What about a new life

di se solose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Faceva caldo. Un giugno così afoso non capitava da così tanto tempo che Felicity non riusciva a ricordare neanche l'ultima volta che aveva dormito praticamente nuda durante la notte, oltre quella appena trascorsa. Gli ultimi giorni, settimane, forse erano state le più felici della sua vita: mai avrebbe pensato di poter vivere in quel modo. Di vivere Oliver in quel modo. L'ultimo anno tra alti e bassi l'aveva portata ad accettare quel sentimento così grande persino per lei e dunque era pronta all'eventualità che tutto non sarebbe stato rosa e fiori, che mai avrebbe potuto vivere una storia normale con il giustiziere di Starling City ma poi qualcosa era cambiato, Oliver era cambiato. Probabilmente il desiderio di vivere e recuperare tutto quello che negli ultimi anni aveva lasciato andare troppo facilmente era finalmente prevalso in quell'uomo che troppa paura aveva della felicità.

Uscita dal suo vortice di pensieri riprese a guardarsi allo specchio con fare indeciso mentre tentava di capire che cosa mancasse nel suo outfit per poter essere perfetto; quella vita da nomade che avevano fatto nelle ultime tre settimane iniziava a piacerle ed anche parecchio. Thea teneva Oliver costantemente aggiornato con veloci messaggi e lunghe telefonate serali rassicurandolo soprattutto sul suo stato di salute da donna resuscitata mentre John le mandava costantemente degli sms per aggiornarla sulla situazione a Starling City e qualche foto della piccola Sara che stava crescendo a vista d'occhio alternando frasi d'un blando interesse nei confronti di quello che, fino a qualche mese prima, considerava di famiglia.
“Dovresti aggiungere questa” le disse un Oliver a petto nudo, avvolto soltanto dal telo da bagno, posandole sul collo una collana color corallo.
“Così sei perfetta” sentenziò lasciandole un bacio tra i capelli prima di tornare verso la valigia.
“Lo sai che adoro questa collana, vero?” gli sorrise la ragazza andandosi a sedere sul letto, esattamente davanti a lui così da ammirare ogni suo movimento, ogni suo muscolo tonico muoversi.
“Lo spero bene, mi sono quasi tagliato una mano per farla” la rimbeccò lui infilandosi i pantaloni.
“Me lo ricordo, tu provavi ad aggrovigliare quella ferraglia intorno alle perline a mani nude, onestamente ancora mi chiedo come tu ci sia riuscito! – Sorrise al ricordo di quell’episodio - E' stato uno dei regali più belli che tu mi abbia fatto, ultimamente” gli disse tirandosi su e dirigendosi verso di lui con occhi maliziosi.
“E quale sarebbe il più bello? Sono genuinamente curioso di sapere cosa merita il primato” Le disse lui avvolgendola tra le sue braccia prima di posare le labbra sulle sue non ancora imbellettate.
“Direi che questo – lasciandogli un bacio sulla punta del naso – merita il primo posto, non credi?”
Oliver le regalò un sorriso a tutto tondo prima di tuffarsi di nuovo nella morbidezza della sua pelle, assaporandone centimetro dopo centimetro come se non lo avesse mai fatto e quello fosse il suo unico scopo. Minuto dopo minuto sembrava che in quei due corpi il desiderio non facesse altro che accentuarsi, avevano aspettato così tanto e tanto era quello che dovevano recuperare, come passare una giornata, una solamente, nel letto a coccolarsi, a ridere, nudi nel corpo e nell’anima, facendo un bellissimo gioco: amarsi. Amarsi fortemente, gentilmente, amorevolmente perché loro erano così.

Oliver le lasciò un ultimo piccolo bacio prima di spostarsi sulla parte sinistra del letto.
“Qualcosa mi dice che resteremo così tutto il giorno, vero?” fu la domanda retorica che le fece dopo aver ripreso fiato.
“Sono una persona così orribile se ti rispondo di si?” Montò una delle sue facce migliori, dagli occhi teneri, alle quali Oliver non poteva dire no, non ci era mai riuscito. Prese la sua mano e la baciò in segno di assenso.
“Dove volevi andare oggi?”
“Niente di importante solo, sarei voluto andare al mare. Sai, credo di non esserci mai andato da quando…sai, la nave è affondata”
“Hai vissuto su un’isola” lo imbeccò lei ma tutto quello che ricevette in risposta fu un’occhiataccia.
“Non ci sono più andato per piacere, intendo.”
“Oh. Perché?”
“Non lo so, probabilmente mi ricordava solo molte cose brutte”
“E cos’è cambiato?” chiese ancora, cercando di scavare in quell’abisso sconosciuto che era la sua parte oscura.
“Forse tu. No, dico davvero. Mi dai il coraggio di fare cose che non farei altrimenti”
“Oliver, non so cosa dire” Furono gli occhi lucidi a parlare al suo posto e forse anche il cuore ormai irrimediabilmente fuori dal petto che volteggiava come una bambina che ha appena imparato a danzare. A rompere quel momento idilliaco fu il suono di un sms in arrivo sul cellulare della bionda informatica. Fu in quel momento che l’aria divenne più cupa, silenziosa e ancora di più malinconica.
“Notizie da ...” si bloccò montando sul viso uno sguardo triste.
“John? Si, credo che sia lui proprio adesso. – Si alzò dal letto per prendere il telefono a pochi passi da loro -  Dice che la scorsa notte hanno fermato un bel carico di droga che stava per arrivare in città e no, nessuna traccia di Vertigo se è quello che volevi sapere. – Aggiunse alzando lo sguardo dallo schermo – Potresti anche telefonargli qualche volta, Oliver”.
Le sorrise teneramente prima di scuotere la testa.
“Non sono così sicuro che gli farebbe piacere, lo sai anche tu”
“So solo che siete due testardi, voi due!”
Si allontanò, pronta a rimettere indosso i vestiti che avevano lasciati sparsi sul pavimento.
“Forza, andiamo! Dove volevi andare? Al mare? Su,su” Gli disse lei incita dolo a sbrigarsi ma tutto  quel tempo Oliver era rimasto immobile, silenzioso come non lo era da molto tempo.
“Che succede?” chiese ancora lei, preoccupata forse.
“Pensavo a Thea. Dice sempre che va tutto bene ma non sono sicuro sia la verità”
“Oliver, con lei ci sono Laurel e John, se ci fosse realmente qualcosa che non va non esiterebbero a dircelo”
“Si ma… E se tornassimo a casa?” chiese lui, sorprendendo entrambi.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Felicity prese una bottiglia di vino dallo scaffale basso mentre Oliver l’aspettava nei pressi del divano con due bicchieri pronti per essere riempiti. C’era uno strano silenzio nell'aria ma non era di quelli tesi, neanche imbarazzanti: un semplice silenzio. Quelli che ti puoi concedere con qualcuno con cui non hai bisogno di riempire spazi vuoti. Riempiti i calici i due si accoccolarono uno tra le braccia dell’altro in direzione della televisione.
“Questo non deve cambiare mai” disse lei infrangendo quella barriera di tranquillità.
“Cosa?”
“Questo. Lo stare abbracciati sul divano guardando un programma alla televisione” disse lei voltandosi più che poteva per guardarlo.
“Sono certo che tra vent’anni staremo ancora qui, così” la rassicurò stringendola ancora più a sé.
“Come stai?” gli chiese lei posando il vino ai piedi della poltrona per voltarsi a guardarlo davvero, questa volta. Erano tornati a Starling City da poco più di una settimana ed Oliver si era rifiutato categoricamente di far sapere a tutti che erano di nuovo in città, nonostante fosse stato lui stesso ad insistere per tornare sui loro passi. Avrebbe voluto capire con tutta se stessa cosa stesse passando in quella zucca che sentiva macinare pensieri su pensieri, la maggior parte contorti di questo era sicura, ma sapeva anche che Oliver non era pronto a parlarne.
“Bene, perché chiedi?” il ragazzo corrugò la fronte prima di buttare giù il suo vino tutto d’un fiato.
“Perché siamo tornati qui e ti sei chiuso in casa senza dire una parola a nessuno ed io non capisco, pensavo volessi tornare in città”.
“Infatti”
“E… allora usciamo!” azzardò una proposta lei, giusto per vedere cosa avrebbe risposto.
“So cosa stai cercando di fare” disse lui puntandole il dito una volta in piedi ma la compagna montò un’espressione interrogativa che la diceva lunga del fatto che non sapesse neanche lei cosa stesse cercando di fare, in realtà.

“Non fare quella faccia. Tu vuoi che vada da tutti quanti a salutare e dire che siamo tornati”
“Puoi biasimarmi? Insomma, non hai voglia di vedere almeno tua sorella?” chiese lei con una domanda retorica.
“Ovvio che lo voglio è solo che… ho paura che siano cambiate troppe cose, Felicity” finalmente era riuscito a dirlo ad alta voce, confrontandosi con le sue paure più remote. Felicity si tolse dal viso quell’espressione dura per sostituirla con un sorriso dolce, comprensivo mentre si avvicinava a lui per prendergli la mano tra le sue. Ne accarezzò il dorso con i polpastrelli per qualche minuto senza proferire parola.
“Oliver, odio dover fare il tuo grillo parlante ma… era già tutto diverso anche prima che noi partissimo. Ra’s, ti ha tolto tutto quello che conoscevi della vita da quando sei tornato dall’isola e forse, provo a tirare fuori solo una semplice sensazione, il fatto che tu sia riuscito a sconfiggerlo ti ha lasciato molto più tempo libero di quello che credevi” il suo tono era giocoso, uno dei suoi tanti modi per allentare la tensione che si accumulava sulle spalle di Oliver di tanto in tanto ma tutto ciò che stava dicendo era maledettamente serio; l’unica vita che Oliver avesse mai conosciuto una volta tornato dall’isola era quella del vigilante e quando Ra’s gliel’aveva portata via non aveva fatto i conti con quello che sarebbe successo dopo perché, il suo brillante piano, un dopo non lo contemplava. Il rimando che la sua mente fece al suo piano di sabotaggio dell’aereo su cui viaggiavano alla volta della città la fece rabbrividire.

“Forse” le disse ricadendo sconsolato sul divano. Affondò la testa tra le mani, quasi a volersi nascondere dalla sua donna, dalse stesso, da tutta la situazione ma soprattutto dai pensieri che la sua mente gli rimandava costantemente. Il pensiero di poter riavere tutta la sua vita indietro insieme alla felicità che Felicity gli faceva provare lo tartassava ogni notte prima che chiudesse gli occhi per concedersi un sonno ristoratore. 

Felicity gli posò un leggero bacio sulla nuca schiarendosi la voce poco dopo.
“Andiamo a trovare Thea” e lo prese per mano.


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