoso, cercò di rassicurare il suo salvatore «Non ti avevo detto che di te mi fido?»
Il Guerriero Ardente sorrise con l'animo rincuorato. Probabilmente la persona che si era spaventata maggiormente si rivelò l’eroe stesso. Non voleva far cancellare dai Green Blood quel ragazzino scanzonato, bizzarro e saputello, che gli ricordava tanto la sua vecchia vita.
Forse lui non era riuscito a fuggire dalla cruda realtà e dalla sofferenza di un mondo quasi perduto, nonostante ciò avrebbe fatto di tutto per preservare Matt da tutto quel male.
«Forza ragazzino, non é ancora finita.» sussurrò Angel porgendo la mano a Matt «La battaglia non é ancora conclusa.»
Il ragazzino afferrò la mano del Guerriero Ardente, come se i due avessero in quel momento stretto un'alleanza indissolubile, rimettendosi in piedi:
«Liberiamo Calvas da questo essere immondo!» esclamò Matt esultante.
Angel, con dei riflessi eccezionali, afferrò al volo il maglio dorato che aveva lanciato in precedenza, e che era caduto proprio sopra la sua testa. Lo strinse con decisione, e osservò il nemico.
«Questo forse sarà solo un piccolo passo verso la libertà...ma vale la pena tentare!»
I due avvistarono il Deep Green, che ferito al muso, non aspettava altro che un occasione per vendicarsi. Quando furono pronti a respingere l'offensiva, la creatura li sorprese: con il suo grido intimidatorio, riuscì ad emanare un suono tale da superare i cento Decibel. L'intensità del suono impedì ai due di agire in qualsiasi modo.
A questo punto, per la creatura fu più che facile scagliare sulle tegole i due malcapitati investendoli col peso del proprio possente corpo.
Entrambi si rialzarono a fatica, nessuno dei due sembrava ferito. Sfortunatamente, il grido del Deep Green era stato talmente forte da inibire il loro sistema uditivo. Matt ed Angel erano ad un metro di distanza, tuttavia riuscivano a malapena a sentire le loro voci, cosa che rendeva difficilissimo comunicare. Il mostro li aveva catapultati in un'atmotsfera taciturna, in una dimensione mortale.
L’unico aspetto positivo era che, avendo scagliato un grido così rumoroso, il Deep Green aveva richiamato l’attenzione verso il campo di battaglia. Era solo questione di tempo, i rinforzi non erano lontani.
Il Guerriero Ardente  prese Matt per una spalla, dato che non comprendeva con chiarezza il suo labiale, e con dei gesti frettolosi, gli comunicò di restargli vicino, prendnedo un bel respiro profondo. Il Deep Green stava per tornare alla carica.
Angel si avvalse di nuovo del suo Talento, questa volta per racchiudere se stesso e il ragazzino in un emisfero formato interamente d'acqua. Così facendo, riuscì a smorzare sufficientemente il suono del fortissimo urlo del mostro, e a procurarsi un ottimo tentativo per contrattaccare.
Il Guerriero smise di controllare l'acqua, e con i riflessi di un felino, saltò col suo maglio dorato verso il Deep Green per colpirlo a mezz'aria.
Questa volta, la creatura sfruttò tutta la sua istintività animale, ed anticipò l'offensiva di Angel. Riuscì a graffiarlo alla spalla sinistra, provocandogli dei tagli sanguinosi.
Come un angelo caduto dal cielo, il ragazzo con la barba nera capitombolò pesantemente sulle tegole sottostanti, battendo la testa e perdendo conoscenza. Il maglio dorato che aveva tra le mani smise di emanare la sua luminescenza. Era un brutto segno.
Matt si ritrovò nuovamente da solo. Da solo contro i propri incubi.
Dopo essersi assicurato delle condizioni di Angel, il ragazzino si volse verso la creatura. Non era ancora sazia, desiderava soltanto la loro morte, nient'altro. Ma cosa poteva fare?
In fondo le sue poche carte le aveva già giocate. In quel momento critico, la penna uscì nuovamente dalla tasca della sua felpa, e illuminando la notte davanti ai suoi occhi, lo rassicurò ancora una volta:
«No. Non scapperò più. Rimarrò qui a difendere la persona che mi ha salvato la vita.»
Il Deep Green stava nuovamente per raggiungerlo. Era il momento di rischiare.
Matt posizionò le sue braccia formando una ics, come per difendersi da una minaccia incombente, ancor prima che la creatura fosse abbastanza vicina. La sua Risorsa si posizionò proprio sopra di lui, e cominciò ad aumentare quella luminosità arancione che non smetteva mai di esalare.
Incredibilmente, quando il Deep Green emise il suo terrificante richiamo infernale, delle piccole particelle arancioni avvolsero il corpo di Matt come una muta. In seguito fecero conglomerare la loro brillantezza sulle orecchie del ragazzo, proteggendolo dal fortissimo suono.
La bestia non si rese conto di cosa era successo, e si diresse a tutta velocità verso il suo obiettivo. Le particelle luminose, splendenti più dei diamanti, condussero la loro luce su tutto il corpo di Matt, che diventò una piccola lucciola arancione. Il risultato fu sorprendente.
Quando la creatura cercò di cozzare col corpo di Matt, essa venne respinta dalla forza delle innumerevoli particelle protettive.  Fu come imbattersi a tutta velocità contro un muro impenetrabile.
Il Deep Green subì un forte impatto, che lo fece ruzzolare sulle tegole rovinosamente.
La penna era riuscito a stupirlo di nuovo. Aveva creato una protezione potenzialmente indistruttibile, che si adattava perfettamente alla sua pelle. Davvero un potere miracoloso.
Dopo essersi difeso dalla creatura, Matt si sentì profondamente fragile e stanco.
La sua Risorsa aveva consumato gran parte del suo potere per farlo scampare dai guai, ora la sua luminescenza era debole, e il ragazzino avvertiva chiaramente questa debolezza.
Matt osservò la creatura, che per il momento sembrava sconfitta.
Eppure non si dissolveva, non era ancora finita. Tentare di difendersi un'altra volta sarebbe stato troppo azzardato, era il momento di fuggire
«Non ti lascerò qui a morire! Ti devo la mia stessa vita. O ci salveremo, o moriremo, ma lo faremo assieme!»
Il ragazzino cercò con un ultimo sforzo di sollevare il robusto Angel, e di trasportarlo il più lontano possibile. Grazie alla forza donatagli dalla penna, riuscì ad afferrare la vittima, passando le mani sotto le sue stanche spalle. In seguito, camminando all’indietro, decise di trascinare Angel senza alcun indugio, mantenendolo in piedi.
In quegli istanti, il Deep Green riaprì i suoi orribili occhi gialli.
«Ce la devo fare...devo riuscire a raggiungere il ponte!»
La creatura si alzò sulle due zampe, dolorante, e si accorse immediatamente che le sue prede stavano tentando di ritirarsi. Emise un grido di battaglia, e in seguito, spiccò il volo puntando verso di loro. La bestia era disposta a tutto pur di spargere altro sangue.
Matt cercò di allungare il passo, ma vista la muscolatura di Angel, che non era per nulla leggero, tutto quello che poteva fare era stringere i denti.
Mancavano davvero pochi passi per raggiungere il ponte ignifugo, ma le grandi ali demoniache facevano librar nel vento l’orrida creatura, approssimandola sempre più alle sue vittime.
«Manca poco...non può finire così!» esclamò nel panico, quando si accorse che il mostro lo aveva praticamente raggiunto.
Il ragazzino chiuse gli occhi, mentre avvertì il fiato della morte alle sue spalle. Uno sparo ruppe quel momento, e distrasse il Deep Green giusto per un attimo, che fu vitale per raggiungere il ponte ignifugo, la salvezza.
«Chi ha sparato?» si domandò Matt.
Angel  in quel momento riprese i sensi, nonostante sfoggiasse una ferita sulla fronte per nulla trascurabile, e osservò bene la persona sul tetto vicino a loro. Quando la riconobbe, ridacchiò.
«Eh...sembra che ce la caveremo...»
La creatura non poté fare a meno di distrarsi, l'individuo che aveva davanti era troppo conosciuto e troppo temibile, una seria minaccia per tutti i Green Blood del pianeta: il nuovo Generale Massimo dell'Esercito di Gracalm, il capo assoluto, Chester Adams.
Il mostro scrutò il suo avversario con preoccupazione. Un ragazzo di appena ventiquattro anni, alto un metro e settantacinque, con un fisico molto sviluppato. Aveva i capelli castani, tagliati a spazzola, portava degli occhiali da vista rettangolari grigi su un naso pronunciato, ed un pizzetto appuntito proprio sotto il mento.
Col suo viso da sbruffone, il Generale Massimo stava puntando la creatura con una mitragliatrice silenziata, tenendola con il braccio sinistro. Dalla parte opposta, impugnava saldamente un grande coltello, dall'impugnatura nera a forma di teschio.
Le cavità oculari del mucchio d’ossa emanavano una misteriosa luce rosso cremisi, mentre la lama del coltello, era fatta di un grigio metallizzato brillante, con i bordi seghettati e lunga quasi venticinque centimetri. La sua Risorsa sembrava davvero un'arma proveniente dagli inferi.
Chester cominciò ad avvicinarsi alla creatura, intimorita, non sapeva quale strategia adottare contro un avversario così straordinario. Decise allora di attendere, cercando di sorprenderlo con il suo grido assordante.
Matt e Angel, che si erano rifugiati nel ponte poco distante, avevano il cuore in gola. Davvero un ragazzo così giovane poteva avere la stoffa per comandare un intero esercito?
Chester si avvicinò ancora. La creatura allora, decise di emettere il suo urlo intimidatorio. Nell'istante in cui la sua mascella si mosse per emettere il forte suono, una decina di proiettili, rapidissimi, perforarono le sue fauci. Dopodiché il Generale afferrò con decisione il suo coltello: una tenue luce color carbone invase la Risorsa, ed il teschio sull'impugnatura sorrise in modo raccapricciante.
Con un'azione fulminea, senza che nemmeno i due sopravvissuti riuscissero a vedere il suo movimento, Chester squarciò la gola del Deep Green, che si dissolse in nebbia definitivamente. Altri rinforzi si udirono in lontananza, era finalmente finita.

Matt non aveva mai assistito ad una dimostrazione tanto spettacolare sull’utilizzo della propria Risorsa. Era rimasto così meravigliato, che quando Chester gli rivolse la parola, egli quasi non se ne accorse. Troppi pensieri in un colpo solo.
«Ragazzino! Ti senti bene? Riesci a sentirmi?»
«Ehm...si, signore!» rispose Matt da bravo soldatino «Sto bene, grazie dell'aiuto!»
In un attimo, Angel seppur ferito, si mise in guardia con il suo maglio dorato stretto in mano. Sapeva benissimo che avrebbero potuto arrestarlo in pochi secondi. Chester però, sembrò non curarsi troppo del suo comportamento.
«Ah, un Guerriero Ardente...pensi davvero di avere qualche possibilità di scappare?» disse il Generale, ordinando ai suoi sottoposti di puntarlo con le loro armi.
Improvvisamente, Matt si mise in mezzo, impendendo ai soldati di mirare Angel con i loro puntatori laser.
«Vi prego, lasciatelo andare! Ha fatto ogni cosa in suo potere per salvarmi la vita, é una brava persona!» schiamazzò il ragazzino, con aria timorosa.
«E' vero ciò che hai detto?» rispose Chester.
«E' la pura verità.» guardò Angel negli occhi, riconoscente «Se non fosse stato per lui, a quest'ora sarei morto.»
Il Generale Chester fece un espressione interrogativa, portandosi la mano sul mento. Con una scioltezza quasi inspiegabile, impugnò la sua decisione.
«Puoi andare, questo ragazzino é sincero. Ti conviene farti medicare per quel brutto ematoma sulla fronte...»
«Me la caverò benissimo da solo.» rispose freddo Angel, che poi si rivolse a Matt «Non mi dimenticherò mai di quello che hai fatto, spero di rivederti presto.»
Il Guerriero Ardente si incamminò verso la parte orientale di Calvas, i suoi guai si erano spenti. Sfortunatamente, Matt si ritrovò dalla padella alla brace.
«Bene ragazzino, ho saputo della tua bravata, e meriteresti una degna punizione...non solo fai amicizia con gente pericolosa, ma disobbedisci pure ad un soldato...» esclamò Chester pensieroso.
«Sono mortificato! La prego non mi rinchiuda in un'orribile prigione!» rispose il ragazzino allarmato.
Chester scoppiò a ridere, insieme a tutti i suoi sottoposti. Matt non sembrò molto divertito: un intero plotone dell’esercito stava ridendo di lui senza un reale motivo. Gli parve quasi di essere un giullare di corte.
Il Generale decise di dare una risposta al ragazzino, ancora sorridente.
«Non preoccuparti ragazzino. La punizione é stata già decisa, chiameremo i tuoi genitori, che ti riporteranno a casa, cosa potremmo fare altrimenti?»
Matt a quel punto capì che doveva inventare la prima scusa che gli sarebbe venuta in mente, pur di trovare una scappatoia. Leila poteva dimostrarsi una sentenza eterna.
«La prego, non posso tornare a casa per conto mio? In fondo sono molto vicino a casa...non pensavo che andare in giro a quest'ora fosse tanto pericoloso. Non voglio che i miei genitori si preoccupino per colpa mia.» stava cercando di essere più compassionevole possibile.
«Sei molto vicino a casa? Umh...eviteremmo così un mucchio di pratiche noiose. E va bene, ragazzo, ti accompagnerò io.» rispose il Generale, nello stupore generale. Anche gli altri soldati sembravano alquanto sconcertati.
«Forza ragazzi, rompete le righe! Ritornate tutti alla nostra base, del fuggiasco me ne occuperò personalmente.»
Il plotone si sciolse. Chester e Matt cominciarono ad incamminarsi verso il grande ascensore che li avrebbe riportati sulla terraferma.
Il ragazzino pensò davvero che una fuga del genere non sarebbe mai potuta andare peggio. Tuttavia, prima di affrontare l'ira funesta della madre, avrebbe potuto trarre un piccolo vantaggio da tutta quella scalogna: aveva al suo fianco la massima autorità dell'Esercito di Gracalm, doveva pur avere delle ampie conoscenze riguardo alla situazione della sua regione.
Valeva la pena tentare.
«Mi scusi signore...potrei farle una domanda?» chiese timido il ragazzino.
«Sei un tipetto loquace vedo...beh, certo che puoi chiedermi qualcosa, ma non é detto che io ti possa rispondere!» ribatté scherzoso.
«Perfetto…» esordì Matt «Io vorrei sapere…ce la faremo? Ce la faremo a scacciare i Green Blood da questa città?»
Il Generale fu colto alla sprovvista, ma poi fece un ghigno soddisfatto, non poteva tacere, era una cosa che gli stava troppo a cuore.
«Per il momento stiamo pareggiando ragazzo mio. Non sappiamo veramente quello che potrebbe o non potrebbe accadere, ma su una cosa sono sicuro: siamo ancora in tempo. Non é mai troppo tardi per cambiare le cose, abbiamo tutti i mezzi, dobbiamo sfruttarli al massimo...ecco tutto!»
Gli occhi color nocciola di Matt cominciarono a brillare. Era quello che voleva sentire dal Generale Massimo.
Forse la sua avventura sarebbe anche potuta terminare così, ma udire finalmente delle parole di speranza, gli aveva donato un sollievo tale, da potersi permettere qualche catena in più. Forse era davvero valsa la pena di fuggire, quella notte.
In silenzio, i due raggiunsero il portone del condominio della famiglia Wolfram. Sembrava tutto tranquillo, nella quiete di una sera fresca e ventilata.
Mentre la pioggia accarezzava i loro visi, Matt ritorno indietro, ripensando a ciò che era accaduto poco prima. Perché mai Mina si era trasformata in Betty? Quale strano motivo poteva esserci dietro quella metamorfosi forzata?
Il ragazzino si fermò davanti alla scalinata che l'avrebbe condotto al quinto piano, a casa sua. Chester allora si voltò verso di lui e disse:
«Cos'hai? Non ti senti bene? O c'è qualcosa che ti turba?»
«Posso farle un ultima domanda? E' davvero importante.»  chiese educatamente, cercando di attirare la sua curiosità.
«Sputa il rospo!» esclamò il Generale.
«E' possibile che una persona oramai deceduta, possa reincarnarsi o trasformarsi per qualche motivo in un essere umano diverso, senza alcun preavviso?»
Quello sguardo un po' provocatorio, che il Generale aveva mostrato fino a quel momento, sparì lentamente. Lasciò il posto ad un viso profondo più che mai, davvero degno del capo dell'Esercito.
«Dove hai sentito questa storia? Come fai a conoscere un sortilegio così pericoloso?» disse Chester,  afferrandogli entrambe le spalle.
La porta che conduceva al cortile da dove erano passati poco prima si chiuse all'improvviso, sbattendo violentemente. Si sentì elettricità nell'aria, come se il giudizio universale fosse stato emesso proprio davanti a loro.
Chester si diresse verso a porta, per tentare di riaprirla, ma appena avvicinò la mano al pomello di piombo davanti a lui, una barriera rettangolare opaca e violacea, lo respinse. Fu costretto a fare un passo indietro.
Un vento impetuoso cominciò a soffiare con insistenza nonostante si trovassero in uno spazio completamente chiuso. Chester si mise subito in allerta, mentre Matt si guardò attorno preoccupato.
Davanti alla rampa di scale, comparvero delle piccola saette che si scaricarono in un punto di fronte a loro. Da quella destinazione, qualcosa di ben peggiore stava per giungere davanti ai loro occhi.
«E'...impossibile!» fu tutto quello che riuscì a biascicare Chester.
Uno squarcio dimensionale a forma di cerchio si era aperto proprio ai piedi della rampa di scale, e non era frutto della loro fantasia. Il portale viola cominciò ad emanare una grandissima forza, in grado di risucchiare tutte le persone alla sua portata.
I tentativi di Chester furono inutili. Con un ultimo sospiro di terrore, i due vennero risucchiati dal portale dimensionale, che rapidamente scomparve nello stesso modo in cui era apparso.
Di Chester e Matt, non sembrava essere rimasta alcuna traccia. Era come se fossero stati cancellati dall'esistenza stessa. Qualcuno però, dietro le quinte, stava sorridendo...
 

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