Tutta la vita davanti

di stella1983
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno più bello e più brutto ***
Capitolo 2: *** Il cuore di una madre ***
Capitolo 3: *** L'odio non muore mai ***
Capitolo 4: *** Una notte di speranze ***
Capitolo 5: *** Il ritorno alla vita ***
Capitolo 6: *** La paura di Candela ***
Capitolo 7: *** Una visita sgradita ***
Capitolo 8: *** Il ritorno a El Jaral ***
Capitolo 9: *** Una notte magica ***
Capitolo 10: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 11: *** Il regalo di Tristan per Candela ***



Capitolo 1
*** Il giorno più bello e più brutto ***


E come in un sogno, Candela e Tristan si svegliarono per l’ultima volta da fidanzati. Era finalmente arrivato il giorno che aspettavano da così tanto tempo che nessuno dei due riusciva a credere che fosse arrivato. Avevano dovuto superare tante avversità ma finalmente, il lieto fine, era lì, ad un passo, pronto a regalare ad entrambi la felicità che meritavano e aspettavano da tempo. La pasticceria e El Jaral erano in festa. Tutte le donne erano con Candela per aiutarla a prepararsi per il grande giorno. A El Jaral, invece, Tristan continuava a vestirsi con l’aiuto di Rosario, felice di vedere quello che aveva sempre considerato come un figlio, di nuovo davvero felice.
In chiesa era tutto pronto. Davanti a tutti gli abitanti di Puente Vejo, Tristan fece il suo ingresso al braccio di Aurora mentre, poco dopo, Candela, accompagnata da Martin, si recava verso l’altare, bellissima e radiosa più che mai.
“Candela, amore mio, andiamo a sposarci”, disse Tristan guardando la bellezza di quella che, da lì a poco tempo sarebbe diventata sua moglie. “Ti amo”, rispose Candela visibilmente emozionata. Don Anselmo, con la voce tremante per l’emozione, cominciò la cerimonia. Prima di pronunciare la formula del matrimonio, Tristan omaggiò il suo amore per Candela.
“Come una luce improvvisa sei entrata nella mia vita per non uscirci più. Giorgio dopo giorno mi hai guarito come nessuno è mai riuscito a fare. Accanto a te ho riscoperto la voglia d’amare e di vivere accanto ad una donna. Con te vivo un sogno che pensavo non potesse più tornare e dal quale non voglio risvegliarmi. Candela, amore mio, non voglio più immaginare la mia vita senza di te. Da oggi in poi, le nostre vite saranno unite per sempre. Ti amo”, disse Tristan con gli occhi che brillavano.
Il rito nuziale, ora, poteva cominciare. “Io Tristan prendo te Candela come mia sposa per amarti sopra ogni cosa, onorarti e servirti per tutto il resto della mia vita”.
“Io Candela, prendo te Tristan come mio sposo per amarti sopra ogni cosa, onorarti e servirti per tutto il resto della mia vita”.
 “Non desidero altra cosa”, rispose Tristan con il suo meraviglioso sorriso mentre le lacrime rigavano il volto felice di Candela.
“Con enorme gioia vi dichiaro marito e moglie”, disse un commosso Don Anselmo e davanti ad amici e parenti felici per la loro unione, Candela e Tristan si scambiarono un bellissimo bacio ricco d’amore.
Le campane della chiesa suonarono così a festa. Tutta Puente Vejo era felice per Candela e Tristan. Gli invitati al banchetto aspettavano gli sposi sul sagrato della chiesa. Felici e al settimo cielo per quello che era per tutti un giorno speciale, Candela e Tristan non potevano fare a meno di baciarsi e professarsi il reciproco amore.
Tra i più felici c’erano soprattutto Aurora e Martin, coloro che con determinazione avevano aiutato Candela e Tristan a diventare marito e moglie. “Grazie padre, non potevo sognare una madre migliore”, disse Aurora. “E io due figli come voi”, rispose Candela. “Sono molto felice” disse la nuova signora Castro-Ulloa guardando negli occhi Tristan. “Niente e nessuno potrà separarci”, rispose l’ex capitano mentre con le sue mani stringeva il viso della moglie stampandole un bacio sulle labbra.
All’improvviso, però, si sentì un colpo terribile. Tutti gli invitati, spaventati, cercarono di capire cosa potesse essere successo quando tutti videro il vestito bianco di Candela macchiarsi del sangue di Tristan. Qualcuno aveva colpito a morte il capitano che, in meno di un minuto, si accasciò tra le braccia della moglie, sorretto da Aurora e Martin. Aurora cercò di bloccare l’emorragia mentre Tristan perdeva i sensi. Senza perdere altro tempo, Tristan fu portato in ospedale. Fu subito evidente la gravità della situazione. Aurora, Martin e Candela cercavano di non perdere la speranza. Le condizioni di Tristan erano gravissime, il dottore decise di operarlo per fermare l’emorragia ed estrarre il proiettile. Senza alimentare false speranze, però, il dottore si rivolse verso i figli e la moglie per informarli della situazione: “Signori, voglio essere sincero con voi. La situazione è disperata. Lo opereremo per cercare di fare il possibile per salvargli la vita ma solo un miracolo potrà trattenerlo sulla terra”, disse il dottore mentre Aurora, Martin e Candela si disperavano per il dolore.

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Capitolo 2
*** Il cuore di una madre ***


Erano passate ormai ore dall’inizio dell’operazione e Aurora, Candela, Martin, sorretti dall’appoggio di parenti e amici, aspettavano con ansia notizie.
Alla villa, nel frattempo, Donna Francisca continuava a pensare al suo ultimo incontro con Tristan che aveva tentato un riavvicinamento prima delle nozze invitandola al matrimonio. Sicura di aver fatto la cosa giusta nel rifiutare l’invito, Donna Francisca era decisa a mettere i bastoni tra le ruote alla pasticcera. Mentre cercava di trovare il modo per allontanare Candela da Tristan, come una furia, nell’ufficio, entrò Raimundo.
“Come osi entrare in questo modo in casa mia”, esordì una furiosa Donna Francisca.
“Non è il momento di discutere Francisca, c’è una cosa che devi sapere”, rispose Raimundo”.
“Se sei venuto a parlarmi delle nozze di Tristan e di quella pasticcera hai fatto un viaggio inutile. Non ho nessuna intenzione di festeggiare un matrimonio che non avrà futuro”, replicò Donna Francisca.
“Zitta e ascoltami”, rispose Raimundo con un tono talmente duro che Francisca non potette fare altro che ascoltare quello che era venuto a dirle.
“Siediti, sarà meglio”, disse Raimundo indicandole una sedia.
“Ma insomma, Raimundo. Sbrigati a dirmi il motivo per il quale sei venuto. Non ho tutta la giornara a disposizione”.
“Quello che sto per dirti non ti piacerà. Riguarda Tristan”, cominciò Raimundo.
“Cos’altro ha combinato quel debole di mio figlio oltre ad aver sposato un’altra donna che non lo merita?”, chiese Donna Francisca.
“Tristan è in fin di vita. Gli hanno sparato sul sagrato della chiesa, subito dopo il matrimonio. Ora è in ospedale dove il dottore sta tentando un’operazione difficilissima nel tentativo di salvargli la vita. Solo un miracolo può salvarlo”, disse Raimundo con le lacrime agli occhi.
Donna Francisca non disse una parola. Era come se il sangue si fosse gelato. Le gambe non la sorreggevano: in quel momento, se le avessero inferto una coltellata, Donna Francisca sarebbe rimasta lì, immobile senza sapere, per la prima volta, cosa fare e cosa dire.
Tristan, il suo adorato figlio, colui che aveva sempre amato sopra ogni cosa nonostante i litigi e le discussioni, era su un letto di ospedale a lottare tra la vita e la morte.
“Francisca” - la chiamò Raimundo – “rispondimi. Tristan potrebbe morire. Dobbiamo andare in ospedale”, le disse Ulloa.
“Certo, non perdiamo altro tempo”, rispose Donna Francisca tornando in sé e decisa a stare accanto a suo figlio. Non gli avrebbe permesso di andarsene prima di lei. Non poteva e non voleva farlo. Senza perdere altro tempo, Francisca e Raimundo corsero al capezzale del figlio.

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Capitolo 3
*** L'odio non muore mai ***


Dopo ore d’attesa, tutti aspettavano con ansia di avere notizie sulle condizioni di Tristan. Candela sembrava la più disperata: quello doveva essere il giorno più felice della sua vita e rischiava di trasformarsi in un incubo dal quale non sarebbe più uscita.
Immersa nei suoi pensieri, Candela cominciò a pensare al suo amore per quel soldato dal cuore grande ma congelato che solo il suo affetto era riuscito a riscaldare. Dal primo incontro durante il rosario organizzato per ricordare la memoria di Pepa al primo bacio fino alle discussioni causate da Jacinta e alla meravigliosa proposta di matrimonio.
“Candela, Candela”, la chiamò più volte Aurora. “Dici a me piccola?”, rispose Candela. “Non perdete la speranza, Candela. Mio padre è un uomo forte e non ci lascerebbe mai soli. Vedrete che si riprenderà e potrete essere finalmente felici”, la incoraggiò Aurora.
“Non lo so Aurora, sono ore che aspettiamo la fine dell’operazione e nessuno è venuto a darci notizie. Non riesco a non pensare al peggio”, affermò Candela.
“Aurora ha ragione Candela, dobbiamo continuare a pregare e a sperare. Mio padre ce la farà”, aggiunse Martin. Quelli che ormai erano come figli per lei, si strinsero intorno a Candela per infonderle coraggio. Insieme, continuarono a pregare e ad aspettare.
Mentre anche Rosario, Emilia e Soledad cercavano di tirare su Candela che indossava ancora il vestito del matrimonio, intriso del sangue di Tristan, come una furia, arrivò Donna Francisca accompagnata da Raimundo.
“Maledetta, sarai contenta ora. Sei riuscita a farti sposare e ad assicurarti un futuro da signora mentre mio figlio potrebbe morire da un momento all’altro ma resterai sempre una povera pasticcera”, disse con rabbia la signora Montenegro.
“Francisca basta, non è il momento”, intervenne Don Anselmo. “Tristan sta lottando contro la morte e non hai di meglio da fare che attaccare la moglie di tuo figlio?”, continuò Don Ansemo.
“Moglie? Ha appena fatto in tempo a farsi mettere un anello al dito. Non sarà mai la moglie di mio figlio. Non finchè io sarò in vita. Ve lo assicuro”.
“Ora basta. Come osate venire qui e insultare così Candela? L’unica persona che non ha il diritto di stare qui siete voi. Avete reso un inferno la vita di mio padre solo perché si è ribellato al vostro volere. Siete solo una povera vecchia, sola e senza cuore. Tornatevene da dove siete venuta”, affermò con rabbia Aurora.
“Bene, vedo che in Svizzera non hai imparato niente. Hai la stessa arroganza di tua madre. Finirai come lei, figlia della levatrice”, ribattè la signora.
“Se finire come mia madre significa continuare ad essere amata e ricordata dopo tanti anni dalla sua morte, spero di riuscirci”, disse con orgoglio Aurora.
“Ora basta!”, esplose Candela. “Mio marito è su un letto, a lottare tra la vita e la morte e voi non avete niente di meglio da fare che venire qui ad attaccare me e i figli di vostro figlio? Non vi negherò di vedere Tristan perché anche la madre peggiore ha il diritto di stare accanto al proprio figlio in un momento di sofferenza ma esigo che rispettiate me, Aurora e Martin altrimenti quella è la porta”, affermò con rabbia Candela tirando fuori una forza che non pensava di avere.
Donna Francisca stava per controbattere ancora ma Raimundo e Don Anselmo la fermarono prima che potesse pronunciare parola mentre Candela, Aurora e Martin si tenevano per mano sperando di ricevere notizie il prima possibile. In quel momento finalmente arrivò il dottore.

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Capitolo 4
*** Una notte di speranze ***


L’arrivo del dottore congelò la lingua a tutti. Aspettavano da ore notizie e ora che il dottore era lì, davanti a loro, nessuno aveva il coraggio di chiedere. Era come se tutti temessero di ascoltare le parole che sarebbero uscite dalla bocca del dottore. In quel frangente, l’unico pensiero era Tristan.
Rosario stava rivivendo la sofferenza provata con la morte di Juan: Tristan era come un figlio per lei e saperlo in fin di vita gli trafiggeva il cuore.
Donna Francisca, per la prima volta, non sapeva cosa fare: lei che era abituata ad avere il controllo su tutto e su tutti non poteva fare assolutamente nulla. Il senso di colpa la stava trafiggendo: cosa avrebbe fatto se Tristan non fosse sopravissuto? Come avrebbe potuto continuare a vivere dopo aver augurato il male al figlio che aveva sempre amato nonostante tutto?
Emilia e Soledad si strinsero in un abbraccio mentre pensavano a quel fratello tanto amato che per loro avrebbe fatto qualsiasi cosa mentre Raimundo pensava al tempo che avevano perso per le bugie di Francisca.
E poi c’erano Aurora e Martin, gli adorati figli di Tristan. Entrambi si facevano coraggio l’uno con l’altra pensando a tutto il tempo che avevano trascorso lontani e ora che erano lì, ad un passo dal vivere felici e sereni, il destino si era messo ancora sulla loro strada spezzando i loro sogni.
E infine c’era Candela, la donna che era riuscita a risvegliare il cuore del bel soldato. Lei che aveva sofferto così a lungo nelle mani del suo primo marito e che con Tristan era riuscita a ritrovare la serenità e soprattutto la voglia d’amare, si sentiva morire con lui.
E dopo aver ripensato a tutti i momenti vissuti fino a quel momento con il suo capitano, Candela si alzò subito e senza perdere altro tempo si diresse verso l’uomo in cui aveva riposto tutte le sue speranze.
“Dottore, vi prego, diteci qualcosa”, esordì Candela. “Signora, Don Tristan è riuscito a sopravvivere all’operazione ma le sue condizioni restano ancora gravi. Non posso ancora dirvi se sia fuori pericolo o meno ma ci sono buone speranze che riesca a farcela. Le prossime 48 ore saranno fondamentali per sciogliere definitivamente la prognosi. Solo allora vi potrò dire con certezza se sopravviverà”.
“Ma come, non ci dite nient’altro?”, chiese Donna Francisca. “Non posso aggiungere nulla di più signora. Abbiamo estratto la pallottola che ha sfiorato organi delicati come il cuore e i polmoni ma fortunatamente non li ha trafitti. Ora bisognerà aspettare la reazione di Don Tristan. La buon riuscita dell’intervento dipende tutto da lui”, aggiunse il dottore.
“Capisco e, mi dica dottore, posso vederlo?”, chiese Donna Francisca. “Non posso far entrare tutti, affaticherei il paziente e non credo sia il caso”, affermò il dottore.
“Credo che la cosa migliore sia far entrare sua moglie e i suoi figli” dichiarò Raimundo e in quel momento Donna Francisca fulminò con lo sguardo Ulloa.
“Certo, facciamo pure entrare una donna che è sua moglie solo da qualche ora. In fondo io sono solo la donna che lo ha messo al mondo”, affermò Donna Francisca con tutta la rabbia che aveva in corpo.
“Francisca non ricominciare. Candela è la moglie di Tristan e ha tutto il diritto di restare al suo fianco. La tua presenza potrebbe nuocere alla serenità di nostro figlio. E lo sai bene”, aggiunse Raimundo.
“Don Tristan ha bisogno di tranquillità e di sentire al suo fianco le persone che lo amano”, concluse il dottore mentre lasciava la sala d’attesa invitando tutti al buon senso.
“Voglio solo il meglio per Tristan e se questo significa far entrare voi nella sua stanza non mi opporrò. Posso restare qui ad aspettare il suo risveglio”, disse Candela rivolgendosi a Donna Francisca.
“Non si dica che una madre tolga il posto che spetta alla moglie. Prego Candela accomodatevi pure. Mi basta sapere che mio figlio tornerà presto in sé e si renderà conto di meritare qualcosa di più che una maledetta pasticcera”, disse con orgoglio Donna Francisca lasciando l’ospedale.
Candela, Aurora e Martin si diressero così verso la stanza di Tristan. Candela scoppiò in un pianto disperato appena lo vide inerme, su un letto, mentre faticava anche a respirare.
“Non fate così Candela”, disse Aurora. “Avete sentito il dottore. L’operazione è andata bene, ora dobbiamo restare al suo fianco e fargli sentire la nostra presenza affinchè apra gli occhi e torni presto tra noi. Vedrete che andrà tutto bene”, aggiunse Aurora.
“Mia sorella ha ragione, Candela. Non dobbiamo perdere la speranza proprio oggi. Dobbiamo farci coraggio e continuare a pregare”, si limitò ad aggiungere Martin cercando di credere per primo alle parole che erano uscite dalla sua bocca.
Dopo essere stati al fianco del padre, Aurora e Martin raggiunsero tutti gli altri in sala d’attesa per riferire loro le sue condizioni.
“Allora come sta?”, chiese Rosario. “E’ incosciente ma respira da solo anche se a fatica. Dobbiamo restargli vicino, ha bisogno di sentire il nostro amore”, riferì Aurora.
In quell’istante arrivò nuovamente il dottore: “Signori credo sia meglio che torniate a casa a riposare. E’ stata una giornata lunga per tutti. Andate e tornate domani quando potrò dirvi qualcosa in più”.
“Ma non sarebbe meglio restare con lui e parlargli facendogli sentire tutto il nostro amore?”, chiese Aurora.
“Certo signorina ma ora è tardi e non potete restare tutti qui. Andate a riposare e tornate domani. Sarà sufficiente che con Don Tristan resti solo una persona”, concluse il dottore.
“Vado ad avvisare Candela che torniamo a El Jaral. Sicuramente lei vorrà restare qui”, disse Martin mentre tornava nella stanza del padre.
Candela era lì, accanto a suo marito, e continuava a parlargli e ad accarezzargli le mani. “Candela, il dottore ci ha chiesto di andare a casa e di tornare domani. Qui può restare solo una persona e presumo che vogliate essere voi”, disse Martin.
“Sì Martin, non voglio allontanarmi da tuo padre. Resterò qui, voi andate a risposarvi tranquillamente”, disse Candela.
“Anche voi avete bisogno di riposo e di cambiarvi. Avete ancora il vestito intriso di sangue”, le disse Martin.
“Questo è il mio ultimo problema Martin. Voglio solo restare accanto a tuo padre, fargli sentire la mia presenza e non lasciarlo solo. Portatemi voi un vestito domani. Per stanotte posso restare così, tranquillo”, concluse Candela invitando Martin a tornare a El Jaral con gli altri.

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Capitolo 5
*** Il ritorno alla vita ***


Rimasta sola, Candela si sedette accanto al letto del suo adorato Tristan, quel cavaliere senza macchia e senza paura di cui si era innamorata sin dal primo giorno per quel cuore grande e generoso che aveva dimostrato di avere. Come poteva dimenticare quella sera terribile in cui Frutos tentò di abusare di lei? Se non fosse intervenuto il suo Tristan chissà cosa sarebbe successo senza parlare di quel mascalzone di Ricardo che aveva tentato di rovinarle nuovamente la vita e che, fortunatamente, era uscito dalla sua vita grazie al suo bel cavaliere.
Sola e con il cuore colmo di dolore, Candela si sedette accanto a suo marito, gli prese le mani e cominciò ad accarezzarle sperando che potesse sentire la sua presenza.
“Amore mio, darei la mia vita per rivedere di nuovo i tuoi bellissimi occhi e il tuo meraviglioso sorriso. Oggi, doveva essere il giorno più bello della mia vita e mi ritrovo qui, a pregare per te sperando di non perdere la cosa migliore che mi sia mai capitata. Ti prego, non lasciarmi sola, ho bisogno di te, sei tutta la mia vita. Fa che questo possa essere ancora il giorno più bello della mia esistenza aprendo gli occhi”, disse Candela mentre le lacrime continuavano a rigarle il viso.
Tristan era lì, ancora inerme nel suo letto ma le parole di Candela sembravano aver smosso qualcosa in lui. Improvvisamente, Tristan cominciò a muovere la mano facendo sobbalzare Candela dalla sedia.
“Amore mio, sono qui con te. Stringimi la mano se riesci a sentirmi”, gli disse Candela. Senza perdere altro tempo, Candela andò a chiamare il dottore che, arrivato in stanza, spezzò le speranze della donna. “Signora, quello di suo marito è stato solo un riflesso. Non si sta svegliando. Abbiate pazienza, dobbiamo aspettare ancora un po’”.
A quelle parole, Candela si demoralizzò nuovamente ma restò lì, accanto al suo uomo e continuò a parlargli e ad accarezzarlo per tutta la notte.
Era ormai sorto il sole quando in ospedale arrivarono Aurora, Martin, Raimundo e Rosario. Candela non si era mossa per tutta la notte: temeva che se si fosse allontanata, Tristan sarebbe andato via per sempre.
“Candela, Candela”, disse sottovoce Aurora pensando che Candela stesse dormendo.
“Sono sveglia Aurora, puoi parlare tranquillamente”.
“Siete riuscita a dormire un po’?”, chiese Martin.
“E come avrei potuto. Non ci sono riuscita. Ho pregato e vegliato Tristan per tutta la notte sperando che si potesse svegliare da un momento all’altro. Ho anche avuto una piccola speranza quando ha mosso la mano mentre gli parlavo”, disse lei.
“Allora è cosciente?”, chiese Rosario.
“No Rosario, purtroppo il dottore ha detto che è stato solo un riflesso. Dobbiamo aspettare ancora e non perdere la speranza”, spiegò Candela.
“Perché non andate a El Jaral a risposarvi un po’?”, le chiese Aurora.
“No Aurora, preferisco restare qui. Mi avete portato un vestito?”, disse Candela.
“Certo e anche qualcosa da mangiare”, aggiunse Rosario.
“Ho lo stomaco vuoto, non riuscirei a mandare giù neanche un boccone”.
“No, Candela, così non va bene. Dovete mangiare e riposare per continuare a prendervi cura di Tristan. Non potete correre il rischio di ammalarvi”, le disse Raimundo.
“Non lo farò don Raimundo. Sto bene e continuerò ad esserlo”, concluse Candela mentre andava a cambiarsi. Dopo aver salutato suo figlio, Raimundo andò via.
Nel frattempo, alla villa, Donna Francisca era inquieta. Sentiva il desiderio di andare in ospedale: in quel momento avrebbe voluto essere lì, accanto a suo figlio, per prendersi cura di lui come non aveva fatto negli ultimi anni ma l’odio che provava verso Candela e i figli della levatrice era troppo forte per metterlo da parte. Nonostante l’amore che provava per Tristan, non gli avrebbe mai perdonato la scelta di aver preferito quella pasticcera e i figli della levatrice a lei. In quel momento, Mariana annunciò l’arrivo di Don Anselmo e Raimundo.
“Ci sono novità?”, chiese subito.
“Purtroppo no. Prima di venire alla villa sono passato dall’ospedale. Candela mi ha detto che Tristan ha trascorso una notte tranquilla, che ha mosso anche la mano per un momento ma che è ancora incosciente. Il dottore dice che bisogna aspettare ancora ma che ci sono buone speranze che si svegli presto”, spiegò Raimundo.
“Che il cielo lo voglia. Nessuno più di Tristan merita di essere felice accanto a sua moglie e ai suoi figli”, aggiunse Don Anselmo mentre Donna Francisca si limitò a lanciargli un’occhiataccia non proferendo parola.
Intanto, in ospedale, tutti erano al capezzale di Tristan. Aspettavano con ansia il momento in cui avrebbe aperto gli occhi regalando a tutti il suo meraviglioso sorriso. Aurora e Martin gli accarezzavano la mano e lo stesso facevano Soledad ed Emilia pregando che il loro caro fratello potesse tornare tra loro il prima possibile. Erano passate ore dal loro arrivo e così tutti andarono via lasciando Candela nuovamente sola con il suo amato.
Candela, nel frattempo, era lì, ai piedi del letto e continuava a guardare il suo amato con tutto l’amore del mondo. L’unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era sentirsi chiamare come solo lui sapeva fare. Improvvisamente, le mani di Tristan cominciarono a muoversi.
“Candela, Candela dove sei?”, disse con voce bassa. Candela alzò lo sguardo, pensò di sognare ma posando gli occhi su Tristan lo vide sveglio, lì nel suo letto, mentre la guardava con tutto l’amore del mondo.
“Amore mio sono qui”, disse Candela mentre le lacrime per la gioia cominciarono a scenderle ininterrottamente.
“E’ il giorno più bello della mia vita Tristan. Non sai la gioia che mi stai dando in questo momento. Ho avuta tanta paura di perderti”.
“Non devi averla più. Ora sono qui e non ti lascerò mai”, le disse Tristan mentre Candela gli stampò un meraviglioso bacio sulle labbra.
“Ho sentito la tua presenza accanto a me, le tue parole, le tue lacrime che mi bagnavano le mani. Non potevo andare via senza averti dato quella felicità che ti ho promesso, amore mio”.
“Non so spiegarti la felicità che provo in questo momento, vita mia”, aggiunse Candela.
“Devo dirlo ad Aurora e Martin. Sono andati via un attimo fa ma mi hanno detto che sarebbero tornati presto”.
“Allora vedrai che tra un po’ saranno qui”.
“Vado a chiamare il dottore, deve visitarti. Torno subito, amore mio”, gli disse Candela.
Il dottore arrivò e dopo aver visitato Tristan confermò che il peggio era passato. “Don Tristan è un piacere avervi di nuovo tra noi. Certo, il percorso è ancora lungo ma non c’è più alcun pericolo di vita. Dovrete, tuttavia, osservare un lungo periodo di riposo prima di tornare alle vostre attività”.
“Lo farà, dottore. Osserverà scrupolosamente tutte le vostre raccomandazioni. Ve lo posso assicurare”, disse Candela con un sorriso che le illuminava tutto il viso.
Mentre il dottore lasciava la stanza, Aurora e Martin, accompagnati da Rosario tornarono in ospedale. Entrati in stanza scoppiarono in un pianto di gioia.
“Padre, siete sveglio”, disse Aurora mentre lo abbracciava.
“Padre, è una gioia immensa vedervi di nuovo tra noi”, aggiunse un emozionatissimo Martin.
“Sì, figli miei. Non vi libererete di me così facilmente. Abbracciatemi tutti e due”.
Dopo aver stretto a sé i suoi ragazzi, guardò Rosario e disse: “E tu, non mi dai un abbraccio?”.
“E come non potrei, signore. Non sapete la gioia che mi state dando in questo momento”, rispose la donna.
“Si è svegliato quando siete andati via. Ha cominciato a muovere le mani e poi ha pronunciato il mio nome. Ho pensato di essermi addormentata e di stare sognando ma quando ho alzato lo sguardo ho visto che, fortunatamente, era tutto vero”, spiegò Candela.
“E cosa dice il dottore?”, chiese Martin.
“Ci ha detto che il peggio è passato ma che dovrà osservare un lungo periodo di riposo prima di tornare alla vita di sempre ma non è più in pericolo di vita”, rispose Candela.
“E’ una notizia splendida, padre”, disse Aurora mentre gli stampava un bacio sulla fronte.
“Martin, dobbiamo avvisare tutti. Io andrò da alla villa ad avvisare Maria e zia Soledad. Tu va da nonno Raimundo e da zia Emilia”, ordinò Aurora.
I due ragazzi e Rosario, felicissimi, lasciarono così l’ospedale. Non prima di aver dato un ultimo bacio al loro adorato genitore e lasciandolo nelle buoni mani di Candela.
“Vieni qui, vicino a me”, disse Tristan.
“Eccomi, amore mio. Vuoi che vada a prenderti qualcosa da mangiare o da bere”.
“No, ho solo bisogno di un bacio”, rispose lui.
Candela non se lo lasciò ripetere due volte e i due si scambiarono un bacio passionale che solo una fitta dolorosa fermò.
“Amore mio cos’hai?”, chiese Candela.
“Tranquilla, tesoro. E’ solo la ferita che fa ancora male ma sono un soldato, sopporterò”, la rassicurò Tristan.
“Non fare inutilmente l’eroe, però. Non ce n’è bisogno. Se vuoi vado a chiamare il dottore”.
“No, amore mio. Non ho bisogno di nessun dottore ma solo di mia moglie e dei suoi baci”.
E di fronte a quelle parole,il cuore di Candela si sciolse e i due tornarono a baciarsi come non avevano mai fatto fino a quel momento.
 
 
 
 
                               

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Capitolo 6
*** La paura di Candela ***


Tristan dormiva nel suo letto e Candela non riusciva a non guardarlo. Non le sembrava vero di vederlo così sereno mentre riposava dopo aver rischiato di morire. Era come se fosse stato tutto un incubo che, fortunatamente, era finito con un lieto fine. Tristan migliorava giorno dopo giorno grazie alle cure della sua Candela, dei suoi adorati figli e di Rosario. Non lo lasciavano mai solo. Circondato dal loro amore, Tristan si stava rimettendo con una velocità che sorprese anche i medici. La sua era voglia di vivere accanto alla sua famiglia: non avrebbe permesso a nessuno di togliergli quello per cui aveva lottato tanto.
Candela continuava a ripensare a tutti i momenti vissuti con Tristan e a quelli che avrebbe ancora vissuto con lui ma una voce interruppe i suoi pensieri: “Candela state bene?” disse Aurora.
Alzando gli occhi, vide di fronte a sé quella che per lei era come un figlia e la cara Rosario.
“Sì bambina mia, sto benissimo. Che ci fate qui? Tu non dovresti essere al dispensario e voi Rosario a El Jaral?”.
“Dovrei, ma ho preferito passare prima di qua a vedere come state voi e mio padre”, rispose Aurora.
“E io ho deciso di accompagnarla”, aggiunse Rosario.
“Tuo padre migliora sempre di più”, disse Candela rivolgendosi ad Aurora. “Si è addormentato da poco, il dottore ha detto che deve riposare”.
“Dovreste riposare anche voi, Candela. Sono giorni che non dormite e mangiate come un uccellino. Non potete andare avanti così. Rischierete di ammalarvi”, la rimproverò Aurora.
“Sto benissimo bambina mia. Il mio unico desiderio è stare accanto a tuo padre. Mi allontanerò da questo ospedale solo quando lo dimetteranno. Prima di allora resterò qui”, rispose Candela decisa a non lasciare il suo uomo.
“Ma Tristan sta migliorando. Andate a riposarvi un po’, resterò io con lui”, le disse Rosario.
In quell’istante Tristan aprì gli occhi. “E’ bellissimo vedere le donne della mia vita tutte davanti a me”, disse con il suo meraviglioso sorriso.
“Padre, sono così felice di vedervi tranquillo”.
“Lo sono figlia ed è tutto merito vostro”.
“Visto che vi sentite meglio, vado al dispensario padre”.
“Vai pure Aurora”.
Dopo aver salutato tutti, Aurora andò via. Con Tristan restarono Candela e Rosario.
“Amore mio, vado a chiedere delle lenzuola pulite così posso cambiarle con l’aiuto di Rosario”, disse Candela.
Rimasta sola con Tristan, Rosario ne approfittò per parlarle di Candela.
“Rosario, ti vedo preoccupata”.
“Lo sono signore”.
“Ma non devi. Sto meglio e presto mi riprenderò completamente”.
“Lo so ma la mia preoccupazione non è per voi”.
“E per chi è?” chiese Tristan con aria preoccupata.
“Per Candela”.
“Candela? Perché cosa le succede?”.
“Dal giorno del vostro matrimonio non è mai tornata a El Jaral. Sono giorni che non dorme e mangia come un uccellino. Se continuerà così finirà per ammalarsi. Perché non cercate di convincerla ad andare a riposarsi? Resterò io con voi”.
“Non lo sapevo. La vedo stanca, è vero, ma pensavo fosse dovuto alla situazione. Non credevo che restasse qui giorno e notte. Le parlerò io Rosario, non preoccuparti. Non permetterò che si ammali per colpa mia”, la rassicurò Tristan.
Candela rientrò e notò uno strano silenzio tra i due.
“Che succede qui? Stavate parlando di me per caso”, chiese.
“Effettivamente sì”, le disse Tristan. “Rosario mi ha detto che da giorni non dormi e mangi pochissimo. Amore non puoi continuare così. Dovresti andare a El Jaral a riposarti un po’. Non c’è bisogno che resti con me tutto il tempo. Io sto meglio e posso restare tranquillamente da solo per qualche ora”.
“Non se ne parla. Non mi muoverò da qui. L’ho già detto ad Aurora e a voi Rosario. Non ho intenzione di lasciare mio marito da solo. Sto bene, l’unica cosa di cui ho bisogno ora è restare accanto a Tristan”, disse Candela con aria severa.
“Amore ascoltami. Anch’io desidero stare con te in ogni istante ma lo faremo quando tornerò a casa e soprattutto voglio vederti star bene. Se ti ammalassi per colpa mia non me lo perdonerei mai”.
“E io non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa mentre io non ci sono”.
Nell’ascoltare quelle parole, Tristan e Rosario capirono che Candela non era ancora riuscita a superare il terribile evento che aveva rovinato il giorno delle nozze.
“Amore, non mi accadrà nulla. Guardami, sono qui con te e sto bene. Lo sparo è stato solo un brutto incubo, devi dimenticarlo e concentrarti sul futuro”, le disse amorevolmente Tristan.
“Candela, Tristan ha ragione. Lo so che è stato sconvolgente ma fortunatamente è tutto superato. Dovete farlo ance voi”, aggiunse Rosario.
“Non ci riesco”, rispose Candela con le lacrime agli occhi.
“Davanti ai miei occhi ci sei sempre tu mentre ti accasci al suolo sanguinante. Ho paura che addormentandomi o lasciandoti solo l’incubo torni ad essere reale”.
“Non accadrà amore mio. Nessuno ci farà del male e ci separerà. Te lo prometto”, le disse Tristan mentre la stringeva tra le braccia.
“Rosario, sarà meglio che resti qui anche stanotte”, disse Tristan.
“Ma signore ha bisogno di riposare”, disse con aria preoccupata Rosario.
“Mi assicurerò che lo faccia Rosario, non preoccuparti. Si adagerà accanto a me. Ora vai, è tardi”.
Rimasti soli, Tristan continuò a stringere tra le sue braccia Candela.
“Amore, promettimi che supererai la paura di perdermi”.
“Non so se ne sarò capace. Stavo per perdere la persona più importante della mia vita. Non saprei cosa fare senza di te”.
“Non devi pensare a cosa fare senza di me ma a tutte le cose che faremo quando tornerò a casa. Lascia da parte i brutti pensieri e concentrati sul nostro futuro. La nostra vita insieme inizia ora, amore mio, e non lascerò che qualcun altro ce la rovini”.
“A proposito, domani la Guardia Civile verrà qui a parlare con te. Vogliono chiederti se ti viene in mente qualcuno che possa avercela con te”.
Tristan diventò serio in quel momento. “A parte Ricardo non mi viene in mente nessun altro”.
“Già. E’ il nome che abbiamo fatto io, Aurora e Martin. Lo stanno già cercando. Credi che possa essere stato lui?”.
“Non lo so ma in questo momento è l’unico che avrebbe avuto un motivo per farci del male, non credi?”.
“Sì, hai ragione”.
“Ora non pensiamoci più. Vieni qui, voglio tenerti stretta”.
“Ma Tristan, posso farti male”.
“Tu non mi faresti male neanche se volessi. Non cercare scuse, capito? Voglio dormire con mia moglie al mio fianco. Anche se dovrò farlo in un ospedale”, le disse con un sorriso Tristan.
Candela non potette far altro che esaudire il suo desiderio e si adagiò al suo fianco.
“Ti amo con tutta l’anima Candela. Avrei tanto voluto che il giorno del nostro matrimonio fosse stato il più felice della tua vita. Ti prometto che, d’ora in poi, la nostra vita sarà piena di gioie”.
“Non ho bisogno di promesse. Mi basta stare accanto a te, vederti sorridere, accarezzarti, ascoltare le tue parole per essere felice. Tutto il resto non ha importanza se con me ci sei tu, amore mio”.
Tristan la guardò con uno sguardo che avrebbe sciolto anche le pietre. Prese il suo viso tra le mani e la baciò con tantissima passione.
“Lo sai che non abbiamo ancora avuto la nostra, prima notte di nozze”, le disse maliziosamente.
“Non vorrai averla in ospedale, bel cavaliere”, rispose sorridendo Candela.
“Ovviamente no, amore mio ma quando uscirò te ne regalerò una meravigliosa”.
“Tu sei meraviglioso. Sei l’uomo migliore del mondo e…”, concluse Candela non riuscendo a terminare la frase di fronte alla veemenza con cui Tristan si riprese le sue labbra.
Quella notte, Tristan e Candela dormirono abbracciati, l’uno tra le braccia dell’altra. Non erano nel loro letto ma in quello di un ospedale ma nonostante tutto si sentirono felici e innamorati proprio come due ragazzini!

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Capitolo 7
*** Una visita sgradita ***


Era l’alba quando Candela si svegliò. Per la prima volta dopo giorni, era riuscita a dormire. Stare accanto a Tristan le aveva fatto bene. Si sentiva riposata e più serena dopo aver trascorso la notte tra le braccia di suo marito.
Approfittando del fatto che Tristan dormiva ancora, Candela uscì dalla stanza per andare a prendere qualcosa per fare colazione. Al suo ritorno, Tristan era ancora lì, addormentato, e Candela non riuscì a resistere dal dargli un bacio. Il sapore dolce delle labbra di sua moglie svegliò Tristan che, guardò con dolcezza Candela, le sorrise e le disse: “Buongiorno amore mio. Sei già sveglia?”.
“Ho aperto gli occhi da poco. Non avrei voluto svegliarti ma eri così bello mentre dormivi che non sono riuscita a resistere alla tentazione di darti un bacio”.
“Allora dammene un altro”.
Candela non si fece pregare e baciò con passione suo marito.
“Mi sono svegliato più volte durante la notte e ti ho guardata. Eri bellissima mentre dormivi al mio fianco, rilassata e serena”.
“Per la prima volta dopo giorni mi sono sentita tranquilla e non ho avuto nessun incubo”.
“Bene, mi fa piacere ma promettimi che questa sera tornerai El Jaral”.
“Amore ne abbiamo già parlato”.
“Appunto, non voglio che continui a sacrificarti per me. Io sto bene ormai e tu hai bisogno di riposo”.
“Posso farlo anche qui, con te. Tristan davvero, non voglio tornare a El Jaral senza di te. Voglio tornarci con mio marito. Ora, però, basta parlare di questo. Devi fare colazione”, disse mentre gli poggiava il vassoio sulle gambe.
“Dovresti farla anche tu”.
“Ho già preso qualcosa, non preoccuparti”.
“Devo fare finta di crederti?”.
“E’ la verità. Tristan, Rosario ha esagerato. Sto bene, davvero. Non c’è alcun problema”.
“Va bene ma se mangi qualcosa con me non ti farà male”.
“D’accordo, mi arrendo”.
“Bene, allora assaggiamo. Amore, i tuoi sono assolutamente un’altra cosa. Non si sono paragoni”.
“Appena tornerai a casa ti preparerò tutti i dolci che vorrai”.
“Dovresti tornare a farli anche per gli altri abitanti di Puente Vejo”.
“Per quello c’è tempo. Tornerò alla pasticceria solo quando ti sarai completamente rimesso”.
Tristan le sorrise. Ogni volta che Candela gli parlava capiva il grande amore che provava con lui. In quel momento arrivò la Guardia Civile.
“Buongiorno Don Tristan, mi dispiace disturbarvi ma ho bisogno di farvi qualche domanda”.
“Certo capitano, mia moglie mi aveva avvisato”.
“Allora, vostra moglie e i vostri figli mi hanno parlato di un certo Ricardo come probabile colpevole del vostro ferimento. E’ d’accordo?”.
Tristan guardò Candela prima di rispondere, le prese le mani e poi disse: “E’ l’unico nome che mi viene in mente in questo momento. Aveva un motivo molto importante per avercela con me. Penso che possa essere l’unico colpevole”.
“Bene, vostra moglie mi ha già raccontato tutto di lui. So che è il suo primo marito, che ha finto di essere morto e che ha disertato. Cominceremo le ricerche e se ci saranno novità verrò subito ad informarvi”, concluse il capitano.
Nel frattempo, alla Villa, anche Donna Francisca era stata informata della ripresa di Tristan. Appena sveglia decise di andare subito in ospedale a trovare suo figlio.
“Mauricio, fai preparare subito l’automobile”.
“Andate da qualche parte signora?”.
“Sì, vado da mio figlio. Ho il diritto di vederlo”.
“Certo signora, vado ad avvisare l’autista”.
Senza fare colazione, la signora andò via, diretta subito in ospedale. Nella sala d’aspetto non c’era nessuno e così, senza chiedere, si recò subito nella stanza di Tristan pensando di trovarlo solo a quell’ora. Appena varcò la porta, però, vide che c’era anche Candela. Pensò di andare via ma non sarebbe stata Donna Francisca. Orgogliosa come sempre, entrò con aria sicura, pronta anche a scagliarsi contro la pasticcera pur di rivendicare il suo ruolo di madre.
“Buongiorno, spero di non disturbare. Pensavo di trovarti solo”.
“Madre, come potete vedere non lo sono. Mia moglie non mi lascia mai solo”.
“Questa volta dovrà farlo. Devo parlare da sola con te”.
“Non se ne parla. Se avete qualcosa da dirmi dovrete farlo di fronte a Candela anche se credo che non ci sia più nulla da dire dopo il nostro ultimo incontro. Se non ricordo male non solo avete rifiutato l’invito al mio matrimonio ma avete anche maledetto la mia vita con Candela. Per quale motivo dovrei ascoltarvi ora?”.
“Perché sono tua madre, la donna che ti ha messo al mondo e in quanto tale ho il diritto di stare qui”.
“Diritto? Madre? Io non vedo nessuna madre in questa stanza, a parte mia moglie che con i miei figli si sta comportando come voi avreste dovuto fare con me. Candela è una madre, non voi”.
“Hai finito? Sono venuta qui con l’intenzione di firmare una tregua e non per litigare”.
“Tristan lasciala parlare”, disse Candela.
“D’accordo, vi ascolterò ma solo perché me lo chiede mia moglie. Avanti, parlate pure”.
“Sono disposta a perdonarti tutto e a ricominciare ad avere un rapporto ma solo con te”.
“Cosa significa solo con te? State scherzando vero? Io non sono solo. Nella mia vita ci sono i miei figli e mia moglie. Se volete avere un rapporto con me dovrete averlo anche con loro”.
“Non puoi chiedermi questo, Tristan”.
“Sì che posso e se non accetterete le mie condizioni vivrò ugualmente felice”.
“Sei il solito stupido. Continui a voler inseguire l’onestà, l’integrità, valori che ti hanno portato quasi alla morte e per cosa? Per correre dietro alla gonna di una misera pasticcera che da te vuole solo una cosa”.
“Non osate mancare di rispetto a mia moglie. Voi non valete niente al suo confronto. Candela è il sale di questa terra, buona e generosa  come nessuna ma voi non capirete mai. Continuate ad essere la solita vipera con la lingua velenosa. Continuate così e morirete sola ma è quello che vi meritate”.
“Tristan calmati, ti fa male agitarti”.
“Sto bene amore, non preoccuparti”.
“Signora, sarà meglio che ve ne andiate”, disse Candela rivolgendosi a Francisca.
“Ma guarda, Francisca Montenegro messa alla porta da una misera pasticcera. Vado ma non finisce qui. Tristan non ho mai voluto il tuo male e te ne accorgerai”. Dopo aver pronunciato quelle parole se ne andò.
Tristan era agitato e Candela se ne accorse subito.
“Amore mio calmati, non puoi agitarti”.
“Sono calmo ma non potevo permettere che continuasse ad insultarti”.
“Non ha importanza amore. A cosa serve prendersela? Tua madre è fatta così. Non mi accetterà mai ma a me non importa. Ciò che conta è il tuo parere”.
“Sai cosa penso. Sei una donna straordinaria e meravigliosa e ti amo con tutta l’anima”.
“Anch’io ti amo, Tristan ed è solo questo quello che conta”.
“Hai ragione amore mio. Vieni qui dammi un bacio”.
Tristan e Candela si misero così alle spalle quella visita sgradita. A rallegrare la loro giornata giunsero Aurora e Martin. Quel giorno restarono tutti e quattro insieme come una vera famiglia. Scherzarono e parlarono di tutto. A fine giornata, Aurora e Martin tornarono a casa mentre Candela, ancora una volta, restò lì in ospedale con suo marito. Il giorno dopo avrebbero avuto una bella sorpresa!

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Capitolo 8
*** Il ritorno a El Jaral ***


Era giorno da un bel po’ ormai e Candela dormiva ancora sulla poltrona mentre Tristan, sveglio da un pezzo, continuava a guardarla ammirando la sua bellezza. Non riusciva ancora a credere che quella donna meravigliosa avesse scelto proprio lui tra tutti gli uomini di Puente Vejo. Più la guardava e più si sentiva fortunato e al tempo stesso orgoglioso di essere il marito di una donna forte, coraggiosa, determinata e assolutamente bellissima.
Candela si svegliò in quel momento e guardandolo negli occhi, gli regalò uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
“Buongiorno amore mio”, disse lui.
“Buongiorno. Oddio  ma che ore sono?”, chiese lei mentre si avvicinava al suo letto.
Tristan sorrise, la guardò con dolcezza e le stampò un meraviglioso bacio sulle labbra.
“Che importanza ha che ore sono? Avevi di meglio da fare che stare con me?”.
“Ovviamente no, amore mio. Il tempo che trascorro con te è quello che spendo meglio”.
“Bene, sono contento che la pensiamo allo stesso modo. Eri così bella mentre dormivi che non ho voluto svegliarti. E poi ti meriti un po’ di riposo. Sono giorni che ti massacri per me”.
“Non lo dire nemmeno. Tutto quello che faccio per te lo faccio con amore e con gioia, lo sai bene”.
“Lo so amore, ma ti ripeto che devi pensare anche a te. Non vorrai essere senza forze quando tornerò a El Jaral?”.
“Tu non preoccuparti. Non sarò mai senza forze per te”, le disse lei mentre si baciavano.
Quel giorno aveva qualcosa di speciale, di unico. Nonostante fossero ancora in ospedale, Tristan e Candela si sentivano felici, sereni, come se qualcosa di bello dovesse finalmente accadere. Continuavano a parlare, ridere e scherzare come non facevano da tempo ormai. Dopo giorni di angoscia e disperazione, sentivano di poter essere finalmente felici insieme.
In quel momento entrò il dottore: “Buongiorno Don Tristan. Signora”.
“Buongiorno dottore, mi porta cattive notizie?”, chiese Tristan.
“Assolutamente. Credo che quello che sto per dirvi vi renderà molto felice. Ho esaminato nuovamente le ultime analisi e sono giunto alla conclusione che non c’è più alcun motivo per tenervi qui. Potete tornare a casa. Il peggio è ormai superato e la ferita si sta cicatrizzando”.
“Davvero dottore?”, chiese Candela con le lacrime agli occhi.
“Sì signora, vostro marito può lasciare l’ospedale oggi stesso. Le uniche raccomandazioni che vi faccio è che osservi ancora qualche giorno di riposo e che medichiate tre volte al giorno la ferita. Naturalmente niente lavori pesanti per il momento”.
“Certo dottore, osserveremo attentamente le vostre raccomandazioni”.
“Bene allora. Verrò a visitarvi nei prossimi giorni per togliervi i punti”.
“Grazie dottore, di tutto”, disse Tristan.
“Amore mio, finalmente inizia la nostra vita insieme”, disse lui.
“Sì, vita mia, da oggi potremo essere finalmente felici con Aurora e Martin”.
“Io pensavo di esserlo prima di tutto con te. Loro potranno cavarsela ancora per un po’ da soli”, disse maliziosamente Tristan mentre la baciava con passione.
“Scusate l’interruzione”.
Candela e Tristan si girarono e sulla porta videro i volti bellissimi e sorridenti di Martin e Aurora.
“Figlioli, che fate sulla porta? Avvicinatevi”.
“Vi abbiamo visto un po’ impegnati e non volevamo disturbarvi”, disse sorridendo Aurora.
“Ma quale disturbo figliola. Voi non disturbate mai e poi abbiamo una notizia bellissima da darvi”.
“Quale Candela? Cos’è successo”, chiese incuriosito Martin.
“Bene, figlioli. Il dottore è stato qui poco fa e mi ha ufficialmente dato il permesso di tornare a casa”.
“Davvero padre?”, chiesero insieme Martin e Aurora.
“Sì figlioli, vostro padre torna finalmente a casa”, disse felice Candela.
“E quando?”.
“Oggi stesso, Martin. Il tempo di preparare le mie cose, aspettare il quadro clinico e potrò lasciare questo posto”.
“E’ una notizia splendida, padre. Il calesse è già qui fuori. Aurora, noi torniamo con la diligenza. Dobbiamo andare ad avvisare tutti”, disse entusiasta  Martin.
“Certo fratello, andiamo. Padre, Candela, ci vediamo a El Jaral”, aggiunse Aurora mentre si congedava da entrambi con un bacio.
Rimasti soli, Candela e Tristan cominciarono a prepararsi per il grande ritorno a casa. Candela non riusciva ancora a crederci. Temeva di svegliarsi da un momento all’altro da quello che le sembrava essere un bellissimo sogno.
“Sai Tristan, ho paura che non sia vero quello che sta succedendo e che da un momento all’altro mi sveglierò rendendomi conto che è stato solo un sogno”.
“No amore mio, non devi temere. E’ tutto vero. Tra qualche ora saremo a casa e inizieremo finalmente la nostra vita da marito e moglie. Niente e nessuno potrà separarci, te lo prometto”, la rassicurò Tristan mentre la stringeva tra le braccia.
“Hai ragione. Basta cattivi pensieri. Da oggi la vita ci sorriderà”, concluse Candela mentre baciava felice suo marito.
Tutto era pronto per tornare a casa. Intanto a Puente Vejo, Aurora e Martin avevano avvisato tutti del ritorno di Tristan. A El Jaral si erano riuniti amici e parenti per accogliere nel migliore dei modi il capitano. Anche Francisca fu informata da Maria ma decise di non partecipare alla festa per non rischiare un nuovo scontro con il figlio. Non si sarebbe mai umiliata recandosi presso quella che, ora, era la casa di quella pasticcera: la donna che la Signora considerava l’unica colpevole di quello che era successo a suo figlio. Decise di andare a trovare Tristan quando la pasticcera avrebbe riaperto il locale. Senza la sua madrina, Maria decise di partecipare ugualmente al ricevimento per il ritorno a casa di suo zio Tristan.
In poco tempo, Rosario, Aurora e Martin, non l’aiuto di Emilia, Alfonso e Soledad avevano organizzato una vera festa. Tutti erano felici e aspettavano con ansia che Candela e Tristan varcassero la porta. Mentre ricordavano i momenti di vita vissuti insieme a Tristan e a quelli che avrebbero ancora dovuto vivere, sentirono una carrozza fermarsi.
“Eccoli, sono arrivati”, disse Aurora.
“Non facciamo troppo confusione o si accorgeranno di tutto. Dev’essere una sorpresa”, si raccomandò Martin.
Scesi dal calesse, Candela stava per entrare ma Tristan la fermò.
“Aspetta. Posa la valigia. Guarda Candela, cosa vedi?”.
“Una casa meravigliosa”.
“Sì, amore mio. La nostra casa. E tu, signora Castro Ulloa, non puoi varcare così quella porta. Le tradizioni vanno rispettate”.
“Non starai pensando di portarmi in braccio?”.
“Certo che sì. Cosa ti ho appena detto, mia dolce sposa?”.
“Non se ne parla. Hai sentito il dottore. Nessun lavoro pesante”.
“Pesante? Amore, io non vedo nulla di pesante ma solo la donna più bella del mondo che mi ha fatto l’onore di essere mia moglie. Fare qualche passo con te tra le braccia non cambierà la mia salute. Quindi, niente scuse, mia cara moglie, e viene qui”.
Tristan, felice e sorridente, prese in braccio Candela e, per la prima volta, varcarono la porta di El Jaral da marito e moglie.
“Bene, abbiamo rispettato la tradizione. Ora mettimi giù, non puoi fare sforzi”.
“Obbedisco moglie. Non voglio farti arrabbiare”, aggiunse lui mentre la baciava.
Mano nella mano, Tristan e Candela giunsero così in salone.
“Sorpresa!”, urlarono in coro tutti.
“Ma che succede qui?”, chiese uno stupito Tristan.
“Padre, non pensavate davvero di tornare a casa come se non fosse successo niente. L’evento va festeggiato e così abbiamo invitato tutti per trascorrere qualche ora con voi”, spiegò Aurora.
“E’ un’idea splendida, figliola. Grazie”, disse Tristan visibilmente emozionato.
Dopo giorni di sofferenza, finalmente, a El Jaral si respirava un’aria gioiosa e di festa. Tutti insieme, risero, scherzarono e si divertirono sperando di essersi messi finalmente alle spalle tutto il dolore delle ultime settimane. Dopo aver cenato con le prelibatezze preparate da Rosario, prima che gli ospiti andassero via, Tristan prese la parola.
“Volevo ringraziare tutti voi per quello che avete fatto per me in queste settimane. Grazie Rosario per essere stata sempre una madre per me. Senza di te non avrei mai superato i momenti più duri della mia vita.
Grazie Soledad per essermi stata vicina e aver capito sempre il mio dolore più degli altri.
Grazie Emilia per avermi aperto il tuo cuore, per il tuo sostegno e il tuo coraggio.
Grazie padre, per essere il genitore migliore che un figlio possa desiderare.
Grazie Alfonso, per essere stato un fratello più che un amico.
Grazie anche a te, Terence, per aver restituito la gioia a mia sorella.
Grazie Mariana, per esserci sempre stata e a te Maria, che con la tua voglia di vivere, hai rallegrato le mie giornate.
Grazie soprattutto ai mie figli. Aurora, Martin, mi avete restituito la gioia, la felicità che per tanti anni avevo perso e grazie a te, amore mio per essere la luce della mia vita. Per aver riscaldato di nuovo il mio cuore, per avermi insegnato nuovamente ad amare con tutta l’anima e per mettermi sempre davanti a tutto e a tutti. Senza di te non sarei tornato ad essere il Tristan che tutti loro hanno conosciuto. Ti amo con tutta l’anima”, concluse.
Le parole del capitano toccarono nel profondo tutti ma soprattutto Candela.
“Grazie a te, amore mio. Tu sei tutta la mia vita, sei la mia ragione di vita. Dopo la morte di mio figlio pensavo che avrei vissuto tirando avanti giorno dopo giorno ma tu sei entrato all’improvviso nella mia vita e mi hai stravolta. Sei la cosa più bella che mi sia capitata. Ringrazio Dio ogni giorno per averti conosciuto. Non ti separare mai da me”, disse Candela mente Tristan la baciava dolcemente.
Fu una serata magica e meravigliosa per tutti. Gli ospiti tornarono così a casa mentre Aurora, Martin e Rosario, esausti, andarono a letto.
Candela e Tristan, invece,  restarono ancora in salotto, a godersi la tranquillità della loro prima serata a casa da marito e moglie.

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Capitolo 9
*** Una notte magica ***


Dopo una giornata così intensa, tutti gli abitanti del El Jaral erano andati a letto. Tristan e Candela, però, restarono in salotto a godersi il silenzio della loro casa.
“Finalmente soli Candela”, esordì Tristan.
“Ci voleva un po’ di tranquillità, E’ stata una giornata ricca di emozioni ma anche bellissima non trovi?”.
“Assolutamente. Avevo bisogno di avere intorno a me le persone che amo e il loro calore”.
“Non ti mancherà mai il nostro amore, il mio e quello dei tuoi figli così come di tutta la tua famiglia”.
“Lo so amore e in questo momento mi sento l’uomo più fortunato del mondo”.
“Perché?”.
“Non lo immagini? Perché ho sposato una donna meravigliosa che stanotte mi renderà l’uomo più felice del mondo”.
Candela sorrise maliziosamente prima di rispondergli: “Cosa avete intenzione di fare mio dolce cavaliere?”.
“Quello che fanno tutti i novelli sposi la prima notte di nozze e anche se con un po’ di ritardo, questa è la nostra notte e nessuno ce la toglierà amore mio. Perciò basta parlare e concedimi questo ballo, mia dolce sposa”, disse Tristan mentre faceva partire una romantica musica.
Quella fu la prima volta che Candela e Tristan ballarono da marito e moglie. Stretti l’uno all’altra, si sentivano un corpo solo. Tristan la stringeva teneramente a sé mentre Candela gli accarezzava la schiena abbracciandolo così forte da mozzargli il fiato. Mentre la musica suonava e i loro corpi si muovevano sinuosi, Tristan cominciò a lasciarsi andare. Le sue labbra si posarono sul dolce colle di Candela e cominciò a baciarlo con talmente tanta passione che Candela sentì un fervore che non provava da tempo. Dal collo, Tristan si spostò sulle dolci labbra della sua signora, così morbide e tenere che avrebbe voluto baciarle per tutta la notte. E poi via le guance, di nuovo il collo fino a scendere al seno florido della dolce pasticcera.
“Tristan aspetta”, lo fermò Candela.
“Perché? Non ne hai voglia?”.
“Certo che ne ho voglia ma non possiamo farlo qui. Potrebbe scendere qualcuno e poi sei sicuro di sentirti bene?”.
“Non mi sono mai sentito meglio amore mio. Stanotte ho solo voglia di farti mia”, disse Tristan mentre le stampava un dolce bacio sulle labbra.
“Anch’io non vedo l’ora di essere tua”.
“Allora aspettami un momento qui”.
“Dove vai?”.
“Tranquilla torno subito”.
Candela restò in salotto mentre Tristan salì in camera da letto. Dopo un po’ di tempo scese nuovamente per condurre la sua dolce metà nel loro nido d’amore.
“Eccomi amore mio. Ora è tutto pronto per la nostra notte”.
“Tutto pronto cosa?”, chiese incuriosita Candela.
“Lo vedrai tra un momento”, le rispose Tristan mentre la prendeva tra le braccia per condurla al piano di sopra.
“Amore, mettimi giù. Non devi fare sforzi. Posso salire con le mie gambe”.
“Non se ne parla. Stasera comando io perciò, moglie, zitta e baciami”, rispose deciso il bel soldato.
Arrivati sull’uscio della stanza, Tristan mise giù Candela che, nervosa ed emozionata, aprì la porta restando letteralmente senza fiato nel vedere quello che Tristan era riuscito a fare in così poco tempo.
Candele che rendevano l’atmosfera romantica, petali di rosa sparsi per tutta la stanza e sul letto, una scritta realizzata con i petali di rose rosse che diceva “Grazie per aver scelto me amore mio, ti renderò la donna più felice del mondo”.
Le lacrime cominciarono a rigare le rosee guance di Candela. Le sembrava di vivere un segno: non riusciva ancora a credere che quell’uomo così dolce, romantico, amorevole e generoso avesse voluto proprio lei al suo fianco.
“Stasera non voglio vedere lacrime. Te ne ho fatte già versare abbastanza da quando ci conosciamo e in queste ultime settimane avresti potuto allagare tutta Puente Vejo”, le disse Tristan.
“Sono lacrime di felicità. Sei l’uomo migliore del mondo, amore mio”.
Tristan le sorrise e con uno sguardo che avrebbe sciolto anche le pietre, le si avvicinò lentamente. Con le sue mani, così virili, prese il viso della sua dolce sposa per baciare appassionatamente le sue labbra. Candela ricambiò con lo stesso fervore.
Avevano aspettato così tanto e ora quel momento era finalmente arrivato. Nonostante fossero entrambi nervosi, la passione e l’amore presero subito possesso dei loro corpi. Tristan cominciò a toccare tutte le dolci e morbide curve della sua compagna, assaporando ogni lembo della sua pelle. Lo stesso fece Candela mentre cominciò a sbottonare la camicia e a togliere ogni indumento che copriva quel corpo così muscoloso che avrebbe fatto impazzire qualsiasi donna.
Anche Tristan si lasciò completamente andare e dopo aver buttato sul pavimento il vestito di sua moglie, fece lo stesso con la sua biancheria intima prima di posarla dolcemente sul letto. Lì, con i corpi l’uno sull’altro, Tristan e Candela si lasciarono travolgere dalla passione più pura.
Con fervore, Tristan si fece spazio nel corpo della sua Candela che lo stringeva a sé con le cosce mentre si lasciava andare ad un gemito di passione.
I due sposini, si amarono per tutta la notte. La loro prima volta insieme fu assolutamente perfetta e come entrambi l’avevano immaginata. Esausta ma felice come non mai, Candela si addormentò subito dopo tra le braccia di Tristan che, al contrario, rimase sveglio per guardarla estasiato. La accarezzava dolcemente e più la guardava e più si rendeva conto di quanto la amasse. Non avrebbe mai immaginato che, dopo tanti anni, sarebbe riuscito nuovamente ad amare una donna così intensamente.
Sentendo il calore delle dolci carezze di suo marito, Candela si svegliò e quando aprì gli occhi vide Tristan che le sorrideva.
“Ma che ore sono?”.
“E’ notte. Non è ancora arrivato il momento di alzarsi”.
“E allora perché non dormi?”.
“Perché non volevo perdermi il meraviglioso spettacolo che ho davanti a me. Sei così bella che non posso fare a meno di guardarti”.
“Sei un adulatore”, rispose Candela mentre si spingeva verso le sue labbra per baciarle.
“Vieni qui, voglio tenerti tutta la notte tra le mia braccia”.
“E io non desidero altro, amore mio. Ho avuto paura che non avrei mai vissuto questo momento ma per la prima volta sento di poter fare tutto ciò che voglio avendo te al mio fianco. Mi sento così felice, Tristan”.
“E questo è solo l’inizio. Niente e nessuno potrà toglierci quello che abbiamo costruito con così tanta fatica. Ci meritiamo un po’ di felicità”.
“Sì. D’ora in poi saremo solo io, te, Martin e Aurora. Quei ragazzi sono meravigliosi e io li adoro”.
“Lo so così come io adoro te. Candela, grazie”.
“Grazie perché?”.
“Per avermi fatto sentire di nuovo un uomo. Per avermi capito sin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti senza avere la pretesa di cambiarmi e, soprattutto, grazie perché mi hai fatto innamorare di nuovo quando pensavo che non ci sarei riuscito mai più. Candela ho sempre pensato che non avrei amato mai più una donna così intensamente come ho fatto in passato ma tu hai fatto il miracolo. Ti amo con tutta la mia anima e questo non cambierà mai. Te lo prometto”.
“Anch’io ti amo con tutto il cuore. Hai guarito le mie ferite che continuavano a tormentarmi da anni e mi stai regalando la felicità che l’amore non mi ha mai dato”.
“E questo è solo l’inizio amore mio”, aggiunse Tristan mentre la baciava con passione prima di aggiungere “magari riuscirò anche a renderti nuovamente madre”.
Nell’ascoltare quelle parole, Candela restò di sasso. Sapeva che Tristan l’amava davvero ma non avrebbe mai pensato che lui desiderasse un figlio da lei.
“Tristan stai parlando seriamente? Vorresti davvero un figlio da me?”.
“Certo che voglio un figlio da te. Sarebbe il coronamento del nostro amore. Perché mi chiedi questo?”.
“Perché pensavo che Aurora e Martin ti bastassero così come bastano a me”.
“Amore, lo so che con Aurora e Martin ti senti una madre e, credimi, lo sei ma ciò non toglie la possibilità di avere un figlio nostro, frutto del nostro amore. Se arrivasse sarei l’uomo più felice del mondo”.
“E io la donna più felice”, aggiunse Candela mentre il suo cuore esplodeva di gioia.
Dopo una notte così intensa, ricca di amore e di dichiarazioni sincere da parte di entrambi, Tristan e Candela si addormentarono quando ormai era l’alba. Stretti l’uno all’altra, si sentivano in grado di conquistare il mondo e felici come non si erano mai sentiti prima, si lasciarono cullare dalle dolci braccia di Morfeo.

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Capitolo 10
*** Un nuovo inizio ***


Il sole splendeva ormai da un pezzo quando Candela si svegliò, felice come non si era mai sentita prima. Al suo fianco Tristan dormiva ancora e così ne approfittò per andare a preparare la colazione. Il suo volto era roseo e riposato e Martin non potette fare a meno di non accorgersene.
“Candela, questa mattina siete più bella che mai”.
“Figliolo sei un adulatore esattamente come tuo padre”.
“E’ solo la verità. Sono felice di vedervi così serena. Ve lo meritate”.
“Grazie figliolo. Sono davvero felice ed è merito vostro e di tuo padre”.
“Cosa succede qui? C’è una riunione di famiglia e io non sapevo nulla?”, esordì Aurora come un uragano.
“Tranquilla sorella, non stiamo parlando male di te”.
“Candela, ma come siamo belle stamattina”.
“Ma insomma? Vi siete messi d’accordo per farmi arrossire? Basta chiacchiere e andate a fare colazione. Vi ho già preparato tutto”.
“E voi, non fate colazione con noi?”, chiese Aurora.
“No, porto questo vassoio a tuo padre che dorme ancora. Ci vediamo dopo”. Tornata in stanza vide che Tristan era ancora a letto. Dopo aver posato il vassoio si diresse verso di lui e lo svegliò con un bacio.
“Buongiorno dormiglione”.
Il bel capitano aprì gli occhi, sbaragliò il suo bel sorriso e dopo aver ricambiato il bacio di sua moglie le disse: “Buongiorno amore mio. Non potevo sognare un risveglio più bello”.
Candela continuava a guardarlo con uno sguardo pieno d’amore. Non riusciva a smettere di fissarlo.
“Perché mi guardi così?”.
“Perché sei l’uomo più bello, buono, generoso e meraviglioso del mondo”.
“E tu la donna più bella, passionale, generosa e migliore del mondo. Saresti un sogno per ogni uomo ma fortunatamente sei solo mia. Ora vieni qui”, le disse Tristan mentre con foga la stringeva a sé e la baciava con passione.
Dopodichè fecero colazione, si lavarono, vestirono e scesero al piano di sotto dove c’erano ancora Aurora, Martin e Rosario.
“Buongiorno a tutti”, disse Tristan.
“Buongiorno padre”, risposero Aurora e Martin.
“Signore, che gioia vedervi in piedi e così felice”, aggiunse Rosario.
“Cos’è, avresti preferito vedermi ancora a letto, moribondo?”.
“Certo che no, signore. Come potete pensare questo?”.
“Rosario, sto scherzando. So che il tuo affetto è sincero”.
“Lo è signore, lo è”.
“Vieni qui, dammi un abbraccio”., le disse amorevolmente Tristan.
“Allora, che programmi avete questa mattina?”, chiese Tristan.
“Io devo andare al dispensario. Don Pablo non c’è e devo occuparmi dei malati”, spiegò Aurora.
“Io devo occuparmi della tenuta. Andrò a controllare i canali d’irrigazione”, aggiunge Martin.
“E tu Rosario?”.
“Pensavo di andare a fare la spesa prima di andare a trovare Mariana alla villa”.
“E tu, amore mio? Andrai in pasticceria?”.
“Non era nei miei programmi. Pensavo di tenerla chiusa ancora per qualche giorno, almeno fino a quando non ti rimetterai completamente”.
“Amore, ma sto già bene”.
“Sì, ma bisogna medicare la ferita e non voglio lasciarti solo”.
“Puoi medicarmi la ferita e andare in pasticceria. Non succederà nulla se resterò solo per qualche ora. E poi c’è quasi sempre Rosario qui. Candela, davvero, non è necessario che resti sempre con me”.
“Ma lo farei con piacere”.
“Lo so benissimo. E anche a me piacerebbe stare sempre con te ma dobbiamo tornare alle nostre abitudini e so che per te la pasticceria è importante”.
“Sei molto più importante tu ma è vero che mi piacerebbe tornare in pasticceria. E voi cosa pensate?”.
“Che dovreste tornare a lavorare, Candela. Mio padre sta bene, se la caverà lo stesso se resterà solo per qualche ora”, disse Aurora con il suo fare deciso.
“E poi potrei venire sempre in pasticceria con te”.
“Non se ne parla. Devi restare ancora a riposo”.
“Padre, Candela ha ragione. Non potete tornare subito alla vita che facevate prima. Dovete riposare ancora”.
“Va bene, farò come volete ma solo se voi tornerete alle vostre faccende. Compresa te, mia sposa”.
“D’accordo, mi arrendo. Andrò in pasticceria. Promettimi, però, che ti riguarderai”.
“Non preoccupatevi Candela. Rimanderò la visita a Mariana per restare qui a controllarlo”.
“Allora è deciso. Su andate. Resterò qui ad aspettarvi”.
“Vado amore mio. Tornerò a casa il prima possibile”.
“Resterò qui ad aspettarti”.
Per la prima volta, dopo settimane, Candela si separò per qualche ora da suo marito. Arrivata in pasticceria, cominciò a pensare a tutti i momenti che aveva vissuto lì con Tristan e a tutti quelli che avrebbero ancora vissuto: dal primo Capodanno trascorso insieme alla prima dichiarazione di Tristan fino alla sera del fidanzamento. Sorrideva felice mentre ripensava all’inizio della loro storia d’amore ma fu interrotta dall’arrivo di Dolores.
“Candela, che bello trovarvi di nuovo qui. Questo significa che Don Tristan sta bene?”.
“Sì, Dolores, Tristan sta bene”.
“E quando avremo il piacere di rivederlo in giro?”.
“Ci vorrà ancora qualche giorno ma non passerà molto tempo prima che accada. Ditemi, cosa vi serve?”.
“Sinceramente niente. Volevo solo chiedervi di Don Tristan”.
“Bene, allora la vostra curiosità è stata soddisfatta. Se volete scusarmi, avrei parecchie cose da fare”.
“Certo Candela. Vado e salutatemi Don Tristan”.
“Sarà fatto”.
Rimasta sola, Candela si dedicò al suo primo giorno di lavoro. Si sentiva euforica e piena di energie ma più passavano le ore e più sentiva la mancanza di Tristan. Erano appena le 17 ma pensò che, per essere stato il primo giorno, aveva già trascorso troppo tempo lontana da suo marito. Così decise di chiudere e tornò a El Jaral.
“Tristan! Amore dove sei?”, disse Candela entrando nel salotto.
“Amore sono qui”, disse Tristan alzandosi dalla sua scrivania.
“Ma cosa ci facevi nello studio? Non dovresti ancora lavorare”.
“E tu, cosa ci fai già a casa?”.
“Mi mancavi troppo e così ho deciso di chiudere prima e tornare a casa”.
“Non voglio che trascuri ancora i tuoi affari per me anche se, a pensarci bene non mi dispiace affatto se così facendo ti ho tutta per me”.
Le loro labbra si unirono così in un dolce e infinito bacio quasi a non staccarsi più.
“Amore, dobbiamo medicare la ferita. Vado a prendere un catino d’acqua. Aspettami di sopra”.
Candela si recò in cucina a prendere tutto l’occorrente mentre Tristan la stava aspettando in camera da letto.
Candela entrò mentre Tristan si stava togliendo la camicia.
“Aspetta vita mia, ti aiuto”.
Candela sfilò la camicia di suo marito, tolse le bende che coprivano la ferita e la medicò con molta cura prima di ricoprirla nuovamente. Mentre si accingeva a rimettergli la camicia, Tristan cominciò a baciarle il collo.
“Marito che intenzioni hai?”.
“Non lo immagini moglie? Non sono mai sazio di te. Ti farei mia ad ogni ora del giorno”.
“E allora cosa aspetti?”.
Tristan non se lo fece ripetere due volte e con tutta la passione che aveva prese possesso del corpo di sua moglie facendosi spazio tra le sue dolci curve. Tristan e Candela si amarono così intensamente che non si resero conto che, ormai, era arrivata l’ora di cena. Così si vestirono in fretta e scesero di sotto.
In salotto, Rosario aveva già preparato la tavola per la cena. Non passò molto tempo prima dell’arrivo di Martin e Aurora. Tutti insieme si misero a tavola ma prima di cominciare a mangiare Tristan volle dire qualcosa.
“Questa è la nostra, prima vera cena di famiglia. Grazie per la felicità che mi state regalando. Il vostro arrivo ha cambiato la mia vita e ora non posso più immaginare di vivere senza di voi”, disse Tristan rivolgendosi ai suoi figli e a sua moglie.
“Padre state tranquillo. Noi non abbiamo alcuna intenzione di liberarvi il campo così velocemente. Dovrete sopportarci ancora a lungo. Vero Martin?”.
Le parole di Aurora fecero sorridere tutti. Quello fu il primo giorno che trascorrevano come una vera famiglia e dopo anni, a El Jaral, si respirava aria di vera felicità.
 
 

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Capitolo 11
*** Il regalo di Tristan per Candela ***


Erano passati ormai giorni da quando Tristan era stato dimesso dall’ospedale e a El Jaral le cose erano tornate alla normalità. Il bel capitano aveva ricominciato a svolgere tutte le sue mansioni e il ferimento era solo un brutto ricordo anche se nessuno sapeva con certezza chi fosse il responsabile. I cattivi pensieri avevano lasciato spazio alla gioia e alla felicità che albergavano in tutti gli animi degli abitanti de El Jaral. Aurora e Martin non potevano essere più felici della vita che facevano accanto al loro adorato padre e alla donna che, per loro, ormai, era come una madre e anche Candela stava vivendo il periodo più felice della sua vita. La pasticceria andava a gonfie vele, era circondata da persone che le volevano un gran bene e, soprattutto, aveva l’amore dell’uomo migliore del mondo. Nulla, insomma, poteva andare meglio.
“Buongiorno amore mio”, le disse Tristan stampandole un dolce bacio sulle labbra.
“Come siamo affettuosi e felici stamattina”, rispose con un meraviglioso sorriso Candela.
“Non ho tutte le ragioni per esserlo? Ho due figli splendidi e una moglie meravigliosa che tutti m’invidiano. Non potrei chiedere altro alla vita”.
“Sono felice di vederti così sereno”.
“Lo sono amore. Ed è tutto merito tuo”, aggiunse il bel capitano prima di baciare ancora sua moglie.
“Allora, che progetti hai per questa mattina?”.
“Devo correre in pasticceria come sempre, sono già in ritardo. Emilia starà già aspettando il pane per la locanda. E tu, cosa farai?”.
“Andrò nei campi con Martin per organizzare il lavoro dei braccianti. Poi farò un salto in pasticceria da te”.
“Bene, allora ti aspetto. Ora vado. A dopo amore mio”.
Candela salutò tutti e si recò in pasticceria per cominciare una nuova giornata di lavoro e, appena lasciò El Jaral giunse il capitano della Guardia Civile con notizie sul colpevole del ferimento di Tristan.
“Buongiorno capitano, presumo abbiate notizie da darci”.
“Presumete bene, Don Tristan. Sono venuto per aggiornarvi sulle ultime novità. Abbiamo scoperto che non è stato Ricardo a tentare di uccidervi. Abbiamo trovato il corpo del primo marito di vostra moglie in una grotta e la sua morte è precedente al vostro ferimento”.
“Ma allora chi può essere stato? Non mi viene in mente nessun altro”.
“Una persona c’è, Don Tristan. Vicino alla grotta dove abbiamo trovato il corpo di Ricardo, abbiamo scoperto anche una persona che si nascondeva. Si tratta di una persona che voi conoscete. Ci ha detto di chiamarsi Jacinta Ramos. Tutto ci fa pensare che sia stata lei a tentare di uccidervi”.
“Jacinta Ramos, ancora lei”.
“Ma come abbiamo fatto a non pensarci prima?”, si chiese Aurora. “Capitano, non ci sono dubbi. Può essere stata solo lei. Quando è arrivata a Puente Vejo ha finto di essere me spacciandosi per la figlia di Don Tristan. E’ fuggita quando io e mio padre l’abbiamo smascherata”, spiegò Aurora.
“E dove si trova ora?”, chiese Tristan”.
“Nei sotterranei del Comune. Il giudice ha stabilito che è instabile mentalmente per stare in prigione. Domattina la porteremo in manicomio ma se volete vederla, vi accompagno subito”.
“Andiamo allora”, disse con veemenza Aurora.
“No, figlia. Non andremo da nessuna parte. Non c’è alcun motivo di rivedere quella pazza”.
“Ma padre”, disse Aurora prima che Tristan la interrompesse “nessun ma Aurora. Se ne occuperà la giustizia. Noi dobbiamo solo dimenticare e andare avanti”, concluse Tristan congedando così il capitano.
“Prima di cambiare argomento vorrei che Candela non sappia niente. Sarò io stesso a dirle tutto”.
“Certo padre, come desiderate”, disse Martin.
“Bene, allora c’è una cosa di cui vorrei parlarvi. Sediamoci”.
Aurora, Martin e Rosario si accomodarono sul divano in attesa delle parole di Tristan.
“Spero che quello che sto per dire faccia piacere a voi tanto quanto a me. Sapete tutti la fatica che io e Candela abbiamo fatto per stare insieme. Abbiamo dovuto superare dei brutti momenti rischiando anche di allontanarci per sempre ma, fortunatamente, non è stato così. Candela, però, non ha avuto il matrimonio che desiderava. Sappiamo tutti quello che è successo. Quello che doveva essere un giorno di felicità si è trasformato in un giorno triste e di dolore ed è per questo motivo che ho deciso di rinnovare i voti matrimoniali. Voglio regalare a Candela un nuovo inizio: non voglio che nei suoi ricordi il primo giorno della nostra vita insieme coincida con quello in cui ho rischiato di morire”.
“Ma padre è un’idea meravigliosa”, disse un’entusiasta Aurora.
“Lo pensi davvero?”.
“Ma certo padre. Immagino già la faccia di Candela quando lo saprà”.
“E voi, cosa ne pensate?”, chiese Tristan a Martin e Rosario.
“Non c’è neanche bisogno di chiederlo, padre. Sono d’accordo con mia sorella”.
“E io non potrei essere più felice”, aggiunse Rosario con le lacrime agli occhi.
“Bene, allora dovete aiutarmi. Candela non dovrà sapere nulla fino al giorno in cui andremo in chiesa. Dopo il rinnovo dei voti matrimoniali, faremo anche il banchetto in piazza con tutti gli amici e parenti. Bisogna informare Don Anselmo, decidere il giorno e aiutare Emilia e Alfonso ad organizzare tutto”.
“Non vi preoccupate padre, andrò io alla locanda da zia Emilia”.
“E io andrò da Don Anselmo”, disse Martin.
“Aurora, devi aiutare Candela anche a scegliere un vestito. Inventati qualcosa ma sta attenta che non scopra niente”.
“State tranquillo padre. Candela avrà una meravigliosa sorpresa”.
“Sarò meglio che vada ora. Ho già perso abbastanza tempo e ho promesso a Candela che sarei andato in pasticceria”.
Detto questo, Tristan si diresse verso Puente Vejo mentre Aurora, Martin e Rosario cominciarono i preparativi per il grande giorno. Candela era intenta nelle sue faccende e non si accorse nemmeno dell’arrivo del suo adorato marito. Guardando la moglie intenta a preparare dolci, un sorriso comparve sulla faccia del capitano, sempre più felice di aver scelto quella donna meravigliosa con cui condividere il resto della sua vita.
Senza farsi notare, Tristan arrivò alle spalle di Candela, la abbracciò e le baciò il collo. Candela sobbalzò non sapendo chi ci fosse ma quando si girò il suo sguardo s’incrociò con quello di Tristan.
“Amore mi hai fatto prendere un colpo”.
“Non sapevo ti spaventassi per un bacio”.
“Se mi piombi alle spalle senza proferire parola come pensi che debba reagire?”.
“Non hai alcun motivo per spaventarti”.
“Ora che ti vedo lo so, amore mio”, disse Candela baciando teneramente il suo splendido marito.
“Allora, come è andata la giornata? Sei stato nei campi?”.
La domanda di Candela spiazzò Tristan che non sapeva cosa dirle. Non poteva certo rivelarle la sua sorpresa ma approfittò della situazione per raccontarle di Jacinta.
“In realtà non ci sono più andato nei campi”.
“Perché? Stai male forse?”.
“No amore, stai tranquilla. Sto benissimo. E’ solo che dopo che te ne sei andata ho ricevuto la visita del capitano della Guardia Civile”.
“Cosa ti ha detto? Hanno trovato Ricardo?”.
“Amore, sediamoci un momento”, le disse Tristan con aria seria.
“Cosa succede? Perché hai quella faccia?”.
Prima di cominciare a parlare, Tristan le prese la mani. “Amore, hanno trovato Ricardo ma morto. Hanno rinvenuto il corpo in una grotta nei pressi della chiesa ma non è stato lui a spararmi. La sua morte è precedente al mio ferimento”.
“Davvero non è stato lui?”.
“No. Ricardo non è il colpevole”.
“Non sai che sollievo Tristan. Mi sentivo così in colpa al solo pensiero che fosse stato lui”.
“Lo so amore ma se c’è un colpevole in tutto questo quello sono io”.
“Cosa dici?”.
“E’ stata Jacinta Ramos a spararmi. Se l’avessi denunciata non sarebbe mai accaduto nulla”.
“Jacinta? E’ a Puente Vejo?”.
“A quanto pare sì. Non ha mai lasciato il Paese e ha cercato di approfittare della prima occasione che le è capitata per rovinarci la vita ma fortunatamente non ci è riuscita”.
“Non ci posso credere, quella pazza di Jacinta avrebbe potuto ucciderti”.
“Ma non l’ha fatto e ora che è nelle mani della giustizia non potrà più farci del male”.
“Dove si trova ora?”.
“Nei sotterranei del comune. Domattina la porteranno in manicomio. Il medico ha stabilito che non è in grado di stare in prigione. Trascorrerà lì i resto dei suoi giorni”.
“Quindi è finita per sempre?”.
“Sì amore mio, Jacinta Ramos non esiste più. E ora basta parlare di lei. Perché non chiudi e torniamo a El Jaral?”.
“E’ una bellissima idea”.
Tristan aiutò così Candela a chiudere la pasticceria e, insieme, tornarono a El Jaral dove cenarono con Aurora e Martin.
 

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