La Solitudine di Leo (/viewuser.php?uid=15690)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Via dalla realtà ***
Capitolo 2: *** Solo tra tanti ***
Capitolo 3: *** Memorie ***
Capitolo 4: *** Un Leone Stanco ***
Capitolo 5: *** Lei ***
Capitolo 6: *** Un Diverso ***
Capitolo 7: *** Solo in un sogno ***
Capitolo 8: *** L'ultimo Bacio ***
Capitolo 9: *** Bianco Mare ***
Capitolo 10: *** Schiava ***
Capitolo 11: *** Lui e Lei ***
Capitolo 12: *** Una Croce ***
Capitolo 13: *** Epitaffio - (solo non voglio stare, mi faresti compagnia per favore, compagno di vita?) ***
Capitolo 1 *** Via dalla realtà ***
Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Via dalla
realtà
Guardava alla
realtà con distacco, e ne usciva appena poteva. Aveva la forza di far finta di
nulla, e di sorridere sempre, anche di fronte alla morte. Perché a uno a uno
aveva perso tutti, e senza più affetti era costretta a rifugiarsi in un mondo
migliore per stare meglio con se stessa. Ma è proprio quando cerchi di salvarti
che il mondo ti butta giù. E così la giudicarono…
Attorno a lei
vedeva persone stranamente simpatiche. Un marinaio senza nave, un cantante muto,
un generale senza truppe, un intellettuale che non aveva mai letto, un bianco
dalla pelle nera, un matematico di parole, un innamorato senza più
amore…
E lei fra loro,
ma a distanza…perché anche loro facevano parte della realtà da cui voleva
fuggire…la stessa realtà fatta ormai di pillole bicolore e bicchieri di acqua
sporca, e di uomini in camice che ti guardavano
dappertutto…
E fu allora che
fuggì completamente dal terzo piano di quel palazzo…
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Capitolo 2 *** Solo tra tanti ***
Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Solo tra
tanti…
Sento degli
amici parlare di qualcosa; nulla di troppo importante…nulla che vi interessi.
Qualcuno ride, qualcuno scherza, qualcuno urla…
Li sento
tutti…tranne uno…
Lo vedo al
tavolo, seduto tra loro. Ma il suo vicino gli da le spalle. Quello che gli sta
seduto davanti guarda altrove. E gli altri sono troppo lontani per ricordarsi di
lui. E lo vedo sorridere appena alla battuta di uno di loro; ma senza farsi
sentire, quel leggero sorriso svanisce dal suo volto. Ritorna a guardare il
vuoto.
Ora sorride
diversamente…gli occhi tenuti stancamente aperti, e il labbro leggermente
incrinato. E capisce che in quel momento è solo…
E allora, a
differenza dei suoi amici…inizia a pensare…
Grazie
mille per le recensioni di Kronos333 e balakov: ci tengo molto a questa storia
che narra i miei stati d’animo e quelli di molti altri.
Ovviamente,
a differenza del capitolo scorso, questa volta la storia è un po’ più simile a
me e soprattutto è un po’ più comune, anche se, a parer mio, di uguale
intensità.
Grazie
a chi leggerà…
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Capitolo 3 *** Memorie ***
Memorie
Guardo dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Memorie
Questa è la
storia di uno di loro. Sembra riduttivo, ma proprio non ce la faccio a raccontarli
tutti. La storia di un uomo solo, che non aveva famiglia o amici, e che aveva
solo un credo diverso…un credo sbagliato…
È la storia di
quando lo condussero vicino ai binari con una pistola piantata nella schiena; è
la storia di quando prese il treno, pieno di persone smarrite, sfinite. E ora è
diventata la storia di quelle persone. Quelle persone che non si rivolgevano la
parola, per poter sopravvivere, per ritardare una morte certa. Persone che erano
rimaste sole e che lasciavano sole le altre creature al loro
fianco.
Questa è una
storia piena di nebbia, piena di neve. Una storia che sparisce nel nulla lungo i
binari arrugginiti, dopo aver attraversato un cancello
bugiardo.
Questa è la
storia del gesto di uno di loro, che semplicemente capì…che dalla sua valigia,
ormai inutile, cancellò il suo indirizzo, e scrisse solo una parola:
“Auschwitz”.
Li guardo mentre
aspettano il treno del ritorno ai piedi del monte, mentre nudi e infreddoliti
non parlano a nessuno, nonostante stiano vicinissimi gli uni con gli altri. Li
guardo mentre sperano che il treno passi in fretta.
E non smetterò
di guardare, nonostante la mia vista continui a tremare…
Questo
capitolo non era in programma, ed è stato fatto di getto proprio in questo
momento…
Non
potevo evitare di dire la mia in un giorno del genere, e qui da me la pioggia
cade incessantemente, rendendomi triste più che mai. E mi rendo conto di essere
veramente poca cosa.
Penso,
e da qui vengono queste parole gettate su carta digitale…forse inutili, ma
intanto questo è il mio, come direbbe Guccini…
Grazie
a chi sta seguendo la storia…
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Capitolo 4 *** Un Leone Stanco ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Un leone
stanco…
Stava seduto su
un divano, inondato dalla luce di un televisore. La casa vuota e silenziosa, se
non per una voce allegramente incazzata. Una ragazzina, che qualche stanza più
in là parlava al telefono strillando. Ma lui era impassibile, quasi abituato. La
barba, tagliata troppo tempo fa, inondava il suo viso appeso, e le sue membra
erano troppo stanche di quel silenzio rumoroso e di quel morbido divano. Si alzò
sforzandosi leggermente, e i suoi occhialetti scivolarono lungo il naso. Se li
aggiustò con calma, e afferrò il bastone con movimenti quieti ma
decisi.
Il cappotto di
stoffa pesante coprì il suo corpo ormai ricurvo e stanco, e lentamente si
aggiustò il cappello.
Lo vidi uscire
dalla porta che affacciava sulle dure pietre della strada, mentre la ragazzina
ancora parlava con vigore. Richiuse la porta tirandola a sé, e lentamente si
avviò sotto il freddo illuminato dai lampioni, sorridendo
stancamente…
Penso
che questa è stata dedicata oltre che ai vecchi in generale, anche ad una
persona mia amica, che all’anagrafe è registrato come mio nonno…mi rattristo a
pensarlo però…
Grazie
a chi sta seguendo questo mio piccolo sfogo, queste cose già sentite e mai dette
abbastanza…
Grazie.
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Capitolo 5 *** Lei ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Lei…
Lo vedo quando
si esprime…quando guarda quella sua compagna arrossendo in viso. Quando annusa i
suoi capelli e guarda al suo seno. E pensai che fosse come
tutti.
Poi vidi la sua
compagna scappare schifata dopo che avevano parlato.
E vidi che
rimase lì, immobile, mentre alcune lacrime scorrevano fino al mento, gocciolando
verso terra, e incrociando la camicetta rigonfia sul petto; e le sue mani
stringevano la lunga gonna che calzava perfettamente attorno alle sue cosce
sinuose.
E sentii mentre
strillava con le lacrime agli occhi, mentre i suoi genitori impassibili
semplicemente non capivano.
L’ultima volta
che ho visto il suo viso, stava su una roccia di questo monte, e guardava
l’orizzonte che si deformava in morbide colline sinuose, che salivano e
scendevano come la seta di quella camicetta…
E capii che non
mi ero sbagliato. Perché lei era come tutti noi…
Di
solito non parlo spesso di questo argomento particolare…non so perché,
ultimamente in questi tempi, lo vedo troppo al centro dell’attenzione per una
cosa che a mio avviso è del tutto naturale…ma è ovvio che doveva esserci un
posto anche per loro nella mia storia…
Ringrazio
tutti quelli che continuano a leggere, soprattutto perché spesso li trovo
d’accordo con me ^__^ Grazie mille. Leo
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Capitolo 6 *** Un Diverso ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Un
diverso…
Anche quella
sera, con la luna luminosa, l’uomo si avviava sorridendo sulla strada che lo
avrebbe fatto allontanare da quella maledizione. Pochi soldi in tasca come al
solito. Ma un pacchettino in tasca; e più lo guardava più sorrideva, anche se
dagli occhi non fuggiva che tristezza. Guardò nelle sue mani nere di lavoro e di
natura, mentre camminava lentamente da solo lungo il marciapiede. Solo due
sigarette. Poi per quel mese nulla più.
Ma si, in fondo
è natale…
La fiamma
divampò nell’aria. Non quella dell’accendino…
Poco lontano il
suo capanno, e tre ragazzi scappavano senza voltarsi verso il buio di un parco
poco lontano.
Corse anche
lui…
Poi la vide
stesa a terra nell’erba gelata, coi vestiti strappati dal fuoco e dalla
violenza, e la pelle troppo scura per poterla riconoscere come
prima.
Chissà se quelle
lacrime avrebbero potuto spegnere tutte quelle fiamme…
L’uomo estrasse
dalla tasca il pacchetto e l’appoggiò sull’addome della ragazza. Un bacio sulla
fronte riarsa, e una sensazione da far schifo. Poi la prese in
braccio.
“Buon Natale…”
le augurò senza avere una risposta. E si avviò verso la casa cadente e in
fiamme, dove un’altra piccola creaturina li aspettava nel suo letto di
fuoco…
Negli
ultimi tempi sembra azzeccata un’ideologia del genere per una persona sempre
contro e sempre diversa. Spero che anche questo capitolo sarà apprezzato come i
precedenti, soprattutto per quello che sta succedendo in giro…per capire se
veramente siamo diventati così assurdamente psicotici da non capire che dietro
ad uno straniero c’è prima di tutto una persona…
Grazie
nuovamente a chi legge, commenta e apprezza!
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Capitolo 7 *** Solo in un sogno ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Solo in un
sogno
Vedevo la gente
accalcarsi attorno al suo corpo, mentre fiotti di sangue uscivano dal suo sogno
infranto. Ha lottato per cambiare un mondo ingiusto. Per distruggere i confini
di questo monte dove riposiamo in tanti. Perché voleva la
pace…
Triste risveglio
da un sogno troppo bello…
Il suo cuore
smise di battere quando capì che in questo mondo non c’era posto per lui. Quando
un proiettile sfondò le ossa che ben proteggevano il suo sogno puro e innocente,
colpendolo nel centro di un qualcosa più grande della sua stessa
vita.
Inerme, e con
gli occhi vuoti, giaceva in terra il suo corpo, riempito dalla realtà sporca che
lo circondava.
…ma…
…eccolo…ha fatto
presto…
È ai piedi del
monte che guarda con aria di sfida la cima. Poi comincia ad arrampicarsi, e il
suo sogno lascia le tracce del suo passaggio su quel monte indorato da un
bellissimo tramonto.
Peccato che qui
il suo sogno è ormai inutile…
Nulla
da dire…rinnovo i ringraziamenti a tutti! E alla prossima…
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Capitolo 8 *** L'ultimo Bacio ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
L’ultimo
Bacio
Cullava quella
creaturina con l’affetto tipico di una madre. La teneva stretta tra le braccia,
restando immobile davanti alla porta di una casa. Piangeva mentre sorrideva, e
continuava ad accarezzare il bambino, e a tenerlo stretto come si tiene stretta
la cosa più importante della propria vita. Lo baciò sulla fronte un’altra volta,
poi lo avvolse in numerose coperte, stando attenta a non stringere troppo e a
non lasciarlo scoperto in nessun punto. Ora solo il visino dormiente della
piccola creatura si affacciava tra le spesse coperte, e ancora una volta la
donna sorrise, pensando che in fondo le assomigliasse…
Lo baciò sulle
labbra, teneramente, per poter sentire l’ultima volta il calore di suo figlio.
Poi lo appoggiò sulla soglia della porta, e facendo attenzione a non fargli
troppo male, gli premette il naso.
Guardò il suo
musino che si imbronciava teneramente mentre apriva gli occhi leggermente
infastidito da quel gesto, poi corse via, senza più voltarsi, tenendo gli occhi
chiusi e serrati per non cedere alla tentazione di tornare a prenderlo, perché
sapeva che solo così avrebbe avuto un futuro migliore.
Il bambino
iniziò a piangere…e fu allora che quella donna rimase completamente
sola…
Mi
spiace di essere stato poco comprensibile nell’ultimo capitolo…mi dispiace
soprattutto perché è un capitolo a cui tengo molto, dedicato, un po’, anche a me
stesso: dedicato, in pratica, a quelli che Nietzsche chiamava “Spiriti Liberi”,
non credo ci siano spiegazioni. E non ho mai pensato di sacrificare il mio
naturale dilungarmi nelle parole, perché non credo che quel capitolo possa
essere cambiato in qualche punto. Più lo leggo e più non riesco a dire nulla…per
questo mi dispiace davvero tanto…in ogni caso grazie a tutti di aver letto e
commentato anche quest’altro mio momento di debolezza, e spero di essere più
caso nell’avvenire!^__^
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Capitolo 9 *** Bianco Mare ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Bianco
Mare
Il liquido, dal
sapore aspro e dal colore rosso, gorgogliava, frizzando, dalla bottiglia alle
sue labbra. Ne buttava giù lunghi sorsi, e da un po’ aveva dimenticato il
bicchiere che gli avevano messo a fianco. Qualcuno lo guardava con la coda
dell’occhio; lui sentiva quegli sguardi, ma non gl’importava
nulla.
Ormai aveva
perso tutto, tutto in una mossa. E cercava conforto in quella bottiglia di vetro
da pochi soldi. Un giornale sul bancone con dei cerchi rossi facevano capire
bene al barista il perché di tutto quell’alcool quella sera. E così il ragazzo
non disse nulla, e voltò lo sguardo in direzione del lavello dove erano raccolte
montagne di tazzine sporche di rossetto delle signore per bene...
E quando sentì
che il suo corpo era ormai vuoto, a parte per il vino che aveva fatto scendere
giù per la gola, uscì, più lucido di quando era entrato. Si avviò per quella
lunga strada, che portava al porto e alla scogliera. Un faro illuminava a
malapena la notte, e il mare era bianco al cospetto della
luna.
Sentì il vento
sul viso, mentre sempre più velocemente si avvicinava all’acqua tiepida, così
accogliente e solidale…
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Capitolo 10 *** Schiava ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Schiava
Ogni spinta era
una coltellata; ogni sospiro un fremito allo stomaco; ogni bacio una lacrima in
più.
L’uomo si
sentiva appagato da tutta quella foga animalesca, fino a raggiungere il piacere
massimo, che lo sfinì di soddisfazione.
La donna,
continuava con i suoi modi sensuali, nonostante provasse un profondo disgusto
per quella persona a cui aveva concesso il suo corpo
schiavizzato.
Si rivestirono,
ormai completamente distaccati. L’uomo tirò fuori il portafogli in pelle beige,
dal quale estrasse la maledizione di tutti noi…
La donna prese i
soldi e li mise con violenza nella borsa, poi chiese una sigaretta all’uomo che
intanto si aggiustava una cravatta blu davanti a uno squallido specchio; non si
voltò nemmeno, e buttò un pacchetto sul letto, pietosamente sporco di vergogna e
sudore.
Senza troppi
complimenti, afferrò il pacchetto e andò via.
Qualche minuto
dopo era all’angolo di una strada che vomitava il suo schifo, per poter rendere
la sua anima meno sporca…
Forse
questa storia è una delle più crude, eppure a mio avviso è anche una delle più
incomplete…ma giudicate voi, che sicuramente saprete fare meglio di me!
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Capitolo 11 *** Lui e Lei ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Lui e
Lei
Lui suonava
lentamente il suo strumento, emettendo suoni tristi, rochi, quasi senza
forza.
Lei stava stesa
su un letto, facendo scorrere le lacrime copiose dai suoi
occhi.
Lui ogni tanto
sembrava incazzato.
Lei era
completamente persa nella rabbia.
Lui voleva
uscire e andare via.
Lei non faceva
altro che stare chiusa in casa.
Lui prendeva a
pugni la ragione.
Lei si faceva
prendere a pugni dai sentimenti.
Lui mangiava
nervosamente.
Lei non aveva
più fame.
Lui beveva vino
a volontà.
Lei sentiva che
anche l’acqua le faceva male.
La solitudine si
manifesta ancora una volta anche nell’amore. E proprio quando questo evento
distrugge le anime di due passanti, ecco che interviene la paura. Ma io mi
chiedo ora…chi di loro è veramente solo?
Un’altra
pagina del diario umano…
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Capitolo 12 *** Una Croce ***
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Guardo
dall’alto, da un monte sperduto…
qui arrivano
solo i più forti, i più coraggiosi…
…i più
sfortunati…
…i derelitti
della società, gli emarginati…
…gli
scarti…
…gli
inutili…
…chi è senza
qualcosa…
…pochi…
…quasi
tutti…
…chi è morto
dentro…
Questo è il
regno di chi è solo…
Una
Croce
I chiodi
penetravano la sua carne nei polsi e nelle caviglie. Il sangue scendeva a
fiotti, gocciolando sulla terra bagnata da una sottile pioggia appena accennata.
Sotto di Lui, persone che probabilmente non aveva mai visto da uomo, ma che
trasmettevano un odio incondizionato, del quale ebbe paura. Sentiva la morte, la
morte umana arrampicarsi lentamente sulla sua spina dorsale, provocargli dei
brividi lascivi, come una tentazione. Fu allora che esitò. Fu allora che anche
Lui chiese aiuto al padre. Fu allora che anche Lui si sentì
solo.
Accanto a Lui,
altri due giudicati, altri due diversi guardavano con occhi sofferenti la Sua
persona. Lo videro chiamare qualcuno che non lo avrebbe salvato in quel momento.
Piansero per Lui, e pieni di amore spirarono insieme.
Ma se anche Lui
si è sentito solo in quel frangente, se anche Lui ora è qui a rendere il nostro
supplizio meno pesante, come possiamo salvarci noi, che siamo solo la sua ombra
deformata dal sole al tramonto?
Anche
questo omaggio mi è sembrato doveroso: qualcuno tempo fa mi aveva chiesto se
avrei inserito un personaggio, se non sbaglio…
Ho
voluto omaggiare proprio questo personaggio non in quanto Dio, ma in quanto
uomo, e non da cattolico, ma da fratello…
Grazie
a chi legge, commenta e comprende…
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Capitolo 13 *** Epitaffio - (solo non voglio stare, mi faresti compagnia per favore, compagno di vita?) ***
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Epitaffio
(Solo non voglio stare, mi faresti compagnia per favore, compagno di vita?)
“Si può essere
soli in due?”
Stava seduta sul
suo sellino, in un treno, non importa per dove. Il vagone semivuoto, e comunque
pieno di disinteresse. C’era qualcuno che leggeva parole scritte da chissà chi,
qualcun altro che inforcava gli occhiali per continuare il suo lavoro, e pochi
altri che si isolavano nella musica di un auricolare. Il silenzio regnava
sovrano, insieme alla solitudine di ognuno di loro.
Un’altra
fermata, e un ragazzo salì sul treno e si andò a sedere proprio di fronte a lei.
Per un momento la ragazza distolse lo sguardo, mentre quell’altro posava i suoi
bagagli. Anche quando si sedette, la ragazza continuava a guardare il paesaggio
scorrere oltre il finestrino.
Un’occhiata
fugace al ragazzo, e allora si accorse che quello la stava guardando sorridendo.
Sorrideva con una purezza assurda, quasi di un altro mondo. Sorrideva come
nessuno avrebbe mai sorriso. Sorrideva…e fu questo che fece sorridere anche la
ragazza.
“Ti va di
parlare un po’ con me?”
Sembra nulla. Un
gesto quotidiano, e al tempo stesso inconcepibile. Una semplice richiesta spezzò
i confini di questo monte. Una semplice domanda accese due sorrisi e due anime.
Una semplice purezza allontanò silenzio e solitudine.
In fondo è
facile…
Una
conclusione banale, forse non degna di tutto il resto della storia proprio per
la sua assenza di originalità, per la sua “normalità”, completamente fuori
contesto. Ma ci ho fatto molta attenzione: non mi piacciono i finali pessimisti,
forse perché non sono pessimista, ma soprattutto non mi piace il vuoto…mi piace
lasciare sempre qualcosa, un’emozione, anche negativa, ma voglio che si provi
qualcosa a queste parole scritte…
Ovviamente,
però spero in un riscontro positivo!^__^
Dedicato
a molti e a pochi, e come al solito a tutti…
Ringrazio
tutti quanti voi, fedeli lettori che mi avete regalato la vostra attenzione, i
vostri commenti, le vostre impressioni, a volte i vostri dissensi, molte altre
la vostra comprensione, e tante emozioni!
…Grazie…
Leo
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