Fondamentalmente, sei una testa di caspio

di Little Wings
(/viewuser.php?uid=425965)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***



Capitolo 1
*** #1 ***





Fondamentalmente, sei una testa di caspio
 
In cui Thomas è un idiota, Newt gli fa da infermiere personale e Minho se la ride. Quasi sempre.
 







1. La prima volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era appena caduto dal suo skateboard.
 
"Sei una testa di caspio" disse Minho, scuotendo leggermente la testa.
Thomas mise su l'espressione più offesa del suo repertorio.
"Minho, lascialo stare" lo zittì Newt, aprendo il disinfettante.
Thomas lo ringraziò silenziosamente con un sorriso, sorprendendosi ancora una volta della bontà del biondo. Poco importava se lui si cacciava nei guai o sbagliava, Newt lo difendeva sempre prendendo le sue parti. Lo faceva da quando si conoscevano - ovvero da quando erano due marmocchi incapaci di spiccicare parola - e nel corso degli anni aveva litigato con parecchie persone per difenderlo.
Praticamente, l'aveva preso sotto la sua ala protettiva e lo trattava come se fosse un cucciolo bisognoso di aiuto. A otto anni, per sempio, Thomas aveva rovesciato - per sbaglio, come ci tenne a precisare più tardi il biondo - la boccia di pesci, facendo finire i pesci rossi sul pavimento. Newt aveva tirato fuori la sua espressione da avvocato difensore che aveva tanto sorpreso e divertito la madre del moro, tanto che alla fine aveva preparato loro la merenda e si era completamente dimenticata di sgridare il figlio. A dodici anni, invece, Thomas aveva rotto la finestra del salotto della signora Howard - la sua vecchia e bisbetica vicina di casa - tirando una pallonata. Newt era entrato in casa della vecchietta e ne era uscito, venti minuti dopo, con uno sguardo trionfante e - Dio solo sa come - una barretta di cioccolato in mano.
Anche a scuola lo aveva salvato in più di un'occasione grazie alla sua parlantina veloce - che disorientava il nemico, a detta di Minho. Una volta, Thomas aveva accidentalmente urtato la spalla del capitano della squadra di football, facendo piombare l'intero corridoio in religioso silenzio, mentre il suddetto giocatore lo inceneriva con lo sguardo. Thomas si dava già per spacciato - sul serio, chi è così idiota da urtare un giocatore di football? Quando si è ancora un fagiolino? Lo sanno tutti che bisogna state alla larga da quei bestioni -, ma il tempestivo intervento di Newt lo aveva salvato da una morte precoce. Il biondo si era messo a blaterare qualcosa riguardo costanti matematiche e probabilità, rincitrullendo completamente il povero giocatore - a cui si era fuso il cervello, molto probabilmente.
"Ma dai, Newt! É caduto dallo skateboard..." stava dicendo l'asiatico.
"Può capitare a tutti"
"... da fermo. Questo non capita a tutti, capita solo alle testepuzzone"
Il povero protagonista di quella discussione, stava zitto, sapendo, in cuor suo, che l'asiatico aveva ragione a dargli dell'idiota. Era uscito per farsi un giro con il suo nuovo skateboard - okey, voleva solo mettersi in mostra - ed era andato a chiamare i suoi amici. A casa di Minho c'era arrivato sano e salvo, i problemi erano cominciati mentre aspettavano che Newt uscisse di casa e li raggiungesse. Non sapeva come, ma in qualche assurdo e inconcepibile modo, Thomas era riuscito a cadere dalla sua tavola salendoci sopra mentre questa era ferma. L'asiatico era - ovviamente, quel ragazzo non aveva un briciolo di empatia - scoppiato a ridere, mentre Newt si era letteralmente catapultato fuori di casa per accertarsi che il suo amico fosse ancora vivo.
Neppure il biondo rispose, ma continuò a tamponare con un batuffolo di cotone il ginocchio di Thomas, che si stava esibendo in una serie di smorfie - che stavano facendo divertire Minho davvero tanto.
"Invece di aprire la bocca a vanvera, vai a vedere se trovi dei cerotti nel mobiletto in bagno, quello sopra la lavatrice" ordinò all'amico, che sparì nell'altra stanza lasciando Thomas e Newt nella camera di quest'ultimo.
"Minho ha ragione," disse Thomas "sono un idiota. Come si fa a cadere dallo skateboard da fermi?"
"Capita di cadere" rispose l'altro, ignorando il fatto che quella del moro era una domanda retorica.
"Si, ma non da fermi!"
"Tommy, sei solo un po' maldestro, tutto qui" concluse Newt, sperando così di chiudere la conversazione, non aveva intenzione di spiegare a Thomas il vero motivo per cui lo difendeva - ed era così apprensivo nei suoi confronti. Avrebbe dovuto arrivarci da solo.
"Newt," lo chiamò però il moro dopo un po' "perché sei sempre così buono con me?"
Il biondo alzò la testa per incrociare gli occhi con quelli dell'altro ragazzo.
"Mi comporto normalmente" replicò, tornando alla sua precedente occupazione, insultandosi mentalmente - era così evidente il suo attaccamento al moro? E lui che pensava di essere riuscito a far passare tutto per semplice apprensione fraterna...
"No, invece," insistette Thomas, "mi difendi sempre - sempre, anche combino dei pasticci enormi o mi ficco nei guai - e anche adesso, potrei benissimo medicarmi da solo"
"Tommy, ti difendo perché tu da solo saresti in grado di cacciarti in guai ancora più grossi e sappiamo entrambi che se ti disinfettassi da solo, finiresti per prenderti qualche rara malattia"
Thomas dovette ammettere che l'amico aveva ragione.
Newt finì di medicare la sua sbucciatura per poi dedicarsi al graffio che si era fatto sulla mano, nell'inutile quanto poco eroico tentativo di attutire la caduta. Dopo averci passato il disinfettante, avvicinò le labbra al palmo dell'amico, per poi schioccarci in bacio, che fece diventare scarlatte le guance del moro.
"Con un bacio passa tutto più velocemente, non lo sai, Tommy?" disse, accompagnando la frase con un sorriso malandrino che fece solo peggiorare la situazione del povero Thomas: ormai sulle sue guance si potevano cucinare due uova.
 

Quando, dieci minuti dopo, Minho fece il suo ingresso in camera di Newt con i cerotti in mano, i due dovettero sforzarsi di non scoppiare a ridere alla vista del bernoccolo che faceva bella mostra di se sulla fronte del ragazzo, nonostante il "Non una parola o siete morti" di Minho.
 






Allora. Se qualcuno ha letto la OS che ho pubblicato tempo fa, saprà (forse) che avevo accennato a una Newtmas più... ehm... seria (?) in fase di stesura. Ebbene, eccola qua. *passa la palla del deserto*
Era nata come una OS pure questa, ma poi sono andata avanti a scrivere (durante le ore di filosofia e letteratura, ma dettagli) e ho deciso di dividere la storia in cinque capitoli. Sono tutti lunghi più o meno quanto questo, qualcuno è un po' più lungo, ma niente papiri. La storia si evolve (lol digievoluzione) sparatemi, diciamo, ma ogni capitolo può benissimo essere letto singolarmente. Ah, si, ecco. Thomas è un povero idiota in questa ff, mezzo imbranato, perché anch'io sono mezza (tutta) impedita - sono riuscita a sbattere la testa starnutendo, una volta, e una mattina mi sono guadagnata un bernoccolo chiudendo la porta.
Il titolo viene da una battuta di Minho del terzo capitolo, che è quello centrale. Che professionalità ù.ú (non è vero, è stato un caso, stavo rompendo le scatole a una mia amica mentre la scrivevo e ho detto "...praticamente, questo qua si fa sempre male. Perché, fondamentalmente, è un idiota."Poi l'ho fatta dire a Minho, cambiando qualche parola).
Se avete voglia di dirmi cosa ne pensate, ne sarei felicissima potete anche dirmi che è meglio se sparisco e non mi faccio più viva.
Nel prossimo capitolo:
2. La seconda volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era svenuto per un calo di zuccheri.




 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** #2 ***





2. La seconda volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era svenuto per un calo di zuccheri.
 
Lui e Minho erano nel bel mezzo dell'allenamento di atletica, mentre Newt li guardava dagli spalti, aspettando che finissero di correre e si facessero la doccia. Il biondo si era portato un libro, ma ogni due pagine portava lo sguardo sui ragazzi che correvano, abbandonando momentaneamente la storia. No, ok, diciamo la verità: non sapeva manco di cosa parlasse quel libro, visto che era troppo concentrato a calcolare la velocità a cui stavano correndo i suoi amici - che è un altro modo per dire che continuava a fissare Tommy.
Era tutto il giorno che Thomas era agitato per il compito di fisica che avevano fatto la settimana prima e che il professore avrebbe riconsegnato il giorno dopo - era IL compito, se non prendeva un compito abbastanza alto, poteva considerarsi morto: sua madre l'avrebbe ucciso. Non erano servite a niente le rassicurazioni di Newt "Cacchio, Tommy, ti ho passato almeno metà compito, vedrai che è andato bene"e quelle di Minho "Rilassati e non stressarmi, testapuzzona". Nessuno però avrebbe potuto pensare - o anche solo immaginare - che fosse così agitato da saltare persino il pranzo, visto che quando si trattava di mangiare era sempre il primo - insieme a Minho - a farsi avanti.
Comunque, in quel momento si trovava per terra sulla terza e quarta corsia e non dava segni di vita.
Appena aveva visto il suo amico cadere a terra, Newt era schizzato in piedi e si era diretto - con la sua caratteristica andatura un po' zoppicante - verso di lui. Intorno al moro si erano radunati i suoi compagni di atletica, mentre Minho si era inginocchiato al suo fianco, indeciso sul da farsi. Newt si fece largo tra i ragazzi, avvicinandosi al corpo svenuto dell'amico, preoccupato per lui.
"Dov'è l'allenatore?" chiese, mentre toccava la nuca del moro per accertarsi che non si fosse rotto nulla.
"Era andato in segreteria un attimo. Ben è andato a chiamarlo" rispose qualcuno che Newt non riconobbe, ma al momento sapere chi gli aveva parlato non era in cima alla sua lista di priorità.
"Minho, aiutami, dobbiamo metterlo in posizione antishock" ordinò all'amico.
"Cosa devo fare?"
"Tiragli su le gambe di circa trenta centimetri. Ho detto trenta, non cinquanta, pive" lo riprese, mentre l'asiatico borbottava qualcosa riguardo alle unità di misura.
"Ho dell'acqua, se può servire" disse qualcuno non-meglio-identificato - ma, di nuovo, a Newt non importava un accidenti del'identità del suo interlocutore.
"Sarebbe utile, si. Aspettiamo che si svegli e gliela facciamo bere"
Il biondo ringraziò mentalmente il suo prof di ginnastica, che li aveva costretti a fare un corso di primo soccorso.
Dopo qualche minuto, Thomas riprese i sensi, sbattendo più volte le palpebre mentre si guardava intorno, confuso.
"Cos...?"
"Sei svenuto, Tommy" gli spiegò il biondo.
"E ci credo, visto che non hai toccato cibo, testa di caspio" aggiunse Minho, mentre gli abbassava lentamente le gambe.
"Ero nervoso" borbottò il moro, mettendosi a sedere.
"Per fisica?" gli chiese Newt, mentre gli toglieva la polvere della pista da schiena e spalle, indugiandovi forse un po' troppo con le dita.
Thomas annuì, beccandosi così una manata sulla spalla da parte di Minho.
"Ancora con questa storia? Newt ti ha passato praticamente tutto il compito, è impossibile che ti sia andato male"
Thomas arrossì, balbettando qualcosa, mentre Newt lanciava un'occhiataccia a Minho, che alzò le mani, senza smettere però di ridacchiare.
"Non so... ho paura che qualcosa vada storto. Non che non mi fidi delle tue abilità in fisica!" disse, allarmato, rivolgendosi al suo amico.
Newt era un genio in fisica - praticamente passava le lezioni a chiacchierare col professore su questa o quella questione di fisica, mentre il resto della classe faticava a ricordarsi un paio di formule - e non aveva dubbi che avesse fatto il compito in modo esemplare. Era solo spaventato che l'insegnate avesse capito che non era normale che il suo compito fosse andato così bene, dopotutto, aveva collezionato una discreta quantità di E e F in quella materia nel corso degli anni.
"Ho capito Tommy" lo rassicurò quello, pensando che l'amico fosse semplicemente adorabile quando arrossiva e balbettava in quel modo.
Minho intanto stava facendo disperdere il gruppo di atletica, perché "Non c'è niente da vedere. Forza, tornate a correre, razza di pive".
Newt aiutò l'amico ad alzarsi, facendo attenzione a non fargli fare movimenti bruschi che avrebbero potuto fargli perdere l'equilibrio, mentre l'asiatico era pronto a prenderlo al volo ne caso fosse svenuto di nuovo.
"Devi sempre farci preoccupare" disse Minho, cercando di alleggerire la tensione e nascondere il fatto che anche lui si era preoccupato molto per l'amico - aveva pur sempre la sua reputazione di duro da mantenere, lui.
Thomas mugugnò qualcosa di incomprensibile come risposta, ma sia Newt che Minho non fecero domande. Intanto, si erano diretti verso gli spalti per far sedere il moro. Quando si fu seduto, il biondo gli passò la bottiglietta d'acqua che il ragazzo-non-meglio-identificato di prima gli aveva gentilmente offerto.
"Va meglio?" gli chiese quindi, premuroso.
Thomas annuì. "Però forse è meglio se per oggi la finisco qui con la corsa"
"Newt, tienilo d'occhio tu, le gare di atletica non si vincono da sole" disse Minho, tornando poi in pista.
Il biondo non levò gli occhi di dosso al moro per il resto della giornata - e forse non fu solo per una paura che svenisse di nuovo.
 

Il giorno dopo, quando il professore di fisica consegnò i compiti, Thomas si ritrovò con una bella B- in mano, accompagnata dal "Metterti di fianco a Newton durante le mie ore ti ha fatto bene, Thomas".
Minho, intanto, sorrideva divertito.
 



Eh, si, Newt ha proprio paura che svenga di nuovo lo sappiamo che lo stavi mangiando con gli occhi Newtino, non c'è bisogno di nascondersi.
Avrei voluto aggiornare prima, ma mercoledì quella sadica della mia prof di latino ha deciso che era divertente farci fare compito venerdì e quindi non ho avuto tempo.
Ho anche deciso che questa storia avrà un seguito - sarà solo una OS, non preoccupatevi, sempre con Newt che fa da crocerossina a Tommy - perciò dovrete sopportarmi ancora a lungo.
Ho uno strano rapporto con la fisica, io. Non capisco una mina di quello che dice il prof in classe - giuro, è incomprensibile -, ma riesco sempre a cavarmela nei compiti. E questa cosa mi piace. E a voi non interessa, ma shh.
Allora, il mio prof di ginnastica è uno scansafatiche di prima categoria - nemmeno io sono così pigra - e siccome non aveva voglia di spiegarci la teoria - avete presente? Tipo, il corpo umano e quelle cose li -, ha deciso di farle esporre a noi. A me è toccato Pronto Soccorso e la mia parte includeva gli svenimenti, ergo so che in caso di svenimento bisogna mettere i piedi in su, come dice Newt. (so che questo non vi interessa, ma sopportatemi)
Nel prossimo capitolo:
3. La terza volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era caduto dalle scale mentre andava verso l'aula di letteratura inglese.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** #3 ***






3. La terza volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era caduto dalle scale mentre andava verso l'aula di letteratura inglese.
 
Newt, Thomas e Minho frequentavano insieme sia matematica, che era alla seconda ora, che letteratura inglese, ovvero la terza ora. I tre amici stavano quindi scendendo le scale insieme, come molti altri studenti, mentre chiacchieravano del più e del meno, quando Thomas cadde, inciampando nei lacci sciolti delle sue scarpe. Solo che nessuno arrivò a trarlo in salvo - non siamo mica sul set di un film romantico. Si grattò il gomito sul muro e mise male la caviglia, prendendosi così una storta.
Inutile dire che Minho scoppiò a ridere, mentre Newt gli tirava uno scappellotto e Thomas arrossiva furiosamente. Il biondo prese il gomito ferito dell'amico e studiò con occhio critico la ferita.
"Com'è possibile che mi faccio sempre male?" si lamentò Thomas, facendo una smorfia di dolore quando mosse la caviglia per sedersi sui gradini.
Doveva per forza esserci qualcuno che lo odiava profondamente, lassù, perché altrimenti non si spiegavano le sue innumerevoli disavventure. Non riusciva nemmeno a scendere le scale senza farsi male! E questo - farsi male, con o senza le scale - gli succedeva ogni santo giorno. O sbatteva la testa contro un mobile, o cadeva inciampando nei fili della Play Station, o si scottava mentre si scaldava il latte la mattina. Da che aveva memoria, non si ricordava di essere riuscito a rimanere incolume per più di quarantacinque ore.
"Perché, fondamentalmente, sei una testa di caspio" gli rispose Minho, appoggiato al muro, con un ghignetto sulle labbra.
Era sbagliato dire che l'asiatico fosse divertito dal suo dolore, piuttosto lo era dalla sua sbadataggine, perché, okey, qualche volta ci stava, ma li si parlava di decine di volte. Aveva visto il suo amico cadere e rialzarsi così tante volte che ormai non si preoccupava quasi più - a meno che non fosse qualcosa di serio. Newt, invece, non era dello stesso avviso, lui si preoccupava sempre per Thomas, anche quando non ce ne era effettivamente bisogno, specialmente nell'ultimo periodo. Minho aveva smesso di chiedersi il perché di questo suo attaccamento da un bel po' ormai, conosceva l'amico come le sue tasche e sapeva perfettamente cosa gli succedeva.
"Minho, vai in classe" gli ordinò il biondo, mentre passava delicatamente un dito sul gomito ferito dell'amico.
"Cos-...? Perché?"
"Perché devi dire alla prof che io e Tommy siamo in infermeria"
L'asiatico stava per fargli notare che poteva benissimo accompagnarlo lui, visto che odiava letteratura e ogni scusa era buona per saltare un'ora.
"Minho, già la prof ti detesta e pensa che tu sia uno scansafatiche, se salti pure quest'ora quella ti boccia senza pensarci due volte" lo precedette Newt, sapendo benissimo cosa passava per la testa del suo amico.
Minho borbottò qualcosa, ma si diresse verso l'aula di inglese nel corridoio ormai vuoto - la campanella era suonata e gli studenti erano ormai nelle rispettive classi.
Il biondino invece aiutò il moro ad alzarsi in piedi e lo sorresse, facendolo appoggiare alle sue spalle con il braccio sano. E così, zoppicando entrambi, si diressero verso l'infermeria.
"Facciamo una bella coppia di zoppi, eh?" disse Newt, alludendo alla sua caviglia malmessa - ricordo di un incidente avvenuto anni prima.
Thomas ridacchiò. "Sicuro. Dovremmo farci una foto ricordo" scherzò, facendo sorridere l'amico.
Quando arrivarono in infermeria, non c'era nessuno, né l'infermiera, né una bidella a cui chiedere informazioni. Attesero per una quindicina di minuti, durante i quali Newt non fece altro che sbuffare e tamburellare con le dita sopra la sua coscia, mentre Thomas lo osservava, seduto sul lettino dell'infermeria. Dopo il trentaseiesimo sbuffo - Thomas li aveva contati -, il biondo si alzò e si avvicinò allo scaffale dei medicinali.
"Cosa fai?"
Newt afferrò del disinfettante dal mobiletto bianco e una borsa di ghiaccio dal freezer dell’infermeria.
"Se aspettiamo l'infermiera facciamo notte, Tommy"
"Ma non puoi prendere le cose così! Quella ti scuoia, se lo scopre"
"Hai detto bene: se lo scopre. E comunque sono sicuro di riuscire a tirarci fuori dai guai anche 'sta volta"
Il biondo fece un sorriso malandrino per poi versare del disinfettante su un batuffolo di cotone e poggiarlo sul gomito dell'amico. Thomas fece istintivamente una smorfia di dolore a quel contatto, ma non si lamentò. Poi Newt gli fece distendere la gamba sul lettino e mise il ghiaccio sulla caviglia.
Thomas gli sorrise, riconoscente.
"Direi che il ghiaccio lo tieni per il resto della giornata, poi quando torni a casa te ne fai dare dell'altro da tua mamma. La caviglia deve stare a riposo per qualche giorno, perciò niente corsette con Minho e gli altri ragazzi di atletica, ok? Stai a casa e sfrutta il momento per imparare a giocare a GTA, così magari la prossima volta riesci a tenermi testa. Per il gomito non posso fare molto altro, l'ho disinfettato, ma non posso metterci un cerotto. Ma tranquillo, tienilo lontano da qualunque cosa possa infettarlo e starai bene in un batter d'occhio!"
Thomas annuì, anche se dopo tutte le sue cadute, botte e quant'altro queste cose le sapeva a memoria. Ma non aveva certo intenzione di interrompere l'amico e irritarlo, privandosi così delle sue amorevoli cure.
 

Quando, dieci minuti dopo, l'infermiera fece il suo ingresso, somigliava terribilmente a un toro infuriato. Thomas era a dir poco terrorizzato - secondo una leggenda, nessuno sopravviveva dopo aver fatto arrabbiare l'infermiera, innumerevoli erano gli studenti scomparsi dopo averla vista infuriata -, mentre Newt sfoderò il suo miglior sorriso e tutta la sua ars oratoria1. Qualche minuto dopo, erano entrambi seduti sul lettino con un lecca-lecca in mano, il biondo con un'espressione soddisfatta in volto, Thomas ancora allibito.
 




1in questo periodo sto studiando Cicerone e tutti i suoi compari, uhg. Comunque l'ars oratoria sarebbe l'arte oratoria e quindi la capacità di tener orazioni. Ora, visto che queste orazioni servivano anche per dissuadere le persone, ho pensato che ci stava bene.
 
Terzo capitolo. Che dire? Amo Minho *-* ma non c'entra niente.
Allora. Non so cosa dire. Bhe, vorrei ringraziare le persone che hanno messo questa storia tra le seguite/ricordate/preferite, se sapessi fare i biscotti, ve li manderei. E a Madam Morgana e Lex_Newtmas ne manderei uno in più, visto che hanno recensito lo scorso capitolo, siete delle personcine così carine *-*
 
Nel prossimo capitolo:
4. La quarta volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era stato coinvolto in una rissa.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** #4 ***




Non odiatemi per quello che ho fatto fare a Gally, pliz.
 




4. La quarta volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era stato coinvolto in una rissa.
 
Quel pomeriggio, Minho, Newt e Thomas erano andati a farsi un giretto per il centro, sfruttando una delle prime giornate di primavera in cui erano stati graziati dagli insegnanti.
Avevano appena finito di mangiare il gelato che avevano preso - e Thomas era riuscito a sporcarsi anche un orecchio -, quando si imbatterono in Gally e la sua gang.
Gally era stato amico di Newt e Minho, un tempo, ma poi aveva iniziato a frequentare una brutta compagnia e aveva cominciato a comportarsi da bulletto. Gli altri due avevano quindi preso le distanze da lui, non volendo rimanere invischiati in brutti giri. Gally però non aveva preso bene questo loro comportamento e aveva iniziato a trattarli male. Uno spintone oggi, un insulto domani. Solitamente, Minho e Newt ignoravano la cosa - sopratutto quando c'era un professore nei paraggi - o rispondevano a tono, senza però arrivare mai alle mani.
Thomas, essendosi aggiunto al duo solo in seguito al trasferimento della sua famiglia, non partecipava mai a queste amichevoli discussioni, ma era sempre pronto ad aiutare i suoi amici nel caso ce ne fosse bisogno.
Di solito, però, i loro incontri-scontri con Gally e compagnia bella avvenivano a scuola, dove, bene o male, erano sicuri di non andare incontro a grossi guai. Fuori da scuola però era tutta un'altra storia: non c'erano professori pronti ad intervenire, per strada. E loro, in quel momento, non stavano percorrendo la strada più frequentata del centro, anzi.
Gally si era avvicinato a loro tre, che invece stavano facendo finta di non averlo notato e continuavano a camminare. Il ragazzo però non sembrava intenzionato a lasciarli andare, dal momento che continuava ad avanzare verso di loro, seguito dai suoi fedeli compari.
Avrebbero potuto scappare, Minho, Thomas e Newt, ma sarebbe stato come ammettere di aver paura e tutti e tre erano troppo orgogliosi per farlo.
"Newt, Minho, non si saluta più?" chiese, ormai alle loro spalle, mentre un ghigno che non potevano vedere si apriva sulle sue labbra.
L'asiatico sbuffò, pronto a rispondergli per le rime, ma Newt lo bloccò, afferrandolo per il braccio.
"Fermo. Ignoralo e basta" gli ordinò, continuano a camminare.
Minho sbuffò di nuovo, ma non si fermò.
Gally però non demordeva, non ora che aveva l'occasione di fargliela pagare. Accelerò quindi il passo per avvicinarsi maggiormente al terzetto. Mise una mano sulla spalla di Newt, facendo pressione per farlo girare. Il biondo si ritrovò così di fronte a uno sguardo freddo, privo di quell'affetto che li aveva legati per anni.
"Non ci interessa se hai qualcosa da dirci, vogliamo andarcene per non dover vedere la tua brutta faccia"
"Oh, ma non sono qui per parlare" disse Gally, mentre un sorriso tutt'altro che angelico gli incurvava le labbra.
I tre amici si guardarono, certi che non stesse nascondendo nulla di buono. Il pugno che raggiunse lo stomaco di Newt bastò per capire ogni cosa, però. Il biondo si piegò in due dal dolore, mentre una smorfia gli deformava il volto. Minho e Thomas si erano subito avvicinati a lui, il primo fulminando con lo sguardo Gally, il secondo preoccupato per l'amico.
L'asiatico fronteggiò l'aggressore, irato.
"Fin'ora sono stato calmo e non ti ho spaccato la faccia, ma ora hai superato il limite"
Mezzo secondo dopo, il pugno di Minho si scontrava con la mandibola di Gally. Quest'ultimo indietreggiò, coprendosi la parte lesa.
Sputò per terra. "Prendeteli" ordinò.
I suoi cinque scagnozzi - in religioso silenzio, proprio come cagnolini ubbidienti - circondarono i tre ragazzi.
"Tre contro cinque?" chiese Thomas, una mano ancora poggiata sulla schiena di Newt. "Sapevo che eri un idiota, ma non pensavo fossi anche un vigliacco"
Gally indurì li sguardo, mentre lo prendeva per il colletto della maglia, separandolo dal biondo, e lo colpì. Intanto Minho, trattenuto da due ragazzi - che, diciamocelo, stavano facendo non poca fatica, l'asiatico sapeva come difendersi -, stava urlando improperi ed epiteti che non possono essere trascritti per buona educazione.
I seguenti minuti risultarono un po' confusi per tutti, Thomas in particolare ricordava solo i colpi dati e ricevuti e le urla dei suoi amici. Per fortuna la rissa non durò molto, tutto quel baccano non poteva certo passare in osservato. Dopo un po' infatti intervennero due uomini, che li separarono e si accertarono che non avessero ferite mortali. Thomas era quello messo peggio, ma non sembrava avere qualcosa di rotto, solo lividi e qualche graffio, mentre gli altri se l'erano cavata con meno.
Gally e la sua banda se l'erano svignata subito, senza curarsi dei danni che avevano causato.
I tre amici andarono da Newt, visto che i suoi genitori erano fuori, per medicarsi prima di tornare nelle rispettive case - Thomas non voleva certo far preoccupare sua madre tornando in uno stato pietoso, meglio sottoporsi alle cure del padrone di casa, prima.
"Dobbiamo fargliela pagare" sbottò Minho, mentre Newt metteva una pomata sullo zigomo destro di Thomas - praticamente, aveva colto l'occasione per carezzargli la guancia, ma l'amico non era certo contrario a quelle coccole.
"Non sono sicuro che sia una buona idea. Sono comunque più di noi, a meno che non troviamo qualcuno disposto a farsi prendere a pugni per noi" borbottò Thomas, allontanandosi dalla mano del biondo, che gli aveva appena toccato la ferita che aveva sulla fronte.
"Scusa, Tommy, non volevo" si scusò, sorridendogli."E comunque, non dobbiamo per forza gonfiarli si botte" sorrise malandrino Newt, contagiando anche gli altri due.
"Qualcosa mi dice che hai già in mente un'idea, biondino" disse Minho, impegnato a disinfettarsi un graffio sul braccio.
Newt continuò a medicare il moretto, passando dalla pomata al disinfettante e cerotti
"Può essere" disse, evasivo, ma era palese che qualcosa frullasse in quella sua testolina bionda.
 

Undici giorni dopo - Newt era uno stratega: far passare del tempo per far sentire al sicuro il nemico era parte integrante del piano -, Gally visse uno dei giorni peggiori della sua vita.
Quel giorno l'intera scuola era stata convocata nell'aula magna - il biondo aveva pensato a tutto - per l'annuale discorso del preside, che commemorava la morte del fondatore della scuola. Circa a metà del discorso, quando ormai gli studenti si erano stancati di sentire il vecchio preside che ripeteva lo stesso sermone di tutti gli anni, le slide che venivano proiettate sul muro sparirono, facendo spazio a una schermata nera. Dopo qualche secondo, ricomparve un'immagine, peccato che non avesse niente a che vedere con il defunto fondatore. Un'enorme foto di Gally veniva infatti proiettata, e non era nemmeno una bella immagine: il ragazzo era stato immortalato mentre aveva le dita nel naso. Risatine, qualcuno che indica Gally, avendolo riconosciuto. Intanto il preside e il tecnico stavano cercando di capire che cosa fosse successo e togliere quell'immagine. La foto però non era che la prima di una serie. Gally con delle mutande rosa. Gally addormentato che sbava. Gally che fa una facia strana. Gally che abbraccia un unicorno di peluche.
Dopo sedici immagini, finalmente il tecnico viene folgorato da un'illuminazione e stacca la spina del proiettore.
Thomas e Minho non avevano smesso un secondo di ridere, accompagnati dal "Perché qualcosa mi dice che è tutta un'idea di Newt?"del secondo.
 




Sul serio, non uccidetemi per la parte che ho fatto fare a Gally. Avevo bisogno di un cattivo e lui mi sembrava perfetto. Comunque, quarto capitolo, ci avviciniamo alla fine di questa grande cavolata che mi ostino a chiamare storia ma che in realtà è solo il frutto di una mente malata storia.
É il capitolo che mi piace meno, questo, ma l'idea iniziale che avevo per la rissa è andata a farsi benedire e ho iniziato a scrivere questo. E non c'è nemmeno tanto Newtmas. Ugh. No, okey non c'è proprio ma voi mi amate lo stesso.
Quello che fa Newt penso possa essere clasificato come atto di bullismo, ma shhh, lo fa per una giusta causa, lui. Non sapevo cosa fargli fare, ho passato l'ora di storia a rompere a una mia amica e poi mi è venuta in mente questa gran cavolata.
Nel prossimo capitolo:
5. La quinta volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era a letto con 39 di febbre. O, almeno, così pareva.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** #5 ***






5. La quinta volta in cui Newt gli fece da infermiere personale, Thomas era a letto con 39 di febbre. O, almeno, così pareva.
 

Quando quella mattina Thomas non si era presentato a scuola, Newt si era subito preoccupato, ma Minho l'aveva subito rassicurato dicendogli che l'idiota - perché, andiamo, chi è che riesce ad ammalarsi con 26° gradi in primavera? - si era beccato un'influenza ed era confinato a letto. Il biondo, seppur offeso dal fatto che non fosse stato avvertito prima da Thomas stesso, sembrò calmarsi - almeno sapeva che il suo Tommy era vivo.
Fu irrequieto per il resto del giorno, però, tanto che Minho fu costretto a dargli un pizzicotto quando si mise a parlare durante la seconda ora, interrompendo così il pisolino quotidiano dell'asiatico.
A pranzo, continuò a battere il piede sano per il nervosismo; ma sembrava l'unico preoccupato. Gli altri infatti scherzavano e chiacchieravano normalmente - Minho stava ridendo della sua agitazione, ne era certo. Il loro amico poteva essere prossimo alla morte e loro ridevano. Per fortuna c'era lui che si preoccupava per Tommy.
 
A: Tommy :)
Come stai ora?
 
A: Tommy :)
Ti stai curando, vero?
 
A: Tommy :)
Dopo passo a vedere come stai
 
A: Tommy :)
Tommy, mi sto preoccupando. Va tutto bene?
 
Il fatto che l'amico non gli rispondesse non aiutò affatto e, appena finì l'ultima ora, schizzò letteralmente fuori dall'aula. In seguito, Minho giurò di non averlo mai visto correre così velocemente. Quello che non disse è che durante la sua fuga, stava ghignando compiaciuto: sapeva perché il suo amico si comportava così, lo sapevano tutti - tranne i due idioti direttamente coinvolti -, praticamente. Per questo aveva accettato di reggere il gioco di Thomas - che non stava davvero male, ma questo Newt non doveva saperlo.
 
A: Thomas Testapuzzona
Newt è appena uscito, diretto a casa tua. Ha passato tutto il giorno chiedendomi se sapevo qualcosa di te. Era adorabile tutto nervoso
 
A: Thomas Testapuzzona
E non è stato il correttore automatico a scrivere quel  "adorabile" ;)
 
Da: Thomas Testapuzzona
Minho, tu lo sai che non mi faccio problemi a tirarti un pugno, si?
 
A: Thomas Testapuzzona
Rilassati, non te lo rubo mica  ^.^
 
A: Thomas Testapuzzona
E SCOPATE che non vi sopporto più
 
Quando Newt arrivò a casa dell'amico, praticamente non salutò nemmeno la madre del moro, troppo occupato a correre nella camera di Thomas. Quando spalancò la porta, si trovò davanti l'ultima scena che avrebbe mai immaginato. Thomas infatti stava ascoltando la musica con gli auricolari, dandogli le spalle, mentre ballava - in un modo un po' scomposto e poco coordinato, a dirla tutta.
"Tommy?" lo chiamò Newt, sgomento. Non era costretto a letto perché malato?
L'amico però non lo sentì e fu quindi costretto a mettergli una mano sulla spalla. L'urletto poco virile che lasciò la gola di Thomas indicò che si era accorto della sua presenza. Sapeva che sarebbe arrivato - aveva letto i suoi messaggi, non aveva risposto solo per farlo preoccupare un po' di più -, ma si era messo ad ascoltare una canzone che gli aveva mandato Brenda e non si era accorto del tempo che scorreva.
"N-Newt" balbettò, cercando di capire lo stato d'animo del ragazzo.
"Vedo come stai male" disse quello, acido, incrociando le braccia al petto.
"Posso spiegarti" replicò subito l'altro, maledicendosi per essere caduto nel solito cliché.
Thomas non era stupido, forse un po' ingenuo a volte, ma non stupido, e si era accorto dei comportamenti di Newt nei suoi confronti. Alcuni potevano passare per semplice affetto fraterno, ma altre proprio no. Si preoccupava decisamente troppo per lui, non come Minho, che si faceva sempre due risate quando il moro si faceva male - okey che Minho era Minho, ma era pur sempre uno dei suoi migliori amici.
Al moro però questo attaccamento da parte del biondo non dispiaceva, anzi, più di una volta finto di stare male - come quella volta che gli tirarono una pallonata in pancia e finse di avere molto male, guadagnandosi una dose extra di coccole di Newt - esattamente come quel giorno. Sapendo che Newt aveva l'istinto di crocerossina, Thomas - e Minho, perché senza di lui non sarebbe andato da nessuna parte - aveva ideato quel piano: far credere al biondo di stare male, in modo da poter vedere la sua reazione e farlo accorrere da lui.
La verità era che, per quanto gli piacessero tutte quelle attenzioni, voleva qualcosa di più. Aveva già fatto i conti con la sua bisessualità barra omosessualità barra Newtsessualità - non era molto sicuro che esistesse davvero come parola, ma chi non avrebbe voluto essere Newtsessuale? - e la sua cotta per uno dei suoi migliori amici, non gli rimaneva che prendere il coraggio a due mani e confessare il suo infatuazione.
Ovviamente sperava di non aver frainteso i comportamenti del biondo - in quel caso, si sarebbe volentieri scavato la fossa con le sue mani.
Newt gli fece un cenno del capo, invitandolo a continuare.
"Si, ecco... noi... io... Uhm" balbettò il moro, grattandosi la testa in cerca delle parole giuste.
Forse avrebbe dovuto ascoltare Brenda e provare un discorso. Forse.
Il biondo roteò gli occhi. "Mi hai fatto credere che stavi male, vengo qui e scopro che invece sei sano come un pesce, ma non riesci a spiegarmi perché l'hai fatto?" chiese, prima di girarsi, pronto a uscire.
La sua fuga venne però bloccata dalle braccia di Thomas, che lo circondarono avvicinando i loro corpi, schiena contro petto. La testa di Thomas posava sulla spalla del biondo e Newt lo maledisse per essere cresciuto così tanto - una volta era il moro il nanetto del gruppo -, ma non si ribellò a quell'abbraccio, visto che non gli dispiaceva.
"Penso di essere innamorato di te" sussurrò Thomas, così piano che Newt non l'avrebbe sentito se non fosse stato così vicino a lui.
"Pensi o ne sei sicuro?" chiese il biondo, con il cuore che batteva all'impazzata e una paura folle che il suo amico non fosse sicuro dei suoi sentimenti. Perché lui era più che sicuro dei suoi.
"Sono sicuro"
"E allora lasciami andare" ordinò Newt, divincolandosi dalla stretta dell'altro.
In tutta risposta, Thomas rafforzò la sua presa. "Non voglio guardarti negli occhi mentre mi dici che per te sono solo un amico"
"Chi ti dice che ti rifiuterò?" chiese il biondo divertito.
Il moro allentò il loro abbraccio, sorpreso, lasciando a Newt la possibilità di girarsi. Il biondo incrociò i suoi occhi con quelli di Thomas, sorridendogli.
"Pensavo che volessi sapere se sono davvero innamorato di te perché in caso di dubbio non avresti nemmeno dovuto rifiutarmi, ti bastava dirmi che non è possibile o una cosa del genere…" iniziò a blatrare Thomas.
La risata di Newt riempì la stanza. "Sei un idiota" disse, prima di unire le loro labbra in un dolce bacio.
A Thomas servirono un paio di secondi per elaborare il fatto che Newt, il ragazzo di cui era innamorato perso, lo stesse baciando. Poi ricambiò il bacio, passando le mani sulla schiena dell'altro e spingendoselo addosso.
Minho aveva ragione: era proprio una testa di caspio.
 

Quando il giorno dopo si presentarono a scuola mano nella mano, Minho andò loro incontro, preceduto dal suo "Era ora!", che molto probabilmente si sentì in tutta la scuola. I due neofidanzatini arrossirono imbarazzati, ma non sciolsero le loro mani - Thomas era deciso a non allontanarsi dal biondo per più di qualche secondo e Newt non aveva certo intenzione di lamentarsi.
 






 
Ci ho messo una vita ad aggiornare, lo so, e mi dispiace perché il capitolo era pronto da un po’, ma non ho avuto tempo! Però ora sono qui.
Questa storia è finita e so che vi mancherò, ora, e visto che è l’ultimo capitolo, ci terrei molto a sapere cosa ne pensate, sia di questo che dell’intera storia :)
È la prima volta che riesco a portare a termine qualcosa che non sia una One Shot e sono molto felice per questo. Forse scriverò un seguito (una OS), ma più avanti, adesso sono completamente assorbita da un altro fandom.
Alla prossima,
Little Wings





 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3097277