White waters

di Freya Crystal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Lost ***
Capitolo 3: *** 2. Little empty shyness ***
Capitolo 4: *** 3. Dangerous green ***
Capitolo 5: *** 4. The water call ***
Capitolo 6: *** 5. The traitor betrayed ***
Capitolo 7: *** 6. The super sphere ***
Capitolo 8: *** 7. Black waters ***
Capitolo 9: *** 8. The hole ***
Capitolo 10: *** 9. Farplane ***
Capitolo 11: *** 10. Dead whisperer ***
Capitolo 12: *** 11. Ichigo's rebirth ***
Capitolo 13: *** 12. The special guest ***
Capitolo 14: *** 13. The key to the other world ***
Capitolo 15: *** 14. I'll take care of her ***
Capitolo 16: *** 15. Desire ***
Capitolo 17: *** 16. Misleading waters ***
Capitolo 18: *** 17. Only time ***
Capitolo 19: *** 18. The new soldier ***
Capitolo 20: *** 19. The circle of fire ***
Capitolo 21: *** 20. White Waters ***
Capitolo 22: *** 21. The deceive ***
Capitolo 23: *** 22. Dark rainbow ***
Capitolo 24: *** 23. Under the burning sun ***
Capitolo 25: *** 24. Stay ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


White waters
 

 

 
 
Alla fine aveva deciso di uscire. Stare sola con Rajin, così serio e silenzioso, l'aveva messa in soggezione.
Era rimasta per alcuni minuti sul portico, a guardare le stelle, in ascolto del rilassante rumore del mare.
Forse, malgrado le stranezze che la caratterizzavano in quel periodo, quel luogo si sarebbe rivelato il posto giusto in cui essere al momento giusto.
Si era incamminata lungo il sentiero della foresta, spinta da un irresistibile impulso ad immergersi nel fitto della vegetazione.
Era tutto molto tranquillo. Nell'orario del dopo cena i vacanzieri che avevano prenotato una casa in spiaggia se ne andavano in giro per la città. Non c'era nessuno lungo la via. Inizialmente si era ritenuta soddisfatta di quella piccola auto-concessione di libertà; l'aria di mare non poteva che farle bene, la brezza che soffiava pigra tra le fronde la cullava e il verso dei gabbiani non la faceva sentire in completa solitudine. Sino a quando non aveva iniziato a pentirsi della sua decisione.
A dire il vero non sapeva nemmeno dove stesse andando.
Aveva chiesto a Rajin di rimanere in casa, perché non si sarebbe allontanata più di tanto. Ma nel momento in cui si era posta lo scialle verde acquamarina sulle spalle e si era richiusa la porta dietro di esse, Retasu non aveva ancora capito cosa voleva fare: raggiungere gli altri per conto suo, oppure fare un giro d'esplorazione?
Cominciava ad intravedere il lato sinistro della situazione, ora che poteva ritenersi lontana dalla spiaggia. I colli delle palme protese verso l'alto non le ispiravano più quella sensazione di pace comunicata dalla vista della natura. Era ancora in tempo per tornare indietro senza doversi dichiarare persa?
Si era perfino dimenticata il cellulare.
Grandioso.
Era stata l'acqua cristallo a spingerla sino lì, facendole dimenticare gran parte del suo buonsenso.
Un fruscio tra le foglie alla sua destra la fece sussultare. I racconti dell'orrore di Minto e Purin tornarono a popolare la sua mente. Brutto, bruttissimo momento, per andare a farle visita. Le avevano rovinato la cena alla griglia, non potevano tormentarla anche adesso. Proprio no.
Retasu continuò a camminare, le dita dei piedi strette contro la suola delle infradito. Era come se il suo corpo, facendosi ricurvo, volesse rinchiudersi in se stesso.
Il cuore le schizzò in gola.
Era un'ombra. Soltanto l'ombra di un uccello che le era passato sopra la testa.
Smettila, ti stai facendo prendere inutilmente dal panico.
Chi era stata, Minto o Purin, a raccontare del fantasma della ragazza morta per annegamento, quella che si aggirava sull'isola di notte, chiamando il nome del suo amato suicidatosi laddove lei stessa aveva perso la vita?
Un lato oscuro della sua personalità, che probabilmente condivideva con molte persone sulla faccia della Terra, era la sua incontrollata propensione a ricordare nei minimi particolari ciò che la spaventava proprio quando non avrebbe dovuto farlo.
Purin è una bambina. Avrà raccontato una fesseria per impressionare tutti. Minto vive a contatto con persone che non hanno tempo di parlare di queste cose, probabilmente voleva soltanto far arrabbiare Ichigo e ha colto l'occasione per divertirsi con una storia campata per aria.
Un altro fruscio, dietro di lei, stavolta.
Retasu accelerò la camminata, voltando indietro la testa in un riflesso involontario. La goffaggine, sommata all'autosuggestione, la fece inciampare.  Un leggero pizzicore al ginocchio sinistro l'avvertì della sbucciatura che si era appena guadagnata. Gli occhiali  le erano scivolati a terra a qualche centimetro dal viso. Li inforcò rapidamente e la prima cosa che vide fu un'ombra nera. Pur non volendolo, sollevò la testa per identificare la presenza che le si era parata di fronte, mentre il respiro le si mozzava in gola.
<< Lasciami andare! >>
Nemmeno il tempo di mettersi in ginocchio che l'alieno l'aveva afferrata per le braccia, immobilizzandogliele lungo i fianchi.
Retasu fissò implorante i grandi occhi scuri che la guardavano con freddezza.
<< Non voglio farti del male, non dobbiamo per forza combattere ogni volta che c'incontriamo. >>
La sua mano sinistra si trovava giusto all'altezza della tasca della gonna contenente la spilla.
<< Farmi del male? Non essere ridicola, Mew Mew. >>
Retasu, inspiegabilmente, si riscoprì in grado di fronteggiare quello sguardo con decisione. Era la mancanza di sentimenti, l'apparente nudità che esso mostrava, a farla sentire più forte di lui.
<< Quindi adesso cos'hai intenzione di fare? Mi vuoi uccidere, Pai? >>
L'alieno dilatò incontrollatamente gli occhi per una frazione di secondo, al suono del suo nome.
<< Mew mew Retasu, metamorfosi! >>
Pai si allontanò di scatto dall'umana, riparando il volto dalla luce abbagliante che il suo corpo stava sprigionando.
 << Mi basta sfiorare la spilla, per trasformarmi. >>
Trovarsela davanti con un colore di occhi e capelli più chiari lo sconvolse. Quella creatura sprigionava una forza interiore di cui non riusciva a comprendere la natura né l'origine.
<< Bene. Combattiamo. >>
Retasu balzò di lato per evitare di finire colpita dal fulmine scagliatole contro. Richiamò le nacchere ed incrociò le braccia all'altezza del petto. << Non voglio combattere. >>
<< Sei insistente, a quanto vedo. Elettrosiluro! >>
La Mew verde, a fatica, riuscì a schivare il secondo colpo. << Ti prego, insieme potremmo trovare una soluzione! L'odio non porta a nulla. >>
Pai scosse la testa. << Assurdo. Non ho nessuna intenzione di negoziare con voi esseri umani. Elettrosiluro! >>
Il fulmine la colpì di striscio.
<< I tuoi riflessi sono scarsi. >>
Col fiato corto, Retasu premette una mano sulla spalla pulsante.
Quando l’alieno scagliò il terzo fulmine, si buttò a terra.
<< Non sei fatta per la guerra. >>
Tremante, la ragazza si rimise in piedi. << Hai ragione. >> Il sangue aveva tracciato un sentiero lungo il suo braccio e, raggiunte le dita, iniziò a colare al suolo sottoforma di piccole, dense gocce. << Nemmeno tu lo sei, Pai. >>
Un fiore macchiato di vita.
L'alieno avvertì una fitta allo stomaco. Quell'insulsa creatura non poteva permettersi di giudicarlo. Ma non ebbe modo di replicare, perché la sua attenzione fu catturata dalla vista dell'orizzonte. Un fascio di luce rossa era comparso al livello del mare, andando a proiettarsi verso il cielo.
<< Idiota, gli avevo detto di aspettare! >>
Retasu si ritrovò a fissare il nulla.
Pai si era smaterializzato. Qualcosa nel suo piano era andato storto, se era stato spinto ad abbandonare il combattimento. La Mew verde puntò lo sguardo in aria, realizzando dentro di sé la gravità della situazione. Si precipitò di corsa verso la fonte di quell'anomalia, ripercorrendo a ritroso la strada che la separava dalla spiaggia. Improvvisamente sapeva dove doveva andare. Quella luce la stava chiamando.
Retasu correva, cercando di bloccare i pensieri. Doveva concentrarsi esclusivamente sui suoi passi.
Mente fredda, rimani calma.
Sentiva il richiamo dell'acqua cristallo.
Non poteva permettere che gli alieni se ne impossessassero.
Di colpo perse l'equilibrio. Una fitta lancinante l'assalì alla caviglia. Era inciampata su un sasso.
La fortuna non era dalla sua parte. Decisamente.
Pregando in cuor suo di farcela, la Mew verde si rialzò, pronta a riprendere la corsa. Una fiamma divampò repentina lungo tutta la gamba, sino a stordirla interamente. Il battito del suo cuore accelerò per lo spavento, inducendola a fermarsi di colpo. Avrebbe voluto essere capace di volare come Mew Minto. Ricacciando le lacrime, proseguì il cammino zoppicando.
"Non sei fatta per la guerra."
In un modo o nell'altro, avrebbe raggiunto quella fonte di luce. Non si sarebbe arresa per così poco.
"Nemmeno tu lo sei, Pai."
Volevano entrambi la stessa cosa, lui e lei.

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Capitolo 2
*** 1. Lost ***



Nota dell'autrice: la storia comincia verso la fine dell'anime, le ragazze, Ryou e Keiichiro hanno deciso di riprendersi una "vacanza" al mare per cercare l'acqua cristallo. Retasu è rimasta a casa da sola, si è poi pentita della sua decisione e si è addentrata nella foresta per raggiungere gli altri, recatisi in un centro benessere nei pressi della zona. E' qui che ha incontrato Pai. Come al solito, sono arrivati gli alieni a far festa! E lo constaterete leggendo questo capitolo tutto action ;) Buona lettura!^^


Lost





<< Keiichiro, corri a cercare Retasu! >>
<< Va bene! >>
Nascosta tra le fronde dei cespugli assieme a Ryou, la squadra Mew aspettava il momento giusto per entrare in azione.
Kisshu era sospeso in aria a braccia incrociate, i sensi allerta, in attesa di un segnale. I nastri dei suoi calzoni fluttuavano monotonamente mossi dal vento. Ichigo ebbe un fremito, immaginando al loro posto le mani dell'infido alieno. Nel nero della notte, aveva riacquistato l'aria inquietante che una sconfitta dopo l'altra gli avevano fatto perdere.
<< Cos'avrà in mente, stavolta? >>, mormorò Mew Minto.
<< Non ne ho la minima idea. Aspettiamo insieme a lui e vediamo >>, sentenziò la Mew lupo.
<< Tenetevi pronte, l'acqua cristallo potrebbe essere vicina. >>
Ichigo strinse i pugni. Che guaio. Se Kisshu dovesse trovarla, scatenerebbe l'inferno.
La ricezione audio delle loro spille era inibita. Le ragazze non riuscivano a mettersi in contatto con Retasu.
All'improvviso, Kisshu si voltò verso l'acqua.
<< Che cos'è!? >> Nell'esatto istante in cui Mew Purin formulò la domanda, l'alieno proruppe in una risata senza ritegno.
La superficie del mare aveva preso a ribollire.
<< In guardia! >>, intimò Ryou.
Una luce rossa si originò a pochi metri dalla riva, salì in verticale sino a modificare il colore del cielo e diede il benvenuto ad una creatura mostruosa.
<< Oh mamma! >>
<< E' la cosa più orribile che io abbia mai visto! >>
Le grida di Mew Ichigo e Mew Purin si sommarono all'esclamazione soddisfatta dell'alieno rivolta al chimero-sirena. << Ci siamo! L'hai trovata! >>
Un urlo acuto si levò dalla bocca della mastodontica creatura. I riccioli vibranti che ne rivestivano il capo si dimenavano nel vento, sferzando spalle violacee attraversate da robuste vene.
<< Che schifo, sola la lingua sarà tre volte me! >>
Kisshu levò le braccia al cielo con aria trionfante. << Acqua cristallo, vieni a me! >>
Prontamente, Mew Ichigo uscì allo scoperto, sferrando il suo attacco. Il raggio d'azione della luce colpì superficialmente l'alieno, poiché aveva agito ad una distanza eccessiva, tuttavia fu sufficiente a distoglierlo dal suo intento. Il cristallo, un minuscolo brillio nel vento, era sospeso in aria nello spazio che lo separva dalle Mew Mew. Con un ringhio d'impazienza, Kisshu lanciò una rapida occhiata alle guastafeste sbucate dal nulla che stavano correndo sulla sabbia.
<< Giù le mani dall'acqua cristallo, Kisshu! >>
<< Ciao, Ichigo. Ti sono... mancato!? >> Nel pronunciare l'ultima parola, l'alieno si protese in avanti per afferrare il cristallo, ma la sua testa andò a cozzare contro quella di Mew Purin.
<< Maledetta mocciosa, levati di mezzo! >>
Mew Zakuro tentò di avvicinare il cristallo con la sua frusta, ma quest'ultima fu respinta.
<< Dovete toccarlo! >>, le avvertì Ryou.
Mew Minto spiccò il volo verso il cristallo, ma Kisshu, in lotta per cercare di scrollarsi di dosso la scimmia che gli si era avventata contro, intimò al chimero di fermarla. La ballerina fu sbalzata all'indietro da una possente manata.
<< Mancavi solo tu, accidenti! >>, imprecò Mew Ichigo in direzione di Pai, comparso dal nulla.
<< La-scia-mi... stare... TO-GLI-TI! >>, urlava Kisshu, dimenandosi senza pace. << Scimmia... indemoniata! >>
Zakuro era corsa a controllare che Minto stesse bene.
Mew Ichigo e Pai si lanciarono una gelida occhiata. << Dov'è Retasu? >>
L'alieno rimase impassibile. << Parli della tua amica? Non ne ho idea. >> E si smaterializzò. Ma la Mew rosa fu in grado d'intercettare la sua prossima mossa e gli impedì di avvicinarsi al cristallo.
<< Mi hai stancato. >> Pai le sferrò una gomitata nello stomaco e, dispiegando il suo ventaglio, le indirizzò contro una corrente d'aria che la sbalzò in mare.
<< ICHIGO! >>
Kisshu riuscì improvissamente a liberarsi di Mew Purin e planò verso l'acqua, tuffandosi.
<< Kisshu, che diavolo fai, sei forse impazzito!? >> Una freccia di luce colpì Pai di striscio sul viso. << Prenditela con noi! >>, gli intimò Mew Minto con l'arco teso.
<< Elettrosiluro! >>
La ballerina schivò il colpo.
<< Chimero, attaccale! >> La sua mano, finalmente, poté raggiungere l'acqua cristallo.
Ma la ragazza lupo gli fu subito addosso.
 
 

***

 
 
Kisshu nuotava veloce come un pesce. Doveva raggiungere la sua micetta prima che fosse troppo tardi. Un'inspiegabile paura lo aveva avvinto, non appena aveva visto un'ombra precipitare verso il mare. In quell'istante, aveva saputo per certo che si era trattato di lei, della sua Ichigo. In un impeto di rabbia, si era scrollato di dosso la scimmia con un calcio e si era immerso in acqua.
Aguzzando la vista, riuscì a trovarla in fretta. Aveva perso i sensi. Nuotò più in fretta che poteva, più del necessario, quasi temesse di vederla evaporare da un momento all'altro. Non appena le sue braccia circondarono la vita sottile della ragazza, Kisshu si sentì colpire alla testa. Si rigirò, ponendo Ichigo dietro di sé per proteggerla dal suo nuovo aggressore.
Il genio biondo.
Tenendo stretta la ragazza con un braccio, l'alieno richiamò uno dei sai.
Fuoco contro ghiaccio.
Kisshu ghignò. << Lei è mia! >>
Ryou, a differenza sua, non poteva parlare sott'acqua. Si scagliò su di lui, ma l'alieno fu più rapido e gli assestò una ginocchiata in pieno petto. Litri di acqua salata gli andarono a graffiare i polmoni.
Dannazione, Ichigo, riprenditi!
Kisshu ricomparve alle sue spalle.<< Ciao ciao, biondino. >> 
Ryou avvertì un bruciore improvviso, poi il nulla lo avvolse.
 
 

***

 
 
<< Fiocco d'azione! >>
<< FIOCCO IMMOBILIZZA! >>
Le aveva trovate.
Retasu si appoggiò al tronco di una palma, respirando pesantemente. Era sbucata sulla spiaggia. Si coprì la bocca con una mano, alla vista del chimero che le sue compagne stavano affrontando. Maestoso come mai prima d'ora aveva potuto vedere. Terrificante.
Pai e Zakuro alternavano un corpo a corpo con le armi, l'uno scagliando fulmini, l'altra respingendo gli attacchi con la frusta di luce.
Che fine aveva fatto Ichigo?
Barcollando, una mano premuta sulla spalla sanguinante, Retasu affondò i piedi nella sabbia. Aveva camminato tanto a lungo da divenire insensibile al dolore che la trapassava da parte a parte non appena appoggiava il piede slogato al suolo.
Nessuno sembrava essersi accorto del suo arrivo. La sua figura zoppicante passava inosservata in quel dinamico campo di battaglia.
Retasu trattenne il respiro, intravedendo un luccichio nel pugno chiuso di Pai. Mew Zakuro stava dando se stessa per impedire che l'alieno avvicinasse l'acqua cristallo al chimero.
<< Fiocco d'acqua! >>
Agguerrita, determinata. Voleva dimostrargli che era in grado di tenergli testa.
Pai, zuppo da capo a piedi, fissò sorpreso la figura barcollante che gli puntava contro le nacchere, pronta a colpirlo una seconda volta.
Quella piccola distrazione gli costò caro. La Mew lupo gli artigliò il braccio disarmato con la frusta. Puntandole contro il ventaglio, fu pronto all'offensiva. << Elettrosiluro! >>
<< Di lui mi occupo io! Retasu, tuffati in mare a cercare Ichigo e Ryou! >> Zakuro balzò all'indietro, evitando l'ennesimo fulmine.
La Mew verde avvertì una scossa risalirle sino alla gola.
Che cosa significa?
<< Non perdere tempo! >>, le intimò la compagna, volteggiando in una danza di colpi senza tregua.
Come se Zakuro le avesse tirato uno schiaffo, Retasu realizzò la condizione d'emergenza in cui tutti si trovavano.
Il bagnasciuga appariva irraggiungibile.
Davanti a lei, Minto e Purin lottavano disperatamente, sole contro il chimero.
Ichigo.
Ryou...
La paura la mangiò internamente.
Un paio di occhi gialli si fissarono su di lei.
No!
Istintivamente si coprì il volto, terrorizzata.
Il cuore, precipitatole nello stomaco, tornò al suo posto. La mano squamata del chimero non le aveva afferrato la vita e non gliela stava stritolando, ma era ferma sopra di lei, nell'atto di richiudersi, bloccata da una sostanza gelatinosa.
<< Corri, Retasu! >>
Grazie, Mew Purin.
Minto la raggiunse e se la issò in spalla. << Non ti chiedo cosa ti sei fatta alla caviglia, ma se ne usciremo vive, me la pagherai! >>
<< Mi dispiace!... Attenta! >> Retasu chiuse gli occhi di scatto, mentre la Mew azzurra si librava in aria, cercando di schivare il braccio ancora in uso del chimero.
<< Fiocco immobilizza! >>
<< Sei sicura di potercela fare? >>
<< Ichigo e Ryou hanno bisogno di me! >>, replicò. Il punto non erano le sue ferite, ma la vita di due delle persone che le erano più care.
<< Ti lascio! >>, l'avvisò Mew Minto.
<< Vai! >>
Retasu avvertì l'aria soffiare forte contro di lei, prima di sentire il proprio corpo avvolto nell'acqua. Spalancando gli occhi nell'oscurità, realizzò di essere in grado di vedere meglio di quanto sperava. Agitò gambe e braccia, alla ricerca di una testa rosa o bionda.
L'acqua era il suo elemento. Sapeva di poter fare affidamento su di essa. In qualche modo, il dolore alla caviglia parve attutito.
Stai calma.
Li troverai.
Scoprì di poter nuotare molto velocemente. Senza perdersi d'animo, si fermò, scandagliando l'area circostante a destra e a sinistra.
Il suo cuore perse un battito. Ne era sicura. Lo aveva visto!
Ryou, resisti, ti prego!
Il ragazzo era privo di sensi. Un liquido rosso sgorgava dall'acqua intorno a lui.
Retasu rabbrividì.
Era ferito?
Fu un colpo allo stomaco, constatare che il sangue stava fuoriuscendo dal suo fianco sinistro. Agitando con rabbia le gambe, Retasu si diede lo slancio per l'ultima spinta verso di lui.
Non preoccuparti. Andrà tutto bene.
Gli circondò la schiena con le braccia, attirandolo a sé. Il battito del suo cuore, per la paura e l'emozione, accelerò a mille.
Una luce calda illuminò interamente il corpo del ragazzo.
Era bello come un angelo.
Retasu gli afferrò il volto tra le mani e premette le labbra sulle sue. Gli inviò tutto l'ossigeno che aveva in corpo, con disperazione.
Non morire, Ryou!
Un dolce tepore la circondò. Le gambe iniziarono a formicolarle. Il dolore delle ferite, la stanchezza e la pesantezza dei muscoli finirono in secondo piano.
Ali invisibili la sollevarono con leggerezza, mentre stringeva protettiva Ryou tra le braccia.
Retasu chiuse gli occhi, piena nelle orecchie del respiro del mare. Si lasciò cullare da quel suono, dimentica dell'angosciante paura che l'aveva spinta sin lì.
Qualcuno li stava portando verso la luce.
 
 

***

 
 
Mew Minto vide un proiettile di luce bianca schizzare fuori dall'acqua. Il chimero emise un urlo angosciante, obbligandola a tapparsi le orecchie. Pai e Zakuro arrestarono la loro lotta.
Mew Retasu era riemersa.
Tra le sue braccia, Ryou, privo di sensi.
Minto restò senza fiato. L'amica aveva subito la seconda trasformazione. Le gambe avevano ceduto il posto ad una lunga coda, le antenne sulla nuca si erano drizzate e parevano convergere verso Ryou per fargli da scudo. Il corpo di entrambi irradiava una luce misteriosa.
L'acqua cristallo, come attratta da una calamita, sfuggì dalle mani di Pai e si fermò sopra le loro teste.
Un fascio di luce abbagliante costrinse Minto a chiudere gli occhi e ad accucciarsi sulla sabbia.
Il chimero si contorse su se stesso, piantandosi le mani squamate nei capelli. Tra grida straziate, in pochi istanti si dissolse come cenere.
Pai, sconvolto, uscì di scena prima che la Mew lupo potesse colpirlo.
Minto riaprì gli occhi e individuò Mew Purin che correva verso il bagnasciuga nel punto in cui Retasu era atterrata leggiadramente assieme a Ryou. Li raggiunse, affiancata da Zakuro.
<< Retasu! Ryou! State bene? >>
La luce stava lentamente svanendo dal corpo della Mew verde. La punta della coda si dimenò un'ultima volta, prima di dissolversi e di lasciare il posto alle gambe. Le antenne si ritrassero, accorciandosi.
Retasu continuava a stringere Ryou al seno come una madre il proprio bimbo malato. Dondolava la schiena avanti e indietro, cullandolo.
<< Retasu! >>, la richiamò Purin.
La Mew verde sembrava assente. Le lacrime le rigavano le guance. Riaprì gli occhi di scatto solo quando sentì il ragazzo tossire. << Ryou... >>, sussurrò, impaziente.
Il biondo tossì di nuovo, sputandole acqua sul corpetto del vestito. Poco le importò.
<< Sei vivo...! >>
<< R-Retasu... ciao. >>
<< Non affaticarti. Sei ferito >>, lo pregò lei.
L'americano si guardò le braccia, poi allungò la testa per controllare il petto e le gambe. << Non capisco. >> Nel medesimo istante in cui alzò lo sguardo su Retasu, realizzò che la sua perplessità si stava riflettendo negli occhi di lei.
<< M-ma... Com'è possibile? Avevi un taglio al fianco sinistro! >>
<< Oh, grazie al cielo state bene! >> Minto sospirò di sollievo. << Meglio, che non si sia ferito! >>
Ryou scattò a sedere, passandosi distrattamente una mano fra i capelli bagnati. << Dov'è Ichigo!? >>
Il momentaneo senso di sollievo provato dalle ragazze si dissolse, lasciando il posto ad una ventata di inquietudine.
<< Kisshu... Si è tuffato insieme a te per cercarla. >> La frase di Zakuro fu alquanto esplicativa per tutti.
<< NO! >> Purin ricacciò indietro le lacrime, stringendo i pugni.
<< Stai dicendo che se l'è portata via!? >> Minto si rivolse a colei che tanto ammirava con un tono mai usato prima d'ora.
Ryou si afferrò la nuca tra le mani. Sentì le unghie affondare nella fronte, ma non allentò la presa. << Dannazione... >> Un ringhio fuoriuscì dalle sue labbra.
Retasu lo fissava in silenzio, tremando. Respirava a stento. Non capiva cos'era successo, tuttavia si sentiva in colpa per la scomparsa di Ichigo. Se solo fosse arrivata più in fretta alla spiaggia...
L'avrebbe potuta salvare.
<< Chiamo Keiichiro. >> La calma nella voce di Zakuro scioccò Minto, che la osservò mentre prendeva il cellulare a bocca aperta.
<< Come... Come fai ad essere tranquilla? >>
La Mew lupo scosse la testa. << Non lo sono. Ma so che Ichigo è al sicuro >>, e lanciò un'occhiata in direzione di Ryou. L'americano distolse lo sguardo, corrugando rabbiosamente la fronte. Minto seguì la scena e comprese  ciò che Zakuro non aveva espresso ad alta voce.
Kisshu...Se Ichigo era con lui, non le sarebbe accaduto nulla di male. Meccanicamente, si chinò per raccogliere il frammento di acqua cristallo ai piedi di Retasu.
<< Keiichiro, raggiungici alla spiaggia... Non esattamente, ti informeremo di persona. >> Zakuro non riuscì a nascondere allo scienziato la presenza di una brutta notizia.
Ryou fissò il frammento d'acqua cristallo che Minto teneva tra le mani. << Quel bastardo... >>
<< Cosa c'è? >>, domandò Purin, confusa.
<< Mi ha rubato la collana. Kisshu. >>
<< Oh, no... >> Retasu si portò una mano davanti alla bocca.
Ichigo era scomparsa e Kisshu aveva con sé un frammento d'acqua cristallo.
Dire che erano nei guai era un eufemismo.

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Capitolo 3
*** 2. Little empty shyness ***


Nota dell'autrice: capitolo un po' moscio, di solito siete abituate all'action con me, ma questa volta leggerete un capitolo più "tranquillo", importante, comunque, per lo sviluppo degli eventi e dei protagonisti! ;) La squadra Mew è tornata a casa, da come potrete scoprire. Buona lettura!^^


Little empty shyness



<< E' stata la comparsa del chimero a scombussolarlo. Ricordo che disse "Gli avevo detto di aspettare!", riferendosi probabilmente a Kisshu. Poi si è smaterializzato. >>
Ryou assottigliò le palpebre. << Era tutto calcolato. Guarda caso, l'unica che è stata isolata dal resto della squadra sei stata tu. >>
<< A dire il vero, mi ero allontanta di mia iniziativa. Credo che Pai si sia imbattuto in me per caso. >> Retasu lo fissò incerta, temendo una rimprovero per la sua incoscienza, che invece non le fu rivolto.
<< Gli alieni sono a conoscenza del tuo legame speciale con l'acqua. Il chimero di Kisshu stava cercando il cristallo in mare, se tu fossi stata nei paraggi nel momento del suo ritrovamento, sarebbe finito nelle tue mani, mandando in fumo ogni loro piano. Pai avrebbe dovuto toglierti di mezzo prima che Kisshu trovasse il cristallo. >>
In effetti, quando era riemersa dall'acqua, il cristallo era sfuggito a Pai per schizzare da lei. Ma qualcosa non le era ancora chiaro.
<< Anche le altre sono in grado di reagire all'acqua cristallo. >>
Ryou scosse la testa. << Gli alieni ancora non lo sanno. Hanno avuto modo di vedere la reazione sprigionata dal cristallo quando è entrato in contatto con te, la prima volta. Episodi analoghi non si sono più ripetuti sotto i loro occhi con un'altra di voi. >>
La ragazza continuava ad essere scettica, causa la scarsa fiducia che riponeva nelle sue capacità. Le risultava difficile credere che gli alieni le avessero attribuito tale importanza.
<< Se Pai aveva il compito di mettermi fuori gioco, perché se ne è andato prima di portarlo a termine? >>
Magari, si disse, non si è preoccupato di farmi fuori quando si è reso conto della mia debolezza.
"Non sei fatta per la guerra."  
Ryou sembrava troppo concentrato sui suoi pensieri, per accorgersi del suo sguardo, così Retasu si concesse una delle rare occasioni che le capitavano per contemplarlo. Seguì il profilo del volto, il movimento delle palpebre, la linea delle labbra, immaginando di poterle sfiorare ad occhi chiusi per lasciarsi andare ad un momento di anelata dolcezza. Ridiscese verso la forma definita dei muscoli delle braccia, la curva delle mani - mani che sapevano destreggiarsi a lungo, sia con i tasti del pc e che con quelli del pianoforte - e la piega degli addominali allenati.
<< Ha ritenuto opportuno raggiungere Kisshu, dando per scontato che tu fossi comunque troppo lontana dalla spiaggia per arrivare in tempo. >>
Retasu temette di essere stata colta in flagrante. Dimostrò di riporre esclusivamente la concentrazione sui suoi occhi, mentre sentiva le guance imporporarsi.
<< Eppure non capisco come tu possa aver reagito all'acqua cristallo ad una simile distanza... Mi hai detto che la sensazione di tepore e la manifestazione della luce si sono sprigionate dal tuo corpo quando eri in mare, ma il mio cristallo l'aveva preso Kisshu, per cui la tua mutazione non è stata data dalla nostra vicinanza. >> Ryou prese tra le mani il cristallo appeso alla sua collana, quello nuovo che lo stesso alieno dagli occhi dorati aveva reperito. << Analizzando questo frammento, Keiichiro ed io potremmo localizzare Pai e scoprire un'altro passaggio per la dimensione aliena. Riavremo Ichigo con noi in fretta, se tutto andrà bene. >> Il ragazzo le sorrise fiducioso.
<< Sono sicura che ce la farete. >>
Ryou si alzò dalla sedia. << Grazie della tua disponibilità, Retasu. La situazione mi è più chiara, adesso. >>
La ragazza lo imitò, afferrando la spugna che, per l'agitazione dovuta a quando Keiichiro le aveva comunicato che Ryou voleva parlarle, si era portata dietro sino al laboratorio. << Figurati. Non devi ringraziarmi per così poco. Torno in sala a pulire. >>
<< Certo, vai pure. Ah, Retasu... >>
La ragazza si bloccò di fronte alla porta, la mano in procinto di afferrare la maniglia. << Sì?... >>
<< Farò in modo di scoprire a cos'è dovuto il potere che hai sprigionato. >>
Retasu tornò a voltarsi nella sua direzione e gli sorrise cordiale. << Grazie. >>
E uscì.
Per un attimo aveva sperato di udire qualcos'altro.
Che sciocca.
Ma in fondo, nel suo bisogno di conforto, sapeva che il primo ad averne bisogno fosse proprio lui. Dietro la sua determinazione, Ryou celava in realtà una grande paura. Retasu lo percepiva. Lo aveva osservato nell'arco della mattinata, mentre cercava di mostrarsi sereno e padrone della situazione, e non aveva potuto fare a meno di accorgersene.
<< Prima o poi lo capirà. >>
Retasu sobbalzò. Allontanò la schiena dalla porta che si era richiusa alle spalle, puntando lo sguardo sulla figura longilinea di Zakuro. << Di che parli? >> Di fronte alla sua espressione penetrante, si sentì smascherata. Arrossì. << Si può sapere cos'hai? >>
<< Ti piace. E prima o poi lo capirà. >>
Il sangue affluì come un fiume in piena sul suo viso, mandandola in escandescenza. << M-ma… che cosa dici. Sei stanca, hai bisogno di andare a riposarti >>, farfugliò, mentre spingeva Zakuro lontano dalla porta.
<< Hai subito la mutazione perché tu e Ryou eravate vicini. >>
<< M-ma... Ma...! Da quando origli le conversazioni? >> Retasu era allibita.
<< Origlio quelle che ritengo utile conoscere. >>
Retasu si fermò in fondo al corridoio. La modella si voltò verso di lei, incrociando le braccia al petto. << Quando si parla di informatica e alieni, Ryou è imbattibile, ma con i sentimenti non è molto perspicace. >>
La Mew verde corrugò la fronte. << Cosa...? >>
<< Torniamo in sala. >>
Non ebbe modo di replicare, perché Zakuro si stava già allontanando.
Prima sbucava come un fantasma, poi se ne andava senza darle modo di proferir motto.
Chi la capiva era un genio.
 
 

***

 
 
<< Certo, mamma! Sì, sto riposando, vuoi che vada al mare a lavorare!? Ah ah ah... Va bene, va bene... Ci sentiamo domani. Saluta papà! >>
Zakuro riattaccò. << Primo tentativo riuscito. >>
<< Wow, ragazzi! La sua voce era identica a quella di Ichigo! >> Purin batté le mani, complimentandosi con gli amici per l'ideazione di quell'ingegnosa apparecchiatura modifica-voce.
<< Se la signora Momomiya non ha sospettato nulla, è anche merito della bravura recitativa di Zakuro >>, asserì Minto, con occhi adoranti rivolti al suo idolo.
<< Ragazze, cercate di evitare il più possibile la zona del liceo di Ichigo e cambiate strada se incontrate Masaya >>, si raccomandò Ryou.
<< Tutto chiaro. >>
A parte la squadra Mew e i due scienziati, l'intero universo doveva credere che la Mew gatto fosse ancora in vacanza al mare.
<< Primi risultati delle ricerche? >>
Keiichiro si voltò verso Zakuro. << Purtroppo non basta un pomeriggio per questo tipo di analisi sull'acqua cristallo. L'operazione è molto rischiosa, in quanto il frammento che ha trovato Kisshu è l'unico di cui disponiamo. Non possiamo permetterci di sbagliare. La cautela è d'obbligo. Ma siamo sulla buona strada. >>
Retasu tirò un sospiro di sollievo. Non era trascorso neppure un giorno e già Ichigo le mancava. Fra tutte, forse più della saggia Zakuro, era quella più convinta che l'amica fosse in buona salute. Minto era nervosa, non voleva ammetterlo, ma quella mattina non era riuscita a gustarsi il suo tè come doveva. Purin cercava di rallegrare tutti, ma alternava a ritmi discontinui alti e bassi, passando dalla tristezza all'entusiasmo, dalla malinconia alla voglia di fare.
<< Potete andare. Oggi chiudiamo prima. >>
A quella notizia, le ragazze s'incamminarono nel camerino
<< Non siamo nemmeno certe che Ichigo sia con Kisshu. Voi siete tranquille? >>
Mentre le ragazze si cambiavano, la bambina manifestava le sue preoccupazioni.
<< L'abbiamo visto, no? Si è tuffato appena Pai l'ha spedita in mare. Non possono essere spariti entrambi tra i flutti >>, le fece notare Minto, mentre si abbottonava il vestito.
<< Spero che quel pazzoide non stia escogitando uno dei suoi piani con il cristallo che ha rubato a Ryou... Non voglio pensare a quello che potrebbe accadere, se ci attaccasse ora che siamo senza Ichigo! >>
La modella si avvicinò a Purin, posandole teneramente una mano sulla spalla. << Se Ichigo sarà furba, saprà trarre la situazione a suo vantaggio. >>
<< Parliamo al condizionale di terzo tipo, allora, se si deve collegare la parola furbizia ad Ichigo. >>
La battutina sarcastica di Minto fece ridere tutte. 
<< Riesci a punzecchiarla anche quando non è presente? >>, le domandò Retasu, mentre si annodava i lacci delle scarpe.
La ballerina fece spallucce, chinandosi sulla sua divisa per ripiegarla ordinatamente. << Mi diverte. >> Con il viso lontano dalla visuale delle amiche, poté concedersi un momento di mesta riflessione. Parlare di Ichigo, com'era solita fare in sua presenza, era un modo per sentirla vicina. Sorridendo a mezze labbra, Minto si chiese quale risposta avrebbe ricevuto al commento precedente, se la Mew gatto l'avesse potuta sentire dalla dimensione aliena.
<< Ad ogni modo, noi non possiamo fare nulla. Dobbiamo avere fiducia in Ryou e Keiichiro. >> Zakuro allacciò la cerniera del giubbotto in pelle, mentre una Purin imbronciata la fissava speranzosa. Dalla bella attrice ci si aspettava sempre una frase incontestabile, tranquillizzante, risolutiva.
Ma stavolta, a quanto pareva, bisognava accontentarsi del suo ottimismo.
<< Se volete un passaggio a casa... >>
Retasu si voltò stupita verso Minto. Le concedeva il privilegio di salire sulla sua regale auto? Di solito offriva la sua disponibilità solo all'idolatrata Zakuro.
<< Sul serio? >>
La ballerina sollevò il mento, assumendo un cipiglio sussiegoso. << Se preferisci andare a piedi... >>
<< Yuppieeeee, grazie, Minto! >> Il grido di giubilo di Purin si frappose al loro scambio di occhiate stranite.
<< Grazie, Minto. >>
<< E questo coso luccicante da dove salta fuori? >>
<< E' mio! Non ti azzardare a toccarlo con le tue manacce o il passaggio te lo scordi! >>
<< Antipatica... Vieni a prenderlo! >>
Retasu sospirò. Un ciclone la investì mentre ripuliva le lenti degli occhiali. Purin era schizzata fuori dal camerino, con una Minto inviperita alle calcagna.
<< Ma come fanno ad essere così- >>
<< ... spontanee? >>
Retasu osservò Zakuro mentre si pettinava i capelli. << Beh, sì... >>
La Mew verde sentiva un peso indescrivibile nello stomaco. Non riusciva ad estraniarsi dal pensiero di Ichigo e assistere a quel recente teatrino, che fra Minto e Purin veniva quotidianamente inscenato, la lasciava perplessa.
<< Dovresti seguire il loro esempio. Cogli l'occasione. >>
Retasu piegò il capo di lato con fare interrogativo. << Che intendi dire? Scusa, Zakuro, ma a volte mi ci vorrebbe un traduttore per capirti. >>
La modella sorrise a mezze labbra, chiudendo gli occhi ed incrociando le braccia al petto. << Le tue insicurezze ti bloccano. E' vero, hai fatto passi da gigante da quando sei entrata a far parte della squadra Mew, ma non ti sei ancora lasciata andare come vorresti. Come dovresti. Approfittati di questi momenti per prenderti ciò che ti spetta. >>
Retasu batté le palpebre.
"Ciò che mi spetta?"
Zakuro le passò davanti, fermandosi alle sue spalle. << Non si può restare tutta la vita dietro le quinte. >>
Quella frase la ferì più di quanto, allora, fu in grado di rendersene conto.
Retasu si voltò verso la porta, i passi della modella che si allontanava a rimbombarle nelle orecchie; somigliavano alle lancette di un orologio.
<< Zakuro, aspetta! >>
La raggiunse correndo, dimenticandosi di prendere con sé la borsa.
La Mew lupo arrestò la sua camminata e quasi la spaventò con l'agilità con cui si voltò verso di lei. << Minto è impaziente. Devo proprio andare, ma forse è meglio che tu resti qui. >>
<< Ma... che?... >>
<< Va' da Ryou. >>
Retasu arrossì vistosamente.
<< Ci vediamo domani. Buona giornata. >>
Non si può restare tutta la vita dietro le quinte.
Vero...
Ma bisognava saperselo guadagnare, il palco.
 
 
 

***

 
 
<< Avanti. >>
I passetti incerti coi quali il nuovo arrivato si annunciò all'interno della sala ricerche comunicò al giovane scienziato che non si trattava di Keiichiro. Perplesso, Ryou ruotò la sedia dallo schienale pieghevole verso la porta.
Retasu era lì, sulla soglia, con un vassoio tra le mani. 
La fissò per alcuni secondi, senza sapere effettivamente quale domanda rivolgerle, e quasi gli parve di vedere il suo immancabile sorriso vacillare,per cedere il posto ad un lieve rossore sulle gote. I vapori fumanti provenienti dalle tazze contenute nel vassoio gli inviarono un respiro dal profumo di cioccolata.
<< Retasu... Che ci fai qui? >>
La Mew verde, senza osar compiere un solo passo, accentuò il sorriso che lo sguardo penetrante dello scienziato aveva fatto sbiadire.
<< Ti va una tazza di cioccolata? >>
Mentre il ragazzo si chiedeva cosa l'avesse spinta a trattenersi più a lungo al Café, Retasu attendeva una risposta, in imbarazzo.
Cosa le era saltato in mente? Non avrebbe dovuto dare ascolto a Zakuro! Era risaputo che Ryou, mentre lavorava, non esigeva interruzioni di alcun tipo e a chi osava disturbarlo riservava risposte scorbutiche.
<< Perché no? >>
Sentì il peso di un macigno scivolarle nel petto e dissolversi.
<< Ti ringrazio del pensiero. >> Ryou le sorrise e allora diventò difficile nascondere la felicità.
<< Figurati. Te la meriti una piccola pausa, ogni tanto. >>
Il ragazzo si alzò dalla sedia, avanzò verso di lei, le tolse il vassoio dalle mani e lo appoggiò sulla scrivania.
<< Siediti. >> Accompagnò l'invito con un gesto della mano.
Retasu annuì, accomodandosi e afferrando con dita tremanti la tazza che gli venne porta.
Per alcuni istanti gli unici rumori nella sala furono quelli delle loro labbra che sorseggiavano la bevanda calda.
La Mew verde non osò guardare il ragazzo di fianco a lei appoggiato alla scrivania, temendo d'imbattersi nei suoi occhi profondi e impenetrabili.
<< Come mai non sei tornata a casa? >>.
Retasu si strinse goffamente nelle spalle. << Non ne avevo voglia. >>
<< Problemi in famiglia? >>
Gli lanciò un occhiata fugace, distogliendo immediatamente lo sguardo. << No, assolutamente. Sei gentile a chiedere. >>
Era lei che doveva confortare lui, non lui che doveva fare da psicologo a lei.
<< Ryou... Tu come stai? >>
Il giovane scienziato posò la tazza sulla scrivania, voltando la testa di lato per guardarla. << Io sto bene. >>
Mentiva, ovviamente.
<< Tu, invece? >>
Perché doveva fingere che gliene importasse qualcosa?
Toccò a lei dire una bugia. << Bene. >>
Non sapeva fare di meglio? Aveva intenzione di lasciar morire la conversazione in quel modo? Detestava risultare invadente. Non aveva intenzione di insistere a chiedere, se lui non voleva aprirsi con lei. Sapeva com'era fatto Ryou, avrebbe negato sino all'osso pur di non ammettere che qualcosa non andava.
Tutte scuse.
<< Non ne sono convinto. >>
Retasu batté le palpebre, sorpresa. << Eh? >>
<< Ti vedo pensierosa. L'ho notato da tempo. >>
Ryou che l'osservava e si accorgeva dei suoi stati d'animo?
Gli alieni avrebbero annunciato la fine del mondo il giorno dopo...
<< Ma forse mi sbaglio e ha tutto a che fare con gli avvenimenti recenti. >>
<< Sì, infatti. Non devi preoccuparti >>, lo rassicurò prontamente.
Le veniva automatico, ripetere che era tutto okay, tanto che riusciva ad apparire sempre convincente.
Sussultò, quando Ryou le accarezzò la testa. Furono brividi caldi in tutto il corpo, non certo provocati dalla cioccolata.
<< Meglio così. >>
Retasu gli sorrise forzatamente. << Già. >>
Meglio così...
Le avrebbe fatto piacere se una persona speciale, distinta dalle "altre", fosse riuscita a guardare oltre la barricata da lei eretta e avesse tentato di scavalcarla per raggiungerla.
Era contraddittoria, Retasu. La infastidiva la sola idea che qualcuno si preoccupasse per lei, eppure avrebbe tanto voluto che Ryou lo facesse, senza limitarsi a credere alle sue negazioni iniziali.
Era infelice per qualcosa che lei stessa si auto-impediva.
Ed era contraddittoria perché in lei c'era qualcosa di sbagliato. Lei era sbagliata.
"Meglio così." "Già." La conversazione oramai, era morta e sepolta prima di cominciare.
Inevitabile, non riusciva a trovare nient'altro da aggiungere. Retasu strinse convulsamente la tazza fra le dita.
Dì qualcosa. Qualsiasi cosa!...  Coraggio!... Oh, ti prego, Retasu...
Un'improvvisa ondata d'imbarazzo la investì. E prima ancora che lei potesse realizzare la rottura del suo autocontrollo, quell'imbarazzo si era già trasformato in disagio.
Un disagio soffocante, insopprimibile, che le aspirava via la facoltà di ragionare.
Il senso di segreta gioia, dovuta all'essere riuscita a conquistarsi con un po' di coraggio un prezioso momento insieme a Ryou, svanì.
<< Mi sono ricordata che oggi è l'ultimo giorno che mi rimane per restituire un libro in biblioteca. Devo andare, Ryou, spero che la cioccolata possa stimolare le tue ricerche. Ci vediamo domani. >>
Voce pacata, ma forse più tremante di quanto lei stessa fu in grado di accorgersi. Retasu si alzò in piedi, posò la sua tazza sul vassoio e fece un cenno di saluto al giovane scienziato che ne seguì pensosamente i movimenti.
<< Ciao, Retasu. E grazie. >>
Si fermò un ultimo istante sulla porta, prima di dileguarsi a passo spedito. << Di niente. >>
Che stupida.
Aveva lanciato il sasso e subito dopo aveva ricacciato la mano.
Niente. Non ho ottenuto niente, come al solito.
Si vergognava di se stessa. Non era stata capace di intavolare una normale conversazione con Ryou. Si erano scambiati qualche parola vuota.
Un momento di pura superficialità.
Come sempre.
Come l'ultima volta.
Come continuerà ad essere.
Retasu era stanca. Stanca di arrendersi. 

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Capitolo 4
*** 3. Dangerous green ***




Dangerous green


 


Poteva dire di sentirsi rinata, finalmente. Aveva trascorso le restanti ore libere del pomeriggio in biblioteca. Osservando fotografie di scenari marini ed esotici paesaggi, leggendo pagine ingiallite, lasciandosi trasportare dal potere evocativo del loro odore in una dimensione alternativa.
Estraniarsi dalla realtà quando esso è l'unico obbiettivo che ci si prefigge, è un'impresa ardua, mentre mille voci galappano nelle mente a briglie sciolte per lasciarti aggrappata alle pesantezze della vita.
E' impossibile, come lo è non pensare alla persona amata.
I libri. Una toccasana. Un sedativo. Loro riempono quei vuoti della mente che, altrimenti ed inevitabilmente, verrebbero occupati da scomodi pensieri. Li coprono coi loro scenari, concedendo il piacere di una salvifica immersione.
Retasu aveva perso la cognizione del tempo.
Si era decisa ad andarsene solo quando, sollevando accidentalmente lo sguardo verso le finestre, si era accorta che il giorno stava cedendo il posto alla sera, annunciata dai colori del cielo sfumati in quelli del crepuscolo.
"Non si può stare tutta la vita dietro alle quinte."
Ed eccoli, quei pensieri, puntuali ed imperterriti, farsi strada sul suo cammino.
Era tardi. I suoi genitori erano sicuramente in pensiero.
Ichigo, spero tu stia bene.
Non ebbe modo di avvertire la stretta contro le labbra, o di riconoscere il sentore esotico di quel corpo sconosciuto in prossimità al suo lungo il marciapiede.
Ma vide.
Vide bene.
Vide che non si trovava più nel centro della città, lungo la strada di casa. Bensì in un ampio cortile. Il cortile...
Il cortile del suo liceo?
La stretta immobilizzante che gli teneva i polsi premuti dietro alla schiena la rese consapevole del pericolo.
<< Te l'ho già dimostrato, nulla mi impedisce di ucciderti all'istante, perciò dimmi dove si trova Kisshu, prima che ti spezzi l'osso del collo. >>
Retasu dilatò gli occhi nel buio, al suono di quella voce. Non avrebbe potuto riconoscere il sentore esotico emanato da quel corpo, perché l'aveva sentito una volta sola, quando lui l'aveva aggredita nella foresta.
Un fremito del cuore scosse il suo corpo in uno spasmo, quando Pai allontanò la mano che le aveva tenuto premuta all'altezza della bocca, certo, in qualche modo, che lei non avrebbe gridato.
<< E non provare a richiamare, in nessuno dei modi che ti sono possibili, l'oggetto che ti permette di trasformarti. Perché in tal caso del tuo bel corpicino non resterebbe altro che cenere. >>
Retasu avvertì un guizzo risalirle lungo la spina dorsale. Un brivido gelido, eppure bollente al contempo. Pai aveva enfatizzato il concetto titillandola superficialmente con la punta del suo ventaglio.
<< Non lo so dov’è Kisshu... >> Un gemito che le costò coraggio. Perché, in quella circostanza, parlare era divenuta un'impresa da eroi.
<< Sono sicuro del contrario. >>
<< Ti sbagli. Perché non mi lasci in pace? >>
Pai strinse le palpebre, inspirando involontariamente quel profumo leggero di mare emanato dai verdi capelli dell'umana. Quella sciocca, ora si prendeva anche il lusso di fare la spavalda.
<< Oggi ho avuto una pessima giornata. Non me la sento di affrontare le tue minacce. >>
Le era bastato un lampo, per sopprimere il terrore divorante della vittima colta di sorpresa. Un lampo, per sostituire a quel terrore la stanchezza.
Pai avvertì la tensione muscolare dell'umana svanire.
<< Dei tuoi problemi me ne infischio. Rispondi alla mia domanda. >>
Retasu reclinò il capo all'indietro, posandolo sulla spalla dell'alieno.
Non riusciva a credere che fosse sincero.
Non riusciva a farsi spaventare fino in fondo.
E non riusciva neppure a rialzare la testa, conscia dell'irrazionale e paradossale senso di sicurezza che quella posizione le infondeva.
Retasu non riusciva ad avere paura di Pai.
<< Ti ho già detto che non so dove sia Kisshu. >>
Pai la spinse via con una manata, immobilizzandola nuovamente per i polsi, rapido e deciso.
Ora la ragazza gli era di fronte.
<< Non tentare di sedurmi, umana. >>
Tetro livore.
Ma quell'ordine non riuscì a scalfirla minimamente. Retasu, anzi, ebbe l'impulso di mettersi a ridere.
Nessun ragazzo aveva mai accostato il concetto di seduzione a lei. E un alieno, adesso, insinuava che lei stesse cercando di sedurlo?
Gli occhi innocenti e grandi fissavano Pai attraverso le lenti degli occhiali, ignari del tumulto di pensieri che erano capaci di scatenare. 
Sedurlo?
Retasu serrò le labbra, faticando sempre più a trattenere le risa.
<< Non stavo cercando di sedurti. >>
Un gesto brusco. Violento.
Il cuore in gola, la guancia accaldata dallo schiaffo appena ricevuto, Retasu fissò l'alieno ad occhi sbarrati.
Pai dispiegò l'ampio ventaglio, puntandoglielo contro.
<< Mi trovi divertente, sporca Mew Mew? >>
Non lo aveva mai visto così.
Paura.
Una paura dilagante s'impossessò del suo corpo.
Le ombre della sera parevano essersi addensate sul volto di Pai, sfigurandone i tratti. Dieci anni di vita, improvvisamente, parevano essergli stati strappati via dal vento.
Sporca.
... Perché?
Pai era un guerriero.
Pai doveva incutere timore.
Pai era sinonimo di autocontrollo.
Invece... adesso...
<< Perché mi hai scelta, Pai? >>
Un istinto inspiegabile le suggeriva cosa doveva dire. Retasu non si era mai rifiutata di dare ascolto a quella voce.
Gli occhi viola dell'alieno furono attraversati da un guizzo d'odio.
<< Non ho idea di cosa tu stia parlando. >>
Il ventaglio era ancora puntato verso di lei, ma Pai non accennava ad attaccarla.
<< Sì, invece. Perché sei venuto da me? >>
Retasu s'immerse, molto più coraggiosamente di quanto riteneva, dentro ai suoi occhi, scandagliandoli innocentemente, alla ricerca di un segno rivelatore.
Era l'unica umana che stava cercando di capirlo.
L'unica che lo faceva perché lo voleva. Lei.
E lui se ne era finalmente reso conto.
<< Perché sei venuto da solo, Pai? >>
Retasu trattenne il respiro. Era sicura che l'alieno stesse riflettendo sulle sue domande, come ci aveva riflettuto lei. Ma non si aspettava di ricevere una risposta. << Non voglio che tu soffra. >>
Il cambiamento d'espressione dell'alieno fu più che eloquente. La indusse a tentare. A proseguire quel tentativo di approccio.
Retasu avanzò verso di lui, spegnendo il timore di venire colpita. Desiderava ardentemente penetrare la corazza del nemico. E desiderava veramente porre fine alle sue sofferenze.
Non era una stupida.
E da umana capiva.
Gli umani andavano protetti, ma non erano i soli ad avere bisogno di aiuto.
Le Mew Mew dovevano difendere il pianeta, ma che anche gli alieni ne avevano uno per cui combattere. Combattevano perché avevano lo stesso obbiettivo. Lo stesso desiderio.
<< Io voglio aiutarti. >>
Gli aveva circondato l'ampio petto con le braccia. Senza esitazione. Senza timidezza. Senza paura.
E, come si era aspettata, come aveva sperato, lui non aveva fatto niente per impedirglielo.
Aveva scandito quelle parole col viso premuto contro il suo torace, infondendogli tutto il sentimento che era stata capace di manifestare.
<< Lasciati aiutare. >> Un flebile sussurro contro quel corpo rigido.
Pai si era immobilizzato.
<< Ti prego. >>
Strinse gli occhi, confinandosi nel buio e nel silenzio che seguì.
<< Allontanati da me, Mew Mew. Va via... >>
A Retasu parve di sentirlo vacillare nella sua fermezza per la prima volta.
<< Allontanati da me, prima che ti costringa a farlo io. >>
<< Allora fallo. >>
Retasu strinse i denti, costretta da una forza sconosciuta a reclinare il capo all'indietro.
Un tonfo leggero.
Le doleva la nuca. Pai l'aveva artigliata per i capelli e la teneva...
La teneva.
La teneva ancorata a sé per un braccio, una mano - quella che un attimo prima impugnava il ventaglio - premuta sulla sua schiena.
Il ventaglio era caduto a terra.
Retasu trattenne il fiato. Arrossì, realizzando contro cosa fossero premuti i suoi seni.
Gli occhi sgranati, prigionieri dei suoi.
La frustrazione.
Sotto quel volto d'avorio stava bruciando la frustrazione.
Le braccia le ricaddero mollemente lungo i fianchi. Una bocca si impossessò della sua con prepotenza.
Labbra affamate s'insinuarono in lei, togliendole il respiro.
Retasu sentì le gambe cedergli, la testa girare, il cuore pulsare allarmato.
Che...  cosa... sta facendo?
Ora sì che era spaventata. Mai e poi mai, si sarebbe aspettata una reazione del genere da parte di Pai.
Pai...
Inutilmente, tentò di respingerlo, premendo le mani sul suo petto.
Il suo cuore aumentò il ritmo di pulsazione. La paura crebbe vertiginosamente.
Quella lingua non accennava ad arrestare la sua vorticosa corsa.
Fermati. Fermati.Fermati!
Retasu tentò di opporsi, intenzionata a sfuggire a quel bacio che sapeva di tutt'altro che di un bacio.
Era violento.
Divorante.
Il suo primo bacio.
Retasu boccheggiò. Inspirò ed espirò profondamente, riempiendo d'aria i polmoni con disperazione.
Pai l'aveva lasciata andare, mollando la presa sulla sua nuca e sulla sua schiena, come scottato. A labbra serrate, la fissò senza vederla realmente.
Aveva recuperato l'espressione austera che gli apparteneva.
<< Ti avevo detto di allontanarti. >>
Lo disse con voce atona, come se la loro insolita conversazione non fosse mai stata interrotta.
Retasu si coprì la bocca con le mani, tremante, incapace di muovere un solo muscolo. Le lacrime comparse ai lati delle ciglia si diffusero in pochi secondi, appannandole la vista. Chiaro segno che non si era trattato della sua immaginazione.
Quel sapore forte - cielo, quel sapore -, c'era eccome.
<< Non puoi aiutarmi, Mew Mew. >>
Una smorfia di autocommiserazione.
<< Sei l'unica a volerlo, eppure, solo morendo ci riusciresti. >>
Scomparve, lasciandola sola nel cortile silenzioso del suo liceo.
A farle da testimone, le fronde degli alberi mosse dalla brezza notturna.
E il sapore di quelle labbra premute sulle sue.
Quel sapore avrebbe impiegato molto più tempo di quanto Retasu credeva, ad andarsene.
 
 

***

 
 
 
Anche quel giorno al Café Mew era arrivata l'ora di chiusura.
Purin si adoperava ammirevolmente per rallegrare la sala sparecchiando i tavoli sul suo pallone da circo. Ma Minto, costretta alle pulizie, non trovava divertente il suo interminabile motivetto infarcito di ripetuti "na no da".
<< Vuoi smetterla!? Ti sembra questo il modo di infondere relax!? Tra un po' anche i fiori si ammosceranno al suono della tua voce! >>
<< Brutta e antipatica! Semmai lo faranno per colpa delle tue urla. Purin canta bene, il discorso è chiuso! >>
<< Brutta e antipatica ...? Razza di mocciosa, pulisciti la bocca quando parli con me! >>
La nobile Minto si beccò un'ampia linguaccia.
<< Come ti permetti! Se ti prendo!... >>
Ma d'un tratto l'inseguimento a zig-zag fra i tavoli e le sedie s'interruppe. 
<< Dici che ha che fare con Ichigo...? >>
<< Forse... Ma credo ci sia qualcos'altro sotto... >>
<< Tipo? >>
<< Il mio infallibile intuito di investigatrice mi dice che... Retasu è innamorata! >>
La verde non parve nemmeno accorgersi che le amiche l'avevano nominata, preoccupate dalla fissità del suo sguardo e dalla automaticità delle sue mani, che continuavano, ormai da minuti, a strofinare lo stesso tavolino.
<< E di chi, scusa, di Ryou? >> azzardò Minto con tono ilare, escludendo a priori la veridicità della sua stessa ipotesi.
<< No, no. Non si tratta del biondino in camicia. C'è qualcun'altro nei suoi pensieri... Sì, sì, Purin ne è convinta. >>
<< E chi sarebbe, scusa? >>
Ti avevo detto di allontanarti.
Retasu arrossì vistosamente. Per tutta la notte, durante la quale non aveva chiuso occhio, aveva cercato di non rivivere l'accaduto. Al mattino si era sforzata di non pensarci. E per tutto il pomeriggio aveva servito i clienti come uno zombie, versando a terra più di un bicchiere colmo di succo o di tè. Adesso, il ricordo l'assaliva senza darle tregua. La sferzava con violenza. La stessa violenza con cui...
Perché l'aveva baciata?
Retasu non avrebbe mai immaginato che un gesto così intimo potesse essere violento. Credeva che certe cose potessero accadere solo nei film o nei manga. Quante persone, nella loro vita, provavano realmente il sapore di un bacio del genere?
Credeva anche che con una simile violenza non avrebbe potuto provare...
<< Desiderio? >>
Retasu sussultò.
<< Purin, cosa vuoi saperne tu, di certe cose? Quanti anni hai? Cinque? >>
<< Ma sentila! Si crede spiritosa, la dama. Ti ricordo che di anni ne ho dieci! >>
Desiderio.
Mai e poi mai. Mai e poi mai si sarebbe aspettata una reazione del genere da parte sua. Pensava che Pai "l'avesse scelta" perché aveva compreso la sua sincera intenzione di aiutare lui, Kisshu e Taruto a salvare la loro razza. Pensava che Pai "l'avesse scelta" perché consapevole che lei fosse l'unica delle Mew Mew aperta al dialogo e al contempo in grado di sostenerlo.
Zakuro e Minto non avevano intenzione di risolvere la guerra a parole. Ichigo e Purin, anche se avessero voluto, non ci sarebbero riuscite; l'una era incapace di controllare l’indole impulsiva, mentre l’altra era solo una bambina e la sua opinione non sarebbe mai stata presa seriamente in considerazione.
Poi c'era Retasu. Lei, la paladina più ridicola che il mondo avesse mai avuto.
Dolce, idealista, di una sensibilità pericolosa e snervante.
Pai aveva ragione. Non era fatta per la guerra.
Se solo al fianco di quelle qualità avesse aggiunto la grinta di Ichigo, la forza di Zakuro, la determinazione di Purin, la prontezza di Minto... allora, forse, avrebbe potuto ritenersi una vera Mew Mew.
Ma lei era insicura, impacciata, indecisa. E quelle sue caratteristiche, quei suoi difetti, conseguentemente, la rendevano un bersaglio facile, un anello vulnerabile all'interno della squadra, un punto debole.
Retasu pensava che Pai ci avesse riflettuto. E che alla fine avesse deciso di cercarla nel tentativo di parlarle.
Invece l'aveva baciata.
L'aveva presa con irruenza, con vigore, spaventandola come non mai in tutta la sua vita.
Quel gesto inaspettato, causa di emozioni contrastanti e indecifrabili, l'aveva turbata più di quanto avrebbe potuto fare l'attacco improvviso di un chimero o dello stesso elettrosiluro dell'alieno.
Non tentare di sedurmi, umana.
Seduzione... Non era una parola troppo grande da usare?
Pai le misurava così bene, le sue parole.
Ti avevo detto di allontanarti.
<< Ragazze, seguitemi. Ci sono novità. >>
Ma se voleva spaventarla... perché non l'aveva attaccata? Perché invece aveva scelto di baciarla?
La risposta le arrivò chiara. L'istante che impiegò per realizzarne l'assurdità fu in grado di strapparla alla monotonia dei suoi movimenti. Retasu strinse la spugna tra le dita, la mano che la reggeva improvvisamente ferma sul tavolino.
Pai non era mai riuscito ad intimorirla con la minaccia di scagliarle contro il suo attacco fulminante. Nemmeno quando aveva fatto centro.
Si era perciò servito di un'altra carta per destabilizzarla.
Il freddo Pai che si lasciava andare ad uno slancio di passione...
Passione?
Retasu aveva sentito anche quella.
Cos'era a sconvolgerla maggiormente? L'idea che Pai avesse potuto agire in quel modo, o lamotivazione che lo aveva spinto a farlo?
Se il suo intento era stato quello di spaventarla, stavolta ci era riuscito eccome.
<< Retasu... Hai sentito? >>
Come se l'avessero appena colta in flagrante nell'atto di rubare una torta, Retasu si voltò di scatto verso Minto e Purin.
Ryou era in piedi fra loro, l'aria impaziente.
<< Cosa? >>
<< Dobbiamo andare in laboratorio >>, la informò Purin, forse ripetendole qualcosa che non aveva sentito in precedenza.
L'imbarazzo la colse a scoppio ritardato, colorandole leggermente le guance. << Oh. S-sì, vengo subito. >> Retasu abbandonò la spugna e li seguì.
<< Spero siano belle novità. >>
<< Lo sono, Minto. Abbiamo trovato un portale per accedere alla dimensione aliena. >> Ryou camminava velocemente, impaziente di raggiungere il laboratorio, dove avrebbe potuto spiegare tutte le carte in tavola.
<< Ho chiamato Zakuro perché disdicesse l'intervista. Sta arrivando anche lei. >>
<< Perché ci stai portando in laboratorio? >>
<< Perché, Purin, prima di lanciarci nella tana del lupo, dovremmo studiare un piano di battaglia. >>
Oh, no.
Come glielo spiegava, adesso, che sarebbe stato inutile recarsi nella dimensione aliena?
 
 

***

 
 
Con quella domanda, Zakuro aveva aperto gli occhi alle compagne. L'euforia conseguita alla svolta positiva della faccenda aveva obnubilato il loro raziocinio, col quale la maggiore del gruppo aveva costretto le altre a fare i conti.
Era davvero cosa saggia infiltrarsi nella tana del lupo?
Fu Purin a interrompere il momento di riflessione dei presenti. << Lo abbiamo già fatto per salvare Mash. Possiamo farlo di nuovo. Andiamo ragazze, siamo o non siamo le Mew Mew? >>
<< Stavolta è diverso. Manca la nostra leader e, inoltre, il nemico possiede un frammento di acqua cristallo. E' chiaro che partiamo in netto svantaggio. >>
Purin non demorse. << E' vero, ma con questa incursione li coglieremo di sorpresa, ne sono sicura. Se riuscissimo a guadagnare tempo per liberare Ichigo, riavremmo la nostra leader in squadra. A quel punto sarebbe più facile fronteggiare gli alieni. E comunque, nel frattempo puoi rivestire tu il ruolo della leader. Se non rischiamo adesso, non troveremo mai una soluzione! >>
<< Capiamo il tuo punto di vista, Purin, ma Zakuro ha ragione. Anche nel caso che voi riusciste a cogliere di sorpresa Pai e Taruto, non sapete cosa vi aspetta. E se Ichigo non fosse in condizioni di combattere, o, addirittura, gli alieni avessero già ultimato una nuova arma con l'acqua cristallo? >> Le osservazioni di Keiichiro gettarono maggiore confusione sulla più piccola.
<< Ma non possiamo lasciarla lì! >>, protestò, riferendosi all'amica rapita.
<< No, infatti. E' per questo che dovremmo sottoporci ad un allenamento intensivo. >> Zakuro squadrò tutti i presenti, in attesa delle loro reazioni. Negli occhi chiari dell'americano incontrò l'incertezza di chi si trovava d'accordo al riguardo ma era costretto a lottare contro i propri sentimenti. Cuore contro mente. Per uno scienziato, trovarsi in quella posizione, era frustrante. Una parte di lui gli diceva di correre immediatamente da Ichigo, l'altra di elaborare una strategia sapientemente studiata prima di entrare in azione.
<< In effetti, io e Ryou ci abbiamo già pensato >>, rivelò Keiichiro. << Ma dovete essere tutte quante d'accordo. Più passa il tempo, più aumentano i rischi di un contrattacco nemico. Purtroppo, in entrambi i casi, vi sono pro e contro. >>
Agire o non agire?
Retasu scrutò il volto immusonito di Purin, chiedendosi se l'amica stesse pensando di lanciare una monetina in aria per decidere il da farsi.
Incredibile. Perché in momenti come quello si riscopriva ad avere simili, leggeri pensieri, invece di essere seria?
Forse la sua mente le stava dando un segnale. Essere una Mew Mew comportava responsabilità abnormi. Dire che causava stress era un eufemismo. Che fosse arrivata al capolinea della sopportazione?
No. Devo smetterla. E' questo il mio problema: penso troppo e agisco poco.
... Ma come faccio a dire loro che Ichigo è scomparsa con Kisshu?
Forse Pai l'aveva presa in giro anche su questo.
"Perché sei venuto da solo, Pai?"
Stupida. Si era illusa che lui stesse iniziando a fidarsi di lei, quando invece aveva architettato tutto per mandarla appositamente a riferire ai suoi amici quanto loro due si erano detti.
Kisshu non era affatto scomparso. Ichigo era nelle mani dei tre alieni. Ecco come stavano le cose.
<< Serve a potenziare le vostre abilità. Ma non è così semplice. Non si tratta solo di un allenamento di tipo fisico. >>
<< Che intendi dire? >>
Retasu fu risucchiata dal suo tunnel al presente. Di che cosa stavano parlando tutti?
<< Dovrete concentrarvi mentalmente per richiamare nuovi poteri, come avete fatto per risvegliare quelli che attualmente siete in grado di utilizzare. Nessun tipo di combattimento potrà insegnarvelo. >>
<< E allora come faremo a servircene? >>, replicò Minto, scettica.
<< Troverete il modo da sole, ma non finché non inizierete un certo tipo di alimentazione. >>
La ballerina impallidì. << S-stai scherzando...? >>, tentò, in un mormorio supplicante. La serietà con cui Ryou continuò a fissarla infranse ogni sua speranza.
<< Scusa, Ryou, ma che genere di alimentazione intendi? >>, domandò Purin, incuriosita.
<< Beh... è... difficile da spiegare. Ma non è come pensi tu, Minto. >>
Un segnale d'allarme interruppe la conversazione.
<< Alieni, alieni! >>
Mash iniziò a svolazzare agitato sopra il gruppo, mentre un punto rosso lampeggiava sul grande monitor.
<< Che cosa? >> Keiichiro si affrettò a raggiungere uno dei tanti pc allineati sulla scrivania. << Ci hanno preceduti! Sembra che siano comparsi nei pressi del cinema Kabuki*. >>
<< Se hanno deciso di farsi vivi per primi, significa che hanno già ideato qualcosa di tremendo. >>
<< No, non credo, Minto. Il segnale che riceviamo non lascia presagire nulla di straordinario. >>
<< Cos'avranno in mente? >>
<< Non c'è tempo per parlare >>, sentenziò Ryou autoritario. << Squadra Mew, in azione! >>
<< Andiamo ragazze! >>, le esortò Zakuro, avviandosi di corsa verso l'uscita.
Con quell'inaspettata presa di posizione, gli alieni l'avevano appena salvata.
<< Retasu! Che fai lì impalata, muoviti o rimarrai indietro! >>, la rimbrottò severamente Ryou.
La Mew verde si rese conto di essere l'unica del team rimasta coi ragazzi.
<< S-sì! Hai ragione, vado subito! >>
Si precipitò al di fuori del laboratorio, spilla alla mano.
Non se la sarebbe sentita di parlare agli amici dell'incontro avvenuto la sera precedente con Pai.
Sentiva che l'accaduto aveva a che fare con la sfera privata, quella della dimensione umana, non della Mew Mew.
Un minuto prima aveva pensato che l'alieno avesse messo a punto una nuova tattica, frutto della sua fredda, imperturbabile mente.
Ora tornava a credere che non le avesse mentito su Kisshu. E il dubbio del perché l'avesse baciata tornò ad affiorare.
Non era possibile.
Non poteva distrarsi in un momento del genere!
Non prima di una battaglia.
Almeno in quei casi, era sempre riuscita a spegnere il caos di voci dubbiose che la tempestavano di domande.
Doveva focalizzarsi sul suo ruolo di Mew Mew.
Se gli alieni erano davvero comparsi nei pressi del cinema Kabuki, allora avrebbe ottenuto delle risposte.
Si sarebbe occupata di Pai da sola. E lo avrebbe spinto a dirle la verità.
 
 
 
 
Spazio dell'autrice: eccomi! In ritardo e di fretta, perciò scusatemi se non rispondo nemmeno stavolta alle vostre recensioni :( Sappiate che ho prestato particolare attenzione ad ognuna di loro e che le apprezzo infinitamente! Grazie grazie grazie!
*Il nome del cinema è inventato. Anche se, in realtà, "Kabuki" è il nome del teatro di Kyoto in cui si esibivano le geishe.

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Capitolo 5
*** 4. The water call ***


THE WATER CALL





Non fu minimamente sorpresa di trovarselo di fronte. Fu ciò che disse a lasciarla alquanto perplessa.
Pai stava proponendo loro una tregua; se avessero collaborato, il chimero che aveva fatto piazza pulita di ogni persona presente nel quartiere non le avrebbe attaccate.
Retasu non riusciva ad alzare gli occhi da terra, estraniata dalla realtà e sorda a ogni rumore.Gli era bastato udire la sua voce per andare in blackout. Una bomba di spiacevoli ricordi era esplosa nella sua mente.
<< Ti assicuro che noi non abbiamo fatto prigioniero nessuno. Dite quello che volete, non otterrete nulla. >>
Taruto agitò i pugni in aria con espressione rabbiosa. << Non tentare di fregarci, Mew lupo. >>
<< Siete testarde ed incoscienti. Non ci lasciate altra scelta... Chimero, attaccale! >>
Retasu assimilò le parole di Pai come un veleno in corpo. Questa volta non gliela avrebbe fatta passare liscia. Avrebbe combattuto. 
L'enorme polipo iniziò a sferrare getti d'acqua nerastra dai tentacoli. Minto si librò in aria, alla ricerca del punto debole del nemico per colpirlo con l'arco, mentre Zakuro tentava di tenere a bada i tentacoli. Una pioggia nera colpì Purin in pieno e la fece rovinare a terra.
Per quanto ancora avrebbero continuato a farsi del male? Per quanto ancora si sarebbero chiamati nemici, nonostante le loro azioni fossero motivate da un comune obbiettivo?
Taruto prese di mira Minto con le sue bolas rotanti, ma Zakuro intercettò il colpo con la frusta. Pai si preparò a carbonizzarla, ma prima che potesse sferrare l'elettrosiluro, un getto d'acqua gli arrivò sul viso. Retasu incrociò il suo sguardo e il suo cuore ebbe un fremito.
Non era paura. Era rabbia.
Prima ancora che l'alieno potesse contrattaccare, Retasu lo colpì di nuovo, facendogli cadere il ventaglio.
Se è questo quello che vuoi, ti accontento.
Per la prima volta si sentiva agguerrita. Se nessuno l'avesse fermata, avrebbe continuato a colpirlo sino allo sfinimento. Tale sensazione le provocava spavento, ma al contempo la fomentava. Era come se un'estranea avesse preso possesso del suo corpo, privandola della possibilità di scegliere.
<< ... Come osi? >> Pai, il volto livido, si smaterializzò, scomparendo alla sua vista.
Retasu, quasi avesse previsto che l'alieno l'avrebbe colpita al petto, schivò il suo calcio, sorprendendo se stessa più di lui. Estranea allo scontro, concentrata unicamente su Pai, preparò nuovamente il suo attacco. 
Aveva provato ad aiutarlo, a capirlo, a fermarlo. Lui l'aveva respinta.
Aveva giocato la carta più sporca, destabilizzandola. In quel frangente Retasu non era capace di riconoscersi.
Il suo  braccio sinistro venne pervaso da un bruciore straziante. Le si mozzò il fiato. Cadde in ginocchio, soffocando un grido. Il dolore era così forte che la testa prese a girarle e dovette far leva su tutte le sue forze per trattenere un conato di vomito. Il fuoco si diffuse sul petto, intensificando i sintomi. D'istinto portò le braccia davanti al seno per proteggersi. Con un esasperato moto di ribellione fece partire un altro getto d'acqua dalle nacchere, colpendo alla cieca. La pelle bruciata a contatto con l'aria pareva divorare se stessa. Il sangue scorreva dalle ferite aperte come lava, annebbiandole la vista. Pai era riuscito a recuperare il ventaglio e a sferrarle il suo elettrosiluro. Aveva fatto centro due volte, ma Retasu, lottando contro se stessa, si rialzò e riprese a combattere. Finchè non udì una voce che continuava a gridare il suo nome da un tempo indefinito. 
Una freccia di luce le passò davanti e procurò un taglio sulla guancia di Pai. Minto la raggiunse e la sorresse per il braccio sano. 
<< Avete avuto solo fortuna questa volta, ma la prossima vi toglieremo di mezzo. >>
Pai si passò due dita sul taglio sottile, gli occhi colmi di livore fissi su Retasu. << Taruto ha ragione. La prossima volta, vi ammazzerò tutte io stesso. >>
<< Non scappare, codardo! >>
L'eco delle sue stesse parole le rimbombò nelle orecchie. L'ultima cosa che vide fu Pai che si smaterializzava.

 
*****

 
Sentiva una leggera pressione sul braccio che le procurava un fastidioso formicolio. 
Aprì gli occhi per scacciare l'insetto molesto, ma si accorsa di vedere tutto appannato.
<< Ah, sei sveglia. >>
<< K-keiichiro? >>
<< Sta ferma, o non riuscirò a medicarti. >>
<< Non vedo niente. >>
Keiichiro le mise gli occhiali nella mano destra e lei li infilò. Il ragazzo le stava passando un batuffolo di cotone imbevuto di una sostanza che odorava di metano sul braccio. Il suo cuore perse un battito quando vide quanto era profondo il taglio; partiva dalla spalla e arrivava quasi fino al polso. 
<< Dovremo mettere i punti, sai? >>
Keiichiro alzò momentaneamente lo sguardo dal suo lavoro e le rivolse un lieve sorriso che esprimeva un misto di sollievo e preoccupazione. 
<< Mi dispiace. >>
Sentì calare su di sé un gelo pungente, quando nella sua mente rivisse l'ultimo istante precedente alla sua perdita di conoscenza.
<< Per un po' dovrai stare attenta ad evitare gli scontri, altrimenti le ferite si riapriranno. >>
Voleva sprofondare. L'unica volta in cui aveva cercato di agire aveva finito per strafare. Era stata incapace di controllarsi e aveva liberato quel mostro che era prima di conoscere Ichigo e Minto. La notte prima di incontrarle e di essere "salvata" da loro era una ragazza cupa e tormentata che si aggirava per il liceo come un fantasma. Sola e persa. Non voleva ridursi di nuovo così. 
<< Che cosa è successo? >>
<< Sei svenuta non appena Pai e Taruto hanno battuto in ritirata. >>
Il cuore di Retasu si mise a correre. Appoggiato alla porta del laboratorio sotterraneo c'era Ryou, le braccia incrociate al petto e un'apparente espressione di calma imperturbabile. 
<< Ryou, io... >>
<< Minto e Zakuro mi hanno detto di aver visto le tue ferite non appena sono riuscite a liberarsi del chimero. >>
<< Le ragazze! Stanno bene? >>
<< Scusa Retasu, ora devi metterti seduta, devo medicare l'altro taglio. >>
Retasu eseguì. Non appena si sollevò, l'urto dell'aria sulle ferite risvegliò un intenso bruciore. Si morse la lingua per non darlo a vedere ai ragazzi.
<< Purin è un po malandata, il chimero l'ha accecata ma entro domani starà di nuovo bene. Minto e Zakuro sono illese. Tu sei quella che ha risentito maggiormente dello scontro. >>
Ryou avanzò verso di lei, le si mise di fronte e le appoggiò l'indice sulla fronte, portando il viso all'altezza del suo. Retasu andò a fuoco.
<< Cosa avevi intenzione di fare? >>, scostò il dito e tornò ad incrociare le braccia al petto, mentre Keiichiro guardava entrambi con aria premurosa e velatamente divertita.
Ryou continuava a fissarla coi suoi bellissimi occhi blu, con un'evidente aria di rimprovero.
<< Te la sei vista brutta. La prossima volta rifletti di più sulle tue azioni. >>
Retasu abbassò la testa, mortificata.
<< Non farci caso, era preoccupato >>, mormorò Keiichiro. << Ecco, ho finito. >>
Retasu si sforzò di sorridergli. 
<< Kei, scusa puoi lasciarci un attimo da soli? >>
<< Certamente. >> I due scienziati si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi Keiichiro prese i medicamenti e uscì dal laboratorio. Retasu a quel punto avrebbe preferito rimanere svenuta. 
<< Mi hanno raccontato tutto Minto e Zakuro. Ti hanno vista coperta di sangue tutto ad un tratto. Stavi fronteggiando Pai, si può sapere che ti è preso? >>
Ryou non le aveva mai parlato con quel tono, solitamente lo riservava ad Ichigo quando doveva farle la predica. Quella constatazione la rese incapace di replicare. Continuò a tenere gli occhi fissi nei suoi, come prigioniera, certa che se li avesse distolti non sarebbe mai più stata capace di fronteggiarli. 
<< Non è da te agire così. Pai ti ha fatto qualcosa per caso? >>
Le ultime parole di Ryou rivelarono la sua impazienza di fronte a quel solido silenzio. 
Con chiunque, ma non con lui. Avrebbe accettato di parlarne con chiunque, se messa alle strette, ma non con lui. Il solo pensiero le causava un imbarazzo spropositato. Ma Ryou si stava arrabbiando ed attendeva una risposta. Così agì d'istinto. 
<< No, non mi ha fatto niente. >>
Ryou la scrutò a lungo, facendole pompare il cuore più velocemente del normale. 
<< E allora perché hai perso il controllo contro di lui? >>
<< Non lo so. >>
Ryou corrugò la fronte. << Come posso fidarmi di un membro della squadra che agisce in modo così autodistruttivo? >> Sospirò.
Retasu affondò le unghie nel lettino sul quale era stata adagiata. 
<< Se Pai ti  avesse colpita in prossimità degli organi vitali saresti potuto morire. I tagli sono profondi e hai perso molto sangue. >>
Retasu non ce la faceva più. Distolse lo sguardo dal suo, puntandolo sul pavimento. Distinse un granello di polvere tra le mattonelle e lo puntò come se ne andasse della sua vista non lasciarselo scappare.
<< La nostra situazione non è delle migliori. Se gli alieni dovessero attaccarci, Minto, Purin e Zakuro dovranno sbrigarsela da sole. >>
<< Ma certo. >> Retasu realizzò di aver parlato solo quando constatò che la sua bocca si era aperta e poi richiusa.
<< Tanto a te è solo questo che importa. Perché non hai costruito dei robot per il progetto, invece di ingaggiare cinque ragazze? Sarebbe stato facile ripararli, per uno scienziato del tuo calibro. >> Le sue parole erano intrise di risentimento e delusione. << Se potessi trasformare il rimorso in dolore fisico, lo triplicherei, pur di liberarmene, ma purtroppo non mi è concesso. Credi che  non me ne renda conto da sola di quello che ho rischiato? >>
Retasu si tenne stretta con le mani al lettino mentre cercava di scendere. Se non fosse stato per le ferite, sarebbe arrivata alla porta in un baleno. Ryou si accorse di quello che stava per fare e la trattenne per i polsi. << E’ meglio se per  un po’ rimani qui a riposarti. >>
Retasu si divincolò. << E’ meglio se mi lasci andare. >>
<< Non- >>
<< Lasciami andare. >>
Non ricordava di aver mai usato quel tono con nessuno. Mai, in tutta la sua vita. Ryou rimase interdetto. La  fissò come se fosse un’estranea, incapace di riconoscere in quello sguardo la timida e pacata Retasu.
<< Retasu… >>
<< Basta! Non voglio più starti a sentire. >>
La ragazza si liberò dalla sua stretta e lo sorpassò. Quando si voltò per guardarlo, a Ryou parve che avesse gli occhi lucidi, poi imboccò la porta e uscì.


 
*****
 
 
Non aveva idea di dove fossero gli altri, ma nelle stato emotivo in cui era preferì non farsi vedere mentre sgattaiolava fuori dalla porta sul retro. Fece attenzione a non urtare nulla e a non appena fu uscita dal locale tirò un sospiro di sollievo
Sospiro di sollievo che fu subito sostituito da un verso di stupore non appena vide chi aveva di fronte.
<< Masaya… c-che ci fai qui? >>
Il ragazzo aveva un’espressione stranita. << Ciao Retasu, sono sorpreso di vederti, non eri al mare con Ichigo? >>
Andò nel panico. Affrontare Masaya era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel momento.
<< Beh, ecco… Vedi, io… sono tornata a casa prima perché avevo un’importante corso pomeridiano a scuola al quale dovevo assolutamente presenziare. Ma tu che ci fai qui? >>, ripeté, meravigliandosi della sua stessa scusa campata per aria e temendo al contempo che il ragazzo si fosse insospettito.
<< A dire il vero non so come sono arrivato qui. Stavo passeggiando e poi… non so, sarà stata l’abitudine a portarmi qui. >>
Retasu era perplessa. Come poteva una persona non sapere perché si era diretta in un determinato luogo?
<< Ma che ci facevi davanti alla porta sul retro, hai bisogno di qualcuno? >>
La porta si riaprì proprio in quell’istante e Zakuro fece capolino. Il suo volto non tradì la minima sorpresa quando vide con chi stava parlando Retasu. Le due si lanciarono una rapida occhiata. Masaya aprì la bocca per dire qualcosa, ma non emise un solo fiato. Fu Zakuro a salutarlo con totale nonchalance.
<< Ma allora… siete tornati tutti >>, constatò lui.
<< No, ti sbagli. Retasu ed io siamo sole, eravamo passate al Café per dargli una ripulita prima dell’apertura. Probabilmente se hai bussato non abbiamo sentito perché siamo molto indaffarate >>, improvvisò Zakuro con la sua  statuaria espressione di ghiaccio.
<< Capisco. Beh, in effetti avevo provato a bussare all’entrata principale, ma non importa. >>
Zakuro aveva riaperto la porta e si era affacciata a guardare la sala. Retasu intravide qualcuno prima che Zakuro la richiudesse.
<< Scusa, controllavo di aver spento le luci, difatti ne ho lasciata una accesa. >>
Retasu realizzò che l’amica aveva colto l’occasione per intimare agli altri di non farsi vedere. << Ora, se non ti dispiace… >>
Una scossa improvvisa fece perdere l’equilibrio a tutti e tre. Da lontano giunsero delle grida.
Retasu guardò in alto e vide Pai e Taruto, affiancati da una creatura che pareva un monolite sospeso in aria.
Oh, no.
<< … sei invitato a bere una tazza di tè con noi >>, concluse Zakuro, afferrando Masaya per un braccio, prima che lui decidesse di voltarsi all’improvviso.
<< Ma non hai sentito la scossa di poco fa? Conviene rimanere all’aperto! >>
A quel punto a Retasu e a Zakuro venne in mente una sola cosa: trascinarlo letteralmente nella sala Café. Di Minto, Ryou e Keiichiro non c’era traccia.
Un’altra scossa, più violenta della prima, sopraggiunse, facendo cadere Retasu in ginocchio. Si era sorretta sul braccio ferito e per distrarsi dal dolore si morse il labbro.
Masaya arrancò verso l’uscita. << Ma che vi prende! Restare qui è pericoloso, dobbiamo andarcene! Ho sentito della gente gridare, qualcuno potrebbe avere bisogno di aiuto! >>
Le ragazze non seppero come trattenerlo e rimasero a guardare mentre correva lungo il vialetto.
<< Che cosa facciamo? Pai e Taruto gli faranno del male! >>
Minto, Ryou e Keiichiro comparvero dalla cucina.
<< Questa non ci voleva, per di più quell’addormentato di Masaya ha deciso di capitarci fra i piedi proprio adesso! >>, sbottò Minto, reggendosi a una colonna per precauzione.
<< Io lo seguo! >>
<< Aspetta, Zakuro! >>, gridarono Retasu e Keiichiro all’unisono. Ma la ragazza si bloccò sulla porta. Masaya era sparito, ma ciò che sorprese tutti fu la vista del Cavaliere Blu che fronteggiava gli alieni e il chimero. Ryou richiuse la porta e intimò a tutti di non muoversi. << Non so come faccia a trovarci sempre,  ma dobbiamo ringraziare che ce l’abbia fatta anche stavolta, perché senza di lui saremmo spacciati. >>
Retasu si aggrappò a Keiichiro che le si era avvicinato per sorreggerla, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo del biondo.
<< Tu, incosciente! Come ti senti? >>
Retasu lanciò a Minto un’occhiata d’intesa. << Non ti ci mettere anche tu, per favore. >> La capiva e le era grata ma non poteva tollerare ulteriori rimproveri. Avvertì su di sé gli occhi di Ryou, ma non osò muovere un solo muscolo nella sua direzione. Malgrado Pai e Taruto avessero deciso di rendere la vita delle Mew Mew più tumultuosa, non riusciva neppure in un momento come quello a smettere di pensare al modo in cui le aveva parlato Ryou. In un primo momento aveva taciuto, ma quando aveva sentito che la sua unica preoccupazione era l’integrità della squadra, era esplosa. Le faceva male sapere che a Ryou sembrava importare ben poco di lei come “Retasu”. E, come se non bastasse, gli alieni avevano deciso di non dare loro tregua, rivelando veritiere le sue previsioni.
Non si era mai sentita peggio di così.
<< Retasu, io vado a vedere come sta Purin. >>
<< Sì, vai Keiichiro, non preoccuparti per me. >>
Il ragazzo si diresse di corsa su per le scale e si resse alla ringhiera quando avvertì l’ennesima scossa. Retasu si era accucciata a terra.
<< Che cosa facciamo noi? Il Cavaliere Blu ha bisogno di una mano. >>
Ryou soppesò le parole di Zakuro. Era raro vederlo indeciso.
Il rumore della battaglia che imperversava al di fuori del locale non lasciava presagire che sarebbe terminata presto. Retasu si sentiva impotente di fronte agli eventi, pur volendo uscire a combattere sapeva di essere costretta al riparo.
<< Anche se tu e Minto siete rimaste illese nell’ultimo scontro, avete comunque bisogno di riposare. Il Cavaliere Blu saprà cavarsela da solo. >>
<< Ma… >>
<< Niente “ma”, Minto. >>
Masaya era sparito all’improvviso e al suo posto era comparso il Cavaliere Blu. Possibile che fossero la stessa persona? Retasu se ne sarebbe convinta, se non fosse stato per l’aspetto alieno di quest’ultimo che invalidava la sua tesi. Keiichiro scese le scale con Purin, distogliendola dai suoi pensieri.
<< Come ti senti? >>, le domandò, felice di vedere che non aveva riportato ferite evidenti.
<< La mia vista ha funzionato meglio di così, ma non devi preoccuparti. E tu, invece? >>
Retasu la rassicurò con un cenno del capo.
<< Cos’è questo frastuono, che succede là fuori? Ditemi che sono la sola a vedere il cielo nero. >>
Ryou si affacciò alla finestra e quando si voltò verso tutti i presenti rivelò un’espressione sconcertata. << Mi piacerebbe contraddirti, Purin, ma purtroppo hai ragione. Venite a vedere. >>
Retasu si accostò alla finestra e vide che il cielo si  era tinto di un nero innaturale, privo di stelle.  Pareva che enormi nuvole gonfie di pioggia si fossero addensate in pochi secondi, pronte ad investire la città con un temporale.
<< Pai e Taruto non possono esserne responsabili >>, sentenziò Keiichiro.
<< R-Retasu… che ti prende? >>, pigolò Purin.
Ryou avvertì uno strattone all’altezza del collo e fece appena in tempo a vedere l’acqua cristallo schizzare verso Retasu. Una luce abbagliante pervase la sala, costringendolo a coprirsi gli occhi. Quando fu in grado di riaprirli, vide che Retasu si era trasformata. Ma c’era qualcosa che non andava in lei.
<< L’acqua cristallo sta reagendo… >>, mormorò Keiichiro, attonito.
Retasu emanava una luce bianca e opalescente che irradiava calore nell’area circostante. Non sembrava cosciente di ciò che le stava accadendo, perché aveva lo sguardo perso nel vuoto e non rispondeva ad alcun richiamo. Di colpo assunse una postura anormale: una gamba piegata, come se fosse zoppa, le braccia a penzoloni e la testa ciondolante. Quando fece un passo in avanti, Purin si nascose dietro a Keiichiro. Zakuro si mise in allerta.
<< Retasu, che ti… prende? >> Minto arretrò, atterrita, quando vide che l’amica stava faticosamente cercando di andarle incontro.
Ryou le si avvicinò cauto e provò a toccarla. Di colpo la luce che avvolgeva Retasu si fece più intensa.
<< Ryou! >>
Keiichiro si precipitò dall’amico finito inspiegabilmente contro al muro e lo aiutò a rialzarsi.
<< Che cos’è successo? >>
Ignorando la sua domanda, Ryou provò ad avvicinarsi nuovamente a Retasu che, lentamente e sinistramente, continuava ad arrancare verso l’uscita. Per la seconda volta il bagliore sprigionato dal corpo della ragazza si fece accecante non appena lui la toccò e una forza invisibile lo respinse. Questa volta fu meno fortunato e picchiò la schiena contro un tavolo.
<< Ryou! >>, lo richiamarono tutti.
Il ragazzo, ansimante, si rimise in piedi, confuso e scioccato di fronte ad un simile fenomeno. La sua mente da scienziato non riusciva a trovare una spiegazione logica.
Retasu aveva le iridi dilatate e le pupille erano divenute quasi invisibili.
<< Il cristallo mi chiama. >>
Minto si portò le mani davanti alla bocca. La voce di Retasu era tetra e spettrale, come se provenisse da una grotta remota.
Tutti, immobili, seguirono con gli occhi Retasu.
Tutti, non appena la porta del locale si spalancò al suo passaggio, le andarono incontro.
Fuori non si poteva distinguere alcun segno della battaglia compiuta e gli alieni si erano volatilizzati. L’unica fonte di luce della città pareva emanare da Retasu. Le ragazze provarono a chiamarla, ma lei le ignorò, finché non la sentirono ripetere ancora con le stessa,  tetra voce: << Il cristallo mi chiama. >>
Dal suo corpo partì un fascio di luce immenso che squarciò il cielo a metà.
<< Mi sta aspettando. >>
Quando le ragazze, Ryou e Keiichiro riaprirono gli occhi, Retasu era sparita.











Spazio dell'autrice
Non credevo che l'ispirazione potesse tornare a distanza di così tanto tempo. Eppure... eccola! Non so che impressione vi abbia fatto questo capitolo, premetto che sono un po' arrugginita, perché sono mesi che non tocco la tastiera, ma ce la metterò tutto per tornare in carreggiata. Mi scuso per avervi lasciato in questo modo, ma da adesso White Waters riprenderà. Ho molto materiale pronto per il momento, perciò potrò aggiornare ogni settimana.
Dunque, che ne pensate di questo corso degli eventi alternativo? Di Ichigo purtroppo non si sa ancora nulla, così come di Kisshu,  creduto prigioniero delle Mew Mew. Perdono! Dovreste saperlo che mi piace tenervi sulle spine :) Ma saprete anche che chi pazienta alla fine viene accontentato.
Alla prossima!! :)
 
 

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Capitolo 6
*** 5. The traitor betrayed ***







 
The traitor betrayed







Retasu si era lasciata trasportare laddove l’acqua cristallo l’aveva condotta. Dal cielo erano visibili dei lampi che convergevano in un unico punto. Aveva un vago ricordo di volti scioccati che l’avevano vista passare davanti a loro mentre si dirigeva in pieno centro abitato verso quei bagliori inarrestabili.
Il posto nel quale era arrivata le era familiare quasi quanto la ragazza che scorgeva in lontananza in fondo alla scalinata: stivali, coda, capelli rossi; di fianco a lei, in posizione di guardia, una figura alta e sottile dalla pelle biancastra e i capelli legati in due code laterali.
Come se l’emozione della loro vista si fosse rivelata insopportabile, Retasu percepì un tepore nel petto e tutto intorno a lei si fece più chiaro. Avvertì uno strappo nell’incavo fra i seni e vide che le si era formato un taglio sulla voglia, dal quale era uscito un frammento di acqua cristallo.
Ricordò tutto: quel cristallo era lo stesso che le aveva permesso di annientare il chimero quando si era trasformata in sirena, lo stesso che si era staccato dalla collana di Ryou e l’aveva resa intoccabile. Ricordò gli occhi del ragazzo appoggiato al muro, fissi su di lei, che esprimevano shock e timore. Una morsa le strinse lo stomaco. Ricordava di averlo sbalzato due volte lontano da sé, contro il suo volere, e di avere abbandonato il Café senza sapere dove stesse andando. Non aveva idea di dove fossero gli altri.
Andò incontro alle due figure che aveva distinto in lontananza. Proprio in quell’istante, vide quella dal colorito innaturale lasciarsi cadere in ginocchio e udì una stupenda risata intrisa di compiacimento.
<< Credevi di riuscire ad ingannarmi, traditore? Beh mi spiace, hai fallito. Sono io che vi ho ingannato tutti con successo. >>
A chi apparteneva quella bellissima voce?
<< Kisshu… >> Ichigo si chinò per posare una mano sulla spalla dell’alieno e allora Retasu, con la visuale scoperta, vide chi c’era di fronte a loro: alto, capelli lunghi e scuri, solenne mantello blu, pelle diafana. Ma la cosa che la lasciò senza fiato, furono i suoi occhi. Anche a quella distanza brillavano come due lame nel buio.
<< Via, via… Non scomodarti a consolarlo, Mew Ichigo, non dirmi che credevi nella riuscita del vostro piano? Io non ho mai riposto fiducia vera e propria in quell’inetto, del resto cosa mi sarei potuto aspettare da uno che si innamora di un’umana? >> L’alieno scoppiò in una seconda, meravigliosa risata.
<< Tu… >>, sibilò Ichigo a denti stretti.
Retasu si congelò sul posto. Le lame azzurre si erano posate su di lei.
<< Ah, benvenuta Mew Mew. Mi stavo giusto chiedendo quando sarebbe arrivata la squadra di tirapiedi. >>
Kisshu e Ichigo si voltarono simultaneamente verso di lei.
Ichigo impallidì. << Retasu, scappa… >>, mormorò con voce venata di disperazione.
Retasu rimase di sasso. Adesso che l’aveva ritrovata doveva fuggire? Tutto quello che voleva era abbracciarla e tempestarla di domande. Fu incapace di replicare, gli occhi che saettavano su tutti e tre i presenti.
<< Non hai sentito quello ti ha detto? Scappa! >>, le abbaiò Kisshu.
<< Ignora questo maleducato, i convenevoli non sono il suo forte. Ti ringrazio per aver condotto qui l’ultimo frammento d’acqua cristallo, Mew Retasu. Adesso potrò attuare… >> un sorriso di scherno gli incurvò le labbra a metà << … il mio restauro. >>
<< Sei un maledetto! >>, gridò Ichigo nella sua direzione.
<< Sono sicuro che cambierai idea, ad opera compiuta, sempre se riuscirai a sopravvivere. >>
<< Se le torci un solo capello… >>
Solo allora Retasu realizzò perché la città non fosse immersa nel buio totale. Dove aveva visto convergere i lampi si stagliava ora una cupola immensa che emanava una luce abbacinante. Restò senza fiato. Capì che quei minuscoli puntini luminosi che la rivestivano erano tutti frammenti d’acqua cristallo compattati e che lei era stata portata lì, come in trance, dall’ultimo frammento. Colui che era stato capace di riunirli tutti doveva disporre di un grande potere.
L’alieno di fronte a loro non poteva che essere Profondo Blu.
Sapeva che la battaglia finale prima o poi sarebbe arrivata. Sapeva anche che non si sarebbe mai sentita pronta per affrontarla.
Ma così… no.
Era tutto sbagliato.
<< Kisshu, mentre aspettiamo i nostri ospiti, perché non inizi ad anticipare a Mew Ichigo e a Mew Retasu come vi farò fuori uno ad uno? >>
Kisshu digrignò i denti, lanciandogli un’occhiata di sfida. Profondo Blu stava prendendo tempo per permettere alla cupola di ottimare le sue difese; doveva tentare il tutto e per tutto per indebolirlo prima che ciò accadesse. Estrasse i sai dalle tasche e gli intimò di restare in guardia. Profondo Blu dal canto suo si passò una mano tra i capelli con fare annoiata.
<< Uno spettacolo commovente, davvero commovente. Cosa credi di fare? >>
<< Kisshu! >>
Retasu non riuscì a seguire l’accaduto. Vide solamente che Kisshu si era scagliato contro Profondo Blu e nell’istante successivo lo trovò a terra, ai piedi di Ichigo.
La rapidità del nemico andava oltre ogni immaginazione, Retasu non lo aveva visto muoversi.
<< Essere inutile. >>
Ichigo sorresse la testa di Kisshu, ancora cosciente.
<< Pensateci, Mew Mew, avete due scelte: morire o seguirmi. >>
<< Non moriremo, né ti seguiremo! >>, gridò Ichigo con fervore.
<< Povera sciocca. Ah… ecco che arrivano i nostri ospiti. >>
Retasu si voltò di scatto. Un’auto rossa fiammante frenò bruscamente all’ingresso del tempio e dalle portiere ne uscì il resto della squadra. Le avevano trovate. Si diressero verso di loro di corsa e su ciascuno si stagliò un’espressione sorpresa alla vista di Ichigo, che sosteneva Kisshu, e di Profondo Blu.
<< Benvenuti, ero trepidante d’impazienza. Non temete, porrò fine alle vostre sofferenze. Morirete senza accorgervene! >>
Retasu chiuse gli occhi e si strinse su se stessa.
Davvero era possibile morire senza accorgersene?
Una cosa era certa: se avvertiva ancora la durezza del suolo sotto i suoi piedi, non era morta. Riaprì gli occhi.
Davanti a lei c’erano Ichigo e Kisshu.
Oltre di loro c’era Profondo Blu.
Tra di loro c’era Taruto, le braccia levate in segno di protezione.
<< Basta! Non è necessario ucciderli, signore. Ha ottenuto quello di cui aveva bisogno, è chiaro che non potranno ostacolarla. La prego, li lasci andare! >>
La vocetta di Taruto era tremula, rivelatrice di pianto e colma di supplica. Retasu non sapeva da dove fosse arrivato, ma era evidente che stesse cercando di salvare loro la vita e ciò le provocò un moto di commozione.
<< E perché mai dovrei risparmiarli? >>
Taruto tremò. << Perché non era questo che ci aveva promesso! Lei ci ha inganna- >>
Retasu restò paralizzata. Il braccio di Profondo Blu sporgeva oltre la schiena di Taruto. Il piccolo alieno sputò un fiotto di sangue schiumante dalla bocca, gli occhi sgranati, poi il suo corpo si liberò di ogni tensione, come un fantoccio. Era stato trapassato in due.
Un tonfo secco accompagnò la caduta del corpo al suolo. Profondo Blu attese che il sangue finisse di gocciolare dal suo braccio ancora teso, prima di lasciarlo mollemente ricadere sul fianco. 
Purin urlò di disperazione. 
<< Chi vuole essere il prossimo? >>
Kisshu, il volto umido di lacrime, gli puntò contro uno dei sai.
<< Fallo smettere. Fai smettere tutto questo, bastardo! >>
Ichigo si frappose fra i due alieni e una barriera impedì a Profondo Blu di attaccare.
<< Non lascerò che tu muoia. Non ti arrendere, Kisshu! >>
Sul volto degli alieni era dipinta un’espressione di puro stupore.
<< Ichigo… >>
La ragazza voltò le spalle a Kisshu e puntò il fiocco su Profondo Blu.
<< Masaya, so che puoi sentirmi. >>
Calò un silenzio innaturale.
Ichigo era impazzita?
<< So che posso liberarti, guardami! E’ con me che devi prendertela! >>
Profondo Blu si ricompose, sordo alle parole della ragazza. << Sei più forte di quanto pensassi. >> 
Si girò verso la cupola di cristallo, facendo ondeggiare leggiadramente il mantello, mentre si incamminava nella sua direzione.
<< Fermati, maledetto! Fermati e dimmi perché l’hai ucciso! >>
Profondo Blu ignorò le urla straziate di Purin. Zakuro e Keiichiro trattennero la ragazzina per impedirle di attaccarlo, consci del fatto che altrimenti sarebbe arrivata la sua ora.
<< Pai… pensaci tu. >>
Retasu perse un battito a quelle parole. Nell’istante successivo allo schiocco di dita di Profondo Blu, Pai si materializzò al suo cospetto, compiendo un profondo inchino. I suoi occhi ricaddero sul cadavere di Taruto immerso in una pozza scura e si richiusero per alcuni secondi, nascondendo illeggibili pensieri; quando li riaprì li puntò su Retasu.
La ragazza avvertì una morsa soffocante alla gola che le rese arduo respirare.
Perché? Perché ti ostini così? Perché non mi hai dato ascolto?
Comunicare telepaticamente, ormai, non le sarebbe servito.
Ichigo si lanciò all’inseguimento di Profondo Blu, ma Pai le sbarrò la strada. Con un balzo felino, la ragazza lo sorpassò e continuò a correre. Zakuro bloccò l’attacco dell’alieno con la frusta.
<< Ichigo, fai in fretta! >>, urlò.
<< Qui ci pensiamo noi! >>, le intimò Retasu. Nonostante le ferite, levò le nacchere in alto e preparò il suo attacco. Non sarebbe rimasta a guardare.
Il suolo si squarciò di colpo, minando il suo equilibrio. Da una frattura emerse un chimero antropomorfo dalla coda di pesce avvolto dalle fiamme.
Due braccia la sollevarono da terra. Retasu vide un getto di fuoco incenerire le macerie sulle quali si trovava prima.
Ryou le aveva appena salvato la vita.
<< Ci è mancato poco. >>
Avrebbe voluto scoppiare a piangere. Invece si limitò a ringraziarlo e a dirgli di mettersi in salvo. Non sapeva nemmeno lei come, ma se era una Mew Mew, avrebbe trovato la forza per resistere finché Ichigo non sarebbe riuscita  a fermare Profondo Blu. Non erano stati Ryou e Keiichiro a sceglierla. Certo, i due scienziati l’avevano guidata verso le innumerevoli battaglie, assieme alle altre, ma una sovrana ben più potente l’aveva eletta: la Terra. Non poteva credere che colei che stava difendendo volesse servirsene come vittima sacrificale.
<< Io sono qui per proteggervi >>, le intimò Ryou con fermezza.. << Non mi nasconderò. >>
Le ragazze stavano cercando di tenere testa al  chimero e a Pai. Keiichiro aveva messo al riparo il corpo di Taruto.
Retasu sostenne lo sguardo di Ryou con apprensione.
<< Devo aiutare le mie compagne. Ti prego, sta attento. >>  La voce le si troncò sul finire della frase.
Doveva congelare le emozioni, dimenticare cosa significasse provarle e concentrarsi sulla battaglia. Non poteva permettere a se stessa di essere d’intralcio, ma solo di supporto. Se voleva proteggere le persone a lei care, doveva proteggere prima di tutto se stessa.
Le frecce di luce di Minto volavano in tutte le direzioni. Zakuro bloccava gli attacchi di Pai e Purin cercava di essere di supporto a Minto, nonostante la vista precaria.
Purin… una bambina che aveva appena visto morire il suo miglior nemico per mano di colui al quale aveva giurato fedeltà. Ichigo era sola contro quello spietato sovrano.
Le sue compagne avevano bisogno di lei.
Retasu indirizzò un getto d’acqua sul muso del chimero.
Il cigolio di una porta, il fischio di un treno, centinaia di campane che cozzavano le une contro le altre: l'urlo che udì avrebbe potuto rappresentare la fusione di quei suoni.
Il chimero si diresse verso di lei, spalancando le fauci. Una freccia di Minto lo colpì all’occhio, dirottando il suo pugno poco più lontano. Sul suolo si formò un’altra crepa. Retasu cadde, ma si rialzò, ignorando il sangue che aveva preso a sgorgarle dal braccio leso. Preparò un altro attacco. Intravide Ryou sollevare Purin da terra ed evitarle un’alitata fiammante. Zakuro era riuscita a colpire Pai in pieno volto, ustionandolo. 
D’un tratto ebbe l’impulso di gridare alla Mew lupo di fermarsi. Sentiva il bisogno di proteggere l'alieno. Non era mai riuscita a vederlo come un nemico, nonostante fosse il più ostinato dei suoi compagni. Non voleva vederlo morire.
Fu costretta a distogliere gli occhi da Pai. Minto era nei guai. Indirizzò un altro getto d’acqua sul chimero, per impedirgli di colpire Minto con la possente coda. Corse verso la creatura, in una missione suicida.
Un ammasso gelatinoso gli scivolò sul braccio e colò al suolo, rivelando che Purin non era ancora in grado di mirargli contro con successo.
<< Fiocco d’acqua! >>
Mancò l’obbiettivo. Il chimero aveva preso a contorcere la testa nevroticamente e a sbattere la coda. Di lì a poco l’intera pavimentazione del tempio si sarebbe sbriciolata. Sentì il cuore scoppiarle. Il suo braccio era completamente macchiato di rosso. La ferita si era riaperta. Il chimero inspirò profondamente e soffiò su di loro l’aria immagazzinata.
Retasu gridò, aggrappandosi con le unghie a una delle macerie. Ryou era poco più distante da lei, in ginocchio. Se il chimero non si fosse fermato, l’avrebbe schiacciato con la coda.
Stringendo i denti e irrigidendo le braccia, le obbligò a contrastare la forza dell’aria e a tendersi in avanti. Le mani le pulsavano per lo sforzo di reggere le nacchere. La vista annebbiata dalle lacrime, urlò con tutte le sue forze. Il suo getto d’acqua andò contro corrente e colpì il chimero di striscio. La sua coda sfiorò Ryou, evitandolo di qualche centimetro e ricadde al suolo con inusitata violenza.
Retasu fu sbalzata da terra, avvertì l’aria fenderle il volto e  intrufolarsi nei polmoni come vetro scheggiato.
Inerme.
Non riusciva a muovere un solo muscolo. Aveva perso la sensibilità delle gambe e il solo movimento del collo che compì nel tentativo di individuare i compagni le costò caro. Erano tutti stesi a terra ed ammaccati. Ryou giaceva vicino a lei, privo di sensi. Non avrebbe saputo dire se era vivo o morto. Un’ondata di paura l’assalì, annichilendo la sua mente.
Non poteva fare più nulla.
Pregò in un miracolo, pregò affinché qualcuno arrivasse a salvarli.
Non poteva finire così. Non voleva crederci. Non poteva crederci.
Voleva gridare, dire alle sue amiche di mettersi in salvo, che quello non era il momento per dormire, ma la battaglia le aveva tolto le forze anche per parlare.
Il chimero si eresse sulla coda, manifestando tutta la sua possanza.  Era alto come uno tsunami, visto da quell’angolazione. Retasu capì che stava preparando il suo attacco finale e che quelli erano i suoi ultimi istanti di vita. L’essere che aveva ucciso i coniugi Shirogane avrebbe ucciso anche loro.
Una volta qualcuno le aveva detto che si vive insieme e si muore soli.
La vista annebbiata, gli arti paralizzati, si servì delle ultime forze rima stele e allungò una mano verso quella di Ryou. Anche se avesse voluto fuggire non avrebbe fatto in tempo e lei non avrebbe mai abbandonato-
Che cosa fai?
Il cuore riprese a batterle più in fretta, mentre il suo corpo si irrigidiva ulteriormente.
Sto delirando?
Pai si era posizionato di fronte al chimero, sospeso in aria, il ventaglio puntato contro di lui.
Che cosa vuoi fare?
Come se lui fosse stato in grado di avvertire i suoi pensieri, voltò la testa nella sua direzione. Sapeva perfettamente dove individuare Mew Retasu. Il suo volto si rilassò quando la guardò e, per la prima volta, lei fu in grado di leggere dentro a quegli occhi viola.
“ Mi dispiace.”
Un’onda d’energia bianca attraversò Pai, mentre questi sferrava l’elettrosiluro. Retasu chiuse gli occhi, sprofondando nell’abisso del suo terrore.
Quando ebbe il coraggio di riaprirli il chimero era scomparso.
Pai, giaceva faccia a terra, carbonizzato.
Un’ultima, solitaria folata di vento fece cadere il suo ventaglio davanti a lei. La vista le si offuscò.
Perché l’hai fatto?
Lacrime caddero sugli intarsi appuntiti, ancora crepitanti di elettricità. Sentì che le forze la stavano abbandonando del tutto.
Ichigo, resti solo tu. Salvaci.



 
*****

 
 
Piovevano gocce azzurre sul campo di battaglia. Brillanti zaffiri durante la loro danza mutati in sassolini vuoti sul suolo ammaccato. Esprimevano la bellezza e la caducità della vita.
Anche coloro che giacevano inermi a terra avevano avuto il loro momento per brillare, proprio come quelle fulgide gocce. Minto sembrava addormentata, le gambe in posizione fetale, le braccia coperte di lividi. Purin era supina, la testa piegata, un rivolo di sangue sul labbro. Zakuro reggeva ancora la frusta, i capelli sparsi a ventaglio sporchi di sangue e polvere. Keiichiro era di schiena, un braccio teso in avanti come se avesse cercato di aggrapparsi a qualcosa. Retasu e Ryou era vicini, la mano di lei appoggiata su quella di lui; sembravano due bambini.
Ichigo aveva lasciato vagare lo sguardo su ognuno di loro, mentre sosteneva la testa di Kisshu, sdraiato ai suoi piedi. La gonna del vestito era zuppa di sangue. Era rimasta a guardarlo nei suoi ultimi istanti d’agonia, mentre cercava di dirle qualcosa, poi si era accorta che il suo corpo si era irrigidito e che le sue palpebre non si muovevano più. Aveva meccanicamente spostato gli occhi da lui, certa che se non l’avesse fatto sarebbe impazzita, ma lo spettacolo che le si era presentato dinanzi le aveva tolto le forze per trattenere il dolore. Emise un grido di disperazione che le lacerò la gola.
Li aveva persi tutti.
Masaya, colui che amava, Kisshu, colui che credeva di odiare, i suoi amici. Tutti.
I frammenti d’acqua cristallo si stavano inesorabilmente disgregando, deteriorando la cupola. Ichigo si lasciò catturare dalla loro silente, leggiadra caduta. Uno di essi si posò su Purin.
Ichigo spalancò la bocca, senza fiato. Quel frammento non aveva perso la sua luce, la stava intensificando. Vide che i frammenti si erano posati su tutti i corpi e che stavano manifestando lo stesso fenomeno.
La speranza tornò a fioccare come neve nel suo cuore. Alzò gli occhi al cielo, aspettando che un frammento si depositasse anche sul corpo di Kisshu. Ne individuò proprio uno che stava planando verso di lei e ne attese l’arrivo con un misto di ansia e gioia. In un attimo le parve che l’incubo fosse finito. Lacrime di commozione le rigarono le guance alla vista di Purin che riapriva gli occhi, intatta come una rosa. Minto mosse una mano. Keiichiro alzò addirittura la testa. Zakuro si mise in ginocchio e si guardò attorno. Ryou e Retasu si alzarono da terra, perfettamente risanati, e la videro.
Kisshu era inerme, gli occhi ancora aperti fissi su di lei. Il frammento d’acqua cristallo si era adagiato sul suo petto, ma non si era illuminato. Ichigo era fiduciosa, gli doveva dare tempo.
Forse con gli alieni…
Ricevette una coltellata ai polmoni, il respiro le si mozzò.
Il cristallo era scomparso.
Il prossimo riuscirà ad aiutarlo. Ce la farà.
Non aveva il coraggio di cercare con gli occhi il corpo di Pai e quello di Taruto.
Afferrò al volo un altro frammento d’acqua cristallo e lo appoggiò sulla fronte di Kisshu.
Non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato quando una voce la risucchiò dal tunnel mentale.
<< Mi dispiace.
<< No. >>
<< Ichigo… >>
<< No! >>
Nascose il viso di Kisshu sul suo collo, reggendogli la testa e la schiena con le mani. Liberò il pianto e i singhiozzi che la speranza le aveva permesso di trattenere.
Non poteva essere…
<< Non c’è più niente da fare. >>
<< Bugiardo! Non è vero! >>
I singhiozzi le scossero il petto e si fecero così frequenti da toglierle il respiro.
<< Non è vero… Non è vero… >>
Retasu  fissava Ichigo con le lacrime agli occhi. La morte di Kisshu la stava lacerando di un dolore tangibile.
La sola vista era angosciante.
Ryu provò a posare una mano sulla spalla di Ichigo, ma lei si scansò.
La squadra al completo era intorno a lei. Nessuno se la sentiva di fare qualcosa. La lasciarono sfogare, congelati nel loro shock.
<< Lui è… >> Un singhiozzo intervallò le sue parole. << Mi ha… seguito… nel palazzo… di cristallo e… e… >>
Singhiozzò ancora, il corpo scosso da spasmi irrefrenabili mentre stringeva il corpo di Kisshu a sé.
Ryou si inginocchiò di fronte a lei, incapace di posare gli occhi sul cadavere. Finse che non ci fosse.
<< Non è stata colpa tua. >>
Notò un oggetto seminascosto dalle pieghe della gonna di Ichigo. Era il suo fiocco, ironicamente a forma di cuore, spaccato in due. Ichigo frenò di colpo il pianto e il suo corpo si rilassò parzialmente, come a comando. Allontanò Kisshu da sé e adagiò la sua testa al suolo. Con gli occhi persi nel vuoto, posò le dita sulle sue palpebre e le richiuse. Se non fosse stato per il buco sul suo ventre sarebbe sembrato addormentato.
<< Masaya… Il cavaliere Blu… Profondo Blu… Sono la stessa persona. >>
Calò la nebbia nella mente di ognuno di loro.
<< Per un istante ero riuscita a farlo tornare in sé, ma poi… Profondo Blu ha vinto su Masaya e ha cercato di trafiggermi con la spada. >>
Le lacrime ripresero a scendere sul suo viso. << Io stavo puntando il fiocco su di lui, Kisshu si è frapposto tra noi e… >>
Le labbra le tremarono. Emise un profondo, pesante sospiro.
<< Si è creata una sfera bianca che ci ha inglobati tutti e tre quando la spada e il fiocco sono entrati in contatto. Sembrava che qualcuno mi stesse strappando ogni singolo arto dal corpo, pezzo dopo pezzo… Le mura del palazzo hanno cominciato a tremare, non riuscivo a respingere l’attacco di Profondo Blu… Ho avvertito uno strappo all’altezza del cuore… credo di aver gridato… Ho visto che sul volto di Profondo Blu si era dipinta un’espressione di spavento, poi una luce si è liberata dal mio fiocco… è probabile che si sia spaccato in quel momento. >>
Ryou era esitante. << Poi? >>, mormorò.
<< Kisshu deve essersi servito delle sue ultime forze per smaterializzarsi all’esterno. Profondo Blu ha fatto lo stesso. Mi dispiace, ragazzi… Ho perso. >>
Ryou la prese tra le braccia e, inaspettatamente, lei si lasciò sollevare da terra. Le posò le mani sulle spalle. << Non hai perso. Sei ancora viva e anche noi lo siamo, grazie a te. >>
<< Ma Profondo Blu… >>
Ichigo lo guardava con ansia e disperazione.
<< Lo fermeremo. Quando saremo pronti per farlo. >>
<< Ryou, io… Io non so se potrò farcela… Lui è… Masaya. >>
<< Non più, ormai. >>
Keiichiro lo richiamò sommessamente. Non era il caso di fare il duro in quel momento, ma Minto lo fermò.
<< No, Ryou ha ragione, Keiichiro. La verità va accettata per quella che è, per quanto brutta possa essere >>, concluse con amarezza. << Evitarla date le circostanze è inutile. >> Gli occhi le si inumidirono. << Servirà solo a renderla più dolorosa. >>
<< Sta zitta, Minto! Tu non capisci, tu non sai niente! >>>, sbottò Ichigo furente. << Smettila di sputare sentenze da donna vissuta! Sei solo una ragazzina viziata! >>
Ryou fu costretto a trattenerla per impedirle di scagliarsi su  Minto.
<< Tu non sai cosa significhi amare! Non sai cosa significhi lottare contro chi ami e avere al proprio fianco colui che è stato tuo nemico. Non lo sai! >>
Ichigo continuava a dimenarsi e Ryou faticava a tenerla ferma.
<< E allora vuoi morire per questo? Cosa credi, che io non stia soffrendo per te? E’ per il tuo bene che ti ho detto quelle parole! >>
Keiichiro e Zakuro le si avvicinarono con l’intento di bloccarla nel caso avesse tentato di avvicinarsi ad Ichigo. Zakuro le mise una mano sulla spalla.
<< Lasciala stare, non è il momento per litigare >>, le sussurrò, incitandola ad allontanarsi.
Purin cinse Retasu per la vita. Lei gli accarezzò i capelli con fare protettivo, pregando affinché tutto finisse. La sconfitta più grande era vedere le sue compagne litigare.
<< Avevamo un piano, io e Kisshu. Ci saremmo dovuti servire dell’acqua cristallo, ma ora.. guarda, Minto! >>
Ichigo, calmatasi, allargò un braccio, indicando l’area circostante. << La Mew acqua si è disgregata di nuovo dal cristallo madre e alcuni frammenti hanno perso il loro potere. Non credo tu possa capire come io mi senta >>, sentenziò freddamente.
Purin alzò la testa e puntò i suoi occhioni tristi in quelli di Retasu, che continuava ad accarezzarla. I sentimenti di una erano lo specchio di quelli dell’altra. Non avevano bisogno di parole per comunicare. Si dissero che forse, in parte, potevano capire lo stato d’animo di Ichigo. Purin si distaccò da lei e si diresse verso una colonna che pareva rimasta in piedi per miracolo, dove giaceva l’esile corpo di Taruto.Di riflesso, Retasu guardò dove non avrebbe mai voluto guardare. Si accorse di essersi allontanata dagli altri solo quando realizzò che il corpo carbonizzato di Pai era a pochi passi da lei. Cadde in ginocchio, la mente offuscata. Allungò una mano e la posò sulla guancia dell’alieno divenuta gelida. Anche da morto il suo viso esprimeva marmorea ostinazione.
Retasu non riusciva neppure a piangere.
"Tu non puoi aiutarmi, Mew Mew Solo morendo ci riusciresti."
L’ironia del destino era di una diabolica bestialità.
Retasu agiva sempre in ritardo. Le riusciva impossibile credere che solo poche ore prima lo aveva affrontato in modo così irrazionale. Non era mai riuscita a capirlo veramente. Se solo avesse continuato a perorare la sua causa con il dialogo e non con la forza, come aveva erroneamente fatto quel giorno, forse l’avrebbe potuto salvare. Forse era sempre stata nella parte del giusto e il suo sbaglio era stato non rendersene conto.
Forse… Forse… e ancora forse.
L’unica certezza che le restava era l’odore di morte e di bruciato.

















Spazio dell'autrice
Sto cominciando a pensare seriamente che qualcuno voglia impedirmi di continuare questa storia. Allora:
1) mi si rompe il pc e solo per miracolo riesco a trasferire una parte del capitolo ancora in corso sulla mia chiavetta(l'ho acceso per l'ultima volta, sigh ç_ç)
2) devo recarmi in un ufficio pubblico per continuare la storia e riscriverne un pezzo, mentre un vecchietto tutto fomentato dalle sue foto di una biscia mi ruba un quarto d'ora buona per farsi insegnare a caricarle su facebook
3) scopro che su quel maledetto pc pubblico che ho usato io il resto della storia che ho scritto mercoledì non era stato salvato sulla chiavetta (riscrivo di nuovo! o.o)
4) ieri l'ho riscritta, quasi per la terza volta, ma ho dovuto abbandonare il pc dopo un'ora perché serviva a qualcun'altro
5) stamattina il pc non leggeva la chiavetta, poi finalmente ha deciso di concedermi pietà e adesso sono riuscita a riassemblare la marmaglia restante di questo capitolo maledetto
6) mi era venuto bene, adesso non mi piace
7) scrivendo da un ufficio pubblico, ho tempo limitato e non riesco a rilassarmi come vorrei, tantomeno a scrivere come vorrei
8) tra due settimane circa riavrò il mio pc e potrò scrivere decentemente
9) non vi preoccupate, nei due prossimi giovedì posterò comunque, facendo del mio meglio per non lasciarvi deluse
10) ho capito che le biscie non interessano a nessuno
Bene, ho finito di lamentarmi. Leggete in pace. 
Nel prossimo capitolo si aprirà una nuova fase della storia: quella completamente mia. I capitoli che avete letto fin'ora, come ben sapete, raccontano in maniera alternativa il finale dell'anime. In questa storia Profondo Blu non è morto, Ichigo e Kisshu hanno collaborato contro di lui (?) e il trio degli alieni è morto. (... ??)
... Chissà.
 Mi scuso immensamente se il capitolo vi è risultato frettoloso, ma vi prego, capitemi. Non so voi, ma quando hai scritto qualcosa di cui sei soddisfatto e scopri che ti si è cancellato e non riesci più a riprodurlo, vorresti provocare l'Apocalisse.
Vi saluto care, alla prossima! 


 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** 6. The super sphere ***


The super sphere





Retasu fece un salto di un metro schivando prontamente la frusta incandescente. Una stalattite di ghiaccio scaturì dalle sue mani e si diresse verso l’avversaria, che la evitò eseguendo una capriola all'indietro. La stalattite s’infranse contro la parete. Retasu fece appena in tempo a vedere una lingua di fuoco che si dirigeva verso di lei. Non poté contrattaccare, il getto d’acqua che liberò si scontrò contro la frusta. Le sue braccia presero a tremare per lo sforzo di respingerla.
Zakuro la fissava compiaciuta, a denti stretti, mentre cercava di sfondare le sue difese.
<< Oh, merda! >>
Di colpo la sua espressione cambiò. L’imprecazione di Purin confermò il presentimento di entrambe le combattenti. Con un’occhiata d’intesa la Mew verde e la Mew viola balzarono di lato, l’una dalla parte opposta rispetto all'altra. Uno scossone fece perdere l’equilibrio a tutte e tre.
L’acqua e il fuoco, entrate in contatto, avevano generato una sfera d’energia troppo potente che era esplosa, poiché nessuno dei due elementi voleva far prevaricare quello contrario.
<< Una di queste volte sfasciamo la sala, me lo sento. >> Purin si rigirò una treccina tra le dita, un misto di divertimento e apprensione stampato in volto.
<< Non essere sciocca, queste pareti sono indistruttibili. >> Zakuro incrociò gli occhi di Retasu. << Per oggi basta così, che ne dici? >>
La Mew verde annuì. Era stanca e sudata. << Qual è il verdetto della giuria? >>
Purin assunse un’aria altezzosa che ricordava molto Minto. << Spiacente, non siete state promosse. Il vostro autocontrollo ha le dimensioni di un cucchiaino da tè. >>
Retasu rise. << Che giudice pretenzioso. >>
<< Guarda che quell’aria snob non ti si addice. >>
<< Ehi, cosa te lo fa pensare? >>
Zakuro ripercorse la sua figura interamente. << I capelli >>, sentenziò.
<< Perché? >> Purin era sinceramente confusa.
In effetti, pensò Retasu, la sua moda di tenere i capelli legati in una lunga coda di cavallo, trattenuti da una fascia, non le conferivano certamente un’aria raffinata; le treccine decorate con  perline rosse che le ricadevano sulla fronte e si nascondevano sotto la fascia formando dei semicerchi la rendevano eccentrica, difficilmente paragonabile ad un’aristoratica.
<< Ho lavorato nel mondo dell’immagine e il modo in cui tieni acconciati i capelli non ha nulla di  elegante. >> Zakuro si stava divertendo a vedere come Purin si dimostrava contrariata.
<< Bah, Retasu, tu sei d’accordo? >>
La Mew verde le sorrise, soppesando le sue parole. <<  Sembri un’artista di strada dall’aria furbetta. >>
Purin sospirò. << Rovinate sempre i miei teatrini. >>
<< Qui è tutto in ordine? Bene, andiamocene. >>
Zakuro lasciò passare le compagne fuori dalla porta e azionò un interruttore. Una parete nascosta sigillò l’entrata per la sala d’allenamento.
<< Ho bisogno di una doccia. >>
<< Anch’io. >>
<< Muovetevi, devo andare a chiamare Ichigo e Minto perché vi diano il cambio! >>, trillò Purin .
Le compagne dovettero accelerare il passo per impedirle di rubare loro l’ascensore. Raggiunte le cabine si rifugiarono sotto la doccia.
Quella era la loro casa ormai, pensò Retasu sotto il getto d’acqua bollente. Tornò indietro nel tempo al giorno della battaglia con Profondo Blu. Ichigo e Minto avevano litigato, Zakuro si era allontanata con quest’ultima per farla calmare e là, oltre due colonne del tempio crollate l’una contro l’altra, avevano visto un’immensa macchina rossa grande quanto un aereo. Era l’astronave di Kisshu, Pai e Taruto. Quando le ragazze erano corse a chiamare gli altri, Ichigo aveva riconosciuto in essa il mezzo avanzato che i tre alieni usavano per cercare l’acqua cristallo, perché Kisshu gliene aveva parlato. In breve tempo Ryou e Keiichiro avevano svelato numerose incognite sul suo pilotaggio e sulla funzione dei macchinari presenti all’interno. L’astronave era probabilmente destinata all’imbarco di una trentina di alieni che avrebbero poi invaso la Terra, ma la squadra Mew se n’era impossessata. Quella macchina straordinaria aveva salvato loro la vita. Nei tre giorni successivi alla fuga di Profondo Blu il Giappone era stato invaso, le città distrutte e razziate e la squadra Mew aveva appena fatto in tempo a mettere in salvo i suoi cari che le loro case erano andate distrutte.
Volavano su tutto il Giappone e a volte intraprendevano viaggi al di fuori di esso, se le necessità lo richiedevano. Non potevano stare fermi a lungo in un luogo o gli alieni li avrebbero trovati.
Retasu chiuse il rubinetto e uscì dal box doccia. Sì avvolse un asciugamano addosso e si mise ad armeggiare coi suoi capelli davanti allo specchio. In quegli ultimi due anni aveva preso l’abitudine di legarli in un’unica, lunghissima treccia come li portava quando si trasformava. Minto la prendeva in giro dicendole che il nastro azzurro con la quale l’avvolgeva sembrava il cordone di una tenda, ma a lei piaceva trattenere i capelli a quel modo e sentire che quando correva la treccia le ondeggiava sulla schiena. Terminata la lunga operazione richiesta per legare i capelli, si vestì rapidamente. Aveva appena finito di prepararsi che nelle cabine risuonò il segnale d’allarme. La voce di Keiichiro si espanse per tutta l’astronave.
<< Abbiamo trovato il segnale della videosfera che stavamo cercando. Squadra Mew, adunata! >>
Zakuro si precipitò fuori dal bagno e vide Retasu uscire da quello di fronte al suo nelle sue stesse condizioni.
<< A mali estremi… >> Si trasformò e concentrò una sfera di calore nelle sue dita, facendola lievitare tra sé e Retasu. << Phon alternativo. >>
Retasu la benedì mentre lasciava asciugare i capelli.
<< Andiamo. >>
Presero l’ascensore di corsa e raggiunsero il ponte. Il portello della sala comandi si spalancò automaticamente al loro passaggio.
Ichigo, Minto e Purin erano già arrivate. Keiichiro trafficava al computer trascrivendo forsennatamente una serie di dati. Ryou era al centro della stanza, a braccia incrociate.
<< Il viaggio sarà breve. La videosfera si trova in un giardino di Kyoto, ex residenza di uno dei daimyo più ricchi del novecento. >>
<< Livello di difesa? >>, domandò Zakuro.
<< Apparentemente scarso. >>
<< Apparentemente? Che vuoi dire? >> Purin fissava Ryou come se avesse dei problemi mentali.
<< Intendo dire che non possiamo avere certezza alcuna. L’intero perimetro dell'edificio è presidiato da soldati semplici, ma non possiamo garantirvi che l’interno del palazzo non sia difeso  dagli ufficiali. >>
<< Ma noi non dovremo entrare nel palazzo, giusto? Problema risolto. >>
Ryou si portò una mano alla fronte, l'aria di uno che aveva a che fare con una persona diversamente intelligente. << Gli ufficiali potrebbero accorrere all’esterno se vi faceste scoprire >>, spiegò.
Purin saltellò sul posto. << Gli piacerebbe! Ragazze, indossiamo le nostre uniformi e spacchiamo un po’ di teste! >>
Seguì un sospiro generale. Purin era l’unica del gruppo ancora capace di fare battute di spirito. Retasu si sorprendeva di giorno in giorno, osservandola. Nonostante fosse la più piccola della squadra e avesse sofferto per la morte di Taruto, nel giro di pochi mesi si era ripresa come se nulla fosse mai successo, diversamente da Ichigo.
Retasu posò gli occhi sulla leader del team.  Non si sarebbe mai abituata alla ragazza con la quale conviveva da ormai due anni. Rigida come un soldato, lo sguardo freddo e inamovibile, portavoce di una rabbia che aveva deciso di reprimere dentro di sé e di non condividere con nessuno; non sorrideva mai, parlava poco. Tutto in lei comunicava austerità,. Persino i capelli, portati cortissimi, nonostante il loro colore acceso, non conservavano più nulla della ragazzina maldestra coi codini capace di risollevare il morale di un burbero anziano in bancarotta. Retasu ci rifletteva spesso e la nostalgia si faceva sentire con pungente insistenza ogni volta. Ichigo non era cambiata, era morta.
<< Cosa c’è? >>
Retasu sobbalzò. Ichigo si era girata di colpo verso di lei.
<< Niente! >> Le sorrise. 
La rossa distolse lo sguardo senza ricambiare.
<< Dove atterreremo di preciso? >>
Fu Keiichiro a rispondere a Minto. << Analisi del territorio completata. L’area più sicura è il quartiere Kunoichi. C’è una parata in corso che termina proprio all’ingresso dei giardini Midori. Vi mescolerete all’esercito. >>
<< Bene! Questa è facile, ragazze! >>  Purin si diresse verso le cabine eseguendo una tripla capriola per l’entusiasmo.
<< Quanto tempo abbiamo per completare la missione? >>
<< Non più di un’ora e trenta minuti. >>
Retasu notò che Ryou aveva guardato a stento Ichigo negli occhi quando le aveva risposto. Quei due erano ancora in lite. Di recente Ryou era stato costretto a mettere in discussione il ruolo di leader della squadra, eppure Ichigo, benché avesse stravolto la sua persona, era ancora la migliore combattente tra di loro e ciò bastava a dichiarare insostituibile il suo ruolo; Ryou non era dello stesso avviso e la questione si era conclusa con un’accesa discussione tra i due. Se col passare dei giorni le cose non sarebbero cambiate, le avrebbe fatte cambiare Retasu.
<< Ecco qua! Forza, prepariamoci! >> Purin, di ritorno, lanciò un’uniforme a ciascuna delle compagne.
<< Sapete, questa comincia a starmi piccola. Chissà che oggi non riesca a rubarne una migliore! >>



 
*****



L'esercito di Profondo Blu sfilava per le vie del quartiere Kunoichi, ormai sotto loro completo dominio. Ciascun soldato era distinguibile dagli altri solo per l'arma che impugnava. Le lance sibilavano sinistre, fendendo l'aria, le daghe roteavano sopra le loro teste prima di ricadere nelle mani del proprietario, le aste permettevano l'esecuzione di piroette degne di un'antica danza pagana. 
Cinque soldati di corporatura particolarmente esile si destreggiavano in quei movimenti, ammaliando gli spettatori con la loro grazia. Nessuno, tuttavia, notò che raggiunte le mura del palazzo Midori, esitarono nel compiere la consueta riverenza.
<< Ehi, voi! Occupatevi di presidiare l'ala est del palazzo. >>
<< Signorsì! >>
Il soldato maggiore trattenne due dei suoi soldati. 
<< Ho forse indicato cinque di voi? >>
Retasu trattenne il respiro. << No, ci scusi. >>
<< Voi due, visto che sembrate addormentati, raggiungete l'ala nord. >>
<< Ricevuto! >>
Il soldato maggiore squadrò Retasu e Minto con aria circospetta. Minto si portò rapidamente una mano alla fronte. Retasu, sfortunatamente, la imitò con qualche secondo di ritardo. 
<< Che fine ha fatto la disciplina? Sarà stata l'emozione della parata a rendervi distratti? Un soldato non si lascia schiavizzare dalle emozioni! Ora andate, fannulloni! >>
<< Signorsì! >>, ripeterono Retasu e Minto all'unisono, stavolta rapide nel compiere il loro gesto reverenziale.
Attraversarono le cancellate camminando dritte come due fusi. Erano state costrette a dividersi da Ichigo, Purin e Zakuro e per poco non si erano fatte scoprire.
<< Scusa >>, bisbigliò Retasu.
<< E' stata anche colpa mia >>, replicò Minto. 
I giardini Midori erano uno spettacolo della natura. In esso essa si fondevano arte e tradizioni, in una rigogliosa esplosione di colori. Il profumo di ciliegio e di pesco aleggiava nell'aria e di tanto in tanto qualche petalo di fiore danzava con essa. Il sole conferiva un che di sacralità inespressa ai bonsai, stendendovi sopra i propri raggi. Ponti in legno segnavano il passaggio dall'ala ovest a quella est e dall'ala nord a quella sud. Soldati di piantone erano sparsi ovunque, mimetizzati tra i cespugli in fiore, il che avrebbe reso loro impossibile appartarsi per fare rapporto ai ragazzi. Ma Ryou aveva ragione: la difesa di quella meraviglia era nelle mani di soldati semplici, perché i soldati maggiori erano nei quartieri a gestire la popolazione festante. 
Se fossero riuscite a trovare la videosfera a quel punto avrebbero potuto abbandonare la loro copertura e affrontare liberamente gli ufficiali, ammesso che questi si trovassero nel palazzo. Retasu fu propensa a credere di sì, mano a mano che si guardava attorno e si riscopriva sempre più estasiata: una simile bellezza necessitava di una degna protezione. 
Le due ragazze raggiunsero l'ala nord dei giardini. Fecero in modo di posizionarsi il più lontano possibile dagli altri soldati, sufficientemente per non essere udite sussurrare ma non eccessivamente per non destare sospetti.
<< Questa deve essere l’area meno esposta a rischi, stando alle parole del soldato maggiore. >>
<< Esatto >>, asserì Retasu. << Le altre sono nell’ala est… cerchiamo di-
<< Rimanere separate potrebbe rivelarsi vantaggioso per trovare tu-sai-cosa. >>
Sobbalzarono entrambe. Qualcuno alle loro spalle le stava richiamando. Si lanciarono un’occhiata d’intesa, pronte ad impugnare le armi, poi si voltarono all’unisono con un’espressione seria in volto.
<< Piet ha detto che vi dovete spostare nell’ala ovest. Avete qualche problema con le vostre ricetrasmittenti? >>
Un soldato semplice stava facendo loro la paternale.
<< D-devono esserci cadute durante la parata, signore. >>
Retasu sgranò gli occhi non appena udì l’ultima parola di Minto. Il soldato semplice inarcò un sopracciglio. << Hai bevuto? >>
<< No, deve essere stata l’abitudine >>, si affrettò a replicare Retasu, vedendo che Minto non riusciva a trovare una scusa.
<< Magari fossi un maggiore. >> Il soldato sospirò. << Bene, affrettatevi e comunicate a Piet che le vostre ricetrasmittenti sono andate perdute, è un consiglio, ragazzi. Sapete che quello lì non è affatto simpatico e mentirgli non vi gioverà. >>
<< Lo terremo a mente. >>
Retasu e Minto si diressero all’ala est. Trovare Piet sarebbe stato un problema.
O forse no
Un soldato vestito di blu scuro si stava dirigendo verso di loro, attraversando il ponte.
<< Voi due, come vi chiamate? >>, tuonò quando con occhi fiammeggianti quando le ebbe raggiunte.
<< Kuniko e Asori >>, boccheggiò Minto.
L’ufficiale ghignò. << Non ricordo nessuno dei due nomi figuranti nell’esercito. >>
Retasu notò con la coda dell’occhio che l’ufficiale portava una targhetta sulla divisa: in lettere dorate spiccava il nome "Piet".
Non le restava altro da fare. Cacciò un urlo di simulato terrore, mantenendo gli occhi sbarrati oltre la spalla dell’alieno.
<< Che diavolo…? >>
Non appena questi si fu girato, Minto estrasse una granata dalla tasca dei calzoni e la gettò ai suoi piedi.
Le ragazze se la diedero a gambe, mentre una coltre di nebbia nera si diffondeva sull’erba. Minto afferrò Retasu per le braccia e si sollevò da terra. 
<< Devi metterti a dieta, sappilo! >>, ansimò. 
Retasu non ebbe modo di badare al suo commento perché qualcuno stava sparando nella loro direzione. << Attenta! Fiocco d’acqua! >>
Il getto colpì due soldati.
<< Ragazze, la sfera era sepolta sotto un albero dell’ala est! Scappate! Le altre si stanno già dirigendo verso l’uscita! >>
La notizia di Ryou le incoraggiò.
<< Perfetto! Fiocco d’acqua! >>
<< Scendiamo là! L’effetto della pece-granata è terminato e rimanere in volo è rischioso! >>
Planarono verso un ponte e si misero a correre coi soldati alle calcagna. Tre  di quelli  si teletrasportarono di fronte a loro. Minto sferrò un calcio all’addome del più vicino che, nonostante il dolore, le afferrò la gamba per torcergliela.
Un guizzo viola. Uno schiocco sonoro. Sul petto dell’alieno si formò un grosso taglio per opera di Zakuro. Minto si liberò dalla presa dell’aggressore e vide che Retasu era stata imprigionata con un soldato dentro al budino paralizzante di Purin. Scoccò una freccia e ne ruppe un’estremità per permettere a Retasu di uscire. Quest’ultima inciampò sul terzo soldato messo al tappeto da Ichigo.
<< Scusa, ho sbagliato mira! >>, sentì Purin gridarle da alcuni metri di distanza.
<< Minto, prendila! >>
Retasu si voltò impercettibilmente e individuò le tre compagne che correvano dietro di loro; Zakuro aveva lanciato la videosfera a Minto che l’aveva recuperata con lode.
Sfere di luce esplodevano ai loro piedi, coltelli sibilavano alle estremità dei loro visi.
<< Retasu! >>
Minto le lanciò la videosfera.
<< Ce l’ho! >>
Il soldato che aveva braccato Minto le sbarrò la strada, brandendo una daga.
<< Restituite la sfera, impostori! >>
Retasu in tutta risposta lo stordì col suo attacco. Sentiva l’aria graffiarle i polmoni, ma continuò a correre. 
Quattro soldati si teletrasportarono davanti a lei. Una delle sue compagne gli aprì il cammino per permetterle di eseguire il lancio. La più vicina era…
<< Ichigo! >>
Si chinò per evitare un calcio in pieno volto.
<< Presa! >>
<< Fiocco immobilizza! >>
Una pioggia di granate piovve sui soldati.
<< Alla buon’ora! >>, sbottò Minto. 
Ryou e Keiichiro erano venuti loro incontro. Scale di corde, apparentemente sospese nel vuoto, apparvero sopra le loro teste. Retasu saltò e ne afferrò un’estremità, facendo leva sulle braccia per issarsi col resto del corpo.
<< Purin! >>
<< Doh, ah! >>
Ichigo aveva lanciato la videosfera a Purin, poiché assediata da un alieno che era riuscito ad aggrapparsi alla sua scala di corde. Purin per poco non aveva perso l’equilibrio per afferrare l’oggetto luminoso e si era ritrovata appesa a testa in giù.
Ichigo si liberò dell’aggressore sferrandogli una potente gomitata alla guancia che gli fece mollare la presa.
Retasu, Minto e Zakuro attaccarono alla cieca per tenere lontani i soldati. L’astronave prese finalmente velocità e i soldati derubati videro i cinque impostori sparire in cielo come trascinati da una macchina invisibile.
 
 
 
*****


 
Purin si accasciò a terra, stremata..
<< Ichigo, mi hai quasi uccisa! >>, protestò.
Accadde una cosa inaspettata. Sul volto della rossa comparve un mezzo sorriso, più unico che raro. Quel gesto provocò l’ilarità generale.
<< Non c’è niente da ridere! Per poco non perdevo l’equilibrio! >>
<< Detto da un’equilibrista… >> Zakuro lasciò la frase a metà e tutti risero di nuovo.
<< Ma dico io, non ci siamo fatte scoprire noi tre mentre fregavamo la sfera e voi due… >> Purin puntò l’indice di entrambe le mani sulle ragazze che le si trovavano di fronte. Retasu arrossì, Minto incrociò le braccia al petto con fare infastidito.  << …. avete rischiato di mandare a monte il piano! >>
<< Devo ammettere che avete strafato >>, ammise Ryou.
Retasu si scusò, ma notò un lampo di divertimento negli occhi del ragazzo fissi su di lei. Si sentì il cuore salirle in gola.
<< La prossima volta vacci tu al posto nostro, visto che fai tanto lo sbruffone! >>, protestò Minto.
Keiichiro rise sotto i baffi, mentre Purin si mise a  gironzolare attorno a Ryou, come a volerne pregustare la reazione indignata da vicino. Ma lo scienziato non replicò, limitandosi a sospirare.
<< Però devo ammettere che i nostri cervelloni ci hanno recuperate in grande stile. Il turbo invisibile dell’astronave si è rivelato di grande utilità per seminare l’esercito e le bombe che avete scagliato ci hanno permesso di guadagnare una posizione di vantaggio sui soldati >>, si complimentò Zakuro.
Ryou annuì vigorosamente alla sua affermazione.
<< Ragazze, andate a cambiarvi, vi richiameremo quando avremo terminato di analizzare la videosfera. >>
Keiichiro balzò sulla sedia e iniziò a trafficare col pc.
<< Toglietevi quel trucco, sembrate dei fenomeni da circo. >>
Retasu ringraziò quella patina bianca che le copriva il volto, permettendole di nascondere il rossore delle guance. Tuttavia vide Ryou farle l’occhiolino mentre Minto e Purin borbottavano lamentose nella sua direzione. Gli sorrise calorosamente. Ogni volta che lui la degnava della minima attenzione si sentiva scombussolare internamente.
Retasu si diresse alle cabine con le altre. Era ormai ora di cena. Non c’era modo migliore per terminare una giornata con una videosfera appena rinvenuta e una cena ristoratrice. La Mew verde si richiuse nella sua stanza. C’era una cosa che voleva fare prima di cambiarsi. Aprì un cassetto della scrivania sigillato con una chiave e ne estrasse un quaderno. Osservò la sua immagine riflessa allo specchio e le venne da ridere: una delle orecchie a punta si stava staccando, la quantità industriale di cipria che era servita a conferirle un pallore da alieno era sbavata sulla fronte e sulle braccia, i capelli che aveva legato in un piccolo codino sfuggivano disordinatamente dall’elastico, la divisa da soldato non era sufficiente a mascherarle il seno. Era stato inevitabile per Piet scoprire che non faceva parte dell’esercito.
Si sedette sul letto, le ginocchia al petto, la penna in pugno.
 
 
Questa è la mia vita adesso. Viaggiamo da un posto all’altro e i giorni sembrano volare. Ma a volte… mi trovo lì ferma a chiedermi dove sei.
Mille e cinquecento ventitré. 
Ci credi? Sono ormai passati due anni da quel giorno e da allora siamo riuscite a ritrovare mille e cinquecento ventitré frammenti d’acqua cristallo. Non credo sia un caso che ci siamo riusciti grazie alla vostra astronave. In qualche modo so che tu, Kisshu e Taruto continuate a sostenerci. 
Oggi ci siamo infiltrate nei giardini Midori. Avresti dovuto vederci! Vestite come voi  e imbottite di trucco per mascherare il colorito naturale della nostra pelle. Avresti riso come un matto!
… No. Forse non proprio come un matto. Anzi, non avresti riso per niente. Eri sempre così serio… Ma io avevo ragione a dire che eri buono, altrimenti non avresti dato la tua vita per noi.
Per me.

 
 

L’inchiostro della penna sbavò sul quaderno. Un tremito le aveva attraversato il polso e le si era propagato sino alla mano. Retasu strinse la penna con decisione.
 

 
Quel giorno l’acqua cristallo ci ha strappato alla morte. Ha funzionato anche su Ryou e Keiichiro. Perché non su di voi?
… Non posso credere che lei vi abbia tradito.
Volevamo seppellire i vostri corpi, non te l’ho mai confessato, ma si sono dissolti prima che potessimo farlo come se vi foste teletrasportati. Sono convinta che un giorno ci rivedremo. Farò il possibile per permettervelo. La mia missione è impedire che Profondo Blu possa tornare ad impossessarsi dell’acqua cristallo, ma non mi sono dimenticata di voi. 
Di te. 
Mantengo sempre la parola data. Un giorno potrò raccontarti le mie giornate senza questo quaderno. Un giorno-

 
 
Qualcuno bussò alla porta.
<< Retasu, sei lì dentro? >>
<< Sì, Purin. >>
<< Sbrigati, Keiichiro ha detto che tra cinque minuti i risultati della videosfera saranno pronti. >>
Cinque minuti?
<< A-arrivo subito! >>
Ripose il quaderno nel cassetto e si svestì rapidamente. Cinque fatidici minuti dopo, in tempo record, raggiunse la sala comandi.
Ryou e Keiichiro guardarono le ragazze una ad una, terribilmente seri in volto.
<< Credo rimarrete piuttosto turbate guardando il contenuto di questa sfera. Tenetevi forte. >>
 














Spazio dell'autrice: sì, lo so, il capitolo è corto e di certo non vi aspettavate un salto temporale di due anni! Ma lo sapete che sono sadica e leggendo le mie fanfiction di certo non potrete definire le mie trame statiche! Ho una bella notizia da darvi: il prossimo capitolo che posterò sarà più lungo perché finalmente potrò scrivere da casa con calma e tranquillità dal mio pc. Perdonatemi di nuovo se ci sono degli errori ortografici che mi sono sfuggiti! (-.-) 
Dunque dunque, per voi non sarà facile capire cos'è successo in questi due anni trascorsi dal girono della battaglia con Profondo Blu, ma nei prossimi capitoli il quadro si farà progressivamente più chiaro. Parola mia :P 
Vi ringrazio per il sostegno e spero che continuerete a seguire questa storia, nonostante siano effettivamente passati quasi due anni (>_<) dai miei ultimi aggiornamenti ( vorrà dire che questo salto temporale lo avvertirete di sicuro :P). Leggere qualche commento in più non guasta mai, dà la spinta per continuare a scrivere, perciò se mi seguite fatemi sapere cosa pensate! :)
Alla prossima!
 
 

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Capitolo 8
*** 7. Black waters ***


Black waters




Una distesa di fiori. Rosso, arancione, giallo, rosa, viola, bianco; i loro colori si fondevano armonicamente in quel campo misterioso abbracciato dal cielo nell'ora del tramonto. Sospiri anelanti si levavano dai loro petali, infondendo un senso di pace. La visuale si allargò, rivelando la presenza di due cascate dall'ignota origine la cui acqua pareva riversarsi silenziosamente nel nulla. Non c'erano né luna né stelle, ma sopra alle cascate torreggiava una sfera rossa pulsante che, se osservata attentamente, ricordava un occhio. La visuale si allargò nuovamente e fu evidente a tutti che il campo fiorito si ergeva su una roccia sospesa nel vuoto. Dopo alcuni secondi, divenne un puntino nero sullo schermo e scomparve assieme alla sfera e alle cascate. Nubi vorticanti del colore della sabbia fu tutto ciò che rimase visibile. Un'onda attraversò lo schermo, l'immagine divenne sfocata, poi svanì.
L'unico suono presente nella sala comandi era il ronzio del pc.
Retasu era turbata. La vista di quell'immenso campo paradisiaco che rimpiccioliva a tal punto ed era solo in mezzo al nulla le aveva suscitato un senso di smarrimento. La razionale paura dell'ignoto superava qualsiasi irrazionale paura.
<< Tutto qui? Che delusione. >>
Sei teste si voltarono nella direzione di Purin. La ragazza fece spallucce. << Mi aspettavo scottanti rivelazioni >>, si giustificò. << Insomma, questo posto ha dell'incredibile, ma il filmato non dice granchè. >>
Ryou misurò la stanza con alcuni passi, seguendo pensierosamente un percorso immaginario. << Il punto è che questo posto risulta introvabile sulla Terra. >>
Seguirono mormorii di stupore. 
<< Ci stai dicendo che dovremmo andare su un altro pianeta? >>
Il ragazzo scosse la testa. << No, Minto. L'acqua cristallo che non abbiamo ancora recuperato deve essere sulla Terra, visto che è da qui che si è disgregata. Io e Kei riteniamo che il luogo del filmato costituisca una sorta di passaggio. >>
<< Passaggio per dove? >>, domandò Ichigo con urgenza.
Ryou la fissò dritto negli occhi, dopo giorni passati ad ignorarla. << Per l'aldilà. >>
Brividi.
<< Stai scherzando? >>
<< Non posso credere che tu l'abbia detto! >>
<< Sei matto!? >>
Zakuro, Minto e Purin avevano dato voce al loro stupore quasi all'unisono.
Quei sospiri anelanti...
Retasu ebbe l'impulso di stringersi su se stessa. << Com'è possibile? Se il luogo mostrato dalla videosfera fosse un passaggio per... l'aldilà... perché gli alieni incaricati di difenderla erano perlopiù dei soldati semplici? Un simile tesoro meriterebbe una protezione più accurata. >>
<< Hai ragione, Retasu. Ma probabilmente nemmeno gli alieni sono a conoscenza di questo posto >>, le spiegò Ryou.
Keiichiro si portò una mano al mento, riflettendo. << L'unico che potrebbe saperne qualcosa di più al riguardo è Profondo Blu. Gli alieni che hanno rinvenuto la videosfera devono avergliela mostrata e lui, per nascondere l'importanza di tale ritrovamento, deve avere finto che le immagini del filmato fossero di poco conto; per cancellare ogni sospetto nei suoi servitori ha posto la videosfera nelle mani di soldati semplici. Si sarà aspettato che prima o poi noi l'avremmo trovata, ma avrà confidato nel fatto che non riusciremo mai a capire come raggiungere quel passaggio. >>
Calò il silenzio. Ciascuno si perse nelle proprire congetture.
L'aldilà...
Lo scenario edenico che avevano potuto ammirare, i sospiri impercettibili che avevano udito... potevano appartenere alle anime dei defunti?
Una labile speranza si riaccese in lei. Retasu fissò distrattamente lo schermo nero. In quei due anni la squadra Mew aveva sottratto numerose sfere alle basi aliene. Tutte avevano mostrato loro chiare immagini sulla locazione dell'acqua cristallo: Perù, Kenya, Norvegia, Grecia, Turchia, Indonesia... Erano solo alcuni nomi dei tanti stati che avevano raggiunto con l'astronave per impossessarsi dell'acqua cristallo. Ma quella videosfera era diversa. 
<< Le ipotesi di Keiichiro sono da tenere in considerazione. Ma se il luogo del filmato costituisse effettivamente un passaggio per l'aldilà ci converrebbe accantonare l'idea di raggiungerlo. La nostra missione è ritrovare i frammenti d'acqua cristallo mancanti, che sono dislocati sulla Terra. Dobbiamo concentrarci su questo. >>
<< Sono pienamente d'accordo con te, Zakuro! >> Minto la spalleggiò con convinzione, fissandola con aria adorante e sollevata.
<< Accantonare l'idea, ma non dimenticarla >>, la corresse Ryou. << Continueremo le nostre indagini sull'acqua cristallo e nel frattempo cercheremo di scoprire qualcosa in più su questo filmato. Voglio sperare che Profondo Blu abbia fatto male i suoi calcoli. >>
<< Giusto, non sa con chi ha a che fare. >> Keiichiro gli fece l'occhiolino.
Retasu sorrise loro con affetto. Ryou e Kei avevano un'intelligenza fuori dal comune, a volte faticavano a comprendere un determinato fenomento, ma alla fine riuscivano sempre a dipanare il bandolo della matassa; erano diventati padroni di un'astronave aliena, avrebbero svelato anche il mistero di quella videosfera.
<< Le vostre mamme vi hanno preparato delle prelibatezze. Andiamo a mangiare, sarete stravolte. >>
Purin si mise a saltellare dalla contentezza. << Puoi ben dirlo, Kei! >>


 

*****



Quella sera quando si coricò, malgrado la stanchezza, il suo cervello prese inspiegabilmente a viaggiare, riportandole alla mente il ricordo di un episodio successo pochi giorni dopo lo scontro con Profondo Blu. Retasu si lasciò trasportare a quel lontano ed importante pomeriggio. 



Basta. È arrivato il momento di chiedergli scusa. 
Cominciò a salire un gradino dopo l’altro, constatando che non le erano mai sembrati così numerosi. 
Batté un timido colpo contro la porta, attendendo un invito ad entrare che non arrivò. Incerta se avesse sentito o meno un’ipotetica risposta, tornò a bussare. 
Ancora niente.
La luce della stanza era accesa, dato che trapelava sino al buio corridoio, proiettandosi debolmente ai suoi piedi. 
<< Ryou?… >>
Nessuna risposta.

Che strano…
Forse gli era successo qualcosa. E lei, invece di entrare, stava a fare congetture?  
Senza indugiare oltre, afferrò la maniglia della porta e l’aprì. 
Rimase bloccata sulla soglia, temendo di invadere un momento d’intimità che non le apparteneva. Il cuore le si strinse dolcemente di fronte a quella visione, segretamente felice di potersene impossessare. 
L’americano sedeva di fronte alla scrivania, addormentato sulla tastiera del pc. 
Il monitor era ancora acceso. Sottili onde scorrevano su di esso, segno che era rimasto a lungo in uso.
Ryou…
Le ricerche dovevano averlo risucchiato, rendendolo dimentico del basilare bisogno di dormire.
Provava, assieme all’imbarazzo e all’inspiegabile sensazione di invadenza, una strana eccitazione. 
Lo aveva colto in un momento di vulnerabilità. Avrebbe potuto rimanere ad osservarlo senza il timore di essere scoperta né da lui, né dalle sue amiche.
Senza l’ostacolo di quegli occhi color oltremare non era affatto difficile guardarlo. Tanto che Retasu non si rese nemmeno conto di essersi avvicinata e di aver allungato una mano sulla sua fronte. 
Gliela sfiorò impercettibilmente, concedendosi la gioia di un’innocente carezza. Scostò i fili biondi ricadutigli disordinatamente sul viso e osò ridiscendere lungo lo zigomo, soffermandosi sulle sensazioni provate. 
Esitò di fronte alla curva delle labbra. Il profondo respiro che ne fuoriusciva le toccò le dita, causandole forti brividi. 
Istantanea, l’onda le risalì fino alla gola, dove fu costretta a fermarsi. Sembrava che Retasu non avesse spazio a sufficienza per contenere quel detonatore di emozioni contrastanti. Commozione, calore, malinconia, amara dolcezza.
Era come se Ryou, inviandole il suo respiro sulle dita, le avesse inviato un pezzo della
sua vita. Come se le avesse soffiato un complimento all’orecchio, a fior di labbra.
Retasu si auto-impose di rinunciare a quella favola momentanea. Doveva svegliarlo.
<< Ryou... >>

Con questo tono di voce concilierei il sonno ad un bambino.
<< Ryou, svegliati... >>
Osservare il suo viso, velato da una misteriosa tristezza anche nel sonno, le infondeva un misto di tenerezza e dispiacere. 
I suoi occhi si aprirono di colpo. Retasu ritrasse la propria mano dal suo viso, nascondendola dietro alla schiena. 
Ryou alzò lentamente la testa dalla tastiera, con una smorfia di fastidio. << Cos- ...Retasu. >> Puntò gli occhi azzurri su di lei, perfettamente sgranati, come se non fossero mai stati chiusi nel sonno, tuttavia era evidente che fossero segnati dalla stanchezza. 
Retasu abbassò timidamente il capo, lisciandosi le pieghe della lunga gonna. 
<< Non dirmi che mi sono addormentato. >>
<< Beh... >>
<< Mi dispiace che tu abbia dovuto trovarmi in questo stato. >> Un profondo respiro di auto-rimprovero seguì a quelle parole. 
Retasu rialzò il capo, sorpresa. << Non deve dispiacerti. >>
Ryou fissò il monitor del pc con aria distratta, le onde che si riflettevano nelle sue chiare iridi. 
<< Quello è... il mio profilo? >>
<< Esatto, ciascuna di voi ne ha uno. >>
Retasu non lo aveva notato, quand'era entrata nel laboratorio. Era stata assorbita dal bisogno di contemplare il giovane scienziato. Ma adesso poteva constatarlo. Non vi era alcun dubbio. Quella ragazza era lei. Accanto alla sua foto, si prolungavano delle linee con dei numeri.
<< Quelli sono i tuoi parametri >>, le spiegò lui. << Stavo controllando i file che abbiamo portato via dal Cafè per accertarmi che non si fossero danneggiati... prima di addormentarmi. >>
<< Non sentirti in colpa. Per quanto mi riguard- >>
Ryou la interruppe con fermezza. << So cosa stai per dire, Retasu. Te lo leggo negli occhi. >>
Il cuore le si fermò per un istante. Per lei, Ryou costituiva un libro dall'intrigante copertina, del quale però aveva ricevuto solo un piccolo assaggio. Un libro sigillato con lo scotch, dalle pagine impenetrabili. Il solo pensiero di sfiorarle la intimoriva.
Invece per lui, Retasu era banalmente decifrabile.

Sai cosa stavo per dire? Sai che farei di tutto per cancellare le aspre parole che ti ho rivolto quel giorno prima di fuggire dal laboratorio? 
<< Io credo in ognuna di voi. >> 
Retasu sentì un soffio d'aria riscaldarle le membra. Gli sorrise.

Grazie. 
<< E noi crediamo in te. Ti siamo grate per tutto quello che fai. >>
Ryou scosse la testa, ricambiando il sorrise con malinconia. << Sono io che devo esservi grato. E sono io che devo scusarmi con te, non viceversa. Mi dispiace se ti ho indotta a pensare che considero te e le altre come delle macchine da guerra. >>
Non ce la faceva. Non ce la faceva più a trattenersi. << Ryou, ti ammiro moltissimo per gli sforzi che stai facendo per noi. Ma mi preoccupa vederti così stanco. Non interrompermi, ti prego. >> Retasu gli impedì di replicare con una supplica che parve più una raccomandazione ardita. << ...A volte per noi diventa difficile prenderci cure di noi stesse. Ma tu sei sempre pronto a ricordarci di farlo e io, da povera sciocca, ho frainteso tutto, accusandoti di essere un insensibile, quando invece tu volevi solo farmi capire che con la mia avventatezza avevo rischiato di mettere in pericolo tutti. Ora voglio essere io a ricordarti di prenderti cura di te stesso. E vorrei dirti un'altra cosa: so di essere l'anello debole della squadra-
<< Questo non è affatto vero. >>
<< ... Non fingere che non lo sia. Voglio solo che tu sappia che d'ora in poi mi impegnerò anima e corpo per non esserlo. Darò tutta me stessa negli allenamenti. Se cadrò, mi rialzerò senza fiatare. Combatterò senza indugiare. La Terra ha bisogno di questo da me, non di una ragazzina dubbiosa ed esitante. Ripagherò i tuoi sforzi e quelli di Keiichiro… e anche il sacrificio degli alieni, proteggendo l'umanità da ogni pericolo. >>
Lo sguardo di Ryou mutò. Si fece più oscuro e impenetrabile che mai, sino ad atterrirla. Ma Retasu non si pentì di ciò che aveva detto, seppe che aveva fatto la scelta giusta. 
Per la prima volta, i suoi dubbi la convinsero di avere ottenuto una certezza. Forse si trattava di un'illusione, ma la cosa più importante era la forza che in essa sentiva di aver trovato. 
Non avrebbe saputo spiegare, pezzo per pezzo, come ci era arrivata. Sapeva solo che si sentiva cambiata. Che qualcosa, in lei, si era spezzato. Le procurava dolore, ma al contempo le infondeva coraggio. La pervadeva di una carica misteriosa. 
Quel qualcosa, svanendo, aveva fatto nascere qualcos'altro. 
Qualcosa che parole e concetti non avrebbero potuto esprimere e che era tangibile da sé, dentro di lei.
<< Ecco, ero venuta qui per chiederti scusa e per dirti questo. Mi raccomando,  riposati. >>
Senza dargli il tempo di rispondere, senza aspettare una qualunque reazione da parte di lui,  Retasu si voltò e uscì dal laboratorio.
Troviamo sempre qualcosa di diverso da ciò che stiamo cercando. Lasciamo sempre qualcosa di diverso da ciò che abbiamo intenzione di lasciare. 
Retasu aveva percorso quei gradini con un intento e li aveva ridiscesi con un altro. Aveva ricavato una nuova consapevolezza di sé. E ne aveva reso partecipe Ryou. 
La discesa era sempre più facile della salita. 
Retasu giunse in fondo alle scale con aria felice. Un po' stordita, un po' traballante, come se avesse bevuto. Ma sicura.
Sicura che da quel momento, niente e nessuno avrebbero potuto fermarla.




Capì perché le era tornato in mente quell'episodio. Il filmato della videosfera aveva instillato in lei profondi dubbi sull'intera missione che l'accompagnava ormai da due anni: la squadra stava facendo le cose nel modo giusto? Non avrebbe saputo dirlo. Per la prima volta dopo tanto tempo quel senso di inadeguatezza che l'aveva accompagnata per anni era tornato a bussare rudemente e senza preavviso alla porta della sua mente. Forse il luogo della videosfera costituiva davvero un passaggio per l'aldilà. Forse era destino che le Mew Mew entrassero in possesso di quel filmato perché qualcosa, o qualcuno, voleva loro inviare un messaggio. Un messaggio d'avvertimento o un messaggio d'aiuto. 
Si stava illudendo? Credeva davvero che Pai potesse essere ancora... vivo, o che lui, da morto, volesse spingerla a raggiungerlo sino nell'aldilà per dirle qualcosa d'importante? Non lo sapeva nemmeno lei cosa credeva. Stava reprimendo i suoi stessi pensieri, mentre si rigirava nel letto, certa che se avesse lasciato loro prendere forma si sarebbe persa nel caos angoscioso di quei dubbi che le rendevano arduo addormentarsi. Impose a se stessa di tenere gli occhi chiusi e di aspettare che il sonno sopraggiungesse; in quel momento avrebbe voluto poterlo chiamare a comando allo stesso modo in cui desiderava sentirsi pervadere dalla sicurezza, come le era successo quel lontano pomeriggio quando lei e Ryou si erano chiariti. Si rigirò ancora e ancora tra le coperte, realizzando di essere riuscita ad addormentarsi solo quando si risvegliò di soprassalto. 
Balzò a sedere col fiatone, il cuore in gola. La prima cosa che vide fu una chiazza gialla che spuntava da sotto le coperte del letto adiacente al suo: la testa di Purin, immobile. Non aveva gridato, dunque, altrimenti l'avrebbe svegliata. Retasu vide che l'ora sulla sveglia era cambiata dalle ventitré all'una. Si prese il volto tra le mani, cercando di calmare il suo muscolo impazzito e queste si fecero umide. Dovette trattenere il fiato per non lasciarsi sfuggire i singhiozzi. Si passò le dita sotto le palpebre per ripulirle dalle lacrime che le resero le guanche appiccicaticce. Scostò i capelli spettinati dalla fronte, gli occhi sgranati che compivano il giro della stanza. 
Non era ancora del tutto certa di essere tornata alla realtà e per lenire lo shock si imbottì di immagini accoglienti e a lei familiari; i pupazzi di stoffa sulla scrivania, la lampada al neon sul comodino, le stelle finte che Purin aveva incollato al soffitto. Il profumo d'orchidea che adorava indossare impregnava la stanza, respirarlo le permise di fermare i singhiozzi. Tuttavia il solo pensiero di richiudere gli occhi la terrorizzava. 
Si infilò le ciabatte e uscì dalla stanza chiudendo piano la porta. Attraversò il corridoio delle camere e si diresse alla sala ristoro e non si stupì di trovarla immersa nell'oscurità. Si diresse verso il primo sgabello appoggiato davanti al bancone, intenzionata a rimanervi abbarbicata fino a che la stanchezza non fosse sopraggiunta. 
Una figura umana in penombra la fece sobbalzare. Emise un grido soffocato. 
Come ho fatto a non vederlo?
<< Retasu! >>, la richiamò in un sussurro una voce inconfondibile. << Sono io. >>
Ryou scese dalla sua sedia e un raggio lunare che filtrava dalla vetrata gli illuminò il volto. << Ehy, calmati... >> Aveva un'aria dispiaciuta.
Retasu teneva le braccia incrociate al petto, i pugni serrati, le spalle incassate. Aveva i capelli spettinati e gli occhi rossi di pianto e stanchezza. Le tremava il labbro. Nelle sue iridi balenò un lampo di consapevolezza e, di colpo, dischiuse le braccia e gli si fiondò addosso.
Per alcuni secondi Ryou rimase rigido come uno stoccafisso, gli occhi fissi su di un punto imprecisato alle spalle della ragazza. Non era abituato a quel tipo di slancio. Poi un'ondata di tenerezza lo invase. Retasu piangeva sommessamente, aggrappata alla sua maglietta. Pareva più piccola che mai, nelle sue pantofole verdi. Ryou si soprese a cingerle la vita con naturalezza. La lasciò sfogare per un po, finché non fu costretto a farla rinsavire. << Sveglierai qualcuno così >>, mormorò. 
A quelle parole Retasu cercò di riacquistare lucidità. Chiuse gli occhi, inebriandosi del profumo di quel corpo premuto al suo e prese un profondo respiro. Vedere Ryou aveva rievocato in lei le sensazioni provate nel sogno e slegato la paura.
<< Cos'è successo? >>
Il ragazzo le stava accarezzando affettuosamente la nuca e lei non avrebbe saputo dire da quanto, persa nel suo filmato mentale dell'orrore. Si sentì stupida e infantile di fronte a quella domanda. Alzò la testa per guardarlo e arrossì vistosamente, conscia del fatto che non gli era mai stata così vicina prima d'ora e il suo volto le appariva più bello che mai, benché fosse segnato dalla stanchezza. Si scostò da lui e puntò gli occhi sulle sue pantofole. Aveva fatto la figura della bambina.
Perché non sono riuscita a controllarmi?
<< Retasu... >>
Un brivido le risalì lungo la schiena e un senso di calore pulsante la pervase interamente. Il suo nome pronunciato da quelle labbra sembrava più bello.
<< ... a me puoi dirlo. >>
Retrocedette di qualche passo e si riseddette sullo sgabello.
<< Ho sognato che tu eri annegato >>, mormorò, mentre sentiva le guance imporporarsi. 
Ryou si sentì pervadere da una strana sensazione. Non avrebbe saputo definirla positiva o negativa. 
<< Stavo nuotando in profondità, volevo raggiungerti, ma non sono riuscita a trovarti. L'acqua era così nera... >> Strinse gli occhi chiusi, come a volersi isolare dalla realtà per potere fronteggiare al meglio lo sgradevole scenario che aveva ripreso il sopravvento nella sua mente. Pareva che stesse sostenendo una lotta interiore. 
<< Non capivo dove mi trovavo ed ero consapevole di essermi spinta troppo oltre. Non mi restava altro da fare che tornare in superficie, sperando che tu fossi riuscito a metterti in salvo da solo ma... >> Retasu riaprì gli occhi di colpo e li puntò sul pavimento. << Il mio corpo era paralizzato. Ero sola col buio che mi circondava. All'improvviso ho visto un'ombra più chiara davanti a me. Si avvicinava sempre di più... Proprio quando...  Proprio quando stava per... >>
<< Ti sei svegliata >>, concluse Ryou dolcemente, avvicinandosi a lei. Retasu annuì, scossa da un tremito. Il ragazzo le sollevò il mento con due dita, inducendola a guardarlo. << Gli squali rappresentano uno scenario comune negli incubi. Devi cercare di isolare i tuoi pensieri prima di addormentarti. Se ci riuscirai, vedrai che non ti capiterà più di sognarne uno. >>
Retasu balbettò confusamente. << C-come facevi a sapere che si trattava di uno squalo? >>
La mestizia velò i suoi magnetici occhi azzurri. << Capitava anche a me di sognarlo. >> Ryou le sorrise, tuttavia fu incapace di mascherare quel sentimento invasivo che Retasu gli stava leggendo. << Ho capito che dovevo cercare di tenere la mente libera prima di addormentarmi. Ha funzionato. >>
<< Allora... cosa ti ha tenuto sveglio questa notte? >>
Ryou si riscoprì incapace di distogliere gli occhi da quelli di lei, così chiari e vividi. Benché fossero gonfi di pianto, la loro capacità di infondere calma non era stata scalfita. Quegli occhi agivano su di lui inconsapevolmente, con discrezione, portando via l'inquietudine che celava dentro di sé. 
Azzurri. 
Erano tutto ciò che si discostava dalle fiamme della distruzione di quella guerra insensata, dalle stesse fiamme che si erano portate via i suoi genitori, la sua casa, i suoi pochi bei ricordi d'infanzia. 
Ogni volta che Ryou incrociava gli occhi di Retasu i suoi pensieri negativi venivano sedati. Ogni volta che Ryou incrociava gli occhi di Retasu li trovava sempre più belli.
<< R-Ryou? >> Retasu lo richiamò imbarazzata.
Il suo sguardo si era fatto più luminoso e il ragazzo ebbe l'istintiva consapevolezza di esserne la causa. Provò un'inconscia soddisfazione. 
Retasu sentiva il cuore martellarle in petto. Rannicchiata sullo sgabello, le labbra inconsapevolmente dischiuse che aspettavano quelle di lui, ogni fibra del suo essere pulsante.
Uno scossone improvviso. Il suolo traballò. 
<< Ma cosa...? >>
<< Ah! >>
Ryou resse Retasu per le braccia e la fece scendere dallo sgabello traballante.
Le bottiglie scivolarono dagli scaffali e si infransero a terra dietro al bancone. Le poltrone e le sedie si spostarono come trainate da fili invisibili e andarono a sbattere contro alle pareti e ai tavoli da pranzo. 
Dall'esterno si sentivano dei colpi battuti sulle pareti dell'astronave.
<< Ci hanno trovati... >>, ringhiò Ryou. Protesse Retasu all'ennesimo, devastante scossone. 
Le urla dei passeggeri si diffusero e si mescolarono tra di loro.
<< La barriera difensiva... Stanno cercando di sfondarla! Retasu! >> Ryou l'afferrò per le spalle, guardandola dritto negli occhi. La ragazza vi lesse una rabbia apparentemente dovuta al pericolo imminente. Ma ormai aveva imparato a conoscere quegli occhi e nel profondo capì che quella rabbia era causata da un motivo prettamente personale nel quale lei stessa sentiva di essere coinvolta. 
Capì che Ryou non avrebbe voluto lasciarla andare. A seguito di quel suo pensiero le sue dita la strinsero con più forza sino a farle quasi male.
<< Prendi il tuo ciondolo e riunisciti alle altre! Io devo chiamare Kei e raggiungere la sala comandi! >>
<< Va bene! >>
Fece leva su se stessa per sopprimere l'ansia e scacciare il senso di vuoto che la pervase non appena si allontanò da Ryou. Corse verso i dormitori, costeggiando le pareti per garantirsi un appoggio in previsione degli scossoni futuri. La porta del corridoio si spalancò e le ragazze comparvero di fronte a lei, in tenuta da combattimento. Purin le tese il suo ciondolo, mentre Masha svolazzava attorno ad Ichigo strillando impazzita: << Alieni, alieni! >>
<< Trasformati, presto! >>
Retasu afferrò il ciondolo e pronuciò la formula necessaria ad attuare la metamorfosi.
<< Andiamo alla sala comandi, dobbiamo capire cosa dia-
Ichigo non fece in tempo a terminare la frase.
<< Squadra Mew, non opponete resistenza. La barriera difensiva è stata vinta. Siete circondati da cinque astronavi pronte a fare fuoco. Non azzardatevi a fare una sola mossa o contrattaccheremo. >>
<< Merda! >> Ichigo tirò un pugno al muro. 
La voce esterna all'astronave rimbombava nel cielo, incontrasta. << Chiediamo alle cinque Mew Mew di presentarsi in coperta e consegnarsi a noi spontaneamente. Se non lo farete, inizieremo a bombardare. Avete cinque minuti. >>
La porta che conduceva dalle cabine ai dormitori si spalancò. Un ragazzino in pigiama con gli occhiali e i capelli verdi si gettò tra le braccia di Retasu.
<< Non andare con loro, sorellina! >>
Retasu sentì il suo cuore sbriciolarsi. Non riusciva ad articolare una singola parola. 
I suoi genitori, i coniugi Momomiya, il fratello di Mina e quelli di Purin, seguiti dal padre, arrivarono uno dopo l'altro, tra lacrime e proteste. Retasu accarezzò meccanicamente i capelli del fratellino, gli occhi puntati sui suoi genitori. Suo padre la fissava con un dolore sordo impresso nei lineamenti, sua madre piangeva sommessamente, aggrappata a lui. In mezzo a quel caos, vedeva solo loro tre. 
<< Non andare. >>
Mandò giù il groppo che le si era formato in gola. << Non ho altra scelta, papà. >>
<< Lasciate che siano gli uomini a vedersela con loro! >> Shintaro levò il pugno chiuso in aria, digrignando i denti. 
<< Smettila, papà >>, lo fermò Ichigo con gli occhi lucidi. << Non ti rendi conto di quello che dici. Non hai idea di che pasta siano fatti! >>
<< Non mi interessa! Non ho intenzione di dargliela vinta! >>
Ichigo perse la pazienza. << E che cosa pensi di fare? Noi possiamo combattere, possiamo difenderci! Voi invece... >> Si portò una mano al cuore, pronunciando il suo giuramento. << Fidati di me, non ci accadrà nulla di male. Te lo prometto. >>
Retasu comunicò quello stesso giuramento ai suoi genitori e al fratellino con un lieve sorriso. Annuì, sforzandosi di apparire sicura di se stessa e di far trasparire un messaggio di conforto da quel gesto, anche se dentro di sé si sentiva morire. 
<< Abbiamo affrontato gli alieni tante volte. Anche se adesso siamo costrette a seguirli, non l'avranno vinta >>, sentenziò Minto, rivolta al fratello con voce tremula di pianto. 
<< Vostra sorella è la migliore, amorini miei, non la ferma nessuno! Tornerà da voi, ve lo promette!! >> Purin accarezzava la testa alla sorellina, dava buffetti sulle guance ai fratelli, il volto una maschera di felicità che agli occhi di suo padre era di una teatralità stucchevole. 
Zakuro parlò per le sue compagne. << Non ci resta più tempo, dobbiamo andare.  >> Un sorriso mesto si dipinse sulle sue labbra. << Prometto a tutti voi che le ragazze torneranno sane e salve. Non ho nessuno da perdere io e, se sarà necessario, darò la mia vita per salvarle. >>
Minto la guardò dritto negli occhi, esprimendo fermezza. << Torneremo, ma insieme a te! >> 
<< Lasciateci andare, ve ne prego >>, mormorò Ichigo. 
Le ragazze sapevano che la vita dei loro cari era a repentaglio. Non potevano ribellarsi al nemico. Senza attendere il consenso da nessuno, si voltarono nella direzione del corridoio che portava all'ascensore. 
Retasu sentiva le ginocchia tremarle. Come in trance, si allontanò dalla sua famiglia, certa che se non l'avesse fatto in quell'istante non ne sarebbe mai più stata in grado. Le sue amiche erano vicine a lei, a sostenerla come lei stava facendo con loro. E l'unione sarebbe stata la loro forza.
<< Ci vediamo presto, allora. >>
Retasu perse un battito. Lottò con tutta se stessa per ricacciare le lacrime e tornò a voltarsi nella direzione della madre. << Sì, presto. >>
Impresse nella sua mente quel volto, così simile al suo. La sua immagine le avrebbe dato coraggio. 
L'ascensore le stava aspettando. Le ragazze lo raggiunsero silenziosamente, ignorando il richiamo dei familiari che tentavano di dissuaderle. Quando le porte scorrevoli si furono richiuse, l'ascensore iniziò a salire ma si fermò prima del previsto. 
<< Schiaccia di nuovo il pulsante, presto! >>, intimò Zakuro ad Ichigo.
Le porte scorrevoli si erano riaperte. Ryou e Keiichiro avevano cercato di entrare, per fermarle. 
Zakuro e Minto li spintonarono via, mentre Ichigo fece richiudere alacremente le porte. 
Retasu avrebbe voluto gridare, fermare quell'aggeggio e raggiungere i ragazzi. Ma in cuor suo ringraziò le compagne che glielo avevano impedito prima che potesse tramutare i suoi pensieri in fatti. Ricacciando un nuovo moto di lacrime e il senso di colpa per aver negato ai ragazzi la possibilità di bloccarle, seguì le altre in coperta. 
Il vento fischiava con violenza, testimone di quello sleale ricatto. Era una notte senza stelle. Nel cielo erano visibili solo le astronavi che avevano circondato la loro. Erano davvero cinque.
La voce all'altoparlante rimbombò nuovamente. << Brave, procedete sul sentiero. >>
Retasu vide apparire una striscia argentata che collegava la loro astronave a quella nemica che avevano di fronte. La seguì, conscia del fatto che ben presto Ryou e Keiichiro le avrebbero raggiunte e che non poteva attardarsi a indugiare. Le sue compagne furono del suo stesso avviso e, armi alla mano, s'incamminarono lungo il sentiero, evitando di guardare in basso. Quel sentiero che esprimeva concretamente la loro impossibilità di scegliere. 
<< No! >>
Retasu si immobilizzò come se l'avessero letteralmente inchiodato i piedi. Una cascata di emozioni si riversò su di lei, causandole dei tremiti. Persino Zakuro, colei che poteva vantare la mente più fredda tra di loro, vacillò al suono di quella voce. Fu Ichigo a scuotere tutte le compagne. << Non voltatevi, proseguite! >>
<< Fermi, umani, o vi bombardiamo. >>
Retasu confidò nel buonsenso di Ryou e di Keiichiro di fronte a quell'ordine. Senza voltarsi a guardarli, perfettamente consapevole della loro presenza alle sue spalle, raggiunse la fine del sentiero assieme alle compagne. Un raggio di luce bianca la investì in pieno volto. Per alcuni brevi istanti le parve di aver perso la sensibilità dell'intero corpo, poi avvertì il suolo sotto ai suoi piedi. 
Quando riaprì gli occhi vide un fucile puntato su di lei. Una dozzina di soldati maggiori circondava lei e le sue compagne. Erano state teletrasportate sull'astronave nemica.
<< Legatele ben strette >>, sibilò quello che era di fronte a Retasu. 
Due soldati misero ai loro polsi delle catene. 
<< Ora, se non vi spiace, questi non sono più di vostra proprietà. >>
Retasu avvertì uno strattone all'altezza del collo e osservò intimorita l'alieno che si rigirava il suo ciondolo tra le dita. La metamorfosi svanì e lei tornò umana.
<< Siete delle bambine cattive. Vi aspetta una bella punizione per quello che avete fatto. >>
<< Che c'è, avete perso la parola? >>
<< Quando Profondo Blu tornerà dalla sua spedizione sarà ben felice di rivederle. >>
<< Abbiamo preso le Mew Mew, da non crederci! >>
Le girava la testa. In mezzo a quella marasma di voci Retasu riuscì ad assimilare unicamente un nome: Profondo Blu.
Erano finite nella tana del lupo. Quanto avrebbe impiegato il capobranco a raggiungerle?
<< Se non ci aveste legate e private dei nostri poteri, non potreste fare tanto gli sbruffoni. >>
Ichigo, no!
Il suono di uno schiaffo giunse alle sue orecchie. Retasu trattenne il respiro. 
<< Zitta! >>
<< Lasciala stare! >>
Purin, ti prego.
Un altro schiaffo.
<< Vale anche per te, biondina! >>
Si morse la lingua. Ribellarsi sarebbe stato inutile. Notò le mani di Minto chiuse a pugno e in quel gesto individuò il riflesso della sua stessa rabbia di fronte a quell'ingiustizia che stavano subendo.
Come avevano fatto gli alieni a trovarle?
Perché non avevano sottratto loro l'acqua cristallo?
<< Continuate pure, non mi scalfite. >>
Ichigo ricevette un altro schiaffo. 
<< Basta! >>, la implorò Retasu. 
Uno schiocco sonoro, un bruciore sfrigolante alla guancia. 
Perché mi hanno colpita?
<< Lo volete capire o no, che dovete tacere!? >>
<< Io non prendo ordini da voi. >>
Questa volta Ichigo ricevette più di uno schiaffo. Per Retasu il suono di ciascuno fu una martellata al cuore. Non ebbe la forza di contarli. 
Zakuro, che era la più vicina alla rossa, alzò le braccia più che poteva per proteggerla e venne colpita a sua volta. Un altro alieno diede manforte al compagno finché Ichigo, col volto tumefatto, non si accasciò al suolo priva di sensi, costringendo le compagne che erano legate a lei dalle catene a piegarsi. Zakuro aveva le braccia arrossate e coperte di lividi. 
<< Bastardi! >>
Retasu perse l'equilibrio e si ritrovò carponi. Minto aveva ricevuto un colpo così forte che aveva spedito tutte e quattro a terra. Ichigo, la testa ciondolante, si accasciò mollemente al suo fianco. 
Purin singhiozzava. Retasu provò ad allungare una mano per toccarle il braccio, ma non ne fu in grado. 
<< Più parlate, più forti saranno le botte. Coraggio, continuate pure! >>
Che ne sarà di noi? Chi ci salverà adesso?  
<< Ah, vi siete ammutolite. Allora qualche neurone funzionante ce l'avete ancora nel cervello, ragazzine. >>
Morire...
<< Xhyn, Alein, portatele in cabina. >>
Dove? Dove andremo a finire?
<< Iniettate loro il sonnifero. >>
Taruto... 
Kisshu...
Pai...
Ci rivedremo?



































Spazio dell'autrice
Ciao a tutte, finalmente ho ripreso a scrivere da casa con più comodità e privacy ^_^ 
Veniamo alla storia, vi piace questo capitolo? Contiene una digressione temporale in cui Retasu e Ryou chiariscono il loro piccolo diverbio avvenuto prima dello scontro con Profondo Blu ( ricordate quando la nostra neofocena ha voluto fare la trasgressiva con Pai ed è tornata al Cafè sottoforma di di manzotin?), in quel pezzo i pensieri di Retasu sono segnati in grassetto, visto che il corsivo l'ho utilizzato interamente per descrivere l'episodio. Che ne pensate? Spero che vi sia piaciuto e che sia almeno un tantino migliore dei due capitoli precedenti. Un abbraccio e un saluto! :)

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Capitolo 9
*** 8. The hole ***


The hole




 
 





<< Tutto qui? Ti dispiace? >>
<< Non avevo altra scelta. Sarebbero morti! >>
<< Oh,  l'hai fatto per i tuoi genitori e  per tuo fratello. Capisco. >>  Continuava a guardarla con quel sorriso amaro. << E io? Credevi che io non ce l'avessi una famiglia? >>
<< Mi dispiace... >> ripeté, la vista annebbiata dalle lacrime. << Mi dispiace!  Devi credermi! >>
<< Non mi interessa. Consegnandovi nelle loro mani, avete reso il nostro sacrificio vano. Se potessi tornare indietro, credimi, vi ucciderei io stesso con queste mani. >>
<< Non dire così. Ti prego, lo so che dopo tutto questo tempo avete sempre continuato ad aiutarci. Perché vorreste abbandonarci proprio adesso? >>
<< Che senso avrebbe difendere delle vigliacche? >>
<< Ti prego... Non dire così. Devi ascoltarmi, Pai! >>
Lui le voltò le spalle. << Ho commesso un errore. >>
<< Retasu! >>
Cercò di scacciare quella voce intrusa che cercava di insinuarsi nella sua mente. Voleva solamente che Pai tornasse a guardarla negli occhi, che la smettesse di ignorarla. Lo richiamò, ma i contorni della sua figura si stavano già facendo più sfocati. 
<< Retasu! Mi senti? >>
Basta, vattene! Non vedi che sto cercando di parlare con lui? È importante!
Nello stesso istante in cui finì la frase si rese conto di essere circondata dal nulla. Pai era svanito. 
<< Retasu, svegliati! >>




La nebbia sembrò diradarsi un poco, consentendole di individuare una sagoma umana davanti a lei. Era un anno che non portava più gli occhiali, eppure in quel momento ne sentiva inspiegabilmente la mancanza. 
<< Riesci a sentirmi? >>
Il gelo le investì dapprima la guancia, poi, in contemporanea le braccia, il ventre e le gambe. Il torpore fisico aveva lasciato posto a una chiara e netta percezione sensoriale e alla consapevolezza di avere appena sognato.
<< Sì, ti sento >>, rispose.
<< Bene, è confortante. >>
Riconobbe la voce di Ichigo. 
<< Ti sento, ma non ti vedo bene >>, specificò.
<< Nemmeno io, è l'effetto di quel maledetto sonnifero che ci hanno iniettato. >>
Ricordi confusi e inarrestabili la investirono di colpo. Minto e Zakuro che spintonavano Ryou e Keiichiro fuori dall'ascensore, un sentiero sospeso nel vuoto, una luce bianca che la investiva, i fucili dei soldati puntati su di lei e le sue compagne, le percosse, la siringa che le pizzicava il braccio e le faceva perdere i sensi, sua madre che piangeva silenziosamente.
<< Dove siamo finite, Ichigo? >>
<< Non lo so. >>
Un brivido repentino le risalì lungo la schiena, provocandole la pelle d'oca. Si sollevò da terra, bisognosa di allontanare il proprio corpo da quell'umido pavimento ghiacciato. L'annichilimento causatole dal sonnifero la fece vacillare non appena si mise in equilibrio sulle gambe malferme. Ricadde all'indietro e sentì la schiena frustata da una nuova ondata di gelo. Si era appoggiata alle sbarre della gabbia. 
Ma certo, dove altro potevo aspettarmi di essere finita? 
Di Ichigo distingueva solo i capelli rossi. Era di fronte a lei, imprigionata in una gabbia identica alla sua.
<< Quanto credi che ci faranno aspettare, prima di venire a farci visita? >>
Retasu sospirò, allontanandosi dalle sbarre. << Non voglio pensarci. Riesci a vedere Minto, Purin e Zakuro? >>
<< Sono tutte dietro di te. Ho provato a chiamarle, ma non mi sentono. >>
Voltò la testa quanto più poteva e distinse una sagoma coi capelli biondi accucciata sul pavimento di un'altra gabbia. 
<< Provo a svegliare Purin, è la più vicina. Tu ci sei riuscita con me. >>
Ichigo non le diede risposta. 
<< Purin! Purin, mi senti? Svegliati! >> Retasu non si diede per vinta finché non udì la voce dell'amica.
<< Ehy, ti sento... >> Era fievole, ma perlomeno era riuscita  a svegliarla. << Che cavolo... ci vedo malissimo! Ma sei tu, Retasu? >>
<< Sì, sono io. Cerca di alzarti da lì. >>
<< Se ci riesco! Mi sento drogata! >>
<< In effetti lo sei, visto che gli alieni ci hanno iniettato un sonnifero. >>
<< Ichigo, ci sei anche tu! >>
Riuscirono a svegliare anche Minto e Zakuro. Retasu constatò che la vista le stava tornando a poco a poco. Realizzò che le  gabbie nelle quali erano state internate lei e le sue compagne erano sollevate da terra di circa una decina di metri. La sala in cui si trovavano era senza finestre, immersa nella semi oscurità; lungo le pareti bluastre filavano lampi guizzanti di luce elettrica.  Retasu si sporse oltre le sbarre per guardare il soffitto e si sentì invadere da un indefinito senso di vuoto. Una simile costruzione non poteva trovarsi sulla Terra, pensò. Quel soffitto, di cui a stento si riusciva ad individuarne la fine, era sferico e attraversato anch'esso da lampi di elettricità. 
<< Dove diavolo siamo finite? >> mormorò Minto, dando voce al suo turbamento.
Nell'istante successivo dovette coprirsi il volto con un braccio. Una luce accecante era stata puntata sulla sua gabbia e su quella delle altre. 
<< Te lo dico subito, passerotto. >>
Trasalì al suono di quella voce melodiosa. 
<< Prima però movimentiamo la situazione, così vi riprenderete più in fretta. Dormire troppo non fa bene alla salute. >>
Il cuoro le schizzò in gola. Di primo acchito non capì se era la sua testa che aveva preso a vorticare rabbiosamente o la gabbia. Poi capì che si trattava di quest'ultima quando si accorse dell'aria fredda che le stava sferzando il viso. Perse l'equilibrio e si aggrappò disperatamente alle sbarre per non finirvi sbalzata contro. Sentì le sue amiche gridare e imitarle le risultò necessario come se fosse finita sulle montagne russe. 
Quando sentì di non poter più reggere quell'incubo, tutto tornò fermo. Ansante, Retasu riaprì gli occhi lentamente. Purin, nella gabbia alla sua destra, si teneva una mano premuta sul cuore e prendeva respiri profondi, esattamente come lei. Ichigo, tremante, continuava a reggersi con entrambe le braccia alle sbarre, il petto che le si alzava e riabbassava con urgenza. Non riuscì a vedere Minto e Zakuro. 
<< Questa giostra è azionabile tramite un dispositivo in grado di farla girare a diversi gradi di velocità. Sapete, si interrompe a comando, ma se dovesse erroneamente non ricevere il segnale, continuerebbe a muoversi all'infinito. >>
Retasu guardò in basso, verso la fonte di quella voce velatamente canzonatoria. 
<< Quindi, se non volete sentirvi rigirare le budella, rispondete con educazione alle mie domande. >>
Individuò a terra un alieno poco più alto di un ragazzino vestito in maniera singolare. Portava delle spalline viola corazzate dalle quali partivano delle maniche bianche che ricadevano a campana sui polsi e stivali lunghi fino alle cosce, anch'essi corazzati e dello stesso colore delle spalline; sopra agli slip, unico indumento che indossava, si univano i lacci di una cintura che serviva a sotenere uno pseudo mantello bianco lungo sino alle caviglie. Era a torso nudo e  a giudicare dal suo fisico androgino, a quella distanza Retasu non avrebbe saputo dire se si trattava di un maschio o di una femmina. Ma di una cosa era certa: il suo viso, incorniciato da lunghi capelli di un violetto leggero tendente al bianco, riluceva di una nobile e algida bellezza.
<< Ero ansioso di conoscervi, colombelle. Come vi trovate nelle vostre suite? >>
Nessuna delle ragazze fiatò. 
<< Ripeto, come vi trovate nella vostre suite?... Ah, mi mettete in difficoltà così. >>
L'alieno fece qualche passo verso un simbolo dipinto sul pavimento. Non appena vi poggiò sopra i piedi, la forte luce che l'aveva investita poco tempo prima, tornò a puntarsi verso di lei. Retasu avvertì un cigolio sinistro e la gabbia riprese a girare forsennatamente, facendola gridare. 
<< Basta! Ti prego, fermala! >>
La gabbia si arrestò di colpo non appena finì di pronunciare quelle parole. 
<< Risponderete alla mia domanda, vero? >>
L'alieno si era allontanato di poco dal simbolo sul pavimento e le guardava dal basso con una simulata espressione afflitta.
<< Ci troviamo uno schifo. Le gabbie puzzano di morto, sono umide e ghiacciate. >>
Retasu trattenne il fiato quando udì il commento di Ichigo. 
<< Via via, più educata, Mew Ichigo. Ad ogni modo >>, l'alieno alzò platealmente le braccia al cielo, << farò alzare il riscaldamento e deodorare l'ambiente. In effetti hai ragione, nei secoli le vostre suite hanno ospitato numerosi vacanzieri, c'è bisogno di cambiare aria, ma pensate!, tutti si sono mostrati così entusiasti che hanno deciso di rimanervi fino alla fine dei loro giorni. Nessuno è mai più tornato indietro da qui. >> L'alieno incurvò le labbra in un mezzo sorriso. << Domanda successiva, cosa gradite per colazione? Zuppa di miso, verdure, tofu, pesce? Oppure volete fare colazione all'americana?, o all'europea? Scegliete pure quello che volete, il nostro menù è fornitissimo. >>
<< Io vorrei un budino al cioccolato. >>
Retasu si voltò verso Purin, allibita. 
<< Ma che diamine... >> sibilò Minto. 
Sul volto della bionda spiccava un'espressione rilassata, come se fosse semplicemente entrata in un bar e avesse ordinato da mangiare a un cameriere qualsiasi. 
<< Per me una cheesecake. >>
Zakuro...
<< Bene, bene. Mew Ichigo, Mew Minto, Mew Retasu? >>
Sto ancora sognando, vero?
<< Coraggio, non siate timide! >>
Imitare le compagne le sembrò la soluzione migliore. Quell'alieno aveva il coltello dalla parte del manico, le ragazze erano costrette ad assecondare la sua voglia di scherzare, così tutte e tre, chi più riluttante e chi meno, gli dissero il nome di una pietanza.
<< Perfetto, provvederò immediatamente a farvi portare il cibo richiesto. Ora vi dirò dove ci troviamo. Siamo in un hotel di lusso, raggiungibile da pochi eletti; grande, confortevole, ben attrezzato e, naturalmente, dotato di un impenetrabile sistema difensivo. Mettetevi pure a vostro agio, nessuno potrà interrompere il vostro soggiorno finché io e la mia squadra speciale vi proteggeremo. >>
<< Farabutto... >> sibilò Ichigo in tono impercettibile se non alle compagne.
Retasu deglutì a fatica. Quell'alieno aveva un che di sadico nel volto angelico e, ormai non aveva più dubbi al riguardo, era un maschio; glielo aveva suggerito il timbro leggermente roco della voce.
<< Ma che sbadato! >> 
L'alieno si portò una mano alla fronte in un gesto plateale, facendo ondeggiare i capelli con una sensualità femminile. << Il mio nome è Leroy. Sì, la sua pronuncia ricorda un nome francese, non c'è bisogno che me lo facciate notare. Bene, abbiamo effettuato le presentazioni, adesso posso congedarmi. >>
<< Aspetta! >> urlò Ichigo.
Leroy si voltò senza prestarle attenzione. 
<< Chi sei tu!? Per quanto tempo ci lascerete chiuse qui dentro? >>
Per alcuni istanti le parole della rossa riecheggiarono inascoltate nell'area circostante. Poi Leroy, incamminandosi lungo una passerella di metallo, le diede risposta. << Non per molto, Mew Ichigo. Domani Profondo Blu vi raggiungerà e deciderà il da farsi. A più tardi. >>
<< Aspetta! >>
<< Ichigo... >> la richiamò Zakuro. 
La rossa si accasciò contro le sbarre, furente. 
Leroy si era volatilizzato. 


 
*****



Tirò un pugno contro la parete. Ogni fibra del suo essere ribolliva di rabbia repressa, doveva riversarla al dì fuori o l'avrebbe divorato da dentro. Un  ragazzo normale che provava la sua collera, in tempi normali, avrebbe distrutto l'intera stanza da bravo incosciente, o si sarebbe sfogato in palestra. Lui, in tempi normali, avrebbe preso la sua moto e si sarebbe messo a sfrecciare senza sosta verso il lungomare per frenare i pensieri e riacquistare il controllo di sé. 
Ma lui non era mai stato un ragazzo normale e, da due anni, non viveva più in tempi normali. La realtà alla quale si era abituato costituiva solo un dolente, bruciante ricordo, non esisteva più. 
Il Giappone era stato piegato alla supremazia aliena. 
Il Giappone, già... Come se si fosse trattato dell'unico stato che conosceva morte, furti e sparizioni, pensò. L'intero pianeta, giorno dopo giorno, era stato progressivamente devastato da traumatici cambiamenti nel corso di quei due anni di invasione e convivenza aliena. Il ponte di Brooklyn e l'Empire State Building erano stati distrutti, la commerciale Nanjing Road di Shangai era diventata una foresta; le vie urbane delle città più popolose, industrializzate e dunque più inquinanti, erano state prese di mira per prime dagli alieni e avevano subito radicali trasformazioni; i centri commerciali, le concessionarie, i laboratori scientifici, le centrali nucleari erano stati eliminati con solerzia e tutti, poco a poco, sostituiti da aree vegetative. Il mondo non era più un geoide ingrigito, stava tornando a riacquistare sempre più chiazze verdi che l'urbanizzazione aveva smantellato. 
Sarebbe stato un sogno meraviglioso, per uno come lui. Lo sarebbe stato per tutti coloro che desideravano vivere in un mondo più pulito, se non fosse stato per il lato negativo di quel cambiamento. Gli alieni non erano amici dell'uomo. Gli omicidi, gli stenti e la corsa per la sopravvivenza a cui la popolazione terrestre veniva continuamente sottoposta, arrangiando precari rifugi, erano causati dagli alieni. Gli alieni che volevano riprendersi il loro pianeta e riedificarlo a modo loro, incuranti dei parassiti che l'avevano sporcato e oppresso nei millenni. Eliminate le Mew Mew e recuperati i frammenti d'acqua cristallo da loro sottratti, avrebbero potuto attuare definitivamente il loro restauro.  
Un allarmante formicolio alla mano lo indusse a sferrare un pugno alla tastiera. Sul monitor del pc comparvero una serie di finestre lampeggianti accompagnate da piccoli segnali d'allarme. Ryou affondò le unghie sui braccioli della sedia, i tendini delle braccia che pulsavano incontrollatamente. Prese un respiro profondo. Gli girava la testa. Doveva affrontare problemi più grandi di lui il cui peso mincciava di schiacciarlo al suo minimo accenno di cedimento. La gente moriva e lui non poteva fare nulla per evitarlo. Si sentiva in colpa verso l'intera umanità e, ora più che mai, verso un ristretto numero di persone che costituivano i familiari delle Mew Mew. Era un mostro perché provava quel sentimento con maggiore intensità verso un'elité, o era un mostro perché non era riuscito a difendere nemmeno loro, le cinque ragazze che aveva giurato di proteggere a qualunque costo? 
A cosa servivano le sue doti da scienziato? Dov'era lui mentre le Mew Mew scendevano in campo ogni giorno, riportando ferite e rischiando la vita per salvare gli esseri umani rimasti? Era dietro a uno schermo, a fare ricerche. 
Assurdo. 
Avrebbe venduto l'anima per stare al posto loro e sapeva che Keiichiro era del suo stesso avviso. Eppure la terra aveva designato quei due ragazzi come la mente della missione e le cinque Mew Mew come il braccio. 
Assurdo. 
Perché non si potevano invertire i ruoli?
Quando Ryou si era imbarcato nel progetto assieme a Keiichiro non aveva la minima idea del futuro che lo aspettava. Mai avrebbe pensato che le paladine della giustizia sarebbero state cinque femmine. Quando l'aveva scoperto, aveva iniettato su se stesso il DNA del gatto Iriomote per testarne la pericolosità, consapevole che stava rischiando grosso e totalmente ignaro di ciò che  ne sarebbe derivato; era stato fortunato, perché ciò aveva solamente comportato in lui la capacità di trasformarsi in un gatto per un tempo limitato, senza alterare il suo organismo o, peggio, ucciderlo. Ma quello non era stato l'unico episodio in cui aveva messo a repentaglio la sua vita per proteggere quella delle Mew Mew. Adesso, se avesse potuto localizzare le ragazze, si sarebbe trasformato in gatto, unica risorsa di cui disponeva per potersi infiltrare in territorio nemico,  e le avrebbe aiutate a scappare. Ma i rilevatori non inviavano nessun segnale sulla presenza delle Mew Mew. 
Perché? Perché volevano le ragazze ma non ci hanno sottratto anche l'acqua cristallo?
Si accasciò sulla sedia, chiudendo le finestre sul monitor con gesti rapidi e spazientiti. I fastidiosi bip emessi dal pc si arrestarono. 
Niente. Non sapevano niente. 
Le ragazze potevano essere già morte e lui, che non dormiva quasi da due giorni ormai, incoraggiava i loro familiari a credere nel contrario. Tutti erano furiosi e lo accusavano di essere responsabile assieme a Keiichiro della sparizione delle ragazze. 
Ryou si lasciava risucchiare come un drogato dal ronzio del pc e dai segnali di ricerca, nella speranza di ricevere un minimo segnale di speranza. Congelava le emozioni, scacciando aggressivamente da dentro di sé le proprie paure. Se vi avesse dato ascolto, si sarebbe arreso. Non poteva permetterselo.
<< Scoperto niente? >> 
Keiichiro ricomparve nella sala comandi con due tazze di caffè fumante. Le donne dell'astronave avevano smesso di preparare gli spuntini ai due scienziati da quando le loro figlie si erano consegnate agli alieni. 
Ryou non distolse nemmeno gli occhi dal monitor. << No. Ma ci sono ancora tante eventualità che non abbiamo preso in considerazione. >>
Keiichiro gli si avvicinò e gli porse la tazza di caffè. << Quali, ad esempio? >>
<< Dovremmo provare a cercare anche sottoterra. Gli alieni stanziatisi sulla Terra hanno costruito lì alcune delle loro basi, le ragazze potrebbero risultare invisibili sulla mappa per questo motivo. >>
<< Non ci avevo pensato. In questo clima di tensione anche le intuzioni più basilari sfuggono alla mia mente. >>
Ryou sospirò appena udì la parola tensione. << Come vanno le cose in cabina? >>
Keiichiro gli sorrise stancamente. << Gli passerà, quando le ragazze torneranno a casa. >>
Capì che tutti erano ancora sotto shock e furibondi con loro. << Parli come se fossi sicuro del fatto che le ragazze torneranno. >>
<< Lo sono, infatti. Se la Terra le ha scelte per farsi proteggere, credi che un rapimento possa metterle al tappeto? >>
<< A volte vorrei poter vedere la vita nel tuo stesso modo, Kei. >>
Keiichiro inarcò un sopracciglio. << Ovvero? >>
<< Hai sempre un'intima consapevolezza dentro di te quando parli, come se fossi sicuro che tutto andrà per il verso giusto. >>
<< Infatti è così. Che senso ha angosciarsi? Se perdi tempo a pensare in negativo, attirerai il peggio. Se pensi in positivo, attirerai il meglio. >>
<< Vorrei poter credere che sia così semplice. >> 



 
*****



Quando non sapeva cosa fare, si metteva a pensare. Si era immersa nei ricordi più belli quasi con autolesionismo, consapevole che riviverli prima di morire avrebbe potuto renderli solo più struggenti, ma perlomeno così era riuscita a dimenticare il freddo, la fame e la paura. Poi Purin, spazientita dall'aria amareggiata delle amiche, aveva cominciato a raccontare barzellette, nella speranza di farle sorridere. Come facesse in un momento come quello ad avere la forza per pensare a ridere, Retasu non lo sapeva. C'erano tante piccole cose di Purin che la meravigliavano e che le facevano ringraziare di averla conosciuta. Zakuro si era lasciata trascinare per prima all'ilarità, sorprendentemente. Poi era stato il suo turno ed infine quello di Minto. Ichigo era l'unica che continuava a tenere lo sguardo fisso sul pavimento della gabbia  e non dava segno di partecipazione. 
Proprio mentre lei stava per richiamarla, la luce bianca la investì nuovamente in pieno volto e la gabbia riprese a girare. Sentì lo stomaco capovolgersi e iniziare a bruciare. Provò a contare per distrarsi, aspettando che si fermasse. 
Uno... due... tre...!
Così avvenne.
<< Piaciuto il giro in giostra? Volete che aumenti la velocità o questa è già al caso vostro? >>
Retasu si portò una mano davanti alla bocca, reprimendo un conato. Intravide Leroy dabbasso. 
<< Rispondete, o mi arrabbio. >>
<< V-va bene così. >>
<< Grazie, Mew Retasu. Sono tornato per portarvi da mangiare. >>
Un piatto lievitò sino alla sua gabbia e si fermò davanti alle sbarre. 
<< Coraggio, afferratelo o cadrà per terra. >>
Il contenuto del piatto era una poltiglia rosacea maleodorante. Retasu sentì una fitta di disgusto allo stomaco. Malgrado la fame, non avrebbe mai mangiato quella roba. Le altre sembravano del suo stesso avviso. 
<< Sprecare cibo è un peccato. Pensate che ci sono bambini al mondo che muoiono di fame per colpa della vostra avidità. >>
<< Ah, sì? E per colpa vostra non è morto nessuno, vero? >> replicò Minto inacidita. 
Leroy, sempre a debita distanza, scosse la testa. << Nessuno di utile, vorrai dire. >>
<< Tu... >> Ichigo digrignò i denti. 
<< Basta parlare, mangiate. Avete bisogno di forze. >> Leroy compì un gesto della mano e di colpo i piatti passarono attraverso le sbarre delle gabbie. << Se non volete prenderli voi, ve li porto io. Dunque: Ichigo, avevi chiesto una pizza, la tua è carne italiana pertanto; Minto, avevi chiesto un dolce francese, la tua è carne francese; Retasu, mi hai chiesto del riso, la tua carne è giapponese. >>
Retasu non riuscì a sentire il resto della frase. Fissava il cibo contenuto nel piatto ad occhi sgranati, mentre lo stomaco le finiva sottosopra. Riusciva a pensare una cosa sola.
Quella era carne umana. 


 
*****



L'alieno dagli occhi ambrati raggiunse i compagni col fiatone. 
<< Volete spiegarmi cosa sta succedendo!? Perché avete accelerato di colpo!? >>
Quello coi capelli corti non gli prestò attenzione, continuando a camminare, mentre quello con la coda gli lanciò un'occhiata spazientita. << Vuoi tacere!? Così risvegli pure i morti! >>
<< Ah, sei proprio un idiota! Le tue battutacce non fanno ridere per niente! >> replicò, regalandogli una linguaccia.
<< Fatela finita. Non siamo a un pic nic. >> Il commento dell'alieno coi capelli più corti frenò l'imminente litigio tra i due compagni. << Siamo sulla giusta strada. Non dovete distrarvi. >>
L'alieno dagli occhi ambrati deglutì. << Vuoi dire che l'abbiamo trovato? >>
L'alieno con la coda sospirò, come a dire "Ci sei arrivato, finalmente!".
<< Forse. Se lo troviamo, dobbiamo cercare di rallentare il suo processo di mutazione, o sarà la fine.>>


 
*****


Era debole. La fame e la sete le rendevano arduo rimanere cosciente e la rassegnazione di fronte agli eventi non contribuiva certo a tenerla sull'attenti. Digiunava da più di ventiquattro ore. Non capiva la necessità di essere sottoposta a quella tortura prima di morire. Profondo Blu avrebbe raggiunto presto lei e le sue compagne, stando a quanto aveva detto Leroy il giorno prima. Non riusciva a immaginare che aspetto potesse avere l'alieno: la dispersione dell'acqua cristallo lo aveva riportato allo stato originario, oppure aveva continuato a dimorare nel corpo di Masaya?
Voltò la testa nella direzione di Ichigo, chiedendosi cosa avrebbe provato se fosse stata al suo posto. Avrebbe voluto rivedere Profondo Blu, sapendo che in lui aveva dimorato l'ex fidanzato? Si sarebbe illusa che il ragazzo, in qualche modo, fosse ancora vivo in lui? 
Ichigo si accorse del suo sguardo e puntò i suoi occhi su di lei. Retasu mantenne il contatto visivo, cercando di infonderle forza e di riceverne a sua volta. 
Si vive insieme e si muore soli, le aveva detto qualcuno; non riusciva a ricordare chi, eppure quelle parole le erano rimaste impresse. Il giorno della battaglia finale ci aveva pensato spesso, proprio come stava facendo in quel momento. E, come allora, si era resa conto di essere in completo, totale disaccordo. Anche se fosse morta, le sue amiche sarebbero rimaste con lei fino alla fine. E lei con loro.
<< Sta tornando. >>
Retasu tese le orecchie per essere certa di aver capito bene. 
<< Sta tornando, Retasu. >> Ichigo piegò le labbra in un lieve sorriso. 
<< Come fai ad esserne sicura? >>
<< Chiamalo istinto felino. >>
Retasu lanciò un'occhiata d'intesa a Purin, che fece un cenno a Minto e a Zakuro. 
Masha era andata in esplorazione. Da quando Ryou e Keiichiro l'avevano perfezionata, era in grado di tramutarsi in un braccialetto inanimato immune a qualsiasi tipo di rilevatore; gli alieni non avevano notato nulla di strano al polso di Ichigo quando l'avevano imprigionata, così Masha era sempre rimasta con lei. Ichigo l'aveva mandata a recuperare i ciondoli Mew, intimandole di non attivare la sua connessione con l'astronave, altrimenti gli alieni l'avrebbero individuata e avrebbero potuto stabilire un contatto con i ragazzi e le loro famiglie, ormai indifese. Con la connessione inattiva, Masha era praticamente introvabile, a meno che non si fosse messa a svolazzare sotto il naso dei soldati per farsi catturare. La robottina era la loro ultima speranza e, a quanto pareva, si era rivelata di vitale utilità. 
L'istinto infallibile di Ichigo aveva colto nel segno. Masha spuntò davanti alle ragazze e raggiunse la gabbia della leader, dove sputò il ciondolo Mew fuori dalla bocca.  << Allerta, allerta! I soldati stavano effettuando esperimenti sui ciondoli, si accorgeranno presto che sono scomparsi. Dovete affrettarvi! >>
<< Bravvissima Masha, hai fatto un ottimo lavoro. Ora porta gli altri ciondoli alle ragazze, poi torna qui da me. >>
Lory chiuse la mano a pugno sul suo ciondolo non appena Masha glielo porse.
<< Grazie, piccolina. >>
La speranza alimentò le sue forze. Ora che potevano trasformarsi, anche se stanche e affamate, potevano tentare la fuga. 
<< Dovremo essere veloci. Un errore di qualunque tipo potrà essere fatale >>, esordì Zakuro. 
<< Non abbiamo la minima idea di dove ci troviamo, nè di quale sia l'uscita, ma dobbiamo tentare il tutto e per tutto >>, sentenziò Minto.
<< Dobbiamo restare unite, o saremo prede facili. >>
<< Hai ragione, Purin. Qualunque cosa accada, restiamo unite. Siete pronte? >>
Quattro voci risposero a Ichigo. Cinque fasci di luce si originarono contemporaneamente nelle gabbie: rosa, azzurro, verde, giallo e viola. Le Mew Mew erano tornate in campo. 
<< Ci penso io. >> Zakuro colpì con la frusta incandescente le sbarre della gabbia di Minto. Queste si piegarono notevolmente. Gli alieni non avevano programmato celle molto resistenti, visto che le ragazze vi erano state internate senza poteri. Zakuro riuscì facilmente a fonderle al secondo tentativo.  
Il suono di un'allarme si diffuse non appena Minto volò fuori dalla gabbia. Retasu sentì il cuore salirle in gola. 
<< Scusate, ragazze, sarà fastidioso ma devo farlo! >>, sentì gridare dall'amica prima che tutto cominciasse a girare furiosamente. 
Uno, due, tre.
Il suo stomaco fece una capriola.
Quattro, cinque, sei. 
La testa le stava scoppiando.
Sette.
La gabbia smise di girare. Minto aveva azionato il pannello che si trovava al suolo e lo aveva bloccato in modo tale che le gabbie delle compagne si trovassero a pochi metri da terra. 
<< Sfondiamo, adesso! >> sentì ordinare da Ichigo. 
Retasu saltò fuori dalla gabbia distrutta dal suo attacco e atterrò al fianco di Minto, seguita dalle altre compagne. 
Sapore di libertà.
<< E adesso... scappiamo! >>
Negli occhi della sua leader intravide un lampo di paura, specchio del suo, ma cercò di reprimerla. Doveva andarsene da lì, o il sacrificio di Kisshu, Taruto e Pai, come quest'ultimo gli aveva detto in sogno, sarebbe stato vano assieme a quello di tutti coloro che avevano perso la vita durante la guerra. 
Si lanciò di corsa assieme alle compagne verso la passerella di metallo che aveva visto percorrere da Leroy. Subito gli alieni, teletrasportatisi nella prigione, gli furono addosso.
<< Fiocco immobilizza! >>
<< Fiocco d'azione! >>
La prontezza di Purin e Minto le avvantaggiò.
<< Correte! >>
Retasu seguì le compagne lungo il ponte di metallo. Sbucò in un lungo corridoio senza finestre contrassegnato da simboli sul pavimento e sulle pareti; una leggera nebbia lo permeava in tutta la sua lunghezza.
<< Fiocco d'acqua! >>
<< Fiocco d'azione! >>
Il suono incessante dell'allarme si fece più alto. Le ragazze continuarono a correre alla cieca. 
<< Fiocco d'energia! >>
<< Fiocco di luce! >>
Gli alieni arrivavano in massa, sempre più numerosi. Il corridoio che stavano percorrendo era infinito. 
<< Da che parte andiamo!? >> sentì gridare da Purin. 
In lontananza era possibile scorgere un bivio. 
<< Dove ci conviene! >> replicò Ichigo. << Fiocco di luce! >>
Due soldati maggiori si teletrasportarono di fronte a loro all'altezza del bivio. In mezzo ai due comparve un chimero dalle fattezze feline che aprì la bocca generando una sfera d'energia. 
<< Giù! >> intimò Zakuro.
Retasu si buttò di lato, coprendosi la testa con le mani, il cuore impazzito. La sfera d'energia esplose, facendo tremare il suolo. Fu sbalzata da terra. Quando fece per rialzarsi, sentì una mano stringersi sul suo polso. Originò una stalattite di ghiaccio con la mano libera e la indirizzò contro il soldato maggiore che aveva cercato di bloccarla. Con orrore, sentì il sangue caldo schizzarle sul corpetto del vestito mentre questi mollava la presa. Si rimise in piedi, tossendo. L'aria si era fatta più pesante e la nebbia più fitta. Il rumore della battaglia giunse alle sue orecchie traumatizzate dall'esplosione come ovattato. Aprì la bocca, gridando il nome delle compagne, ma non riuscì a sentire la sua stessa voce. Distinse un cumulo di macerie davanti a sé. L'unica strada che poteva percorrere era quella alle sue spalle. 
Le tremavano le gambe. Con la forza della disperazione, si lanciò di corsa lungo il labirintico corridoio, voltandosi di tanto in tanto per sferrare attacchi alla cieca, mentre con una mano si copriva la bocca per non respirare quell'aria tossica. Dopo circa trecento metri che parvero interminabili, le sembrò di riuscire a distinguere una luce diversa in fondo al corridoio. Si aggrappò alle sue precarie energie per riuscire a raggiungere quella fonte ignota. Visualizzò nella sua mente il volto dei suoi genitori, quello di suo fratello, quello di Keiichiro. E quelli di Ryou e Pai. 
Raggiunse il fondo del corridoio, ansante, e si trovò davanti a una porta in pietra spalancata. Ichigo e le altre, probabilmente, l'avevano oltrepassata da poco. L'attraversò senza indugiare, in posizione di guardia, smaniosa di ricongiungersi alle ragazze. 
Si ritrovò in una stanza circolare avvolta nella penombra. Chiusa. 
Un senso di panico mai provato prima la invase. 
Dove sono finite le altre?
Poi ebbe un improvviso lampo di consapevolezza. Il bivio nel corridoio, le macerie crollate, il rumore della battaglia che giungeva alle sue orecchie come se provenisse da molto lontano: era finita in uno dei cubicoli adiacenti, in una strada chiusa. 
Deglutì a fatica, cercando di ignorare il tremore del suo corpo divenuto preda dell'ansia. L'aria all'interno di quella stanza era diversa, respirabile. Al centro del pavimento c'era un buco contornato da frammenti di roccia. Retasu avanzò di qualche passo per cercare di stabilirne la profondità. 
Buio totale. Non era possibile individuarne la fine. Constatò che sembrava scavato metri e metri nella roccia da sotto, come se qualcuno l'avesse distrutto per cercare di risalire. 
Già, ma risalire da dove?
Retasu sentì l'aria crepitare alle sue spalle. Si voltò di scatto. Il soldato maggiore che aveva ferito l'aveva seguita, una mano sul petto macchiato di sangue, l'altra tesa davanti a lei sprigionante una carica elettrica. Non ebbe il tempo di contrattaccare. Si buttò di lato per evitare il suo attacco. 
Lo sfrigolio dei frammenti rocciosi entrati in contatto con la carica elettrica giunse flebile alle sue orecchie. Retasu vide i lampi balenare sopra di lei e poi spegnersi, mentre l'aria la investiva in pieno volto ed entrava a forza nei suoi polmoni. 
Non era atterrata sul pavimento. Continuava a sentire il fischio dell'aria nelle orecchie. 
Stava precipitando nel buco. 

































Spazio dell'autrice
Dove sarà finita Retasu? E le altre ragazze? Chi è Leory? So che questo capitolo vi sarà sembrato strano, ma ad ogni modo spero che vi sia piaciuto. 
Mi piacerebbe dirvi queste cose a voce, così sentireste che mi è venuta da transessuale grazie al mal di gola =.='
Un saluto e un abbraccio a tutte! ^^

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Capitolo 10
*** 9. Farplane ***


Farplane

 




Il tempo parve arrestarsi. La percezione della realtà perse progressivamente di significato, inglobata insieme a lei in un nero abisso senza fondo. Il suo corpo continuava a precipitare lentamente e inesorabilmente verso l'ignoto, forse condannato in eterno a rimanere intrappolato in quella condizione. Retasu aveva gli occhi aperti, ma era come se li stesse tenendo chiusi, tanta era l'oscurità intorno a lei. Il nulla la circondava, silente e angoscioso. 
Dove sono? 
Forse si trovava ancora dentro alla gabbia, delirante per la fame e la sete, in attesa dell'arrivo di Profondo Blu che avrebbe posto fine al suo dolore. Sprofondata in uno stato di semincoscienza, aveva tramutato gli ultimi brandelli della sua speranza in quel sogno dove aveva creduto di essere riuscita a scappare, ma la rassegnazione aveva fatto la sua parte, conferendogli quel triste epilogo. A quel punto sarebbe stato meglio svegliarsi e andare incontro alla morte, piuttosto che rimanere sola in quel limbo infernale.
Retasu sentì il suo corpo capovolgersi di colpo. Avvenne in maniera naturale, quasi fosse stata lei a volerlo. I piedi sospesi nel vuoto, come se stesse nuotando, vide comparire una luca che a poco a poco mutò il nero intorno a lei in bianco.
È così luminoso...
<< Riesci a sentirmi? >>
Il cuore le risalì in gola. 
<< Ah, mi senti... >> continuò la voce, non appena lei girò la testa di scatto.
Retasu si inebriò del suono di quella voce profonda e rassicurante che pareva abbracciarla col suo suono. Era tanto tempo che non l'ascoltava. << Non ti vedo. Dove sei? >> 
<< Proprio qui. >>
Girò su se stessa, speranzosa. 
Niente. 
Non c'era proprio niente oltre a lei. Da nessuna parte. 
Una sensazione di torpore la invase, come se la stanchezza e la debolezza si fossero improvvisamente risvegliate in lei, sopraffacendola. Faticava a tenere gli occhi aperti. 
Vacillò. Nei brevi secondi che seguirono cadde distesa sul suolo inesistente, profondamente addormentata. 


 
*****


Fu il più bel risveglio degli ultimi sei mesi, preceduto da un pacifico sonno senza sogni. Un suono delicato dalla parvenza di un sospiro le accarezzò l'udito, regalandole il buongiorno. Retasu mosse la testa nella sua direzione, come a volerlo catturare prima che si disperdesse nell'aria. Nel compiere quel gesto si accorse di essere sdraiata. La prima cosa che vide fu una fitta distesa di fiori bianchi e violetti intorno a lei. Respirarne il profumo le provocò un piacevole senso di vertigine. 
Questo posto...
Rumore di acqua che scorreva su altra acqua. 
Si mise a sedere, abbracciando l'area con lo sguardo. Un campo fiorito circondato dalla nebbia, cascate che si riversavano le une sulle altre disposte a scalini. Non ricordava di aver mai visto un posto più bello in vita sua. Esprimeva sacralità, pace, mistero. 
Percepì un tocco leggero sul viso, accompagnato dal suono di un sospiro. Rimase incantata a osservare lo spettacolare fenomeno che le si manifestò davanti agli occhi. A pochi centimetri dal suo viso fluttuava una sostanza liquida a forma di goccia, nella quale si riflettevano i colori dell'arcobaleno. Non seppe spiegare a se stessa il perché, ma le ricordò una lacrima. Non osò toccarla per paura di vederla svanire, limitandosi a seguirla con lo sguardo. Era certa che fosse stata quella lacrima a sfiorarle la guancia e credeva anche che avesse cercato di... parlarle
Il suo cuore perse un battito. Attraverso la lacrima Retasu individuò in lontananza una figura maschile che camminava nella sua direzione. Scattò in piedi sulla difensiva, mentre il cuore riprendeva a battere a un ritmo acellerato, tuttavia non si mosse. L'ansia e la curiosità la tennero bloccata sul posto, ad aspettare che quella figura alta si palesasse da più vicino oltre la nebbia. Ogni pensiero venne congelato e l'area circostante, per quanto magica, finì in secondo piano ai suoi occhi. 
Orecchie a punta: quel tratto distintivo della razza aliena cancellò in lei il dubbio che potesse trattatarsi di un essere umano. Avvertì un brivido cocente risalirle lungo la schiena. Cercò di reprimere ogni emozione per prevenire un'imminente delusione, ma alla vista della piccola coda laterale che sfiorava la spalla dell'alieno non ne fu più in grado. Questi fece ancora due passi verso di lei finché il suo volto spigoloso non fu perfettamente riconoscibile oltre il velo della nebbia. 
Retasu sentì dapprima caldo, poi freddo, in un'altalena di sensazioni. Gli occhi d'ametista dell'alieno brillavano di una luce diversa che non avrebbe saputo definire. Raramente aveva visto balenare la traccia di un'emozione in quelle iridi impenetrabili. 
Pai si fermò solo quando le fu di fronte. 
<< Finalmente ti ho trovata. >>
Rabbrividì al suono della sua voce. Era più bella di come la ricordava. 
<< Ti ho aspettata così a lungo... >>
Quella confessione la mandò in tilt. Anche lei lo aveva aspettato per tanto tempo. 
<< S-sei davvero tu? >>
La sorpresa di trovarselo di fronte in carne ed ossa le impediva di pensare lucidamente. 
Pai tese una mano verso di lei. << Sì, sono io, Pai. >>
Retasu fece inconsapevolmente un passo verso di lui. << S-sei vivo? >>
Lui annuì, donandole un lieve sorriso. Le si mozzò il respiro. Credeva che non avrebbe mai più potuto vederlo compiere quel gesto. 
<< C-com'è possibile? Anche se in fondo... credo di averlo sempre saputo, non potevi essere- >> Abbassò la testa, arrossendo. << T-ti chiedo scusa. Sono felice... di rivederti. >>
Trasalì. Pai l'aveva afferrata con delicatezza per le spalle. Rialzò la testa per guardarlo, stupita, ma subito la riabbassò, in totale, completo imbarazzo. Non sapeva come comportarsi. Tanto tempo prima l'alieno l'aveva spiazzata con un'azione imprevedibile, tuttavia non se la sentiva di respingerlo. 
Il respiro le si mozzò quando lui l'attirò a sé, cingendole la schiena. Rimase a occhi sgranati, la guancia premuta contro al suo petto, coccolata dal calore di quell'abbraccio. 
<< Due anni fa mi sono risvegliato in questo posto e ho capito che ero svanito senza di te. Ora che siamo di nuovo insieme non temo più niente. Mi sei mancata, Airyu. >>
Retasu raggelò. Rialzò la testa per guardarlo negli occhi. Ebbe un sussulto, i loro visi erano più vicini di quando si era aspettata. << Ma io non sono Airyu. >>
L'alieno la strinse più forte a sé, come sordo a quella rivelazione. << Il mondo è cambiato, ma il mio popolo e il tuo sono rimasti gli stessi: l'odio è l'unico sentimento che alimenta le loro azioni. L'aldilà sarà la soluzione ad ogni problema. >> La sua voce era intrisa di un risentimento perdurato nel tempo. Retasu si sentì sprofondare. 
<< Non toccarmi... >> mormorò con voce flebile, cercando debolmente di scostarsi da lui. In pochi minuti il suo desiderio di rivedere Pai si era tramutato in cenere. 
Perché dici così? E chi è questa Airyu? 
<< Ti prego, aiutami. >> 
Si immobilizzò. Il tono della sua voce era... supplice.
Pai, che ti è successo?
Era troppo sconvolta per porgli quelle domande direttamente. Restò tra le sue braccia, a occhi chiusi, dimentica di volersi allontanare. La confusione e lo shock le impedivano di reagire. Si sentiva stanca. 
I sospiri intorno a lei erano reali o frutto della sua immaginazione? 
Probabilmente sto delirando. Forse sono già morta. Pai non può essere qui con me. E poi... anche se fosse vero, mi chiama Airyu. Non mi riconosce. 
Quel pensiero la trafisse come un coltello piantato nei polmoni. 
Non mi riconosce.
Il suono di una voce diversa da quella di Pai spezzò l'incanto, riscuotendola dal suo torpore mentale. 
<< Apri gli occhi! >>


 

*****



<< Ryou, corri! >>
Il cuore prese a martellargli forsennatamente nel petto. L'urgenza nella voce di Keiichiro significava una cosa sola. Si precipitò al fianco dell'amico intento a individuare le coordinate esatte da cui proveniva il segnale.
<< Sono sicuramente le ragazze, non ho dubbi! >>
<< In Egitto!? >>
Ryou appoggiò le mani sulla scrivania, gli occhi che saettavano sulle onde propagatesi lungo la piantina dell'Egitto, a sud della città del Cairo. 
<< Così pare. Trovate! >>
<< Non perderle di vista! Vado a impostare la velocità massima del pilota automatico! >>
<< D'accordo! >>
La piramide di Djoser. Com'era possibile che le ragazze fossero comparse all'improvviso sulla mappa ai piedi di una piramide? Erano due giorni che non ricevevano alcun segnale sulla loro presenza...
<< Ho una buona notizia e una cattiva>>, lo informò Keiichiro mentre picchiettava i tasti sulla tastiera.
<< Prima quella buona, ne ho dannatamente bisogno. >> Ryou impostò la velocità massima del velivolo e perse l'equilibrio per l'impatto. Grandioso, ora in cabina mi odieranno ancora di più, pensò mentre si rialzava . 
<< La buona notizia è che non c'è traccia alcuna di alieni vicino a loro. >>
<< Bene... Quella cattiva? >>
Keiichiro si morse il labbro. << I segnali sono solo quattro. >>


 
*****



Ichigo, Minto, Purin e Zakuro salirono a bordo. Erano stremate. Pallide, sudate, coperte di graffi. I ragazzi le costrinsero a bere una pozione rigenerante a testa, poi, con sommo stupore di tutte e quattro, le abbracciarono con trasporto. I famigliari accorsero festanti in cabina e per un'ora buona non ci fu modo di ottenere una spiegazione su ciò che era successo. Ma la felicità scemò presto, di fronte al dolore di una famiglia mutilata. Retasu non era tornata a casa.
Le ragazze vennero sfamate e Ichigo raccontò a tutti l'accaduto, incapace di affrontare lo sguardo dei Midorikawa. 
<< L'esplosione generata dall'attacco del chimero ha fatto crollare una parete. Credevo che insieme a Minto, Purin e Zakuro avrei ritrovato anche... >> si morse la lingua. << Quando ci siamo riunite abbiamo capito che... Retasu... era rimasta intrappolata al di là della parete crollata. Abbiamo cercato di tornare indietro, ma gli alieni ci hanno chiuso la strada, facendo esplodere un pezzo del soffitto. Abbiamo cercato di incenerire le macerie mentre combattevamo, ma niente... erano indistruttibili. Poi, di colpo, tutto ha cominciato a tremare. Quei bastardi degli alieni si sono guardati negli occhi con un'espressione di puro panico e tutte noi abbiamo intuito subito cosa stavano per fare. Ci siamo fiondate su due di loro; io tenevo Purin per mano; Zakuro teneva Minto. Come ci aspettavamo, si sono teletrasportati in superficie. >>
<< Che ne è stato di quei due alieni? >>
Alla domanda di Ryou, Ichigo strinse i pugni. Fu Zakuro a parlare al suo posto. << Li abbiamo uccisi. >>
Calò un silenzio spettrale, interrotto bruscamente da Ichigo. << Ad ogni modo, Profondo Blu sarebbe dovuto venire a prenderci oggi. Gli serviamo, perciò Retasu è ancora viva. E noi ce la riprendermo. >>


 
*****



<< Apri gli occhi! >>
Retasu li riaprì di scatto, come a comando. Pai aveva sciolto l'abbraccio, permettendole di indietreggiare di qualche passo. Ogni forma di autocontrollo si sgretolò in lei di fronte a ciò che vide. 
Pai... non era più Pai. Al suo posto c'era un alieno dai lunghi capelli scuri e gli occhi di ghiaccio.
Retasu scivolò in ginocchio, attonita, fissando a occhi sbarrati l'alieno dall'inconfondibile mantello blu che la guardava dall'alto con aria di disprezzo. Il suo corpo era inconsistente, trasparente come il riflesso della propria immagine sulla superficie dell'acqua.
Profondo Blu parlò con voce sfigurata, gutturale. 
<< La fine non è lontana. >>
Retasu sentì le ossa raggelare e si irrigidì su se stessa. Il sovrano degli alieni le diede le spalle e alzò le braccia al cielo, come in preghiera. La nebbia si addensò sopra di lui e ben presto venne sostituita da una grossa sfera rossa pulsante. Profondo Blu si voltò un'ultima volta verso Retasu con espressione diabolica, prima di saltare all'interno della sfera e venirne risucchiato. 
Il tocco di una mano sulla sua spalla la ridestò dal suo stato catatonico. 
<< Tutto okay? >>
Retasu voltò la testa alla sua sinistra e restò senza fiato
Non può essere. 
<< Ehy! Mi senti? >>
<< Ma non lo capisci che è sotto shock? Lasciale il tempo di riprendersi un attimo! >>
Retasu voltò la testa alla sua destra, questa volta lentamente. Era in completo accordo con la seconda persona che aveva parlato e che adesso stava guardando negli occhi. Sì, aveva bisogno di contare fino a dieci, chiudere gli occhi e riaprirli per verificare se quei due fossero ancora davanti a lei. 
Così fece, sotto lo sguardo interrogativo del primo interlocutore e quello incuriosito del secondo. Quando riaprì gli occhi, Kisshu e l'alieno dagli occhi d'ambra erano ancora lì, in carne ed ossa.
<< Ma... Ma... >>
<< Capiamo come ti senti, o almeno credo >>, esordì Kisshu, grattandosi il mento con l'indice con fare pensoso. << Meno male che poco fa mi hai dato ascolto, quando ti ho urlato di aprire gli occhi, altrimenti Profondo Blu ti avrebbe sottratto la forza vitale. Immagino che se ci fosse stata la scimmia al tuo posto, quel bastardo avrebbe astutamente preso le sembianze di Taruto. >>
<< Smettila, deficiente! >>
<< Taruto...! >> 
L'esclamazione della ragazza fece sobbalzare entrambi.
Retasu si teneva le mani davanti alla bocca, un'espressione di puro stupore riflessa negli occhi. L'alieno dai corti e ribelli capelli castani era la versione cresciuta di quel piccolo diavoletto, sì, adesso ne era sicura; aveva faticato a riconoscere quei lineamenti da adolescente, perché due anni prima erano molto più infantili, così come il suo corpo, ora non più gracile. 
Taruto le sorrise. << Sì, sono io. >>
Qualcosa dentro di lei la convinse a credere a quelle parole. La voce stridula dell'alieno si era fatta più adulta assieme a lui: se nel tempo era cresciuto, significava che non era morto. E quindi anche Kisshu doveva-
<< Non siamo morti >>, le rivelò quest'ultimo, come se le avesse letto nel pensiero. 
Ora che lo osservava con più attenzione, mano a mano che lo shock si diradava in lei, Retasu notò che anche in lui erano avvenuti dei cambiamenti. Portava i capelli legati in un'unica coda e i lineamenti del viso non erano più quelli di un ragazzino, bensì di un giovane uomo; solo in altezza non era cresciuto più di tanto.
<< Come avete fatto a salvarvi? Volevamo offrire sepoltura ai vostri corpi ma prima che potessimo farlo... >> Retasu si sentiva a disagio a parlare di sepoltura, << beh, ecco... sono svaniti. >>
Kisshu scosse la testa con aria saputa. << L'acqua cristallo ci ha salvati, anche se salvati non mi sembra il termine più adatto visto che ci ha portati-
<< Kisshu, smettila. Non abbiamo tempo per spiegare! >> lo interruppe Taruto con urgenza, lanciandogli un'occhiata d'intesa. 
Kisshu sospirò. << Hai ragione. >> Retasu lo osservò mentre estraeva un oggetto luminoso dalla tasca dei calzoni. << Dà questa a Ichigo. >> 
La ragazza afferrò la fredda videosfera portale da Kisshu. 
<< E dà questa a Purin, non è molto ma non siamo riusciti a trovare altro. >> Taruto le mise una seconda videosfera nella mano destra. 
<< Ci spiace doverti lasciare così, senza poterti dare alcuna spiegazione, ma andiamo piuttosto di fretta. Abbiamo anche perso Pai. >>
Retasu sentì il cuore schizzarle in gola udendo le ultime parole di Kisshu. << È vivo? >>
Questi le lanciò un'occhiata maliziosa. << Certo che lo è. Ora dobbiamo proprio andare. >>
<< Andare? Dove? >> domandò con apprensione. 
<< Qui è tutto sotto controllo. Tu occupati della superficie >>, sentenziò Kisshu. 
Superficie? Allora sono davvero caduta in quel buco.
<< Aspettate! >> Retasu provò a fermarli, quando capì le loro intenzioni. I due alieni si erano fermati sotto la sfera rossa pulsante. 
<< Non preoccuparti, a Profondo Blu ci pensiamo noi. Voi Mew Mew impossessatevi più in fretta che potete degli ultimi frammenti d'acqua cristallo rimasti. >> Taruto la salutò agitando la mano. 
<< Aspettate! >> ripeté la ragazza con ansia crescente. << Dove state andando? >> 
<< Questi non sono affari tuoi >>, replicò Kisshu con un ironico sorriso. << Sono certo che qualcuno di nostra conoscenza ti aiuterà a uscire da qui. Ci rivedremo, pesciolina. >>
Retasu scattò in piedi così in fretta che avvertì uno strappo all'altezza delle cosce. Rincorse Kisshu e Taruto, mentre il primo già svaniva risucchiato dalla sfera. Non fece in tempo ad afferrare la caviglia di Taruto che anche lui scomparve. Indietreggiò dalla sfera come se le avessero dato la scossa, il cuore che batteva all'impazzata. Avvertiva un forte magnetismo che l'attirava verso di sé. Indietreggiò di qualche passo, accasciandosi sul prato. Era arrabbiata con entrambi e allo stesso tempo preoccupata per la loro sorte. Stavano andando incontro a Profondo Blu da soli. Mentre lei sarebbe dovuta rimanere in quel campo fiorito con le sue domande. 
Adesso cosa faccio?
Come esco da qui?
Che n'è stato delle ragazze?
Dov'è il vero Pai?


 
*****



Aveva fatto un cenno con la mano a Keiichiro, per fargli capire che aveva bisogno di restare solo. Si era chiuso nella stanza di Purin e Retasu coi propri pensieri, lo sguardo che vagava sui pupazzi di stoffa appoggiati sulla scrivania. L'ideatrice di quelle piccole creazioni era ancora imprigionata nel sottosuolo del deserto, forse morta. 
Ryou si passò aggressivamente una mano sulla fronte come a voler scacciare quel pensiero con le dita. Prima che potesse calcolarlo, si alzò in piedi e si mise a rovistare tra gli effetti personali della ragazza. Aprì i cassetti della scrivania, frugando tra i vari oggetti alla ricerca di nemmeno lui sapeva cosa. Trovò alcuni libri dalla copertina logora che Retasu era riuscita a salvare dalle macerie di casa sua, una penna, alcuni fogli da disegno e un album fotografico.
Un album fotografico. 
Ryou si bloccò nella sua febbrile ricerca e sfiorò la copertina lucida dell'album. Aprirlo avrebbe potuto intensificare il suo senso di colpo di fronte alla vista di alcune foto di famiglia, o avrebbe potuto inondarlo di malinconia se sullo sfondo avesse riconosciuto le pareti del Cafè Mew Mew. Con un tuffo al cuore decise di riporlo nel cassetto, consapevole che avrebbe solamente fatto del male a se stesso perdendosi nei propri ricordi e invadendo quelli privati di lei. Non era quello il momento adatto per sfogliare fotografie, mentre fuori dalla stanza qualcuno piangeva la perdita di una figlia e di una sorella. Infilò l'album nel cassetto, ma non appena lo spinse in fondo sentì qualcosa di metallico graffiare contro il legno.
Inspiegabilmente attratto dal desiderio di scoprire di che cosa si trattava, rovistò con le dita finché non sentì l'indice e il medio toccare un oggetto minuscolo. Ryou estrasse una chiave e i suoi occhi si posarono sul comodino accanto al letto di Retasu; l'ultimo cassetto aveva una fessura in cui la chiave avrebbe perfettamente combaciato, ne era sicuro. Si sentiva fuori posto, a disagio, ma allo stesso tempo non riusciva a ignorare il richiamo martellante che quel cassetto aveva esercitato su di lui non appena aveva messo piede nella stanza. 
Non posso farlo.
Fece per riporre la chiave sotto l'album fotografico, ma non appena le sue dite si staccarono dall'oggetto, Ryou lo afferrò con una presa ancora più salda e si diresse verso il cassetto chiuso. Fu così rapido ad agire che si accorse di quello che aveva fatto solo ad atto compiuto. 
Un quaderno verde. Si sedette alla scrivania, torturandosi le dita. 
Non devo farlo.
Perché Retasu teneva un normalissimo quaderno chiuso a chiave sul fondo del suo ultimo cassetto? 
Perché lo sto facendo?
Aveva giurato a se stesso che avrebbe solamente guardato il contenuto di quel cassetto e che poi lo avrebbe richiuso. Invece aveva preso quel quaderno e stava considerando l'idea di aprirlo. Cosa poteva avere di tanto importante?
Il senso di colpa lottò duramente contro di lui, ma alla fine ne uscì sconfitto. Ryou iniziò a sfogliare il quaderno e realizzò che in diverse pagine ogni singola riga di spazio era stata coperta dall'inchiostro. La calligrafia di Retasu era grossolana, un tantino goffa, ma chiaramente decifrabile. A quel punto Ryou non fu più in grado di tornare sui propri passi.

 
30 aprile 20**
Ventisette giorni. 
Sembra sia trascorso un anno, invece si può parlare a stento di un mese. 
Ho perso il conto del numero di morti che ho visto per le strade di Tokyo. Vorrei poter dimenticare assieme al loro numero anche le immagini  dei loro corpi che si sono insediate nella mia mente, ma non ci riesco. 
Quanta gente hai visto morire durante la tua vita? Forse tanta, forse nei modi peggiori. Che cosa pensavi in quei momenti? Come facevi a riprendere il controllo di te stesso? Cosa ti faceva andare avanti ogni giorno? Non smetto mai di domandarmelo. 
Quanti morti dovrò ancora vedere? Quanta sofferenza dovrò ancora respirare? Quanto durerà il mio tormento di fronte all'inaccettabile realtà? 
Tu non sei morto, mi ripeto. Non lo penso da ragazzina triste e sotto shock, sento una lucida consapevolezza radicata dentro di me. 
Per assurdo, questa è l'unica certezza che mi rimane.


Leggere quelle frasi risvegliò in lui immagini che aveva cercato inutilmente di dimenticare. Quelle parole d'inchiostro erano espressione di un dolore condiviso. 
Spezzata. Ecco come vide Retasu mentre descriveva con poche, affaticate righe, il suo stato d'animo in quel periodo così lontano e al tempo stesso così vicino.
Ciò che non riuscì a spiegarsi fu il destinatario del suo sfogo, anche se dentro di sé aveva intuito di chi potesse trattarsi. Continuò la lettura, incapace di staccarvisi dopo quel piccolo assaggio.

 
11 maggio 20**
Trentacinque giorni. 
Non imparerò mai come funziona la mente umana. Una mattina ti svegli e all'improvviso te la senti di parlare di cose di cui non avresti mai voluto parlare. 
Il giorno successivo alla fuga di Profondo Blu le astronavi hanno iniziato a solcare il cielo di Tokyo e nel giro di poche ore l'intera città è stata assorbita dalle fiamme. La mia squadra si era riunita al Cafè Mew Mew. Sapevamo che avremmo dovuto abbandonare il locale, quindi prelevammo tutto il materiale delle nostre ricerche. Ma non credevamo che l'invasione nemica sarebbe stata tanto tempestiva, così non appena sentimmo le prime esplosioni andammo nel panico. I ragazzi e Zakuro si rifugiarono sulla vostra astronave e noi Mew Mew rimamenti ci precitiammo dalle nostre famiglie. 
Quando Ryou, Keiichiro e Zakuro andarono a prendere Ichigo, la sua casa crollò sotto i loro stessi occhi mentre l'astronave decollava con a bordo i coniugi Momomiya. La governante di Minto e il suo cane fuorno trovati morti in giardino, mentre Minto trascinava un agonizzante Seiji verso l'uscita della villa in fiamme. 
Purin condusse i fratelli e le sorelle fuori dalla propria abitazione semicrollata con l'aiuto di Zakuro e questi continuarono a piangere ininterrottamente per un giorno intero dopo che furono saliti sull'astronave. 
I miei genitori salirono a bordo prima di me. Io riuscii a domare le fiamme lungo il corridoio che portava alla stanza di mio fratello, supportata dai miei poteri, ma il pavimento era fatiscente, così dovetti gettarmi fuori dalla finestra con Touya che mi tossiva tra le braccia. Devo ringraziare Minto, che mi afferrò durante il salto, o probabilmente saremmo morti entrambi dopo la caduta. 
Credo che quel giorno Zakuro, Ryou e Keiichiro, vedendo in che stato ci trovavamo noi ragazze, ringraziarono di non avere nessun famigliare da proteggere. Forse... Oppure il mio è un pensiero crudele. Tu che cosa diresti?
Rivelare la nostra vera identità ai nostri cari fu arduo. Ma necessario. Quando i miei genitori mi videro salire a bordo con Touya in tenuta da combattimento non potei negare loro l'evidenza. Lo shock che provò ognuno di loro di fronte alla distruzione di Tokyo si sommò alla consapevolezza di avere una figlia o una sorella Mew Mew. 
Nei giorni a seguire ci sentimmo in colpa nei confronti dei cittadini. Non c'era spazio a bordo per altre persone. Ne avremmo potute salvare altre dieci. Ma questo avrebbe significato negare la salvezza al resto della popolazione. Ti chiederai perché non provammo a salvare nemmeno dieci persone. E io ti rispondo con un'altra domanda: con quale criterio avresti scelto quelle dieci persone? Bambini? Ma quali bambini meritavano più di tutti gli altri milioni di essere salvati?
Fosse dipeso da me, avrei caricato a bordo tutta Tokyo. Ma non si poteva fare. 
Io e le ragazze scendemmo spesso in campo per cercare di contrastare gli alieni, ma dopo tre giorni di vana resistenza fummo costrette a ritirarci perché eravamo in netto svantaggio di numero, mentre la gente veniva rapita, moriva di stenti o veniva uccisa a sangue freddo. 
Credevo che il peggio fosse già arrivato. E invece...
Tramite i vostri computer i ragazzi localizzarono la presenza di altri alieni che si stavano espandendo in tutto il Giappone. Masha, la nostra robottina-rilevatore, si agitò a tal punto che dovemmo disattivarla momentaneamente, perché non riusciva a reggere le migliaia di segnali che le arrivavano. Tornò in funzione solo quando i ragazzi modificarono al meglio le sue apparecchiature.
La mia squadra ha volato senza sosta da allora, ignara di quanto carburante disponesse la vostra astronave e della maggior parte delle sue funzionalità, finché i ragazzi non sono riusciti a svelare alcune delle numerose incognite. Devo ammettere che le vostre scorte di carburante sono infinitesimali, quello che abbiamo trovato nella sala macchine basterà, secondo i ragazzi, a tenere in moto l'astronave per dieci anni. Il vostro cibo ci ha sfamati fino ad oggi e credo che quando finirà saremo costretti a saccheggiare i supermercati abbandonati come sciacalli. Ma per il momento grazie al tuo aiuto e a quello dei tuoi compagni, ce la stiamo cavando. Anche se non ci siete più, continuate a sostenerci. E di questo vi sarò debitrice a vita. 
Grazie.


Non è stato crudele il tuo pensiero, Retasu, bensì sincero. Se solo sapessi quanto ringraziai quel giorno di non avere nessuno da proteggere.
Ryou prese un respiro profondo. Non poteva negare che Kisshu, Pai e Taruto fossero stati di vitale aiuto a tutta la squadra, eppure provava un senso di bruciante fastidio di fronte alla palese gratitudine che Retasu mostrava nei loro confronti. Si sentiva... inutile. 

 
13 maggio 20**
Trentasette giorni.
Sono sicura che se tu fossi qui, potresti darci una spiegazione. Pare che la dispersione dell'acqua cristallo abbia permesso la formazione di misteriose pietre contenenti video di alcune aree della Terra.Queste pietre sono trasparenti come vetro, di forma sferica perfettamente levigata, grandi quanto una mela; al loro interno scorre una sostanza liquido-gassosa che, secondo i ragazzi, genererebbe l'innesco di emozioni e ricordi in esse contenuti sottoforma di filmato. Non sappiamo di preciso di quale sostanza siano fatte, ma pare che fungano da registratori naturali. Nessuno di noi riesce a spiegarsi l'origine di questo fenomeno e io fatico tutt'ora a credere nella loro autenticità. Tu sapresti dirci di che cosa si tratta, ne sono certa. 
Dieci giorni dopo la fuga di Profondo Blu, Ryou e Keiichiro rilevarono un segnale sospetto nelle Filippine che non indicava la presenza di un essere vivente. Noi Mew Mew decidemmo di andare in esplorazione lungo la costa sud-occidentale. Stando alle cordinate forniteci, raggiungemmo una di queste sfere sepolta sotto la sabbia. I ragazzi la studiarono per due giorni interi, finché non scoprirono che conteneva un filmato visibile tramite computer; la chiamarono videosfera. Non credetti ai miei occhi, mi sembrò di assistere a un documentario. La videosfera ci mostrò un'autentica meraviglia naturale, una macchia di verde e blu disabitata. I ragazzi riuscirono a ricavarne le coordinate geografiche e, nel luogo indicato, trovammo quindici frammenti d'acqua cristallo immersi in una conca d'acqua nascosta tra la vegetazione. Il potere sprigionato dai frammenti fu così forte che tutte noi ci sentimmo improvvisamente pervadere da un senso di benessere e forza uniche. Prelevammo i frammenti e i ragazzi li sigillarono in provette apposite. Da allora, abbiamo rivenuto circa centocinquanta frammenti d'acqua cristallo grazie alle indicazioni forniteci dalle videosfere sparse su tutto il pianeta. E pensare che Profondo Blu vi aveva fatto credere che in tutto ne esistevano meno di una decina... 
Senza la vostra astronave non potremmo percorrere viaggi extracontinentali, impossessarci delle sfere e recuperare i frammenti d'acqua cristallo. Ancora una volta, mi sento in debito con voi. Ancora una volta vi dico la parola più bella mai esistita.
Grazie.


Ryou strinse inavvertitamente la pagina del quaderno. Gli si mozzò il respiro quando la vide stropicciarsi sotto le sue dita, non si era accorto di quel gesto involontario.
 
17 maggio 20**
Quaranta giorni.
Oggi siamo state in Kenya. Gli alieni ci avevano precedute, così la ricerca della videosfera rilevata da Ryou e Keiichiro si è tramuta in una battaglia all'ultimo sangue. Non ho la forza per riviverla, perciò perdonami se non te la racconterò... Anche se risparmiarti certi dettagli non credo sia proprio un male. 
Posso ancora sentire le imprecazioni esasperate del signor Momomiya al nostro ritorno a bordo. E' avvilente per noi mostrarci alle nostre famiglie con un polso slogato, un taglio su una gamba o una bruciatura sul collo. Venerdì scorso Purin è tornata con un grosso livido sul braccio, a seguito di uno scontro avvenuto con gli alieni in Turchia per impadronirsi di un'altra videosfera; mia madre per poco non è svenuta vedendo in quali condizioni si trovava, per lei è inacettabile che la Terra abbia scelto di mandare in guerra una bambina poco più grande di Touya e vederla tornare a casa con delle ferite del genere la devasta. Ma d'altronde noi non possiamo farci niente. La nostra vita è questa, ormai. Se non vogliamo morire dobbiamo accettarla e le nostre famiglie ne sono consapevoli quanto noi. 
Per fortuna continuiamo a vincere contro i nostri avversari. I frammenti d'acqua cristallo di cui disponiamo aumentano di giorno in giorno. Ancora non sappiamo cosa ne è stato di Profondo Blu, ma non abbassiamo la guardia. E' una gara continua, alla ricerca di videosfere e frammenti d'acqua cristallo; se gli alieni ci battono sul tempo, dobbiamo infiltrarci in icognito nelle loro basi per sottrargli ciò che ci serve. 
Non credo mi sentirò mai pronta per affrontare nuovamente Profondo Blu, ma so che prima o poi quel giorno arriverà. Quando non siamo in missione, in attesa che Ryou e Keiichiro rilevino nuovi segnali, io e le ragazze ci alleniamo nella vostra palestra. Se non ci fosse, non potremmo sviluppare le nostre potenzialità in un luogo sicuro. Ancora una volta,
grazie.


Ricordava bene la reazione dei genitori delle ragazze. Ricordava ogni singola occhiata che gli veniva riservata ogni volta che loro cinque tornavano a bordo dopo uno scontro con gli alieni. Disappunto, rimprovero, rabbia sorda, questi i sentimenti che gli venivano riversati addosso. Erano stati lui e Keiichiro ad ingaggiare le Mew Mew. Agli occhi dei famigliari, erano loro i responsabili dei pericoli ai quale venivano sottoposte. Non poteva biasimarli. 
Come non poteva comprendere a fondo quel "grazie" che Retasu continuava a rivolgere a Kisshu, Pai e Taruto. 

 
21 maggio 20**
Quarantaquattro giorni. 
Ryou e Keiichiro sono davvero geniali. Hanno progettato degli oggetti speciali dagli effetti devastanti: si chiamano pecegranate e sono in grado di sollevare una nube accecante nell'area in cui vengono gettate; si riveleranno molto utili nelle missioni, quando dovremo depistare i nostri inseguitori o darcela a gambe in situazioni d'emergenza. 
Il tempo passa così in fretta, eppure i ragazzi riescono sempre a fare mille cose in un solo giorno. Da tempo stavano svolgendo ricerche su noi Mew Mew, sostenevano che avessimo bisogno di seguire una dieta speciale per potenziare le nostre abilità. Ebbene, oggi ci hanno fatto bere da una fiaschetta di vetro una sostanza che sapeva di acqua di mare. Il sapore era terribile, ma stando a quanto dicono loro, questa sostanza ci permetterà di sviluppare nuovi poteri. Mi fido della loro parola. 
Tutto torna, finalmente. Adesso capisco il loro atteggiamento enigmatico quando ci chiedevano di prelevare sempre un po d'acqua di mare prima che tornassimo a bordo. 


Ryou sorrise innavertitamente. Avrebbe voluto sentirsi utile alle ragazze come quel giorno. Fu felice di leggere quelle righe. 
 
A quanto pare il mare riveste un ruolo fondamentale nella mia vita. Ne sono sempre stata attratta sin da piccola. Adoravo sfogliare libri di fotografie di paesaggi naturali e di barriere coralline. Il mio DNA è unito a quello di una neofocena e quando sono in acqua in circostanze particolari posso subire una mutazione che mi rende simile a una sirena. Adesso dell'acqua di mare mi nutro anche. Sembra che il mio destino sia stato scritto per rendermi una Mew Mew. Faccio fatica a formulare questo pensiero, nei primi mesi della mia nuova vita stentavo a credere che la Terra mi avesse conferito questo ruolo e spesso mi sentivo inadeguata. Sorvolerò sul fatto che proprio tu, spesso, mi hai fatta sentire come tale. Acqua passata, lo giuro, perché adesso capisco che non è mai stata colpa tua. Ero io che mi sentivo inferiore e davo modo agli altri di sfruttare questa mia insicurezza.


Sapeva a quale dei tre alieni si riferiva Retasu. Il freddo e spietato Pai, colui che inspiegabilmente aveva dato la sua vita per salvarli. 
Un lampo di consapevolezza lo investì come uno schiaffo in pieno volto. 
Non era per tutti che Pai si era sacrificato.
Avendo scavato tra i ricordi di Retasu, ormai gli risultava evidente che durante le battaglie tra i due fosse nato una sorta di legame, per quanto assurdo potesse sembrargli. Era innegabile, altrimenti perché lei continuava a scrivere come se gli stesse parlando direttamente? 
Pai si era sacrificato per Retasu. 

 
Forse proprio a causa di questa mia insicurezza quel giorno agisti in modo tanto imprevedibile. Sapevi che non avrei potuto difendermi da te. Immaginavi che quando ci saremmo rivisti non avrei avuto il coraggio di affrontare la questione e che quindi sarebbe stata dimenticata nel giro di poco tempo. 
Volevi confondermi? Volevi che la smettessi di cercare un dialogo con te? O forse, semplicemente, per una rara volta, anche tu hai perso il controllo e hai agito d'impulso? Qualunque sia stato il tuo intento, di una cosa sono certa: quel gesto per te ha avuto significato. Un significato che forse resterà per sempre inespresso. Mi tormento ancora, sai?, cercando di interpretarlo. 
Mi hai spaventata, ma mi hai anche mostrato una parte di te che non credevo avrei mai potuto vedere. Mi hai dimostrato di non essere il soldato di pietra che volevi far credere di essere, ma un essere vivente fatto di carne e di sangue e, dunque, di emozioni. Chi si sacrifica per la salvezza del popolo nemico non fa mai niente senza una ragione. Benché volessi porre una maggiore distanza tra me e te con quel gesto, in modo contorto mi hai dimostrato che era proprio di emozioni che avevi bisogno, emozioni che tu continuavi a reprimere perché consapevole di non potertele permettere. Pai, il bacio che mi hai dato è stato uno sfogo, una richiesta d'aiuto auto-negata. Sbaglio?
Mi piacerebbe chiederti se ho ragione oppure no.

Mai, nemmeno vedendo Ichigo e Masaya insieme si era sentito così. Mai prima d'allora. Che cosa gli stava accadendo? Si sentiva così... così strano per cosa? Per un bacio rubato due anni prima da uno che era ormai morto? 
Perché aveva accartocciato la pagina? Perché aveva voglia di prendere a pugni l'armadio? Perché aveva preso a camminare avanti e indietro lungo il perimetro della stanza?
Perché Retasu gli mancava così tanto da togliergli il respiro e da farlo sentire soffocare? 
Perché? 
Era giusto lasciarsi sopraffare da quelle emozioni in un momento del genere? Sarebbe stato giusto provarle in qualsiasi altro momento?
Ovunque guardava, Ryou trovava solo domande.



 
*****















Spazio dell'autrice
Sì, lo ammetto: mi piacciono i casini. E scommetto che le fan di Pai hanno fatto questa faccia =.='' quando hanno capito che non era il vero Pai quello che ha visto Retasu :P Lo sapete che sono antipatica, ma almeno vi ho fatte contente con la comparsa di Kisshu e Taruto! :D Non erano morti! (ma va? u_u)
Profondo Blu con un cattivo trucco si è finto Pai per ingannare Retasu e chissà perché si stava facendo una passeggiatina in quello strano posto (posto che tra l'altro dovrebbe ricordarvi qualcosa)...
Vi era mancato l'algido alieno? A me no. Lo so io chi vi manca u_u
Pai: << ?? >>
Ci vediamo presto, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un bacio!






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Capitolo 11
*** 10. Dead whisperer ***


Dead whisperer
 



Era rimasta lì, immobile, ad ascoltare il rumore delle cascate. A poco a poco la sfera rossa pulsante che aveva assorbito Kisshu e Taruto si era dissolta sotto i suoi occhi. Sapeva dove si trovava, l'aveva capito non appena si era svegliata in quel campo fiorito, ma si era rifiutata di ammetterlo a se stessa. Precipitare in quel buco l'aveva condotta in un luogo lontano dal tempo e dallo spazio, un luogo che credeva non avrebbe mai potuto raggiungere mentre lo osservava attraverso il monitor della sala comandi sull'astronave. E invece...
<< Sono furibonda. >>
Retasu aveva tramutato quel pensiero in parole, come se dirlo a voce alta fosse l'unica cosa che le permetteva di rimanere aggrappata alla vita. 
<< Prima finisco in gabbia, poi perdo di vista le altre mentre stiamo fuggendo, cado in una voragine che mi porta qui, mi ritrovo ad abbracciare Profondo Blu credendo che sia Pai, spuntano Kisshu e Taruto che senza darmi una sola spiegazione scompaiono risucchiati da una sfera d'energia e io rimango qui da sola. Ehy! Qualcuno mi sente!? >>
Aveva preso a camminare furiosamente lungo un percorso immaginario senza accorgersene. Pestava l'erba con veemenza, i suoi stessi passi pregni della rabbia che le stava crescendo in corpo. 
<< Ero già confusa prima, adesso mi sento peggio! Vorrei solo cancellare tutto questo e scoprire che si tratta di un sogno. Dove sono le ragazze? >> Si guardò attorno. << Come faccio ad uscire da qui!? >> 
Fuggire da una gabbia l'aveva fatta finire in un'altra gabbia: se avesse fatto un passo oltre il perimetro di quel campo sarebbe precipitata nel vuoto. 
Tutto il fiato che aveva nei polmoni lo tirò fuori con un urlo. Quando ebbe finito gettò occhiate speranzose in tutte le direzioni. 
Rumore ininterrotto di acqua che scorreva su altra acqua. Monotono, incessante, unico
Retasu si accasciò a terra col fiatone. << Sono sola... >> mormorò sconfitta. 
Passarono una decina di secondi, nei quali si lasciò sopraffarre da pensieri negativi, finché non udì il suono di un sospiro all'orecchio. Rabbrividì, timorosa di voltarsi e scoprire il pericolo. Ogni arto del suo corpo si era irrigidito. 
Una goccia multicolore le passò davanti agli occhi e rimase lì sospesa, come se volesse farsi rimirare. 
<< Sei stata tu? >> 
Era preda del delirio se aveva il coraggio di parlare a una goccia. Retasu alzò il braccio per toccarla e non appena le sue dita entrarono in contatto con essa, la goccia parve strillare da molto lontano, come se il suono della sua voce giungesse da un abisso. Avvertì un formicolio propagarsi lungo il braccio, la spalla, il collo ed infine il petto. Un flash mentale di ricordi non suoi le attraversò la mente.
Una bambina, vestita di giallo con le treccine castane, che correva in giardino con espressione gioiosa. Fujin.
Una donna dai tratti delicati che se la stringeva al petto e si dondolava su un'amaca per farla addormentare. Sua madre.
Un uomo anziano che le porgeva un cono di ghiaccio dolce per farle dimenticare la sbucciatura al ginocchio. Suo nonno.
Il rombo di un tuono, la pioggia che scrosciava sul marciapiede, il corpo della madre riverso sull'asfalto. Fujin piangente.
Un alieno che le puntava contro una daga, lei che non se ne accorgeva rapita dal fiume rosso che scorreva intorno a sua madre.
Lei che cadeva sul corpo di sua madre.
La pioggia che si macchiava di un rosso più scuro. 
L'alieno che la guardava negli occhi con espressione dolente. 
Lei che sentiva un dolore fortissimo e chiudeva gli occhi per sempre.
Retasu ritrasse la mano come scottata. Il suo corpo brillava, attraversato da sottili fili luminosi di luce arcobaleno. 
<< Di chi sono questi sentimenti? Di Fujin?... Miei? >>
Aveva provato un turbine di emozioni: gioia, sicurezza, gratitudine, shock, paura, dolore. Aveva percepito sulla propria pelle il calore materno di quell'abbraccio, come se fosse stata sua madre a stringerla a sé, poi il tocco insolente della pioggia fredda, la lama della daga che le perforava lo stomaco, mozzandole il respiro, il suolo bagnato contro la sua schiena, il suo sangue caldo che vi colava sopra. 
Sprazzi di una vita non sua le avevano invaso la mente, la carne, le ossa, le vene
<< C-cosa sta succedendo? >>
La goccia sospesa di fronte a lei emise un altro lieve strillo, vibrò, s'illuminò, poi tornò ferma. Retasu vide il volto di Fujin al suo interno, la bambina dalle treccine castane. 
<< Aiutami. Aiutami a uscire da qui. >>
Inerme. 
La goccia le aveva parlato. Fujin, le aveva parlato. Aveva visto la bocca sottile della bambina muoversi per articolare quella supplica, attraverso la superficie trasparente di quella goccia, il suono della sua voce infantile che riecheggiava nell'area circostante . 
Allora capì. Retasu aveva visto i suoi ricordi, aveva percepito i suoi sentimenti e le sue sensazioni perché lei glieli aveva voluti mostrare. 
Fujin le aveva voluto mostrare com'era morta.
<< Non sono la sola che vuole chiederti aiuto. Qui ci sono moltissime persone insieme a me. >>
Retasu provò a dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola. Non riusciva a metabolizzare quello che i suoi occhi le stavano mostrando e quelle che le sue orecchie stavano sentendo. 
<< Non voglio che il signore cattivo torni. Ho paura quando si avvicina. >>
Un altro sospiro. E un altro. E un altro ancora. 
Retasu voltò la testa a destra e a sinistra. Oltre il velo della nebbia comparvero una decina di gocce fluttuanti che si moltiplicarono in pochi, brevi istanti. Ognuna di essa emise un lieve strillo, vibrò, s'illuminò, poi tornò ferma, proprio come aveva fatto la goccia che racchiudeva i ricordi e i sentimenti di Fujin. Retasu vide una serie di volti riflessi al loro interno, volti di uomini, donne, bambini. E di alieni. 
La triste consapevolezza di ciò che quelle gocce rappresentassero e il modo in cui si erano manifestate  le suscitarono raccapriccio, ma anche meraviglia. La loro bellezza multicolore si sposava armoniosamente col profumo dei fiori aleggiante nell'aria, rendendo quella visione un antidoto per i sensi. C'era un che di sacro e assoluto in quel fenomeno, l'espressione di una magia unica e irripetibile.
<< Siete tutti morti... non è vero? >>
La sua voce le risultò rauca, affaticata, quasi lo sforzo di pronunciare quella frase l'avesse debilitata. 
Di colpo i volti riflessi sulle gocce svanirono ed esse si dispersero. 
<< Fujin!... >> richiamò la bambina che le aveva chiesto aiuto, ma non ricevette alcuna risposta.
L'eco delle sue parole fu seguito da un fischio. 
Retasu si alzò in piedi e impugnò le nacchere. 
<< Chi c'è? >> urlò, cercando di assumere un tono di voce fermo. 
Sentì un secondo fischio in risposta. 
<< Sono quaggiù. >>
Retasu avvertì un serpente di fuoco risalirle dallo stomaco fino alla gola. Di nuovo quella voce. Profondo Blu aveva intenzione di ingannarla di nuovo. 
Cosa n'è stato di Kisshu e Taruto?
Coraggio, sta calma.

<< Chi sei? >> urlò, voltandosi alla sua sinistra.
Un alieno si fece avanti oltre il velo della nebbia, le mani in alto in segno di resa.
<< Mi riconosci? >>
Retasu strinse a forza le nacchere, l'unico appiglio al quale poteva aggrapparsi. La luce negli occhi dell'alieno era quanto di più familiare ricordasse di lui. Stavolta non c'era nulla di diverso, non c'era alcuna traccia di un sentimento sconosciuto a brillargli negli occhi d'ametista. 
Incredibilmente alto, incredibilmente serio, incredibilmente Pai.
Retasu annuì impercettibilmente con un cenno del capo. 
<< So che potrà sembrarti strano sentirtelo dire ma... sono felice di rivederti. >>
La sua voce la percosse internamente, risvegliando in lei un calore rimasto troppo a lungo in letargo. 
Felice. Sono felice di rivederti.
Pai avanzò verso di lei, annullando la loro distanza. 
<< Ti sei fatta catturare. Come hai potuto? >>
Un'allarme risuonò dentro di lei. Il sogno che aveva fatto prima di risvegliarsi in gabbia le sembrò premonitore. 
Consegnandovi nelle loro mani, avete reso il nostro sacrificio vano. Se potessi tornare indietro, credimi, vi ucciderei io stesso con queste mani.
Che senso avrebbe difendere delle vigliacche?
Ho commesso un errore. 

Quelle parole risuonarono in lei come una stoccata ai polmoni, così chiare e precise che le sembrò di sentirle uscire dalla sua bocca. Voleva solo abbracciarlo, abbandonarsi allo stupore, alla felicità, al sollievo, a quella confusione così bella, ma era pietrificata dal timore.
Pai chiuse gli occhi, le palpebre frementi in lotta per tenere a freno il nodulo di emozioni impigliate in essi. Solo quando li riaprì parve avere riacquistato il proprio autocontrollo.
<< Vorrei poterti spiegare cosa sta succedendo. Ma non c'è tempo. >>
Con uno scatto deciso le afferrò le braccia, fissandola con intensità. 
<< Ti chiedo perdono per quello che sto per fare. >>
Retasu realizzò cosa stava per fare, ma non ebbe il tempo di impedirglielo. Non ebbe modo di dirgli che prima voleva parlargli, assicurarsi che fosse reale.
Non ebbe modo di chiedergli se si sarebbero mai rivisti. 
L'ultima cosa che vide, mentre il suolo svaniva sotto ai suoi piedi, fu il brillio delle sue iridi malinconiche. 



 
*****



L'oscurità era talmente elevata da dare del filo da torcere anche a quegli occhi felini. L'aria era carente d'ossigeno. Un comune mortale sarebbe morto in cinque minuti, se si fosse trovato in quel posto. 
<< Allora, sei felice di aver ricevuto un segno? >>
Kisshu ignorò le parole del compagno, continuando a guardare davanti a sé. Non poteva permettere a se stesso di distrarsi in un momento del genere, non c'era tempo per pensare. Non c'era mai tempo.
<< Credi che Pai l'abbia trovata? >>
Come diavolo c'è finita una Mew Mew nel passaggio per l'Aldilà?
<< Miseriaccia, Kisshu! Rispondimi! >>
Taruto gli afferrò un polso, fissandolo arrabbiato. Kisshu lesse un lampo d'impazienza nei suoi occhi e si concesse di arcuare le labbra in un mezzo sorriso malizioso.
<< Ti è proprio mancata, a quanto pare. >>
Taruto sussultò, la sua espressione cambiò di colpo, poi, a seguito di un'istantanea riflessione, tornò quella di prima. << Piantala di fare battutine da saputello! >>
<< Ma se sei stato tu il primo a farne una! >> 
<< La mia era una semplice domanda, non un'allusione perversa! >> 
Kisshu sospirò. << Paraculo. >>
<< Idiota! >>
<< Piuttosto, sì, credo che Pai l'abbia trovata. Se era tornato indietro per cercarci non può non essersi accorto di lei. >>
Taruto parve dimenticare la loro breve scaramuccia. << Così anche Pu- ... le altre sapranno che siamo vivi! >>
Kisshu lottò con tutto se stesso per trattenere le risate. Inutile che il fratello provasse a mascherare la propria felicità, sapere che la Mew verde avrebbe consegnato alla Mew scimmia una videosfera da parte sua lo mandava fuori di testa.
<< Smettila di prendermi in giro! Credi che non lo sappia che stai ballando mentalmente al pensiero che la befana riceverà una videosfera da parte tua? >>
A quel punto Kisshu si lasciò andare ad una risata liberatoria. Era bello poter parlare, per una buona volta, di qualcosa di diverso dai piani di Profondo Blu col proprio fratellastro . << Allora lo vedi che stavi pensando a una Mew Mew in particolare? E non chiamare Ichigo befana. >>
Taruto portò le braccia dietro alla nuca, cercando di assumere un'aria rilassata. << E anche se fosse? Cosa avresti da biasimarmi, tu che sei fissato con la befa-... con Mew Ichigo? >>
Kisshu si strinse nelle spalle. << Niente. >> Gli sorrise solidale, esprimendo in quel gesto una tacita sintonia. Voleva far capire a Taruto che non c'era niente di sbagliato in lui se si era affezionato a una nemica. Ex-nemica, oramai. Nelle vita poteva capitare anche questo e lui ne era un fedele testimone. 
L'alieno dagli occhi d'ambra ricambiò il sorriso, grato. << Secondo te perché Mew Retasu era lì da sola? Dove saranno le altre Mew Mew? >>
Kisshu scacciò il forte senso di istintiva preoccupazione che provava per Ichigo. << Non lo so. Ma di sicuro non in prigione, se la sanno cavare. >>
<< Nessuno è mai uscito vivo dalla prigione dei nostri avi >>, gli fece notare il fratello.
<< Nessuno tranne noi, vorrai dire >>, lo corresse Kisshu. << E se quelle maledette serpi erano in grado di metterci sempre i bastoni tra le ruote, sono sicuro che anche loro ce l'hanno fatta a fuggire. Ti ho convinto? >>
Taruto annuì, rincuorato. Sì, la sua Purin era forte. La sua Purin stava bene.
<< Cavolo, più andiamo avanti e più diventa tutto nero. Questo labirinto ci farà uscire di testa, me lo sento. >>
Kisshu aguzzò la vista. << Hai ragione. >>
La fine non è lontana. 
Le parole che Profondo Blu aveva rivolto a Mew Retasu avevano sconcertato Kisshu.
Che cosa diavolo ha in mente quel folle? Senza l'acqua cristallo non può contrastare le Mew Mew, tantomeno distruggere il pianeta. Come fa a dire che la fine non è lontana?
Kisshu tese le orecchie, alla ricerca del minimo suono che potesse tradire la presenza della sua ombra. Nello stato in cui si trovava, Profondo Blu era perfettamente in grado di mimetizzarsi nell'oscurità senza farsi individuare. I due fratelli potevano avercelo alle costole da un bel pezzo senza saperlo, perciò ascoltare ogni minimo movimento nell'aria era di vitale importanza per entrambi. 
Forse voleva solo spaventare la Mew Mew. Oppure... No, se fosse riuscito ad assorbirle la forza vitale, Mew Retasu avrebbe dovuto perdere i sensi, cosa che non è avvenuta, perciò il motivo delle sue parole resta un mistero.
"La fine non è lontana". 
Perché? Cosa diavolo te lo fa credere, lurido verme?

Profondo Blu era fuggevole come il vento o l'acqua che si cerca inutilmente di trattenere tra le mani. Kisshu e Taruto erano riusciti a localizzarlo solo due volte da quando lo stavano cercando, la prima volta insieme a Pai, la seconda quando si era avvicinato a Mew Retasu. Non potevano lasciarsi scappare l'imperdibile occasione di catturarlo. 
Una volta compiuta la missione, non avrebbero dovuto fare altro che materializzarsi in superficie e consegnarlo alle Mew Mew, che lo avrebbero tolto di mezzo una volta per tutte. 
<< Lo sai che l'abbiamo perso di nuovo, vero? >>
La voce di Taruto lo riportò alla realtà, distogliendolo dai propri pensieri. Kisshu si lasciò sfuggire un ringhio d'esasperazione. Continuavano a vagare in quel labirinto buio completamente uguale, privo di qualunque fonte di luce e di vita. << Il passaggio l'ha aperto Profondo Blu e solo lui può farlo. Una volta tornati indietro potremmo trovarlo chiuso >>, gli fece notare.
<< Lo so, ma se così fosse nemmeno Pai potrebbe raggiungerci. E noi rischieremmo di rimanere bloccati qui per chissà quanto. >>
Taruto aveva ragione. Non gli restava altro da fare che smaterializzarsi.
Se solo non avessimo perso tempo con quella Mew Mew, forse... questa volta ce l'avremmo fatta a catturarlo. 
Kisshu si maledì per non essere stato più veloce a liquidare le domande di Mew Retasu, ma allo stesso tempo provò un moto di ribellione verso se stesso. Sapeva che consegnare le due videosfere alla ragazza era stato necessario e che avrebbe dovuto benedire quel colpo di fortuna che gli aveva permesso di incontrarla.
<< Allora, cosa facciamo? >> insistette Taruto. 
Kisshu trattenne l'impulso di iniziare a scagliare sfere d'energia in tutte le direzioni. << Torniamo indietro. >>


 
*****



Retasu provò una sensazione completamente nuova. Un attimo prima i suoi piedi si erano staccati dal suolo, un attimo dopo una forza sconosciuta cercava di trattenerla. 
Il lampo d'allarme che attraversò gli occhi di Pai di fronte a quel fenomeno la sconcertò ulteriormente.
<< Cosa sta succedendo? >> gli domandò.
<< Non riesco a smaterializzarmi. >>
Un'esplosione di suoni e luci li investì in pieno. Il suolo iniziò a tremare e il cielo si oscurò. Retasu si aggrappò inconsapevolmente a Pai, nascondendo il viso sul suo torace, le ossa attraversate da un freddo pungente. 
<< Vogliono proteggerti. >>
La voce dell'alieno le risultò ferma come al solito, tuttavia avvertì una certa rigidità in lui e, nell'istante successivo alla formulazione di quel pensiero, si chiese come facesse a sentirlo. Realizzò quello che aveva fatto e si scostò velocemente. << D-di che parli? >> domandò, il sangue che le fluiva con velocità doppia alle guance. 
Pai non sembrò minimamente scosso da quel breve contatto avvenuto con la ragazza. << Guarda tu stessa. >>
Retasu vide una coltre di nubi addensate sopra di loro attraversate da lampi rossi. Si accorse che l'acqua delle cascate si era cristallizzata a causa del gelo sopraggiunto e che il campo nel quale si trovavano era ricoperto da uno spesso strato di neve. Ma ciò che la lasciò senza fiato furono le gocce arcobaleno che l'attorniavano. Erano state loro a strillare e a permeare l'aria di luci. Su ciascuna di esse si rifletteva il volto di una persona. Rabbia, affanno, paura e supplica furono i sentimenti che Retasu lesse negli occhi di ognuna di loro. 
<< Vattene! >>
<< Allontanati da lui! >>
<< Maledetto mostro, lasciala stare! >>
Vogliono proteggerti.
<< Vi state sbaglian-
Pai non fece in tempo a concludere la frase che alcune gocce gli si scagliarono contro, emettendo scintille elettriche. L'alieno trattenne un gemito di dolore non appena venne investito da piccole scosse in tutto il corpo. Un tuono si abbatté sul suolo, a pochi centimetri da lui.
Vogliono proteggerti. 
<< Basta! Non fategli del male! Lui non è un mostro! >> 
Le gocce si allontanarono da Pai e circondarono Retasu. Un piacevole senso di calore l'attraversò da capo a piedi, debellando il gelo nelle sua ossa. Non avrebbe saputo dire se avvenne realmente o se la sua fu una sensazione illusoria.
<< Lui non è Profondo Blu. >> A quel punto guardò Pai dritto negli occhi, cercando una conferma alle sue stesse parole. << Vero? >>
L'alieno si chiese se la confusione riflessa negli occhi di lei fosse sincera. Trovò una risposta immediata. Quegli occhi, anche volendo, non sarebbero mai stati capaci di mentire, nemmeno di inscenare una farsa per risultare più convincenti. Dunque il dubbio di Mew Retasu sulla sua identità era reale. Perché? 
<< Non sono Profondo Blu >> sentenziò alla ragazza che aveva assunto una posizione di guardia. 
L'acqua delle cascate tornò a scorrere, il cielo si aprì, la neve svanì, il campo rifiorì e le gocce, fautrici di quello sconvolgimento, si allontanarono. Tutto avvenne in una manciata di secondi. 
Retasu continuò a fissare Pai con aria circospetta, il cuore che le tamburellava nel petto, unico muscolo in movimento. << Non sei Profondo Blu, vero? >> ripeté. 
Pai sussultò. << L'hai visto >>, realizzò, un'ondata di rabbia che gli si agitava nello stomaco al pensiero di quello che il suo ex-sovrano avrebbe potuto fare a lei.
In quegli occhi azzurri saettavano emozioni contrastanti: confusione, speranza, delusione, paura. Gli faceva male vederli in quello stato. 
<< Ha cercato di assorbire la tua forza vitale, non è così? >>
Retasu si strinse su se stessa. << E' quello che ha detto Kisshu. >>
Pai annullò la distanza tra di loro senza accorgersene. << Cos'è successo? >> 
La ragazza percepì una velata urgenza nel tono della sua voce. Le parole le rimasero incagliate in gola. Non poteva avere la certezza che lui-
<< Mew Retasu, qualunque cosa tu abbia visto, sappi per certo che io sono chi ti dico di essere. >>
Bastò quello. Non appena l'aveva visto si era subito accorta della luce diversa che gli brillava negli occhi, una luce che non avrebbe mai potuto dimenticare e che Profondo Blu non era stato in grado di imitare. Quella luce era caratteristica unica di Pai, colui che adesso le stava di fronte.
Forse stava ingannando se stessa pensando ciò, forse il suo bisogno di rivederlo era così grande da ottenebrarle la mente. Forse...
<< Non ti fidi di me. >>
<< No!... No, ti sbagli >> si affrettò a replicare Retasu. << E' che me ne sono capitate di tutti i colori e fatico ancora a mettere ordine in testa. >>
Pai incrociò le braccia al petto. << Metteremo ordine insieme. >>
Insieme.
<< Quelle che mi hanno attaccato poco fa sono le anime dei morti, più precisamente le vittime della guerra.Quando ti ho afferrata per smaterializzarmi hanno creduto che ti avrei fatto del male: la mutazione del paesaggio è stata opera loro, volevano spaventarmi. >>
Anime dei morti. Anime dei morti...
<< So che è difficile crederlo, ma è la verità. >>
<< Profondo Blu aveva assunto le tue sembianze >>, sputò fuori Retasu, senza guardarlo negli occhi. Se l'avesse fatto, li avrebbe visti sgranati per lo stupore. 
<< Ecco perché ti osservavo con circospezione. Temevo che fosse di nuovo lui al tuo posto. >>
<< Che cosa ti ha fatto? >> 
Retasu tornò a guardarlo negli occhi e arrossì. << Niente, sono arrivati Kisshu e Taruto e a quel punto mi sono accorta che non eri tu quello che avevo di fronte, poi Profondo Blu se n'è andato. >>
<< Ha attraversato il portale? >> 
<< Se per portale intendi una sfera rossa, sì. >>
Pai l'afferrò per i polsi, facendola sussultare. Aveva di nuovo assunto quell'espressione malinconica. << L'importante è che non ti abbia fatto del male. Cerca di non farti più catturare, intesi? >>
Retasu assunse un'aria allarmata. << Che cosa vuoi fare? >>
Pai avvicinò le labbra al suo orecchio e le sussurrò con voce mesta: << Lo sai già. >>
Questa volta nessuna forza sconosciuta la trattenne al suolo.




 
*****






 
Spazio dell'autrice
Ciao, mi scuso per il ritardo, col lavoro a volte diventa difficile aggiornare con puntualità, specie se ti fanno fare gli straordinari -.- 
Passando al capitolo, ci avviciniamo a una parte molto importante della storia che non vedo l'ora di condividere con voi. Cercherò di aggiornare una volta a settimana come sempre. Fatemi sapere che ne pensate, a presto! :)












 

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Capitolo 12
*** 11. Ichigo's rebirth ***



Ichigo's rebirth







Retasu fece vagare lo sguardo sugli alberi accarezzati dalla brezza marina. L'acqua del mare era uno specchio piatto e silente. 
<< Dove siamo? >>
Pai teneva lo sguardo fisso davanti a sé come se si fosse dimenticato della sua presenza. 
<< Non riconosci questo posto? >>
Qualcosa scattò nel suo cervello a quelle parole, facendola sentire vecchia di cent'anni.
<< ... Perché siamo qui? >> domandò timidamente.
<< E' il primo posto che mi è venuto in mente mentre mi smaterializzavo. >>
Lei che si ostinava a portare avanti la sua causa col dialogo. 
Lui che continuava ad attaccarla.
Lei che percorreva a ritroso il sentiero che portava alla spiaggia per raggiungere le ragazze, un fuoco bruciante che dalla caviglia slogata le si propagava fino al petto. 
Ryou che stava annegando. 
Lei che riemergeva dall'acqua sottoforma di sirena. 

Erano passati due anni da quel giorno, eppure le sembrava che fosse trascorso un secolo. Quei ricordi appartenevano ad una vita passata che non sentiva nemmeno più sua.
Avrebbe voluto domandare a Pai cosa aveva intenzione di fare, ma aveva paura di risultargli troppo petulante. Tuttavia stare sola con lui, quando ancora le sembrava impossibile credere che fosse vivo, la destabilizzava. Ancora non sapeva se poteva permettersi di provare gioia senza remore, o se lasciarsi sopraffarre dalla diffidenza e dal distacco fosse invece più giusto. Non riusciva ad agire e pensare con naturalezza. La maschera di freddezza dell'alieno la rendeva esitante, dubbiosa nella manifestazione dei propri sentimenti. Eppure, al tempo stesso, ampliava il raggio d'azione del suo intuito, che continuava a suggerirle di agire in nome della spontaneità, di lasciarsi andare a sé stessa come avrebbe voluto fare. Le faceva male sentirsi così, spaccata in due, ma attraverso l'involucro dell'incertezza percepiva un senso di benessere misterioso. Come quando ci si innamora: la confusione fa da regina, sensazioni negative si alternano a quelle positive in una continua ed incessante altalena di emozioni impossibili da tenere a freno. Le era capitato spesso di leggere descrizioni simili nei libri che leggeva.
Basta. Doveva smettere di pensarci. E subito. Trovò un argomento di conversazione totalmente diverso dal suo tormento interiore.
<< Ho visto l'Aldilà in una videosfera. >>
Pai puntò gli occhi d'ametista nei suoi. Sembrava stesse riflettendo mentre continuava inconsapevolmente a denudarla con quello sguardo profondo.
<< E immagino tu non l'abbia raggiunto di tua spontanea volontà. >>
Retasu annuì.  << Quelle... anime... come ci sono finite lì? >> Si sentì stupida di fronte all'ovvietà della risposta che sapeva avrebbe ricevuto a breve. 
<< Quando qualcuno muore, nessuno sa dove va a finire. Ma quelle anime, per un oscuro motivo, sono finite laggiù. Non dovrebbero stare lì: chi ce le ha spedite cerca di tenerle a bada mostrando loro un'area apparentemente paradisiaca, cascate, fiori, profumi. Ma ormai questo non è più sufficiente a placare il loro rancore e il loro odio. L'hai visto anche tu, poco fa. >>
Ricordò il senso di gelo pungente penetratole nelle ossa, l'oscuramento del cielo e l'ondata di sentimenti negativi che le anime le avevano manifestato. I loro sentimenti.
Retasu boccheggiò, la mente offuscata dallo sconcerto. << Profondo Blu vuole usare le anime dei morti? >>
Pai annuì con un impercettibile cenno del capo. << Ecco perché le tiene prigioniere in quel limbo. Gli servono. >>
<< M-ma... a cosa? >>
<< Non ti so rispondere con certezza. E' probabile che stia cercando una forza vitale in grado di resistuirgli un corpo. >>
Profondo Blu era tornato ad essere un'ombra, eppure aveva mantenuto le sue sembianze. << Quindi... >> esordì Retasu con urgenza << sta cercando un sostituto per Masaya? >>
Pai la fissò con aria interrogativa, poi un lampo di comprensione gli attraversò lo sguardo. << Non solo per il caro umano di Mew Ichigo, ma anche per il Cavaliere Blu. >>
<< Ecco perché ho visto anche anime della tua gente nell'Aldilà >>, concluse Retasu. Finalmente alle crescenti domande si stavano aggiungendo anche delle risposte.
<< Esatto, la tua testa funziona bene. >>
Arrossire fu inevitabile. Retasu mormorò un grazie sommesso che tuttavia Pai udì chiaramente. Poi, di colpo, al'imbarazzo si sostituì un forte senso del dovere. La speranza fioccò come neve ristoratrice nel suo cuore riarso dallo sconforto. << Se riuscissimo a trovare i frammenti d'acqua cristallo mancanti prima che Profondo Blu trovi un nuovo corpo, saremmo in netto vantaggio su di lui e potremmo sconfiggerlo! >> Retasu prese a camminare avanti e indietro, la mente che galoppava a piede libero, tessendo incontrollata immagini di un futuro felice. Un futuro che avrebbe potuto divenire realtà se lei stessa avesse fatto tutto il necessario per renderlo possibile.
Ringraziò dal profondo del cuore Kisshu e Taruto per averle fornito due videosfere e smaniò per poterle guardare. Tutto all'improvviso sembrò assumere la giusta piega. 
I sacrifici, i rischi, i dubbi, il dolore: le sembrò che tutto ciò sarebbe stato presto ripagato e poté avvertire un'irrazionale convinzione, dal sapore quasi infantile, ripeterle incessantemente che Ichigo, Minto, Purin e Zakuro stavano bene e che la stavano aspettando. 
<< Non è così semplice. >>
La voce fredda e distaccata di Pai interruppe i suoi pensieri. L'alieno teneva le braccia incrociate, lo sguardo perso sul bagnasciuga. 
<< Profondo Blu è imprendibile e anche se tu e le tue compagne riusciste a trovarlo e sconfiggerlo, la guerra non finirebbe >> sentenziò con voce intrisa di fredda consapevolezza. << Credi che la mia gente sarebbe disposta ad ascoltarvi e a rinunciare alla conquista del pianeta? >>
<< Allora... >> Retasu fece un passo verso di lui, cercando un contatto visivo, Pai glielo doveva. << Che senso avrebbe tutto quello che è stato fatto sino ad ora? Nell'Aldilà ho incontrato Kisshu e Taruto. Mi hanno consegnato due videosfere, se l'hanno fatto significa che sanno cosa sono e se sanno cosa sono significa che in questi ultimi due anni anche loro hanno svolto delle ricerche, insieme a te. Se riunire i frammenti d'acqua cristallo è inutile allora cosa me ne faccio di queste? >>
Retasu estrasse le videosfere dalla cintura porta-oggetti che teneva legata in vita e le mostrò a Pai. << Devo gettarle in mare? >> 
L'alieno a quel punto la fissò. Ciò che vide dipinto sul volto della ragazza lo sorprese. Un sorriso timido, tipico di lei, ma al contempo venato da un'insolito divertimento. Si stava prendendo gioco di lui? Un'emozione lontana lo invase e solo allora gli rivelò quanto fosse rimasta viva dentro di lui nonostante gli anni passati. Proprio come quella sera, nel cortile del suo liceo, desiderò spaventarla, punirla per la sua audacia. Eppure...
Eppure allo stesso tempo desiderò assistere alle sue azioni, gustarne il sapore di sorpresa, di inaspettato, e lasciarsi invadere da quell'onda piacevole che gli riscaldava le membra ogni volta che lei lo spiazzava. L'aveva vista sorridere poche volte, ma in quel modo non l'aveva addirittura mai vista. Ebbe l'impulso di... ridere.
Perché l'espressione che aveva quella ragazza era sia bella che buffa. 
Retasu allargò il suo sorriso e gli occhi le si illuminarono. << Cos'era quel tremolio delle labbra? Stavi per metterti a... ridere? >> Ringraziò di avere tra le mani le videosfere, fredde e pesanti, altrimenti Pai avrebbe visto le sue braccia tremare sotto l'effetto di quel formicolio ribollente che la stava attraversando dalla testa ai piedi. 
Pai cercò di darsi un contegno. Voleva cancellare in lei ogni dubbio su ciò che aveva visto passare sul suo volto. E in fretta. << Niente affatto. >>
<< Non hai ancora risposto alla mia domanda. Cosa ci faccio con queste videosfere? >>
Lui sospirò. << Sei proprio fastidiosa. >>
Retasu fece un altro passo verso di lui. Se avesse voluto farlo, gli avrebbe potuto sfiorare un braccio. << Credo che la tua gente sarebbe disposta ad ascoltarci. Se l'hai fatto tu, possono farlo anche gli altri. >>
La sua voce era pacata, dolce, bella. Pai dovette far leva su tutto il suo autocontrollo per reprimere l'impulso di toccarla per scoprire se la sua pelle fosse morbida come la sua voce. Qualcuno giunse in suo soccorso, spezzando la tensione di quel momento. 
<< Stanno venendo a prenderti. >>
Retasu assunse un'aria interrogativa. << Di che stai parlando? >> Le orecchie dell'alieno oscillavano nella direzione di un suono che lei non riusciva a sentire.
<< I tuoi amici. Stanno venendo a prenderti. Sarà una questione di secondi. >>
Pai aveva ragione. Alcuni secondi dopo la treccia di Retasu venne mossa da un vento improvviso. La ragazza si voltò su se stessa e vide un'astronave rossa comparire in cielo. 
<< Ci hanno messo più del previsto a trovarci. Ad ogni modo adesso ho la certezza che sarai al sicuro. Ci rivedremo qui, Mew Retasu. >>
Prima che potesse afferrarlo, prima che potesse anche solo pensare di trattenerlo, Pai si smaterializzò.


 
*****



Rimase stretta in quell'abbraccio a lungo, donando alla madre tutto il calore di cui aveva bisogno. La gioia che stava provando lei, stringendo una figlia ritrovata, Retasu l’avrebbe capita solo quando sarebbe diventata madre a sua volta. Le parole diventavano superflue, i silenzi rispettosi messaggeri dei sentimenti. 
La sua famiglia si era fatta trovare davanti al portello della sala macchine non appena Retasu era salita a bordo. Touya le era volato tra le braccia stordendola con la sua risata argentina. Poi sua madre e suo padre si erano uniti a lui, soffocandola di carezze e di baci. 
Ora Retasu respirava il profumo dei capelli di sua madre, mentre Touya e suo padre si erano messi in disparte, silenti spettatori di quella manifestazione d’affetto. Era delicato, sapeva di pulito, di casa, di mamma. Ringraziò il cielo che le aveva permesso di sentire ancora quell’odore e di non tradire la sua stessa promessa. 
Tornerò a casa.
E così era stato. 
Avvicinò l’orecchio a quello della madre, sussurrandole parole che il fratello e il padre non udirono.
Sua madre scoppiò a piangere sulla sua spalla, ma trattenne i singhiozzi, tirò su col naso e ricambiò le sue parole. In quel momento le sembrò una bimba piccola, bisognosa di protezione. Quella sensazione non la spaventò, bensì la intenerì. Le dava un motivo in più per combattere quella guerra.
Raggiunsero tutti e quattro le cabine, dove un’impaziente Purin le corse incontro lungo il corridoio dell’ascensore e le saltò addosso come una scimmia. 
<< Sapevo che vi eravate salvate! >> esclamò, cercando di mantenere l’equilibrio che l’amica aveva reso precario. 
<< Ci puoi giurare! >> 
<< P-Purin… potresti scende- oh! >>
Rovinarono entrambe sopra a qualcuno. 
<< Purin, sei la solita idiota! >> berciò Ichigo. 
Retasu scattò in piedi allarmata e felice, aiutando l’amica a rialzarsi e abbracciandola, mentre Purin si prodigava in gesti di scuse inascoltati. 
<< Stavolta ci hai fatto proprio preoccupare. Dea Fortuna sembra provare antipatia nei tuoi confronti. >>
Benedì la voce di Minto, priva di altezzosità e carica di affettuosa ironia. 
<< Spero che cambi idea su di me >>, replicò Retasu con un sorriso timido. 
Zakuro fece capolino dal fondo del corridoio affiancata da Ryou e Keiichiro. Il suo cuore perse un battito alla vista dello scienziato più giovane, ma la gioia di rivedere tutti e di saperli illesi bilanciò le emozioni brucianti che sentì, permettendole di controllarle al meglio. 
Tutti coloro che erano a bordo dell’astronave festeggiarono il suo ritorno e la sala ristoro venne imbandita di cibo e bevande. Avevano il diritto di concedersi un momento come quello, ne andava della loro sanità mentale. Alleggerire il sovraccarico di preoccupazioni avrebbe permesso alla squadra Mew di rimettersi in careggiata con maggiore determinazione. 
Dopo che Retasu ebbe avuto modo di restare sola con la sua famiglia, giunse l’ora di fare rapporto in sala comandi, così la squadra lasciò le cabine e si diresse verso il ponte dell’astronave. 
Le ragazze raccontarono a Retasu come erano riuscite a scappare dalla prigione sotterranea e rimasero in attesa del suo rapporto. 
La prima cosa che avrebbe voluto dire loro era che Pai, Kisshu e Taruto erano vivi ma Retasu sapeva che doveva procedere per gradi. Doveva essere chiara, così parti dal principio. 
<< Quando ci siamo perse di vista ho capito che ero finita in un vicolo cieco. Mi sono ritrovata in una stanza circolare, immersa nella penombra. Al centro di essa c’era una voragine che sembrava essere stata scavata da sotto la roccia. Un alieno mi ha raggiunta e mi ha attaccata… Sono caduta in quel buco. >>
Purin trasalì, Minto si coprì la bocca con le mani, l’apprensione stampata in volto. 
<< E dopo cos’è successo? >> domandò Zakuro con la sua solita calma.
Retasu prese un respiro profondo. Parlare di quello che era successo faceva sembrare l’accaduto lontano di giorni e giorni. Si rivolse ai ragazzi. << Kei, Ryou, avevate ragione. La videosfera dei giardini Midori mostrava immagini di un limbo tra la vita e la morte. Sono stata nell’Aldilà. >>
Calò il silenzio. Negli occhi di Keiichiro si accese una luce di stupore e incredulità, come se fosse incapace di credere alla sua stessa teoria di fronte ai fatti. Ryou fu attraversato da un fulmine di pensieri e sul suo viso passarono stupore, sospetto e confusione. 
<< Quando sono precipitata in quel buco ho perso la percezione dello spazio e del tempo. Quando mi sono svegliata ero là, sul campo fiorito mostrato dalla videosfera. >>
<< Stai dicendo che la prigione nella quale siamo finite permette l’accesso all’altro mondo? >>
La voce di Ichigo risultò più profonda, come se provenisse da una grotta e lei stessa non credesse alle parole che aveva pronunciato.
Retasu annuì nella sua direzione. << Faticavo a crederci, eppure è proprio così. Ragazzi… so che potrà sembrarvi assurdo, ma questa è la parte meno sconvolgente di tutta la faccenda. Nell’Aldilà è comparso Profondo Blu. >>
Esitò, incerta se continuare a parlare. Voleva permettere a tutti di metabolizzare il significato delle sue parole con calma. Ma per certe rivelazioni il tempo non è mai sufficiente. 
<< B-beh è evidente che stai bene, perciò non ti ha fatto del male e questo basta a farmi respirare  >>, mormorò Purin, sbiancata in volto. 
<< Che cosa!? >> 
Ichigo non fu dello stesso avviso dell’amica. Aveva le spalle tese e i pugni contratti. << E com’era? >> L’urgenza febbrile nel tono della sua voce era tale che a Retasu parve di sentire il suo dolore sotto la pelle. 
Ichigo…
<< Solo un’ombra >>, rispose prontamente. << Il suo corpo non aveva una consistenza solida, anche se all’inizio è riuscito a farmi credere il contrario quando mi ha-
Abbassò la testa, arrossendo vistosamente. Inspirò ed espirò meccanicamente, cercando di regolare il flusso del sangue. 
<< Vedete, lui non si è mostrato subito per quello che era. Ha assunto le sembianze di Pai e mi si è avvicinato, dicendo che mi stava aspettando. >>
Se non avesse abbassato la testa, Retasu avrebbe notato la vena sulla tempia di Ryou pulsare pericolosamente. Ma fu un attimo,nil ragazzo tornò ad assumere un’espressione forzatamente rilassata, prima che lei e chiunque altro potessero vederlo. O almeno fu ciò che lui credette.
<< Mi ha chiamata Airyu. Credo che volesse solo confondermi per potermi assorbire la forza vitale. Mi ha presa per le braccia e a quel punto ho sentito qualcuno che mi diceva di aprire gli occhi. Quella voce ha spezzato il mio torpore mentale e io mi sono sentita come liberare dall’effetto di un’ipnosi. Non sentivo più il tocco dell’alieno sulle braccia e quando ho alzato gli occhi per guardarlo il suo viso era cambiato. Tutto di lui era cambiato. >> Retasu si rivolse direttamente a Ichigo. << Era uguale a come l’abbiamo visto due anni fa. >>
Gli occhi le si inumidirono. La rossa scostò il viso per impedire che gli altri la vedessero in quello stato di fragilità che aveva represso tanto a lungo. Nessuno di loro osò fissarla, tutti rispettarono la sua richiesta.
<< Chi è stato a chiamarti? >>
Retasu guardò colui che le aveva rivoltò quella domanda. Era consapevole che Keiichiro avrebbe creduto subito alle sue parole assieme a Purin, perciò cercò una sorta di appiglio nell’occhiata che si scambiarono, prima di rispondergli. 
<< E’ stato Kisshu. >>
<< Chi!? >> Minto incrociò le braccia al petto, fissandola ad occhi spalancati. << Intendi quel… Kisshu? >>
<< Sei sicura che non si sia trattato di un’allucinazione? >> le chiese Purin, speranzosa di ricevere una risposta negativa.
<< Ragazze, lasciamola spiegare >>, le richiamò Keiichiro pazientemente.
Retasu guardò Ichigo di sottecchi ma non riuscì a cogliere l’espressione del suo viso. Vide solo che si era irrigidita.
<< Non è stata un’allucinazione. Con lui c’era anche Taruto. >>
<< Taruto! E che aspetto aveva!? >> Purin esplose in un grido di gioia.
Retasu le sorrise. << E’ cresciuto un sacco. >>
Gli occhi di Purin brillarono di speranza.
<< Un momento. Hai detto cresciuto? >> Zakuro fece alcuni passi verso di lei e si fermò solo quando le fu di fronte. << Quindi Kisshu e Taruto non  sono morti. >>
<< Ma certo che no, Zakuro! >> replicò Purin quasi con rabbia. Quella constatazione, però, sembrò ovvia solo a lei. 
<< Mi hanno spiegato che l’acqua cristallo li ha salvati >>, rivelò Retasu di fronte alle facce confuse degli amici. 
<< Non è possibile… Li abbiamo visti… il loro cuore non batteva più. Credevo che tu avessi incontrato il loro spirito. Cosa ci fanno due vivi nell’Aldilà? >>
Retasu si strinse nelle spalle, faticando a sostenere lo sguardo di Ryou. << Non lo so. Non mi hanno dato spiegazioni. >>
<< Sentite, procediamo per gradi >>, sentenziò Keiichiro. << Capisco che la notizia sia sconvolgente, ma non sappiamo cosa ne è stato di Profondo Blu e credo che questo sia il punto fondamentale da sapere. >>
Retasu sospirò stancamente. << Mi spiace informarvi che anche al riguardo posso dirvi poco. Quando Kisshu e Taruto sono giunti in mio soccorso Profondo Blu ha fatto comparire la sfera rossa che abbiamo visto nella videosfera ed è svanito attraverso di essa. Prima di andarsene ha detto una cosa. >> Retasu si rigirò le dita in grembo. << Ha detto che “la fine non è lontana”. >>
<< Immagino non ci resti molto tempo per completare la nostra missione, allora >>, constatò Zakuro.
<< La sfera rossa… Kei? >> Ryou rivolse a Keiiichiro un’occhiata d’intesa. I due scienziati comunicarono mentalmente con un linguaggio noto a loro due soli.
<< Kisshu e Taruto l’hanno inseguito attraverso la sfera rossa. Non ho idea di dove siano finiti, ma sono sicura che qualcun altro potrà dircelo presto. >> Retasu li guardò tutti, uno ad uno, cercando di leggere nei loro visi un lampo di comprensione che non arrivò. << Come pensate che abbia fatto a uscire dall'Aldilà? >>
Nessuno fu in grado di risponderle.
<< Ragazze, voi come siete riuscite a fuggire? >> ritentò.
<< Aspetta. Hai detto che Kisshu e Taruto hanno seguito Profondo Blu. Quindi tu con chi ti sei smaterializza-  Zakuro si interruppe, la sua espressione da confusa divenne consapevole. << Pai. >>
Retasu annuì in risposta.
<< Dov’è adesso? >> L’ostilità che lesse negli occhi di Ryou la spiazzò. Capiva che il rancore del ragazzo verso la razza aliena sarebbe stato difficile da eliminare, ma non sospettava che potesse essere ancora così forte, dal momento che l’alieno in questione aveva salvato loro la vita. 
<< Suppongo sia andato ad aiutare Kisshu e Taruto. Mi ha detto che ci rivedremo presto alla spiaggia e immagino che ci saranno tutti e tre. >>
Ryou distolse lo sguardo, le labbra serrate in una linea d’impazienza. << Non rimarremo stanziati alla spiaggia ad aspettarli. Non dopo il rischio che voi cinque avete corso lasciandovi catturare. E vi giuro che questa volta sono disposto a legarvi come salami per impedirvi di agire di testa vostra. >>
<< Andiamo, Ryou! Lo sai che abbiamo impedito a te e Keiichiro di fermarci per proteggere voi e le nostre famiglie! >> replicò Purin nella sua direzione.
<< Sì, ma guarda cosa avete rischiato! >>
<< E allora? Quello che conta è che adesso siamo qui, sane e salve. >>
<< Non si poteva dire lo stesso appena vi abbiamo trovate >>, berciò Ryou tagliente, interrompendola.
<< … In più abbiamo abbiamo scoperto che i nostri amici sono ancora vivi! >>
<< Amici, quelli!? >>
<< Ryou!... >> Purin lo richiamò con aria di rimprovero.
Retasu trasalì. Più Purin gioiva più Ryou s’incupiva. La loro reazione di fronte alla notizia che Pai, Kisshu e Taruto erano ancora vivi costituivano l’una l’antitesi dell’altra. Se da un lato capiva perfettamente lo stato d’animo di Purin, dall’altro quello di Ryou costituiva un dilemma.
Notò che Zakuro stava fissando Ryou intensamente, incurante del fatto che lui o chiunque altro potessero accorgersene. Capì che la modella aveva visto più lontano di lei, intuendo la causa del suo comportamento. 
<< Non sarà necessario rimanere fermi sulla spiaggia. Quando capteremo il segnale della loro presenza allora torneremo qui. >>
Retasu si morse la lingua. Temeva di ricevere una brutta risposta e si pentì di non avere aspettato a parlare. Ma Ryou non l’aggredì. Le diede le spalle e le rispose affermativamente, lasciandola sempre più perplessa.
<< S-sentite… c’è un’altra cosa di cui dovrei parlarvi. >> Catturò nuovamente l’attenzione di tutti. << Ricordate quelle gocce fluttuanti che vengono mostrate nella videosfera dei giardini Midori? Quelle gocce racchiudono le anime e le memorie delle vittime della guerra, umane e aliene. >> Aveva sputato fuori tutto quanto con voce incolore, desiderosa di liberarsi al più presto del peso di quella rivelazione che ancora le faceva scottare le vene. 
<< Quando Pai mi ha trovata, mi ha spiegato che Profondo Blu le ha imprigionate lì dentro per servirsene. >>
<< Raccapricciante >>, mormorò Minto. 
<< La vita non smette di sorprenderci con le sue stranezze >>, mormorò Keiichiro con fare pensieroso.
<< Se le anime dei morti sono racchiuse in quel... limbo... allora forse, se riuscissimo a liberarle, potremmo restituirle alla vita! >> sbottò Purin.
Minto ridacchiò amaramente. << E come? Non coltivare false speranze. >>
Purin si morse la lingua per non ribattere. Aveva imparato a trattenere le sue rispostacce pronte.
<< Servirsene a quale scopo? >> 
Ryou teneva le labbra serrate, le nocche delle mani bianche a causa dell’eccessiva tensione muscolare. A Retasu il ragazzo che l’aveva abbracciata dolcemente la notte prima del rapimento sembrava lontano anni luce. Quando Ryou aveva quegli occhi significava che la soglia della sua intrattabilità aveva raggiunto vertici pericolosi. 
<< Profondo Blu sta cercando un nuovo corpo in cui poter dimorare >>, si decise a rispondergli Retasu, reprimendo la malinconia di quella notte che avrebbe tanto voluto rivivere. Non poteva permettere a se stessa di lasciarsi sopraffare dai propri sentimenti in una simile circostanza. << Sia nella forma umana che in quella aliena >>, precisò. 
Udì un singulto e seppe subito chi l’aveva emesso. 
<< Questo è un problema. >>
Sì, pensò. Zakuro aveva ragione. Ma forse per qualcun altro all’interno di quella stanza la notizia era indice di una nuova speranza.
Retasu si avvicinò a Purin ed estrasse la videosfera che Taruto le aveva chiesto di consegnarle. L’amica si illuminò in volto e trattenne il respiro, fissandola con un misto di curiosità e perplessità. 
<< Devo consegnartela da parte di Taruto. >>
Purin afferrò l’oggetto sferico e lo contemplò come se fosse un regalo. << Grazie >>, mormorò.
Retasu si diresse verso Ichigo, richiamandola timidamente. << Kisshu mi ha dato questa per te >>, mormorò, sorridendole. La rossa alzò per un istante gli occhi, incrociando i suoi, poi afferrò la videosfera con mano tremante. << Dobbiamo farle analizzare immediatamente >>, disse con una fermezza contrastante coi suoi movimenti. 
<< Preparo il pc per la lettura. >>
Ichigo rivolse un sorriso forzato a Keiichiro in risposta. Gli consegnò la videosfera e senza dire una parola si diresse verso l’uscita della sala comandi.




*****





Retasu prese l’ascensore che conduceva in coperta. Sapeva che cercarla nelle cabine sarebbe stato vano. Quando il portello automatico si aprì, il vento primaverile le stuzzicò il viso, pervadendola di un senso di frescura piacevole.
Ichigo era lì, girata di spalle, in piedi sul bordo della passerella. Retasu avanzò verso di lei, il rumore dei suoi stivali attutito dal fischio dell’aria tuttavia percepibile dalle orecchie feline dell'amica.
Ichigo alzò la testa verso il cielo, come se stesse prendendo una decisione importante, prima di voltarsi a guardarla, sul viso un’imperfetta maschera d’impassibilità che avrebbe convinto a fatica un’infante.
<< Ha detto niente? >>
Retasu non era certa di chi stesse parlando, se di Kisshu o di Profondo Blu, ma fu più propensa a credere che si trattasse di quest’ultimo, dal momento che dentro di lui dimorava l’anima del suo fidanzato. 
<< No, nient’altro oltre a “la fine non è lontana”. >>
Ichigo scosse la testa lentamente, nello sguardo uno strano guizzo d’espressività che non mostrava da tempo.
<< Mi riferivo a Kisshu. >>
Retasu ne rimase sorpresa, ma a quell’emozione sopravvenne il dispiacere. Si rigirò i pollici, senza sapere dove le convenisse guardare. Alla fine decise che gli occhi di Ichigo fossero il luogo giusto, l’amica se lo meritava malgrado la risposta che avrebbe ricevuto sarebbe stata negativa. << Non ne ha avuto modo. Stava inseguendo Profondo Blu. >>
Ichigo annuì con un lieve cenno del capo . << Capisco. >> Le diede le spalle, appoggiando un braccio sul fianco e portando nuovamente il viso verso l’alto, la mente persa in chissà quale disordinato angolo di pensieri.
Retasu rimase in silenzio, in attesa di un commento o di un suo movimento successivo. Era convinta che Ichigo, nonostante avesse sentito il bisogno di isolarsi, avrebbe comunque voluto parlare con qualcuno. Forse si era sbagliata, o forse, semplicemente, lei non era la persona più indicata con la quale avrebbe voluto sfogarsi.
Si voltò su se stessa, scrutando a sua volta il cielo terso alla ricerca di una muta risposta che non arrivò. Sospirò. Nella sala comandi Minto le aveva detto che era sparita per tre giorni. 
Tre giorni... Eppure a lei erano sembrate solo un paio d'ore.
<< Diventammo amici nella settimana trascorsa insieme. >>
Retasu si irrigidì, lo sguardo fisso sul portello che conduceva all’interno dell’astronave, le orecchie tese come non mai. Non era del tutto sicura di aver udito quelle parole.
<< Credevo che mi avrebbe maltrattata, usata per attirare voi ragazze in una delle sue trappole. Invece non ha fatto niente di tutto questo. >>
Retasu si voltò nuovamente su se stessa e sorprese Ichigo girata verso di lei, uno strano sorriso sul volto che per un istante le ricordò la Ichigo di due anni prima, quella ottimista e solare.
<< Se dovessi descrivere il suo atteggiamento in una sola parola, userei “gentile”. Mi disse che aveva un piano per fermare Profondo Blu, che era stanco di seguire i suoi ordini perché non si fidava più di lui. Mi disse che sapeva di non poter contare su Pai se gliene avesse parlato e che lasciò Taruto all’oscuro per non metterlo nei guai. >> Ichigo si passò le dita tra la frangetta, i cortissimi capelli rossi che risplendevano di sfumature infuocate sotto la luce del tramonto in arrivo. << Credetti alle sue parole e mi fidai del suo piano. Non so perché lo feci con tanta semplicità, forse perché volevo risolvere la faccenda da sola, proprio come lui, forse perché volevo liberare te e le altre dal peso delle battaglie. >>
A quel punto Retasu si sentì in colpa. Per nessuno all’interno della squadra era un mistero che a lei non piacesse combattere. In modo involontario si sentì responsabile della rischiosa decisione intrapresa da Ichigo due anni prima.
<< Non fraintendermi, non mi sto riferendo a te in particolare, ma a tutti. Alle ragazze, a Ryou e Keiichiro, alle nostre famiglie. >> Ichigo incrociò le braccia al petto, sorridendole cordiale. Retasu rimase piacevolmente meravigliata di fronte a quel sorriso, avvertendo il calore che si prova rivedendo un’amica di vecchia data dopo tanto tempo. Attese pazientemente che Ichigo riprendesse il suo racconto senza metterle fretta.
<< Il piano ideato da Kisshu aveva come protagonista un frammento d’acqua cristallo. Kisshu aveva orchestrato ogni mossa nei minimi dettagli il giorno in cui ti trasformasti in sirena. Lui e Pai temevano il potere che sei in grado di sprigionare a contatto con l’acqua Mew, così, quando Kisshu chiese a Pai di dividersi per tenerti lontana dalla spiaggia quest’ultimo non si insospettì. In realtà questo espediente avrebbe dovuto permettere a Kisshu di guadagnare un vantaggio nella fuga dopo il rinvenimento del cristallo. Ma come sai, Pai ci raggiunse alla spiaggia e mi colpì, facendomi affondare in mare. Kisshu si tuffò in acqua per soccorrermi e  quando vide Ryou che lo raggiungeva seppe di aver preso due piccioni con una fava: aveva me e in più poté rubare un frammento d’acqua cristallo all'insaputa di Pai. 
Kisshu aveva capito che Profondo Blu stava mentendo, ma non immaginava che anche sul numero di frammenti d’acqua cristallo esistenti avesse detto delle bugie. Così pensò che bastasse impiantare un frammento nel suo corpo per acquisire poteri sufficienti a sconfiggerlo. Lo fece. >>
Retasu boccheggiò. << Come? >>
Ichigo chiuse gli occhi per alcuni secondi, come a voler ricordare più a fondo e nitidamente quello che stava raccontando
<< Lanciai il fiocco di luce sul cristallo. Quando Kisshu lo afferrò era così caldo che gli bucò la mano, ma la ferita si rimarginò subito. Il cristallo, però, venne assorbito dal suo corpo. Da quel momento Kisshu fu in grado di curare le ferite, di creare magneti e di arrestare il moto dell’acqua, del fuoco, della terra e dell’aria. Eppure, nonostante tutto, quei poteri furono inutili al cospetto di Profondo Blu. Il giorno in cui lui si risvegliò raggiungemmo il tempio shintoista, convinti che unendo i miei poteri a quelli nuovi di Kisshu saremmo riusciti a vincere. Quello che ignoravamo era che Profondo Blu avesse riunito ben più di tre o quattro frammenti d’acqua cristallo. La sua forza era nettamente superiore alla nostra. Non ho potuto crederci. Non ho voluto crederci. Poi sei arrivata tu. >> Ichigo sospirò. << Adesso sai come sono andate le cose. >>
Retasu era rigida come una statua di sale. Sentiva che tutte le sue convinzioni avrebbero potuto sbriciolarsi proprio come chicchi di sale al minimo accenno di vento. Immaginò che così si fossero sentiti Ichigo e Kisshu due anni prima. 
<< Prima hai detto che Profondo Blu sta cercando un nuovo corpo, vero? >>
Retasu annuì, stupendosi sempre più del tono di voce morbido di Ichigo. Era quello che ricordava di lei. Il suo vero tono. 
<< Forse posso ancora salvare Masaya. >>
Retasu avanzò verso di lei, annullando la loro distanza. Le posò le mani sulle spalle fissandola con aria di solidarietà ed incoraggiamento. << Sì, puoi ancora salvarlo. E puoi contare su di me per farlo e su Zakuro, su Minto-
<< Su Purin! >>
Il portello dell’astronave si richiuse alle spalle di Purin, che le raggiunse con una capriola. << Di che parlate? Sarà mica un segreto? >> Incrociò le braccia dietro alla nuca, fissando entrambe di sottecchi. << Non importa, tanto non voglio saperlo >>, concluse fischiettando. 
Ichigo le si posizionò di fronte e le premette l’indice sulla fronte. << Peccato, perché stavo proprio per dirtelo. >>
A Retasu parve che la mascella di Purin stesse per precipitare in mare. 
<< D-davvero?... Ehy, aspetta! >> La bionda si mise alle costole di Ichigo che si stava dirigendo verso il portello rosso. << Andiamo, ho cambiato idea! Non fare la vecchia befana! >>
<< Vecchia befana a chi!? >>
Retasu rise di cuore e subito sentì una dolorosa fitta al petto. Era il tocco della nostalgia, bruciante come limone sulle ferite aperte. 
Un tempo lei e le altre ridevano così, proprio come stavano facendo Ichigo e Purin di fronte a lei. Tutte e cinque, quando la vera guerra sembrava ancora troppo lontana. 
Ma certe cose arrivano e basta, non avvisano, non aspettano che tu sia preparato ad affrontarle, non gliene importa. Così la guerra le aveva colte di sorpresa.
Retasu guardò il cielo che rapidamente si stava tingendo di viola, l’eco delle risate di Purin e Ichigo nelle orecchie. 
Certe cose arrivano e basta, non avvisano, ma alcune sanno essere anche piacevoli. Come il suono di quelle risate. 


 
*****



Quella notte Retasu sognò una luce arcobaleno che le parlava. Cercò di inseguirla ma lei le sfuggì, si allontanò dispettosamente, disgregandosi in mille frammenti luminosi a forma di goccia e il suo corpo prese a bruciare nelle fiamme e a raggelare sepolto sotto la neve. Sospiri carichi di rancore, odio e desiderio di vendetta le invasero la mente e il cielo si tinse di rosso scuro. 
Il rosso del sangue. 
Udì un urlo e a quel punto si risvegliò. 
Spalancando gli occhi, si mise a sedere sul suo futon. L’urlo nelle sue testa non cessava. Quella constatazione la fece spaventare ulteriormente. Poi si accorse che anche Purin si era svegliata, sul viso un’espressione confusa e spaesata, specchio della sua. 
<< Chi sta urlando? >> sussurrò nella sua direzione. 
<< Non lo so... >> 
Si districarono entrambe dalle coperte e si precipitarono nel corridoio. Ciò che Retasu vide appena raggiunse la sala ristorto la lasciò senza fiato.










 
*****

 
Spazio dell'autrice
E adesso cosa succederà? Ce l'hanno mai un po' di tregua queste ragazze? Non nelle mie storie u_u Ci avviciniamo pericolosamente sempre di più alla nuova fase della storia, spero di non deludervi. Voi lettori silenziosi che continuate a seguirmi, spero che un giorno mi lascerete un commento, ci terrei tanto a conoscere il vostro parere :) 
Saluti e alla prossima!

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Capitolo 13
*** 12. The special guest ***



The special guest

 







Retasu e Purin avrebbero giurato che a urlare fosse stata una donna. Ma quando raggiunsero la sala ristoro scoprirono di essersi sbagliate. Shintaro Momomiya era il responsabile di tutto quel baccano. La moglie Sakura si stava nascondendo dietro di lui con le mani premute sulle orecchie. Cocci di vetro rotto giacevano ai loro piedi, rappresentando l'unico segno di lotta dei coniugi. 
<< Sta lontano da mia moglie, bestia immonda! >>
Le ragazze videro un braccio pallido guizzare verso l'alto e una mano stringersi attorno al collo di Shintaro. 
<< Smettila di strillare come una gallina spennata, non intendo farvi del male. >>
Retasu trasalì al suono di quella voce, mentre Shintaro boccheggiava.
<< Giù le mani da mio padre, idiota! >>
Un proiettile rosso schizzò verso il trio. 
Accadde tutto molto velocemente. Sakura si accucciò a terra, Shintaro fece altrettanto proteggendola con le braccia e tutti sentirono chiaramente un "Ma porc...!" fuoriuscire dalle labbra dell'intruso maleducato rimasto in ginocchio. 
Il proiettile rosso, alias Ichigo in tenuta da combattimento, sferrò un pugno in testa al suddetto intruso che subito si premette le mani sulla nuca dolorante. << Posso sapere per quale motivo stavi cercando di strangolare mio padre!? >>
<< Cos- Quella gallina starnazzante sarebbe tuo padre!? Comunque è un piacere anche per me rivedert- AHIA! Perché mi hai colpito di nuovo!? >>
Ichigo appoggiò le mani sui fianchi, fissando l'oggetto della sua ira con aria omicida. << Non. Chiamarlo. Gallina. >>
Shintaro, ancora rannicchiato sul pavimento, teneva un dito tremolante puntato sull'alieno. << La... la... la...la.... >>
Kisshu inarcò un sopracciglio, fissandolo con aria divertita << Che fai, gallinaccio, canti? >>
Il secondo pugno che Ichigo gli sferrò lo spedì faccia  a terra. 
<< La... la... la mia bambina conosce questo mostro? >> riuscì finalmente a balbettare Shintaro, gli occhi fissi su Kisshu che si era rannicchiato sul pavimento. 
<< Oh santo cielo, che vergogna... >>
Retasu sobbalzò al suono di quella voce che le era giunta inaspettatamente vicina. Minto la fissò di rimando con aria di compatimento, mentre lei, ad occhi sbarrati, si teneva una mano premuta sul cuore impazzito. << Tu da dove spunti!? >>
Minto soffocò uno sbadiglio, un'aria visibilmente irritata sul viso stanco. << Io e Zakuro siamo arrivate insieme ad Ichigo quando abbiamo sentito suo padre urlare >>, le spiegò, soffocando un altro sbadiglio. << Non te ne sei accorta? >>
Retasu si voltò alla sua destra e Purin e Zakuro le restituirono un'occhiata curiosa di rimando. << A quanto pare no >>, mormorò, riprendendo a respirare. 
<< Voi mi state seriamente dicendo che ci siamo svegliate per questo? >> borbottò Minto, gli occhi puntati su Ichigo e Kisshu, col tono di chi avrebbe pagato oro e diamanti per ricevere una risposta negativa.
<< Sì. >> Zakuro uccise ogni sua speranza con un monosillabo, mentre la leader della sua squadra e l'alieno, terminato il loro incontro di wrestling, si abbracciavano. 
Retasu al contrario sospirò di sollievo, lieta che si fosse trattato di un falso allarme, e si avvicinò ai genitori di Ichigo con un sorriso rassicurante stampato sul viso. << Non vi preoccupate, non c'è alcun pericolo >>, disse loro e per convincerli della sua sincerità annullò la trasformazione. 
<< Che diavolo sta succedendo? >>
Sulla porta che conduceva all'ascensore comparve un furibondo Ryou Shirogane, seguito da uno sconcertato Keiichiro. 
Tutti si zittirono di colpo sentendo sibilare quelle parole con un tono tanto autoritario quanto seccato. 
Kisshu si scostò da Ichigo, sorridendo ironicamente nella direzione di Ryou. << Ciao biondino, ti ricordi il nostro piacevole ultimo incontro faccia a faccia? >>
A quel punto Retasu pensò che Kisshu se le cercasse.



 
*****



<< Cosa diavolo ci fai tu qui? E come hai fatto ad entrare? >> Ryou lo fissò come se volesse trapassarlo in due. Probabilmente se non avesse tenuto le mani appoggiate alla scrivania metallizata, le avrebbe strette attorno al collo di Kisshu.
<< Calma, calma. Una domanda alla volta. >>
<< Parla! >>
<< Devo dire che mi ero aspettato un benvenuto più caloroso. >> Kisshu incrociò le braccia al petto e scosse la testa con espressione ironica, come a dire "Quanto sono stato sconsiderato a pensarlo!". << Prima di tutto questa è la mia astronave, perciò posso ancora materializzarmi al suo interno quando e come voglio. Punto secondo e più importante, sono qui per darvi una mano, i ringraziamenti sono ben accetti. >>
Ichigo sospirò pesantemente. << Non hai pensato all'eventualità che potessero esserci degli umani a bordo e che avrebbero potuto vederti? Sei stato imprudente. Hai spaventato a morte i miei genitori! >> 
<< Oh... su tuo padre non ho dubbi a giudicare dalla reazione che ha avuto. >> Kisshu alzò le mani in segno di resa di fronte all'epressione truce di Ichigo, ritenendo saggio evitare di farsi prendere nuovamente a pugni. << Non ci ho pensato, d'accordo? >> ammise semplicemente. << Ero più impegnato ad assemblare le informazioni in mio possesso da condividere con voi. Scusa se i tuoi genitori se la sono fatta sotto... E comunque anche loro dovrebbero chiedermi scusa per avermi guardato come una specie di escremento vivente! Per di più non è colpa mia se quando mi sono materializzato li ho beccati proprio mentre stavano per...!-
Kisshu si interruppe a metà frase, consapevole di essersi spinto troppo oltre. Ichigo diventò un tutt'uno coi propri capelli a quell'allusione. Immaginare i propri genitori in atti...
Bah! Doveva solo limitarsi ad essere felice per loro, se in tempi come quelli non avevano perso lo spirito per fare... certe cose.
<< Perché solo tu sei qui? Dove sono Pai e Taruto? >>
<< Ehy biondino, non ti facevo così affezionato a quei due! >>
Ryou gli si avvicinò, portando il volto ad un centimetro dal suo. << Ti ho fatto una domanda. Non è il momento di scherzare. >> Era più alto di lui di una spanna, tuttavia lo sguardo minaccioso che gli rivolse servì solo ad incrementare il suo spirito ilare. Kisshu iniziò a ridacchiare sommessamente, mantendendo il contatto visivo con il suo interlocutore. 
<< Adesso basta! >> Ichigo spintonò Kisshu per un braccio, attirandolo verso di sé, e gli rivolse un'occhiataccia. << Non complichiamo ulteriormente la situazione >>, gli sibilò. << E tu, Ryou, cerca di mantenere la calma. >> Kisshu non replicò, improvvisamente distratto dal risveglio di una lontana sensazione dentro di lui; Ryou fissò la ragazza per alcuni istanti e alla fine optò per un'inaspettata accondiscendenza, prestandole ascolto. 
Retasu tirò un sospiro di sollievo. L'ultima cosa di cui tutti avevano bisogno era una lite. << Allora, dove sono Pai e Taruto? >>, domandò gentilmente a Kisshu. L'alieno parve riscuotersi da uno stato di torpore mentale indotto, prima di risponderle sbatté le palpebre e ricompose sul proprio viso la tipica aria scanzonata che lo caratterizzava. << Sono in esplorazione. Stanno eseguendo un'analisi territoriale per accertarsi che il suolo e l'acqua non siano stati infettati da armi o chimeri. >>
<< A quale scopo? >>
Kisshu puntò i suoi occhi dorati sulla ragazza lupo e distese le labbra in un mezzo sorriso. << Vogliamo solo essere sicuri che il vostro caro pianeta non cada a pezzi, bambolina. >>
<< Il vostro interessamento mi commuove >>, replicò acida Zakuro. 
Kisshu alzò le mani in alto. << Non vorrai sfogare la tua frustrazione su di me, spero! Qualunque cosa sia successa al vostro pianeta non è opera mia! >>
<< Hai ragione, è colpa dei tuoi conterranei se le città sono state distrutte e saccheggiate, la gente è morta di stenti o per omicidio e continua a farlo tutt'ora. Ma chi ci dice che tu non abbia contribuito a tutto ciò in questi due anni? >> Zakuro inarcò un sopracciglio, l'astio represso chiaramente visibile negli occhi blu. Kisshu la fissò di rimando, le narici frementi di rabbia.
<< Zakuro...! >> Purin le si parò di fronte, fissandola con aria incredula. << Credi davvero che lui sia un nemico? >>
La Mew lupo scostò una ciocca di capelli dal viso per avere la visuale scoperta. << Non lo so, Purin >>, sentenziò con tono stanco. 
<< Stai solo cercando un pretesto per sfogare il tuo malessere >>, la precedette Kisshu in tono tagliente. << Ichigo non vi ha raccontato il piano che avevo attuato per fermare Profondo Blu? >>
Cinque paia di occhi si puntarono su Ichigo. Kisshu studiò la reazione dei presenti in silenzio e si accorse che Retasu teneva lo sguardo basso, come se fosse complice dell'imbarazzo che aveva colto Ichigo. 
<< Questo spiega molte cose >>, sibilò infine, realizzando che tutti ne erano rimasti all'oscuro tranne la Mew verde. Lanciò ad Ichigo un'occhiata indignata e finalmente lei parve riprendersi. << Mi dispiace di aver insabbiato questo storia >>, esordì con sincero pentimento, poi si rivolse esclusivamente a Zakuro. 
<< Se qualcuno di voi crede ancora che Kisshu sia un nemico è solo colpa mia. >> 
Zakuro la fissò di rimando, studiandola in volto per cogliere la minima traccia di incertezza. Ichigo non si lasciò intimidire da quello sguardo e proseguì il suo discorso, raccontando a tutti in modo chiaro ed esaustivo ciò che era successo quando Kisshu l'aveva portata via con sé. L'aveva tenuto dentro di sé per tutto quel tempo, consapevole che parlarne a seguito della presunta morte dell'alieno le avrebbe fatto rivivere brutti ricordi, finché non aveva sentito il bisogno di sfogarsi. Retasu era stata la persona giusta con cui aprirsi, perché era quel tipo di persona capace di ascoltare pazientemente senza forzare l'interlocutore con domande scomode o giudizi lapidari. Ichigo avrebbe preferito aspettare ancora un po' prima di parlarne con tutti, ma in quella circostanza si sentì in dovere di farlo per impedire la nascita di nuovi dissapori all'interno del gruppo. Zakuro e Ryou le erano già sembrati sul piede di guerra nei confronti di Kisshu, avevano bisogno di capire che anche lui era un loro alleato e per farlo Ichigo doveva porlo sotto la stessa luce nella quale lei era abituata a ricordarlo da due anni.
<< Se le cose stanno realmente così, allora mi fido di te >>, sentenziò Zakuro in direzione di Kisshu quando la spiegazione fu terminata. 
<< Ryou?... >> Ichigo restò in attesa di una risposta da parte del giovane scienziato. Ryou emise un sospiro di rassegnazione e fece una domanda che tutti si stavano ponendo mentalmente. << Come avete fatto a sopravvivere? Eravate chiaramente morti. Mutilati, carbonizzati. >> 
Kisshu proruppe in una risatina sarcastica. << Devo riconoscere che hai molto tatto, biondino. Ricordare crudi particolari-
<< Mi chiamo Ryou. >>
<< Okay, Ryou. Mancanza di tatto a parte, ti accontento subito: le ferite che io, Pai e Taruto avevamo riportato non erano semplici taglietti, come tu stesso hai carinamente ricordato. Forse sono serviti più tempo e più frammenti per garantire la nostra guarigione >>, gli spiegò facendo spallucce e con una vocetta che solitamente si riservava ad un bambino idiota.
Ichigo lo guardò dritto negli occhi con un'espressione indecifrabile. Sembrava infastidita dalla leggerezza con cui l'alieno parlava di quello spiacevole episodio. << Abbiamo visto i vostri corpi svanire. >>
Kisshu rabbrividì di simulato disgusto. << Dev'essere stato a dir poco raccapricciante >>, mormorò con voce velata d'ironia. 
<< Non scherzarci su! >> lo rimbrottò lei. Questi sbuffò, portandosi le mani sui fianchi, ma nell'istante successivo tradì sé stesso perdendo il controllo della sua recita; il lampo d'improvvisa stanchezza che gli attraversò il viso venne intravisto da Ichigo e a quel punto la ragazza fu in grado di comprendere cosa si nascondesse realmente dietro a quell'atteggiamento superficiale. Kisshu si stampò subito dopo un'espressione scanzonata e riprese a raccontare. << Sai perché eravamo svaniti? >> Si voltò verso Ichigo. Lei scosse la testa, in trepidante attesa. 
<< C'è una legge che regola la vita della mia gente: se tradisci, vieni punito. La pena inflitta dipende dal tipo di tradimento attutato. Io, Taruto e Pai abbiamo difeso le Mew Mew... fate tutti due più due. La pena che abbiamo scontato consisteva in un'eterna prigionia, avremmo dovuto rimanere sospesi tra la vita e la morte, in un incessante stato d'agonia. I carcerieri ci davano da mangiare e da bere quando sapevano che non saremmo riusciti a sopravvivere un altro giorno senza cibo, poi ci lasciavano di nuovo a digiuno fino al ritorno di quel giorno. Dicevano che la morte sarebbe stata una punizione troppo dolce, così ci obbligavano a mangiare... anche quando non avremmo voluto farlo. >>
Nella sala comandi calò un silenzio opprimente.
<< La prigione di cui sto parlando venne progettata milioni di anni fa dai miei avi per punire i traditori della legge. Non c'è modo di sfuggirle, se sei colpevole lo spirito degli avi deceduti ti conduce automaticamente nella prigione; il tuo corpo si smaterializza, dovunque esso sia, e viene materializzato all'interno di una cella. Se sei fortunato decidono che devi morire subito, se sei sfortunato finisci nelle mani dei carcerieri, obbligati a torturarti per il resto della tua vita. >> Kisshu strinse i pugni, lo sguardo puntato sul pavimento. << ... Sempre se quella si possa chiamare vita. La prigione di cui parlo l'avete vista anche voi, bamboline. >>
Retasu boccheggiò per lo stupore di fronte a quella rivelazione finale, ancora agghiacciata dall'atonia con cui Kisshu aveva condiviso con loro ricordi smozzicati di un inferno personale. Rabbrividì internamente pensando a come si fosse potuto sentire Kisshu, e non solo. A Pai e Taruto era capitata la stessa sorte. 
<< Forse abbiamo condiviso le stesse celle >>, mormorò Purin con voce scossa. 
<< Fammi indovinare. >> Kisshu la fissò con un sorriso amaro. << Erano celle mobili posizionate a parecchi metri di altezza? >>
Purin annuì debolmente, stringendosi nelle spalle. 
<< Sì, allora erano quelle. Ci abbiamo messo un anno per riuscire a scappare da lì, un giorno per scoprire il passaggio per l'Aldilà, sette mesi per intravedere Profondo Blu e altri cinque mesi per sapere che voi bamboline eravate ancora vive, quando Mew Retasu è venuta a farci visita. >> Kisshu incrociò le braccia al petto, l'aria di chi per il momento non aveva intenzione di aggiungere altro riguardo a quella storia. Di colpo la sua apparente spensieratezza si fece più convincente. << Bene, ora che non sono più sotto osservazione, passiamo ai chiarimenti più importanti: come diavolo avete fatto a farvi catturare, bamboline? >>
<< E' quello che stiamo cercando di capire tutt'ora >>, puntualizzò Ryou con espressione torva, isolando la mente dal macabro racconto di Kisshu. << Il turbo invisibile dell'astronave era impostato la notte in cui gli alieni ci hanno accerchiati. A dire il vero lo teniamo sempre impostato. >>
Kisshu alzò gli occhi al cielo. << Occultamento di segnale, questo sconosciuto... >> Scosse la testa con aria saputa, avanzando verso il pannello di controllo del pilota. 
<< Non trattare me e Keiichiro come due idioti, abbiamo attivato il segnale di occulta-
Kisshu lo interruppe con un gesto della mano, mentre si sedeva al posto del pilota. << Conosco questa piccola come le mie tasche, sicuramente c'è qualcosa che vi siete lasciati sfuggire e che lo zio Kisshu potrà risolvere in un baleno. >>
Keiichiro posò una mano sulla spalla di Ryou, ringraziando l'alieno e cercando al contempo di frenare la rabbia dell'amico. << Mi sembra un ottima notizia, confidiamo nella tua conoscenza, Kisshu. Le istruzioni di pilotaggio dell'astronave sono scritte nella tua lingua, non mi stupirei se io e Ryou ci fossimo lasciati sfuggire importanti misure di difesa. >>
<< Infatti è proprio quello che avete fatto. Il segnale di occultamento non era attivato. Ho sistemato le cose, ora nessuno potrà più rintracciarvi. Non c'è di che. >>
Kisshu planò verso Ichigo e Minto e circondò loro le spalle con un braccio. Minto si irrigidì. << Vedete ragazze, quando il segnale d'occultamento non è attivo l'invisibilità serve a ben poco, perché l'astronave è comunque rintracciabile e questo vi espone perennemente al rischio di essere attaccate. >>
<< Allontanati da me, maniaco! >> proruppe Minto con aria indignata, scostandosi da lui. Ichigo si picchiò una mano sulla fronte con esasperazione, mentre Kisshu se la rideva a crepapelle. << Ti ho solo sfiorata, colombella, non hai bisogno di agitarti in questo modo! >> Minto si allontanò da lui, incrociando le bracci al petto con aria infastidita. << Comunque, mi sapreste dire un episodio in cui gli alieni vi hanno viste salire a bordo dell'astronave? >>
Retasu si portò una mano davanti alla bocca. La fuga dai giardini Midori. Lei e le altre si erano aggrappate alle corde d'emergenza che Ryou e Keiichiro avevano attivato e gli alieni che le stavano inseguendo le avevano viste sparire in cielo come trascinate da una macchina invisibile.
<< C'è stato! >> esclamò. << Quando ci siamo infiltrare ai giardini Midori, ricordate? Ryou e Keiichiro ci sono venuti incontro con l'astronave e gli alieni ci hanno viste fuggire in aria alla velocità della luce. >>
Kisshu sospirò. << Così hanno capito che il vostro rifugio era un'astronave e ne hanno intercettato il segnale. Ecco come hanno fatto a trovarvi. >>
<< Forse Keiichiro non è stato abbastanza chiaro: pilotare un'astronave le cui istruzioni sono spiegate in una lingua sconosciuta non-
<< Non sto accusando te e il tuo amico per quello che è successo, rilassati. >> Kisshu rivolse un sorriso sornione a Ryou, gustando il piacere di averlo interrotto per la seconda volta. << Se Mew Retasu non fosse finita nell'Aldilà, Pai non avrebbe avuto bisogno di riportarla in superficie e non avrebbe visto che la siete venuti a prendere con la nostra astronave; lui, Taruto ed io non avremmo saputo come fare a rintracciarvi e non avremmo potuto fornirvi le importanti informazioni di cui disponiamo. Credevamo che foste morti e che avremmo dovuto cercare di fermare Profondo Blu da soli e invece... guardate quanta fortuna può nascondersi dietro un piccolo incidente! Adesso possiamo allearci tutti e dieci contro quel bastardo! >>
<< Non ha tutti i torti... >>, mormorò Purin a Retasu, che le sorrise di rimando. 
<< Bene, dicci che cosa sai >>, intimò Ryou a Kisshu. 
<< Procediamo per gradi. La prima cosa che dobbiamo assolutamente fare è recuperare i frammenti d'acqua cristallo mancanti. Quanti ne avete rintracciati? >>
<< Tremila >>, fu la rapida risposta.
Kisshu sgranò gli occhi con aria d'apprezzamento. << Davvero un'ottimo lavoro! Non smetterete mai di stupirmi, squadra Mew. >>
Purin gli fece l'occhiolino, Minto si pavoneggiò con aria di superiorità e Ichigo sollevò il pollice in segno di vittoria, sorridendogli tuttavia con aria forzata. Non riusciva a farsi scivolare addosso quello che Kisshu le aveva raccontato, averlo creduto morto per due anni era stato meglio che immaginarlo sottoposto ad atroci torture assieme a Pai e Taruto.
<< Non vorrei dire una stronzata, ma credo che in circolazione siano rimasti gli ultimi frammenti. >> Kisshu la distolse dai propri pensieri, questa volta facendole scappare un sorriso divertito.
<< Avete analizzato le due videosfere che Mew Retasu vi ha portato a nome mio e di Taruto? >>
<< Eravamo a buon punto, quando tu hai avuto la geniale idea di materializzarti nella sala ristoro spaventando i genitori di Ichigo >>, replicò Ryou con tono pungente. << Forse sarebbe stato più saggio materializzarsi in coperta, sei d'accordo? >>
Kisshu inarcò un sopracciglio con aria sorniona. << Scusa, mamma. >>
Retasu ridacchiò nervosamente, mentre Ichigo pestò un piede a Kisshu e Keiichiro trattenne Ryou per un braccio. 
<< La smettiamo di bisticciare? Concentriamoci sulle cose più importanti. >> Minto rimbrottò i due litiganti. 
<< Hai ragione. Kisshu, potresti aiutarci con le analisi? >> Keiichiro si sedette di fronte al computer inforcando gli occhiali sulla scrivania. 
<< Certamente. Ma prima devo fare una domanda alle bamboline. Nel vostro guardaroba sono presenti capi d'abbigliamento ultraleggeri? >>
Minto si portò le mani sui fianchi. << Che razza di domande ti saltano in mente, depravato! >> 
Kisshu alzò gli occhi al cielo. << Possibile che le mie domande debbano sempre essere fraintese? >>
<< Spiegaci perché ce lo hai chiesto, allora >>, lo incitò Ichigo. 
<< Se dobbiamo andare nel deserto dubito fortemente che il vostro vestiario vi risulterà fresco e confortevole. >> Kisshu bloccò Ichigo e Minto prima che potessero aprire bocca. << Non osate farmi altri domande, sono stanco di parlare. Il resto ve lo spiegheranno Pai e Taruto quando saranno tornati dal giro d'esplorazione. No, Ichigo, non ti servirà a niente minacciarmi di tagliarmi gli attributi. Sarò muto come... >> alzò gli occhi al cielo fingendo di meditare, finché una lampadina invisibile parve accendersi sulla sua fronte. << ... una tomba. >>


 
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<< Non posso credere che stiamo rubando dei vestiti. >> Retasu si guardò attorno con aria affranta.
<< Parla per te, come pensi che mi possa sentire io? Da nobildonna che ero a barbona che fruga tra i resti di un negozio abbandonato... >>, protestò Minto afferrando con aria disgustata un paio di shorts impolverati da uno scaffale.
Ichigo le lanciò un'occhiata di sbieco e si rivolse a Retasu con aria ironica << A chi pensi che dispiacerà quello che stiamo facendo? >>
<< Piuttosto, preoccupati di non contrarre infezioni incurabili indossando questa robaccia >>, rincarò Minto. << Za... Zakuro non vorrai indossare quella gonna, vero? >> pigolò con apprensione. 
Zakuro si strinse nelle spalle, mentre esaminava una minigonna tutta stropicciata. << Non è il momento di fare le difficili. Prendiamo le prime cose che ci capitano e spariamo. >>
Purin fece una linguaccia a Minto con aria trionfante. << Giusto, l'importante è che siano comode una volta indossate. >> Si mise a frugare in un cesto pieno di canottiere gettate alla rinfusa, suscitando un brivido di disapprovazione in quest'ultima, la quale tuttavia non osò replicare per non contraddire il suo idolo. 
<< Spero che Pai e Taruto stiano bene >>, si lasciò sfuggire Retasu, mentre continuava a guardarsi attorno con aria smarrita. 
<< Non preoccuparti, sono scampati alla morte. Se la sanno cavare >>, la rassicurò Purin, spuntando da dietro uno scaffale con indosso un paio di shorts neri e un top giallo. 
<< E tu quando ti saresti cambiata? >>
<< Poco fa, Minto, mentre tu continuavi a guardarti attorno con aria schifata. >>
<< Questo non è vero! >> Minto lanciò un'occhiata furtiva nella direzione di Zakuro, ma non la vide. << Zakuro...? Dove sei finita? >> la richiamò, un'ondata di panico nella voce. La guerra l'aveva abituata ad aspettarsi il peggio nei momenti più impensati. Ma la Mew lupo le rispose da qualche metro di distanza, facendole tirare un sospiro di sollievo e prorompere in seguito in un'esclamazione meravigliata. << Staresti bene anche con un sacco dell'immondizia! >>
Zakuro sistemò le maniche della semplice canottiera lilla sulle spalle. << Ti ringrazio, Minto. >> Portava la minigonna argentata che aveva trovato poco prima e un paio di stivaletti neri in pelle. << A voi quanto manca ancora? >>
Retasu trasalì a quella domanda, mettendosi a frugare tra gli scaffali con affanno, mentre Ichigo si dichiarò pronta e Minto, l'aria riluttante, andò a rintanarsi dietro a uno scaffale per cambiarsi. Zakuro le si avvicinò e la fissò attentamente, mettendola a disagio. 
<< E-ecco, ho quasi fatto... >>
<< Ti sentivi in imbarazzo quando indossavi il costume? >> le chiese semplicemente, una calma placida impressa nei bei lineamenti del volto. 
<< N-no, cioè sì, insomma... >> Retasu rifugiò lo sguardo sullo scaffale che aveva di fronte, arrossendo. Si sentiva terribilmente sciocca nel permettere a se stessa di preoccuparsi del proprio abbigliamento. 
Come se non ci fossero cose più importanti a cui pensare. Come se la guerra fosse un gioco.
 << Solo un pochino >>, ammise infine.
<< Però lo hai sempre indossato e non hai mai dato l'impressione di sentirti a disagio per questo >>, proseguì Zakuro, dispiegando le labbra in un sorriso rassicurante. << Immagina che tu debba indossare di nuovo il costume e vedrai che vestirti in maniera più succinta non ti farà sentire in imbarazzo. Tieni questi. >> Le porse una canottiera  bianca dalle spalline sottili con un classico scollo a U e due paia di shorts color jeans chiaro. << Non so quale sia la tua taglia >>, ammise. Retasu le sorrise grata, afferrando la taglia quarantadue degli shorts e la canottiera. << Non ci avevo pensato. Grazie del consiglio, Zakuro. >> Si diresse all'interno di un camerino in disuso.
Quando ebbe finito di rivestirsi raggiunse le altre e realizzò che Ichigo e Minto si erano già cambiate; la prima indossava un vestitino celeste e sandali bianchi, la seconda un completino aderente composto da canottiera e pantaloncini blu abbinato a sandali dello stesso colore. Si accorse che tutte, ad eccezione di Zakuro, la guardavano con aria stranita. << C-che c'è che non va? >> domandò, mentre le sue guance assumevano una gradazione di rosso che avrebbe potuto fare concorrenza ai capelli di Ichigo.
<< Niente! Solo che è praticamente la prima volta che ti vediamo... come dire... >> Minto si rigirò i pollici alla ricerca delle giuste parole.
<< Più svestita! >> la precedette Purin con semplicità, facendo arrossire ulteriormente Retasu. 
<< Stai bene vestita così! >> si affrettò a chiarie Ichigo, sferrando un'occhiata truce prima a Minto e poi a Purin.
Retasu le ringraziò, sperando di abituarsi al più presto a quel tipo di abbigliamento. Abbandonare i jeans lunghi e le maglie accollate era stato necessario, visto che lei e le altre avrebbero dovuto addentrarsi in una piramide.
Una piramide... 
Kisshu era stato inamovibile rifiutandosi di fornire ulteriori spiegazioni alle ragazze: "Sbrigatevi a prendere i vestiti che vi servono e tornate a bordo. Ho parlato fin troppo, tutto il resto che dovete sapere ve lo diranno Pai e Taruto."
Zakuro si diresse verso l'uscita d'emergenza del supermercato, l'unica rimasta agibile. << Torniamo sull'astronave, prima che-
<< Quanto cavolo ci state mettendo!? Avete bisogno di qualcuno che vi faccia compagnia mentre finite di farvi la manicure!? >> sbottò una voce alterata attraverso la ricezione audio delle spille Mew Mew. << Sto arrivando >>, concluse seccata. 
<< Ecco, appunto >>, disse Purin, stringendosi nelle spalle. Zakuro sospirò rassegnata. 
<< Deficiente, stiamo uscendo! >>
<< Ichigo, chiamami un altra volta deficiente e te la faccio pagare! >>
Ichigo sorrise sarcastica, immaginando che Kisshu le fosse di fronte. << Deficiente. >>
Per alcuni secondi attraverso le spille non provenne alcun suono. La pausa ad effetto fu studiata ad arte. 
<< Te la sei cercata, bambolina. >>


 

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Spazio dell'autrice
Ciao ragazze! :) Lo so che questo capitolo è più corto rispetto ai precedenti, ma ho ritenuto opportuno aggiornare oggi, allo scadere dei sette giorni, piuttosto che farvi aspettare un'altra settimana. Qualcosina in più è stato rivelato, ma ora si aggiunge un altro quesito. Cosa deve fare la squadra Mew dentro a una piramide? o.O
Spero che questa storia continui ad appassionarvi e che continuerete a seguirmi. Se mai vi foste annoiate fatemelo presente! Ringrazio ancora chi mi segue, in particolar modo chi ha deciso di far sentire la propria voce commentando per la prima volta (così almeno mi rendo conto che il pulsante per le preferite e le seguite non è stato cliccato per sbaglio :D). Un saluto e alla prossima! ^^




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Capitolo 14
*** 13. The key to the other world ***


The key to the other world









Retasu rimase bloccata davanti all'ingresso della sala comandi. Non si era aspettata di rivederli così presto. 
Purin le passò davanti quasi correndo, poi si bloccò di colpo, come se una forza sconosciuta l'avesse trattenuta sul posto. Taruto la salutò con un debole "ciao", facendo saettare lo sguardo in ogni direzione possibile prima di tornare a lanciarle fugaci occhiate imbarazzate. Due anni prima, probabilmente, Purin gli avrebbe gettato le braccia al collo, ma quel giorno non lo fece. La sua spensieratezza infantile aveva ceduto il posto all'imbarazzo di chi si rivede dopo tanto tempo e scopre di non avere più di fronte un bambino. Taruto era cresciuto. L'attrazione reciproca tra i due impedì ad entrambi di essere spontanei. Purin quasi si nascose dietro a Zakuro, arrossendo vistosamente in un modo che a Retasu ricordò tanto se stessa. Tutto ciò aveva dell'incredibile, ma al tempo stesso le sembrò così... normale. 
<< Ciao... >>
Pai ricambiò il timido saluto della Mew verde con un cenno del capo, distogliendo immediatamente lo sguardo.
<< E' bello rivedervi >>, li accolse Ichigo con aria sorpresa. 
Taruto colse l'occasione per mascherare le proprie emozioni agli occhi di Purin. << Ciao ciao, vecchia befana, vedo che hai cambiato taglio di capelli! >>
<< Ma come ti permetti!? >>
Kisshu gli sferrò uno scapellottò dietro alla nuca, mettendolo a tacere. 
<< Taruto e Pai sono arrivati mentre vi stavate cambiando al centro commerciale >>, spiegò Keiichiro alle ragazze. 
<< E l'avete fatto bene, a giudicare da quello che ve- 
Kisshu non fece in tempo a finire la frase, la voce venata di malizia, che Pai gli sferrò un calcio negli stinchi, lasciandolo solo con se stesso ad imprecare per il dolore. 
Ichigo si picchiò una mano sulla fronte, lasciandosi sfuggire un sospiro d'esasperazione. Kisshu poteva aver letteralmente patito le pene dell'inferno, ma non sarebbe mai cambiato. << Com'è andata l'analisi del territorio? >> chiese poi a Pai e Taruto. 
<< Non abbiamo rilevato tracce di contaminazione degne di essere tenute in considerazione. Un problema in meno >>, fu la concisa dichiarazione di Pai.
<< Ottimo. Adesso ci racconterete quello che sapete? >> Zakuro impostò la propria frase sotto forma di domanda per pura formalità. Dall'occhiata che riservò all'alieno era evidente che si aspettasse una risposta. Pai la fissò di rimando con aria impassibile. << Cosa sapete? >>
<< Praticamente niente >>, dichiarò Ichigo. 
<< Ehy! >> protestò Kisshu indignato. 
<< Abbiamo saputo che due anni fa vi siete risvegliati all'interno di una prigione costruita dai vostri avi, la stessa in cui sono state portate le ragazze. Ecco tutto >>, chiarì Ryou.
Pai si soffermò alcuni istanti ad osservarlo. Quell'umano aveva uno sguardo strano. Era persino diverso da quello che rivolgeva a Kisshu e Taruto e non riusciva a capirne il motivo. << Corretto >>, affermò. 
Sentirlo confermare da Pai rese il tutto ancora più assurdo. Retasu non riusciva a crederci.  << Sapevate in partenza la sorte che vi aspettava... e avete scelto comunque di proteggerci?  >> domandò, fissando l'alieno con un misto di incredulità e un sentimento più intenso che lui non riuscì a decifrare. 
<< Ci siamo schierati contro chi era giusto sconfiggere >>, la corresse, ancora evitando accuratamente di guardarla. 
<< Quella prigione maledetta costituisce un grosso errore, se vi aiutassimo un'altra volta ad eliminare Profondo Blu vi finiremmo nuovamente internati >>, rivelò Kisshu con tono amaro. 
<< Allora la distruggeremo! >> proruppe Ichigo, lo sguardo fiero e i pugni tesi. 
<< Mi pare che noi quattro >>, Minto indicò se stessa, Ichigo, Purin e Zakuro, << abbiamo già contribuito all'opera quando siamo fuggite. Le guardie hanno distrutto una parte del soffitto. >>
<< Non basta >>, replicò Kisshu. << Ma ad ogni modo, noi tre sappiamo già come risolvere il problema. Pai, Taruto, a voi l'onore. >> Si stiracchiò lentamente, cacciando uno sbadiglio, poi planò al posto del pilota e si stravaccò comodamente, dando a tutti le spalle. 
<< E' un vero idiota >>, bisbigliò Taruto all'orecchio del fratello. Pai emise un sospiro rassegnato, le braccia conserte. << Bene, comincerò col dirvi cos'è successo dopo che siamo riusciti a fuggire dalla prigione >>, dichiarò. << Abbiamo trovato un portale: si tratta di una voragine scavata nella roccia, cadervi dentro permette di raggiungere un'altra dimensione. >>
Minto si avvicinò a Retasu. << E' quella in cui sei caduta tu? >>, le bisbigliò. Retasu annuì.
<< Raggiungemmo un campo fiorito circondato da cascate d'acqua perenne. Esplorammo la zona, ne eravamo perfettamente in grado, dal momento che possiamo volare. Capimmo che l'aspetto paradisiaco di quel posto era solo apparente, un'illusione creata per placare la rabbia di chi vi era stato imprigionato. >> Finalmente Pai la guardò negli occhi. Retasu sussultò. << Sto parlando delle anime dei morti. Lei hai viste tu stessa, Mew Retasu. Confermi? >>
<< Sì. >> 
<< Chi le ha condotte in quel limbo vuole servirsene per assorbire un nuovo potere >>, proseguì Taruto. << All'inizio non capivamo di chi potesse trattarsi, ma poi... >> Abbassò la testa, come a voler nascondere la marea di sentimenti che gli stava attraversando il viso, poi proseguì. << Nel campo fiorito è comparsa una sfera d'energia, dalla quale è uscito Profondo Blu. Noi tre ci siamo nascosti dietro alle cascate per non essere visti. >>
<< Le anime dei morti hanno circondato Profondo Blu, cercando di ferirlo, ma senza successo. Essendo tornato al suo stadio originario, ovvero quello di un'ombra, Profondo Blu non poteva e non può essere sfiorato. Abbiamo capito che si stava nascondendo in quel limbo in attesa di recuperare il proprio potere, senza il quale non è in grado di distruggere il pianeta >>, proseguì Pai. << Senza l'acqua cristallo, ha bisogno di una nuova arma. >>
Ryou si parò di fronte a lui, squadrandolo con aria inquisitoria. << Di che arma stai parlando? >>
Pai ricambiò il suo sguardo con freddezza. << L'hai già capito. Le anime dei morti. Una volta che ne avrà trovate due in grado di sostituire il Cavaliere Blu e l'essere umano che dimora in lui, recupererà il suo potere. >>
<< N-non capisco >>, balbettò Ichigo ansiosamente. << Il suo potere è collegato all'acqua cristallo, anche se trovasse due nuovi corpi come farebbe in così poco tempo a-
<< Prima di risvegliarsi Profondo Blu era un'entità separata. Adesso la sua, quella del Cavaliere Blu e del tuo amico coesistono >>, la interruppe Pai. << Non avrà bisogno di attendere ancora una volta millenni per diventare imbattibile. Le due forze vitali che ha assorbito dimorano ancora dentro di lui, gli basterà sostituirle per riacquistare una forma corporea. Il processo sarà immediato, ci resta poco tempo per fermarlo. >>
La fine non è lontana.
Retasu raggelò. Gli occhi di Profondo Blu che la fissavano diabolici si stagliarono nitidi nella sua mente, e per un istante le parve che lui le fosse veramente di fronte. << Ma i frammenti d'acqua cristallo sono nelle nostre mani. Non potrà sconfiggerci tanto facilmente... giusto? >> Cercò una conferma negli occhi di Pai. 
Con sua sorpresa fu Ichigo a risponderle. Aveva un'espressione grave, la voce stanca. << Ricordi cosa successe il giorno in cui si risvegliò? Tu fosti trascinata fino al tempio, come in trance, da un solo frammento. Profondo Blu attira l'acqua cristallo verso di sé come una calamita. Se dovesse riacquistare una forma corporea, tutti i frammenti che abbiamo faticosamente riunito tornerebbero nelle sue mani. >>
<< Esatto, bambolina. E qui entra in gioco il nostro piano. >> Kisshu si riunì al gruppo, planando nella direzione della rossa. << Sapete cosa riuscì a fermare Profondo Blu due anni fa?... Io. >>
<< Andiamo, non dire sciocchezze! >> protestò Minto.<< Metti da parte una buona volta le tue manie di protagonismo. >>
Kisshu le fece segno di no con l'indice, un sorriso astuto sulle labbra. << Quando mi sono frapposto fra Ichigo e il Cavaliere Blu, il frammento d'acqua cristallo che avevo impiantato nel mio corpo ha creato uno scudo che ci ha inglobati tutte e tre al suo interno. Sapete perché? >> Una scintilla di vittoria gli attraversò le iridi dorate. << Anche Profondo Blu contiene un frammento d'acqua cristallo dentro di sé. Ci ho messo un po' a capirlo, ma finalmente ci sono arrivato: il vero potere dell'acqua cristallo si sprigiona tramite l'innesco di forti emozioni. In quel momento di emozioni ne abbiamo provate... rammarico, senso di colpa, odio, speranza, paura di morire... insomma, quello che vi pare. >> Kisshu puntò lo sguardo su un punto imprecisato del pavimento, c'erano molte altre emozioni non dette riflesse nelle sue iridi. Parve che i ricordi l'avessero assorbito e riportato fisicamente indietro nel tempo. Poi, di colpo, tornò ad assumere la sua espressione gongolante. << L'energia del mio frammento si è scontrata con quella del frammento di Profondo Blu. In mezzo a quel casino c'era Ichigo, una Mew Mew... Boom! >> 
Ichigo si sentì le gambe fragili come burro. Aveva bisogno di sedersi. Si diresse verso la scrivania, lasciandosi scivolare sulla sedia. Era vero, lei aveva provato tantissime emozioni. L'energia sprigionatasi da quel contatto era stata così forte che persino il suo fiocco si era rotto. Non le risultò più difficile capire come l'acqua cristallo avesse potuto disgregarsi su tutto il pianeta.
<< Come puoi dire che una parte dell'acqua cristallo si trova nel corpo di Profondo Blu? >> intervenne Keiichiro, l'aria attonita, tuttavia accompagnata da un velo di curiosità tipica degli scienziati. 
<< Facciamo una prova. Se funziona, considera la mia supposizione una certezza. >> Kisshu aprì il palmo della mano destra e tese il braccio verso l'uscita della sala comandi. Una provetta di vetro comparve nel corridoio e lo raggiunse, fermandosi sulla sua mano. << Visto? Grazie al frammento contenuto nel mio corpo ho sviluppato una sorta di magnetismo che mi permette di attirarne altri. >>
Retasu era interdetta. Quella era una delle provette in cui Ryou e Keiichiro avevano sigillato l'acqua cristallo. 
<< Non sono in grado di attirarne un enorme quantitativo, a differenza di Profondo Blu, perciò questo mi porta a pensare che il cristallo che dimora in lui sia una sorta di cristallo madre. >>
<< Devo ammettere che il tuo piano, benché dopo tanto tempo, ha rivelato i suoi frutti >>, ammise Pai. << Sorvolerò sul fatto che hai complottato contro di me per metterlo in atto, se questo è servito a renderti in qualche modo utile. >> 
Kisshu glissò sul sarcarsmo delle sue ultime parole e gli rivolse l'occhiolino, mentre Taruto gli dava il cinque. << Vecchia volpe, hai tenuto nascosta la tua teoria anche a me e Pai solo per goderti l'effetto sorpresa! >> Kisshu gli tirò un pugno sulla spalla. << Non ve l'ho tenuta nascosta, semplicemente l'ho potuta testare solo adesso che c'erano dei frammenti d'acqua cristallo nelle vicinanze. >>
<< Fatela finita. Non siamo a una festa, non ci avete ancora detto che cosa dobbiamo fare >>, sibilò Zakuro con tono perentorio. Ryou, che le era di fianco, fissava i tre alieni con uno sguardo irritato, specchio del suo. 
<< Dobbiamo andare nell'Aldilà ed impedire a Profondo Blu di trovare le due anime che sta cercando >>, le rispose Pai. 
<< Ma hai detto che non può essere toccato! >> protestò Purin con impazienza. 
<< Voi siete le Mew Mew, Ichigo è già riuscita a fermarlo insieme a Kisshu, provocando la dispersione dell'acqua cristallo. Se non potete fermarlo voi, allora non può farlo nessuno >>, replicò Pai. 
<< Lo fermeremo >>, sentenziò Ichigo con fermezza. << Ma prima dobbiamo trovarlo. Parlateci della sfera d'energia dalla quale l'avete visto comparire. Che cos'è? >>
<< Un portale che conduce all'Aldilà, quello vero, non quello illusorio che abbiamo scoperto io, Kisshu e Taruto, non quello in cui è caduta Mew Retasu. >>
<< Io non ci sto capendo più niente! >> sbottò Purin, le mani sulla testa, come se stesse cercando di riordinare i propri pensieri. << Profondo Blu ha imprigionato le anime dei morti in un Aldilà illusorio per assorbirne la forza vitale e ha trovato il passaggio che conduce al vero Aldilà? >>
Pai annuì nella sua direzione. 
<< E a che gli serve farsi delle gite nel vero Aldilà? >> insistette. 
<< A tenere sotto controllo la barriera che ha edificato tra le due dimensioni. Se la barriera crolla, le anime possono raggiungere l'Aldilà. Se le anime raggiungono l'Aldilà, Profondo Blu non può più assorbirle. Tutto chiaro? >>
<< Più o meno... >>, fu la risposta incerta di Purin. 
<< Bene, allora distruggeremo la barriera >>,  fu la semplice constatazione di Ichigo.
<< Profondo Blu ne creerebbe una nuova. >>
<< Allora... >> Ichigo stava perdendo le staffe. << ... sarà la nostra esca per attirare Profondo Blu! Distruggiamo la barriera e sconfiggiamo lui! >>
<< Giusto! >> le diede man forte Purin. << Ehy Kisshu, è per questo che dobbiamo andare nel deserto? Dobbiamo rientrare nella prigione sotterranea e tuffarci nel buco in cui è caduta Retasu? >>
Kisshu scosse la testa. << Non è sicuro raggiungere l'Aldilà tramite la prigione. Dovremmo liberarci dei soldati, spenderemmo energie utili che dobbiamo conservare per la battaglia decisiva. C'è un'altra strada che dobbiamo prendere. >>
<< E quale? >> inveì Ryou. Le uniche due persone che non avevano ancora perso la pazienza erano Retasu e Keiichiro.
Kisshu indicò il monitor del pc. << Questa. >> L'alieno interruppe Ichigo prima che potesse aprire bocca, portandosi l'indice all'altezza delle labbra. << La risposta è racchiusa in quelle che voi chiamate videosfere. Guardiamole adesso, tutte e due. Tutti insieme. >>


 
*****



<< Seriamente. Qualcuno mi colpisca con violenza, ho bisogno di svegliarmi da questo incubo. >> Il sarcasmo di cui erano intrise le parole di Minto non provocò l'ilarità generale, bensì contribuì ad alimentare nella mente di tutti lo shock causato dalla vista di quelle immagini. 
La prima videosfera aveva mostrato loro un deserto, noiose riprese di interminabili dune, identiche fra loro. Poi era comparsa una piramide che era stata ripresa in tutte le angolazioni possibili con una lentezza esasperante, finché l'inquadratura non si era spostata sull'ingresso alle catacombe. Oscurità, rantoli gutturali e affaticati come se provenissero da un altro mondo: questi erano gli unici indizi che la videosfera aveva loro fornito. 
Ma erano state le immagini della seconda videosfera e ciò che i tre alieni avevano rivelato a scombussolarli. Retasu si sentiva persa, confusa e allo stesso tempo meravigliata ed eccitata. Aveva creduto senza indugio alla storia raccontata da Pai, ma il solo pensiero di cimentarsi in una prova così dura la spaventava. 
<< Purtroppo per te, colombella, quello che Pai vi ha appena riferito è la pura verità. Troviamo la tomba del re, la scoperchiamo, prendiamo le quattro chiavi e ce ne andiamo tutti in gita. Capito il riassunto? >> 
<< Sì, razza di troglodita, ma non ho comunque nessunissima intenzione di scoperchiare la tomba di una mummia! >> protestò Minto.
Kisshu ghignò divertito. << Peccato, perché tra tutti noi sei l'unica che può farlo. >> Osservò la ballerina sbiancare, simulando un'espressione grave, finché non fu più in grado di resistere alla tentazione di scoppiare a ridere. Lo fece, tenendo le braccia piegate sotto alla pancia. << Stavo scherzando! Non preoccuparti, alla mummia ci penserò io! >>, dichiarò col fiato mozzo per le risate.
<< Sei uno screanzato! >> replicò Minto, portandosi le mani sui fianchi con aria minacciosa. << Bada bene, non ti conviene prenderti gioco di me, te ne farei pentire. >>
Kisshu in tutta risposta le rivolse un'occhiata maliziosa, come se non si aspettasse altro che il sapore di una sfida. 
<< Perdonatelo, la prigionia l'ha rincitrullito più del solito >>, dichiarò Taruto con ironia. Nessuno però sembrava aver fatto caso a quel rapido scambio di battute. Erano tutti troppo presi dai propri pensieri. 
<< Riassumiamo >>, esordì Ryou con tono fermo. << All'interno di questa piramide è nascosta la tomba di un vostro antenato e noi dobbiamo prendere le quattro chiavi con le quali è stato sepolto. >>
Kisshu puntò l'indice nella sua direzione. << Esattamente, bion-
<< Ryou, se non ti dispiace... Le quattro chiavi servono a rompere i sigilli imposti dai vostri avi in zone diverse del pianeta. Se rompiamo i sigilli, si aprirà un portale che conduce nell'Aldilà. >>
<< Ottimo, hai ascoltato bene la lezione della maestra oggi! >>
Ryou contrasse la mascella, fissando astiosamente l'alieno. Retasu si mise in allarme, conscia che la pazienza stesse ormai abbandonando del tutto il ragazzo. 
<< Non lo provocare, Kisshu. Comportati da adulto. >> Il secco rimprovero di Pai sorprese entrambi. Ryou lo scrutò insistentemente, Retasu gli lanciò occhiate furtive, sorpresa e incuriosita dal gesto che aveva appena compiuto con quelle parole. Forse l'ostilità che aveva avvertito tra Ryou e Pai era solo apparente, si disse, forse se l'era solo immaginata.
<< Rompendo i sigilli, inoltre, non correrete più il rischio di essere materializzati nella prigione, perché lo spirito dei vostri avi perderà il potere per farlo >>, continuò Keiichiro. << Giusto? >>
Taruto annuì nella sua direzione.
<< I quattro sigilli devono essere spezzati contemporaneamente. Questo significa che se dovessimo trovarci in difficoltà dovremmo vedercela da soli, perché non potremo contare sull'aiuto dell'intera squadra >>, sentenziò Ryou, una ruga di tensione sulla fronte. 
<< Un rischio che dobbiamo compiere. >> Ichigo lo guardò dritto negli occhi, sfidandolo a contraddirla. Non era stata lei a scegliere il suo destino, ma se quella era l'unica strada che poteva percorrere per salvare Masaya e il pianeta l'avrebbe intrapresa ad ogni costo. << Ragazze, siete con me? >>
Un cenno d'assenso da parte delle quattro Mew Mew impedì a Ryou di protestare. Lui e Keiichiro avevano già provato a fermarle quando gli alieni le avevano rapite, ma non ne erano stati in grado. Farle desistere da quell'impresa sarebbe stato impossibile. 
<< E va bene >>, si arrese Ryou, omettendo le sue intenzioni. 
Volete fare di testa vostra? Bene, io farò altrettanto. 
<< L'operazione di recupero delle chiavi dovrà essere più rapida possibile. L'esercito non è conoscenza della loro esistenza e del loro utilizzo, tuttavia se dovesse localizzare la nostra presenza all'interno della piramide, subiremmo un attacco. Non abbiamo tempo da perdere, perciò ci divideremo in due gruppi da quattro e non appena le avremo trovate ci smaterializzeremo. Intesi? >>  
Retasu si concesse la libertà di osservare Pai più attentamente. Attraverso la sua maschera di freddezza e serietà percepì una stanchezza di fondo che aveva intravisto anche in Kisshu e Taruto. Nessuno di loro aveva passato due anni felici. Ma adesso, forse, collaborando tutti insieme, avrebbero potuto porre fine a quella maledetta guerra.
<< Bene, dal momento che siamo tutti d'accordo, direi che è giunto il momento di partire. Ci smaterializzeremo direttamente nei pressi della piramide >>, dichiarò Pai. 
Ichigo e Purin si avvicinarono a Kisshu, afferrandogli la mano. Quest'ultima tenne nervosamente gli occhi fissi a terra, evitando di incrociare quelli di Taruto anche solo per sbaglio. Kisshu rivolse un sorrisino provocatorio al fratellastro più piccolo, che aveva assunto un'espressione stupita e dispiaciuta, stuzzicandolo a riprendersi la sua Mew Mew preferita. Tuttavia Taruto rimase a guardarla silenziosamente, l'aria mesta, accorgendosi a malapena che Minto e Zakuro gli avevano afferrato la mano. 
Retasu si avvicinò timidamente a Pai, pregando che nessuno si accorgesse del rossore diffusosi sulle sue guance. L'alieno indugiò sulla sua figura e ciò non l'aiutò a sbollire l'imbarazzo, bensì la indusse a pensare che stesse mentalmente criticando il suo aspetto. Reprimendo l'impulso di fuggire in cabina come una scolaretta impanicata,  Retasu trattenne il respiro nella speranza di riacquistare un colorito facciale più normale e appoggiò il palmo della mano sul dorso freddo della sua. Subito le sembrò di andare a fuoco, ma ben presto a quella forte percezione sensoriale si sostituì il senso di nausea allo stomaco provocato dalla smaterializzazione. 
L'ultima suono che udì prima di abbandonare l'astronave fu la voce di Keiichiro distante come un'eco. 
State attente, ragazze.


 
*****



Retasu si scostò velocemente da Pai, respirando a pieni polmoni per eliminare il senso di nausea. L'aria calda premeva sulla sue pelle come un pesante cappotto di pelliccia, facilitandola ben poco. 
<< Ouch... mi gira la testa >>, sentì borbottare da Purin, che effettivamente si stava massaggiando le tempie. 
<< Ti passerà, vedrai >>, le fece presente Kisshu. << Allora... io, Taruto, Ichigo e Purin entreremo dall'ingresso alto. Pai e le altre bamboline dall'ingresso principale. Intesi? >> 
La piramide di Chefren si ergeva maestosa di fronte a loro, la sua punta pareva fendere il cielo terso del pomeriggio inoltrato. Retasu rimase incantata per alcuni secondi a fissarla prima di rispondere a Kisshu con un cenno d'assenso. 
Pai si dirsse verso l'ingresso posto ai loro piedi, seguito da Retasu, Minto e Zakuro. << Tenete occhi e orecchie ben aperti >>, si raccomandò con gli altri prima di addentrarsi nella discenderia.
Mano a mano che scendevano l'oscurità si fece più fitta e l'aria divenne più pesante. 
<< Non posso credere di esserci venuta davvero >>, mormorò Minto, stando alle costole di Zakuro. 
<< Arrivati in fondo saremo nella camera funeraria. Non ci vorrà molto >>, sentenziò Pai, leggermente seccato. 
Retasu lo precedeva sugli scalini, facendo attenzione a non sfiorarlo minimamente. << Dove avete trovato le videosfere che mi hanno consegnato Kisshu e Taruto? >>, domandò per distrarlo dalle lamentele di Minto. 
<< Nell'Aldilà, nei pressi delle cascate >>, rivelò Pai. << L'acqua rappresenta l'origine della vita, ne è sua fonte e garante. Le videosfere si formano attraverso di essa e ci mostrano oggetti e luoghi in cui è possibile individuare un'alta concentrazione di potere: i cristalli, la piramide in cui ci troviamo in questo preciso momento e l'Aldilà dove sono imprigionate le anime. Le videosfere non sono altro che messaggere, io le definirei più appropriatamente trasmettitori. >>
<< Devo ammettere che sono sorpresa >>, disse Zakuro. << Credevo che le supposizioni degli storici fossero frutto della fantasia umana. Invece... >>
Se Pai non si fosse trovato di spalle alle ragazze per loro sarebbe stato possibile scorgere il lieve sorriso che gli incurvò le labbra a quelle parole. 
<< Le piramidi sono opera vostra >>, fu l'ineluttabile conclusione di Zakuro. << Dopo tutto questo tempo sono ancora qui a testimoniarlo. >>
<< Dopo tutto questo tempo >>, le fece eco Pai. << Siamo arrivati in fondo. >>
<< Come definirebbe tutto questo Ryou? >> Minto ci pensò su per alcuni secondi. << Creepy >>, sentenziò infine.
La camera funeraria era stata scavata nella pietra, aveva le pareti incrostate e il soffitto a due spioventi. Pai si diresse verso il sarcofago e lo sfiorò con le dita, era privo di iscrizioni e spezzato. << Il corpo non c'è. >> Pai strinse le labbra in una linea sottilissima. << Opera dei ladri. >> L'asprezza di quelle parole fece vergognare Retasu di essere umana per la prima volta in tutta la sua vita. << In ogni caso, quei farabutti non hanno preso il corpo del re Chefren. I miei antenati hanno avuto particolare riguardo sulla sua sepoltura. >> Pai posò entrambe le mani sul freddo granito del sarcofago, chiuse gli occhi e iniziò a recitare una formula nella sua lingua. Il sarcofago vibrò, s'illuminò e non appena Pai si allontanò si sollevò. Retasu osservò attonita il secondo sarcofago materializzatosi sotto il primo. Era interamente dorato, intarsiato da decorazioni floreali e geroglifici. 
<< Abbiamo trovato quello che stavamo cercando. >>
<< Oh cielo... >>, si lasciò sfuggire Retasu, mentre il sarcofago di granito si dissolveva in minuscoli granelli di polvere. 
<< Consideratela una precauzione contro i saccheggi >>, si limitò ad informarle Pai. << Questa è la vera tomba del re Chefren. Avvisate gli altri. >>
Mentre Zakuro si metteva in contatto con Ichigo, Pai riprese a pronunciare formule. La lingua che stava parlando era simile al greco, musicale e cadenzata. 
Il sarcofago si aprì di colpo con uno schiocco secco. Minto si coprì gli occhi con le dita per non guardare. 
<< Tenetevi pronte a tutto. >>
Retasu trattenne il respiro, la testa voltata verso la parete, mentre le parole di Pai rimbombavano nella sua testa. << C-cosa vuoi dire? >>
<< Prelevare queste chiavi potrebbe comportare conseguenze spiacevoli. >>
<< Non vorrai dire che verremo trafitti dalle frecce come nei film americani, vero? >> si affrettò a chiedere Minto.
<< Può essere. >>
<< Sarà meglio trasformarsi... >>, mormorò Minto a voce bassissima. In quel momento Kisshu e Taruto si materializzarono alle sue spalle assieme a Purin e Ichigo, quest'ultima con la coda e le orecchie arruffate e il viso cinereo, segni evidenti che non fosse propriamente felice di stare lì. 
<< Allora? >> domandò Kisshu. << Oh, re Chefren ha ancora una bella cera! >> sbottò osservando la mummia. 
<< Oh mamma, che SCHIFO! >> strillò Ichigo voltandosi di scatto, i peli dritti per il disgusto. 
<< Bada a come parli, vecchia befana, re Chefren è stato un grande sovrano! >> la rimproverò Taruto.
<< Appunto, è stato! Ora non è altro che un'orribile mummia che avrei preferito non vedere! >> replicò la ragazza con voce stridula. 
<< Smettetela voi due! >> li rimbrottò Pai con tono imperioso. Attese che Retasu, Minto e Zakuro si fossero trasformate, poi si rivolse a Kisshu. << Sei in grado di attirare le chiavi verso di te? >>
Kisshu sollevò il pollice in alto. << Guarda e stupisciti! >>
<< Restate in guardia >>, intimò Pai a tutti, soffermandosi per una frazione di secondo in più su Retasu. Alla ragazza quel lasso di tempo parve interminabile, una morsa le strinse lo stomaco alla vista del lampo di preoccupazione riflesso in quegli occhi d'ametista. Se l'era solo immaginato o Pai aveva davvero paura che le potesse succedere qualcosa? Lo osservò incuriosita mentre le si avvicinava e a quel punto seppe che non se l'era solo immaginato. 
<< Al mio tre prendo queste maledette chiavi >>, dichiarò Kisshu. << Uno... due... tre. >>



 
*****










 
Spazio dell'autrice
Ciao ragazze! :) Questo capitolo sancisce l'alleanza tra la squadra Mew e il trio degli alieni. Una serie di informazioni sono state rivelate, altre no :P Le ragazze sanno già cosa devono fare dopo aver recuperato le chiavi, ma voi no :P Lo scoprirete nel prossimo capitolo, visto che non mi piace rivelare tutto subito. Chissà se la mia idea vi piacerà :)
Vi anticipo che Ryou ha in mente una pazzia, forse qualcosa di inaspettato per voi. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Se avete dei dubbi su alcune cose non esitate a chiedermelo, risponderò a qualunque vostra domanda! Se volete realizzerò un riassunto dei capitoli precedenti da inserire all'inizio del capitolo successivo :)
Purtroppo non riuscirò ad aggiornare per Natale, perché la prossima settimana non potrò accedere ad internet tramite pc. Mi dispiace, ma non appena mi sarà possibile pubblicare il prossimo capitolo lo farò :)
Un bacione a tutte!

 

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Capitolo 15
*** 14. I'll take care of her ***


I'll take care of her











Niente.
Retasu, che aveva trattenuto il respiro durante il conto alla rovescia di Kisshu, fissò stralunata il mazzo di chiavi lucenti che quest'ultimo stringeva tra le dita.
Non era successo assolutamente niente
Doveva tirare un sospiro di sollievo o preoccuparsi ulteriormente? Il silenzio immutato e la calma piatta che aleggiavano in quella tomba erano più inquietanti di quanto lo sarebbe stato lo scatto improvviso di una trappola.
<< Quindi? >> esordì Ichigo, nella voce una nota di sorpresa e sconcerto. 
Kisshu si strinse nelle spalle. << Quindi ce ne andiamo. >>
Retasu cercò gli occhi di Pai e li scoprì fissi sulla mummia. Capì che il suo presentimento era condiviso quando notò la ruga di perplessità che gli solcava la fronte. 
<< Usciamo da qui. >> 
Fu colta impreparata alla sua improvvisa stretta di mano. Sentì le dita fredde di lui intrecciarsi alle sue con forza, sino a lasciarla senza respiro.  
Quando la sensazione di nausea comportata dal teletrasporto la investì, Retasu chiuse gli occhi e attese che i suoi piedi avvertissero nuovamente il contatto col suolo, prima di mollare la presa sulla sua mano. 
Erano usciti dalla piramide. 
<< E' stata una passeggiata! Pai, Kisshu, potevate benissimo andare da soli a prendere quelle chiavi >>, dichiarò Taruto, incrociando le braccia dietro alla nuca. 
Kisshu scosse la testa. << Non dire così, se le bamboline non fossero venute con noi non avremmo avuto il piacere di osservarle mezze svestite. >>
Le proteste di Ichigo e Minto a quell'allusione non furono udite minimamente da Retasu e Zakuro, la cui attenzione era catalizzata su Pai. L'alieno era serio come al solito, ma c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi; fissava la piramide con una tale concentrazione e una tale insistenza da indurre Retasu a credere che nemmeno un balletto improvvisato da parte di Kisshu avrebbe potuto distoglierlo da quella contemplazione. 
<< Cosa c'è? >> 
Pai non rispose a Zakuro, parve quasi che non l'avesse nemmeno sentita. Retasu scambio una rapida occhiata con lei, chiedendosi se l'assenza di pericolo all'interno della piramide non avrebbe significato altro che l'arrivo di una catastrofe naturale al suo esterno.
Forse era solo paranoica -e ne avrebbe avuto anche il diritto, considerato tutto ciò che aveva visto e dovuto affrontare prima ancora di compiere diciassette anni-, o forse era semplicemente stanca di vivere in quel clima di pericolo perenne, a tal punto da temere qualunque nuova minaccia. 


 
*****



<< Prima missione riuscita. >> Kisshu si rigirò il mazzo di chiavi di re Chefren tra le dita con aria compiaciuta, per essere certo che il biondino le vedesse. Keiichiro le fissava con occhio clinico, l'aria di chi avrebbe voluto strappargliele di mano, tentazione frenata unicamente dalla necessità di mantenere un certo decoro di fronte a tutti i presenti. 
Ryou guardò Kisshu gelidamente, assicurandosi che quest'ultimo si accertasse della mancanza di gratitudine che gli stava manifestando, prima di rivolgersi alle ragazze.
<< Avete deciso in quali gruppi vi dividerete? >>
Prima che una di loro potesse rispondergli, Kisshu s'intromise con fare petulante per il puro piacere di infastidirlo. <<  Prima dobbiamo verificare le loro abilità in combattimento, poi potremo decidere le squadre. >>
Ryou lo ignorò deliberatamente e si rivolse a Taruto. << Qual'è la nostra prossima meta? >>
Il giovane alieno ricambiò il suo sguardo con aria leggermente stupita, forse non aspettandosi di venire interpellato al posto di Pai, poi gli rispose. << Dipende dai gruppi che formeremo. Io, Pai e Kisshu staremo con una delle ragazze, in modo da poterci teletrasportare subito sull'astronave, una volta usciti dal tempio; ma un gruppo sarà inevitabilmente formato da due ragazze, perciò questo deve necessariamente essere l'ultimo ad essere portato a destinazione, in modo che tu e Keiichiro possiate aspettarlo fuori e farlo salire sull'astronave... Il problema è che, senza avere ancora formato i gruppi e deciso quale tempio assegnargli, non sappiamo quale toccherà al gruppo delle ragazze. >>
<< Se ho capito bene >>, s'inserì Keiichiro, << non possiamo muoverci finché non avrete deciso il gruppo formato esclusivamente dalle ragazze. >>
<< Esatto. >>
<< Combatteremo fra di noi nella sala d'allenamento, in modo da poter stabilire i gruppi più equilibrati >>, sentenziò Pai. << Fatto ciò, ci riposeremo prima di partire, in vista della battaglia che ci attende. Intesi? >> 
Retasu si sentiva la testa pesante di preoccupazione e stanchezza. Gli avvenimenti degli ultimi giorni si stavano susseguendo ad una velocità tale da lasciarle la sensazione di essere rimasta indietro. Non era ancora riuscita a realizzare pienamente ciò che l'aspettava, le parole di Pai che le rimbombavano nella mente. 
"Le chiavi di re Chefren costituiscono dei sigilli per l'Aldilà. I sigilli sono quattro e corrispondono agli elementi primari: acqua, fuoco, terra e aria; devono essere spezzati contemporaneamente e sono situati all'interno di quelli che voi chiamate patrimoni culturali, ovvero gli edifici costruiti secoli fa dai nostri antenati: Stonehenge, la piramide dell'Indovino, la piramide Rossa e l'Isola di Pasqua. 
Non fate quelle facce... credevate davvero che le statue dei Maori, l'archittetonica costruzione di Stonehenge e la precisione geometrica delle piramidi potessero essere opera vostra? 
Bene... riprendervi dallo shock di questa ovvia scoperta è una questione che risolverete per conto vostro, non abbiamo tempo da perdere in inutili chiacchiere. 
La videosfera ci ha mostrato chiaramente i luoghi che vi ho nominato. Rubare le chiavi dalla tomba di re Chefren risveglierà i quattro guardiani, che ovviamente saranno lì ad aspettarci per impedirci di spezzare i sigilli. Originariamente, i guardiani venivano chiamati Chaos ed erano venerati dai miei antenati, in quanto governatori del regno dei morti. Sì, nei vostri libri di testo vengono definiti Dei. 
Di nuovo, non fate quelle facce. Noi otto siamo esseri fuori dal comune, dotati di abilità sovrannaturali. Possiamo affrontare i quattro Chaos senza considerarla una battaglia persa in partenza."

<< Retasu, andiamo? >>
La ragazza sbatté le palpebre, trovandosi il volto di Purin a pochi centimetri dal suo. << A che cosa stai pensando? >>
<< A niente >>, si affrettò a replicare. Avvertì su di sé lo sguardo di un'altra persona. Il suo corpo rispose a quell'istintiva percezione facendola avvampare, Ryou era sempre stato in grado di bruciarla. Retasu gli rivolse un mezzo sorriso impacciato, dandogli immediatamente le spalle e seguendo gli altri verso le cabine. 
Se non avesse avuto come pensiero costante l'immagine di una bestia leggendaria con la quale avrebbe presto dovuto fare i conti, si sarebbe concessa di ascoltare i battiti del suo cuore, l'accelerare del suo respiro al ricordo di un bacio mai avvenuto, ma quasi sfiorato, la fitta allo stomaco che le stava togliendo il fiato. Ma Retasu doveva pensare alla guerra, la sua umanità era stata sottomessa a quella priorità, e con essa, tutte le emozioni che un'adolescente meritava di vivere. Non doveva ascoltare se stessa, ma le esigenze di un'intero pianeta. 
Non poteva pensare a Ryou. Non poteva stare lì a chiedersi cosa gli stesse passando per la testa, perché i suoi occhi l'avessero guardata in quel modo, in quel modo così... Non la sapeva nemmeno lei.
Era stato solo un attimo di debolezza. L'affiorare di un desiderio inconscio. Ryou aveva casualmente incrociato i suoi occhi. Quello sguardo diverso dal solito era stato unicamente frutto della sua immaginazione.


 
*****



Pai aveva l'animo di un soldato, l'aspetto di un soldato, le abitudini di un soldato. Dormire più di cinque ore al giorno non rientrava nelle sue abitudini, i suoi sensi perennemente in allerta avevano anticipato la sveglia prima che suonasse lo scoccare delle sei in punto. 
Si passò una mano tra i capelli arruffati per scostarli dalla fronte e si sgranchì le braccia. Kisshu dormiva con la bocca aperta, le gambe divaricate sul futon in un'angolazione anatomicamente discutibile. Russava come un dannato. Pai si rivestì rapidamente e lo fissò con aria perplessa. Come ci si poteva stravaccare in quel modo? Kisshu aveva una corporatura sottile, eppure occupava tutto lo spazio disponibile del futon. Nemmeno un gatto sarebbe riuscito a ritagliarsi un angolino in cui dormirci.
Taruto, contrariamente a Kisshu, aveva il sonno leggero. Era un bambino quando tutto era iniziato, era cresciuto in mezzo alla guerra, ciò che aveva visto e patito aveva condizionato il suo sonno, costellandolo di sogni articolati ed insidiosi che lo facevano rigirare di continuo tra le coperte. Pai gli passò davanti senza fare rumore, tuttavia nel lanciargli un'occhiata indagatoria si accorse che aveva un'espressione serena in volto. Proprio mentre azionò il portello che conduceva fuori dalla stanza, udì un flebile suono fuoriuscire dalle sue labbra, appena percepibile. Qualcosa che gli parve simile a "Purin". Con espressione mesta uscì dalla stanza, senza accorgersi dell'involontario sorriso che gli aveva increspato le labbra. 
Quando raggiunse la sala ristoro si stupì nel non trovarla deserta. 
Mattiniera, questa umana.
La donna era di spalle, appoggiata al bancone, i capelli legati in una lunga e folta treccia verde. Pai avvertì un guizzo all'altezza dello stomaco e subito si adoperò per frenarlo. Mantieni il controllo, si ripeté meccanicamente.
Ma quella donna non era colei che si aspettava. Quando si voltò a guardarlo, Pai si accorse che quel viso era più sottile del suo, che quegli occhi verdi, certamente dolci e buoni, non erano vividi come i suoi,  che quello sguardo rifletteva un'innocenza sbiadita dalla maturità, diversamente da quello ingenuo di lei.
<< Tu devi essere Pai. >>
L'alieno si riscosse dalla sua analisi visiva, facendole un lieve cenno col capo. Il tono di voce della donna era mite come il suo, ma meno limpido. 
<< E lei deve essere la madre di Mew Retasu. >>
Lei sorrise in un modo strano, come a voler apparire divertita da quella constatazione, eppure nel modo in cui piegò le labbra sembrò addirittura infastidita. << Solo di Retasu. Sono la madre solo di Retasu >>, precisò. 
Pai trattenne il fiato. Nemmeno lui stesso seppe spiegarsi il perché, eppure quella frase fece sì che si sentisse investire da un'ondata di malinconia. Profonda, spinosa, incollata a lui come se fosse divenuta inscindibile dal suo essere. Sentiva lo sguardo della donna su di sé. Era insistente, ma non in modo fastidioso, bensì curioso, come il suo
Ecco da chi ha preso il modo di fissare, quella ragazzina...
Sentì lo strano impulso di sorridere. Lo respinse. 
<< Sei un tipo mattiniero, vedo. >>
Pai si riscoprì intento a cercare altre differenze tra la madre e la figlia. Notò che anche nel modo di stare di fronte a qualcuno erano diverse, Mew Retasu solitamente si irrigidiva, come a volersi proteggere da lui, la madre invece gli appariva più rilassata e disinvolta. 
Perché non aveva paura di lui?
<< Anche lei, vedo. >>
Questa volta la sentì ridere con aria puramente divertita. << Oh, non darmi del lei >>, lo pregò.
Pai non riuscì a capire cosa ci fosse di tanto comico. << Per la mia gente è usanza comune dare del lei ad un adulto, anche ai propri genitori. >>
Il sorriso sul volto della donna sfumò lentamente, le sue labbra si strinsero in una linea contratta. << E i tuoi genitori adesso dove sono? >>
<< Sono morti. >>
<< ... Ti chiedo scusa per l'invadenza. >> 
Gli parve sinceramente mortificata. 
Perché?, si chiese. Cosa gliene poteva importare ad un'umana della morte dei suoi genitori, quando per colpa della sua razza, della razza"aliena", era costretta a vivere sigillata su un'astronave?
Quella donna lo induceva a scervellarsi proprio come faceva sua figlia. Distolse lo sguardo, come a voler cancellare quella conversazione dalla memoria di entrambi. 
<< Pai... >> Sentì la donna esitare, mentre lui si dirigeva dietro al bancone alla ricerca di cibo. << Dovresti riposare di più, in vista della missione che ti attende. >>
Come si permetteva?
L'alieno puntò istantaneamente le sue iridi fredde su di lei. << Cosa la induce a preoccuparsi per me? >>, le chiese, ostinandosi a darle del "lei".
La donna gli sorrise serenamente, per nulla scalfita dal tono glaciale della sua voce. Così simile alla figlia. << Perché sei buono, Pai. Lo leggo nei tuoi occhi. >>
Ma cosa...? Evidentemente le lenti dei suoi occhiali sono difettose.
Non si era accorto di essersi distolto dalle sue intenzioni. Rimprovendosi mentalmente per quella distrazione, aprì il frigo contenente l'acqua. << Ho ucciso la mia stessa gente. Volevo uccidere anche sua figlia. Non sono buono. >>
<< Ma non l'hai fatto, anzi, l'hai salvata. Per ben due volte >>, lo corresse lei prontamente, << ... e se hai ucciso per legittima difesa, non puoi essere riconosciuto come un mostro. >>
Pai rimase bloccato col braccio a mezz'aria, il collo della bottiglia inclinato verso il bicchiere posto sul bancone. 
Le donne coi capelli verdi avevano la tendenza a rivestirlo di un buonismo che non gli apparteneva, lo facevano con un'ostinazione quasi veemente. 
Perché?
Non doveva importargli. 
<< Sei sempre così serio. >>
Non fu una domanda, bensì una constatazione. Quella donna gli stava parlando per la prima volta da cinque minuti scarsi e aveva la presunzione di giudicarlo. 
Assurdo.
<< Non credo affatto che si tratti di uno scudo per mascherare la timidezza, non mi sembri proprio il tipo. Semplicemente non ti piace conversare, sbaglio? >>
<< No. >> Le rispose lui, forse più prontamente di quanto avrebbe voluto fare. 
La sentì ridere. << Ho capito, ti lascio in pace. Ci tenevo solo a dirti che se mia figlia sarà con te, quando andrete là fuori, mi sentirò quasi... tranquilla. Di questo te ne sono riconoscente. >> La donna unì le mani in grembo e gli fece un profondo inchino. 
Pai aveva la gola secca. Restò a guardarla in silenzio, confuso e sconvolto di fronte a quel gesto tanto inaspettato quanto significativo. L'inchino aveva una valenza simbolica per lui. Si accorse che la donna si stava dirigendo verso le cabine e prima che potesse realizzarlo, le parole gli uscirono di bocca. << Come mai anche lei è sveglia così presto? >>
Lei si arrestò sul finire della sua frase. Gli rimase di spalle, celandogli il sorriso che le aveva solcato le labbra. << Non ho molti motivi per essere stanca, Pai. Sono sempre la prima a svegliarmi su questa astronave, voglio fare in modo che quando gli altri si sveglino possano trovare la colazione pronta, o semplicemente qualcuno con cui parlare. Voglio essere utile anch'io, a modo mio. >>
<< Kisshu lo apprezzerà sentitamente, odia prepararsi la colazione >>, si lasciò sfuggire, non sapendo ancora spiegarsi il perché stesse continuando a parlarle, non accorgendosi di averle detto quelle parole perché voleva che restasse. 
<< In questo caso, non avrai nulla in contrario se mi metto all'opera. >>
Pai denegò col capo. Si librò dall'estremità opposta del bancone e si sedette su uno sgabello. Rimase due ore intere a guardare quella donna mentre cucinava, in silenzio, offrendole e ricevendo in cambio una compagnia discreta, finché Mew Zakuro e Mew Minto non li raggiunsero. 
Ben presto si svegliarono tutti, eccezione fatta per Kisshu e Ichigo. Destare questi ultimi due dai loro sogni fu un'impresa ardua. 


 
*****



La tensione per l'imminente viaggio era stata smorzata dal comico battibecco avvenuto tra Ichigo e Taruto. La sera precedente, finiti gli allenamenti e stabilite le squadre, entrambi si erano forse sentiti troppo stanchi per protestare, e si erano andati a coricare. Ma quel mattino, realizzando che la decisione presa da Pai e Kisshu non era stata il frutto di un incubo, avevano iniziato ad inveire. Insulti coloriti erano volati da una parete all'altra dell'astronave, inframmezzati da sospiri rabbiosi da parte dell'uno e risatine isteriche da parte dell'altra. 
<< Chi da gli ordini? Sono io la leader! >>
Retasu doveva ammettere che quell'Ichigo brontolona, per quanto stesse irritando gli altri, era lungamente preferibile a quell'ombra di se stessa che la ragazza si era portata dietro negli ultimi tempi. Vederla strillare inviperita nella direzione di Kisshu, Pai e Taruto, anziché fredda e distaccata, era sintomo della sua ripresa. 
<< Giusto, per qualche strano e sorprendente disegno che regola questo Pianeta...Ciò nonostante il tuo cervello non è sufficientemente capace di prendere una decisione così importante. >>
<< KISSHU! Ritira subito quello che hai detto! Io non vado da nessuna parte assieme a questo nanerottolo! >>
<< Come mi hai chiamato!? Vecchia befana, ma se sono diventato più alto di te! E poi sai quanto fa piacere a me l'idea di averti come unica alleata! >>
<< Che cosa vorresti insinuare, nanetto? Dovresti solo ritenerti fortunato! Sono io la vittima di questa tragedia! >>
<< Ah, tu saresti la vitti-
<< SILENZIO! >>
La voce potente di Pai, furente e imperiosa, fece raggelare tutti quanti. << Ci terrei a precisare che questo non è un gioco. La riuscita della missione è nell'interesse collettivo. Umani, alieni, tutti noi dobbiamo collaborare per portarla a termine. I piagnistei e le proteste non sono tollerabili. >>
Ichigo strinse i pugni e replicò duramente a quell'affermazione. << Tu e Kisshu vi siete designati giudici universali senza averne alcun diritto. Dal momento che la missione è di tale importanza, la collaborazione reciproca diventa indispensabile. >> Incrociando le braccia al petto, sostenne il suo sguardo fieramente. << Io non condivido la vostra scelta. >>
Kisshu le passò coraggiosamente un braccio attorno alle spalle, benché fosse sconsigliabile nello stato attuale in cui si trovava la ragazza. << Guarda che la scelta delle squadre è stata discussa anche con i tuoi amichetti scienziati, in separata sede. Anche loro hanno concordato su di e Taruto. >>
<< Che cosa!? >>, sbottarono i due all'unisono. 
<< Miseria ladra... >> Pai si picchiò una mano sulla fronte, con aria esasperata. Retasu non riuscì a trattenersi dall'impulso di ridere, del resto in mezzo a quel marasma di lamentele che volavano da tutte le parti nessuno se ne accorse. 
<< Kisshu ha ragione. Mi dispiace, Ichigo, ma anch'io e Ryou riteniamo che assegnarti in coppia a Taruto sia la soluzione migliore per entrambi e per le altre squadre >>, ammise Keiichiro. 
Ryou, a seguito di quella rivelazione, sospirò con gli occhi rivolti al soffitto, in segno di una muta richiesta di pietà ad un'entità superiore. La richiesta non venne ascoltata. Ichigo cominciò a protestare con lui e Keiichiro con un'ostinazione tale che per un attimo i due scienziati furono sfiorati dal pensiero comune di imbavagliarla. 
<< Ichigo, sei agile, scattante, e sei in grado di richiamare il potere della luce >>, tentò Pai con tono sorprendentemente pacato, << Taruto, sei astuto, conosci la formula che permette l'ingresso nel tempio e sei in grado di controllare le piante: siete i migliori per affrontare il Chaos della Terra. Voi due potete contrastarlo e raggirarlo, cosa che nessuno di noi potrebbe fare al posto vostro. >>
<< E vorrei aggiungere >>, s'inserì Kisshu con espressione melodrammatica, << che anche noi sei potremmo avere da ridire sulla scelta delle squadre, ma non lo facciamo, perché a differenza vostra siamo maturi. Perciò non vi lamenta- 
Ichigo gli tirò un pugno sulla nuca. << Non parlarmi di maturità, sei l'ultimo idiota che ha voce in capitolo! >>
Kisshu si massaggiò la zona lesa, imprecando. 
<< A volte ho come l'impressione di essere finita in un circo di babbuini balbettanti >>, sospirò Minto in direzione di una rassegnata Zakuro. 
<< Non è un'impressione del tutto sbagliata, io sono una scimmietta! >>, precisò Purin con un ampio sorriso, come sorda all'intera sequela di insulti e imprecazioni dilaganti. 
<< Ecco, appunto... >>, sibilò la Mew azzurra amaramente. 
Retasu rise a quello scambio di battute. L'ilarità della situazione era indiscutibile, eppure sentiva che c'era un motivo più profondo che la spingeva a ridere. Retasu ne aveva bisogno. Ridere era un modo per alleggerire la tensione che l'avviluppava, un'illusione lenitiva per la paura, un modo per non pensare e lasciarsi sopraffarre dai propri dubbi. 
Si accorse che qualcuno la stava osservando. Quel qualcuno, benché pensasse di sembrare discreto, ignorava che la calamità del suo sguardo era percettibile alla diretta interessata con una tale intensità da rendergli impossibile non essere notato. Retasu rispondeva a quel richiamo involontariamente e, senza che potesse evitarlo, si ritrovava a guardarlo negli occhi. Come accadde in quel preciso momento.
Ryou le sorrise. Lei sentì lo stomaco contorcersi. Col fiato corto ricambiò quel sorriso, percependo in esso la presenza di un messaggio silenzioso. Un messaggio che il mittente stesso, probabilmente, non era ancora riuscito a decifrare. 
Di nuovo. Di nuovo la sensazione che stia cercando di dirmi qualcosa. Perché sento che quello che ha da dirmi non mi piacerà?
<< E va bene, avete vinto voi. >>
Retasu fece saettare gli occhi su Ichigo, stralunata. 
<< Taruto, anche tu sei daccordo? >> frecciò Pai in direzione di quest'ultimo, il tono di chi non avrebbe accettato una risposta negativa. 
<< Sì, sì... consegnatemi questa stramaledetta chiave. >>
A quanto pareva Pai e Kisshu erano riusciti ad arginare la discussione in qualche oscuro modo. Kisshu porse a Taruto il sigillo della terra e quest'ultimo lo afferrò con aria infastidita. 
<< Ti avverto, esigo una cosa da parte tua >>, esordì Ichigo in direzione del suo improbabile alleato. 
Taruto si infiammò immediatamente, fissandola con occhi furenti. << Non osare dettare condizioni! >>
<< Invece le detto eccome! >> berciò lei. << Fammi il favore di non rivolgermi la parola, quando ci troveremo all'interno del tempio. Ti è chiaro il concetto? >>
<< A me è chiaro che tra dieci minuti saremo arrivati a destinazione. Fossi in voi impiegherei il poco, prezioso tempo che vi rimane per socializzare. Coraggio!  >> Kisshu allargò le braccia in un plateale gesto di incoraggiamento. 
<< Va a farti fottere. >>
Il commento tempestivo di Taruto non lasciò spazio per ulteriori incitazioni. 
<< Capisco... >>


 
*****



Pai scese dall'astronave insieme a loro per applicare un campo d'occultamento attorno alla costruzione litica. 
Ichigo e Taruto rimasero a fissarsi in cagnesco per tutta la durata dell'operazione, l'aria di chi riteneva che la vita fosse ingiusta. Pai fu sollevato all'idea che entrambi non portassero più i codini, almeno non si sarebbero presi a capelli. 
<< Ho finito, adesso nessuno potrà rilevare la vostra presenza. Ci salutiamo qui. >>
Ichigo lo fissò come se gli avesse dato una botta in testa. << Tutto quello che vedo davanti a me è un'ammasso di pietre enormi disposte a cerchio. >>
<< Ammasso di pietre? Sentila... sentila! >> sbottò Taruto con occhi imploranti, il dito puntato contro la ragazza. << Come posso sopportare l'ingombrante presenza di un essere tanto stupido e offensivo che osa definire "ammasso di pietre" un'opera millenaria!? >>
<< Chiudi il becco! >>
Pai serrò le palpebre e prese un profondo respiro, le braccia saldamente incrociate al petto per impedire a se stesso di strangolare i due esseri capricciosi che aveva di fronte. << Taruto. >> Lo richiamò con voce incolore, sforzandosi di adoperare tutto l'autocontrollo di cui disponeva. << Ci stai facendo perdere altro tempo, smettila. >> Distolse lo sguardo da lui e si rivolse a Ichigo. << Sotto a quella che voi umani chiamate Stonehenge si trovano gli edifici religiosi nascosti, uno di questi è il tempio in cui vi dovrete addentrare. >>
Ichigo sbiancò, la bocca semiaperta nell'atto di dire qualcosa; la richiuse bruscamente per un istante, poi la riaprì di scatto, senza tuttavia emettere un solo fiato.
<< Taruto conosce la formula che vi permetterà di accedere all'area sottostante, sei in un buone mani. >>
<< Ma... Stai scherzando, spero?... Cioè, tu mi stai dicendo che sotto il circolo di pietre ci sono degli altri edifici? Che noi dobbiamo andare laggiù? >>
<< C'era una città >>, la corresse Pai, deridendola mentalmente per la sua ignoranza. << Prima di lasciare il pianeta i miei antenati si sono assicurati di proteggerla dalla violenza della natura, data la sua importanza religiosa. >>
<< Non solo religiosa >>, aggiunse Taruto, << visto che ospita anche il tempio della Terra. >>
Ichigo si morse il labbro. << Mi costa tanto ammetterlo, ma adesso mi sento sollevata all'idea di avere Taruto come alleato... Almeno sono sicura che non rimarrò sepolta se qualcosa doves-AIUTO! AAAH! >>
Ichigo saltellò sul posto come se avesse preso la scossa, la coda spuntatale per lo spavento che si dimenava irrequieta. Il panico tramutò in rabbia quando la grassa risata di Taruto la investì. 
Che umiliazione, pensò con amarezza. Era stato lui, il nanetto, a provocare quella piccola esplosione a pochi centimetri dai suoi piedi. Lo fissò con occhi furenti, i capelli e i vestiti ricoperti di terra sbriciolata che le era caduta addosso. << Maledetto, brutto, insulso, schifoso nanetto! Giuro che una volta terminata questa missione io... io... io ti amputo i genitali e te li faccio mangiare dopo averli avvelenati! >> 
Taruto era piegato in due, le lacrime agli occhi e le braccia premute contro la pancia. << Volevo solo dimostrarti che... so controllare la terra... volevo che tu... te ne potessi accertare >>, riuscì ad articolare tra una risata e l'altra. 
La ricetrasmittente di Pai prese a vibrare mentre Ichigo scagliava una nuova lista d'insulti su Taruto. L'alieno la estrasse dalla tasca dei calzoni e la voce di Kisshu risuonò nell'area circostante. << Perché ci metti così tanto a tornare a bordo? Siamo già arrivati nello Yucatan, la tua bambolina verde ti sta aspettando con impazienza. >>
Pai sentì di colpo le guance accaldate. Razza di idiota. << La tua... "gattina"... e Taruto hanno ancora qualche piccolo problema di comunicazione da risolvere. Mi teletrasporterò sull'astronave quando sarò sicuro che potranno gestirlo da soli >>, replicò freddamente. 
Ichigo e Taruto si era aquietati; la prima lo fissava indignata, come se avesse nuovamente cambiato idea sul suo alleato e volesse farlo sentire in colpa per averla messa in squadra con lui, il secondo cercava di darsi un contegno mentre lo guardava, tuttavia faticava a trattenere le risate. 
<< Devo andare. Cercate di frenare la vostra idiozia per il bene di tutti noi... Anche se credo che non vi risulterà difficile, quando vi ritroverete di fronte al Chaos della Terra. >> Prima di smaterializzarsi, Pai rivolse ad entrambi un sorrissetto maligno, gustandosi le espressioni ansiose di Ichigo e Taruto a quelle ultime parole. 
Pochi istanti successivi al loro posto trovò Kisshu e Mew Retasu all'interno della sala comandi. La ragazza teneva gli occhi puntati sul pavimento, in evidente stato d'imabarazzo. 
Maledetto Kisshu. Tu e le tue battute fuori luogo. 
Lo sguardo gli ricadde sulla terza persona che stava di fianco a Mew Retasu e per un istante la strafottenza espressa da quegli occhi chiari che lo fissavano di rimando gli fece dimenticare tutto ciò che lo circondava. 
Che diavolo di problema hai con me, Ryou Shirogane?
L'intuito gli diceva che la sua reazione era legata alla battuta che gli aveva fatto Kisshu.
Stupido umano.
<< Siamo pronti all'atterraggio >>, sentì dire dallo scienziato castano seduto al posto del pilota. Le sue orecchie si tesero a quell'informazione, facendogli distogliere lo sguardo da Ryou. 
<< Dovrebbero pagarti gli straordinari come baby-sitter >>, lo canzonò Kisshu con un sorrisetto furbo. 
Pai lo incenerì con una sola occhiata. Con te farò i conti dopo. Kisshu lo conosceva troppo bene per non cogliere quell'allusione, ma anziché darsi un contegno, lanciò un'occhiata a Mew Retasu e poi ammiccò nuovamente nella sua direzione in modo palese.
La ragazza, che aveva appena trovato il coraggio di rialzare lo sguardo sui presenti, a quella vista tornò a puntarlo precipitosamente sulle sue scarpe. 
Pai si sentì ribollire. La tentazione di tirare un calcio ai gioielli di Kisshu costituiva un richiamo irresistibile. 
<< Sarà meglio che iniziate a dirigervi verso l'uscita >>, esordì il ragazzo biondo con aria seccata. Posò una mano sulla spalla di Mew Retasu e questa sobbalzò, alzando gli occhi su di lui. << Come ho detto ad Ichigo, fai attenzione. >> Lei annuì con un sorriso timido. 
<< Mi occuperò io di lei. >>
Un momento. 
Lo aveva detto davvero?
Kisshu si volse nella sua direzione, la bocca semiaperta per lo stupore, forse più alto di quello che lui stesso stava provando. I suoi occhi gli dissero "L'hai detto davvero?"
Pai non osò guardare Mew Retasu negli occhi, la sua attenzione fu invece catturata dallo sguardo insistente dello scienziato biondo. Le palpebre assottigliate, l'espressione ostile, l'aria di chi lo volesse esaminare a fondo. 
Incurante, gli diede le spalle, dirigendosi verso l'uscita dell'astronave. Alcuni secondi dopo sentì i passi leggeri di Mew Retasu che lo seguiva. 


 
*****



Quando Minto, Purin e Zakuro tornarono in sala comandi si accorsero che era unicamente occupata da Keiichiro. 
<< Dove si è cacciato quel rimbambito? >> domandò Minto in direzione di quest'ultimo, avvicinandosi all'area di pilotaggio. 
<< Parli di Ryou o di Kisshu? >> 
<< Ma di Kisshu, naturalmente! >> sbottò Minto. << Volevo parlargli prima di arrivare a Giza. >>
Keiichiro ridacchiò sommessamente. << Credo sia nella sala d'allenamento, poco fa l'ho sentito dire che aveva bisogno di sgranchirsi un po'. >>
Minto sospirò. << Ti ringrazio, Kei. >> Alzò gli occhi al cielo. << Ma proprio un idiota colossale come quello mi doveva capitare? Perché non ho potuto stare in squadra con Zakuro? >> mormorò tristemente, più a se stessa che a qualcuno in particolare. 
Zakuro le sorrise con l'intento di confortarla. 
<< Vado a cercarlo >>, informò le ragazze. 
<< Minto, tra dieci minuti saremo arrivati >>, la informò Keiichiro. << Cercate di fare in fretta. >>
<< D'accordo. >>
<< Mmmh... Minto non mi sembra il tipo a cui piaccia fare certe cose di fretta >>, bisbigliò Purin all'orecchio di Zakuro, forse con un tono non così bassò. 
<< Purin! >> la richiamò Zakuro, l'espressione del viso un misto tra il sorpreso e il divertito. 
Minto era già arrivata nel corridoio che conduceva all'ascensore. Si diresse alla sala d'allenamento, ma quando varcò l'ingresso il suo "babbeo" riecheggiò inascoltato tra le pareti metallizzate. 
Vuota. 
La sala era vuota. 
Sentendo il volto chiazzarsi di rosso per la rabbia, Minto marciò nuovamente verso l'ascensore e si diresse verso le cabine. Giunta alla sala ristoro trovò Kisshu seduto sul bancone che si passava una mano tra i capelli, le ciocche arruffate come se quel gesto l'avesse compiuto una decina di volte. 
<< Ma che diamine stai facendo? >> sbottò, portandosi le mani sui fianchi. 
Kisshu sussultò. Con uno scatto felino balzò giù dal bancone e planò verso di lei, afferrandole i polsi. 
<< Che...? >>
Minto non fece in tempo a parlare, che Kisshu la interruppe. << Ho fatto una cazzata. >> La fissava ad occhi sbarrati, chiedendosi mentalmente se non avesse fatto una seconda cazzata, confessandolo proprio a lei e proprio in quel momento. 
<< Mollami immediatamente >>, sibilò la ragazza con espressione minacciosa. 
<< Solo se mi prometti di tenere chiusa quella boccaccia, non voglio che gli altri umani a bordo ti sentano. >> Le pupille frementi, le dita che stringevano nervosamente i polsi di lei, Kisshu aveva perso totalmente la sua aria spavalda e scanzonata.
Minto si dimenò, chiaramente intenzionata a liberarsi dalla sua stretta solo per schiaffeggiarlo. Ma la muta richiesta impressa in quelle iridi dorate la congelò. Un brutto presentimento si fece strada dentro di lei. << Cos'è successo? >>
Kisshu la lasciò andare. << Vieni con me, presto >> 
Minto lo seguì lungo il corridoio che conduceva alle camere. Superarono le prime quattro e Kisshu si fermò di fronte alla quinta, le mani formicolanti che non accennavano ad aprire la porta. Lei lo fissò con aria interrogativa, il sopracciglio inarcato. << Questa è la stanza di Ryou >>, mormorò. 
<< Esatto... >> Kisshu si passò una mano sulla fronte, scompigliandosi i capelli per l'ennesima volta. 
<< Cos'hai da essere tanto agitato? >> Stava cominciando a perdere la pazienza. 
<< Entra. >>
Minto aprì la porta con uno scatto deciso, desiderosa di porre fine al dramma, ma non appena ebbe una piena visuale della camera rimase immobile sulla soglia, il respiro mozzo. 
Ryou Shirogane era disteso sul pavimento, privo di sensi. 









 
*****





 
Spazio dell'autrice
Eccomi qua, sono tornata dopo un mese :/ Mi dispiace di aver ritardato con l'aggiornamento, ma durante le feste ho avuto poco tempo a disposizione per scrivere e, soprattutto, per sentirmi sola con la storia... troppa gente intorno, mi capirete! 
Ora io mi chiedo: ci siete ancora? Spero proprio di sì e che questa storia vi piaccia ancora :D 
Questo capitolo è prevalentemente narrato dal punto di vista di Pai, spero di non aver scazzato fatto danno col suo modo di atteggiarsi. A voi l'ardua sentenza.
Ebbene sì, ho avuto la malsana idea di dividere i nostri otto combattenti in quattro squadre  e spedirli in quattro zone diverse del pianeta. Siete riusciti ad intuire da chi sono formate le ultime due squadre? Con Ichigo e Taruto non ho resistito! Sono esilaranti insieme :)
Cos'hanno combinato Kisshu e Ryou? Nello scorso capitolo vi avevo anticipato che quest'ultimo avrebbe fatto una pazzia... ma per scoprire di cosa si tratta dovrete aspettare il prossimo capitolo.
Retasu deve ancora capire bene cosa -o meglio, chi- vuole. Ce la farà questa poveraccia?
Spero di ricevere la vostra opinione :) Alla prossima!





 

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Capitolo 16
*** 15. Desire ***


 
Desire






<< Ryou! Santo cielo... >>   
Minto si precipitò al fianco del ragazzo, superato lo shock iniziale comportato da quella vista. << Ryou! >> lo richiamò, scuotendogli una spalla. << Ryou... mi... senti...? >> La voce le si affievolì, quando si accorse che il volto dello scienziato era imperlato di sudore. << Ma che diavolo gli hai fatto!? >> sbraitò in direzione di Kisshu, introdottosi a sua volta nella stanza in punta di piedi. Kisshu indietreggiò, le mani in alto. << Lasciami spiegare! >>
<< L'hai lasciato qui! Sei un completo idiota, potevi almeno adagiarlo sul futon! >>
<< Calmati, per favore! Mi stai facendo rincretinire! >>
<< Tu sei già un cretino. Un cretino all'ennesima potenza! >> Minto passò un braccio sotto alla schiena di Ryou. << Dammi una mano, maledizione! >> 
Kisshu, dopo aver chiuso la porta della camera, le si avvicinò tempestivamente ed insieme sollevarono il ragazzo svenuto per farlo stendere sul futon. 
<< Ha le dita ghiacciate... >>  Minto ritrasse la mano da quella dello scienziato, agitandosi ulteriormente a quella constatazione, puntò gli occhi in quelli colpevoli di Kisshu 
e non ebbe bisogno di esprimere a parole ciò che stava pensando. L'alieno, difatti, s'affrettò a spiegare.
<< Lui lo sapeva che avrebbero potuto esserci delle conseguenze... Io l'avevo avverti-
<< Quali conseguenze? >> L'aria intorno a Minto crepitava di elettricità. 
<< Conseguenze... spiacevoli, ecco. Il suo corpo deve aver reagito male all'intromissione, ma Pai sa come curar-
<< Intromissione di cosa? >> 
Minto lo afferrò per la collottola, il volto ad un centimetro dal suo. Kisshu percepì il respiro lieve che fuoriusciva dalle sue labbra sulla propria pelle. 
<< Stai calma, il tuo amico dovrebbe farcela! >>
<< DOVREBBE FARCELA!? >> 
Kisshu le tappò la bocca con una mano, incurante delle sue proteste. << Vuoi abbassare la voce, dannazione!? >> 
<< Minto, sei con Kisshu? Guarda che siamo arrivati a Giza, sbrigatevi a scendere! >>
Raggelarono entrambi al suono di quella voce, proveniente dalla spilla Mew che la ragazza teneva nella tasca dei pantaloncini; lei smise di dimenare le braccia, lui di tenergliele ferme. Lo sguardo furente di Minto fu più che eloquente. Kisshu tolse la mano dalla sua bocca per permetterle di rispondere.
<< Arriviamo subito. Kisshu si è fatto rimbalzare una sfera d'energia addosso, è andato a cambiarsi perché aveva tutti i vestiti bruciacchiati. >>
<< Ehy! >> protestò l'alieno in un mormorio indignato udibile solamente alla ragazza. 
Minto alzò il mento con fierezza, ma non appena udì il commento successivo di Purin la saliva le andò di traverso. 
<< Oh, immagino che tu sia rimasta con lui ad aiutarlo a cambiarsi... o meglio, a spogliarsi. >>
<< Piantala, babbea! >> strillò Minto, chiudendo la comunicazione con un gesto secco. Sostenne orgogliosamente lo sguardo di Kisshu, ignorando bellamente il suo sguardo malizioso. << Qualunque cosa tu abbia fatto a Ryou, sappi che a missione conclusa te la farò pagare. In ogni caso adesso non possiamo lasciarlo qui da solo, vado a chiamare la signora Midorikawa. >>
<< Sei impazzita? Scatenerai il panico a bordo! >>
Minto si era già rialzata. << Cos'altro potrei fare!? Da quel che ho capito è colpa tua se Ryou è in queste condizioni. Dato che non sai come aiutarlo, dovrà farlo qualcun'altro. La signora Midorikawa è una donna discreta, le dirò di non fare entrare nessuno nella stanza. >> Prima di uscire dalla stanza lanciò un'ultima occhiata apprensiva a Ryou. << Spero vivamente che Pai sappia come curarlo. >>
<< Puoi starne certa >>, tentò di rassicurarla Kisshu, affiancandola. 
Minto socchiuse la porta, guardandolo dritto negli occhi. << Giurami che non gli accadrà nulla di grave finché Pai non sarà tornato. >>
<< Ma certo che non gli accadrà nulla di male, avrà solo un po' di febbre. Altrimenti avrei chiesto a Pai di tornare indietro immediatamente. >>
<< Bene, allora quando saremo soli, oltre a spiegarmi che cosa hai fatto a Ryou, mi spiegherai anche perché eri così agitato. >>
 
 
 
*****

 
L’acqua s’infiltrava nei suoi polmoni come vetro scheggiato. Furente, mordace, inarrestabile. Non c’era modo di sfuggirle. Il sapore bruciante del sale gli raschiava la gola, mentre l’acqua lo avvolgeva in un illusorio abbraccio che sapeva di conforto e freschezza. Ma lui lo sapeva, che quelle mani liquide erano quelle di chi ti trascina lentamente con sé verso la morte.
E’ arrivata la mia ora.
Un volto umano si palesò nel buio. Ryou ebbe la certezza che non fosse quello di un uomo, perché era sottile; aveva una forma a cuore che gli sembrava maledettamente familiare e la carnagione chiara. L’immagine proiettata nell’occhio della sua mente si fece più nitida. Ryou distinse l’inconfondibile chioma di capelli rossi, le labbra di fragola piegate nel tipico cipiglio imbronciato che assumevano sempre in sua presenza. Poi gli occhi.
Caldi, vividi, luminosi.
Gli occhi che gli avevano fatto battere il cuore. Gli occhi che lo avevano fatto innamorare.
Ma in quel momento, realizzò amaramente, non lo stavano guardando con la loro tipica lucentezza. Era la paura ad animarli, ed erano persino umidi.
Stai piangendo per me, Ichigo?
Triste, che lui stesse annegando. Triste vederla per l’ultima volta in lacrime.
Un momento. Mi ero tuffato per salvarla, Kisshu la stava portando via, mi aveva colpito al fianco sinistro e-
La ferita.
Assieme al ricordo riaffiorò il dolore apparentemente sopito. Ma lui non ci pensò, Ichigo era più importante. Proteggerla, saperla al sicuro, erano le sue priorità.
Perché lei lo stava chiamando dall’alto, mentre lui precipitava giù, sempre più giù, nel gelido abbraccio degli abissi? Che cosa era successo?
Ichigo, vattene da qui. Salvati. Ti prego, lasciami andare via da solo.
Lei continuava a chiamarlo, la bocca che articolava il suo nome senza emettere alcun suono. Lui, invece, continuava ad annegare, la bocca piena d’acqua salata che gli impediva di rispondere a quel richiamo.
Le forze lo abbandonarono completamente, privandolo della facoltà di vedere ancora quel bellissimo viso.
Bellissimo, anche se attraversato dall’angoscia.
Mi dispiace. Forse, se fossi sopravvissuto… io e te…
Il nero s’infittì, l’oscurità lo avvolse come una spessa coperta aderente. Non avrebbe retto di più, forse una manciata di miseri secondi. Il petto gonfio, al limite della sopportazione, esigeva l’intromissione di ossigeno che non sarebbe mai arrivato. La testa gli scoppiava in un’incessante altalena, prima ardeva, poi veniva travolta da un’onda ghiacciata.
Desiderò che tutto finisse. Desiderò cessare di esistere. Voleva solamente liberarsi di quella sofferenza, non esserne più schiavo.
Fu ascoltato. L’altalena atmosferica si placò, la testa smise di pulsargli, il calore divenne piacevole, tiepido, circonfuso; ora lo accarezzava completamente, includendo il petto, le braccia, le gambe.
All’improvviso l’acqua smise di graffiargli la gola, un tappo ne impedì il passaggio. Fu come ricevere una ventata d’aria fresca dopo essere stati costretti a correre sotto il sole del Sahara. L’ossigeno gli scivolò giù per i polmoni, disintossicandoli, mentre una luce si diffondeva intorno a lui, rischiarando l’oscurità.
Aveva raggiunto il Nirvana. Era davvero morto. Perché perfino la pressione di quel tappo sulle labbra gli piaceva. Morbido, delicato, al sapore di sale, ma era un sapore di sale che gli infondeva pace, procurandogli bei ricordi.
Era il sale che gli rimaneva sulle labbra mentre correva verso riva, dopo una nuotata. Il sale che insaporiva il panino preparato da sua madre quando lo addentava sotto all’ombrellone.
Il sale che gli ricordava l’America, i suoi genitori, la libertà provata su una tavola da surf.
Due mani delicate gli cinsero la schiena, offrendogli conforto, altro calore. Capì istintivamente di non essere ancora morto. Che qualcuno, forse un angelo, era venuto a salvarlo.
Che stupidaggini andava a pensare?
Lui non credeva agli angeli. Era uno scienziato.
Ma la sensazione di benessere che percepì mentre veniva portato in superficie non fu riconducibile ad altro.
Sua madre aveva sempre avuto un’indiscutibile somiglianza con un angelo. Che si trattasse di lei?
Ryou si beò ancora di quel calore e di quelle mani premute sulla sua schiena, finché la piacevolezza di quel momento non fu duramente stroncata e chiedersi quale fosse l’identità della sua salvatrice finì in secondo piano.
Qualcuno, chiunque fosse, lo stava trattando come un burattino. Pochi istanti prima si stava crogiolando nella rassicurante consapevolezza che il dolore era cessato, in quelli successivi il suo burattinaio lo aveva rispedito all’inferno, gettandolo davanti alle macerie di una casa in fiamme.
Non stava più annegando, ma adesso stava guardando la casa in cui era vissuto dissolversi in cenere. Nella sua testa sentiva qualcuno urlare e, inspiegabilmente, sentiva di dover permettere a quella persona di farlo. Il chimero troneggiava davanti a lui, le pupille bestiali scintillanti della lluce riflessa dalle fiamme. Lo guardava dimenando la coda con istintiva soddisfazione, compiacendosi del terrore che leggeva sul suo viso.
Ryou, diciannovenne, distolse lo sguardo da quella creatura e si accorse del se stesso bambino. Stava lì, in piedi, a pochi passi da lui, il viso contratto di disperazione. Capì che era stato il lui bambino a gridare. Col cuore che gli scoppiava nel petto, fu travolto da un vortice di emozioni che aveva seppellito per anni. Fu incapace di scollargli gli occhi di dosso, lo guardò mentre un Kyle più giovane lo tratteneva a sé, e le fiamme continuavano a danzare e a distruggere, portandosi via i suoi genitori. Si sentì impotente come allora, nella stessa, soffocante maniera. I sensi di colpa lo investirono come piombo nello stomaco, poi qualcosa si spezzò dentro di lui. La consapevolezza che non poteva fare niente per salvarli, che non li avrebbe più rivisti, che li stava abbandonando. Sua madre e suo padre.
Cadde in ginocchio, la testa tra le mani. Respirare gli risultò più arduo che continuare a non farlo. Afferrò i piedi del bambino, di quel Ryou Shirogane che dormiva ancora dentro di lui e, con le lacrime agli occhi, gli sussurrò: “Perdonami.”
Il bambino non si accorse di lui, continuò a piangere e a scalciare, il riflesso delle fiamme sul viso che gli faceva luccicare gli occhi. Ryou fu risucchiato dal loro dolore e desiderò cancellare tutto ciò che aveva intorno. Le fiamme, le urla, le lacrime, il senso di impotenza, il rimorso.
Gli occhi del bambino si scurirono leggermente, il riflesso delle fiamme scomparve attorno alle iridi, ciglia a loro volta più scure li incorniciarono, sorrette da palpebre asciutte. Quegli occhi, privi dei segni del pianto, lo fissarono dolci, con un’intensità timida, eppure così calamitante. Ryou capì quanto desiderassero prolungare il contatto con i suoi e il perché non ci riuscissero lo indusse a cercarli ancora di più. Ben presto furono in grado di cancellare l’inferno intorno a lui. Gli infusero calma, cullandolo col loro tepore, lo accarezzarono placidamente, senza pretendere nulla più che lui continuasse a guardarli.
Ryou rimase liberamente incatenato a loro, per minuti o forse per ore, scorgendovi un messaggio di rassicurazione.                                   
Stai tranquillo. Tutto questo non è reale. Io ti riporterò verso la superficie.
Non smettere di guardarmi, ti prego.
L’azzurro scuro di quelle iridi parve intensificarsi.
No, non lo farò.
Dove sono?
In un sogno.
Aspetta, non te ne andare!
Ryou, io non me ne vado, sono sempre stata con te.
I suoi occhi brillarono di malinconia a quell’affermazione. La voce con cui gli parlava era mite, venata di sentimento. Lui la conosceva.
Dimmi il tuo nome.
Lo sai già come mi chiamo.
Allora chi sei?
Glielo aveva domandato  senza riuscire a celare l’urgenza nelle proprie parole. La risposta gli giunse nitida all’udito, ma fu enigmatica nel suo significato.
Questo devi dirmelo tu.
Ryou non fu più in grado di replicare. Si sentì trascinare in un tunnel di suoni e voci, preda di immagini sconnesse che scorrevano nel suo cervello come il nastro di una pellicola difettosa.
Continua a lottare, Ryou. Non sei solo.
 
 
 
 *****

 
 
Retasu era rimasta in silenzio per tutto il tempo, mentre Pai applicava la barriera d’occultamento attorno alla piramide. L’odore di terra umida era forte, persistente, ed era riuscito in parte a distrarla dal disagio che provava stando sola con lui. I raggi del sole filtravano timidi tra le fronde degli alberi, conferendo alla costruzione una sacralità contornata da un’alone di mistero.
La piramide dell’Indovino era stata costruita secoli addietro dagli antenati degli alieni; i sacerdoti che vi si recavano a pregare avevano sempre dato molta importanza alla pioggia, secondo loro l’acqua costituiva il principio e la fine di ogni cosa, poiché dava origine alla vita, e interveniva sottoforma di diluvio per ristabilire l’ordine, distruggendo il mondo contaminato e facendolo rinascere pulito.
Pai le aveva spiegato che gli antenati facevano coincidere il concetto di bene con la pioggia, in quanto portatrice di fertilità e ricchezza, e che la sua assenza comportava fame, freddo e miseria. Retasu pensò che quella fosse la sorta che era toccata agli alieni emigrati sul pianeta Calipso.
I sacerdoti sostenevano che l’acqua avesse punito la popolazione, inviando loro l’Apocalisse, perché tutti avevano trascurato il dovere di manifestarle la loro riconoscenza. Fu così che, prima di fuggire dalla Terra, i sacerdoti posero di guardia alla piramide un’entità protettrice, la quale non solo avrebbe dovuto impedirne la distruzione, ma difenderla anche dai futuri profanatori. Sperarono che in questo modo l’acqua li perdonasse, consentendogli di tornare sulla Terra. Ma per secoli il pianeta fu devastato da cataclismi incessanti.
Fu così che sul pianeta Calipso i sacerdoti diffusero il credo di Kraken l’Indovino, il Chaos dell’Acqua, alimentando false speranze tramandate di generazione in generazione alla popolazione oppressa dalla fame e dal freddo. Come si poteva spiegare loro che in realtà Kraken non era altro che un chimero, uno dei primi, creato per proteggere un sito religioso, e che dunque pregarlo non avrebbe permesso di fare ritorno sulla Terra?
Solo pochi eletti vennero a conoscenza della reale identità di quella creatura, tra cui i tre Giovani Prodigio, i soldati scelti per riconquistare la Terra: Taruto, Kisshu e Pai. Quest’ultimo sapeva che la sua gente aveva continuato a pregare una divinità inesistente e in molti, sempre più numerosi, se ne convinsero quando videro come gli umani avevano sporcato la Terra senza ricevere una punizione. A poco a poco il senso di timore e di soggezione che Kraken incuteva svanì dalle loro menti e i pochi che conoscevano la verità non si recarono alla piramide durante i due anni d’invasione, reputando inutile venerarlo.
<< Retasu, mi ricevi? >>
La ragazza distolse la mente dal racconto di Pai e avvicinò le labbra alla spilla Mew. << Sì, ti sento. >>
Keiichiro fu rapido e conciso. <<  Tra venti minuti Purin e Zakuro scenderanno sull’Isola di Pasqua. >>
Retasu sentì il cuore accelerare il proprio ritmo. Quelle parole implicavano che ben presto sarebbero dovuti entrare in azione. << Va bene, grazie dell’informazione. >>
<< Tutto okay lì? >>
Si accorse che Pai le si era avvicinato e stava ascoltando la conversazione.
<< Certamente. >>
<< Era quello che volevo sentire. >> Keiichiro chiuse la comunicazione e Retasu rimase sola con  Pai, occhi negli occhi.
Il silenzio che aleggiava nell’area circostante le impedì di mettere a tacere l’istinto. La domanda che le premeva sulle labbra rimbombava in ostacolata dentro di lei, minacciandola di sfuggirle e, all’improvviso, a Retasu sembrò che la natura volesse offrirle un’occasione per parlare liberamente con Pai, e che quello fosse il momento giusto, nonostante entrambi avrebbero dovuto concentrarsi su altro. In fondo quei venti minuti dovevano pure essere spesi in qualche modo…
Retasu prese coraggio. << Quella sera… nel cortile del mio liceo… >> esordì, torturandosi le dita, << perché mi hai baciata? >>
Trattenne il fiato, come a volersi concentrare pienamente sulla sua reazione. Un lampo di sorpresa balenò nei suoi occhi, ma si trattò solamente di un fuggevole istante, prima che la maschera d’impassibilità tornasse a calarsi sul suo viso. Pai continuò a fissarla in silenzio.
Lei si pentì  immediatamente di avergli fatto quella domanda, così, a freddo, senza prima aver preso tempo. Distolse lo sguardo, puntandolo sulle proprie scarpe, i capelli che le oscuravano il viso. Dopo quelli che le parvero secoli, lo sentì parlare.
<< Tu quello lo chiamaresti bacio? >>
Non ci furono né sarcasmo né sorpresa in quella domanda. Retasu alzò la testa, confusa, cercando il suo sguardo, un dettaglio sul suo viso che avrebbe potuto suggerirle cosa gli stesse passando per la testa.
<< Hai fatto bene a farmela pagare il giorno successivo. Avrei dovuto lasciarmi colpire senza reagire. >>
Retasu non credeva alle proprie orecchie. Chi era colui che aveva di fronte?
Pai si stava avvicinando sempre di più, sempre di più…
Quando si fermò lei avrebbe potuto contargli le ciglia.
Restò immobile, aspettando che fosse lui a continuare, il respiro corto.
<< Sarebbe stata la giusta punizione che meritavo. Ho compiuto un gesto imperdonabile, instaurando quel contatto con te. Con il nemico. >>
Retasu sentì lo stomaco sprofondare.
<< Volevo spaventarti, se è questo quello che vuoi sapere. >>
Pai fece una pausa, prima di proseguire con tono neutro. << Tuttavia, ciò non toglie che io abbia scelto il metodo meno appropriato per farlo, al di là della su efficacia. >>
Retasu sentiva di faticare a rimanere in equilibrio.
<< Ti devo delle scuse. Per due motivi. >>
Lo fissò ad occhi sbarrati, riuscendo ad articolare poche parole. << Quali motivi? >>
I raggi del sole gli illuminavano il viso, ammorbidendone i tratti e smorzando la severità del suo sguardo.
<< Per quello che ti ho fatto. E per questo. >>
Prima che Retasu potesse anche solo premeditarlo, le labbra di Pai si posarono sulle sue.
Una valanga di sensazioni contrastanti esplose dentro di lei, le braccia stupidamente appoggiate sui fianchi, il cuore che le pulsava come impazzito.
Pai l’aveva attirata a sé, cingendole la schiena con un braccio e la vita con l’altro, le labbra che esercitavano una pressione decisa sulle sue. Retasu provò una sensazione di calore indescrivibile a quel contatto, come se fosse nata per stare lì, con lui. Istintivamente, dischiuse le labbra, permettendo alle loro lingue di incontrarsi. Subito la valanga di sensazioni dentro di lei si intensificò, esplose e si propagò dolcemente in tutto il suo corpo. Pai la stava baciando con urgenza, con un impeto quasi disperato. Sembrava che non volesse fare altro che assaporarla.
Retasu rispondeva al bacio in maniera impacciata, lasciandosi guidare da lui e scoprendolo sorprendentemente farsi sempre più incerto mano a mano che il loro contatto si prolungava. Quell’esitazione la fece sciogliere ulteriormente, mentre si inebriava del suo profumo esotico. Stava scoprendo un lato segreto di Pai che fu in grado di spazzare completamente via la violenza del loro primo bacio, rendendolo un vacuo ricordo di poca importanza.
Le piaceva da morire il modo in cui lui la teneva stretta, senza soffocarla, infondendole al tempo stesso la consapevolezza che finché fosse rimasta lì, niente avrebbe potuto farle del male.
Mi prenderò io cura di lei.
Il sorriso le nacque spontaneo sulle labbra. Lui se ne accorse e acquistò nuovamente sicurezza nel baciarla.
Mi prenderò io cura di lei.
Quelle parole continuarono a riecheggiare dentro di lei, cullandola.
Quando entrambi si separarono per riprendere fiato, Retasu nascose il viso sul suo torace, le guance accaldate e le labbra umide. Si sentiva all’interno di una bolla, totalmente estraniata dalla realtà, la bruciante certezza che in quel momento non sarebbe stata in grado di prendere l’iniziativa.
Pai fece aderire il mento alla sua fronte, serrando le palpebre. Non era ancora pronto per sottrarsi al piacere di quell’illecita concessione. Prima doveva spiegarle, anche se ciò avrebbe potuto rovinare quel momento indescrivibile.
<< Ora siamo alleati, non avevo più un motivo per trattenermi >>, le sussurrò.
La sentì sussultare. << T-trattenerti? >>
Pai si sentì guidare da una seconda persona che sembrava aver preso possesso delle sue facoltà mentali. Benché fosse una sensazione strana, scoprì di apprezzarla segretamente.
Al diavolo l’autocontrollo.
Finalmente stava gettando tutto alle ortiche. O quasi.
<< Ti desidero da moltissimo tempo. >>
L’effetto di quella rivelazione fu devastante. Retasu smise di respirare, mentre una serie di ricordi di affastellavano nella sua mente.
Non sei fatta per la guerra.
Non tentare di sedurmi.
Tu non puoi aiutarmi, Mew Mew. Solo morendo ci riusciresti.
Sentì le proprie braccia sollevarsi automaticamente per cingergli la schiena. Pai si irrigidì a quel contatto, ma subito si rilassò, liberando un sospiro sulla sua fronte che la fece rabbrividire di piacere.
<< Ti odio. >>
<< Poco fa non mi è sembrato che tu mi odiassi >>, dichiarò lei, intenerita. << Per tutto questo tempo tu sei stato la mia ancora. Mi hai dato la forza quando il peso della guerra minacciava di schiacciarmi. Sei importante per me. >>
Le parole le erano uscite di bocca da sole, con una naturalezza a dir poco spiazzante. Retasu sentiva i polpastrelli ardere. Mosse distrattamente le dita sulla sua schiena fino a raggiungere le spalle larghe.
<< Non voglio vederti sparire di nuovo. >>
Pai scostò il mento dalla sua fronte e si chinò per baciarla. Saperla coinvolta da lui mandò definitivamente il suo autocontrollo a farsi benedire. Forse si sbagliava a pensare che lei fosse attratta da quello scienziato. Le volte in cui l’aveva sorpresa ad arrossire per lui mentre cenavano insieme o lui le parlava potevano ricollegarsi semplicemente alla sua timidezza. Quell’umana piccola e fragile era diversa dagli altri, la sfrontatezza e la maleducazione non facevano parte di lei, arrossire invece sì. Già, lei arrossiva con tutti perché era fatta così. Bastava che Kisshu le facesse una battuta, come era successo sull’astronave, bastava che una sua compagna di squadra-
Non ricordava di averla mai vista arrossire con una di loro. Forse non ne aveva avuto l’occasione.
Oppure…
Qualcosa scattò nel suo cervello, inducendolo ad interrompere il loro bacio.
Lei lo guardò frastornata, gli occhi lucidi e le labbra gonfie.
Pai si scostò da lei, distogliendo lo sguardo. << Perdonami. Sarà meglio rimanere in allerta prima di entrare nella piramide. >>
Con la coda dell’occhio la vide abbassare il capo con aria delusa e annuire debolmente. << Sì, hai ragione. >>
Avrebbe voluto avvicinarsi di nuovo a lei, afferrarla per le spalle e farle confessare tutto quanto.
Che cosa vi lega realmente?
Ti accorgi di come lui ti guarda?
Ti ha mai sfiorata?
Lui è importante per te?
Lei avrebbe smentito tutto e lui avrebbe ripreso a baciarla.
Invece rimase lì, a debita distanza da lei, lo sguardo rivolto al cielo. Si sentì in trappola. Tutto ciò che lo circondava sapeva di lei, le sue labbra ne conservavano ancora il sapore con ostinazione.
Lo sapevo che farmi coinvolgere da questa umana mi avrebbe fatto uscire di senno. Mi sono messo in un bel guaio.
Quello che non sapeva, era che il suo orgoglio lo aveva intrappolato, non Retasu.
 
 
 
 *****
 
 
 
La piramide Rossa era situata a Giza. I ricercatori trovarono al suo interno i resti di una mummia non identificata che, a detta di Kisshu, si trattava di un antico sacerdote alieno; al momento del suo completamento fu la costruzione più alta del mondo.  Più Minto la osservava, più se ne convinceva.
Il sole cocente del mattino le picchiava fastidiosamente sulla testa, facendole maledire Pai per averla assegnata a quella piramide. Fortunatamente era riuscita a rimediare un parasole fai da te, o ben presto si sarebbe sentita mancare le energie.
Kisshu stava applicando la barriera d’occultamento lungo il perimetro dell’area, librandosi in aria e pronunciando formule in una lingua sconosciuta, ma lei aveva la sensazione che stesse volutamente prolungando il procedimento per evitare di parlarle.
<< So che hai già finito >>, dichiarò con tono convinto.
Kisshu si voltò nella sua direzione. << Cosa te lo fa credere? >>
<< Stai ripetendo le stesse parole da circa trenta secondi. Improvvisare il testo di una canzone avrebbe reso più credibile la tua messinscena >>, replicò freddamente.
Kisshu inarcò un sopracciglio, fingendosi contrariato. Minto non demorse. << Esigo una spiegazione. Mi avevi giurato che me l’avresti data. >>
Kisshu posò il pollice e l’indice sul mento, con finto fare pensieroso. << Ah, sì? Non mi ricordo. >>
Minto avanzò verso di lui a rapide falcate, fissandolo dabbasso con aria decisa. << Non costringermi a trasformarmi e venirti a prendere a calci. >>
Kisshu la raggiunse di scatto, fermandosi a pochi centimetri di distanza da lei  e sussurrandole all’orecchio. << Sarebbe un inutile spreco di forze. >>
Minto arretrò, incrociando le braccia al petto.
<< Dimmi che cosa hai fatto a Ryou. Adesso. >>
Non riusciva a stare tranquilla, benché avesse affidato il ragazzo ad un’infermiera. Al di là di tutto, la signora Midorikawa ignorava la causa del suo malessere e non avrebbe potuto eliminarlo, ma solo tenerlo a bada. Ryou avrebbe dovuto aspettare Pai per riprendersi e questo la faceva imbestialire.
<< Gli ho trasferito una parte dei miei poteri. >>
Minto sentì il cervello annebbiarsi. Le parole le uscirono di bocca in un sibilo incredulo. << Che cosa hai fatto? >>
Kisshu posò i piedi sulla sabbia, serio in volto. << Gli ho trasferito una parte dei miei poteri >>, ripeté con voce incolore.
Minto sbarrò gli occhi, coprendosi la bocca con una mano.
<< L’idea è stata del biondino. Gli ho spiegato che avrebbero potuto esserci delle conseguenze spiacevoli, ma lui è stato irremovibile, così l’ho accontentato. >> Kisshu fece spallucce. << Dopotutto è un suo diritto scegliere cosa farne della propria vita. >>
Minto scostò le mani dal viso, l’espressione ancora scioccata. << Perché mai l’ha fatto? >>
Kisshu incrociò le braccia al petto. << Proprio non ci arrivi? Vuole rendersi utile, si sarà stufato di stare seduto davanti a un computer. Quando si risveglierà-
<< Se si risveglierà >>, sottolineò Minto.
<< Lo farà >>, le assicurò l’alieno. << Sarà in grado di attirare a sé alcuni oggetti, il suo corpo sarà più resistente alle ferite da combattimento e disporrà di una capacità rigenerativa più rapida. Inoltre, la sua forza fisica sarà accresciuta. Tutto merito del frammento d’acqua cristallo che avevo impiantato nel mio corpo. In fondo, lui ne aveva più bisogno di me, io sono già straordinario di mio. >>
<< Stai dicendo che hai trasferito il frammento a lui!? >>
Kisshu piegò le labbra in un sorrisino compiaciuto. << Una metà. Volevo assicurarmi che il suo corpo potesse reggere l’intromissione. >>
Minto si prese la testa tra le mani, assorbendo lentamente il significato di quelle parole. Faticava a credere che Ryou si fosse affidato a Kisshu; una parte di lei credeva che l’alieno avesse volutamente omesso alcuni dettagli riguardanti l’intera faccenda, così provò a scavare più a fondo. << Sapevi che in passato Ryou ha iniettato dentro di sé i geni del gatto Iriomote? >>
Kisshu annuì con aria saputa. << Ovviamente il biondino me ne ha informato subito, non è poi così stupido come pensavo. >>
<< Gradirei che la smettessi di scherzarci su. Mi garantisci che i geni del gatto Iriomote non gli provocheranno ulteriori complicazioni? >>
<< Sì. >>
<< E che tutto ciò che mi hai detto finora è la pura verità? >>
<< Sì. >>
<< Allora perché ti ho visto così agitato sull’astronave e pensi di aver fatto, per citarti, una “cazzata”? >>
Kisshu evitò il suo sguardo. << Ricapitolando, tu sei in grado di originare vere e proprie tempeste di vento. >>
<< Rispondi alla domanda >>, ordinò Minto in tono tagliente, gli occhi ostinatamente fissi su di lui.
Kisshu sospirò, alzando gli occhi al cielo con aria esageratamente affranta. << Oh be’, almeno non dovrò sorbirmi le vostre lamentele in un colpo solo. >>
<< Ti decidi a rispondere!? >>
<< Be’, ecco… diciamo che non ci sono probabilità altissime che questo possa accadere, parliamo del cinquanta per cent-
<< Cinquanta!?... Ho bisogno di sedermi. >> Minto si fece aria al viso, l’espressione sofferente e nervosa. Sia lei che Kisshu condividevano una spiccata teatralità nel manifestare le proprie emozioni.
<< Se vuoi ti sorreggo io. >>
La ragazza si ritrasse a distanza di sicurezza, un senso di crescente fastidio di fronte al suo tono malizioso.
<< Togliti quell’espressione dalla faccia. >>
Kisshu le sorrise con aria sorniona. << Quale espressione? >>
Minto non ebbe bisogno di rifletterci su, il termine insegnatole da Ichigo le parve il più azzeccato. << Da allupato. >>
Kisshu scoppiò a ridere e lei si ritrovò assurdamente a pensare che il suono della sua risata fosse piacevole da ascoltare.
Ma che diamine le prendeva!?
Kisshu aveva la pericolosa ed inspiegabile capacità di distrarla dalle questioni serie, prerogativa che aveva concesso solo a Zakuro.
<< Non hai ancora risposto alla mia domanda. >>
A quelle parole la risata di Kisshu si spense. << Okay, te lo devo dire. >>
La ragazza gli intimò di fare silenzio con un gesto della mano. Estrasse la spilla Mew dalla tasca dei pantaloncini e rimase in attesa.
<< Minto, mi ricevi? >>
<< Sì, forte è chiaro. >>
<< Anche Purin e Zakuro sono giunte a destinazione. E’ il momento di entrare nella piramide. >>
<< Va bene, Keiichiro. >>
<< Buona fortuna, ragazzi. >>
<< Grazie, ne avremo bisogno. >>
Minto si accertò che la comunicazione fosse stata interrotta, poi tornò a concentrarsi su Kisshu. << Hai dieci secondi di tempo. Forza. >>
Kisshu incrociò le braccia al petto, incapace di mascherare al meglio il suo nervosismo. Alla fine si decise a dirle tutta la verità. << L’intromissione dell’acqua cristallo in un essere umano potrebbe causare la perdita della memoria. >>
Minto avvertì un senso di vertigine.
 
 
 
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Spazio dell’autrice
Oggi vado di fretta, non sono ancora riuscita a rispondere alle vostre recensioni, ma sappiate che le ho lette tutte e che vi risponderò questa sera. Mi avete come sempre strappato diversi sorrisi :) Chiedo scusa per il ritardo con l’aggiornamento settimanale, purtroppo ho preso quel maledetto virus che dura un sacco di giorni -.-‘ Ora però sono guarita e ho ripreso a scrivere. Ho dovuto dividere il capitolo in due parti perché era veramente troppo lungo rispetto ai miei standard >_<
A giovedì prossimo, un bacione!

 
 
 

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Capitolo 17
*** 16. Misleading waters ***


Misleading waters









Morti. Erano morti tutti e tre.
Ichigo piangeva, reggendo la testa di Kisshu tra le mani.
Masaya… il Cavaliere Blu… Profondo Blu… Sono la stessa persona.
Non era nemmeno certo di amarla, eppure immaginare che lei potesse costituire un recipiente per il nemico lo faceva sprofondare in un vortice d’angoscia. Perciò poteva capire come si stesse sentendo lei, sapendo che quella sorte era toccata a Masya. Una parte di sé, mentre la osservava spezzarsi sotto il peso della sofferenza, se ne sentiva responsabile.
Perché? Perché non hai scelto me per combattere questa battaglia?
Ce l’aveva col mondo. Letteralmente.
Troppe, innumerevoli volte si era posto con rabbia quella domanda.
Zakuro, stoica nel suo dolore, si teneva in disparte, gli occhi lucidi rivolti al cielo.
Purin piangeva davanti al cadavere di Taruto e gli parlava, come se non potesse credere che lui non le avrebbe più potuto rispondere.
Retasu era in ginocchio di fronte al corpo carbonizzato di Pai, stringeva con mani tremanti il suo ventaglio, le lacrime che le rigavano incontrollatamente le guance.
Minto teneva le braccia strette al petto, come se volesse proteggersi da tutto ciò che la circondava, dando le spalle ad Ichigo ed al suo ingiusto sfogo.
Se solo avesse potuto combattere insieme a loro, difenderle, forse non avrebbe dovuto sopportare quella vista, forse Ichigo non si sarebbe sfogata su Minto, e forse nessuno sarebbe morto.
Cercò sostegno negli occhi di Keiichiro, ma in quel sogno lui non era lì-
Ryou era solo. Solo col proprio senso d’impotenza, spettatore di un dolore sordo che lo circondava. Solo sul campo di battaglia. Solo di fronte a cinque statue di sale, cristallizzate nella loro sconfitta.
L’amicizia e l’amore erano stati spazzati via, briciole inconsistenti dissoltesi come cenere sulle macerie di quel tempio.
Tutte le sue promesse, tutti i suoi incoraggiamenti… che fine avevano fatto?
Si accorse che le ragazze lo stavano fissando silenziosamente, lo sguardo carico d’odio.
E’ colpa tua.
Avete ragione.
E’ colpa tua.
Mi dispiace.
E’ colpa tua.
Perdonatemi, vi prego.
E’ colpa tua.
Ryou si afferrò la testa tra le mani, coprendosi le orecchie per isolare il coro sentenzioso di quelle voci. Il suolo si dissolse sotto ai suoi piedi, dandogli la certezza che stava abbandonando quel ricordo. Non aveva idea di dove l’avrebbe portato questa volta il suo burattinaio.
Mi senti?
Voce mite, venata di sentimento. Era lei.
Aiutami a uscire da qui.
Ci sto provando, ma devi essere tu a volerlo.
Io lo voglio!
Ne sei proprio sicuro?
La testa prese a girargli violentemente. La nube nera che lo stava inghiottendo iniziò a prendere forma e colore.
Un letto, una scrivania, un armadio malridotto abbandonato in un angolo. La sua stanza sull’astronave.
Mi sono svegliato?
Mentre si poneva quella domanda, una figura umana comparve davanti a lui, strappandolo dalla sua illusione. L’incubo era appena cominciato. Ichigo, rossa in viso, teneva lo sguardo fisso sulla porta, come se non desiderasse fare altro che varcarla e fuggire.
Come puoi dirmi che mi ami?
E’ successo. Dovevo dirtelo.
Ichigo incrociò le braccia al petto, stringendosi nelle spalle. Con quella postura gli parve più piccola e fragile che mai, e  non poté impedire a se stesso di desiderarla ancora di più.
Aveva sempre saputo che Ichigo era fisicamente attratta da lui. Ma a Ryou non bastava, non era quello che cercava.
Mi dispiace. Non avrei mai immaginato che…            
“Basta, non voglio rivivere tutto questo.”
… che tu provassi questo per me. Non so che dire, io… ho intrapreso questo viaggio per ritrovare Masaya, voglio riunirmi a lui. Io… io amo lui.
Ichigo mormorò quelle ultime parole in un soffio e gli passò davanti, intenzionata ad uscire dalla stanza. Ryou ricordava a memoria quel momento della sua vita. Sapeva che il se stesso di un anno prima l’avrebbe fermata afferrandola per il polso. Assistette alla scena da invisibile spettatore, avvertendo la morte che aveva provato quel giorno farsi inspiegabilmente meno dolorosa. Il Ryou Shirogane di un anno più giovane stava per fare ad Ichigo un discorso che lo avrebbe spezzato a metà, un discorso del quale non ne avrebbe risentito allo stesso modo il Ryou del presente.
Lui era andato avanti.
Ichigo, aspetta, per favore. Tra di noi non deve cambiare niente, anche se adesso sai quello che provo. Non voglio che tu ti senta in colpa, o a disagio con me, nei giorni a venire. Me lo prometti?
Ryou osservò se stesso mentre diceva quelle parole con il sorriso sulle labbra. Un sorriso mesto, forzato.
Ichigo lo fissava negli occhi, sorpresa e dispiaciuta, ma almeno lei era sincera nel manifestare le proprie emozioni.
Sapevo che non mi avresti ricambiato, ma ho voluto comunque dirti la verità, ne avevo bisogno. Capisci che intendo?
Ichigo annuì lievemente.
Meno male. Vorrei chiederti un’ultima cosa.
Il Ryou del presente si accorse di come il Ryou del passato stesse indugiando. Le stava accarezzando il lembo del pollice, dettaglio di cui non conservava alcun ricordo, forse perché lo aveva fatto senza rendersene conto. Lei era nuovamente arrossita, ma non volle fargli notare che se ne era accorta.
Dimmi.
Vorrei che tu non facessi parola con nessuno di quanto ti ho detto.
Te lo prometto.
Il Ryou del presente, per la prima volta da quando era prigioniero dei propri ricordi, fu orgoglioso del comportamento che aveva avuto il se stesso del passato. Avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che il dolore che stava provando in quel momento se ne sarebbe andato col tempo, ma non poteva fare altre che restare a guardare.
Ichigo uscì dalla stanza e il Ryou del passato scivolò a sedere, la schiena appoggiata alla porta, la testa tra le mani.
Quel dolore non c’è più.
Come lo sai?
Me l’hai appena mostrato tu stesso.
Ancora non vuoi dirmi chi sei?
Ho già  risposto a questa domanda.
Ah, certo, te lo devo dire io. Ma come faccio se non lo so?
Presto lo scoprirai.
Di colpo, Ryou sentì una fitta lancinante alla testa e si ritrovò a terra, piegato in due dal dolore.
 
 
 
***** 
 
 
 
La signora Midorikawa afferrò il polso del ragazzo con apprensione, constatando che il suo battito era accelerato di colpo. Ryou continuava ad agitarsi nel sonno, il viso imperlato di sudore e la maglietta fradicia.
Quel ragazzo non abbandonava quasi mai l’astronave, se non per prendere una boccata d’aria, possibile che gli fosse venuta la febbre? Faticava a crederlo, eppure i suoi sintomi le dicevano tutt’altro.
Minto si era raccomandata che nessuno venisse a sapere come stava Ryou e che lei stessa si sarebbe inventata qualcosa per tenere a bada Keiichiro, ma la signora Midorikawa era stata costretta a chiedere aiuto al marito per giustificare la sua assenza.
Ryou sembrava non trovare pace, benché  lei gli avesse inumidito la fronte, continuava a scottare come un tizzone rovente e a parlare nel sonno. Nella mezz’ora successiva alla partenza di Minto la sua temperatura corporea era salita a quaranta gradi.
In passato aveva covato risentimento nei confronti di quel ragazzo, incolpandolo del rapimento della figlia e delle altre ragazze, ma si era resa conto di essere stata ingiusta. A volte dimenticava che lui aveva solo due anni più di Retasu e tendeva a considerarlo un uomo adulto, causa le responsabilità che gli gravavano sulle spalle, quando invece sia lui che Keiichiro erano solo dei ragazzi, i quali, nonostante tutto, in due anni avevano fatto l’impossibile per proteggere tutti loro.
Gli afferrò la mano, intenzionata ad offrirgli un conforto materno.
<< Tra… ppola. >>
La signora Midorikawa trasalì. Ryou le aveva afferrato il polso e glielo stava stringendo con una forza inaspettata.
La sua bocca si riaprì per ripetere faticosamente quella parola.
Trappola.
Allarmata, la signora Midorikawa cercò di farlo sedere per dargli da bere, ma lui non mollò la presa sul suo polso, gli occhi frementi sotto le palpebre chiuse.
Stava peggiorando. Doveva trovare un modo per estraniarlo dai suoi incubi.
<< Ryou, mi senti? Va tutto bene, devi stare calmo. >>
Il suo respiro si fece più pesante, il braccio destro si mosse a scatti sulle coperte.
<< Le… roy… tra… ppola. >>
<< Non c’è nessuna trappola, adesso ti cambio il panno sulla fronte, così starai meglio. >>
Ryou tossì, mosse la testa sul cuscino e le strinse più forte il polso.
<< Non… de… vono… an… dare… Tra… ppola. >>
 
 
 
 *****
 
 
 
Erano entrati nella piramide non appena Keiichiro gli aveva dato il segnale. Pai precedeva Retasu lungo il corridoio di pietra, dal momento che la visibilità al suo interno era pressappoco inesistente per l’occhio umano; le aveva intimato di starle vicino, al fine di evitare che poggiasse i piedi su una trappola, e continuava ad avanzare col ventaglio puntato in avanti.
Oltre all’eco dei loro passi era possibile udire il leggero ticchettio di alcune gocce d’acqua colanti dalla pareti.
Retasu sentiva le suole degli stivali umidi e dovette mettere a dura prova il suo senso dell’equilibrio per evitare di scivolare. Aveva la spinosa sensazione che Pai desiderasse stare solo e che se fossero usciti vivi da lì l’avrebbe evitata. Non ne capiva il motivo, ma era evidente che qualcosa lo turbava.
Non è il momento di pensarci.
Odiò come non mai essere una Mew Mew e la guerra.
Se fosse stata una ragazza qualunque in un giorno qualunque, avrebbe potuto riflettere liberamente su ciò che era successo con Pai, parlarne, invece doveva addentrarsi in un antica costruzione Maya alla ricerca di un chimero leggendario. Il tempo da dedicare unicamente a se stessa non le era concesso.
Preda di quegli scomodi pensieri, scivolò su una pozza d’acqua. Non trovò alcun appiglio e cadde in avanti.
<< Ti avevo detto di stare attenta. >>
Retasu si irrigidì e trattenne il respiro. Avvertiva un corpo solido e pulsante sotto di sé.
<< Ti sei fatta male? >>
Pai non le sembrò arrabbiato quando le fece quella domanda, il viso a pochi centimetri dal suo.
<< N-no, sto bene. E tu? >>
Ringraziò l’oscurità che li circondava, augurandosi che la vista di Pai non fosse così sviluppata da notare il suo rossore.
<< Tutto bene. >>
Retasu avvertiva il calore del suo corpo e il suo respiro solleticarle il viso. Non riuscì a rialzarsi, né a muoversi, come se l’avessero incollata in quella posizione. Voleva restare lì. Nei minuti successivi avrebbe negato a sé stessa l’accaduto, lo avrebbe relegato in un angolo della mente, definendolo un attimo di assurda follia. Ma in quel momento percepì chiaramente qualcosa di Pai reagire alla vicinanza dei loro corpi. Fu la consapevolezza che nessuno li stava guardando a scatenare nella mente di Retasu uno scenario privo di inibizioni. Colpa anche del buio e del silenzio circostanti, che sembrava volessero inglobare entrambi in una nicchia di privata intimità.
Quando Pai la prese per le braccia, Retasu tornò bruscamente in sé. Aggrappandosi al suo petto, si rialzò di scatto, gli diede le spalle e si premette le mani sulle guance in fiamme.
Ma che cosa mi è preso?
Pai si alzò da terra, raccolse il ventaglio e le sfiorò il braccio, facendola sussultare.
<< Dammi la mano, così non scivolerai più. >>
Retasu si voltò verso di lui, lasciando che le afferrasse la mano. << Scusa >>, mormorò vergognosamente.
<< Andiamo. >> Pai riprese a camminare lungo il buio corridoio come se non fosse successo nulla, trascinandosi dietro Retasu.
Il suono dei loro passi si sommò al ticchettio incessante delle gocce d’acqua, mentre l’uno cercava di azzerare i pensieri e l’altra di riordinarli disperatamente.
Che cosa mi sta succedendo?Pai… sentirà quello che sento io quando…?
Non posso pensarci.
<< Il sigillo dell’Acqua si trova al centro dell’edificio. Siamo quasi arrivati, sei pronta? >>
Pai aveva recuperato il suo tono formale e distaccato. Non c’era nulla di intimo nelle loro dita intrecciate, sembrava che lui si stesse trascinando dietro una bambina particolarmente problematica. Retasu se ne rese amaramente conto. << A dire il vero avrei una domanda da farti. >>
Pai non commentò. Lei interpretò il suo silenzio come un invito a parlare, ma proprio quando si decise a continuare, lui l’anticipò con tono velatamente tagliente. << Un’altra domanda? Permesso accordato, a patto che sia inerente alla missione, stavolta. >>
<< Lo è >>, replicò, cogliendo l’allusione.
<< Attenta. >> Pai l’attirò a sé per impedirle di scivolare di nuovo, ma non appena fu certo che aveva riacquistato l’equilibrio tornò a porre le distanze.
<< Grazie >>, mormorò Retasu, imbarazzata.
<< Sono tutt’orecchi. >> Pai era già dimentico di quella breve interruzione e la incitò a parlare.
<< Non comprendo l’utilità che potrei avere contro il Chaos dell’Acqua >>, dichiarò la ragazza con sincerità. << Zakuro era più indicata per affrontarlo. Perché non hai scelto lei? >>
Sprofondarono nel silenzio. Retasu sentiva il cuore martellarle nel petto, un bruciante presentimento a farle compagnia.
Non sei fatta per la guerra.
<< Tu e Mew Purin avreste avuto difficoltà da sole. Non potevamo mettervi nella stessa squadra. >>
<< Oh… >>
<< Posso cavarmela da solo contro Kraken. >>
Retasu smise di camminare, puntando i piedi per terra. Pai si fermò a sua volta, lasciando la presa sulla sua mano.
Tic, tac. Tic, tac. Tic, tac.
Le gocce d’acqua colavano al suolo più fitte da quel punto del soffitto, ma lei non vi badò.
<< Cosa c’è? >>
Il quel momento sperò che Pai potesse vederla in volto, perché con quello che stava provando non sarebbe riuscita a parlare.
<< Capisco. >>
Quella calma apparente, quel tono disinteressato…
Retasu sentì la rabbia montarle dentro con maggiore intensità.
Non aveva nient’altro da dirle?
<< E’ davvero scortese da parte tua. >>
<< Qui non si tratta di usare le buone maniere >>, replicò Pai con voce incolore.
<< Capisco >>, concluse, imitandolo. Lo superò di alcuni passi, precedendolo lungo il corridoio.
Non era giusto. Non aveva senso tutto ciò. Se Pai la reputava così inutile perché non l’aveva lasciata sull’astronave? Perché l’aveva portata lì? Per dirle di restare a guardare?
Era stanca di essere sottovalutata.
 
 
 
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Sabbia. Sabbia ovunque. Per terra, sui muri, sospesa in aria. Minto la sentiva depositarsi sui capelli, sui vestiti e su ogni lembo di pelle scoperta. Se non avesse avuto paura di inghiottirla, avrebbe imprecato tutto il tempo contro Kisshu ed un ignaro Pai per averla costretta ad addentrarsi in quella piramide. Odiava il caldo, odiava l’odore di quelle pareti, e da quel momento avrebbe odiato anche la sabbia del mare.
<< Ti vedo in leggera difficoltà. >>
Minto rivolse un’occhiata omicida al compagno di squadra.
<< Però almeno così stai zitta. >>
Kisshu si teletrasportò prontamente, evitando il calcio che Minto aveva indirizzato ai suoi gioielli.
<< Questo si chiama barare! >>, protestò Minto, tappandosi nuovamente la bocca.
<< Dai, rimani dietro di me, ti farò da scudo contro la sabbia. >>
Lei constatò con sorpresa che i granelli di sabbia diminuirono quando Kisshu si pose davanti a lei. La sua schiena maledettamente bella si rivelò più utile di quanto avrebbe mai-
Un momento. Cosa?
Cominciò a sospettare che quell’alieno le avesse rifilato qualcosa nel cibo, altrimenti non avrebbe saputo spiegarsi l’origine di quegli assurdi pensieri.            
<< Tiamat è il Chaos più impaziente, ha generato questa simpatica tormenta di sabbia per farci capire che è al corrente della nostra visita. >>
<< Ma che carino >>, replicò sarcastica, che grazie a Kisshu poteva parlare liberamente.  << Ho un motivo in più per prenderlo a calci. Che stai facendo? >> Per poco non gli andò a sbattere contro. Kisshu si era fermato di colpo e aveva estratto i sai dalle tasche dei calzoni.
<< Lo senti? >>
<< Che cosa? >> Minto richiamò istintivamente l’arco.
<< Viene da lontano… Si sta avvicinando! >>
<< Che cosa? >> ripeté in preda all’agitazione. << Non ho il tuo udito! >>
All’improvvisò percepì un fischio in lontananza che nell’istante successivo si propagò nella loro direzione.
<< Oh, merda! >>
L’imprecazione di Kisshu fu l’ultima cosa che udì prima che la tempesta si riversasse su di lei.
 
 
 
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Ichigo scese le scale di corsa e si arrestò sull’ultimo gradino, le mani premute sulle ginocchia e il fiatone.
<< C-cosa diavolo era quella cosa!? >>
Taruto la raggiunse con espressione torva. << Non ne ho idea. Ti avevo detto di non correre, sei sorda per caso!? >>
<< Scusa tanto, ero impegnata ad evitare uno scheletro animato che mi inseguiva brandendo una lancia! >>
<< Se tu non fossi una pisciasotto mi avresti aiutato a farlo a pezzi, invece di scappare e lasciare a me tutto il lavoro! >>
Ichigo scese l’ultimo gradino, levando minacciosamente un pugno in aria. << Pisciasotto a chi!? >>
Clic.
Taruto perse di colpo la sua espressione rabbiosa. << Oh, no… >>
Ichigo si irrigidì su se stessa. << C-che cosa è stato? >>
Taruto non ebbe bisogno di risponderle. Il suolo prese a tremare rapidamente e il punto sul quale si trovavano entrambi si mosse verso l’alto. Ichigo ebbe appena il tempo di vedere che stava andando a sbattere contro il soffitto prima di fare un balzo a terra. Le piastrelle sulle quali era saltata si stavano già sollevando a loro volta. Ichigo balzò nuovamente a terra, constatando di essersi lasciata alle spalle un muro. Davanti a lei ce n’erano altri due che si stavano inesorabilmente alzando verso il soffitto. La sfiorò un unico pensiero.
Corri.
Saltò sul primo blocco di pietra e da quello si lanciò direttamente sul secondo, scivolando in avanti poco prima di finire schiacciata. Cadde rovinosamente a terra, picchiando il braccio sinistro sulle piastrelle immobili, ma il sollievo e la gioia provati a pericolo scampato superarono il dolore.
<< Per poco non diventavo un hamburger… >>, ansimò, poggiando la testa sulla parete di pietra. 
Taruto era al suo fianco, meno provato da quell’improvvisa, diabolica corsa ad ostacoli. << Te la sei cercata, con quelle zampacce che ti ritrovi hai azionato una trappola! >>
<< Falla finita… Tu almeno hai potuto teletrasportarti… A proposito, grazie dell’aiuto >>, boccheggiò Ichigo.
<< Scusa, se nel nanosecondo a mia disposizione ho preferito evitare di finire spiaccicato contro al soffitto! Chiamasi istinto di sopravvivenza, e poi da come ti lamenti mi pare che tu sia viva e vegeta… >>
<< Non proprio vegeta… >>, replicò Ichigo, rialzandosi con gambe tremanti, la coda e le orecchie basse. << Siamo salvi! >>
Taruto rimase paralizzato su se stesso, scioccato da quel gesto tanto inaspettato quanto ridicolo. Ichigo lo stava abbracciando.
<< Ma che diamine ti salta in mente!? Mol-la-mi! >>
Ichigo lo lasciò andare, sorridendogli raggiante. Non appena l’adrenalina che aveva in corpo era scemata, si era resa conto di essere scampata alla morte per un soffio; la paura si era riversata su di lei e mai come allora era stata felice di poter ancora sentire Taruto brontolare.
<< Quanto la fai lunga! >>
Taruto si massaggiò il collo dolorante. << Befana psicopatica >>, borbottò.
Ichigo non replicò come di consueto, lasciandolo sempre più stranito.
<< Ehm, allora… andiamo o no? >>
Lei annuì e lo spintonò in avanti.
<< Ehy! Perché l’hai fatto!? >> protestò Taruto indignato.
<< Non voglio pestare un’altra trappola, vai avanti tu per primo >> , gli intimò, incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo.
Taruto deglutì.
Ichigo lo guardò con la coda dell’occhio e gli rivolse un sorrisetto maligno. << Non ti vedo molto convinto. Che c’è, adesso non ti vanti più di sapertela cavare in questo posto infernale? >>
<< Non è vero! Chiudi il becco, befana! >>
<< Muoviti, nanetto! Non ho intenzione di passare l’intera giornata qui dentro! >>
Il suolo tremò di colpo. Ichigo si aggrappò a Taruto, piagnucolando. << Che cosa c’è adesso!? >>
<< Che diavolo ne so! >> le urlò lui di rimando, mentre cercava di placare i movimenti del suolo coi suoi pteri.
<< E’ il Chaos!? >>
<< Ma sei ritardata!? Ti ho detto che non lo so! >>
Taruto si teletrasportò in aria assieme ad Ichigo, che gli si era letteralmente abbarbicata addosso. Proseguirono il tragitto in volo, finché il terremoto non si placò di colpo come era iniziato.
<< Ma cos-
<< Sst! >> Taruto zittì Ichigo con aria infastidita e la lasciò scendere a terra. << La chiave di re Chefren sta vibrando, vuol dire che siamo vicini alla stanza del sigillo. >> Estrasse l’oggetto metallico dalla tasca dei calzoni a mo’ di prova.
<< Da che parte dobbiamo andare? >> Ichigo si era fatta improvvisamente seria.
Avevano raggiunto un’area del santuario dalla forma circolare. Una luce artificiale scaturiva da sfere di vetro affisse alle pareti e donava riflessi spettrali di un blu perlaceo alle innumerevoli iscrizioni che vi erano impresse sopra. Ichigo si accorse che quella strana luce convergeva in un unico punto, il centro esatto della stanza, dove era situato un piccolo altare in pietra; sopra a quest’ultimo un piedistallo reggeva uno specchio intarsiato di foglie e legno. Taruto fece saettare lo sguardo da Ichigo allo specchio con fare eloquente. << Siamo già arrivati, vecchia befana. Quello è il sigillo della Terra. >>
Un verso metallico e rantolante riecheggiò lungo le pareti.
Ichigo avvertì l’aria sibilare a pochi centimetri dal suo viso, prima di distinguere il brillio di una lama.
<< ATTENTO! >>
Taruto si teletrasportò appena in tempo, evitando di venire falcidiato.
Ichigo si coprì la bocca con le mani, soffocando il grido spontaneo indottole dalla creatura che le si era palesata davanti.
 
 
 
*****
 
 
 
Una goccia d’acqua colò sulla sua testa. Retasu alzò gli occhi sul soffitto e venne assordata da una violenta esplosione. Due forti braccia le circondarono la vita e il suo corpo si smaterializzò. Nel punto esatto in cui si trovava un istante prima, grossi blocchi di pietra caddero al suolo, formando un cumulo alto metri e metri. Pai si pose davanti a lei, puntandovi contro il ventaglio.
<< Elettrosiluro! >>
Pezzi di pietra volarono in tutte le direzioni. Quattro tentacoli azzurrognoli spuntarono da sotto il cumulo, respingendo l’attacco di Pai con un getto d’acqua nerastra. La collisione tra i due elementi generò una seconda esplosione, sbalzando Retasu da terra.
La ragazza si rialzò prontamente, lanciando una rapida occhiata al soffitto. La creatura che aveva generato un buco così grande doveva essere larga sei metri, constatò nel panico. Le costò caro abbassare lo sguardo per individuarla.
Le si mozzò il respiro. Un grosso polipo alto quindici metri la stava guardando coi suoi occhietti acquosi, la testa esageratamente piccola rispetto al corpo. Aveva un che di abominevole nel modo in cui zampettava sul posto, mulinando nell’aria i quattro tentacoli costituenti le braccia, e allo stesso tempo un che di grottesco, dovuto alla sua somiglianza con un lottatore di sumo provvisto di tentacoli al posto delle gambe.
<< Aspettavo otto microbi, come mai siete solo in due? >>
Retasu rabbrividì. Il suono bestiale di quella voce le penetrò nelle ossa, raggelandola.
<< Spiacente di deluderti, dovrai accontentarti della mia sola presenza. >>
Kraken dimenò uno dei tentacoli principali, indicando Retasu. << E quella cos’è? >>
<< Non è qualcosa che potrebbe interessarti >>, replicò Pai seccamente.
<< Questo lo decido io! >>
Kraken zampettò con inaspettata rapidità verso Retasu, ma prima che potesse afferrarla, Pai gli spedì una corrente d’aria contro, mandando il tentacolo a sbattere contro la parete.
<< Come ti permetti, stupido insetto? Marcirete entrambi qui dentro! >>
<< Elettrosiluro! >>
<< Fiocco d’acqua! >>
L’attacco di entrambi s’infranse contro il getto d’acqua prodotto da Kraken. Il Chaos emise un verso gutturale simile ad una risata di scherno. << Incredibile. Vuoi attaccarmi con l’elemento che assorbo? Non andrai da nessuna parte, piccolo mostriciattolo verde. >>
Retasu si sentì ribollire per l’umiliazione che quel chimero le stava infliggendo davanti a Pai.
L’alieno, che l’affiancava, le sussurrò: << Stanne fuori. >>
Retasu strinse le nacchere con forza, in un gesto di diniego, e puntò gli occhi in quelli del chimero, intenzionata a non lasciarsi intimidire.
<< Fiocco d’acqua! >>
Kraken lasciò che il getto d’acqua lo colpisse in pieno.
<< Grazie. >>
Pai l’artigliò per un braccio. << Togliti di mezzo.  Complicherai solo la situazione! >> Levò il ventaglio in aria e spedì una scarica elettrica contro il chimero.
Retasu lo osservò mentre respingeva nuovamente l’attacco. Se non poteva servirsi del suo fiocco, avrebbe potuto aiutare Pai a fare centro. Mentre lui e il mostro si fronteggiavano, si precipitò verso quest’ultimo, correndo a ridosso della parete, e sferrò un calcio ad uno dei tentacoli.
<< Che cosa stai facendo!? >>
Sentì Pai urlare nella sua direzione prima che Kraken la colpisse con una fustigata, rispedendola contro al muro. La botta che ricevette la tramortì. Retasu scivolò a terra, mentre tutto intorno a lei cominciava a girare.
<< Elettrosiluro! >>
Pai sferrò il suo attacco al chimero per distrarlo e si precipitò a soccorrere Retasu, ma il nemico poteva contare su quattro tentacoli; si servì dei primi due per farsi scudo e con gli altri riuscì a colpire l’alieno alla schiena, mentre si teletrasportava assieme a Retasu. Pai si rimise a combattere come se non fosse successo niente, ma Retasu si accorse dei tagli che aveva sulla schiena quando le diede le spalle.
Le ginocchia le cedettero.
Rimase a guardare mentre Pai veniva nuovamente colpito dai tentacoli di Kraken. Un rivolo di sangue gli colava dalla testa, la maglietta gli si era strappata sul petto.
Doveva fare qualcosa. E in fretta.
Pai non poteva farcela da solo, benché le avesse garantito il contrario pochi minuti prima.
<< Elettrosiluro! >>
<< Muori, scocciatore! >>
<< Fiocco boreale! >>
Retasu sentì le nacchere vibrare, le gambe tremarle e il respiro venirle meno. Una stalattite di ghiaccio si diresse verso uno dei tentacoli di Kraken,. Quello era il suo attacco speciale, l’aveva provato contro Zakuro mentre si allenavano ed era riuscita a mirare all’avversaria quasi alla perfezione.
Devo farcela. Devo tagliargli i tentacoli.
Retasu chiuse gli occhi, isolandosi dalla realtà. Si sentì precipitare in un vortice d’acqua e immaginò che il suo stesso corpo si fosse tramutato nella stalattite.
Dovette lottare con la furia del vento per non finire controcorrente. Il cuore le palpitava nel petto come un razzo scoppiettante.
Ora!
Retasu riaprì gli occhi e un mare rosso, denso e viscoso la investì in pieno viso.
Pai era davanti a lei, in ginocchio. Il sapore caldo e metallico del sangue le invase la bocca.
No.
Aveva la vista offuscata. Kraken non aveva emesso un solo suono. Pai invece si era lasciato sfuggire un verso di dolore.
No.
Con foga febbrile si passò le mani sugli occhi per ripulirli dal sangue.
Non poteva aver colpito Pai.
 
 
 
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Spazio dell’autrice
Ma che due dementi! Pai che si porta Retasu appresso e poi non vuole farla combattere, lei che non gli da ascolto e fa danni. Ho seriamente preso in considerazione l’idea di intitolare il capitolo “The idiots” -.-
Su Ryou ci tengo a precisare che tutto quello che sta sognando è accaduto realmente – come ricorderete-, dichiarazione compresa, anche se ovviamente alcuni ricordi sono distorti dal suo inconscio.
Altro appunto: mancano su per giù una decina di capitoli alla fine della storia.
Volevo aggiornare giovedì scorso, il capitolo era pronto una settimana fa, ma ho dovuto rivedere alcune cose nella trama e mi sono presa un po’ di tempo in più. Spero che mi perdoniate!
A giovedì prossimo! (stavolta sul serio) Un bacio!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** 17. Only time ***


 
Only time





Le nacchere le scivolarono di mano mentre si precipitava verso di lui.
No.
Pai boccheggiava, un braccio premuto sull'addome e l'altro teso in avanti, nel vano tentativo di attaccare. 
Retasu gli posò una mano sulla spalla, dimentica della presenza del nemico, e lo richiamò. 
Non è giusto. Non posso averlo davvero...
La sua maglietta era imbrattata di un liquido nerastro; a primo impatto avrebbe potuto sembrare sangue, ma non lo era. 
Che cosa...?
Nell'istante in cui Pai le artigliò il polso congelò ogni pensiero. Prima di smaterializzarsi assieme a lui temette di finire schiacciata sotto il peso di un viscido e possente tentacolo. Pai si teletrasportò poco più lontano da Kraken, mentre questi si accasciava al suolo, immerso in una pozza di sangue. 
Le pareti della piramide tremarono per l'impatto. Retasu sentì il cervello annebbiarsi. I piccoli occhi acquosi del nemico, due sfere gialle immobili, erano fissi su di lei, spalancati per la sorpresa e privi di vita.
Pai si appoggiò a lei, chiudendo gli occhi in uno stato di semincoscienza e mollando la presa sul ventaglio. Retasu dovette fare leva su tutte le sue forze per sorreggerlo. << Che ti prende? Pai, guardami. >>
L'alieno parve obbedirle a comando. Posò la fronte sulla sua, gli occhi d'ametista puntati in quelli saettanti ed impauriti di lei. << Mi hai stupito. >>
<< Cos'hai all'addome? Pai, no no no! Ehy, guardami. >>
Gli diede un leggero colpetto sul viso per farlo rimanere cosciente. << Ho bisogno di te per trovare il sigillo, non abbandonarmi. >>
Pai le circondò la schiena con le braccia, imprimendo in quel gesto una tale intensità da toglierle il respiro. 
<< Vai avanti, in fondo al corridoio. Lo specchio è lì, in una stanza chiusa. >>
<< Non andrò da sola. Tu verrai con me >>, denegò lei, abbracciandolo a sua volta.
<< Non ce la faccio. >>
<< Sì, invece, puoi farcela! >>
<< Kraken mi ha infettato. >>
A quel punto le risultò impossibile ignorare il tono affaticato della sua voce. Basso, rauco, stanco.
<< Guarirai, Pai. Guarirai, non è vero? >>
<< Taruto dovrebbe conoscere un rimedio.>>
<< Bene... Bene... >>
Retasu si accorse che stava tremando e cercò di frenare quell'istinto. Non poteva farsi prendere dal panico. 
<< L'hai colpito al cuore, brava. >>
Il respiro le si mozzò. Oltre la spalla di Pai, Kraken continuava a fissarla. Distolse lo sguardo dalla bestia, puntandolo sul suolo macchiato di rosso, e capì tutto.
Per alcuni, terribili istanti aveva creduto di aver colpito Pai, invece la sua stalattite si era conficcata dritta nel cuore del Chaos. Quest'ultimo non aveva emesso un solo suono perché non ne aveva avuto il tempo; il suo sangue le era schizzato in faccia così copioso perché lei gli aveva bucato l'aorta.
Retasu sentì le suole degli stivali inzupparsi di quel sangue caldo e provò un moto di sconfinato orrore verso se stessa per quello che era stata capace di fare.
Aveva persino sbagliato mira, perché il suo obbiettivo erano i tentacoli. 
<< Non riesco a crederci... >>
<< Nemmeno io. >>
Retasu avvertì il respiro irregolare dell'alieno mentre le sussurrava quelle parole. 
<< Pai, non cedere proprio adesso. Sei sopravvissuto alla morte, ora devi solo percorrere questo corridoio insieme a me. >>
<< Non insistere, fai come ti ho detto. Sbrigati >>, le ordinò in tono improvvisamente brusco. 
Retasu lo aiutò ad appoggiarsi alla parete, recuperò le nacchere e corse nella direzione indicatale, il cuore che le scoppiava nel petto, una marea di parole smozzicate rimbombanti nella sua testa.
Taruto dovrebbe conoscere un rimedio.
Pregò in cuor suo che Pai non si fosse sbagliato. Continuò a correre, l'eco dei suoi passi l'aiutava a mantenere la concentrazione su ciò che stava facendo.
Non scivolò nemmeno una volta.
Raggiunta la stanza chiusa, si fermò un attimo per riprendere fiato, fissando con urgenza il sigillo incastonato nella parete: uno specchio verdeacqua, intarsiato di sfavillanti gocce di rugiada che rilucevano come diamanti. 
Si diresse verso quest'ultimo a passo deciso, e mentre levava le nacchere in alto per sferrare il suo attacco, le parole di Pai le tornarono in mente, frenandola.
I sigilli devono essere spezzati contemporaneamente. 
Con dita tremanti toccò il ciondolo che teneva al collo e attivò la comunicazione con Ryou e Keiichiro.
<< Ragazzi, mi sentite? >>
Keiichiro le rispose tempestivamente. << Retasu! Avete sconfitto Kraken? >>
<< Sì, ma-
<< Ottimo! Almeno tu stai bene! >>
Le parole le si bloccarono in gola. << Vuoi dire che ancora nessuno ti ha contattato? >>
<< No, purtroppo. >>
Accidenti...
<<  Non appena lo faranno, ti darò il segnale per distruggere il sigillo. >>
<< Va bene! >> 
Retasu si sforzò per nascondere il tremore nella voce. Avrebbe voluto mantenere la comunicazione attiva con Keiichiro, sentiva il bisogno di una voce amica con cui parlare, e quella dello scienziato era la più indicata in una simile circostanza per tranquillizzarla ed incoraggiarla, ma impose a se stessa di chiuderla per non allarmarlo. Lui e Ryou dovevano rimanere concentrati sui movimenti delle altre squadre, non potevano perdere di vista i monitor.
Pai... resisti. Taruto saprà curarti.
 
 
 
*****


 
Taruto scivolò contro la parete. 
È la fine.
Non voleva vedere quella falce maledetta abbattersi su di lui, così chiuse gli occhi. Nell'immediato il viso sorridente di Purin illuminò il buio intorno a lui. Era così bella, così adorabile, con quelle treccine colorate che le accarezzavano la fronte.
Un verso rantolante gli fece riaprire gli occhi. Ichigo aveva sferrato un calcio al Chaos.
Taruto si rimise in piedi, puntando il palmo della mano aperta al suolo. Una robusta radice si annodò attorno al collo ossuto di Lich.
<< Se vuoi strangolarla, io strangolerò te. >>
Ichigo provò un moto di gratitudine verso il suo alleato. Continuò a sostenere lo sguardo vuoto di Lich, boccheggiante, ma ostinata a tenergli testa. Sospesa in aria, le mani in lotta per allontanare quelle scheletriche del chimero dal suo collo, sentì Taruto urlare qualcosa e altre radici si avvolsero attorno alla vita ossuta del chimero. 
Ichigo morse la pelle putrefatta della sua mano e riuscì a liberarsi da quella morsa stritolante. Servendosi delle sue doti feline, evitò a se stessa una caduta dolorosa ed atterrò in piedi. 
<< PRESTO! >>
Taruto tremava per lo sforzo. Non sarebbe riuscito a piegare quelle radici al suo volere ancora per molto.
Udendo la sua richiesta disperata, Ichigo richiamò il suo fiocco e si concentrò per eseguire il suo secondo attacco.
<< Fiocco ancestrale! >>
Un fascio di luce investì il Chaos in pieno. La falce che teneva stretta tintinnò a terra e scivolò su una delle numerose fratture generatesi durante la battaglia. Curiosamente, si fermò ai piedi di Ichigo. 
Taruto si accasciò in ginocchio, stremato. Di riflesso, Ichigo si lasciò scivolare a sedere, travolta dalla medesima stanchezza.
Un mucchio di ossa inanimate ed inoffensive giaceva ai loro piedi. 
<< Complimenti, vecchia befana. >> Taruto le sorrise sghembo, un rivolo di sangue che gli colava dal labbro.
Ichigo ricambiò il sorriso, fissando vittoriosa quel che ne restava del Chaos della Terra. << È stato anche merito tuo, nanetto. >>
<< Distruggiamo quel maledetto specchio, che ne dici? >>
<< Per una volta sono d'accordo con te. Fammi contattare Ryou e Keiichiro per sapere come stanno gli altri. >>

 
*****


 
<< No, non stavi scherzando. >>
Kisshu la prese in braccio. Per un attimo aveva creduto che stesse fingendo, invece era svenuta per davvero. Rimase ad osservare il suo viso per alcuni istanti. Minto aveva una carnagione chiarissima, tanto delicata da fargli pensare che persino il sole avrebbe potuto nuocerle, eppure, pensò ammirato, quella ragazza bassina e minuta aveva appena messo al tappeto un drago leggendario. 
Com'è strana la vita. 
Aveva una bella linea del volto, constatò. Era la prima volta che poteva guardarla indisturbato, senza il suo fastidioso cicaleccio nelle orecchie. Sembrava un'altra persona da addormentata, quasi una bambina, tanto erano fini i suoi lineamenti.
<< Mi sei quasi simpatica così, lo sai? >>
Sfiorò il ciondolo che portava al collo, attivando la comunicazione con lo scienziato. 
<< Ehi, capellone, mi ricevi? >>
<< Kisshu? >>
<< Sì, sono io. >>
<< Come sta Minto? >>
Kisshu avvicinò il viso a quello della ragazza, studiandone curiosamente i tratti. << Non hai idea di quanto sia adorabile adesso. È svenuta, ma sta bene. >>
<< Lo spero per te. Ehy, un momento... Mantieni la comunicazione attiva! >>
A giudicare dalla foga nel suo tono di voce, il capellone aveva appena ricevuto notizie da una delle altre squadre. 
<< Kisshu, ascoltami bene: anche gli altri hanno sconfitto i Chaos. Fai quello che devi fare. >>
<< Dammi il segnale. >>
<< Ragazzi, mi sentite tutti? >>
Kisshu immaginò un coro di sei voci che annuiva prontamente alla domanda. 
<< Scusa, passerotto, devo farlo. >> Kisshu adagiò Minto a terra ed estrasse i sai. 
<< Al mio tre, allora >>, lo avvisò il capellone.
Il sigillo del Vento era uno specchio argentato, decorato con due piccole ali bianche alle estremità che gli ricordavano quelle della sua compagna di squadra. 
<< ...tre! >>
Kisshu conficcò entrambi i sai sulla superficie vetrosa dello specchio.
 
 
 
*****


 
Retasu osservò i rimanenti frammenti dello specchio sparsi a terra. Racchiudevano qualcosa di misteriosamente attraente, a giudicare dal modo in cui avevano catturato il suo sguardo, il ghiaccio li faceva brillare come minuscoli diamanti, donando loro un ultimo anelito di bellezza. 
Quel mucchio di vetri le avrebbe permesso di accedere all'Aldilà. Provò un moto di timore reverenziale, al pensiero. C'era qualcosa di dannatamente sbagliato in quello che aveva fatto. Un oggetto secolare potente come quello non doveva essere toccato da un essere umano, non ci sarebbero state conseguenze positive.
Fu in preda a quell'istintivo presentimento che raggiunse Pai. Il sollievo di trovarlo ancora cosciente spazzò momentaneamente via le sue preoccupazioni. 
<< Sei tornata. >>
Retasu si inginocchiò di fronte a lui. Non aveva una bella cera, ma perlomeno era ancora in grado di parlarle.
<< L'ho distrutto, torniamo a bordo. >>
Pai le prese la mano e se l'appoggiò al petto, fissandola intensamente negli occhi. << Grazie, Mew Retasu. >>
L'immagine del suo sorriso sbiadì mentre si teletrasportava via dalla piramide. Via da quel posto umido e tetro, via dall'odore di sangue, via dagli occhi di Kraken che lo fissavano inermi. 
Via da lì, con lei.
Non appena avvertì il pavimento della sala comandi sotto ai suoi piedi, si accasciò su Retasu, umiliato e amareggiato con se stesso per essere costretto a dare quello spettacolo davanti a tutti.
Retasu lo sorresse malamente, ma subito qualcuno fu al suo fianco per aiutarla. 
<< Ragazzi! Cos'è successo!? >>
Ichigo fissava allibita Retasu e Taruto che sorreggevano un irriconoscibile Pai. Il respiro pesante, la testa ciondolante e la maglietta macchiata di sangue, l'alieno stentava a reggersi in piedi; Retasu, invece, era illesa. 
Si sarebbe aspettata di trovare lei con delle ferite, non lui. 
<< Kraken lo ha infettato >>, spiegò frettolosamente Retasu. << Taruto, mi ha detto che tu puoi curarlo. >>
Il giovane alieno annuì nella sua direzione. << Lo porto in camera. >>
Nello stesso istante in cui si teletrasportò assieme a Pai, Kisshu comparve al fianco di Keiichiro con Minto tra le braccia, apparentemente illeso. << Buongiorno, dolcezze. >>
<< Minto! Che cos-
<< Alt, alt. È solamente svenuta. Una bella dormita è quello che le serve. >>
Ichigo e Retasu tirarono un sospiro di sollievo. 
L'alieno guardò quest'ultima e un lampo d'allarme si accese nelle sue iridi irrequiete. << Pai? >>
<< È stato infettato da Kraken, Taruto lo sta medicando nella vostra stanza.>>
<< Merda! >>
<< Perché sei così agitato? Taruto sa quello che deve fare >>, sentenziò tesa, più per convincere se stessa che lui.
Kisshu evitò il suo sguardo. << Questo lo so. >>
Il portello della sala comandi si aprì e Purin e Zakuro fecero il loro ingresso. La prima fece vagare lo sguardo su tutti i presenti, speranzosa, ma quando si accorse di Minto la sua delusione finì in secondo piano.
<< Sta bene, è solo svenuta >>, ribadì Kisshu.
Entrambe le ragazze si lasciarono abbracciare dai compagni di squadra. Zakuro si avvicinò a Kisshu e sfiorò la fronte di Minto con una leggera carezza. 
<< Mi auguro che tu l'abbia difesa adeguatamente. >>
Kisshu sostenne il suo sguardo inquisitorio e severo. << L'ho fatto, benché sia un passerotto maledettamente snervante e faticoso da tenere d'occhio >>, replicò, sicuro di sé. 
Zakuro abbozzò un mezzo sorriso. Non aveva voglia di indagare più a fondo, preferì chiudere la questione con leggerezza e lasciarsi scivolare di dosso la stanchezza dovuta alla battaglia appena sostenuta. << Posso concedertelo. >>
<< Ma dove sono Pai e... Taruto? >> Purin faceva saettare lo sguardo su tutti i presenti, men che meno su Ichigo, timorosa di ricevere una brutta notizia.
Fu proprio lei a risponderle. << Taruto sta bene, Purin. Adesso sta medicando Pai, è lui quello malandato. >> 
Purin tirò un sospiro di sollievo, ma accortasi dell'occhiolino che le aveva rivolto Keiichiro cambiò immediatamente discorso, rivolgendosi a Retasu.
<< Nulla di grave per Pai, spero. >>
Retasu scosse la testa, senza sapere come replicare. Poteva fidarsi delle sue parole? Taruto  lo avrebbe effettivamente guarito?
<< Scusa Kei, ma dov'è Ryou? >> domandò Ichigo.
Retasu trasalì al suono di quel nome. Non aveva avuto il tempo di accorgersi della sua assenza. 
Lo scienziato fissò la rossa, perplesso. << Minto mi ha detto che stava perfezionando il contenuto di una soluzione curativa, non è ancora tornato. È strano che mi abbia lasciato da solo mentre voi stavate combattendo, deve avere ideato qualcosa di molto importante. >>
Kisshu si intromise con fare sbrigativo. << Per tenere a bada qualche monitor e quattro comunicazioni basta una sola persona. Il biondino ti avrà lasciato solo perché si fida di te, non è ovvio? Perché meravigliarsi? Credo che se ti sentisse parlare con questo tono insinuante si arrabbierebbe moltissimo >>, concluse, sfoggiando la sua solita ironia con dissimulata nonchalance. 
Keiichiro gli sorrise accondiscendente. << Probabilmente hai ragione, andiamo a chiamarlo, avrà voglia di vedervi. >>
<< Sarà il caso di portare Minto a riposare. Mi accompagni alla suw stanza? >> Kisshu si era rivolto a Zakuro, nella voce una velata urgenza. 
<< Posso portarcela da sola >>Zakuro tese le braccia, in attesa che Kisshu le cedesse Minto.
<< Insisto. Devi sapere che anch'io, sotto sotto, ho l'animo di un cavaliere. >> Le rivolse un sorriso sornione, con convincente fare disinvolto.
Ma per Zakuro non fu abbastanza. << Ti vedo leggermente teso. C'è qualcosa che devi dirci? >>
Kisshu distolse lo sguardo, bofonchiando parole di circostanza per smentire i sospetti della ragazza. 
Ichigo gli si parò davanti a braccia conserte. << Kisshu, sputa il rospo. >> Il suo sguardo minaccioso non gli lasciò adito ad un rifiuto. Se era lei a chiedergli di parlare, non avrebbe esitato. L'alieno alzò gli occhi al cielo, esasperato.
 << Se Pai ne fosse uscito illeso ci saremmo risparmiati questa seccatura. >>
 
 
 
*****


 
Zakuro varcò il portello che conduceva in coperta. Rare volte si era recata lassù senza che l'astronave fosse in moto. Aveva dimenticato quanto fosse piacevole non sentire il vento fischiarle nelle orecchie, tuttavia quel momento della giornata non era il più indicato per esporsi alla luce del sole sull'Isola di Pasqua. 
<< Se fossimo in Giappone, a quest'ora sarebbe l'una del mattino, perciò non avrei nulla in contrario a lasciarti qui. >>
Retasu si voltò di scatto. << N-on ti ho sentita arrivare. >>
<< Scusami, non l'ho fatto apposta. >> Zakuro l'affiancò a passi leggiadri, sorridendole affettuosamente. 
<< Fa molto caldo quassù, ti prenderai un'insolazione.>>
Retasu sospirò, volgendo lo sguardo all'orizzonte. << Rischiamo molto peggio ogni giorno. >>
<< Hai ragione, ma siamo pur sempre delicate. >>
<< Non posso contestare... Minto mi tirerebbe le orecchie se mi trovasse qui. >>
<< Allora prega che non si svegli presto. >>
Retasu le sorrise mestamente. << Apprezzo che tu sia venuta a cercarmi, volevo stare un po' da sola, così... >>, strinse le braccia al petto, << sono venuta qui. >>
Zakuro le posò una mano sulla spalla e avvertì quanto l'amica fosse tesa. << Non devi giustificarti. >>
<< Grazie. >>
La notizia che Ryou avrebbe potuto perdere la memoria l'aveva spiazzata. A quel pensiero angustiante aveva dovuto sommare il senso di colpa nei suoi confronti. Era sciocco ed insensato, eppure sentiva di averlo tradito, baciando Pai. Era stupido, ridicolo e illogico, perché Ryou non era il suo ragazzo. 
La verità era che il senso di colpa lo provava per se stessa, ma non riusciva ad ammetterlo. Non era lecito che una ragazza si sentisse felice e appagata tra le braccia di un uomo e al tempo stesso desiderasse quelle di un altro. Lei non aveva mai concepito quel tipo di attaccamento, lo reputava frivolo, sconveniente, ingiusto. Non avrebbe mai pensato di diventare lei stessa oggetto di quella pericolosa debolezza. Non avrebbe mai pensato di poter provare un sentimento così forte per entrambi. Prima per Ryou, inevitabilmente ed incondizionatamente, poi per Pai, intensamente ed inesorabilmente.
Era sporca, sbagliata, patetica. Era indegna di meritare l'attenzione di entrambi. Era indegna di stare in pensiero per entrambi, l'uno soffocato dai morsi della febbre, l'altro torturato da un'ostinata infezione.
<< Non temere per Pai, è in buone mani, oltretutto ha la pelle dura. >>
Retasu annuì stancamente. Il sole cocente le picchiava sulla fronte con fastidiosa ostinazione, infondendole un senso di confusione. Per alcuni istanti si chiese se stesse sognando, se Zakuro fosse realmente al suo fianco. 
<< Come ve la siete cavata contro il Chaos del Fuoco? >> La sua curiosità era sincera, ma non fu il motivo principale che la spinse a porle quella domanda. 
<< Piuttosto bene, se consideri che ne sono uscita illesa e Purin ha riportato solo qualche livido. La reazione di suo padre quando l'ha vista è stata molto più spaventosa di quel serpente, a confronto. >>
<< Oh, un serpente... Era un serpente. >> 
Zakuro la fissò a lungo, in silenzio. << Ho un foruncolo sotto al piede. >>
<< Un foruncolo al piede... >>
Zakuro le afferrò il polso, spingendola a prestarle attenzione. << Per quanto ancora hai intenzione di farti divorare dall'ansia per Ryou? >>
Retasu alzò gli occhi su di lei come se le avesse tirato una sberla, senza replicare.
<< Detesto essere insistente e comportarmi da ficcanaso, ma a volte adoperare tali mezzi si rivela necessario. Credi davvero che stare qui a rimuginare ti sia d'aiuto? >>
Quest'ultima abbassò il capo, rifuggendo dalla luce accecante del sole. << No, certo che no. >>
<< Kisshu e Keiichiro si stanno occupando di lui, tutto quello che devi fare è rilassarti e aspettare che si risvegli. >>
<< Lo so, è solo che... >>
Retasu sospirò e si mise a sedere, portandosi le ginocchia al petto. Zakuro interpretò quel gesto come l'inconscia esigenza di parlare con qualcuno, così le si sedette accanto. L'amica era una ragazza riservata, come lei, ma non aveva la sua stessa capacità di gestire lo stress. Era più fragile, perciò sfogarsi le avrebbe fatto bene. 
<< Non è la salute di Ryou e Pai a preoccuparti maggiormente. >> 
Retasu annuì con un impercettibile movimento del capo. Le costò tanto ammetterlo; se da un lato aveva voglia di parlare con Zakuro del suo tormento, dall'altro temeva che questa volta nemmeno lei avrebbe potuto capirla. Non voleva essere giudicata, quando lei stessa lo aveva già fatto duramente.
<< Retasu... non ti sarai innamorata di Pai? >>
La ragazza trasalì, il respiro mozzo. Continuò a fissarsi le dita delle mani strette alle ginocchia, sperando di poter cancellare quella domanda. Zakuro non era mai stata tanto diretta con lei. 
<< Non lo so >>, sentì mormorare  dalla sua stesse labbra.
<< Non devi biasimare te stessa per quello che provi. Non c'è nulla di male ad avere dei dubbi. Anzi, è meglio offrire una possibilità ad entrambi e non avere rimpianti, invece di ostinarsi vigliaccamente a scegliere  uno dei due, senza esserne sicuri. Se facessi così, un giorno potresti renderti conto di esserti sbagliata e pentirtene. >>
Retasu si morse le labbra. Zakuro aveva la straordinaria capacità di analizzare la realtà con oggettività e leggerezza. Non si schierarava mai coi buoni o coi cattivi, metteva semplicemente in luce i pro e i contro di ogni circostanza, senza giudicare. Ichigo, Minto e Purin le avrebbero probabilmente detto di lasciar perdere "quel musone antipatico" di Pai e di pensare solo a Ryou. Giurò che persino Keiichiro, malgrado la sua maturità, si sarebbe lasciato condizionare dal suo affetto per Ryou e le avrebbe sconsigliato a priori di lasciarsi trascinare dai propri sentimenti per Pai. Zakuro invece non lo aveva fatto. Sì sentì fortunata a poter dispensare dei suoi consigli. Era a conoscenza della sua cotta per Ryou da anni, e con discrezione aveva mantenuto per sé la scoperta. Aveva il suo carico di preoccupazioni a cui pensare, eppure era sempre pronta a sostenerla. Come aveva fatto con Ichigo, Minto e Purin per tutto quel tempo, contribuendo a risollevare loro il morale. 
<< Zakuro... tu non scrivi mai quello che ti passa per la testa? >>
Quest'ultima rimase sorpresa di fronte a quella domanda inaspettata. << No, non fa per me. O meglio, direi che non ne sento il bisogno. >>
Retasu si portò avanti la lunga treccia e iniziò a giocarci distrattamente. << Presi l'abitudine di tenere una sorta di diario, dopo l'invasione aliena. Scrivevo come se mi stessi direttamente rivolgendo a Pai. >>
Se lo lasciò sfuggire rapidamente, sentendo il peso di quelle stesse parole svuotarla poco a poco. Era bello condividere quel segreto con qualcuno, ma mai avrebbe immaginato che Zakuro fosse al corrente di quell'informazione, men che meno avrebbe immaginato chi glielo avesse riferito. 
<< Era una sorta di espiazione per me, ripetere a lui e a me stessa che un giorno lo avrei rivisto. Appianava il mio senso di colpa per la sua morte, non riuscivo ad accettare l'idea che si fosse sacrificato per noi, sentivo di essergli in debito... Gli scrivevo come se sapessi che un giorno gli avrei potuto far leggere tutto quanto, gli raccontavo ogni cosa, come se fosse il mio... compagno. Creai un'immagine nella mia mente così fedele all'originale... che quando lo rividi mi sembrò di averlo sempre avuto al mio fianco in questi due anni. Però ancora non ho capito bene il reale motivo per cui gli scrivevo. Forse... forse mi sentivo sola. Avevo voglia di parlare con qualcuno, ma non riuscivo a farlo, così  ho creato un surrogato di confidente ed ho iniziato a raccontargli tutto quello che mi succedeva, per compensare questa mia mancanza. Scrivendo mi riusciva più facile sfogarmi. Sì... deve essere questo il motivo. >>
Zakuro si lasciò assorbire dal silenzio, attendendo pazientemente che l'amica ordinasse il filo dei propri pensieri e proseguisse. Retasu non tardò a parlare. 
<< Ho sempre saputo che a Ryou piace Ichigo, così scrivere a Pai mi aiutava a non pensare a lui. Era come se volessi distogliermi forzatamente dal desiderare il suo affetto, incanalandolo su qualcun altro. Però... da quando ho rivisto Pai... ho capito che mi piace. >> Retasu nascose il viso arrossato dal sole e dall'imbarazzo. << Alle sensazioni che mi suscita Ryou a poco a poco si sono aggiunte quelle che mi provoca Pai. Lui... io... Ci siamo baciati. >>
A quel punto Retasu prese a parlare tanto velocemente che Zakuro riuscì a seguirla a fatica. << Mi ha confessato di desiderarmi da tanto tempo e io in fondo l'avevo intuito anche se lui all'inizio mi spaventava e quella volta che mi sono accanita con lui in battaglia l'ho fatto perché mi sentivo umiliata da lui insomma mi aveva baciata con violenza il giorno prima  e io volevo fargliela pagare non l'ho mai detto a nessuno ora però lui si comporta diversamente e non capisco se la mia sia solo un'attrazione oppure qualcos'altro. >>
<< Potresti ripetere? >>
Retasu prese un profondo respiro e andò a fuoco. << Scusa, in pratica non riesco a capire bene Pai, e di conseguenza non capisco quello che provo per lui. 
La nostra diversità mi spaventa, inoltre mi rendo conto che pensare a queste cose non è giusto adesso, non con una guerra in atto. >>
<< Reprimere i tuoi sentimenti non ti è d'aiuto, al contrario, può indebolirti. Analizzarli e cercare di capirli ti farà bene. Cerca solo di essere meno ansiosa e di smetterla di attribuirti colpe che non ti meriti. Non è colpa tua se Pai si è sacrificato, è stata una sua scelta, e non è colpa tua se provi per lui qualcosa di profondo come lo provi per Ryou, queste cose succedono e basta, il cuore non ti chiede prima se sei d'accordo, tantomeno il permesso per provare amore o attrazione verso qualcuno. >> 
Zakuro le posò una mano sul ginocchio, sorridendole affettuosamente. << Sei una ragazza con la testa sulle spalle, capirai da sola quello che è meglio per te, e un prezioso alleato ti aiuterà a farlo: il tempo. >>
Retasu le prese la mano tra le sue. << Grazie. Grazie davvero per avermi sopportata. >>
<< È stato un piacere. Ricordati che non deve essere la diversità a spaventarti. Finita questa guerra, tu e Pai avrete tutto il tempo per conoscervi, se lo vorrai. >>
<< Hai ragione. >>
<< Vuoi tornare dentro? >>
Retasu si rimise in piedi. << Sì, direi che adesso me la sento. >>
Zakuro si rialzò a sua volta e non appena entrambe si voltarono verso il portello questi si spalancò, rivelando la presenza di Purin, che le raggiunse di corsa. << Ecco dove eravate! >>
<< Stavamo facendo due chiacchiere >>, affermò Zakuro con scioltezza.
Purin aveva una strana espressione sul viso e si rigirava i pollici nervosamente, come sorda a quelle parole. 
<< C'è qualcosa che non va? >> domandò Retasu. 
La ragazzina si strinse nelle spalle. << A dire il vero... no. Dovrebbe essere una buona notizia. Ryou si è svegliato. >>
Retasu avvertì una scossa risalirle la schiena e il fuoco scoppiettarle nello stomaco. 
<< Bene, voglio dire due paroline a quell'incosciente. >>
Purin si parò davanti a Zakuro, bloccandole il passaggio. << Non credo sia il caso in questo momento. Diciamo che è, come dire... >>, gesticolò con le mani, mimando qualcosa di incomprensibile, << un tantino diverso >>, concluse, sgonfiandosi come un palloncino. 
<< Che cosa intendi dire? >> le chiese Retasu, seria come non mai. 
Zakuro superò Purin con passo deciso. << Andiamo a scoprirlo. >>
 
 
 
*****




 
 Spazio dell'autrice 
Rieccoci qua! Il passaggio per l'Aldilà è aperto, perciò aspettatevi di vedere tutti nei guai come adoro descrivere ;) Ryou si è svegliato, perciò Minto è l'unica bella addormentata. AKisshu sta bene così. Che facciamo, la svegliamo? 
Retasu ha finito di farsi seghe mentali, per adesso. Invito coloro che mi seguono silenziosamente a lasciarmi un piccolo commento, significherebbe molto per me :)
Titolo del capitolo ispirato dall'omonima canzone di Enya. 
Alla prossima! 








 

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Capitolo 19
*** 18. The new soldier ***


The new soldier







Rimase paralizzata sulla soglia della porta. Ryou era lì, bellissimo ed irresistibile come sempre, ma con la mente sembrava altrove; si fissava le mani con meraviglia e sconcerto, le rigirava in tutte le angolazioni possibili, affascinato e curioso come un bambino di fronte ad un fenomeno insolito, e non prestava la minima attenzione alle persone che lo circondavano.
Purin gli si parò davanti e agitò il palmo della mano sotto al suo naso per alcuni secondi. Appurata l'inutilità di quel gesto, si voltò verso gli altri. << Non reagisce >>, concluse, stringendosi nelle spalle.
Ryou... 
<< È chiaramente rimbambito. >> Kisshu fluttuava per la stanza a gambe e braccia incrociate, con espressione rassegnata e disinteressata. 
<< Be', è colpa tua se adesso è ridotto così! Fossi in te non ci scherzerei sopra e cercherei di risolvere la faccenda >>, replicò Ichigo seccamente. 
<< Ehy, bambolina, non essere dura con me, io ho solo assecondato la sua richiesta >>, si difese quest'ultimo, mettendole il muso.
<< E hai commesso un errore! >> rincarò lei. Taruto, che le era di fianco, si picchiò una mano sulla fronte. << Che razza di idiota. >>
<< Concordo con Ichigo, se avessi consultato Pai, prima di agire di tua iniziativa, questo non sarebbe successo. Sei un incosciente. >> La Mew lupo squadrava l'alieno dagli occhi dorati in un modo che lo indusse a non scendere a terra. La freddezza nella sua voce era quasi palpabile. 
Kisshu roteò gli occhi. << Potremmo saltare la parte in cui ribadisco di aver fatto una cazzata? >>
Keiichiro non aveva potuto fare a meno di notare il tormento di Retasu. La Mew verde era rigida ed impettita sulla soglia della porta, gli occhi lucidi puntati su Ryou, le mani in grembo. Le dita le tremavano in preda ad un involontario tic nervoso. 
<< Ragazze >>, richiamò Ichigo e Zakuro in tono pacato ma fermo, << credo sia meglio seguire il consiglio di Kisshu. >>
Ichigo sospirò pesantemente, mentre Zakuro continuò a seguire ogni movimento di Kisshu con sguardo velenoso.
<< Ho provato ad attirare l'attenzione di Ryou in tutti i modi >>, proseguì Keiichiro, lanciando al ragazzo una rapida ed amareggiata occhiata. Lo sorprese a toccare la superficie della scrivania e a rimirarla come un insolito reperto archeologico. << Frasi che ci scambiamo abitualmente, battute, fotografie, riferimenti alle videosfere e agli esperimenti a cui stiamo lavorando, ma niente: fisicamente Ryou è qui, ma il suo cervello è come intrappolato in un limbo. >>
<< Un limbo? >> domandò Purin scettica, il sopracciglio inarcato. Taruto intercettò per caso il suo sguardo, facendola arrossire. 
<< Il capellone sta dicendo che il cervello del vostro amico è momentaneamente in standby >>, s'intromise poco saggiamente Kisshu. 
<< Lo prenderò come un complimento >>, asserì Keiichiro, alludendo al soprannome che gli era stato  affibbiato.  << Mi piacerebbe sentire cosa ne pensa Pai, aspetterò che si sia ripreso, prima di fare qualunque cosa. Non voglio iniettare a Ryou alcun tipo di sostanza, che si tratti di un siero o di uno stimolante, rischierei di provocargli ulteriori effetti collaterali. L'intromissione di acqua cristallo nel corpo di un umano non è di mia competenza, non posso fare niente senza il consiglio di Pai. Mi dispiace. >>
Retasu si morse le labbra. Avrebbe voluto rimanere da sola con lui, prendergli il viso tra le mani, guardarlo dritto negli occhi, e riportarlo alla realtà con la sola intensità dello sguardo. Avrebbe voluto sentire la sua voce, sapere che non aveva perso la memoria. 
<< Tutto questo è assurdo. >> Zakuro marciò verso Ryou e lo afferrò per il  polso. << Ryou Shirogane, razza di idiota, rimetti in moto i neuroni e risintonizzati su questo pianeta. La tua amica muore dalla voglia di prenderti a schiaffi per la pazzia che hai fatto. >>
Nessuno ebbe il tempo di premeditarlo. Ryou si voltò con uno scatto fulmineo verso la Mew lupo, afferrandola per la gola, e con un gesto disimpegnato la fece volare fuori dalla stanza. Retasu se la vide finire addosso in un nanosecondo ed entrambe caddero bruscamente a terra, nel corridoio.
<< Zakuro! Retasu! Santo cielo, state bene!? >>
Keiichiro e Purin le raggiunsero frettolosamente, mentre Ichigo, Kisshu e Taruto fronteggiavano Ryou in posizione di guardia. 
Quest'ultimo teneva gli occhi fissi su Taruto, il più vicino alla sua visuale, ma era come se non lo stesse realmente vedendo; le sue iridi erano vivide e luminose, le pupille vigili e attente, ma concentrate su un particolare misterioso che lui solo poteva contemplare, un particolare che andava ben aldilà del volto di Taruto. Quegli occhi erano più belli del solito, ma allo stesso tempo incutevano timore. Retasu lo fissava da terra, ignorando la mano di Purin tesa nella sua direzione. Troneggiava davanti a lei, e sembrava più alto ed irraggiungibile che mai, in quello stato di trance.
All'improvviso distolse lo sguardo da Taruto e riprese a contemplarsi le dita affusolate. 
Retasu notò il brillio di una lama e la sua attenzione venne catalizzata sul proprietario dei sai lucenti. Balzò in piedi con inaspettata rapidità e, furente come non mai, marciò a rapide falcate verso Kisshu. 
Lalieno avvertì la ragazza avvicinarsi e si voltò verso di lei con sguardo interrogativo. 
Ciaff.
Avrebbe alzato la guardia persino con Taruto e la scimmia, ma mai con lei. Retasu era un fiorellino indifeso e gentile. 
Kisshu si portò una mano alla guancia destra, il sai piegato all'indietro. Osservò la Mew verde sparire lungo il corridoio, incapace di credere che lo avesse appena schiaffeggiato.
Purin fece per inseguirla, ma Zakuro la trattenne. 
<< Lasciala andare. >>

 
*****


 
<< Ehy, dormigliona! >>
Minto si massaggiò le tempie e sbatté le palpebre, confusa. << Dove mi trovo? >>
<< Nella tua stanza. >>
Si puntellò su un gomito e alzando gli occhi riuscì finalmente a mettere a fuoco il suo interlocutore. << E perché diamine ci sei anche tu, nella mia stanza? >>
Kisshu le rivolse un mezzo sorriso. Un sorriso diverso, forzato. << Volevo controllare che non ti si fosse rotta un'ala >>, ironizzò immancabilmente. << Complimenti per la battaglia, hai salvato il culo ad entrambi, generando quella tempesta di vento. Attenta a non svenire per lo sforzo, la prossima volta! >>
A quelle parole Minto ricordò tutto. Flash cruenti, disordinati ed irrefrenabili della battaglia contro Tiamat le attraversarono la mente.
<< Cos'è successo dopo? Gli altri stanno bene? I sigilli sono stati distrutti? >>
Kisshu si premette l'indice sulla labbra per metterla a tacere. << Risposta affermativa ad entrambe  le domande. >>
Minto tirò indietro le coperte e scattò in piedi. 
<< Ehy, ehy! Vacci piano, ti sei appena rimessa in forze, non strafare. >>
<< Pretendi che me ne stia a letto? Cielo, se scopro chi ti ha dato il permesso di entrare qui dentro, giuro che lo lincio! >> 
Minto camminava frettolosamente per la stanza, alla ricerca di ancora non aveva capito cosa.
<< È stata la tua Zakuro, ad accordarmi il permesso. >>
Lei si bloccò di colpo, fissandolo con occhi inquisitori. 
<< Non ci casco. Zakuro è intelligente e mi conosce troppo bene, non lo avrebbe mai fatto. >>
<< E va bene >>, Kisshu fece spallucce, << il permesso me lo sono autoconcesso. Tranquilla, comunque, non ho approfittato di te mentre-ahia! >>
Si bloccò a metà frase, perché Minto gli aveva lanciato contro un oggetto non meglio identificato ma lesivo.
<< Non importa se sono impresentabile, vado a vedere come stanno gli altri >>, sentenziò rapidamente, dirigendosi verso la porta. 
<< No, aspetta! >> Kisshu si teletrasportò tra lei e quest'ultima prima che Minto potesse uscire. I loro visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. 
<< Levati di mezzo. >> 
Qualcosa nello sguardo dell'alieno la indusse però a dargli ascolto. Indietreggiò di alcuni passi, fissandolo minacciosa. << Che cosa vuoi? >>
Kisshu aveva un'aria affranta. Si appoggiò con la schiena alla porta, incrociando le braccia al petto. << Le tue amiche non l'hanno presa bene. Retasu mi ha stampato cinque dita in faccia. >>
Minto sussultò . << Retasu? >> ripeté incredula. In un altro contesto la faccenda avrebbe potuto sembrare comica.
<< Il biondino si è svegliato, ma si comporta in modo strano, come se gli si fosse fuso il cervello. La bambolina verde ce l'ha a morte con me, e non è la sola.  >>
<< Cosi ti aspettavi? >> domandò Minto con aria retorica. << Te lo sei meritato. >>
Kisshu abbassò la testa, le labbra contratte in una linea dritta. Era serio in un modo sconcertante. 
<< Che cosa posso fare secondo te? >>
Minto non credeva alle proprie orecchie. Se quell'alieno spaccone e sarcastico era venuto a chiederle consiglio doveva proprio essere disperato. 
<< Un momento. >> Lo fissò minacciosamente, gli occhi artigliati in due fessure. << Avevi detto che Pai poteva curare Ryou. >>
<< Sì, ma è stato infettato dal Chaos dell'Acqua, quindi adesso sta riposando. >>
<< Meno male che stavano tutti bene! >>
<< È così, infatti >>, berciò Kisshu, rialzando lo sguardo su di lei. << Che t'importa di Pai? Avrebbe fatto differenza se te lo avessi detto prima? >> 
La ragazza aprì la bocca per replicare, ma la richiuse subito, appurando istantaneamente che l'alieno non aveva tutti i torti. Era vero, non le importava nulla di Pai, così come di Taruto, e naturalmente non le importava nemmeno di...
<< Che ti prende? >> Kisshu aveva abbassato il tono della voce, particolare che la distolse dai propri pensieri e l'attrasse a cercare il suo sguardo come un irresistibile richiamo. La ragazza incrociò i suoi occhi dorati, divenuti stranamente calmi. << Niente. Ora fammi uscire. Voglio vedere le ragazze. >>
Con sua enorme sorpresa, lui si scostò di lato per farla passare. Minto impiegò un paio di istanti a meravigliarsi, prima di incamminarsi lungo il corridoio, ma dopo alcuni passi si bloccò di colpo, come se una forza sconosciuta l'avesse costretta a farlo. Quel giorno non seppe spiegare a se stessa perché gli diede un consiglio.
<< Quello che devi fare con le ragazze è molto semplice: chiedergli scusa. >>
Kisshu rimase a fissarla inebetito.
Tutto qui?
<< Non vieni con me? >>, lo richiamò lei, continuando a camminare. << Potrei prendere in considerazione l'idea di coprirti le spalle. >> 
Un sorrisetto furbo le comparve sulle labbra. A pensarci bene, doveva un favore a quell'alieno, visto che l'aveva protetta dal Choas del Vento, eppure non fu quella la motivazione che la spinse ad offrirgli il suo aiuto. L'idea di averlo in pugno, inspiegabilmente, la eletrizzava, come una sorta di sadico appagamento.
Kisshu si teletrasportò al suo fianco, osservandola di sottecchi. 
Perché, nonostante la sua apparente gentilezza, continuo a pensare che sia una strega? 


 
*****


 
<< Io devo fare cosa? >>
Pai fissava Taruto con occhi fiammeggianti. La sua rabbia era tale che le bende sul suo addome avrebbero potuto strapparsi per un improvviso spasmo muscolare. 
Taruto si grattò pigramente la testa, a disagio. 
<< Quello che ti ho appena detto. >>
Gran bel risveglio... 
Avrebbe potuto negarlo a se stesso per un giorno intero, ma scoprire che Mew Retasu non era lì quando aveva riaperto gli occhi gli aveva procurato una fitta di delusione. In più Taruto lo aveva messo al corrente di una notizia alquanto scomoda, inerente alle azioni incoscienti di Kisshu. 
<< Non sono obbligato a curare quel... >> Pai prese un profondo respiro, reprimendo l'impulso di apostrofare poco carinamente il giovane scienziato che aveva bisogno del suo aiuto, << quel ragazzo. Non intendo perdere altro tempo per salvargli la vita. Il passaggio per l'Aldilà è stato aperto, dobbiamo partire subito. >>
<< La sua nuova forza potrebbe rivelarsi utile >>, insistette Taruto. << Credimi, ho visto come ha scaraventato Zakuro addosso a Retasu, mentre dormivi. È un altra persona. >>
Pai avvertì un leggero guizzo allo stomaco, sentendo pronunciare il nome della Mew verde. << Dov'è Kisshu adesso? >> 
<< Sarà da qualche parte a gironzolare, le ragazze ce l'hanno con lui, Retasu gli ha addirittura tirato un ceffone. >>
Pai contrasse la mascella. Lei teneva particolarmente  a quello stupido umano, diversamente da quanto teneva allo
scienziato più grande. Il solo pensiero fu sufficiente a cancellare in lui la minima intenzione di curarlo. 
Però... Come avrebbe reagito proprio lei, quando l'avrebbe saputo? 
Pai si alzò lentamente in piedi, visualizzando nella propria mente uno scenario che presto sarebbe divenuto realtà. 
È ora di metterti alla prova, Mew Retasu. 
<< Dove vai? >> 
Quando Taruto lo richiamò, era già davanti alla porta, vestito di tutto punto. 
<< Da quell'idiota di Kis- Non c'è bisogno di cercarlo, a quanto pare. >> Pai si appoggiò alla parete del corridoio, incrociando le braccia al petto. Taruto fece capolino dalla stanza, seguendolo incuriosito.
Kisshu e Minto stavano venendo loro incontro.
<< Ehy, Pai! L'ho detto a tutti che hai la pelle dura! >> 
Kisshu lo raggiunse svolazzando e gli diede una pacca sulla spalla. L'alieno dagli occhi d'ametista rimase rigido come una statua di fronte a quella confidenziale accoglienza, i muscoli delle braccia guizzanti, la vena sulla tempia pericolosamente pulsante. 
<< Dove stai andando? >> gli chiese in tono glaciale, senza muovere la testa di un solo millimetro. 
Kisshu aveva chiaramente notato che qualcosa non andava, e sapeva anche di che cosa si trattava. Scambiò un'occhiata d'intesa con Taruto.
Se morirò, diffondi i miei insegnamenti ai posteri.
<< Sto andando a scusarmi con le Mew Mew >>, ammise con finta semplicità. Un sorriso affabile gli comparve sulle labbra quando Pai alzò fulmineo gli occhi su di lui. 
<< Dovresti scusarti prima di tutto con me, idiota. >>
Kisshu infilò le mani nelle tasche dei calzoni e prese a fischiettare innocentemente, lo sguardo vagante in tutte le direzioni.
<< Ma dubito che ciò possa impedirti la perdita accidentale di un arto. >>
<< Oh, andiamo! >>, protestò, calando improvvisamente la maschera. << Non ti ci mettere anche tu, mi hanno già fatto una testa così tutti quanti! >>
<< Ci sono andati troppo leggeri. Io ho in mente qualcosa di decisamente più indelebile di un semplice schiaffo. >>
Minto affiancò Kisshu e lo bloccò prima che potesse replicare, sfiorandogli un braccio in segno di avvertimento. 
<< Aiuterai Ryou? >>  
Pai abbassò il capo nella direzione di quella piccola umana. Era andata dritta al punto, senza compiere inutili giri di parole, dote che apprezzava, ma che in quella circostanza lo fece, se possibile, alterare ancora di più. Con quale presunzione quell'umana  osava rivolgergli la parola per la prima volta? 
Le lanciò un'occhiata torva e la superò lungo il corridoio. << Arrangiatevi. >>
<< No, aspetta! Potresti almeno provarci! >> Kisshu si teletrasportò accanto a lui. 
Con uno scatto fulmine, Pai lo afferrò per la gola. 
<< Non costringermi a farti del male >>,  lo apostrofò con una fermezza nella voce disarmante. Gli lanciò un'ultima occhiata carica di rancore, prima di mollare la presa su di lui. << Si parte per l'Aldilà, andiamo ad avvertire il pilota. >>
Ad esclusione del rumore dei suoi passi, nel corridoio regnava un silenzio tombale. 

 
*****


 
Retasu si prese la testa tra le mani, sospirando pesantemente. 
Aveva agito d'impulso, schiaffeggiando Kisshu. Aveva agito in un modo impensabile, sconsiderato, inopportuno.
Non è da me
Si alzò dalla sedia, decisa a porre rimedio al danno. Avrebbe chiesto scusa a Kisshu. Poi sarebbe andata a vedere come stava.
Ma lei agiva sempre in ritardo rispetto agli altri, era una sua attitudine che difficilmente sarebbe riuscita a sradicare. 
Proprio mentre si dirigeva verso le stanze, la porta della sala ristoro si aprì, palesandole alla vista l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere. 
<< Pai! S-stai bene? Stavo giusto venendo a vede-
Senza guardarla negli occhi, come se fosse un piccolo, fastidioso insetto, lui la interruppe freddamente. << Sto bene. Ora spostati. >>
Retasu rimase ferma dov'era, più per lo shock che per intenzione di disobbedirgli. 
Uno sbuffo spazientito alle spalle dell'alieno le fece sporgere la testa di lato. Retasu riconobbe Minto al fianco di Kisshu e Taruto, e le sorrise raggiante. Quest'ultima le fece l'occhiolino, poi cambiò espressione in un lampo. << Ehy, stallone, ti sembra questo il modo di rivolgerti ad una signorina? >> sbottò contrariata. 
Pai contrasse le narici e chiuse gli occhi per un istante. << Come hai detto? >>
Taruto mormorò "Oh oh..." e Kisshu "Ne hai di fegato!".
Retasu deglutì faticosamente, la gola secca. Pai era visibilmente in forze, ma chiaramente di pessimo umore, forse a causa dell'imminente viaggio che lo aspettava, pensò. << Non importa, Minto >>, replicò comprensiva, indietreggiando per farlo passare e sperando che non se la fosse presa troppo per quel appellativo.
Pai la superò rapidamente senza guardarla nemmeno per sbaglio.
<< Keiichiro non ti lascerà partire se non aiuterai Ryou! >> urlò Minto nella sua direzione che, pur temendo il freddo alieno, non aveva intenzione di abbandonare l'amico al suo destino. Di certo Retasu non sarebbe stata tanto accondiscendente con lui, a quella notizia. 
Pai si girò verso Minto con espressione indecifrabile. << Questa astronave è mia, perciò si fa quello che dico io. Non mi importa un bel niente di quello che vuole o non vuole il tuo amico. >> Quando tornò a voltarsi si bloccò sorpreso.
Retasu, il capo chino e le mani tremanti, gli si era parata davanti. << Davvero non vuoi aiutare Ryou? >>
Ma certo, era questo che le interessava... 
Con un ghigno sprezzante, Pai le rispose che non lo avrebbe fatto. 
<< Perché!? >> esplose Retasu, alzando gli occhi su di lui. 
L'intensità di quello sguardo lo lasciò spiazzato. Lei lo aveva guardato in quel modo una volta sola, una volta che non avrebbe mai potuto dimenticare, quando lei lo aveva affrontato il giorno dopo il loro "primo bacio". Non credeva che avrebbe mai rivisto quello sguardo. E invece eccolo lì, deluso, amareggiato, bruciante, eppure di una bellezza irresistibile. 
Retasu sembrava uscire fuori di sé, subiva una trasformazione, una trasformazione sconcertante per  coloro che erano abituati a vederla mansueta e gentile, quando assumeva quello sguardo. 
<< Richiederebbe molto tempo? >> gli domandò con tono esigente e febbrile, così atipico di lei.
<< No. >>
<< Sarebbe rischioso per te? >>
<< No. >>
<< E per qualcun'altro? >>
<< No. >>
<< E allora perché ti comporti così? >>
Kisshu avvicinò le labbra all'orecchio di Minto. << Qui tira una brutta aria, meglio levare le tende. >>
<< Concordo >>, mormorò Taruto, gli occhi puntati sui due litiganti. Incredibile ma vero, anche Pai aveva perso il controllo, alzando il tono della voce. << Ci vediamo in sala comandi. >>
Minto vide il giovane alieno teletrasportarsi e denegò col capo quando Kisshu le afferrò il polso per fare la stessa cosa. << Non intendo lasciare Retasu nelle mani di quell'essere >>, sibilò in tono perentorio. 
<< Fidati, è meglio così, hanno bisogno di stare soli. >>
<< È di Pai che non mi fido. >>
Kisshu sorrise sghembo. << Non torcerebbe un solo capello alla tua amica. Semmai è su di lei che ho qualche dubbio, visto il segno che mi ha lasciato in faccia. >>
Minto lo squadrò sospettosa. Aveva un'aria troppo saputa per i suoi gusti. 
Non avrà il coraggio di venirmi a dire che Pai ha un debole per Retasu? Follia. 
Eppure, nonostante il suo scetticismo, l'istinto le suggerì di andarsene. << E va bene, andiamo. >> Lanciò un'ultima occhiata apprensiva all'amica e la sentì gridare.
<< Perché ce l'hai tanto con lui!? >>
Vederla arrabbiata le faceva impressione, e da un lato fu sollevata di potersi privare di quello spettacolo. 
Retasu era sconvolta. Pai parlava di Ryou con fastidio, un disprezzo tale inciso negli occhi che non riusciva a spiegarsi, come se avesse qualcosa di personale contro di lui. 
<< Non dire sciocchezze, del tuo stupido amico non me ne importa niente >>, replicò seccamente, calcando la parola "amico" con cattiveria. << Quello che non capisco è perché a te importi tanto di lui. >>
Retasu si irrigidì, sentendo le guance accaldarsi e l'indignazione crescere dentro di lei. Stava per controbattere, quando lui proseguì, fissandola con occhi carichi di accusa e biasimo. 
<< Ti sei divertita a giocare con me, eh? Adesso che siamo tornati a bordo e hai scoperto che il tuo amico ha il cervello fuori uso devo anche fare l'infermiere, per accontentarti? Perché è questo che sono io >>, la schernì con una risata amara, << il tuo pupazzo senza cuore, freddo e crudele, che tu però pretendi di poter rigirare come meglio credi. Lascia che ti dica una cosa. >> Avanzò verso di lei, inducendola ad indietreggiare fino a sentire la superficie del bancone contro alla schiena. C'era qualcosa che ruotava intorno a lui di maledettamente spaventoso, qualcosa di pericoloso ed inquietante, come un'aura di malignità irrazionale ed ingiustificata, che le impedì di fiatare. 
<< Non commetterò più l'errore di farmi incantare dai tuoi modi innocenti e pacati. Sei furba, in realtà. O tu hai giocato bene le tue carte, oppure io sono diventato uno sciocco. Sta di fatto che non sono il servetto di nessuno, tanto meno di una ragazzina, e non intendo prestarti più attenzione. >>
<< Non hai capito niente! >> urlò lei con voce acuta, gli occhi improvvisamente lucidi, il respiro tremulo e il cuore martellante nel petto. Si sentiva annebbiata. 
Non poteva credere che Pai le avesse detto quelle cose. Non poteva credere che fosse geloso di Ryou. Non poteva credere che avesse capito quello che provava per lui, non quando lei faceva di tutto per celarlo.
E non poteva credere che lui la vedesse esattamente come si vedeva lei. Non poteva, perché se quella era la verità faceva dannatamente male. Sentirsi sbagliati, sporchi, indegni di respirare l'ossigeno di quel pianeta... non era esattamente il massimo. 
<< Io non ti reputo un pupazzo, non mi sono divertita! Io ci tengo davvero a te! >>
Non le importava se l'avrebbero sentita i suoi genitori dalla loro stanza, al di là del corridoio. Non le importava di niente, solo di cancellare dalla mente di Pai quell'orrendo ritratto che aveva dipinto di lei. 
<< Certo che ci tieni a me, finché ti servo ad aiutare il tuo amico >>, sibilò lui, avvicinando il viso al suo. << Non ho forse ragione? >>
Ciaff.
Non avrebbe dovuto renderla un'abitudine. Come era avvenuto in precedenza, Retasu aveva sentito le dita formicolare e la sua mano era scattata in aria, prima che avesse potuto fermarla. 
Non tremò, non si rannicchiò su se stessa, non rifuggì dal suo sguardo collerico. Le dita le bruciavano di dolore, ma se fosse stato necessario, lei lo avrebbe colpito di nuovo. 
<< Chi sei tu e che ne hai fatto di Pai? >> sussurrò stancamente. 
<< Potrei farti la stessa domanda, non mi risulta che prendere chiunque a schiaffi ti si addica. >>
Retasu strinse le labbra, l'espressione corrucciata. << Kisshu te l'ha detto. >>
Pai le sfiorò delicatamente la fronte, scostandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Sembrava non esservi più traccia di collera in lui, come se lo schiaffo ricevuto fosse stato sufficiente a farlo rinsavire. << No, ma l'ha fatto Taruto. >>
<< Perché ti comporti così?  >> 
Era letteralmente destabilizzata. Un attimo prima Pai la guardava con disprezzo,  come se stesse lottando contro l'impulso di attaccarla, quello successivo la toccava come se fosse fatta di carta velina. 
Pai chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sulla sua. Per un interminabile istante ad entrambi parve di essere tornati indietro nel tempo, nella piramide che aveva custodito la confessione di Pai. 
<< Forse perché una parte di me continua a pensare che odiarti sia la soluzione migliore... >>
Retasu rilassò il volto. Nel silenzio che seguì comprese molto più di quanto avrebbe compreso a parole. Gli cinse istintivamente l'ampia schiena, come a volerlo proteggere. 
<< Qualunque cosa sceglierai di fare, sappi che sono sempre stata sincera con te. >>
Pai sospirò, accarezzandole i capelli. << Mostrami la stanza del tuo amico. >>
Retasu  trattenne il respiro, incerta di aver sentito bene. << Come, prego? >>
Si scostò da lei. << La stanza del tuo amico. Mostramela. >>
Emozioni intense piovvero su di lei. Sorpresa, felicità, ammirazione, malinconia, gratitudine. 
Capì tutto. 
Perché Pai ce l'aveva tanto con Ryou. 
Perché aveva improvvisamente cambiato idea.
Per lei.
Si sentì responsabile del suo altalenante raziocinio, della sua rabbia, della sua gelosia, del suo tormento, ma al tempo stesso non riuscì a reprimere la gioia e la soddisfazione di sapere che Ryou sarebbe presto ritornato in sè. 
Grazie, Pai.


 
*****


 
Ichigo sbuffò sonoramente. << Io non ce la faccio più ad aspettare. >>
<< Impaziente come sempre >>, la punzecchiò Minto. 
<< Ah, sta zitta tu. >>
<< Il passerotto non ha tutti i torti. >>
<< Non ti ci mettere anche tu! >>
<< Come mi hai chiamata!? >>
Kisshu corse ai ripari da quelle due arpie, usando furbamente come scudo il capellone, consapevole che non avrebbero osato colpirlo. 
<< Quanto sei ridicolo... >>, mormorò Minto, osservandolo con aria di compatimento. 
Purin e Taruto si scambiarono un'occhiata divertita, complici.
<< Vorresti almeno dirci a cosa ti serve quell'aggeggio, di grazia? >>
Kisshu reggeva tra le braccia quello che aveva tutta l'aria di essere un fucile. L'aveva preso nella sala ristoro, dentro ad un cassetto che stranamente nessuno era mai riuscito ad aprire prima del suo arrivo a bordo. << Non essere impaziente anche tu, come Ichigo. >>
<< Mi hai davvero stufato! >>
<< Non paragonarmi ad una comune popolana! >>
<< Ma cosa devo sentire!? Sei insopportabile quanto lui, se non peggio! >>
Kisshu rimase a godersi compiaciuto lo spettacolo tra il gatto che soffiava e l'uccellino starnazzante, mentre Keiichiro alzava gli occhi al cielo, rassegnato. 
<< Adesso basta. >>
Minto smise subito di battibeccare non appena udì la voce di Zakuro, ponendo così fine al teatrino tanto apprezzato da Kisshu. << Guardate chi c'è. >>
Le ragazze si voltarono verso il portello e rimasero a bocca aperta come due pesci lessi. 
Oltre l'alta figura di Pai comparvero Retasu, un sorriso gioioso stampato sulle labbra, e Ryou, indubbiamente tornato in sè. 
Kisshu fu il primo a ritrovare la parola. << Bentornato, biondino. Penso che tu mi debba delle scuse per tutte le lamentele che ho dovuto sopportare a causa tua. Tieni questo. >>
Purin trattenne il respiro e afferrò il polso di Taruto, vedendo il fucile di Kisshu volare pericolosamente verso la testa di Ryou. Quest'ultimo lo afferrò con una prontezza di riflessi disarmante, lasciando tutti i presenti a bocca asciutta. << Ammettilo, volevi colpirmi per rimettermi fuori uso. Non mi dispiace affatto che tu non ci sia riuscito >>, esordì ironicamente, esaminando il fucile con cura. << Dove l'hai trovato questo? >>
<< Miseriaccia... >>, boccheggiò Purin. << Mi ci vorrà del tempo per abituarmi a questo nuovo Ryou. >>
 
 
 
*****





 
Spazio dell'autrice
Rieccomi con un nuovo capitolo!
Pai ha rimesso in sesto Ryou sotto tortura :D Sono troppo cattiva con lui! 
Ho volutamente saltato la parte in cui Retasu e Ryou si "riuniscono", capirete in seguito perché. 
A proposito di Retasu, da come avrete notato si è dedicata allo sport dello schiaffeggiamento in questo capitolo :D 
Adesso partiranno tutti per l'Aldilà, non li trattiene più niente. Ne vedrete delle belle (o almeno lo spero!)
Come sempre ringrazio tutti coloro che mi seguono. Un bacione!
 
 

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Capitolo 20
*** 19. The circle of fire ***




 
The circle of fire






<< Maggiore, abbiamo appena rilevato la presenza di un forte campo gravitazionale. >>
<< Dove, esattamente? >>
<< Nel centro esatto del pianeta, maggiore. Devo mobilitare l'esercito? >>
<< No, non sarà necessario. So perfettamente di che cosa si tratta. >>
<< Ma maggiore... sua Eccellenza, i soldati sono agitati, non riescono a spiegarsi l'origine di tale fenomeno, temono che-
<< Rilassati, dì loro che ho tutto sotto controllo. Sparisci, adesso. >>
<< ... Sì, maggiore. >>
Rimasto solo nel laboratorio, Leroy continuò ad osservare attentamente gli sviluppi dei suoi prototipi. Il sorriso di trionfo che gli incurvò le labbra si riflesse sul vetro della vasca ibernante.
Ho un regalo speciale per voi. Vi aspetto, giovani eroi.




 
*****


 
<< Ho la netta sensazione che questa storia non finirà bene! >> urlò Purin al di sopra del rumore del vento, ancorata al pavimento della sala comandi. Retasu e Keiichiro, distesi al suo fianco, preferirono non commentare, più preoccupati nel cercare di non volare via. 
<< Ma tu non eri l'ottimista del gruppo!? >>, replicò Taruto, schiacciato contro la parete.
<< Ditemi che sarà veloce e indolore! >> pregò Ichigo, abbracciata al rilevatore sferico posto al centro della sala.
<< Se continuiamo così, ho paura che sarà il contrario! >> gridò Minto nella sua direzione, che dalla paura di finire sbalzata via si aggrappò accidentalmente alla coda tesa dell'amica. 
<< Ahiaaaaa! >>
<< È sempre un piacere guardare quanto vi volete bene! >> ghignò Kisshu, abbarbicato sul soffitto come se stesse prendendo il sole. 
Zakuro, sdraiata al fianco di Minto, allungò la mano per afferrare la sua e tranquillizzarla. Quest'ultima la strinse con gratitudine, senza tuttavia risparmiarsi di mandare Kisshu a quel paese. 
<< Ehy! Vieni a darmi una mano! >> abbaiò Ryou in direzione del suddetto alieno. Stava tentando di reggere i pc in bilico, per impedire che si infrangessero sul pavimento, ma da solo non avrebbe resistito a lungo. << Sarò anche diventato una sorta di magnete come te, ma ho ancora due braccia! >>
Kisshu sbuffò esasperato, rassegnato all'idea che se voleva porre fine alle lamentele isteriche del biondino, doveva aiutarlo, così planò verso di lui, alleggerendogli il carico. 
Pai pilotava l'astronave, tentando vanamente di riprenderne il controllo. Il velivolo aveva improvvisamente smesso di rispondere ai suoi comandi a una decina di chilometri di distanza dalla loro meta.
Stavano volando alla massima velocità. 
In picchiata. 
Io l'avevo detto che non sarebbe stata una passeggiata. 
Fortunatamente era riuscito ad attivare le cinture di sicurezza in tempo, ma aveva la netta sensazione che gli sarebbero servite a ben poco se fossero precipitati in mare. Cercò di rallentare la velocità del velivolo tra mute imprecazioni, fissando la superficie marina dall'ampia vetrata col fiato sospeso. 
Era vicina. 
Sempre più vicina.
Avanti, dannazione!
L'acqua s'infranse sulla parete vetrata. Parecchi urlarono. Pai avvertì un ribaltamento che non seppe classificare come reale o apparente, poi, dal nulla una luce bianca, potente, abbagliante, lo investì in pieno volto.
 
*****


 
Dopo essersi accertata che nelle cabine stessero tutti bene, la squadra Mew, accompagnata dagli alieni, affidò il controllo dell'astronave a Keiichiro. 
Ce l'avevano fatta. Erano entrati nell'Aldilà, illesi. 
<< La prossima volta che Pai mi dice "sarà un viaggio faticoso", io lo ammazzo! >> ringhiò Ichigo, incurante del fatto che potesse sentirla. 
Ryou rise sommessamente. << Alla fine siamo arrivati qui tutti interi, ora dobbiamo pensare a come rimanerci per il resto della missione. >>
<< Mio padre ha già detto che penserà lui a farci tutti secchi, se torneremo vivi; imprecava come un pazzo quando sono andata a vedere come stava, mia madre  ha dovuto imbavagliarlo. >>
<< Anche mio fratello non era propriamente felice, ma gli passerà >>, sentenziò Minto con aria convinta.
Furono gli ultimi tre a scendere dall'astronave. Mentre il portello si richiudeva rimasero a guardarsi attorno con aria sorpresa.
Retasu fece vagare lo sguardo sull'infinita distesa d'alberi, irrequieta. Si era immaginata uno scenario diverso da quello. Il cielo era plumbeo, striato di venature bianche irradianti una luce innaturale e l'aria era fredda, immobile. 
<< Dove siamo finiti?  >>, mormorò Purin, rivolta a nessuno in particolare, gli occhi vigili e curiosi che esploravano la radura. 
<< Mi aspettavo qualcosa di diverso >>, ammise Minto con aria circospetta. 
<< Chissene importa dell'aspetto che ha, dobbiamo trovare Profondo Blu e spezzargli le ossa. >>
<< Oppure lui potrebbe aver trovato noi >>, boccheggiò Ichigo. 
Kisshu inarcò un sopracciglio, scettico, e si voltò in direzione della ragazza. << Sarebbe troppo faci-
Le parole gli morirono in gola. Ichigo si teneva una mano premuta sul cuore, gli occhi sbarrati lucidi di lacrime e timore fissi su un punto lontano. Kisshu seguì la direzione del suo sguardo e lo vide. 
Accarezzava distrattamente la corteccia di un albero, con la postura di un nobile re, i capelli d'ebano che quasi sfioravano il suolo. 
Poteva sembrare un incantevole angelo delicato, bello da togliere il fiato. Chiunque lo avrebbe  visto si sarebbe preoccupato di non fare rumore, temendo di vederlo svanire, e sarebbe rimasto a fissarlo nell'ombra, incantato dalla sua  bellezza.
Di riflesso, Taruto e Kisshu si pararono davanti a Purin e ad Ichigo. 
Ma la leader delle Mew Mew superò l'alieno, fissando ipnotizzata Profondo Blu. Timorosa, ma desiderosa di avvicinarsi a lui, fece qualche passo avanti, le gambe traballanti. 
<<  Che stai facendo! >>, sibilò Kisshu, affiancandola e afferandola per il polso. 
<< Lui... Lui è... >>
<< Dannazione, non fare mosse azzardate! Devi rimanere lucida, o sarà la fine! >> la rimproverò, aumentando la stretta al polso per essere certo che non potesse sfuggirgli.
Retasu lanciò un'occhiata fugace all'astronave. Profondo Blu era a pochi metri di distanza dalla sua famiglia. 
<< Keiichiro deve andarsene, deve fare qualcosa, perché non mette in moto l'astronave? >> mormorò disperata, spiando ogni singolo movimento dell'algido alieno. 
<< Sta tranquilla, non gli permetteremo di avvicinarsi a nessuno >>, le promise Ryou, fucile alla mano, una fermezza nella voce che fece suonare quelle parole  come una garanzia. 
<< Ti comportavi come lui >>, ammise la Mew verde.
<< Come? >> domandò stranito.
<< Sembravi perso nel tuo mondo, prima che Pai ti curasse. Fisicamente presente, mentalmente assente >>, spiegò lei, senza perdere di vista il nemico. << Vedi come sta rimirando quell'albero? Come se nascondesse i più profondi segreti dell'esistenza, come se avesse un significato primordiale. >> Fece una pausa, ordinando un'improvvisa intuizione nella mente, e proseguì a voce sempre più bassa. << Forse non è sempre cosciente, forse Masaya continua a lottare dentro di lui. Kisshu pensa che nel suo corpo dimori un cristallo madre, e tutti noi abbiamo visto gli effetti collaterali che la metà di un comune frammento ti ha causato, penso che nel caso di Profondo Blu il cambiamento sia più complesso. >>
D'istinto gli afferrò il polso, sbarrando gli occhi per la sorpresa. Una scossa elettrica la pervase dalla testa ai piedi. Profondo Blu si era girato verso di loro all'improvviso. La paura di fronte all'imprevedibilità degli eventi la paralizzò totalmente, impedendole di reagire con la mente e col corpo.
Conservò un'unica consapevolezza. La presenza innegabile ed inevitabile di due lame azzurre, intente a scrutare con calma apparente il folto gruppo dei nuovi arrivati.
Ryou tornò indietro nel tempo. La bellezza conturbante di quegli occhi era in netto contrasto con lo scenario di fuoco, urla e morte proiettato nella sua testa. C'era qualcosa di maledettamente sbagliato in Profondo Blu, l'eleganza e l'armonia che trasudava costuivano una pericolosa illusione. Si poteva credere che un essere tanto perfetto non agiva nel giusto? Che era un mostro, che ogni sua azione andava fermata?
Quando quegli occhi gelidi si posarono su di lui, Ryou ne ebbe la certezza. L'esercito alieno era stato sedotto, 
quel demonio dalle fattezze angeliche aveva irretito i sensi di ogni soldato, plagiandolo a devastare quello che un tempo era stato il suo pianeta. 
Dopotutto bisognava possedere un certo fascino per convincere un'intero popolo a servirti. 
<< Pai, Kisshu, Taruto. >> 
La sua voce melodica riecheggiò nel bosco, carezzevole come una nota musicale. 
<< Finalmente ci rivediamo. >> Un sorriso distorto gli incurvò le labbra. 
Pai contrasse le narici, puntandogli contro il ventaglio con fermezza. << Risparmiaci i convenevoli. >>
Profondo Blu proruppe in un'incantevole risata. Una risata apparentemente vera, sentita, umana. 
<< Arido come sempre, Pai. >> 
<< Masaya! >>
Una voce femminile, vagamente familiare, catturò la sua attenzione. Profondo Blu individuò una ragazza vestita di rosa che lo fissava supplicante. 
Quegli occhi...
<< Ti prego, devi lottare contro di lui, devi tornare in te! >>
Kisshu la trattenne per la vita, impedendole di raggiungerlo. 
Profondo Blu osservò la scena, derisorio. << Sempre e comunque al fianco di quell'umana. Sei patetico. Siete tutti patetici >>, si corresse. 
Il suo successivo movimento fu talmente rapido che nessuno ebbe il tempo di premeditarlo. 
Estratta la spada dal mantello, Profondo Blu l'abbatté al suolo con tutta la potenza di cui disponeva.

 
*****


 
Retasu riaprì gli occhi dopo quello che le parve un lungo sonno. Qualcuno la stava scuotendo per le spalle, chiamandola per nome. Negli attimi successivi necessari a recuperare lucidità, riuscì a distinguere il volto di Ryou. 
Si alzò a sedere, la guancia sporca di terra, fissandolo con apprensione. << Stai bene? >>
Ryou le tese la mano, aiutandola a rialzarsi. Lei l'afferrò senza riuscire ad evitare di arrossire. 
<< Sì. Mi sono svegliato qui, dopo che Profondo Blu ha colpito il suolo con la spada. >>
Retasu sentì il sangue gelarle nelle vene. 
Allora era tutto vero. 
La vista degli alberi e di quel cielo striato di bianco le diedero un'ulteriore conferma di non aver raggiunto quel posto solo nei suoi sogni.
<< Non capisco. Avremmo dovuto... >>
<< Morire? >> la precedette Ryou in tono grave. << Guardati attorno. È tutto perfettamente in ordine, come se Profondo Blu non avesse distrutto niente. >>
<< È vero >>, constatò sconcertata. 
La calma piatta che li circondava era maledettamente sinistra, innaturale, sbagliata
<< Dobbiamo trovare gli altri. >> 
Retasu si mise a camminare lungo un cerchio immaginario, rigirandosi nervosamente le dita. << E se Profondo Blu avesse preso le nostre famiglie, e se gli altri fossero-
Ryou pose fino al suo farneticare, afferrandola per le spalle e fissandola con fermezza. 
Quegli occhi magnetici non avrebbero mai smesso di avere un effetto burrascoso su di lei. 
<< Non fare il gioco che desidera Profondo Blu. Lui ci ha volutamente divisi per indebolirci, cerca di restare calma, lo devi a te stessa e agli altri. >>
Retasu abbassò la testa, affranta. << Hai ragione, scusami. >>
L'ultima cosa che ricordava prima di aver perso i sensi era il suolo sotto ai suoi piedi che si muoveva. Si chiese se qualcuno dei suoi compagni aveva avuto la sventura di risvegliarsi solo dopo quella brusca separazione.
Ryou scostò le mani dalle sue spalle e le sollevò il mento con l'indice. << Ehy, li troveremo. Te lo prometto. >>
Retasu sentì una fitta al cuore. Il tono della sua voce, la promessa impressa nel suo sguardo, il suo tocco... Tutto di lui fu in grado di infonderle calore.  
Qualcuno batté le mani nella loro direzione. Entrambi si voltarono di scatto verso la fonte di quel rumore, in posizioni di guardia. Ma non individuarono nessuno.
<< Che spettacolo commovente. >>
Ryou si parò davanti a Retasu, fucile alla mano e sguardo attento, scrutando silenziosamente gli alberi. 
La ragazza avvertì un brivido risalirle lungo la spina dorsale. Non ne era sicura, ma credeva di aver riconosciuto quella voce. Estrasse le nacchere, il cuore in gola e il respiro fermo. 
Una figura imponente si materializzò davanti a loro. Ryou fece per premere il grilletto, ma non appena riconobbe l'alieno, che lo fissava di rimando con espressione ignara e spaesata, abbassò il fucile. 
<< Pai! Grazie al cielo stai bene! >>
Retasu si precipitò da lui, scrutandolo con apprensione, dimentica della voce che aveva appena sentito.
<< Cos'è successo quando ci siamo divisi? Hai incontrato Profondo Blu? >>
Pai distolse lentamente gli occhi da Ryou, puntandoli su di lei. La ragazza gli sorrideva sollevata. Era totalmente vulnerabile. 
<< Perché non mi rispondi? >> 
Retasu si fece incerta, in attesa di una risposta che sembrava non voler arrivare. 
La stoccata all'addome arrivò rapida, invece, violenta ed inaspettata. 
Scivolò in ginocchio, piegata in due dal dolore. 
Un fascio di luce investì il nulla, laddove un istante prima si trovava Pai. Ryou affiancò la ragazza subito dopo aver sparato, facendo saettare lo sguardo in tutte le direzioni. 
<< Stai bene? >>
Retasu cercava di stabilizzare il battito cardiaco, boccheggiando. Mosse il capo in un cenno d'assenso. Il dolore pulsante andò miracolosamente scemando, permettendole di prendere un'ampia boccata d'aria. 
Pai le aveva tirato un pugno. Non era possibile, era assurdo, impensabile. 
Ryou digrignò i denti, alzando gli occhi al cielo. << Vieni fuori, bastardo! >>
Non poteva essere stato Pai. 
Retasu lo sentì parlare ancora nell'ombra, e questa volta fu certa che quella voce fosse la stessa che aveva udito poco prima.
<< Benvenuti nel luogo in cui rimarrete per l'eternità. >>

 
*****


 
Purin si risvegliò bruscamente, avvertendo il tocco di una mano picchiettarle la guancia. Riaprì gli occhi di scatto, scombussolata. 
<< Mi hai fatto prendere un colpo! >>
Taruto l'afferrò per le spalle e l'abbracciò di slancio. 
La ragazzina ricambiò la stretta, dimenticando momentaneamente tutto ciò che la circondava. Era nell'unico posto in cui avrebbe voluto stare dalla prima volta che lo aveva rivisto. Gli accarezzò la schiena, avvertendo un calore dilagante propagarsi in tutto il corpo alla consapevolezza che Taruto si fosse preoccupato per lei. 
<< Allora ci tieni ancora a me>>, gli sussurrò all'orecchio, intenerita. 
Taruto si irrigidì a quelle parole, ma subito dopo si sciolse. << Certo che sì, sciocca. Come potrei dirti il contrario? >>
Purin si scostò da lui, accarezzandogli una guancia. Le si inumidirono gli occhi. << Imbecille! Non facevi altro che ignorarmi! >>
L'alieno trasalì di fronte al suo repentino cambio d'umore. Una fitta lo trafisse all'altezza dello stomaco. Odiava vederla piangere. Raccolse timidamente la prima lacrima scesa a rigarle il volto. << Scusa, sono un idiota. Ma non piangere adesso, mi rendi triste così >>, le confessò, arrossendo come un bambino. 
Purin boccheggiò. Un sorriso tremulo le incurvò le labbra. << È vero, sei un idiota. Ma ti voglio bene. >>
Il suo cuore ebbe un fremito mentre gli rivelava quelle parole. Lui sgranò gli occhi, sorpreso e meravigliato. 
Si rimise in piedi e le tese la mano per aiutarla a fare altrettanto, guardandola con aria sfuggente ed impacciata. << A-anch'io te ne voglio. >>
Purin lo investì in pieno, rischiando di fargli perdere l'equilibrio, poi si scostò improvvisamente, come scottata. << Dobbiamo trovare gli altri. >> 
La felicità di quel momento venne bruscamente interrotta. Taruto le spiegò di essersi risvegliato in quella radura e di averla trovata al suo fianco, ma che degli altri non vi era traccia. 
Purin pestò un piede per terra, smuovendo una piccola  porzione di terriccio. << Quel maledetto! Giuro che gliela farò pagare cara per quello che ha fatto! >>
<< A chi è che vuoi fargliela pagare? >>
Una voce remota, tuttavia nitida, fece raggelare entrambi. 
<< Chi va là!? >> urlò Taruto, estraendo prontamente le bolas. 
La voce fendette l'aria con un sibilo. << Cucù, sono qui! >>
La giovane Mew Mew fece un volo di due metri, rotolando al suolo. 
<< PURIN! >>
Taruto corse disperato verso di lei e prese a scuoterla ansiosamente per le spalle, gli occhi lucidi di lacrime. 
<< Ti prego, rispondimi! >>
La ragazzina mosse debolmente le dita di una mano, muovendo le labbra all'insù in un sorriso forzato.
<< Davvero tenero, Taruto. Davvero tenero, il modo in cui ti preoccupi per quella scimmia. >>
L'alieno sussultò al suono di quella voce. Non poteva essere vero...
Voltò la testa di scatto e ciò che vide gli fece gelare il sangue nelle vene.
Colui che si era palesato alla sua vista fluttuava in aria a pochi metri di distanza, le gambe piegate e i piedi uniti, un inconfondibile sorriso sornione stampato in faccia. 
Kisshu. 


 
*****


 
<< Per quanto ancora dovremo continuare questa sceneggiata? >>
Minto camminava al fianco di Zakuro con aria decisamente contrariata. 
L'alieno le sferrò un'occhiata obliqua. << Odio ripetermi. Vi ho detto che non riesco a smaterializzarmi, cos'altro suggeriresti di fare, ragazzina? >>
<< Piano con le parole >>, lo ammonì freddamente la Mew lupo, sostenendo il suo sguardo senza il minimo timore. 
Umpfh. Bella quanto fastidiosa, pensò Pai, senza scomporsi. << Non ho detto nulla all'infuori della verità. >>
<< Dovrai cambiare atteggiamento se desideri la nostra collaborazione >>, continuò Zakuro imperterrita, mentre Minto le sorrideva grata. 
<< Anche voi, se è per questo. >>
Tu guarda cosa mi doveva capitare. Bloccato in questo posto senza via d'uscita con queste due. Roba da matti. 
Non riusciva a spiegarsi l'accaduto. Profondo Blu aveva distrutto il suolo, eppure intorno a lui sembrava  tutto immutato: un'infinita distesa d'alberi, tutti uguali fra loro e perfettamente intatti, un cielo straordinario, venato da striature bianche, come se fosse in perenne procinto di annunciare una tempesta. 
Era nell'Aldilà, non si era certo aspettato di trovare un'oasi di pace, dove gli uccellini cinguettavano felici, ma quel paesaggio lo sconcertava. 
Pai cominciava a dubitare sull'autenticità di ciò che stava osservando. Profondo Blu era bravo con i giochi illusionistici, l'aveva appurato personalmente durante il periodo passato a dargli la caccia con Kisshu e Taruto, tuttavia non lo riteneva capace di distruggere e poi risanare nell'immediato ciò che aveva devastato. 
Fu più propenso a credere che quel luogo fosse in grado di autorigenerarsi. L'ipotesi era incontestabile, dal momento che era un luogo eterno. 
Un rumore leggero, distante, quasi impercettibile, lo fece fermare. 
<< Cosa c'è, Mew Zakuro? >>
Anche la ragazza lupo lo aveva sentito.
Però, niente male come udito. 
Minto si guardava attorno con aria circospetta. 
<< C'è qualcuno >>, le rispose l'amica a bassa voce. << Tieniti pronta. >>
<< Spero che sia qualcuno dei nostri. >>
<< Tacete >>, le ammonì Pai, secco. 
Minto avrebbe voluto prenderlo a calci, sospettava che sotto sotto anche Zakuro fosse della sua stessa idea, ma preferì fingere di non averlo sentito per il bene di tutti.
Uno scricchiolio, chiaro, netto, pericolosamente vicino a loro. Proveniva da un albero alla loro sinistra, dai rami più alti. 
C'era qualcuno, o qualcosa, nascosto tra le fronde. 
<< Non mi piace. Non mi piace per niente tutto ciò >>, pigolò Minto, vinta dall'irrazionale paura che una creatura mostruosa potesse saltarle improvvisamente addosso. 
<< Vuoi tacere!? >> la redarguì Pai a mezze labbra. 
<< C-c'è nessuno? Ragazzi, siete voi, vero? >>
L'alieno puntò il ventaglio verso i rami alti dell'albero. Aveva riconosciuto quella voce. Apparteneva chiaramente, inconfutabilmente a Taruto, ma non doveva abbassare la guardia, per nessuna ragione.
<< Quello e Taruto! >> Minto tirò un sospiro di sollievo, recuperando un briciolo di buonumore.  
Zakuro osservava Pai circospetta. << Cosa c'è che non va? >>
<< Non mi convince. >> L'alieno teneva lo sguardo fisso sulle fronde dell'albero, ormai immobile. 
<< Siamo noi. Scendi >>, ordinò.
La testa di Taruto fece capolino da un ramo, scrutandoli dapprima con incertezza, poi con un ampio sorriso. Tipico di lui, pensò Pai, senza tuttavia abbassare la guardia. Uno strano presentimento lo tormentava come una spina nel fianco. 
<< Mi hai spaventata! >>, sbottò Minto risentita, con voce vagamente stridula. 
Quant'è petulante questa ragazzina. 
Taruto planò verso di loro, grattandosi la testa con aria imbarazzata. << Scusa. Ma dove sono gli altri? >> Di colpo si rabbuiò in volto. << Non ditemi che... >>
<< Non lo sappiamo >>, risposero Pai e Zakuro all'unisono, con lo stesso tono freddo e sbrigativo. Si lanciarono un'occhiata infastidita, mentre Minto guardò Taruto con aria perplessa. 
<< Capisco... >>, mormorò quest'ultimo. 
Quella breve distrazione costò caro a Pai e a Zakuro. Nel giro di mezzo secondo una radice emerse dal suolo, avviluppando l'esile corpo di Minto. Taruto si smaterializzò, lasciandola boccheggiante. 
Zakuro tagliò rapidamente la radice stritolante con la frusta, mentre Pai si sollevò da terra, scagliando l'elettrosiluro verso gli alberi. 
Quello non era Taruto. Se l'era sentito. Aveva commesso un grave errore, distraendosi a guardare quella ragazza.
Dannata Mew Zakuro. 
<< Siete degli sciocchi, e morirete. >> 
Una risata identica a quella di Taruto rimbombò nell'area circostante. 
<< Ma che cosa sta succedendo!? >> Minto si massaggiava il collo dolorante, l'arco alla mano. Zakuro le stava vicino. Un sibilo nell'aria a pochi centimetri dal suo viso la indusse a sfoderare la frusta e ad attaccare. Sentì di aver preso qualcosa e tirò con tutte le sue forze verso di sè. 
<< Ahio! Mi hai fatto male! >> piagnucolò derisoria la voce di Taruto. 
L'alieno liberò il piede dalla frusta, di colpo,  facendo perdere l'equilibrio a Zakuro. 
Pai planò nella direzione delle ragazze, fendendo l'aria con il ventaglio,ma non colpì nulla. 
Minto lanciò un urlo soffocato. Il dolore alla schiena arrivò violento quanto inaspettato. Quando Zakuro si rialzò, la vide scivolare in ginocchio con occhi lacrimanti. L'ira crescente si diffuse in lei, bruciante come il fuoco che animava la sua frusta. 
<< Fatti vedere, codardo! Non nasconderti! >> urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
<< Ti accontento subito! >>
Un dolore lancinante la investì all'addome. Non ebbe il tempo di coprirlo con le mani, perché venne sbalzata da terra e ricadde su un corpo solido.
Pai venne momentaneamente accecato dai fluenti capelli di Zakuro. Si tolse la Mew Mew di dosso, rialzandosi prontamente, e sferrò attacchi alla cieca, incendiando alberi innocenti.  
Minto si trascinò verso la compagna, tendendole la mano. Zakuro sputò sangue dalla bocca, le mani premute sull'addome. Le mancava il respiro.Afferrò la mano dell'amica, ansante. 
Taruto era sempre stato veloce, ma mai come il vento. Quell'alieno non era chi voleva far credere di essere.

 
*****


 
Pai si materializzò senza preavviso alle spalle di Ryou, puntandogli il ventaglio alla gola. Il ragazzo si irrigidì, lo sguardo fisso su Retasu che lo fissava di rimando ad occhi sbarrati.
<< Non osare fare una singola mossa, Mew Mew, o per lui sarà la fine. >> 
Un sorriso distorto, atipico di lui, gli incurvò le labbra. Quegli occhi d'ametista non erano mai stati più intensi di così, ma erano animati da una luce bestiale.
<< Perché fai questo? >> domandò Retasu, rialzandosi lentamente in piedi, lo sguaro supplichevole rivolto a quell'alieno che sembrava fuori di sé. 
<< Lui merita di morire >>, le rispose Pai urlando. 
<< Retasu, scappa! >>
<< Fai silenzio! >>
Pai colpì Ryou sul fianco, facendolo stramazzare al suolo. 
<< Fiocco d'acqua! >>
L'alieno venne colpito in pieno dal getto della ragazza e volò a terra. 
<< Come osi? >>
Subito si rialzò e le fu addosso. Retasu sentì l'ossigeno intrufolarsi nei suoi polmoni con prepotenza. Finì schiacciata al suolo, il corpo massicio di Pai sopra il suo, i polsi bloccati in una morsa gelida. 
Un fascio di luce lo colpì di striscio prima che lui potesse ferirla. 
Retasu si puntellò sui gomiti ed individuò Pai e Ryou fronteggiarsi a pochi metri di distanza. Rotolò sul terriccio secco, evitando per un soffio una delle scariche elettriche di Pai. << Basta! Fermatevi! >> implorò, fissandoli terrorizzata. 
L'alieno respinse un colpo di fucile col ventaglio e indirizzò una scarica elettrica contro l'avversario, ma Ryou fu altrettanto rapido da sparare di nuovo. Il fascio di luce del fucile si scontrò con l'elettrosiluro. L'aria iniziò a crepitare e l'energia sprigionatasi da quella collisione generò un'esplosione. 
Retasu si protesse la testa con le mani, premendola a faccia in giù sull'erba. Piccoli frammenti di terra piovvero sui suoi capelli e sulla sua schiena. Con foga febbrile, la ragazza alzò la testa, voltandola nella direzione di quell'esplosione. Abbandonate le armi, Pai e Ryou si stavano affrontando a mani nude.
Disperata, Retasu si rialzò sulle gambe malferme e tentò di richiamare la loro attenzione. 
Una parte di sé aveva capito sin da subito che quell'alieno non era Pai.
Ma anche se si fosse trattato di lui, non sarebbe rimasta a guardare. 
Si precipitò verso entrambi, sferrando un calcio a Pai. L'alieno si ripulì un rivolo di sangue colatogli dal labbro, fissandola con astio, il respiro ansante. Mew Retasu  sosteneva il suo sguardo con rabbia, le nacchere puntate verso di lui, facendo da scudo all'umano alle sue spalle.
<< Non posso lasciarti fare del male a Ryou. Non posso. Anche se questa significherà combattere contro di te. >>
Non ci fu traccia della minima esitazione nella sua voce, sebbene fosse incrinata dalla tristezza e da un sottile velo di dolore. 
<< Retasu... >>
Ryou sentì una fitta al petto, mentre la guardava affrontare con determinazione l'alieno a cui aveva confidato per due anni i suoi pensieri più profondi. 
<< Così sia. Morirete entrambi. >>
Pai sferrò l'elettrosiluro verso un albero, ma questa volta produsse più di una scarica elettrica, che andò a infrangersi sugli alberi circostanti. 
Retasu e Ryou, schiena contro schiena, osservarono i tronchi incendiati cadere al suolo e disegnare un cerchio di fuoco intorno a loro. 
Erano in trappola.
Il bosco era un inferno di fiamme. Pai, sopra di loro a braccia aperte, lo sguardo indolente rivolto al cielo, continuava ad incendiare gli alberi. 
<< Fiocco d'acqua! >>
L'attacco di Retasu domò momentaneamente una parte delle fiamme, ma queste divamparono subito dopo con maggiore violenza, aizzandosi contro di lei. 
Ryou le fece da scudo con le braccia, fissando scioccato le fiamme che si sollevavano da terra come onde del mare, danzando incontrollate, pronte ad avillupparli. 
Per la terza volta nella sua vita gli sembrò di tornare indietro nel tempo, al giorno in cui il fuoco aveva bruciato la sua casa e i suoi genitori. Il destino aveva la crudele propensione ad accanirsi contro di lui, obbligandolo a rivivere quel momento buio della sua vita. Le fiamme vorticavano e sibilavano furiose, come bestie arrabbiate, frementi di abbattersi su di loro. 
Retasu si strinse a lui, gli occhi immobili, fissi nel nulla oltre la sua spalla. 
<< Andrà tutto bene >>, le sussurrò Ryou, << andrà tutto bene. >>
E il miracolo avvenne. 
Sopra di loro comparve una sfera rossa simile ad un occhio, il nucleo nero pulsante. Retasu diede un colpetto sulla spalla al ragazzo << Guarda! >>
Era la loro unica chance di salvezza. 
Ryou la guardò dritto negli occhi, titubante. Le fiamme lo avevano imprigionato, l'aria era divenuta ormai irrespirabile e bollente, ma lei era lì con lui, con quegli color del cielo. 
Retasu. 
Bastò questo a infondergli sicurezza.
<< Salta! >>
Entrambi si precipitarono verso la sfera rossa.
Il crepitio delle fiamme, il calore, il fumo, l'odore di bruciato scomparvero, sostituiti da una coltre nera ed inconsistente. 






 
*****
 
 
 
Spazio dell'autrice
Vi ricordate di quello psicopatico di Leroy? Ryou lo ha menzionato mentre delirava. Non aggiungerò altro :P
Ebbene, vi sarà comparso un grande punto interrogativo, leggendo questo capitolo, ma nei prossimi il quadro vi apparirà più chiaro, lo prometto. 
Retasu e Ryou hanno attraversato la sfera rossa di cui si è parlato spesso nei capitoli precedenti, vi ricordate qual'è la sua funzione? Se non ve lo ricordate lo scoprirete nel prossimo capitolo :) Sì, sono antipatica.
 
Questo è Leroy, immaginatelo con le orecchie lunghe da alieno. Forse a Lady Yaoi ricorderà qualcuno ;)

http://www.ffshrine.org/ff9/fmvshots-disc2/11-fleetcont/00017.jpg
 

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Capitolo 21
*** 20. White Waters ***



 
White waters







Quando Profondo Blu aveva abbattuto la spada al suolo, Ichigo era rimasta esattamente immobile, guidata dalla folle, irrazionale certezza che quell'attacco non l'avrebbe spazzata via assieme a tutto ciò che la circondava.  
All'ultimo istante la razionalità aveva ripreso il sopravvento, spingendola a chiedere un muto aiuto prima che fosse troppo tardi per lei e per la vita dei suoi amici. Eppure la sua iniziale certezza si era rivelata veritiera. 
Il suolo aveva tremato sotto ai suoi piedi, ma nulla più.
Non un solo suono, non una sola voce era udibile nel bosco.
Ichigo continuava a tenere gli occhi chiusi, inspirando ed espirando lentamente ad ampie boccate, in cerca di un rimedio per il suo cuore agitato. Al di fuori di sé percepiva chiaramente che qualcuno l'aveva circondata per le spalle e la stava stringendo, respirando rapidamente con un ritmo irregolare. 
Ma che ne era  stato degli altri? 
Le sue previsioni si erano rivelate sorprendentemente giuste. Dovevano essere lì.
Fu il bisogno di vederli, non l'istinto di sopravvivenza, a spingerla ad aprire gli occhi. 
Profondo Blu era di fronte a loro, gli occhi chiari puntati su Kisshu, che non accennava a volersi staccare da lei, nel timore che lui potesse farle del male al primo passo falso.
Ichigo voltò la testa a sinistra e a destra, ma non individuò nessuno. 
Erano soli. 
Lei, Kisshu e Profondo Blu. O meglio, loro tre e Masaya. 
Profondo Blu inclinò la testa di lato, scrutandola con  curiosità. << A quanto pare la ragazza confetto ha capito tutto. >>
<< Di che parli? Dove sono i nostri amici? >>
Kisshu la lasciò andare, estrasse i sai e fissò il suo vecchio padrone con la stessa aria di sfida, se non più spavalda, di due anni prima. 
Profondo Blu buttò la testa all'indietro e si lasciò andare ad un'irresistibile risata divertita. 
<< Incoscienti come sempre. Siete una coppia alquanto azzeccata, sapete? Folli, sprovveduti, ribelli, impulsivi. Eppure vi ostinate a guardarmi con quell'aria da eroi, come se aveste la certezza assoluta di potermi sconfiggere. >>
<< Dove sono i nostri amici!? >> 
<< Ops, avevo dimenticato di aggiungere "impazienti" alla lista. >> Profondo Blu sorrise in direzione della Mew Mew, scostandosi una ciocca di capelli dal viso. << Ma visto che state per morire, potrei essere gentile con voi. Vedi, ragazza confetto, i tuoi amici sono caduti nella mia trappola. E chi non ci sarebbe caduto, a parte gli stolti? La paura di morire per mano della mia spada li ha portati via, a differenza vostra, che siete animati dalla ridicola sicurezza di essere destinati a sconfiggeremi, di essere gli eroi intoccabili che niente e nessuno potrà fermare. >>
Ichigo era consapevole che Kisshu fosse rimasto lì solo perché aveva cercato di proteggerla, e da un lato, nonostante non sapesse se gli altri stavano bene, si sentì in colpa per averlo coinvolto nella sua pazzia. 
<< Dove sono, bastardo!? Parla chiaro. >>
Kisshu sollevò il braccio, puntando la lama del sai verso Profondo Blu. << Ne ho abbastanza del tuo inutile farneticare. E mi spiace deluderti, ma se avere la certezza che tu non avresti potuto ferirci perché sei un'ombra significa essere stolti, allora sono fiero di esserlo. >>
Ichigo trasalì. Ma certo... Un'ombra
Il desiderio ardente di riavere Masaya al suo fianco era tale da averle obnubilato la mente. Il senso di colpa per Kisshu svanì quando capì il vero motivo per cui era sfuggito all'inganno di Profondo Blu, ma non bastò a scacciare il senso di amarezza che provava verso se stessa. 
Lei e Kisshu avevano indebolito Profondo Blu, due anni prima, ma avevano perso la battaglia, perché lei non era stata capace di affrontarla lucidamente. Pensava solo a Masaya.
Ma chi poteva combattere lucidamente, a parte i mostri privi di sentimenti, come quell'elegante alieno? Forse non doveva biasimarsi così duramente.
<< Non ricordavo fossi intelligente. >> Profondo Blu si complimentò ironicamente con Kisshu, sorridendo appena.
L'alieno dagli occhi dorati, dal canto suo, incassò il colpo senza fare una piega. << Non credo tu possa fare molto nelle condizioni in cui ti ritrovi. Perciò facciamola finita. >>
Ichigo lo trattenne per il polso prima che potesse avventarsi sul nemico. << No. Aspetta >>, gli intimò. Kisshu la fissò risentito. << Perché? Quanto ancora dovremmo aspettare? >>
Profondo Blu si rimirava le unghie, perfettamente rilassato, sfoggiando una sicurezza inaspettata. 
Ichigo scosse la testa, senza aggiungere una sola parola. Qualcosa nei suoi occhi convinse Kisshu ad abbassare i sai e a lasciare che fosse lei a prendere in mano la situazione. 
<< Perché fai questo? Al tuo stadio attuale non puoi servirti dell'acqua cristallo, ma io potrei offrirtene una cospicua quantità per risanare il tuo pianeta. Non è necessario distruggere questo per ridare al tuo popolo ciò che si merita. >> Ichigo gli parlò con estrema calma, soprendendo più se stessa che Kisshu per quell'offerta azzardata. 
Profondo Blu l'ascoltò senza fare una piega,  continuando a rigirare la punta sottile della spada al suolo, come se fosse pensieroso. 
Ichigo avanzò cautamente verso di lui. << Ti sei risvegliato solo per causare morte e devastazione? Non meriti anche tu di vivere una vita vera, dopo un sonno durato millenni? >>
<< Ichigo... >> la richiamò Kisshu in tono d'avvertimento. 
Ma lei non gli prestò ascolto. Il ticchettio dei suoi stivali accompagnò i suoi passi verso Profondo Blu, mentre una sottile, eppure viva speranza si riaccendeva in lei. 
Sfilò il campanellino che portava al collo, e lo fece tintinnare, sorridendo amorevolmente a quegli occhi di ghiaccio che la scrutavano ora con un filo di interesse. 
<< Io lotto per proteggere le persone che amo, anche tu hai qualcuno da proteggere. Lo so perché ti ho visto entrare in azione per quella persona. Non ricordi? >>
Fece tintinnare ancora il campanellino, senza distogliere gli occhi dai suoi, in attesa che qualcosa scattasse in lui. 
<< Ichigo... >> 
Il richiamo di Kisshu fu un sussurro lontano, udibile indistintamente, come un suono ovattato. 
<< Non ricordi? >> ripeté lei. 
Se avesse alzato ulteriomente le mani, avrebbe potuto sfiorare il viso diafano dell'alieno.
<< Contro cosa stai combattendo, Masaya? Riposati... è ora di dormire... >>, mormorò dolcemente, sollevandosi in punta di piedi e prendendogli il viso tra le mani. 
Si era aspettata di sentire le sue dita scivolarvi attraverso, come se fosse un fantasma, ma ciò non avvenne. Profondo Blu boccheggiò a quel tocco e la spada gli cadde di mano, producendo un tintinnio sordo sul suolo. Ichigo annullò la distanza tra le loro labbra, inviandogli l'amore che aveva custodito per due anni dentro di se. 
<< Ma cosa... >>
All'inizio era solo un puntino luminoso, ma ben presto divenne un cerchio bianco che andò a circondare interamente Profondo Blu.
Kisshu sentì la minuscola metà del suo acqua cristallo reagire a quel fenomeno, e ne ebba la certezza: il cristallo madre dimorava dentro Profondo Blu.
Era il suo cuore. 
Sotto i suoi occhi increduli, quest'ultimo circondò la vita sottile della ragazza, rispondendo al bacio.
Non era possibile. 
Ichigo era riuscita a svegliare Masaya.
Ma come...?
Kisshu non ebbe il tempo di metabolizzare l'accaduto. Una figura familiare si materializzò alle spalle dei due amanti, incrociando le braccia al petto con un sorriso di muta soddisfazione. 
 
 
 
*****


 
Nulla.
Nero assoluto
Percepì solamente la mano calda di Ryou che stringeva la sua.
Poi la morsa ai polmoni. 
Inaspettata, opprimente, inesorabile.
Retasu vacillò, il petto che le si alzava e riabbassava rapidamente, nella disperata, vana ricerca di ossigeno. 
<< Non riesco a respirare!... >>
<< Cosa? >>
<< Non riesco a respirare! Perché non respiro!?... >>
Ryou la prese per le spalle. Poteva distinguere vagamente i contorni della sua figura e scorgere l'espressione impanicata sul suo viso. Cercò di mantenere la calma. Doveva  tranquillizzarla, non poteva permettersi di mostrarle quanto fosse agitato di fronte a quell'inspiegabile circostanza. 
<< Retasu. >>
<< Non ci riesco... Non ci riesco!... >>
<< Retasu. >>
<< Non ce la faccio!... Non ce la faccio!... >> 
Ryou la strinse per le spalle con più decisione. Lei si immobilizzò istintivamente a quel gesto brusco.
<< Dannazione Retasu, ascoltami! >>, lo sentì dire in tono fermo, e poi proseguire con voce più morbida.
<< Devi restare calma. Se ti agiti è peggio, finirai più in fretta l'ossigeno che ti rimane. >>
<< Cosa!? Oh cielo, cielo, cielo!... >>
Decisamente aveva scelto le parole meno appropriate.
<< Retasu, calmati. Ti prego. >>
Forse fu il modo in cui glielo disse, così calmo e controllato da indurle lo stesso stato d'animo. Forse fu il modo in cui le accarezzò il viso, facendo scorrere lentamente e delicatamente le dita sulla guancia. Retasu riuscì a reprimere l'agitazione e a domare il terrore, di colpo, come se Ryou avesse premuto un interruttore su di lei. Tacque, serrando le labbra in una linea stretta, inspirando ed espirando lentamente, come se ci fosse effettivamente qualcosa da respirare. << Dobbiamo tornare indietro >> sentì dire da Ryou. Non riusciva a vederlo, la sua voce e le sue mani erano l'unico appiglio a cui poteva aggrapparsi per sentirsi ancora viva. 
<< Ma come? >>
Ryou sentiva l'ansia crescere in lui a dismisura. Perché Retasu non riusciva a respirare? Perché lui ci riusciva? 
Pai l'aveva ferita mentre era saltata oltre la sfera rossa?
Niente panico. Devo trovare una soluzione. E in fretta. 
Sparò col fucile, servendosi del fascio di luce generato dal colpo per illuminare l'ambiente. 
La luce si irradiò nel vuoto per alcuni istanti, poi svanì, facendo ripiombare entrambi nella più completa oscurità.
Retasu riusciva a vederlo? 
Un'atroce consapevolezza lo investì in un lampo. 
Retasu non poteva vederlo. 
Retasu non riusciva a respirare perché lì non c'era ossigeno
Lui riusciva a vederla e a respirare grazie all'acqua cristallo che dimorava in lui. 
Merda. 
<< Ryou... mi dispiace... di averti... portato qui. >>
<< Non parlare, risparmia il fiato. >>
A cosa gli era servito diventare  più resistente al dolore, più rapido e scattante come era successo alle ragazze, se Retasu stava per morire soffocata senza che lui potesse aiutarla?
Si maledisse per non aver portato con sé le capsule speciali contenenti ossigeno. 
<< Aiuto! Qualcuno ci aiuti! >> gridò con rabbia. La sua voce si propagò come un'onda nel nulla, spegnendosi lentamente. 
<< Qualcuno mi sente!? >>
No. Era assurdo. Non poteva accettarlo. Da anni proteggeva la vita di quelle cinque ragazze da alieni e chimeri, e adesso una di loro si stava dirigendo verso la morte in quel modo. 
<< Ryou... >> lo richiamò Retasu debolmente.
<< Mi sentite!? Abbiamo bisogno d'aiuto! >>
<< Ryou... non c'è più niente da fare... >>
<< No, Retasu! Non dirlo! >> gridò frustrato. << Vi prego, abbiamo bisogno di aiuto! >>
La ragazza scivolò in ginocchio, boccheggiando. 
<< No... >>
Ryou sparò un altro colpo di fucile, alla disperata ricerca di una via di salvezza per la ragazza. 
Si inginocchiò di fronte a lei e la prese tra le braccia, camminando alla cieca. 
<< Dannazione, Retasu, resisti! >>
Lei non diede segno di averlo udito. Aveva smesso di affannarsi. Le palpebre le scivolarono pesantemente verso il basso, richiudendosi. 
<< No! Ti prego, Retasu, resta con me! >> 
Fece l'unica cosa che gli venne in mente. 
Inizialmente non sentì altro che la paura di non aver fatto in tempo ad inviarle il suo ossigeno, poi il contatto con le sue labbra risvegliò in lui un ricordo lontano, sopito. 
Labbra morbide, delicate, al sapore di sale.
Le stesse che lo avevano salvato da annegamento certo.
Le stesse che lo avevano riportato verso la luce. 
E la luce emanò di nuovo. Questa volta non fu Retasu a sprigionarla, ma Ryou. 
Un varco si aprì nell'oscurità e mani invisibili sollevarono entrambi, trascinandoli fuori dal limbo, verso la salvezza. 


 
*****
 
 

<< Che diavolo ci fai tu qui!? >>
Kisshu infranse il momento catartico tra Ichigo e Profondo Blu, pronunciando quelle parole con un ringhio rabbioso. Quest'ultimo si voltò su se stesso ed individuò il nuovo arrivato, il volto delicato disteso in un sorriso divertito. 
<< Tu! >> gridò Ichigo, afferrando istintivamente la mano dell'alieno al suo fianco.
<< Non dovreste lasciarvi irretire dall'ingannevole arte della seduzione, padrone >>, esordì Leroy in tono soave, senza degnare Ichigo di una sola occhiata.
Profondo Blu parve accorgersi della mano che stringeva la sua solo a quelle parole. Con uno scatto repentino afferrò il polso di Ichigo, piegandolo verso il basso.
Ichigo boccheggiò per la sopresa e per il dolore, fissando con disperazione quegli occhi gelidi che per un istante l'avevano guardata con amore. 
<< Masaya... ti prego... >>, sussurrò tra le lacrime. 
Era stata così vicina dal poterlo riabbracciare. Perché tutto doveva remarle contro?
Una sfera d'energia investì Profondo Blu in pieno petto. 
<< NO! >> urlò allarmata, incapace di togliergli gli occhi di dosso. 
Qualcuno la stava trattenendo per la vita. 
<< Dannazione, Ichigo, ragiona! Lui non è Masaya! >>
Erano braccia sottili, ma forti, quelle che le impedivano di avvicinarsi a lui. 
<< Mollami, Kisshu! >>
Per una frazione di secondo le parve di essere riuscita a convincerlo, quando sentì le sue braccia sciogliere la presa e voltarla verso di lui, ma in quella successiva la sua convinzione crollò. Kisshu le tirò uno schiaffo. 
<< Sei una stupida >>, sibilò contrariato e risentito, << Se non l'avessi allontanato da te, Profondo Blu ti avrebbe uccisa! Smettila di comportarti da incosciente! >>
Le parole dell'alieno la ferirono come coltelli che grattano su ferite aperte. 
<< È davvero esilirante vedere Kisshu che fa la morale a qualcuno. >>
Fu Profondo Blu a parlare, rialzatosi elegantemente da terra. Denotava una calma sconcertante, come se Kisshu non lo avesse mai colpito. 
<< Taci, bastardo! >>
<< Modera le parole, traditore. Non è così che ci si rivolge ad un sovrano. >> Leroy scosse la testa con espressione sarcastica. 
<< Coraggioso da parte tua farti vedere quando sono armato e a piede libero. Questa volta ti risulterà difficile torturarmi, lurido moccioso >>, concluse Kisshu, uno scintillio perfido nelle iride dorate.
Ichigo sbarrò gli occhi per lo shock. Leroy, lo stesso, conturbante alieno che aveva imprigionato lei e le altre ragazze, aveva torturato anche Kisshu, Pai e Taruto. 
Se non avesse sperimentato sulla propria pelle il sadismo di cui era capace, lo avrebbe ritenuto assurdo. 
Leroy sorrise maligno in direzione di Kisshu. << Non ne avrò bisogno, perché oggi morirai. >>
Non ebbero il tempo di premeditarlo. 
Un potente scossone sbalzò Ichigo e Kisshu lontano dai due alieni. L'uno, alto e possente, afferrò la mano dell'altro, minuto e sottile. Non appena chiusero gli occhi i loro capelli presero a mulinare nel vento.
Ichigo fece per raggiungerli, ma Kisshu la trattenne nuovamente. 
I due alieni iniziarono a ripetere all'unisono parole cantilenanti in una lingua antica e sconosciuta. L'intero luogo sembrò reagire alla loro litania. Lampi e fulmini squarciarono il cielo, uno di questi andò ad infrangersi sulla corteccia di un albero vicino, incendiandolo. Il vento si sollevò con furia, fischiando turbolento. 
La presa di Kisshu sul polso di Ichigo si fece via via più lieve, ma lui non ebbe bisogno di rafforzarla, perché Ichigo rimase esattamente immobile, paralizzata dal terrore. 
<< Che cosa sta succedendo? >> la sentì gridare. 
Kisshu si sentì impotente come non mai. Conosceva quel rituale leggendario. Se avessero provato ad avvicinarsi a Profondo Blu e a Leroy, sarebbero stati sbalzati via. 
<< Leroy è l'anima prescelta da Profondo Blu. Si stanno fondendo, Ichigo. >>
 
 
 
*****


 
Retasu riaprì gli occhi sotto un cielo terso, prendendo la più profonda boccata d'aria di tutta la sua vita. 
Una voce bellissima, calda e rassicurante, ripeté il suo nome. 
Scostò gli occhi dal cielo ed incontrò quelli di Ryou, che la fissavano dall'alto con sollievo e commozione. 
Gli sorrise di rimando.
Lui l'attirò a sé, stringendola saldamente. << Ce l'hai fatta... >>, le sussurrò all'orecchio. 
Se fosse morta, lui non avrebbe potuto stringerla tra le sue braccia come stava facendo in quel momento. 
Se fosse morta, lui non avrebbe potuto sussurrarle quelle parole. 
Se fosse morta, semplicemente, non avrebbe potuto sentirsi così bene come solo Ryou era in grado di farla sentire.
Lacrime di gioia scivolarono come fiumi sulle sue guance, liberandola dalla paura e dalla rassegnazione a rinunciare alla vita che l'avevano colta pochi istanti prima. 
Gli circondò la schiena, inspirando ed espirando profondamente. << Respirare non si è mai rivelato così interessante >>, mormorò con un sorriso bagnato di lacrime di contentezza. 
Lo sentì ridere piano, mentre rafforzava la presa su di lei. 
<< Che cosa è successo, Ryou? >> 
Lui sorrise oltre la sua spalla.
<< Credo che loro abbiano sentito la mia richiesta d'aiuto. Devono averti riconosciuta, Retasu. >>
La ragazza si scostò lentamente da lui, confusa.
Si era sentita talmente felice all'idea di essere sopravvissuta, completa, tra le braccia di Ryou, da non aver notato le luci multicolori che fluttuavano mollemente intorno a loro. 
Si mise in piedi, calpestando il prato fiorito che aveva percorso in passato. 
Le anime la circondarono come un gruppo di devoti fedeli che si riuniscono amorevolmente intorno alla loro guida, infondendole calore e protezione. 
Le venne un nodo alla gola. Non avrebbe saputo descrivere il suo stato d'animo.
Fu qualcosa di meraviglioso, commovente, irripetibile. 
Le parole le morirono in gola per la troppa emozione. Non riuscì a muovere un solo muscolo, benché avrebbe voluto correre e saltare sino a perdere le forze. 
<< Bentornata. Sapevo che ci saremmo riviste. >>
Retasu boccheggiò, attonita. Una delle gocce iridescenti era più luminosa delle altre, vibrava ed emanava un calore più intenso, sospesa in aria all'altezza del suo viso. Scrutandola a fondo, la ragazza fu in grado di individuare il volto di una bambina che si muoveva al suo interno.
<< Fujin... >>, mormorò meravigliata. 
Ryou osservava la scena alle sue spalle, temendo che il solo suono del suo respiro potesse interrompere quella magia. Quando Retasu aveva raccontato cosa le era successo nell'Aldilà, aveva creduto che una buona parte dell'accaduto fosse stato il frutto di una sua allucinazione. Invece era tutto vero. Lo stava appurando con i suoi stessi occhi e con le sue stesse orecchie.
<< Profondo Blu ci assorbirà molto presto. Pensi di poterglielo impedire? >>
Intorno a lei aleggiavano sospiri. Voci di anime umane ed aliene, stanche ed affaticate.
<< Farò tutto ciò che posso >>, replicò prontamente Retasu. << Però... non sappiamo come fare a tornare indietro. >> Una ruga di perplessità le solcò la fronte, mentre si affannava a cercare una soluzione. Se avesse nuovamente attraversato la sfera rossa, sarebbe finita in un limbo privo di ossigeno. Ryou però poteva respirare, grazie al frammento d'acqua cristallo che dimorava in lui.
Poteva...
<< La strada è qui, proprio davanti a te. >>
Retasu fissò la goccia che rappresentava l'essenza di Fujin con profondo sconcerto. 
Le anime brillarono con maggiore intensità, vibrarono, emisero un suono simile ad un grido prodotto in lontananza e si fecero più vicine a lei, recitando in coro. 
<< A volte ciò che sembra pieno è vuoto, e ciò che sembra vuoto è pieno. Nulla, Tutto, non esistono. Esistono solo infinite strade. >>
Il profumo dei fiori rendeva quella visione ancora più suggestiva. Retasu, vestita dei colori della natura, era interamente circondata da gocce di luce, e altre, numerosissime, tingevano il cielo dei colori dell'arcobaleno. Ryou la vide voltarsi verso di lui e sorridergli incoraggiante, una vivida sicurezza incisa nei tratti.
In quello stesso istante il rumore dell'acqua che scorreva su altra acqua prevalse su qualsiasi altro rumore presente in quel paradiso fittizio. La consapevolezza riflessa negli occhi di Retasu divenne anche sua. 
Le anime erano state chiare ad indicare loro la via da percorrere. 
Ryou le rivolse un cenno d'assenso per farle capire che aveva colto il loro messaggio. 
Retasu si voltò ancora una volta verso Fujin. << Grazie per avermi salvata >>, mormorò con voce incrinata dalla commozione. 
Fujin fluttuò verso la sua guancia, muovendosi lentamente su di essa, come a volerle imprimere una carezza. 
<< Siamo imprigionati qui dentro da molto tempo. Siamo stanchi... Ci aiuterai ad ottenere l'eterno riposo? >>
Retasu aveva socchiuso gli occhi, beandosi di quel piacevole conforto. << Lo farò. >>
<< Noi verremo con te. Cercheremo di resistere finché Profondo Blu non verrà sconfitto. Ma tu e i tuoi amici dovete fare in fretta. >>
La ragazza scambiò una lunga occhiata con Ryou. Il loro silenzio fu più esplicito di qualunque altra parola. 
<< Ce la faremo >>, promisero all'unisono. 
Il campo fiorito era sospeso nel vuoto. Fare un passo all'infuori di esso avrebbe sognificato precipitare in eterno, verso il nulla.
Ma le anime avevano detto che il nulla non esisteva. 
Retasu e Ryou si posero l'una di fronte all'altro, fissandosi intensamente. 
<< Sei sicura di volerlo fare? >> le domandò lui.
Retasu sporse il viso verso il vuoto, osservando l'infinita coltre di nuvole color sabbia. Le vennero le vertigini,  tuttavia l'adrenalina che sentì in corpo le suscitò un'emozione quasi piacevole. L'istinto le stava suggerendo che non si sarebbe pentita della scelta compiuta, e la incitava ad agire al più presto, come non era mai stata in grado di fare in vita sua. 
Alzò il viso verso Ryou, decisa. << Ti fidi di me? >>
Lui sgranò gli occhi per un istante, sorpreso dalla determinazione e dalla tranquillità incisa in quelli dolci di lei. << Mi fido di te, Retasu. >>
Sembrava così sicura di sé, in quel momento, nonostante ciò che stavano per fare. Nonostante il loro futuro costiuisse un'incognita. Nonostante non sapessero se ce l'avrebbero fatta.
Ryou la prese per mano, intrecciando saldamente le dita con le sue. Adorò il lieve rossore che le comparve sulle guance. Adorò l'effetto che era in grado di farle anche in un momento come quello. 
<< Se sopravviviamo, avremo una storia straordinaria da raccontare. >>
Retasu rise sommessamente. << La racconteremo, Ryou. >> Distolse lo sguardo dal suo viso e lo puntò verso il basso, prendendo un profondo respiro. 
Lui comprese le sue intenzioni. << Al tre, allora. >>
Sentì le dita sottili di Retasu stringere le sue con forza e un senso di calore lo invase. Si sentì pronto a tutto. 
<< Uno... >>
Le anime volteggiavano sopra di loro, sospirando stancamente.
<< Due... >>
L'acqua scorreva lungo le cascate in un'incessante discesa.
<< Tre! >>
Si lasciarono alle spalle il campo fiorito, buttandosi nel vuoto. 
Retasu ebbe la sensazione che solo il suo cuore la stesse inseguendo, e che il suo corpo fosse rimasto indietro sul campo fiorito, tanto era la velocità con la quale stava precipitando. Fu come essere sulle montagne russe, ma la mano di Ryou che stringeva la sua le permise di tenere a freno la paura e di continuare a credere fermamente in una via di salvezza. L'aria si addentrò con insolenza nei suoi polmoni, e urlare le sembrò l'unica soluzione per liberarsi del suo opprimente peso. Proprio quando le sembrò di essere spacciata, proprio quando cominciò a ricredersi a maledirsi di aver coinvolto Ryou in quella missione suicida, l'aria smise di fischiarle nelle orecchie. Nello stesso istante sentì una piacevole frescura avvolgerla interamente. 
Aveva smesso di precipitare.
Si guardò attorno, attonita. 
Era finita sott'acqua. 
Un'acqua bianca, pura, limpida.
L'origine della vita.
Quella consapevolezza la investì in pieno, inevitabilmente ed inesorabilmente. Non seppe spiegare a se stessa il motivo della sua intuizione, seppe solo che era vera. 
L'incantevole luccichio delle rocce colorate che abbellivano il fondale le fece venire voglia di piangere. Cosa aveva fatto in vita sua, per meritarsi l'onore di scoprire l'esistenza di una tale meraviglia?
<< È bellissimo... >>
La voce calda di Ryou le giunse nitida all'udito, come se si trovassero in superficie. Retasu lo guardò confusa e sorpresa. << Riesci a parlare sott'acqua? >>
Lui rise. << Anche tu ci riesci, a quanto pare. Tuttavia non credo che siamo sott'acqua. >>
<< Questo posto... Ryou, io... mi sento così viva quaggiù. >>
<< Anch'io. Non immagini quanto... Penso che non scopriremo mai cos'è questo posto. >>
Retasu osservò il suo profilo che si stagliava sotto la luce. Il suo cuore perse un battito. Era così bello. Bello in un modo che la faceva star male. Osservava le rocce sul fondale con sguardo rapito, attratto dal desiderio di raggiungerle. Retasu desiderò di essere guardata da lui in quel modo, e per un assurdo, interminabile istante si perse dentro quel pensiero struggente. Finché lui non distolse lo sguardo dalle roccie e lo puntò su di lei, destabilizzandola. 
<< Sei una vera eroina, Retasu. >>
Lei rimase incantata a guardarlo. Un'emozione potente, sublime, completamente devastante la invase. Nello stesso momento una luce bianca emanò da Ryou, inglobandola nel suo raggio. 
Il frammento d'acqua cristallo stava reagendo. 
<< È questa la chiave di tutto. >>
Ryou nuotò verso il fondale, e lei lo seguì. 
Quelle acque non le facevano paura, le infondevano forza, speranza, sicurezza.
Cercò di non perdere Ryou di vista, mentre la luce si faceva sempre più intensa. 
Entrambi sapevano di aver trovato la risposta a quel lungo viaggio che avevano intrapreso due anni prima. Entrambi sapevano dove andare e cosa fare. 
L'acqua bianca, l'origine della vita, stava mostrando loro la strada







 
*****

 
Spazio dell'autrice
Credo che questo sia un capitolo molto strano, forse il più strano che io abbia mai scritto. Era da mesi che figuravo questi avvenimenti nella mia testa (non ve lo aspettavate il bacio tra Ichigo e Profondo Blu, eh? :D) e vi assicuro che le sorpese non sono ancora finite, anche se ci avviciniamo alla fine di questa storia. 
Retasu e Ryou sono tornati nell'Aldilà "finto", le anime li hanno aiutati ad uscire dal limbo e hanno indicato loro una strada alternativa da percorrere per raggiungere gli altri. 
Profondo Blu si sta fondendo con Leroy, adesso cosa succederà?
Ci vediamo presto, spero, con un nuovo capitolo! Ricordate che siete voi il mio sostegno, sapere che cosa ne pensate mi motiva a pubblicare, ed è la ragione per cui ho ripreso in mano questa storia dopo un periodo di blocco.
Alla prossima gente! :)

 
 
 

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Capitolo 22
*** 21. The deceive ***









 
The deceive





Il cielo si aprì, squarci di nuvole bianche si macchiarono di rosso, condensando in una fitta coltre foriera di tempesta. Le foglie staccatesi dai rami degli alberi dapprima caddero a terra, poi si risollevarono in aria, in un danzante turbinio circolare. 
Ichigo urlò al di sopra del rumore del vento, coprendosi il volto con le braccia. << Dobbiamo fare qualcosa! >>
<< Non possiamo interrompere il rito! Se ci avviciniamo faremo una brutta fine! >>
Ichigo richiamò il fiocco del cuore e lottò contro la furia delle foglie, facendo un balzo verso l'alto. Ruotò su se stessa, sospesa in aria, e indirizzò il suo raggio di luce verso gli alieni. 
Una cupola crepitante di elettricità si erse a mo' di barriera sopra a Profondo Blu e a Leroy, vanificando i suoi sforzi. 
<< Non c'è modo di interrompere il rito! >> le ripeté Kisshu con frustrazione. 
Ichigo tirò un pugno per terra, piangendo lacrime di rabbia e sconforto. Era riuscita a risvegliare Masaya, e proprio quando era stata sul punto di liberarlo, Leroy l'aveva ostacolata, rendendo quella tangibile possibilità un'improbabile miraggio.
I due alieni proseguivano indisturbati la loro litania, le palpebre serrate e le mani unite, aumentando progressivamente il tono di voce. 
<< Kisshu! >>
<< Ichigo! >>
Entrambi si voltarono su se stessi, udendo un indistinto richiamo. Negli attimi successivi poterono scorgere qualcuno in lontananza correre loro incontro. 
Un'esile figura fasciata in azzurro divenne via via più nitida oltre le foglie danzanti, ed Ichigo seppe che era stata Minto a urlare il suo nome. 
Kisshu individuò le figure volanti di Pai e Taruto, e alzò i sai in direzione di quest'ultimo per rispondere al suo richiamo. Zakuro incenerì le foglie con la frusta nel tentativo di aprire loro un varco, ma con scarso successo, poiché quest'ultime sembrarono moltiplicarsi non appena vennero colpite. Purin provò ad immobilizzarle col suo fiocco e per alcuni istanti il gruppo ebbe campo libero, riuscendo così a raggiungere i due compagni ritrovati. 
Pai proruppe in un imprecazione quando capì cosa stavano facendo Profondo Blu e Leroy. Incrociò gli occhi di Kisshu ed Ichigo con ira.
<< Mi spiace, Pai, non siamo riusciti ad impedirglielo. >> Kisshu spostò lo sguardo sui due alieni impegnati nel rito oscuro.
<< Lui... >> Taruto strinse i pugni, fissando Leroy con astio. 
<< Ma quello è lo psicopatico che ci ha torturate! >> sbottò Minto. << Che sta succedendo!? >>
<< Nulla di buono, temo >>, constatò Zakuro seria come non mai. 
<< Gli altri? >> Purin, l'espressione preoccupata, diede voce ai pensieri del freddo alieno. 
Ichigo scosse la testa in segno di diniego, affranta. << Non lo sappiamo. >>
<< Come avete fatto a trovarli? >> la incalzò Zakuro 
<< Non li abbiamo trovati. Loro... Profondo Blu... è rimasto qui con noi. >> Ichigo sembrava assente, nonostante l'intero luogo fosse in subbuglio, nonostante l'urlo del vento e la violenta danza delle foglie.
Zakuro si posizionò di fronte a lei. << Che cos'è successo, Ichigo? >> Il suo tono non lasciò adito ad un rifiuto a parlare. 
La rossa scostò il capo, rifuggendo il suo sguardo analitico. Sapeva che lei aveva capito tutto, ma confermarlo ad alta voce le risultava insopportabile.
<< Cos'è successo, Ichigo? >> ripeté Zakuro con ostinazione. 
<< Era riuscita a risvegliare Masaya. Ma l'arrivo di Leroy ha mandato tutto a puttane >>, replicò Kisshu lapidario. 
<< Se quei due si fondono, per noi sarà la fine. >>
Purin lanciò un'occhiata allarmata in direzione di Pai. << Non sei confortante. >>
Lui non le prestò attenzione. 
<< Dobbiamo fermarli. >> Zakuro sfoderò la frusta, avanzando verso i due alieni.
<< Fermati. Non puoi fare niente >>, l'avvertì Kisshu.
Minto l'affiancò con apprensione, pronta ad offrirle il suo sostegno, ma Pai si parò davanti ad entrambe. << Kisshu ha ragione. Ma se volete morire, non sarò certo io a fermarvi. >>
Zakuro gli riservò una gelida occhiata. Per quanto Pai non le piacesse, era consapevole che lui non parlava e non agiva con sconsideratezza, perciò avrebbe dovuto fidarsi di quanto le stava dicendo. 
<< Allora cosa dobbiamo fare, Pai? Restare a guardare? >>, esordì Ichigo, soprendendo tutti. << Siamo sette contro due, dobbiamo tentare! >> urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo, designandolo vittima del suo sfogo.
<< Ichigo ha ragione >>, sentenziò Minto solidale.
Pai non parve per nulla scalfito dalla reazione della Mew Mew. La rabbia rendeva ciechi, e i sentimenti indebolivano l'animo umano, bastava guardare quella ragazza per rendersi conto della veridicità di tale fatto. 
Anche lui stava rischiando di fare la sua stessa fine, cedendo all'istinto di fronte a Mew Retasu. 
<< Io sono d'accordo con loro. >>
Pai riconobbe la voce di Taruto e si voltò a guardarlo con aria incredula. A differenza delle ragazze lui sapeva in cosa consisteva il rito della fusione, eppure stava ragionando nel loro stesso, sciocco modo. 
Lo fissava con una sorta di delusione impressa negli occhi, come se volesse rimproverargli l'incapacità di coltivare la speranza. Vide Mew Purin stringergli la mano e sorridergli fiduciosa. << Sono con te. >>
Cercò Kisshu con lo sguardo. Lui gliene restituì uno rassegnato e un po' folle. Pai lo conosceva talmente bene da capire che era d'accordo con gli altri. Si era lasciato trascinare dal loro ottimismo, perché quando assumeva quell'espressione significava che era pronto a correre il rischio malgrado le inesistenti possibilità di riuscita.
Provò un moto di rabbia verso i suoi fratelli e la loro vena di follia che due anni prima li aveva portati alla morte. 
<< Insieme, allora! Attacchiamoli! >>
Ichigo richiamò il suo fiocco più potente, incoraggiata dal sostegno delle sue amiche e da quello di Taruto. La paura di fare del male a Masaya era costante, ma non poteva permettere che divenisse la causa della morte di tutti i suoi cari. Fu pronta a sacrificarsi per loro, perché sacrificando il suo amore per Masaya avrebbe inevitabilmente sacrificato una parte di sè.
Si concentrò sul suo obbiettivo, guidata da un disegno superiore che fu in grado di accecare le sue incertezze, e insieme a Minto, Purin, Zakuro, Kisshu e Taruto, scagliò il suo attacco verso i due alieni. 
Un'esplosione di luci e calore le fece perdere l'equilibrio. 
Cadde riversa a terra, a metri e metri di distanza dal punto in cui si trovava. In un primo istante il dolore alla schiena le impedì di notare il silenzio circostante. Ma quando si rialzò in piedi si accorse che tutto intorno a lei era tornato in perfetto ordine. Il cielo aveva recuperato il suo tono grigio, le foglie avevano smesso di danzare nell'aria, sul suolo non vi era più traccia della loro presenza, e Profondo Blu e Leroy avevano interrotto la loro litania. 
Come attratti dal desiderio di scacciare un orribile presentimento, i suoi occhi si diressero verso una direzione precisa, ma non le permisero di tirare un sospiro di sollievo. Ichigo li sgranò sull'inquietante figura che la fissava di rimando con sufficienza. 
Profondo Blu e Leroy erano spariti.
Nel punto esatto in cui avrebbero dovuti trovarsi, c'era un alieno completamente diverso. 
I capelli lunghi fiammanti, la veste di un palpitante bianco striato di rosso, come un fiore macchiato dl sangue. Il viso sottile e delicato, la pelle di porcellana, le labbra apparentemente truccate. La bellezza di quei lineamenti creava un inquietante contrasto con la malignità impressa in quelle iridi color del sangue.
Ichigo riconobbe qualcosa di Leroy in lui. 
Fu investita da una devastante consapevolezza mentre cadeva in ginocchio. Tutto parve rallentare e cristallizzarsi in quel gesto d'auto abbandono, finché la freddezza del suolo a contatto con la sua pelle non le diede una mezza scossa. 
Non c'era nulla di Profondo Blu in quell'alieno. 
Lungo la sua visuale intravide uno svolazzo di capelli violetti e seppe che Zakuro era lì vicino, ma non riuscì a muovere la testa per guardarla. 
<< Che cosa avete fatto... >> 
La voce di Pai le risultò lontana chilometri e chilometri da dove proveniva realmente, e per la prima volta le parve di percepire un cedimento alle emozioni nel suo tono sconvolto. 
<< Mi hanno aiutato a completare la fusione con i loro poteri. Sì,  ho vinto contro Profondo Blu. >>
Ichigo riconobbe la voce di Leroy e si portò le mani alla bocca per soffocare un grido di disperazione. 
Era tutto finito.
Masaya non c'era più. 
E lei aveva contribuito ad eliminarlo definitivamente. 
Si maledì per non aver dato ascolto a Pai.
Kisshu le posò una mano sulla spalla, ma lei non lo degnò di un solo sguardo. 
<< Vi siete divertiti a lottare contro voi stessi? >> domandò Leroy con un sorriso rilassato.  
<< Allora è stata opera tua! >> sbottò Taruto. << Sapevo che non poteva essere Kisshu colui che ci ha attaccati, ma non pensavo ci fossi tu dietro a quello sporco trucco! >>
Leroy batté pigramente le mani nella sua direzione. << Commovente. >>
<< Di che diamine sta parlando? >> sibilò Kisshu rivolto al fratello.
Fu Leroy a rispondergli. << Parla dei prototipi che ho personalmente ideato. Durante il vostro soggiorno nel mio hotel, ho prelevato dei campioni di sangue a te, Pai e Taruto, e me ne sono servito per creare i vostri perfetti sosia da combattimento. >> Scosse la testa, sospirando. << Non mi stupisce il fatto che siate riusciti a metterli al tappeto, l'ho detto che erano solo dei prototipi. Ma la cosa non ha alcuna importanza. >> Fece spallucce. << Volevo solo divertirmi un po' aizzandoveli contro. >>
<< Lurido bastardo... >>
<< Sì, continua >>, Leroy incalzò Kisshu con espressione divertita, << l'autocontrollo non è mai stata una tua dote, anche quando il mio esercito ti torturava non eri capace di tacere. Ricordi la sensazione della lama rovente che ti perforava la carne? >>
<< Kisshu, no! >>
Il richiamo di Taruto non fu sufficiente a trattenerlo. L'alieno dagli occhi dorati si scagliò su Leroy, al quale  bastò un gesto distratto della mano per bloccarlo a mezz'aria. 
<< Sei dannatamente prevedibile. Prima di aprire le danze, però, meritate delle delucidazioni. >>
Leroy puntò i palmi delle mani al suolo e quando le sollevò verso l'alto una dozzina di robuste radici emersero dalla terra, contorcendosi come serpenti incattiviti.
Nessuno ebbe il tempo di premeditarlo. Rapide, vigorose, implacabili, le radici assalirono tutti, imprigionandoli in una morsa ferrea. 
<< Deve essere avvilente, Taruto, ritrovarsi intrappolati dalla stessa natura che domini. >> Leroy si mise a camminare intorno a loro, osservandoli uno ad uno dimenarsi nel tentativo di richiamare le loro armi. << Rilassatevi >>, li invitò persuasivo, << se vi ribellate, le radici saranno inclini ad uccidervi più rapidamente. >>
<< Lurido stronzo... >> sibilò Kisshu a denti stretti, immobilozzato come un salame a mezz'aria. 
<< Come, prego? >> Leroy mimò l'atto di portarsi una mano all'orecchio come se non avesse sentito bene. << Quello che dovete fare è ascoltare, parlare vi risulterà superfluo. >> Al suo schiocco di dita, Ichigo, come tutti gli altri, sentì la bocca sigillarsi a comando. Lacrime di paura, rabbia e frustrazione le rigarono gli occhi. Non riusciva a muovere un solo muscolo, nemmeno le palpebre. Si sentì peggio che morta. 
<< Volevo complimentarmi con Kisshu, Pai e Taruto per aver spezzato la maledizione degli avi che vi obbligava a rimanere nel mio hotel... è davvero stato così sgradevole il vostro soggiorno? >>
Era un pazzo. Un pazzo dal viso d'angelo. Chiamava la prigione sottereanea "hotel", come se per la sua razza fosse un privilegio finirvi internata, come se le torture inflitte ai carcerati fossero una piacevole gita termale.
Minto avrebbe voluto spaccargli la faccia a suon di calci.
<< Complimenti per essere riusciti a fuggire da lì. Siccome sono educato e detesto l'invadenza, non mi sono preoccupato di cercarvi per chiedere spiegazioni. Mi sono detto: "Perché fermarli? Lasciamo che si divertano ad esplorare il mondo di Profondo Blu"... Sì, credevate che io non fossi al corrente delle vostre indagini, ma vi siete sbagliati. Ho sempre saputo dove eravate e cosa stavate facendo. >> 
Leroy si fermò di fronte al maggiore degli Ikisatashi, fissandolo dabbasso con espressione sorridente. << Sei furbo, ma non quanto me. >>
Tutto quello che Pai potè fare fu sostenere il suo sguardo.
Era pietrificato da una forza misteriosa, che gli permetteva solamente di sentire e di respirare a fatica.
Gambe e braccia gli formicolavano per il fastidio e per il dolore. La radice che lo imprigionava non accennava ad allentare la stretta su di lui. 
<< Ora mi rivolgo a voi Mew Mew. L'oggetto che avete trafugato dal giardino Midori vi ha permesso di scoprire l'esistenza della dimensione creata da Profondo Blu... Oh, è stato facile impossessarsene, non è vero? Non vi siete chieste come mai, piccole sciocchine? >>
Purin lo intravide sotto di lei attraverso la vista annebbiata dalle lacrime. Era se possibile più inquietante di Profondo Blu, almeno quest'ultimo non aveva manifestato una predilezione per il sadismo. 
Per favore, liberaci! Fa... male....
<< Voi dovevate scoprire l'esistenza di quel luogo, dovevate trovarlo. Rapirvi tutte e lasciare che una sola di voi finisse laggiù faceva parte del piano. Sì, non è stato un caso che la Mew verde sia stata separata da voi quattro, durante la vostra miserabile fuga. E non è stato un caso che sia caduta nel buco che conduceva proprio nell'Aldilà creato da Profondo Blu. Lui aveva bisogno di testare il suo esperimento, visto che non era sicuro della sua supposizione, entrando in contatto con lei. Ah, è un peccato che sia proprio lei a mancare all'appello... >>
Zakuro si sentì il peso della sua ingenuità crollarle addosso e andare a sommarsi al dolore articolare provocato dalla morsa della radice. Lei, che solitamente era così perspicace ed intuitiva, non aveva fiutato l'inganno. O meglio, lo aveva fiutato, ma non era stata in grado di decifrarlo. 
<< Quando Profondo Blu ha abbracciato la Mew neofocena, ha capito che la sua forza vitale era speciale, ma non l'ha assorbita: prima doveva capire chi di voi cinque fosse la più indicata per tale compito. Il passo successivo consisteva, difatti, nell'attirarvi tutte e cinque laggiù. Per farlo Profondo Blu si servì proprio della Mew neofocena, sapendo che vi avrebbe raccontato ciò che aveva visto e vi avrebbe invogliate a cercare al più presto un modo per raggiungere il limbo. Lasciammo che gli Ikisatashi si riunissero a voi, fornendovi le informazioni di cui disponevano. Vi lasciammo seguire una falsa pista: le anime imprigionate da Profondo Blu erano solo un diversivo sul quale dovevate concentrarvi, non hanno mai costituito il fulcro della vostra missione di salvataggio. >>
Kisshu si sentì per la seconda volta pietosamente raggirato. La furbizia di cui si vantava tanto servì solo a farlo sentire un fallito. 
Leroy si fermò proprio davanti a lui, ridacchiando maniacalmente. << Che sapore ha l'inganno? >> Lo fissò a lungo, gustando l'odio che quelle iridi dorate gli inviarono, prima di togliersi dal suo campo visivo.
<< Anche Profondo Blu, come voi, è sempre stato ignaro di essere una mia pedina. >>
Per un istante Ichigo credette che il suo cuore si fosse fermato assieme agli altri muscoli. 
<< Lui ha sempre creduto che io, suo fratello minore, fossi un suo subordinato, pronto ad aiutarlo nel suo piano. >>
No. 
Era impossibile. 
Ichigo avrebbe voluto urlare. Leroy comparve lungo il suo campo visivo, incrociando il suo sguardo con maligno trionfo. 
<< Lui non lo hai mai saputo, come tutti, del resto. Non hai mai saputo il reale motivo per cui gli avi lo avevano scelto. Non ha mai saputo che il suo unico scopo nella vita era quello di trasferirmi il suo potere, quando sarei stato pronto per riceverlo. Non ha mai saputo che durante la fusione avrei vinto io. Ha sempre creduto che sarei stato io a svanire. >>
Svuotata. 
Svuotata di tutto. 
Ichigo avrebbero solo voluto abbandonarsi ad un sonno infinito e non risvegliarsi più. 
<< Io sono l'unico, vero, eterno sovrano della Morte. >>
Leroy spalancò le braccia con fare teatrale, alzando gli occhi al cielo, come se volesse imporre il suo dominio nell'intera area circostante. << Non mi interessa niente dell'acqua cristallo, il suo potere non mi serve per annientarvi. Vi distruggerò lentamente, come distruggerò il vostro amato pianeta! >> Si lasciò andare ad una risata priva di contegno. Lampi e fulmini squarciarono il cielo e una fitta pioggia scrosciante si abbatté su di lui e sui suoi prigionieri. 
Ichigo sentì il freddo penetrarle nelle ossa con inesorabile rapidità. 
Vivere in quel modo, inermi ed impotenti, come un tronco vecchio in balia di una tempesta in pieno oceano...
Vivere per difendere un pianeta che li stava abbandonando indifferente alla morte...
Vivere per morire...
No.
Io non mi arrendo.
Una forza misteriosa crebbe in lei, spontanea, miracolosa, inarrestabile. Il cuore prese a martellarle nel petto, un grido di ribellione premette prepotentemente sulle sue labbra per fuoriuscire, e di colpo riuscì ad urlare. La radice che la stava stritolando sciolse la presa come un'alga smossa dalla corrente, scivolando rapidamente a terra.
Attraverso la pioggia scrosciante e il buio che la circondava fu in grado di individuare Leroy.
Puntò il fiocco contro di lui. << Non so perché esisti, ma so che sarò io stessa a segnare la tua fine! >>
In quell'esatto momento tre fasci di luce verticali si protesero verso il cielo. Azzurro, giallo, viola. 
Le sue compagne si erano ribellate insieme a lei e nel giro di un istante furono libere. 
Un sibilo nell'aria all'altezza del suo orecchio destro. 
<< Si comincia! >>
La percezione di quelle parole si sommò al pugno che ricevette allo stomaco. Ichigo sputò un rivolo di sangue a terra. Intravide una luce violacea nell'aria prima di venire completamente accecata dal dolore. 
Zakuro doveva aver liberato Pai, Taruto e Kisshu, perché quest'ultimo si precipitò a soccorrerla, aiutandola a rialzarsi.
Intorno a lei, oltre l'irruenza della pioggia, sentiva i suoi compagni urlare formule d'attacco. 
<< Ichigo, devi metterti in contatto con i tuoi compagni! >>, le intimò Kisshu. << A bordo dell'astronave è conservata l'acqua cristallo, dobbiamo usarla per contrastare Leroy, non vinceremo mai senza! >>
Con mani tremanti la rosa attivò la spilla che portava al collo e richiamò Keiichiro, ma la pioggia inibì il segnale.
<< Non funziona! >> gridò nel panico. 
Kisshu maledì i due scienziati che avevano progettato una trasmissione audio tanto scadente. 
<< Attento! >>
L'alieno si smaterializzò appena in tempo. Ichigo balzò all'indietro per evitare che qualcuno le finisse addosso.
Minto. 
Cercò di aiutarla a rialzarsi, ma la ragazza non dava segni di vita. Le picchiettò il volto, in preda al panico. 
<< Ichigo... >>
<< Minto, maledizione, riprenditi! >>
<< Ichigo!  >> L'urlo di Kisshu la colpì come una frustata. Spostò lo sguardo sul suo ventre,  terrorrizzata.
Sangue.
C'era del sangue sul corpetto azzurro della ballerina. La pioggia continuava a lavarlo via, ma quello continuava a sgorgare senza sosta.
<< No... >>
<< Spostati! >> le abbaiò Kisshu. Ichigo si ritrasse di scatto, incapace di frenate i singhiozzi. 
L'alieno si inginocchiò accanto alla Mew azzurra e cominciò a ripetere parole incomprensibili, i palmi delle mani aperti sopra al suo ventre. 
<< Guarirà? >>
<< Silenzio! >> l'ammonì lui, prima di riprendere a recitare la formula.
Ichigo si parò davanti ad entrambi, facendo saettare lo sguardo in tutte le direzioni.
Niente.
Non riusciva a vedere niente al di là della pioggia. Sentiva le voci dei suoi compagni che continuavano a combattere, ma nello stato di shock emotivo in cui si trovava non avrebbe saputo stabilirne la provenienza. 
Leroy poteva comparire da un momento all'altro ed eliminare definitvamente Minto, poi Kisshu, ed infine lei. 
<< Vieni fuori, bastardo! >> 
La voce di Taruto. 
Poi un'esplosione.
La pioggia risucchiò il fuoco e con esso i suoni. 
Ichigo sentì le proprie gambe muoversi alla ricerca dei suoi compagni,  ma una forza maggiore la trattenne. Doveva sorvegliare Minto e Kisshu.
Sperò disperatamente che nessun'altro si fosse fatto del male, lanciando un'occhiata allarmata in direzione dell'alieno al suo fianco. 
Sbrigati, ti prego!
Il suono di un'altra esplosione la fece paralizzare su se stessa. Le parve di intravedere un corpo volare via come una bambola di pezza, e tutto intorno a lei parve arrestarsi. Qualcuno era finito fuori gioco.
 
 
 
 
*****
 
 
 
<< Attenta! >>
Troppo tardi. 
Retasu gli finì letteralmente addosso, facendo scivolare entrambi a terra. La pioggia scrosciante si abbatté su di loro, strappandoli bruscamente all'idilliaca sensazione di completezza provata nel fondale. 
<< Ma cosa...? >>
Fitta, violenta, gelida. Da dove proveniva tutta quell'acqua? 
Ryou aiutò la ragazza a rialzarsi e la trascinò ai piedi di un albero, offrendo ad entrambi un discreto riparo. 
<< Dove diavolo siamo finiti? >>
Il cielo era una coltre nera impenetrabile, il terreno sotto ai loro piedi non era altro che una melmosa poltiglia di fango, e la visibilità era scarsa. Finire catapultati in quel posto dopo aver oltrepassato un giardino marino si rivelò piuttosto traumatico.
<< Siamo tornati indietro, Ryou, ne sono sicura. Le ragazze sono vicine. >>
Aveva creduto che l'acqua bianca gli avrebbe immediatamente mostrato che cosa fare, invece li aveva scaraventati in mezzo alla tempesta. Non riusciva a capire da cosa derivasse la sicurezza di Retasu.
Sporca di fango, fradicia, pallida come non mai. Chiunque l'avrebbe vista in quelle condizioni avrebbe pensato ad una bambina fragile e malaticcia, ma Ryou scorse la luce che le brillava negli occhi e pensò a tutt'altro. Retasu non gli era mai sembrata tanto determinata come in quel momento.  
<< Come fai a sapere che sono qui? >>
Retasu batté i denti, attraversata da un improvviso brivido di freddo, ma gli sorrise con misteriosa convinzione. << Lo sento. Le ragazze mi stanno chiamando. >>
Non appena ebbe pronunciato quelle parole, in lontananza si sollevarono tre fasci di luce verticali che andarono a spezzare l'oscurità. Azzurro, giallo, viola. 
Ryou tornò ad incrociare lo sguardo di Retasu, interdetto. 
Minto. Purin. Zakuro
<< Andiamo, presto! >> 
La prese per mano, correndo nella direzione dei fasci di luce. Il terreno fangoso lo rallentava, ma lui non demorse, alimentato dall'urgenza di raggiungere la sua squadra. Retasu gli stava dietro, il respiro affannoso e il cuore in tumulto.
La loro ultima battaglia. 
Sarebbe stata la loro ultima battaglia. 
Se lo sentiva. 
Era pronta ad affrontarla. 
L'oscurità intorno a loro iniziò progressivamente a diradarsi. Al di là della pioggia si levarono dei sospiri. Un piacevole tepore l'avvolse all'altezza delle spalle e della schiena. Retasu riconobbe le gocce fluttuanti che le stavano rischiarando il cammino. 
Noi verremo con te. Cercheremo di resistere finché Profondo Blu non verrà sconfitto. Ma tu e i tuoi amici dovete fare in fretta.
Una goccia più grande delle altre volteggiava esattamente di fronte a lei, sulla superficie trasparente rifletteva il volto sorridente di una bambina. 
Retasu ricambiò il sorriso. Fujin e tutte le altre anime non li avrebbero abbandonati. Avevano una marea di alleati su cui poter contare.
<< Grazie. >>
Fujin scomparve alla sua vista, mescolandosi alle altre anime. 
<< Guarda!  >>
Ryou le indicò un cerchio di fuoco non molto distante che nel giro di alcuni secondi si dissolse, accompagnato dal suono di un'esplosione. 
<< Ci siamo quasi!  >>
Retasu quasi scavalcò le pozze fangose per la troppa foga. Con un tuffo al cuore intravide i contorni di una figura a lei familiare. 
Fu un attimo. Uno svolazzo di capelli viola, poi di nuovo il buio. 
Le anime li superarono, come rispondendo alla sua muta richiesta di fare più luce.
Il profilo di Zakuro, a quel punto  fu nitidamente visibile. 
Un proiettile rosso si scagliò su di lei. 
Retasu sentì lo stomaco contorcersi. Avrebbe potuto colpire un alleato, se avesse provato ad attaccare. Non poteva rischiare finché era ancora in movimento e la sua mano destra era ancora stretta in quella di Ryou.
Miracolosamente, la Mew lupo ricomparve lungo la sua visuale. Era riuscita a schivare il colpo. 
Un razzo elettrico si abbatté al suolo non molto più distante da lei. 
Pai si materializzò per un istante davanti a Retasu, il ventaglio teso verso un nemico invisibile, prima di scomparire nuovamente. 
Non ebbe modo di realizzare l'accaduto. Due mani l'afferrarono per le spalle e la spinsero con forza a terra. 
Nel punto in cui si trovava l'attimo precedente si infranse una sfera d'energia, sollevando un cumulo di fango che le piovve sulla schiena e sui capelli.
Ryou l'aveva salvata appena in tempo. Incrociò il suo sguardo allarmato non appena sollevò la testa, e subito venne attraversata da un terribile presentimento. 
<< Fiocco d'energia!  >>
<< Elettrosiluro!  >>
Un rumore fortissimo investì entrambi, inducendola a ripararsi le orecchie e a farle chiudere istintivamente gli occhi. Quando li riaprì, Retasu seguì la traiettoria dello sguardo di Ryou con timore.
Soffocò un grido.
Distesa su un letto di fango, inerme, giaceva Purin. Taruto era chino su di lei. I rumori della battaglia impedirono ad entrambi di percepire le sue parole, ma fu chiaro che stesse tentando di rianimarla. 
Retasu si precipitò verso di loro. Taruto non parve nemmeno accorgersi della sua presenza, ansiosamente impegnato a recitare la formula di guarigione. 
L'aria le sibilò nelle orecchie e una presa sottile, ma potente, la strinse all'altezza della vita. 
Il suolo scomparve sotto ai suoi piedi e l'aria le sferzò sul viso, controcorrente. Urlò per lo spavento, mentre quelle braccia sconosciute continuavano a stringerla a mezz'aria, intenzionate a non mollare la presa.
<< Bene, bene >>, sentì mormorare da una voce morbida e spaventosamente ilare. << La squadra Mew al completo è qui. >> 
Il cielo si aprì di colpo, la pioggia cessò, e con essa scomparvero il freddo e la sensazione di bagnato sulla pelle.
Retasu individuò le figure di Ryou, Pai e Zakuro che la fissavano dabbasso ad occhi sbarrati. Non ebbe la forza di voltare il capo verso colui che l'aveva sollevata da terra.
Capì immediatamente che non si trattava di Profondo Blu e che se avesse provato a muovere un solo muscolo sarebbe stata la fine per uno dei suoi compagni. A parecchi metri di distanza dagli altri individuò le figure di Ichigo e Kisshu, che sorreggevano una malridotta Minto. 
Quell'essere era stato solo contro sei avversari, eppure sembrava avere avuto la meglio.
<< Non è educato arrivare in ritardo ad un appuntamento, dovrò punirti >>, le sussurrò lui all'orecchio con una voce che riconobbe inevitabilmente.
<< Che cosa vuoi fare? >> mormorò Retasu, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. 
Leroy ridacchiò sommessamente. << Semplice, voglio ucciderti. >>
 
 

*****





 
 
Spazio dell'autrice 
Sono in ritardo, forgive me! Vi aspettavate la scomparsa immediata di Profondo Blu? Leroy è doppiamente più subdolo e pazzo, eh eh! 
Purtroppo vado di fretta e non posso anticiparvi una cippa (non lo farei nemmeno se avessi tempo però, ormai mi conoscete :P :P)
Commentate, commentate e commentate! Un bacione!
 

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Capitolo 23
*** 22. Dark rainbow ***


 

Spazio dell’autrice
Di solito siete abituati a trovare questo spazio a fine capitolo, ma stavolta ho voluto spostarlo all’inizio perché devo chiare una cosa.Questo capitolo vi risulterà strano, principalmente per un motivo: ad un certo punto troverete delle frasi scritte a colori, che corrisponderanno ai pensieri di un personaggio diverso. Non penso di dover specificare quali siano i colori corrispondenti di Retasu o di Ichigo, ad esempio, però quelli degli altri personaggi devo indicarveli, visto che li ho scelti secondo un criterio soggettivo:

Kisshu= verde scuro
Taruto = marrone
Pai = viola
Ryou = blu chiaro
Leroy = rosso
 
Nella parte finale del capitolo troverete altri pensieri scritti a colori, ma non apparterranno a nessuno dei personaggi sopra citati, né alle ragazze. Il capitolo è un po’ più corto rispetto agli altri, ma è così che doveva essere. So che starete pensando “Ma che caz…??”.
Tranquille, non è niente di che :D Un saluto a tutti voi e alla prossima!
Non odiatemi quando arriverete alla fine!
 
 
 
 
 

Dark rainbow

 
 
 
 
 
 
La morte l’aveva sfiorata tante, troppe volte, per poterle contare.
L’avevano rapita, imprigionata, torturata. Eppure lei era sempre riuscita a cavarsela. Con l’aiuto dei suoi amici, per amore della sua famiglia, ma soprattutto perché aveva imparato a credere in se stessa.
Quando senti il sangue bruciare nelle vene, il cuore battere agitato nel petto tanto da minacciare di cedere, è allora, in quegli ultimi, dolorosi istanti della tua vita, che capisci di poter contare solo su te stessa, perché è da sola che andrai incontro alla morte, e da sola compirai il viaggio verso l’Altra Parte.
Si vive insieme, si muore soli.
Ma tu non vuoi andartene, perciò ti aggrappi a te stessa, fai leva sull’istinto di sopravvivenza, sulla buona sorte, sull’amore in cui hai creduto ogni giorno, sulla speranza.
Ed è proprio con la speranza che rivesti i tuoi ultimi respiri, lottando per salvarti.
Così aveva fatto Retasu ogni volta che aveva rischiato di morire. Così era riuscita a sopravvivere.
Quel giorno, tuttavia, il destino scelse di tessere una trama diversa per lei.
<< Lasciami andare, Leroy. >>
L’alieno posò il mento sulla sua spalla, solleticandole la schiena coi lunghi capelli fiammanti. << Sai, sono curioso di scoprire a chi dispiacerà maggiormente per la tua dipartita. >>
Retasu strinse le labbra, ostinandosi a mantenere lo sguardo fisso all’orizzonte. Non voleva guardare i suoi compagni, non voleva scorgere le emozioni impresse nei loro visi ed interiorizzarle, sarebbe stato troppo da sopportare.
Se fosse morta, almeno, l’ultima cosa che avrebbe visto sarebbe stata un cielo grigio.
Non il volto spaventato di un’amica.
O quello di Ryou o di Pai.
<< Non vuoi rispondermi? >>
Due voci si sovrapposero a quella bassa e suadente di Leroy, spezzando l’innaturale silenzio calato nel bosco.
<< Lasciala andare. >>
Retasu sentì il cuore perdere un battito per la disperazione.
La tentazione fu più forte di lei e la indusse a storcere il collo per cercare entrambi con lo sguardo.
Vi ucciderà.
Cercò di inviare loro una muta richiesta, un avvertimento, una supplica di tacere.
L’uno accanto all’altro, uniti dalla stessa paura, dalla stessa freddezza e dalla stessa fermezza con cui avevano scandito quell’ordine. Entrambi intercettarono il suo sguardo.
Ghiaccio ed ametista. Ryou e Pai.
Pai e Ryou.
Andatevene!
<< Ma allora mio fratello aveva ragione a credere che ci fosse un legame speciale tra te e la Mew verde >>, constatò Leroy in tono fintamente incuriosito, << devo dire che aveva un ottimo intuito. Ti ricordi quando ha preso le sembianze di Pai per ingannarti? >> aggiunse sottovoce per farsi sentire solo da Retasu.
<< Mentre tu… Chi diavolo sei? E’ la prima volta che ci incontriamo. >>
Ryou rise piano, fissando l’alieno sospeso in aria con espressione astiosa. << Non ha importanza che tu mi conosca… Adesso, Zakuro! >>
Retasu sentì l’aria graffiarle la pelle ed ebbe solamente il tempo di realizzare che stava precipitando. Urlò inconsapevolmente, mentre  immagini indistinte attraversarono il suo campo visivo. Chiuse gli occhi in un istintivo gesto di evasione dalla realtà circostante, ma nell’istante in cui credé di essersi schiantata al suolo, due forti braccia l’afferrarono al volo, frenando la sua caduta.
<< Ti ho presa! >>
Retasu riaprì gli occhi ed incrociò quelli soddisfatti di Ryou. Ricambiò il suo sguardo con aria confusa e spaventata,  mentre Pai e Zakuro continuavano a sferrare un attacco dietro l’altro contro Leroy, che per un’inspiegabile ragione aveva lasciato la presa su di lei.
<< Zakuro l’ha accecato con la frusta >>, le spiegò sbrigativamente il ragazzo, mentre lei si rimetteva in piedi.
<< Fiocco immobilizza! >>
Retasu provò un’ondata di sollievo, sentendo quella voce. Taruto era riuscito a curare Purin.
Ryou l’afferrò per il polso e avvicinò le labbra al suo orecchio. << Le anime sono nascoste fra gli alberi >>, sussurrò, guardandosi attorno con aria circospetta, << stanno aspettando che il nemico diventi vulnerabile.  Servitevi del Mew Power contro Leroy. >> Si scostò da lei, fissandola intensamente negli occhi ed aumentando per un fugace, involontario istante la stretta sul suo polso.
Retasu sentì una dolorosa fitta all’altezza dello stomaco che le tolse il respiro.
<< Hai capito bene, Retasu? >>
<< Sì! >>
Non appena pronunciò quella sillaba, Ryou la superò di corsa, dirigendosi verso Pai e Zakuro col fucile alla mano.
Leroy era talmente veloce che pareva danzare nel vento e divenirne parte integrante. Retasu non riusciva a vederlo.
Si precipitò verso Ichigo, correndo talmente forte che a tratti non riuscì ad avvertire il suolo sotto ai piedi. Non avrebbe saputo stabilire quando Zakuro e Purin l’avevano affiancata, ma l’importante era che le Mew Mew si riunissero al più presto.
<< Dobbiamo usare il Mew Power! >> gridò non appena fu certa che Ichigo l’avrebbe sentita.
Di Kisshu non c’era traccia, doveva essersi unito agli altri per contrastare Leroy. Minto, invece, era ancora al fianco della rossa, alla quale si teneva stretta, malridotta, ma con espressione decisa.  << Posso farcela anch’io. >>
Ichigo guardò le sue compagne una ad una, leggendo sui loro visi stravolti la volontà di lottare. << Forza, allora! >>
Si concentrarono tutte e cinque per richiamare i loro poteri, pronunciando all’unisono la formula prescelta.
Fasci di luce verticali si sollevarono verso il cielo, intrecciandosi in un’armonica danza arcobaleno.
Retasu percepì nitidamente la connessione instaurata con le compagne di squadra, riuscì a sentirle, mentre le inviavano la loro forza.  Un’energia misteriosa la pervase interamente, annullando ogni suo pensiero.
Divenne mezzo e messaggera di quel potere.
Ogni immagine si dissolse nel suo occhio interiore, sostituita dalla visione di un’acqua limpida, pura, in continuo movimento.
Il suo elemento.
Distese le braccia in avanti, conficcando le unghie nelle nacchere. Una luce abbagliante, calda, inarrestabile, emanata da lei e dalle sue compagne si diresse come un’onda in una direzione prestabilita.
Retasu scorse una figura sottile, vestita di rosso e di bianco, contorcersi dolorosamente sotto l’effetto di quella luce.
Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, alla ricerca di uno sfogo che le permettesse di resistere. C’erano quasi, non poteva lasciarsi sfuggire le nacchere di mano e annullare l’effetto del Mew Power. Sentì Ichigo e Minto, che le erano più vicine, urlare insieme a lei, e la connessione che le univa si fece più intensa.
Le loro menti erano collegate.
Resistete, ragazze!
Spediamo questo mostro doveva si merita!
Coraggio, ci siamo quasi!
Non crollerò!
L’abbiamo quasi sconfitto!
Il suolo vibrò sotto ai loro piedi. Retasu sentì l’aria graffiarle il volto e le braccia farsi pesanti come barili di piombo; la tentazione di lasciarle ricadere lungo i fianchi aumentò istante dopo istante, mentre la testa prendeva a girarle.
Leroy stava cercando di respingere la loro barriera a mani nude, il corpo attraversato da scariche rossastre,  il volto contratto dall’odio. Era inconcepibile che un essere apparentemente tanto delicato potesse contrastare la forza di cinque combattenti, eppure era ciò che stava facendo.
Oh, no!
Divenne sempre più difficile tenere sotto controllo la barriera. Retasu si sentì trascinare all’indietro e per un terribile istante credé che la situazione le sarebbe sfuggita di mano, che il Mew Power si stesse rivoltando contro le sue stesse evocatrici.
Ma poi accadde il miracolo.
Non crederete di potervi prendere tutto il merito, bamboline!
Ben detto, Kisshu, spacchiamo la faccia a questo bastardo!
Concentratevi, idioti!
Devo ammetterlo, sono d’accordo con lui.
Retasu scorse con la coda dell’occhio le figure di Pai, Kisshu, Taruto e Ryou al fianco delle ragazze, le braccia protese in avanti per indirizzare la barriera verso Leroy.
Evvai, i rinforzi!
E ne arrivano altri!
Mamma!? Papà!?
Kei!
Retasu vide la barriera allontanarsi di colpo da loro e dirigersi verso il nemico. Lacrime di gioia le rigarono il volto non appena sentì la sua mente entrare in contatto con quella dei genitori e del fratello.
Erano tutti lì. Le Mew Mew e i loro familiari, gli ideatori del progetto ed il trio Ikisatashi. Un’unica, numerosa, inarrestabile squadra, accomunata dalla volontà di sconfiggere il nemico e di riconquistare la vita perduta a causa della guerra.
Il momento idilliaco ebbe vita breve.
Una voce suadente, apparentemente di chi non è sottoposto ad alcuno sforzo, attraversò la mente di tutti come un fulmine crepitante.
Io sono il Dio della Morte.  Sono nato per distruggervi, anche se foste in mille contro di me, non avreste scampo. Rassegnatevi… Lasciatevi andare alle carezzevoli braccia della Morte. Vi basterà un istante… un solo, misero istante, per porre fine al dolore e alla fatica.  Potrete ottenere l’eterno riposo… sarà tanto rapido che non ve ne accorgerete… Dolce, eterno… agognato riposo.
La melodia di quella voce la stordì. Retasu affondò i denti nel labbro inferiore, imponendo a se stessa di non cedere a quella malia.
Leroy aveva torturato lei, le sue compagne, Pai, Kisshu e Taruto. Li aveva imprigionati, privati di cibo e di acqua, offrendo loro le carne delle sue stesse vittime; voleva cancellare il pianeta Terra e per farlo avrebbe voltato le spalle al suo stesso popolo, condannandolo a morte.
Non era lui ad essere nel giusto.
Non era lui che doveva ascoltare.
Bugiardo! Non ci avrai mai!
Retasu gridò, il corpo attraversato da scariche di calore, il formicolio alle braccia sempre più insostenibile, i capelli sferzati dal vento roboante.
Mille voci si sovrapposero nella sua testa.
Voci spaventate, meravigliate, sorprese, sgomente.
Poi tutto si fece bianco. Tutto tacque.
Tutto si spense.
 
 
 
*****
 
 
 
Per alcuni lunghi, interminabili istanti, la luce si fece accecante. Ryou fu costretto a chiudere gli occhi, ed insieme alla luce, a poco a poco sentì svanire il  legame con Keiichiro e tutti gli altri.
Buio e silenzio nella sua mente. Nient’altro.
La barriera del Mew Power era crollata, e con essa anche la connessione telepatica instauratasi fra tutti loro.
Un suono esterno simile a migliaia di gridolini infantili giunse alle sue orecchie. Ryou mosse le palpebre lentamente e le riaprì con cautela.
Una girandola di colori arcobaleno fluttuava in cerchio attorno a Leroy, investendo il suo esile corpo con scariche elettriche. Le anime stavano terminando ciò che le Mew Mew ed i loro aiutanti avevano iniziato.
Mentre l’alieno si contorceva dal dolore, i loro occhi si incrociarono accidentalmente. Ryou gli sorrise freddamente, il trionfo inciso nelle iridi chiare.
Addio, Dio della  Morte.
Un’esplosione improvvisa lo fece volare a terra. Sentì qualcuno urlare. Purin, Zakuro, e forse qualcun altro.
Si rialzò rapidamente, voltandosi nella direzione in cui le anime avevano circondato Leroy.
Erano sparite.
<< Masaya! >>
Un grido di gioia riecheggiò tra gli alberi. Udendo quel nome, Ryou fu in grado di riconoscere la figura rannicchiata al suolo in posizione fetale.
Masaya Aoyama, in carne ed ossa, completamente nudo.
La comparsa di Ichigo al fianco del ragazzo oscurò la sua visuale.
<< I-Ichigo… che cosa è successo? >> sentì domandare confusamente da Masaya.
Ryou si tolse prontamente la giacca e raggiunse entrambi.
<< Dagli questa per coprirsi. >>
Ichigo afferrò la giacca col volto inondato di lacrime, rivolgendogli un rapido cenno di gratitudine, poi l’appoggiò su Masaya, accarezzandogli il volto e sfiorandogli le labbra.
Malgrado l’iniziale ostilità provata nei confronti di quel ragazzo e i suoi più che giusti sospetti, fu felice di assistere a quel momento di felicità miracolosamente ritrovata, anche se non lo riguardava in prima persona. La sua mente da scienziato si rifiutò di ricercare le cause di quel fenomeno, crogiolandosi invece nel senso di leggerezza comportato dalla morte del nemico.
Quel momento venne spezzato bruscamente da un urlo. Stridulo, intriso di disperazione, quasi inumano.
Ryou si voltò su se stesso, il respiro mozzo.
Non avrebbe mai dimenticato ciò che vide.
Certi spettri del nostro passato sono difficili da scacciare. Ad alcuni ci si abitua, altri invece si insinuano nell’occhio mentale con crudele invadenza, isolandoti dalla realtà, rigettandoti dentro all’incubo vissuto.
Era stata Eizaburo a gridare. Gli occhi sbarrati, il volto bagnato di lacrime, rigato dai segni delle sue stesse unghie.
La disperazione di una madre marchia la pelle e il cuore.
La vista di una persona morta ti uccide.
Bloccato, congelato, devastato.
Prigioniero e protagonista di uno scenario maledetto.
Non riuscì a fare altro che lasciarsi assorbire dal dolore dei Midorikawa, incapace di sottrarsi a quella vista dilaniante.
Era tutto così confuso, irreale…  assurdo.
La sua più grande paura si era concretizzata.
 
 
 
*****
 
 
 
Quando Pai aveva sentito Eizaburo gridare in quel modo, si era sentito attraversare da una scarica elettrica. Troppo preso a gustare la morte di Leroy, non aveva spostato lo sguardo dal punto esatto in cui l’alieno si era dissolto, finché quel suono straziante non lo aveva fatto voltare in direzione della donna.
Il suo cuore perse un battito di fronte a ciò che vide, e per un interminabile istante gli parve che avesse smesso definitivamente di svolgere la sua funzione.
Retasu giaceva al suolo, inerme. Pallida, gli occhi ermeticamente chiusi, il mento e la gola macchiati di sangue.
Vuota, spenta, appassita.
Sua madre continuava a scuoterla con insistenza, assieme al fratellino, ma lei non accennava a svegliarsi.
Pai si materializzò rapidamente al suo fianco, benché si trovasse ad una distanza ravvicinata.  Urtò inavvertitamente  il padre di Retasu con una spalla e spinse malamente Eizaburo e Touya, incurante di essere stato violento. Afferrò il polso della ragazza e subito ritrasse la mano.
Era ghiacciato.
Ogni suo pensiero svanì, smise di respirare, alzando lo sguardo sul ragazzo che si era inginocchiato di fronte a lui.
Ryou puntò gli occhi nei suoi con urgenza. << Devi fare qualcosa.  >>
Pai continuò a fissarlo con espressione vuota, dilaniato internamente da un dolore mai provato prima.
<< Non posso, è morta. >>
Gelo.
Divorante, assoluto, bestiale.
Ryou si sentì soffocare.
Purin si strinse a Taruto, singhiozzando furiosamente. Lui rimase rigido come uno stoccafisso, fissando il corpo privo di vita di Retasu.
Minto soffocò un verso di disperazione, accecata dalle lacrime, lasciandosi mollemente cadere in ginocchio.
Zakuro abbassò la testa, le labbra tremule, stringendo i pugni fino a farsi sanguinare i palmi al di sotto dei guanti, il petto che le si alzava e riabbassava ad un ritmo discontinuo. Keiichiro l’afferrò per le spalle, più per farsi forza che per darle conforto, incapace di sostenere la vista di quell’esile corpo disteso sull’erba.
Ichigo nascose il viso sulla spalla di Masaya. Non aveva la forza per avvicinarsi agli altri e guardare Retasu. Si aggrappò al ragazzo, piangendo silenziosamente, le spalle scosse da tremiti.
Retasu, la sua amica, compagna di viaggio, di avventure e di risate era morta.
Un incubo.
Ryou sfiorò il polso della ragazza, ritraendo immediatamente la mano. << Cosa significa, Pai? >> sibilò astioso. << Che cosa significa!? >>
Pai distolse lo sguardo, le dita attraversate da un fremito. << Leroy… >> Sembrava stranamente lucido, come se la perdita di Retasu non lo avesse scosso, ma proprio mentre Ryou si chiese rabbiosamente come facesse a sembrare così calmo, l’alieno vacillò.
<< E’ stata tutta colpa mia… Dovevo cercare di liberarla subito… Dovevo cercare di liberarla subito! >> Si prese la testa fra le mani, fissando ad occhi sbarrati il corpo pallido della ragazza, il volto contratto nel tentativo di tenere a freno il dolore.
Ryou lo afferrò per la collottola, portando il viso a pochi  centimetri dal suo. << Che diamine stai dicendo!? Come può essere morta!? Prendi l’acqua cristallo sull’astronave e fa qualcosa, dannazione! >>
Pai si divincolò dalla sua presa e gli sputò in faccia.  << Miserabile umano... Dovevi tenerla lontana da tutto questo, invece l’hai portata qui! Mi fai schifo… >>
Ryou alzò il pugno, ma Pai fu pronto a fermarlo. Rimasero a fissarsi in cagnesco attraverso il braccio alzato, respirando a denti stretti lo stesso rimorso, lo stesso senso di smarrimento e di vuoto divorante.
<< Smettetela! >> implorò Touya con voce singhiozzante. << Allontanatevi dalla mia sorellina, sparite! >> gridò rabbiosamente. Saperla morta era uno shock, vedere qualcuno alzare le mani vicino al suo corpo era uno scempio.
Ryou e Pai abbassarono il braccio. Un lampo di comprensione balenò negli occhi di entrambi. Benché l’uno avesse ricercato una valvola di sfogo nell’altro, capirono di essere uniti da simili sentimenti.
Le loro linee erano parallele.
Non si sarebbero mai incontrate, ma proseguivano lungo la stessa direzione.
Un leggero spostamento d’aria fece distogliere Pai dallo scienziato. Kisshu era al suo fianco, tra le mani due fiale di colore azzurro, l’espressione incoraggiante.
Provaci, sembrò volergli dire.
Era stato un idiota. Si era messo a litigare come un ragazzino con quell’umano, devastato a tal punto da mettere Retasu da parte.
Kisshu…
Afferrò le fiale, scambiando un’ultima occhiata col ragazzo che aveva di fronte. Ryou gli rivolse un lieve cenno d’assenso, reprimendo la collera che provava nei suoi confronti.
Pai stappò le fiale, sollevò il mento sporco di sangue della ragazza e le fece scorrere l’acqua cristallo giù per la gola.
Touya prese una mano della sorella fra le sue, fissandola speranzoso, unicamente in attesa del momento in cui avrebbe riaperto gli occhi.
Il silenzio che regnava tra le fronde degli alberi era portavoce di quell’attesa, palpitante di una speranza condivisa, eppure labile.
L’accettazione è più ardua della rassegnazione a sopraggiungere. Anche se si sa che è inutile continuare a credere in un miracolo, lo si fa ugualmente, perché smettere di crederci lacera in modo irreversibile.
Nessuno di loro voleva rassegnarsi.
Retasu rimase immobile per altri interminabili minuti.
Ci vuole più acqua cristallo, si disse Ryou.
Pai, Kisshu e Taruto erano scampati alla morte da carbonizzati e mutilati, Retasu ce l’avrebbe fatta a sua volta da intatta.
Era matematico, era logico, no?
<< Vado a prendere altra acqua cristallo >>, mormorò Kisshu.
Ryou tirò un pugno al suolo, attraversato da mille immagini della battaglia avvenuta. Alzò gli occhi al cielo, furioso. << Dove siete!? Avevate detto che ci avreste aiutati, tornate indietro! Dannazione, è a voi che sto parlando!? Tornate… >>
Affondò le unghie nel terreno, il respiro mozzo, la gola in fiamme. Ad ogni respiro che compiva aveva la sensazione di essere lacerato da carta vetrata.
Pai alzò gli occhi su di lui e capì all’istante a chi si era rivolto.
Le anime.
Le anime imprigionate da Profondo Blu che avevano eliminato Leroy.
Leroy.
L’assassino di Retasu.
Spiccò un rapido salto, sollevandosi in volo. Osservò gli alberi, i rami, le foglie, alla ricerca del più piccolo bagliore.
Niente.
Le anime se ne erano andate per sempre. Erano passate definitivamente a miglior vita. Non avrebbero potuto tornare indietro nemmeno se lo avessero voluto.
Scagliò un fulmine nel cielo, gridando di frustrazione.
Aveva perso la sua famiglia. E adesso…
Ryou lo osservò da terra, desiderando di potersi sfogare in quel modo. Non riusciva neppure a piangere.
Com’era potuto succedere? Che cosa era successo?
Mentre si tormentava con quelle continue domande, avvertì una fitta lancinante alla testa. Per nascondere la sua sofferenza fisica affondò ulteriormente le unghie a terra, alla ricerca di un appiglio. Un flash attraversò la sua mente, risvegliando in lui un ricordo sopito.
Il ricordo di un sogno.
Lui aveva sognato Leroy. Aveva sognato che avrebbe fatto del male ad uno di loro. Avrebbe potuto impedirlo.
Perché l’ho dimenticato?
Accarezzò la guancia gelida di Retasu, sentendo la mancanza di quegli occhi gentili che erano stati capaci di placare la tempesta dentro  di lui bucargli il petto.
Quanto avrebbe voluto vederli aprirsi e posarsi nei suoi…
Kisshu ricomparve con altre fiale d’acqua cristallo prelevate dall’astronave. Ne fece bere ancora a Retasu ma non successe assolutamente nulla, dalla sua bocca continuava a colare sangue.
L’alieno alzò gli occhi dorati al cielo, fissando tristemente il fratello, poi li puntò su Ryou. Sul suo viso non c’era traccia del sorrisetto canzonatorio che era solito riservargli.
<< Non c’è più niente da fare. Mi dispiace. >>
 
 
 
*****
 
 
 
Una folata di vento smosse i petali di un giglio, spandendo il suo profumo nell’aria. Fu un fenomeno innocuo, apparentemente privo di significato.
L’unico suono presente in quel giardino incantato era quello dell’acqua che scorreva su altra acqua.
La seconda folata di vento investì l’intero campo fiorito, come a voler diffondere un’ultima volta il suo intenso profumo. Nell’istante successivo l’acqua prese a scorrere ad un ritmo più lento ed irregolare lungo le cascate. I
l paesaggio mutò, si vestì di nero, gettando il campo nell’ombra, inghiottendo i fiori nelle tenebre.
L’acqua smise di scorrere completamente ed un silenzio assordante impregnò il limbo.
La caduta del suo creatore stava designando la sua fine.
Il cielo si tinse di nuvole nere vorticanti, i fiori si ritirarono sottoterra, l’erba appassì, e il grosso masso roccioso che li aveva ospitati si sgretolò in minuscoli, fitti frammenti di polvere.
La materia fittizia si era dissolta assieme al suo Padrone.
Rimase attivo un unico corpo pulsante, ma solo per alcuni istanti. La sfera rossa, il portale adibito ad accesso per l’Aldilà, dopo una vana resistenza, implose su se stessa, spargendo sottili filamenti iridescenti nel buio.
Rimase il Nulla.
Di quel luogo sarebbe sopravvissuto soltanto il ricordo.
 
 
 
*****
 
 
 
Non ho mai pensato a come sarei morta,  ma morire da vincitrice, è un buon modo per  andarmene.
Tu-tum… Tu-tum…
Tu-tum... Tu-tum...
Un battito. Due battiti. E ancora altri battiti.
Credevo che Profondo Blu volesse salvarci, ridarci una casa, una vita.
Mi sbagliavo.
Quella vita lui ce l’ha strappata. Mi dispiace di non essere riuscito ad impedirglielo.

Un movimento delle palpebre. Impercettibile, leggero, fugace.
La mia fidanzata era una ragazza solare, buona, generosa. Aveva tutta la vita davanti. Quando la sua casa è saltata in aria,  lei era lì dentro. Ho giurato vendetta contro gli alieni che me l’avevano portata via.
E’ così che sono morto.

Un guizzo, un fremito delle dita. Lento, affaticato, esasperato.
Credevo di agire nel giusto. Avevo fiducia nel mio Re. Ma lui in realtà non mi considerava nient’altro che una pedina nel suo gioco.
Mi dispiace di non averlo capito in tempo.

Di chi sono queste voci?
Quando è successo, stavo cucinando il pranzo per i miei figli. Luke ed Amra. Ormai non ha più importanza.
Voglio solamente riunirmi a loro.

Arricciò le labbra, colta da un imminente principio di pianto.
Io e mio fratello ci siamo ribellati a Profondo Blu. Avevamo capito che qualcosa non andava. Credevamo che il nostro superiore Leroy ci avrebbe dato ascolto, invece ci ha fatti imprigionare e morire di una morte lenta, interminabile, al di là di ogni immaginazione. Sapere di averlo sconfitto mi ha regalato un piccolo conforto.  Fratello mio, dove sei? Riesci a sentirmi?
Sperò con tutta se stessa che quell’alieno riuscisse a trovare suo fratello prima di andarsene.
Non temere, il dolore passerà presto. Mi dispiace che tu non ce l’abbia fatta, ma sappi che non sei sola. Noi ti accompagneremo.
Dove?
Cercò di articolare quella semplice parola, ma non ne fu in grado.
Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo sconfitto Leroy.
Fujin…
Sentì il nome di quella bambina sulla punta delle labbra. Si sforzò più e più volte per pronunciarlo, ma non riuscì ad emettere un solo suono. Aveva la bocca impastata di sangue, respirava a fatica.
Che cosa è successo? Fujin…
Ti sento, Retasu. E’ tutto finito, ormai. Non dovrai fare altro che aspettare il momento.
Il momento? Quale- Fujin… sto morendo?
La consapevolezza risvegliò istantaneamente il dolore in lei, come se avesse premuto un interruttore. Nitida, devastante, brutale, la percezione delle fiamme su tutto il suo corpo tornò a farsi sentire, divorandola internamente, macinandole le ossa.
Urlare non le permise di trovare sollievo.
Leroy ti ha lanciato una maledizione mentre ti teneva stretta a sé. Lo sforzo al quale ti sei sottoposta col Mew Power ne ha accelerato la crescita. I tuoi organi vitali stanno divorando se stessi.
Fujin… ti prego… Aiutami…
Perfino comunicare telepaticamente si stava rivelando difficoltoso. Retasu non riusciva a pensare a nient’altro che al dolore.
Lo farò. Hai deciso di venire con noi?
C-con voi? No, Fujin! Io… v-voglio… vivere…
Con tutto quello che hai fatto per noi, meriti l’eterno riposo. Sei proprio sicura di volervi rinunciare per continuare a vivere? Vivere è sinonimo di sofferenza…
Ma lo è anche di amore… V-voi… me lo avete dimostrato… mentre mi dicevate… addio. Io… v-voglio tornare indietro… per coloro che amo. Ti prego, Fujin…
Udì un sospiro nelle orecchie, un suono lieve, delicato, cullante.
Ascoltarlo spense le fiamme nelle sue membra.
Ascoltarlo fu un balsamo per il suo corpo riarso.
Le donò un nuovo respiro.
Forse un giorno ci rivedremo. Per quanto mi riguarda, spero di ritrovare mia madre e mio nonno. Buona fortuna, Retasu.
Fujin…Grazie di tutto.
Grazie a te per aver sempre creduto in noi. Non ti dimenticheremo.
La voce nella sua testa si fece progressivamente più lontana, tuttavia  Retasu fu in grado di udire le ultime parole della bambina.
Ciao, Retasu, piccolo angelo. 

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Capitolo 24
*** 23. Under the burning sun ***





 
Under the burning sun







Lo sciabordio delle onde era l'unico suono udibile lungo la spiaggia incendiata dal tramonto. L'odore della salsedine era persistente, colpiva pungente il naso ed insofferente il cuore, intingendolo di una bruciante nostalgia che il solo respirarla era in grado di provocare.  
Yomogi* adagiò delicatamente il corpo di Retasu sul giaciglio di rami e foglie. Non c'erano più tracce di sangue sul suo viso disteso. La divisa da Mew Mew, i capelli legati nel suo nastro preferito, le braccia abbandonate con naturalezza lungo i fianchi. Sembrava che stesse dormendo. 
Il mare sarebbe stato il suo sepolcro, l'unico luogo sacro degno di custodirne le spoglie.  
L'acqua, che le era stata amica e nemica, che l'aveva incantata, spaventata, guidata, l'avrebbe portata via con sé. 
Pai la osservò un'ultima volta con espressione stoica, la mente attraversata da mille immagini sconnesse. 
Odio, timore, lacrime, rifiuto. 
Speranza, carezze, confessioni sussurrate, baci sospirati.
Rimpianto, gelosia, sorrisi, senso di vuoto.
L'acqua gliela avrebbe portata via, cancellando tutto ciò che c'era stato, lasciandogli solo un pugno di miseri ricordi. 
L'aveva amata?
Aveva fatto di tutto per proteggerla. Credeva che sarebbe rimasta al sicuro con lui come non lo sarebbe mai stata con nessun altro. Aveva deciso di portarla con sé nel Tempio dell'Acqua, perché si fidava unicamente delle sue capacità combattive, perché era certo che gli altri non avrebbero saputo difenderla, e non avrebbe tollerato che le fosse successo qualcosa. Invece aveva sbagliato tutto.
Era stata lei a salvare lui, lei a portare avanti quella missione, lei ad intrappolarlo in quella velenosa spirale di sentimenti.
L'amava?
Pai strinse i pugni, rimanendo in disparte da tutti, e  distolse faticosamente gli occhi da quel giovane corpo privo di vita. 
Che importanza avrebbe avuto, ormai?
Mew Retasu era morta, ma anche se fosse sopravvissuta, lui non sarebbe stato pronto per condividere quel sentimento.
Amarla sarebbe stata la sua condanna.
 


*****


 
Ryou non sarebbe riuscito a distogliere lo sguardo da Retasu nemmeno se avesse voluto. La sua pelle era aranciata per via della luce del sole, illusorio riflesso di un ultimo palpito di vita.  
Non ricordava di aver mai assistito ad un tramonto come quello. Sembrava che il cielo stesse letteralmente bruciando. 
Il fuoco lo avrebbe perseguitato per sempre. 
Come l'acqua aveva determinato l'inizio dell'avventura di Retasu e ne aveva decretato la fine, così il fuoco lo aveva spinto a ideare il Progetto Mew, e avrebbe segnato la sua morte. A nulla gli sarebbe servito rivestirsi della gelida corazza che si era cucito addosso, le fiamme l'avrebbero consumato come l'acqua avrebbe portato via Retasu.
Il sole troneggiava di fronte a lui, derisorio nel suo vestito rosso cremisi, ricordandogli il limbo in cui era finito con lei quello stesso giorno, in un passato dannatamente lontano. 
Retasu era stata capace di spegnere quelle fiamme, facendosi inconsapevolmente strada nel suo cuore.
Ryou non avrebbe mai avuto la possibilità di confessarglielo, non avrebbe mai potuto ringraziarla per averlo riportato verso la luce, non avrebbe mai potuto averla.
La vita non gli avrebbe concesso una spiegazione, lasciando che lui si corrodesse nel rimpianto e nel dolore di quella perdita. 
Keiichiro strinse involontariamente la sua spalla. Zakuro continuò a fissarlo ostinatamente ad una certa distanza, quando entrambi sapevano che lui se ne era accorto, tuttavia Ryou non ebbe la forza di incrociare il suo sguardo. Sapeva che lei avrebbe capito immediatamente cosa stava provando e non voleva che accadesse.
Minto finì di allacciare il braccialetto al polso di Retasu e si fece da parte, per permettere a Ichigo di lasciare un altro ricordo sulla sua tomba. 
Né Pai, né Ryou lasciarono qualcosa, spinti dalle loro 
motivazioni, convinti entrambi, in un angolo recondito del loro inconscio, che non le avrebbero detto veramente addio. 
Il giaciglio che ospitava Retasu venne spinto in acqua dai genitori, e le onde lo trasportarono verso una direzione ignota.
Tutti rimasero silenziosamente ad osservarlo, finché non intravidero un movimento. 
Inizialmente il pensiero che si fosse trattato di un'allucinazione attraversò la mente di ognuno di loro, ma poi fu chiaramente visibile che Retasu si era alzata a sedere e si era voltata verso la riva.

 
*****




 
Una settimana dopo.


 
<< Vuoi passarmi quel cacciavite!? >>
<< È la terza volta che ti dico di prenderlo da solo, sei sordo!? >>
<< Certo che no!, ma siccome sai volare, potresti farmi il favore di portarlo quassù! >>
Taruto sentì le mani prudere per la rabbia. La tentazione di estrarre le bolas e di tirarle in testa a quel gallinaccio starnazzante si rivelò decisamente allettante.
<< Non sono il tuo servo! E per di più la tua brutta faccia non mi motiva di certo a farti un favore! >>
Shintaro sollevò istericamente il martello in aria, agitandolo come una mazza da golf. 
<< Come ti permetti!? Razza di moccioso, vieni a dirmelo in faccia, se ne hai il coraggio! >>
<< Come mi hai chiamato!? >>
Il suono di una grassa risata distolse i due litiganti dai loro propositi. 
Ai piedi della costruzione, Ichigo aveva assistito al siparietto inscenato dal padre e da quella sorta di amico che la sua avventura le aveva permesso di incontrare. Dopo un paio di secondi di perplesso silenzio, entrambi proruppero con la stessa esclamazione infastidita in direzione della ragazza.  
<< Che c'è da ridere!? >>
Masaya lanciò un'occhiata d'intesa a Ichigo, la quale si limitò a sospirare, e si diresse verso la cassetta degli attrezzi. 
<< Non si preoccupi, signore, l'aiuto io a fissare le viti. >>
Shintaro osservò Masaya dalla sua postazione con aria circospetta.
<< Sei sicuro di sapere come si fa? >>
Taruto ghignò in direzione di Ichigo, mimando le parole: "Il tuo ragazzo è un cretino."
<< Ho acquisito una certa dimestichezza ieri, grazie all'aiuto del signor Midorikawa. Posso rendermi utile >>, replicò Masaya in tono sicuro, mentre Ichigo rincorreva Taruto sulla sabbia con chiari istinti omicidi, cercando di afferrargli un piede mentre questi si librava in aria. 
Shintaro parve rifletterci un attimo su, poi decretò la sua sentenza. << Va bene, allora sali, ma attento a non muovere troppo la scala... Di certo quel nanetto non alzerà un dito per impedire di schiantarti a terra, se cadi. >>
Masaya annuì, ritenendo decisamente più saggio tralasciare l'argomento Taruto col padre della fidanzata, e si arrampicò sulla scala.
Shintaro afferrò una manciata di viti con una mano, passandosi l'altra sulla fronte madida di sudore. 
Lui e gli altri uomini dell'astronave avevano iniziato a costruire un albergo sulla spiaggia di Shirahama, destinato ad accogliere le famiglie che avevano perso la loro casa durante la guerra. Erano riusciti a procurarsi i mezzi necessari grazie all'intervento di alcuni soldati ingaggiati appositamente per la missione da Pai, Kisshu e... sì, anche da quel nanetto, e avevano stabilito dei turni su cui basarsi per la ripartizione del lavoro, ma su quelli Shintaro avrebbe avuto giusto qualcosina da ridire. 
<< Umpfh >>, grugnì seccato. Quel Keiichiro che si astiene dai lavori perché deve cucinare non me la racconta giusta. È solamente uno scansafatiche.
<< Preferisce il cacciavite dalla punta piatta o quello dalla punta a croce? >>
Shintaro per poco non cadde all'indietro dallo spavento, fissando Masaya con espressione allarmata. 
Forse era arrivato il momento di fare una pausa.
Decisamente.



 
*****


 
<< Ehy, Danz! Che novità ci sono? >>
Il sole era molto alto quella mattina, tuttavia non abbastanza da fermare Kisshu, che continuava a correre lungo la riva con palese entusiasmo, lieto di potersi finalmente allenare all'aria aperta. 
<< I miei uomini hanno tratto in salvo un migliaio di civili a Lima e li hanno condotti alla nostra base; li stiamo nutrendo e coccolando come dei bambini >>, rispose Danz, il tono professionale in netto contrasto con l'umorismo finale.  
<< Non imitarmi >>, replicò Kisshu alla ricetrasmittente che teneva vicino all'orecchio, fingendosi indignato. 
<< Servono provviste? >>
Lungo il suo campo visivo si stagliò una figura sottile adagiata sulla sabbia. Era umana, e se ne stava ferma.
<< Al momento ne abbiamo a sufficienza. L'acqua cristallo che ci hai lasciato ha reso il terreno particolarmente fertile ed ha accelerato la crescita di frutta, cacao e riso. Ai civili spetta un ricco buffet. >>
Un giorno lui e quel Danz sarebbero diventati ottimi amici, Kisshu se lo sentiva. Continuò a correre, finché la figura adagiata sulla sabbia si fece progressivamente più nitida ai suoi occhi, rivelandogli che si trattava di una ragazza seduta di profilo. 
<< Bene, per qualsiasi cosa chiamami. >>
<< Ricevuto. >> 
Danz chiuse la comunicazione e Kisshu si avvicinò alla ragazza. 
<< Cosa fai qui tutta sola? >> le chiese quando l'ebbe raggiunta, il respiro perfettamente regolare, come se nei quaranta minuti precedenti non avesse corso. 
Lei non si voltò neppure a guardarlo, ostinandosi a fissare l'orizzonte con aria malinconica.
Kisshi si sedette al suo fianco. << Devo ammetterlo, mi fa effetto vederti così silenziosa, se continui in questo modo risorgerà di sicuro un nuovo Dio della Morte, perciò falla finita. >>
<< Puzzi. >>
L'alieno inarcò un sopracciglio, sempre più stranito di fronte all'apatia della ragazza. << Be', sai, mi stavo allenando. >>
Minto si voltò a guardarlo con espressione astiosa. << Bene, perché non continui a farlo, allora? >>
<< Hai litigato con la lupetta? >>
<< No, e non chiamarla in quel modo... >>  
<< La scimmia ti ha di nuovo rubato uno di quei cosi che ti metti fra i capelli? >>
<< No, e per tua informazione si chiama spilla... >>
<< Sei in quel periodo del mese? >>
<< No, ma che stai... - Brutto idiota, come ti permetti di farmi certe domande!? >> Minto levò la mano in aria per schiaffeggiarlo, ma Kisshu le bloccò il polso con un gesto disimpegnato. << Allora c'è ancora il tuo spirito da cornacchia! >> constatò, ridacchiando compiaciuto. 
Minto lo fissò torva, cercando di liberarsi dalla sua stretta, ma con inaspettata rapidità smise di opporre resistenza, abbassando lo sguardo sulla sabbia con aria stanca. 
Kisshu era allibito. 
<< Si può sapere che hai? >> le chiese, mollando la presa. 
<< Che ti importa.. >>, replicò la ragazza in tono depresso. << Aspetta, non è con la lupetta che hai litigato... ma con Ichigo! Ho indovinato? >>
<< Mi spiace contraddirti, ma non sempre tutto ruota intorno ad Ichigo, anche se riconosco che spiegarlo a te possa risultare difficile. >> 
Kisshu incrociò le braccia al petto, poi si portò pollice ed indice al mento con fare pensoso. << Mmh... il tuo caso di isteria è complesso, a quanto pare. >>
<< Non è di tua competenza, perciò sparisci. >>
"Acida come un limone scaduto mangiato a stomaco vuoto", Kisshu prese mentalmente nota sul modo di dire che gli aveva insegnato la scimmia bionda, ritenendolo più che appropriato per descrivere la colombella. 
<< Ho capito, me ne vado. A stasera, passerotto! >>
Kisshu si alzò in piedi e le rivolse un cenno di saluto, prima di rimettersi a correre.
Rimasta sola, Minto seguì la sua figura calpestare la sabbia, finché non svanì inghiottita dalla linea dell'orizzonte. A quel punto si lasciò sfuggire un pesante sospiro. 


 
*****


 
<< Sicura che non ti annoi? >>
<< Kei, rilassati. Me lo hai già chiesto tre volte, e io ti ho risposto di no; continuare a chiedermelo non farà cambiare la mia risposta. >>
Keiichiro tagliò l'ultima fragola e la lasciò cadere nella ciotola. << Hai ragione, scusami. >>
La sala ristoro era vuota, ad eccezione della loro presenza, così come l'intera astronave; le donne era uscite a fare una passeggiata in spiaggia con i bambini, mentre gli uomini si davano da fare con la costruzione dell'albergo sotto l'attenta guida di Pai. 
Zakuro si era rivelata una cuoca discreta e precisa, non lo aveva intralciato una sola volta mentre cucinavano. Keiichiro le sorrise con approvazione mentre lavorava le fragole e il riso. << Minto è ancora giù di morale? >> le chiese infine, per spezzare il silenzio. 
<< Chi non lo è, in fondo? Ha bisogno di stare sola, nemmeno io posso farla sorridere in questo caso. >>
Il ragazzo continuò a tagliare la frutta con gesti rapidi e decisi, riflettendo tra sé e sé, finché non fu proprio Zakuro a proseguire, con sua estrema sorpresa. 
<< Ryou ha fatto bene a decidere di venire qui, abbiamo tutti bisogno di rigenerarci dalle ferite di guerra. >
Come poteva darle torto? Dopo la morte di Leroy e il loro ritorno dall'Aldilà la squadra Mew era decisamente provata; al lieto fine tra Ichigo e Masaya si era sommata la presunta morte di Retasu, nonché la pesantezza della realtà a cui ben presto sarebbero tutti dovuti andare incontro. 
La consapevolezza di avere un nemico da sconfiggere li aveva fatti dormire sonni disturbati, tuttavia aveva dato loro un motivo per alzarsi ogni mattina, un pretesto per distogliersi dalla realtà circostante, fingendosi ciechi di fronte ai morti e alle città distrutte. In un certo senso la guerra più grande non era quella appena vinta, ma quella che li attendeva: il confronto col mondo attuale che avrebbero dovuto ricostruire, i morti da piangere, i ricordi da dimenticare, le case e i sogni perduti, la vita da ricominciare. 
C'era un'infinità di lavoro da svolgere, ma le Mew Mew non se ne sarebbero occupate in prima persona; né lui, né il suo migliore amico, né Kisshu, Pai e Taruto. Loro avevano già fatto tanto per il pianeta. Toccava agli altri rimboccarsi le maniche, toccava agli invasori riscattarsi per la loro condotta, soccorrendo i civili superstiti e deponendo le armi in ogni anfratto del globo. 
L'acqua cristallo aveva guarito il pianeta, consentendo sia agli umani che agli alieni di viverci, ma imparare a convivere sarebbe stato arduo, addirittura utopico.
Credere che sarebbe stato possibile, invece, era necessario. 
Kisshu, Pai e Taruto erano stati riconosciuti dal popolo come salvatori, e nel giro di una settimana erano stati capaci di mobilitare l'intero esercito per avviare la missione di soccorso. Si erano conquistati la sua fiducia svelando il reale intento di Profondo Blu e del suo successore, Leroy; come prova della loro lealtà avevano garantito la fine della Maledizione degli avi, che per secoli aveva costretto i traditori a finire nella prigione sotterranea, e avevano offerto all'esercito l'acqua cristallo, necessaria a risanare tutti i continenti. Nessuno osava muoversi senza aver prima chiesto il consenso ad un superiore, e i superiori a loro volta si consultavano dapprima con Kisshu, Pai e Taruto. 
Il ragazzo riportò la mente nella sala ristoro alle parole di Zakuro. 
<< Personalmente ritengo che solo la tranquillità e il silenzio del mare possano aiutarmi a superare quello che ho passato. >>
Era raro sentir parlare di sé quella ragazza. La riservatezza che la caratterizzava era da ammirare, tuttavia Keiichiro riteneva che a volte fosse eccessiva, perciò rimase ad ascoltarla in silenzio, incitandola a proseguire. 
<< Non ho avuto una famiglia da piangere, fortunatamente, ma ci sono persone con le quali ho lavorato sul set che mi mancano tutt'ora. È orribile non sapere se siano sopravvissute. >>
Keiichiro smise di tagliare la frutta rimanente, fissando ostinatamente il bordo del bancone. << Ti capisco. Rei* ed io ci eravamo lasciati, tuttavia non passa giorno senza che io mi penta per non averla cercata prima che fosse troppo tardi. Avrei potuto salvarla. >>
Zakuro gli posò una mano sulla spalla. << Tutti avremmo voluto salvare qualcuno, ma non ne abbiamo avuto né la possibilità né il tempo. Non fartene una colpa. >>
Keiichiro trattenne il respiro, riscoprendosi incapace di distogliere gli occhi dai suoi. Una parte di lui credé che lei stesse cercando di indorargli la pillola, ma una più consapevole gli ricordò che Zakuro non era una persona da belle parole regalate; la ragazza aveva semplicemente dato voce all'amarezza di cui la vita si tinge con imprevedibili movimenti.
<< Spero che la mia compagnia possa aiutarti a guarire le tue ferite. >>
Zakuro gli sorrise enigmatica. 
Lui era troppo ottimista, lei troppo pessimista, tuttavia le loro vite si sarebbero intrecciate in una maniera completamente nuova in grado di lenire il dolore di entrambi.  


 
*****


 
Il mare era particolarmente calmo quella mattina. Il suono prodotto dalle onde che si infrangevano sulla riva era quanto di più cullante si potesse ascoltare per sentirsi in pace con se stessi. 
In pace nonostante tutto. 
<< Giocherai in squadra con me a biliardino? >> 
Retasu sorrise intenerita, osservando con la coda dell'occhio il fratello che camminava al suo fianco, stringendole la mano; aveva aspettato così a lungo per rivederlo felice e spensierato, tanto che una parte di quella felicità era in grado di contagiarla. 
<< Ci puoi giurare! >> Purin rivolse un occhiolino al suo coetaneo. << Kisshu mi ha promesso che ne avremmo costruito uno sulla spiaggia insieme a Taruto. >>
Udendo l'ultima parola, Touya arrossì lievemente. 
Le ragazze si lanciarono un'occhiata d'intesa e subito Purin si adoperò per tranquillizzarlo. << Taruto è un gelosone, ma sono sicura che quando vi conoscerete meglio gli piacerai >>, asserì in tono convinto, 
<< e se si azzarda a barare per farti perdere, gli farò crescere un'edera rampicante sulla testa. >>
Retasu e Touya scoppiarono a ridere. 
<< Oh, ecco che arriva il cretino di turno... >> Purin indicò la figura di fronte a loro che si avvicinava progressivamente di corsa. 
<< Purin, non chiamarlo cretino >>, l'ammonì scherzosamente Retasu. 
Quest'ultima si limitò a stringersi nelle spalle, come suo solito. 
<< Ehilà! >> li salutò Kisshu, fermandosi di fronte a loro. 
<< Touya, vuoi fare qualche esercizietto di tonificazione muscolare? >> 
L'alieno si avvicinò al ragazzino, tirandogli una gomitata e bisbigliando al suo orecchio con fare cospiratorio: << Se vuoi fare colpo sulle ragazze, devi tenerti in forma, e ti assicuro che qui ce n'è una molto carina! >>
Touya intercettò di riflesso lo sguardo di Purin e lo dirottò immediatamente altrove. << S-se lo dici tu... >>, balbettò. Le sue guance si erano imporporate per una causa esterna all'effetto dei raggi solari. 
Retasu alzò gli occhi al cielo, mentre Purin scosse la testa con aria di disapprovazione. << Non tutti i maschi si interessano allo sport, lascialo stare, se avrà voglia di fare esercizio, te lo verrà a chiedere. >>
Kisshu si strinse nelle spalle, abitudine che condivideva con la Mew scimmia. << D'accordo. Mica sapete cos'ha che non va il passerotto? >>
<< Chi? >> domandarono le ragazze all'unisono. 
Kisshu sospirò. << Mi riferisco alla vostra amica schizofrenica. >>
Ci fu una pausa di alcuni secondi. 
<< Oh >>, esordì Purin, infine. << No, perché ce lo chiedi? >>
Kisshu si voltò all'indietro, indicando un punto della spiaggia piuttosto lontano lungo la linea dell'orizzonte. 
<< L'ho incrociata mentre correvo, se ne stava seduta tutta sola con una faccia strana. >>
<< E da quando tu ti preoccupi per una donna? >> indagò Purin, scettica. 
<< Io mi preoccupo sempre per una donna. >>
Retasu si volse ad osservare la superficie del mare piatta come una tavola da surf, assimilando quel dialogo a spezzoni. 
<< Mmmh... >> Purin si portò il pollice e l'indice sotto al mento, << credo di sapere quale sia il problema della damigella. >>
<< Bene. Risolvilo. Ciao! >>
Kisshu fece per riprendere la sua corsa, ma la bionda lo fermò per un braccio. << Ehy! Mi servi anche tu! >>
<< Per fare cosa!? >> L'alieno si divincolò, prestandole tuttavia ascolto. 
<< Scusa, prima vuoi sapere cos'ha Minto che non va, poi ti defili, eh no! Tu ci aiuterai! >> sentenziò Purin in tono perentorio. 
<< Vi aiuterò pure io! >> si offrì Touya entusiasta. 
<< Sì, come no... >> mormorò Kisshu, fissandolo di sottecchi con aria maliziosa. 
<< Retasu, sei dei nostri? >>
La ragazza mosse impercettibilmente il capo in direzione dell'amica, senza però smettere di guardare il mare. 
<< Scusate, ragazzi, ma prima devo fare una cosa >>, dichiarò infine in tono assorto. 
Kisshu inarcò un sopracciglio. << Ma che ha pure questa? >> mormorò in tono perplesso, rivolto a nessuno in particolare. 
<< Touya, hai nulla in contrario se rimani con loro? >>
Il ragazzino scosse la testa. << Figurati, sorellina! Ma è tutto a posto? >>
Retasu si voltò finalmente a guardarlo e gli sorrise con fare rassicurante. << Certo, stai tranquillo! Tu aggregati pure all'"Operazione Minto". >>
Touya reputò convincente il tono rilassato della sorella. 
<< D'accordo >>, approvò, e si allontanò insieme a Kisshu e Purin che confabulavano fitto fitto. 
<< Stai scherzando, vero!? >>
<< Niente affatto, fidati che le piacerà!  >>
<< Ma dove lo trovo uno di quei cosi!? >>
<< Sveglia!, puoi volare e teletrasportarti: impiegheremo giusto mezza giornata per trovarlo. >>
<< Mezza giornata!? Ma io ho da fare! >>
<< Oggi sei in ferie. >>
<< E chi l'ha deciso, sentiamo? >>
<< Io, naturalmente. >> Purin batté le mani, saltellando sulla sabbia. << Forza, tutti all'opera! >>
<< Odio i ragazzini... >>


 
*****


 
I tiepidi raggi del sole increspavano la superficie del mare, donandogli riflessi dorati. 
Retasu si sedette sulla riva, lasciando che la brezza leggera le solleticasse i capelli sciolti e l'aiutasse a riordinare i pensieri. 
Non avrebbe mai capito come Fujin e le altre anime erano riuscite a salvarla, né avrebbe più rivisto il posto surreale in cui era finita con Ryou. 
Faticava a credere di essere ancora viva. La notte si addormentava col timore di non risvegliarsi e di scoprire che il suo ritorno alla vita fosse stato il frutto di un delirante sogno precedente alla morte. Masaya si era salvato, nonostante la fusione tra Profondo Blu e Leroy, ed era tornato da Ichigo. Sembrava tutto troppo bello, assurdo. 
Eppure gli abbracci di suo fratello, le carezze di sua madre e di suo padre... erano reali, veri, tangibili. Come le risate delle amiche che l'avevano accolta a braccia aperte, come gli occhi di Pai che l'avevano guardata con calore e quelli di Ryou che avevano brillato di una nuova luce. 
Quando Retasu aveva saputo cosa le era successo, forse per opera dell'euforia e della gioia che l'avevano pervasa,  aveva addirittura scherzato sul modo in cui tutti avevano scelto di dirle addio.
&"Pensate se mi fossi svegliata nel bel mezzo del nulla, in mare aperto, di notte... Sarebbe stato uno dei miei incubi peggiori. Insomma, poteva andarmi peggio, meno male che mi sono svegliata prima che il giaciglio potesse allontanarsi dalla riva!"&
Kisshu e Taruto erano stati gli unici capaci di apprezzare la comicità di quella scena, mentre gli altri si erano limitati a fissarla in silenzio, chi con aria di rimprovero, chi con aria interdetta, e chi come se temesse di vederla evaporare via al primo colpo di vento. 
Sfuggire alla morte conferiva il privilegio di avere le idee più chiare su se stessi e sui propri sentimenti, una volta fatto ritorno nel proprio mondo. Tutto perdeva di significato - i problemi, i dubbi, le paure più grandi, ogni cosa sembrava rimpicciolire pietosamente e divenire un misero ostacolo privo di difficoltà. 
Retasu afferrò una ciocca di capelli tra le dita, annodandola distrattamente con l'indice. Non era più la ragazzina insicura ed esitante che non capiva i suoi sentimenti, bensì una donna, in grado di ascoltare il suo cuore con la stessa sicurezza con cui modellava i suoi capelli. L'avventura che aveva vissuto, la morte sfiorata,  le avevano permesso di capire chi era veramente. Che cosa voleva. Che cosa sentiva.
Sapeva che era arrivato il momento di scegliere una volta per tutte tra Ryou e Pai. L'inconscio aveva prevaricato su di lei, durante la sua agonia, come avviene nei sogni, e le aveva fornito la risposta che durante la guerra non era riuscita a trovare. 
L'ultima settimana trascorsa era stata impegnativa per tutti: distribuire l'acqua cristallo, soccorrere i civili a Tokyo, negoziare con l'esercito alieno, stabilire regole fondamentali da rispettare per la convivenza futura, iniziare a costruire le fondamenta di una nuova civiltà. 
Retasu aveva preso attivamente parte all'organizzazione di tutto questo, finché la squadra Mew e i loro famigliari avevano ritenuto necessario effettuare una pausa dalla realtà. Ryou aveva proposto loro di ritirarsi su una spiaggia deserta, una delle poche intoccate durante l'invasione, e così avevano fatto. Ma quest'ultimo non aveva tenuto fede al suo giuramento di riposarsi, buttandosi invece anima e corpo nel suo nuovo progetto: la costruzione di un edificio affacciato sul mare. Retasu sapeva che a quell'edificio se ne sarebbero aggiunti altri, e aveva ritenuto l'idea straordinaria. Avere una casa sul mare era un sogno che accomunava tante persone, renderlo possibile ai sopravvissuti, ai quei pochi fortunati che erano scampati alla morte in una guerra razziale, era un dovere nei confronti della vita stessa. 
Con enorme sorpresa di tutti, Pai aveva affiancato Ryou nel progetto, ed entrambi avevano messo da parte i dissapori e l'astio reciproco. 
Sembrava che niente avrebbe potuto intaccare quel nuovo legame. Tuttavia la vita, così come ricuce ciò che ha strappato, spesso spezza ciò che ha legato. 
Non sarà facile parlargli, ma devo. 
Retasu si alzò in piedi, intenzionata a dirigersi verso l'astronave. Il sole si era ormai alzato all'orizzonte, picchiando con maggiore insistenza sulla sabbia bianca come farina. La ragazza estrasse la spilla Mew dalla tasca dei jeans e si mise in contatto con Purin. 
<< Dove siete? >>
La voce dell'amica giunse a scatti, risultando bassa e confusa. Retasu distinse le parole "problemino", "cretino" e "pranzo", seguiti da un'imprecazione maschile e da un tonfo sordo. 
<< Si può sapere cosa state combinando? >>
<< Scusa, mi stavo arrampicando su un albero e la spilla mi è scivolata mentre ti rispondevo. >>
La voce di Purin le giunse finalmente nitida. 
<< State tutti bene? >>
<< Certo che sì, però non faremo in tempo a tornare per il pranzo, avvisa il mio babbo e Taru Taru! >>
Retasu inarcò un sopracciglio, dubbiosa, sentendo Kisshu imprecare a voce più alta e Touya ridacchiare.
<< D'accordo... Purin, mi raccomando, mio fratello è con te >>, le ricordò in tono allusivo.
<< Sì, sì, tranquilla. Ci stiamo divertendo un mondo! >>
Retasu distinse chiaramente un: << Ma porc...! >>, poi un verso simile a un ringhio, prima che Purin chiudesse la comunicazione. Fu tentata di ricontattarla, ma qualcosa le diceva che non aveva nulla di cui preoccuparsi. 
Sfiorò inavvertitamente la voglia Mew Mew, chiedendosi se sarebbe mai scomparsa, e la sua mente tornò indietro nel tempo, a quando Pai era schierato nel fronte opposto al suo.
Aveva fatto la sua scelta.   
Con passo sicuro si diresse dove era certa che avrebbe trovato colui che stava cercando.

 
*****




 
Spazio dell'autrice
*Yomogi è il padre di Retasu (certo che in sta famiglia hanno tutti dei gran bei nomi! -.-'')
*Rei era la fidanzata di Keiichiro.
"Acida come un limone scaduto mangiato a stomaco vuoto" è una frase che Purin ha copiato da me :P
Inizio col chiedervi scusa per il ritardo, ma ho avuto praticamente solo due giorni per scrivere questo capitolo :/ In parte è colpa mia, visto che mi sono iscritta a numerosi contest sul forum, in parte è stata colpa del poco tempo a disposizione. 
Questo capitolo è privo di azione, salvo forse l'Operazione Minto" :P Mi dispiace, ma era necessario. Dovevo fornire alcune spiegazioni sull'accaduto prima del finale.
Ebbene sì, il prossimo sarà l'ultimo capitolo! 
Alla prossima, ragazze :)

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Capitolo 25
*** 24. Stay ***


Stay






Non avrebbe saputo dire se era colpa dell'emozione o delle fredde vampate di vento, ma stava tremando. Fissava l'acqua scura, ammaliata dai perlacei riflessi lunari distesi sulla sua superficie, stringendo il quaderno al petto - quel quaderno - come un prezioso cimelio di famiglia. 
Non appena una voce decisa le sussurrava: "Buttalo"e le sue braccia erano sul punto di muoversi per compiere l'atto, il suo cuore perdeva un battito, il suo respiro si mozzava, e subito un'altra voce le urlava: "Aspetta!". Un pesante senso di vuoto e di amarezza la investiva in pieno petto, Retasu allora inspirava ed espirava, nella speranza di scacciare quelle voci, e tornava ad avanzare verso l'acqua con fare risoluto. 
Quello sciocco rituale non terminò finché Retasu non sentì i piedi nudi bagnarsi. 
La ragazza saltellò all'indietro, dandosi successivamente della stupida ad alta voce per essersi spaventata senza motivo. Era ovvio che quella fosse acqua. A furia di tentennare sul da farsi, aveva raggiunto il bagnasciuga; se avesse fatto altri passi in avanti, avrebbe potuto fare il bagno.
Era proprio una stupida. 
Una folata di vento più forte delle altre le fece finire i capelli davanti agli occhi. Retasu cercò di scostarli dal viso mentre faceva dietro front, appuntandosi mentalmente di legarli in futuro. Maldestra com'era, inciampò su una piccola duna di sabbia asciutta e cadde in avanti. 
<< Ma che...! Accidenti a me... >> 
Si rimise goffamente in piedi, la gonna e la canottiera imbrattati da numerosi granelli di sabbia, e raccolse il quaderno, le cui pagine continuavano a sfogliare rapidamente mosse dal vento, quasi fosse opera di un fastidioso scherzo del destino.
<< Okay. Adesso ti butto in mare >>, sentenziò risoluta.
<< Io non lo farei, se fossi in te. >>
Retasu si pietrificò su se stessa, incapace di fermare l'eco di quelle parole nella sua testa. 
Oh.Cielo.
Dimmi che non mi ha vista cadere.
.... Ma no, che non mi ha vista, suvvia!
Alzò il capo in direzione del proprietario di quella voce con l'entusiasmo di una vittima sacrificale che si dirige verso l'altare, e arrossì fino alla radice dei capelli, non appena incontrò i suoi occhi.
Ryou era a pochi metri di distanza, le mani in tasca, un misto di divertimento e di curiosa perplessità impressi nel volto. 
<< A quanto pare non riesci proprio ad evitare di inciampare ovunque. >>
Retasu annaspò, stringendo convulsamente il quaderno al petto.
<< Scusa, se sono arrivato di soppiatto. Non volevo spaventarti. >>
Retasu si tolse la sabbia di dosso quasi con furia e intercettò il suo sguardo. << Tu e Zakuro una di queste volte mi farete venire un infarto, siete troppo silenziosi. >>
Ryou le rivolse un sorriso misterioso, senza commentare.  
Lei distolse lo sguardo dal suo, alla ricerca di un metodo per scacciare la tensione; dondolare un piede sulla sabbia ed osservare come quest'ultima si deformava sotto l'effetto del suo tocco, si rivelò sorprendentemente rilassante, finché Ryou non ruppe il silenzio, distogliendola dal suo gioco. 
<< Allora, ti va di dirmi perché vuoi disfarti di quel quaderno? >>
Retasu trasalì, ricordando solo allora le parole che lui le aveva rivolto quando era arrivato. 
Io non lo farei, se fossi in te.
<< Perché mi hai detto di non buttarlo? >> gli chiese, perplessa.
<< Non sai nemmeno cosa contiene. >>
Ryou si sedette su un ceppo vecchio disseppellito dal vento, e alzò gli occhi su di lei. 
<< A giudicare dalla difficoltà con cui hai preso questa decisione, deve essere importante per te. >>
Retasu sgranò gli occhi. << T-tu... da quanto sei qui!? >>
Il solo pensiero che l'avesse vista cercare di buttare quel quaderno e poi cambiare idea una dozzina di volte, le fece desiderare di sprofondare. Quella scena, vista dall'esterno, l'avrebbe fatta sembrare una vera e propria cretina: ne era maledettamente consapevole. 
 << È da un po' che sono qui >>, confessò Ryou.  
Retasu sospirò. La sua propensione a fare figuracce era rimasta la stessa. 
<< Non volevo disturbarti >>, proseguì lui, << ma quando sei caduta, non ho più resistito, e sono uscito allo scoperto. >>
Retasu fece una strana smorfia che mise a dura prova la sua capacità di stare serio, tuttavia le parole che le sentì dire spensero prematuramente ogni traccia di divertimento.
<< Hai ragione, questo quaderno è importante per me. È l'oggetto più prezioso che ho. Però fa parte di un passato che voglio dimenticare. >> 
Una folata di vento le portò una ciocca di capelli davanti al viso, oscurandolo. 
<< Ne sei sicura? Quando la mia casa è bruciata, non ho avuto la possibilità di scegliere. >>
Retasu scostò la ciocca di capelli dal viso e sorprese Ryou ad osservare la superficie dell'acqua con un sorriso amaro. Trattenne il respiro. 
Era raro sentirlo parlare a qualcuno di quell'episodio. 
<< Degli oggetti a cui tenevo non era rimasto altro che un mucchio di cenere indistinta... Ne ho sentito la mancanza per tanto tempo, molto più di quanto avrei potuto immaginare. >> La guardò dritto negli occhi. << Tu puoi scegliere cosa fare. Fai in modo di non pentirtene. >>
Retasu si sedette accanto a lui, su quel ceppo vecchio e abbandonato. Prese un respiro profondo e ascoltò il suo istinto. Quello che stava per dirgli non rientrava nei suoi programmi.
Almeno non quella sera. 
<< Il quaderno è un diario. Racchiude i miei pensieri, le mie paure, i miei sfoghi, i miei sentimenti riguardo alla guerra e a Pai. >>
Sebbene stesse guardando davanti a sé, non le sfuggì il l'impercettibile movimento del capo compiuto da Ryou. Sapeva che lui la stava fissando, ma se anche lei lo avesse fatto, avrebbe perso il filo del discorso.
<< Forse non l'hai notato, ma a pranzo Pai e io eravamo assenti. >> 
Retasu strinse involontariamente il quaderno che teneva appoggiato sulle ginocchia. Un refolo di vento le stuzzicò le spalle scoperte, facendola rabbrividire. Si inebriò dell'odore della salsedine, un odore che era sempre stato capace di rilassarla, di farla sentire a casa, per trovare il coraggio. << Vedi... io e lui ci siamo avvicinati sempre di più nell'ultimo periodo... Insomma... >>
<< Ho capito >>, intervenne Ryou in tono paziente.  
<< Cioè, noi... Oh. >> Retasu si sgonfiò come un palloncino, abbassando lo sguardo. 
Le fiaccole che Ryou e Keiichiro avevano deciso di piantare lungo il perimetro della spiaggia illuminavano quell'area isolata, altrimenti preda dell'oscurità, proiettando ombre danzanti sulla sabbia. Retasu si lasciò incantare dal loro movimento, trasferendone la spontaneità su di sé, e le parole le uscirono di bocca con inaspettata semplicità. 
<< Credevo di essermi innamorata di Pai, ma mi sbagliavo. Io ne ero infatuata - sarei una bugiarda, se lo negassi... però non ne ero innamorata. Oggi gliene ho parlato, ho dovuto dirgli la verità, ho voluto farlo, capisci? Lui inizialmente non ha reagito... ma poi mi ha detto di andarmene, senza aggiungere altro. Tutt'ora ho davanti agli occhi il modo in cui mi ha guardata... Dovevo per forza rischiare di morire per capire quello che provo? Sono sempre stata lenta, Ryou, con questo genere di cose... Ma così è troppo.  >>
<< Anch'io, credimi. >>
Retasu sussultò a quell'inaspettata ammissione. Un'ammissione che la fece sentire capita.
Volse lentamente il capo nella sua direzione, sentendo il battito del suo cuore accelerare senza ritegno, e constatò che Ryou aveva ancora lo sguardo fisso sull'orizzonte. 
Aveva un bellissimo profilo. 
Retasu posò il quaderno sul ceppo su cui era seduta, afferrandosi le ginocchia per farsi coraggio. 
<< Ryou... Quando ho visto la morte in faccia... be', ve l'ho raccontato mille volte... >> 
Si bloccò di colpo, il respiro mozzo. 
Ti prego, non guardarmi in quel modo. Così non - No. Basta con i piagnistei! 
Scosse la testa per scacciare quella voce molesta e mantenne fieramente il contatto visivo con Ryou, rilassando le spalle. 
<< C'è una cosa che devi sapere. Io ti amo. >>
Oh mamma, gliel'ho detto.
<< Ti prego, sta' zitto! >> sbottò con voce stridula, non appena vide che lui stava per aprire bocca.
Lo fissò, tremante ed emozionata, pervasa da quel coraggio che aveva atteso da tanto, troppo tempo. 
Libera, leggera, rinata.
Ryou aveva smesso di muovere persino le palpebre. 
<< È a te che ho pensato prima di morire. È a te che non volevo rinunciare ad ogni costo. Non ho bisogno di altre prove, non ho bisogno di stare qui a interrogarmi ancora sui miei sentimenti: adesso so che è così, che non ci sarà mai nessun altro in grado di farmi sentire come mi fai sentire tu -così bene e male allo stesso tempo. Sì, bene e male, perché ti amo a tal punto, Ryou, da sentirmi consumare ogni volta che mi guardi... Ti amo a tal punto da desiderare di essere un'altra persona - una ragazza più bella ed intelligente, magari, una che possa sentirsi all'altezza di stare al tuo fianco senza sfigurare, una che ti faccia brillare più di quanto tu già non faccia. Anche se fa male sapere di non avere questi requisiti, credimi, io non voglio smettere di amarti. Non voglio smettere, perché tutte queste emozioni che sento esplodere dentro di me ogni volta che ti penso... mi fanno sentire viva. So che non ha senso sentirsi consumare e sentirsi vivi allo stesso tempo, so di aver appena fatto una figura pietosa parlando a vanvera, ma sai una cosa? Sono felice di averti detto la verità. >>
Retasu affondò le unghie nelle ginocchia, riprendendo fiato. 
Le sembrava di aver percorso una collina in discesa. 
Avvertì un liberatorio senso di potere verso se stessa. Non si sentì più controcorrente, ma in armoniosa simbiosi con l'acqua in cui aveva nuotato sino ad allora. 
Sentì di aver vinto la tempesta.
Sentì il calore di quegli occhi color oltremare che non avevano smesso di fissarla per un solo istante.
<< Ho letto il tuo diario. >>
Momento, momento, momento.
Che cosa?
Retasu tradusse quel pensiero istantaneo a parole. 
Lei gli aveva appena detto di amarlo e lui se ne era uscito con: "Ho letto il tuo diario."
Che cosa!?
Cielo, qualcuno mi fermi!, perché quanto è vero che lo amo, giuro che adesso voglio solamente prenderlo a schiaffi!
<< Quando? Perché? >> insisté, incapace di mascherare il tono febbrile. 
Ditemi che è uno scherzo. 
Lui non le fornì le risposte che stava cercando, come se non l'avesse nemmeno sentita parlare. << Perdonami, avrei dovuto dirtelo subito, ma prima di fare una cosa, volevo essere certo di avere il tuo permesso. >>
Lei sbatté le palpebre, confusa. << Il mio permesso per cosa? >>
Ryou le sollevò il mento con due dita. << Per questo. >>
Un'istante prima Retasu era lì, seduta su quel ceppo vecchio a martoriarsi di fronte ad un'inaspettata confessione, in quello successivo era altrove, dimentica dello spazio e del tempo, sospesa in una dimensione incerta e dispersa.  
Ryou l'aveva baciata.
Sentì la pelle bruciare dove le sue dita l'avevano sfiorata. Sentì le labbra pulsare dove le sue si erano posate fugacemente. 
Era stato un bacio leggero, veloce, inaspettato. Eppure quel tocco le rimase impresso come un morso. 
<< Non ti avevo mai sentita dire tante stupidaggini come questa sera. >>
Immobile come uno stoccafisso, gli occhi incollati ai suoi, Retasu fu incapace di emettere un solo fiato. Doveva ancora realizzare l'accaduto. 
Ryou le prese una ciocca di capelli tra le dita e cominciò a rigirarla con gesti lenti e distratti, seguendo il naturale corso delle sue onde; sentì la ragazza trattenere il respiro a quel tocco, tuttavia non lo interruppe, in attesa che fosse lei ad ammorbidirsi. << Essere alla mia altezza, sfigurare, brillare... ma che diamine significa? Non devi essere nessun'altro all'infuori di te stessa, Retasu. Quando lo capirai? >>
Lei socchiuse le palpebre, vinta da quel rilassante gioco che Ryou aveva intrapreso coi suoi capelli. 
<< Essere me stessa può bastare per piacerti? >> gli chiese, determinata ad ottenere una volta per tutte una risposta.
Lui le rivolse un sorriso enigmatico. << Di un po', pensi che io mi diverta a baciare le ragazze che mi dichiarano il loro amore? >>
Retasu prese a rigirarsi nervosamente i pollici in grembo senza nemmeno accorgersene, il respiro tremulo e il cuore impazzito. Certo, lui l'aveva baciata, ma l'indifferenza con cui aveva accolto la sua dichiarazione d'amore l'aveva lasciata preda di un'angoscia divorante, che lenta ed implacabile l'aveva fatta giungere ad una sola conclusione: Ryou non la ricambiava.
Eppure... eppure c'era qualcosa nel suo sorriso, qualcosa nei suoi occhi di dannatamente serio, come se si fosse addirittura arrabbiato con lei; aveva persino smesso di accarezzarle i capelli, e la fissava in silenzio, in attesa di una risposta. 
<< Non lo so >>, ammise infine Retasu, incitandolo a rivelarle di più, sperando che mettesse a nudo le motivazioni del suo atteggiamento. << Non ho idea di come tu ti possa comportare in una situazione del genere. >> 
<< Se ti ho baciata >>, mormorò Ryou con voce roca, << è perché l'ho voluto. >> 
Lei si irrigidì. Assimilò quelle parole come un'eco distante ed incerta, la percezione surreale di un desiderio irrealizzabile che l'accompagnava ormai da anni.  
Era troppo bello per essere vero. 
Ryou accorciò la loro distanza, tanto che Retasu poté sentire il suo respiro solleticarle le labbra. 
<< Che cosa hai detto? >> mormorò a bassa voce, ormai in balia di quello sguardo deciso. Totalmente destabilizzata, totalmente inerme. 
<< Ho detto che l'ho voluto >>, le sussurrò lui, prima di tornare a impossessarsi delle sue labbra. 
Ryou le depositò piccoli, lenti baci su ogni angolo della bocca, con una delicatezza e una devozione tale da farla sentire improvvisamente fragile come cristallo. Retasu si sciolse sotto l'effetto di quella dolce tortura, e ben presto si isolò dalla realtà circostante. Non riuscì a pensare a nient'altro all'infuori di quelle labbra che continuavano a sfiorarla senza sosta, non desiderò altro all'infuori di quei baci. Il mondo scomparve sotto ai suoi piedi. La sabbia, il mare, il suono delle onde che si infrangevano sulla riva, tutto divenne una nuvola indistinta. Se quella nuvola si fosse dissolta, lei non se ne sarebbe accorta. 
Il vortice di emozioni che l'assalì sarebbe stato unico e irripetibile nella sua vita. Retasu riuscì a percepirlo quella sera stessa, mentre Ryou continuava a baciarla, e desiderò di poter ricordare ogni singola sfumatura di quel momento fino alla fine dei suoi giorni. Quando lui si separò dalle sue labbra, le sembrò che le fosse venuto a mancare improvvisamente l'ossigeno. Riaprì gli occhi a malincuore, accorgendosi solo allora della luce che emanava all'altezza del cuore di Ryou. Un lampo di consapevolezza la investì interamente. Avrebbe voluto scoppiare a piangere. 
L'acqua cristallo stava reagendo. 
<< Questo basta a farti capire quello che provo? >>
Retasu gli gettò le braccia al collo di slancio. Non si sentì a disagio, in imbarazzo, fuori posto. Si sentì a casa. 
Solamente a casa.
Ryou le cinse la schiena, inspirando il suo profumo. << Non avevo dubbi che fossero quelle giuste. >>
<< Quelle... giuste? >> chiese Retasu, sentendosi ubriaca ed euforica. 
<< Le tue labbra >>, le sussurrò all'orecchio, procurandole una scia di brividi lungo la spina dorsale, << mi hanno salvato quando stavo annegando. L'ho ricordato grazie all'acqua cristallo. >>
Lei trasalì. << Ma come hai potuto ricordarlo? Non eri cosciente in quel momento... >>
Ryou la strinse a sé con più forza in un gesto automatico. << Il cristallo ha potenziato la mia memoria, estendendo il suo raggio d'azione allo stato di incoscienza. Ho rivissuto ricordi significativi, mentre deliravo; alcuni erano distorti, altri erano autentici e talmente precisi che mi è sembrato di assistere a un film. Tu mi hai aiutato a guarire, sei sempre stata con me per tutto quel tempo. >>
Retasu scostò  la testa dalla sua spalla, fissandolo con espressione turbata. << Io ero nel Tempio dell'Acqua quando sei stato male. >>
Ryou annuì. << Lo so, ma nella mia mente ho visto i tuoi occhi e ho sentito la tua voce. Il mio inconscio mi ha mostrato ciò che volevo. Tu eri con me perché lo volevo, Retasu. >>
Sentì il cuore scoppiarle nel petto. Non avrebbe mai creduto di essere tanto importante per lui.
<< Mi hai aiutato a superare gli incubi. È merito tuo, se non ho perso la memoria. >>
Quello sguardo. Come dimenticarlo...
Era lo stesso che le aveva rivolto quando era tornato in sé. Retasu volò indietro nel tempo. 
 
 
La tensione nell'aria era palpabile. Le pareti metallizzate delle cabine le infondevano un senso di claustrofobia, e lo stretto corridoio che stava percorrendo le sembrava infinito. 
<< È questa la stanza? >>
Retasu si fermò accanto a Pai e annuì. << Come farai ad aiutarlo? >> gli domandò curiosa. 
<< Anche se apparentemente sembra cosciente, il tuo amico è in una fase di dormiveglia: dovrò inviare degli impulsi al suo cervello per permettergli di svegliarsi. >>
<< Cioè è come se Ryou fosse... sonnambulo? >>
Pai ci rifletté su per alcuni istanti, aggrottando la fronte. << Più o meno. Pensala in questo modo, se ti risulta più facile capire. >>
<< Quindi è per questo che ha attaccato Zakuro? Stava sognando di essere attaccato e ha proiettato su di lei la figura del nemico? >>
<< È un'ipotesi. >>
<< Mmh... >> Retasu si portò una mano al mento con fare pensieroso. << Se Ryou sta facendo un brutto sogno, non sarà facile avvicinarsi a lui. >>
Pai curvò le labbra in un sorriso derisorio. << Non credo che avrò problemi a tenerlo a bada. Tu, invece, potresti darmi una mano a incanalare gli stimoli al suo cervello. >>
Retasu reclinò la testa di lato, confusa. << Che cosa dovrei fare, esattamente? >>
Pai distolse lo sguardo, attratto improvvisamente da qualcosa che si trovava alle spalle della ragazza. 
<< Parlagli: ascoltare una voce familiare lo aiuterà a tornare in sé. >>
Retasu abbassò la testa, a disagio. Un silenzio pesante calò su entrambi. 
<< Okay, è meglio se ci sbrighiamo >>, esordì lei dopo quella che le parve un'eternità, cercando gli occhi di Pai. 
L'alieno annuì freddamente e aprì la porta della stanza. 
Ryou stava seduto alla scrivania e si teneva la testa tra le mani, come se stesse provando un dolore lancinante; l'immobilità del suo corpo e la tensione muscolare erano erano evidenti e altrettanto inquietanti. 
Retasu rimase con un piede sospeso a mezz'aria, esitò nell'appoggiarlo completamente sul pavimento, temendo che quel minimo movimento potesse scatenare una reazione violenta in Ryou. 
<< Rilassati, Mew Retasu, a lui ci penso io. Fa' come ti ho detto: parlagli. >>
La ragazza deglutì, fissando con circospezione il ragazzo. Aveva le palpebre aperte, sbarrate, fisse sul muro: sembrava che si fosse fossilizzato su se stesso. 
<< Devo fare leva sui suoi ricordi? >>
<< Non è necessario, basta che parli. >>
<< Oh... >>
Retasu appoggiò finalmente il piede sul pavimento, espirando l'aria che aveva trattenuto per la tensione, e cercò di rilassarsi.
<< Ryou, riesci a sentirmi? Sono Retasu. Si può sapere perché hai preso una decisione così avventata? Zakuro ce l'ha a morte con te, credo che ti sgriderà, non appena ti riprenderai. >>
Ma che cosa sto dicendo? 
Si sentì fortemente stupida. Osservò i movimenti di Pai con la coda dell'occhio e vide che si stava avvicinando a Ryou con passo felpato. Riprese a parlare, cercando di trovare un'argomentazione più sensata. 
<< Abbiamo distrutto i quattro sigilli nei Templi, è andato tutto secondo i piani. Adesso potremo finalmente raggiungere l'Aldilà e porre fine a questa storia. >>
Mentre si adoperava a cercare qualcos'altro da aggiungere, Ryou si alzò improvvisamente dalla sedia e si voltò verso di lei. Retasu trasalì, dimentica del suo compito. 
Oh cielo. Adesso mi ammazza. 
Notò che Pai si era fermato. 
<< Sta funzionando... Continua a parlare, Mew Retasu. >>
Ryou aveva uno sguardo torbido, inumano, tuttavia il fatto che non fosse puntato su di lei, bensì su un punto imprecisato oltre la sua spalla, convinse Retasu del fatto che non aveva realmente individuato dove lei fosse. Tirò un sospiro di sollievo, e proseguì. 
<< È stata una battaglia impegnativa, ma ce la siamo cavata. Non ci resta che fermare Profondo Blu, dopodiché la guerra sarà finita e potremo pensare al nostro futuro. >>
Ottimo, così sembra che io gli stia facendo una proposta di matrimonio! 
<< Molto bene >>, sentì mormorare da Pai. << Fai il bravo, biondino. >>
Retasu assistette alla scena che le si presentò davanti con occhi sgranati. Pai si era posizionato di fronte a Ryou, senza che lui se ne accorgesse, e gli aveva appoggiato i palmi delle mani sulle tempie; subito dopo aver compiuto tale gesto, aveva iniziato a recitare una formula misteriosa. 
Retasu si sporse di lato per guardare Ryou e vide che aveva chiuso gli occhi di colpo, come in trance. Impugnò le nacchere, pronta a intervenire nel caso in cui avesse attaccato Pai. 
Ciò non avvenne. 
Dopo alcuni minuti Ryou aprì gli occhi. Pai smise di pronunciare la formula e si spostò da lui, dandogli le spalle. 
È... tornato?
Retasu perse un battito. Ryou la stava fissando con uno sguardo che difficilmente avrebbe potuto dimenticare. Forse non l'aveva riconosciuta. 
<< Retasu... >>
Sussultò, sentendo le guance andare a fuoco.  
<< L'esperimento ha... funzionato? >> Ryou aveva esitato a parlare, non appena si era accorto della presenza di Pai. Retasu deglutì, la gola secca. << Sì, Pai ti ha aiutato a riprenderti. >>
Il ragazzo spostò lo sguardo sull'alieno che si stava dirigendo verso l'uscita della stanza. << Grazie, ti sono debitore. >>
Pai si fermò sulla soglia della porta, senza voltarsi. 
<< Non ringraziarmi. >>
Lapidario, secco, distaccato. 
Retasu percepì un velo di tensione insinuarsi nella stanza. 
<< Adesso possiamo partire. Muovetevi. >> Pai sparì lungo il corridoio con passo rapido e sostenuto. 
Ryou rimase in silenzio per alcuni istanti, poi tornò a guardare Retasu. << Ha funzionato. >>
Lei gli sorrise timidamente, constatando che lui aveva nuovamente assunto quello sguardo. << Bentornato. >>
Lo sguardo che si riserva a chi si ama. 
 
 
 
Furono le parole di Ryou a riportarla al presente. 
<< Quello che ho sempre voluto era davanti ai miei occhi. Perdonami, se ci ho messo del tempo a capirlo. >>
L'amore che provava per lui, unito a quella insperata quanto desiderata rivelazione, prevalse sulla sua caratteristica timidezza. Retasu portò il volto a pochi centimetri dal suo e lo baciò, incurante delle sue paure, improvvisamente dimentica di non sentirsi alla sua altezza. 
Ryou dischiuse immediatamente le labbra, dissetandosi e lasciandola dissetare. Il modo in cui entrambi si cercarono e si assaporarono, la naturalezza e l'intensità di quel bacio convinse entrambi di aver finalmente trovato un posto da chiamare casa. 
Un posto che sarebbe apparso ogni volta che i loro respiri si sarebbero intrecciati, consolidando le sue mura nel tempo. 
Retasu affondò le dita nei suoi capelli, attirandolo a sé. Sentì di appartenere a Ryou da sempre, mentre si abbandonava alla corrente impetuosa dei sentimenti. 
Piccoli brividi la scossero interamente, quando lui le mordicchiò il labbro. Spalancò gli occhi, come scottata. Per la prima volta, specchiandosi nei suoi di occhi, intravide una tempesta ben diversa da quella solita; non era più la sua tempesta interiore ad animarli, ma il desiderio che provava per lei. 
Sentì le palpebre inumidirsi, ma ricacciò le lacrime per non alterare la visuale che aveva del suo bellissimo viso. 
<< Sai perché ho letto il tuo diario? >> le sussurrò sulle labbra. 
Già, il diario. 
In quel momento unico non ebbe la forza per sentirsi arrabbiata, si limitò a scuotere la testa, in attesa di una spiegazione. 
<< Quando ti sei consegnata agli alieni e non hai fatto ritorno dalla prigione, ho sentito la necessità di cercare qualcosa di tuo. Prima ancora che potessi rendermene conto, stavo già leggendo il tuo diario... Hai una calligrafia discutibile, devo ammetterlo. >>
<< Ehy! >> Retasu sgranò gli occhi, fissandolo con meraviglia e indignazione. << Lo so che scrivo male, ma non era previsto che qualcuno leggesse-
Ryou le premette l'indice sulle labbra, zittendola di colpo.  Le rivolse un sorrisetto divertito, certo che fosse arrossita, e proseguì: << Davvero vuoi essere mia? >>
Eh?
Retasu sentì di andare letteralmente a fuoco e distolse lo sguardo. 
<< Non ci posso credere, hai letto quella parte! >> pigolò, desiderando di sotterrarsi nella sabbia.
Ryou la costrinse a guardarlo negli occhi, voltandole il mento. Lei si accorse che il suo sorrisetto divertito aveva lasciato il posto a un'espressione seria, addirittura severa. Sussultò, sentendo di avere nuovamente di fronte il Ryou che la metteva in soggezione. 
<< Davvero vuoi essere mia, Retasu? >>
Avvertì un calore improvviso e formicolante in tutto il corpo. Fu dolce e irresistibile. 
Chi l'avrebbe mai detto che Ryou era geloso di Pai?
Retasu si fece seria, sostenendo risoluta il suo sguardo. 
<< Voglio essere tua, così come sono sicura di amarti. Se non posso stare con te, preferisco stare da sola. >>
Se c'era una qualità che Ryou aveva attribuito sin da subito a Retasu, non appena era entrata a far parte della squadra Mew, era la sincerità. Quella ragazza era trasparente come l'acqua, i suoi occhi parlavano per lei, le emozioni che provava si riflettevano nei suoi gesti e nelle sue espressioni con naturalezza. Crederla capace di mentire sarebbe stato insensato, ma Ryou era una persona diffidente per natura, bisognosa di conferme e di solide certezze; non aveva potuto fare a meno di porle quella domanda, nonostante tutto. 
<< Lo giuro sulla mia stessa vita, Ryou, so quello che voglio. Certo, sono stata lenta a capirlo, ma meglio tardi che... mai? >>
Retasu riuscì a malapena a terminare la frase, perché Ryou la interruppe, baciandola. Subito lei non riuscì a stargli dietro, ma poco dopo lui si accorse di essere stato troppo irruento e si ammorbidì, consentendole di reagire. Lasciò che lei gli baciasse una guancia, poi l'altra, il mento, il naso, la fronte. Chiuse gli occhi, sotto l'effetto di quelle intime premure, finché Retasu non si interruppe. 
<< Non ci posso credere...hai letto il mio diario! Ti sei comportato da vero e proprio ficcanaso! >>
Ryou non si scompose minimamente, guardandola dritto negli occhi. << Anch'io non posso credere che tu abbia schiaffeggiato un alieno. >>
<< Cos- chi te lo ha detto? >>
<< Ho le mie fonti. >>
Be', a dire il vero ne ho schiaffeggiati due, ma è meglio se non glielo dico, non vorrei mi considerasse paz-
<< Te lo ha detto Zakuro!? >> sbottò Retasu, incredula. 
Ryou soffocò uno sbadiglio, facendo vagare lo sguardo all'orizzonte con finta aria distratta. 
<< Tu e Zakuro... Siamo sicuri che non sono morta la scorsa settimana e che questo non sia solo frutto della mia immaginazione? >>
Ryou ficcanaso e Zakuro pettegola facevano sicuramente parte di un universo parallelo.
<< Non dirlo neanche per scherzo. >>
Retasu socchiuse automaticamente gli occhi. Ryou le stava accarezzando la guancia e il collo, esercitando una pressione leggerissima con le dita. << Non scherzare più sulla tua presunta morte, per favore. >>
<< Scusa >>, mormorò lei, avvertendo un improvviso solletico. 
<< Altrimenti mi arrabbio e divento pericoloso! >>
Retasu cercò di coprirsi i fianchi per impedirgli di farle il solletico. << Per - favore - smettila! Giuro che - soffoco! >> riuscì ad articolare tra una risata e l'altra. 
Ryou posò le mani sulla sua schiena e l'attirò saldamente a sé, interrompendo quella sleale tortura. Lei rimase incatenata al suo sguardo, il respiro mozzo, prigioniera di quella stretta che li aveva resi dannatamente vicini.
Fisicamente immobile, emotivamente instabile come una trottola, Retasu rimase in balia di una crescente tensione che sentì riflettersi anche in Ryou, finché una voce proveniente da lontano li fece staccare immediatamente, nel timore che qualcuno potesse coglierli in flagrante. 
Si nascosero immediatamente dietro al tronco, spiando le tre figure materializzatesi sulla spiaggia. 
<< Tu sei malefica, ragazzina, lasciatelo dire! >>
<< Andiamo, è stato divertente! Erano anni che non ridevo così! >>
<< E c'era bisogno di far digiunare me e Touya per tutto il giorno? Guarda che la sirenetta non sarà tanto contenta di saperlo! >>
<< Sirenetta? >>  borbottò Retasu tra sé e sé.
<< Ma figurati, Kisshu! Mia sorella sapeva che saremmo tornati tardi, non si arrabbierà. Ripeterei l'esperienza anche adesso! >>
<< Visto, visto!? >>
<< Cosa!? Voi due non siete sani di mente!>>
<< Senti da che pulpito! >>
<< Oh, adesso taci, scimmia! È tutto il giorno che ti sento sghignazzare. Portiamo questo coso al campo e andiamo a mangiare. >>
Le voci di Kisshu, Purin e Touya si fecero indistinte alle orecchie di Retasu. I tre si erano allontanati troppo perché lei potesse sentirli. << Che cosa stanno dicendo? >> chiese a Ryou con urgenza. 
Il ragazzo rimase in silenzio per alcuni secondi, le orecchie tese, poi inarcò un sopracciglio con aria sospettosa. 
<< Mi spieghi cosa diavolo hanno in mente quei tre? >> 
Retasu assunse un'espressione preoccupata. << Purin voleva risollevare il morale a Minto e ha coinvolto Kisshu e mio fratello nella sua idea. Qualcosa non va? >>
Ryou sospirò, alzando gli occhi al cielo. << No, tranquilla. Adesso mi spiego la presenza di quel mostriciattolo che Kisshu aveva con sé, l'hai visto anche tu, no? >>
Retasu annuì. << Touya sembrava molto divertito, a giudicare dal suo tono di voce. Devo ammettere che Purin ha avuto una bella idea, ha reso felice mio fratello, e molto presto renderà felice anche Minto. >>
Per un po' rimasero in silenzio, ascoltando il respiro del mare.
<< Ma dove l'hanno trovato? >>
Retasu rise di fronte alla perplessità del ragazzo. << Lo scopriremo quando torneremo al campo. >> 
Uscì allo scoperto, intenzionata a seguire gli altri, ma Ryou la trattenne per il polso, costringendola a voltarsi su se stessa.  << Sicura di preferire la vista di un mostriciattolo a me? >> le sussurrò nell'orecchio. 
Retasu arrossì. Nascose il viso sulla sua spalla, cingendogli la schiena. << Pensavo non volessi restare più qui. >>
Ryou le sfiorò la nuca con le labbra e le circondò la schiena.  << Invece voglio. Ho perso troppo tempo senza di te. >> 
Retasu incrociò i suoi occhi e intravide il riflesso di un sentimento gemello del suo. 
La vita a cui non aveva saputo rinunciare l'aveva ripagata con il dono più prezioso.   
Sorrise a quel dono, sentendosi completa. << Va bene. Resto. >>
Mai avrebbe infranto quel giuramento. 
 


 
*****


 
 



Spazio dell'autrice
Eccomi, finalmente sono riuscita a pubblicare. Non so proprio cosa aspettarmi da questo capitolo finale, ma so che probabilmente la maggior parte di coloro che mi seguono saranno rimaste deluse. Mi dispiace per voi, tuttavia questo è il finale che avevo in mente sin dall'inizio :P
Ho voluto dare spazio a questa coppia scarsamente apprezzata - per cui ho un debole - con una long, visto che su di loro non ne ho trovata nemmeno una. Spero che l'esperimento sia riuscito e chiedo gentilmente che commenti del tipo: "Che schifo", "Odio questa coppia, ha rovinato tutto" non siano pubblicati, perché sarebbero inutili; se invece avete delle critiche che si riferiscono alla grammatica, allo stile, all'IC dei personaggi, alla trama e allo sviluppo della coppia, sappiate che quelle sono ben accette, mi servono! :D
Passiamo alla storia in sé, adesso. 
Devo confessarvi che entrare nella testa di Retasu, descrivere le sue azioni e le sue emozioni, non è stato affatto facile per me, perché abbiamo due modi completamente diversi di agire e pensare, però ho apprezzato questa sfida, mi è piaciuto iniziarla e portarla a termine. Spero di aver fatto un buon lavoro. 
Ci tengo a dire che questa "missione Retasu" è partita principalmente da Ryou. Lui mi somiglia, e io mi sono chiesta: "Che tipo di ragazza vorrei al mio fianco, se fossi un uomo, come dovrebbe essere?", e la risposta è stata Retasu. Ecco com'è nata White Waters.
Oddio... (o_O) lo so, tutto questo è molto inquietante... forse non avrei dovuto dirvelo... soprattutto perché anche il mio ragazzo sta leggendo la storia(è arrivato al capitolo 21, quindi mi restano su per giù cinque giorni di vita, salutatemi adesso finché potete)!
Nell'epilogo rivedremo Pai, sapremo cos'è successo tra lui e Retasu e scopriremo in che cosa ha consistito questa stramaledetta "Operazione Minto" (:D), di cui vi ho fornito un misero indizio con un "mostriciattolo" - per citare Ryou. 
ATTENZIONE, DIFFONDETE IL MESSAGGIO: mi è venuta in mente un'idea per ridare vita al fandom (ultimamente ho come l'impressione che sia morto). Vorrei indire un contest sul forum di EFP, spero che parteciperete! Come premio alla vincitrice assegnerò - oltre alla valutazione della storia partecipante - 10 recensioni premio; alla seconda classificata ne assegnerò 5, mentre alla terza 3; recensirò inoltre tutte le altre storie partecipanti. Se siete interessate, mandatemi un messaggio privato e aprirò il contest sul forum al raggiungimento di almeno 3 partecipanti. 

 
Dopo l'epilogo di White Waters mi limiterò ad aggiornare "Tu di che segno sei" e a pubblicare one-shot; con l'arrivo dell'estate il mio cervello si frigge e non riesco a scrivere delle long-fiction, quindi il mio sarà un lungo letargo :/
Detto questo, mi dileguo! Alla prossima :)

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Capitolo 26
*** Epilogo ***


 

Epilogo


 







<< Non ci provare, l'ultimo è mio! >>
Taruto fece uno scatto per afferrare l'onigiri, ma Kisshu fu più rapido di lui. 
<< Ehy, sei sleale! I giovani hanno bisogno di mangiare di più! >>
Kisshu fece spallucce. << 'Ei 'ovane 'soo quano ti pae a te >>, biascicò, masticando avidamente il cibo in un solo boccone. 
Taruto sbuffò, fissando amareggiato il vassoio vuoto appoggiato sulla sabbia. Era solito cenare all'aperto da quando si erano trasferiti sulla spiaggia di Shirahama. Il gruppo composto dagli uomini aveva costruito delle tende, e tutti si erano accampati poco distanti dalla riva. Cenare sotto le stelle, davanti al fuoco, era decisamente più soddisfacente di mangiare al chiuso nell'angusta cabina di un'astronave. 
<< Smettila di fissarli. Se vuoi conquistare la scimmia malefica, alza le chiappe e vattela a prendere >>, esordì Kisshu, che non avendo più la bocca piena riuscì ad articolare ogni parola con chiarezza. 
Taruto distolse immediatamente lo sguardo da Purin e Touya, intenti a giocare sulla sabbia a uno strambo gioco di carte inventato dal ragazzino. Fece per rispondere a tono al commento inopportuno di Kisshu, ma cambiò idea in un nanosecondo, quando lungo il suo campo visivo comparvero Ichigo e Masaya, che passeggiavano sulla riva mano nella mano. 
A Kisshu quel repentino cambio d'espressione non sfuggì, tuttavia, avendone intuito la ragione, cambiò argomento. << Allora, oggi pomeriggio hai fatto da assistente cuoco al capellone? >>
Taruto parve non averlo sentito. << Guarda un po' da che pulpito viene la predica... >> borbottò, senza smettere di fissare la coppietta. << Dimmi la verità: avresti preferito che quell'umano non si salvasse, o sbaglio? >>
<< Sì, Taruto, ti sbagli. >>
Il giovane alieno si voltò verso il più adulto con aria incredula, sorpendendolo a osservare Ichigo con espressione seria, nelle pupille il riflesso delle fiamme danzanti. 
<< Qell'umano è vivo per miracolo. È vivo grazie a Ichigo. E lo sai il perché? >> Kisshu si volse un istante a fissarlo. Taruto scosse la testa. 
<< Perché l'amore che lega quei due è così forte da avergli permesso di riunirsi dopo due anni di lontananza, dopo che lui era stato dominato da Profondo Blu e da Leroy, dopo che lei era stata quasi uccisa per mano di entrambi... Io non posso competere con quel ragazzo, Ichigo non proverebbe mai un sentimento del genere per me... Quindi, mio caro mostriciattolo >>, Kisshu diede una pacca sulla spalla a Taruto, << mi accontento di vederla felice. >>
<< Chi sei tu, e che ne hai fatto di Kisshu? >> mormorò Taruto meravigliato. << Tu... tu non sei così, sei testardo, possessivo, prepotente! Quello che vuoi te lo prendi, è quello che mi hai appena suggerito di fare con... >>
lasciò la frase a metà, tracciando distrattamente un cerchio sulla sabbia. 
<< Tu sei ancora in tempo con la scimmia malefica, lei è ancora libera>>, replicò Kisshu amaramente. 
Taruto rifletté in silenzio su quelle parole. La frustrazione di colui che le aveva pronunciate era palpabile quanto la sabbia sotto i loro piedi. 
<< Fidati di me, quella è cotta di te, oltretutto quando oggi ho suggerito al fratello della sirenetta di allenarsi con me per conquistarla, non mi è sembrato poi così entusiasta all'idea: parti avvantaggiato. >>
<< Ma tu da che parte stai!? >> sbottò Taruto indignato, facendo sobbalzare Kisshu e dimenticando la tristezza che provava nei suoi confronti. 
La signora Momomiya, che in quel momento stava passando loro davanti con una pentola in mano, lanciò ad entrambi un'occhiata divertita. 
Kisshu aspettò che si fosse allontanata, prima di afferrare Taruto per il colletto del gilet. << Io non sto dalla parte di nessuno, moccioso. Mi diverto semplicemente a incitare entrambi i contendenti per vedere chi ne uscirà vincitore. A proposito, volevo scommettere con Pai... mica sai dov'è finito? >>
Taruto, che stava per tirargli un pugno sulla testa, sentì la rabbia scemare a seguito di quell'ultima domanda. 
 << Oggi non l'ho visto per tutto il giorno. Di mattina stava lavorando alla costruzione della casa, ma poi è sparito improvvisamente... Ora che ci penso anche Retasu non si è più vista... >>
Kisshu lasciò lentamente la presa su Taruto, rimettendolo a posto come un sacco di patate. Lanciò una rapida occhiata all'accampamento, osservando tutti i presenti ed elaborando le informazioni ottenute.  
<< Ma certo. Manca anche il biondino >>, sentenziò col tono di chi ha formulato un postulato di matematica. 
<< Vedi, il capellone sta sbaciucchiando uno strano pezzo di metallo vicino ai fratelli di Purin. Non c'è traccia del piccolo scienziato, e di solito quei due sono sempre insieme, ragione che spesso mi ha portato a pensare che-
<< Ryou e Keiichiro non sono gay, idiota. >>
<< E tu che ne sai, scusa? Bah, in ogni caso qualcosa mi dice che l'assenza di Pai e del biondino hanno a che fare  con la sirenetta. Ricordi cosa ti ho detto a proposito delle verginelle timide? >>
Taruto si picchiò una mano sulla fronte, ritenendo quella domanda indegna di ricevere una risposta. << Comunque il pezzo di metallo che 'il capellone sta sbaciucchiando' si chiama fisarmonica, non è difficile da ricorda-
La percezione di qualcosa di viscido che gli sfiorava il braccio lo fece sobbalzare. 
<< Dannazione, Kisshu! Toglimi questo coso di dosso! Insomma, se Minto non è ancora tornata, valla a cercare e daglielo! >>
<< Taruto, non ti facevo così volgare. >>
Il più piccolo rimase a fissare il mostriciattolo per alcuni secondi in silenzio, poi colse l'allusione. << Ah, Kisshu!  Hanno ragione tutti a darti del pervertito, sai benissimo che non intendevo dire quello che pensi tu! >> 
<< La gelosia nei confronti di quella scimmia ti sta rendendo antipatico come una zitella. >>
<< Falla finita! Ti conosco, sai? Quando ti comporti così significa che stai cercando di non pensare a qualcosa - o a qualcuno - che ti fa stare male. >>
Kisshu incassò il colpo, sfoderando un ghigno. << Non tentare di psicanalizzarmi, non ne sei capace. >>
<< Sicuro? >> lo sfidò Taruto. Improvvisamente, però, rinfonderò gli artigli. Sapeva perfettamente che Kisshu aveva mentito riguardo a Ichigo, e non era cattivo al punto da costringerlo a rivelare i suoi veri sentimenti - anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito. 
<< Ammettilo, Purin ti ha fatto dannare oggi, però ti sei divertito. >>
Kisshu simulò un brivido. << Non dire stronzate, non l'ho affogata in mare solo perché tieni a lei. >>
<< Divertente! >> Taruto respinse il mostriciattolo con una mano, sbuffando. << Kisshu, dannazione! Levamelo di dosso! >>
Il maggiore si alzò in piedi, stiracchiandosi. << E va bene. La lupa e la cornacchia non sono ancora tornate, chiederò al fratello della cornacchia se sa dove sono andate. >>
<< Kisshu >>, lo richiamò Taruto. 
<< Dimmi >>, gli rispose quest'ultimo, prendendo in braccio il mostriciattolo iperattivo. 
<< Nessuno ti obbliga a portare quel coso a Minto, perché lo fai? >>
Kisshu si strinse nelle spalle. << Purin mi avrà drogato, non c'è altra spiegazione. >>
Taruto non rispose. Si limitò ad osservarlo mentre si dirigeva verso Seiji. 
Perché elude sempre le mie domande con delle battutine? 




 
*****




<< Mi dispiace davvero chiedertelo un'altra volta. Credimi... se avessi un'alternativa, non lo fa-
<< Te li taglio domattina >>, sentenziò Zakuro, accorrendo in suo soccorso.
Minto si sentì colta con le mani nel sacco, quando, azzardandosi a lanciarle un'occhiata furtiva, incrociò i suoi occhi blu. Arrossì, sorridendole contenta. 
<< Grazie. >> 
Passeggiavano in riva al mare da ormai un'ora; le fiaccole che erano state piantate lungo il perimetro della spiaggia aumentavano la visibilità notturna, rendendola più ospitale e percorribile. 
Per Minto stare in compagnia del suo idolo si era rivelato piacevole come sempre e l'aveva aiutata a distaccarsi dalla nostalgia. 
<< Quando è stata l'ultima volta che li hai tagliati? >>
Minto fece un rapido calcolo mentale. << Quattro mesi fa, credo. >>
Zakuro la fissò in silenzio per un interminabile manciata di secondi. << Perché hai aspettato così tanto, prima di chiedermelo? >>
L'altra volse il capo verso la fitta vegetazione. << Be'... siccome li lego, non si nota tanto che sono cresciuti, e poi poco tempo fa li hai tagliati a Purin e a Ryou, non volevo seccarti con le mie pretese. >>
Sulle labbra di Zakuro si dipinse un lieve sorriso. 
<< Pensavo fossi rimasta scontenta del risultato finale >>, ironizzò.
Minto si impanicò immediatamente. << Cos- No! No, Zakuro, assolutamente! Sei davvero brava come parrucchiera, e vorrei che rimanessi la mia acconciatrice personale. >> Arrossì una seconda volta. << Sempre che tu lo voglia, certo! >>
<< Mi farebbe molto piacere. Potrei sperimentare questa passione, visto che non potrò più diventare attrice. >>
Minto si incantò a fissare il profilo del suo volto, e scorse un velo di seducente tristezza nelle ciglia abbassate e in quegli occhi persi a fissare il nulla. 
<< Non dire così, Zakuro. Quando la popolazione inizierà a riprendersi, cercherà dei metodi di intrattenimento. Vedrai che il cinema risorgerà! Io so che un giorno tornerò a danzare sul palco, e magari tra una pausa e l'altra di un'esibizione, guarderò il trailer del tuo prossimo film. >>
Zakuro si voltò a guardarla con una strana espressione. << Sai che tutto questo è alquanto improbabile, vero? >>
Minto avvertì una stoccata nel petto. 
<< È come se la popolazione superstite fosse arrivata a cinquant'anni e avesse perso di colpo le sue facoltà intellettive, tornando neonata: siamo tutti neonati incapaci e sperduti che non sanno dove e come ricominciare a vivere. Anche se le cose andassero come dici tu, credi davvero che noi saremo ancora qui, quel giorno? Ci vorrà un secolo per risanare un mondo ribaltato... se non di più. >>
<< Non ci vorrà un secolo se saremo io e te ad aprire una scuola di teatro! >> sputò fuori Minto tutto d'un fiato, animata da una fervida convinzione.  
Zakuro smise di colpo di camminare e si voltò verso l'oceano, placida distesa d'acqua scura, fissando il cielo trapuntato di stelle. 
<< Quando? Come? Con quali mezzi? >>
Minto non demorse di fronte alla sua insofferenza, era certa che fosse solo apparente. 
<< Siamo le Mew Mew, le salvatrici del mondo! Abbiamo diritto a una ricompensa e tale ricompensa potrebbe essere appunto una scuola di teatro, di danza... e, perché no, anche di canto! Gli alieni potrebbero costruirla per noi e io potre-
Zakuro tese le orecchie non appena udì un rumore indistinto in lontananza ed estrasse la spilla Mew dalla tasca dei jeans. 
<< C'è qualcosa che non va? >> le sussurrò Minto.
La modella rimase in ascolto per una manciata di secondi prima di risponderle. << Sembrerebbe di no, ma sta arrivando qualcuno >>, le fece cenno col capo di voltarsi all'indietro e quando Minto lo fece individuò una figura alta e sottile che camminava nella loro direzione. 
Zakuro arricciò il naso. << Cos'è questa puzza? >>
<< Io non sento niente >>, replicò Minto confusa. 
<< Oh cielo, Kisshu ha un...! Mi dispiace ma io me ne vado! >> La modella indietreggiò rapidamente, tenendo tappato il naso tra il pollice e l'indice. 
<< Cosa? Ehy, aspetta, vengo con te! Ti senti male? Ti prego, rispondimi! >>
<< Fermo lì, passerotto! È te che sto cercando. >>
Minto si era precipitata al seguito di Zakuro, ma Kisshu si era materializzato davanti a lei, sbarrandole la strada.
<< Spostati immediatamente o ti amputo gli attributi! >> 
<< Tu non abbandoni mai il tuo spirito dittatoriale? >> 
le chiese Kisshu, camminando all'indietro per intercettare i suoi passi. 
<< Mi stai forse  bloccando il passaggio!? >>
<< Rilassati, probabilmente la tua amica con l'olfatto da lupo se ne è andata perché non sopporta il suo odore... In effetti, non è il massimo nemmeno per me. >>
<< L'odore di- Un momento... Adesso la sento anch'io la puzza. >>
Gli occhi chiari di Minto, lampeggianti di rabbia, si abbassarono con la sensazione di essere osservati da una seconda presenza, e si fermarono all'altezza delle braccia di Kisshu, rimanendo immobili e sbarrati.  
<< Non siamo riusciti a lavarlo, si dimenava di continuo schizzandoci l'acqua addosso e alla fine abbiamo desistito dall'impresa. >>
La ragazza trattenne il respiro, rilasciando immediatamente ogni tensione muscolare. 
Non udì nemmeno le parole di Kisshu. 
Continuò semplicemente a fissare ciò che lui teneva in braccio. 
<< Però, tutto sommato, devo dire che è carino. >>
<< Chi l'ha trovato? Dove? >> esordì infine Minto, dopo quelli che le parvero secoli. 
<< È stata un'idea di Purin, l'abbiamo trovato oggi pomeriggio insieme al bimbo occhialuto in un quartiere disabitato. >>
<< Dove? >> ripeté Minto. 
<< Insomma, che t'importa! Credo fosse Shibuya, o almeno quello che ne è rimasto... Comunque è per te. >>
Minto alzò gli occhi su di lui, incredula. 
<< Per... me? >>
Kisshu sbuffò, alzando gli occhi al cielo. << Sì! In che lingua devo dirtelo? >>
La ballerina abbassò nuovamente lo sguardo. Un paio di pupille vigili e brillanti la fissarono vispe e curiose di rimando.
Nero. Nero come la pece.
Piccolo, il muso sottile e l'espressione buffa, sporco di fango e terra sulle zampe, un buco all'orecchio destro, probabilmente causato da un morso.
Un cane. 
<< Non ti piace? >>
Minto diede le spalle a Kisshu, puntando lo sguardo all'orizzonte. 
Rabbia, tristezza, amarezza. Tutto tornò a galla. 
<< Non lo voglio. >>
Mikey. 
<< Portalo via, Kisshu. >>
<< Cosa? Purin mi ha detto che te ne intendi di cani, se riesci a fargli il bagno la puzza spa- 
<< Ho detto che non lo voglio! >>
L'alieno rimase in silenzio. Osservò le esili spalle della ragazzq tremare lievemente, e in quel momento ebbe la certezza che non si sarebbe pentito se avesse seguito il suo istinto. Avanzò di alcuni passi verso di lei, annullando la distanza che li separava, e le posò una mano sulla spalla. 
Entrambe smisero di tremare. 
<< Mi piacerebbe vederti sorridere ogni tanto, non di quei sorrisi sarcastici, ma di quei sorrisi sinceri, sentiti, che per ognuno di noi si presentano raramente. Te lo meriti. Lascio qui la palla di pelo. Sono sicuro che cambierai idea. >>
Kisshu posò il cane sulla sabbia e s'incamminò nella direzione opposta senza voltarsi. Incontrò gli occhi di Zakuro, la quale aveva assistito alla scena in disparte e quando le passò davanti, scorse il lieve sorriso che le incurvò le labbra. Avvertì uno strano senso di soddisfazione nascere in lui. Agitò la mano in segno di saluto alla Mew lupo e si avviò verso l'accampamento, camminando a braccia incrociate dietro alla nuca. 
Zakuro seguì la sua figura che si allontanava, finché non udì il suono di un singulto. 
Quando si voltò verso Minto, vide che era scoppiata a piangere. 
Tra le braccia stringeva il piccolo cane nero.  
 



 
*****




Non c'era nessuno in spiaggia, tutti erano andati a dormire, chi nelle tende, chi sull'astronave. L'unico suono udibile, monotono e incessante, era quello delle onde che si infrangevano sulla riva. 
Pai lanciò un ultima occhiata ai resti di un falò ormai spento, prima di lasciarsi alle spalle l'accampamento. La stanchezza comportata dal lavoro di quella giornata non gli gravava sulle spalle, sentiva solamente un vuoto. Ogni sera, per anni, aveva avuto un motivo per svegliarsi il giorno successivo: l'addestramento militare che gli avrebbe permesso di sbarcare sulla Terra, l'attuazione di un piano per sconfiggere le Mew Mew e riprendersi il pianeta, infine - per opera di un destino impensabile - la ricerca di un modo per eliminare Profondo Blu, colui che un tempo era stato il suo sovrano. 
Ogni sera, per anni, aveva avuto uno scopo, una missione che lo aveva distolto dal vuoto della sua vita. 
Quella sera Pai sentiva di non avere niente. Non sarebbe riuscito a dormire, ne era certo. Se non aveva più un motivo per svegliarsi la mattina, a cosa gli sarebbe servito riposarsi? 
Per cosa stava vivendo? 
Aveva Taruto. 
Aveva Kisshu. 
Aveva un incarico di ufficiale militare da accettare, ma non sapeva di che farsene. Non voleva più stare in prima fila. Voleva vivere una vita che fosse solo sua, non più in funzione di qualcuno. 
Suddito di Profondo Blu, schiavo della guerra, orfano di madre e padre... 
Basta. 
Non gli era mai importato di essere solo. 
Fino a quando non l'aveva incontrata. 
Aveva ripudiato l'attrazione che esercitava su di lui, rifiutato i sentimenti che gli innescava, respinto a se stesso l'ammissione di amarla. Cos'èra l'amore? Poteva saperlo lui?  
Era pronto per provarlo?
La luna era alta nel cielo, si stagliava davanti a lui, luminosa e derisoria.
È inutile negarlo, tra di loro non c'era mai stato solo un legame di squadra. 
Pai cercò di scacciare quei pensieri che si erano annidati in lui e che, come un'eco crudele, riaffiorarono spontaneamente vividi alla sua memoria.

<< Qualunque cosa ci sia stata, Mew Retasu, ho capito che non proseguirà mai più. Sei innamorata dello scienziato, non è così? >>
Retasu abbassò la testa con aria - dispiaciuta? - afflitta? 
Aveva davvero importanza saperlo?
Pai la osservò con insistenza mentre si torturava le dita in grembo, finché non la vide prendere un profondo respiro e alzare gli occhi su di lui. 
<< Ho fatto la mia scelta. Non posso negare quello che c'è stato fra noi, ma non posso nemmeno negare quello che provo per Ryou. Vedi, io... in un modo o nell'altro è sempre a lui che sento di voler appartenere... >>, i suoi occhi furono attraversati da un velo di dolorosa tristezza, << Preferisco restare sola piuttosto che prendere in giro me stessa tra le braccia di un'altro, anche se quelle braccia potrebbero essere le tue. >>
Pai continuò a fissarla ostinatamente, senza lasciar trapelare un briciolo di emozione.
<< Mi dispiace di averci messo tanto a capirlo. Mi dispiace di averti coinvolto. >>
Vuoto. 
Semplicemente vuoto.
<< Pai... di qualcosa, ti prego. >>
Retasu avanzò di qualche passo verso di lui. Rimanevano pochi metri a distanziarli. 
<< Vattene. >>
La Mew Mew si bloccò improvvisamente. Riaprì la bocca per dire qualcosa, ma lui la frenò.
<< Ho detto vattene. Ora che mi hai fatto il tuo discorsetto puoi metterti l'animo in pace. Non preoccuparti per me, risulteresti più irritante di così. >>
<< Mi dispiace, Pai. >>
Furono le ultime parole che sentì mormorare da quelle labbra che un tempo erano state sue. Un tempo che gli sembrava falsamente lontano, ma che sapeva essere ormai irraggiungibile. 
Ascoltò il rumore dei suoi passi mentre si allontanava e per ognuno di essi avvertì una stoccata nel petto sempre più violenta. 

La luna era sempre lì, sospesa in un cielo senza stelle, a fissarlo con ostinata insistenza. 
In fondo è anche colpa mia. Sapevo che innamorarmi di un'umana avrebbe portato solo guai, ma ho comunque ceduto all'istinto, mostrandomi debole. Questa è la punizione che mi merito. 
L'ho sempre saputo, in fondo, di essere secondo a quel... quel...!
Un fulmine si infranse nel cielo. 
Perché? Perché provava tutta quella rabbia, perché aveva il desiderio impellente di distruggere ogni cosa? 
Scagliò un altro fulmine in cielo, poi un altro e ancora un altro, verso quella luna perfetta e immobile che osava assistere al suo tormento. La rabbia e l'amarezza che sentiva scalpitavano mute in lui, si infrangevano nel nulla proprio come quei fulmini, infinite, incurabili, vane. 
Pai lanciò il ventaglio sulla sabbia, lontano da sé. Diede un calcio al nulla e maledisse se stesso per averla baciata quel giorno lontano nel cortile del suo liceo, maledisse se stesso per averlo fatto ancora, per averla desiderata e perché continuava a farlo, nonostante tutto, e maledisse lei perché era così pura, così dolce e così maledettamente onesta con se stessa.
Mew Retasu. 
Forse, se lei non avesse dato ascolto al suo cuore, lui avrebbe potuto conquistarla lentamente. Lentamente, ma ci sarebbe riuscito.
Ne sei sicuro? Sei sicuro di essere pronto ad amare? L'hai mai voluto?
Pai non avrebbe saputo trovare risposta a quelle domande, non ancora, ma era certo che non avrebbe mai dimenticato quell'umana. 



*****



Una leggera pressione sulla sua guancia fu sufficiente a svegliarla. Retasu emise un mugolio infastidito e si rigirò su un fianco, nascondendo il viso sul cuscino; i primi raggi di sole cominciavano a filtrare attraverso la tenda, minacciando di disturbarle il sonno. Dormire all'aperto le piaceva perché le permetteva di sentirsi a stretto contatto con la natura, ma aveva anche i suoi lati negativi, specie se la tenda la si divideva con qualcuno. 
Sobbalzò, spaventata e intontita, non appena avvertì un colpo al fianco, ma riprese a respirare regolarmente quando capì che si trattava di una mano abbattutasi su di lei a peso morto. Proprio quando stava per rilassarsi ricevette una pedata sul polpaccio. Protestò con un gemito e, ormai completamente sveglia, si voltò verso la sua compagna di "stanza". 
Ichigo dormiva a bocca aperta, supina, braccia e gambe aperte, la testa ciondolante protesa verso di lei. Succedeva così ogni volta: lei si allargava e iniziava involontariamente a malmenarla; a giudicare da come si contorceva avrebbe potuto occupare tranquillamente tutto il posto di un letto matrimoniale. Ma che razza di sogni faceva?  
Retasu si scansò appena in tempo prima che Ichigo, effettuando un rapido scatto con cui si mise in posizione fetale, potesse affibbiarle una ginocchiata. Sospirò sconsolata e si alzò a sedere, conscia del fatto che non sarebbe più riuscita a dormire. Reprimendo un enorme sbadiglio si stropicciò gli occhi ciposi e tentò di districarsi dalle coperte senza rimanervi incagliata. 
Tentò.
<< Miseriaccia...! >> sussurrò con voce stridula prima di cadere in avanti. 
L'attrito fu fortunatamente dolce grazie alla sabbia e Ichigo non si mosse neppure quando Retasu le toccò un piede. Quest'ultima si rimise goffamente in piedi e scostò un lembo della tenda per uscire, ma così facendo si ritrovò di fronte a Kisshu sul punto di fare la stessa cosa. 
<< Giorno! Stavate girando un porno? >>
Retasu avvampò di fronte a quella spudorata quanto improvvisa domanda che decisamente non rientrava nella lista di quelle prevedibili. 
Aveva dimenticato che con Kisshu funzionava diversamente.
<< Stavi venendo a sbirciare? >> mormorò Retasu, richiudendo il lembo di tenda. 
Non capiva perché si  ostinasse a parlare piano con chiunque, quando tutti sapevano che Ichigo non si sarebbe svegliata nemmeno con una cannonata. 
Kisshu inarcò un sopracciglio con aria maliziosa. << Tutti quei movimenti mi avevano insospettito, sai... si vedevano le vostre ombre. >>
Retasu diventò dello stesso colore dei capelli di Ichigo e abbassò la testa con aria imbarazzata, ma subito parve cambiare idea e andò a incrociare gli occhi dell'alieno, fregandosene altamente di essere davanti a lui in pigiama.
<< Non pensi che Masaya e Shintaro avrebbero potuto vederti entrare nella tenda? >>
Kisshu fece spallucce. << Il gallinaccio si è già messo al lavoro con l'edificazione della casa, mentre Masaya, tonto com'è, non se ne accorgerebbe neppure. >>
<< Kisshu! >> esclamò Retasu allibita.
<< Eddai, stavo scherzando! In realtà cercavo te. >>
<< Me? >> La ragazza rimase piuttosto sorpresa, anche se da un lato ne intuì il motivo. 
Kisshu annuì. << Volevo chiederti se sai dov'è Pai. Io e Taruto non lo vediamo da ieri mattina. >>
Ecco, appunto.
Retasu distolse lo sguardo, mortificata. << Non ho idea di dove sia, Kisshu. Mi dispiace, temo sia colpa mia se non si è più fatto vivo. >>
L'alieno le lanciò un'occhiata eloquente. << Capisco. L'importante è sapere che non l'hanno rapito. Mi sei stata d'aiuto. >> 
 << Fermo, fermo, fermo! Daaark! >> 
Nessuno dei due ebbe il tempo di aggiungere altro. L'alieno fu sufficientemente rapido da teletrasportarsi a distanza di sicurezza, mentre Retasu rimase in balia del ciclone diretto verso la tenda. 
<< Oh, santo cielo! Retasu, mi dispiace! >>
Una trafelata Minto aiutò la ragazza a rialzarsi, che nel giro di mezzo secondo era misteriosamente caduta, mentre una voce familiare si prodigava in imprecazioni più che giustificate. La tenda si era rovesciata, rivelando un Ichigo spettinata e alquanto alterata per il brusco risveglio a cui era stata sottoposta. 
<< Ma che cavolo...! >>
<< Ichigo, falla finita, è ora di alzarsi! >> ordinò Minto con le mani sui fianchi. 
<< E per quale motivo ho dovuto farlo in questo modo, mammina!? >>
<< È sempre un piacere vederle battibeccare, non immagini gli scenari che mi si profilano alla mente >>, mormorò Kisshu a Retasu, rimessasi in sesto. 
<< Non li voglio sapere, grazie. >>
L'alieno alzò gli occhi al cielo, mentre Ichigo e Minto continuavano a litigare. << Guarda che stavolta sei stata tu a pensare male ingiustamente. >>
<< Ma che cavolo... Minto! Quello è un cane!? >> Ichigo puntò un dito verso la piccola palla di pelo saltellante ai piedi di Kisshu. 
Retasu abbassò lo sguardo e solo allora notò l'esserino scodinzolante che fissava l'alieno con occhi speranzosi. 
<< Oh, com'è tenero! Ma ha un buco all'orecchio, poverino... è tutto smozzicato! >>
<< L'abbiamo trovato così >>, si limitò a spiegarle Kisshu, mentre Minto spiegava a Ichigo che il cagnolino aveva rovesciato la tenda per inseguire proprio quel 'rincitrullito'.
<< Si è fissato con questo depravato! Forse Dark l'ha scambiato per la figura materna, visto che è stato lui a trovarlo e portarlo qui. Mi spiace che abbia urtato il paletto portante della vostra tenda e che ti abbia fatta cadere, Retasu. >>
Ichigo si districò furiosamente dalle coperte, rivelando ai presenti il pigiama con le fragole, e balzò in piedi, improvvisamente energica. << Si può sapere perché hai chiesto scusa solo a le- Oh, cavoli... È così carino! >>
La vista del cagnolino che si rotolava giocosamente sulla sabbia le fece dimenticare il motivo del suo malumore mattutino. Retasu si accucciò sulla sabbia e gli solleticò la pancia. << Questo è chiaramente un cucciolo di dobermann, è raro vederne uno in Oriente. Dove l'hai trovato Ki-
Non finì la frase perché l'alieno era già finito nelle grinfie di Minto che lo stava incolpando per l'accaduto. 
<< Non posso fare un passo senza che Dark ti segua ovunque. Se sai che fa così, evita di metterti vicino a qualunque oggetto contundente o una tenda, onde evitare che la rovesci! >>
<< .. disse quella che il cane non lo voleva! >>
Retasu e Ichigo si lanciarono un'occhiata eloquente. Il siparietto tra la loro amica e l'alieno continuò ancora per un po', finché Minto non si chinò a prendere Dark in braccio e se ne andò, sentenziando. << Ragazze, se volete consocerlo, ci vediamo nella mia tenda dopo colazione. >>
Le due rimasero a fissarla con aria incuriosita mentre Kisshu la tallonava, continuando a stuzzicarla imperterrito e attirando così l'attenzione del cucciolo.
<< Non trovi che ci sia un certo feeling tra quei due? >> esordì infine Ichigo.
Retasu le sorrise misteriosamente. << Sono d'accordo. >>
<< Perché hai quella strana espressione? Sai qualcosa? Mi spieghi cosa centra quel cane? >>


<< Sono sorpresa, devo ammetterlo! >>sbottò Ichigo quando Retasu ebbe finito di raccontarle. Avevano rimesso a posto la tenda e si stavano vestendo per andare a fare colazione.
<< Purin è stata geniale! E che dire di Kisshu? Chi se lo aspettava che avrebbe collaborato... anche se, devo ammetterlo, i suoi occhi hanno una luce nuova quando  guardano Minto. >>
Retasu finì di abbottonarsi la camicetta e alzò lo sguardo su di lei. Ichigo le sorrise. << Conosco bene Kisshu, ormai so leggere i suoi stati d'animo dietro ai suoi sorrisi e alle sue battute, so riconoscere quando è felice davvero e quando non lo è. Lui non se ne è ancora accorto, ma con Minto si diverte parecchio. >>
<< L'ho notato anch'io, specie in questi giorni. Nonostante gli impegni con l'esercito calipsiano, Kisshu è spesso insieme a Minto e devo dire che non percepisco... ecco, quell'ossessione che aveva -
<< Per me, esatto >>, venne in suo soccorso Ichigo,<< hai ragione, Retasu. Sono convinta che a Kisshu farà bene stare con Minto e a Minto farà bene stare con Kisshu: lei lo metterà in riga e lui l'aiuterà ad essere meno snob. >>
Retasu spalancò la bocca per ribattere ma la risata di Ichigo fu contagiosa e la fece desistere dall'impresa.
<< Che tristezza questo cibo scadente e poco sofisticato! Kei ce la mette tutta per creare qualcosa di nuovo ma vogliamo parlare della charlotte?, o delle crêpe? E che dire delle ostriche? Ah, quanto mi manca la cucina a cui ero abituata un tempo! >>
<< Ichigo, smettila! >> riuscì ad articolare Retasu tra le risate. 
La perfetta imitazione di Minto, accompagnata da gesti e sguardi inconfondibili, avrebbe potuto fare di Ichigo una perfetta attrice. 
<< Ma dico io, ti rendi conto che i miei non vogliono farmi dormire assieme a Masaya? >> cambiò argomento la rossa, dopo che le risate furono scemate, << con tutto quello che abbiamo passato ho la terribile paura di perderlo da un momento all'altro, non lo capiscono quei due? >> concluse, finendo di ripiegare il pigiama con stizza. << Ah, accidenti! Sembra che ci sia passato sopra un elefante! >>
<< Dammi qua, faccio io >>, si offrì Retasu gentilmente, prendendo la sua maglietta. << Forse temono che alla vostra età sia troppo presto per... Insomma, almeno così sei sicura che tuo padre non rimanga appostato tutta la notte davanti alla tenda per controllare che sia tutto in ordine. >>
<< Ma non è giusto! >> protestò Ichigo, << Insomma, non nego di sentirmi in imbarazzo al pensiero, però amo Masaya e non ho paura di lui! Dopo quello che abbiamo affrontato posso avere paura di amarlo e di essere amata? Posso pensare che sia giusto aspettare quando ho imparato che nella vita le cose possono sfuggirci da un momento all'altro? Posso? >>
Retasu finì di piegarle la maglietta del pigiama e la osservò con aria comprensiva. << Quanto ti capisco, Ichigo... >>
<< Ho deciso, ne parlerò con Masaya! In fondo la spiaggia è grande, basterà inventarsi una scusa per giustificare la nostra assenza... Magari tu e le altre potreste coprirci le spalle! >> Ichigo le afferrò le mani con aria speranzosa mentre Retasu rifletteva sul da farsi con aria titubante. 
<< Eddai, Retasu, ho bisogno del tuo aiuto! Se tu fossi al mio posto dovresti svignartela da genitori molto più discreti e riservati dei miei, io invece sono in difficoltà con i mie - Perché sei diventata tutta rossa? >>
Ichigo si interruppe di colpo e scostò a tradimento una ciocca di capelli dal viso di Retasu, accorgendosi della sua espressione di evidente di disagio.
<< Aspetta, aspetta... Tu mi nascondi qualcosa! >>
L'amica le diede immediatamente le spalle, cercando di nascondersi.
<< M-ma no, che vai a pensare... >>
Ichigo le si parò di fronte sfoderando un sorriso furbo. 
<< Le bugie non le sai proprio raccontare. Tu hai combinato qualcosa di illecito e non me lo vuoi dire. >>
<< CHE COSA!? >> squittì Retasu, tappandosi subito dopo la bocca per impedire a se stessa di urlare ancora. 
Ichigo le puntò il dito contro, vittoriosa. << Lo sapevo! E sentiamo, con Ryou o con Pa- 
<< Zitta! Zitta! Zitta! >>
La rossa si ritrovò una mano premuta sulla bocca e la faccia di Retasu a pochi centimetri dalla sua che la fissava con sguardo implorante. 
<< Ti prego, sta zitta! Non voglio che nessuno ci senta! >>
Ichigo fece un cenno affermativo col capo e a quel punto Retasu ritenne di poter abbassare la guardia con assoluta certezza. 
<< Quindi che cosa hai fatto? Ops, scusa, scusa, scusa! Parlo piano! >>
Ichigo incrociò le dita in attesa di una risposta. Retasu rischiò l'infarto di fronte a quella domanda insistente, ma nei secondi successivi avvertì solo un senso di gioia e leggerezza, perché parlare di quelle cose con la sua amica la fece sentire una ragazza normale, una ragazza che non aveva affrontato una guerra che si confidava con un'altra ragazza normale. 
<< Non ho fatto niente di... illecito. >>, s'affrettò a specificare. << Però... >>
<< Però? >> la incitò Ichigo. 
<< Però ieri sera mi sono decisa a dichiarare i miei sentimenti a Ryou. >>
Ichigo spalancò la bocca e non osò fiatare.
<< Non posso credere di averti zittita. Cosa c'è? >>
La rossa si ricompose, seppur con fatica. 
<< Onestamente pensavo che l'avessi già fatto. >>
<< Come, scusa? >> 
Di fronte a quella considerazione Retasu sentì la curiosità sostituirsi all'imbarazzo. 
<< Vedi era da un po' che io, Minto e Purin pensavamo a una relazione clandestina tra te e Ryou. >>
Fu il turno di Retasu di spalancare la bocca. 
<< Ci siamo accorte che Ryou era geloso di Pai e poi quando tu sei... quando sembravi morta... loro due si sono quasi messi le mani addosso. L'avrebbero fatto, se non fosse stato per il tuo fratellino. >>
Retasu assimilò quell'informazione col respiro congelato.
Oh, Touya...
<< Abbiamo pensato che Pai stesse biasimando Ryou per non averti protetta, visto che stavate insieme. >> 
Le parole di Ichigo la colpirono nel profondo, suscitandole un'emozione strana, eppure piacevole. 
<< Perché tu, Minto e Purin vi siete fatte questa idea su me e Ryou? >>
Ichigo sbatté le palpebre con aria sinceramente confusa. << Mi prendete tutti in giro perché sono tarda a capire certe cose, ma tu sei pure peggio di me! >>
Retasu represse una risata nervosa. 
<< Ci siamo accorte che Ryou aveva iniziato a guardarti in un modo diverso dal solito, mentre tu mettevi delle distanze tra te e lui con i gesti, come se non volessi farti scoprire, ma, perdonami se te lo dico, te lo si leggeva in faccia quanto eri in imbarazzo davanti a lui... come se, appunto, stessi nascondendo una relazione clandestina! Per non parlare di Pai, quando c'era lui l'atmosfera s'appesantiva come piombo! >>
Retasu si sentì una completa cretina. Una completa cretina per non aver creduto alle sue sensazioni e per aver dubitato della sincerità di Ryou.  
Le parole che lui le aveva rivolto la sera precedente riaffiorarono nella sua mente come se le avesse registrate.
"Ero troppo preso dal mio interesse per Ichigo per accorgermi che quello che ho sempre voluto era davanti ai miei occhi."
"Quando l'ho capito non me la sono sentito di fare un passo verso di te. C'era la guerra a cui dovevamo pensare."
"Poi ho trovato quel diario e ho creduto che nel tuo cuore ci fosse spazio solo per Pai. È stato questo a frenarmi completamente. Non volevo essere secondo a nessuno, non di nuovo."
<< Ehy... ci sei? >>
Il tono di Ichigo si era fatto basso e serio. Retasu sussultò, riportando lo sguardo su di lei, ma senza vederla realmente. 
Ero troppo preso dal mio interesse per Ichigo per accorgermi che quello che ho sempre voluto era davanti ai miei occhi.
Ci siamo accorte che Ryou aveva iniziato a guardarti in un modo diverso dal solito, mentre tu mettevi delle distanze tra te e lui. 
Per non parlare di Pai, quando c'era lui l'atmosfera s'appesantiva come piombo!
Mi prendete tutti in giro perché sono tarda a capire certe cose, ma tu sei pure peggio di me! 
<< Retasu...? Sei ancora sintonizzata su questo pianeta? >>
<< Grazie, Ichigo. >>
La rossa tirò un sospiro di sollievo. << Oh, bene, sei ancora tra noi. Ma perché mi hai ringrazia- Ehy! Dove stai andando? >>
Sporse la testa fuori dalla tenda e vide Retasu scavalcare la sagoma di Dark senza problemi - per poco non credé di avere avuto un'allucinazione -, mentre Kisshu, Purin e Taruto si litigavano una pallina. Osservò la sua figura che si allontanava a passo spedito verso una direzione ignota, chiedendosi cosa fosse scattato nel suo cervello per farle dire "grazie", ma le urla improvvise di Minto la distrassero. 
Kisshu si stava dirigendo verso di lei. Verso la tenda. Dark lo stava inseguendo. 
<< No no no no! Kisshu, abbiamo appena rimesso a posto la ten- 
Ponf.
<< ... IO TI AMMAZZOOOO! >>



 
*****




Uno. Due. Tre. Quattro. 
Solitamente non faceva caldo alle sette di mattina, ma quel giorno il sole aveva voluto fare un'eccezione. L'afa cocente incendiava la sabbia, creando nell'aria un'illusione ottica che rendeva la vista sfocata. 
Cinque. Sei. Sette. Otto.
Anomalie simili erano imputabili al surriscaldamento globale - una delle tante, imperdonabili azioni dell'uomo.
L'acqua cristallo aveva risanato appena in tempo un mondo destinato allo sfacelo. 
Nove. Dieci. Undici. Dodici.
Per quanto Pai si sforzasse di vedere del buono in quella razza di stolti, non riusciva a non odiarli. 
Tredici. Quattordici. Quindici. Sedici. 
Tranne alcuni, ma quella era una storia vecchia, ormai. Presto se ne sarebbe andato da quella spiaggia, presto gli avrebbe detto per sempre addio.
Diciassette. Diciotto. Diciannove. Venti. 
Il sudore gli imperlò la fronte, ma Pai continuò imperterrito le trazioni alla sbarra, inconsapevole di necessitarne più per bisogno mentale che fisico.
Pensieri martellanti, ricordi dimenticati riaffiorati alla memoria, attimi crudelmente vividi da cancellare, emozioni amare. Non era da lui perdersi in tutto questo. 
Un fastidioso bruciore pungente lo investì all'altezza del petto. 
Pai scattò a terra, in posizione di guardia, e intravide un disco rotante sibilare nel vento e andare a scagliarsi sulla corteccia di un albero. Riconobbe l'oggetto che lo aveva colpito. Spazzando rapidamente via il rivolo di sangue colatogli sul petto nudo, scandagliò ogni anfratto della spiaggia che gli risultava visibile. 
<< Ma porca miseria! >> 
Voltò la testa in direzione di quella voce intrusa, pronto all'azione, ma non appena vide ciò che gli si era presentato alla vista rimase di stucco.
<< Quello stramaledetto disco rotante è difettoso, mi è sfuggito di mano! >>
Lunghi capelli violetti legati in una treccia e grandi occhi dorati - fin qui era tutto nella norma, ma per quanto riguardava l'abbigliamento...
Che razza di abominio ho di fronte!?
Top sfilacciato di colore bianco, pantaloncini neri e scarpe basse del medesimo colore: era vestita come un'umana. 
Una calipsiana vestita come un'umana.
<< Ti è venuta una paralisi per caso? Va bene che ho le tette grosse, ma smettila di fissarle, non te le faccio toccare solo perché ti ho ferito involontariamente ! >>
Pai si riscosse dai suoi pensieri e a quelle parole cambiò colore in viso. << Non stavo guardando quelle >>, scandì a mezze labbra, << gradirei delle scuse, visto che mi hai colpito. >>
La calipsiana fece ricadere lo sguardo sulla ferita trasversale che gli aveva procurato sul petto, poi alzò lo sguardo su di lui con ostentata sfacciataggine.
<< Non mi sembra che tu sia delirante o in fin di vita, quindi non ti devo delle scuse, anche perché non l'ho fatto apposta. Te l'ho detto poco fa, mentre mi fissavi le tette, che il disco è difettoso. >>
Le narici di Pai fremettero. << Non te le stavo fissando, stupida ragazzina, come te lo devo dire!? >>
La calipsiana assunse un'espressione torva e le sue iridi si accesero di una tonalità insolita. << Sono la figlia del generale Silas, brutto musone!, perciò attento a come parli! >>
Un refolo di vento, forse il primo della giornata, investì Pai in pieno viso, ma il surriscaldamento del suo corpo dovuto alla rabbia crescente gli impedì di beneficiare del sollievo che avrebbe dovuto portargli. Immobile, pericolosamente immobile: ecco come rimase. Chiunque, nessuno escluso, avrebbe ricordato all'improvviso di avere un contrattempo e si sarebbe defilato con finta nonchalance dalla sua temibile figura  - sì, anche Kisshu. 
La calipsiana, invece, rimase a fissarlo con aria di sfida, per nulla pentita di ciò che gli aveva appena detto, i pugni contratti e il mento altezzosamente sollevato. 
<< Ascoltami bene, mocciosetta, ti conviene sparire molto velocemente dalla mia vista. >>
Il tono di Pai fu gelido e lapidario.
<< Tsè, non credere che siccome hai contribuito a eliminare Leroy piegherò la testa e farò remissivamente ciò che mi dici. >>
Cosa? Quell'odiosa mocciosa sapeva chi era? Lo sapeva e nonostante tutto aveva osato mancarlo di rispetto? 
<< Come diavolo sai che ho contribuito a eliminare Leroy? >>
La calipsiana incrociò le braccia al petto e alzò gli occhi al cielo con aria scocciata.
<< Sei Pai Ikisatashi, la tua foto era su tutti i manifesti dei ricercati dall'esercito: eri il primo sulla lista >>, inarcò le sopracciglia in un gesto eloquente, assumendo un'espressione tronfia, << ti avevo immaginato più sveglio e... perché no, anche più attraente... però capita anche a me di sbagliare - rare volte, ma comunque capita. >>
Pai le puntò contro il ventaglio con uno scatto repentino del braccio, gli occhi d'ametista lampeggianti d'ira. 
<< Ti ho ascoltata abbastanza, figlia del generale Silas. Adesso sparisci, o tornerai da tuo padre con un arto in meno rispetto a quando l'hai salutato. >>
Gli occhi della calipsiana saettarono sul ventaglio e in quell'istante la sua espressione tronfia parve vacillare, ma si trattò solamente di un'impressione errata di Pai, perché subito dopo il suo viso si contrasse nello sforzo di trattenere una risata - risata che si manifestò ben presto. Udendo quel suono, per poco Pai non dimenticò il motivo della sua rabbia. 
<< Seriamente? La tua arma è un ventaglio? >>
L'alieno rimase immobile, provando un misto di confusione, rabbia e fastidio di fronte a quella reazione sfrontata. 
<< Il salvatore del mondo ha come arma un... ventaglio? Sarebbe più credibile la fionda di mio fratel-
<< Ora basta! Dimmi chi diavolo sei, cosa diavolo vuoi e poi sparisci dalla mia vista! >> 
La calipsiana cambiò espressione con una rapidità soprendente persino per un attrice e portò le mani sui fianchi. << Mi chiamo Cassiana, sono qui in qualità di ambasciatrice del generale Silas per offrire a te, Kisshu e Taruto Ikisatashi l'incarico di Generale Celeste. Mi sono auto-proposta per l'incarico- 
<< ... e avresti fatto meglio a evitarlo >>, replicò Pai in tono seccato.
<< ... così mi sono teletrasportata qui per farvi la richiesta di persona. >>
L'alieno inarcò un sopracciglio con aria scettica, senza smettere di puntarle contro il suo prezioso ventaglio. 
<< E come sapevate che io, Kisshu e Taruto eravamo qui? >>
Cassiana sbuffò. << Mi prendi in giro? Mio fratello Danz aveva informato Kisshu del mio arrivo due giorni fa, non lo sapevi? >>
L'espressione indecifrabile di Pai le apparì sufficientemente comprensibile. Cassiana sospirò, ravviandosi la treccia dietro alla spalla. << Ora si spiega la tua aria da semi-rincoglionito appena mi hai vista. >>
<< Elettrosiluro! >>
Pai alzò lo sguardo in aria e vide Cassiana svolazzare indisturbata sopra di lui. 
<< Ti ho detto che il mio soprannome è Saetta? Direi che chi me l'ha assegnato non si è sbagliato, visto che ho evitato l'attacco di un Giovane Prodigio a distanza ravvicinata. >>
L'alieno sostenne quell'espressione maliziosa e divertita con astio, sfidandola a scendere e ad affrontarlo coraggiosamente. 
Se avrò ancora a che fare con quella stupida mocciosa dopo oggi, giuro che mi ammazzo.
Ultime parole famose.  
<< Pai! Finalmente ti ho trovato, ma dove eri sparito? Ehilà, dolcezza, tu devi essere Cassiana! >>
Kisshu non aveva scelto il momento più adatto per raggiungerli. 

 

 
*****


 
<< Ho deciso, da grande voglio diventare come te! >>
Ryou abbassò la testa per guardare il ragazzino che camminava al suo fianco, sorpreso da quel l'affermazione. 
<< Perché vuoi essere come me, Touya? >>
Lui gli sorrise apertamente, nello sguardo lo stesso calore e la stessa sincerità disarmante che gli ricordavano Retasu. 
<< Perché sei intelligente, coraggioso e sicuro di te, e poi mia sorella ha detto che sai anche surfare! Caspita, dev'essere difficilissimo! >>
Quelle lusinghe riuscirono a strappargli un sorriso. << In verità è Keiichiro il maestro, è stato lui a insegnarmi. >>
<< Wow! Se vuoi posso aiutarti a costruire delle tavole per entrambi, non mi costerebbe nessuna fatica! >>
Ryou si sentì preso in contropiede e non riuscì a replicare.
Quel ragazzino alto e gracile ne aveva passate tante come tutti loro, eppure non aveva perso il suo entusiasmo verso la vita. Gli bastava poco per sentirsi contento, giudicava apprezzabile qualunque passatempo, anche i più noiosi, come stare tutto il pomeriggio sotto al sole per passare attrezzi da cantiere ai più adulti.
<< In passato le tavole da surf si ricavavano dal legno, non dovremmo avere problemi a procurarcene un po' sull'isola. >>
Si capiva da subito, guardandolo, che era un ragazzino intelligente. 
<< Ryou, ho forse detto qualcosa di male? >>
Ed eccola quella piccola rughetta di perplessità che gli si formava sulla fronte, eccola comparire nello stesso punto in cui compariva a Retasu.
Il giovane scienziato scosse la testa. << No, tutt'altro, hai avuto una bella idea. >>
Gli occhi di Touya si illuminarono di contentezza e il suo viso si contrasse nello sforzo di tenerla sotto controllo, come accade agli adulti che cercano di darsi un contegno di fronte al loro superiore. 
Quella mattina, con suo sommo stupore, Ryou aveva trovato Touya davanti alla sua tenda. Il ragazzino gli aveva chiesto di fare una passeggiata. Pur ignorando il motivo per cui si era rivolto a lui, aveva acconsentito ad accompagnarlo, consapevole che quel giorno le faccende burocratiche spettassero a Kisshu. Aveva poi scoperto che il cruccio di Touya era Purin e che il ragazzino si aspettava di ricevere qualche dritta da una persona - per citarlo - intelligente, coraggiosa e sicura di sé. Peccato che in materia Ryou si riteneva inesperto. Zakuro stessa glielo aveva sempre detto: "Coi tasti del pc e del pianoforte sei un genio, ma con i sentimenti hai qualche problema." A quella dichiarazione lui obbiettava sempre allo stesso modo: "Mi hanno fatto bello e intelligente, mica posso essere perfetto. E poi senti da che pulpito viene la predica..."
Forse però in quel caso poteva rendersi utile. Touya voleva conquistare Purin e aveva espresso un apprezzamento particolare per il surf, quindi...
<< Se vuoi posso insegnarti a surfare. >>
Touya sgranò gli occhi. << Oh, no! Non fa per me quello sport! >>
Si era sbagliato alla grande. Quel ragazzino era imprevedibile. 
<< Se devo essere sincero lo sport in generale non fa per me, sono più un tipo da libri... >>
Ryou gli lanciò un'occhiata furtiva e sorrise vedendo la sua espressione imbarazzata. 
<< Io amo leggere e ti assicuro che non è una cosa di cui ci si deve vergognare. >>
<< Sul serio? Tu... ami leggere? >> esclamò Touya con incredula meraviglia.
<< Ecco dove eravate! >>
Entrambi voltarono la testa in direzione di quella voce e individuarono Retasu che gli stava venendo incontro.  
<< Sorellina! Sai che Ryou mi ha dato il permesso di costruire delle tavole da surf? Non vedo l'ora! >> rivelò Toyua entusiasta non appena lei li ebbe raggiunti. 
La ragazza lanciò un'occhiata interrogativa al diretto interessato, cercando una conferma. Lui le fece l'occhiolino. 
<< E poi mi ha detto che ama leggere, sono così contento che abbiamo qualcosa in comune! >>
Retasu gli accarezzò una guancia Ormai era diventato così alto che per dargli una pacca sulla testa lei avrebbe dovuto alzare il braccio; non capiva se era suo fratello ad essere cresciuto tanto in fretta o se era lei a non essersene stupidamente accorta. 
<< Mi fa piacere, Touya. Quando inizieranno i lavori? >>
Il ragazzino guardò Ryou in attesa di una risposta. Retasu sorrise divertita di fronte all'apparente stato di difficoltà che lesse sul suo viso e fece per intervenire in suo soccorso, ma non fu necessario.
<< Oggi pomeriggio, quando il caldo si farà più mite. >>
Touya divenne raggiante. << Sì, è perfetto! Vado ad avvisare Purin, a dopo, ragazzi! >>
<< Ehy, non correre così! >> gli urlò Retasu.
<< Non ti preoccupare! >> replicò lui di rimando mentre si allontanava rapidamente. 
<< Ha ragione, lui non ha ereditato  la tua innata dote di inciampare ovunque. >>
<< Cosa? Ma...! >>
Retasu gli diede le spalle per non fargli vedere che era arrossita, incrociando le braccia al petto come a volersi proteggere. Ryou rise sommessamente di fronte a quella reazione e lei, senza che potesse impedirlo, fu assalita da un'ondata di brividi. Quel suono si rivelò tanto bello quanto inaspettato. 
<< Non ti offendere, non ne hai motivo. >>
Retasu trattenne il respiro realizzando che quelle parole sussurrate erano state pronunciate all'altezza del suo orecchio. Fece per voltarsi e replicare ma Ryou andò a sfiorarle il collo depositandole piccoli baci. 
<< Hai una bella pelle, lo sai? >> lo sentì mormorare.
La ragazza dimenticò il suo proposito iniziale e si abbandonò a quella lenta tortura. Ryou stava agendo in modo sleale, ne era consapevole, ma non poteva negare che la stesse facendo impazzire. Il suo raziocinio sopravvisse miracolosamente il tempo necessario a permetterle di articolare un avvertimento.
<< A-aspetta... qualcuno potrebbe vederci. >>
<< E allora? >>
Ryou le depositò un altro bacio nell'incavo tra il collo e la spalla, dove la sua pelle non era coperta dal tessuto della camicietta, e indugiò più a lungo con le labbra, come se volesse imprimervi il suo sapore. Da rigida qual'era Retasu si sciolse, abbandonando le braccia lungo i fianchi. 
Ryou sorrise vittorioso, l'aveva intontita più di quanto si sarebbe aspettato, tuttavia non voleva spaventarla, così decise di darle tregua. Ciò che accadde in seguito lo sorprese. Retasu si voltò verso di lui e lo baciò con trasporto, cingendogli le braccia attorno al collo. Lui le rispose immediatamente, rendendosi conto di quanto gli fosse realmente mancata mentre l'assaporava. Era confortante, rassicurante, totalizzante tenerla stretta, era bello sentirla intimamente vicina, bello a tal punto da non sembrargli vero, perché gli pareva troppo, semplicemente troppo per uno come lui, che da sempre si era creduto destinato a una vita incompleta, fatta di felicità smozzicata e di piccoli momenti da ricordare. 
Invece  ciò che gli stava accadendo era reale, vero, vivo come lo era lei. Lei, con il suo respiro e i suoi baci. Lei, con i suoi occhi buoni e la sua voce cullante. Lei, con la sua speranza incrollabile e quella voglia di vivere più forte della morte stessa.
Ti amo - avrebbe voluto dirle quanto era vero che era l'unica cosa a cui riusciva a pensare, ma non ne aveva il coraggio, no, perché ne era così dannatamente certo da avere paura. Lui, che era razionale e scettico verso la vita stessa, avrebbe avuto bisogno di tempo per tramutare in parole quello che sentiva. 
<< Scusa se non ti ho creduto ieri sera. >>
Ryou riaprì gli occhi, realizzando solo in quel momento di averli chiusi, e incontrò quelli luminosi di Retasu. 
<< L'avevo sospettato. Cosa ti ha fatto cambiare idea? >>
Lei gli accarezzò delicatamente una guancia, come se temesse di potergliela rompere esercitando una pressione maggiore. 
<< Inciampo ovunque e per colpa della mia insicurezza non ho mai creduto a quello che i miei occhi vedevano e il mio cuore sentiva: sono un disastro, lo so >>, sentenziò ridendo piano, << oggi Ichigo mi ha detto che ero praticamente l'unica a non essermi accorta di come mi guardavi. Ho capito che avrei dovuto credere di più a quello che vedevo e sentivo, ho capito di non averti creduto per colpa della mia insicurezza. >>
Il suo sguardo si fece più intenso.
<< Adesso basta, ho giurato a me stessa di vincere questa scomoda insicurezza che mi porto dietro da troppo tempo e voglio farlo insieme a te. >>
Ryou le prese una mano e la strinse nella sua. << Lo stai già facendo, Retasu. Amarmi non è facile, io sono un tipo strano. >> 
Lei abbozzò un sorriso divertito. << Io ti amo così come sei. >>
Ryou distolse lo sguardo, disarmato dalla semplicità con cui Retasu riusciva ad esprimere i suoi sentimenti da quando aveva compiuto il grande salto. Avrebbe imparato da lei ad esprimere quello che provava, così come lei avrebbe imparato da lui a credere quanto valeva.   
Retasu studiò l'espressione del suo viso e sotto alla luce del sole le risultò evidente che fosse leggermente arrossito. Non avrebbe mai creduto di poter assistere a un simile fenomeno. Trattenne una risata, scostandogli una ciocca ribelle dalla fronte e attirando nuovamente il suo sguardo su di sé.
<< Come mai Touya era con te? Non ti avrà dato fastidio, spero. >>
Ryou parve rilassarsi di fronte a quel cambio d'argomento. << Niente affatto. Voleva chiedermi un consiglio da uomo a uomo. Sai che mi considera un modello di riferimento? >> le rivelò, fintamente sorpreso.  
<< Non mi stupisco del fatto che lo pensi, ma del fatto che te lo abbia detto. È difficile farlo parlare >>, ammise Retasu, osservandolo dettagliatamente in volto. 
<< Con me non è stato quasi mai zitto. >>
<< Caspita, hai un ascendente incredibile su di lui! >> sbottò, divertita dalla manifestazione della sua presunta modestia. 
<< Nah, penso che chiunque mi prenderebbe come modello di riferimento se l'alternativa fosse Kisshu. >>
<< Forse hai ragione >>, riuscì a dire Retasu prima di scoppiare a ridere. 
Certo che è proprio matta se riesce a ridere delle mie battute. 
Fu mentre era assorto in quel pensiero che Ryou la prese per mano. Retasu sussultò appena a quel contatto improvviso, ma ricambiò subito la stretta, sorridendogli timidamente.
Certo che è proprio bello vederla ridere. 
L'intrecciarsi delle loro dita racchiuse in sé tutto ciò che di più prezioso avevano ottenuto lungo il tormentato percorso di quel viaggio, un viaggio burrascoso come un mare in tempesta. 
Ryou percepì le mura della sua solitudine sgretolarsi sotto l'effetto di un piacevole tepore, un sentimento sbocciato in lui lentamente, cauto e riservato, ma intenso e inevitabile.
<< Facciamo due passi? >>
Avrebbe amato Retasu ogni giorno di più. Gi bastò sfiorare le sue dita, sentirle premute contro alle sue, per convicersene.
Quel "sì" mormorato appena dalle sue labbra gli scaldò il cuore. 
Camminarono a lungo, beneficiando di un piacevole silenzio. Il mare era calmo, raramente si potevano osservare delle piccole increspature formarsi sulla sua superficie, ma erano talmente sporadiche da generare il dubbio che si trattasse di un illusione ottica.
<< Credi che potremo convivere pacificamente? >>
Ryou rimase spiazzato da quella domanda, chiedendosi quale percorso avesse effettuato la mente di Retasu per giungere a quel bivio. 
<< Intendo con gli alie- i calipsiani >>, si corresse lei rapidamente. 
Ryou la scrutò attentamente. Si stava mordendo il labbro - probabilmente non se ne era neanche accorta, tanto era assorbita dai suoi pensieri -, sulla fronte le era comparsa quella piccola rughetta di perplessità che negli anni lui aveva imparato a catalogare alla perfezione e le sue pupille saettavano da una parte all'altra della spiaggia, come in cerca di una soluzione materiale a portata di mano. 
<< Come mai ci stai pensando? >>
Retasu arrestò la camminata e tornò a mordersi il labbro.  Ryou si irrigidì.
<< Tu e Kei ci avete sempre detto che una volta 
terminata la nostra missione i segni Mew sarebbero scomparsi. >>
Ryou la guardò dritto negli occhi, cercando di distrarsi dalle sue labbra. << Io e Kei sapevamo che i vostri segni sarebbero scomparsi, ma non sapevamo quando di preciso... Non lo sappiamo tutt'ora, ma una cosa è certa: voi non combatterete mai più, qualunque cosa accada >>, sentenziò deciso, << avete già perso abbastanza. >> 
<< Ryou... >>
Lui proseguì, calcando la sua ostinazione. << È giusto che qualcun'altro si occupi dei problemi futuri, voi ragazze meritate di vivere la vita che desiderate. E per rispondere alla tua domanda: no, non credo che potremo convivere pacificamente. >>
Retasu sospirò. << Lo immaginavo. Ma se invece funzionasse? Se potessimo smettere di combattere? Dobbiamo avere questa speranza. >>
<< Vuoi dire che dobbiamo avere più coraggio >>, la corresse Ryou, accarezzandole i capelli mossi dal vento. << Ci vuole coraggio a credere ostinamente che ci sia del buono in tutti e che il razzismo possa essere tenuto a bada. Io ti ammiro perché non ho questo coraggio - e ti prego, smettila di morderti il labbro. >>
Retasu arrossì di fronte al suo sguardo fattosi improvvisamente torbido e vi rimase incatenata come in preda a un'ipnosi.
<< Non lo fare più, intesi? >>
Il suo stomaco fece una capriola udendo quel tono di voce basso e roco. 
<< O-ok >>, mormorò, incredula e lusingata dall'effetto che gli faceva compiendo un semplice gesto involontario.  
Prima ancora che Retasu potesse realizzare l'accaduto, lui le afferrò il viso tra le mani e la baciò. 
Fu un bacio diverso, intenso e marchiante come i brividi che l'avvolsero. 
Finirono entrambi sdraiati al suolo, incuranti della sabbia tra i capelli e senza sapere come. L'unica cosa certa fu chi dei due avesse perso l'equilibrio.
<< Cosa ti manca di più della vita di prima? >> esordì Ryou dopo che entrambi ebbero terminato una lunga conservazione decisamente non verbale. 
Retasu teneva la testa appoggiata al suo petto e disegnava distrattamente cerchi concentrici sulla sabbia con un piede; lui le cingeva la vita con un braccio e con l'altra mano le accarezzava il viso. 
<< Ci sono tante cose che mi mancano >>, sospirò lei ad occhi chiusi. 
<< La più importante? >>
Era difficile cogliere il senso delle sue domande quando il tocco delle sue dita era così delicato e rilassante, tuttavia Retasu riuscì a dargli una risposta. 
<< I libri. >>
Dopo alcuni attimi di silenzio, Ryou smise di accarezzarla, attirandola ad alzare la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi. 
<< Scrivine uno. >>
Retasu lo sorprese a sorriderle in un modo che la destabilizzò.
Cosa?
Lo fissò come un pesce fuor d'acqua per un momento, poi si puntellò sul gomito per mettersi a sedere. << Come potrei scrivere un libro con il mio inesistente livello di istruzione? >>
Ryou si alzò a sedere a sua volta, fissandola con aria convinta. << Dimentichi di avere a che fare con un genio. Se lo unissi alla tua sensibilità, che è una dote innata, ne verrebbe fuori una storia unica. >>
Dopo un'infinito momento di silenziosa e privata riflessione, Retasu sentì una fitta all'altezza del cuore, un misto di dolore e commozione, sorpresa e smaniosa voglia di mettersi alla prova, dedicandosi a qualcosa che - lo sapeva - avrebbe amato con tutta se stessa. 
Ryou la spinse delicatamente al suolo non appena riconobbe uno scintillio di felicità nelle sue iridi, tenendola ferma per i polsi. Osservando il suo viso in controluce, Retasu si chiese se non si trattasse di un'apparizione; il suo sorriso luminoso e il suo sguardo intenso, portavoce di un sentimento che mai avrebbe creduto di potergli suscitare, le stavano scaldando l'anima.
Prima di chinarsi a baciarla, Ryou le sussurrò parole che avrebbero costituito le fondamenta del suo futuro. 
<< Scrivi la nostra storia, Retasu. Scrivi la storia di tutti noi. >> 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*****
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio dell'autrice:
E dopo un periodo di pausa durato circa un anno e mezzo... finalmente l'ho finita! Chiedo scusa per il ritardo ma come vi ho già detto con l'arrivo del caldo non riesco più a scrivere con la solita frequenza - nel mio cervello c'è solo: "Mare, mare, mare!". 
Il testo è piccolo e per questo vi chiedo scusa, ma purtroppo al momento non mi è possibile ingrandirlo (il mio pc ha un gatto dentro alla ventola, è un catorcio dell'era di Fred Flinston, quindi ho pubblicato dal tablet -.-). 
Chi ha letto anche "Non è ancora finita" avrà capito che mi piace concludere le mie storie con il lieto fine velandolo di amarezza. La volta precedente questa sorte 'amara' è toccata a Ryou e a Zakuro - massì, facciamo spoiler a caso! -, stavolta a Pai, però, da come avrete intuito, ho voluto introdurvi uno spiraglio della sua felicità futura attraverso l'apparizione di Cassiana. Stavolta sono stata meno cattiva, dai!
A proposito di Cassiana e Dark: li rivedrete ancora - se non vi piacciono io vi ho avvisate :P - e a proposito del cucciolotto ci tengo a dirvi che è un omaggio al primo cane che ho avuto, Dark di nome di fatto, e che accompagnerà Minto nella mia prossima long. 
La prossima long si intitolerà "The heart of everything" e inizierò a pubblicare i primi capitoli questo autunno, terminato il mio letargo. Questa storia è stata troppo tempo a vegetare nella mia cartella di "mai pubblicate" e, data l'affluenza di Minto/Kisshu, credo proprio che sia ora di proseguirla e di farla uscire allo scoperto ;)
Pobabilmente pubblicherò una one-shot extra di White Waters incentrata sui team Taruto e Touya che vedrà le due squadre in gara per conquistare il cuore della nostra scimmietta preferita. (Sapreste intuire la suddivisione del tifo? :D)
In forse, ma ancora meno probabile, è un'altra one-shot extra su White Waters che vede invece Minto e Zakuro alle prese con la loro futura scuola di teatro -  sì, alla fine l'apriranno.
Chiusa la mia parentesi pubblicitaria spero che questo epilogo tranquillo vi sia piaciuto. Io ribadisco la mia soddisfazione per aver terminato una storia lasciata incompiuta e vi ringrazio tantissimo per avermi tenuto compagnia nonostante tutto, per avermi fatta ridere e per avermi seguita dall'inizio alla fine.
Ci rivedremo con "Tu di che segno sei". Un bacione!
 
 

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